Anno 95 - Marzo 2014 - Exallievi don Bosco · 2017-09-07 · 2 gennaio-marzo 2014 numero1 N.1...

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N.1 Anno 95 - Marzo 2014 Rivista della Federazione Italiana Exallievi ed Exallieve di Don Bosco

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N. 1Anno 95 - Marzo 2014

Rivista della Federazione Italiana Exallievi ed Exallieve di Don Bosco

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gennaio-marzo 2014 numero12

So m m a r i oN. 1Anno 95 - Marzo 2014

Rivista della Federazione Italiana Exallievi ed Exallieve di Don Bosco

GLI EXALLIEVI NELLA FAMIGLIA SALESIANA - Il movimento degli antichi alunni di Don Bosco sorse spontaneamente per la nota iniziativa di Carlo Gastini a Torino il 24 giugno 1870; la Federazione Italiana Exallievi di Don Bo-sco è sorta nel 1912 su ispirazione di Don Filippo Rinaldi. Don Bosco diceva agli exallievi: «Io vedo Iddio con voi e in voi»; e i suoi successori, Don Rua li chiamò «suoi fratelli»; Don Albera: «gli exallievi sono il più bello e veromonumento di Don Bosco»; Don Rinaldi li definì: «Salesiani nel mondo»; Don Ricaldone: «direttori di una piccola casa salesiana»; Don Ziggiotti: «combattenti in ogni campo del bene con la missione di diffondere lo spirito di Don Bosco nella vita, nella famiglia e nella società»; Don Ricceri definì l'associazione: «nucleo animatore delle altre forze spirituali e apostoliche della Famiglia Salesiana»; Don Viganò: «ogni exallievo si rapporta alla Famiglia Salesiana attraverso la sua associazione» (Lettera agli exallievi del 19/3/1987). L'art. 5 delle attuali «costituzioni salesiane (1984)» dichiara che: «gli exallievi fanno parte della Famiglia Salesiana».

«Cari Exallievi, fate che la gente, domandando chi siete, possa sentirsirispondere stupefatta: è un figlio di Don Bosco» (MB VIII, 166).

editoriale33 Aiutaci don Bosco, ci stanno schiavizzando!

4 Lettera del Presidente Nazionale

la parola a…35 Giuseppe Orlando

notizie dalla federazione37 Documento del Consiglio Nazionale del 1-2 marzo 2014

gex28 Perché fare un Workshop per i Giovani Exallievi?

socio politica19 La priorità del lavoro, oggi

10 Ricordando Attilio Giordani

famiglia ed educazione11 L’educazione, unica vera assente

12 Giovani nel caos:…e i genitori?

pellegrinaggio urna21 Diario di un incontro che ti cambia la vita

23 L’Urna passa all’oratorio di Nizza Monferrato

24 Don Bosco in Valle d’Aosta

dal mondo25 Repubblica Democratica del Congo

RIVISTA DELLA FEDERAZIONE ITALIANAEXALLIEVI ED EXALLIEVE DI DONBOSCO

DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE:00185 ROMA - VIA MARSALA, 42 TEL. E FAX 06/44.68.522 E-mail: [email protected] - [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:Valerio Martorana

REDAZIONE:Giancarlo Colombo, Don Giovanni Russo, Giovanni Capurso

Spedizione in Abbonamento Postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 2 DCB Roma

C.C.P. 45263001 intestato a FEDERAZIONE ITALIANA EXALLIEVI DI DON BOSCO

La Rivista è registrata al n. 11733 del Tribunale di Roma il 15-9-1967

STAMPA: PIRAMIDE Comunication - Roma

La rivista è distribuita GRATUITAMENTE a tutti gli exallievi associati. Si prega comunicare in tempo ognieventuale cambio di indirizzo.

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GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI EXALLIEVI/E: Assicuriamo la massima riservatezza sugli indirizzi cu-stoditi nell’impianto elettronico della Federazione Italiana (come da legge n. 675/96). Li utilizziamo esclusiva-mente per l’invio di notizie dell’Associazione e della presente rivista.

Proprietà ed editore: Associazione Federazione Italiana Exallievi/e Don Bosco

COPERTINA: Foto fornita da Salvatore Barino, docente Ciofs - Fma Pietraperzia (Enna)

Questo numero di «Voci Fraterne» è stato chiuso e stampato in 18.000 copie nel mese di marzo 2014

N. 1Gennaio-Marzo

2014

Don Bosco: vetta di spiritualitàCommento alla Strenna 2014

(a cura di Giovanni Russo)

Don Bosco: una spiritualità inconfondibile.Uno sguardo dʼinsieme alla StrennaGiovanni Russo

LʼEsperienza spirituale di Don BoscoPaolo Fichera

Don Bosco mistico per un laicato salesiano mistico, capace di trattare con il mondoCristina Siccardi

Spiritualità salesiana per gli Exallievi e le ExallieveGiancarlo Colombo

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gennaio-marzo 2014 numero1 3

Ed i t o r i a l e di Valerio MARTORANA

iao Don Bosco, stanno assassinando igiovani, il loro futuro, li stanno schiaviz-zando; le conquiste dei lavoratori degliultimi vent’anni sono andate in fumo, conla scusa della crisi, siamo ritornati al feu-

dalesimo. L’Europa moderna è ritornata ad esseretroppo antica nel “modus operandi”, prima ancoradella rivoluzione industriale inglese. Stanno massa-crando un’intera generazione nel silenzio generale,nell’indifferenza generale, con il dolo e la colpa deinostri padri. Hanno pianificato le menti, il vero co-munismo lo ha realizzato il capitalismo. Che strana èla storia!

E noi exallievi cosa facciamo? Noi che siamousciti dalla scuola di don Bosco, come reagiamo?Quale etica nel posto di lavoro, nella famiglia, nellasocietà portiamo avanti quotidianamente? Sai donBosco, ci hanno fatto sognare una società migliore,ci hanno fatto credere che con la meritocrazia si po-tesse occupare un posto di responsabilità, invece cihanno solo umiliati e schiavizzati! Nessuna salva-guardia del posto di lavoro, regole contrattuali cartastraccia, imprenditori devoti solo al danaro! Tanti fo-gli bianchi volutamente firmati per poi buttare l’uo-mo nel burrone, spremerlo e lasciarlo al suo destinoinesorabile: il suicidio!

Le regole finanziarie (a proposito: ma queste re-gole finanziarie sono state volute da chi?) dettanol’agenda quotidiana e se ne infischiano di tutti queigiovani che si alzano per guardare il sole, formarsiuna famiglia come i propri genito-ri, guardare avanti! le regole fi-nanziarie ci stanno portando allostrozzinaggio, all’annullamentodell’identità di ciascun individuo.

Che male hanno fatto, caro donBosco, i tuoi giovani di oggi? Per-ché la lancetta del tempo sta ritor-nando indietro? Perché i tuoi se-guaci non dicono nulla, perchénon si agisce? Dov’è finita quellamissione dell’essere buoni cristia-

ni e onesti cittadini!. I tuoi giovani li stanno annul-lando a suon di chat e facebook. Sono convinti di sta-re nel mondo ed invece si sono immersi nell’oceanodella solitudine. Non sono più capaci di interagirecon gli altri, di confrontarsi, sanno solo oziare edaizzare!

Tu almeno, caro don Bosco, giravi nei cantieri, ticuravi dei tuoi giovani, cercavi di far dare a loro del-le garanzie, poiché si trattava di essere umani, cioègarantivi la dignità. Ed oggi? Giovani abbandonatial proprio destino, l’unica industria che produce èquella criminale. Si, non quella affaristico-mafiosa,ma quella mentalmente criminale, che assiste alladecimazione di una intera generazione che non halavoro, che non ha certezze, che non ha previdenza,che non ha nulla, a cui è stata lasciata la possibilità,ma solo per poco tempo, di vivere di stenti e di po-chezze, ma di vivere.

Hanno bruciato i loro sogni, caro Don Bosco, laloro voglia di vivere, la loro capacità di cambiare ilmondo. Abbiamo bisogno delle “brigate bianche”, incontrapposizione a quel movimento terroristico usci-to dal sessantotto che furono le brigate rosse. Chi do-vrebbero essere i nuovi brigatisti bianchi? I tuoi se-guaci, coloro che sono usciti dalle tue scuole, cheoggi occupano posti di responsabilità e che non pos-sono e non devono rimanere inermi a questo massa-cro, a questo sterminio della Gioventù.

C’è una nuova e silente Auschwitz che nessuno hail coraggio di denunciare ed agire; c’è una nuova de-

portazione dei cervelli, in modo si-lente, con l’umiliazione, l’asservi-mento e l’assoggettamento al diodanaro. Caro don Bosco, concedi-mi di licenziarmi dai tuoi exallievicon una frase di Georges Berna-nos: “I veri nemici della societànon sono quelli che essa sfrutta otiranneggia, ma quelli che umi-lia”. Cosa aspettate ad agire! Vo-lete essere anche voi responsabilidi omicidio colposo? ■

Aiutaci don Bosco,ci stanno schiavizzando!

Ci hanno fatto sognare una società migliore,

ci hanno fatto credere che con la meritocrazia

si potesse occupare un posto

di responsabilità, invece ci hanno solo umiliati

e schiavizzati!

C

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gennaio-marzo 2014 numero14

Carissimi Exallievi d’Italia, avrei dovuto rivolgere a voi il mio messaggio per questo pri-mo numero di Voci Fraterne del 2014, ma non me la sono sen-tita. Perché “un sogno” l’ho avuto anch’io: scrivere una let-tera a Don Bosco dopo il passaggio della Sua urna per lestrade del mondo, delle nostre Ispettorie, delle nostre Parroc-chie , delle nostre Cattedrali. Vi voglio tranquillizzare: il testo

NON gode della Divina Ispirazione, ma certamente della Umana Riconoscenza.

Carissimo Padre, Maestro ed Amico dei Giovani Don Bosco, noi Exallievi ed Exallieve

della Federazione Italiana, ti esprimiamo tutto il nostro sincero ringraziamento per esserti

reso disponibile, dopo 200 anni dalla tua nascita, a peregrinare per le strade del mondo,

accettando l’invito che l’intuizione del tuo Nono Successore Don Pascual Chávez Villa-

nueva ci ha voluto offrire. Anziché essere noi, certo un poco appesantiti dagli anni, a ve-

nire da Te a Torino, sei stato ancora una volta Tu a venire incontro a noi: nei cortili, nelle

piazze, nelle chiese nelle quali tutti noi viviamo ed operiamo. Vedendoti nell’Urna con un

cenno di sorriso sul volto e, finalmente, rilassato dopo esserti consumato per i tuoi ragaz-

zi, ci siamo ricordati del perché siamo accorsi a venerarTi e pregarTi: Ti dovevamo quel-

lo che noi siamo, cioè grazie ai tuoi salesiani abbiamo imparato un mestiere, una profes-

sione, ma, soprattutto UNO STILE DI VITA. E se anche, talvolta, sembra ce ne dimenti-

chiamo, sappi che in un angolo del nostro cuore fa sempre capolino l’antico e primo amo-

re nato attorno alle colonne, ai selciati dei cortili, ai banchi di scuola. Ma c’è anche un al-

tro grande Dono che ci hai offerto: un futuro pieno di energia educativa accanto ai

tuoi ragazzi di oggi. Certo ! Perché questo tuo peregrinare ha dato senso attuale e vivo al

Tuo (e nostro) essere Padre, Maestro, Amico dei giovani. E qui viene il bello! Stavamo

per tirare, quasi, i remi in barca, quando sei arrivato ancora Tu a dirci: HO ANCORA BI-

SOGNO DI VOI !!!... Allora, abbiamo capito che ci veniva chiesto di “rimboccarci anco-

ra una volta le maniche”… .

I tuoi: “ Gastini Carlo”, “Magone Michele”, “ Besucco Francesco” del XXI° Secolo.

Giancarlo Colombo

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La Pa r o l a a … di Valerio MARTORANA

1. Essere Exallievo cosa significa?

Essere Exallievo di don Bosco si-gnifica vivere e testimoniare con per-severanza l’educazione ricevuta nellapropria adolescenza e gioventù fre-quentando una scuola, un oratorio ouna parrocchia salesiana.

2. Di quante unioni consta la vostraFederazione e quanti tesserati?

La Federazione Ispettoriale Siculain questo momento è composta da 23unioni e registriamo circa 1000 tesse-rati.

