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MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE ANNO LXXIII - NN. 473-474 gen.-feb. 2010 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma S S i conclude il primo centenario della pubbli- cazione del primo Manifesto Futurista, che insieme agli altri che lo seguirono, fissò a priori, per iscritto e in modo sintetico i parametri programmatici del comunicare la realtà ambienta- le o prossima ventura della prima metà del XX secolo. A quel gruppo e a quel Manifesto si riferi- scono generalmente tanto la definizione di “Futu- rista” quanto quella di “Futurismo”. Quel Futurismo avrebbe interessato ogni ambito cognitivo, tecnologico e culturale, supe- rando ogni aspetto del già noto o creduto tale, pro- ponendo una lettura futurista dell’ambiente pre- sente o prossimo futuro. Tale articolata percezione ambientale richiedeva la formulazione o la rifor- mulazione di altrettanto articolati linguaggi e stru- menti comunicativi ad hoc per informare l’opinio- ne pubblica e quindi formarla alla globale rivolu- zione tecnologica in fieri di quegli anni. L’innovazione futuristica consiste nella formu- lazione di metodiche di approccio alla realtà ambientale apparente, visibile e invisibile, manifesta o da rappresentare. Le sue metodiche implicano adeguate, innovative strategie comunicative di quan- to è futuristico, esistente, ma percepito come pre- sente o immanente soltanto dai futuristi. Quei Futu- risti ne hanno lasciato vasta, motivata documenta- zione. Quella codificazione, congiunta ad una mani- festazione di intenti, spesso a priori del fare, indica che il “futurismo” è uno stato immanente. I futuristi di ogni tempo e in ogni luogo (atti- tudinali, quindi) si trovano a dover individuare un medium comunicativo ad hoc con la duplice fun- zione di sintetizzare, semplificare la loro perce- zione futurista, quanto di comunicarla all’opinio- ne pubblica. Più che inventori o scopritori, sono elaboratori di media comunicativi delle loro per- cezioni ambientali futuriste. I loro media comuni- cativi possono somigliarsi, essere univoci indipen- dentemente dallo spazio-tempo in quanto spesso legano un evento di tipo tecnologico alle sue rica- dute socio-ambientali. Tali media rendono noto all’opinione pubbli- ca anche l’imponente indotto trasversale che ogni fenomeno tecnologico comporta. Nel 1912 Mar- cel Duchamp (1887-1968) dipinge “Nudo che scende una scala”. Nello stesso anno, Giacomo Balla (1871-1958) dipinge “La mano del violini- sta”. Entrambe le opere mostrano evidenti somi- glianze comunicative. Paolo Orano (1875-1945), verso la fine degli anni venti del secolo scorso, percepì che l’opinione pubblica era entità ben distinta dalla folla. Tanto le manifestazioni che la formazione dell’opinione pubblica potevano e dovevano diventare oggetto di studio articolato su basi scientifiche e che quanto attinente l’opinione pubblica era trasversalmente multidisciplinare. Tale intuizione costituì percezione futurista e germe della metodica della futura demodoxalogia, scienza ed arte della quale si vanno implementan- do incessanti sviluppi. Edward Estlin Cummings (1894-1962), poeta (ma non solo, come accade spesso ai futuristi) sta- tunitense, elaborò diversificati media comunicati- vi. Tra gli altri, le sue poesie, specialmente da quando cominciò ad usare una macchina per scri- DEL COMUNICARE DEI FUTURISTI OGNI FUTURISTA ATTITUDINALE DIMOSTRA CREATIVITÀ NELLA FORMULAZIONE DEL MEZZO IDONEO A COMUNICARE ALL’OPINIONE PUBBLICA LA SUA PERCEZIONE FUTURISTA DEL MOMENTO

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MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZEANNO LXXIII - NN. 473-474 gen.-feb. 2010 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

SS i conclude il primo centenario della pubbli-cazione del primo Manifesto Futurista, cheinsieme agli altri che lo seguirono, fissò a

priori, per iscritto e in modo sintetico i parametriprogrammatici del comunicare la realtà ambienta-le o prossima ventura della prima metà del XXsecolo. A quel gruppo e a quel Manifesto si riferi-scono generalmente tanto la definizione di “Futu-rista” quanto quella di “Futurismo”.

Quel Futurismo avrebbe interessato ogniambito cognitivo, tecnologico e culturale, supe-rando ogni aspetto del già noto o creduto tale, pro-ponendo una lettura futurista dell’ambiente pre-sente o prossimo futuro. Tale articolata percezioneambientale richiedeva la formulazione o la rifor-mulazione di altrettanto articolati linguaggi e stru-menti comunicativi ad hoc per informare l’opinio-ne pubblica e quindi formarla alla globale rivolu-zione tecnologica in fieri di quegli anni.

L’innovazione futuristica consiste nella formu-lazione di metodiche di approccio alla realtàambientale apparente, visibile e invisibile, manifestao da rappresentare. Le sue metodiche implicanoadeguate, innovative strategie comunicative di quan-to è futuristico, esistente, ma percepito come pre-sente o immanente soltanto dai futuristi. Quei Futu-risti ne hanno lasciato vasta, motivata documenta-zione. Quella codificazione, congiunta ad una mani-festazione di intenti, spesso a priori del fare, indicache il “futurismo” è uno stato immanente.

I futuristi di ogni tempo e in ogni luogo (atti-tudinali, quindi) si trovano a dover individuare unmedium comunicativo ad hoc con la duplice fun-

zione di sintetizzare, semplificare la loro perce-zione futurista, quanto di comunicarla all’opinio-ne pubblica. Più che inventori o scopritori, sonoelaboratori di media comunicativi delle loro per-cezioni ambientali futuriste. I loro media comuni-cativi possono somigliarsi, essere univoci indipen-dentemente dallo spazio-tempo in quanto spessolegano un evento di tipo tecnologico alle sue rica-dute socio-ambientali.

Tali media rendono noto all’opinione pubbli-ca anche l’imponente indotto trasversale che ognifenomeno tecnologico comporta. Nel 1912 Mar-cel Duchamp (1887-1968) dipinge “Nudo chescende una scala”. Nello stesso anno, GiacomoBalla (1871-1958) dipinge “La mano del violini-sta”. Entrambe le opere mostrano evidenti somi-glianze comunicative. Paolo Orano (1875-1945),verso la fine degli anni venti del secolo scorso,percepì che l’opinione pubblica era entità bendistinta dalla folla. Tanto le manifestazioni che laformazione dell’opinione pubblica potevano edovevano diventare oggetto di studio articolato subasi scientifiche e che quanto attinente l’opinionepubblica era trasversalmente multidisciplinare.Tale intuizione costituì percezione futurista egerme della metodica della futura demodoxalogia,scienza ed arte della quale si vanno implementan-do incessanti sviluppi.

Edward Estlin Cummings (1894-1962), poeta(ma non solo, come accade spesso ai futuristi) sta-tunitense, elaborò diversificati media comunicati-vi. Tra gli altri, le sue poesie, specialmente daquando cominciò ad usare una macchina per scri-

DEL COMUNICARE DEI FUTURISTIOGNI FUTURISTA ATTITUDINALE DIMOSTRA CREATIVITÀ NELLA

FORMULAZIONE DEL MEZZO IDONEO A COMUNICARE ALL’OPINIONE PUBBLICA LA SUA PERCEZIONE FUTURISTA DEL MOMENTO

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vere, si arricchirono di effetti visuali e onomato-peici, per cui il suo lettore riceve una combinato-ria di messaggi: dalle parole scelte alla distribu-zione grafica delle singole lettere di ogni parolasul foglio, dall’impiego di corsivo, maiuscolo,punteggiatura, spaziatura alle pause, dalla compo-sizione grafica d’insieme del testo alla sonoritàdelle parole se pronunciate ad alta voce. Nel 1931pubblica la raccolta ViVa, con la poesia Spacebeing (don’t forget to remember) Curved, dove,con attitudine futurista, Cummings comunicaall’opinione pubblica le sue titubanze per le sco-perte di Einstein.

Medesima percezione futurista spinge MaryShelley, nel 1816, a immaginare gli esponenzialifrutti dell’attività del suo “Moderno Prometeo”, oDottor Frankenstein, il quale riesce ad applicare auna sua ri-composizione antropomorfa di parti ana-tomiche di deceduti le possibilità del galvanismo.La Shelley comunica la sua percezione futuristadella realtà possibile che potrebbe determinarsi se ilgalvanismo si sposasse con lo spirito di Prometeoattraverso un medium, allora molto diffuso pressol’opinione pubblica, il romanzo ma riformulandoload hoc: il romanzo di fantascienza.

Altre percezioni futuriste trasformate in crea-tive comunicazioni all’opinione pubblica sonogenerate dal fenomeno “automobile”, da ognimacchina in qualche modo automatica e dal para-dossale conseguente legame uomo-macchina.L’essere umano vive in ambiguità il suo rapportar-si con la macchina da lui prodotta (o scelta, comeuna sposa): un rapporto complesso quale quello fraconiugi. Nel dipinto “Il marinaio” (1930) Diulghe-roff, estremizza il concetto trasformando la sago-ma antropomorfa del fonditore in lamiera calan-drata, da egli medesimo prodotta. Molti futuristiattitudinali hanno paventato e rappresentato lecomplesse implicazioni fra uomo e la sua creaturatecnologica, sua apparente protesi migliorativa, macon complesse proiezioni psico affettive: in“Metropolis” di Fritz Lang, film del 1927, l’eroinasi confonde con il suo clone-automa.

Sempre E.E. Cummings pubblica, nel 1926, “is5”: nella sezione ONE si trova “she being Brand”,dove she è minuscolo e Brand maiuscolo, perché lapoesia tratta, con ambigua sottile ironia allusiva, diun primo rapporto fra un “lui” tanto esperto amantedi una inesperta compagna (sposina?), quanto sensi-bile conducente di una vettura nuova di zecca. Nel1951 Marshall Mac Luhan (1911-1980) pubblica

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“La sposa meccanica” [l’automobile]. Sono di quegli anni le ricerche di mercato che

impiegando l’ipnosi rivelano insospettate motiva-zioni da sfruttare per vendere le autovetture; daqui l’associare a vetture di prestigio immagini diprocaci ragazze pin-up. Nel 1925 Francis ScottFitzgerald pubblica “The Great Gatsby”, dovel’automobile di grande prestigio diventa causa dimorte e crescente tragedia. “Tempi moderni”, filmdel 1936 prodotto, diretto e interpretato da CharlieChaplin, comunica all’opinione pubblica gli effet-ti reali tanto della catena di montaggio che dell’e-sasperata ottimizzazione dei tempi e metodi idea-ta da Taylor e, tra gli altri applicata, da Henry Fordper produrre la Ford T.

Avvisano delle inevitabili conseguenze dellasorveglianza a distanza e dell’automazione ingenere i citati “Metropolis”, “Tempi moderni” maanche “Il Mondo nuovo” (1932) di Aldous Huxley,1984 (1948) di George Orwell , per non dimenti-care lo specchio in “Biancaneve” (1936/1937) diWalt Disney.

Le Corbusier (1887-1965), con la sua “mac-china da abitare” comunica all’opinione pubblicala sua percezione di un rapporto ben più comples-so di quello di semplice uso umano di una struttu-ra abitativa. Tra il 1929 e il 1931 edifica la VillaSavoye a Poissy, in Francia, dove applica i suoicinque punti comunicando all’opinione pubblicale potenzialità dell’impiego del cemento-calce-struzzo armato in funzione della sua percezionefuturista dell’abitazione prossima ventura: i pilo-ni, il tetto giardino a terrazza, la pianta libera, lafacciata libera, la finestra a nastro.

Futuristicamente, con questi cinque punti pre-conizza la necessità di provvedere idonea area diparcheggio delle automobili sotto gli edifici, per cuiil primo solaio abitabile sarà sopra ai piloni. Alprimo piano; lo spazio verde dovrà trovare luogosul lastrico di copertura dell’edificio; la pianta dellamacchina da abitare sarà libera di adeguarsi alleesigenze del suo conducente; la facciata libera dasovrastrutture decorative consentirà di recuperare lanecessaria migliore interazione ambientale; la fine-stra, un unico nastro sulla parte alta delle pareti, perconsentire arredi modulari e continui, oltre ad un’il-luminazione naturale senza angoli d’ombra.

