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Giancarlo Monina - Franco Motta Sabina Pavone - Ermanno Taviani PROCESSO STORICO IL PROGETTO CULTURALE STORIA

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Giancarlo Monina - Franco Motta Sabina Pavone - Ermanno Taviani

processo storico Il progetto culturale

storia

3742moninaprocesso storicoil progetto culturale

in copertina: lorenzo lotto, Ritratto di giovane, 1508. olio su tavola. particolare. Vienna, Kunsthistorisches M

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sommario

1. il progetto culturale 22. ciò che fa la differenza 63. in sintesi, i contenuti 104. la configurazione 16

LŒscher editoreDivisione di Zanichelli editore S.p.A.Via Vittorio Amedeo II, 18 10121 Torino (TO) — ItaliaT. +39 011 56 54 111 F. +39 011 56 54 200

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Che cosa lega l’osservazione dei satelliti di Giove al sistema industriale del xx secolo? Perché i galeoni spagnoli della flotta che trasportava oro e argento nell’Atlantico ci aiutano a capire la

decolonizzazione del Novecento?Si può «raccontare» la storia, disporre lungo un solo filo narrativo processi,

fenomeni, eventi che all’apparenza non hanno alcun collegamento?Uno dei principali compiti dello storico è cercare di scoprire cause

comuni dove sembrano esserci soltanto coincidenze. Questo manuale compone e racconta i moventi profondi nascosti dietro i fenomeni che chiamiamo economia, religione, politica, conflitto; le dinamiche che nascono in un luogo e hanno effetto all’altro capo del mondo; gli attori invisibili che determinano, sullo sfondo, lo svolgersi degli eventi.

E poi i grandi apparati simbolici, come quelli dell’immaginario religioso, scientifico e cinematografico, letti nel contesto che li ha generati e per gli effetti che hanno avuto sulla vita quotidiana.

«Dove ci appare una catena di eventi – scriveva Walter Benjamin – l’angelo della storia vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine». Nelle pagine di questi tre volumi ricomporremo questa catena anello per anello, sforzandoci di risaldare i legami mancanti.

Giancarlo Monina insegna Storia contemporanea all’Università Roma Tre ed è segretario generale della Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco. È autore di numerose pubblicazioni di storia politica e culturale dell’Età contemporanea.

Franco Motta insegna Storia moderna all’Università di Torino. È specializzato in storia religiosa e culturale dei secoli xvi-xviii.

Sabina Pavone insegna Storia moderna presso l’Università di Macerata. Le sue pubblicazioni riguardano soprattutto la storia religiosa dell’Età moderna in una dimensione non solo europea ma anche globale.

Ermanno Taviani insegna Storia contemporanea all’Università di Catania. Ha studiato le politiche sociali dell’Italia liberale e la storia dell’Italia repubblicana, con particolare attenzione agli anni Sessanta e Settanta e alla storia del terrorismo. Si è occupato, inoltre, del rapporto tra cinema e storia.

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1. Il progetto culturaleuna storia mondiale HISTORYL’obiettivo del nostro progetto è l’educazione storica delle nuove generazioni che saran-no chiamate a partecipare alla costruzione del futuro. Impresa certo non facile in tempi in cui la conoscenza del passato è sottoposta alle tensioni di un presente dilatato e di un futuro incerto. Ci viene però in aiuto l’interpretazione della storia come sapere critico: contenuti e competenze che insegnino a riconoscere la complessità delle radici del mondo di oggi per diventare cittadini con-sapevoli del mondo di domani.

Assumere questa responsabilità significa anche misurarsi con la di-mensione globale della storia, con la fitta e variegata rete di relazioni all’interno della quale nessuna civiltà è un’isola. La scala planetaria di analisi e di riflessione non si impone soltanto per gli impetuosi pro-cessi di globalizzazione; è la stessa evoluzione delle società nel corso

dei secoli che richiede un diverso approccio al rapporto tra il tempo e lo spazio. Lo sguardo della storia come

«scienza del tempo» si intreccia dunque con una dimen-sione spaziale che oltrepassa i rigidi confini delle forme politi-che e culturali tradizionali (Europa, Occidente, Oriente) per farsi storia del mondo, storia di incontri e di scontri, di relazioni e di interazioni. Il manuale sperimenta un racconto del passato condotto sulla scala della world history con uno sguardo globale

sulle civiltà e sulla pluralità dei percorsi dell’umanità. Una scelta suffragata anche dal compito che la nostra epoca affida in primo

luogo alla scuola: quello di promuovere l’incontro e l’integrazione di nuove generazioni di cittadini provenienti da Paesi e storie diverse. Dotarsi

degli strumenti per leggere lo svolgimento storico globale che ha condotto al mondo di oggi diventa dunque essenziale per dare orizzonti più ampi e condivisi alle comunità del futuro.

534 Unità 5 L’Europa delle nazioni e delle religioni

18 Vecchi e nuovi Imperi tra xvi e xvii secolo 535

1559 Francia: pace di Cateau-Cambrésis

1563 Ducato di Savoia:

trasferimento della capitale a Torino

1501 Iran: unificazione

sotto la dinastia dei Safavidi

1546 Russia: avvento al trono di Ivan IV

1613 Russia: inizio della dinastia Romanov

1609 Spagna: cacciata dei moriscos

1555 Germania: pace di Augusta

5. Il mondo islamico nel Cinquecento

Verso la metà del xvi secolo l’islam era di

gran lunga la religione più diffusa al mon-

do. Concentrato soprattutto nell’Impero

ottomano, si espandeva dalle coste afri-

cane dell’oceano Atlantico fino alle steppe

dell’Asia centrale e, più a sud, all’Indonesia,

passando per il Nordafrica, il Medio Orien-

te, l’Iran (dove era in piena ripresa l’Impero

persiano dei Safavidi) e la regione occiden-

tale dell’India. Era diviso però al proprio

interno e conviveva con quelli che i mu-

sulmani consideravano gli altri due «popoli

del Libro» (cioè ebrei e cristiani, che come

gli islamici possiedono la Bibbia) e con al-

tre minoranze religiose. Dal punto di vista

economico, la struttura ancora medie-

vale della società islamica non permise di

uguagliare lo sviluppo tecnologico dell’Oc-

cidente, da cui il mondo musulmano diven-

ne sempre più dipendente.

La centralità dell’Impero ottomano

Il cuore storico dell’islam, ossia il Medio Oriente e il Nordafrica, era dominato politica-

mente dall’Impero ottomano  1 , considerato il protettore dei musulmani di ogni na-

zionalità in quanto custode dei luoghi sacri (le città sante di La Mecca e Medina) dove i

fedeli erano tenuti a compiere il pellegrinaggio. Tuttavia, benché unito dalla stessa fede

e da un alfabeto comune (quello arabo), il mondo islamico era profondamente diviso

al suo interno, e fu nel periodo compreso tra il 1550 e il 1650 che tale divisione divenne

un fattore di mutamento, soprattutto per l’intensificarsi delle relazioni con l’Europa.

Fino al Cinquecento il confronto economico e militare tra europei e arabi si era

svolto su un piano di sostanziale parità. Da allora in poi, invece, esso si rovesciò in uno

squilibrio: l’economia e la tecnologia europee divennero così forti e aggressive da riu-

scire a penetrare nel Mediterraneo orientale e nel Medio Oriente nel giro di pochi de-

cenni, alterando i rapporti di forza.

Il Maghreb

I possedimenti ottomani si stendevano sul

Nordafrica, il Maghreb, nel quale il solo Regno

indipendente era il Marocco: all’estremo lem-

bo occidentale e affacciato sull’Atlantico, si era

reso protagonista di un grande successo scon-

figgendo i portoghe-

si ad Alcazarquivir.

Lungo le coste

mediterranee ver-

so est si succedeva-

no quattro province

ottomane: Algeria,

Tunisia, Tripolita-

nia (l’attuale Libia)

ed Egitto. L’econo-

mia era quasi interamente fondata sull’alleva-

mento e sulla coltivazione del grano; a ridosso

del mare, ricche città portuali commerciavano i

cereali verso l’Europa e Istanbul. Da qui partiva-

no anche i pirati barbareschi, che battevano il

HISTORY

l’ess

enzi

ale

ORIENTARSI nello SPAZIO

l’impero ottomano nel xvi e nel xvii secolo

Nella seconda metà del Cinquecento l’Impero ottomano raggiunse la sua

massima espansione [→ cap. 6, p. 186], arrivando ad abbracciare tutto

il Mediterraneo orientale e meridionale e la regione del Danubio, fino

all’Ungheria. Suoi acerrimi nemici erano a occidente gli Asburgo d’Austria

e a oriente l’Impero persiano, unificato dallo shah Ismail nel 1501.

1

Mar Medi ter raneo

Mar Nero

L’Impero ottomano nel 1520

Acquisizioni di Solimano il Magnifico (1520-66)

Espansione dal 1566 al 1683

Limite dell’Impero alla sua massima estensione

Medina

La Mecca

Il CairoTripoli

TunisiAlgeri

MAROCCO

IMPERO

PERSIANO

A r a b i a

Damasco

Vienna

Venezia

Roma

Belgrado

Mosul

Baghdad

Costantinopoli

Egi t to

Tripolitania

Algeria TunisiaSiria

Mediterraneo occidentale e le coste italia-

ne alla ricerca di schiavi e bottino. Le pro-

vince erano governate da un funzionario

militare, il pasha [pr. pascià], affiancato da

un «divan», il consiglio. La più importante

delle province era l’Egitto, la cui capitale,

Il Cairo, era uno snodo economico e com-

merciale di tutto rispetto grazie al fatto di

essere crocevia delle lunghe rotte com-

merciali che, attraverso l’oceano Indiano,

conducevano fino all’Indonesia.

La penisola arabica e il Medio

Oriente

Oltre il mar Rosso si estendeva la peni-

sola arabica, che verso la metà del Cin-

quecento fu definitivamente integrata

nell’Impero ottomano.

Lungo le sue coste sud-occidentali, in

particolare nello Yemen, le precipitazioni

costanti avevano permesso lo sviluppo della coltivazione dei cereali e soprattutto della

coltura intensiva del caffè, che da qui prendeva la via dell’Europa. Sull’altro lato della

penisola, affacciata sul golfo Persico, si trovava la provincia dell’Oman, uno tra i cro-

cevia commerciali più importanti di tutto l’Impero.

Più a nord si aprivano le province della Siria e dell’Iraq. La Siria, che comprendeva

la Palestina, il Libano e l’area a est del Giordano, dominata dalla metropoli di Damasco,

aveva un ruolo di primo piano nei traffici Asia-Europa come punto d’arrivo della Via

della seta. Ad Aleppo e Tripoli di Libano, ricchissimi mercati di stoffe di seta e di coto-

ne, si stabilirono nella seconda metà del Cinquecento compagnie commerciali inglesi,

francesi e olandesi che grazie alla maggiore disponibilità navale e ai privilegi concessi

dal sultano sostituirono le precedenti colonie di mercanti italiani. Per questa vocazio-

ne mercantile la società siriana era urbanizzata e la vita economica era dominata

dalle corporazioni, che come quelle europee regolavano la produzione, controllavano i

metodi e la qualità del lavoro, definivano i prezzi e, in più, riscuotevano le imposte per

conto del governo centrale.

L’Iraq, con i grandi centri di Baghdad e Mosul, era una zona di raffinata elaborazio-

ne artistica e intellettuale in cui si compenetravano elementi culturali di provenienza

araba, persiana e turkmena (cioè delle popolazioni di lingua turca del Caucaso e dell’A-

sia centrale). Ma era anche la marca di confine tra il mondo arabo e quello persiano e

tra le due fondamentali correnti religiose dell’islam, i sunniti e gli sciiti e per questo

era sottoposto a secolari tensioni.

L’Impero ottomano dopo Lepanto

La forza militare ottomana aveva giocato un ruolo importante negli equilibri euro-

pei, frenando la strategia di dominio continentale degli Asburgo d’Austria e di Spagna

e quindi favorendo indirettamente gli Stati protestanti. Tale incontrastata supremazia

bellica costituì anche il limite principale dell’Impero. Attraverso il jihad, la guerra san-

ta contro gli infedeli, i ghazi, i capi militari fedeli al sultano, compivano un dovere reli-

Reinier Nooms, Navi

olandesi nel porto di Tripoli

nel 1650, seconda metà

del xvii secolo, olio su

tela (Greenwich, National

Maritime Museum).

Città come Algeri, Tunisi,

Tripoli erano cosmopolite

come poche altre al mondo:

arabi e berberi convivevano

con moriscos ed ebrei di

provenienza spagnola, e

poi con turchi, europei e

individui nati da matrimoni

misti. Nei loro porti

sempre più attraccavano

navi inglesi e olandesi: in

breve sostituirono italiani

e spagnoli che da secoli

controllavano quei commerci.

FlasHBaCK Dopo la vittoria

dei cristiani a Lepanto (1571),

i musulmani si presero la

rivincita sconfiggendo i

portoghesi ad Alcazarquivir,

nel Nord del Marocco (1578),

uccidendone il re. Filippo II,

suo cugino, ne approfittò per

annettere alla Spagna i domìni

portoghesi.

FlasHBaCK Sono le due

correnti dell’islam: al contrario

dei sunniti, gli sciiti riconoscono

Alì, genero di Maometto,

come unico suo successore e

«imam» (“capo”) della comunità

musulmana.

viii secolo Nordafrica e penisola iberica: dominio arabo

ix secolo Sicilia: dominio arabo

xi secolo Eurasia: fiorire di scambi culturali ed economici Asia: nomadi turchi verso occidente

969 Nordafrica: i fatìmidi fondano Il Cairo

1055 Asia: i selgiùchidi occupano Baghdad

16

Il mondo all’alba del secondo millennio 17

1063 Marocco: gli almoràvidi fondano Marrakesh

4. Ai confini del globo: Americhe e OceaniaRispetto al crogiolo di popoli e culture dell’Eurasia, il continente americano era un mondo a sé. A renderlo così diver-so era stata un’evoluzione separata dal resto del pianeta. Il popolamento delle Americhe era infatti avvenuto nel Pale-olitico, ai tempi dell’ultima glaciazione, per opera di gruppi umani provenienti

dall’Asia. Le teorie circa i tempi e i modi di questa migrazione restano a tutt’oggi divergenti, ma sembra certo che, dopo il ritiro dei ghiacci, le popolazioni del con-tinente americano non abbiano più avu-to contatti con il resto dell’umanità e si siano sviluppate secondo linee evoluti-ve autonome.Il continente americano, un mondo a parteL’isolamento delle Americhe aveva comportato lo sviluppo di una flora e di una fau-na particolari che, al contrario di quanto avvenuto in Eurasia, offrivano poche specie adatte all’agricoltura e all’allevamento. Per questo, nel Mille molte popolazioni ameri-cane proseguivano, come nel Paleolitico, una vita nomade di cacciatori-raccoglitori. Quelle che si erano convertite all’agricoltura (divenendo quindi sedentarie) coltiva-vano piante sconosciute in Eurasia come il mais, il fagiolo, la patata, il pomodoro, il peperone – nessuna delle quali, tuttavia, aveva una resa alimentare paragonabile alle piante diffuse al di là dell’oceano.Quanto all’allevamento, non esistevano specie locali che si prestassero alla dome-sticazione come, in Eurasia, equini, suini, ovini e bovini (a parte il tacchino, originario del Centro-America). Quindi, quelle popolazioni disponevano di scarse proteine ani-mali e di poche bestie da trasporto: solo il lama e l’alpaca, nell’emisfero meridionale, si prestavano alla soma, ma erano lenti e in grado di reggere pesi limitati (25 kg contro gli oltre 100 di un asino).

Le civiltà americane non conoscevano la ruota né la lavorazione dei minerali fer-rosi; di fatto erano civiltà neolitiche che si spostavano a piedi, e quindi con grande lentezza, e che avevano raggiunto il massimo livello di sviluppo consentito dalle tec-nologie disponibili.

HISTORY

l’ess

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La piramide del tempio di Kukulkan, a Chichén Itzá nello Yucatán. In primo piano un chac mool, altare antropomorfo sul quale erano probabilmente posate le offerte sacrificali.

La conformazione geografica del continente, sviluppato da nord a sud, determinava un rapido alternarsi di paesaggi ostili, dalla foresta pluviale ai gelidi picchi delle Ande. Questa, unita alla scarsità di animali da soma, impedì lo sviluppo di commerci, a parte quelli a cortissimo raggio.

Inoltre, non conoscendo il denaro, ogni traffico commerciale consisteva in uno scambio di beni in natura.

Le civiltà dell’America centrale e meridionaleNel Centro-America le due zone più popolose erano quelle degli altipiani del Messico centrale e della penisola dello Yucatán. Nella prima, numerose popolazioni agricole convivevano in un equilibrio instabile che si reg-geva sui commerci e le guerre di razzia, necessarie in primo luogo a procurarsi prigionieri da sacrificare: i sacrifici umani, infatti, costi-tuivano l’apice rituale di una religione tesa a conservare l’equilibrio delle forze cosmiche attraverso il regolare spargimento di sangue.Più a sud, nello Yucatán, per lunghi secoli aveva regnato la civiltà maya, la sola del continente a conoscere la scrittura. A guidarla era un’aristocrazia ereditaria che vigilava sull’amministrazione della co-munità e sulle cerimonie religiose. Dal x secolo, i grandi centri maya

erano stati abbandonati; un popolo guerriero, i toltechi, aveva invaso lo Yucatán e una civiltà ibrida tolteca-maya governava la regione dalla capita-le di Chichén Itzá.

Nell’America meridionale la principale entità politica era l’Impero di Chimor, lungo la costa peruviana. Le popolazioni della regione vivevano sui picchi della cor-digliera delle Ande, strette fra le aride sponde del Pacifico, a ovest, e l’immensa su-perficie della foresta amazzonica, a est. L’agricoltura si basava sulla tecnica del terraz-zamento, cioè dello spianamento di sezioni di terreni scoscesi delimitate da muretti: l’unico, ingegnoso modo di coltivare un pendio.Il Pacifico, il «continente d’acqua»Nell’anno Mille, e ancora per diversi secoli a seguire, le popolazioni che abitavano le migliaia di isole poste nella metà centro-meridionale del Pacifico non conosceva-no la scrittura, e per questo è estremamente difficile ricostruire la loro storia prima dell’arrivo degli europei nel xviii secolo; in Australia, poi, anche la maggior parte delle lingue e delle culture aborigene è stata spazzata via dall’avanzare della colonizzazione occidentale nell’Ottocento.

Sull’origine di quei popoli le opinioni divergono: proverrebbero dal Sud-Est asiatico, secondo alcuni, oppure dall’India. Degli aborigeni australiani – etnicamente diversi da-gli abitanti dell’Oceania – è plausibile ritenere che essi facciano parte di un’antichis-sima ondata migratoria precedente a quella che popolò l’Asia. Sulla cronologia esiste invece qualche certezza in più: l’insediamento umano in Australia, Nuova Guinea e Nuova Zelanda è molto più antico di quanto si credesse, risalendo a circa 50-60 000 anni fa; assai più recente quello degli arcipelaghi di Malesia, Micronesia e Polinesia, compreso tra il i millennio a.C. e il i millennio d.C. Tutto questo avvenne grazie a formidabili traversate oceaniche a bordo di imbar-cazioni, le piroghe doppie, capaci di ospitare fino a duecento persone, bestiame e prov-viste per migliaia di chilometri, e grazie alla conoscenza dell’astronomia da parte di questi navigatori.

La piramide come apparve ai suoi scopritori, gli esploratori Frederick Catherwood e John Lloyd Stephens, nel 1840.

x secolo America: i toltechi invadono lo Yucatán

Calendario maya circolare.

È la stessa evoluzione delle

società nel corso dei secoli che richiede un

diverso approccio al rapporto tra il tempo

e lo spazioIl

manuale sperimenta un

racconto del passato condotto sulla scala

della world history

534 Unità 5 L’Europa delle nazioni e delle religioni 18 Vecchi e nuovi imperi tra xvi e xvii secolo 535

1559 Francia: pace di Cateau-Cambrésis

1563 Ducato di Savoia: trasferimento della capitale a Torino

1501 Iran: unificazione sotto la dinastia dei Safavidi

1546 Russia: avvento al trono di Ivan IV

1613 Russia: inizio della dinastia Romanov

1609 Spagna: cacciata dei moriscos

1555 Germania: pace di Augusta

5. Il mondo islamico nel Cinquecento Verso la metà del xvi secolo l’islam era di gran lunga la religione più diffusa al mon-do. Concentrato soprattutto nell’Impero ottomano, si espandeva dalle coste afri-cane dell’oceano Atlantico fino alle steppe dell’Asia centrale e, più a sud, all’Indonesia, passando per il Nordafrica, il Medio Orien-te, l’Iran (dove era in piena ripresa l’Impero persiano dei Safavidi) e la regione occiden-tale dell’India. Era diviso però al proprio

interno e conviveva con quelli che i mu-sulmani consideravano gli altri due «popoli del Libro» (cioè ebrei e cristiani, che come gli islamici possiedono la Bibbia) e con al-tre minoranze religiose. Dal punto di vista economico, la struttura ancora medie-vale della società islamica non permise di eguagliare lo sviluppo tecnologico dell’Occi-dente, da cui il mondo musulmano divenne sempre più dipendente.

La centralità dell’Impero ottomanoIl cuore storico dell’islam, ossia il Medio Oriente e il Nordafrica, era dominato politi-camente dall’Impero ottomano  1 , considerato il protettore dei musulmani di ogni nazionalità in quanto custode dei luoghi sacri (le città sante di Mecca e Medina) dove i fedeli erano tenuti a compiere il pellegrinaggio. Tuttavia, benché unito dalla stessa fede e da un alfabeto comune (quello arabo), il mondo islamico era profondamente diviso al suo interno, e fu nel periodo compreso tra il 1550 e il 1650 che tale divisione divenne un fattore di mutamento, soprattutto per l’intensificarsi delle relazioni con l’Europa.

