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Anno VII - Numero 9-10 15-31 Maggio 2006 DIREZIONE, REDAZIONE AMMINISTRAZIONE: Via di San Pancrazio, 8 00152 Roma Tel. 06 5899344 Fax 06 5818096 www.grandeoriente.it www.goiradio.it E-MAIL: [email protected] in primo piano Cronaca MILANO / Solidarietà alla Comunità ebraica ROMA / Simposio della Conferenza del protocollo di Sinaia Manifestazioni ANCONA / L’Italia dei Liberi Muratori ANCONA / Celebrato l’impegno di Marinelli PISA / Incontro con la Massoneria ROMA / Convegno al CNR SAVONA / In memoria di Giuseppe Mazzini VENEZIA / “Il Flauto Magico” in convegno MACERATA / “Il Flauto Magico” Celebrazioni livornesi Solidarietà Serata di beneficenza dell’Oasi italiana Attività internazionali SAN MARINO / Assemblea annuale di Gran loggia NEW YORK / 225esima Gran Loggia annuale Massoneria nel mondo LONDRA / Ultime notizie dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra attività Grande Oriente d’Italia Notizie dalla Comunione rassegna stampa storia e cultura attualità anniversari 11 27 2 4 9 9 sommario 11 16 Foto Soldano

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Anno VII - Numero 9-1015-31 Maggio 2006

DIREZIONE, REDAZIONEAMMINISTRAZIONE:

Via di San Pancrazio, 800152 Roma

Tel. 06 5899344Fax 06 5818096

www.grandeoriente.itwww.goiradio.it

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in primo pianoCronacaMILANO / Solidarietà alla Comunità ebraicaROMA / Simposio della Conferenza del protocollo di Sinaia

Manifestazioni

ANCONA / L’Italia dei Liberi MuratoriANCONA / Celebrato l’impegno di MarinelliPISA / Incontro con la MassoneriaROMA / Convegno al CNR

SAVONA / In memoria di Giuseppe MazziniVENEZIA / “Il Flauto Magico” in convegnoMACERATA / “Il Flauto Magico”Celebrazioni livornesi

SolidarietàSerata di beneficenza dell’Oasi italiana

Attività internazionali SAN MARINO / Assemblea annuale di Gran loggiaNEW YORK / 225esima Gran Loggia annuale

Massoneria nel mondoLONDRA / Ultime notizie dallaGran Loggia Unita d’Inghilterra

attività Grande Oriente d’ItaliaNotizie dalla Comunione

rassegna stampa storia e culturaattualità

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cronacacronaca

«A nome dei Liberi Muratori del Grande Orien-te d’Italia e mio personale desidero manifestarepubblicamente le nostre vivissime felicitazioniper la elezione alla Presidenza della Repubblicaitaliana. Questa elezione rappresenta uno deimomenti più alti nella vita democratica del no-stro Paese.Intendo ribadire al Presidente la lealtà dei Libe-ri Muratori tutti del Grande Oriente d’Italia e illoro totale rispetto della Carta Costituzionale,nella certezza che Egli eserciterà il supremo ma-gistero della Repubblica, in modo da favorire lalibera espressione di tutte le istanze filosofiche,culturali, politiche e religiose che si manifestanonel Paese.Sono altrettanto certo che Egli saprà mirabil-mente rappresentare il vincolo profondo cheunisce in comunità tutti gli Italiani diventandosimbolo dell’Unità nazionale che dalla tradizio-ne risorgimentale anima lo spirito e l’impegnocivile del Grande Oriente d’Italia».

Il Gran Maestro Gustavo Raffi

I l Grande Oriente d’Italia haespresso, con un messaggio, lasolidarietà dei Liberi Muratori

a Claudio Morpurgo, presidentedelle Comunità Ebraiche italiane,per condannare il vile gesto dellaprofanazione del cimitero ebraicodi Milano avvenuto il 16 maggio.“Questa spregevole azione – hascritto il Gran Maestro GustavoRaffi – ci porta indietro agli annibui del nazifascismo e delle leggirazziali e tristemente ricorda a tut-ti noi che l’antisemitismo e il razzi-smo sono mali ancora vivi edestremamente pericolosi. È lo stes-so Consiglio d’Europa a rivelarenel suo Rapporto annuale sul raz-zismo, pubblicato proprio pochigiorni fa, che in Italia crescono lediscriminazioni, i pregiudizi e le af-fermazioni xenofobe”.Il messaggio continua dicendo che“La Massoneria italiana che da an-ni si interroga sui temi della convi-venza pacifica e del dialogo irri-nunciabile tra le diverse compo-nenti della società, laiche e religio-se, è al fianco della ComunitàEbraica e di tutti coloro che subi-scono atti di intolleranza”.“Solo lo studio della storia e l’im-pegno costante a tramandare lamemoria possono creare antidotiefficaci – ha concluso il GranMaestro Raffi – a simili atti di di-sprezzo e costruire nuovi per-corsi di pace e di dialogo tra lediverse identità civili, sociali ereligiose”.

Apriamo questonumero con ilmessaggio diaugurio delGrande Oriented’Italia espressodal Gran MaestroGustavo Raffi alneo presidentedella RepubblicaGiorgioNapolitano.

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Il messaggio del Grande Oriente in internet su Virgilio

MILANO / Tombe profanate

Solidarietàdel Grande Orientealla Comunità ebraica

Le tombe profanate (foto La Stampa)

Il neo presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Corriere della Sera,

Milano, 18 maggio 2006

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Razzismo: Consiglio d’Europa, in Italia cresce xenofobia in politica

Nel mirino extracomunitari,nomadi e musulmaniBruxelles, 16 maggio 2006 – (Adnkronos/Aki)

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In Italia crescono la discriminazione e i pregiudizi e affer-mazioni di tenore xenofobo in politica, di cui sono oggettosoprattutto extracomunitari, nomadi e musulmani. L’allarme

viene dall’ultimo rapporto del Consiglio d’Europa sul razzismoin vari stati membri, tra cui l’Italia. Per il nostro paese è il ter-zo rapporto del genere, l’ultimo risaliva al 23 aprile del 2002. Ilrapporto segnala alcuna miglioramenti, tra cui la creazione diun organo contro la discriminazione razziale, l’applicazionedelle norme antidiscriminazione per occupazione e alloggi o al-cuni interventi scolastici. “Si constata nondimeno – si legge tut-tavia nella sintesi del documento – che un certo numero di rac-comandazioni formulate nel secondo rapporto non sono stateattuate o sono state applicate soltanto parzialmente”. Soprat-tutto, “è aumentato in Italia il ricorso a discorsi razzisti e xe-nofobi in politica, riguardanti essenzialmente gli extracomunita-ri, i Rom, i Sinti e i musulmani”. Secondo il Consiglio d’Europa“i membri di tali gruppi hanno continuato a subire pregiudizi ediscriminazioni in molti settori. “La legislazione sull’immigrazione – recita ancora il rapporto,il cui testo è stato diffuso anche a Bruxelles – ha reso più pre-caria la situazione di molti cittadini extracomunitari, e la sua ap-plicazione, soprattutto nei confronti degli immigrati illegali, liespone a un maggior rischio di violazione dei loro diritti uma-ni”. Il documento “segnala un deterioramento della situazioneper i membri delle comunità musulmane, dovuto soprattutto al-la tendenza riscontrata nei dibattiti pubblici e nei media a pas-sare subito alle generalizzazioni e ad assimilare l’appartenenzada tali comunità al terrorismo”. Difficoltà segnala il rapporto an-che per i nomadi. “In assenza di un indirizzo politico naziona-le – si legge nel testo – orientato a migliorare la situazione deiRoma e dei Sinti e a combattere i pregiudizi e la discriminazio-ne nei loro confronti, molti membri di tali gruppi continuano avivere in condizioni di emarginazione”. Nel complesso, affermail Consiglio d’Europa, “la vulnerabilità dei membri di questi e dialtri gruppi di fronte al razzismo e alla discriminazione razzia-le è aumentata, vista l’assenza di un supporto politico per la tu-tela degli individui contro l’incitamento alla violenza e alla di-scriminazione razziale”. Tra i provvedimenti che l’organismo diStrasburgo raccomanda alle autorità italiane figura l’adozione“di provvedimenti contro l’uso di discorsi razzisti e xenofobi inpolitica” e un miglioramento dei sistemi di monitoraggio degliincidenti a sfondo razzista, xenofoba e antisemita. Raccoman-date, infine, misure per contrastare la discriminazione razziale.All’Italia si chiede inoltre di “rendere più adeguato l’ordina-mento giuridico relativo alla lotta al razzismo e alla discrimina-zione razziale, grazie anche alla ratifica del Protocollo n. 12 del-la Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Analoghe racco-mandazioni sono state rivolte a vari stati membri dell’Ue anchedalla Commissione europea a Bruxelles.

cronaca Simposio della Conferenzadel Protocollo di Sinaia

Il futuro dellaMassoneriaCrowne Plaza Rome St. Peter’sRoma, 8-9 luglio 2006

La Conferenza del Protocollo di Sinaia è statacostituita con l’intento di discutere le problematichemassoniche europee, in particolare quelle legate alleGran Logge di recentissima costituzione dei Paesidell’Europa dell’Est. Ha cadenza annuale e i suoiincontri non hanno carattere rituale. Vi prendonoparte le Gran Logge regolari dell’area geograficaeuropea e altre di rilievo internazionale.

I temi trattati in questa sessione di lavori:

Il futuro della Massoneria nei Paesi congiurisdizioni massoniche di recentissimaricostituzione. Il loro ruolo

Le sfide delle cooperazione transanazionale tra le Gran Logge

Gran Logge regolari invitate a partecipare:

(Area europea) Armenia, Austria, Belgio, Bosnia e Herzegovina, Bulgaria,Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia,Francia, Germania, Grecia, Inghilterra, Irlanda, Islanda,Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Moldova,Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania,Russia, San Marino, Scozia, Serbia e Montenegro,Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ucraina, Ungheria.

(Altre aree geografiche)Israele, Stato di New York, Washington DC

Altri organismi massonici invitati:Conferenza Mondiale delle Gran Logge Massoniche

Il meeting di Roma,organizzato dal GrandeOriente d’Italia, èpreliminare allaConferenza delProtocollo di Sinaia chela Gran Loggia SvizzeraAlpina realizzerà ilprossimo anno interritorio elvetico. Sala congressi del Crowne Plaza

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I l 21 aprile, nella Sala Consi-gliare del Comune di Ancona,è stato presentato il libro di

Vittorio Gnocchini “L’Italia dei Li-beri Muratori”. La manifestazioneè stata organizzata dalla loggiaanconetana “Guido Monina”(1238) e patrocinato dal Comunedi Ancona e dal Collegio dei mae-stri venerabili delle Marche.In apertura, il consigliere dell’Or-dine Nicola Casadio ha letto i sa-luti del consigliere regionale KatiaMammoli e partecipato che, nelcorso dell’ultima Gran Loggia, èstata conferita la gran maestranzaonoraria alla memoria al fratelloGuido Monina, del quale la Log-gia organizzatrice porta il nome.Il maestro venerabile dell’officina,Edoardo Bartolotta, ha aperto ilavori che sono stati presiedutidal sindaco di Ancona Fabio Stu-rani, che ha ricordato l’impegnodei sindaci massoni a serviziodella città, riservando parole dielogio per le iniziative culturali efilantropiche della loggia.La giovane officina, nata solo unanno fa, si è già distinta per ave-re raccolto fondi e aver messo adisposizione uomini e mezzipresso l’Ospedale africano di Ki-subi.Il presidente circoscrizionale Ro-berto Bracci, nel portare il salutodei fratelli marchigiani, ha sottoli-neato l’impegno del Collegio perla ricostruzione storica della Mas-soneria nella regione, che, nelcorso dei lavori, è stata delineatadal giornalista Luca Guazzati. Vittorio Gnocchini, Grande Archi-vista del Grande Oriente d’Italiaha quindi presentato il suo libroutilizzando modi ed espressioniche hanno letteralmente affasci-nato l’auditorio, un po’ per lasemplicità dell’esposizione, unpo’ per la sorpresa di sapere che

innumerevoli personaggi distintisinel campo della letteratura, eco-nomia, della medicina e della po-litica appartenevano alla Masso-neria.Pietro Rinaldo Fanesi, storicoiscritto alla Loggia Guido Monina,ha svolto un intervento su vita eopere dei personaggi marchigianicitati nel volume di Vittorio Gnoc-chini.Il Grande Oratore Brunello Palmaha chiuso i lavori elogiando l’atti-vità dei fratelli marchigiani e, inparticolare, della “Guido Monina”che sta riscuotendo riscontri posi-tivi a livello nazionale.Alla manifestazione, ha fatto se-guito, per i fratelli, una tornata ri-tuale nella casa massonica, allaquale ha partecipato il consiglieredell’Ordine in Giunta Carlo Petro-ne, arrivato appositamente da Ta-ranto. Tra i fratelli Petrone e Bor-tolotta, Maestro Venerabile del-l’Officina, è nato un simpatico di-battito circa l’iscrizione dei figli dimassoni. Si è così delineata unafigura nuova: “Il Figlio Fratello”,che nel futuro, secondo Petrone,sarà una caratteristica della Mas-soneria.

manifestazionimanifestazioni

ANCONA / Nuova presentazione del libro di Vittorio Gnocchini

“L’Italia dei Liberi Muratori”

numero 9-10 / 20064

“La Massone-ria” è il titolo delnuovo volumedegli Annali del-la storia d’Italia,edito da Einau-di. L’opera, a cuihanno collabo-rato diversi spe-cialisti della ma-teria, rappre-senta uno stu-dio organico edi alto valorescientifico sullapresenza della Massoneria nellastoria italiana ed europea. A cominciare dal Settecento, laMassoneria ha svolto un ruolodeterminante nella società e nel-la cultura europea. È nel Sette-cento illuminista, infatti, che iprincipi generali della nascenteMassoneria speculativa, si in-trecciano con i vari filoni del pen-

siero, inciden-do sulla societàe la politica, esulle attività ar-tistiche e lette-rarie. In Italia,nell’Ottocento,l ’ i s t i t u z i o n emassonica hasvolto un ruoloimportante: nelRisorgimento,nel consolida-mento delloStato unitario,

fino al fascismo che la mise albando nel 1925. Trentuno saggiricostruiscono e approfondisco-no gli aspetti storici e culturalidella Massoneria, fornendo unachiave di lettura per la compren-sione dei mutamenti dell’Italia fraOtto e Novecento.Il volume è stato curato dal filo-sofo Gian Mario Cazzaniga.

presenta

MARTEDÌ 27 giugno 2006ore 20.00Villa ‘Il Vascello’Via di San Pancrazio, 8Roma

Intervengono:Giovanni Carli BallolaUniversità di LecceGian Mario CazzanigaUniversità di PisaAlessandro Cecchi PaoneGiornalista e divulgatore scientificoGiuseppe TalamoPresidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento ItalianoGustavo RaffiGran Maestro del Grande Oriente d’Italia

Grande Oriente d’ItaliaVia di San Pancrazio, 800152 - RomaTel. 06 5899344Fax 06 5818096E-mail: [email protected]

Il Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia

Contributi di:Gian Mario Cazzaniga, Pierre-Yves Beurepaire, Francesca Fedi, GerardoTocchini, José Antonio Ferrer Benimeli, Daniele Menozzi, Giovanni Mic-coli, Francesca Sofia, Marco Novarino, Charles Porset, Vincenzo Ferro-ne, Giuseppe Giarrizzo, Helmut Reinalter, Piero Del Negro, Calogero Fa-rinella, Renato Pasta, Anna Maria Isastia, Anna Maria Rao, Fulvio Conti,Tullia Catalan, Barbara De Poli, Gerardo Padulo, Santi Fedele, Ferdinan-do Cordova, Fabio Martelli, Antonio Panaino, Francesca Vigni.

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manifestazioni manifestazioni

M ercoledì 17 maggio, nella salaconferenze del Rettorato di An-cona (Università Politecnica del-

le Marche) è stato presentato il volumeUna vita per l’ideale, l’impegno politico esociale di Oddo Marinelli nell’Ancona del-la prima metà del Novecento attraverso ilsuo archivio. Oltre al suddetto catalogoedito da Affinità elettive (Ancona), il la-voro di ricerca e archivio si esplica in unamostra documentaria allestita sempre alRettorato a cura di Paola Pizzichini. Lapubblicazione del volume è stata possibi-

le grazie alla collaborazione tra gli Archi-vi di Stato di Ancona, l’Istituto regionaleper la storia del movimento di liberazio-ne nelle Marche e il contributo del Gran-de Oriente d’Italia. Nei ringraziamenti so-no stati menzionati anche gli eredi di Ma-rinelli da cui sono state acquisite le car-te, il sovrintendente Giuliano De Marinisper il sostegno logistico e l’ex direttoredell’archivio Alessandro Mordenti. Sede-vano al tavolo dei relatori GiovannaGiubbini, attuale direttore dell’Archivio diStato di Ancona, Pietro Rinaldo Fanesi ri-

cercatore dell’IRSMLM e il suo direttoreMassimo Papini, il Gran Maestro GustavoRaffi, Roberto Balzani presidente dell’as-sociazione Mazziniana Italiana, FedericoValacchi dell’Università di Macerata e lacuratrice Paola Pizzichini. A presiedere ilconvegno di presentazione, coordinandogli interventi, c’era Luigi Londei, direttoredell’Archivio di Stato di Roma.

Claudia Gentili(continua a pagina 16)

I n poco meno di due setti-mane il Gran Maestro Gu-stavo Raffi si è recato più di

una volta a Pisa per parlare alpubblico di Massoneria, dellasua storia e della sua attualità.Due le occasioni: una riunionedel Rotary Club e la presenta-zione, alla Domus Mazziniana,del libro “La Massoneria a Pisa.Dalle origini ai primi del Nove-cento”.

Serata al RotaryOltre cento persone hanno par-tecipato il 12 aprile alla serataconviviale organizzata all’HotelDuomo dal Rotary Club di Pisain onore del Gran Maestro Gu-stavo Raffi. Erano presenti mol-tissimi fratelli pisani e di Orientivicini. Al termine della cena, ilpresidente del Club Ezio Pala,prendendo la parola, ha ricorda-to i contrastati rapporti fra il Ro-tary e la Massoneria, a livellonazionale ed estero, sottolinean-do le affinità tra le due istituzio-ni e ricordando ai soci lo spiritodi tolleranza e di accoglienzache anima le attività rotariane.In seguito è intervenuto il GranMaestro con una relazione dal

titolo “La Massoneria del terzomillennio” che ha richiamato lepersecuzioni e i pregiudizi dicui è sempre stata vittima laMassoneria e ha affermato l’at-tualità dei suoi principi, eviden-ziando il crescente apprezza-mento dell’opinione pubblica edel mondo della cultura nei suoiconfronti in virtù della sapiente“politica” di apertura intrapresadal Grande Oriente d’Italia negliultimi anni. Un vivace dibattito ha animato ilresto della serata alla qualehanno preso parte anche il GranMaestro Aggiunto MassimoBianchi e il presidente del Col-legio circoscrizionale della To-scana, Arturo Pacinotti.

Massoneria a Pisa:un libro racconta lasua storiaLa Domus Mazziniana di Pisaospita un centro studi e un veroe proprio museo mazziniani inun immobile del centro storicodonato a tale scopo dalla fami-glia dell’ex Gran Maestro Erne-sto Nathan. Il 24 aprile, la salaconferenze è stata riservata alla

presentazione del libro: “LaMassoneria a Pisa, dalle originiai primi del Novecento” di Ser-gio Piane e Ippolito Spadafora(Bastogi, pp. 264, 15 euro).Nonostante alcune difficoltà diprogrammazione (l’evento si ètenuto nel lunedì di “ponte” frala domenica 23 e la festività na-zionale del 25 aprile) il succes-so di pubblico è stato notevole,grazie anche alla puntuale infor-mazione dei giornali locali. Lapresenza del Gran Maestro Gu-stavo Raffi alla manifestazioneha poi richiamato molti fratelliche sono giunti da Livorno, Via-reggio, Lucca, Siena e da altresedi massoniche toscane. Al tavolo di presidenza hannopreso posto, oltre al Gran Mae-stro, i Gran Maestri AggiuntiGiuseppe Anania e MassimoBianchi (quest’ultimo nelle vestidi moderatore), il presidentedel Collegio toscano Arturo Pa-cinotti, il presidente dell’Orientedi Pisa Marco Montesanti, il re-sponsabile della Domus Mazzi-niana Andrea Bocchi, il filosofoGian Mario Cazzaniga dell’Uni-versità di Pisa, e Sergio Piane,uno degli autori del libro.

