Anno I Luglio 2008 Numero DUE

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UN MONDO DI COLORI Anno I Luglio 2008 Numero DUE

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Poi i contorni: più nitidi. [bianco canarino di titanio, sprofondato nella terra bruciata; appollaiato sulla spoglia sequoia, nel tuo siena naturale, magenta fischietti violetti nella tela. Paris Carrousel, 2008 Holga 120 CFN_Fuji Velvia 100_ x-process Gelato Power, 2008 Holga 120 CFN_Fuji Velvia 100_ x-process Inviate tutto a: [email protected] specificando nome, cognome ed allegando una breve presentazione.

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UN MONDO DI COLORI

Anno ILuglio 2008

Numero DUE

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Redazione:

* Lorenzo Brusadelli www.lorenzobrusadelli.it

* Stefano Mastronicola www.stefanomastronicola.it

* Francesco Perrone www.lapaglia.it

Tutte le immagini ed i testi presenti in questo numero sono di proprietà dei rispettivi autori o di chi ne detiene i diritti.Be|Different Magazine non è in alcun modo responsabile del loro utilizzo da parte di terzi senza il consendo stesso degli autori che ne detengono i diritti.

In questo numero:

Momò Calascibettapag. 4

Carlo Cossignani

Mario Sughipag. 12

pag. 8

Riccardo Angelini

Diana Debordpag. 18

pag. 14

Martina Corradi

Linguamarapag. 24

pag. 20

Chiara Attorrepag. 28

Ezio Vecchipag. 21

Alessia Gallegati

Dempag. 32

pag. 30

pag. 36

Francesco Mai

Giorgia Roversipag. 42

pag. 38

Lucia Bellini

Matteo Nazzaripag. 46

eeviac

Jasmine Masonipag. 50

pag. 48

Appendice degli autoripag. 51

Ambra Arcangelipag. 31

Demcopertina

Un mondo di colori.

Cosa c’è di più oggettivo e personale dei colori? Cosa di più sicuro e vacillante, democratico e assoluto, delle impressioni fluorescenti del nos-tro iride?Mi ricordo, tempo fa, quando mia madre andò a fare l’operazione agli occhi, per togliersi quella fastidiosa miopia che da sempre la tormentava, a che pian piano si stava acuendo. Miopia che, manco a dirlo, io avevo ereditato, insieme ai suoi occhi scuri. E chissà, mi son sempre chiesto, se avessi avuto gli occhi celesti di mio padre. Sarei stato, in fondo la stessa persona? Avrei amato le stesse donne, le stesse cose? Avrei avuto gli stessi amici e le stesse impressioni? Chissà!Beh mia madre, dopo quell’operazione tornò a casa con gli occhiali da sole, e mi disse d’un tratto qualcosa che mi fece rivalutare un sacco di cose, direi anni e anni di convinzioni: “non ho mai visto i colori così luminosi” cominciò “il verde…io non credevo fosse così, così pieno e vibrante.” Rimasi di sasso e lei continuò: “tutti i colori mi sembrano diversi, mi sembrano più pieni. È come se prima tutto fosse dipinto con l’acquarello, e ora mi sembra che tutto abbia la corposità che si può dare a un quadro ad olio”. Ci rimasi male, lo ammetto. Io che ero sempre stato un appassionato di quadri ad olio, di colpo mi vedevo il mondo stravolto e ridipinto in acquarello. Da quel momento ho cominciato a chiedermi, seriamente, come fossero davvero i colori. E come fossero davvero per gli altri, per chi, per intenderci, vedeva e sempre aveva visto bene. Ho cominciato a chiedermi come fosse il mondo là fuori, fuori dai miei occhi, malati e miei. Il prato giallo dei pomeriggi d’estate, il mare verde, bianco, e nero dove diventava più pro-fondo, il cielo viola il pomeriggio. Possibile che tutto questo aveva senso solo per me? Possibile che vivevo in un mondo così cromaticamente diverso da quello degli altri? E la mia pelle, verdina? Chi l’ha mai vista allora? E le promesse rosse di tutta una vita? L’amore bianco che credevo di dare alle mie donne? Tutto diverso? Possibile che tutto sia diverso? Anche questo traffico bluette. Possibile…possibile che, per voi, la chitarra non abbia questo suono bianco? Che l’amicizia non vi tinga, almeno una volta, di blu? È possibile che la realtà, dai vostri occhi, si traduca in una lingua diversa dalla mia? Probabilmente è possibile, sì. È sicuro, direi. È difficile che si altrimenti, in realtà.