Fino al Cinquecento il confronto economico e militare tra europei e arabi si era svolto su un piano di sostanziale parità. Da allora in poi, invece, esso si rovesciò in uno squilibrio: l’economia e la tecnologia europee divennero così forti e aggressive da riu-scire a penetrare nel Mediterraneo orientale e nel Medio Oriente nel giro di pochi de-

cenni, alterando i rapporti di forza.

Il MaghrebI possedimenti ottomani si stendevano sul Nordafrica, il Maghreb, nel quale il solo Regno indipendente era il Marocco: all’estremo lem-bo occidentale e affacciato sull’Atlantico, si era reso protagonista di un grande successo scon-figgendo i portoghe-si ad Alcazarquivir.

Lungo le coste mediterranee ver-so est si succedeva-no quattro province ottomane: Algeria, Tunisia, Tripolitania (l’attuale Libia) ed Egitto. L’economia era quasi interamente fondata sull’allevamen-to e sulla coltivazione del grano; a ridosso del mare, ricche città portuali commerciavano i ce-reali verso l’Europa e Istanbul. Da qui partiva-no anche i pirati barbareschi, che battevano il

HISTORY

l’ess

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ale

ORIENTARSI nello SPAZIOl’impero ottomano nel xvi e nel xvii secolo

Nella seconda metà del Cinquecento l’Impero ottomano raggiunse la sua massima espansione [→ cap. 6, p. 186], arrivando ad abbracciare tutto il Mediterraneo orientale e meridionale e la regione del Danubio, fino all’Ungheria. Suoi acerrimi nemici erano a occidente gli Asburgo d’Austria e a oriente l’Impero persiano, unificato dallo shah Ismail nel 1501.

1

Mar Medi ter raneo

Mar Nero

L’Impero ottomano nel 1520

Acquisizioni di Solimano il Magnifico (1520-66)

Espansione dal 1566 al 1683

Limite dell’Impero alla sua massima estensione

Medina

La Mecca

Il Cairo

Tripoli

TunisiAlgeri

MAROCCO

IMPEROPERSIANO

A r a b i a

Damasco

Vienna

Venezia

Roma

Belgrado

Mosul

Baghdad

Costantinopoli

Egi t to

Tripolitania

Algeria Tunisia Siria

Mediterraneo occidentale e le coste italia-ne alla ricerca di schiavi e bottino. Le pro-vince erano governate da un funzionario militare, il pasha [pr. pascià], affiancato da un «divan», il consiglio. La più importante delle province era l’Egitto, la cui capitale, Il Cairo, era lo snodo economico e commer-ciale di tutto rispetto grazie al fatto di esse-re crocevia delle lunghe rotte commerciali che, attraverso l’oceano Indiano, conduce-vano fino all’Indonesia.

La penisola arabica e il Medio OrienteOltre il mar Rosso si estendeva la peni-sola arabica, che verso la metà del Cin-quecento fu definitivamente integrata nell’Impero ottomano.

Lungo le sue coste sudoccidentali, in particolare nello Yemen, le precipitazio-ni costanti avevano permesso lo sviluppo della coltivazione dei cereali e soprattutto della coltura intensiva del caffè, che da qui prendeva la via dell’Europa. Sull’altro lato della penisola, affacciata sul golfo Persico, si trovava la provincia dell’Oman, uno tra i crocevia commerciali più importanti di tutto l’Impero.

Più a nord si aprivano le province della Siria e dell’Iraq. La Siria, che comprendeva la Palestina, il Libano e l’area a est del Giordano, dominata dalla metropoli di Damasco, aveva un ruolo di primo piano nei traffici Asia-Europa come punto d’arrivo della Via della seta. Ad Aleppo e Tripoli di Libano, ricchissimi mercati di stoffe di seta e di coto-ne, si stabilirono nella seconda metà del Cinquecento compagnie commerciali inglesi, francesi e olandesi che grazie alla maggiore disponibilità navale e ai privilegi concessi dal sultano sostituirono le precedenti colonie di mercanti italiani. Per questa vocazio-ne mercantile la società siriana era urbanizzata e la vita economica era dominata dalle corporazioni, che come quelle europee regolavano la produzione, controllavano i metodi e la qualità del lavoro, definivano i prezzi e, in più, riscuotevano le imposte per conto del governo centrale.

L’Iraq, con i grandi centri di Baghdad e Mosul, era una zona di raffinata elaborazio-ne artistica e intellettuale in cui si compenetravano elementi culturali di provenienza araba, persiana e turkmena (cioè delle popolazioni di lingua turca del Caucaso e dell’A-sia centrale). Ma era anche la marca di confine tra il mondo arabo e quello persiano e tra le due fondamentali correnti religiose dell’islam, i sunniti e gli sciiti e per questo era sottoposto a secolari tensioni.

L’Impero ottomano dopo LepantoLa forza militare ottomana aveva giocato un ruolo importante negli equilibri euro-pei, frenando la strategia di dominio continentale degli Asburgo d’Austria e di Spagna e quindi favorendo indirettamente gli Stati protestanti. Tale incontrastata supremazia bellica costituì anche il limite principale dell’Impero. Attraverso il Jihad, la guerra san-ta contro gli infedeli, i ghazi, i capi militari fedeli al sultano, compivano un dovere reli-

Reinier Nooms, Navi olandesi nel porto di Tripoli nel 1650, seconda metà xvii secolo, olio su tela (Greenwich, National Maritime Museum).

Città come Algeri, Tunisi, Tripoli erano cosmopolite come poche altre al mondo: arabi e berberi convivevano con moriscos ed ebrei di provenienza spagnola, e poi con turchi, europei e individui nati da matrimoni misti. Nei loro porti sempre più attraccavano navi inglesi e olandesi: in breve sostituirono italiani e spagnoli che da secoli controllavano quei commerci.FlasHBaCK Dopo la vittoria

dei cristiani a Lepanto (1571), i musulmani si presero la rivincita sconfiggendo i portoghesi ad Alcazarquivir, nel Nord del Marocco (1578), uccidendone il re. Filippo II, suo cugino, ne approfittò per annettere alla Spagna i domini portoghesi.

FlasHBaCK Sono le due correnti dell’islam: al contrario dei sunniti, gli sciiti riconoscono Alì, genero di Maometto, come unico suo successore e «imam» (“capo”) della comunità musulmana.

Rapide “fotografie” del mondo extraeuropeo nelle varie epoche di studio.

caPiToli E ParaGraFi“Globali”

3742_Specimen_Storia.indd 2 11/11/16 12:17

Page 5: Giancarlo Monina - Franco Motta Sabina Pavone - Ermanno ......storia dell’Italia repubblicana, con particolare attenzione agli anni Sessanta e Settanta e alla storia del terrorismo.

3

546 Unità 5 L’Europa delle nazioni e delle religioni

19 L’età delle confessioni religiose 547

1586 Italia: emanazione della

bolla Coeli et Terrae Creator

1599 Italia: Ratio studiorum per i collegi gesuitici

1641 Italia: Accetto,

Della dissimulazione onesta1600 Roma: condanna al rogo

di Giordano Bruno

(8/02)1589 Italia: Botero, Della ragion di Stato

DATI E DATELa «caccia alle streghe»:

cronologia

Periodo Zone interessate

1580-1620 Canton Vallese, Lorena,

Lussemburgo, Treviri

1587 Francia: emerge il problema

della stregoneria

1588-94 Francia: apice della «caccia

alle streghe»

1590 Germania, Francia, Scozia

1592 Bruxelles incita alla

«caccia alle streghe»

nei Paesi Bassi spagnoli

1595-1605

Fiandre

1597 Scozia: sono mandate

al rogo circa 200 persone

1598-1601 Paesi Bassi spagnoli

1600-4 Baviera: dibattiti sulla

stregoneria

1600-32 Borgogna

1609 Paesi Baschi francesi

1616-18 Principati ecclesiastici

in Germania

1618-20 Catalogna

1626-30 Europa centrale: apice

della «caccia alle streghe»

1645-47 Inghilterra durante la

guerra civile

1651-52 Slesia

1

1. Il disciplinamento sociale e religioso

nell’Europa cattolica e protestante

Si è a lungo pensato a Riforma e Controrifor-

ma come a due schemi ideologici contrap-

posti. Negli ultimi trent’anni, invece, alcuni

storici hanno sottolineato come l’Europa

protestante e quella cattolica seguirono un

unico modello di sviluppo: tutti gli Stati eu-

ropei furono caratterizzati da un forte con-

trollo politico, religioso e culturale e dalla

tendenza a reprimere ogni atteggiamento

considerato di dissidenza. A tal fine venne-

ro create istituzioni apposite per occuparsi

di poveri, donne sole, pazzi. Si scatenò una

vera e propria «caccia alle streghe» e gran-

de potere assunse l’Inquisizione romana,

con la sua opera di repressione e di censura

che ebbe gli esiti più evidenti con la creazio-

ne dell’Indice dei libri proibiti, l’uso della

tortura e le condanne al rogo anche di illu-

stri intellettuali.

Il concetto di «disciplinamento»

Nel tardo Cinquecento e nel secolo successivo, i Paesi protestanti e quelli cattolici ave-

vano più punti di contatto che di rottura: a prescindere dall’appartenenza confessio-

nale, tutti gli Stati europei adottarono politiche di forte controllo sulla dimensione po-

litica e su quella religiosa e culturale, impedendo ogni forma di dissenso nella società.

Gli storici usano l’espressione «età delle confessioni» per indicare questo periodo

perché la religione fu l’elemento portante dell’identità europea, seppure declinata

in maniera differente da protestanti e cattolici. Al tempo stesso, tutti gli Stati europei

accentuarono le politiche di controllo sulla popolazione: ogni aspetto della vita quoti-

diana (dall’istruzione all’assistenza sanitaria ecc.) venne regolato dallo Stato per creare

dei sudditi fedeli e obbedienti. In altre parole, fu attuato un vero e proprio «disciplina-

mento» della popolazione.

Il concetto di «disciplinamento», anche se contestato da alcuni storici, supera lo sche-

matismo delle differenze confessionali per concentrarsi sugli elementi repressivi mes-

si in atto dagli Stati. Tutti i comportamenti che non rientravano nei canoni stabiliti dal

potere centrale erano tacciati di pericolosità: i poveri, le donne sole, i pazzi erano tutti

considerati dissidenti e spesso furono allontanati dalla società e rinchiusi in struttu-

re create appositamente. Per questo motivo lo

storico Michel Foucault ha parlato del Seicen-

to come del secolo della «grande reclusione».

Le istituzioni per i poveri

Poveri e vagabondi, per il fatto stesso di vive-

re ai margini della società, vennero percepiti

come soggetti pericolosi.

Le guerre, le carestie e le pestilenze che si

susseguirono tra la fine del Cinquecento e

la prima metà del Seicento accrebbero il fe-

nomeno del vagabondaggio. Per questo gli

Stati, sia cattolici sia protestanti, adottarono

nuove leggi per costringere i poveri a vivere

nel loro luogo di origine impedendo loro di

cercare migliore fortuna altrove, ad esempio

I PROCESSI

L’Ess

EnzI

ALE

nelle città. In Inghilterra, a partire dall’età elisabettiana, furono approvate le Poor laws

(“leggi sui poveri”) che obbligavano le parrocchie a occuparsi dei poveri: vennero creati

degli opifici dove questi erano costretti a vivere e a lavorare.

Lo stesso sistema venne adottato anche in altri Paesi come la Francia e l’Italia: a

Roma nacque ad esempio l’ospizio del San Michele dove i poveri, specie ragazzi, vi-

vevano come reclusi.

La stregoneria e la religiosità popolare

Uno dei fenomeni oggetto di disciplinamento fu la stregoneria. Nelle campagne, sui

monti e nelle zone più isolate sopravvivevano cerimonie folkloriche e culti agrari

legati alla fertilità della terra. Erano antichissimi, risalivano al paganesimo e si erano

tramandati di generazione in generazione, anche per la scarsa presenza e l’ignoranza

dei parroci. Ora queste cerimonie vennero sempre più spesso viste come culti diabo-

lici. Altrettanto accadde con l’usanza di utilizzare unguenti e pozioni fatti con erbe: le

guaritrici, per lo più donne sole, cominciarono a essere considerate streghe.

Già nel 1487 in Germania era stato pubblicato il Malleus maleficarum (“Il martello

delle streghe”) [➔ Interpretare le fonti, p. 549] che forniva indicazioni su come indi-

viduare le streghe e costringerle a confessare. Da allora in tutta Europa, indipenden-

temente dalle divisioni confessionali, prese corpo l’immagine della strega che, stretto

un patto con il diavolo, partecipava al volo notturno (il sabba) in cui si accoppiava con

il demonio. Le donne, infatti, erano considerate un soggetto debole, che poteva essere

irretito dal diavolo.

La «caccia alle streghe» in Europa

Tra il 1580 e il 1650 ca in Europa, soprattutto centrale, si scatenò quella che è passata alla

storia come «caccia alle streghe»  1 . Per spiegare la «caccia alle streghe» si deve tenere

conto di tanti fattori, da quelli psicologici, sociali e culturali, legati alla psicosi collettiva

che alimentò la paura verso individui ai margini della società, attribuendo loro poteri

magici e diabolici, a quelli legati a fenomeni più strettamente economici: le carestie che

funestarono il xvii secolo furono spesso credute conseguenza dei sortilegi delle streghe.

Si contò un numero altissimo di processi per stregoneria: si parla di circa 100 000

ed essi furono istruiti a partire da delazioni che gli storici valutano

essere state almeno il triplo, se non addirittura 7 volte tanto. Un

numero così alto di denunce significa che, nella gran parte dei ca-

si, erano l’espressione della diffidenza nei confronti delle donne,

in particolare di quelle sole e di ceto inferiore. Giovani o anziane,

quasi sempre ai margini della società, le donne sole e povere rap-

presentavano un elemento di dissidenza nell’Antico regime in cui

dovevano essere mogli e madri oppure dovevano restare chiuse in

Francisco Goya, Processione

di flagellanti, 1812-20, olio

su tela (Madrid, Museo

Lázaro Galdiano).

I flagellanti furono un

movimento cattolico

caratterizzato dalla pratica

dell’autoflagellazione

pubblica, come forma di

mortificazione finalizzata

a ottenere il perdono

divino per colpe personali

o collettive, o anche come

mezzo per chiedere a Dio

la cessazione di carestie,

catastrofi naturali ecc.

Questa pratica rende bene

l’idea del tipo di religiosità

che caratterizzò i secoli

dal Medioevo al Cinque-

Seicento.

1487 Germania: Malleus maleficarum

1580-1650 ca Europa: caccia alle streghe

videoSalute e malattia

Sabba di streghe in Svizzera: tre donne sono bruciate vive sul rogo a

Baden, miniatura da un manoscritto svizzero.

Il «sabba» si credeva fosse il raduno periodico delle streghe che in

volo raggiungevano zone boschive (per lo più presso un grande noce,

dall’errata etimologia che lo collegava al latino nocivum, “nocivo”, anche

in riferimento alle proprietà della pianta, che impedisce l’infittirsi

del sottobosco) dove, alla presenza del diavolo, venivano compiuti

riti orgiastici. Il termine deriva da shabbat, la festa ebraica del riposo

durante il sabato, a testimoniare il pregiudizio cristiano sugli ebrei che

si immaginavano intenti in riti magici.

una storia “a due tempi” I PROCESSI

I tempi della storia sono tanti e diversi. Gli storici hanno sempre dibattuto questo pro-blema. I «secoli», per esempio, hanno acquisito una latitudine nuova, oltrepassando o abbreviando i propri limiti cronologici: Fernand Braudel ha usato l’espressio-ne «lungo xvi secolo» per definire il periodo che va dal 1480 al 1620, men-tre Eric Hobsbawm ha delineato il Novecento come un «secolo breve», limitandolo agli anni 1914-89.

Assumendo un punto di osservazione invece che un altro (l’eco-nomia, per esempio, o la politica) la storia ci consegna cronologie e partizioni diverse. In quest’opera la narrazione del “tempo breve” degli accadimenti storici propriamente detti è stata costantemen-te intrecciata a quella del “tempo lungo” di altre dimensioni, come

quella del paesaggio o delle mentalità. Abbiamo cercato di mostrare come molte trasformazio-

ni, anche i punti di svolta più radicali e ap-parentemente repentini, siano stati spesso il risultato di processi di lunga durata avvenuti nel corso di decenni, quando non di secoli. La modifica-zione del paesaggio agrario europeo nel corso dell’età me-dievale e moderna quanto ha contato nelle attitudini e nei cambiamenti delle società umane, esplosi tra il xviii e il xix

secolo? E l’idea di nazione che, da ideale democratico, nel giro di qualche decennio ha piegato verso il nazionalismo?Insomma, l’intelaiatura del manuale è costruita su

questa continua interrelazione tra fatti e processi, tra “tempo breve” e “tempo lungo” che si esprime anche nella scelta degli apparati come la linea del tempo e i box tematici.

546 Unità 5 L’Europa delle nazioni e delle religioni 19 L’età delle confessioni religiose 547

1586 Italia: emanazione della bolla Coeli et terrae Creator

1599 Italia: Ratio studiorum per i collegi gesuitici

1641 Italia: Accetto, Della dissimulazione onesta

1600 Roma: condanna al rogo di Giordano Bruno (8/02)

1589 Italia: Botero, Della ragion di Stato

DATI E DATELa «caccia alle streghe»: cronologiaPeriodo Zone interessate1580-1620 Canton Vallese, Lorena,

Lussemburgo, Treviri

1587 Francia: emerge il problema della stregoneria

1588-94 Francia: apice della «caccia alle streghe»

1590 Germania, Francia, Scozia

1592 Bruxelles incita alla «caccia alle streghe» nei Paesi Bassi spagnoli

1595-1605

Fiandre

1597 Scozie: sono mandate al rogo circa 200 persone

1598-1601 Paesi Bassi spagnoli

1600-4 Baviera: dibattiti sulla stregoneria

1600-32 Borgogna

1609 Paesi Baschi francesi

1616-18 Principati ecclesiastici in Germania

1618-20 Catalogna

1626-30 Europa centrale: apice della «caccia alle streghe»

1645-47 Inghilterra durante la guerra civile

1651-52 Slesia

11. Il disciplinamento sociale e religioso nell’Europa cattolica e protestante

Si è a lungo pensato a Riforma e Controrifor-ma come a due schemi ideologici contrap-posti. Negli ultimi trent’anni, invece, alcuni storici hanno sottolineato come l’Europa protestante e quella cattolica seguirono un unico modello di sviluppo: tutti gli Stati eu-ropei furono caratterizzati da un forte con-trollo politico, religioso e culturale e dalla tendenza a reprimere ogni atteggiamento considerato di dissidenza. A tal fine venne-

ro create istituzioni apposite per occuparsi di poveri, donne sole, pazzi. Si scatenò una vera e propria «caccia alle streghe» e gran-de potere assunse l’Inquisizione romana, con la sua opera di repressione e di censura che ebbe gli esiti più evidenti con la creazio-ne dell’Indice dei libri proibiti, l’uso della tortura e le condanne al rogo anche di illu-stri intellettuali.

Il concetto di «disciplinamento»Nel tardo Cinquecento e nel secolo successivo, i Paesi protestanti e quelli cattolici ave-vano più punti di contatto che di rottura: a prescindere dall’appartenenza confessio-nale, tutti gli Stati europei adottarono politiche di forte controllo sulla dimensione po-litica e su quella religiosa e culturale, impedendo ogni forma di dissenso nella società.

Gli storici usano l’espressione «età delle confessioni» per indicare questo periodo perché la religione fu l’elemento portante dell’identità europea, seppure declina-ta in maniera differente da protestanti e cattolici. Al tempo stesso, tutti gli Stati eu-ropei accentuarono le politiche di controllo sulla popolazione: ogni aspetto della vita quotidiana (dall’istruzione, all’assistenza sanitaria ecc.) venne regolato dallo Stato per creare dei sudditi fedeli e obbedienti. In altre parole, fu attuato un vero e proprio «di-sciplinamento» della popolazione.

Il concetto di «disciplinamento», anche se contestato da alcuni storici, supera lo sche-matismo delle differenze confessionali per concentrarsi sugli elementi repressivi mes-si in atto dagli Stati. Tutti i comportamenti che non rientravano nei canoni stabiliti dal potere centrale erano tacciati di pericolosità: i poveri, le donne sole, i pazzi erano tutti considerati dissidenti e spesso furono allontanati dalla società e rinchiusi in struttu-

re create appositamente. Per questo motivo lo storico Michel Foucault ha parlato del Seicen-to come del secolo della «grande reclusione».

Le istituzioni per i poveriPoveri e vagabondi, per il fatto stesso di vive-re ai margini della società, vennero percepiti come soggetti pericolosi.

Le guerre, le carestie e le pestilenze che si susseguirono tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento accrebbero il fe-nomeno del vagabondaggio. Per questo gli Stati, sia cattolici sia protestanti, adottarono nuove leggi per costringere i poveri a vivere nel loro luogo di origine impedendo loro di cercare migliore fortuna altrove, ad esempio

I PROCESSI

L’Ess

EnzI

ALE

nelle città. In Inghilterra, a partire dall’età elisabettiana, furono approvate le Poor Laws (“leggi sui poveri”) che obbligavano le parrocchie a occuparsi dei poveri: vennero creati degli opifici dove questi erano costretti a vivere e a lavorare.