In apertura Andrea Bocchi ha il-lustrato le attività del centromazziniano da lui diretto an-nunciando la prossima presen-tazione di due volumi di argo-mento massonico a testimonian-za della valida collaborazioneinstaurata tra la Domus Mazzi-niana di Pisa e il Grande Orien-te d’Italia. A questo proposito èintervenuto il fratello Montesan-ti che, dopo aver presentato l’i-niziativa, ha ringraziato quantihanno collaborato per la suarealizzazione.A Gian Mario Cazzaniga è spet-tato il compito di avviare i lavo-ri veri propri inquadrando lamateria specifica del volume,poi analizzata dall’autore e di-battuta con il pubblico, in un’ot-tica più vasta del fenomeno cul-turale “Massoneria” degli ultimi

ANCONA / Convegno al Rettorato per celebrarel’impegno politico e sociale del fratello Oddo Marinelli

“Una vita per l’ideale”

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PISA / Due visite del Gran Maestro Gustavo Raffi

Incontro con la Massoneria Conferenze al Rotary e alla Domus Mazziniana

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anni. Secondo il filosofo la mole straordi-naria di pubblicazioni scientifiche sull’argo-mento – già effettuata e in fase di realiz-zazione – denota, complessivamente, nonsolo l’attualità del tema ma anche un posi-tivo interesse verso l’Istituzione, fenomenoal quale non sarebbe estranea la scelta diapertura e partecipazione civile del GrandeOriente d’Italia che ha riacquistato il suoruolo tradizionale attualizzandolo alle ne-cessità di oggi.

Il Gran Maestro Gustavo Raffi, al terminedella manifestazione, ha richiamato questiconcetti per ricordare le numerosissime at-tività culturali realizzate dal Grande Orien-te d’Italia nel corso del suo governo chehanno permesso di far conoscere al gran-de pubblico la natura di una Istituzionetroppo spesso osteggiata per ignoranza dicontenuti. Il Gran Maestro ha ricordato lecelebrazioni dello scorso anno per i due-cento anni di fondazione del Grande

Oriente d’Italia e della nascita di GiuseppeMazzini, anticipando quelle del 2007 perl’anniversario di nascita di Giuseppe Gari-baldi.In occasione dell’evento i fratelli di Pisahanno donato alla Domus Mazziniana unatarga che illustra e commenta la carrozzausata da Garibaldi nei giorni di Bezzecca(luglio 1866), recentemente traslata nell’in-gresso della Domus per attivo interessa-mento delle Logge pisane.

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ROMA / Convegno al CNR

Massoneria ed ermetismo

Si è tenuto lo scorso 21aprile un convegnonella sede centrale del

CNR sul tema: “Dai misteridell’antico Egitto alle correntifilosofico-ermetiche nella Na-poli dei secoli dal XVIII alXX”.L’evento è stato possibile gra-zie al contributo dei fratelli Ar-naldo Sardoni, ricercatore delCNR, che ha introdotto e mo-derato i lavori e Danilo DiMambro che si è occupatodella segreteria organizzativa. Il fratello Giancarlo Seri, GranHyerophante del Rito diMemphis e Misraim, ha intro-dotto la tematica in discussio-ne rilevando come sia ricco ilrapporto esoterico – e nonsolo – tra l’Egitto e l’Italia findall’Evo Antico. Gli ha fatto se-guito il fratello Giancarlo Ri-naldi, dell’Università “L’Orien-tale” di Napoli e Maestro Ve-nerabile della Loggia “Costan-tino Nigra” di Castelforte, cheha delineato alcuni dei donidel Nilo, quando ha unito lesue alle acque del Tevere, ov-vero il retaggio iniziatico del-l’Egitto nel mito di Iside e Osi-ride (la cosidetta religione deimisteri). Iside, il cui velo rap-presenta questo mondo, forni-sce l’immagine a Maria che al-latta il Divino Bambino, e Osi-ride, l’essenza solare ed eter-na dell’uomo, fondamento tradue cicli, quello concludentesi

con la morte e quello che s’a-pre con la rinascita, l’iniziazio-ne a questi misteri è descrittada Apuleio, nell’Asino d’oro.Rinaldi ha dato particolare ri-lievo alla concezione secondocui il mondo è platonicamenteinteso come prigione, operaimperfetta del Demiurgo, incui l’Uomo Primordiale è ca-duto, staccandosi dall’Intelli-genza suprema verso la qualetende a reintegrarsi attraversol’Iniziazione. “Napoli come città che “è l’E-gitto”” è la definizione utilizza-ta dal fratello Pietro Mander,sempre dell’Università “L’O-rientale” e membro della Log-gia romana “Cenacolo Izar”(1251), per spiegare l’ambienteche ha visto fiorire, da tempiantichissimi (ricordando un’e-pigrafe da Cuma del V sec.a.C.), i culti dionisiaci e orfici

che affermavano la sopravvi-venza dello spirito dopo lamorte. Questo retaggio, fattoproprio da Pitagora, fu raccol-to dal grande Virgilio che aNapoli (dove si trova, nell’areavulcanica dei Campi Flegreil’antro della Sibilla e la portadegli inferi attraversata daEnea) morì e fu sepolto, dandoorigine alla tradizione che lovuole sommo e sapiente mago,difensore della città. In questaveste Dante lo vuole come gui-da. Si può ritenere che Napoliabbia funzionato come un for-nace che ha tenuto viva l’ener-gia della sua tradizione, comedimostrerebbe la spiegazionedel viaggio dantesco cheavanzò un magistrato napole-tano, Carlo Vecchione, nel1850, basandosi sull’interpreta-zione simbolica dei miti egizi.Il fratello Eduardo Stornaiuolo,

della Loggia “Goffredo Mame-li” di Roma, ha dedicato il pro-prio intervento alla figura diRaimondo di Sangro principedi San Severo (1710-1771), pri-mo Gran Maestro massone d’I-talia a cui si deve quel monu-mento – non solo ermetico –della Cappella nel suo palaz-zo, dove spiccano straordina-rie statue simboliche. Star-naiuolo ha parlato dell’indiriz-zo che il principe impresse al-la Massoneria napoletana: ac-canto al Rito Scozzese, eglirinverdì il Rito di Memphis eorganizzò forse quello di Mi-sraim, eredi della tradizioneiniziatica egizia, rimasta sem-pre viva a Napoli. Della figura di Domenico Boc-chini (1775-1840) se n’è occu-pato invece il Gran SegretarioAggiunto per le relazioniesterne Gianfranco De Santis.Bocchini, valoroso militarenell’esercito di Murat, iniziatoalla Massoneria in una Loggiamilitare francese di Rito Scoz-zese, divenne personaggio dispicco in una vendita carbona-ra e successivamente nellaLoggia “La Vigilanza” di RitoEgizio, dove ascese agli altigradi. Egli scrisse, stampò edistribuì nei vicoli di Napoli ungiornaletto settimanale, il “Ge-ronta Sebezio”, di cui, fra il1835 e il 1837 uscirono 36 fa-scicoli. Il giornale era scrittocon un linguaggio desueto, er-

manifestazionimanifestazioni

Il tavolo dei relatori (foto Pino Mannarino)

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metico ed oscuro e con riferi-menti iniziatici.Il Maestro Venerabile della“Cenacolo Izar”, Gianni Lon-ghi, ha seguito le tracce degli“Arcana Arcanorum” o “Scaladi Napoli”, che apparvero conCagliostro nel suo Rito Egizia-no di cui l’Ordine Egizio diven-ne una sorta di cerchia internae che poi sarebbe confluitonella Massoneria, attraverso iRiti di Memphis e Misraim, sue“emanazioni. Gli Arcana Arca-norum constano di tre alti gra-di, centrati sulla rigenerazionedell’individuo e finalizzati, per

mezzo di un complesso proce-dimento alchemico-trasmuta-torio, alla costruzione del co-siddetto “Corpo di Gloria” cheporterebbe ad una progressivareintegrazione dell’essere nellesue primordiali virtù e potenzespirituali e divine. Furono a ca-po dell’Ordine Egizio Domeni-co Bocchini, Pasquale De Ser-vis (1818-1893), conosciuto colnome iniziatico di Izar, e Giu-stiniano Lebano (1832-1909),tutti vissuti a Napoli. Discepo-lo di Izar fu Ciro Formisano(1861-1930), noto col nome ini-ziatico di Giuliano Kremmerz

(anch’egli dirigente dell’OrdineEgizio) a cui si deve la nascitadella “Fratellanza Terapeutica-Magica di Myriam”, “ad esem-pio delle antichissime sacerdo-tali isiache egiziane”. È aKremmerz che si deve la divul-gazione, sia pure in ambito ri-servato, delle antichissimepratiche operative “Isiache”(geniali o eoniche) e “Osiri-dee” (Corpus PhilosophorumTotius Magiae) che realizzanol’operatività alchimica degli“Arcana Arcanorum”.Al convegno hanno preso par-te anche il Gran Segretario Ag-

giunto Antonio Calderisi e ilGran Maestro Aggiunto Massi-mo Bianchi che, dopo averportato il saluto del GranMaestro Gustavo Raffi ed es-sersi complimentato con i re-latori per lo spessore iniziati-co degli interventi, ha ricorda-to come, nell’anno appena tra-scorso del bicentenario dellanascita del Grande Oriente d’I-talia, abbiano avuto luogo in-tense attività culturali, voltenon solo al recupero della sto-ria massonica, ma anche dellaspiritualità e ritualità dell’isti-tuzione liberomuratoria.

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manifestazioni manifestazioni

L a Sala Rossa del Comune di Savo-na ha ospitato il pomeriggio dell’11marzo una conferenza pubblica or-

ganizzata dal triangolo “Liguris” del RitoSimbolico Italiano. Sono intervenuti RenzoBrunetti, vicepresidente nazionale dell’As-sociazione Mazziniana, che ha parlatodella storia della Massoneria a Savona ci-tando i personaggi più famosi che hannocontribuito allo sviluppo della vita pubbli-ca, e Vinicio Serino, docente di Sociologiadella Scienza all’Università di Siena, cheha delineato un aspetto inconsueto dellefigure di Garibaldi e Mazzini, attraversoun’analisi originale della Carboneria. Hachiuso il convegno il presidente del RitoSimbolico Italiano Ottavio Gallego.Grandissima la partecipazione dei presenti,non solo appartenenti all’Istituzione, insie-me a quella di alcuni importanti esponentidel governo dell’Ordine, tra cui il GranMaestro Aggiunto Giuseppe Anania che haportato i saluti personali del Gran Maestro

Gustavo Raffi e si è complimentato con ifratelli savonesi per la manifestazione. Trail pubblico, significativa la presenza del pri-mo Gran Sorvegliante Sergio Longanizzi,del segretario della Corte Centrale Giovan-ni Cecconi, del Garante d’Amicizia Marzia-no Pagella e di molti Maestri Venerabili.In mattinata una delegazione del Rito Sim-bolico, guidata dal fratello Gallego, avevadeposto una corona ai piedi della lapidein memoria a Giuseppe Mazzini e un’altra

presso il monumento a Giuseppe Garibal-di. Successivamente il fratello Brunetti,che è stato nominato Gran Maestro ono-rario nell’ultima Gran Loggia del GrandeOriente d’Italia, ha guidato i partecipantinella Fortezza del Priamar e nella celladove Mazzini fu imprigionato e maturòl’idea della “Giovane Italia”.Notizia della manifestazione è stata datadalla pagina locale del quotidiano “LaStampa”.

I l Salone di San Giovanni della Scuo-la grande di San Giovanni Evangeli-sta di Venezia ha ospitato lo scorso

29 aprile un convegno su “Il Flauto Ma-gico” di W. A. Mozart indetto dall’Asso-ciazione culturale “Giordano Bruno” –

che accomuna le tre Logge veneziane“438 l’Union” (937), “Risorgimento”(837) “Serenissima” (1225) – con il pa-trocinio del Collegio dei Maestri Venera-bili del Veneto. L’occasione è stato lo straordinario suc-

cesso di botteghino che il Gran Teatro LaFenice ha registrato con la messa in sce-na, dal 21 al 30 aprile, dell’opera in oc-casione delle celebrazioni per il 250esi-mo anniversario della nascita di Mozart.Circa centocinquanta persone hanno assi-

SAVONA / Convegno del Rito Simbolico

In memoria di Giuseppe Mazzini

VENEZIA / Celebrazioni mozartiane della Massoneria veneta

“Il Flauto Magico” in convegno

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stito ai lavori del convegno che sono stati moderati dal presidente del Collegio vene-to Paolo De Faveri. Hanno preso la parola: il regista teatrale Federik Mirdita, già collaboratore di Herbertvon Karajan ai Salzburger Festspiele, il segretario generale del Mozarteum Rudolf An-germüller, il direttore d’orchestra Fa-bio Neri, grande organista del Gran-de Oriente d’Italia e lo scrittoreBernd Oberhoff, docente di TerapiaSociale all’Università di Kassel.Il capolavoro mozartiano è stato ana-lizzato per due ore sotto il profiloculturale, massonico, psicoanalitico escenografico, presentandolo sottouna prospettiva di originale lettura eattualità.

Da sinistra: Fabio Neri, Bernd Oberhoff, Paolo DeFaveri, Federik Mirdita, Rudolf Angermüller

Celebrazioni livornesi

ADRIANO LEMMIun livornese, un massone

nato a Livorno il 30 Aprile 1822morto a Firenze il 23 Maggio 1906

Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia

Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio dei 33∴per la Giurisdizione Italiana

Nell’anno del 400º anniversario

della fondazione della città

il GRANDE ORIENTE D’ITALIA

ed il Collegio dei Maestri Venerabili

di Livorno ricordano

nel centenario della morte

la figura di un grande livornese,

di un patriota ardente mazziniano

e di un grande massone.

INTRODUZIONE

Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili di Livorno Marino Bonifazio

SALUTI

Sindaco di LivornoAlessandro Cosimi

Presidente dell’Amministrazione ProvincialeGiorgio Kutufà

Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d’ItaliaGiuseppe Anania

Presidente Collegio Circoscrizionale della ToscanaArturo Pacinotti

MODERATORE

Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d’ItaliaMassimo Bianchi

RELATORI

Fulvio ContiUniversità di Firenze

Santi FedeleUniversità di Messina

Roberto BalzaniUniversità di Bologna

CONCLUSIONI

Gran Maestro del Grande Oriente d’ItaliaGustavo Raffi

manifestazionimanifestazioni

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solidarietà solidarietà

G rande festa della solidarietà a Mila-no lo scorso 13 maggio in occasio-ne della visita di Gary Dunwoody,

capo dello Shrine, l’organizzazionemassonica benefica che contaoltre ottocentomila membrinel mondo e gestisce 22 ospe-dali negli Stati Uniti, in Canada enel Messico, specializzati nella curadei bambini ustionati o con gravimalformazioni ossee.Alla manifestazione, organizzata al-l’Excelsior Hotel Gallia dal Northern ItalyShrine Oasis (N.I.S.O.), lo Shrine “italiano”che ogni anno organizza una cena per la rac-colta di fondi a sostegno delle proprie atti-vità, hanno partecipato il Gran Maestro Gu-stavo Raffi, il Gran Tesoriere Antonio Catane-se, presidente onorario dello European Shri-ne Club, e numerose autorità, non solo mas-soniche. La serata è stato l’evento conclusivodella visita oltreoceano di Gary Dunwoodyche è giunto in Europa per verificare l’effi-cienza dell’Ordine, in particolare in Italia.Le delegazioni americana ed europea sonogiunte tre giorni prima a Milano, accolte dalpresidente del N.I.S.O. Giorgio Ferrario. L’Oa-si italiana del mistico Ordine dello Shrine, ol-tre ad essere una delle più numerose traquelle europee, è anche sede del Comitatoper la valutazione ed il trasferimento deibambini dall’Europa agli Ospedali Shrine: ilresponsabile è Luigi Valdatta, docente di chi-rurgia plastica e ricostruttiva presso l’Univer-sità degli Studi dell’Insubria a Varese.Fitto il calendario d’impegni riservato agliospiti internazionali che hanno potuto subito

apprezzare la vitalità dello Shrine “italiano”che, per l’occasione, ha presentato una guidaper la prevenzione dalle ustioni domestichepredisposta dall’Associazione (onlus) “Amici

del Niso”, la cui distribuzione, atitolo gratuito, avverrà nellescuole e nelle farmacie.

Durante il soggiorno milanese ladelegazione ha preso parte a varieiniziative: un concerto vocale di ar-tisti di fama internazionale organiz-

zato nell’Auditorium della SocietàUmanitaria di Milano dal M° Vittorio

Terranova, membro dell’Oasi italiana; unatornata rituale della Loggia “Rosa Commaci-na” (1201) di Cernobbio alla quale ha presoparte il governo dell’Ordine al completo; lacerimonia di iniziazione allo Shrine di nume-rosi membri italiani, rumeni, austriaci e tede-schi.La cena benefica del 13 maggio ha, quindi,chiuso il programma riscuotendo grande suc-cesso da parte di Gary Dunwoody e del go-verno internazionale che si sono complimen-tati con lo Shrine italiano e il Grande Oriented’Italia per le attività svolte sollecitando i ri-spettivi responsabili a proseguire e assicu-rando l’appoggio necessario – anche mate-riale – per l’apertura di una struttura sempli-ce nell’ambito di un ospedale italiano.Hanno arricchito i proventi della serata, rac-colti con un asta di beneficenza, le donazio-ni fatte dai fratelli alla memoria del giovaneFlorian, deceduto ad aprile, figlio del fratel-lo Danilo Lattuada, Maestro Venerabile del-la Loggia milanese “Conte di Cagliostro”(699).

Solidarietà / A Milano, tappa conclusiva del viaggio inEuropa del capo mondiale dello Shrine

Serata di beneficenzadell’Oasi italiana

numero 9-10 / 2006 9

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opiano

Per saperne di piùwww.niso.it che contiene informazioni per

l’ingresso allo Shrine e sull’associazioneonlus “Amici del N.I.S.O.”. Per avere copie

della brochure informativa è possibilerivolgersi a [email protected]. L’associazione gli

“Amici del N.I.S.O.” onlus può accedere alladestinazione della quota del 5 per

dell’imposta che grava sul reddito (codicefiscale da indicare: 97370530152).

L a sera del 2 aprile, a poche ore dallaconclusione della Gran Loggia delGrande Oriente d’Italia, si è svolta la

quarta edizione dei lavori dell’assemblea an-nuale della Serenissima Gran Loggia della Re-pubblica di San Marino.

Alla riunione, svoltasi nella splendida cornicedel Palazzo dei Congressi di San Marino, han-no partecipato 24 delegazioni estere, com-

SAN MARINO / Assemblea annuale di Gran Loggia

“Libertà e Laicità” nella Repubblica del Titano

attività internazionali attività internazionali

Altre associazioni a cui devolvere il 5 per mille“Società per gli Asili Notturni Umberto I”cod. fisc. 80095950017

“Associazione Piccolo Cosmo”cod. fisc. 97581370018

“Associazione Mazziniana Italiana Onlus”cod. fisc. 97004760159

“Pane Quotidiano”cod. fisc. 80144330158

“Università Popolare di Torino”cod. fisc. 97533990012

“Società Umanitaria”cod. fisc. 01076300159

“Associazione Circolo Carlo Darwin”cod. fisc. 94132560635

“Fondazione Luigi Einaudi”cod. fisc. 80213770581

“Piccolo Mondo Onlus”cod. fisc. 90031430409

“Fondazione per le scienze religiose ‘Giovanni XXIII’”cod. fisc. 92028270376

“Comunità Incontro Onlus”cod. fisc. 06368500580

“Mani Amiche Onlus”cod. fisc. 93123210879

“Movimento Cittadini Europei Onlus”cod. fisc. 93098590420

“Futura Onlus-Associazione biomedica”cod. fisc. 07278491001

“Associazione Mirabilis Fabula”cod. fisc. 97401300583

“Associazione Insieme si Può” Onluscod. fisc. 94019500308

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presa quella dell’Ordine giovanile “De Mo-lay” Internazionale, giunte in Italia i giorniprecedenti per partecipare ai lavori del Gran-de Oriente, e moltissimi fratelli provenientidagli orienti limitrofi.La balaustra del Gran Maestro sanmarinese

Federico Micheloni, dal titolo “Libertà e Lai-cità nella Repubblica di San Marino” ha ri-scosso notevoli consensi tra i partecipanti.Al termine hanno portato i saluti Thomas W.Jackson, segretario esecutivo della Conferan-za Mondiale delle Grandi Logge, GustavoRaffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Ita-lia e, per la Gran Loggia del Distretto di Co-lumbia, Robert B. Heyat, Gran Maestro Ag-giunto e presidente della Commissione per lerelazioni internazionali, e l’ex Gran MaestroJules Tepper. Tutti gli esponenti citati sonoGran Maestri Onorari della Serenissima GranLoggia della Repubblica di San Marino.Tra le autorità massoniche del Grande Orien-te, significativa la presenza dei Gran MaestriAggiunti Massimo Bianchi e Giuseppe Ana-nia, del Gran Segretario Giuseppe Abramo,del Grande Oratore Aggiunto Ruggero Stin-cardini, del Gran Segratario Aggiunto Anto-nio Calderisi, del Grande Ufficiale DomenicoMacrì, del segretario della Corte CentraleGiovanni Cecconi, e del Gran Rappresentan-te della Gran Loggia del Messico Giulio Com-pagno.

attività internazionaliattività internazionali

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Distretto diColumbia (Usa)

Maryland (Usa)

New Jersey (Usa)

Illinois (Usa)

Germania

Russia

Paesi Bassi

Romania

Serbia-Montenegro

Spagna

Lussemburgo

Slovenia

Repubblica Ceca

Cina

Croazia

Bosnia eHerzegovina

Congo

Belgio

Piaui (Brasile)

Cipro

Grecia

Svizzera Alpina

Austria

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Le Grandi Logge esterepresenti ai lavori

A nche quest’anno unafolta delegazione delGrande Oriente d’Ita-

lia, guidata dal Gran MaestroGustavo Raffi, ha partecipatoall’assemblea annuale dellaGran Loggia dello Stato di NewYork, la 225esima della sua sto-ria. Hanno accompagnato ilGran Maestro, il Gran MaestroAggiunto Giuseppe Anania, ilGrande Ufficiale Salvo Pulvi-renti, i Garanti d’Amicizia EnzoViani e Oreste Rossi.La rappresentanza italiana hapartecipato ai lavori che si so-no tenuti l’1 e il 2 maggio e nelcorso dei quali è stato insedia-

to il nuovo Gran Maestronewyorkese Neal I. Bidnick.Quaranta le delegazioni esterepresenti in rappresentanzadelle Massonerie di tutto ilmondo che, insieme ai fratelliamericani, hanno salutato conuna standing ovation di unpaio di minuti il discorso delGran Maestro Gustavo Raffi,l’unico al quale è stato riser-vato un simile apprezzamento.Democrazia e Massoneria so-no stati i punti salienti del suointervento: “Dove non c’è li-bertà e ovunque i valori e i di-ritti umani – ha detto il GranMaestro – sono negati e com-battuti da dittature e ideologiefondamentaliste e religiose, laMassoneria non esiste. Noi, li-beri muratori, abbiamo il com-pito e il dovere morale didiffondere, promuovere e“esportare” la democrazia e iprincipi della Libera Murato-ria”. “Questo non significa sostituir-si all’opera dei governi, ma

adempiere al dovere moraleed etico di svolgere una fun-zione pedagogica di elabora-zione, stimolo e critica sulleproblematiche sociali e cultu-rali che attengono alla dignitàe alla libertà dell’uomo”.La sera di venerdì 5 maggio, ledue logge italiane di NewYork, “Mazzini” e “Garibaldi”,hanno organizzato, in tornatacongiunta, un incontro ufficia-

le tra i Gran Maestri Raffi e ilneo eletto Budnik il quale hagià confermato la sua presen-za a Rimini il prossimo annoper la Gran Loggia del GrandeOriente d’Italia. A conclusionedei lavori Budnik ha invitato ilnostro Gran Maestro nel suoappartamento privato, all’in-terno della sede massonica diManhattan, per un lungo ecordiale incontro.