Secondo l’evoluzione a spirale del susseguirsidei cicli demodoxalogici, i Futuristi storici con iloro Manifesti e codificazioni di metodica futurista,inseriti nel secolo che li ha ospitati e che ne riceve

caratterizzazione, costituiscono una chiosa utile afornire mezzi, linguaggi, tecniche comunicativeassimilabili a dizionari multifunzionali per leggere,decrittare, scoprire i futurismi e i loro media comu-nicativi di ogni passato e frattale ambientale; oltre acontribuire all’operosità dei futuristi a noi oggi con-temporanei e di quelli futuri.

Ci congediamo dal primo secolo di consapevo-lezza futurista citando un medium che sintetizza edesemplifica un iter completo di elaborazione, espe-rienze, tecniche e tecnologie utile alla fabbricazionedi un medium ad hoc ex novo per comunicare all’o-pinione pubblica la percezione futurista di una realtàambientale: l’intonarumori (Russolo).

“Nell’anno 3000 il nostro secolo sarà ricor-dato non per la scoperta di fissioni nucleari, maper la prima formulazione esatta dei principi dicomunicazione” dalla prefazione dello scienziatoDonald H. Andrews, professore di chimica allaJohn Hopkins University, alla raccolta di poesieXAIPE (1950) di E.E. Cummings.

ANTONELLA LIBERATI

SCIENZA E TECNICA, NN. 473-474, 2010 3

SOMMARIODel comunicare dei futuristi pag. 1

Editoriale » 4

Il riscaldamento globale non è antropogenicoI fisici USA si ravvedono » 7

La natura - Seconda parte » 9

Sperimentata una nuova terapia per il cancro al fegato » 14

Messo a punto un nuovo tipo di sangue artificiale » 14

Tumore rettale distrutto da ultrasuoni » 14

Tumori: scoperta una mutazione che potenzia linfomi » 15

Scienzati cambiano sesso dei topolini » 15

Spiegata la relazione fra restrizione calorica e invecchiamento » 16

Sperimentato con successo un nuovo vaccino biotech contro i tumori » 16

Impiantate le prime dita bioniche attivate dai muscoli del braccio » 17

Da Parma una nuova prospettiva per la cura dell'epatite B » 17

Apre in Lombardia il primo distributore di idrogeno » 18

Il biodiesel prodotto dai batteri » 18

La prima centrale elettrica a etanolo » 18

Dal 2015 i pannelli solari saranno in orbita » 19

Joint Venture Enel-Piaggio per il motore elettrico » 19

Witricity e la TV alimentata senza cavi » 20

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““LLe democrazie liberali hanno semprel’onere, allorché vigilano sui propriconfini, di dimostrare che i modi in

cui mettono in atto la propria vigilanza non viola-no diritti umani fondamentali”, Seyla Benhabib.

È corretto che uno Stato nell’esplicazionedella sua sovranità presidi i confini disponendo dipolizia di frontiera, richiedendo passaporti edespellendo gli stranieri indesiderati, al momentostesso uno Stato che vuole configurarsi come una“democrazia” deve esaminare le richieste di asilo,accogliendo quelli che ne hanno diritto. Il dirittoall’asilo può essere dovuto anche a chi, come ènaturale che accada ed è difficile immaginare chepossa essere diversamente, giunge dopo aver vio-lato le frontiere o usato documenti falsi.

Qualcuno afferma che altra cosa è una leggeche definisca reato la permanenza sul territoriocon un permesso turistico scaduto da parte di per-sone che spesso svolgono lavori, nel Bel Paese,che nessun figlio di italiani vuole più svolgere,almeno non ai salari che altri italiani, imprendito-ri, vogliono o possono permettersi.

Qualcuno afferma che, poiché il Bel Paesedispone in tutto di 1.220 posti nei centri d’iden-tificazione ed espulsione e riesce a espellere benpochi immigrati, la legge diviene inapplicabileper mancanza di strutture e mezzi adeguati; inta-sa la macchina della giustizia, spinge gli immi-grati irregolari verso condizioni ancora più mar-ginali e contigue all’illegalità (ma abbiamo vistoche accade la stessa cosa ai regolari in questoperiodo di crisi), confermando che da noi leleggi sono severissime sulla carta ma poco appli-cate nei fatti.

La fermezza sbandierata a parole è contrad-detta dall’inesistenza dei controlli sui luoghi dilavoro: in Francia sono stati arrestati, in un anno,900 datori di lavoro (sottolineo arrestati) per averutilizzato immigrazione non autorizzata. Nel BelPaese questo non avviene.

Ma torniamo a Seyla Benhabib: non è possi-bile, in un ordinamento democratico, impedire lalibertà di culto, l’accesso alla cittadinanza permotivi religiosi, indagare circa il modus vivendi odi pensare di chi chiede di lavorare in Italia, diricongiungersi con la famiglia e di diventarne cit-

tadino. Allora i criteri di accesso tendono, oggi, ainsistere sul fattore linguistico, o sulla conoscen-za dei fondamenti storici e normativi dell’identitànazionale (la cui conoscenza credo sia moltoapprossimativa presso la maggioranza degli ita-lioti, molto più interessati alle vicende del Gran-de Fratello).

Scritto ciò non resta che riconoscere che lasocietà italiana sia diventata multietnica perdinamiche ed esigenze che hanno origine all’in-terno della nostra stessa società e nel mercatodel lavoro: perchè non è possibile utilizzare lebraccia ma rifiutare le persone negando lorol’entrata, è una questione di tempo, a pieno dirit-to nella comunità dei cittadini di cui fanno partelavorando (L’Italia è una Repubblica democrati-ca fondata sul lavoro).

Alcuni dati: l’Inps ha approvato le previsio-ni di bilancio 2009 con un avanzo stimato, nono-stante la crisi, di 5,9 miliardi di euro. È un fattoancor più positivo in quanto sembra confermarequell’inversione di tendenza che, dopo decennidi passivo, ha visto il bilancio del principale isti-tuto di previdenza in positivo attorno agli anni2000 e 2001, con un avanzo a consuntivo di duemiliardi nel 2005 e nel 2007 e 2008, con unavanzo di circa 6,9 miliardi in ciascuno dei dueanni.

Il bilancio dell’Inps è complesso, pertanto lecause che hanno portato ai risultati dell’ultimodecennio sono molteplici ma se ne possono citarealmeno quattro: l’apporto degli immigrati, il gra-duale recupero dell’evasione contributiva, l’au-mento delle aliquote e l’attivo del fondo dei lavo-ratori subordinati.

Su tutte, però, l’apporto degli immigrati rego-lari sembra essere il fattore più rilevante e deter-minante: il fatto nuovo dell’ultimo decennio cheha originato una crescita degli occupati e dei rela-tivi contributi previdenziali, in grado, quindi, dispiegare, quasi da solo il mutamento positivo neiconti economici dell’Inps.

Secondo le principali banche dati disponibili-Istat, Inps ed Inail- l’occupazione straniera nelBel Paese è cresciuta costantemente, almeno finoal 2008, e in dieci anni risulta più che raddoppia-ta passando da meno di un milione a più di due

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EDITORIALE

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milioni: sarà interessante verificare l’effetto “rie-quilibratore” delle regolarizzazioni in questo dif-ficile 2009, in presenza di una notevole perdita diposti di lavoro.

La vera occupazione aggiuntiva, come hanotato recentemente anche la Banca d’Italia, èquesta: l’occupazione italiana rimane o megliorimaneva, invece, sostanzialmente stabile attornoai 21,5 milioni, con un effetto sostitutivo per ciòche concerne le tipologie contrattuali dei giovani;si riducono i contratti di lavoro a tempo indeter-minato e aumentano quelli precari –con buonapace dei sindacati.

Tra il 2004 ed il 2008 la rilevazioni trimestra-li dell’Istat hanno misurato un aumento di unmilione esatto di posti di lavoro, da 22,4 milioni a23,4: sono quasi tutti immigrati regolari con sti-pendi medi piuttosto ridotti, attorno ai 900 euronetti mensili; le badanti, ad esempio, vengonoquasi tutte registrate con un contratto di venti oresettimanali. Sulla base dei relativi redditi lordi sipuò stimare che i contributi previdenziali versatidai lavoratori stranieri, e dai loro datori di lavoro,attraverso l’aliquota complessiva del 33 per cento,siano passati da circa 2,5 miliardi, all’inizio deldecennio, a circa 6,5 miliardi nel 2008, raggiun-gendo il 4 per cento del totale.

Lo stesso presidente dell’Inps, AntonioMastrapasqua, in occasione della presentazionedel Rapporto annuale 2008 ha dichiarato che èrilevante “l’incremento dei contributi versati dalavoratori stranieri regolarizzati: ormai quasidue milioni di cittadini stranieri versano contri-buti previdenziali nel nostro Paese” e “la curaposta dall’istituto nell’approfondire la presenzadei lavoratori immigrati nei suoi archivi rientranella sua tradizione di coniugare la responsabi-lità istituzionale nel settore previdenziale con unaforte sensibilità sociale”.

Gli stranieri hanno un’età media bassa (intor-no ai 31 anni, rispetto ai 45 degli italiani) e nonpossono ottenere la pensione prima di aver com-piuto 65 anni di età. Nel 2007, le prestazioni Inpsrisultate in pagamento a stranieri sono state294mila ma gli stranieri ultrasessantacinquenniresidenti in Italia risultavano meno di 80mila percui ne consegue che il dato è sporcato dalla pre-senza di italiani nati all’estero (in Paesi comeArgentina, Brasile, Etiopia eccetera). Quindi, gliimmigrati veri percettori di una prestazione Inps

erano e sono un numero piuttosto esiguo. Natu-ralmente, anche nelle banche dati Inps dei lavora-tori stranieri che versano contributi sono presentigli italiani nati all’estero ma in misura moltominore.

A ciò si deve aggiungere che i lavoratori stra-nieri che perdono il lavoro e decidono di ritornarenel loro Paese d’origine potranno chiedere ilriscatto dei contributi versati all’Inps solamente alraggiungimento dei 65 anni. Fanno eccezione icomunitari e i cittadini provenienti da alcuni Paesicon un accordo di reciprocità, quali la Tunisia.

È evidente il perché negli ultimi dieci annigli immigrati siano diventati per l’Inps una risor-sa non secondaria: le proiezioni demograficheEurostat, poste alla base degli allarmi sulla cosid-detta gobba previdenziale, considerano per ilprossimo decennio un flusso netto annuo di150mila immigrati.

Passando all’immigrazione irregolare questaè un fenomeno che, per sua natura, tende a sfug-gire ai tentativi di misurazione e di rilevazione maè anche vero che molti suoi aspetti sono cono-sciuti e analizzati. Ad esempio Naga, un’associa-zione che dal 1987 offre supporto legale e sanita-rio agli immigrati non in regola, nel corso del2008 ha raccolto informazioni socio-demografi-che su quasi 4.500 immigrati. Si tratta di unabanca dati particolare forse non rappresentativa;ciononostante permette agli uomini di buonavolontà di approfondire gli aspetti più rilevantidell’immigrazione irregolare.

Per esempio, i dati Naga descrivono detta-gliatamente l’inserimento nel mercato del lavoromilanese e lombardo degli immigrati clandestini:nel 2008 il 62 percento degli immigrati irregolari,che si sono recati per la prima volta al Naga,aveva un lavoro. Spaccando il dato, si nota comela percentuale di donne occupate sia leggermentesuperiore a quella degli uomini; anche il tasso diinattività femminile (quasi 4 per cento) è più ele-vato di quello maschile (1 per cento), ma entram-bi sono molto bassi rispetto ai livelli medi italia-ni. Infatti nello stesso 2008 il tasso d’inattivitàdella popolazione italiana tra i 15 e i 64 anni eradi circa il 37 per cento, per scendere al 30 percento in Lombardia, dove le prospettive di impie-go erano migliori e la partecipazione al mercatodel lavoro, in particolare delle donne, era ed è piùalta rispetto alla media del Bel Paese.

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Questa differenza, sostanziosa, tra italiani eimmigrati è in parte imputabile a fattori demogra-fici (l’età media del campione Naga è di 33 anni),per cui si riduce scegliendo un adeguato gruppo diconfronto però non scompare. Piuttosto, sembradovuta principalmente al fatto che gli immigrati(senza documenti) rappresentano un gruppo moltoparticolare: emigrano per lavorare e, privi di fontidi sostentamento diverse dai redditi da lavoro,sono costretti a lavorare.