Lo stesso sistema venne adottato anche in altri Paesi come la Francia e l’Italia: a Roma nacque ad esempio l’ospizio del San Michele dove i poveri, specie ragazzi, vi-vevano come reclusi.

La stregoneria e la religiosità popolareUno dei fenomeni oggetto di disciplinamento fu la stregoneria. Nelle campagne, sui monti e nelle zone più isolate sopravvivevano cerimonie folkloriche e culti agrari legati alla fertilità della terra. Erano antichissimi, risalivano al paganesimo e si erano tramandati di generazione in generazione, anche per la scarsa presenza e l’ignoranza dei parroci. Ora queste cerimonie vennero sempre più spesso viste come culti diabo-lici. Altrettanto accadde con l’usanza di utilizzare unguenti e pozioni fatti con erbe: le guaritrici, perlopiù donne sole, cominciarono a essere considerate streghe.

Già alla fine del Quattrocento, nel 1487, in Germania era stato pubblicato il Malleus maleficarum (“Martello delle streghe”) [➔ Interpretare le fonti, p. 549] che forniva in-dicazioni su come individuare le streghe e costringerle a confessare. Da allora in tut-ta Europa, indipendentemente dalle divisioni confessionali, prese corpo l’immagine della strega che, stretto un patto con il diavolo, partecipava al volo notturno (il sabba) in cui si accoppiava con il demonio. Le donne, infatti, erano considerate un soggetto debole, che poteva essere irretito dal diavolo.

La «caccia alle streghe» in EuropaTra il 1580 e il 1650 ca in Europa, sopr attutto centrale, si scatenò quella che è passata alla storia come «caccia alle streghe»  1 . Per spiegare la «caccia alle streghe» si deve tenere conto di tanti fattori, da quelli psicologici, sociali e culturali, legati alla psicosi collettiva che alimentò la paura verso individui ai margini della società, attribuendo loro poteri magici e diabolici, a quelli legati a fenomeni più strettamente economici: le carestie che funestarono il xvii secolo furono spesso credute conseguenza dei sortilegi delle streghe.

Si contò un numero altissimo di processi per stregoneria: si parla di circa 100 000 ed essi furono istruiti a partire da delazioni che gli storici valutano essere state almeno il triplo, se non addirittura 7 volte tanto. Un numero così alto di denunce significa che, nella gran parte dei ca-si, erano l’espressione della diffidenza nei confronti delle donne, in particolare di quelle sole e di ceto inferiore. Giovani o anziane, quasi sempre ai margini della società, le donne sole e povere rap-presentavano un elemento di dissidenza nell’antico regime in cui dovevano essere mogli e madri oppure dovevano restare chiuse in

Francisco Goya, Processione di flagellanti, xix secolo, olio su tela (Madrid, Museo Lazaro Galdiano).

I flagellanti furono un movimento cattolico caratterizzato dalla pratica dell’autoflagellazione pubblica, come forma di martificazione finalizzata a ottenere il perdono divino per colpe personali o collettive, tra cui anche la cessazione di carestie, catastrofi naturali ecc. Questa pratica rende bene l’idea del tipo di religiosità che caratterizzò i secoli dal Medioevo al Cinque-Seicento.

1487 Germania: Malleus maleficarum

1580-1650 ca Europa: caccia alle streghe

videoSalute e malattia

Sabba di streghe in Svizzera: tre donne sono bruciate vive sul rogo a Baden, miniatura da un manoscritto svizzero.

Il «sabba» si credeva fosse il raduno periodico delle streghe in presenza del demonio, di solito in zone boschive e specialmente presso un grande noce (dall’errata etimologia che lo collegava al latino nocivum, “nocivo”, anche in riferimento alle proprietà della pianta, che impedisce l’infittirsi del sottobosco). Il termine deriva da shabbat, la festa ebraica del riposo durante il sabato, a testimoniare il pregiudizio cristiano sugli ebrei che si immaginavano intenti in riti magici.

In quest’opera

la narrazione del “tempo breve” degli accadimenti

storici propriamente detti è stata costantemente intrecciata a quella del “tempo lungo” di altre

dimensioniL’intelaiatura del manuale è

costruita su questa continua interrelazione

tra fatti e processi

520 Unità 5 L’Europa delle nazioni e delle religioni

18 Vecchi e nuovi imperi tra xvi e xvii secolo 521

18 Vecchi e nuovi imperi tra xvi e xvii secolo

il ghetto di venezia

Nella seconda metà del Cinquecento si contrapposero, in Europa, due modelli di Stato: la monarchia cattolica spagnola, tradizionalista e dominata dagli interessi dell’aristocrazia, e quella parlamentare inglese, protestante e mercantile. Dal conflitto fra le due

simbolo i ghetti, quartieri chiusi in cui gli ebrei vivevano separati dai cristiani. Nel Seicento molte città si dotarono di queste aree di marginalizzazione. I ghetti, afflitti da cronici problemi di sovraffollamento, contribuirono al cristallizzarsi dell’identità ebraica e al radicarsi nella mentalità cristiana di una separazione fra le due culture.

potenze uscì vincitrice l’Inghilterra, ma ciò non impedì alla Spagna di conoscere una fase di splendore artistico e culturale, nota come pax hispanica. Si trattava però di una stabilità oppressiva, come si nota nell’Italia, finita in larga parte sotto il controllo spagnolo. Qui ne sono

Politica Società Tecnologia, scienza e cultura1546 Ivan IV zar di Russia

1556 Filippo II re di Spagna1558 Ferdinando I eletto imperatore

1559 Pace di Cateau-CambrésisPubblicazione dell’Indice dei libri proibiti1562 Inizio delle Guerre di religione in Francia

1563 I Savoia trasferiscono la capitale da Chambéry a TorinoSi chiude il concilio di Trento Catechismo di Heidelberg, cioè canone dottrinale dei calvinisti tedeschi1566 Morte di Solimano il Magnifico

1571 Battaglia di Lepanto1572 Strage di San Bartolomeo

1578 Inizia una sanguinosa guerra fra ottomani e persianiEl Greco termina il ciclo di dipinti per l’Escorial1584 In Russia inizio

del «periodo dei torbidi»1598 Editto di Nantes

Filippo III sul trono di SpagnaComincia la pax hispanica

Il secolo si chiude con un incremento demografico in Italia di circa il 15% in 50 anni1604 La Spagna firma pace con l’Inghilterra

1605-07 Guerra dell’interdettoMiguel Cervantes completa il Don Chisciotte

1609 La Spagna firma la tregua con le Province UniteIn Spagna i moriscos sono espulsi dal Paese1617 Michail Romanov diventa zar

1623

Bernini riceve l’incarico di realizzare il baldacchino di San Pietro1630Si chiude il «secolo dei genovesi»

ORIEN

TARSI nel TEMPO

1 A Venezia era stata individuata una zona della città nella quale confinare gli ebrei. Il termine «ghetto» proviene da getto, ossia “fonderia”, poiché la zona assegnata agli ebrei si trovava presso le fonderie della Serenissima.

4 Agli ebrei era imposto il coprifuoco e di notte si controllava che nessuno uscisse dal ghetto. Dovevano inoltre indossare segni di riconoscimento che li identificassero come ebrei.

2 I ghetti erano chiusi da porte sorvegliate, aperte solo

nelle ore diurne. A Venezia l’isolamento del ghetto ebraico dal resto della città era ancora più marcato dal fatto che esso era completamente circondato

dall’acqua.

La diaspora e la ghettizzazione ebraica1492 Espulsione degli ebrei dai domini spagnoli1516 Primo ghetto ebraico a Venezia; obbligo per gli ebrei di indossare un segno di riconoscimento1555 Espulsione degli ebrei dallo Stato della Chiesa (ad eccezione di Roma e Ancona)1566 A Bologna gli ebrei sono costretti nei ghetti1571 A Firenze gli ebrei sono costretti nei ghetti1797 Napoleone Bonaparte chiude il ghetto di Venezia: la ghettizzazione si avvia alla fine

5 Ogni rapporto sociale tra ebrei e cristiani (matrimoni, cessioni di proprietà, rapporti di lavoro) veniva rigorosamente proibito per impedire che si verificasse una «contaminazione religiosa».

3 Caratteristica dei ghetti ebraici fu l’altezza delle case, che avevano più piani del consueto: poiché gli ebrei potevano vivere solo all’interno del ghetto, la necessità di nuovi spazi fu risolta sopraelevando gli edifici.

6 I ghetti erano dominati dalla presenza di recinzioni e dalla conseguente impossibilità di allargamento, dunque da cronici problemi di sovraffollamento.

una linea del tempo su ogni doppia paginaLa linea del tempo è dinamica: gli eventi presenti nella pagina si “accendono” sulla linea, permettendo allo studente di collocarli immediatamente nel loro contesto.

lE coorDiNaTE TEMPorali

3742_Specimen_Storia.indd 3 11/11/16 12:17

Page 6: Giancarlo Monina - Franco Motta Sabina Pavone - Ermanno ......storia dell’Italia repubblicana, con particolare attenzione agli anni Sessanta e Settanta e alla storia del terrorismo.

4

una storia narrataFin dalla sua nascita la storia porta con sé un problema: essa deve raccontare i fatti umani così come si sono svolti, ma ogni racconto di per sé è una distorsione della realtà, perché passa attraverso la mediazione dell’au-tore, le sue convinzioni, il suo linguaggio. Il significato originario della parola greca historía, da cui il nostro «storia», usata per la prima volta da Erodoto, è “indagine visiva”: storico è colui che conosce il passato perché ha visto con i propri occhi gli eventi accaduti o i loro effetti. Come conciliare questa pretesa di verità con l’inevitabile presenza del narratore nella pagina scritta?

La questione della narrazione della storia è sta-ta oggetto di intensi dibattiti negli ultimi decenni,

che possiamo sintetizzare in due punti di vista estre-mi e contrapposti: da un lato Hayden White, secondo cui

la storiografia è un artificio letterario, al pari della reto-rica e della poesia; dall’altro il tentativo compiuto dalla storiografia quantitativa di ridurre al minimo lo spazio d’autonomia dell’autore privilegiando l’analisi seriale dei dati.

In questo manuale abbiamo messo in primo piano la questione del racconto della storia, rinunciando sin

dall’inizio al linguaggio settoriale e spesso arido della composizione accademica senza però voler cedere in nulla

alla precisione scientifica. Il lettore troverà in queste pagine uno stile sciolto, scorrevole, un racconto che invita a entrare nel

cuore dei processi storici, che spinge a porsi interrogativi. Nessun termine storio-grafico è mai lasciato al dubbio: ogni parola, ogni concet-

to trova la sua spiegazione.

In questo manuale abbiamo

messo in primo piano la questione del racconto della storia,

rinunciando sin dall’inizio al linguaggio settoriale

della composizione accademica

Ogni racconto di per

sé è una distorsione della realtà, perché

passa attraverso la mediazione

dell’autore

… E iN PiÙ UN DIZIONARIO STORICO

1918-19 Epidemia di influenza «spagnola»

1918 La Germania diventa una repubblica (09/11)

1918 L’Austria diventa una repubblica (12/11)

1919 Germania: insurrezioni comuniste

(gennaio-maggio)

1919 Ungheria: Repubblica Sovietica (21/03)

1919 Trattato di Versailles (28/06)

1920 Fondazione della Società delle Nazioni (10/01)

1921 Italia: fondazione del Pci

(gennaio)

1921 Italia: fondazione del Pnf

(novembre)

1922 Italia: Marcia su Roma

(27-28/10)

1922-23 Irlanda: guerra civile

1923 Germania: putsch di Monaco (8-9/11)

1924 Regno Unito: primo governo MacDonald

1926 Francia: governo conservatore di Poincaré

1919-20 Italia: «Biennio rosso»

1919 Italia: fondazione del Partito popolare (gennaio)

DATI E DATEI governi italiani dalla fine della guerra all’avvento del fascismoPeriodo Primo ministroottobre 1917 - giugno 1919

Vittorio Emanuele Orlandogiugno 1919 - giugno 1920

Francesco Saverio Nittigiugno 1920 - maggio 1921

Giovanni Giolittimaggio 1921 - febbraio 1922

Ivanoe Bonomifebbraio-luglio 1922 Luigi Facta

agosto-ottobre 1922 Luigi Facta

Periodo Orientamento politicoottobre 1917 - giugno 1919

sinistra storica (liberale)giugno 1919 - giugno 1920sinistra liberale (Partito radicale)giugno 1920 - maggio 1921

liberale non interventistamaggio 1921 - febbraio 1922

socialista liberalefebbraio-luglio 1922 liberale giolittiano

agosto-ottobre 1922 liberale giolittiano

4

BIOGRAFIALuigi Sturzo (1871-1959)Dopo essere stato ordinato sacerdo-te, si trasferì a Roma, dove en-trò in contatto con gli ambienti modernisti cattolici di Romo-lo Murri e Giuseppe Toniolo. Ritornato in Sicilia, promosse la formazione di associazioni operaie, casse rurali e coope-rative agricole, nell’ambito di una visione politica che mette-va al centro del rinnovamento economico e sociale del Mez-zogiorno e dell’Italia la piccola proprietà, le autonomie locali e il rifiuto dell’assistenzialismo statale. Prosindaco di Calta-girone, fu poi segretario della Giunta dell’Azione cattolica.Nel 1919 fondò il Partito po-polare, di cui fu il primo segre-tario. Contrario alla partecipa-zione del suo partito al primo governo Mussolini, nel 1923 riuscì a riportarlo all’opposi-zione. Essendo tra i fautori del-la secessione dell’Aventino e dell’alleanza tra cattolici e so-cialisti di Turati, fu indotto dal Vaticano a lasciare l’Italia nel 1924. Esule a Londra e poi a New York, rientrò in Italia nel 1946. Nel 1952 fu nominato senatore a vita.

LESSICOSistema proporzionaleÈ uno dei principali metodi di votazione nei sistemi politici pluripartitici. I seggi in parla-mento di ciascuna forza poli-tica sono stabiliti in proporzio-ne ai voti ricevuti, senza alcun correttivo. Il risultato è una “fo-tografia” fedele della volontà popolare, ma col rischio di non avere una maggioranza abba-stanza forte per governare.

2

3

dei Serbi, Croati e Sloveni. Nel novembre 1920 le due parti sottoscrissero il Trattato di

Rapallo  1 : l’Italia rinunciava alla Dalmazia ma otteneva Zara, una parte della Car-

niola e l’Istria; Fiume diveniva città libera sotto amministrazione internazionale. A

questo punto Giolitti non esitò a inviare l’esercito per evacuare Fiume. I legionari

furono prima attaccati via terra, poi bombardati dal mare. Il 31 dicembre 1920 d’An-

nunzio firmò la resa.

Il panorama politico italiano dopo il 1918La crisi economica e sociale del dopoguerra mandò in frantumi l’ordinamento politi-

co nato con il Risorgimento e l’Unità. Le masse popolari avevano già fatto sentire la

loro voce in precedenza; ma ora erano state mobilitate come mai prima, e con enor-

mi perdite. L’esperienza del combattimento e la solidarietà nata nelle trincee avevano

dato a molti contadini e proletari la convinzione di poter diventare soggetti attivi

della vita politica. Tanto più che le notizie provenienti dalla Russia sembravano con-

fermare la possibilità di costruire una società socialista in cui le fabbriche e le terre

fossero proprietà comune e i rapporti tra le classi rivoluzionati. L’eco degli eventi russi

e le proteste di braccianti e operai spaventarono i proprietari terrieri e i ceti medi. La

piccola e media borghesia, inoltre, soffriva gli effetti dell’inflazione e dell’impoveri-

mento generale.

La classe dirigente liberale non seppe adeguarsi alla nuova situazione. Restò lega-

ta all’idea che del governo dovesse occuparsi una cerchia ristretta di notabili, proprio

mentre il suffragio universale stava sancendo la nascita della democrazia di massa.

I liberali continuarono a basare i loro consensi sui rapporti personali nei collegi elet-

torali, e non seppero riunirsi in un partito capace di coinvolgere le masse. Il Partito

socialista, per contro, aveva una forte presa sui lavoratori, ma era diviso tra massima-

listi, che puntavano all’obiettivo «massimo» della rivoluzione proletaria, e riformisti,

che miravano a risultati concreti nel quadro istituzionale esistente.

Una novità di grande rilievo fu la nascita, nel gennaio 1919, del Partito popolare

italiano, per iniziativa del sacerdote siciliano Luigi Sturzo  2 . Il Ppi, che si presen-

tò con un Appello al Paese di ispirazione democratica, si rifaceva alla dottrina socia-

le cattolica ma si dichiarava autonomo dalla Chiesa. Nondimeno la sua fondazione

fu favorita dalla volontà del Vaticano di arginare l’avanzata dei socialisti. Nel Ppi,

che seppe radicarsi nel territorio grazie ai rapporti con le società assistenziali e le parrocchie, conviveva-no figure legate alla democrazia cristiana di Romolo Murri ad altre di tendenza clericale e conservatrice. La comparsa del Ppi sancì il superamento del Non expedit e l’entrata dei cattolici nella vita politica italiana.Le elezioni del 1919 e l’ultimo governo Giolitti

Il 16 novembre 1919 si tennero in Italia le prime elezioni svolte con il sistema pro-

porzionale  3 . Il risultato decretò il declino dei liberali, che assieme ai democratici

ottennero 179 seggi contro i 310 del 1913. Anche i radicali e i repubblicani conobbero un

tracollo. Per la prima volta dall’Unità, i gruppi politici derivati dalle forze del Risorgi-

mento non avevano la maggioranza parlamentare. I trionfatori delle elezioni furono

i socialisti (32,4% dei voti con 156 seggi) e i popolari cattolici (20,6% con 100 seggi). I

fascisti non riuscirono a far eleggere alcun deputato.Il voto del 1919 rispecchiava la frammentazione politica del Paese e determinò una

fase di grande instabilità. I socialisti erano il primo partito ma non sfruttarono tale

vantaggio, poiché non erano disposti ad allearsi né con i popolari, su cui d’altronde

pesava il veto della Chiesa a ogni collaborazione con la sinistra, né con i liberali, i quali,

dopo aver tentato invano di staccare dal Partito socialista l’ala riformista, si rivolsero

ai popolari. I governi  4  così formati furono tutti deboli, anche per i dissidi interni al

gruppo liberale; in tre anni ce ne furono cinque.Dopo le dimissioni di Nitti i liberali puntarono sull’esperienza e l’autorevolezza di

Giolitti. Egli si mosse con accortezza, rispolverando la tattica di cercare in parlamen-

to i voti volta per volta necessari. Ma ormai il quadro era cambiato. L’atteggiamento di

dialogo verso i lavoratori in agitazione gli inimicarono gli ambienti industriali e della

finanza, e non gli servirono a guadagnare la fiducia dei socialisti. Inoltre agli occhi di

molti egli rappresentava i vizi peggiori della «politica di palazzo». Giolitti non riuscì

quindi a evitare la paralisi dello Stato liberale.Il «Biennio rosso»: occupazione delle terre e Consigli operai

Il biennio 1919-20 fu caratterizzato da un’ondata di scioperi nelle fabbriche e di pro-

teste nelle campagne. Gli operai chiedevano il rinnovo dei contratti, i braccianti del

Nord un sistema più equo di reclutamento della manodopera, quelli del Sud la fine del

FLASHBACK Il Non expedit fu un provvedimento varato da papa Pio IX nel 1868 che proibiva ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica, come ritorsione per la conquista di Roma.

M a r eA d r i a t i c o

Sud Tirolo(Alto Adige)

Trentino

Istria

Lagosta

C a r n i o l a

M a r

T i r r e n o

Dalmazia

SV IZZERA

JUGOSLAV IA

AUSTR IA

Trento

Venezia Fiume(città libera)

Zara (1920)

Milano

Torino

Genova

Firenze

Roma

Napoli

Bolzano

Trieste

Territori acquisitiTerritori rivendicati dall’Italia, ma non ottenuti

ORIENTARSI nello SPAZIOL’Italia dopo il trattato di Rapallo

1

114 Unità 1 Guerra e rivoluzioni

4 L’eredità della Prima guerra mondiale 115

1918-19 Epidemia di influenza «spagnola»

1918 La Germania diventa una repubblica (09/11)

1918 L’Austria diventa una repubblica (12/11)

1919 Germania: insurrezioni comuniste (gennaio-maggio)

1919 Ungheria: Repubblica Sovietica (21/03)

1919 Trattato di Versailles (28/06)

1920 Fondazione della Società delle Nazioni (10/01)

1921 Italia: fondazione del Pci (gennaio)

1921 Italia: fondazione del Pnf (novembre)

1922 Italia: Marcia su Roma (27-28/10)

1922-23 Irlanda: guerra civile

1923 Germania: putsch di Monaco (8-9/11)

1924 Regno Unito: primo governo MacDonald

1926 Francia: governo conservatore di Poincaré

1919-20 Italia: «Biennio rosso»

1919 Italia: fondazione del Partito popolare (gennaio)

DATI E DATEI governi italiani dalla fine della guerra all’avvento del fascismoPeriodo Primo ministro

ottobre 1917 - giugno 1919

Vittorio Emanuele Orlando

giugno 1919 - giugno 1920

Francesco Saverio Nitti

giugno 1920 - maggio 1921

Giovanni Giolitti

maggio 1921 - febbraio 1922

Ivanoe Bonomi

febbraio-luglio 1922

Luigi Facta

agosto-ottobre 1922

Luigi Facta

Periodo Orientamento politico

ottobre 1917 - giugno 1919

sinistra storica (liberale)

giugno 1919 - giugno 1920

sinistra liberale (Partito radicale)

giugno 1920 - maggio 1921

liberale non interventista

maggio 1921 - febbraio 1922

socialista liberale

febbraio-luglio 1922

liberale giolittiano

agosto-ottobre 1922

liberale giolittiano

4BIOGRAFIALuigi Sturzo (1871-1959)Dopo essere stato ordinato sacerdo-te, si trasferì a Roma, dove en-trò in contatto con gli ambienti modernisti cattolici di Romo-lo Murri e Giuseppe Toniolo. Ritornato in Sicilia, promosse la formazione di associazioni operaie, casse rurali e coope-rative agricole, nell’ambito di una visione politica che mette-va al centro del rinnovamento economico e sociale del Mez-zogiorno e dell’Italia la piccola proprietà, le autonomie locali e il rifiuto dell’assistenzialismo statale. Prosindaco di Calta-girone, fu poi segretario della Giunta dell’Azione cattolica.Nel 1919 fondò il Partito po-polare, di cui fu il primo segre-tario. Contrario alla partecipa-zione del suo partito al primo governo Mussolini, nel 1923 riuscì a riportarlo all’opposi-zione. Essendo tra i fautori del-la secessione dell’Aventino e dell’alleanza tra cattolici e so-cialisti di Turati, fu indotto dal Vaticano a lasciare l’Italia nel 1924. Esule a Londra e poi a New York, rientrò in Italia nel 1946. Nel 1952 fu nominato senatore a vita.