Da destra: Enzo Viani, Salvo Pulvirenti, il Gran Maestro Gustavo Raffi,il Gran Maestro Neal I. Bidnick,

Gran Maestro Aggiunto Giuseppe Anania, Oreste Rossi

La cerimonia di installazione del Gran Maestro Bidnick

NEW YORK / 225esima Gran Loggia annuale

Il Grande Oriente oltreoceano

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massoneria nel mondo massoneria nel mondo

LONDRA

Ultime notizie dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra

N egli ambienti massonici interna-zionali circolava da qualche setti-mana la notizia della mancata

conferma del fratello Bob Morrow alla ca-rica di Gran Segretario della Gran LoggiaUnita d’Inghilterra. Ora è arrivato via in-

ternet un breve comunicato, diffuso attra-verso il sito ufficiale della Massoneria in-glese, che spiega l’accaduto.

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attività

Grande O

riente d’Italiain

primo

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La pagina del sito della Gran Loggia Unita d’Inghilterra con il comunicato

(traduzione) Siamo a conoscenza di illazioni sui motivi della mancataconferma di Robert Morrow come Gran Segretario e Grande Scriba,la maggior parte delle quali è totalmente infondata.Il 25 aprile 2006, in seguito ad una Audizione Disciplinare, il fratelloMorrow è stato dimissionato e come conseguenza non è stato con-fermato Gran Segretario. Le ragioni sono legate all’incremento dellapolitica stabilita dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra in relazione alleGrandi Logge d’oltremare e i rapporti da lui presentati sulle sue atti-vità in quell’area.Il processo disciplinare è ancora in corso e i passi che devono porta-re alla nomina del Gran Segretario non saranno compiuti fino a quan-do non si sarà concluso.

CAGLIARI – Si è svolta lo scor-so 19 aprile, nei locali della casa massoni-ca, una tornata di lavori della Loggia ca-gliaritana “Wolfang Amadeus Mozart”(1147), durante la quale è stata conferital’appartenenza onoraria al fratello LuigiStefanoni, oratore del Collegio dei MaestriVenerabili della Lombardia.Oltre al Maestro Venerabile della Loggia“Mozart”, Eugenio Lazzari, sedevano all’O-riente: l’ex Maestro Venerabile GiancarloNurchi, il Garante d’Amicizia Vincenzo Tu-veri, il presidente del Collegio circoscrizio-nale della Sardegna Andrea Allieri, i MaestriVenerabili Paolo Spissu, della “GiordanoBruno” (1217); Giancarlo Caddeo, della “Ar-quer” (709); Silvio Bertocchi, della “EnricoFermi” (1105); Antonio Sanna, della “Hiram”(657), con l’ex Maestro Venerabile, dellastessa Officina, Francesco Puxeddu.Numerosissimi, inoltre, i fratelli in rappre-sentanza delle Logge: “Concordia” (1124),“Kipling” (1272), “Ciusa” (1054), “GiorgioAsproni” (1055) e “Ovidio Addis” (769).Dopo la bella e commovente cerimonia, ilMaestro Venerabile Lazzari ha intrattenuto ifratelli con una tavola dal titolo “L’idealemassonico nella vita e nell’opera di Mozart”.Da questo lavoro è emersa la figura di unMozart colto, profondamente consapevoledel clima politico e filosofico della sua epo-ca, in antitesi con l’immagine convenziona-le del genio-fanciullo, indifferente a tutto

quello che non fosse musica. Il fratello Laz-zari ha spiegato come in questo grande ar-tista ci fosse una profonda consapevolezzapolitica fin dalla sua scelta di essere musi-cista indipendente che rifiutava la condizio-ne di servitore del principe-arcivescovoColloredo. Anche se molti dei suoi confra-telli massoni erano degli aristocratici, nellasua personale utopia Mozart auspicava unasocietà senza classi, una legge uguale pertutti, un rifiuto della guerra in un regno del-lo spirito confortato dalle gioie della vita.Il Maestro Venerabile, nella sua tavola, hamesso in evidenza, in modo chiaro e preci-so, i motivi per i quali Mozart aderì congrande entusiasmo e passione alla Masso-neria, descrivendone anche la sua militanzamassonica attraverso il suo repertorio mu-sicale, e il suo attivo proselitismo. Ha inol-tre posto l’accento sulla straordinaria capa-cità dell’artista di aver espresso, con i solimezzi musicali, l’essenza profonda dei mo-ti dell’animo, e di aver unito indissolubil-mente il linguaggio dei simboli a quello del-la musica, riuscendo a creare un linguaggiodel tutto nuovo per l’epoca: le note si tra-vestono in simboli e le tonalità impiegate,così come le relative relazioni e concatena-zioni armoniche, hanno il compito di sotto-lineare l’ambito esoterico per il quale lamusica è stata composta. E poiché questofatto aiuta anche a stabilire a quale tipo dicerimonia rituale fosse legato un determi-

nato brano musicale, Lazzari, tra il notevo-le repertorio musicale del compositore, haanalizzato quelle che più evidentemente so-no di ispirazione massonica o dedicate ailavori di Loggia.I fratelli hanno seguito con grande interes-se l’esposizione che è stata riprodotta inuno stampato messo a disposizione degliinteressati.

FIRENZE – La casa massonica diBorgo Albizi ha ospitato il 21 aprile la tor-nata congiunta delle Logge “Citius” (825) diFirenze e “Zu Den Drei Saeulen Im Sueden”della cittadina austriaca di Klagenfurt, chesi sono riunite in seduta ordinaria, in gradodi apprendista, alla presenza del Gran Mae-stro Gustavo Raffi, dei Gran Maestri Ag-giunti Massimo Bianchi e Giuppeppe Ana-nia, del Gran Maestro Onorario Mauro La-straioli e del Presidente del Collegio tosca-no Arturo Pacinotti.Ha aperto i lavori il Maestro Venerabile del-la “Citius”, Paolo Panerai, che ha dato ilbenvenuto ai presenti con un breve ma in-tenso discorso. Al suo intervento ha fattoseguito il ringraziamento del Maestro Vene-rabile della Loggia austriaca, Erfried Pich-ler, che, in segno di fratellanza, ha donatoal venerabile una bellissima stampa masso-nica.I fratelli austriaci hanno invece ricevuto undipinto acquerellato realizzato dell’oratore

notizie dalla comunione notizie dalla comunione

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notizie dalla comunionenotizie dalla comunione

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Giancarlo Fiers – che riproduce il taberna-colo dell’arte dei maestri di pietra e legna-me, con i quattro Santi Coronati di Nanni diBanco – insieme a una ricerca, tradotta intedesco del primo sorvegliante AntonioRandisi, sulla chiesa fiorentina di Orsanmi-chele e i suoi tabernacoli. Durante la tornata il fratello Luigi Aricò,della Loggia “Altius”, supportato da mezziaudio e video, ha presentato una tavola sulFlauto Magico mozartiano. Le parole del grande Mozart, citate dalMaestro Venerabile della “Citius”, hannochiuso i lavori offrendo spunti di riflessionea tutti i presenti: “Mi sono da due anni tal-mente abituato a questa autentica ed ottimaamica dell’umanità, che l’idea di essa, lungidall’incutermi terrore, mi pacifica e miconforta”.I fratelli austriaci, entusiasti della splendidatornata, hanno invitato i fratelli fiorentini aricambiare la visita in nome dei principimassonici universali e degli ottimi rapportigià esistenti tra la Gran Loggia d’Austria e ilGrande Oriente d’Italia.

PALMI – Cento fratelli hanno parte-cipato lo scorso 24 marzo al “Concerto del-la Memoria” che la Loggia “Pitagora-XXIXAgosto” (1168) ha organizzato, in forma ri-tuale, nella casa massonica palmese per ilquarto anno consecutivo. La manifestazioneè stata dedicata al ricordo del genocidio delpopolo ebraico.Interprete musicale è stato il maestro BrunoBattisti D’Amario, presidente del Collegiocircoscrizionale del Lazio, che si è esibito inapertura, prima della tavola del fratelloSanti Fedele, ordinario di Storia contempo-ranea nell’Università di Messina e autoredel volume “La Massoneria italiana nell’esi-lio e nella clandestinità 1927-1939”, edito daFranco Angeli.Dopo l’intervento del fratello Fedele ha pre-so la parola il Maestro Venerabile dell’Offi-cina, Francesco Terranova, che ha ringrazia-to i presenti per la loro sentita partecipa-zione al ricordo di una delle più immani tra-gedie del XX secolo. Un caloroso ringrazia-mento è stato rivolto ai fratelli dell’orientepalmese, in particolare ai Maestri Venerabi-li e ai rappresentanti dell’oriente di ReggioCalabria che non hanno fatto mai mancare laloro presenza in questi anni di attività dellaLoggia “Pitagora-XXIX Agosto”.Tra i vari interventi, significativi quelli deifratelli Gabriele Quattrone e Filippo Bagna-to, garante d’amicizia, che, esprimendo lavolontà di tutti i presenti, hanno ringrazia-

to i fratelli D’Amario e Fedele e l’Officinaper la serata, auspicando una nuova occa-sione d’incontro.A conclusione, prima della consueta agaperituale, il fratello Cosimo Petrolino, dellaLoggia “Pitagora-XXIX Agosto”, su invitodel Maestro Venerabile ha comunicato ilprogramma degli incontri della rassegnaculturale “Per Colloquia Aedificare”, giuntoalla sesta edizione, che quest’anno affrontail tema “Banalità del male, necessità del be-ne: per una pagina di tolleranza”.Il ciclo di conferenze è stato inaugurato il26 maggio dal fratello Vittorio Vanni; altredue appuntamenti sono previsti il 27 otto-bre e il 24 novembre con il consigliere del-l’Ordine Claudio Bonvecchio e il Gran Mae-stro Aggiunto Massimo Bianchi.

PESCARALe Logge “Um-berto Cipollone(1000) di Lancia-no, “Progresso”(1096) di Chieti e“Aternum” (593)di Pescara si sonoriunite il 21 aprile,nella casa mas-sonica di SanGiovanni Teatino

(frazione Sambuceto), in tornata congiuntadi primo grado per celebrare la figura delfratello lancianese Umberto Cipollone, GranMaestro del Grande Oriente d’Italia del se-condo dopoguerra.Erano presenti il Primo Grande Ufficiale An-drea Roselli, il giudice della Corte CentraleVincenzo Bua, il consigliere dell’Ordine Vin-cenzo Di Rosario e numerosi fratelli di variOrienti, tra i quali i Maestri Venerabili delleLogge: “Ariel” (1252), “Guglia d’Abruzzo”(998), “Gerardo Vitale” (1070), “GiordanoBruno” (1178), “Concordia” (983), “AlfredoDiomede” (1250), “Melchiorre Delfico” (196)e “Gabriele Rossetti” (198).Dopo il saluto di benvenuto, il Maestro Ve-nerabile della Loggia “Umberto Cipollone”,Michele Botolini, ha svolto, coadiuvato datutta l’Officina, una interessante e dettagliatarelazione su vita e opere del Gran MaestroCipolllone che, con la sua tenacia, nel 1945,consentì al Grande Oriente d’Italia di potersidi nuovo insediare a Palazzo Giustiniani.Sono state particolarmente apprezzate lediapositive di immagini e documenti proiet-tate nel corso dei vari interventi.Una cartolina filatelica appositamenteemessa per la circostanza è stata distribui-

ta a tutti i presenti, mentre ai Maestri Ve-nerabili e agli ospiti presenti è stata donatauna copia del volume, edito in tiratura limi-tata, dal titolo “Umberto Cipollone G.M. delG.O.I. – Scritti, interventi, documenti”.

PIACENZA - Il 4 maggio, nellasuggestiva sede della casa massonica pia-centina, sono state innalzate le colonne del-la nuova Loggia “I Filadelfi” (1270) all’O-riente di Castell’Arquato. Maestro venerabi-le installatore è stato il presidente della cir-coscrizione dell’Emilia Romagna GianfrancoMorrone che ha officiato il rito di innalza-mento, insediando nelle cariche il MaestroVenerabile della nuova Officina, il fratelloFranco Rasi, Gran Maestro onorario delGrande Oriente d’Italia, e gli altri dignitari eufficiali di Loggia.Il neo venerabile ha ricordato le motivazio-ni, di ordine esoterico ed essoterico, che so-no alla base della costituzione della nuovaLoggia e che possono riassumersi nell’inten-to di rivalutare la funzione e l’essenza dellaritualità nel lavoro muratorio, della catenad’unione come atteggiamento spirituale diarmonia e solidarietà tra i fratelli, dello stu-dio dei valori e tradizioni della Libera Mura-toria, anche in ambito locale. Di tali valori,ha detto il fratello Rasi, i fratelli della nuovaOfficina intendono farsi banditori nella so-cietà civile e nella vita profana, ricordandoinoltre che la Loggia “I Filadelfi” guarda conparticolare interesse al rito emulation e pre-vede di adottarlo appena possibile. Il fratello Morrone ha espresso il suo parti-colare apprezzamento per i fratelli dellanuova Loggia e il vivo compiacimento perla crescita dell’Istituzione, testimoniata dal-la fondazione di nuove Officine.Erano presenti numerosi fratelli provenientida Milano, Parma, Cremona e Pavia. Tuttihanno formulato i migliori auguri, assicu-rando la collaborazione fraterna al lavorodella nuova Officina. In particolare, il fra-tello Giancarlo Soncini, vicepresidente delCollegio dell’Emilia Romagna, ha ricordatoche la denominazione “I Filadelfi” ha unprofondo significato storico nell’Istituzione,riprendendo quello della prima Loggia for-matasi nell’ambito del Ducato di Parma ePiacenza ad opera del fratello Moreau deSaint-Méry.Il riferimento storico è stato ripreso nell’in-tervento conclusivo dell’oratore della nuovaLoggia, Roberto Casale, che ha rilevato co-me l’elevazione delle colonne di una Offici-na rappresenti un nuovo anello nella grandecatena della fratellanza. Casale ha inoltre

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notizie dalla comunione notizie dalla comunione

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attività

Grande O

riente d’Italia

espresso l’auspicio che la neo Offi-cina possa operare attivamente perrinsaldarla.Tra i tanti fratelli presenti alla ceri-monia, significativa la partecipa-zione del consigliere dell’OrdinePierino Deusebio, dei garanti d’a-micizia Franco Aglieri ed Enzo Lia-ci, e l’ex presidente del Collegiolombardo Gian Paolo Fani.

TORINO - “I Massoni hannostima, rispetto e considerazione perle donne“ è un passaggio dell’XI ar-ticolo dell’Identità delle Costituzionidel Grande Oriente d’Italia che neipropri rituali prescrive che i liberimuratori, secondo la loro iniziazio-ne solare, non possono ammetterele donne ai loro misteri. Con questipresupposti, il 10 maggio, la Loggiatorinese “Cavalieri di Scozia” (619),rimosso ogni emblema muratorio,ha aperto le porte del Tempio alleproprie polarità lunari e agli ospiti,non massoni, per un simposio infor-male che si è dimostrato ricco digrande interesse e conoscenza reci-proca. Erano presenti il Primo GranSorvegliante Sergio Longanizzi e ilpresidente del Collegio circoscrizio-nale del Piemonte-Valle d’Aosta Pie-ro Lojacono. In apertura il Maestro VenerabileNello Mazzuoli, dopo aver ringra-ziato le numerose signore presenti,ha illustrato le peculiarità e le fina-lità dell’istituzione massonica evi-denziando la continua opera mura-toria di lavoro introspettivo messoin pratica da ogni libero muratoreche si pone in continua discussioneper liberarsi dai dogmi del comunepensare.Il fratelllo Mazzuoli ha inoltre ap-profondito le tematiche sulla rego-la che, seguendo la tradizione mu-ratoria, preclude la possibilità d’i-

niziazione massonica alle donne,evidenziando la stima, il rispetto ela considerazione che è dovuta al-la metà lunare che accompagnaogni fratello nel suo cammino ini-ziatico e che molte volte è parteci-pe indiretta delle gioie e degli af-fanni della sua continua ricerca sul-la via del miglioramento interiore.La biologa e antropologa EmmaRabino Massa, Ordinario di Antro-pologia dell’Università di Torino, èintervenuta immediatamente dopoil Maestro Venerabile Mazzuoli in-trattenendo i presenti sulle nuoveindagini di paleobiologia, di paleo-genetica e delle interazioni tra letrasformazioni ambientali e socio-culturali e i fattori biologici delleantiche popolazioni. Ha inoltre illu-strato l’importanza del Museo diAntropologia ed Etnografia di Tori-no da lei diretto, conquistando latotale attenzione del pubblico.Alla conferenza della professoressaRabino ha fatto seguito l’interventodel presidente dell’associazione“Amici del Museo di Antropologiadi Torino”, Enrico Belli, e, a con-clusione, quello del Primo GranSorvegliante Sergio Longanizzi cheha lodato il carisma, la perizia e lacompetenza della Rabino eviden-ziando il valore delle sue ricerchee i risultati raggiunti che contribui-scono a una più profonda cono-scenza delle popolazioni antichenella loro realtà di gruppo, di indi-viduo e nel divenire dell’uomo.Il fratello Longanizzi ha inoltre sot-tolineato l’importanza di renderesempre più partecipi le donne allavita di Loggia per una migliore dif-fusione degli ideali liberomuratorinella società.La serata si è conclusa con un rin-fresco all’interno dei locali della“Cavalieri di Scozia”.