Be|Different - numero Due.

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Momozart, 2006acrilico

Labirinto verticale, 1994acrilico

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Momò CalascibettaMomò Calascibetta

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Nei quadri di Momò Calascibetta, artista siciliano dalla lunga esperienza artistica, il sogno subentra ad una realtà amara e beffarda, si mescola con un mondo di disillusi che vivono di illusioni. Si crea così lo scontro, uno scontro tra l’istinto dell’uomo e la sua condizione contem-poranea di uomo lontano dalla natura e dal valore della ragione, dell’armonia, della misura. In “momozart” e “labirinto verticale” è l’atteggiamento spregiudicato e sfrontato, il sovrap-porsi delle sensazioni, degli odori, delle visioni, che fa da padrone al turbine di colori che ci sovrastano e ci liberano da una sorta di peccato, da una specie di ossessione comune.

Con “La piazza delle vergogne di palermo”, la sua ricerca si completa di un ossatura di mes-saggio forte, si fa rappresentante di un sentire sociale, e vengono rappresentati così, tra il grot-tesco e l’immensamente umano, le vergogne della città di Palermo, sospesa tra carnalità, marmo sacro e profano, colori e sensazioni che presagiscono un’apocalisse.

Piazza della vergogna a Palermo, 1986/87acrilico e disegno

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Momò Calascibetta

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Studio per ritratto di uomo, 2006olio su tela

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Carlo Cossignani

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Parlare ancora oggi di figura, senza ricadere nel tecnicismo esasperato e nella dilagante banalità di cui è ormai satura l’immagine contemporanea; oltrepassare la sua superficie ed interferire con essa; disturbarla, per poi volgere lo sguardo a ciò che ne resta, indagare le tracce superstiti di questo processo e da lì ripartire secondo nuove coordinate. Questo è uno degli obiettivi principali del lavoro di Carlo Cossignani. Nato a Porto San Gior-gio nel 1981, si è diplomato nel 2006 all’Accademia di Belle Arti di Bologna, città dove at-tualmente vive e lavora. Oltre alla pittura, dal 2005 è impegnato nella produzione di video sperimentali e d’animazione, costantemente attivo inoltre, come liveperformer nella scena audiovisiva underground in contesti che vanno dal clubbing sino a festival sperimentali di calibro internazionale.

Sex Action Cycle - Study n°2, 2006olio su tela

Studio per ritratto di uomo (R.Z.), 2005olio su tela

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Carlo Cossignani

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I suoi lavori sono tendenzialmente, immagini e disegni, minimalisti. I colori delicati e piatti ricor-dano lo stile dei cartoons e sottolineano l’influenza della pop Art come,ad esempio, quella di David Hokney. Il tema ricorrente è quello di persone, spesso giovani coppie, colte e lasciate sole tra gli attimi della vita di tutti i giorni; ed è mosso dalla curiosità di constatare quale sia la differenza tra ciò che percepiamo come solo ordinario e ciò che invece riteniamo strao-dinario. I suoi lavori sono stati presentati in diverse gallerie tra cui alla Little Paper Airplanes di Los Angeles, Doz Gallery e Wannabee Gallery di Milano, e al momento alla Gallerie Rubens di Bruxelles, e sono pubblicati su cataloghi (Offf Barcellona 07), (Semipermanent Sidney, 2008), (Ink 01 International Illustration Raly 08, Bilbao), magazines (Clam Magazine, Paris New York, Ideafixa Brazil) e websites di tutto il mondo ( Juxtapoz, Paintalicious, Yay! Monday!).