Gli immigrati hannobisogno di un po’ ditempo per orizzontarsi,imparare la lingua, capiredove e come cercare lavo-ro: la probabilità di occu-pazione, quindi, aumentacon la durata della perma-nenza in Italia. Sicché lapercentuale di occupatitra quelli che risiedono inItalia da meno di un annoè del 34 percento ma sale,dopo due anni di perma-nenza, a circa il 65 per-cento e continua adaumentare fino al 76 percento dopo quattro anni.

Lo status di irregolaredegli immigrati limita le

possibilità occupazionali al mercato del lavoronero per cui l’importanza dell’istruzione è assairidotta, nondimeno anche in questo caso unmaggior livello d’istruzione è associato ad unmigliore inserimento nel mercato del lavoro: lapercentuale di occupati, infatti, passa da circa il36 per cento per gli analfabeti al 72 per centoper coloro che hanno qualche tipo di istruzione.

Complessivamente, gli immigrati irregolaridel campione evidenziano alti livelli d’istruzio-

ne, un elevato tasso dioccupazione e tassi di par-tecipazione al mercato dellavoro superiori a quelliglobali: sono una forzalavoro “decisa e dinamica”.

Di contro cacciarlitutti (gli stranieri) com-porterebbe, per primacosa, il ritiro dell’Interdalle competizioni calci-stiche ma anche non pochiproblemi alle aziende edalle famiglie per cui èauspicabile che certidiscorsi e certi atteggia-menti restassero a livellodi osteria, ed anche lì–basta andare nelle cuci-ne- sarebbero fuori luogo.

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Figura 1 - Condizione lavorativa per genere e anni di permanenza in Italia, 2008

Figura 2 - Condizione lavorativa per genere e livello di istruzione, 2008

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RR ecentemente i “rovinografi”, che vaticina-no un forte ed esiziale riscaldamento glo-bale causato dall’uomo, sono stati presi

con le mani nel sacco: a novembre 2009 un hackerha pubblicato una lunga serie di e-mail che P. Jones(Climatic Research Unit britannico) e M.E. Mann(Penn State University) si sono cambiati negli ulti-mi anni e in cui discutevano “trucchi statistici” pernegare l’esistenza del periodo caldo medioevale edella piccola era glaciale (dal XV al XVIII secolo)e su come nascondere misure recenti di temperatu-re calanti che contraddicevano i drammatici aumen-ti menzionati nei loro articoli. Si accordavanoanche su come evitare che note riviste scientifichepubblicassero lavori di scienziati che non condivi-devano la loro fede nell’esistenza di un surriscalda-mento antropogenico dell’atmosfera.

L’Istituto russo di Analisi Economiche ai primidi dicembre 2009 (v. “Rionovosta” su Google) hadenunciato che il Centro Hadley sui CambiamentiClimatici, facente parte dell’Ufficio Meteo Britan-nico, a Exeter, ha eliminato dalle sue basi dati fra il60% e il 75% dei rilevamenti ricevuti dalle stazionimeteo russe. Secondo l’Istituto russo, il CentroHadley avrebbe eliminato i dati che non indicavanoaumenti di temperatura, riportando solo quelli pro-venienti da grandi zone cittadine influenzate dariscaldamento urbano.

Il 20 dicembre 2009 il Daily Telegraph di Lon-dra ha pubblicato un servizio sulla fortuna accumu-lata da Rajendra Pachauri, presidente dell’IPCC,mediante i suoi traffici con le aziende attive nel car-bon trading, il commercio di crediti e permessi perl’emissione di anidride carbonica. Ironia dellasorte: i catastrofisti climatici hanno accusato (senzamai addurre prove) scienziati critici delle loro posi-zioni di essere pagati dai petrolieri; invece proprioPachauri, il loro capo, è stato direttore di India Oil,la più grossa azienda petrolifera indiana, e dellaNational Thermal Power Generating Company.

Pachauri è stato descritto come un guru delclima, invece è ingegnere ferroviario e ha una lau-

rea in economia. Dal 2001 dirige il Tata EnergyResearch Institute (TERI) creato dal Gruppo Tatache produce acciaio, auto, energia, telecomunica-zioni e ha comprato fra l’altro Jaguar e Land Rover.TERI ha una filiale a Washington che conduce atti-vità di lobbying su questioni di energia e ambiente,ottenendo contratti per rimettere a posto i disastrilasciati da Saddam durante l’invasione del Kuwait.TERI Europe gestisce un progetto sulle bio-energiefinanziato dall’Unione Europea. La TERI non pub-blica bilanci e le entrate di Pachauri sono segrete.

La Tata è attiva nel carbon trading. Pachauri haincarichi anche da altri enti e aziende che possonotrarre benefici dalle misure invocate dall’IPCC. Fraquesti: ONU, Siderian (finanziaria californiana spe-cializzata in tecnologie sostenibili), Credit Suisse,Rockefeller Foundation, Pegasus (fondi di investi-mento), Nordic Glitnir Bank, Indochina Sustaina-ble Infrastructure Fund, Climate and Energy Insti-tute dell’Università di Yale, Comitato di Consulen-za Economica per il Presidente del Consiglio deiministri indiano, Deutsche Bank, Istituto Giappo-nese per le Strategie Ambientali Globali, SNCF(Ferrovie dello Stato francesi). Chi è interessato,potrebbe andare a lezione di Conflitto di Interessi.

L’American Physical Society (APS) nelnovembre 2007 aveva affermato: “L’emissione digas serra dovuti ad attività umane modificano l’at-mosfera e il clima terrestre. Le prove sono incon-trovertibili. Il riscaldamento globale è in corso. LaAPS sollecita governi, università, laboratori adappoggiare misure per ridurre l’emissione di gasserra.” Ora membri autorevoli dell’APS hanno pro-posto di rivedere quella dichiarazione riconoscendoche “… misure e ricostruzioni di temperature terre-stri indicano che quelle del XX e XXI secolo nonsono eccezionali né persistenti, che i dati storici egeologici mostrano che in periodi passati le tempe-rature erano maggiori delle attuali. Inoltre la lette-ratura scientifica dimostra gli effetti benefici di unaumento dell’anidride carbonica sia per le piante,sia per gli animali.”

IL RISCALDAMENTO GLOBALENON È ANTROPOGENICO

I FISICI USA SI RAVVEDONO

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Questo ravvedimento dei fisici americani ètardivo: erano disponibili da tempo grafici dellatemperatura atmosferica degli ultimi 11 millennielaborati dalla NOAA (National Oceanic andAtmospheric Administration). Il grafico mostra gliaumenti della temperatura ogni 1000 anni rilevatidai carotaggi di ghiaccio profondo nella Groenlan-dia centrale.

La tabella riporta i valori più alti della velocitàdi crescita della temperatura: simili e in due casidoppi di quello di circa mezzo grado per secoloverificatosi negli ultimi due secoli.

Anni prima Aumento mediodel presente temperatura °C/secolo

1000 0,33300 0,77000 1,078000 1,29

Il 22 dicembre 2009 il mensile SPECTRUM,dell’Institute of Electrical and Electronics Engi-neers, ha pubblicato sulla conferenza diCopenhagen una corrispondenza allineata sulleposizioni convenzionali dei catastrofisti: dopopoche ore pubblicava on line duri commenti cri-tici, il mio e di altri.

Ora John Beddington, professore di scienze

ambientali e capo dei consulenti scientifici delGoverno inglese, ha condannato gli scienziatiche, per non essere criticati, rifiutano di renderenoti i dati su cui basano le loro analisi. Ha ricor-dato che la critica è vitale per la scienza (va medi-tata, non soffocata) che previsioni e modellimatematici del clima sono affetti da grosse incer-tezze e, quindi, le previsioni vanno diffuse comeipotesi e non come certezze.

Sono emersi, infatti, vari passi falsi del-l’IPCC: nel 2007 annunciò che i ghiacciai Ima-laiani si scioglieranno nel 2035, citando un arti-colo divulgativo del 1999 su New Scientist cheindicava la data del 2350. Ha stimato che i ghiac-ci artici spariranno nel 2020 ma la loro area èvariabile e negli ultimi 2 anni è cresciuta. Hadichiarato che il riscaldamento globale causa unaumento di uragani e inondazioni, citando unlavoro di R. Muir-Wood, il quale rettifica: “Mihanno male interpretato e l’idea che le catastroficausino danni maggiori a causa del cambiamen-to climatico è del tutto fuorviante.” Diedero cre-dito a queste visioni distorte anche Miliband,ministro inglese di energia e ambiente, e il PrimoMinistro Brown. Molti, come loro, sono ora inimbarazzo: la bolla del riscaldamento globale sista finalmente sgonfiando.

ROBERTO VACCA

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LL a nostra comprensione della natura, e piùprecisamente della natura, è enormemen-te avanzata negli ultimi tempi, senza che

si possa dire per questo che abbiamo compresotutto. Si è partiti originariamente dalla descrizio-ne e, poi, dalla comprensione dei fenomeni cheriguardano le cose del nostro mondo quotidiano,quelle che siamo naturalmente attrezzati a osser-vare e comparare. Si tratta di oggetti che hannouna dimensione fisica che va dai millimetri alledecine di chilometri e di eventi che si estendonoper un tempo che va dai secondi alle decine dianni. Tali entità costituiscono il nostro mondo,quello nel quale ci siamo evoluti e sviluppati.

Il culmine di questo processo si è avuto tra lafine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento,quando sembrava che si fosse scoperto tutto e chealmeno la fisica e la chimica non avessero piùalcun segreto. Nel primo quarto del Novecento cisiamo però trovati a dover ammettere che ci era-vamo persi una grossissima fetta della realtà: ilmondo dell’infinitamente piccolo e quello dell’in-finitamente grande. Due mondi che seguono prin-cipi assai diversi da quelli degli oggetti del nostromondo quotidiano. Sono, infatti, dominati dalleleggi che appartengono a due grandi, bizzarreteorie fisiche comparse appunto in quel tempo: lafisica quantistica domina nel micromondo e lateoria della relatività generale nel gigamondo.

L’infinitamente piccolo mostra proprietà tuttesue, che lo distinguono da tutto ciò che ci è fami-liare. Le particelle elementari di cui è costituitatutta la materia mostrano molte caratteristicheinconsuete, tra le quali la mancanza di un’indivi-dualità. Tutti gli elettroni sono identici fra di loro,così come tutti i protoni o tutti i neutroni. Non èpossibile, neppure in linea di principio, distingue-re un elettrone da un altro, in qualsiasi parte del-l’universo questo si trovi. E non invecchiano.

Tali caratteristiche sono essenziali per la sta-bilità della materia, come è essenziale il fatto cheanche l’energia, come la materia, abbia una natu-

ra granulare o corpuscolare. Si è scoperto infatti,allora, che l’energia non può essere emessa oassorbita in quantità qualsiasi, ma che questedevono equivalere a multipli interi di un’unitàfondamentale detta quanto d’energia. Si può trat-tare di 1 quanto, di 1000 quanti o di miliardi dimiliardi di quanti, ma non di tre quanti e mezzo odi 16,28 quanti. Quando l’energia in gioco èmolto grande, come succede nella maggior partedei fenomeni quotidiani, è praticamente impossi-bile accorgersi del fatto che questa consiste di unnumero intero di granuli, i quanti, appunto, daiquali la teoria prende il nome, e ciò spiega comemai il fenomeno non era stato mai notato primadel XX secolo. Se, però, si osservano processiche implicano una quantità di energia molto pic-cola, la sua natura quantistica si manifesta in tuttala sua evidenza. Anche la luce ha una strutturagranulare e consiste di un numero definito diquanti di luce, chiamati generalmente fotoni. Ilpunto fondamentale è che se la materia e l’ener-gia non avessero una natura corpuscolare, ilmondo stesso non esisterebbe.