RomaAssemblea annualedel Rito di YorkSi è svolta a Roma, dal 5 al 6 maggio, l’assemblea an-nuale dei Corpi rituali che compongono il Rito di York.Altissima la partecipazione di rappresentanti di capito-li, concili e commende italiane e di delegazioni inter-nazionali europee e americane, tra cui quella del Ritodi York statunitense, la massima a livello mondiale. Era-no presenti: William Jackson Jones, Gran Tesoriere delGrande Accampamento dei Cavalieri Templari degliStati Uniti; Jimmy Jones, Gran Maestro del Gran Con-cilio dei Massoni Criptici dello Stato del New Mexico;William Volpentest, Gran Rappresentante del Gran Ca-pitolo dell’Arco Reale dello Stato di Washington; LarryGray, Sommo Sacerdote del Gran Capitolo Generale In-ternazionale dell’Arco Reale, accompagnato dall’amba-sciatore in Italia, l’ex Sommo Sacerdote Giorgio Losa-no. Sono inoltre intervenuti: Stefan Masu, Sommo Sacer-dote dell’Arco Reale del Rito di York di Romania; JosèFrancisco Moreno, Gran Commendatore della GranCommenda dei Cavalieri Templari del Portogallo; Niko-laos Vourgidis, Gran Reggente del Gran Capitolo del-l’Arco Reale di Grecia.IIll GGrraannddee OOrriieennttee dd’’IIttaalliiaa èè ssttaattoo rraapppprreesseennttaattoo ddaallGGrraann MMaaeessttrroo AAggggiiuunnttoo MMaassssiimmoo BBiiaanncchhii,, ssuu ddeelleeggaa ddeellGGrraann MMaaeessttrroo GGuussttaavvoo RRaaffffii,, ddaall sseeccoonnddoo GGrraann SSoorrvvee--gglliiaannttee UUggoo BBeellllaannttoonnii ee ddaall GGrraann TTeessoorriieerree AAggggiiuunnttooFFrraanncceessccoo CCrriissttiiaannii.. LLaa ddeelleeggaazziioonnee ddeell ggoovveerrnnoo ddeell--ll’’OOrrddiinnee èè iinntteerrvveennuuttaa aall tteerrmmiinnee ddeellll’’aassssiissee,, iinn uunnaa ttoorr--nnaattaa ppuubbbblliiccaa ccoonnggiiuunnttaa iinn ccuuii iill GGrraann MMaaeessttrroo AAggggiiuunn--ttoo BBiiaanncchhii hhaa ppoorrttaattoo ii ssaalluuttii ddeell GGrraann MMaaeessttrroo RRaaffffiieevviiddeennzziiaannddoo ii ppaarrttiiccoollaarrii rraappppoorrttii ddii aammiicciizziiaa ee ddii ffrraa--tteellllaannzzaa cchhee iinntteerrccoorrrroonnoo ttrraa iill GGrraannddee OOrriieennttee ee iill RRii--ttoo ddii YYoorrkk..I lavori hanno avuto inizio con l’assemblea della GranCommenda dei Cavalieri Templari che ha eletto i nuovivertici per l’anno 2006-2007. Sono stati insediati: GranCommendatore Giancarlo Boero, Gran Commendatore Vi-cario Emilio Attinà, Gran Generalissimo Maurilio Fontana,Gran Capitano Generale Gilberto Bonaccorso, Gran Teso-riere Ennio Manzo e Gran Segretario Alberto Attolini.Anche il Gran Concilio dei Massoni Criptici, nell’ambi-to della propria assemblea, ha rinnovato i vertici per iltriennio 2006-2009.L’assemblea del Gran Capitolo dei Liberi Muratori del-l’Arco Reale in Italia, che svolge la funzione di guidadel Rito di York, ha chiuso i lavori che sono stati con-dotti dal Sommo Sacerdote Vincenzo Pulvirenti.Al meeting hanno preso parte anche il rito scozzeseantico ed accettato, con una delegazione composta dalSovrano Gran Commendatore Corrado Balacco Gabrie-li, dal Gran Ministro di Stato Rosario Morbegno e dalGran Segretario Aggiunto David Cerniglia, e il rito sim-bolico italiano che è stato rappresentato, in assenzadel massimo rappresentante Ottavio Gallego, dal GranSegretario Aggiunto Ennio Pontis.

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La Massoneria senza cappuccio.Quella che guarda a viso scoper-to e a testa alta il suo passato –che così tanto ha contribuito arendere laiche e democraticheanche nelle Marche – per rilan-ciarlo in un futuro che vuol con-tribuire a costruire all’insegna diquell’obiettivo di affratellamentosolidale e universale così prezio-so in un presente di mille conflit-ti. È questo il Grande Oriente pa-lesatosi ieri sera (21 aprile 2006)ad Ancona in occasione della pre-sentazione de “L’Italia dei liberimuratori”. Il libro è un dizionariobibliografico in cui Vittorio Gnoc-chini ha raccolto le schede illu-strative di 700 “fratelli” distintisiin campo politico e istituzionalecondizionando i poteri pubblici oagendo in essi con ruolo rappre-sentativo. Che “lo hanno fattotramando solo quando erano au-toritari, e continuano a farlo oggiin una primavera radiosa anchenelle Marche, collaborando allaluce del sole con quei poteri”, hapuntualizzato Edoardo Bartolot-ta, pediatra anconetano, MaestroVenerabile della nuova Loggia

“Guido Monina” fondata 11 mesifa, fugando le infondate e ancro-nistiche interpretazioni “di chiancora associa la Massoneria afenomeni di eversione”. “Orgoglio e ringraziamento”,quindi, per il patrocinio concessodal Comune di Ancona alla sera-ta, svoltasi alla presenza del sin-daco Surani nella sala consiliare,“un tempio della democrazia”, hadetto Gnocchini. “Nulla da mera-vigliarsi, dunque, nello scoprireche nel libro (Erasmo editore,ndr.) molti nomi famosi di mas-soni, anche marchigiani”, ha os-servato Bartolotta. A cominciareda Guido Monina, sindaco di An-cona per 12 anni, al quale è statoconferito il titolo di Grande Mae-stro Onorario alla memoria. AllaLoggia “Monina” si deve la rea-lizzazione di un ospedale in Afri-ca, a testimonianza di quel “filrouge” di presenza nel sociale trapassato, presente e futuro dellaMassoneria. Un filo rosso percor-so da Luca Guazzati, giornalista eautore di “Ancona e le Marchenella Massoneria”, e Rinaldo Fa-nesi, storico, affiliato alla Loggia

“Monina”. Guazzati, nel ripercor-rere i 140 anni di storia dell’im-portante Loggia “Garibaldi” diAncona, ha indicato come “Anco-na, a cavallo tra ‘800 e ‘900, siadiventata sotto l’influenza dellaMassoneria un centro nazionaleper una politica di lotte di eman-cipazione sociale: nel 1917 l’ac-censione della miccia della “Setti-mana Rossa” soprattutto da so-cialisti e repubblicani (molti diessi affiliati); e ad Ancona, trami-te “Patria”, un piccolo foglio fon-dato dall’arcicescovo Rodolfo Ra-gnini trasformato con fondi pon-tifici a quotidiano nazionale, partìl’attacco della Chiesa alla Masso-neria. Tra gli ex massoni celebridi Ancona, menzionati da Fanesi,l’avvocato Arturo Vecchini, sinda-co dal 1893 al 1895, Francesco An-gelini, il primo cittadino della “ri-costruzione” dal 1949 al 1963,Oddo Marinelli, repubblicano,presidente del Cln nelle Marchedurante la Resistenza, l’ex depu-tato e sindaco Domenico Pacetti.E alzi la mano, a cominciare daigiovani bevitori del sabato sera,chi sa che fu libero muratore an-

che Ferdinando Borghetti, l’in-ventore del liquore più amato da-gli anconetani.

Giampaolo Milzi

rassegna stampa 22 aprile 2006

I massoni di Ancona allo scoperto

“Non siamo sinonimo di eversione”

ANCONA – Guido Monina, France-sco Angelini, Arturo Vecchini. Treanconetani accomunati da due ca-ratteristiche: essere stati sindaci diAncona, ma anche affiliati alla mas-soneria dorica. Sono le novità cheemergono dal libro, scritto da Vit-torio Gnocchini e presentato ieri inComune, intitolato: “L’Italia dei li-beri muratori”. Una carrellata di700 biografie di personaggi di tut-ta Italia vissuti negli ultimi due se-coli e attivi nelle Logge massoni-che.

Dunque sindaci, ma anche uominipolitici di livello nazionale, im-prenditori, musicisti. Nel saggio di Gnocchini ecco altrinomi di marchigiani eccellenti: Pa-cifico Carotti, sindaco di Jesi neldopoguerra; Gaspare Spontini,grande musicista di Maiolati; OddoMarinelli, repubblicano antifasci-sta, presidente del comitato di li-berazione nazionale durante la Re-sistenza e primo prefetto di Anco-na del dopoguerra; Terenzio Ma-miani, ministro della pubblicaistruzione e senatore, di originepesarese; Ernesto Galeazzi, prota-gonista del fascismo jesino per tut-to il Ventennio; Gabriele Galantaro,di Ancona, fondatore del giornaleL’Asino; Soveriano Fogacci, tra ifondatori di un altro giornale dori-

co, Lucifero; Augusto Elia, ancone-tano, deputato di fine Ottocento, acui si deve l’arrivo di fondi da Ro-ma per la ricostruzione; GiovanniConti, ascolano, direttore del gior-nale Voce Repubblicana; GiuseppeChiostergi, senigalliese, deputatoitaliano alla Costituente del dopo-guerra; e infine uno degli impren-ditori anconetani più famosi: Ferdi-nando Borghetti, quello, per cosìdire, del Caffè Borghetti. Presenti ieri in Comune, oltre al-l’autore Gnocchini, il sindaco Stu-rani, il presidente del collegio cir-coscrizionale delle Marche deiMaestri Venerabili, Roberto Bracci,ed Edoardo Bartolotta, Maestrodella Loggia anconetana che portaoggi il nome dell’ex sindaco Moni-na.

Guido Monina

Arturo Vecchini

rassegna stampa22 aprile 2006

Corriere Adriatico del 22 aprile 2006

LIBRO / Presentato “L’Italia dei liberi muratori”: c’erano Monina, Vecchini e Angelini

Massoni, tutta la storia

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PISA – Due presenza a Pisa in meno di duesettimane da parte del Gran Maestro del Gran-de Oriente d’Italia Gustavo Raffi. La prima inoccasione di un meeting del Rotary Club, laseconda per la presentazione alla DomusMazziniana del libro “La Massoneria a Pisadalle origini ai primi del novecento” scritto daidocenti universitari Sergio Piane e IppolitoSpadafora. Due situazioni diverse ma che di-mostrano come per i vertici nazionali dellaMassoneria Pisa sia una città tutt’altro che se-condaria.D’altronde qui, tra Pisa, Livorno e Lucca, sono

nate le prime Logge italiane (le cosiddette “of-ficine”). “Non si può parlare della storia dellaToscana senza parlare delle Logge massoniche”ha detto durante la presentazione del libro Ar-turo Pacinotti, presidente del Collegio circo-scrizionale dei Maestri Venerabili della Tosca-na. “Le Logge che hanno dato vita alla Masso-neria italiana – ha ribadito il Gran Maestro Ag-giunto del Grande Oriente d’Italia MassimoBianchi – sono partite proprio da qui e in par-ticolare dal triangolo Livorno-Pisa-Lucca”.Una tradizione – è stato sottolineato durantel’incontro alla Domus Mazziniana – che ha

portato la nostra regione a essere quella conla più alta densità di Logge e massoni. Il librodi Piane e Spadafora è stato comunque un’oc-casione per avvicinare i cosiddetti profani. “Èindubbio – ha detto il professor Gian MarioCazzaniga del dipartimento di filosofia dell’U-niversità di Pisa presentanto il libro – che ilnostro ateneo costituisca da secoli un luogo diincontro e di confronto culturale tra perso-naggi di varia provenienza che avevano co-munanza di pensiero basato su identità, anar-chia, repubblica e Massoneria”.

Doady Giugliano

rassegna stampa 27 aprile 2006

Nate qui le prime “Officine”Non è un caso che il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia

sia venuto a Pisa per due volte nelle ultime due settimane

ANCONA - Fu il primo prefetto del periodopost-fascista in città ma anche avvocato,giornalista e presidente del Cln regionale. Glianconetani non hanno mai dimenticato OddoMarinelli tanto che a lui è stata dedicata unamostra documentaria. Si intitola ‘Una vita perl’ideale’ l’esposizione di foto, testi e docu-menti curata da Paola Pizzichini inauguratal’altro ieri presso la sala-mostre al pianterre-no del rettorato in piazza Roma e che saràpossibile visitare fino a sabato 27 maggio. Lamostra, organizzata dall’Archivio di Stato di

Ancona e dall’Istituto regionale per la storiadel movimento di liberazione della Marche(Irsmlm), ha lo scopo di sottolineare l’impe-gno politico e sociale di Marinelli, personag-gio di spicco della prima metà del Novecen-to: repubblicano, membro dell’assemblea co-stituente, fu vice sindaco, assessore del Co-mune e infine prefetto nel 1944. L’avvocatopartecipò alla vita culturale entrando a farparte di molte associazioni tra cui quellamassonica, affiliato alla Loggia “GiuseppeGaribaldi” di Ancona come il padre Annibale

e il fratello Manlio. È intervenuto all’inaugu-razione della mostra, il Gran Maestro GOI(Grande Oriente d’Italia) di Palazzo Giusti-niani, Gustavo Raffi insieme al presidentedell’associazione mazziniana italiana RobertoBalzani, ai rappresentanti dell’Irsmlm PietroRinaldi Fanesi e Massimo Papini, a FedericoValacchi dell’Università di Macerata e e Gio-vanna Giubbini e Luigi Londei, direttori ri-spettivamente degli archivi di Stato di Anco-na e Roma che hanno coordinato l’incontro.

(ga. gi.)

“Una vita per l’ideale”, la mostra sull’impegno politico e sociale dell’avvocato

Foto e documenti per ricordare Oddo Marinelli

Massoni, Templari e il Codice da VinciANCONA – Niente più di un romanzo, sostiene laMassoneria. Esagerazioni a parte, ci sono fattistorici provati, sostengono invece i Templari. Suun punto convergono. Il Codice da Vinci di DanBrown va preso come uno stimolo ad approfon-dire questioni spirituali e sapienza antica. Intantoesce il film e si continua a discutere della sua ve-ridicità storica. La ricerca del misterioso SantoGraal da sempre accende gli animi e chiama incausa segrete fratellanze. Quelle che oggi semprepiù spesso vengono allo scoperto, per ridefinire

il loro ruolo nella storia e prendere le distanzedalle deformazioni. Anche nel Codice compaionotemplari e Massoneria, collegati a quel Prioratodi Sion, che secondo Les Dossiers Secrets sco-perti nel 1975 sarebbe nato per proteggere la di-scendenza di Cristo. Il Codice riprende le versio-ni apocrife per cui Gesù si sarebbe sposato conMaria Maddalena. Sarebbe lei a conservare ilsang réal, il sangue reale da cui il Santo Graal.L’importanza del principio femminile così affer-mata sarebbe stata poi negata dal consiglio di Ni-cea e portata avanti dall’Opus Dei, a costo di eli-minare quella discendenza viva ancora oggi. “Affermare con certezza che Gesù sposò MariaMaddalena è avventato quanto sostenere che non

“Codice da Vinci” al cinema: incontri e polemiche

rassegna stampa19 maggio 2006

rassegna stampa Ancona, 19 maggio 2006

Niente più di un romanzo, sostienela Massoneria. Esagerazioni a parte,ci sono fatti storici provati, sosten-gono i Templari. Su un punto con-vergono. Il Codice da Vinci di DanBrown va preso come uno stimoload approfondire questioni spiritualie sapienza antica. Lo hanno dettoPaolo Corallini Garampi, Gran Can-celliere e Grande Archivista dell’O-smth (di Osimo), e Gustavo Raffi,Gran Maestro del Grande Oriented’Italia. Sempre critica la posizionedella Chiesa.

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ebbe mai esperienze terrene. Se nella Bibbia c’è scritto che fu fattocarne, che patì la sete nel deserto, se c’è scritto crescete e moltipli-catevi, sarebbe una contraddizione che l’unica attività a lui preclusafosse l’amore” riflette Paolo Corallini Garampi, Gran Cancelliere eGrande Archivista dell’Osmth (di Osimo), unico ordine internazionaledi templari finora riconosciuto dall’Onu. Ha letto il libro e ha già pre-notato il posto al cinema. “Devo pesare le parole – spiega – ma noncredo che Brown sia uno sprovveduto, ha conoscenze approfondite incampo esoterico, simbolico. C’è una duplice lettura, come nelle para-bole. Quella per tutti e per questo il libro contiene esagerazioni ap-petibili, per attirare l’interesse su tematiche abbandonate. Da cristia-no cattolico capisco la preoccupazione della Chiesa. Poi c’è la letturaper iniziati che sanno cogliere gli input che partono da verità prova-te”. È questo il punto dal quale invece la Massoneria prende le distanze.“Se non c’è supporto di documenti e di archivio, il resto è fantasia, lomettiamo nel Codice da Vinci” ha esordito Gustavo Raffi, Gran Mae-stro del Grande Oriente d’Italia mercoledì ad Ancona durante la pre-sentazione di un lavoro su Oddo Marinelli, in mostra al Rettorato. Illibro l’ha terminato per correttezza, dovendo incontrare la stampa sta-tunitense. A New York è anche andato al 243 di Lexington Road chenel libro di Brown è indicato come la sede dell’Opus Dei. “In effetti loè. A parte questo, il libro è un romanzo e come tale va assunto. Noncome se contenesse verità storica o addirittura dottrinale”. La sceltadi non proiettare la pellicola da parte della Chiesa secondo Raffi “fapubblicità al film stesso ed è una forma di intolleranza. Inoltre, se met-to sul tavolo un Tommaso o un Agostino, non credo che un film pos-sa demolire una tale impalcatura. Se c’è una verità, forse è che il Cri-stianesimo, quando si pone il problema dell’autenticità del messaggio,ha dovuto scegliere tra gli scritti. Il libro di Brown può essere uno sti-molo a riscoprirne le motivazioni”. Nel libro “c’è odore di Massoneria– conclude Raffi – ma c’è un punto emblematico. Si accusa la Chiesadi essere maschilista, che avrebbe compresso l’anima dell’eterno fem-minino, laddove la Massoneria tutt’oggi non ammette donne. Dunqueil conflitto tra Massoneria e Chiesa è fantasioso”.

Claudia Gentili

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SIRACUSA. Un’intensa giornata di studi, nella mattinata di ieri, aPalazzo Impellizzeri: “Massoneria e Democrazia nell’Europa Medi-terranea” ha visto insieme istituzioni pubbliche, uomini di culturae importanti personaggi del Grande Oriente d’Italia. Di fatto, all’a-pertura dei lavori, il sentito benvenuto del dottor Biagio Scandur-ra, attivo membro dell’associazione “Giordano Bruno” e della Log-gia “Archimede” di Siracusa, si è rivolto a un’affollata sala (parte-cipe anche al femminile) di intellettuali, liberi professionisti ed ar-tisti aretusei. Seguito, in primis, dal saluto delle autorità convenu-te: il sindaco Bufardeci, orgoglioso nel ricordare l’opera massoni-ca del padre, come di altri membri della sua famiglia; e, insiemea lui, il presidente della Provincia, Bruno Marziano, nel sottoli-neare la “scelta coraggiosa” da parte della massoneria “di mani-festarsi in pubblico”.Di notevole interesse, poi, gli appropriati interventi di alcuni stu-diosi della materia, intervallati dal professor Giuseppe Lombardo,nelle esemplari vesti di moderatore: il professor Luis Pablo Martindell’Università di Clermond-Ferrand, su “Gli Architetti della Re-pubblica. Massoneria e Democrazia in Spagna fra 800 e 900”; ilprofessor Fulvio Conti dell’Università di Firenze, su “Massoneria atradizione democratica in Italia e Francia fra XIX e XX secolo”, unricco excursus storico le cui origini risalgono al ‘700 anglosasso-ne; il dottor Bent Parodi, giornalista e scrittore, su la “MassoneriaMediterranea fra 700 e 800”, in particolare sulla formazione dellaLoggia “S. Giovanni di Scozia” a Palermo; il professor SalvatoreAdorno, presidente della Società Siracusana di Storia Patria, su le“Elite politiche e Municipio a Siracusa fra 800 e 900”.A conclusione, carismatico ed incisivo il messaggio del Gran Mae-stro del Grande Oriente d’Italia, avvocato Gustavo Raffi, sulla Mas-soneria come “religione civile”, spinta pedagogica verso la libertà,la fratellanza, la democrazia.

Daniela Frisone

storia e cultura

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21 maggio 2006

(segue da pagina 5)

Luigi Londei ha aperto i lavori sot-tolineando la presenza di Oddo Ma-rinelli nei momenti salienti della sto-ria non solo anconetana e marchi-giana, ma italiana. Repubblicano diala antifascista, ribelle, antimilitare,irredentista, interventista, giornali-sta, sindacalista anche, protagonistadella “Settimana rossa”, il suo è unricco fondo di carte, lettere e docu-menti che l’Archivio anconetano haacquisito dagli eredi nel 2000 senzaalcun elenco o corredo. Tanto piùpregevole è stato dunque il lavorod’archiviazione, ha rilevato il diret-

tore Giovanna Giubbini anticipandoil prossimo che dovrebbe esseresulle carte di Giovanni Conti, nomi-nato vice presidente dell’Assembleacostituente il 28 giugno 1946. Il sindaco di Ancona Fabio Sturaniha portato i suoi saluti auspicandoche la città tragga esempio dallabiografia di personaggi come OddoMarinelli.Il rappresentante della Deputazionedi storia patria per le Marche, Picci-nini ha anticipato il ritorno l’annoprossimo ad Ancona del Dipartimen-to marittimo in Adriatico con unamostra sul mare e le celebrazioni di50esimo anniversario. Gli storici ricercatori Rinaldo Fanesie Massimo Papini hanno poi relazio-nato il lavoro di ricerca per rico-struire la biografia e la caratura diOddo Marinelli alla luce dei docu-menti acquisiti.