Evening, 2008digital painting

Industrial landscape with young girl, 2008digital painting

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Mario Sughi

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All’apparenza è un vortice, quello con cui Riccardo Angelini cerca di travolgere e confon-dere chi guarda. L’analisi più approfondita del movimento incessante che crea con le sue opere, ci fa scoprire la trovata geniale con cui le stesse sono concepite. Angelini usa frame di immagini televisive per concepire la sua opera in moto; questi frame, ripetuti, corretti e rielaborati prendono le forme che l’artista desidera (a volte antropomorfe, a volte astratte) e danno un senso di sospensione e di sbalordimento, esaltato dagli sfondi neri e dalle luci contraddittorie. I suoi lavori, pur essendo originali e unici rispetto a qualsiasi altra forma di arte digitale, non sembrano voler rappresentare una rottura con la ricerca artistica dell’arte contemporanea. L’artista infatti chiama la sua opera Nuova Fotodinamica Futurista, tracciando, così, un ideale ponte di collegamento tra gli artisti che più di altri hanno esplorato il movimento come nodo e fulcro espressivo (i futuristi), e una nuova concezione di ricerca sul movimento che sfrutta nel migliore dei modi le nuove tecnologie e le nuove tecniche creative.

nuova fotodinamica futurista D6, 2008Fotografia + Digital

nuova fotodinamica futurista p69, 2008Fotografia + Digital14 15

Riccardo Angelini

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nuova fotodinamica futurista D6, 2008Fotografia + Digital

nuova fotodinamica futurista 12, 2006Fotografia + Digital16 17

Riccardo Angelini

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White Spider, 2008fotografia digitale

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Diana Debord

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Sono gli occhi, nei quadri di Martina Corradi, la cifra per analizzare la sua arte. Il realismo con cui propone i suoi ritratti è sospeso tra l’ironia e un’aura tetra e funesta, contrapposizione co-munque incerta e mai evidente, resa molto bene dall’uso di colori pastello, ma non troppo accesi, né eccessivamente piatti. È, però, dagli occhi delle donne che ritrae che passa il vero sentimento di sospensione dell’autrice e dei suoi soggetti. Soggetti che sono figure sen-za tempo, isolate e decontestualizzate da qualsiasi realtà, astratte e emozionali; quindi, in un certo senso, attaccate al mondo reale.Martina Corradi ha 23 anni, ed è della provincia di Modena. È diplomata in grafica e lau-reata in pittura presso l’accademia di belle arti di Bologna. Attualmente lavora come stilista da Gaudì a carpi.

Attesa, 2007olio su tela

Abort, 2007olio su tela20 21

Martina Corradi

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il quadro

Uno schizzo,abbozzato,su carta da spolvero.

Confuso, sanguigno.

In successione,lo sfondo:amaranto;lontanovicino,fino al mio naso,ai miei occhi.

Una boccata di blu cobalto:le mie labbra forzate

[d’un tratto (grossolano)

Poi i contorni:più nitidi. [bianco canarino di titanio, sprofondato nella terra bruciata; appollaiato sulla spoglia sequoia, nel tuo siena naturale, magenta fischietti violetti nella tela.

Verginee forme agli iridi.

Odo le voci soffuse di un canto che grida parole confuse, 2007olio su tela

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Ezio VecchiMartina Corradi

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Mattia Paco (in arte Linguamara) propone una visione postmoderna dell’uomo e dei suoi rap-porti con la natura e il mondo che lo circonda. In questa continua lotta il vincente è ancora e sempre messo in discussione. L’uomo, infatti, sembra rappresentare senza dubbio l’elemento perturbante per qualsiasi senso di pace e liberazione circostante, il padrone assoluto della catena alimentare, ecologica ed economica dell’intero pianeta terra; ma non per questo è rappresentato come vincitore. Il denominatore e il dominato, l’eterna diatriba tra ciò che è umano con ciò che la natura rappresenta oggi, unite ad un senso di smarrimento visionario e ultramoderno, viene supportato con un mix perfetto di tecniche classiche (il disegno a mano libera) unito all’uso di Illustrator, Paintshopro, Sketchup e altri programmi di manipolazione digitale dell’immagine.

Nature New Generation, 2007Mano libera + Illustrator

Mandrillo, 2007Mano libera + Illustrator

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Linguamara

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MyTeletuBBies, 2008Sketchup, Vray, Paintshopro

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Linguamara

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Le opere di Chiara Attorre fondono con una proposta molto personale le nuove tecniche digi-tali con il più classico disegno al tratto. Il suo lavoro di visual designer e illustratrice emerge a volte da questi lavori, che sono ritratti semplici e solo apparentemente freddi, ma che celano, invece, nello sguardo diretto verso lo spettatore, un elemento di forte coinvolgimento fisico e psicologico con ciò che vuole rappresentare. Queste opere fanno parte di una serie che comprende anche illustrazioni vettoriali, fotografia digitale e disegni.