3. In che cosa si caratterizza il vo-stro impegno nel territorio in cuioperate?

Il nostro impegno si caratterizzanel cercare di tenere sempre vivo

l’interesse di voler operare per il be-ne di tutti e, specialmente, dei giova-ni, impegnandoci continuamente nel-la ricerca, nella sollecitazione enell’agevolazione di soluzioni condi-vise e percorribili (esempio la nasci-ta dei centri di promozione lavoro, laconduzione laicale di oratori, l’istitu-zione di borse di studio con il 4 permille e tante altre attività che concre-tizzano la presenza laica degli exal-lievi).

4. Gli altri possono dire: “guardate,è un figlio di don Bosco”, in chemodo?

Pur con qualche eccezione, anchesignificativa, spesse volte mi capitadi incontrare e di riconoscere dellepersone che con il loro comporta-mento ed il loro modo di operare,nella scuola, nella famiglia, nel lavo-ro o nel mondo sociale in genere evi-

La parola a… Giuseppe OrlandoPresidente Federazione Ispettoriale Sicula

Sono Giuseppe Orlando, Presidente dellaFederazione Ispettoriale Sicula degli Exallievi diDon Bosco. Sono nato a Gela il 19 Ottobre 1943da genitori che, pur vivendo le difficoltà dellavita che offriva l’attaccamento alla terra, congrande dignità e sobrietà, mi hanno educatotravasandomi i loro veri valori cristiani e sociali,specialmente con la propria semplice ma efficacetestimonianza di vita.Nel Dicembre del 1955 arrivarono a Gela i Sa-lesiani, ed è stata per tutta la popolazione, maspecialmente per i giovani, una vera grazia eduna benedizione del Signore. Anch’io sin dalprimo giorno dell’inaugurazione e per diversianni, senza mancare mai un giorno, fui attrattoda questo richiamo e dal fascino che questa fi-gura di Santo gioioso, Don Bosco, suscitava.Sono stati anni meravigliosi, sia per l’impegnospontaneo ed incondizionato che ho profuso,sia per la grande gioia che mi dava vivere inquell’ambiente. Verso la fine degli anni ‘50 e per tutti gli anni ‘70la mia presenza nell’ambiente si è molto affie-volita, prima per il servizio militare, e poi per laricerca di una sistemazione lavorativa che mipermettesse di crearmi una famiglia.Nel 1974 mi sono sposato con una donna me-ravigliosa che ha avuto e continua ad avere ilgrande pregio di condividere i miei impegni edi sostenermi nei momenti difficili, e di saperaccettare e sopportare con grande serenità epazienza tutti i miei difetti e capricci. Inoltremi ha reso particolarmente felice regalandomitre meravigliose figliole, felicemente sposate,una delle quali mi ha anche donato una bellis-sima nipotina.Agli inizi degli anni ‘80, raggiunta una certa se-renità familiare, insieme ad un vecchio gruppodi exallievi e sollecitati da un salesiano, ci siamoimpegnati a far rinascere l’Unione degli Exallieviche languiva da più di dieci anni. In poco tempo,infatti, l’Unione di Gela si è distinta per disponi-bilità in tante attività, suscitando interesse e par-tecipazione.Nel 2007, con grande umiltà e preoccupazione,ho accettato l’incarico di Presidente Ispettoriale,incoraggiato e sollecitato dal grande amore versoDon Bosco, dalla protezione di Maria Ausiliatrice,dalla certezza di poter avere a fianco personeprofondamente innamorate di Don Bosco e di-sponibili, e dalla voglia di offrire le mie capacitàe il mio impegno a totale servizio dell’Associa-zione e degli Exallievi.

Su questo numero incontriamo il presidente della Federazione ispetto-riale sicula degli exallievi di don Bosco, il prof. Giuseppe Orlando, allaguida dei siciliani dal mese di luglio 2007. Per diversi anni ha ricopertoil ruolo di vicepresidente vicario e di presidente dell’Unione di Gela.

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La Pa r o l a a …

denziano chiaramente la particolareeducazione ricevuta da un ambientesalesiano.

5. Il rapporto con la famiglia sale-siana qual è?

Il rapporto degli exallievi con lafamiglia salesiana, in questi ultimianni, è migliorato grazie alla partico-lare attenzione espressa dal Rettormaggiore e anche dalla forte volontàemersa dai vari gruppi in sede diconsulta ispettoriale. Forse si dovreb-be, invece, cercare di impegnare esollecitare di più i vari gruppi nelleconsulte cittadine e locali, per rag-giungere una comunione e collabora-zione migliore.

6. Con quali colori descriveresti latua Federazione?

Rappresenterei la Federazione si-cula degli exallievi don Bosco condei colori forti e vivaci, perché la ri-tengo piena di un forte spirito di lotta,di conquista, di concretezza, di impe-gno e di vitalità, specialmente tra igiovani, desiderosi sempre di più, diconquistarsi un futuro migliore, anchetra tante difficoltà e sacrifici.

7. Quando avvicini un exallievo, co-sa ti colpisce maggiormente?

Quando incontro un exallievo,specialmente chi è vissuto lontanodalla casa salesiana per qualche tem-po, quello che mi stupisce e mi mera-viglia maggiormente è la grande gio-ia e passione che dimostra questagente nel ricordare questi periodi vis-suti in una casa salesiana e gli inse-gnamenti indelebili che sono rimastiincamerati nel proprio cuore e nelproprio carattere.

8. In che modo, nel vostro agirequotidiano come exallievi, siete te-stimoni credibili e attendibili?

Cercando di essere fedeli esecuto-

ri degli insegnamenti ricevuti, testi-moniandoli con coraggio e volontànella propria vita, in famiglia, nel la-voro, nel proprio impegno sociale edecclesiale, facendo trasparire sempregioia e semplicità.

9. Ai giovani, alle future generazio-ni, come riuscite a farli avvicinarenelle vostre unioni? In che modovengono coinvolti nelle attività?

Pur riconoscendo qualche diffi-coltà, dovuta probabilmente alla di-versità generazionale, ci sforziamo diproporci e di operare accanto ai gio-vani lasciandoli, in ogni caso, liberidi agire secondo le loro attitudini, iloro desideri e le loro tendenze, of-frendo loro, con libertà, la nostraesperienza e la nostra maturità.

10. Qualcosa di particolare che civuoi segnalare e che rappresenta ilfiore all’occhiello dell’attività degliexallievi nella vostra Federazione?

La nostra Federazione si è semprecontraddistinta per il particolare im-pegno nel sociale e più significativa-mente nel cercare di trovare delle so-luzioni utili e vantaggiose per tantigiovani che vivono nel disagio e nel-le difficoltà. Infatti, dopo l’impegna-tiva esperienza della creazione deglisportelli Ce.Pla. (centri di promozio-

ne lavoro), attualmente siamo impe-gnati nel realizzare borse lavoro pergiovani e minori a rischio che vivonoun particolare disagio, oltre alla rea-lizzazione dei corsi base per proget-tazione sociale, ed anche abbiamodato la disponibilità a frequentare esostenere gli incontri previsti dal Visper “l’educazione alla mondialità”per valorizzarne le esperienze nellaprospettiva di realizzarne qualcuno inSicilia.

11. Perché non vergognarsi oggidell’essere exallievo di don Bosco?

Non possiamo assolutamente ver-gognarci di una educazione e di unaesperienza di vita di cui andiamo or-gogliosi e di cui siamo grati al Signo-re, a Don Bosco ed a tanti carissimisalesiani educatori instancabili.

12. Qual è la missione oggi del-l’exallievo nel contesto in cui ope-ra?

La missione dell’exallievo oggi èquella di testimoniare con viva fedel’educazione ricevuta, attraverso ilsuo impegno nel sociale, nella politi-ca, nella chiesa ed in qualsiasi altroimpegno, attivandosi affinchè si rea-lizzino risposte adeguate per i giova-ni, specialmente quelli in difficoltà eper tutta la società. ■

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gennaio-marzo 2014 numero1 7

No t i z i e d a l l a Fe d e r a z i o n e

Il Consiglio Nazionale della Federazione Italiana exal-lievi/e di don Bosco, riunito a Roma nelle date 1/2Marzo 2014, ha elaborato le seguenti proposte ope-

rative emerse dai lavori del consiglio stesso:

A) ASPETTO FORMATIVO. Si ritiene compito prima-rio degli exallievi della Federazione Italiana, nella attua-zione della proposta contenuta nella strenna del R.M. perl’anno in corso, trasformare i valori umani che l’educa-zione salesiana ha da sempre trasmesso, in percorso disantità per tutti gli exallievi, individuando nella spiritua-lità familiare, tanto personale quanto comunitaria, loscopo della testimonianza sul territorio della nostra pre-senza carismatica.Inoltre, questa proposta deve contribuire a far si che le ag-gregazioni periferiche (Unioni-Federazioni Ispettoriali) si as-sumano il compito di offrire questo dono in particolare aigiovani presenti nelle nostre realtà.

B) TESSERAMENTO. La proposta di ottimizzazione delsistema di registrazione delle adesioni alla Federazione Na-zionale deve trovare concreta e immediata disponibilità daparte delle Federazioni Ispettoriali, per garantire l’utilizza-zione dei dati associativi a tutti i livelli, consentendo la sem-plificazione del lavoro di segreteria e la diretta fruibilità deidati degli associati.

C) DISPOSIZIONI GENERALI PER GLI INCONTRIISTITUZIONALI. Il forte senso di appartenenza ed iden-tità che ci contraddistingue trova la sua naturale esplica-zione in una programmazione condivisa, aderente alla realtàe con obiettivi ed iniziative attuabili e verificabili. Il testoproposto della Presidenza rispetta queste caratteristiche manecessita da un lato di essere emendato in alcune parti perantinomie con il Regolamento e dall’altro di essere megliospecificato in alcuni aspetti pratici. Pertanto la PresidenzaNazionale si impegna a far pervenire ai componenti delConsiglio Nazionale il testo integrato ed emendato nel ri-spetto dei principi generali che ne hanno caratterizzato laprima stesura.

D) RILANCIO ASSOCIATIVO. Si individua nella ri-cerca della identità degli exallievi; nella comunicazionedelle progettualità messe in atto da tutte le realtà associativedella Federazione Nazionale; nel “ruolo pubblico” della ri-vista Voci Fraterne; nella partecipazione al sociale, in par-ticolare nei territori di appartenenza, gli elementi costitutividi un nuovo rilancio della adesione alla Associazione.

E) A.P.S. “ALBERTO MARVELLI”. Deve diventare lostrumento di solidarietà e di proposte operative da parte ditutte le Federazioni Ispettoriali per offrire opportunità di la-voro e di sviluppo sociale.

Federazione Italiana exallievi/e Don Bosco

DOCUMENTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE

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rmai da qualche meseavrete avuto occasionedi vedere delle locandi-ne che pubblicizzano ilprogramma del Wor-

kshop dei GEX dal titolo “I coloridel futuro”, che si terrà a Roma nelweek-end del 21-22-23 marzo.

La parola “futuro” accostata a“colori” vuole trasmettere, prima ditutto, un messaggio di speranza, cheora più che mai, in questo periodocosì difficile per noi giovani, deveessere una costante in tutto quelloche ci apprestiamo a mettere in attosia nella nostra vita relazionale che inquella lavorativa.

E’ proprio nei momenti difficiliche emerge la necessità di fermarsi efare un punto della situazione, do-mandarsi chi siamo, cosa stiamo fa-cendo e dove vogliamo arrivare, ecredo che questo Workshop vogliadare una risposta a tutte queste do-mande.

Il giovane exallievo cosa può darealla società del 2014, lacerata da tan-tissime miserie, prima di tutto perso-nali, scaturite dalla mancanza di pro-spettive e di speranza nel futuro?

Impegnarsi nello studio e nel la-voro credo sia la prima e fondamen-tale risposta da dare a chi non ha pro-spettive: solo in questo modo saràpossibile costruire la propria vita dal-le fondamenta e resistere alle insidieche si presentano tutti i giorni.

L’impegno politico, poi, credo siaun altro aspetto che il Gex deve sem-pre tener presente: è facile etichettarela politica come un qualcosa di bece-ro e da non considerare. Se vogliamoche la politica cambi, dobbiamo noi,in prima persona, adoperarci affinchéciò avvenga – a prescindere dal colo-re politico nel quale vogliamo ascri-verci -.