Rinaldo Fanesi ha tracciato i collega-menti tra l’impegno politico militan-te di Marinelli durato mezzo secoloe gli snodi della storia italiana. Natoil 24 gennaio del 1888, la sua venarepubblicana si deve non poco allasua famiglia. Madre maestra elemen-tare, il padre Annibale era barbiere epresidente della cooperativa dei bar-biere di Ancona, tra le cui iniziativedi solidarietà c’erastata una cassa comu-ne portata avanti per2 anni. Nella precoceattività militante diOddo che nel frattem-po si laurea in Leggea Urbino, grande pe-so ebbe l’influenzadel fratello maggioreManlio poi morto sulCarso. Con lui fonda edirige giornali politici

tra cui “La Giovine Italia”, organiz-zando la Federazione giovanile na-zionale repubblicana. Sotto la guidadi Marinelli, la federazione giovanilesi caratterizza per una forte identitàautonoma rispetto al partito, piùorientata verso il pensiero mazzinia-no e l’internazionalizzazione. Allaguida del partito in quegli anni c’e-rano due marchigiani Giovanni Con-

ti e Oliviero Zucca-rini. È in questo spi-rito che Oddo si in-teressa alla questio-ne di Trieste e all’ir-redentismo. Saràarrestato, poiespulso dall’Austriadopo 3 mesi di pri-gione. Nel 1913 co-stituisce anche laFederazione dei La-voratori del Porto eIl sindaco Fabio Sturani

ANCONA / Convegno al Rettorato per celebrare l’impegnopolitico e sociale del fratello Oddo Marinelli

“Una vita per l’ideale”

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con il fratello Manlio aderisce allaMassoneria, entrando nella Loggia“Giuseppe Garibaldi” di Ancona cheè anche quella del padre Annibale.Nel 1914 è protagonista della “Setti-mana rossa”. Si trova al comizio diVilla Rossa insieme a Pietro Nenni(allora nelle Marche per dirigere “LaVoce” prima e il “Lucifero” poi) edErrico Malatesta. Dopo l’eccidio, Od-do userà le sue competenze di av-vocato, sottoponendo a controllotutti i moschetti dei Carabinieri im-pegnati in quella circostanza. Daquesto trasse le prove sui colpi mor-tali sparati durante il comizio e pro-babilmente per questo fu perseguita-to. Da questo episodio, Oddo Mari-nelli si affaccia sulla scena della rap-presentanza istituzionale. Si arruolacon i garibaldini nella Legione italia-na in Francia. Nel 1919 si trova a Trie-ste come direttore del foglio repub-blicano “L’Era Nuova” da cui appog-gia l’impresa fiumana di GabrieleD’Annunzio. Dalle carte emerge an-che che avrà un ruolo non margina-le nella questione. Sarà infatti pre-sente a Fiume e dirà a D’Annunzio dinon sbarcare ad Ancona come baseper una marcia su Roma, perchécittà troppo sovversiva. Importantenella biografia di Marinelli sarà il1920, anno in cui diventa direttoredel “Lucifero” e assessore nellaGiunta Domenico Pacetti. Altro annoimportante è il 1922. Anno della mar-cia su Roma, dello scioglimento del-le organizzazioni massoniche. OddoMarinelli cercherà un compromessocon il nuovo regime, ma manterràposizioni antifasciste, anche difen-dendo come avvocato i lavoratorivessati da padroni fascisti. Sarà perquesto controllato come “oppositoredel regime” anche una volta ritirato-si a vita privata. Per questo atteggia-

mento, diventerà poi presidente delCln marchigiano e primo Prefetto diAncona dopo la liberazione.La relazione di Massimo Papini hainvece teso a tracciare i “nodi” Ma-rinelli. Repubblicano, antifascista.Radiato perché durante il regimecontinuava a lavorare e si pensavadunque che godesse di particolari li-bertà. Oddo Marinelli sarà in quelperiodo direttore del “CorriereAdriatico”, voce dell’antifascismoma anche specchio delle sue con-traddizioni, in primis con il patto dipacificazione tra fascisti e antifasci-sti dopo l’8 settembre. Marinelli saràanche uno degli artefici della libera-zione di alcuni gerarchi fascisti. Conil patto, Marinelli diceva di voler te-nere unito il popolo italiano, spac-cato dal regime. Intanto Marinelli siimponeva come punto di riferimentoper il fronte antifascista, le cui riu-nioni avvenivano nel suo studio divia Goito. Da qui divenne presiden-te del Comitato di liberazione mar-chigiano. In questo ambito si pre-senta anche il “caso Tiraboschi”,amico di Marinelli, destituito dalPartito d’Azione e sostituito a capodella resistenza marchigiana daAlessandro Viaia, uomo mandatodalla sinistra del nord Italia. La sini-stra vedeva Marinelli come un osta-colo, ma era lui a legittimare l’anti-fascismo marchigiano facendoviconfluire tutti gli strati della societàe ponendo la sede del Cln nella suacasa di campagna. Il 18 luglio Anco-na viene liberata e Oddo Marinelliviene nominato Prefetto. Patto tri-partito. Cln viene trasformato inconsulta e in prospettiva sarà quel-lo che diventerà poi l’ente regione.Marinelli si ritira esce dal partito d’a-zione e nel ’50 anche dalla massone-ria, deluso. Si dedica all’apicoltura.

La parola è stata a questo punto la-sciata al Gran Maestro Gustavo Raf-fi che ha sostenuto l’iniziativa. IlGran Maestro ha ribadito l’impor-tanza del lavoro d’archivio su cartee documenti per comprendere lospessore di un personaggio, metten-do vicine le attività di uno storico equella di un avvocato. Senza questotipo di supporto, ha chiaramentedetto Raffi, il resto è fantasia da af-fidare al Codice da Vinci. Raffi haplaudito anche al prossimo lavoro,dedicato a Giovanni Conti. Ha poispiegato le motivazioni di tale inte-resse sui massoni che hanno contri-buito fortemente alla nascita dell’Ita-lia e che sono stati etichettati in mo-di sbagliati, per ciò che non erano.Che Marinelli aderisca alla Massone-ria in un momento di tensione non èun caso. L’aspetto che più lo inte-ressa in questa complessa figura an-conetana non è l’esperienza fiuma-na, ma la sua posizione nel momen-to in cui incalza il fascismo, di cuinon subisce il fascino. Oddo Mari-nelli è un combattente che anteponela libertà a ogni altra cosa. Interes-sante anche vedere l’azione dellaMassoneria in quegli anni. Non miscandalizzo del discorso sulla paci-ficazione di Marinelli, che non è di-verso dall’esperienza dei fascistirossi, quando il giovane Enrico Ber-linguer da segretario del Fronte del-la Gioventù convinto fautore del dia-logo, traghetta i giovani del partitosociale nel Comunismo. La posizio-ne è quella “di non condannare ineterno”, perché chi sbaglia non sba-glia in eterno. È importante ancheper quello che fu il periodo triesti-no, dimostrando come il circolo“Garibaldi” fu una fucina dell’irre-dentismo triestino. Quest’uomo digrande aplomb è stato nei grandi

eventi della storia italiana, uomo difrontiera prima, più moderato poi.Dove si opera per consentire al no-stro popolo di avere una memoria –ha concluso Raffi – lì ci saremo. Laconoscenza e l’istruzione sono l’uni-ca difesa in questi tempi di confu-sione. Un popolo senza memoria èun popolo senza domani.Roberto Balzani presidente dell’As-sociazione Mazziniana, ha racconta-to anche attraverso ricordi famiglia-ri personali come già 20 anni fachiese all’allora suo insegnante al-l’Università di Firenze Giovanni Spa-dolini di poter scoprire una figuracome Oddo Marinelli. Spadolini loconsigliò di chiedere ai vecchi e la-vorare per testimonianze orali. Oggic’è invece finalmente un archivio perchi vuole studiare questa figura.Balzani ha poi citato le esperienzedi Oronzo Reale, segretario nazio-nale dei giovani repubblicani nel ’22che, costretto a scegliere in un par-tito spaccato a metà dal fascismo,scelte l’antifascismo. La Federazionegiovanile repubblicana si considera-va equidistante da partito repubbli-cano e partito mazziniano. Balzanirileva chiaramente come Oddo Ma-rinelli non possa essere spiegato at-traverso uno schematismo ideologi-co, non si possa schiacciare su cli-ché: antifascista, ma non fino in fon-do, repubblicano che poi lascia ilpartito, antimilitarista, antiparla-mentarista, anti tutto. Grazie allecarte che lo riguardano ora raccoltenell’archivio, emerge ancora piùchiaramente come egli sia un irrego-lare straordinario e un pezzo dellabiografia della generazione marchi-giana del XX secolo.Federico Valacchi ha tirato le fila sul-l’importanza del lavoro di archivio edi quello poi confluito nel catalogo acorredo della mostra su Oddo Mari-nelli. Gli archivisti, ha inoltre fattonotare, sono intermediari di memo-ria che devono stare attenti a non in-fluenzare il lavoro storico-scientificocon la propria passione. La giovane curatrice Paola Pizzichiniha infine ringraziato tutti i già men-zionati soggetti che hanno reso pos-sibile il lavoro, la realizzazione del-la mostra e del catalogo durati circaun anno e mezzo. L’approccio collaborativo è stato ri-lanciato, lodato e ulteriormente au-spicato come metodo fondante diquesto tipo di iniziative, dal coordi-natore Luigi Londei che ha chiuso ilavori prima di invitare i presenti avisitare la mostra.

Claudia Gentili

Pietro Rinaldo Fanesi Luigi Londei Paola Pizzichini Il pubblico in sala

Massimo Papini Roberto Balzani Il tavolo dei relatori

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Si è tenuto all’Università di Cassino il 16 mar-zo 2006 il convegno su “Letteratura e lin-guaggi della guerra”. Vi hanno partecipato, tragli altri, il Nobel ungherese Imre Kertézs e gliscrittori Mario Rigoni Stern, Stanislao Nievo eFranco Cuomo, del quale pubblichiamo l’inter-vento.

Il giornale di stamattina è già vecchio. Cartastraccia. Non è vecchia l’Iliade, non è vecchial’Anabasi, non è vecchia la Gerusalemme libe-rata, non è vecchia la Chanson de Roland. Èvecchio il conflitto in Iraq, che doveva risol-versi in pochi mesi. Sono vecchie le guerre di-menticate in ogni angolo di mondo. Non èvecchia la guerra di Troia, non è vecchia la sa-ga favolosa di re Artù né quella carolingia.Perchè vi dico questo? Perchè per accostarsialla letteratura della guerra, per entrare neisuoi linguaggi e decodificarli, bisogna travali-care la storia e ricercare le proprie fonti neimiti, nelle leggende, nelle antiche cronache. Quello che mi propongo di evidenziare inquesta sede sulla base della mia esperienza dinarratore – non di storico – è che le fontileggendarie non rappresentano soltanto unostrumento d’indagine insostituibile, ma sonodi gran lunga più efficaci ed esaustive dellestesse fonti storiografiche al fine di esplorareciò ch’è celato nelle pieghe più oscure deltempo, laddove v’è nebbia, mistero ed enig-ma. Perchè, a differenza dello storico, il nar-ratore è affrancato dall’onere della prova, edha per questo più chance di avvicinarsi a unaverità plausibile. Può infatti muoversi entro unmargine di libertà creativa che gli consenta diaffidarsi a intuizioni e deduzioni del tutto ori-ginali, traendone un’analisi spregiudicata deifatti che al cronista tradizionale è inibita.Così, le indicazioni che lo zelo del cronistanon è riuscito a tramandarci per l’insufficien-za della documentazione, può fornircele ilbardo con la forza della sua immaginazione,nella quale confluiscono le passioni dei popo-li, retaggio di una conoscenza spesso incon-sapevole ma latrice di verità imprevedibili. Èil potere imperscrutabile dell’animo popolare,che nel confezionare leggende si avvale di ve-rità perdute. Un esempio significativo in tal senso è quellodi Roncisvalle. Lo storico Eginardo, il più at-tendibile perchè a conoscenza diretta dei fat-ti in quanto segretario e biografo di Carloma-gno, liquida l’episodio in poche righe definen-dolo militarmente irrilevante anche se doloro-so per la perdita dei paladini Anselmo e Or-lando, cari al re. La sua versione è che la re-troguardia franca sia caduta in una imboscatadi comuni predoni baschi, avidi di bottino.È difficile immaginare i guerrieri più esperti

dell’epoca, addestrati a combattere su ogniterreno, già vittoriosi sui sassoni e sui longo-bardi, intrappolati e finiti a bastonate da unabanda di selvaggi montanari. Eginardo non spiega che ci facessero i paladi-ni nella retroguardia e non, come prescrivevail loro ruolo, accanto al re in testa all’eserci-to. Nè chiarisce perchè mai un’armata intattae vittoriosa, che si ritira in bell’ordine, avessebisogno di una retroguardia comandata da co-sì eccellenti guerrieri. La verità plausibile è che la retroguardia fran-ca fosse una “unità di ritardo”, come si diceancor oggi nel linguaggio militare, cioè desti-nata a sacrificarsi per proteggere le terga al-l’esercito in ritirata. Per questo era compostadei migliori guerrieri, in grado di resistere al-meno una giornata all’attacco degli inseguito-ri. Per questo era comandata da Orlando. Perquesto era più numerosa di quanto richiestoin circostanze normali.Ma allora chi erano gli inseguitori? Intorno aSaragozza e lungo l’Ebro c’erano le forze riu-nite di tutti gli emiri di Spagna, tenute fino aquel momento in scacco dai franchi; ma almomento in cui Carlo decide di ritirarsi e l’e-sercito si dispone in lunga fila per valicare imonti, i mori colgono l’occasione per ricom-pattarsi e concentrarsi alle loro spalle, perfarne strage.Così l’unità di ritardo si attesta sull’ultimo va-lico dopo il passaggio di tutti gli altri e atten-de l’orda mora per impedirle di dilagare oltreil crinale verso la Francia, dove re Carlo conil grosso dell’esercito è già in salvo.

Questo eroico sacrificio dei paladini, che lacronaca di Eginardo minimizza viene inveceenfatizzato dalla fantasia popolare, che trovala sua espressione più trascinante nella Chan-son de Roland.Riscontri storici successivi dimostrano che co-sì andarono le cose. Basta il fatto che i cadu-ti di Roncisvalle vennero beatificati dalla chie-sa franca come “martiri della fede”. Ancor og-gi, nel calendario liturgico, è celebrato il 15agosto il culto (ormai desueto) di Orlando edegli altri caduti. Il che non sarebbe stato pos-

sibile se la retroguardia non si fosse sacrifica-ta per arginare l’armata musulmana ma fosseinvece finita in un’imboscata di briganti ba-schi.Ma perché allora lo storico Eginardo ridimen-siona una pagina così eroica dell’epopea ca-rolingia? Lo fa perchè parla il più asettico dei linguag-gi della guerra: quello della Propaganda. Facome un qualsiasi giornalista di regime (e luilo era) della “disinformazia”: per non scalfirel’immagine dell’esercito franco, rimasto fino aquel giorno invitto, ammettendo una sconfittada parte degli arabi. Lo fa per non fare il gio-co della propaganda islamica.Il linguaggio della guerra non era un tempomeno ipocrita di oggi.Si apprende dagli Annali del regno dei Franchiche in 46 anni di regno di Carlo ve ne fu so-lo uno di pace: il 790. I Franchi ne furono sgo-menti, come di fronte all’eventualità di una ca-restia o inondazione. Laconici e allarmati, an-notarono i cronisti frasi come “niente guerraquest’anno”, “nessuna spedizione militare” oaddirittura “pace: arrugginiscono le armi”. Carlo stesso ne fu spiazzato, al punto da riu-nire il consiglio dei suoi più saggi collabora-tori per interrogarsi sul da farsi. Temeva diapparire pigro. Emanò nuove leggi, progettòopere pubbliche, riunì assemblee popolari. La verità era che l’assenza della guerra scalfi-va un interesse economico vitale, dato che al-lora come oggi si combatteva – se non per ilpetrolio – per l’oro, per il grano, per il ferro.Per un bottino insomma che assicurasse la so-pravvivenza di un popolo a scapito di altri.Tale interesse non veniva tuttavia enfatizzatoma posto in secondo piano attraverso a ungenere di propaganda distraente, tendente aevidenziare una realtà ideale, pregna di reli-giosità e simbolismo.Quello della guerra è un linguaggio di simbo-li, di segni, di evocazioni religiose. L’armatu-ra stessa del guerriero è un libro di ferro e dicuoio, nel quale è possibile leggere la ragiond’essere della cavalleria e i doveri del cava-liere. Ne dà una esemplificazione magistrale ilmistico catalano Raimondo Lullo, grande Mae-stro ed iniziato, nel suo Libro dell’Ordine del-la cavalleria.

Raimondo Lullo

La sua tesi è chearmi ed armaturadel cavaliere (alpari degli stru-menti operativi di

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Letteratura e linguaggi della guerraper un messaggio di pace

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paqualsiasi corporazione di mestiere, come lasquadra e il compasso per i muratori e gli ar-chitetti preposti alla costruzione delle catte-drali) costituiscano un codice di segni acces-sibili solo all’iniziato, dal quale dedurre gliaspetti più sottintesi dell’impresa cavalleresca.Il primo e più evidente di questi simboli è l’im-pugnatura della spada in forma di croce, maanche la lama ha un suo significato specifico:è dotata di due tagli convergenti su di un’uni-ca punta per poter dare a ciascuno il suo.La corazza, incardinata e chiusa da ogni lato,rappresenta mura e castello contro il vizio,l’errore, il tradimento. La gorgiera, che strin-ge il collo per proteggerlo, simboleggia la fe-deltà cui è tenuto il cavaliere (come un canealla catena, trattenuto dal collare) nei con-fronti della parola data e dei precetti che hagiurato di osservare. L’elmo, difendendo la parte più alta e nobiledel corpo, sede di volontà e pensiero, raffigu-ra la vergogna del disonore, dalla quale maideve distrarsi il cavaliere. L’usbergo, gli spal-lacci, le cubitiere a protezione dei gomiti, lemanopole, le ginocchiere, ogni cardine o vitedell’armatura, tutto ciò che il guerriero indos-sa ha un senso mistico e filosofico, non privodi una sua connotazione pratica, tendente aricordargli senza sforzo quali siano i doveridel suo stato.Perfino i calzari di ferro non sono indossati alsemplice scopo di difendere dai colpi piedi egambe, ma per ricordare al cavaliere il com-pito specifico di proteggere i viandanti e man-tenere la sicurezza delle strade. Come gli spe-roni devono ricordargli la prontezza dell’in-tervento cui è chiamato ogniqualvolta si trat-ta di raddrizzare un torto; come il mantello,esposto al vento e al sole sull’armatura, gli ri-corda le sofferenze da patire in nome dellacavalleria; come lo scudo, metafora della suastessa persona, gli ricorda il dovere d’inter-porre il proprio corpo – e la vita – tra i col-pi dell’arroganza e le ragioni del diritto. Ha un significato anche la sella, che tenendoil cavaliere fermamente assicurato alla caval-catura esprime la fermezza del suo cuore. Nehanno le redini e il freno, che indicano la ne-cessità di ben condurre la propria esistenza edi frenare la lingua contro la tentazione di di-re cose inutili, false o malvagie. Ne ha la te-stiera del cavallo, che precedendolo nell’as-salto ammonisce ad anteporre la ragione al-l’azione impulsiva.La lancia dritta e rivolta verso il cielo rappre-senta la verità che nessuna forza può piegare;e lo stendardo fissato alla sua punta un attri-buto essenziale della verità, quale il diritto dipotersi dichiarare liberamente col proprio no-me, senza censura o inganno. La mazza è laforza devastante dell’amore di cui l’animo ca-valleresco è capace. Il corto pugnale detto“misericordia” è una concessione alla pietà,ma anche un realistico richiamo alla necessitàdi adeguare le armi alla distanza – in tutti isensi – dell’avversario: se troppo vicino peressere colpito di lancia o spada, va affrontatocon arma corta.C’è in questo cumulo di simboli un intento si-

mile a quello che ispira l’abbigliamento sacer-dotale, dove in paramenti e le insegne sonofunzionali al mistero del rito religioso. Il chevale anche per il cavaliere, che al pari del pre-te è un iniziato.Qui il linguaggio della guerra travalica la con-tingenza del mestiere e delle regole che loispirano per addentrarsi su di un terreno me-tareligioso, che non è esclusivo della cristia-nità, dell’islam, dell’ebraismo, ma comune aogni popolo in armi.Domina infatti ogni scenario di guerra la divi-nità, fatalmente in campo ad ogni conflitto.Ogni esercito ha i suoi dei o un proprio fato,che lo pone al di sopra dell’avversario.