Baby queen, 2006hand made e digital

Every jesus needs a crown, 2008hand made e digital

Lou baby queen, 2006hand made e digital

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Chiara Attorre

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L’esperienza di art director e di grafica traspare sin dal primo sguardo nei lavori di Alessia Callegati. È infatti nella sintesi grafica, nel contrapporsi del bianco e nero delle zebre con i colori di sfondo, che l’autrice cerca di ricreare la contraddizione di uno spirito selvaggio, ma pacifico. L’artista, che ha iniziato da poco la sua avventura con la creazione artistica (dipinge dal 2006), utilizza, insieme ad un approccio moderno al tema, alla rappresentazione, e all’inquadratura (derivata dalla grafica e dall’esperienze di comunicazione visiva), la tec-nica più classica della pittura (olio, acrilici, china, inchiostri) su diversi supporti (tele, plexiglass, carte di riso).

Carezze d’Africa a Taormina, 2007olio e acrilico su tela

Gemelle a confronto, 2008olio e acrilico su tela

Gemelle a confronto, 2008olio e acrilico su tela

Senza Titolo, 2006spray e olio su tela30 31

Ambra ArcangeliAlessia Gallegati

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Percorso ad ostacoli, 2006vernice epossidica, spray e acrilici su parete

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Dem + Tzunami

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È un universo distorto e lontano dalla realtà quello che DEM inventa e crea. Ma è allo stesso tempo un universo che si impone nella realtà di tutti i giorni, che esplora il quotidiano, che lo proietta e lo rielabora in un continuo miscelarsi di passato e futuro, di incubi e sogni postindus-triali, di personaggi onirici e fantastici. Come un narratore di favole urbane, DEM ci propone un suo linguaggio da esplorare e decifrare, che difficilmente lascia indifferente chi guarda, e che miscela con istinto l’ironia, il disagio urbano e un arcaismo surreale e magico. L’artista propone i suoi lavori dipingendo sui muri delle fabbriche abbandonate, perseguendo quindi il cammino di tanti che hanno fatto dell’arte di strada una nuova e aggiornata avanguardia, ma non abbandonandosi a cliché e stereotipi che spesso minano l’integrità della ricerca artistica.DEM ha tenuto una mostra personale alla Oro Gallery di Goteborg, ha partecipato alla mostra Street Art, Sweet Art al PAC di Milano, a Street Lab alla Stazione Termini di Roma e a Nomadaz alla Scion Installation di Los Angeles.

Il ladro di uova, 2004vernice da esterni su parete

Essere Blu, 2006vernice da esterni su parete34 35

Dem Dem + Blyz+ Mr Mondo + Punto

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“Paris Carrousel” e “Gelato Power” sono due sezioni di Promenades de l’imaginaire, progetto fotografico ambientato a Parigi. Gli scatti in analogico rinviano un’immagine di metropoli colorata, con toni decisamente vintage; uno scenario fantasioso in cui si alternano oggetti insoliti e personaggi stravaganti, giochi d’infantile memoria e fantasmi.Si evidenzia con queste opere il personale occhio fotografico dell’artista, che sembra quasi credere e cedere ad occhi chiusi al dettaglio. Il dettaglio, infatti, in queste opere è l’elemento principe che sa sottolineare la poesia delle piccole cose, e che solo la fotografia può imbal-samare nell’attimo eterno in cui la poesia pervade il soggetto.

All’inizio del 2008 espone una serie di fotografie intitolate “Time is a dream” presso “L’Australiano” a Firenze. Si tratta di una serie ritratti incentrati sul tema del tempo reale e immaginario. Di re-cente partecipa a Digiarte 2008 e alla collettiva d’arte contemporanea Break Imagine orga-nizzata a Prato in una corte industriale. Attualmente collabora con la galleria Jacques Levy di Parigi e lavora fra l’Italia e la Francia.