LESSICOSistema proporzionaleÈ uno dei principali metodi di votazione nei sistemi politici pluripartitici. I seggi in parla-mento di ciascuna forza poli-tica sono stabiliti in proporzio-ne ai voti ricevuti, senza alcun correttivo. Il risultato è una “fo-tografia” fedele della volontà popolare, ma col rischio di non avere una maggioranza abba-stanza forte per governare.

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dei Serbi, Croati e Sloveni. Nel novembre 1920 le due parti sottoscrissero il Trattato di Rapallo  1 : l’Italia rinunciava alla Dalmazia ma otteneva Zara, una parte della Car-niola e l’Istria; Fiume diveniva città libera sotto amministrazione internazionale. A questo punto Giolitti non esitò a inviare l’esercito per evacuare Fiume. I legionari furono prima attaccati via terra, poi bombardati dal mare. Il 31 dicembre 1920 d’An-nunzio firmò la resa.

Il panorama politico italiano dopo il 1918La crisi economica e sociale del dopoguerra mandò in frantumi l’ordinamento politi-co nato con il Risorgimento e l’Unità. Le masse popolari avevano già fatto sentire la loro voce in precedenza; ma ora erano state mobilitate come mai prima, e con enor-mi perdite. L’esperienza del combattimento e la solidarietà nata nelle trincee avevano dato a molti contadini e proletari la convinzione di poter diventare soggetti attivi della vita politica. Tanto più che le notizie provenienti dalla Russia sembravano con-fermare la possibilità di costruire una società socialista in cui le fabbriche e le terre fossero proprietà comune e i rapporti tra le classi rivoluzionati. L’eco degli eventi russi e le proteste di braccianti e operai spaventarono i proprietari terrieri e i ceti medi. La piccola e media borghesia, inoltre, soffriva gli effetti dell’inflazione e dell’impoveri-mento generale.

La classe dirigente liberale non seppe adeguarsi alla nuova situazione. Restò lega-ta all’idea che del governo dovesse occuparsi una cerchia ristretta di notabili, proprio mentre il suffragio universale stava sancendo la nascita della democrazia di massa. I liberali continuarono a basare i loro consensi sui rapporti personali nei collegi elet-torali, e non seppero riunirsi in un partito capace di coinvolgere le masse. Il Partito socialista, per contro, aveva una forte presa sui lavoratori, ma era diviso tra massima-listi, che puntavano all’obiettivo «massimo» della rivoluzione proletaria, e riformisti, che miravano a risultati concreti nel quadro istituzionale esistente.

Una novità di grande rilievo fu la nascita, nel gennaio 1919, del Partito popolare italiano, per iniziativa del sacerdote siciliano Luigi Sturzo  2 . Il Ppi, che si presen-tò con un Appello al Paese di ispirazione democratica, si rifaceva alla dottrina socia-le cattolica ma si dichiarava autonomo dalla Chiesa. Nondimeno la sua fondazione fu favorita dalla volontà del Vaticano di arginare l’avanzata dei socialisti. Nel Ppi, che seppe radicarsi nel territorio grazie ai rapporti con le società assistenziali e le parrocchie, conviveva-no figure legate alla democrazia cristiana di Romolo Murri ad altre di tendenza clericale e conservatrice. La comparsa del Ppi sancì il superamento del Non expedit e l’entrata dei cattolici nella vita politica italiana.

Le elezioni del 1919 e l’ultimo governo GiolittiIl 16 novembre 1919 si tennero in Italia le prime elezioni svolte con il sistema pro-porzionale  3 . Il risultato decretò il declino dei liberali, che assieme ai democratici ottennero 179 seggi contro i 310 del 1913. Anche i radicali e i repubblicani conobbero un tracollo. Per la prima volta dall’Unità, i gruppi politici derivati dalle forze del Risorgi-mento non avevano la maggioranza parlamentare. I trionfatori delle elezioni furono i socialisti (32,4% dei voti con 156 seggi) e i popolari cattolici (20,6% con 100 seggi). I fascisti non riuscirono a far eleggere alcun deputato.

Il voto del 1919 rispecchiava la frammentazione politica del Paese e determinò una fase di grande instabilità. I socialisti erano il primo partito ma non sfruttarono tale vantaggio, poiché non erano disposti ad allearsi né con i popolari, su cui d’altronde pesava il veto della Chiesa a ogni collaborazione con la sinistra, né con i liberali, i quali, dopo aver tentato invano di staccare dal Partito socialista l’ala riformista, si rivolsero ai popolari. I governi  4  così formati furono tutti deboli, anche per i dissidi interni al gruppo liberale; in tre anni ce ne furono cinque.

Dopo le dimissioni di Nitti i liberali puntarono sull’esperienza e l’autorevolezza di Giolitti. Egli si mosse con accortezza, rispolverando la tattica di cercare in parlamen-to i voti volta per volta necessari. Ma ormai il quadro era cambiato. L’atteggiamento di dialogo verso i lavoratori in agitazione gli inimicarono gli ambienti industriali e della finanza, e non gli servirono a guadagnare la fiducia dei socialisti. Inoltre agli occhi di molti egli rappresentava i vizi peggiori della «politica di palazzo». Giolitti non riuscì quindi a evitare la paralisi dello Stato liberale.

Il «Biennio rosso»: occupazione delle terre e Consigli operaiIl biennio 1919-20 fu caratterizzato da un’ondata di scioperi nelle fabbriche e di pro-teste nelle campagne. Gli operai chiedevano il rinnovo dei contratti, i braccianti del Nord un sistema più equo di reclutamento della manodopera, quelli del Sud la fine del

FLASHBACK Il Non expedit fu un provvedimento varato da papa Pio IX nel 1868 che proibiva ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica, come ritorsione per la conquista di Roma.

M a r e

A d r i a t i c o

Sud Tirolo(Alto Adige)

Trentino

Istria

Lagosta

C a r n i o l a

M a r

T i r r e n o

Dalmazia

SV IZZERA

JUGOSLAV IA

AUSTR IA

Trento

VeneziaFiume(città libera)

Zara (1920)

Milano

Torino

Genova

Firenze

Roma

Napoli

Bolzano

Trieste

Territori acquisiti

Territori rivendicati dall’Italia, ma non ottenuti

ORIENTARSI nello SPAZIOL’Italia dopo il trattato di Rapallo1

114 Unità 1 Guerra e rivoluzioni 4 L’eredità della Prima guerra mondiale 115

il lESSico NEl MaNUalE…

3742_Specimen_Storia.indd 4 11/11/16 12:17

Page 7: Giancarlo Monina - Franco Motta Sabina Pavone - Ermanno ......storia dell’Italia repubblicana, con particolare attenzione agli anni Sessanta e Settanta e alla storia del terrorismo.

5

non una sola, ma più storieCome ha scritto Lucien Febvre, tutto quello che si riferisce all’uomo è fonte per lo storico ed è il soggetto del racconto della storia. La nostra opera muove da questa convinzione e pertanto al suo interno non ci sono solo i grandi personaggi e i grandi eventi, ma anche il modo in cui gli uomini vivevano nella loro quotidianità pregando, scrivendo, esprimendosi attraverso l’arte, inventandosi nuove tecniche per migliorare il loro lavoro ecc.

Per fare questo ci siamo confrontati con molte altre discipline: economia, sto-ria dell’arte, scienza, sociologia, antropologia, psicologia. Questo manuale vuole superare ogni distinzione tra storie speciali e storie generali, nella certezza che il contesto degli eventi storici, così come i mutamenti che di volta in volta lo caratterizzano, non possano prescindere dall’interdisciplinarità.

Il passaggio da un’epoca storica a un’altra non deriva soltanto dall’edifica-zione o dalla caduta di un impero o di un regno, o dall’esito

di un conflitto militare, ma dalle trasformazioni della vita quotidiana, dei costumi, del modo di pensare e dell’imma-

ginario, così come da quelle nell’economia, dall’impatto di nuove scoperte scientifiche o geografiche, dalla nascita di nuove religioni, dalla consapevolezza che l’arte ha dato all’uomo di sé. Intersecare i saperi e i piani del discorso consente di offrire un racconto più ricco e sfaccettato, tanto più necessario perché il

mondo dal Medioevo a oggi è stato sempre più interdipendente. L’obiettivo è stato quindi raggiunto non solo attraverso una sin-

tesi che desse conto di tutti questi aspetti, ma anche attraverso una serie di apparati (i box e le schede) che hanno come focus alcuni di questi

aspetti particolari (la letteratura, la tecnologia, le idee, il paesaggio ecc.).

Giancarlo MoninaFranco Motta

Sabina PavoneErmanno Taviani

Questo manuale vuole superare ogni

distinzione tra storie speciali e storie

generaliIntersecare i saperi e i

piani del discorso consente di offrire un

racconto più ricco e sfaccettato

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Unità 2 L’età delle rivoluzioni

L’opinione pubblica si mobilita:

la formazione dei club

La Rivoluzione francese fu l’incubatore di un nuovo modo di fare politica,

che sarebbe divenuto dominante nelle società contemporanee. La divisione

dell’opinione pubblica e dell’assemblea parlamentare in partiti, la necessaria

conquista del consenso, la dialettica parlamentare, la tensione fra democrazia e

autoritarismo, il ruolo delle masse popolari nella vita politica divennero elementi

centrali del dibattito politico a partire dal 1789. In questo senso la Rivoluzione, con i suoi

errori e i suoi eccessi, fu un grande laboratorio politico della libertà.

La rappresentanza politica

Ad affermarsi in primo luogo come principio chiave fu quello della rappresentanza

politica: prima degli avvenimenti rivoluzionari, infatti, erano i corpi della nazione

(il clero, le città, i nobili, le corporazioni) che si “rappresentavano” davanti al re; la

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 sanciva invece che tutti i cittadini,

presi individualmente, avevano il diritto di concorrere alla formazione delle leggi

attraverso i propri rappresentanti, liberamente eletti. Inoltre il corpo legislativo era

dichiarato superiore al potere esecutivo, rappresentato dal re e dai suoi ministri. Le tesi

di Montesquieu sulla divisione dei poteri esecutivo, giudiziario e legisltivo come argine

contro la tirannia e quelle di Rousseau sulla volontà generale come base delle decisioni

che coinvolgevano l’interesse collettivo prendevano così corpo nella realtà.

I partiti e gli schieramenti

L’Assemblea costituente prese da subito a dividersi

in una destra, un centro e una sinistra, a seconda

della posizione che i deputati assumevano nell’aula

rispetto al banco della presidenza. Durante la

Rivoluzione a dare voce al pubblico dibattito furono

i club, circoli di riunione e discussione politica, che

nel Settecento erano un’aggregazione tipica di

aristocratici e borghesi, ma che adesso si aprivano

alla partecipazione popolare. I club non erano altro

che gli antesignani dei partiti ottocenteschi. Il

primo fu il club dei giacobini, che prese il nome

dal convento di Saint-Jacques (San Giacomo) dei

domenicani di Parigi dove si riunivano i suoi membri:

i giacobini furono in un primo tempo fautori della

monarchia costituzionale per poi diventare sostenitori

delle idee repubblicane. Venne poi fondato il club

dei cordiglieri, che si ritrovava nel convento dei

francescani (cordeliers, nel gergo parigino) e aveva

un programma più radicale di difesa a oltranza delle

conquiste rivoluzionarie. Su posizioni più moderate,

invece, si attestava la «Società del 1789» guidata da

La Fayette.

Il ruolo del giornalismo

Accanto ai club ebbe un ruolo fondamentale la stampa

quotidiana e periodica, che assolse al compito

fondamentale in ogni regime democratico di informare

l’opinione pubblica. In barba alla censura, nel 1789

si crearono a Parigi 137 nuovi giornali, che venivano

spesso letti a voce alta nelle piazze e nei caffè.

STORIA DELLA pOLITIcA

ORIENTARSI nello SPAZIO

Diffusione dei club giacobini

Strasburgo

Colmar

Rouen

Le Havre

Parigi

Versailles

Lille

Metz

Nancy

Besançon

Nantes

Nîmes

Montpellier

Grenoble

Valence

Marsiglia

Epicentri rivoluzionari nel 1789

Club giacobini fondati prima dell’agosto 1790

Club giacobini fondati tra l’agosto 1790 e il luglio 1791

1914 Sarajevo: ucciso l’erede

al trono d’Asburgo

(28/06)

1914 L’Austria-Ungheria

dichiara guerra alla

Serbia (28/07)

1914 Dichiarazioni di

guerra della/alla

Germania (1-4/08)

1914 Prussia: battaglia

di Tannenberg

(26-30/08)

1914 Francia: battaglia

della Marna

(6-9/09)

1915 Patto di Londra

(26/04)

1915 L’Italia dichiara

guerra all’Austria

(23/05)

2 «Nelle tempeste d’acciaio». La Prima guerra mondiale 43

BIOGRAFIA

Manfred

von Richtofen

(1892-1918)

Soprannominato

il «Barone rosso», per l’origi-

ne aristocratica e il colore del

suo triplano, fu uno dei più no-

ti assi dell’aviazione tedesca e

affascinò l’opinione pubblica,

non solo, connazionale, con i

suoi duelli aerei. È diventato il

simbolo della fase eroica dell’a-

viazione militare, ancora carat-

terizzata da un’etica cavallere-

sca; un alone mitico che presto

si perse con l’aumento della ca-

pacità distruttiva dei bombar-

damenti aerei. Morì durante

uno dei suoi innumerevoli vo-

li di combattimento sul fronte

della Somme, colpito da un pi-

lota nemico.

LESSICOGuerra di posizione

Un particolare metodo di con-

duzione della guerra: gli eserci-

ti mirano a resistere il più a lun-

go possibile agli assalti nemici

e a logorarne le forze, costrin-

gendoli a desistere o ad arren-

dersi. È detta anche guerra di

logoramento.

LESSICOCapisaldi, casematte

Il caposaldo, o «punto d’ap-

poggio», è una struttura for-

tificata che fa parte di uno

schieramento o complesso di-

fensivo. La casamatta è una

costruzione fortificata, a prova

di bomba, destinata a ospita-

re uno o più pezzi di artiglieria.

1

2

3

L’eccezionale mobilitazione industriale ridusse i diritti degli operai, che furono «ir-

reggimentati» come i soldati. L’economia di guerra inoltre comportò il razionamento

dei beni alimentari e impose sacrifici enormi alle popolazioni, le cui condizioni di vita

peggiorarono notevolmente.

Una guerra ad alta tecnologia

Nella Prima guerra mondiale furono messe a frutto invenzioni e scoperte della Secon-

da rivoluzione industriale. Fu la guerra dell’acciaio e della chimica, simboli di quell’ac-

celerazione del progresso tecnologico che aveva sospinto l’economia mondiale tra la

fine del xix e l’inizio del xx secolo. Lo stretto rapporto tra tecnologia e sviluppo degli

armamenti modificò il modo di combattere e aumentò in modo spropositato la capa-

cità distruttiva delle armi a disposizione degli eserciti. Migliaia di scienziati in tutti

i Paesi lavorarono febbrilmente per potenziare le armi esistenti e inventarne di nuove.

La guerra favorì la ricerca scientifica applicata e le sperimentazioni. Molte scoperte,

create per un uso militare, furono successivamente convertite per scopi civili, come

il telefono da campo.

Le nuove armi [➔ Storia della tecnica, p. 000] resero obsolete tutte le norme appre-

se fino ad allora sui manuali di guerra. La mitragliatrice, comparsa sui campi di bat-

taglia nella guerra anglo-boera e ora impiegata su larga scala, trasformò la cavalleria

in un corpo antiquato, adatto solo per le parate o le scorrerie in teatri bellici minori.

Nondimeno lo spirito cavalleresco, fatto di audacia ed eroismo individuali, non sparì,

bensì trovò una nuova forma di espressione in un’altra novità tecnologica applicata

alla guerra: l’aereo. Anche se il contributo dell’aviazione non fu determinante come

nelle guerre successive, data la scarsa capacità di carico degli aeroplani, che non per-

metteva di compiere bombardamenti a tappeto, i più abili piloti dei «caccia», come il

leggendario «Barone rosso»  1 , divennero vere e proprie star.

Un’altra ingloriosa novità della Prima guerra mondiale fu l’impiego delle armi

chimiche, che peraltro erano già vietate dalla convenzioni internazionali. I gas ve-

lenosi venivano lanciati con le granate e si spandevano col favore del vento. I solda-

ti colpiti morivano asfissiati dopo un’agonia atroce. I gas furono usati per la prima

volta dai tedeschi nell’aprile 1915 nella battaglia di Ypres.

Una guerra di logoramento

La Prima guerra mondiale fu una guerra di posizione  2 , fondamentalmente difensi-

va. Non per scelta, perché anzi il piano d’attacco tedesco, noto come Piano Schlieffen,

prevedeva un’azione rapida e incalzante per neutralizzare in breve tempo le armate

nemiche, cioè una guerra di movimento. Fu la resistenza dei belgi e dei francesi nei

primi mesi di scontro, superiore alle previsioni, e poi l’apporto delle truppe inglesi, a

cambiare i metodi di combattimento.

Lunghe linee di trincee, capisaldi, casematte  3  e reticolati – il filo spinato era

stato inventato da poco – si disegnarono sui fronti del conflitto. Data la sostanziale

parità delle forze in campo, ben presto gli eserciti nemici si assestarono su lun-

ghissime linee di fronte; milioni di uomini caddero in assalti che, nel migliore dei

casi, strappavano al nemico pochi chilometri di terreno. L’esperienza della vita in

trincea, fatta di privazioni, terrore, esplosioni e carneficine, fu un trauma devastan-

te per coloro che vi presero parte, e le sue conseguenze psicologiche e morali si fe-

cero sentire a fondo nel dopoguerra.

STORIA DELLA TECNICA

La Maschinengewehr 08, abbreviata in MG 08, fu una

mitragliatrice pesante con canna raffreddata ad acqua, di

produzione tedesca, impiegata durante la Prima guerra

mondiale e nei decenni successivi.

Un aereo militare tedesco in volo

durante la Prima guerra mondiale.

I belligeranti si sfidarono in una

durissima concorrenza tecnologica

che modificò rapidamente le

caratteristiche degli aerei rendendoli

sempre più affidabili, agili e veloci

e dotandoli di sofisticati strumenti

di morte come le mitragliatrici

sincronizzate con le eliche, i nuovi

sistemi di puntamento, le pallottole

incendiarie, le bombe di grande

dimensione.

Le nuove armi:

più precise, più distruttive

La mitragliatrice automatica era stata inventata negli anni Ottanta dell’Ottocento dagli americani

e poi perfezionata fino a raggiungere una cadenza di tiro tra i 400 e i 600 colpi al minuto. Lo

sbarramento di fuoco era micidiale e impediva al nemico di superare la no man’s land (“terra di

nessuno”), la zona che separava le trincee nemiche. Le prime mitragliatrici erano pesanti, ingombranti

e non sempre affidabili, inoltre avevano bisogno di complessi sistemi di raffreddamento ad aria o ad

acqua. Il loro utilizzo fu quindi puramente difensivo; soltanto negli ultimi mesi di guerra gli eserciti

francese e tedesco perfezionarono modelli più leggeri e maneggevoli, trasportabili da un solo uomo e con

caratteristiche offensive.

L’arma più impiegata durante la Prima guerra mondiale fu l’artiglieria, che era stata potenziata grazie alle

innovazioni tecnologiche dei decenni precedenti, come il cannone d’acciaio, la bocca rigata per la precisio-

ne del tiro e i freni idraulici per il riposizionamento. L’artiglieria pesante, con mortai e cannoni di grosso

calibro, consentiva di raggiungere i ripari interrati, distruggere le trincee e colpire le retrovie. Cannoni pe-

santi furono usati per bombardare le città: tra il marzo e l’agosto del 1918, ad esempio, Parigi fu colpita da

300 granate da 125 chili, sparate da una distanza di 140 chilometri. Si affermò anche l’artiglieria «mobile»

a traiettoria alta per i bombardamenti a breve distanza, che portò a un cospicuo aumento del numero dei

pezzi tirati. Gli effetti devastanti delle granate, provocati dalle schegge lanciate su un ampio perimetro di

caduta, risulta evidente da un solo dato: i feriti causati dalle granate furono più del 70% sul totale.