Il “Dio lo vuole” dei crociati e l’Inshallah del-l’Islam non sono invenzioni di due integralismicontrapposti: ritroviamo lo stesso principiodel dio guerriero nell’Iliade e nell’Eneide, tragreci e romani, nelle saghe celtiche, tra i po-poli primitivi ed evoluti di ogni continente.Perfino la peggiore schiuma degli eserciti diogni tempo, le SS hitleriane, avevano permotto Gott mit uns, cioè “Dio con noi”.La mia esperienza attraverso la scrittura e ladecodificazione dei linguaggi della guerra si èsvolta per forza di cose su lunghezze d’ondadiverse. Altro è raccontare Roncisvalle e lecampagne di Carlo. Altro è decifrare il miste-ro dei templari, le ragioni della loro ricchezzae le cause della loro rovina. Altro ancora èinoltrarsi in certi misteri a noi più vicini manon meno cupi, meno raggelanti delle più ne-fande crudeltà medievali.Per questo vorrei concludere, con un cenno almio ultimo libro, che investiga in un misterodel nostro tempo: s’intitola I dieci, e ricostrui-sce la vicenda dei dieci “scienziati” italiani chenel 1938 firmarono il “manifesto della razza”,legittimando così le leggi razziali e la tragediache ne seguì. In cifra la deportazione senza ri-torno di ottomila persone, di cui 700 bambini.Dieci firme, dieci rei confessi. Non presunticriminali, non semplici indiziati, non accusatiin base a prove più o meno convincenti, marei confessi, poichè apposero le proprie firmeal documento.Ebbene, non sono stati mai perseguiti. Nessu-no ha chiesto loro conto di niente, neanchedopo la caduta del fascismo. In questo è il mistero: nel segreto della loro in-toccabilità. Non soltanto i dieci conservarono lecattedre e i loro privilegi, ma vengono tuttoracelebrati nella toponomastica urbana e scola-stica, con award internazionali e via dicendo.Eppure non si erano limitati a un apportoideologico al razzismo italiano (il che non sa-rebbe comunque un’attenuante: si pensi a Ro-

senberg, l’ideologo del razzismo tedesco, im-piccato a Norimberga) ma avevano assuntoincarichi operativi, gestendo in maniera diret-ta il piano per la soluzione finale. Non inquanto semplici gregari, ma alti dirigenti del-l’ufficio della razza del ministero dell’interno. Esistono prove certe dei loro incontri a Berli-no con Himmler, Hess e lo stesso Hitler, rivoltia programmare una linea d’azione comune.Esistono prove certe di visite ai campi di ster-minio e del riconoscimento, da parte di Hitler,con prestigiose onorificenze, del contributoitaliano al razzismo mondiale. Esistono provecerte di una loro ispezione al campo di Sach-senhausen, già operante nel 1938. Una visitache dimostra come i dieci fossero perfetta-mente al corrente della verità senza veli sulgenocidio al quale collaboravano.Ma tutti gli addetti ai lavori sapevano. Esisteprova che già dal 1936 esperti della poliziaitaliana avevano visitato il campo di Dachau,attivo e funzionante presso Monaco. Pubbliconel mio libro il rapporto circostanziato di uncerto ispettore Petrillo del ministero dell’inter-no, che dimostra la perfetta consapevolezzaitaliana del piano di sterminio e la piena vo-lontà di parteciparvi. In conclusione, la polizia del duce sapevaquanto c’era da sapere sulla realtà dei lager.Sapevano i dirigenti, sapevano i gregari. Sa-pevano gli addetti ai lavori degli uffici per larazza. Sapevano i questori – almeno i piùcontigui alla figura di Mussolini – e i loro di-pendenti. Ed anche i magistrati sapevano. Sapevano igiuristi del comitato di collaborazione italo-germanica che si erano incontrati a Vienna nelmarzo 1939 per sottoscrivere una risoluzionecomune in materia di razza e diritto. Riporto nel mio libro i loro nomi, molti deiquali divenuti eccellenti in età repubblicana,ma voglio farne adesso uno per tutti – il piùclamoroso, quello di Gaetano Azzariti, dive-nuto dopo la caduta del fascismo presidentedella Corte Costituzionale, quindi massimogarante delle libertà civili e democratiche del-la Repubblica italiana.Ebbene, Gaetano Azzariti aveva presieduto iltribunale della razza e collaborato attivamen-te con il ministro Buffarini Guidi, poi giusti-ziato nel carcere di San VittoreLa mia inchiesta parte dai dieci, ma si allargaa macchia d’olio. Al primo manifesto se ne ag-giunse un altro di adesione alle tesi razzistedei dieci: lo firmarono 330 personalità dell’e-poca, giornalisti, funzionari, medici, economi-sti, preti, artisti, scrittori e via dicendo, tuttagente che aveva sgomitato per poterci essere,anche senza avere subito particolari pressio-ni, solo per calcolo, zelo, protagonismo. Li nomino tutti con vergogna. Molti venneroriciclati con grandi onori nella più alta no-menklatura della Repubblica.C’è tra i firmatari padre Agostino Gemelli, og-gi in odore di santità per un processo di bea-tificazione che adesso si prospetta di esitomolto incerto. Fu infatti uno dei più accanitisostenitori – con articoli, discorsi e documen-ti che sono sotto gli occhi di tutti – della ne-

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cessità di discriminare dalla società civile il“popolo deicida” d’Israele. E c’è Amintore Fan-fani, uno dei “padri” della Costituzione repub-blicana, il quale si affrettò, senza alcuna pres-sione, senza nessuna sollecitazione, ma perpuro zelo personale, ad elaborare una contor-ta teoria economica della razza, sostenendoche la purezza della stirpe fosse una premes-sa essenziale per la prosperità di un popolo.

Padre Agostino Gemelli Amintore Fanfani

La semina di morte dei dieci scienziati e di tut-ti coloro che si erano accodati al loro carro die-de velocemente i suoi frutti. Fu un crescendo.

C’erano trentotto campi di concentramento infunzione nell’Italia controllata dai fascisti re-pubblichini e dai tedeschi alla fine del ’43. Ilpiano di internamento con ordine di “imme-diata esecuzione” era stato sottoscritto dalministro Buffarini-Guidi, il 1º dicembre 1943. Erano luoghi d’attesa – campi “provinciali”,come li aveva chiamati il ministro – nei qualiradunare i prigionieri da deportare in Germa-nia, dove impianti “appositamente attrezzati”sarebbero stati pronti ad accoglierli. Della sorte cui andavano incontro i prigionie-ri erano tutti al corrente. La favola bella delrazzismo italiano così umano, così diverso daquello tedesco, così alieno dal favorire il di-segno omicida nazista, era finita da un pezzo.Si era tanto favoleggiato sulla protezione con-cessa alle popolazioni dei territori occupatidalla “brava gente” italiana. Ma infine Musso-lini aveva convenuto con Himmler, in un in-contro dell’ottobre 1942, che “l’unica soluzio-ne possibile” della questione ebraica era lasoppressione degli ebrei, poiché “responsabi-li ovunque di sabotaggio, di spionaggio, di re-sistenza e formazione di bande”. Né trovònulla da eccepire nell’apprendere che sulfronte orientale venissero sistematicamentefucilate le donne di razza ebraica coi lorobambini, poiché (sono le sue parole) “anchele donne e i bambini sono divenuti informato-ri dei partigiani”.Ed anche alla grande retata nel ghetto di Ro-ma, il 18 ottobre 1943, parteciparono al fiancodei tedeschi una trentina di funzionari italiani,facendo loro da guida. Due giorni dopo parti-va dalla stazione Tiburtina il primo grande tre-no della morte.Mi chiedo dove fossero i dieci quella notte? Dor-mivano tranquilli nei loro letti, senza che a nes-suno venisse in mente di torcere loro un capello.

Non credo che ci si possa prendere il lussopietoso di dimenticare i loro nomi, di perdo-narli, di stendere un velo di oblio sul male daloro deliberatamente commesso. Si chiamava-no Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donag-gio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pen-de, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, SabatoVisco ed Edoardo Zavattari.Sapevano perfettamente il male che facevano. Volevano dimostrare che esistono esseri infe-riori. E ci riuscirono, in prima persona. Perchélo furono.Vi ho parlato del mio ultimo libro in modospecifico, seppure frettoloso, per poter con-cludere questo mio intervento rispondendo auna domanda che mi è stata posta sovente:perchè uscire dal mio rassicurante medioevoper addentrarmi in una contemporaneità cosìcrudele? Perchè lasciarmi alle spalle templarie paladini per inseguire i fantasmi di morteche sovraffollano i più recenti linguaggi dellaguerra? Rispondo con una domanda a mia volta: nonè medio evo anche questo? La barbarie nonha tempo, come non ne hanno i grandi enig-mi della storia, i miti, le leggende. Il mio me-dioevo, in altre parole, è dovunque: non èun’epoca, non è un luogo, non è una metafo-ra, ma uno spazio mentale, una condizioneesistenziale dalla quale inoltrarsi nelle pieghepiù oscure di quel calendario di delitti chel’uomo chiama storia.

Franco Cuomo

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Sono sette le Logge massoniche oggi attive aLecce. Dalla più antica, la “Liberi e Coscienti”,alla “Giuseppe Libertini”, la “Wolfang AmadeusMozart”, e poi la “Hermes”, la “Antonio De Cur-tis”, la “Atanor” e la “Ars Regina”. Lo apprendeil lettore, insieme con una infinità di altre pre-ziose e interessanti notizie, scorrendo le paginedel recente libro di Mario De Marco, dal titoloStoria della Massoneria in Terra d’Otranto. Te-sti e documenti, pubblicato dalle Edizioni delGrifo (348 pagine, 25 euro). La “Loggia madre”,la “Liberi e Coscienti”, la cui data di nascita ri-sale all’inizio del secolo appena trascorso, harifondato la Libera Muratoria all’Oriente di Lec-ce, organizzando anche manifestazioni per lacelebrazione del proprio centenario due anni fa.

In quell’occasione fu coniata una medaglia com-memorativa, si tenne una mostra storica, fu isti-tuito un annullo speciale filatelico, ci fu unaesposizione dell’editoria massonica e fu anchepossibile visitarne il Tempio. La “Liberi e Co-scienti”, contrassegnata dal numero 260 delGrande Oriente d’Italia, ci informa il volume diDe Marco, “ha un proprio metodo di lavorofondato sull’apprendimento della tradizioneesoterica della Libera Muratoria e il suo impe-gno operativo è costituito dalle opere di bene-ficenza, dal sostegno alle iniziative laico-liber-tarie”. Ma ancora altri e tanti inediti particolari(compresi nomi e cognomi degli affiliati) si tro-vano leggendo e soffermandosi, specialmentesulle appendici documentarie che accompagna-

no ogni singolo capitolo, degli otto che nestrutturano l’opera. Dopo una carrellata intro-duttiva (utile ai non addetti ai lavori), sulle ori-gini della Massoneria, con particolare riferi-mento a quella presente nell’antico Regno diNapoli, l’autore accompagna il curioso di que-sto singolare fenomeno storico partendo dalleorigini, e poi man mano fino alle condanne ec-clesiastiche, all’editto di Carlo III dio Borbone(1751), alla repressione di Ferdinando IV (1755),al periodo di dominazione francese. Nella se-conda metà del Settecento affondano, dunque,le radici della costituzione in Puglia della Mas-soneria, ma si dovrà attendere l’unità d’Italiaper una vera organizzazione delle Logge nelSalento, con Taranto (Archita, Prometeo, Fiume,

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storia e culturaLecce, 7 maggio 2006

Arriva in libreria un originale volume documentario scritto dallo studioso Mario De Marco

Barocco e massoneriaStoria, curiosità e segreti delle sette Logge leccesi

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paSauro, Garibaldi, Alighieri, Mazzini, Pitagora), Martina Franca (La Sa-lentina), Francavilla Fontana (Giovanbattista Vico), Laterza (Carlo Pisa-cane) e Brindisi (Giustizia e Ragione, Lavoro e Disciplina, Publio Virgi-lio Marone). Una sezione a parte meritano le esperienze massoniche diGallipoli (con la Loggia Tommaso Briganti) e del capoluogo (con la Ma-rio Pagano). Si giunge, infine, ai giorni nostri con le vicende dell’antica“Liberi e Coscienti”, sino alle sue filiazioni attuali e attive. Senza dub-bio un volume che mancava nel panorama storiografico salentino e alquale De Marco ha dedicato buona parte dei suoi anni di studio e d’im-pegno nella ricerca e nell’interpretazione dei numerosi documenti, pub-blicati qui per la prima volta. “Nel 1987 – afferma l’autore, docente distoria e filosofia nel liceo Palmieri a Lecce – pubblicai alcuni appuntiper la storia della massoneria salentina, tracciando brevemente l’evolu-zione delle Logge leccesi dalla loro fondazione all’avvento del fascismo,che proibì ogni associazione e ogni manifestazione del libero pensiero.Da allora il mio impegno continuò con la ricerca di materiale documen-tario”. Che cosa ha fatto decidere la pubblicazione ora? “Principalmen-te la disponibilità delle fonti ritrovate nell’Archivio storico messomi adisposizione della famiglia di Francesco Marati, che fu massone di pri-mo piano tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso.Dopo vent’anni di ricerca e grazie alla disponibilità di molti amici, og-gi finalmente vede la luce questo volume che, nell’economica della ri-costruzione storiografica, resta pur sempre un’operazione provvisoria equindi suscettibile di revisioni e di integrazioni”. Che cos’è stata e checos’è la Massoneria? “Un’istituzione iniziatica, il cui segreto riguardasoltanto i contenuti di un sapere esoterico che dalla notte dei tempigiunge sino a noi, ponendosi come fine specifico l’evoluzione dell’indi-viduo e dell’umanità. Ancora oggi agisce nell’ottica della più ampia ac-cezione dei principii di libertà, fratellanza e uguaglianza universale, inun mondo sempre in conflitto e oberato dalla triste eredità della stirpedi Caino”. A chi ne consiglierebbe la lettura? “Ovviamente ai curiosi,agli interessati ma anche ai più giovani. Troveranno, tutti, tanti nomi dinostri concittadini e antenati che hanno dato il loto contributo di valo-ri, di fraternità e di tolleranza per il miglioramento della società”. Leg-gere per credere”.

Dino Levante

Giorgio Aprilia, Maestro Venerabile della Loggia “Saint Jean de la Mysterieu-se” – la più antica Loggia di Torino – riceve un misteriosa lettera da Montreal.Quello che aveva sempre temuto stava ora per accadere: sarebbe toccato a luisvelare al mondo il segreto che la sua Loggia custodiva da secoli. Ed era un se-greto che avrebbe messo in ginocchio la Chiesa cattolica.

Tra passato e presente, il racconto si spostain mezzo ai Cavalieri Templari, a Casa Savoiae al Vaticano. Con una storia che si snoda traTerra Santa, Francia, Italia, Argentina, Sviz-zera e Canada, per arrivare a sciogliere unenigma che alla fine svela il suo inquietantesegreto.Il libro è avvincente e incalzante, scritto conun brio che dà vita reale ai personaggi stori-ci autenticamente esistiti.La storia si svolge in tre differenti epochestoriche: al tempo del processo ai Templaridi De Molay, nel XVI secolo quanto i Savoiaspostano la capitale del Ducato a Torino, enaturalmente ai giorni nostri.

Arturo Arduino è nato a Torino, e vive nella provincia. È dirigente d’azienda egiornalista. È stato Maestro Venerabile della Loggia “Adriano Lemmi” (864) diTorino.

Arturo Arduino

La Letterada Montreal(Thriller storico)EEddiizziioonnii BBaassttooggii,, FFooggggiiaa,, 22000066

Un antico detto “quasi” sapien-ziale recita “il mondo è belloperché è vario”. Qualcuno (forseuno gnostico), malignamente, hasostituito “vario” con “avariato”.Ma lasciamo perdere. Alla “va-rietà” del mondo (o forse al suoessere “avariato”) si può ascrive-re un libro curioso e da poco edi-to che propone una bizzarra in-terpretazione di quei graziosipersonaggi che sono i Puffi. L’in-terpretazione in questione avan-za l’ipotesi che i Puffi altro nonsiano che un gruppo massonicod’ispirazione gnostica: natural-mente minoritario rispetto allapiù accreditata Tradizione Mura-toria. E perché no! Dopo i Mas-soni (o i paramassoni) collegati– nei films, nei romanzi, negli ar-ticoli, nelle inchieste etc. – alGraal, alla discendenza di Cristo,ai segreti vaticani, alle rivoluzio-ni, ai complotti, ai poteri forti, a(varie) perversioni sessuali: ec-co, finalmente, i Massoni-Puffi.Per la verità ci mancavano. Eracome dire un vuoto che, final-mente, è stato colmato. Ad esse-re obiettivi, già alcune avvisagliac’erano state, allorché qualche“bello spirito” (non mancanomai) aveva, “acutamente”, adom-brato nei fumetti e nei cartoni delMassone Walt Disney l’ombra mi-nacciosa della Massoneria: trave-stita da Pippo, Pluto, Paperino,Gastone, Biancaneve e soci. Allo-ra, tutta la Libera Muratoria Uni-versale aveva tremato pensandoche venisse scoperto in zio Pape-rone il “Grande Vecchio” del po-tere economico della Massoneria,nel commissario Basettoni il traitd’union tra Massoneria e servizisegreti deviati o nei nomi (rigo-rosamente criptati) dei sette nanile sigle dei conti bancari delloIOR. Per non parlare, poi, di To-polino-apprendista stregone (ri-cordate il famoso film Fantasia) odella strega Nocciola: evidentiprove di quell’esoterismo satani-sta (ovviamente massonico) chedai tempi di Taxil non cessa di di-sturbare (il termine è particolar-mente appropriato) le menti ditanti (troppo) zelanti “difensoridella fede”. Tuttavia, bisogna di-re che con l’esplicita associazio-ne Puffi-Massoneria si è fatto undecisivo passo in avanti. Si è, fi-nalmente, scoperto il segreto oc-

culto della Libera Muratoria: undolce segreto, per di più, vistoche “Puffo” è anche il nome diuna gustosa varietà di gelato chemanda in visibilio i bambini. Cosìda quando questa straordinariascoperta è diventata di dominiopubblico, tutti i Massoni sono in-quieti e preoccupati. Si erano il-lusi di poter mantenere, nel chiu-so delle Logge, questo “indicibi-le”arcano: questa loro occultaverità. Invece non è così. L’arca-no è stato svelato: con ampiezza,dall’Avvenire e con più humordal Corriere della Sera. Ma nonbasta. Pare che la notizia sia sta-to accolta con attenzione daMassimo Introvigne e si dice (maprobabilmente trattasi di infor-mazione falsa e tendenziosa) chestia, persino, interessando alcuniMagistrati che si appresterebberoa far sequestrare tutto ciò che ri-guarda i Puffi: nelle librerie, nel-le sale cinematografiche, nei ne-gozi di giocattoli, tabaccherie ecartolerie. Inoltre, sembra che ilfatto abbia colpito, pure, la clas-se politica, sempre pronta a le-varsi – giustamente – contro laMuratoria puffesca in difesa del-la democrazia, delle istituzioni edel decoro della Repubblica: co-me si può constatare ogni giorno,soprattutto dagli Atti parlamenta-ri e dalle Inchieste Giudiziarie.Manca solo la connessione deiPuffi-Massoni con la mafia: ma èsolo questione di tempo.Ma non basta ancora! Questa cla-morosa scoperta ha una ricadutateologica. Infatti i Puffi oltre adessere Massoni – è notorio che iMassoni portano il “berretto fri-gio” dei Puffi, hanno un GranMaestro che sembra il “GrandePuffo”, odiano i non-iniziati e ipreti che si vestono (si vestivano)in nero come Gargamella, hanno(sic) 99 gradi (nove più dellatombola), indossano paramentirossi come i pantaloni puffeschi,sono notoriamente blu (per larabbia) come i Puffi – sono puregnostici. E, a questo punto, siscatena una ridda di ipotesi, distrampalate analogie, di incredi-bili illazioni, di curiose afferma-zioni che farebbero raccapricciarepersino Sant’Ireneo di Lione oClemente Alessandrino che su glignostici avevano la mano pesan-te: ma con stile, cultura, profon-

Claudio Bonvecchio

I fratelli Puffi

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dità e attenzione. E soprattuttoerano convinti di difendere qual-cosa cui loro, almeno, credevano.Oggi, invece – nel regno della te-levisione – si può, tranquillamen-te, confondere la Sophia (la sa-pienza) gnostica con Puffetta: lasimpatica (e nulla più) eroina delpopolo dei Puffi. D’altronde, nelmondo del “Grande Fratello” tuttoè possibile. Certo può consolare iMassoni che i Puffi sono stati ac-

comunati – in una ridda di possi-bilità una più improbabile dell’al-tra – ai bolscevichi, ai nazisti, aicapitalisti, ai cubani, ai primi cri-stiani, ai satanisti, ai consumatoridi sostanze allucinogene, ai filoso-fi illuministi, ai sessantottini, sino“agli azzurri” di Forza Italia. In-somma, ce n’è per tutti. A questopunto due sono le possibilità chesi profilano. O convenire che ab-biamo sbagliato tutto e che biso-

gna ricostruire la storia a partiredai Puffi o che – come diceva ilgrande Erasmo da Rotterdam – i

veri malati di mente non sono ne-gli istituti di cura, ma circolano li-beramente. Non è facile scegliere.