Paris Carrousel, 2008Holga 120 CFN_Fuji Velvia 100_ x-process

Gelato Power, 2008Holga 120 CFN_Fuji Velvia 100_ x-process

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Lucilla Bellini

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Dual mat in the sky, 2006Render 3D (Modo + Cinema 4D)

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Francesco Mai

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Aritsta trenateseienne di milano, Francesco Mai lavora a quelle che lui stesso definisce digital alien sculptures. L’osservazione della natura, delle sue forme dal micro e macrocosmo sono il centro del suo lavoro, “Una ricerca non solo delle strutture(che io immagino e creo)ma an-che nel materiale.Mi piace dar vita a oggetti che non esistono ma che sono ricchi di energia e di forza” - Afferma l’artista - “Una forza che scaturisce da torsioni e aculei che servono a difendersi, mai ad attaccare.Ma la loro difesa è letale, non lascia speranze per l’aggressore. Un po’come alcuni animali che avvertono i potenziali predatori con colori sgargianti. Sicura-mente il mio passato di studioso di Biologia e il mio amore per la fotografia(che tutt’ora eser-cito)hanno avuto una notevole influenza sul risultato finale delle mie opere.Adoro materiali come ruggini e muffe,contrapposti a vetri e materiali translucidi levigati e riflettenti.Si crea un forte equilibrio con queste dualità.” I lavori che ci propone sono tecnicamente dei “rendering”, cioè modelli e ambienti tridimen-sionali sottoposti a simulazione di fisica ottica. Le sue opere sono state esposte nelle gallerie di Stati Uniti, Spagna, Canada, Australia, Ger-mania e Italia.

Alien Rann LW, 2007 - dettaglioRender 3D (Modo + Lightwave 3D)

Alien Rann LW, 2007Render 3D (Modo + Lightwave 3D)

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Francesco Mai

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The end of heroes, 2008Collage digitale

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Giorgia Roversi

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Le illustrazioni che ci propone Giorgia Roversi per questo numero hanno un unico tema por-tante: le contaminazioni che ha portato la tecnologia e il progresso nelle nostre vite. Così nulla è reale e niente è come sembra: le pecore sono rosa, e hanno delle ventole al posto delle natiche, ci sono persino cani e televisori volanti. La televisione, infatti, insieme alla mate-ria plastica e agli eroi effimeri che ci accompagnano ogni giorno attraverso i mass media, si mescolano con sentimenti, emozioni e natura. Tutto si trasforma in un’esplosione visionaria di colori e ambienti fantastici ironici e allo stesso tempo inquietanti. “Oggi la técnica é diventata la forma del mondo, una dottrina nella quale crediamo e affindiamo le nostre abitudini” af-ferma l’artista. E la sua azione non tradisce il suo pensiero. Ora vive e lavora a Barcellona, dove sta cercando di affermare il suo ruolo di “Fantasy Director” (così si definisce), dopo un esperienza di Art Director in una multinazionale di pub-blicità. L’esperienza catalana le ha concesso una possibilitá avendo in mano solo la sua fan-tasia, e le ha permesso di conoscere molti buoni fotografi e i migliori creativi spagnoli. “In italia questo non sarebbe mai potuto succedere” dice lei, e come darle torto?

Hunting Sounds, 2007Collage digitale

My tv-reaction, 2008Collage digitale

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Giorgia Roversi

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Matteo Nazzari

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Il suo passato come disegnatore di poster e artwork per diverse band della scena rock italiana non tradisce i suoi ultimi lavori che ad un certo mondo fanno riferimento e, a volte, rendono omaggio con amore e personalità. La tecnica usata per dar forma alle sue vi-sioni e alla sua poetica “rock” utilizza i più classici materiali (carta, matite, pennarel-li, forbici); solo la colorazione si avvale dell’uso di Photoshop (l’artista dichiara che ne farebbe volentieri a meno), grazie al quale riesce ad ottenere dei colori molto accesi e quasi piatti che fanno oscillare costantemente le sue opere tra visioni onir-iche, suggestioni musicali e ironia del reale. I riferimenti per l’arte di Luca Camilotto sono spesso espliciti, e rimandano sia alla pittura di ogni epoca, e sia alla cultura pop di cin-ema e fumetti.