Un giovane che non si interessadella vita dello Stato in cui vive, amio avviso, non si impegna davveroper incarnare il modello di “Onesticittadini e buoni cristiani” che il no-stro Don Bosco ci ha lasciato.

Lo scopo del Workshop non è,poi, esclusivamente quello di ritro-varsi tutti insieme per passare unbel week-end – per carità, cosa sa-crosanta – ma ha soprattutto l’in-tento di formare i GEX in modo darimandarli nei loro territori e porta-re il messaggio di Don Bosco intutti gli ambiti della vita di relazio-ne: familiare, lavorativa, politica esociale.

Nelle Ispettorie e nelle Unioni ilGEX non deve aver paura di con-frontarsi con chi ha qualche anno piùdi lui: qui mi rivolgo ai più anziani, ilGEX deve essere visto come una ri-sorsa da valorizzare e non da utiliz-

zare esclusivamente come “riempisala” in caso di convegni o comecompagnia per qualche cena sporadi-ca in memoria dei vecchi tempi.

Non mi stancherò mai di dire chegli Exallievi di Don Bosco non sonoun’associazione “amarcord”: hannodegli obiettivi precisi, che mirano adoffrire molteplici servizi alla società.

Ed essendo la società in continuaevoluzione, anche gli Exallievi devo-no esserlo.

Un’associazione che rimane chiu-sa in se stessa non ha alcuna prospet-tiva di crescita, deve necessariamenterapportarsi col mondo esterno e for-nire un contributo fattivo nel miglio-rarlo.

La sfida che lancia questo Wor-kshop è appunto quella di cambia-re . I l futuro ormai è già qui , non dobbiamo farci cogliere impre-parati. ■

8 gennaio-marzo 2014 numero18

Ge x

Perché fare un Workshop per i Giovani Exallievi?

O

di Flavia CARUSO

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gennaio-marzo 2014 numero1 9

ell’affrontare questa tema-tica per il numero dellaNostra Rivista sono bencosciente di dover evitaredue grossi rischi: il primo,

quello di illudersi che con un semplicearticolo si possano dare ricette per crea-re posti di lavoro (che non è una “com-petenza” della  Nostra Associazione); ilsecondo, quello di fare della “retorica”completamente fuori posto e luogo inun frangente socio-culturale-politicoquale si sta vivendo da alcuni anni. Ma,nello stesso tempo, sono altrettanto co-sciente che anche NOI, come Associa-zione, dobbiamo dire e dare UNA PA-ROLA di riflessione e di presa di co-scienza a quanti, DA CREDENTI, sononel mondo dell’ imprenditoria e della fi-nanza, per tenere davanti a sé, quale fa-ro verso il quale dirigersi, l’emergenzalavoro, che da troppo tempo dilania irapporti personali e familiari  all’internodella Nostra Società.

La Dottrina Sociale della Chiesa, benesplicitata dal Compendio pubblicato il 2Aprile 2004 dal Pontificio Consiglio del-la Giustizia e della Pace, richiama espli-citamente un principio cardine: LACENTRALITÀ DELLA PERSONA. Irichiami al Vangelo, come pure alla no-stra Costituzione, sono ovvii. La LABO-REM EXERCENS (1981) afferma ilprincipio della priorità del lavoro neiconfronti del capitale sulla base dellaconstatazione che, nel processo stesso diproduzione, il lavoro è sempre una “cau-sa efficiente” primaria, mentre il capita-le, essendo l’insieme dei mezzi di produ-zione, rimane solo uno “strumento” o lacausa strumentale.

Qualunque risorsa “non può servireall’uomo se non mediante il lavoro; il ca-pitale è frutto del patrimonio storico dellavoro”. L’insegnamento successivo diPapa Benedetto XVI (CARITAS IN VE-RITATE) e, ora, di Papa Francesco

(Esortazione Apostolica EVENGELIIGAUDIUM) non fanno altro cheribadire  il lavoro, come atto della perso-

na; come immagine della capacità creati-va-gratuita-del Padre.

È pure un dato obiettivo attuale che iprofondi cambiamenti introdotti daiprocessi della globalizzazione alimenta-no un crescente dibattito non solo suivantaggi e sui benefici che l’integrazio-ne internazionale comporta, ma anchesui problemi e i costi sociali che ne de-rivano. Allora? Credo sia il tempo dicreare una nuova alleanza educativa(sì, proprio educativa!) tra le forze poli-tiche, sociali e culturali del Paese peruno sforzo, che oserei chiamare” profe-tico”, per capire che una finanza ed unaeconomia, seppur a livello globale, nonsono strumenti ”disincarnati” di produ-zione di capitale, ma elementi sociali diproduzione lavoro per un BEN-ESSE-RE di tutti. ■

So c i o Po l i t i c a

La priorità del lavoro, oggi

di Giancarlo COLOMBO

I profondi cambiamentiintrodotti dai processidella globalizzazione

alimentano un crescentedibattito non solo sui

vantaggi e sui beneficiche l’integrazione

internazionalecomporta, ma anche suiproblemi e i costi sociali

che ne derivano.

N

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gennaio-marzo 2014 numero110

Ricordando Attilio Giordani

Non era difficile pensare che Attilio Giordani raggiungessela soglia della santità, se ripensiamo a quanto dettavaDon Bosco sul comportamento per i suoi allievi e al nome

della sua prima società: la Società dell’Allegria.E tutto ciò che riguardava Attilio era permeato da questo spiri-

to: il gioco oratoriano, le scenette teatrali, la preghiera, anche irimproveri erano sempre fondati sulla serenità.

Ora Giordani, un exallievo dell’oratorio S.Agostino di Milano,è stato proclamato Venerabile.

Negli anni in cui ero bambino, per Carnevale l’Oratorio S.Am-brogio organizzava una “sfilata” di ben due-tre carri, tirati da ca-valli, e capitanati da Attilio, che percorrevano le vie adiacenti al-la Stazione Centrale tra lanci di coriandoli e stelle filanti.

Il primo ricordo di Giordani per me fu quello; poi me lo trovai inOratorio, finché partì per il Brasile (era ormai l’anno della mia laurea) dove il Signore lo chia-mò ancora giovane.

Quest’anno Papa Francesco lo ha dichiarato Venerabile, e nella sua Basilica di S.Agostinovi è stata una S.Messa celebrata dal Postulatore per le cause dei santi della Famiglia Salesia-na, Don Pierluigi Cameroni, che ha riepilogato tutta la sua vita: dopo l’avviamento iniziò a la-vorare ed entrò nell’Oratorio S.Agostino (OSA).

Chiamato militare, si rifugiò nel 1944 a Vendrogno (alla celebrazione era presente il Sinda-co di Vendrogno e Giuseppe Maffei, presidente dell’Unione di Vendrogno), quindi si è sposatoed è rientrato all’OSA come educatore, rimanendovi fino alla morte, in Brasile, nel 1972.

Nel frattempo era divenuto Cooperatore, ed era entrato in Azione Cattolica, avendo unparticolare affetto per gli scout: rappresentanti di queste tre associazioni hanno contribuito al-l’animazione della S.Messa.

Proprio oggi, mentre scrivo queste righe, avrebbe compiuto cent’anni!Attilio è stato definito, con felice intuizione, “un laico plasmato dalle mani di Don Bosco”.Per lui i valori della famiglia sono stati importanti, e suo figlio Piergiorgo aveva lasciato uno

scritto in cui descriveva la semplice serenità e allegria che vi si viveva.L’unico aspetto non sottolineato è stato quello dell’exallievo: giovane dell’OSA (ha contri-

buito alla creazione della SocialOSA, la squadra sportiva oratoriana), educato nell’oratoriosalesiano di Milano, ne è divenuto poi educatore. Per questo desidero sottolinearne questoaspetto: perché è mio/nostro convincimento che l’educazione nei valori di Don Bosco serva,e soprattutto, per testimoniarli nella vita, coma ha fatto Attilio.

Credo che le doti di Attilio Giordani debbano essere di stimolo per noi, da una parte percercare di vivere sul suo esempio, dall’altra per perorarne una grazia, fino a farlo divenire (lomeriterebbe) Beato.

Maurizio Bruni

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gennaio-marzo 2014 numero1 11

otrebbe anche essere chela vita abbia qualcosa dientusismante, affasci-nante, unico. Può ancheessere che dei ragazzi se

ne accorgano. Purtroppo è difficile.Ben presto la vita ti illude. Non sipuò fallire e questo comporta la fran-tumazione della vita come storia easpettativa, in cui le scelte sbagliatenon sono considerate parte del viag-gio, ma errori da cancellare, come senon fossero mai esistiti. E allora abbiamo la fuga in mondiparalleli: nella sbronza serale, nellecanne, nelle esperienze ad alto tassodi rischio. Talvolta può capitare chequalcuno faccia sciocchezze dallequali spesso non si può fare marciaindietro.

Allora ci guardiamo intorno, at-tenti, lontani dai soliti occhi superfi-ciali di alcuni addetti ai lavori, e ca-piamo che dappertutto ci si impastala bocca di giovani, di educazione,della qualità delle scelte, ma per laverità nel nostro mondo progredito edigitalizzato forse l’“educazione” èl’unica, vera, grande assente. Che c’èun vuoto fatto da genitori separati(non solo giuridicamente), che nonriescono a frenare i loro impegni la-vorativi, che demandano a baby-sitteri loro doveri.

Sia nelle Istituzioni che nelle fa-miglie sembra regnare uno strano cli-ma di rassegnazione. I ragazzi nontrovano maestri capaci di svegliare lecoscienze, di suscitare in loro la scin-tilla della curiosità e del senso criti-co. La crisi dei ragazzi è la crisi dichi li ha generati. Come in una sortadi Edipo rovesciato spesso sono i pa-dri che uccidono i loro figli, non la-sciano il posto, non sanno tramonta-re, non sanno delegare, non concedo-

no occasioni, non hanno cura dell’av-venire.

Per questo, qualcuno dovrebbespiegarci a scuola in che modo Omero,Dante, Joyce, Platone e Kant c’entra-no con la vita; e soprattutto che nonsono solo la quantificazione dei voti, ibei conticini del professore sul registrodigitale. Diceva don Giussani chel’educazione innanzitutto deve essere«vera, cioè corrispondente all’umano.Educazione, dunque, dell’umano,dell’originale che è in noi, che inognuno si flette in modo diverso, an-che se, sostanzialmente e fondamental-mente, il cuore è sempre lo stesso».

Noi invece, nel frattempo, abbia-mo lasciato che il consumismo met-tesse radici nelle esperienze del desi-derio: ci sta abituando all’idea che lafelicità può essere guadagnata conpoco; è diventata, come dice Bau-man, «la prima vera possibilità di li-berarci della resistenza della realtà».Crediamo di poter colmare i desertidella noia, dell’indifferenza, della so-litudine con la farmacologia della fe-licità, comprando le ultime pillole delbenessere dalle cattedrali del consu-

mo, per noi e per i nostri figli. Bastascegliere il negozio giusto, sceglien-do l’oggetto che salverà la nostra fru-strazione, rispondendo come noi ciaspettiamo, soddisfacendo senza fallole nostre aspettative. Che importa sela nostra capacità di guardare negliocchi il reale si è dimezzata, perchésiamo impegnati a guardare lo smar-tphone che risponde perfettamente al-l’ansia di controllo e al desiderio ditrascendere se stessi? La tecnologiasostituisce egregiamente quel mondoumano, colpevole di essere troppo in-differente ai nostri problemi e ai no-stri desideri.

Intanto la relazione, nella granparte delle famiglie, è latitante.Ognuno guarda per la sua strada, fin-gendo che tutto va bene. Spesso nonc’è più neanche la contestazione, loscontro tra generazioni, come venivachiamata una volta.

I ragazzi, tra l’altro, sanno checercare di andare d’accordo con i ge-nitori non fa parte del loro DNA, ed ègiusto così, non vogliono solo essereascoltati, ma essere resi partecipi.Questo è anche l’insegnamento didon Bosco, quello di mettere in giocoi giovani, farli sentire protagonisti.Aprire un dialogo con i ragazzi senzavolere un accordo, ma rispettandoli eavendone il rispetto, è certamentedifficile, a maggior ragione in unmondo nel quale tutto sembra esseregià pronto.