Delle particelle che costituiscono la materianon è possibile, inoltre, conoscere troppe cosecontemporaneamente. Di una particella possoconoscere per esempio la posizione o la velocità,ma non tutte e due le cose contemporaneamentecon precisione. Se ne conosco bene la posizione,avrò inevitabilmente una grande incertezza sullasua velocità. Se al contrario conosco molto benela sua velocità, dovrò accontentarmi di conoscer-ne solo approssimativamente la posizione. Qual èil motivo di una tale conoscenza parziale? Permisurare una grandezza è necessario uno stru-mento di misura, per quanto elementare. Pervedere con precisione dov’è un elettrone occorrealmeno colpirlo con un raggio di luce elementare,cioè con un fotone. Questo impartisce inevitabil-mente all’elettrone una «spintina», così che nonpotrò mai sapere con precisione che velocitàaveva prima che facessi la misura. Semplicissimo

LA NATURA*

LA COMPRENSIONE DELLE LEGGI DELLA NATURA

* Seconda parte dello scritto di Edoardo Boncinelli apparso in “Idea di natura - 13 scienziati a confronto”, curato da Elio Cadelocon la prefazione dì Corrado Clini.

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ma profondamente inquietante. Tra l’altro, si capisce perché questo non

abbia importanza per esempio per una gomma dacancellare: se questa viene colpita da qualchefotone non ne riceve alcuna spinta e non ci sarà diconseguenza alcun incremento di velocità, se noninfinitamente piccolo. Un’analoga esclusionereciproca si osserva per l’energia e il tempo: nonè dato sapere qual è in questo preciso istante l’e-nergia esatta posseduta da una particella. Possoconoscerne esattamente l’energia solo se mi rife-risco a un intervallo di tempo piuttosto lungo,mentre se considero un intervallo molto brevedevo rinunciare a conoscere con esattezza l’ener-gia posseduta.

Ma la cosa probabilmente più ardua da accet-tare è che una particella possa stare in più staticontemporaneamente, cioè in una mescolanza distati diversi. Non possiamo sapere per esempioche traiettoria ha percorso un elettrone di cui sap-piamo che è andato da un punto A ad un punto B.Si comporta, infatti, come se avesse percorso unacombinazione di traiettorie diverse. Analogamen-te un elettrone che si trova all’interno di un atomopuò trovarsi in molte posizioni diverse con livellienergetici diversi. È difficile comprendere perchésia così, affidandoci alla nostra mente abituata acorpi estesi e tempi relativamente lunghi, ma ècosì. Pensandoci bene, però, come poteva esserealtrimenti? Come poteva essere che questo tavoloavesse al suo interno dei pezzettini di legno e chedentro questi pezzettini di legno ci fossero altripezzettini più piccoli e via discorrendo e chegodessero tutti delle stesse proprietà?

Mentre per entità materiali molto piccole nonsi può fare a meno di mettere in campo l’apparatodella meccanica quantistica, per oggetti più gran-di, come per i tavolini e per le sedie, come pureper gli esseri umani, invece, le vecchie formulevanno benissimo. Esiste a questo proposito unprincipio che impone che ogni descrizione in ter-mini quantistici debba trasformarsi progressiva-mente nella corrispondente descrizione classicaquando si passa dallo studio del mondo submi-croscopico a quello dei corpi estesi e quindi dota-ti di una certa massa.

In questa luce, un elettrone lanciato controuna parete teoricamente insormontabile ha unacerta probabilità di trovarsi, magicamente, dal-l’altra parte. Questo fenomeno, chiamato effetto

tunnel, ha luogo quotidianamente nel mondodelle particelle e l’uomo lo ha sfruttato percostruire molti congegni elettronici. L’effetto tun-nel vale ovviamente anche per le lepri e per gliesseri umani, ma perde progressivamente diimportanza fino a divenire irrilevante. Non è statomai osservato un essere umano che lanciatosicontro una parete si sia trovato dall’altra parte,ovviamente senza romperla, anche se questo nonè teoricamente impossibile. Se si calcola infatti laprobabilità che ciò accada, si vede che non è zero,ma è incredibilmente bassa.

Passare dalle particelle agli oggetti estesi haanche questa conseguenza, come quella per cuinoi viviamo in un mondo discretamente determi-nistico, mentre il micromondo segue principi pro-babilistici o statistici. Nel nostro mondo, datecerte condizioni di partenza, ne deve per forzaseguire un certo corso degli eventi, in manieradeterminata e prevedibile, almeno in linea dimassima. Nel mondo delle particelle subatomi-che, invece, le cose non stanno così. Il comporta-mento della singola particella non è prevedibilenel suo dettaglio, nemmeno in linea di principio.Quello che è prevedibile è solo il comportamentodi un gran numero di particelle messe nelle stessecondizioni.

Il micromondo è quindi popolato di entitàsfuggenti e misteriose che obbediscono a leggiferree ma in comprensibili. Che dire, sull’altroversante, del gigamondo, quello che ospita entitàenormi come pianeti, stelle, galassie e ammassi digalassie e dell’universo stesso? All’interno degliastri ci sono le particelle e talvolta gli atomi.Questi e quelle seguono le leggi della fisica quan-tistica e la luce che molti corpi celesti emettono èuna conseguenza dell’azione di queste straneleggi. Al di fuori dei corpi celesti esiste lo spaziointerstellare, anzi lo spazio-tempo interstellarecon le sue proprietà.

Nel secolo scorso abbiamo appreso che uncorpo di grande massa deforma, incurvandolo, lospazio-tempo circostante in modo che anche unraggio di luce che passi nelle sue vicinanze neviene un po’ deviato. Un corpo celeste abbastanzagrande può arrivare a deformare lo spazio-tempofino al punto di inghiottirlo. Un buco nero è pro-prio il residuo di un tale evento: lo spazio-tempovi si è incurvato a tal punto che ha ceduto ed èrovinato sul corpo stesso, così che qualsiasi cosa

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vi si avvicini troppo ne viene risucchiato e ci cadedentro. Anche la luce vi va a morire ed è questal’origine del nome: niente ne può più riuscire,nemmeno la luce.

Probabilmente al centro di ogni galassia esi-ste un buco nero, che quindi sarà molto difficileda osservare direttamente. D’altra parte ci vienedetto che chi si avvicinasse a un buco nero e nevenisse risucchiato probabilmente non si accorge-rebbe di niente. Gli altri vedrebbero il suo temporallentare progressivamente e le sue dimensionicontrarsi, ma lui non ne avrebbe una percezionesoggettiva cosciente.

Tempi che rallentano e dimensioni spazialiche si contraggono fanno parte dell’armamenta-rio logico della teoria della relatività. Se si guar-da al cosmo e alla forza di gravitazione che vidomina, si possono osservare appunto le stranecose che abbiamo appena ricordate. Le masse,soprattutto le grandi masse, incurvano lo spazio-tempo circostante, facendo per esempio rallenta-re gli orologi che si trovano nelle vicinanze. Se ilcampo gravitazionale è molto forte, il rallenta-mento è sensibile, ma ci può essere una lieve dif-ferenza nella misura del tempo anche fra dueorologi identici funzionanti in un grattacielo, unonello scantinato e l’altro sul tetto. Il primo andràun po’ più lento del secondo perché si trova aoperare in un campo gravitazionale più intenso,anche se di poco, come è stato sperimentalmenteaccertato qualche anno fa.

La concezione dello spazio-tempo offertadalla teoria della relatività generale ha una gran-diosità inarrivabile. In questa visione sommamen-te astratta tutta la fisica del cosmo si può ricon-durre a geometria, la geometria dello spazio-tempo. Un pianeta o una cometa orbitano intornoa una data stella perché quella è «la loro via». Lospazio-tempo intorno alla stella è deformato daquella in modo tale che il pianeta o la cometaseguano naturalmente una data traiettoria, perchéè quella permessa dalla struttura locale dello spa-zio-tempo. Spazio, tempo, massa e gravita si fon-dono allora in un’unica equazione semplice egrandiosa che descrive le varie realtà locali e l’in-tero universo.

Ma c’è un piccolo problema: la risoluzione diquesta equazione mostra incontrovertibilmenteche l’universo non può essere statico ma deveespandersi in continuazione. La teoria della rela-

tività generale ha ricevuto negli anni innumerevo-li conferme e l’idea che l’universo si stia espan-dendo è divenuta ormai familiare anche all’uomodella strada. D’altra parte, il fatto che il cielo dinotte sia scuro, invece che di una luminositàaccecante, non può essere spiegato se non suppo-nendo che le stelle e le galassie si allontaninocostantemente, fuggendo da noi e le une dallealtre. Non è parimenti possibile comprendere per-ché a lungo andare stelle e galassie non precipiti-no le une sulle altre sotto l’azione della forza digravità, se non invocando l’esistenza di un mec-canismo di fuga e di espansione.

L’universo nella sua totalità si espande e sipuò pensare che ci sia stato un momento in cuitutto era concentrato in un unico punto di den-sità infinita. Si ritiene che ciò sia accaduto circaquattordici miliardi di anni fa. In quel momentoc’è stata una gigantesca esplosione cui è statodato il nome di Big Bang, il grande schianto, eda allora l’universo ha cominciato a espandersi.Quello che non sappiamo è se l’espansionedurerà per sempre o arriverà un momento, perquanto remoto, in cui l’universo smetterà diespandersi e comincerà a contrarsi. Sono scenarida brivido, ma esistono numerosi studi che ren-dono il tutto scientificamente ineccepibile. Moltiautori ritengono anche che il fenomeno dell’e-spansione dell’universo sia la causa ultima, senon unica, dell’irreversibilità degli eventi dellanostra vita. Se c’è qualcosa di tanto fondamenta-le che è così palesemente asimmetrico, non èimpossibile pensare di ricondurre tutte le altreasimmetrie temporali a questa.

Negli immensi spazi siderali si aggiranoquindi oggetti che incurvano con la loro stessapresenza il continuo spazio-temporale fino ainghiottirlo. Ma non è finita qui. In anni recenti siè cominciato a sentir parlare di cose ancora piùmisteriose e affascinanti, come la materia oscurae l’energia oscura. Per spiegare perché l’universosi espanda all’attuale velocità, occorre pensareche contenga molta più materia di quella che riu-sciamo a osservare. Questa ipotetica materia èstata definita oscura perché non riusciamo avederla e non ne sappiamo niente. Inoltre,comunque la si possa spiegare, l’attuale velocitàdi espansione dell’universo sta aumentando.

Le galassie fuggono le une dalle altre semprepiù in fretta. Ci deve essere qualcosa quindi che

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le allontana e che bilancia e sovrasta la forza digravita che tenderebbe a frenarne la fuga. Questapressione interna della fabbrica del cosmo è statachiamata energia oscura e nessuno ha al momentola più pallida idea di che cosa possa essere. Lamateria oscura e l’energia oscura potrebbero rap-presentare tra il 95% e il 97% del contenuto del-l’universo, lasciando alla materia che conosciamoun mero 3%!

Nel considerare i mondi dell’infinitamentepiccolo e dello straordinariamente grande nonpossiamo che affidarci ad analogie o a immaginimentali più o meno azzardate. Oppure a formulematematiche, quelle formule che per quantoriguarda gli oggetti del nostro mondo sono pocopiù che riassunti di un gran numero di afferma-zioni, ma che per i fenomeni che hanno luogo inquesti mondi remoti rappresentano quasi l’unicaforma possibile di conoscenza e di previsione.

Eppure, nonostante tutte le nostre difficoltàad afferrare le leggi di questi mondi remoti, è lanostra stessa esistenza di esseri viventi e intelli-genti che costituisce una garanzia per la realtàdel gigacosmo e del microcosmo, anzi la richie-de. Ne fa una condizione necessaria se non suffi-ciente perché noi possiamo essere così comesiamo. Vediamo perché.

Se non esistesse, infatti, l’infinitamente pic-colo, la materia vivente non esisterebbe cometale. Anche un tavolo o una roccia sono costituitidi molecole e di atomi ma per comprendere moltedelle loro proprietà questo fatto può esseremomentaneamente ignorato. Non così per la vita,né per la vita intelligente. Un essere vivente ècostituito di cellule che sono necessariamentepiccole e contengono organuli e microapparatiancora più piccoli e per poter pensare deve posse-dere anche un numero imponente di cellule ner-vose. Le cellule sono piccoli mondi organizzati esufficientemente autonomi che non possono cheessere formati da un numero enorme di unitàcostitutive elementari. Se i mattoni del mondofossero delle dimensioni a noi familiari, anchesolo dell’ordine dei millimetri, non ci sarebberoesseri viventi e noi non ci saremmo.

Per essere vivi bisogna essere costituiti diparti piccole, che contengono altre parti ancorapiù piccole che interagiscono continuamente tradi loro. Se le cellule nervose non fossero, inoltre,sufficientemente piccole da convivere a miliardi

nel nostro corpo e nella nostra testa e non si toc-cassero tra di loro con contatti ancora più piccoli,noi non saremmo in grado di pensare.