Dina Eats, 2007disegno a matita e inchiostro, colorato in Photoshop

Bleeding Crow, 2008otografia + disegno a matita e inchiostro, colorato in Photoshop

Re di rocce, 2007disegno a matita e inchiostro

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eeviac

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Ambra Arcangelihttp://maybeproject.wordpress.com

Riccardo Angeliniwww.riccardoangelini.it

Chiara Attorrewww.ctrlzeta.com

Lucilla Belliniwww.autresyeux.net

Momò Calascibettawww.artmomo.com

Diana Debordwww.debored.it

eeviacwww.eeviac.com

Martina Corradi www.myspace.com/marti767

Carlo Cossignaniwww.myspace.com/kerouak

Demwww.flickr.com/photos/dem666

Alessia Gallegati

www.romart.it

Linguamarawww.linguamara.tk

Francesco Maiwww.francescomai.com

Jasmine Masoniwww.lajas.ch

Matteo Nazzariwww.matteonazzari.com

Giorgia Roversiwww.giorgiaroversi.com

Mario Sughiwww.nerosunero.org

Ezio Vecchiwww.lapaglia.it

Partecipa anche tu attivamente e gratuitamente inviandoci le tue opere. Finalmente potrai vedere i tuoi lavori pubblicati, e in mostra davanti a gente realmente interessata !

Scadenza definitiva per l’invio delle opere: 30 settembre 2008

Specifiche per i materiali:Per immagini, disegni e fotografie, si consiglia il formato JPEG. E’ possibile •inviarci prima i file in bassa definizione. Sarà richiesto successivamente, il materiale selezionato in alta risoluzione.Per i testi, si raccomanda il formato DOC o RTF.•

Non è previsto un limite minimo o massimo di inivii.

Accettiamo: fotografie, disegni, arte digitale, computer grafica, street-art, fu-metti, poesie, racconti, aforismi, idee.

Inviate tutto a: [email protected] nome, cognome ed allegando una breve presentazione.

L’illustrazione di Jasmine Masoni è un universo che si apre all’osservatore come un armadio pieno di giochi. Sono sogni e mostri nel cassetto che prendono vita sul foglio, stimolati dalla stessa matita che li crea e da un sentire particolarmente affascinato da tutto ciò che è color-ato, vivace e giocoso. Così prende vita un mondo cromaticamente esplosivo (colorazioni e luci sono create col computer), che rappresenta i mostriciattoli come se fossero i compagni ideali dei nostri incubi e delle nostre fortune. Jasmine Masoni lavora in uno studio di architettura e da un anno e mezzo ha creato un suo piccolo atelier di grafica e illustrazione.

Naturaudace, 2008penna a china, Illustrator e Photoshop

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Appendice degli autori:

Il prossimo numero: “IL BIANCO E IL NERO”

Jasmine Masoni

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GIALLO&CO

L’arte contemporanea ha bisogno di nuove leve. Menti fresche e non compromesse che siano capaci di portare idee e soluzioni innovative, che sappiano far convivere in armonia l’arte, vecchia come l’uomo, con tutto ciò che l’uomo è oggi. Ciò significa riuscire a dare visibilità alle novità che ci propongono gli artisti del nostro tempo, sia per quanto riguarda quelle che noi consideriamo le nuove avanguardie - street-art e digital art – sia per le pro-poste di fotografia, e pure della più classica pittura.Lo spazio vuoto che vedete sopra questa scritta rappresenta il nostro desiderio di portare avanti il progetto Be|Different. La pubblicità, come qualsiasi tipo di donazione alla nostra causa, non dà esclusivamente a noi l’opportunità di migliorare la qualità di ciò che of-friamo, e di perseguire con passione gli obiettivi che ci siamo prefissati. I Vostri sforzi con-creti, infatti, saranno ricambiati col nostro concreto impegno, per far sì che la rivista (e il sito direttamente collegato) abbia la maggiore diffusione possibile, grazie allo sfruttamento del web e delle nuove tecnologie, ma anche all’organizzazione di eventi espositivi che coin-volgano un universo di artisti che ormai si muovono su canali paralleli a quelli del “sistema arte” canonico. Così, il nome Be|Different diventerà presto un segno di riconoscimento per chi crede ad un modo diverso e aggiornato di concepire, diffondere, e fare arte.

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La sfida alla modernità è iniziata col nuovo millennio. È ora che l’arte torni ad essere al passo coi tempi.

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