Ecco perché a scuola servono so-prattutto i grandi classici. Ci sono do-centi che con disincanto abdicano. Ladifficoltà di far amare le cose difficiliscoraggia. Talvolta ci sono colleghiche a un inesperto come me suggeri-scono: “vola basso, fai cose terra-ter-ra”: quest’ultima è la cosa che più mispaventa. ■

P

Fa m i g l i a e d Ed u c a z i o n e

Sia nelle Istituzioni chenelle famiglie sembra

regnare uno stranoclima di rassegnazione.

I ragazzi non trovanomaestri capaci di svegliare le

coscienze, di suscitare in loro la scintilla

della curiosità e del senso critico

L’educazione, unica vera assente

di Giovanni CAPURSO

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gennaio-marzo 2014 numero112

n questo periodo di crisiviene normale porci delleserie domande per cerca-re di capire il perché del-lo sbando dei nostri gio-

vani. Abbiamo spesso pensato allascuola, a molti altre istituzioni e luoghiperò adesso risulta spontaneo puntare ildito sulla famiglia. A questa rimandia-mo molti fatti: giovani che muoionosulla strada dopo l’uscita dalla discote-ca, svariati tentativi di stupro ove nonc’è chiarezza nel rapporto tra carneficee vittima, continui fermi ed arresti perspaccio di sostanze stupefacenti. Queicasi che vediamo in televisione o cheleggiamo sui giornali non sono altroche i fatti più eclatanti e se poi c’è an-che la morte, tutto diventa motivo dimaggior diffusione e curiosità.

Ci sono delle tendenze che si stan-no diffondendo senza che nessuno tentidi metterci un argine. Sempre più tantigiovani, e tra loro molte ragazzine e ra-gazzini minorenni, si trovano nei variluoghi dei nostri centri storici o nelleperiferie a bere, schiamazzare, distrug-gere, vivere una sessualità senza frenoe senza pudore. Tutto questo indipen-dentemente dall’avere o meno un lavo-ro. Certo che la disoccupazione e laprecarietà hanno un’aggravante in que-ste situazioni, però la tendenza alle tra-sgressioni è forte e attira di più di unavita sana e buona.

Sono tutti fatti che, se vogliamo ve-ramente analizzare senza cercare di gi-rarci intorno, rimandano in primo luo-go alle famiglie e ad alcune domandesemplici sulla volontà delle stesse diessere luogo di crescita nel quale si of-frono mete e confini sani e naturali.

Quali regole danno i genitori? Per-ché viene accettato passivamente (oquasi) quanto accade? Quale dialogoc’è tra genitori e figli? C’è la capacitàdi affrontare i problemi mettendosi in-sieme per fare sì che il futuro dei nostriragazzi sia sano e privo di assurdità?

La famiglia, è bene ricordarlo, nonè in crisi solo perché aumentano di-vorzi e separazioni, ma anche perchési stanno perdendo le qualità della “vi-ta adulta”: negli adulti e quindi neigiovani. Negli adulti che restano ado-lescenti, negli adulti che “usano” i fi-gli contro il partner per rivalersi su al-cune pretese o anche solo per fare undispetto all’altra parte cercando dicreargli problemi assurdi e pericolosi.Negli adulti che danno beni materialie non si preoccupano di quelli spiri-tuali. Negli adulti che conservano par-venze di religiosità senza “Vangelo”.Se focalizziamo l’obbiettivo su fami-glie che si dicono cristiane, vediamoche l’attenzione alle funzioni spiritua-li (osservare la parola di Dio, andarealla Messa e molto altro) diventanocose marginali. Come si può seguireuna “cura educativa” se non si pensa atrasmettere cristianamente coraggio esperanza?

Anche nell’ambito scolastico que-sto coraggio e speranza sembrano es-sere sopiti: in seguito ai numerosi ta-gli finanziari eseguiti in questi ultimianni dai vari governi, la scuola ne hasofferto molto. I ragazzi infatti hannovisto che nelle classi il numero deglialunni è quasi raddoppiato e spesso idirigenti scolastici anziché cercare dicambiare questo declino, si sono ras-segnati mestamente. Aggiungiamo an-che che chi ha la responsabilità civiledegli edifici scolastici non alza la vo-ce per far sistemare quegli ambientiprecari che molte volte hanno prodot-to, in seguito a cedimenti strutturali edistaccamento di parti di soffitto,enormi danni fisici (fino purtroppo al-la morte) di molti giovani studenti. Inquesti casi è evidente che i ragazzinon sono spronati ad avere speranza ecoraggio: queste due prerogative simantengono lottando per ottenere ilrisultato che le cose possano cambiarenettamente in meglio.

Per arrivare ad un risultato positivobisogna comunque ripartire da un pun-to fondamentale: un papà, una mamma,un genitore. Chi genera un figlio devecominciare a pensare che metterlosemplicemente al mondo non basta. Epoiché si è in due, bisogna ritrovare unconfronto che aiuti a mettere insiemefermezza e mitezza, contenimento e fi-ducia. È dal “due” (padre e madre) chesi può imparare; discutere non di bana-lità ma del contesto che troveranno i fi-gli in una società sofferente e maltrat-tata. La famiglia, focalizzando le verequestioni a partire dall’amore dei geni-tori verso i figli, ritroverà la propria ve-ra identità ed avrà la forza di migliora-re tutto ciò che la circonda, a partiredalla società civile: non dimentichiamoche i ragazzi di oggi sono i cittadini didomani in ogni campo di azione, sia la-vorativo sia politico sia finanziario, atutti i livelli

La famiglia quindi è “l’anima delmondo” e per ottenere risultati noncredo sia sufficiente fare i gruppi difamiglie e confrontarsi semplicementesulle varie tematiche attinenti i pro-blemi dei nostri ragazzi senza metteresul tavolo proposte concrete di azione:non bastano gli associazionismi, an-che se sono tutte cose buone, però co-sì isolati rischiano di mancare di radi-ci e di orizzonti. Quello che è essen-ziale ed indispensabile, dopo le variediscussioni e i molteplici confronti, èpassare all’azione, attuare il più possi-bile i rimedi che insieme reputiamogiusti e doverosi e che naturalmentedevono essere sempre concordi conquanto ci insegna il cristianesimo.Questo è il modo migliore per far cre-scere, secondo il ripetuto auspicio diPapa Francesco, una nuova generazio-ne di cristiani che anche quando si im-pegnano in politica hanno una partico-lare caratteristica (che oggi sembramolto sopita): onestà ed effettiva ri-cerca del bene comune! ■

Giovani nel caos:…e i genitori?

di Carlo CARLOTTO

I

Fa m i g l i a e d Ed u c a z i o n e

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Don Bosco: vetta di spiritualitàCommento alla Strenna 2014

(a cura di Giovanni Russo)

Don Bosco: una spiritualità inconfondibile. Uno sguardo d’insieme alla Strenna Giovanni Russo

L’ Esperienza spirituale di Don BoscoPaolo Fichera

Don Bosco mistico per un laicato salesiano mistico, capace di trattarecon il mondoCristina Siccardi

Spiritualità salesiana per gli Exallievi e le ExallieveGiancarlo Colombo

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La preparazione al Bicentenario della nascita di Don Boscosi sta rivelando come una grande esperienza di fede, che cicoinvolge in modo profondo nell’adesione a Cristo e nel

desiderio di santità. Il Rettor Maggiore nei primi due anni ci haaperto agli orizzonti della conoscenza e imitazione di Don Bosco(I anno) e del dono del Vangelo della gioia attraverso la pedagogiadella bontà (II anno). Ora siamo chiamati a conformarci alle suevette spirituali e alla sua santità: «Vi invito, cari membri della Fa-miglia Salesiana, ad attingere alle sorgenti della spiritualità di DonBosco, ossia alla sua carità educativa e pastorale. Essa ha il suomodello in Cristo Buon Pastore; essa trova la sua preghiera e ilsuo programma di vita nel motto di Don Bosco Da mihi animas,cetera tolle. Seguendo questo cammino di approfondimento, po-tremo scoprire un “Don Bosco mistico”, la cui esperienza spiri-tuale sta a fondamento del nostro modo di vivere oggi laspiritualità salesiana, nella diversità delle vocazioni che a lui siispirano; e potremo noi stessi fare una forte esperienza spiritualesalesiana» (Strenna, Introd.).

Don Bosco pur essendo uno scrittore molto prolifico, non èritenuto un «autore spirituale», nel senso stretto del termine, nelsenso di autori come S. Teresa d’Ávila, S. Giovanni della Croce,S. Teresa di Lisieux, S. Ignazio di Loyola, S. Francesco di Sales.Ma è stato un grande educatore cristiano, fondatore di famigliedi consacrati e di consacrate, uomo di profonda vita interiore evera guida spirituale. Lo dimostra la vasta e vivace fioritura disantità salesiana nel tempo. Per questo può essere consideratoun «maestro di vita spirituale» nel senso specifico della parola:per la sua fecondissima azione di formatore di santi, di direttorespirituale di comunità e di singoli, di fondatore di congregazioni,che si configura come una feconda scuola di santità cristiana,dal tratto inconfondibile, che accentua la bellezza e l’entusiasmodell’adesione a Cristo, una profonda devozione mariana, ungrande equilibrio tra volontà umana e grazia, che vede la santitàcome un cammino per tutti, anche per i piccoli, i ragazzi, agliultimi e che unifica la vita di preghiera e la vita attiva (Aldo Gi-raudo).

La gloria di Dio e la salvezza delle anime è la radice profondadella sua vita interiore, del suo dialogo con Dio, del suo impegnoapostolico. «Non ci sono dubbi che in Don Bosco la santità rifulgenelle sue opere, ma è certamente vero che le opere sono soloun’espressione della sua fede» (Strenna, 1.2). La sua è una unionecon Dio, reale e non solo psicologica, a cui sono invitati i giovanie tutti i suoi figli: «Unione con Dio è vivere la propria vita in Dioe alla sua presenza; è vita divina che è in noi per partecipazione;è esercizio della fede, speranza e carità. Don Bosco è sempre statofedele alla sua missione di carità effettiva: là dove un misticismodisincarnato avrebbe rischiato di tagliare i ponti con la realtà, lafede lo ha obbligato a restare in trincea» (Ibid.).

Una unione con Dio che si esprime nello spirito di pietà au-tentica. Don Bosco non ha lasciato particolari formule di pietà.È un uomo pratico e realista, ciò che gli premeva era che si con-

sacrasse tutta la vita a Dio e all’impegno cristiano, santificandoil lavoro e offrendolo a Dio, mentre la preghiera elevava l’animaa Dio, avendo una sorta di funzione ascetica. Ecco la testimo-nianza di un ex allievo, di quarantacinque anni, militare a Fi-renze e insegnante nell’esercito: «Amato mio Don Bosco,sembra che abbia ragione lagnarsi di me, sì, ma creda pure chesempre lo amai, lo amerò: io in lei trovo ogni conforto e ammirole sue gesta da lontano; né parlai, né permisi sentire di lei parlaremale; sempre lo difesi. Vedo in lei che volgerebbe l’anima miaad ogni verso; restai confuso, estatico, elettrizzato nei suoi ra-gionamenti; furono forti e sentiti: mise in me uno sconcerto emi rese a tal punto da restare abbagliato nel vedere che sempremi ama svisceratamente, sì, o caro Don Bosco. Credo la comu-nione dei Santi […]. Nessuno più di lei sa e conosce il cuoremio e potrà decidere. Conchiudo perciò, mi consigli, mi ami, miperdoni e mi raccomandi a Dio, a Gesù, a Maria SS.ma... Lemando un bacio di cuore e le fo professione di fede che le vogliobene...» (cit. nella Strenna, 1.2)

Tutto l’impegno della nostra vita spirituale consiste nel rav-vivare la carità pastorale: «La parola pastorale sta ad indicareuna forma specifica di carità; essa richiama subito alla mente lafigura di Gesù Buon Pastore. L’elemento tipico della carità pa-storale è l’annuncio del Vangelo, l’educazione alla fede, la for-mazione della comunità cristiana, la lievitazione evangelicadell’ambiente» (2.2). Come diceva Don Paolo Albera: «Il con-cetto animatore di tutta la sua vita era di lavorare per le animefino alla totale immolazione di se stesso... Salvare le anime... fu,si può dire, l’unica ragione del suo esistere».