Nella Prima guerra mondiale furono sfruttati per la prima volta i carri armati. La principale novità fu

comunque l’impiego dell’aeronautica militare, nata alla

vigilia del conflitto in Francia, Germania, Gran Bretagna,

Russia e Italia, che vi aveva ricorso nella guerra di Libia e

che ora poteva contare su un centinaio di aerei. Nel corso

dei mesi aumentarono la qualità e la quantità dei velivoli

(da alcune centinaia a diverse migliaia). Nel 1914 gli aerei

potevano compiere solo missioni di ricognizione e collega-

mento, ma in breve migliorarono le loro capacità di com-

battimento. L’aviazione tedesca si specializzò nei bombar-

damenti a lunga distanza, effettuati prima con i dirigibili

Zeppelin, poi con nuovi bombardieri. Nell’ultima fase della

guerra l’aviazione dell’Intesa conquistò il dominio dei cieli

(con 8000 aerei contro i 3300 austro-tedeschi) e contribuì

a piegare la resistenza delle trincee nemiche.

Casamatta Pamard, sul lato sud

di Fort de Tavannes, nel Verdun,

attiva durante la Prima guerra

mondiale.

42 Unità 1 Guerra e rivoluzioni

5 Città, economia, cultura: la rinascita 135

La crescita delle città P ossiamo ricostruire con sicurezza le fasi di crescita di molti centri

abitati grazie al tracciato delle mura, che seguì una dinamica di

allargamento nella quale le cinte più antiche (spesso risalenti all’Età

romana) furono abbattute e sostituite da un circuito più ampio verso la

seconda metà del xii secolo, e di nuovo da una terza cerchia tra la fine del

xiii e la prima metà del xiv secolo. Quest’ultimo perimetro segna in genere

la massima estensione della città medievale, dopo la quale la crescita delle

città moderne non richiese ulteriori interventi.Abitanti e aree urbanizzatePiù aleatorie, invece, le stime sul numero degli abitanti. Una città media

ne ospitava fra i 10 e i 20 000 (ad esempio in Italia: Piacenza, Modena, Siena,

Orvieto, Perugia, Mantova, Messina, e in Europa: Francoforte, Treviri, Vienna,

Costanza, Arras, Magonza). Le città oltre i 20 000 abitanti, all’inizio del

Trecento, erano una ventina in tutta Europa: oltre alle metropoli come Milano

(200 000 abitanti circa), Firenze (100 000) e Parigi (100 000), centri mercantili

e manifatturieri di primo piano come Venezia, Gand e Bruges (80 000), e ancora Bologna, Napoli, Genova, Colonia, Barcellona (50 000).Le aree più urbanizzate del continente erano le Fiandre, la

Francia orientale, la Renania, l’Italia centro-settentrionale. Esse si estendevano lungo una fascia che dal mare del Nord correva fino al Mediterraneo: era

questo il cuore urbano dell’Europa. In particolare, la pianura Padana (genericamente chiamata Lombardia, all’epoca) e la Toscana

ospitavano la quota più alta di popolazione urbana, fino al 30% (la media europea attuale si colloca attorno al 75).

IL PAESAGGIOSTORICO

Pianta del Ducato sforzesco di Milano nel xv secolo.

L’espansione urbana di Firenze dall’xi al xiii secolo.

La città nell’Alto Medioevo cresce in modo disordinato intorno al centro sociale ed economico: la piazza.

Nel Basso Medioevo, la città si sviluppa sugli assi di comunicazione principali: le strade e i canali, e si dota di mura imponenti, adatte a resistere alle armi da fuoco.

La parte centrale della città è romana, ordinata come il castrum (“l’accampamento”) in cardi e decumani che si incrociano ad angolo retto.

SchEDE iNTErDiSciPliNari

5 Città, economia, cultura: la rinascita 135

La crescita delle città

P ossiamo ricostruire con sicurezza le fasi di crescita di molti centri abitati grazie al tracciato delle mura, che seguì una dinamica di allargamento nella quale le cinte più antiche (spesso risalenti all’Età

romana) furono abbattute e sostituite da un circuito più ampio verso la seconda metà del xii secolo, e di nuovo da una terza cerchia tra la fine del xiii e la prima metà del xiv secolo. Quest’ultimo perimetro segna in genere la massima estensione della città medievale, dopo la quale la crescita delle città moderne non richiese ulteriori interventi.

Abitanti e aree urbanizzatePiù aleatorie, invece, le stime sul numero degli abitanti. Una città media ne ospitava fra i 10 e i 20 000 (ad esempio in Italia: Piacenza, Modena, Siena, Orvieto, Perugia, Mantova, Messina, e in Europa: Francoforte, Treviri, Vienna, Costanza, Arras, Magonza). Le città oltre i 20 000 abitanti, all’inizio del Trecento, erano una ventina in tutta Europa: oltre alle metropoli come Milano (200 000 abitanti circa), Firenze (100 000) e Parigi (100 000), centri mercantili e manifatturieri di primo piano come Venezia, Gand e Bruges (80 000), e

ancora Bologna, Napoli, Genova, Colonia, Barcellona (50 000).Le aree più urbanizzate del continente erano le Fiandre, la Francia orientale, la Renania, l’Italia centro-settentrionale. Esse si estendevano lungo una fascia che dal mare del Nord correva fino al Mediterraneo: era questo il cuore urbano dell’Europa. In particolare, la pianura Padana (genericamente chiamata Lombardia, all’epoca) e la Toscana ospitavano la quota più alta di popolazione urbana, fino al 30% (la media europea attuale si colloca attorno al 75).

IL PAESAGGIOSTORICO

Pianta del Ducato sforzesco di Milano nel xv secolo.

L’espansione urbana di Firenze dall’xi al xiii secolo.

La città nell’Alto Medioevo cresce in modo disordinato intorno al centro sociale ed economico: la piazza.

Nel Basso Medioevo, la città si sviluppa sugli assi di comunicazione principali: le strade e i canali, e si dota di mura imponenti, adatte a resistere alle armi da fuoco.

La parte centrale della città è romana, ordinata come il castrum (“l’accampamento”) in cardi e decumani che si incrociano ad angolo retto.

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2. Ciò che fa la differenzagrandi infografiche Ogni capitolo si apre con una grande tavola a firma di due fra i più prestigiosi illustratori italiani, Andrea Ricciardi di Gaudesi e Ferruccio Cucchiarini. Sono rappresentati dei luo-ghi-simbolo del capitolo, in modo da ancorare gli eventi storici alla concretezza di uno spazio calato nel tempo.

• L’introduzione generale spiega la rilevanza dell’illustrazione.• Le didascalie ne commentano i singoli dettagli.• Una linea del tempo verticale completa la doppia pagina, ordinando fatti legati a tre

ambiti differenti, scelti in coerenza con l’argomento del capitolo: società, politica, cultura, tecnica, scienza ecc.

74 Unità 1 Lo sviluppo dell’Europa: economia, società, civiltà

3 Regni, Comuni e Repubbliche: l’Italia del Medioevo

3 Regni, Comuni e Repubbliche: l’Italia del Medioevo 75

Il Comune ItalIano

I secoli successivi al Mille furono per l’Europa occidentale contrassegnati dalla rinascita delle città. Ma furono soprattutto quelle del Centro-Nord Italia a distinguersi per slancio economico, sociale e politico. Fu qui, infatti, che mentre Papato e Impero combattevano ancora una volta per

la supremazia, molte città iniziarono a proporsi come autonomi centri di potere, in grado di governarsi e difendersi da soli, e addirittura espandere il proprio controllo sui territori circostanti, il cosiddetto «contado», per procurare i mezzi di sostentamento ai propri abitanti.

Nei Comuni, l’edificio sede del potere era pubblico e accoglieva gli organi di autogoverno. Per realizzarlo i Comuni si rivolgevano alle maestranze migliori: non è un caso se alcuni fra i più begli edifici italiani medievali sono Palazzi del Comune (Palazzo della Signoria a Firenze, Palazzo Ducale a Venezia, Palazzo della Ragione a Padova, Palazzo Pubblico a Siena).

➔ Il paesaggio storico, Il patrimonio architettonico dei Comuni italiani, p. 83

Fin nel nome, il Comune ha chiaro il riferimento al «bene comune» come fondamentale forza aggregativa che diede vita a unità amministrative in grado di espandere il proprio controllo sui territori limitrofi (il contado) e proporsi come attori politici sulla scena internazionale.

PrEciSioNE DEl DETTaGlio

accUraTTEZZaSTorica

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un testo “a più corsie”Sempre più spesso gli insegnanti devono fare i conti con imprevisti o attività didattiche (per esempio le gite scolastiche o i tirocini di alternanza scuola-lavoro) che erodono le già limitate ore di insegnamento. Per aiutare l’insegnante ad accelerare e rallentare il passo a seconda delle emergenze, questo corso prevede più livelli di studio per ciascun capitolo.

PrEciSioNE DEl DETTaGlio

Ogni paragrafo è introdotto dalla rubrica L’essenziale che ne mette in evidenza i nodi concettuali.

corSia D’EMErGENZa

Il profilo è accogliente anche per il lettore poco motivato e in grado di guidarlo nello sviluppo logico dei nessi di causa-effetto.

corSia PriNciPalE

Il paragrafo si chiude con una sintesi discorsiva suddivisa in piccoli capoversi introdotti da una parola chiave. Segue, una mappa concettuale.

corSia D’USciTa

DidatticaINCLUSIVA

FoNT biaNcoENEro®PEr DSa

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i processi dietro gli eventiLa storia non è solo un racconto di fatti in successione, ma il tentativo di interpretarli cogliendone le connessioni. Alla narrazione degli eventi si è cercato dunque di affiancare momenti di riflessione in cui, fermando lo scorrere del tempo, si sviscerano i processi di lungo corso che vi sono sottesi e hanno riguardato l’economia, il costume, la società, il pensiero, il paesaggio.

Ogni volume si apre con un inquadramento del mondo all’alba dei secoli che aprono rispettivamente il Basso Medioevo, l’Età Moderna, la Contemporaneità, per fare il punto della situazione e avere una visione globale della storia.

i caPiToli «ZEro»

12 Conquista e colonizzazione dell’America 139 138 Unità 1 Lo sviluppo dell’Europa: economia, società, civiltà

xi secolo Europa: nascita delle corporazioni

1158 Bologna: approvazione dell’Università

xiii secolo Europa: nascita e diffusione delle università

1215 Parigi: approvazione dell’Università

il paesaggio storicole fiereNel Medioevo i beni provenien-ti dai traffici internazionali gra-vitavano attorno a eventi che si celebravano ogni anno: le fie-re. A differenza dei mercati or-dinari, le fiere richiamavano da tutta Europa i mercanti all’in-grosso, gli imprenditori com-merciali che si accaparravano grandi partite di merci per di-stribuirle ai piccoli venditori; per questo le fiere medie vali si svolgevano in luoghi strategici, generalmente all’incrocio delle principali vie di comunicazione.Nel xii e xiii secolo le fiere più importanti erano quelle del-la Champagne, nella Francia settentrionale, dove passa-va un itinerario della via Fran-cigena. Decadute nel xiv se-colo a causa della Guerra dei cent’anni tra francesi e ingle-si, esse furono sostituite dalle fiere di Bruges e di Anversa, nei Paesi Bassi, e soprattutto da quelle di Ginevra, che divenne la più importante piazza finan-ziaria e commerciale del Tardo Medioevo. In Germania erano particolarmente significative le fiere di Francoforte e, più a est, quelle di Lipsia e di Francoforte sull’Oder, terminali delle merci provenienti dalla Polonia e dal-la Russia. Nella seconda me-tà del Quattrocento fu la volta di Lione, favorita dalla politica economica di Luigi xI.L’importanza delle fiere nel commercio internazionale de-clinò verso la fine del xvi seco-lo, sia per la situazione genera-le di guerra sia per il fatto che, grazie allo sviluppo delle comu-nicazioni, le grandi case mer-cantili cominciarono a trattare le partite di merci all’ingrosso direttamente presso le proprie sedi, nelle maggiori città.

1

Due mercanti stipulano un contratto mentre il notaio registra l’atto e gli assistenti contano il denaro, 1325 ca, miniatura (Venezia, Biblioteca Marciana).

flashback È il potere di emanare ordini e divieti alla popolazione che risiedeva nel territorio del signore medievale.

2. Il Medioevo dei commerciL’espansione cittadina portò all’aumento dei traffici commerciali e alla nascita di una nuova figura sociale, specializzata nell’investimento a rischio: il mercante. Gli scambi avvenivano a corta, a media o a lunga distanza. In quest’ultimo caso si pri-vilegiavano le rotte marittime, attraverso il Mediterraneo, su cui viaggiavano soprat-

tutto i prodotti dell’Oriente, e attraverso il Baltico, specializzato in grano, legname e prodotti russi e scandinavi. Un gran nu-mero di traffici avvenivano poi via fiume, mentre i trasporti via terra erano più len-ti e pericolosi e si intensificarono solo nel Tardo Medioevo, in seguito all’aumento dei dazi fluviali.

Una nuova figura sociale: il mercantePrima della Rivoluzione industriale del Sette-Ottocento le fonti di ricchezza era-no due: l’agricoltura e il commercio. Per arricchirsi con la terra occorreva con-trollare grandi estensioni fondiarie, migliorarne la produt-tività ed esercitarvi i diritti di banno; per arricchirsi con le merci non servivano titoli feudali, ma il possesso di compe-tenze precise: nelle tecniche di compravendita e di contabi-lità, nei trasporti, nel rapporto con lingue e culture diverse. Questo comportò la lenta emersione di un nuovo ceto detento-re di ricchezza, e quindi di potere: quello dei mercanti, figure sociali caratterizzate dal possesso di abilità ed esperienze specifiche e dalla propensione al ri-schio (il viaggio, il pericolo della perdita delle merci ecc.) e all’investimento. I mercanti furono un soggetto di primissima rilevanza, che cambiò il volto della società europea.

I PROCESSI

l’ess

enzi

ale

1533 Perù: saccheggio di Cuzco

1535 Messico: istituzione del Vicereame di Nuova Spagna

1560 Goa: fondazione dell’Inquisizione

ingrandimentila classificazione biblica dei nuovi popoliUn problema fondamentale con cui il mondo cristiano si dovette confrontare all’arrivo nel Nuo-vo Mondo fu quello relativo alla classificazione secondo lo sche-ma biblico dei popoli indigeni. Le interpretazioni furono diver-se: alcuni sostennero che essi discendevano da una delle dieci tribù perdute di Israele; altri che provenivano da Babilonia dopo la divisione delle lingue sopra la Torre di Babele edificata dai figli di Noè; altri sostennero la teoria del loro arrivo in America ai tem-pi di Giacobbe; altri ancora che fossero arrivati al tempo in cui i figli di Israele erano entrati nella loro terra; infine vi fu chi li legò alla diaspora seguita alla distru-zione di Gerusalemme al tempo di Tito e Vespasiano.

13. La scoperta dell’«altro»Il primo atteggiamento che gli europei eb-bero nei confronti delle civiltà amerindie fu l’assimilazione, con cui si cercò di annul-lare forzatamente la “diversità” dei nativi d’America, non riconoscendo alcun valore alla loro cultura. Si procedette quindi con la loro conversio-ne forzata al cristianesimo, che attraversò due fasi: una prima evangelizzazione (1492-1580) compiuta con battesimi di massa e un’istruzione superficiale; una rievangelizzazione (1580-1650), guida-

ta soprattutto dai gesuiti, più rispettosa dell’umanità dei soggetti coinvolti e più approfondita. Il contatto con popolazioni “altre”, che nei tempi lunghi mise in discus-sione i presupposti stessi della “civiltà”, non fu la sola rivoluzione conseguente alla scoperta del Nuovo Mondo. Dall’America arrivarono in Europa anche nuovi pro-dotti alimentari, tra i quali alcuni come la patata, il pomodoro, il caffè, il mais de-stinati a cambiare l’economia e la cultura alimentare europea.

L’incontro con gli indiosI popoli amerindi incontrati da Colombo erano rimasti estranei alla storia che aveva riguardato l’Europa e dunque al collante identitario che da secoli la caratterizzava: il cristianesimo. Per prima cosa, nacque dunque il problema di classificarli secondo lo schema biblico  1 . Quindi di evangelizzarli.

Per farlo bisognava prima di tutto riuscire a comunicare con loro e far loro conosce-re la parola di Dio. Non a caso, fin dalle prime spedizioni, i religiosi accompagnarono i conquistadores. In un universo mentale come quello della fine del Quattrocento era infatti impossibile distinguere fra conquista militare e conquista spirituale: alla cristianizzazione contribuirono non solo i missionari in senso stretto ma anche i laici encomenderos che si stabilirono in quei territori.

Tra gli ordini mendicanti furono soprattutto i missionari francescani, agosti-niani e domenicani a impegnarsi nella conversione degli indigeni. Questa fase fu detta «della prima evangelizzazione» (1492-1580). Di fatto, quelli che le cronache successive descrissero come culti pagani della religione centro-americana si dimo-strarono in realtà forme rustiche di cristianesimo, importate dai frati nella prima fase della conquista.

HISTORY

l’ess

enzi

ale

Incontro degli indios con gli esploratori europei, xviii secolo, incisione (Madrid, Biblioteca Nacional).

I paragrafi in cui si parla dei fenomeni sociali, economici, culturali che hanno costituito il “terreno di coltura” degli eventi sono contrassegnati da un apposito logo.

i ProcESSi

12 Conquista e colonizzazione dell’America 139 138 Unità 1 Lo sviluppo dell’Europa: economia, società, civiltà

xi secolo Europa: nascita delle corporazioni

1158 Bologna: approvazione dell’Università

xiii secolo Europa: nascita e diffusione delle università

1215 Parigi: approvazione dell’Università

il paesaggio storicole fiereNel Medioevo i beni provenien-ti dai traffici internazionali gra-vitavano attorno a eventi che si celebravano ogni anno: le fie-re. A differenza dei mercati or-dinari, le fiere richiamavano da tutta Europa i mercanti all’in-grosso, gli imprenditori com-merciali che si accaparravano grandi partite di merci per di-stribuirle ai piccoli venditori; per questo le fiere medie vali si svolgevano in luoghi strategici, generalmente all’incrocio delle principali vie di comunicazione.Nel xii e xiii secolo le fiere più importanti erano quelle del-la Champagne, nella Francia settentrionale, dove passa-va un itinerario della via Fran-cigena. Decadute nel xiv se-colo a causa della Guerra dei cent’anni tra francesi e ingle-si, esse furono sostituite dalle fiere di Bruges e di Anversa, nei Paesi Bassi, e soprattutto da quelle di Ginevra, che divenne la più importante piazza finan-ziaria e commerciale del Tardo Medioevo. In Germania erano particolarmente significative le fiere di Francoforte e, più a est, quelle di Lipsia e di Francoforte sull’Oder, terminali delle merci provenienti dalla Polonia e dal-la Russia. Nella seconda me-tà del Quattrocento fu la volta di Lione, favorita dalla politica economica di Luigi xI.L’importanza delle fiere nel commercio internazionale de-clinò verso la fine del xvi seco-lo, sia per la situazione genera-le di guerra sia per il fatto che, grazie allo sviluppo delle comu-nicazioni, le grandi case mer-cantili cominciarono a trattare le partite di merci all’ingrosso direttamente presso le proprie sedi, nelle maggiori città.

1

Due mercanti stipulano un contratto mentre il notaio registra l’atto e gli assistenti contano il denaro, 1325 ca, miniatura (Venezia, Biblioteca Marciana).

flashback È il potere di emanare ordini e divieti alla popolazione che risiedeva nel territorio del signore medievale.

2. Il Medioevo dei commerciL’espansione cittadina portò all’aumento dei traffici commerciali e alla nascita di una nuova figura sociale, specializzata nell’investimento a rischio: il mercante. Gli scambi avvenivano a corta, a media o a lunga distanza. In quest’ultimo caso si pri-vilegiavano le rotte marittime, attraverso il Mediterraneo, su cui viaggiavano soprat-

tutto i prodotti dell’Oriente, e attraverso il Baltico, specializzato in grano, legname e prodotti russi e scandinavi. Un gran nu-mero di traffici avvenivano poi via fiume, mentre i trasporti via terra erano più len-ti e pericolosi e si intensificarono solo nel Tardo Medioevo, in seguito all’aumento dei dazi fluviali.

Una nuova figura sociale: il mercantePrima della Rivoluzione industriale del Sette-Ottocento le fonti di ricchezza era-no due: l’agricoltura e il commercio. Per arricchirsi con la terra occorreva con-trollare grandi estensioni fondiarie, migliorarne la produt-tività ed esercitarvi i diritti di banno; per arricchirsi con le merci non servivano titoli feudali, ma il possesso di compe-tenze precise: nelle tecniche di compravendita e di contabi-lità, nei trasporti, nel rapporto con lingue e culture diverse. Questo comportò la lenta emersione di un nuovo ceto detento-re di ricchezza, e quindi di potere: quello dei mercanti, figure sociali caratterizzate dal possesso di abilità ed esperienze specifiche e dalla propensione al ri-schio (il viaggio, il pericolo della perdita delle merci ecc.) e all’investimento. I mercanti furono un soggetto di primissima rilevanza, che cambiò il volto della società europea.

I PROCESSI

l’ess

enzi

ale

1533 Perù: saccheggio di Cuzco

1535 Messico: istituzione del Vicereame di Nuova Spagna

1560 Goa: fondazione dell’Inquisizione

ingrandimentila classificazione biblica dei nuovi popoliUn problema fondamentale con cui il mondo cristiano si dovette confrontare all’arrivo nel Nuo-vo Mondo fu quello relativo alla classificazione secondo lo sche-ma biblico dei popoli indigeni. Le interpretazioni furono diver-se: alcuni sostennero che essi discendevano da una delle dieci tribù perdute di Israele; altri che provenivano da Babilonia dopo la divisione delle lingue sopra la Torre di Babele edificata dai figli di Noè; altri sostennero la teoria del loro arrivo in America ai tem-pi di Giacobbe; altri ancora che fossero arrivati al tempo in cui i figli di Israele erano entrati nella loro terra; infine vi fu chi li legò alla diaspora seguita alla distru-zione di Gerusalemme al tempo di Tito e Vespasiano.