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Uno studio arruola le buffe crea-ture blu tra gli iniziati gnostici,con un “Gran Maestro” e un “noniniziato”, Gargamella, nemicodelle Logge.

Puffi, una settamassonica? Ma vi sono anche altre interpre-tazioni: gli ometti colorati sareb-bero la risposta del Kgb allaguerra fredda. O invece dei per-fetti nazisti, o dei manicheisti.Insomma, le letture si sprecano…“Noi puffi siamo così…”. Già: macosì come? Massoni o comunisti,cattolici o atei, positivisti o gay?La canzoncina mica lo spiega, li-mitandosi ad enfatizzare il colo-re blu che – da solo – non dicegranché.E allora ha avuto buon gioco unsardo studioso di scintoismo,Antonio Soro, ad arruolare lebuffe creature del belga Peyo inuna Loggia. Ne I Puffi, la “vera”conoscenza e la massoneria(Edes), Soro argomenta infatti lasua tesi secondo la quale i cu-riosi gnomi non sarebbero altroche una setta di iniziati gnostici,di una tendenza tuttavia minori-taria rispetto al razionalismo se-guito dai riti massonici più mo-derni. Il Grande Puffo come un“Gran Maestro”, insomma, e sot-to di lui 99 puffi (99 come i gra-di della massoneria) che vivonoin case a forma di fungo in unasorta di Eden, preoccupati sol-tanto di sfuggire a Gargamella. Ilquale simboleggia il “non inizia-to” e veste di nero come un pre-te: non a caso, un “nemico” del-le Logge. C’è poi un dettaglio fi-lologico che induce a vedere ipuffi col grembiulino addosso: laloro prima avventura si intitola“alla ricerca del flauto magico”.

La vicenda potrebbe anche finirequi, in una stramberia fondata suqualche analogia azzeccata emolte illazioni peregrine. Senon-ché, il lavoro di Soro induce arispolverare altre letture dellamedesima saga; anzitutto quellasocialista. Sono tutti uguali –persino nel vestito –, vivono inuna specie di comune forestalead economia centralizzata tipokolkhoz, non hanno nome se nonper la funzione sociale che rive-stono e il Grande Puffo ha labarba come Karl Marx (e non acaso è l’unico che porta calzonie berretto rossi)… Anche questateoria ha trovato i suoi sosteni-tori, Christian Fineschi e GerogeGuiggiani, che in un sito Internetdi contro-informazione sui fu-metti hanno spinto l’analogia al-quanto in là. Puffo Quattrocchi,ad esempio, assomiglia parec-chio a Trockij, e difatti lo butta-no regolarmente fuori dal villag-gio; lo stesso appellativo egualitario di “puffo” sarebbe un crip-to-riferimento al termine “com-pagno”, mentre Gargamella rap-presenta il sistema capitalista –infatti vorrebbe tramutare gliomini blu in oro. Secondo i dueinterpreti, anzi, le storie puffe-sche costituiscono addirittura untentativo del sinistrorso Peyoper indottrinare le masse alleidee socialiste.Grande Puffo uguale “piccolopadre”? L’analisi è alquanto ap-profondita e nota ancora comenel cartoon non si faccia uso didenaro, i lavoratori cantino co-me tanti bravi stakanovisti e per-sino la marcetta che li accompa-gna sia piuttosto simile all’innodell’Urss! A ciò s’aggiunga che ipuffi sono nati nel 1958, in pienaguerra fredda, e non ci si stupirà

dunque se qualcuno non si peri-ta di arruolarli – in modo con-scio o no, su questo il dubbioresta: c’è chi sostiene che dietroil progetto di disinformazione dicartoon ci fosse il Kgb… – comequinta colonna del mondo sovie-tico in Occidente, in diretta con-trapposizione con il “capitalista”Walt Disney. O come apologia diCuba (il piccolo popolo di Ca-stro e dei suoi barbudos pren-dono il potere nel 1959) control’orco americano.Come ha notato però MassimoIntrovigne, esperto di esoterismie molto altro, Peyo alias PierreCuillford, morto nel 1992, era inrealtà cattolico e la scuola belgacui apparteneva si richiamavaalle “linee chiare” proprio incontrapposizione ai fumetti ame-ricani più violenti e meno “fami-liari”. Se dunque i puffi adom-brassero lo stile di vita della pri-ma comunità cristiana, capace dicondividere ogni cosa e costret-ti a nascondersi per non incap-pare in qualche feroce persecu-tore e nel suo gatto Birba (ma-gari Nerone e i leoni del Colos-seo)? Tra l’altro, il gruppo è go-vernato da un anziano – un“presbitero” – e non comprendedonne: come in un grande semi-nario.Che il mondo dei puffi sia debi-tore in qualche modo all’univer-so religioso sembrano testimo-niarlo pure altri particolari. Peresempio il berretto frigio, deri-vante dagli ambienti magici d’O-riente: lo portavano anche i remagi, quindi i sacerdoti caldei egli adepti dei culti mitraici. E quitorna il collegamento con lagnosi e il manicheismo: in effet-ti (ma come in parecchi altri fu-metti o nelle fiabe) la società

puffosa è estremamente mani-chea, con bene e male netta-mente separati. E c’è chi nellaPuffetta ha visto incarnata laSophia, la Sapienza esoterica ri-servata agli eletti.D’altra parte, indizi diversi de-pongono anche per influssi pa-ganeggianti: a cominciare dalgenere stesso dei puffi, che so-no gnomi o folletti dei boschi.Certi aspetti magici sono poi di-chiarati, come il libro delle for-mule di Gargamella e gli intruglidel Grande Puffo; in fondo lostesso linguaggio dei puffi, chesostituisce ogni verbo con “puf-fare”, costituisce una sorta dilingua per riti o sortilegi. Altridettagli sono più sottili: adesempio i funghi in cui vive lapopolazione bluastra richiamanoda vicino certe specie allucino-gene come l’amanita muscaria,usato sia dagli stregoni indianiche dagli hippies, o il peyote(anche se pare che l’autore fos-se soprannominato Peyo pertutt’altro motivo: era il nomigno-lo che un nipotino inglese gliaveva assegnato). Dicerie di sa-tanismo legate ai puffi sono delresto circolate negli anni Ottantaa Porto Rico e tra i gruppi cri-stiani fondamentalisti negli StatiUniti, mentre in Francia il sitotradizionalista “Salve Regina” haqualche riserva sul far vedere aifigli i puffi perché “di ispirazio-ne comunista”.Tuttavia il più inquietante paral-lelo tracciato con le creature al-te “due mele o poco più” riguar-da indubbiamente il nazismo.Non solo Gargamella è stato tro-vato possedere caratteristichecaricaturali da rabbino (nasoadunco, gobba, veste lunga ne-ra) e il suo gatto, nella versione

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storia e cultura

il caso

27 aprile 2006

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inglese, porta un nome ebraico:Azreal, come l’angelo dellamorte che conduce le anime alGiudice supremo. Non solovuol mangiare i piccoli puffi,come la propaganda antisemitaaccusava gli ebrei di fare coibambini. Qualc uno (in Inter-net) sostiene che “i puffi prati-cano forme nazi-platoniche dieugenetica integrale. Tutti i puf-fi si conformano fisicamente al-l’ideale del perfetto puffo, in-carnato nella realtà da PuffoForzuto, al tempo stesso Faust,Sigfrido e Arbeiter jungeriano.Puffetta è l’unica donna: ariana,bionda e con gli occhi azzurri”.Nel villaggio della foresta si ce-lebrano “liturgie politico-paga-ne” e tutti sono ordinati, labo-riosi, virili e obbedienti come inuna falange hitleriana. Sarà per

questo che – pare – i cartonianimati dei puffi non vengonotrasmessi in Israele?Altre ipotesi paragonano l’ordi-namento puffesco alle “cittàutopiche” dei filosofi illuministi,in particolare all’Eldorado de-scritto nel Candido di Voltaire odal “buon selvaggio” di Rous-seau o – prima ancora – nellaNuova Atlantide di FrancescoBacone: realtà in cui regna unafelicità da paradiso terrestre,grazie soprattutto all’assenzadi denaro; per venire invecepiù presso ai nostri giorni,qualche legame si può trovarecon certe “comuni” ecologichesessantottine. Chi accentua invece l’aspettorepressivo nella società deglignomi colorati preferisce avvi-cinarla alle banlieues monocor-

di (grigie loro, blu il mondo deipuffi), che sfogano la frustra-zione facendo dispetti atroci alGargamella-sistema e agli arti-gli del suo gatto-polizia.Ma l’ultima possibile lettura èlegata alla storia italiana. In ef-fetti, la serie televisiva dei Puf-fi è andata in onda in Italia conimmenso successo dall’iniziodegli anni Ottanta, contribuen-do al lancio delle neonate retiMediaset. Anzi, il gradimentopopolare del cartone fu unodegli argomenti che indusse asuperare molti ostacoli che ipretori mettevano allo sviluppodelle tv private. Forza Italia eradi là da venire, ma un popoloazzurro esisteva già. Altro che“comunisti”…

Roberto Beretta

Gli storici delle religioni hannopiù volte sottolineato l’inade-guatezza della parola religionecome termine utilizzato percomprendere tutte le manifesta-zioni del sacro. In effetti, suquesto vocabolo pesa tutta unaletteratura di segno confessio-nale, cristiano nel nostro caso.È difficile, se non impossibile,svincolare la parola religionedallo speciale significato che neha dato il cristianesimo. Perciò,appare problematico un riferi-mento, che non sia solo con-venzionale, ad altre esperienzedel sacro, quale, ad esempio,quella buddhista, ovvero lapratica delle credenze etnologi-che riscontrabili nelle popola-zioni dei cosiddetti primitivi vi-venti.Ancor più difficile l’accosta-mento con le espressioni teolo-giche del mondo antico o del-l’estremo Oriente. Si può defi-nire religione il taoismo cinese?Eppure nessuno potrebbe ne-gare ad esso spessore e dignitàspirituale. D’altro canto, anchela stessa nozione di religione,così come la intendiamo oggi, èfuorviante. Il cristianesimo l’haripresa dal vocabolario latino:‘religione’ è traduzione lettera-le di religio, parola il cui sensooriginario si è andato via viamodificando. Già gli antichi dis-sertarono sul significare etimo-logico di religio. Per Cicerone(De natura deorum) il termine

deriva da religere ed è, perciò,da accostarsi al concettodell’osservanza, interpretazio-ne, questa, che si adatta per-fettamente alla concezione reli-giosa di Roma repubblicana(scrutare la volontà degli dèi,servirli per aggraziarseli ed ot-tenerne benefici). Il retore cri-stiano Lattanzio, più tardi (IVsecolo dopo Cristo), stabilì unaconnessione di religio con reli-gare, sottolineando, quindi, ilvincolo di dipendenza creatu-rale (religare = dipendere, vin-colare).Due chiavi di lettura, dunque,ciascuna pertinente al particola-re punto di vista dei due inter-preti, così pertinente da in-fluenzare ancor oggi l’analisistorico-religiosa.Religio, però, aveva alle originiun significato diverso, più mo-desto in apparenza. Ha coltonel segno Giacomo Devoto,che, accostando religio a rele-gere, raccogliere (verbo com-posto di re, che è prefisso in-tensificato, e lègere), recuperail valore più arcaico del termine

religione, traducendo “raccoltaselezionata di formule e atti ri-tuali” (cfr. Avviamento alla eti-mologia italiana). È l’interpreta-zione più corretta che ci rinviaalla primitiva religiosità dei Ro-mani, alla teologia per logos(termine greco affine, oltretut-to, al latino lègere).L’espressione più evidente del-l’antica religio è costituita dagliIndigitamenta, formulario ritua-le comprendente le invocazioniagli dèi e tutti i loro appellativi.Gli Indigitamenta consentivanoal sacerdozio di evocare le di-vinità, accattivarsele a beneficiod’un singolo o della collettività.Essi ci riportano alla tradizionemitica del nome magico, pre-sente in molte culture arcaiche. In Egitto esistevano gli hekau-Ra, raccolta di formule ad usodei sacerdoti del dio sole Ra,che dovevano servire a preser-vare l’ordine cosmico mante-nendolo nella perfezione degliinizi, il mondo così come essoera stato creato la prima voltadagli dèi. In India tuttora rivesteestrema importanza l’ideologia

dei manthra, sillabe mistiche, lapiù nota delle quali è AUM (oOM), il suono elementare cheavrebbe creato il nostro univer-so (equivalente mitico del big-bang).Religio, dunque, è termine chesi inquadra nella dialettica deinomina-numina, cioè la creden-za che ogni dio (o ‘il’ dio) siada identificare nel suo nome,dunque non semplice codice diriconoscimento, bensì realtàfondativa dell’essere, intima es-senza della persona. E il nomealtro non è che un particolareaspetto del verbo, del logos,cioè la ‘parola di potenza’, laparola satura del sacro, o piut-tosto matrice del sacro stesso.Il logos, allora, come bene havisto Martin Heidegger, ha ca-rattere sintetico, esso unifica ilreale, lo riduce ad unità. E tale,difatti, nell’ambito del pensieromitico è il potere del nomen, lacui capacità creativa (e conser-vativa) è in qualche modo con-servata negli archivi sacerdota-li. L’arcaica religio romana, for-mulario rituale, è appunto unarchivio; essa conservava gelo-samente il potere dei nomi,l’onnipotente efficienza del ver-bo originale.La ‘parola perduta’ degli dèi,ancora giovani, vigilava sullanatura rerum, la natura dellecose, garantiva l’armonia deiritmi cosmici. Poi venne il tem-po degli uomini…

Bent Parodi

R COMERELIGIONE

Corriere della Sera, 28 aprile 2006

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Il dialogo tra il cardinale Martini eIgnazio Marino è stato il miglioresempio di bioetica laica che mi siacapitato di leggere in questi ultimi 15anni. Marino ha imprevedibilmentesuperato una crisi di incertezza chelo aveva portato a fare affermazio-ni, sulla bioetica, che gli avevano at-tirato molte critiche, anche da partemia. Se questo è il vero Marino, nesono lieto, c’è qualcun altro con cuiragionare. Il cardinale Martini è unuomo per il quale anche noi miscre-denti abbiamo avuto sempre unaforte simpatia, e che ci ha fatto ca-pire ancora una volta quanto aveva-mo in fondo sempre intuito, che cioèesistono cattolici non dogmatici chesono disposti a discutere sul maleminore e a considerare con rispettole opinioni degli interlocutori. È co-sa ammirevole e rara: se qualcunolegge l’“Avvenire” di questi giornicapirà cosa voglio dire. Martini eMarino hanno parlato di molti argo-menti, ma in questo articolo pren-derò in esame solo quelli che ri-guardano la cosiddetta procreatica,ovvero la disciplina che ha a che fa-re direttamente con la legge 40 cheregola le cure della sterilità. Riducoall’essenziale le controversie, del re-sto note a tutti: l’obbligo di fertiliz-zare solo tre oociti e il divieto dicongelare e distruggere embrioni; laproibizione di eseguire diagnosi ge-netiche prima dell’impianto; il divie-to di ogni tipo di donazione (di em-brioni, di spermatozoi e di oociti, igameti femminili). Durante le audi-zioni in Parlamento ci era stato det-to, in particolare dal senatore Anto-nio Tomassini, (Forza Italia, ex pre-sidente della commissione Affari so-ciali del Senato) che la legge erascritta in modo da lasciare spazio ainterpretazioni più “liberali” di

quanto il testo a prima vista sugge-risse, e che di queste “passerelle”avrebbe potuto approfittare chiun-que fosse stato incaricato di redige-re le linee guida. Purtroppo non èandata così, e le linee guida sono ri-sultate ancora più stupide della leg-ge. Ebbene, dopo questa importantepresa di posizione di uno dei piùamati rappresentanti del Magisterocattolico, è giusto chiedersi se siacambiato qualcosa e se questa or-renda legge possa essere in qualchemodo modificata. Sono personal-mente d’accordo con chi ritiene chenon esistano attualmente le condi-zioni per ridiscutere la legge in Par-lamento e sono convinto che un rie-same sarà possibile solo se e quan-do il nuovo governo del paese riu-scirà a stabilire un clima di serenità,senza di che non è pensabile poterriaprire un dialogo. Conterei invecesulle linee guida, che debbono esse-re riscritte ogni tre anni e alle qualisi potrebbe richiedere una diversainterpretazione di alcune delle nor-me. E comincio, naturalmente, dal-l’uovo. Il Magistero cattolico è statocostretto a modificare la sua defini-zione di “inizio della vita personale”che in tutti i documenti più recenti –compreso il “Donum vitae”, attribui-bile all’attuale Pontefice – venivafatto coincidere con la formazionedello zigote. E lo zigote, secondo ladefinizione del più noto bioeticistacattolico, Adriano Bompiani, è lacellula che si forma dopo la forma-zione di un unico patrimonio geneti-co: prima, e per circa 24 ore a par-tire dalla penetrazione dello sper-matozoo, i cromosomi dei due geni-tori sono contenuti in due pronucleidel tutto separati. La Germania e laSvizzera, entrambe dotate di leggipiuttosto restrittive, proibiscono ilcongelamento degli embrioni, maconsentono quello di queste cellule,dette ootidi, con ottimi risultati cli-nici. Con il sostegno della maggiorparte degli embriologi italiani ho

chiesto al Comitato nazionale per laBioetica (Cnb) di esprimersi su que-sto punto: dopo un anno di discus-sioni, il documento che ho presenta-to ha avuto solo 12 voti favorevoli,mentre quelli contrari sono stati 24.C’è però un fatto: una ventina dimembri non si sono pronunciati, purpotendolo fare (anche con una let-tera). Perché? Vorrei ricordare a tut-ti che trovare un membro laico nelCnb è impresa che fa tremare le ve-ne e i polsi. E a questo punto mi li-mito a citare le parole di Martini ilquale, richiesto di una parere sulpossibile congelamento degli ootidi,ha detto: “La regola generale del ri-spetto (per l’embrione) può coniu-garsi con quel trattamento tecnicoche lei suggerisce”. Notevole. Sonocerto che qualcuno obietterà preci-sando che intanto si possono conge-lare gli oociti. È vero: ma fino a og-gi nessuno, neppure i più logorroicitra i ricercatori, ha pubblicato unacasistica abbastanza numerosa daconsentire di considerare questatecnica non più sperimentale, e inogni caso, oggi, in Italia, i centri at-trezzati per usarla con qualche suc-cesso non sono più di tre. Le lineeguida potrebbero riprendere in esa-me la possibilità di eseguire primadell’impianto analisi genetiche sugliembrioni di coppie a rischio, comeera stato chiesto dal presidente del-la commissione del Consiglio supe-riore di sanità, Franco Cuccurullo, almomento di dare un giudizio sullelinee guida. In effetti la legge rico-nosce alla donna il diritto di essereinformata circa le condizioni di salu-te dei suoi embrioni, e non vedo al-tro modo se non questo per poterlofare. Si tratta di separare il dirittoalla diagnosi dal diritto di prendereprovvedimenti conseguenti, tenendopresente che la legge 40 proteggel’embrione, ma non il feto (il pro-dotto del concepimento a partiredalla comparsa dei caratteri tipicidella specie, per l’uomo: due mesi,ndr) e che le indagini genetichevengono rinviate, non escluse (allafase dell’amniocentesi ad esempio,ndr), rimettendo tutto al dettato del-la legge 194/78 sull’interruzione vo-lontaria di gravidanza. Tra l’altro, ri-conoscere nell’ootide una struttura

prezigotica (ovvero in cui i due cor-redi genetici della coppia non si so-no ancora fusi per dare origine a ununico genoma) aprirebbe la strada aindagini genetiche capaci da sole dirisolvere un certo numero di quesitidiagnostici: quelli relativi alla nor-malità genetica dell’oocita e alle mu-tazioni geniche recessive, che sonopoi le più numerose. La legge 40proibisce di sperimentare sugli em-brioni, anche su quelli abbandonatie senza alcun tipo di futuro. Diven-ta così fondamentale discutere quel-le proposte di sperimentazione cheevitano la produzione di embrioni oche consentono di produrre embrio-ni geneticamente condizionati a nonproseguire nello sviluppo, allo sco-po di poter ottenere cellule stamina-li. Anche a questo proposito sareb-be bene ragionare sul fatto che lalegge non vieta di fare sperimenta-zione sulle cellule staminali embrio-nali prodotte in altri paesi, così chei ricercatori italiani stanno facendola figura di chi fa fare il lavoro spor-co agli altri, cosa che i nostri colle-ghi europei non apprezzano. Ultimoproblema che lo spazio mi consentedi affrontare è quello della donazio-ne di gameti. Recentemente il Cnb siè espresso in favore dell’“adozioneper la nascita” degli embrioni crio-conservati abbandonati dai genitori.Anche se in realtà si tratta di unadonazione camuffata, il problema èstato così spostato dai temi dellaprocreatica a quelli che regolamen-tano le adozioni. Si potrebbe perciòriprendere in esame questa normati-va e trovare il modo di consentire ladonazione di spermatozoi e di ooci-ti (e naturalmente di embrioni) allecoppie sicuramente sterili che accet-tano di percorre lo stesso difficileiter che consente a molti cittadini diadottare un bambino. In realtà unaforma di adozione, in questi casi,esiste, perché il membro sterile del-la coppia viene messo nelle condi-zioni di adottare un figlio del coniu-ge. Una volta constatata la capacitàdi entrambi di assumersi una pienaresponsabilità nei confronti del na-scituro, eliminato il segreto e limita-ti gli interventi alle strutture pubbli-che, non ci dovrebbero essere obie-zioni residue. Vorrei che fosse chia-

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attualitàLecce, 7 maggio 2006

Carlo Flamigni

Ricominciamo dall’uovoRivedere la fecondazione dal punto su cui anche Martini

è d’accordo: non c’è vita prima che i due Dna si fondano

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paro che nessuna delle soluzioni cheho prospettato rappresenta quelloche vorrei trovare in una buona leg-ge sulla procreazione medicalmenteassistita: si tratta degli stessi tenta-

tivi di mediazione che io (ma nonsolo io, si veda ad esempio il pro-getto di legge di Giuliano Amato) hoinutilmente presentato per più didue anni. Sono però personalmente

convinto del grande valore socialedella mediazione e penso che questapossibile, certo non entusiasmante,via di uscita potrebbe essere unadelle tante “isole per stranieri mora-

li” che, almeno così mi auguro, ilnuovo governo costruirà per noi.