La spiritualità di Don Bosco è una spiritualità per tutte le vo-cazioni. Il Rettor Maggiore ci esorta alla vigilanza, perché la no-stra spiritualità corre il rischio di vanificarsi, perché i tempi sonocambiati e perché talvolta noi la viviamo superficialmente. Perattualizzarla dobbiamo ripartire da Don Bosco, dalla sua espe-rienza spirituale e dal suo sistema preventivo. Il Sistema Preven-tivo è una espressione e traduzione concreta di questa spiritualitàcomune. «Essendo poi diventati maggiormente consapevoli chenon vi può essere pastorale giovanile senza pastorale familiare,ci stiamo interrogando su quale spiritualità familiare salesianaelaborare e proporre. Ci sono esperienze di famiglie che si ispi-rano a Don Bosco. Qui il cammino è ancora agli inizi, ma è unastrada che ci aiuta a sviluppare la nostra missione popolare, oltreche giovanile. Occorre promuovere la pastorale familiare e quindicondividere esperienze spirituali con le famiglie, con le coppie,con la preparazione dei giovani alla famiglia» (3.4).

La spiritualità laicale salesiana caratterizza la personalità del-l’exallievo e dell’exallieva, che si sono formati alla scuola d’ec-cellenza di San Giovanni Bosco. Vogliamo crescere nellaspiritualità e, attraverso le nostre Unioni locali, vogliamo renderevisibile la testimonianza profetica di buoni cristiani e onesti cit-tadini.

* Delegato Nazionale degli Exallievi e delle Exallieve di Don Bosco.

II

DON BOSCO: UNA SPIRITUALITÀ INCONFONDIBILE

Uno sguardo d’insieme alla StrennaGiovanni Russo*

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«Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padrici hanno raccontato non lo terremo nascosto» (Sal78,3). Il Bicentenario della nascita di Don Bosco è

l’occasione di fare memoria dell’opera che Dio ha compiuto permezzo del Santo dei giovani e nostro Padre. La Strenna del Ret-tor Maggiore di quest’anno ci consente di andare oltre il sempli-ce aspetto celebrativo che mette in evidenza elementi soltantoesteriori, e invita a cogliere la radice della vicenda spirituale delnostro Padre. Essa, ci viene ricordato, non emerge da scritti chedescrivono in forma esplicita un profilo spirituale, ma va coltaindirettamente attraverso un’attenta opera di rilettura della vi-cenda del nostro Santo, già realizzata in passato da salesiani co-me Don Ceria, in tempi più recenti da diversi scritti alcuni deiquali anche notevoli.

Don Bosco orienta la sua vita anzitutto verso un ideale didedizione senza limiti per la salvezza delle anime. Il Da mihianimas, cetera tolle costituisce l’orizzonte spirituale di un’esi-stenza che, tra diverse prove e travagli, ha di mira la sequela delSignore Gesù per il servizio dei fratelli. Ogni sequela ha una

sua fisionomia precisa, marcata dalla diversità di carismi che ilSignore dona alla Chiesa e che caratterizzano i Fondatori.L’identità donata dal Signore a Don Bosco è quella del pastore,ad imitazione del Pastore grande delle pecore (cfr. Eb 13,17-20)che si prende cura del gregge dei credenti. In modo particolaretale cura si volge alle pecore più fragili, deboli, smarrite: DonBosco vive e opera in un’epoca che non era molto consapevoledi quanta importanza avesse l’educazione della gioventù nell’ir-ruzione di una modernità che faceva vittime specie tra i giovanipiù esposti a pericoli provenienti da forme di disadattamentosocio-economico, in un contesto in fondo non tanto dissimiledal nostro.

Ha scritto Don Brocardo: «La teologia mistica insegna aquali altezze la grazia della contemplazione infusa conduca igrandi santi e quale intensità possa raggiungere il gusto dell’in-timità con Dio. Don Bosco farà di tutto perché anche i giovaniarrivino a fare questa esperienza, non nel senso della contem-plazione infusa, ma nel senso che proviene […] da un’intensavita interiore» (P. BROCARDO, Maturare in dialogo fraterno,

III

L’ESPERIENZA SPIRITUALE DI DON BOSCO

Paolo Fichera*

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LAS, Roma 1999, 40). In Don Bosco tale vita interiore caratte-rizzata da grande intensità emerge da innumerevoli testimonian-ze le quali attestano, ad esempio, che dedicava larga parte deitempi destinati al riposo alla preghiera, oltre che allo studio ealla stesura di testi per l’edificazione del popolo e della gioven-tù. Di lui si può dire che mise in pratica al massimo grado ildetto di San Tommaso: Contemplata aliis tradere, trasmettereagli altri quanto si è contemplato. Pur non essendo un autore dispiritualità in senso stretto, egli è stato comunque maestro dipreghiera per i giovani e per chi lo ha conosciuto, costruendo aValdocco un ambiente intriso di pietà cristiana autentica, senzaartificiosità, solida, che si respirava come l’aria senza indurreun senso di pesantezza. La regola di vita dei Salesiani indica al-cune caratteristiche della vita di preghiera che Don Bosco ha in-dicato ai suoi figli: riguarda i consacrati, ma vale per tutti. Essaè umile, fiduciosa, apostolica, ossia consapevole dell’amore diDio che provvede ai suoi figli (come aveva appreso sin da fan-

ciullo grazie a mamma Margherita) eche invia i suoi discepoli ai fratelli piùpiccoli per annunziare il lieto messag-gio della paternità di Dio. Il senso ditale paternità riempie tutta la vicendaspirituale di Don Bosco e, in un’epocadi assenza dei padri, il suo esempio divita interiore caratterizzata dal sentirsifiglio affidato a un Padre buono e cu-stodito dalla Madre celeste per esserepadre nella fede, diviene «punto di lu-ce» nei tempi d’oggi.

L’esempio di unione con Dio cheDon Bosco ci ha lasciato è di una pre-ghiera semplice e profonda. Egli ri-fugge da forme esteriori straordinarie,affettate, educa i suoi giovani a vivere«ordinariamente», nel quotidiano esenza eccezionalità, la loro relazionecol Signore. Sono significative, a talproposito, le indicazioni che troviamonelle biografie dei tre giovani. Maquesto non è indice di superficialità,tutt’altro: Don Bosco è stato maestrodi una santità vera, lo attesta la stessaChiesa che ha proclamato santo lui ediversi suoi discepoli, a partire pro-prio dal Savio. L’esperienza salesianaè una scuola di santità, e tutto questo èpossibile proprio a partire dalla santitàdi Don Bosco, dalla sua vita interiore:«Dai frutti li riconoscerete».

Scriveva Don Castano nell’occa-sione del Centenario della morte diDon Bosco: «Per capire interamenteDon Bosco […] è indispensabile par-tire dalla sua santità, che è il massimovalore da lui raggiunto come cristianoe sacerdote. Tutto il resto nella sua vi-ta e nella multiforme e straordinariaattività è secondario. Vi può essere ilrischio di vederlo parzialmente, e dinon scoprire la base nascosta e il fon-damento sicuro della sua grandezza e

della sua vera identità» (L. CASTANO, Santità di Don Bosco,Borla, Roma 1988, 13). Il Bicentenario è l’occasione per cono-scere tale dimensione fondamentale della personalità di DonBosco. Ricorda il Rettor Maggiore nella Strenna: «Conoscere lavita di Don Bosco e la sua pedagogia non significa ancora com-prendere il segreto più profondo e la ragione ultima della suasorprendente attività. […] Alla base di tutto, quale sorgente del-la fecondità della sua azione e della sua attualità, c’è qualchecosa che spesso sfugge anche a noi, suoi figli e figlie: la profon-da vita interiore, quella che si potrebbe chiamare la sua “fami-liarità” con Dio». Scoprire la fonte di tale familiarità permette anoi di essere più «familiari» con il Signore per essere degni figlidi Don Bosco, non soltanto a parole, ma con una vita autentica-mente cristiana perché santa.

* Professore di Filosofia Contemporanea e Dottrina Sociale della Chie-sa, Istituto Teologico “S. Tommaso”, Messina.

IV

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La vicenda terrena di San Giovanni Bosco è stata continua-mente intrecciata alla dimensione soprannaturale. Eglivisse sempre di «sogni» (il suo primo biografo, Don Gio-

vanni Battista Lemoyne SDB, ritiene che il fondatore dei Sale-siani li definisse così per umiltà, ma che in realtà fossero vere eproprie visioni), cioè fu continuamente visitato dal Divino perguidarlo, sostenerlo, consolarlo. Risulta evidente che l’esistenzadi Don Bosco, Sacerdote in tutto e per tutto, fu di carattere pret-tamente mistico seppure ampiamente impegnato su fronti attivi.La sua vita diventa perciò vivido esempio di perfetto connubiofra vita attiva e vita contemplativa poiché, quando il Santo pie-montese operava, allo stesso tempo pregava, e tutto quello chefece era continuamente indirizzato alla maggior Gloria di Dio ealla salvezza delle anime.

Tali erano le altezze spirituali nel compiere ogni cosa cheil carattere di «misticità» traspariva a coloro che lo incontra-vano ed era in grado di trasmettere la bellezza e la verità dellaFede con la sua parola e la sua insostituibile presenza paterna.Anche i laici erano rapiti, spesso e volentieri, dalla sua santitàdi stampo mistico. Il vero obiettivo per un buon pedagogo cat-tolico, secondo Don Bosco, non era semplicemente la realiz-zazione scolastica e professionale della persona, ma il Paradi-so. Sovente ripeteva ai suoi ragazzi: «Che piacere quando sa-remo tutti in paradiso! Siate solamente buoni, e non temete! –E che! Credete voi che il Signore abbia creato il paradiso perlasciarlo vuoto? Ma ricordatevi che il paradiso costa sacrifici.– Sì! Sì! Ci salveremo mediante la grazia di Dio ed il suo aiu-to, che non mancano mai, e la nostra buona volontà. […]Nell’udire anche una sola di queste sue parole i giovani si sen-tivano oltremodo incoraggiati a farsi buoni e virtuosi per gua-dagnarsi il regno celeste.

Se qualcuno gli domandava: “Ed io mi salverò?”. Risponde-va: “Voglio vedere che tu andassi all’inferno! Voglio che siamosempre insieme in paradiso! Fa quello che puoi e confida nellamisericordia di Dio che è infinita! Tenetevi pur sicuri dell’eter-na salute, purché corrispondiate alle grazie che Dio ci fa conti-nuamente».

L’Oratorio dei Salesiani venne fondato l’8 dicembre, festadell’Immacolata, del 1841 quando il sedicenne Bartolomeo Ga-relli, giunto da Asti, orfano, analfabeta, povero e indifeso, fu ilprimo ad essere istruito da Don Bosco. Egli incarna il prototipodi tutti i giovani, di tutte le famiglie e dei popoli che il Santo haevangelizzato. Lo scopo per cui Don Bosco diede vita all’Ora-torio era essenzialmente di carattere religioso e comprendentetutta la persona: anima e corpo; tutto ciò (e molto) che di mate-riale faceva era unicamente strumento. Questa la reale intenzio-ne dell’autentico amore cristiano (questo l’amore di Cristo), os-sia volere il bene delle persone che si amano, e l’unico vero be-ne, per ciascun uomo, è quello di vivere eternamente nella bea-titudine di Dio Padre. L’immensa opera educativa che egli eres-se, fidando soltanto nella Provvidenza, fu il mezzo per migliaia

e migliaia di persone di divenire «onesti cittadini e buoni cri-stiani», come affermava Don Bosco stesso.

Il fondatore dei Salesiani insegnava, prima di tutto, a trattarecon il mondo senza farsi schiavi del mondo, ed è proprio questalibertà che respiravano e vissero in pienezza i suoi giovani, iquali, attraverso gli occhi e le parole di questo impareggiabile eamabile padre, compresero davvero il significato di che cosa siaParadiso, Purgatorio ed Inferno. Questo, in definitiva, sono imistici: coloro che, vivendo contemporaneamente la dimensio-ne terrena e quella celeste perché uniti in Dio, trasmettono aglialtri le bellezze e gli incanti del Signore, di cui essi sono parte-cipi e testimoni.

V

DON BOSCO MISTICO PER UN LAICATO SALESIANO MISTICO, CAPACE DI TRATTARE CON IL MONDO

Cristina Siccardi*

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Le rinunce e i sacrifici ai quali andò incontro san GiovanniBosco erano il prezzo da pagare per le anime dei suoi ragazzi,che avrebbe voluto salvare una ad una; d’altro canto essi per-cepivano vividamente l’immenso amore che questo straordina-rio Padre e Maestro nutriva nei loro confronti. Il suo esempioera contagioso e veniva seguito in gradi di perfezione diversa,molti giovani, poi, s’incamminarono sulla strada della voca-zione sacerdotale. Al suo Seminario vennero formati non solostuoli di Salesiani, ma anche migliaia e migliaia di sacerdotidiocesani.