13. La scoperta dell’«altro»Il primo atteggiamento che gli europei eb-bero nei confronti delle civiltà amerindie fu l’assimilazione, con cui si cercò di annul-lare forzatamente la “diversità” dei nativi d’America, non riconoscendo alcun valore alla loro cultura. Si procedette quindi con la loro conversio-ne forzata al cristianesimo, che attraversò due fasi: una prima evangelizzazione (1492-1580) compiuta con battesimi di massa e un’istruzione superficiale; una rievangelizzazione (1580-1650), guida-

ta soprattutto dai gesuiti, più rispettosa dell’umanità dei soggetti coinvolti e più approfondita. Il contatto con popolazioni “altre”, che nei tempi lunghi mise in discus-sione i presupposti stessi della “civiltà”, non fu la sola rivoluzione conseguente alla scoperta del Nuovo Mondo. Dall’America arrivarono in Europa anche nuovi pro-dotti alimentari, tra i quali alcuni come la patata, il pomodoro, il caffè, il mais de-stinati a cambiare l’economia e la cultura alimentare europea.

L’incontro con gli indiosI popoli amerindi incontrati da Colombo erano rimasti estranei alla storia che aveva riguardato l’Europa e dunque al collante identitario che da secoli la caratterizzava: il cristianesimo. Per prima cosa, nacque dunque il problema di classificarli secondo lo schema biblico  1 . Quindi di evangelizzarli.

Per farlo bisognava prima di tutto riuscire a comunicare con loro e far loro conosce-re la parola di Dio. Non a caso, fin dalle prime spedizioni, i religiosi accompagnarono i conquistadores. In un universo mentale come quello della fine del Quattrocento era infatti impossibile distinguere fra conquista militare e conquista spirituale: alla cristianizzazione contribuirono non solo i missionari in senso stretto ma anche i laici encomenderos che si stabilirono in quei territori.

Tra gli ordini mendicanti furono soprattutto i missionari francescani, agosti-niani e domenicani a impegnarsi nella conversione degli indigeni. Questa fase fu detta «della prima evangelizzazione» (1492-1580). Di fatto, quelli che le cronache successive descrissero come culti pagani della religione centro-americana si dimo-strarono in realtà forme rustiche di cristianesimo, importate dai frati nella prima fase della conquista.

HISTORY

l’ess

enzi

ale

Incontro degli indios con gli esploratori europei, xviii secolo, incisione (Madrid, Biblioteca Nacional).

I paragrafi dedicati alla storia extraeuropea sono contrassegnati

dal logo world history.

SToria GlobalE

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Page 11: Giancarlo Monina - Franco Motta Sabina Pavone - Ermanno ......storia dell’Italia repubblicana, con particolare attenzione agli anni Sessanta e Settanta e alla storia del terrorismo.

9

dallo studio all’esercitazione alla verificaAnche in una disciplina all’apparenza mnemonica come la storia, è fondamentale “atti-vare” lo studio, per renderlo partecipato e permettere alle conoscenze di far maturare le competenze. Questo manuale presenta una ricca offerta didattica che rende interattivi i vari momenti di studio: dal lavoro sulle fonti (Interpretare le fonti) alla verifica delle co-noscenze (Verificare le conoscenze), dalla comprensione dei documenti storiografici (Con-frontare le interpretazioni) all’acquisizione del metodo storico (Laboratorio delle competen-ze), dalla preparazione all’Esame di Stato (Simulazione dell’Esame di Stato) alla riflessione sulla cittadinanza e le carte costituzionali italiana, europea e straniere (Essere cittadini responsabili).

SIMULAZIONE DELL'ESAME DI STATO 307

SCALETTA

Fase 1 Brainstorming

1. Che cosa mi ricordo sulle rivolte sociali del Trecento?2. Che cosa differenziò i disordini francesi da quelli inglesi ed entrambi da quelli fiorentini?3. Approfondisco su vocabolari cartacei o online il significato del termine chiave:

jacquerie – Termine (derivante dal soprannome Jacques Bonhomme, in voga già nel xiv secolo tra i nobili di Francia e poi rimasto nell’uso per indicare, ironicamente, il contadi-no francese) con cui si designa la sollevazione dei contadini scoppiata in Francia nella regione dell’Oise nel 1358, duran-te la crisi economica e politica determinata dalla guerra dei

Cent’anni. La sommossa durò 12 giorni e si propagò nelle pro-vince vicine, investendo castelli e proprietà nobiliari. I Jac-ques, capeggiati da G. Karle, cercarono di allearsi con i parigini rivoltatisi sotto la guida di Étienne Marcel. Vennero sconfitti presso Mello da Carlo II il Malvagio, re di Navarra. La reazione dei nobili fu spietata: circa 20 000 Jacques furono uccisi.

(www.treccani.it/enciclopedia/jacquerie)

❚ Questa definizione collima con quanto ho studiato sul profilo? Contiene informazioni differenti? Se sì, quali? Questa definizione si collega a qualche brano letto in classe? Se sì, quale? ecc.

Fase 2 Analisi dei brani

❚ Compila sul tuo quaderno una tabella simile alla seguente con la sintesi del contenuto dei brani.

Brano 1 Brano 2 Brano 3 Brano 4

A Firenze, i rappresentanti dei salariati e delle Arti minori premono il popolo grasso fino a quando ottengono ciò che chiedono.

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❚ Compila sul tuo quaderno una tabella simile alla seguente con informazioni aggiuntive sull’autore, da raccogliere anche mediante una breve ricerca.

Brano 1 Brano 2 Brano 3 Brano 4

Alamanno Acciaioli era priore di Firenze nel 1378. Apparteneva a una ricca fami-glia di mercanti e banchieri.

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Fase 3 Struttura argomentativa

❚ Sintetizza la struttura argomentativa del tuo saggio completando la seguente scaletta.

Tesi: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Antitesi: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Titolo provvisorio: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Fase 4 Stesura e revisione

❚ Scrivere il testo seguendo la scaletta. ❚ Rileggere l’elaborato. ❚ Scegliere il titolo definitivo.

Tipologia C TEmA di ordinE SToriCo

Negli ultimi secoli del Basso Medioevo, la Chiesa fu attraversata da forti spinte alla riforma interna. Esse provenivano dagli stessi fedeli, come accadde nel caso dei lollardi e degli hussiti, o dalle gerarchie ecclesiastiche, come avvenne in occasione del concilio di Costanza d’inizio Quattrocento. La reazione del Papato fu sempre diffidente: si preparò in questo modo la strada ai grandi contrasti religiosi del Cinquecento. Il candidato descriva il processo appena accennato, con opportuni riferimenti all’attualità e all’ansia di rinnovamento che sembra pervadere la Chiesa cattolica tra xx e xxi secolo.

5 Città, economia, cultura: la rinascita 157

VERIFICARE le conoscenze

CHI?

1. Chi erano i mercanti?

2. Chi erano i «frati minori»?

3. Chi era il doctor?

4. Chi introdusse i numeri arabi in Europa?

CHE COSA?

1. Quali fenomeni verificatisi dopo il Mille resero possibile

la rinascita urbana?

2. Che cos’erano le «Arti»? Quali finalità perseguivano?

3. Che cos’erano le «compagnie commerciali»?

4. Che cosa s’intende per «ordini mendicanti»?

PERCHÉ?

1. Perché l’inurbamento era strettamente collegato alla

crescita economica?

2. Perché le vie fluviali europee presentavano maggiori

vantaggi nel trasporto delle merci rispetto a quelle ter-

restri? Quando e perché la situazione iniziò a invertirsi?

3. Perché la predicazione dei frati domenicani fu una no-

vità nella Chiesa del xiii secolo? Con quali conseguenze?

4. Perché il corpo degli scritti aristotelici divenne la filo-

sofia ufficiale delle università? Per quanto tempo?

LESSICO

1. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini ed espressioni.

a. inurbamento: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

b. corporazione: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

c. dazio: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

d. statuto: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

e. tomismo: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

2. Spiega la differenza fra i termini messi a raffronto.

a. conventuali/spirituali: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

b. fiera/mercato: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

c. lezione/commento/disputa: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

TEMPO

1. Ricostruisci le corrette sequenze temporali, mettendo in ordine gli eventi.

a. Approvazione della Regola francescana • Libro del calcolo di Fibonacci • Nascita dei frati predicatori • Nascita dell’Uni-

versità di Oxford e Cambridge • Introduzione del genoino e del fiorino

b. Condanna delle tesi aristoteliche • Approvazione dell’Università di Bologna • Condanna della dottrina della povertà comune •

Approvazione dell’Università di Parigi

2. Completa la tabella.

EVENTONascita

di Domenico Guzmán

Nascita

di Francesco d’AssisiApprovazione

della Regola domenicanaApprovazione

della Regola francescanaPersecuzione

dei francescani spirituali

DATA

Proposte per la CLASSE CAPOVOLTA

materialivideo Vivere nell’Alto Medioevo • Vivere nel Basso Medioevo

tutor Economia e società nell’Europa intorno al Mille

storiografia H. Pirenne, La formazione delle città → p. 98 •

O. Capitani, Il fenomeno comunale in Italia → p. 99

treccani online lemmi «Medioevo» e «Comune»

immagini Il feudo intorno all’xi secolo → pp. 26-27 • Il Comune

italiano → pp. 74-74 • La piazza del comune medievale, pp. 130-31

temi chiavevisualizzare le informazioni pp. 44, 152

da realizzare Un PowerPoint sull’evoluzione della società medievale dopo il

Mille, con confronto fra campagne e città

160 Unità 1 Lo sviluppo dell’Europa: economia, società, civiltà

Apologeti dellA crociAtAsAn pAoloArmi del cristiano

Atteggiamento ideologico

a. Che cosa intende Bernardo di Chiaravalle per «Milizia di Dio» e «Milizia del mondo»?b. Quando, per il sacerdote Raol, l’omicidio può essere giustificato?c. Quali sono, secondo san Paolo, le armi proprie dei cristiani?2. ORGANIZZARE LE INFORMAZIONI Nel brano seguente si insiste su un aspetto molto importante della

nuova scienza contabile medievale: lo sviluppo di una nuova mentalità individualista nella cura degli

affari, quasi un’anticipazione di quello spirito “borghese” che si sarebbe affermato secoli dopo in

Occidente. Leggi il testo, quindi scrivi la causa o la conseguenza delle affermazioni riportate sotto. In un mondo di imprese familiari, la necessità di una distinzione tra i beni familiari e quelli in-dividuali dovette derivare dal desiderio dei singoli componenti della famiglia di commerciare

per conto proprio e, almeno ogni tanto, distinguere il proprio patrimonio da quello familiare.

Era necessario qualcosa di più del semplice separare le attività dell’impresa da quelle dei singoli

proprietari. La registrazione delle operazioni dell’impresa doveva essere separata dalla registra-zione delle operazioni individuali e doveva essere collegata ai beni dell’impresa più che a quelli

individuali. La riuscita di un’impresa doveva determinare un aumento dei beni, il fallimento

una loro diminuzione.Il motivo più evidente per cui i mercanti adottarono la contabilità in partita doppia fu che essa

forniva una verifica sulla esatta registrazione delle entrate relative ad ogni operazione. Il prin-cipio generale che stava dietro le complesse regole del sistema era che ogni registrazione deter-minava un cambiamento in attivo (entrate) o in passivo (spese). Le due registrazioni potevano

essere sommate separatamente e se non pareggiavano doveva esserci un errore.(N. Rosenberg, L.E. Birdzell, Come l’Occidente è diventato ricco, trad. it. di G. Nobile, il Mulino, Bologna 1988)a. La registrazione delle operazioni d’impresa doveva essere separata da quella delle spese individuali…

b. Il successo e il fallimento di un’attività era dovuto…c. Si adottò una contabilità basata sulla partita doppia…d. Se le somme del «dare» e dell’«avere» non pareggiavano significava che…COMPITO DI REALTÀPreparare la scheda di vendita di un prodotto Sei il direttore commerciale di un’azienda alimentare e devi preparare la scheda di vendita di un prodotto da distri-

buire nei supermercati.Fase 1 (in classe, per gruppi) Dividetevi in tre gruppi. Ciascun gruppo scelga un comparto alimentare (pasta e dolci, carni e insaccati, surgelati, pesce ecc.) e decida quale prodotto propagandare.

Fase 2 (a casa) Ciascun membro del gruppo studi le ca-ratteristiche e il mercato del prodotto scelto (il metodo di lavorazione, il prezzo corrente, il tipo di packaging, i supermercati che smerciano quel prodotto ecc.).

Fase 3 (in classe, per gruppi) Il gruppo elabori la sche-da del prodotto, indicando tipologia, peso della confezio-ne, prezzo, eventuali sconti al cliente. La scheda servirà agli agenti commerciali, quando parleranno con gli ad-detti agli acquisti dei supermercati: deve quindi essere chiara e semplice, ma completa. Leggete in classe le tre schede e votate la migliore.

PER L’ALTERNANZA SCUOLA/LAVOROCommercio: il supermercatoIndividualmente o in gruppo, cerca il supermercato più vicino e chiedi di poter parlare con il direttore di filiale. Quindi, sottoponigli un’intervista che avrai elaborato a partire dalle seguenti suggestioni: in che modo vengono scelti i prodotti in vendita? Quali materiali pubblicitari

arrivano dagli agenti? Ogni quanto tempo il supermer-cato rinnova il proprio catalogo di prodotti? Cosa guida le decisioni? Se possibile, chiedi di poter visionare la scheda di ven-dita di un prodotto per poterla confrontare con la tua.

SIMULAZIONE DELL'ESAME DI STATO 307

SCALETTA

Fase 1 Brainstorming1. Che cosa mi ricordo sulle rivolte sociali del Trecento?

2. Che cosa differenziò i disordini francesi da quelli inglesi ed entrambi da quelli fiorentini?

3. Approfondisco su vocabolari cartacei o online il significato del termine chiave:

jacquerie – Termine (derivante dal soprannome Jacques

Bonhomme, in voga già nel xiv secolo tra i nobili di Francia

e poi rimasto nell’uso per indicare, ironicamente, il contadi-

no francese) con cui si designa la sollevazione dei contadini

scoppiata in Francia nella regione dell’Oise nel 1358, duran-

te la crisi economica e politica determinata dalla guerra dei

Cent’anni. La sommossa durò 12 giorni e si propagò nelle pro-

vince vicine, investendo castelli e proprietà nobiliari. I Jac-

ques, capeggiati da G. Karle, cercarono di allearsi con i parigini

rivoltatisi sotto la guida di Étienne Marcel. Vennero sconfitti

presso Mello da Carlo II il Malvagio, re di Navarra. La reazione

dei nobili fu spietata: circa 20 000 Jacques furono uccisi. (www.treccani.it/enciclopedia/jacquerie)

❚ Questa definizione collima con quanto ho studiato sul profilo? Contiene informazioni differenti? Se sì,

quali? Questa definizione si collega a qualche brano letto in classe? Se sì, quale? ecc.

Fase 2 Analisi dei brani ❚ Compila sul tuo quaderno una tabella simile alla seguente con la sintesi del contenuto dei brani.

Brano 1

Brano 2

Brano 3

Brano 4

A Firenze, i rappresentanti dei salariati e delle Arti minori premono il popolo grasso fino a quando ottengono ciò che chiedono.

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❚ Compila sul tuo quaderno una tabella simile alla seguente con informazioni aggiuntive sull’autore, da

raccogliere anche mediante una breve ricerca.

Brano 1

Brano 2

Brano 3

Brano 4

Alamanno Acciaioli era priore di Firenze nel 1378. Apparteneva a una ricca fami-glia di mercanti e banchieri.

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Fase 3 Struttura argomentativa ❚ Sintetizza la struttura argomentativa del tuo saggio completando la seguente scaletta.

Tesi: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Antitesi: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Titolo provvisorio: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Fase 4 Stesura e revisione ❚ Scrivere il testo seguendo la scaletta.

❚ Rileggere l’elaborato. ❚ Scegliere il titolo definitivo. Tipologia C TEmA di ordinE SToriCoNegli ultimi secoli del Basso Medioevo, la Chiesa fu attraversata da forti spinte alla riforma interna.

Esse provenivano dagli stessi fedeli, come accadde nel caso dei lollardi e degli hussiti, o dalle gerarchie

ecclesiastiche, come avvenne in occasione del concilio di Costanza d’inizio Quattrocento. La reazione

del Papato fu sempre diffidente: si preparò in questo modo la strada ai grandi contrasti religiosi del

Cinquecento. Il candidato descriva il processo appena accennato, con opportuni riferimenti all’attualità e all’ansia di

rinnovamento che sembra pervadere la Chiesa cattolica tra xx e xxi secolo.

164 Unità 1 Lo sviluppo dell’Europa: economia, società, civiltà

documentiIl Dictatus papae è una raccolta di 27 norme canoniche, compilata intorno al 1075 da Gregorio VII. Non solo

fissò i princìpi fondamentali della riforma della Chiesa che egli realizzò, ma definì il potere assoluto del papa,

la supremazia sulle gerarchie della Chiesa, la potestà esclusiva nelle nomine, il diritto di deporre gli imperatori

e di sciogliere i sudditi dal giuramento di fedeltà. Esso va inserito all’interno del conflitto che oppose Impero e

Papato intorno alle investiture dei vescovi e che si risolse nel 1122 con il concordato di Worms.

documento 1 | Il Dictatus papae (1075)

I Che la Chiesa Romana è stata fondata da Dio e da Dio

solo.

II Che il Pontefice romano sia il solo secondo diritto a

essere chiamato universale.

III Che Egli solo può deporre o riammettere i vescovi.

IV Che in qualunque concilio il suo legato, anche se minore

in grado, ha autorità superiore a quella dei vescovi, e può

emanare sentenza di deposizione contro di loro.

V Che il Papa può deporre gli assenti.

VI Che, fra le altre cose, non si possa abitare sotto lo stesso

tetto con coloro che egli ha scomunicato.

VII Che ad Egli solo è legittimo, secondo i bisogni del mo-

mento, fare nuove leggi, riunire nuove congregazioni,

fondare abbazie o canoniche; e, dall’altra parte, divide-

re le diocesi ricche e unire quelle povere.

VIII Che Egli solo può usare le insegne imperiali.

IX Che solo al Papa tutti i prìncipi devono baciare i piedi.

X Che solo il Suo nome sia pronunciato nelle chiese.

XI Che il Suo nome è il medesimo in tutto il mondo.

XII Che ad Egli è permesso di deporre gli imperatori.

XIII Che ad Egli è permesso di trasferire i vescovi secondo

necessità.

XIV Che Egli ha il potere di ordinare un sacerdote di qual-

siasi chiesa, in qualsiasi territorio.

XV Che colui che Egli ha ordinato può dirigere un’altra

chiesa, ma non può muovergli guerra; inoltre non può

ricevere un grado superiore da alcun altro vescovo.

XVI Che nessun sinodo sia definito «generale» senza il Suo

ordine.

XVII Che un testo può essere dichiarato canonico solamen-

te sotto la Sua autorità.

XVIII Che una Sua sentenza non possa essere riformata da

alcuno; al contrario, Egli può riformare qualsiasi sen-

tenza emanata da altri.

XIX Che Egli non possa essere giudicato da alcuno.

XX Che nessuno può condannare chi si è appellato alla

Santa Sede.

XXI Che tutte le cause maiores1, di qualsiasi chiesa, debbano

essere portate davanti a Lui.

XXII Che la Chiesa Romana non ha mai errato; né, secondo la

testimonianza delle Scritture, mai errerà per l’eternità.

XXIII Che il Pontefice Romano eletto canonicamente è sen-

za dubbio alcuno santificato in virtù dei meriti di San

Pietro, secondo quanto detto da Sant’Ennodio2, vescovo

di Pavia, confermato da molti santi padri che lo hanno

sostenuto, secondo i decreti di San Simmaco papa.

XXIV Che, dietro Suo comando e col Suo consenso, i vassalli

hanno titolo per presentare accuse.

1. le cause maiores: le cause

più importanti.

2. Ennodio: Magno Felice

Ennodio (473/74-521), vescovo

di Pavia, fu tra i sostenitori di

papa Simmaco (v secolo - 514),

il cui pontificato fu segnato

dalla controversia con l’anti-

papa Lorenzo. Dopo varie vi-

cende, un sinodo stabilì che il

papa non poteva essere giudi-

cato da un tribunale umano,

ma solo da Dio. La soluzione

definitiva della controversia

si ebbe anche grazie all’inter-

vento di Ennodio che convinse

l’imperatore Teodorico (454 ca

- 526) a accettare la decisione

del sinodo.

Il papa è l’unico a potersi

fregiare del titolo di

«universale», in quanto esercita

la propria autorità sull’intera

comunità cristiana. In epoca

medievale erano considerati

«poteri universali» quelli del

papa e dell’imperatore; nel

corso del xvi secolo, con la

Riforma protestante, tali titoli

decaddero. Qui e in seguito si stabilisce

la superiorità del papa

rispetto a tutte le altre

autorità ecclesiastiche: non

solo il pontefice, ma anche il

suo legato hanno un potere

superiore a quello dei vescovi.

Si afferma così esplicitamente

la superiorità del pontefice

rispetto all’imperatore.

Il pontefice è il vertice della

giurisdizione di tutta la

comunità cristiana: non può

essere sottoposto a giudizio,

può intervenire e modificare

le sentenze emanate da altri,

e rivendica per sé anche la

giurisdizione sulle cause di

maggior importanza nelle

varie chiese.