Nel solo nostro cervello ci sono per esempiocento miliardi di cellule nervose. Si tratta di unnumero enorme, astronomico nel vero sensodella parola, perché cento miliardi sono le stelledella galassia e cento miliardi sono anche proba-bilmente le galassie dell’universo. Per non parla-re della miriade di microconnessioni, chiamate ingergo tecnico sinapsi, che mettono in contatto tradi loro le varie cellule del cervello. Gè ne sono inmedia diecimila per cellula. Se moltiplichiamodiecimila per cento miliardi otteniamo la sbalor-ditiva cifra di un milione di miliardi. Il nostrocervello contiene quindi un milione di miliardi diconnessioni, più di qualsiasi calcolatore elettro-nico esistente al momento sulla terra. Non mera-viglia che siamo capaci di prestazioni mentalifuori dell’ordinario e che siamo anche incredibil-mente diversi l’uno dall’altro: basta una connes-sione allacciata in una maniera invece che inun’altra ed ecco che due cervelli non sono piùuguali e danno vita a menti e coscienze diverse ecostitutivamente uniche.

Il fatto che siamo organismi viventi e cheabbiamo un cervello piuttosto potente lo dobbia-mo insomma all’esistenza del mondo del picco-lissimo con tutte le sue stupefacenti proprietà. Maè vero anche l’inverso. Se l’universo non fossetanto grande, non potrebbe avere una storia abba-stanza lunga alle spalle. Abbiamo visto che, comesi pensa, l’universo abbia approssimativamentequattordici miliardi di anni: l’universo fisico ètanto grande perché è da tanto tempo che sta lì esi espande. Se fosse stato più piccolo e la sua sto-ria fosse stata più breve, non ci sarebbe stato iltempo per alcune stelle di esistere e di «sputare»gli atomi degli elementi pesanti o di generare ipianeti, né per alcuni pianeti di raffreddarsi alpunto da sopportare la vita e arrivare a pullularedi strane creature che possono vivere solo a certetemperature e in condizioni ambientali relativa-mente stabili.

In conclusione, abbiamo serissimi problemi araffigurarci il molto grande e l’eccezionalmentepiccolo, ma la nostra stessa esistenza ne esige egiustifica l’esistenza: il piccolo perché senza diquello non ci sarebbe né vita né intelligenza; ilgrande perché se l’universo non fosse stato così

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grande non ci sarebbe stato il tempo materialeperché si formasse la nostra casa comune, laterra, e si potesse avere su di essa un’evoluzionebiologica di tale estensione da portare ai gigli, aicolibrì e agli esseri umani.

Anche la conoscenza della natura biologicaha fatto enormi progressi e ha introdotto punti divista e concetti profondamente nuovi, anchesenza tirare in ballo la genetica e la biologiamolecolare. La teoria dell’evoluzione biologica,il nocciolo duro del concetto di natura, ci hacostretto a guardare le cose del mondo, cioèdella natura, con occhi molto diversi e con unalogica tutta particolare. La zoologia, l’ecologia el’etologia ci hanno offerto da parte loro unavisione più dettagliata e approfondita delle dina-miche biologiche naturali. Colpisce quindi ilfatto che spesso quando si contrappone la naturaalla cultura, soprattutto in questioni che coinvol-gono l’etica e la bioetica, ci si avvale di unavisione della natura stessa che risale a decenni,se non a secoli fa.

Non si può affermare, secondo me, che «lanatura si comporta cosi», oppure che «questo èsecondo/contro natura», se non si conosce lanatura stessa. Non ha diritto di parlare di naturachi della natura non sa nulla: la natura va studia-ta, prima di parlare in suo nome. Eppure si assistequotidianamente allo spettacolo di persone ancheautorevoli che si richiamano di continuo a feno-meni e principi «di natura» che in genere nonconoscono e che nella maggior parte dei casi siinventano di sana pianta. Non c’è niente di piùimmorale, per me, che inventarsi principi moraliad hoc, soprattutto se fondati su un ipoteticocomportamento della natura.

Senza contare che noi uomini non abbiamoaccettato come oro colato tutto quello che la natu-ra biologica pratica e impone agli animali nonumani. Tutt’altro: certe cose profondamente natu-rali a noi non sono piaciute e non piacciono. A noinon piace che chi è nato geneticamente svantag-giato subisca tutte le conseguenze del suo stato.Non piace che i bambini muoiano in gran numero,falcidiati dalle più tremende, ma «naturali»,malattie. Non piace che soccombano i deboli, isofferenti e gli anziani. Non piace perché conside-riamo gli altri come individui, che hanno impiega-to tanto tempo a crescere, a formare la loro indivi-dualità personale e con i quali possiamo avere

avuto una comunanza di esperienze e di vita. Gli altri esseri umani sono per noi potenziali

parenti, se non potenziali «noi stessi», poiché lanostra esperienza interiore ci fa toccare con manoche cosa voglia dire soffrire e perdere la speranzae perché siamo abituati ad attribuire agli altri inostri stessi pensieri e le nostre stesse sensazioni.Aiutando gli altri aiutiamo noi stessi. Per lenostre esperienze interiori e per la lunghezza delperiodo nel quale siamo stati bisognosi di aiuto eabbiamo successivamente fornito ai nostri figliaiuto e protezione.

Siamo eterni figli e genitori e pensiamo dipoter comunque essere utili. Tale convinzione ciha portato a sviluppare forme di conforto socialeinusitate e da una certa epoca storica in poi formedi soccorso materiale assolutamente senza prece-denti. La medicina e la chirurgia ci offrono oggitutti i motivi per tentare di essere d’aiuto a chisoffre e non possiamo non compiacerci di talisuccessi. Se la pietà è oltre un certo livello inna-turale, i progressi tecnici che quella ci ha ispiratopossono far tornare i conti e darci ragione oltre lanatura e al di sopra di essa. Siamo orgogliosi diessere come siamo, proprio perché per moltissimiaspetti della vita ci siamo affrancati dai dettamidella natura e dalle imposizioni del destino.

E bene ricordare però che la natura si puòtrascendere ma non ignorare. Occorre saperecome opera e, entro certi limiti, come «ragiona».La natura ha sempre ragione, dal suo punto divista. È giusto quindi superarla, come del restoabbiamo sempre fatto, ma è anche giusto com-prendere le sue ragioni, non per rassegnarvisi, maproprio per afferrarne il significato ed eventual-mente trascenderlo.

Per quanto riguarda in particolare la moraleindividuale e collettiva, guai se seguissimo in tuttoe per tutto la logica della natura. Non che la naturanon abbia principi -ne ha tanti e molti utili ancheper il nostro comportamento- ma il nostro sensomorale si è sviluppato come una cosa nostra, unportato della nostra cultura, a volte in consonanzae a volte in dissonanza con i principi naturali.Occorre quindi valutare e giudicare caso per caso,utilizzando la ragione e la pietà umana, senza pre-giudizi e apriorismi, soprattutto se basati su unafalsa conoscenza della natura e dei suoi principi.

EDOARDO BONCINELLIProfessore emerito, Università Vita e Salute di Milano

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Sperimentata una nuovaterapia per il cancro al fegatoBloccare il nutrimento al tumore confarmaci efficaci indirizzatidirettamente al suo interno,minimizzando gli effetti collaterali: èquesto il traguardo raggiunto daimedici ricercatori dell’U.O. diOncologia Medica II dell’IRCCSFondazione Salvatore Maugeri,protocollo già pubblicato nelle rivistescientifiche Anticancer Research eCardiovascular and InterventionalRadiology.Il gruppo di ricerca, attivo nella lottacontro l’epatocarcinoma ed ilcolangiocarcinoma, ha sperimentatol’utilizzo dell’oxaliplatino, unfarmaco chemioterapico già noto edimpiegato nella terapia di vari tipi ditumore ma gravato da effetticollaterali per l’intero organismo,proprio per evitare ciò l’ oxaliplatinoè stato veicolato attraverso particolarimicrosfere (hepasphere) cheriescono a trasportarlo e trattenerlo insede tumorale, evitando unadiffusione nel sangue.Le hepasphere, caricate per la primavolta con l’oxaliplatino, combinanol’abilità di veicolare il farmacodirettamente nel tumore con lacapacità di ischemizzare il tumorestesso, bloccandone lavascolarizzazione. Il farmacoviaggiando all’interno dellehepasphere, per mezzo di un catetereinserito nell’arteria, viene veicolatoal tumore raggiungendo così ilduplice obiettivo di aggredirlofarmacologicamente nella sua sede edi ostruirne le vie di alimentazione,ovvero i vasi arteriosi chevascolarizzano il tumore. L’embolizzazione epatica con agentichemioterapici (T.A.C.E.Transcatheter arterialchemoembolization), questo il nomedella tecnica sopra descritta, èanch’essa già nota ed in uso ma conrisultati meno soddisfacenti poiché,con la tecnica tradizionale (senzamicrosfere), le sostanze iniettate sidiffondono maggiormente nel sanguecreando più frequentemente effetticollaterali.Con la nuova tecnica, invece, siottiene una grande concentrazione difarmaco nel tumore senza

dispersione nei tessuti sani, comeemerge dai profili farmacocinetici, e,quindi, si minimizzano gli effetticollaterali della chemioterapia. Iltumore viene embolizzato in una opiù sedute e il paziente vienesuccessivamente rivalutato con esamistrumentali, TC o RMN, perverificare la completa necrositumorale. Uno studio intratessutale dimostra glieffetti positivi nel fegato dell’azioneembolizzante dell’oxaliplatinoveicolato con le microsfere. Lascoperta è legata, quindi,all’associazione tra mezzo efarmaco: aver, dunque, verificato chel’oxaliplatino non solo viene benassorbito dalle hepasfere ma vienerilasciato solo all’interno del tumore. Per la prima volta si è provato acaricare le microsfere con questo tipodi farmaco, intervenendo su un tipodi tumore, il colangiocarcinoma, cheè parzialmente responsivo altrattamento sistemico conoxaliplatino.

Messo a punto un nuovo tipodi sangue artificialeScienziati statunitensi dell’Universityof California Santa Barbara edell’University of Michigan hannoannunciato di aver creato inlaboratorio cellule che ‘mimano’ leprincipali caratteristiche dei globulirossi producendo, così, un sostitutosintetico del sangue umano capace ditrasportare ossigeno, farmaci ecoloranti per realizzare analisiradiografiche.Lo studio, che potrebbe portare adimportanti sviluppi nella medicina, èstato pubblicato nei giorni scorsisulla rivista Proceedings of theNational Academy of Science PNAS.Le nuove cellule sintetiche create inlaboratorio si sono dimostrate capaci,anche dopo una settimana, dimantenere il 90% della loro capacitàdi trasportare ossigeno. Le particellesono, dunque, molto simili ai globulirossi non solo per forma e taglia maanche per funzionalità.Per creare i globuli rossi artificiali glistudiosi sono partiti da particellesferiche fatte di un comune polimero,un composto biodegradabile ebiocompatibile, noto come acido co-

glicoide polilattico. Attraverso unaltro processo chimico hannoottenuto, poi, la caratteristica forma aciambella dei globuli rossi.Creata la struttura rigida di supporto,l’hanno rivestita con numerosi stratidi emoglobina e altre proteine. Dopoaver dissolto il polimero rigidointerno, hanno così ottenuto unguscio flessibile, fatto di proteine,della stessa forma e dimensioni deiglobuli rossi. La presenza di unaproteina come l’emoglobina hagarantito, inoltre, la capacitàfondamentale della nuova cellula dilegarsi all’ossigeno.Secondo i ricercatori, i globuli rossiartificiali potrebbero essere in gradodi portare farmaci sfruttando ilsistema circolatorio, rilasciandoli inmodo controllato, oppure distribuirenel corpo sostanze di contrasto,migliorando le diagnosi nel caso dianalisi come la risonanza magnetica(MRIs).