La legge che imperava nell’Oratorio era quella che indica-

va nei doveri e nei sacrifici la vera realizzazione dell’indivi-duo, perché soltanto da questi possono scaturire i giusti diritti,giusti secondo le regole del Creatore e, dunque, giusti per lacreatura. Pertanto Don Bosco era amabile nella sua estensionepaterna, ma fermissimo nei principi e nella dottrina cattolica.Normale, quindi, era per lui il considerare che il bene di unapersona non risiede nel fuggire il dolore (la Croce) e nel ricer-care il piacere (vizi) del mondo, ma nell’adempiere (virtù) atutto ciò che la può condurre alla realizzazione della sua natu-ra secondo i piani e la volontà di Dio. Ecco che chiunque, perevitare a qualcuno una sofferenza terrena, lo distolga dalla sua

missione e dalla volontà celeste,egli non lo ama, anzi diventa scan-dalo, inciampo ed impedimentoalla via del Cielo a cui ogni perso-na è destinata, grazie all’Incarna-zione del Salvatore.

I migliori amici, secondo DonBosco – e San Domenico Savio loprese alla lettera – erano Gesù,Maria Santissima e l’Angelo Cu-stode:

«Ricordati che hai un Angeloper compagno, custode, ed amico.– Se vuoi piacere a Gesù e a Ma-ria obbedisci alle ispirazioni deltuo Angelo Custode. – Invoca iltuo Angelo nelle tentazioni. Essoha più desiderio di aiutarti che tustesso di essere aiutato da lui. –Fatti coraggio e prega: anche ilTuo Angelo Custode prega per te esarai esaudito. – Non ascoltare ildemonio e non temerlo, esso tre-ma e fugge al cospetto del tuo An-gelo. – Prega il tuo Angelo che tivenga a consolare ed assistere inpunto di morte». Questo è il carat-teristico modo di esprimersi deimistici: la loro Fede è così traspa-rente e manifesta che il loro lin-guaggio si fa Innocenza, quella ingrado di vedere Dio e di annun-ciarLo con gli occhi, le parole, igesti. Don Bosco comunicò tuttala sua vita il desiderio del Paradi-so e per tutti, giovani e meno gio-vani, divenne un ponte privilegia-to per nobilitare le cose della terra,dando ad esse il sapore del Cielo.Usava dire: «Tutto passa: ciò chenon è eterno è niente!».

* Storico, specializzata in biografie. Èautrice di Don Bosco mistico, Ed. LaFontana di Siloe 2013. Ha scritto perLa Stampa, Avvenire, L’OsservatoreRomano. È membro delle AccademiePaestum, Costantiniana, Ferdinandea,Archeologica italiana, Bonifaciana.

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La Strenna 2014 del Rettor Maggiore Don Pascual Chavezindica chiaramente, anche per noi exallievi ed exallieve,«di camminare nella santità secondo la nostra specifica

vocazione». Certo, perché quando si parla di spiritualità, cioè diformazione interiore e di vissuto della fede ricevuta, il terminenon è da intendersi in modo generico ma riferito alla situazioneconcreta nella quale ciascuno di noi vive. E noi, exallievi edexallieve, viviamo in un contesto di spiritualità coniugale e fa-miliare. Che, a mio parere e rileggendola alla luce dell’insegna-mento di Don Bosco, deve avere le caratteristiche della «popo-larità» e, insieme, della «laicalità». La sfida della popolarità ladobbiamo raccogliere nel senso di riuscire a proporre a tutte lefamiglie cristiane che intendono vivere il senso profondo delmatrimonio, i grandi valori della vita coniugale. Perchè è a tuttiche sono offerti i doni e le grazie del Sacramento: amarsi since-

ramente e intensamente; aprirsi alla vita; ringraziare il Signorenegli ambiti delle nostre famiglie; rispettarsi e perdonarsi reci-procamente. Quanto alla «laicalità», ritengo che essa vada indi-viduata in una più matura consapevolezza del nostro impegnonel mondo, attraverso la crescita e la diffusione di autentici va-lori umani, che devono caratterizzare le famiglie dei credenti.Queste due caratteristiche, vissute in simbiosi, hanno l’opportu-nità di aiutarci a meglio riconsiderare l’unico e grande messag-gio cristiano e la proposta di vivere le Beatitudini alla luce dellaspecificità dei nostri stati di vita.

Ritengo di fondamentale importanza, considerando proprioil «Da mihi animas, cetera tolle» di Don Bosco, riprendere unalettura delle beatitudini evangeliche in «ottica familiare», Ecioè: come vivere la «castità» nell’esercizio sereno e gioiosodella sessualità? Come praticare la «mitezza» di cuore nelle ten-

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SPIRITUALITÀ SALESIANA PER GLI EXALLIEVI E LE EXALLIEVE

Giancarlo Colombo*

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sioni che scuotono il rapporto di coppia e le relazioni tra genito-ri e figli? Quali stili di «povertà» praticare nella attuale tensionedialettica fra l’apertura ai bisogni degli al-tri e i doveri nei confronti della comunitàfamiliare? Che cosa significa per le nostrefamiglie farsi operatrici di «pace»? Riten-go convintamente che rileggere le beatitu-dini e i «consigli evangelici» in forma ti-picamente familiare sia un passaggio ine-ludibile di una spiritualità di coppia capa-ce di misurarsi con i problemi del propriotempo. La Strenna del Rettor Maggiore ciindica proprio questo cammino che, allaluce degli insegnamenti lasciati dal nostroPadre e Maestro Don Bosco, deve diven-tare, per noi exallievi ed exallieve, la ri-cerca dello stile di vita che mette al centrola persona , nella sua essenzialità e nellasua valorialità. Tutto il resto, bisogni e de-sideri, possono diventare una naturaleconseguenza di una scelta prioritaria che èl’Amore reciproco vissuto giorno pergiorno, nella certezza che la grazia del Sa-cramento non ci lascia a noi stessi ma ci sostiene sempre e «in-sieme».

Ma c’è anche un altro punto che reputo costitutivo del cam-mino del quale stiamo parlando. Il detto «Nemo dat quod non

habet» ci spinge a ricercare il vero sensodella nostra testimonianza in un costanteabbeverarci a quelle fonti che il Signore ciha offerto nella Pentecoste: la Parola diDio e la Preghiera.

Non siamo delle batterie inesauribili.Siamo persone che hanno le proprie de-bolezze e limiti. Allora il confronto conla Parola di Dio ascoltata e meditata nellaEucarestia, è quanto ci permette di «an-dare oltre» il nostro spazio ed il nostroessere singolare per tuffarci nella realtàmistica della Comunità e della Famiglia.Don Bosco ci ha indicato la strada; i suoiSuccessori ci hanno indicato e tuttora cistanno indicando i «lampioni» sotto iquali sostare per rigenerare le nostre for-ze interiori.

«Da mihi animas,cetera tolle». Grazie Don Bosco. E grazie anche a te,Don Pascual.

* Presidente Nazionale degli Exallievi e delle Exallieve di Don Bosco.

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Domenica 1° dicembre 2013

Finalmente arriva don Bosco!!!

Sì, finalmente! Finalmente perchéè dal 2009 che quest’urna sta facen-do il giro del mondo in preparazionedel bicentenario della nascita del no-stro amato padre, maestro ed amicodei giovani… Perché finalmente siavvera la visita che mi è stata prean-nunciata quasi un anno fa… Final-mente perché il desiderio e la curio-sità di vivere in prima persona i rac-conti degli amici exallievi che hannogià vissuto questo pellegrinaggio delSanto (e la marea di gente che hapartecipato e la scia di entusiasmoche il suo passaggio ha lasciato) inCroazia, Slovacchia, Spagna ed Ame-rica Latina mi ha portato ad attende-re questo momento con emozione…tanto che, vivendo tra Padova e Me-stre, sto seguendo l’urna con i mezzitecnologici (internet, facebook, don-boscoland…) ma anche vivendo iostessa per alcuni giorni il pellegri-naggio spostandomi tra Padova eMestre, lavoro permettendo,…

Mi colpisce pensare che un mesefa, il 27 ottobre 2013, ero in Cile do-ve Don Bosco ha iniziato il giro delmondo nel 2009 e non è un giro delmondo figurato!: l’urna ha visitato lecase salesiane dall’America Latinaall’Asia ed ora è qui con noi in Trive-neto, a Mestre, al San Marco: final-mente cantare ‘Don Bosco ritorna…’diventa realtà… Mi immagino voltisorridenti, lacrime di gioia, bandieree case in festa… sarà un giorno chenon si dimenticherà facilmente! Edincontrare don Bosco era così anche

per i suoi giovani, per i suoi ragaz-zi… che facevano a gara per le sueattenzioni dicendo ‘IO sono il prefe-rito di don Bosco!’. E così sarà perognuno di noi perché don Bosco vie-ne tra noi e incontra ognuno di noi:le nostre attese, le nostre preghiere,le nostre difficoltà di ogni giorno! Econ la sua venuta ci ricorda che, an-che oggi, come sempre lui stesso di-ceva ai suoi ragazzi, ci attende in Pa-radiso!

Don Bosco che abbraccia il mon-do e che accoglie ciascuno, con ilsorriso e la serenità che, anche inquesta sua immagine distesa che lateca di vetro ci restituisce, ci rag-giunge e ci tocca nel profondo! E ciinsegna anche che siamo CHIESAperché il passaggio di don Bosco nonè solo una festa per noi Famiglia Sa-lesiana, diretti ‘discendenti’ del San-to dei Giovani, ma della chiesa inte-ra!!! Lo dimostrano le attenzioni deinostri vescovi, che hanno voluto par-tecipare alle celebrazioni eucaristi-che nelle case salesiane o che hannochiesto la possibilità di fare incontricon e per i giovani nelle chiese dio-cesane: anche così don Bosco riescea rompere gli schemi, ad andare ol-tre, ad incontrare i giovani ‘per lestrade’ della vita quotidiana!!!

Lunedì 2 dicembre 2013

Mi sono organizzata la scorsa set-timana con l’orario d’ufficio così,uscendo anticipatamente con un per-messo e organizzandomi i tempi, do-vrei riuscire ad incontrare l’urna neiprossimi tre giorni!

Oggi le attese e le aspettative di-ventano realtà: sarà al ‘Don Bosco’di Padova, la casa salesiana dove il31 gennaio ho pronunciato la miapromessa di Salesiana Cooperatri-ce… un’ora dedicata ai Cooperatoriper la preghiera insieme di fronte al-la presenza del nostro padre fondato-re… Finisco l’orario d’ufficio e salgoin macchina: arrivo in chiesa, emo-zionata dai ricordi scolastici che milegano a questa casa, all’occasionedel 31 gennaio… ed eccola! Unagrande emozione, dentro e fuori: nonriesco a trattenere le lacrime e i mieipensieri si affollano. Cose da chiede-re, cose per cui ringraziare, fiducia esupporto che definirei quasi recipro-co… inizia un dialogo silenzioso tra inostri ‘cuori’! E dopo la preghierainsieme al gruppo, il saluto e la pro-messa: ci vediamo domani!

Martedì 3 dicembre 2013

E dopo nove ore di ufficio eccomial volante alla ricerca della chiesadel Sacro Cuore di Mestre dove ilPatriarca di Venezia, mons. France-sco Moraglia, celebrerà la S. Messae terrà poi un incontro con i giovanidel Patriarcato: essendo della Dioce-si di Padova l’ambiente non mi è fa-miliare. Infatti non riesco a trovarené la chiesa né dove parcheggiare.Dopo un’ora di ricerche senza esitoriesco ad entrare in chiesa, anche seormai la messa è già cominciata…

Ed ecco i volti familiari dei sale-siani che concelebrano, di alcuniamici exallievi e cooperatori della zo-na e poi tante persone che non appar-tengono alla grande Famiglia Sale-

Pe l l e g r i n a g g i o Ur n a

Diario di un incontroche ti cambia la vita

L’urna di Don Bosco nel Triveneto

di Luisa BERTIATO

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siana, ma che hanno sentito il biso-gno di salutare il Santo dei giovaniche ha comunque toccato la loro vita!