Una prima esercitazione riepilogativa si trova in fondo a ogni capitolo e si snoda attraverso le principali domande dello storico.

chi, coSa, PErchÉ, coME, QUaNDo

È la nuova parola d’ordine della didattica. Ma com’è possibile gestire quest’attività in modo semplice e veloce? Per aiutare l’insegnante, ogni laboratorio di fine unità si chiude con una proposta da svolgere in classe e a casa.

coMPiTo Di rEalTÀ

Tutti i documenti, sia le fonti sia la storiografia, sono assistiti da introduzione, commenti in margine, note ed esercizi.

i DocUMENTi

La preparazione all’Esame di Stato parte dal primo volume

e presenta una scaletta che guida lo studente all’acquisizione del corretto metodo

di studio.

coNSiGli Di METoDo

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3. In sintesi, i contenutiVolUME 1 – Dall’aNNo MillE al SEicENTo

il mondo all’alba del secondo millenniofonti La fabbricazione della carta • I quattro tipi di governostoriografia J. Gernet, Il mondo cinese • L. Petech, Profilo storico della società cinese • M. Sabatini, P. Santangelo, Storia della Cina • H. Halm, Gli arabi • J. Tolan, Sarrazins et Ifranij: Rivalités, émulations et convergences

1 lo sviluppo dell’Europa: economia, società, civiltàfonti L’eredità dei feudistoriografia F.L. Ganshof, Che cos’è il feudalesimo? • G. Tabacco, Egemonie sociali e strutture del potere nel Medioevo italiano • J. Le Goff, Il cielo sceso in terra. Le radici medievali dell’Europa • P. Cammarosano, Storia dell’Italia medievale. Dal vi all’xi secolo • A. Musi, Il feudalesimo nell’Europa moderna

2 religione e potere nel Medioevo europeoFonti La Donazione di Costantino • Il concordato di WormsStoriografia M. Bloch, I re taumaturghi • G.M. Cantarella, I monaci di Cluny • U.-R. Blumenthal, La lotta per le investiture • P. Prodi, Il sovrano pontefice

3 regni, comuni e repubbliche: l’italia del Medioevofonti Una descrizione dell’Italia comunale • La pace di Costanza • La condanna dell’eresia nelle Costituzioni di Melfistoriografia H. Pirenne, Le città del Medioevo • O. Capitani, Storia dell’Italia medievale • R. Comba, F. Panero, G. Pinto [a cura di], Borghi nuovi e borghi franchi nel processo di costruzione dei distretti comunali nell’Italia centro-settentrionale (secoli xii-xiv) • P. Grillo, Legnano 1176. Una battaglia per la libertà

4 armi e fede: la cristianità all’offensivafonti Il discorso di Urbano II • Il cavaliere, la morte e il diavolo • Un appello contro gli ereticistoriografia Ch. Tyerman, Le guerre di Dio. Nuova storia delle crociate • C. Cahen, Oriente e Occidente ai tempi delle crociate • G.G. Merlo, Inquisitori e Inquisizione nel Medioevo • C. Violante, “Chiesa feudale” e riforme in Occidente (secc. x-xii). Introduzione a un tema storiograficocinema Le crociate

5 città, economia, cultura: la rinascitafonti La Regola francescana • Una definizione della fedestoriografia G. Todeschini, La mercatura, in Il contributo alla storia del pensiero. Economia • T.W. Blomquist, Le origini della banca in un Comune italiano. Lucca nel xiii secolo • M. Bloch, Lineamenti di una storia monetaria europea • C.M. Cipolla, Tre storie extra vaganti • A.J. Gurevič, Il mercante nel mondo medievalecittadinanza La sfera della sovranità

6 Tra oriente e occidente. l’asia in movimentofonti I Dialoghi di Confucio • Il jihadstoriografia M. Bernardini, D. Guida, I mongoli. Espansione, imperi, eredità • S. Wolpert, Storia dell’India • V. Giterman, Storia della Russia, vol. I: Dalle origini alla vigilia dell’invasione napoleonica • J. McCarthy, I turchi ottomani

7 la crisi dell’Europa medievalefonti Il primo giubileo • La morte vista da vicinostoriografia R. Comba, Il rilevamento demografico: prima e dopo la peste nera • W. Naphy, A. Spicer, La peste in Europa • J. Hatcher, La morte nera. Storia dell’epidemia che devastò l’Europa nel Trecento • G. Cosmacini, Le spade di Damocle. Paure e malattie nella storia • W.H. McNeill, La peste nella storia. Epidemie, morbi e contagio dall’antichità all’età contemporanea

8 Monarchie e nazioni sulla scena d’Europafonti Il decreto Haec sancta • La Magna charta libertatumstoriografia A. Tenenti, Dalle rivolte alle rivoluzioni • M. Dykmans, Clemente VII, antipapa, in Dizionario biografico degli italiani • Ph. Contamine, La Guerra dei cent’anni • A. Wheatcroft, Gli Asburgocinema Giovanna d’Arco

9 l’italia nel Tardo Medioevofonti I «vespri siciliani» secondo Hayez • Cesare Borgiastoriografia S. Runciman, I vespri siciliani. Storia del mondo mediterraneo alla fine del Tredicesimo secolo • D. Abulafia, I regni del Mediterraneo occidentale dal 1200 al 1500. La lotta per il dominio • G. Chittolini, Governo ducale e poteri locali • J.M. Najemy, Storia di Firenze (1200-1575)

10 l’Europa verso il pensiero modernofonti La falsa Donazione di Costantino • L’Elogio della follia di Erasmo • Il principe di Niccolò Machiavellistoriografia M.P. Gilmore, Il mondo dell’Umanesimo 1453-1517 • E. Garin, L’Umanesimo italiano. Filosofia e vita civile nel Rinascimento • L. Febvre, Problemi di metodo storico • P. Burke, Il Rinascimento europeo. Centro e periferiecittadinanza Libertà di ricerca e tutela del paesaggio

11 l’Europa alla scoperta del mondofonti La descrittione dell’Africa di Leone l’Africano • Il Giornale di bordo di Cristoforo Colombostoriografia G.J. Ames, L’età delle scoperte geografiche, 1500-1700 • B. e L. Bennassar, 1492. Un mondo nuovo • J.H. Parry, La scoperta del Sudamerica • R. Romeo, Le scoperte americane nella coscienza italiana del Cinquecento

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12 conquista e colonizzazione dell’americafonti Le conversioni forzate • La tratta degli schiavistoriografia A.A. Cassi, Ultramar. L’invenzione europea del Nuovo Mondo • T. Todorov, La conquista dell’America. Il problema dell’«altro» • J.H. Elliott, Imperi dell’Atlantico • L.N. McAlister, Dalla scoperta alla conquista. Spagna e Portogallo nel Nuovo Mondo (1492-1700) • C.A. Burland, Montezuma, signore degli aztechicinema The new world

13 Economia e società nel cinquecentofonti La «rivoluzione della moda» • I Libri della famiglia di Leon Battista Albertistoriografia P. Malanima, Le campagne nei secoli xvi e xvii • N. Elias, Marinaio e gentiluomo. La genesi della professione navale • C. Erickson, Elisabetta I. La vergine regina • A. Tenenti, Il mercante e il banchierecittadinanza Uguali e diversi: l’atro da sé

14 la riforma luterana e le altre chiese protestantifonti Il papa che incarnava tutti i vizi • Müntzer critica Luterostoriografia L. Schorn-Schütte, La Riforma protestante • R.H. Bainton, Lutero • W.J. Bouwsma, Giovanni Calvino • M. Firpo, Juan de Valdés e la Riforma nell’Italia del Cinquecentocinema Luther - genio, ribelle, liberatore

15 carlo V e l’impero universalefonti I tanti volti di Carlo Vstoriografia K. Brandi, Carlo V • E. Bonora, Aspettando l’imperatore. Prìncipi italiani tra il papa e Carlo V • A. Kohler, Carlo V • F. Chabod, Carlo V e il suo tempocinema Il mestiere delle armi

16 la chiesa cattolica della controriformafonti Interpretazioni del concilio di Trentostoriografia A. Prosperi, Il concilio di Trento: una introduzione storica • G. Romeo, L’Inquisizione nell’Italia moderna • M. Infelise, I libri proibiti da Gutenberg all’ Encyclopédie • H. Jedin, La conclusione del concilio di Trentocittadinanza Il conflitto religioso, la libertà religiosa

17 Spagna, inghilterra e Francia nel secondo cinquecentofonti La rappresentazione simbolica della battaglia di Lepanto • La dichiarazione d’indipendenza dei Paesi Bassi • La sconfitta dell’Invencible armadastoriografia G. Woodward, Filippo II • R. Canosa, Lepanto. Storia della “Lega santa” contro i turchi • S. Brigden, Alle origini dell’Inghilterra moderna. L’età dei Tudor (1485-1603) • C. Vivanti, Le guerre di religione nel Cinquecentocinema Elizabeth

18 Vecchi e nuovi imperi tra xvi e xvii secolofonti Le ragioni dello Stato • La storia russa raccontata da Ivan IVstoriografia J.H. Elliott, La Spagna imperiale • H. Schilling, Ascesa e crisi. La Germania dal 1517 al 1648 • H.G. Koenigsberger, G.L. Mosse, G.Q. Bowler, L’Europa del Cinquecento • J.-L. Bacqué-Grammont, L’apogeo dell’Impero ottomano: gli eventi (1512-1606)

19 l’età delle confessioni religiosefonti Il Malleus maleficarum e la persecuzione delle streghe • L’arte come strumento di propagandastoriografia P. Prodi, Disciplina dell’anima, disciplina del corpo e disciplina della società tra Medioevo ed Età moderna • W. Behringer, Le streghe • V.-L. Tapié, Barocco e classicismocittadinanza I diritti di libertà

20 la rivoluzione scientificafonti La nascita della nuova scienza • La difesa dell’autonomia della ricerca scientifica • Federico Cesi e l’importanza della sperimentazione storiografia S. Shapin, La Rivoluzione scientifica • T. Khun, La rivoluzione copernicana. L’astronomia planetaria nello sviluppo del pensiero occidentale • A. Clericuzio, La macchina del mondo. Teorie e pratiche scientifiche dal Rinascimento a Newton • P. Rossi, La nascita della scienza moderna in Europa

21 la società europea nelle trasformazioni della modernità fonti Il bambino come piccolo adulto • Un dibattito intorno all’inferiorità della donnaStoriografia J. Goody, Famiglia e matrimonio in Europa. Origini e sviluppi dei modelli familiari dell’Occidente • R. Sarti, Vita di casa. Abitare, mangiare, vestire nell’Europa moderna • D. Roche, Il linguaggio della moda. Alle origini dell’industria dell’abbigliamento

22 classi sociali tra il cinquecento e il Settecentofonti La fine della Fronda nobiliare in Francia • Una struttura ospedaliera nella Roma del SettecentoStoriografia J.-P. Labatut, Le nobiltà europee dal xv al xviii secolo • L. Stone, La crisi dell’aristocrazia. L’Inghilterra da Elisabetta a Cromwell • N. Elias, La società di corte • R. Ago, La feudalità in età moderna

23 la crisi di crescita dell’antico regimefonti Le ragioni del declino spagnolo • L’ascesa di Richelieustoriografia F. Benigno, L’ombra del re. Ministri e lotta politica nella Spagna del Seicento • R. Mousnier, L’homme rouge ou la vie du Cardinal de Richelieu (1585-1642) • G. Spini, Storia dell’età moderna • G. Parker, La Guerra dei trent’annicittadinanza Dalla carità al diritto alla salute

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VolUME 2 – Dalla FiNE DEl SEicENTo alla FiNE DEll’oTTocENTo

l’Europa oltre gli oceanifonti La prosperità olandese secondo un inglese • La schiavitù in Americastoriografia C. de Voogd, Histoire des Pays-Bas • G. Abbattista, L’espansione europea in Asia • R. Romano, America Latina. Elementi e meccanismi del sistema economico coloniale • F. Cantù [a cura di], Scoperta e conquista di un nuovo mondocinema Mission

1 Evoluzione del concetto di sovranità e nuovi scenari dell’equilibrio europeofonti Luigi XIV nomina Colbert intendente dell’Alsazia • Il Bills of rightsstoriografia R. Mandrou, Luigi XIV e il suo tempo • P.R. Campbell, Luigi XIV e la Francia del suo tempo • M. Kishlanski, L’età degli Stuart • J. Stoye, L’assedio di Vienna • D. Sella, L’Italia del Seicentocinema La presa del potere da parte di Luigi XIV

2 la liberazione del pensiero: il secolo illuministafonti Guardare la religione attraverso l’uso della ragione • Diderot e l’intolleranzastoriografia R. Koselleck, Critica illuminista e crisi della società borghese • V. Ferrone, Lezioni illuministiche • G. Ricuperati, Uomo dei Lumi • R. Darnton, Il grande affare dei Lumi • F. Venturi, Utopia e riforma nell’Illuminismo

3 Modelli della sovranità dalla monarchia assoluta al dispotismo illuminatofonti L’anti-Machiavelli • Il Diario di James Cookstoriografia M. Fussel, La Guerra dei sette anni • F. Venturi, Settecento riformatore • I. de Madariaga, Caterina di Russia • J.-P. Bled, Maria Teresa • K.G. Henshall, Storia del Giapponecittadinanza Dal sovrano assoluto al simbolo dell’unità nazionale

4 la rivoluzione americana e la nascita degli Stati Unitifonti La Dichiarazione d’indipendenza • Il principio della sovranità popolare in Americastoriografia B. Bailyn, G.S. Wood, Le origini degli Stati Uniti • A. Testi, La formazione degli Stati Uniti • M.A. Jones, Storia degli Stati Uniti. Un popolo e la sua libertà • M. Salvadori, L’Europa degli americani

5 la rivoluzione francesefonti I «quaderni di recriminazioni» • Il processo al re • L’uccisione di Marat secondo Davidstoriografia G. Lefebvre, La grande paura del 1789 • J. Israel, La Rivoluzione francese. Una storia intellettuale dai Diritti dell’uomo a Robespierre • M. Vovelle, La

mentalità rivoluzionaria • F. Diaz, Dal movimento dei Lumi al movimento dei popoli. L’Europa tra Illuminismo e rivoluzionecinema Marie Antoinette

6 l’impero napoleonico e la restaurazionefonti Sulla patria potestà • La battaglia di Waterloostoriografia T. Lentz, La France et l’Europe de Napoléon • A. Pillepich, Napoleone e gli italiani • L. Mascilli Migliorini, 500 giorni. Napoleone dall’Elba a Sant’Elena • V. Criscuolo, Il Congresso di Viennacittadinanza Le Costituzioni moderne

7 Economia e società nella prima metà del xix secolofonti Il panopticon • Che cos’è la proprietà?storiografia M. Pugh, Storia della Gran Bretagna • J. Mokyr, Leggere la rivoluzione industriale • A.S. Milward, S.S. Berrick, Storia economica dell’Europa continentale • N. Merker, Karl Marx: vita e opere

8 i moti degli anni Venti e Trentafonti La rivoluzione piemontese del 1821 • Punti di vista contrapposti intorno alla dominazione austriaca in Italiastoriografia S. Mastellone, La politica estera del Guizot • F. Chabod, L’idea di nazione • N. Nada, Il destino degli sconfitti del 1821 • J.N. Semenov, Storia della Siberia • G.H. Dumont, Histoire de la Belgique

9 la «rivoluzione europea»: il 1848fonti Il punto di vista di Mazzini • Il punto di vista di Cattaneostoriografia L.B. Namier, La Rivoluzione degli intellettuali • G. Monsagrati, Roma senza il Papa. La repubblica romana del 1849 • E. Di Rienzo, Napoleone III • R. Price, Le rivoluzioni del 1848 • L. Riall, Il Risorgimento: Storia e interpretazioni

10 il mondo fra imperi coloniali e nuove nazionifonti L’Autobiografia di Darwin • Simón Bolívar e l’indipendenza dell’America Latinastoriografia G.M. Trevelyan, Storia dell’Inghilterra nel secolo xix • J. Chesneaux, La Cina, vol. 1: Dalle guerre dell’oppio al conflitto franco-cinese (1840-1888) • P. Hopkirk, Il grande gioco • P. Chaunu, Storia dell’America Latina • B. Levine, La guerra civile americanacittadinanza Il diritto all’istruzione e la sua libertà

11 l’Europa delle nazionifonti Il progetto di Cavour • G. Fattori, Il campo italiano nella battaglia di Magentastoriografia A. Viarengo, Cavour • F. Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità • M.C. Morandini, Scuola e nazione • A.S. Erusalimskij, Bismarck: diplomazia e militarismocinema Il Gattopardo

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12 Politica e società nell’età di bismarckfonti Il proclama all’esercito di Napoleone III del 28 luglio 1870 • I Discorsi di Bismarckstoriografia A. Briggs, l’Inghilterra vittoriana • N.D. Fustel de Coulanges, La guerra franco-prussiana • I. Cervelli, La Germania nell’Ottocento • D. Quataert, L’Impero ottomano

13 classi sociali, movimenti politici e ideologie nella società industrialefonti Il capitale di Karl Marx • Stato e anarchia di Bakuninstoriografia E.J. Hobsbawm, Il trionfo della borghesia • M. Antonioli, M. Ganapini, I sindacati occidentali dall’Ottocento a oggi • J. Hovard, Darwin • C. Arnold, G. Vian, La condanna del modernismo

14 l’italia da Depretis a crispifonti F. Crispi, Scritti scelti • L’attentato a Umberto Istoriografia F. Benigno, La mala setta. Alle origini di mafia e camorra (1859-1878) • G. Carocci, Agostino Depretis e la politica interna italiana • C. Duggan, Creare la nazione: vita di Francesco Crispi • N. Labanca, In marcia verso Adua • E. Diemoz, A morte il tiranno: anarchia e violenza da Crispi a Mussolinicittadinanza Nazione e globalizzazione

15 Gli imperi coloniali europei nella seconda metà dell’ottocentofonti Lenin contro l’imperialismo • Il discorso al parlamento francese di Jules Ferry

storiografia G.M. Bravo [a cura di], Imperi e imperialismo: modelli e realtà imperiali nel mondo occidentale • D.K. Fieldhouse, politica ed economia del colonialismo, 1870-1945 • H. Brunhschwig, Miti e realtà dell’imperialismo francese: 1871-1914 • A. Del Boca, Gli italiani in Africa orientale, vol. 1: Dall’Unità alla marcia su Roma

16 Una politica mondiale: le americhe, il Giapponefonti La capanna dello zio Tom • L’emendamento contro la schiavitù nella Costituzione degli Stati Uniti storiografia R. Luraghi, Storia della guerra civile americana • F.J. Turner, La frontiera nella storia americana • A. Hernandez Chavez, Storia del Messico • E.O. Reischauer, Storia del Giapponecinema 12 anni schiavo

17 la Seconda rivoluzione industrialefonti Louis Pasteur • La storia della Fiatstoriografia G. Berta, L’ascesa della finanza internazionale • D. Grigg, Storia dell’agricoltura in Occidente • F. Cassata, C. Pogliano, Scienza e cultura dell’Italia unita • N. Rosenberg, D. Mowery, Il secolo dell’innovazione: breve storia della tecnologia americana • J.L. Heilbronn, Alle origini della fisica moderna: il caso dell’elettricitàcinema Germinal cittadinanza La società di massa: emigrazione, immigrazione

VolUME 3 – Dal NoVEcENTo a oGGi

l’Età contemporanea e la società di massafonti La psicoanalisi • Lo statuto della Confederazione generale del Lavorostoriografia J.C. Allain, L’Europa della borghesia • J.P. Juès, Le scoutisme • S. Sighele, Mentre il secolo muore, saggi di psicologia • G. Le Bon, Psicologia delle folle • E. Canetti, Massa e potere • W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica • G. Simonelli, Cari amici vicini e lontani • G. Rondolino, Storia del cinema

1 l’Europa verso la guerrafonti Una petizione per il suffragio femminile • Il trattato della Triplice alleanzastoriografia M. Meriggi, L’Europa dall’Otto al Novecento • M. Ferro, Nicola II: l’ultimo zar • G.L. Mosse, La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania (1815-1933) • E. Gentile, Le origini dell’Italia contemporanea. L’età giolittiana • G.W.F. Hallgarten, Storia della corsa agli armamenti • M. Torri, Storia dell’India • H. Dippel, Storia degli Stati Uniti

2 «Nelle tempeste d’acciaio». la Prima guerra mondiale

fonti La dichiarazione di guerra • Lettere dal frontestoriografia J. Joll, Le origini della Prima guerra mondiale • A. Gibelli, L’officina della guerra. La Grande guerra e le trasformazioni del mondo mentale • G. Salvemini, La guerra nel 1918 • J. Winter, Il lutto e la memoria. La Grande guerra nella storia culturale europea • M. Bloch, Ricordi (1914-1915) • Stevenson, La Grande guerra • Labanca, Dizionario storico della Prima guerra mondialecinema Orizzonti di gloria

3 la rivoluzione russafonti Il Testamento di Leninstoriografia E.J. Hobsbawm, Il secolo breve, 1914-1991 • M. Lewin, Storia sociale dello stalinismo • E.H. Carr, La Rivoluzione russa. Da Lenin a Stalin (1917-1929) • R. Pipes, La Rivoluzione russa. Dall’agonia dell’Ancien régime al terrore rosso • N. Riasanovsky, Storia della Russia • V. Serge, L’anno primo della Rivoluzione russa • G. Boffa, Le tappe della Rivoluzione russa • N.N. Suchanov, Cronache della Rivoluzione russa