Tumore rettaledistrutto da ultrasuoniUn paziente britannico affetto dacancro rettale è il primo al Mondo ilcui tumore sia stato parzialmentedistrutto con la terapia degliultrasuoni: lo ha comunicatol’ospedale di Londra che ha condottola sperimentazione, l’HammersmithHospital. Un’equipe di radiologi,chirurghi e oncologi ha usato gliultrasuoni ad alta intensità perportare la zona malata ad altatemperatura e distruggere il tumore.La tecnica, hanno spiegato i medici,permette di mirare in modo accuratoalle cellule malate e di trattarle inmodo più rapido, rispetto alle cureconvenzionali: l’HammersmithHospital proporrà, d’ora in poi, iltrattamento ai pazienti con cancro instadio avanzato. A differenza dellaradioterapia, l’Hifu può essereeseguita diverse volte sul paziente,con tossicità ridotta al minimo.La tecnica, già eseguita in altriospedali ma mai sul cancro del retto,è chiamata “high intensity focusedultrasound” o Hifu (ultrasuoniconcentrati ad alta intensità) e vieneeseguita sotto anestesia generale: sipossono trattare tumori fino a circa40 centimetri cubi di volume e il

NOTIZIARIO

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tessuto viene riscaldato fino a 90gradi centigradi. Nel caso specifico l’ospedale ha resonoto che è stata somministrata unadose di calore a 70 gradi: oral’equipe londinese ha intenzione dicurare altri 50 pazienti che sarannostudiati da vicino per capire qualetemperatura sia la più efficace. Il coordinatore della ricerca, PaulAbel dell’Imperial CollegeHealthcare NHS Trust, ha tenuto asottolineare “La procedura noncomporta alcuna incisione, ècompletamente non-invasiva, per cuila convalescenza è rapida. Poichéquesta è la prima volta chel’intervento viene eseguito su unpaziente con cancro al retto,dobbiamo studiare un gruppo dipazienti più ampio per valutare lareale efficacia del trattamento e seha davvero il potenziale di curare lamalattia o comunque estendere lavita del paziente”.Robert Glynne-Jones, direttoremedico di Bowel Cancer Uk, ha,tuttavia, fatto notare che la difficoltàdi questo tipo di approccio sta nelfatto che gli ultrasuoni curano laparte malata ma non affrontano i casiin cui il cancro si è diffuso in altreparti del corpo. “Potrebbe peròdiventare una tecnica standard infuturo per i tumori in fase precoce,localizzati” ha, quindi, conclusoGlynne-Jones.

Tumori: scoperta una mutazione che potenzia linfomiScoperto un collegamento tra unamutazione genetica che puòprovocare il linfoma e un regolatoregenetico che potenzia l’attività diquesta mutazione: la scoperta,effettuata dai ricercatori del Programin Cellular and Molecular Medicine edell’Immune Disease Institute alChildren’s Hospital di Boston (StatiUniti), è stata pubblicata sulla rivistaNature.“La mutazione genetica che abbiamoesaminato è responsabile dei linfomi,che si originano nelle cellule B,produttrici di anticorpi, ha spiegatoFrederick Alt, primo autore dellostudio, Un gene noto come c-myc sisposta dalla sua posizione originariaalla regione IgH del genoma,fondendosi a essa. In questo mododiventa iper-attivato, provocando il

linfoma. Questa traslocazione è unmeccanismo classico che tramuta unoncogene in un promotore delcancro, ma per anni gli scienziatihanno cercato di capire come essofunziona”.Le traslocazioni del DNA, spiega Alt,avvengono durante due fasi dellosviluppo delle cellule B, due eventidi ricombinazione che permettonoalle cellule di creare gli anticorpispecifici oppure di dare ai proprianticorpi le informazioni necessarieper combattere un’infezione. “Ciò èregolato da alcune regioni del DNAdi queste cellule: noi ci siamoconcentrati sulla regione IgH3’RR,che aumenta la trascrizione dei genivicini ad essa durante laricombinazione” ha spiegato Alt “Perverificare se questa capacità dipotenziamento potesse essereresponsabile della maggiore attivitàdel gene c-myc, abbiamo condottodegli esperimenti con topi dilaboratorio nel cui genoma il gene c-myc era stato spostato accanto allaregione IgH”. Tutti i topi hanno sviluppato unlinfoma delle cellule B, eccetto quellia cui era stata soppressa l’area IgH’3RR. “Questo significa che questazona, che potenzia l’attività geneticadei geni circostanti, è necessaria algene c-myc per promuovere illinfoma” ha concluso Alt “Lascoperta del funzionamento di questomeccanismo ci permette diindividuare degli elementi chiaveutilizzabili per contrastare il linfoma.Con dei farmaci specifici capaci diinibire IgH’3 RR, infatti, saremmo ingrado di bloccare la progressione diquesto tipo di cancro”.

Scienziati cambiano sesso dei topoliniDa Minnie a Topolino spegnendosolo un gene: c’è riuscito un teaminternazionale di ricercatoridell’European Molecular BiologyLaboratory di Heidelberg in unostudio pubblicato sulla rivista Cell.La battaglia dei sessi non è unaguerra combattuta e conclusa unavolta che i nostri corpi assumono lecaratteristiche di uomo o donna. Èl’implicazione sorprendente diquesto studio pioneristico che hadimostrato che è possibile spegnereun interruttore genetico femminileper trasformare le cellule ovariche in

tessuto testicolare maschile.Per decenni i biologi sono staticonvinti che la battaglia fra i sessi siconcludesse con la vittoria di unosull’altro nel grembo materno: Oradovranno ricredersi. Un gruppo discienziati è stato in grado didimostrare che esiste una guerra trasessi in costante divenire tra i geni e lecellule degli individui: Uno dei grandidogmi della biologia è stato che ilgenere di un essere vivente vienefissato alla nascita e viene determinatodalla successione di alcuni geni suicromosomi sessuali X e Y.Ma questa idea semplicistica è statain pratica smontata da questo studioche ha, invece, dimostrato che lefemmine adulte e pienamentesviluppate possono subire unamodifica parziale del sesso a seguitodella manipolazione di un solo gene.I risultati suggeriscono che l’esseremaschio o femmina non è, quindi,una cosa fissata in maniera definitama è qualcosa che deve esserecostantemente mantenuta nel corpoadulto dalla continua interazione deigeni che combattono per mantenerelo status quo.La parte dei geni che prevale inquesta guerra incessante determina lavittoria di un sesso sull’altro: Lostudio è stato svolto sui topolini male implicazioni sono rilevanti ancheper gli esseri umani, secondo gliscienziati.Spegnendo il gene ‘FOXL2’,presente in tutti i mammiferi, lecellule delle ovaie dei topi femminaadulti sviluppano spontaneamente lecellule che producono il testosteronetrovate nei testicoli dei topolini disesso maschile, anche se nonpossono produrre spermatozoi. Iricercatori hanno, infatti, scopertoche il gene ‘FOXL2’, promotore delsesso femminile, se viene eliminatofavorisce il gene maschile chiamato‘SOX9’. I topolini femmina adulti, in cui èstato artificialmente spento FOXL2,hanno assunto rapidamente ‘SOX9’che ha inviato segnali chimici chehanno trasformato le cellulefemminili delle ovaie in cellule che sitrovano nei testicoli e che produconotestosterone. I topolini di sessofemminile, sottoposti a questotrattamento, hanno, quindi, prodottolivelli di testosterone chenormalmente producono i topolinimaschio, cioè 100 volte in più delle

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concentrazioni che si trovano neinormali topolini femmina.I risultati dello studio potrebberospiegare alcuni grandi misteri delgenere umano, come per esempio ilperché alcune donne dopo lamenopausa sviluppano caratteristichemaschili, quali la peluria sul viso o lavoce profonda; il perché alcunepersone sono infelici del sesso cheMadre Natura ha donato loro e sisottopongono a trattamenti ormonalio a interventi di cambio di sesso.Lo studio ha dimostrato che è semprepossibile convertire le ovaie di unadonna adulta in testicoli produttori ditestosterone e, quindi, ha anchemesso in dubbio un altro dogmabiologico secondo cui tutti quantisono per “default” di generefemminile, ovvero che tutti gliembrioni partono come donna ameno che non possiedano unadeterminazione genetica che litrasforma in uomo.“Diamo per scontato che noimanteniamo il sesso con cui siamonati” ha detto Robin Lovell-Badge,scienziato del Medical ResearchCouncil’s National Institute ofMedical Research di Londra, che hapreso parte al team internazionaledell’European Molecular BiologyLaboratory di Heidelberg che hacondotto lo studio “Ma questo lavorodimostra che l’attività di un singologene, ‘FOXL2, è tutto ciò cheimpedisce alle cellule ovariche adultedi trasformarsi in cellule trovate neitesticoli. Se sarà possibile effettuarequesti cambiamenti negli esseri umaniadulti, si eliminerà eventualmente lanecessità di un intervento chirurgicoper cambiare sesso”.“È una cosa ancora moltospeculativa -ha aggiunto loscienziato- ma è possibile che questoapproccio possa creareun’alternativa alla chirurgia e allarimozione delle gonadi, ovaie etesticoli. È un po’più naturale maresta fermo che chiunque entra inuna tale fase di cambiamento diverràovviamente sterile”.

Spiegata la relazione fra restrizione calorica e invecchiamentoAnche se da tempo si teorizza che lerestrizioni caloriche diminuiscono glieffetti dell’invecchiamento e dellemalattie, il meccanismo che alla base

di questo fenomeno era finorasconosciuto: I ricercatori dellaMount Sinai School of Medicinedegli Stati Uniti hanno scopertocome le molecole del nostroorganismo prendano parte alcomplesso processo che associa ilmangiare di meno a una vita piùlunga. Charles Mobbs, professore dineuroscienze e geriatria della MountSinai School of Medicine e a capodello studio pubblicato sulla rivistaPLoS Biology, ha spiegato che iltutto potrebbe dipendere dallo stressossidativo causatodall’alimentazione: una dieta a bassecalorie, infatti, ridurrebbe l’impattodel metabolismo del glucosio e, diconseguenza, lo stress ossidativomentre una dieta ipercalorica hal’effetto opposto.Gli studiosi hanno spiegato che èdeterminante ridurre proteine,carboidrati o grassi a prescinderedalla dieta che si segue: pochecalorie, infatti, promuovono unfattore di trascrizione chiamatoCREB-binding protein (CBP).Questo fattore controlla l’attività deigeni responsabili delle funzionicellulari e dell’invecchiamento dellecellule. Mobbs ritiene che, se sidovesse riuscire a sviluppare unfarmaco che imita gli effetti di CBPsull’organismo, gli scienziatipotrebbero anche allungare la vitadei pazienti riducendo lo stressossidativo.In altre parole CBP può essere usatoper prevedere la durata della vita, edè il responsabile dell’80% dellevariazioni della durata di vita neimammiferi: fermo restando che seridurre CBP del 10% allungherebbebrevemente la vita, il ridurlodell’80% farebbe morire di famel’individuo. Una ricerca condotta dai ricercatoridell’Institute of Healthy Ageingdell’University College di Londra,pubblicata su ‘Nature”, suggerisceinoltre che un’alimentazionecaratterizzata da un giusto mix disostanze nutritive, in particolareproteine, aiuta a invecchiare in salutepiù del semplice taglio delle calorie.Il team di Linda Partridge haindagato sugli effetti di restrizionecalorica e dieta bilanciata neimoscerini della frutta e ha scopertoche sia il fatto di vivere menomangiando troppo, che il rischio di

una ridotta fertilità se si assumetroppo poco cibo, sono causati dauno squilibrio negli aminoacidi delladieta. Solamente queste sostanze sisono rivelate cruciali per longevità efertilità, mentre zuccheri, vitamine elipidi hanno provocato effetti scarsi onulli. In particolare, è un singoloaminoacido (metionina) ad ampliareal massimo la durata della vita, senzaridurre la fertilità degli organismi. Benché lo studio sia stato condottosui moscerini della frutta, l’effettodella restrizione alimentare siconserva anche nei mammiferi enell’uomo: dunque, secondo iricercatori britannici, in futuro sipotrebbe arrivare a ottenere tutti ibenefici, in termini di salute elongevità, garantiti da un menùcomposto dal giusto mix di elementinutrizionali.Ancora su ‘Nature’ un gruppo diricercatori svizzeri ha illustrato levirtù di una proteina del cervello, cheha un ruolo chiave nel regolarel’assunzione di cibo. Il team diMarkus Stoffel, dell’Eth di Zurigo,ha scoperto, in uno studio effettuatosui topi, che metodi per potenziare ilivelli di questa proteina (Foxa2)potrebbero migliorare il metabolismoe la salute generale. Foxa2, infatti,regola direttamente l’espressione didue proteine, orexina e Mch,nell’area ipotalamica laterale, quellache ospita il “centro della fame” nelcervello. I ricercatori hanno mostrato che dopoun pasto il sistema di segnalazionedell’insulina rende Foxa2 inefficacee di conseguenza s’interrompe laproduzione delle due proteine. Neitopolini geneticamente modificati, incui Foxa2 è perennemente accesa, laproduzione delle due proteine èmaggiore. Così gli animali mangianodi più, si muovono di più, hanno unmetabolismo accelerato. Accenderequesto interruttore negli animaliobesi li porta a ridurre l’indice dimassa corporea e i livelli di grasso.Insomma, Foxa2 agisce come unasorta di sensore metabolico nelcervello capace di influire su peso,fame, alimentazione e attività fisica.