Dopo la messa, don Enrico Peret-ti, direttore del San Marco di Mestre,mi raggiunge e seguiamo insieme laveglia dei giovani: entrambi ci ritro-viamo con le lacrime agli occhi sen-tendo il Patriarca parlare con tantoaffetto e dimostrando una conoscen-za approfondita della vita e degliscritti di don Bosco! Come non emo-zionarsi di fronte al racconto di Bar-tolomeo Garelli! O nel sentire le pa-role di Mamma Margherita che sem-pre è stata faro di fede e di speranzaper Giovannino e i suoi ragazzi? Conil cuore colmo di gioia questa gior-nata si conclude cantando a squarciagola ‘Giovani Orizzonti’ perché an-che oggi don Bosco ci ha riempito disperanza e di entusiasmo!!!

Mercoledì 4 dicembre 2013

Oggi, caro don Bosco, è l’ultimogiorno che riuscirò a vederti tramitel’urna e sarà con gli Exallievi di Me-stre nella chiesa del San Marco cheracchiude tutti i miei ricordi salesia-ni fin da quando ero piccola. Volti fa-miliari attorno alla teca di vetro chepregano insieme, guidati da don En-rico, pensando all’Associazione, allaFamiglia Salesiana e a tutti i giovanidel mondo!

GRAZIE! Per quanto hai fatto e

farai attraverso di noi! Che grandefortuna averti incontrato, grazie allaProvvidenza, e averti lasciato tra-sformare la mia vita in un’avventuranella grande Famiglia Salesiana!Buon viaggio e continua a vivere neinostri cuori!

Non mi resta che augurare adognuno la possibilità di percepiredentro di sé la scintilla che quest’uo-mo Santo riusciva a trasmettere, an-che solo con uno sguardo, ai giovaniche incontrava… nella speranza cheanche noi possiamo, da figli, aver ineredità questo inesauribile desideriodi continuare la missione dataci dalui: ragione-religione-amorevolezzaper la salvezza delle anime! ■

Pe l l e g r i n a g g i o Ur n a

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gennaio-marzo 2014 numero1 23

stato un Natale particola-re e commovente quelloche abbiamo vissuto noiExallievi salesiani eamici dell’oratorio Don

Bosco di Nizza. L’Urna di Don Bo-sco il 25 dicembre alle ore 15,30 pri-ma di ripartire dall’Istituto N.S. delleGrazie di Nizza Monferrato per Mor-nese, luogo di nascita della fondatricedelle salesiane F.M.A. Santa  MariaDomenica Mazzarello, hafatto sosta nel “NostroCaro Oratorio Don Bo-sco”. Sono sempre piùconvinto che ciò che valedi più è l’incontro perso-nale tra persone di buonavolontà e così ho un pòinsistito con Don LucaBarone, Salesiano che se-gue la peregrinazione del-l’Urna nelle varie Diocesie nei luoghi più significa-tivi della salesianità e diDon Bosco. Alla fine lanostra insistenza di Exal-lievi facenti parte dellaFamiglia salesiana e dioratoriani, da  sempre vi-cini a Don Bosco e all’in-dimenticabile Don Celi, èstata premiata. Don LucaBarone dopo aver visitatol’Oratorio nella tardamattinata del 23 dicem-bre, giorno di arrivodell’urna di Don Bosco aNizza, ed aver letto la re-cente   ristampa del libro  “Un uomodi Dio per tutte le età” realizzato nel1996 che raccoglie le testimonianzesu Don Celi, direttore dell’oratorioDon Bosco di Nizza   per 44 anni edelegato exallievi per 54 anni ha con-cesso grazie anche al permesso dimons. Vescovo Pier Giorgio Mic-chiardi al passaggio dell’urna al-

l’Oratorio Don Bosco di Nizza. Nelpomeriggio di Natale partendo dal-l’Istituto N. S. delle Grazie accompa-gnata come sempre da Don Luca Ba-rone e nell’occasione dalla Direttriceed alcune Suore della “Madonna”, havarcato il cancello dell’Oratorio DonBosco e si è fermata negli ampi corti-li, dove ogni giorno, tanti ragazzi tro-vano un “porto sicuro”, giocando, di-vertendosi e ricevendo una buona pa-

rola cristiana, assistiti dalla ComunitàShalom e dall’immancabile MauroCerruti. Per noi tutti è stato un eventostorico meraviglioso.

L’Urna è stata accolta con un lun-go applauso da un gruppo di personecommosse.

Don Luca, in un discorso  sinceroe perfetto, ha valorizzato l’operato di

Don Celi che in tutti i suoi anni di at-tività e dedizione all’Oratorio è sem-pre stato in perfetta linea con lo Spi-rito Educativo di Don Bosco. Haconcluso la cerimonia con la benedi-zione finale a noi tutti e al NostroOratorio leggendo tutti insieme lapreghiera per ottenere la Glorifica-zione di Don Giuseppe Celi che nel2005 ha ottenuto l’Imprimatur dellaCuria Vescovile della Diocesi di Ac-

qui Terme. Poco dopo le ore 16  l’Ur-na   di Don Bosco ha lasciato tra gliapplausi fragorosi e festosi l’Orato-rio.

Solo poco dopo ha ripreso copio-samente a piovere… ■

*v. presid. ExAllievi salesiani di Piemonte e Valle d’Aosta

È

di Roberto CARRARA*Pe l l e g r i n a g g i o Ur n a

L’urna passa all’oratorio di Nizza Monferrato

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omenica 19 e lunedì 20gennaio 2014 sono statedue date importanti perl’intera famiglia salesia-na valdostana grazie al

passaggio dell’Urna del nostro DonBosco. Domenica 19 gennaio in par-ticolare è stato il giorno in cui gli exallievi della Casa salesiana di Chatil-lon hanno avuto modo di ritrovarsiper trascorrere insieme alcuni mo-menti di fraternità ed amicizia. Pro-prio per cercare di celebrare al me-glio questo evento in occasione delleriunioni con il Presidente regionaleAlbino Déme e il delegato per gli exallievi il salesiano ed Economo dellaCasa Tomasino Scotto i delegati zonae i componenti della Presidenza ave-vano trascorso del tempo per discute-re su come valorizzare al meglio lagiornata del 19 gennaio. Si decise al-la fine di portare nella Cattedrale diAosta il labaro degli ex allievi diChatilon che per due giorni ha ve-gliato accanto a Don Bosco. Oltre aciò si stabilì di realizzare un gadgetda donare agli ex allievi che sarebbe-ro venuti a rendere omaggio all’Urna.Alla fine la scelta è caduta su unaspilla in metallo il cui design è statocurato dall’ex allievo Matteo Marti-net. Una spilla colorata e modernache ha ricevuto un buon successo: nesono state commissionate circa 300 ealla fine dei due giorni ne sono avan-zate circa una ventina. E confessoche era una bella sensazione recarsiin Cattedrale e poter riconoscere nel-la numerosa e variegata folla tanti exallievi distinguibili proprio per laspilla. Appena ricevuta chi la mettevasul berretto, chi la fissava alla sciar-pa, chi non senza rischio faceva unpiccolo forellino alla giacca vento. Efaceva riflettere il fatto di incontraretanti ex allievi di tutte le età: chi ap-pena uscito dal Don Bosco chi il DonBosco invece l’aveva lasciato un po’di primavere fa. Persone che hannoricevuto qualcosa dalla loro perma-nenza nella casa salesiana di Chatil-

lon e che hanno deciso di essere pre-senti nella due giorni di Aosta perringraziare un padre, un maestro ed

un amico che ha portato beneficio aigiovani valdostani di ieri, di oggi e didomani. ■

D

di Matthieu BICHPe l l e g r i n a g g i o Ur n a

Don Bosco in Valle d’Aosta

gennaio-marzo 2014 numero124

L'urna del Santo di Castelnuovo ad Asti

Bella e singolare iniziativadegli exallievi di Asti nel

corso del passaggio del-l'urna di don Bosco nellaloro città. Infatti la localeUnione ha pensato benedi......vegliare sul Santo. "Dasempre - ha comunicato ilconsigliere Giovanni Grasso- don Bosco veglia su di noie sulle nostre famiglie, ed ècosì che ci è sembrato bello,vegliare noi, per tutto ilgiorno dell' Epifania l'urna posta nel Duomo cittadino. Dal mattino alla sera - continuaGrasso - è sempre stato presente almeno un exallievo seduto accanto all'urna per ri-flettere, pregare e....vegliare sul nostro caro Santo." Ed è così che dal mattino si sonoalternati exallievi che hanno manifestato a don Bosco il proprio amore e lo hanno pre-gato per le loro famiglie, per il Santo Padre, per i Salesiani ma soprattutto per gli exal-lievi di tutto il mondo. Le varie cerimonie che hanno fatto da corollario alla sostadell'urna ad Asti, sono state tutte molto partecipate, segno dell'affetto dei cittadini versoil "contadino" di Castelnuovo.

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gennaio-marzo 2014 numero1 25

nostra è una guerra di-menticata e “invisibile”alla comunità internazio-nale. I giornali occiden-tali parlano di morti nei

conflitti in Medio Oriente - e questo ènormale. Ma penso che il numero diuomini, donne e bambini che conti-nuano a morire in Congo a causa del-la guerra e delle sue conseguenze (fa-me, privazioni, malattie, migrazioniforzate...) è molto più elevato. È statodetto che questa lunga guerra, che haavuto inizio circa venti anni fa, ha fat-to circa sei milioni di vittime.» Conqueste parole all’agenzia di notiziesalesiana ANS don Piero Gavioli,SDB, direttore della casa salesiana diGoma-Ngangi, descriveva nell’agostoscorso il dramma della RepubblicaDemocratica del Congo (RDC).

Quando don Gavioli pronunciavaqueste parole la provincia in cui vive,quella del Nord Kivu, era sconvoltadagli scontri fra le forze armate rego-lari e i ribelli del gruppo armatoM23. Oggi sembra che tale grupposia stato debellato, ma le minaccenon sono finite. Numerose milizieagiscono in un paese grande da soloquasi come l’intera Europa Occiden-tale e dal sottosuolo ricco di materieprime e minerali preziosi. Al momen-to a preoccupare sono soprattuttoquelle che operano nella provinciadel Katanga. Vi sono poi piaghe co-me la criminalità, la corruzione, laviolenza sulle donne…

Semi di speranza

Dio non abbandona però i congo-lesi, e li provvede di strumenti che al-leviano le loro sofferenze. Ve ne sonomolti, alcune in mano a dei cattolici,altri in quelle di persone con un diver-so credo. Io parlerò di quei semi disperanza che sono le opere salesiane.

I salesiani sono presenti in diverse

parti del paese, sia come SDB checome FMA. Non potendo parlare ditutto quello che fanno, mi concentre-rò su un’esperienza: il Centro DonBosco di Goma-Ngangi (nella pro-vincia del Nord Kivu). Negli ultimimesi quest’opera ha visto la sua atti-vità turbata dai combattimenti chehanno contrapposto le forze armatedella RDC a vari gruppi ribelli, inparticolare il M23. Al Centro studia-no normalmente 3.500 fra bambini eragazzi, ma quelli che vorrebberoun’educazione sono molti di più.

Come ha raccontato all’ANS Mo-nica, volontaria da undici anni nel-l’opera salesiana, uno dei problemida affrontare è quello dei giovani chevivono nei campi profughi della zo-na. «Come saranno questi adulti […]che hanno edificato la loro educazio-ne sull’instabilità, sull’assistenziali-smo, sull’abituarsi a vivere in uncampo come se fosse un luogo di vitanormale? Che impronta avrà la lorovita guardando un mondo di adultiche vive di espedienti, utilizzandoogni mezzo per sopravvivere, arri-vando magari a imbrogliare?».

Un altro problema è quello dellemadri che muoiono come conseguen-za del parto. Il Centro Don Boscoospita da dieci anni un orfanotrofioper bambini da 0 a 3 anni. La “CasaUshindi” (“Casa della Vittoria”), que-sto il nome della struttura di acco-glienza, valuta fra l’altro con l’aiutodegli assistenti sociali se sia meglioper il bambino essere accolto nella

struttura fino ai 3 anni (e poi esserericondotto in famiglia) o rimanere infamiglia dove sarà sostenuto. Insiemeall’organizzazione non governativadella famiglia salesiana VIS (Volon-tariato Internazionale per lo Svilup-po) il Centro Don Bosco ha avviatoun progetto per la formazione delpersonale medico locale. Quest’ini-ziativa è stata approvata dalla Confe-renza Episcopale Italiana.