4 l’eredità della Prima guerra mondialefonti Lo statuto della Società delle Nazioni • La crisi finanziaria tedesca

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storiografia P. Hanak [a cura di], Storia dell’Ungheria • J. Krulic, Storia della Jugoslavia • H. Schulze, La Repubblica di Weimar. La Germania dal 1917 al 1933 • E.B. Wheaton, Le origini del nazismo • M. Fforde, Storia della Gran Bretagna • C. King, Mezzanotte a Istanbul. Dal crollo dell’impero alla nascita della Turchia moderna • G. Sabbatucci, La crisi italiana del primo dopoguerra • R. Vivarelli, Storia delle origini del fascismocittadinanza Il suffragio

5 la grande crisi del ’29 e il «Nuovo corso»fonti Il tracollo della Borsa americanastoriografia L. Einaudi, Riflessioni in disordine sulla crisi • L. Robbins, Di chi la colpa della grande crisi? E la via d’uscita • J.M. Keynes, Teoria generale dell’occupazione e della moneta • D. Landes, Prometeo liberato. La rivoluzione industriale in Europa dal 1750 a oggi • R.J. Overy, Crisi tra le due guerre mondiali • O. Bergamini, Storia degli Stati Uniti • A. Shlaes, L’uomo dimenticato: una nuova storia della grande depressionecinema Il grande Gatsby

6 il fascismo: la via italiana al totalitarismofonti La legge elettorale del regime fascista • L’accordo con la Santa Sedestoriografia R. De Felice, Le interpretazioni del fascismo • P.G. Zunino, Interpretazione e memoria del fascismo. Gli anni del regime • A. Agosti, Il Partito comunista a Torino dalla fondazione alle leggi eccezionali • G. Turi, Fascismo e cultura ieri e oggi • F.S. Nitti, Lettera a Mussolini per evitare la guerra • G. Carocci, Storia del fascismo • A. Tasca, Nascita e avvento del fascismo • M. Tarchi, Fascismo

7 i totalitarismi in Germania e in Urss: la politica e la vitafonti La propaganda nazista • Il Mein Kampf e il razzismo biologico • La deportazione dei kulakistoriografia W.S. Allen, Come si diventa nazisti. Storia di una piccola città 1930-1935 • I. Kershaw, Hitler e l’enigma del consenso • H. Rothfels, L’opposizione tedesca al nazismo • G. Orwell, Sul Mein Kampf • H. Rousso, Stalinismo e nazismo • M. McCauley, Stalin e lo stalinismo • A. Romano, Lo stalinilismo • H. Arendt, Le origini del totalitarismo

8 continenti in marciafonti La Dichiarazione di Balfourstoriografia H. Halm, Gli arabi • W. Speitkamp, Breve storia dell’Africa • J.L. Gelvin, Storia del Medio Oriente moderno • R. Deliège, Gandhi • M. Sabattini, P. Santangelo, Storia della Cina • R. Caroli, F. Gatti, Storia del Giappone • D. Pompejano, Storia dell’America Latina • M. Carmagnani, L’altro Occidentecittadinanza Potere esecutivo e legislativo in democrazia e dittatura

9 Verso la catastrofefonti La politica revisionista di Hitler • La battaglia di Guadalajarastoriografia R. Clogg, Storia della Grecia moderna • A. Biagini, Storia della Romania contemporanea • J.H. Saraiva, Storia del Portogallo • A. Cobban, Storia della Francia • H. Browne, La guerra civile spagnola • G. Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa • L. Valiani, La dissoluzione dell’Austria Ungheria • P. Clarke, Speranza e gloria. L’Inghilterra nel xix secolo

10 la Seconda guerra mondialefonti Il Patto Molotv- Ribbentrop • La Carta atlantica • Un appello del Clnaistoriografia N. Stone, La Seconda guerra mondiale • G. Schreiber, La Seconda guerra mondiale • R. Overy, La strada della vittoria • F. Focardi, Il cattivo tedesco e il bravo italiano • G. Corni, Il sogno del grande spazio • C. Ingrao, Credere, distruggere • S. Luzzatto, La crisi dell’antifascismocinema Salvate il soldato Ryan

11 la Shoahfonti La «soluzione finale»storiografia aavv, Dizionario dell’olocausto • E. Husson, Heydrich e la soluzione finale • G. Bensoussan, L’eredità di Auschwitz • D. Lipstadt, Il processo Eichmann • M. Sarfatti, La Shoah in Italia • B. Maida, La Shoah dei bambini • I. Zertal, Israele e la Shoah

12 le conseguenze della guerra e l’inizio della ricostruzionefonti Lo statuto delle Nazioni Unite • Il trattato di pace fra Italia e Alleatistoriografia A. Polsi, Storia dell’Onu • T. Judt, Dopoguerra • M. Cau, L’Europa di De Gasperi e Adenauer • S. Cassese, Governare gli italiani • N. Kogan, L’Italia del Dopoguerra • W. Tobagi, La rivoluzione impossibile • J.-D. Durand, Storia della Democrazia cristiana in Europacittadinanza Le Costituzioni contemporanee

13 la Guerra freddafonti Il Patto atlantico • L’appello degli intellettuali per il disarmostoriografia B. Bongiovanni, Storia della Guerra fredda • F. Romero, Storia della Guerra fredda • S. Pons, L’impossibile egemonia • P. Deery, M. Del Pero, Spiare e tradire • J.W. Fulbright, La macchina di propaganda del Pentagono • S. Gastaldi, Fuori i rossi da Hollywood • R. Petrovic, Il fallito modello federale della ex Jugoslavia • S.H. Lee, La guerra di Corea

14 il boom economico nel mondo occidentale (1945-73)fonti La Chiesa e i mass media • Il «balzo da gigante» del genere umanostoriografia F. Girotti, Welfare State • V. de Grazia, L’impero irresistibile • R. Margotta, Ascesa e declino delle Sette sorelle • D. Marchesini, L’Italia del giro d’Italia •

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T. Bertilotti, A. Scattigno, Il femminismo degli anni Settanta • M. Barry, I Settantacinema La dolce vita

15 la decolonizzazione e il Terzo mondofonti La «teoria del dominio» • La Conferenza di Bandungstoriografia G. Droz, Storia della decolonizzazione nel xx secolo • B. Morris, La prima guerra d’Israele • M. Campanini, Storia dell’Egitto contemporaneo • A. Camus, Chroniques algériennes • P. Bairoch, Storia delle città • W. Easterly, Lo sviluppo inafferrabile. L’avventurosa ricerca della crescita economica nel Sud del mondo • C. Kenny, Va già meglio. Lo sviluppo globale e le strategie per migliorare il mondo

16 l’italia del «miracolo economico» (1948-68)fonti La scomunica dei comunisti • Un manifesto contro la «legge truffa»storiografia G. Candeloro, La fondazione della Repubblica • P. Ginsborg, Storia dell’Italia dal Dopoguerra a oggi • F. Barbagallo [a cura di], Storia dell’Italia repubblicana, vol. 1: La costruzione della democrazia • L. Gorgolini, L’Italia in movimento • D. Pitteri, La pubblicità in Italia • A. Cardini, Il miracolo economico italiano • G. Crainz, Storia del miracolo italiano • V. Castronovo, L’Italia del miracolo economico • S. Della Casa, Splendor: storia (inconsueta) del cinema italiano

17 occidente e Stati comunisti dal 1956 al 1968fonti Il rapporto segreto sui crimini del comunismo • Le comuni popolari in Cinastoriografia L. Canfora, 1956: un anno spartiacque • P. Grilli da Cortona, Le crisi politiche nei regimi comunisti • K. Pomian, Polonia: sfida all’impossibile? • E. Abel, La crisi dei missili • M.L Beschloss, Guerra fredda • J. Neale, Storia popolare della guerra in Vietnam • A. Bravo, A colpi di cuore. Storie del Sessantottocittadinanza Il potere giudiziario fra totalitarismo e democrazia liberale

18 l’italia «nuova» (dal 1968 agli anni ottanta)fonti Lo statuto dei diritti dei lavoratori • La voce dei giornalisti contro il terrorismostoriografia C. Ghezzi, Autunno caldo quarant’anni dopo • M. Dondi, L’eco del boato. Storia della strategia della tensione • B. Tobagi, Una stella nel buio • G. Mammarella, Il partito comunista italiano • M. Gotor, Il memoriale della repubblica • R. Uboldi, Il cittadino Sandro Pertini • M. Magnani, Sindona: biografia degli anni Settanta • P. Sapegno, M. Ventura, Generale. Carlo Alberto dalla Chiesa, un caso aperto

19 Nuovi scenari economici, politici e socialifonti Lo Statuto dell’Opec • La caduta del Muro di Berlino

storiografia A. Testi, Il secolo degli Stati Uniti • G. Vidal, Il mondo di Watergate • G. Bocca, La Russia di Breznev • D. Harvey, Breve storia del neoliberismo • S. July, Les années Mitterand • M. Thatcher, Come sono arrivata a Downing Street • F. Soglian, La riunificazione della Germania • P. Lorot, Histoire de la Perestroika • L. Marcucci, Dieci anni che hanno sconvolto la Russiacinema Le vite degli altri

20 lo scenario della globalizzazionefonti M. Thatcher: come sono arrivata a Downing Street • Diario di Tien An Menstoriografia J. Osterhammel, N.P. Petersson, Storia della globalizzazione • D. Cohen, Tre lezioni sulla società postindustriale • F. Tarozzi, Il tempo libero • J. Ryan, Storia di Internet e il futuro digitale • B. Emmott, Asia contro Asia • S. Michel, M. Beuret, Cinafrica: Pechino alla conquista del continente nero • T. Bertaccini, Le Americhe Latine nel Ventesimo secolocittadinanza Diritti del lavoro e libertà d’impresa

21 Nuovi equilibri geopolitici fonti Il discorso di Arafat alle Nazioni Unite • Contro-narrazioni americane sull’11 settembrestoriografia H. Mejcher, Sinai 5 giugno 1967. Il conflitto arabo-israeliano • I. Pappé, Storia della Palestina moderna: una terra, due popoli • R. Guolo, La via dell’imam. L’Iran da Khomeini ad Ahmadinejad • AAVV, Guerre du Golfe: le dossier d’une crise internationale • N. Chomsky, 11 settembre. Le ragioni di chi? • G. Kepel, Jihad, ascesa e declino • P. Matthiae, La storia degli attacchi al patrimonio artistico dall’Antichità all’Isis

22 Società e ambiente nell’Era globalefonti La crisi del capitalismo globale • Il Protocollo di Kyotostoriografia J.E. Stiglitz, Il prezzo della disuguaglianza. Come la società divisa di oggi minaccia il nostro futuro • S. Liberti, Land Grabbing. Come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo • F. Paolini, Breve storia dell’ambiente nel Novecento • M. Molinari, No Global. Cosa veramente dicono i movimenti globali di protesta • F. Rampini, Banchieri. Storie del nuovo banditismo globalecinema Social Network

23 il processo di integrazione europeafonti L’Europa e l’Unione Europea secondo Carlo Azeglio Ciampi • Il Manifesto per il cambiamento di Romano Prodistoriografia B. Olivi, R. Santaniello, Storia dell’integrazione europea • G. Mammarella, Storia e politica dell’Unione Europea • J. Pirjevec, Le guerre jugoslave (1991-1999) • A. Politkovskaja, La Russia di Putin • V. Agnoletto, L. Guadagnucci, L’eclisse della democrazia: le verità nascoste sul G8 2001 a Genova • I. Possenti, Attrarre e respingere. Il dispositivo di immigrazione in Europacittadinanza La legittimità costituzionale delle leggi

3742_Specimen_Storia.indd 15 11/11/16 12:17

Page 18: Giancarlo Monina - Franco Motta Sabina Pavone - Ermanno ......storia dell’Italia repubblicana, con particolare attenzione agli anni Sessanta e Settanta e alla storia del terrorismo.

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2 La Prima guerra mondiale 9

Orientarsi neL temPO

2La Prima guerra mondiale

i saPeri Di Base

La Prima guerra mondiale è un conflitto del t

utto diverso da quelli

precedenti: per estensione geografic

a, l’incredibile mobilitazion

e di

uomini (guerra di massa), l’intervento dello Stato nella gestio

ne

dell’economia di guerra, l’impiego di nuove armi [➔ par.1].

Il 28 giugno 1914, l’omicidio di Francesco Ferdi

nando d’Asburgo fa

deflagrare le tensioni fra i Paes

i europei: scoppia la g

uerra, che in pochi

mesi assume una dimensione mondiale. L’Italia entra in guerra il 2

3

maggio 1915 [➔ par.2].

Nei primi due anni, gli Imperi centrali riportano success

i sul

fronte orientale e, nel 1916 iniziano le grandi battaglie

sul fronte

occidentale [➔ par. 3].

Il 1917 è l’anno della svolta:

gli Usa entrano nel conflitto, mentre la

Russia si ritira, in seguito al

la Rivoluzione bolscevic

a. L’Italia subisce

una pesante disfatta a Caporetto [➔ par.4].

Nel 1918 gli Imperi centrali lanciano le ultime offensive sui due

fronti ma vengono fermati dalle forze dell’Int

esa. Finisce la guerra [➔

par. 5].

1. Le caratteristiche della Prima guerra

mondiale

La Prima guerra mondiale è una guerra di massa • La Prima guerra

mondiale fu un conflitto del t

utto diverso da quelli

che l’avevano

preceduto, e non solo per l’

estensione geografica dei territ

ori

coinvolti. Fu infatti una guerra di massa, perché

:

• mobilitò circa 70 milioni di uomini;

• richiese a tutti gli Sta

ti che vi presero part

e uno sforzo così

elevato da coinvolgere ogn

i aspetto non solo della vita militare

e civile, ma anche della sfera privata delle persone.

▶ 28/06 attentato

di Sarjevo

▶ 28/07 l’Austria

dichiara guerra

alla Serbia

19141900

2000

▶ 26/04: Patto

di Londra

▶ 24/05 l’Italia

dichiara guerra

all’Austria

1915

▶ febbraio-giugno:

battaglia di

Verdun

▶ luglio-novembre:

battaglia della

Somme

1916

▶ Febbraio:

rivoluzione in

Russia

▶ 01/02: guerra

sottomarina

indiscriminata

da parte della

Germania

▶ 06/04: gli Usa

dichiarano guerra

alla Germania

▶ 24/10: disfatta di

Caporetto

▶ 30/10: governo

Orlando

▶ Novembre:

Rivoluzione

bolscevica

1917

▶ Pace di Brest-

Litovsk

▶ 3/11: armistizio

italo-austriaco

▶ 9/11:

proclamazione

della Repubblica

in Germania

▶ 11/11: armistizio

tra Germania e

Intesa

1918

•cambia il ruolo

dello Stato:

economia di guerra

•nuove armi e nuovo

modo di combattere:

guerra di posizione

•uso della

propaganda

per ottenere il

consenso del

“fronte interno”

•guerra di massa

PrIma guerra mondIaLe

(1914-1918)

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La maturità in 50 domandeDomande e risposte di storia

PrEPararsiaLL’EsaME Di statoCoN PROCESSO STORICO

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processo storicoDal Novecento a oggi

3

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i processi dellastoria nel lorocontesto globale

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Giancarlo Monina - Franco Motta Sabina Pavone - Ermanno Taviani

processo storicoDall’Anno Mille al Seicento

1

storia

i processi dellastoria nel lorocontesto globale

infografiche

compiti di realtà

alternanza scuola/lavoro

preparazione all’esame di stato

4. La configurazione

DidatticaINCLUSIVA

Dall’anno mille a oggiL’essenziaLe

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2 La Prima guerra mondiale 15

ORGANIZZARE LE INFORMAZIONI

MAP

PA rie

pilo

gativ

a

14 3 Dalla fine dell’Ottocento a oggi

ultime offensive Imperi centrali

l’austria firma

l’armistizio (3 novembre)

Imperi centrali

forze dell’Intesa

cade il governo

Salandra, sostituito da

una coalizione guidata da

Boselli

fronte occidentale: battaglia di

Verdun e della Somme

armistizio con le forze dell’Intesa (11 novembre)

occidentale

orientale

combattono su due fronti:

omicidio di Francesco

Ferdinando d’Asburgo

deflagrano le tensioni fra i Paesi europei

1914

scoppia la guerra

si confrontano due schieramenti:

Italia: esce dalla Triplice

Alleanza;entra in guerra

(23 maggio 1915)

combatte sul fronte

orientale, al comando di

Cadorna

gli austriaci puniscono il tradimento dell’alleanza

fronte orientale: gli

Imperi centrali guadagnano

una continuità territoriale da Vienna alla

Turchia

1915-1916

cade il governo: nominato

orlando e come nuovo capo dell’esercito

armando diaz

fronte occidentale: offensiva

britannica nelle Fiandre

usa entrano in guerra (6 aprile)

Impero russo esce della guerra

1917

finisce la guerra

1918

fronte orientale: disfatta degli italiani a

Caporetto

fronte orientale: gli italiani sconfiggono gli austriaci a Vittorio

Veneto

fronte occidentale:

le forze anglo-franco-

statunitensi passano al

contrattacco ad Amiens

crisi politica in germania

fine dell’Impero e proclamazione della Repubblica

PrIma guerra mondIaLe (1914-1918)

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2 La Prima guerra mondiale 15

14 3 Dalla fine dell’Ottocento a oggi

VERIFICARE le conoscenzeorIenTarSI neL TemPo 1. ripassa i principali avvenimenti affrontati nel capitolo, indicando la loro

collocazione temporale. associa ciascun evento alla data in cui è avvenuto, e indica

di seguito il corretto abbinamento.1. L’Austria dichiara guerra alla Serba

a. 11 novembre 19182. L’Italia dichiara guerra all’Austria

b. 24 ottobre 19173. Gli Usa dichiarano guerra alla Germania

c. 24 maggio 19154. Disfatta di Caporetto

d. 28 luglio 19145. Armistizio Germania e Intesa

e. 6 aprile 19171 .............; 2 .............; 3 .............; 4 .............; 5 .............

Punteggio ............./5organIzzare Le InFormazIonI 2. rileggi alcuni dei principali avvenimenti affrontati nel capitolo in termini di cause

ed effetti. Poi, riordina le informazioni aiutandoti con la seguente tabella.CauSeeVenTI

eFFeTTI1. Nasce una nuova forma di propaganda

2. Il conflitto si trasforma in una guerra di posizione

3. Spedizione punitiva dell’Austria contro l’Italia (1916)

Punteggio ............./6eSPrImerSI Con ProPrIeTà 3. Scrivi la definizione corretta dei seguenti termini o espressioni, precisando a quale

importante evento, personaggio, processo storico sono collegati.1. guerra di massa: .....................................................................................................................................................................................................................2. guerra di posizione: ..........................................................................................................................................................................................................3. Patto di Londra: .....................................................................................................................................................................................................................

Punteggio ............./6

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2 La Prima guerra mondiale 9

Orientarsi neL temPO

2La Prima guerra mondiale

i saPeri Di BaseLa Prima guerra mondiale è un conflitto del tutto diverso da quelli precedenti: per estensione geografica, l’incredibile mobilitazione di uomini (guerra di massa), l’intervento dello Stato nella gestione dell’economia di guerra, l’impiego di nuove armi [➔ par.1]. Il 28 giugno 1914, l’omicidio di Francesco Ferdinando d’Asburgo fa deflagrare le tensioni fra i Paesi europei: scoppia la guerra, che in pochi mesi assume una dimensione mondiale. L’Italia entra in guerra il 23 maggio 1915 [➔ par.2].Nei primi due anni, gli Imperi centrali riportano successi sul fronte orientale e, nel 1916 iniziano le grandi battaglie sul fronte occidentale [➔ par. 3].Il 1917 è l’anno della svolta: gli Usa entrano nel conflitto, mentre la Russia si ritira, in seguito alla Rivoluzione bolscevica. L’Italia subisce una pesante disfatta a Caporetto [➔ par.4]. Nel 1918 gli Imperi centrali lanciano le ultime offensive sui due fronti ma vengono fermati dalle forze dell’Intesa. Finisce la guerra [➔

par. 5].

1. Le caratteristiche della Prima guerra mondiale

La Prima guerra mondiale è una guerra di massa • La Prima guerra mondiale fu un conflitto del tutto diverso da quelli che l’avevano preceduto, e non solo per l’estensione geografica dei territori coinvolti. Fu infatti una guerra di massa, perché:

• mobilitò circa 70 milioni di uomini;

• richiese a tutti gli Stati che vi presero parte uno sforzo così elevato da coinvolgere ogni aspetto non solo della vita militare e civile, ma anche della sfera privata delle persone.

▶ 28/06 attentato di Sarjevo

▶ 28/07 l’Austria dichiara guerra alla Serbia

19141900

2000

▶ 26/04: Patto di Londra

▶ 24/05 l’Italia dichiara guerra all’Austria

1915

▶ febbraio-giugno: battaglia di Verdun

▶ luglio-novembre: battaglia della Somme

1916

▶ Febbraio: rivoluzione in Russia

▶ 01/02: guerra sottomarina indiscriminata da parte della Germania

▶ 06/04: gli Usa dichiarano guerra alla Germania

▶ 24/10: disfatta di Caporetto

▶ 30/10: governo Orlando

▶ Novembre: Rivoluzione bolscevica

1917

▶ Pace di Brest-Litovsk

▶ 3/11: armistizio italo-austriaco

▶ 9/11: proclamazione della Repubblica in Germania

▶ 11/11: armistizio tra Germania e Intesa

1918

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•nuove armi e nuovo modo di combattere: guerra di posizione

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sommario

1. il progetto culturale 22. ciò che fa la differenza 63. in sintesi, i contenuti 104. la configurazione 16

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