Sperimentato con successo un nuovo vaccino biotech contro i tumoriSulla rivista “Science TraslationalMedicine” è stato pubblicato un

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articolo nel quale si dà notizia di unnuovo vaccino sperimentale in gradodi eliminare i tumori nelle caviemesso a punto da bioingegneriimmunologi dell’Università diHarvard. La particolarità del vaccino,che per ora è in grado di eradicare ilmelanoma nei topi, risiede nel fattoche viene trasportato nel corpoattraverso un impiantoingegnerizzato a forma di discogrande come un’unghia.La nuova tecnica utilizza, appunto,dischetti di una plastica speciale,impregnati con antigeni tumore-specifici, impiantati sotto la pelle perriprogrammare il sistemaimmunitario e spingerlo ad attaccareil cancro. David Mooney, docente dibioingegneria di Harvard, hasottolineato che grazie al matrimoniotra ingegneria e immunologia si ècompiuto un importate passo avantiverso lo sviluppo di vaccini efficacicontro i tumori.Partendo dall’evidenza che moltecellule tumorali riescono facilmentea eludere il sistema immunitariodell’ospite, l’approccio del team diMooney reindirizza il sistemaimmunitario contro il cancro eappare più efficace rispetto ad altrisieri anti-tumore attualmente insperimentazione. L’impianto vettore ha 8,5 millimetridi diametro ed è realizzato con unpolimero biodegradabile approvatodalla Food and Drug Administrationamericana: il disco, fatto al 90% diaria, è altamente permeabile per lecellule immunitarie e rilasciacitochine, sostanze potenti nelrichiamare le cellule dendritiche.Queste cellule penetrano nei poridell’impianto, dove vengono espostead antigeni specifici per il tipo ditumore da colpire. Le celluledendritiche, in pratica, una voltatrattate tornano ai vicini linfonodi dadove, poi, dirigono l’azione dellecellule T nel colpire e sconfiggere ilcancro.La tecnica può avere importantivantaggi su chemio e chirurgia e puòessere usata anche in combinazionecon le terapie esistenti dal momentoche attacca, in modo estremamentemirato, solamente le cellule deltumore, evitando danni collaterali disorta. In tal modo, sul modello diquanto avviene con la rispostaimmunitaria a virus e batteri, i vaccinianti-cancro genereranno una

resistenza permanente contro lecellule cancerose, fornendo unaprotezione durevole contro le ricadute.

Impiantate le prime dita bioniche attivate dai muscoli del braccioLe prime dita bioniche sono stateimpiantate con successo su una exconcertista spagnola: secondo gliesperti, che le hanno messe a punto,queste protesi artificiali cambierannola vita alle persone che hanno subitoamputazioni o incidenti. Battezzate ProDigits, sono statesviluppate dalla Touch Bionics, unasocietà britannica che ha realizzatoanche la mano bionica i-Limb: sitratta di una sorta di guanto dotato diun numero variabile di dita che sifissa all’arto e permette di“sostituire” le falangi mancanti.Fra i primi pazienti a sperimentare ildispositivo c’è stata Maria AntoniaIglesias, una ex-pianista catalana di42 anni, cui nel luglio 2003 eranostate amputate tutte le dita dellamano destra in seguito a un shocksettico da pneumococco.Ogni protesi viene fatta su misura inbase alle necessità di ciascunpaziente: all’interno ci sono sensorimioelettrici che registrano la tensionegenerata dai muscoli del braccio e latrasformano in movimento. Unospeciale blocco segnala quando lamano è ben chiusa intorno a unoggetto in modo da consentire untocco delicato e non rompere le cosepiù fragili. Dunque si tratta di un sistemadifferente rispetto alla mano bionicamossa con il cervello, presentata daalcuni gruppi di ricercatori italiani. Ilsistema costa dai 35 mila ai 45 milaeuro, incluse l’applicazione, laterapia per imparare a “gestire” leprotesi e la copertura delle ditaprotesiche, che può essere chiara ehi-tech, robotica, o più naturale,simile a pelle vivente. In dicembre, presso la SalaConferenze del Polo di RicercaAvanzata in Biomedicina eBioingegneria dell’UniversitàCampus Bio-Medico di Roma, eranostati, invece, presentati i risultati delprogetto di ricerca LifeHand.Un’équipe di neurologi, ortopedici,neurochirurghi e bioingegneri è statain grado di collegare un prototipo dimano biomeccatronica a cinque dita

indipendenti con un soggettoamputato, facendo comunicare inmodo diretto e bidirezionale ilcervello del paziente con la protesi. Sensazioni tattili e comandi dimovimento possono viaggiare inquesto modo per via neurale,esattamente come in natura. Iprecedenti esperimenti d’impiantocon protesi tecnologicamentecomplesse avevano permesso finoraai pazienti di muovere la manoartificiale solo attraverso lacontrazione di muscolidell’avambraccio e del petto.La protesi biomeccatronica è statarealizzata nei laboratori della ScuolaSuperiore Sant’Anna di Pisa:l’impianto e la sperimentazione sonoavvenuti presso il PoliclinicoUniversitario Campus Bio-Medico diRoma. Il collegamento tra sistemanervoso del paziente e protesi èpassato attraverso quattro elettrodirealizzati dai tedeschi della IBMT-Fraunhofer Gesellschaft, impiantatinei nervi mediano e ulnare delsoggetto amputato.

Da Parma una nuova prospettiva per la cura dell’epatite BUn importante studio condotto invitro su pazienti affetti da epatitecronica di tipo B pone le basi perstrategie terapeutiche innovativedirette a sconfiggere il virusdell’epatite B (HBV): in un articolo,pubblicato sulla rivista internazionale“Gastroenterology”, si riportano irisultati conseguiti dall’equipe dellastruttura di Malattie infettive edepatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, diretta daCarlo Ferrari.Lo studio, che porta la firma comeprimo autore di Paola Fisicaro,estende precedenti ricerche giàeseguite nei laboratori dell’OspedaleMaggiore e dimostra come siapossibile ristabilire la funzionalitàimmunitaria contro il virusdell’epatite B aumentando, così, leprospettive di efficacia terapeuticadei farmaci antivirali esistenti. Attualmente le terapie disponibilisono rappresentate da farmaci comel’interferone-alfa e gli analoghinucleosidici. L’interferone ha ilvantaggio di determinare unarisoluzione definitiva dell’epatitecronica ma la sua efficacia è limitata

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al 20-30% dei pazienti trattati. Glianaloghi nucleosidici riescono ainibire completamente lareplicazione virale in un’altissimapercentuale di casi ma devono esseresomministrati continuativamente pertutta la vita perché la lorosospensione si associa generalmentealla riattivazione dell’infezionecausata dall’insorgenza di mutazionivirali capaci di determinareresistenze al farmaco utilizzato.In questo scenario una possibilestrategia per eradicare l’infezione invia definitiva è data dall’utilizzo divaccini che stimolano direttamente ilinfociti anti-virali. Fino ad ora, però,la possibile validità della terapia èstata messa in discussione dal fattoche i linfociti dei pazienti coninfezione cronica sono paralizzatifunzionalmente e, quindi,scarsamente responsivi agli stimoliesterni, come quello che può esserefornito dalla vaccinazione. Lo studio dell’equipe diretta daFerrari dà una prima risposta aquesto problema: nei laboratori diParma, infatti, sono stati isolati invitro i linfociti di pazienti coninfezione cronica da HBV eattraverso l’utilizzo di uno specificoanticorpo capace di bloccare segnaliintracellulari inibitori dei linfociti Tne ha ripristinato la funzionalità. Laricerca getta, quindi, le basi perpossibili strategieimmunomodulatorie innovative dausare in vivo, preferenzialmente inassociazione ad altri farmaci anti-virali, per ottenere un più efficacecontrollo dell’infezione da HBV.

Apre in Lombardia il primodistributore di idrogenoL’impianto di Assago rifornirà le auto a basso impatto con una miscela di idrogeno e metano.La Regione mette in cantiere 30 nuovi impianti.

L’idrometano è una miscela gassosadi metano e idrogeno: i due gas sonopresenti rispettivamente al 70% e al

30%; il risultato, se usato comecombustibile, porta a un’accensionepiù pronta e migliora la combustione,riducendo allo stesso tempo leemissioni di ossido di azoto emonossido di carbonio.La Lombardia, insieme a Sapio(società specializzata nelladistribuzione dell’idrogeno), Eni e ilGruppo Fiat ha investito 2,1 milionidi euro per favorire la diffusione diauto a basso impatto ambientale,fornendo alle direzioni della regioneventi Panda bifuel in grado difunzionare a benzina e a idrometano(o a metano).Inoltre, dopo la stazione di Assagoapriranno altre due stazioni (laprossima a Monza) per ilrifornimento di idrometano, mentre ilpiano generale prevede entro il 2012la costruzione di un impianto dirifornimento per il metano ogni45.000 abitanti e ogni 30 Km diautostrada, realizzando in totale 30distributori.Non pochi sostengono che lamancata diffusione di auto a metanodipende dalla mancanza didistributori, la cui costruzione a suavolta viene frenata dalla ristrettezzadel parco auto a metano attualmenteesistente: “È il problema dell’uovo edella gallina –ha potuto affermareFormigoni, presidente della RegioneLombardia, nella foto- Così abbiamofatto insieme l’uovo e la gallina:nuovi impianti di distribuzione eincentivi per l’auto a metano”. LaLombardia è, infatti, pronta astanziare 10 milioni di euro comeincentivi per l’acquisto di auto abasso impatto.

Il Biodisel prodotto dai batteriModificando geneticamentel’Escherichia coli è possibile fargli“digerire” la cellulosa e produrrebiocarburanti a basso costo.

Una delle obiezioni che spessovengono sollevate quando si parla dibiocarburanti riguarda le modalità diproduzione: per lo più, infatti, siparte dal grano, dal mais o dallacanna da zucchero, sottraendo -specialmente nel caso del grano-risorse alla produzione di alimenti.Per questo sono in molti a cercarealternative e una di queste è statamessa appunto dall’aziendaamericana LS9 che, unitamente ai

ricercatori dell’Università dellaCalifornia a Berkeley, ha utilizzatouna forma geneticamente modificatadel batterio Escherichia coli.Stephen del Cardayre, vicepresidentedel settore Ricerca e Sviluppo diLS9, ha rivelato che l’azienda siprepara a realizzare un impianto perla produzione di biodiesel partendo,ora, dalla canna da zucchero efacendo “lavorare” un organismo giàesistente; però entro alcuni anni iricercatori prevedono di poterprodurre biodiesel partendo damateriali diversi da quellitradizionali, come la paglia e illegno, attualmente ostici da trattare aquesto scopo (occorre prima dividerela cellulosa in zuccheri e poi lavoraresu questi ultimi).A ciò servirà l’Escherichia coli, chepartendo dalla cellulosa otterrà glizuccheri e li “digerirà”: un unicopassaggio permetterà così di ottenereil carburante.Per definire il processo occorrerà deltempo ma, quando sarà a punto,permetterà di abbattere i costi dipretrattamento e, dunque, quelli diproduzione dei biocarburanti; lapossibilità di usare materialialternativi al granoturco e alla cannada zucchero dovrebbe risolvereanche il problema del consumo dellerisorse alimentari.

La prima centrale elettrica a etanoloInaugurato in Brasile il primoimpianto che può funzionareindifferentemente a gas naturale obioetanolo.