Carlo Flamignimembro del Comitato Nazionale

per la Bioetica

L’Europa è laica. Non è fuori luogoricordarlo quando da Ventotene ilpresidente Giorgio Napolitano ri-lancia gli ideali europei. In un mo-mento in cui i governi sono solle-citati a prendere decisioni che met-tono concretamente in gioco queiprincipi della laicità sui quali inastratto tutti si dichiarano d’accor-do. L’Europa è stata pensata laicae la sua Costituzione lo riflettescrupolosamente. È un dato chenon si contrappone all’evidenzastorica di un’Europa che ha “radicicristiane”. Ma le radici cristiane so-no storicamente diventate ragionisecolarizzate; sono maturate a isti-tuzioni laiche che oggi esigono laloro piena autonomia e sovranità.A torto quindi le decisioni dei go-verni europei in tema di bioetica ofamiglia, ad esempio, che sonodifformi da quelle indicate dallaChiesa – in particolare il ricono-scimento delle unioni omosessuali– sono accusate di spalancareabissi di immoralità pubblica incontrasto con presunte sane dottri-ne naturali di antica tradizione. L’identità europea è plurima, com-posita, complessa. I suoi cittadini,maturi, hanno stili morali di vita oethos diversi; hanno idee differen-ti di famiglia e di unioni di tipo fa-miliare, di cui lo Stato democrati-co deve tenere conto per dare lo-ro norme di riconoscimento giuri-dico che non siano lesive di altriinteressi e identità.Laicità vuol dire accettare come

moralmente e legalmente giustifi-cati atteggiamenti e comportamen-ti che appaiono soggettivamentesgradevoli (o impropriamente eti-chettati come “innaturali”). Laicitàè ammettere una disimmetria trasingole moralità private ed un’eti-ca pubblica dotata di regole co-muni rispettose della autonomiadella sfera privata e morale. In-somma, la democrazia laica crealo spazio pubblico entro cui tutti icittadini, credenti, non credenti ediversamente credenti confrontanoliberamente i loro argomenti, af-fermano le loro identità e vivono iloro stili morali di vita. Questi so-no riconosciuti come diritti tramiteprocedure consensuali di decisio-ne, senza che prevalgano in modoautoritativo alcune credenze o al-cuni convincimenti su altri. A que-sto proposito, il Continente euro-peo offre un quadro diversificato.E non va sempre citata la Spagnadi Zapatero o l’Olanda multicultu-rale. Basta guardare alla solida etradizionale Germania che sui Pacso su altre questioni di bioetica hanorme moderate che tuttavia laCei considererebbe moralmentecatastrofiche se adottate in Italia. I cittadini italiani hanno bisognoforse di un protettorato moralespeciale? Da noi impropriamentesi presume l’esistenza di una“maggioranza morale”, interpreta-ta dalla Chiesa, che si sente auto-rizzata a imporre – naturalmenteper il bene pubblico – i suoi cri-

teri di giudizio su minoranze di-versamente orientate. La situazio-ne si complica per il fatto che, no-nostante tra i credenti ci siano si-gnificative differenze, a livellopubblico contano soltanto le posi-zioni ufficiali della Chiesa, per nondire della Conferenza episcopaleitaliana e le sue agenzie giornali-stiche. Per i cattolici italiani extraecclesiam nulla vox. Anche quan-do gli uomini di Chiesa si attribui-scono competenze speciali sulla“natura umana”, “la famiglia” (o“l’amore forte o debole”) che nonha alcun motivo d’essere.Sono problemi spinosi che richie-deranno prima o poi una risposta.Ma questa sembra essere l’ultimadelle preoccupazioni del governoProdi, tutto preso (come darglitorto?) dall’urgenza delle questio-ni economiche e sociali. Ma c’è ilforte sospetto che Romano Prodiabbia intenzionalmente rimosso laproblematica della laicità dal suoprogramma. Se esplodesse, infatti,il suo governo non reggerebbe. Èun punto di estrema debolezzaideale/ideologica della coalizionedi centro-sinistra che tutti fannofinta di non vedere. Ma non è conla strategia dello struzzo che si af-fronta uno dei problemi più deli-cati del nostro tempo. Torniamo, per concludere, all’Eu-ropa. Non è lontano il giorno incui l’Unione si aprirà – in una lo-gica di cittadinanza universale – anazioni e culture che non hanno

radici cristiane, che non hanno al-le spalle l’esperienza illuministicae liberale. Come nel caso dell’en-trata della Turchia nell’Unione Eu-ropea. È un atto di coraggio chegiustamente invita alla prudenza ealla riflessione, prima di prenderela decisione definitiva. Ma in lineadi principio questa è la stradamaestra da percorrere. L’Europa che si aprirà alle societàe culture diverse non avrà emble-mi religiosi distintivi. Sarà laica,ma non per questo dimentica del-le sue radici cristiane, da cui è cre-sciuta sino alla sua piena maturitàpolitica, laica appunto.

Gian Enrico Rusconi

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attualità22 maggio 2006

Identità laica

Gian Enrico Rusconi. Di formazionefilosofica, storica e sociologica, è

professore di Scienza politicapresso l’Università di Torino. Ha

fatto frequenti soggiorni di studionegli Stati Uniti e soprattutto in

Germania, godendo di borse dellaFondazione Alexander-von-

Humboldt. Fellow delWissenschaftskolleg di Berlino,

Gastprofessor alla Freie Universitätdella stessa città, ha vinto la

Goethe-Medaille nel 1997 perl’attività di mediazione tra la cultura

italiana e la cultura tedesca. Èeditorialista del quotidiano “La

Stampa” di Torino e Collaboratoredella rivista “Il Mulino”.

rassegna stampa

attualità27 maggio 2006

Laici e credenti, laici vecchi e nuo-vi, laicismo e laicità. Sono temi al-l’ordine del giorno. Mai come inquesti tempi. Ognuno ha le sueconvinzioni e dice la sua, forzando

più o meno il lessico ereditato dal-la tradizione. Su di un punto, tutta-via, c’è quasi convergenza, nelsenso che i laici hanno accettato efatta propria, in modo irriflesso,

un’idea dei cattolici. Questa è per-ciò diventata un luogo comune,un’idea non discussa, un dogma,una frase fatta. Giuliano Amato,con la finezza e precisione di argo-

LUOGHI COMUNI. Giuliano Amato e “Quella marcia in più” che hanno i cattolici

Ai laici serve un supplemento d’anima (religioso, of course)

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Giuliano Amato

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attualità30 maggio 2006

Il papa ad Auschwitz

La Chiesa e il MaleIl complesso concentrazionario diAuschwitz costituisce la più gi-gantesca opera criminale del No-vecento, divenendo il simboloeloquente dello sterminio nazistae della ferocia del regime di Hi-tler.In quel campo, alla fine della se-conda guerra mondiale, quando iprigionieri superstiti vennero li-berati il 27 gennaio 1945 dallasessantesima armata dell’esercitosovietico, erano stati assassinaticon lo Zyclon B e mezzi più pri-mitivi come fucilazioni e rappre-saglie, un milione e seicentomilaprigionieri, tra i quali duecento-ventimila adolescenti e bambiniin maggioranza ebrei e undicimi-la ragazzi e bambini del campo difamiglie zingare.Quello che aveva caratterizzato ilmassacro era la realizzazione inpochi anni di una pianificazionemassiccia dello sterminio dei “di-versi”: non solo gli ebrei da eli-minare fisicamente dalla Terra magli oppositori politici e sociali, gli

zingari e chiunque non facesseparte del popolo eletto degliariani biondi e senza Dio.Questi caratteri fanno di Au-schwitz e dell’universo concen-trazionario il centro di una que-stione storica tuttora aperta:“Perché Dio non c’era?”, come siè chiesto più volte con angosciaBenedetto XVI nel suo discorsodi domenica scorsa in quel cam-po, ripercorrendo il cammino fat-

to nel 1979 da Giovanni Paolo IIma – aggiungiamo noi – gli uo-mini e la Chiesa cattolica c’eranoe non si opposero con l’energianecessaria all’orrore nazista. Staqui il problema storico che l’at-tuale pontefice non ha voluto esaputo affrontare nella visita so-lenne compiuta da Papa e da te-desco nel campo nazista.Giovanni Paolo II era andato oltree nel 1998 nel documento vatica-

no intitolato “Noi ricordiamo:unariflessione sulla Shoa” avevachiesto perdono “per il ruoloesercitato dalla Chiesa e dalgregge cristiano nella persecuzio-ne del popolo ebraico”.Ma questi accenti in cui si era af-frontato, sia pure in un documen-to piuttosto che direttamente difronte alle masse dei fedeli, c’erastato il riconoscimento dell’anti-semitismo cristiano e cattolico

menti che gli è propria, ha datovisibilità a questa idea nel dibatti-to politico, affermando che i cat-tolici hanno rispetto ai laici “unamarcia in più”. La laicità, è questal’idea, è sì un metodo irrinuncia-bile, una prassi di civiltà, un’insie-me di procedure che offrono soli-de garanzie istituzionali alla li-bertà. Ma non è, non può essere,un’etica. Proprio perché si trattain fondo di un meccanismo, diuna metodica, di una proceduracondivisa e democratica, essa nongenera in coloro che la fanno pro-pria quella forza e quel coraggio,quel fervore che è amore e che fasmuovere le pietre che solo unacredenza forte e stabile può dareagli animi. La laicità per reggersiha bisogno di un “supplementod’anima”, un plus di etica che lareligione può offrirle. Lasciamopure stare i teocon, che vorreb-bero utilizzare il cristianesimo co-me un moderno instrumentum re-gni, il cristianesimo come “religio-ne civile”, il problema è, in que-sto caso, più complesso. Tantoche laici convinti, come Amatoappunto, sono sicuri che la laicitàsia fredda, logica, formale, non

adatta a scaldare e a entusiasma-re gli animi. Ma è vero? Siamo si-curi che questa sicurezza sia sicu-rezza, che si fondi su un’analisicorretta e rigorosa? Davvero i lai-ci devono per questa parte chie-dere aiuto e soccorso ai cattolici?Non devono forse scandagliaremeglio in loro stessi, portando al-le logiche conseguenze le proprieargomentazioni e convinzioni?Non è il momento di mettere indiscussione questo vero e proprioluogo comune?Mi spiego. il laico non è affatto,come si vorrebbe far credere, unindividuo che ritiene che non esi-stano verità, che quelle che siconfrontano siano semplici opi-nioni equipollenti. Il laico non èaffatto un “relativista”, come vor-rebbe farci credere la vulgatateocon. La verità del laico esiste,è assoluta come tutte le verità, èaltrettanto e forse più forte eesclusiva di quella dei credenti.Anche se è più difficile coglierlaperché è meno banale e popola-re ed è fatto per spiriti coltivati eaffinati. Per trovare questa veritàbisogna far riferimento all’indivi-duo, a ogni uomo nella sua sin-

golarità. Il laico ha piena fiduciain lui, in ogni sua espressione,nella sua libertà, in quella che èla sua dignità personale. Poichéquesto quid è per lui ciò che dipiù sacro e intangibile esiste, eglicombatte aspramente tutti coloroche vogliono negare agli altri lostesso diritto che loro hanno aesprimersi e a manifestare la pro-pria particolarità. Nemici dellalaicità sono, per il laico, adesempio, coloro che, magari per“il nostro bene”, vogliono impor-ci le proprie idee. O coloro chevogliono servirsi del gioco demo-cratico per prendere il potere esopprimerlo. Si capisce che nemi-co della laicità è anche il laicistacon le sue certezze granitiche:uno che per principio a già tuttoe più non discute.La libertà dei singoli è pertanto,in quest’ottica, un assoluto, unaverità incontrovertibile. Il laiconon guarda con indifferenza al li-bero gioco delle opinioni, sa cheuna verità esiste e combatte pu-gnacemente per essa. Ma sa altre-sì che la verità non è ma si fa; chenon è data o rivelata una voltaper tutte ma va costruita giorno

dopo giorno attraverso il dialogoe la partecipazione di tutti, dalbasso e con il contributo di tutti.Gli avversari della laicità hannoinvece poco rispetto degli uomini,li credono immaturi e da portar sucon le dande. La visione del laicoè perciò un’etica a tutti gli effetti.Ed è un’etica migliore delle altreperché prende sul serio il princi-pio di umanità, della dignità per-sonale. Certo, essa non è fatta perchi ha bisogno di certezze e sicu-rezze a buon mercato. O di fissa-re una volta per tutte, in modoestrinseco e naturalistico, le rego-le di quella coscienza morale cheè solo in noi stessi. E che, lungidal darci facili garanzie, va ognigiorno laicamente e responsabil-mente riconquistata.I credenti, fossero pure i credentilaici o laicisti, non hanno nulladare ai laici in fatto di etica cheessi no abbiano già in sé. Bastache non stiano più sulle difensivee trovino le parole, la forza e lapassione per mostrare a tutti laricchezza e la vitalità del loro pa-trimonio.

Corrado Ocone

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anniversari anniversari

N acque a Bagni di Luc-ca il 15 giugno 1886.Combatté nella guer-

ra 1915-18. Iniziò la sua carrieragiornalistica nel 1907 come re-dattore de “Il Messaggero” do-ve rimase fino al 1921. IniziatoMassone nella Loggia “Rienzidi Roma il 22 febbraio 1915, fupromosso Compagno d’Arteed elevato al grado di Maestroil 4 giugno dello stesso anno.Successivamente lavorò aigiornali: “Mondo”, “Epoca” e

“Risorgimento”. Perseguitatopolitico durante il fascismo,durante la guerra fu argutopropagandista dalla radio diLondra del ritorno alle libertàdemocratiche. Dopo il luglio1943 diresse “Il Messaggero”.Dopo l’8 settembre, arrestatodai tedeschi, riuscì ad evadere.Alla fine del 1944 fondò a Ro-ma “Il Momento” che diressefino al luglio 1947. Nell’imme-diato dopoguerra fu affiliatoalla Loggia “Cola di Rienzo” di

Roma. Di orientamentomarxista, fondò e dires-se, inoltre, “il Paese” ed“Il Paese Sera”. Dal 1952consigliere comunale diRoma. Fu deputato perla prima Legislatura Re-pubblicana ed elettosenatore nel Lazio nella secon-da Legislatura. Fece parte delGruppo Parlamentare Indipen-denti di Sinistra. Fu autore dinumerosi lavori teatrali, sog-gettista e sceneggiatore cine-

matografico. Si spense a Romanel 1966.

(dal libro di Vittorio Gnocchini)

L’Italia dei Liberi MuratoriPiccole biografie di massoni famosi

TOMASO SMITHgiornalista

che esercitò purtroppo un ruolo importantenella vittoria e nel consolidamento della Ger-mania di Hitler, non sono ritornati nel discor-so, pur commosso, che il pontefice ha fatto difronte al Muro della morte e, al contrario, pa-pa Ratzinger ha usato un’espressione, perspiegare la vittoria del nazionalsocialismo inGermania e in Europa, che non può essere ac-cettata dagli storici.Ha detto che lo sterminio fu il frutto di “ungruppo di criminali che raggiunse il poteremediante promesse bugiarde, in nome di pro-spettive di grandezza, di ricupero dell’onore edella sua rilevanza, con previsioni di benesse-re e anche con la forza del terrore e dell’inti-midazione, cosicché il nostro popolo potè es-sere usato e abusato come strumento della lo-ro smania di distruzione e di dominio”, ed haaggiunto poi che quei criminali volevano “uc-cidere quel Dio che chiamò Abramo che par-lando sul Sinai stabilì i criteri orientativi del-l’umanità che restano validi in eterno”.Parole nobili che raccolgono per il cristianesi-mo l’eredità del popolo di Israele e del popo-lo ebraico ma che, nello stesso tempo, pongo-no fuori di ogni responsabilità quel popolo te-desco di cui è figlio Ratzinger e quella Chiesacattolica di cui è pontefice.E questo secondo aspetto in un momento sto-rico come l’attuale è un tema che non si puòaccantonare.La Chiesa cattolica ha avuto con Pio XII preci-se responsabilità di fronte alla Shoa e il mon-do cattolico per venti secoli ha alimentato efatto crescere, non da solo certo, un tenaceantisemitismo contro il popolo ebraico accusa-to di deicidio sicchè, pur dopo la scomparsanel 1958 di papa Pacelli, è stato assai lento il

cammino del Vaticano nel riconoscimento del-le sue responsabilità nell’immane tragedia.Giovanni XXIII e Paolo VI hanno incominciatotimidamente un cammino che ha trovato sol-tanto con l’avvento del papa polacco un’aper-ta ammissione di colpa e un’esplicita richiestadi perdono agli ebrei e a tutti gli uomini.Ma il discorso di Benedetto XVI sembra ripor-tare indietro le cose e nascondersi dietro ilgruppo di criminali che gestirono i campi disterminio. Ma può reggere una spiegazionestorica così mutila e semplicistica? Si può ri-durre la complessa vicenda dei fascismi euro-pei, in particolare del nazionalsocialismo, auna storia criminale?Chiunque si sia accostato, sia pure per poco,a quelle vicende è portato necessariamente adescluderlo.Fu in Europa, nell’Europa cristiana e cattolica,che nacque e crebbe prima in Italia (non di-mentichiamolo!), poi in Germania e in altripaesi europei che nacque quella forma di na-zionalismo totalitario che assunse dall’iniziotinte razziste e antisemite.Si trattò di un lungo processo storico che se-dusse centinaia, poi migliaia e milioni di gio-vani che presero parte poi in prima persona airegimi che vinsero e di consolidarono fino aglianni quaranta sopravvivendo poi in altri conti-nenti per alcuni decenni (basta pensare al per-donismo argentino).Liquidare dunque il caso nazista con quell’e-spressione usata da Benedetto XVI significadarne una visione inadeguata e riduttiva comehanno subito detto le comunità ebraiche in tut-to il mondo. Del resto la Chiesa cattolica non ha ancoramesso a disposizione degli studiosi le carte

che riguardavano il suo ruolo in quegli anni.Fu Giovanni Paolo II ad estendere la possibilitàdi consultazione degli archivi fino al 1939, allimitare della tragedia. Quando Ratzinger ven-ne eletto, le comunità ebraiche chiedero che iltermine fosse portato al 1945. Ma finora non èarrivata nessuna risposta.C’è forse un legame tra l’una e l’altra cosa, trail passo indietro compiuto dal pontefice pro-prio ad Auschwitz e l’impossibilità per gli sto-rici di andare avanti nelle ricerche?

Nicola Tranfaglia

Nicola Tranfaglia. Insegna alla facoltà di Lettere eFilosofia dell’Università di Torino, dicui è preside e ordinario di Storiadell’Europa. È inoltre vicerettore perla didattica per la stessa Università.Condirettore della rivista “StudiStorici” e editorialista del quotidiano“La Repubblica”, è autore dinumerose opere

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L’U.S.P.I., Unione Stampa Periodica Italiana, ha da-to alle stampe la tredicesima edizione (2005/2006)della “Guida della Stampa Periodica Italiana”.

L’opera è composta da un volume contenente l’e-lenco di circa 9.000 periodici editi in Italia, catalogatialfabeticamente per materia trattata, e da un CD ROMche riporta tutta la normativa relativa al settore dell’e-ditoria, aggiornata a settembre 2005, tra cui la leggesulla stampa, sul diritto d’autore, la disciplina dellapubblicità, il Regolamento del Registro degli Operato-ri di Comunicazione, il prontuario fiscale, le agevola-zioni tariffarie, la disciplina della Privacy ecc. ecc.

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Periodico informativo culturale Anno VII • Numero 9-10 • 15-31 Maggio 2006

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