Il Brasile ha inaugurato la primacentrale elettrica in grado difunzionare interamente a bioetanolo:

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In Brasile, lo studio delle possibilitàdei biocarburanti è iniziato 30 anni fae ormai è obbligatorio che ilcarburante per le auto sia compostoal 20% di etanolo.L’apertura di quest’ultima centrale -secondo le previsioni dellacompagnia petrolifera statalePetrobras e quelle della GeneralElectric, che hanno collaborato allaprogettazione dell’impianto-incrementerà la domanda dibioetanolo e costituirà una spinta perla generazione pulita di energia.I lavori si sono svolti partendo da unagià esistente centrale a gas naturale esi sono concentrati sulla possibilità dipoter passare istantaneamente daun’alimentazione all’altra: è dunqueora rapidamente possibile generareelettricità usando gas o etanolo; inquest’ultimo caso, le emissioni dibiossido di carbonio si riduconosensibilmente senza intaccarel’efficienza.Il Brasile è già in trattative con ilGiappone, che si è detto interessatoa questa tecnologia; per la stagione2009/2010 è prevista unaproduzione record di etanolo, pari a27,8 miliardi di litri.

Dal 2015 i pannelli solari saranno in orbitaLa Eads Astrium costruirà una stazione orbitante cheraccoglierà l’energia del Sole e la invierà sulla Terra.

Chiunque abbia giocato a SimCitysa di che cosa stiamo parlando: nelgioco è possibile costruire,scegliendo tra le vari centralielettriche disponibili, un impiantoche riceva le microonde inviate daun satellite posto in orbita -il quale

ha a sua volta il compito diraccogliere l’energia solare- egenerare così l’elettricità.Gli appassionati della simulazionericorderanno che, in casod’incidente, le conseguenze per lacittà erano tutt’altro che piacevoli:un’eventualità che, portata nelmondo reale, ha portato alsostanziale insuccesso dellesperimentazioni avviate in questosenso.Ora la Eads Astrium ha intenzionedi riportare in vita l’idea originale,costruendo una stazione orbitaledotata di pannelli solari in grado diraccogliere l’energia della nostrastella, non attenuata dall’atmosfera,senza dipendere dalle condizionimeteorologiche o dall’alternanzatra dì e notte.Anziché inviare sulla Terra unfascio di microonde, la propostadella Astrium prevede l’utilizzo diun laser infrarosso; la conversionedell’energia così trasmessa inelettricità è attualmente allo studiopresso l’Università del Surrey, nelRegno Unito, dove stannolavorando ai primi convertitori.“L’idea -spiega Robert Laine,Chief Technology Officedell’azienda- è di arrivare aun’efficienza molto alta e seriusciremo a ottenere unaconversione pari all’80% loconsidereremo un successo”.Tra i problemi che Eads Astriumdeve ancora affrontare, al di làdelle questioni tecniche, c’è laricerca di finanziatori per il lancio(che si vorrebbe veder realizzato,attivando una stazionedimostrativa, entro cinque anni) ele perplessità di chi vede unpossibile uso militare di questatecnologia, per non parlare di chiritiene che sia meglio indagarepreventivamente quali siano leeventuali ripercussionisull’atmosfera di questo sistema ditrasmettere l’energia.

Joint Venture Enel-Piaggioper il motore elettricoLe due aziende collaboreranno per una versione dello scooter Mp3completamente elettrica, rilanciandoil business e l’immagine del motoreelettrico. Parola di Colaninno.

Dopo le positive soluzioni proposteda Peugeot e dalla stessa Piaggio nelsettore degli scooter “ibridi”, arrivaora un accordo tra i manager di dueaziende italiane per la trasformazionedello scooter a tre ruote MP3 Hybridin un mezzo completamente elettrico.A dire il vero, non è che se nesentisse proprio il bisogno; ancheperché, come rileva Colaninno, “tracinque anni i prodotti sarannocompletamente diversi”. Esoprattutto perché l’odierno scooteribrido gode di un elevatissimostandard di sofisticazione che apparedifficilmente migliorabile.Infatti, il propulsore che oggiequipaggia gli Mp3 Hybrid è unariuscita fusione di due tecnologie,quella a scoppio e quella elettrica,perfettamente integrate e in grado diinteragire fornendo di volta in volta ilmiglior compromesso tra consumo,potenza e alimentazione.Il motore termico, un quattro tempicatalizzato, è già di per sé pocoinquinante, gode di larga autonomiasui medi percorsi e di una facile“ripresa” ai bassi regimi;l’avviamento elettrico, il cambioautomatico e il sofisticato sistemaRide-By-Wire (acceleratoreelettronico) garantiscono facilitàd’uso in tutte le condizioni. Inoltre ledue ruote anteriori garantiscono unatenuta ineguagliabile anche sullepericolose strade invernali.Fulvio Conti, amministratoredelegato dell’Enel, promette appositecolonnine di ricarica sparse un po’dovunque per gli accumulatori allitio; gli fa eco l’amministratoredelegato della Piaggio RobertoColaninno, che a sua volta promettetempi di ricarica entro le 4 ore,

Page 20: ANNO LXXIII - NN. 473-474 gen.-feb. 2010 - Poste Italiane ... gen-feb 2010.pdf · ra abitativa. Tra il 1929 e il 1931 edifica la Villa Savoye a Poissy, in Francia, dove applica i

SCIENZA E TECNICAmensile a carattere politico-culturalee scientifico-tecnico

Dir. resp.: Lorenzo Capasso

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autonomia di 75 chilometri e 50 km/hdi velocità massima (valori un po’bassi, a dire la verità). Pare quindi cheil nuovo scooter a “emissioni zero” abreve si farà, anzi, pare che sia giàquasi pronto: infatti, il business ènotevole, sia per questioned’immagine che di mercato;L’elettrico costa quasi il doppio deltermico, ma tra incentivi e risparmiosull’alimentazione si arriverebbe quasia pareggiare il conto. Anche a costo didover buttare tutto tra cinque anni,quando tutte le aziende coinvolteriterranno di avere sfruttato a fondo lepossibilità del mercato.

Witricity e la TV alimentata senza caviL’apparecchio di Haier è larealizzazione di una delle utopie diTesla, che prevedeva la trasmissionedi energia elettrica senza l’uso di fili.

Quasi tutti conoscono almeno dinome Nikola Tesla, se non altro comeil classico prototipo dello scienziatopazzoide da fantascienza; ma pare chesia stato preso molto sul serio già da

Guglielmo Marconi, con cui fu incorrispondenza, e da ultimo anche dalFBI, che alla sua morte provvide adappropriarsi e a far sparire dallaboratorio ogni traccia dei suoi studied esperimenti.I suoi studi ed esperimenti furonoripresi almeno in parte delMassachussets Institute ofTechnology che meno di tre anniaddietro pubblicò la primaapplicazione pratica della WiTricitycioè la trasmissione wirelessdell’energia elettrica, riuscendo, senzaimpiego di cavi, ad accendere unalampadina elettrica a qualche metro didistanza dalla fonte di energia.Questa particolare applicazionedell’induzione magnetica ha avutouna sua evoluzione, passando dallateoria dei laboratori scientifici alleapplicazioni pratiche; e nella suaultima espressione, cioè la “non-radiation magnetic resonancecoupling” all’industria delle TLC edell’intrattenimento realizzando untelevisore che non ha bisogno dellatradizionale distribuzione del segnale.Presentato in anteprima da Haier al

Consumer Electronic Show di LasVegas, questo apparecchio Tvfunziona sfruttando la “isorisonanza”derivante dall’accoppiamento di fontielettromagnetiche in grado, secondole teorie di Tesla, di traferire l’energiaelettrica in wireless vibrando allaidentica frequenza. La Tv di Haierutilizza anche la tecnologia Whdi, chepermette di connettere in wireless unavideocamera HD che trasmetta a1080p. Analogamente è possibileutilizzare un unico lettore Blu-Raycome fonte per guardare un film indiverse stanze della casa,attraversando le pareti e fino a unadistanza di 30 metri.La cosa più stupefacente è ilprogresso tecnologico che ha aperto,in pochi anni, così tante prospettivefuture: quali la possibilità pura esemplice di installare uno o piùmonitor o apparecchi televisivi inqualsiasi punto dell’abitazione senzala schiavitù dei cavi e soprattuttosenza i tradizionali scontri domesticivariamente motivati.

LA SIPS, SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE - ONLUS, trae le sue origini nella I Riunione degliscienziati italiani del 1839. Eretta in ente morale con R.D. 15 ottobre 1908, n. DXX (G.U. del 9 gennaio 1909, n. 6), svolge attività interdisciplinare emultidisciplinare di promozione del progresso delle scienze e delle loro applicazioni organizzando studi ed incontri che concernono sia il rapporto dellacollettività con il patrimonio culturale, reso più stretto dalle nuove possibilità di fruizione attraverso le tecnologie multimediali, sia ricercando le cause e leconseguenze di lungo termine dell’evoluzione dei fattori economici e sociali a livello mondiale: popolazione, produzione alimentare ed industriale, energia ed usodelle risorse, impatti ambientali, ecc.Allo statuto vigente, approvato con D.P.R. n. 434 del 18 giugno 1974 (G.U. 20 settembre 1974, n. 245), sono state apportate delle modifiche per adeguarlo al D.Lgs.460/97 sulle ONLUS; dette modifiche sono state iscritte nel Registro delle persone giuridiche di Roma al n. 253/1975, con provvedimento prefettizio del 31/3/2004.In passato l’attività della SIPS è stata regolata dagli statuti approvati con: R.D. 29 ottobre 1908, n. DXXII (G.U. 12 gennaio 1909, n. 8); R.D. 11 maggio1931, n. 640 (G.U. 17 giugno 1931, n. 138); R.D. 16 ottobre 1934-XII, n. 2206 (G.U. 28 gennaio 1935, n. 23); D.Lgt. 26 aprile 1946, n. 457 (G.U. - edizionespeciale - 10 giugno 1946, n. 1339). Oltre a dibattere tematiche a carattere scientifico-tecnico e culturale, la SIPS pubblica e diffonde i volumi degli ATTIcongressuali e SCIENZA E TECNICA, palestra di divulgazione di articoli e scritti inerenti all’uomo tra natura e cultura. Gli articoli, salvo diversiaccordi, devono essere contenuti in un testo di non oltre 4 cartelle dattiloscritte su una sola facciata di circa 30 righe di 80 battute ciascuna, comprensivedi eventuali foto, grafici e tabelle.CONSIGLIO DI PRESIDENZA:Carlo Bernardini, presidente onorario; Maurizio Cumo, presidente; Francesco Balsano, vicepresidente; Mario Alì, Vincenzo Barnaba,Vincenzo Cappelletti, Cosimo Damiano Fonseca, Salvatore Lorusso, Elvidio Lupia Palmieri, Antonio Speranza, consiglieri; Alfredo Martini,amministratore; Enzo Casolino, segretario generale.Revisori dei conti:Salvatore Guetta, Vincenzo Coppola, Antonello Sanò, effettivi; Giulio D’Orazio, Roberta Stornaiuolo, supplenti.COMITATO SCIENTIFICO:Michele Anaclerio, Mauro Barni, Carlo Bernardini, Carlo Blasi, Elvio Cianetti, Waldimaro Fiorentino, Michele Lanzinger, Gianni Orlandi, RenatoAngelo Ricci, Fiorenzo Stirpe, Roberto Vacca, Bianca M. Zani.SOCI:Possono far parte della SIPS persone fisiche e giuridiche (università, istituti, scuole, società, associazioni ed in generale, enti) che risiedono in Italia e all’estero,interessate al progresso delle scienze e che si propongano di favorirne la diffusione (art. 7 dello statuto).

Reg. Trib. Roma, n. 613/90 del 22-10-1990 (già nn. 4026 dell’8-7-1954 e 13119 del 12-12-1969). Direzione,redazione ed amministrazione: Società Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS) Viale dell’Università 11,00185 Roma • tel/fax 06.4451628 • sito web: www.sipsinfo.it - e-mail: [email protected] • Cod. Fisc. 02968990586• C/C Post. 33577008 • UniCredit Banca di Roma • IBAN IT54U0300203371000400717627 Università di Roma«La Sapienza», Ple A. Moro 5, 00185 Roma.Stampa: Tipografia Mura - Via Palestro, 28/a - tel./fax 06.44.41.142 - 06.44.52.394 - e-mail: [email protected] e Tecnica print: ISSN 1590-4946 • Scienza e Tecnica on-line: ISSN 1825-9618