Un prodigio sempre nuovo

Nonostante le difficili condizioniin cui si trova a vivere, la Famigliasalesiana in Congo continua a vivere,come un prodigio sempre nuovo. Il17 settembre l’ANS ha annunciatoche è nata una nuova opera a Tshika-pa, nella provincia del Kasai Occi-dentale. Due salesiani (don MarcelKafisi e don Jacques Balabala) e uncoadiutore (il signor Remy Kanku)hanno avviato un Istituto Tecnico In-dustriale e Professionale costruito colsostegno del governo.

Vorrei finire con una vicenda dicui ha parlato la stampa anche in Ita-lia. Suor Angelique Nako Namaika,agostiniana, il 30 settembre ha rice-vuto a Ginevra il premio Nansen,concesso dall’Alto Commissariatoper i Rifugiati delle Nazioni Unite.Pochi giorni dopo ha incontrato a Ro-ma papa Francesco.

Nel Centro Reintegrazione e Svi-luppo, da lei creato, suor Angelique siprende cura degli sfollati che fuggonodalle violenze dei vari gruppi armatiche operano nel suo paese, e in partico-lare quelle compiute dai ribelli del-l’Esercito di Resistenza del Signore.

«Per me curare un malato è unapreghiera» ha detto la religiosa con-golese. «Mi dico ogni giorno: se aiu-to queste persone che soffrono, aiutoCristo. Questo è il mio modo diesprimere la mia fede.» ■

Da l Mo n d oDa l Mo n d o

«L

Repubblica Democratica del CongoFra speranza e disperazione

di Andrea CARBONARI

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gennaio-marzo 2014 numero126

Vi t a a s s o c i a t i v a

UNIONE DI CATANIA

PREMIO QUARTIERE VIVO

abato 25 gennaio 2014, nelsalone-teatro dell’Oratorio sa-

lesiano di via Santa Maria della Sa-lette a Catania,si è svolto l’annualeappuntamento con il “Premio Quar-tiere Vivo” che assegna riconosci-menti a personaggi che dalle perife-rie sono stati espressi o che in favo-re di esse si sono impegnati per ilriscatto delle realtà segnate dal de-grado e dalla emarginazione.

Ha introdotto la manifestazioneil presidente dell’Unione, SalvatoreCaliò, che ha sottolineato nel suo

intervento come una sconfitta, perle prospettive di miglioramento so-ciale del quartiere Salette-S.Cristo-foro, la chiusura dei corsi di forma-zione professionale.

Don Antonino Rubino, direttoredella Casa salesiana, e don RodolfoDi Mauro, delegato dell’Unione,hanno dato il benvenuto ai numero-si ospiti ringraziandoli per la loropresenza.

Alfredo Petralia, consiglieredell’Unione, ha annunciato la volon-

tà dell’Unione di impegnarsi in favo-re dei giovani attraverso due proget-ti: il primo, intitolato “Vuoi studia-re? Ti diamo una mano!” consistenella istituzione di borse di studioper studenti della periferia sud diCatania; l’altro progetto, denomina-to “Gettiamo un ponte di amiciziaper i giovani del Mediterraneo” pre-vede un sostegno a giovani laureatidi paesi del nord Africa offrendo lo-ro la possibilità di usufruire di stagedi studio nella nostra città. A con-clusione dell’intervento Petralia hachiarito che per la realizzazione deidue progetti l’Unione ha dato vita auna onlus per il reperimento deifondi.

Sono quindi intervenuti il prof.Andrea Rapisarda, in rappresentan-za del prof. Giacomo Pignataro, ret-tore dell’Università di Catania, e ilprof. Alessandro Cappellani, presi-dente dell’Ersu di Catania, che han-no espresso apprezzamento per lamanifestazione e annunciato il so-stegno delle istituzioni da loro rap-presentate in particolare per il pro-getto “Gettiamo un ponte di amici-zia per i giovani del Mediterraneo”.È seguito l’intervento di don Char-

les Cini, salesiano maltese delegatomondiale della Confederazione de-gli Exallievi di Don Bosco, che hamesso in risalto il ruolo degli Exal-lievi salesiani come animatori e por-tatori di valori positivi nella societàe nel mondo giovanile.

Ha quindi avuto luogo la pro-clamazione dei premiati. Le motiva-zioni del “Premio Quartiere Vivo2014” a suor Lucia Siragusa “perl’impegno fattivo e solidale, accan-to alla comunità di Librino per lasua crescita sociale e culturale, co-me animatrice e guida dell’OratorioGiovanni Paolo II” sono state espo-ste da suor Gina Sanfilippo, vicariaispettoriale delle Figlie di Maria Au-siliatrice. Piero Maenza, giornalistaed exallievo salesiano dell’IstitutoSan Francesco di Sales di Catania,ha illustrato il profilo della dott.ssaAnnamaria Polimeni, ViceprefettoVicario di Catania, alla quale è sta-to altresì assegnato i l “PremioQuartiere Vivo 2014” “per il soste-gno costante e generoso, persona-le e istituzionale, a favore delle pe-riferie e in particolare rivolto allegiovani generazioni della Salettedelle quali è stata proclamata ma-drina”. Alle due premiate è stataconsegnata la scultura-simbolo delPremio che è opera dello scultoreOrazio Grasso.

Una “Targa speciale QuartiereVivo” è stata assegnata al dott. An-tonello Piraneo, vice-caporedattoredel quotidiano “La Sicilia” con lamenzione: “Nel suo ruolo di respon-sabile della Cronaca di Catania nelquotidiano ‘La Sicilia’ ha sempre di-mostrato competenza e attenzioneai problemi che affliggono la perife-ria sud di Catania”. La figura deldott. Piraneo è stata presentata daTaisia Messina, vicepresidentedell’Unione Exallievi.

La manifestazione si è conclusacon la premiazione dei ventottoalunni di alcune scuole che opera-no nel quartiere. Ha avuto luogoinfine lo spettacolo “Repertoriodella luce”.

Irene Pace

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gennaio-marzo 2014 numero1 27

UNIONE DI AGRIGENTO

IL DISTINTIVO D’ORO DI DON BOSCO ALL’UNIONEEXALLIEVI DON BOSCO AGRIGENTO

passata sotto silenzio o quasidel tutto inosservata o, se vo-

gliamo, tutte e due le cose insieme,l’iniziativa della Ispettoria Salesianadi Sicilia in ordine alla formale ri-chiesta avanzata dalla stessa alla Fe-derazione Nazionale Exallievi di DonBosco di insignire l’Unione ExallieviDon Bosco di Agrigento del Distin-tivo d’oro di Don Bosco. Ne ha fat-to cenno il Delegato Ispettoriale,Don Enzo Giammello, durante l’In-contro Interunionale degli ExallieviDon Bosco della Sicilia centro-occi-dentale, svoltosi ad Agrigento loscorso 13 ottobre. In quella occa-sione, Don Giammello ebbe a direche “ questo prestigioso riconosci-mento, che non trova precedentinella storia della Famiglia Salesiana,rappresenta il giusto e meritato pre-mio ad una Associazione, che si di-stingue per l’impegno sociale edapostolico generosamente profusonel proprio ambito territoriale”.

Ma cosa avrebbe mai fattol’Unione per aspirare a un così am-bito riconoscimento ? I responsabilinon vogliono passare quali “ Lauda-torestemporisacti “ ( elogiatori delpassato ) né tanto meno apparireautocelebrativi. Spetta a chi osservadall’esterno l’obbligo morale dichiamare le cose con il proprio no-me e cognome. Nella storia recentedell’ Unione, meritano di essere ri-cordati : il Monumento a Don Bo-sco realizzato nel 1997 a PiazzaBibbirria, un’opera dello scultoreExallievo, Nino Contino, che perl’alto valore artistico, la sua origina-lità ed il suo simbolismo tutta l’Italiaci invidia; la creazione a Villaseta nel2003 del Ce.P.La – Centro Promo-zione Lavoro - che per oltre ottoanni ha svolto la funzione di luogodi accoglienza e di aiuto ai giovani a

vincere il disagio della mancanza dilavoro. Ed ancora, la 1a GiornataRegionale dell’Exallievo di Don Bo-sco e la 1a Convention delle Fami-glie, eventi realizzati rispettivamentenel 2011 e nel 2012 al Palazzo deiCongressi, la presentazione alla Cit-tà nel 2013 del progetto “ Villaseta:porta urbana della Valle dei Templi“per il riscatto e la crescita del terri-torio. E, per finire, la visita di DonBosco dello scorso 8 Novembre,che data l’eccezionalità dell’evento,ha fatto registrare nella Città deiTempli la presenza di oltre 5.000Figli e Amici di Don Bosco.

Vanno, altresì, ricordati : i quat-tro Distintivi d’oro di Don Boscoassegnati agli Exallievi Alfredo Sca-glia, Calogero Patti, Salvatore Faro eMario Li Causi e i due Distintivi eAttestati di Benemerenza agli Exal-lievi Michele Guardì ed Enzo Lauret-ta, per essersi particolarmente di-stinti ed affermati nel loro percorsoartistico, culturale e professionale.

E con il Distintivo d’oro in predi-cato per l’Unione, siamo a quotasette. Ci viene in mente, a tal pro-posito il “ Settimo Sigillo “ , mu-tuando il titolo della famosa operateatrale di Ingmar Bergman !

Calogero Patti

UNIONE DI SAN MARINO

CONVEGNO ANNUALE

Domenica 8 dicembre si è tenuto ilconvegno annuale dell’Unione Exal-lievi don Bosco di San Marino. L’aper-tura del convegno è avvenuta alle ore9, seguita dalla Santa Messa con moltigiovani, buona musica ed una celebra-zione molto partecipata. Il pranzo si ètenuto nei locali dell’oratorio congrande allegria degli exallievi e loro fa-miliari. Infine la tombola, il rinnovodella tessera e la foto ricordo.

Francesco Valentini

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Vi t a a s s o c i a t i v a

UNIONE DI ROMA TESTACCIO

PRESENTAZIONE LIBRO

a rimpatriata natalizia 2013dell’Unione testaccina ha avu-

to come prologo significativo lapresentazione, presso il CinemaGreenwich, del libro “Testaccio e iSalesiani nella memoria e nell’ani-ma”, frutto di un lavoro di ricercadocumentale sull’argomento a curadegli ex allievi Giorgio Di Giambe-rardino e Cesare Sagrestani.

Sono intervenuti il Rettore del-l’Università Pontificia Salesiana donCarlo Nanni e il giornalista MarioPennacchia che hanno illustrato erelazionato su alcuni aspetti del li-bro, mentre il poeta dialettale Au-gusto Borsari ha concluso la mani-festazione declamando alcune poe-sie incluse nell’ultimo capitolo dellibro. Molti gli apprezzamenti deipresenti intervenuti numerosi nellastorica Sala Clemson, ora CinemaGreenwich.

Gli argomenti trattati nel librosono ben sintetizzati da quanto ri-portato nella controcopertina:

«Nel 1879, ‘80, ‘81, ‘85, ‘86 noiandavamo ben spesso, dopo le le-zioni e dopo gli scrutini, nella regio-ne Testaccio. Nessuno di voi puòfarsi un’idea di quello che noi ab-biamo veduto con gli occhi nostri.Vi era qualche catapecchia, simula-cri di case, e poi... il deserto»

Queste le parole che Pio XI ri-volgeva ad un gruppo di 3000 te-staccini in udienza il 27 marzo 1927.

Il libro nel ripercorrere la nascitadel Testaccio presenta il contributoalla crescita socio-culturale e spiri-tuale di quegli attori e istituzioni re-ligiose che nel corso di oltre un se-colo hanno operato tra la popola-zione del quartiere e in particolaredella Società Salesiana di Don Bo-sco che ha permesso a tanti giovanidi aprirsi alla maturità grazie alla at-tività formativa, culturale e ricreati-va ricevuta.

Gli autori, testaccini di terza ge-

nerazione e ex allievi salesiani, han-no voluto attraverso queste paginericordare il Rione che li ha visti cre-scere, riconoscenti del patrimoniodi umanità, amicizia, solidarietà chequesta esperienza ha impresso nellaloro vita.

UNIONE DI MESSINA

INAUGURAZIONE SCALINATA“DON MICHELE RUA”

opo 106 anni dal catastroficoterremoto – maremoto del 28

dicembre 1908, la città di Messinaha tributato il doveroso riconosci-mento e l’obbligata gratitudine alBeato Don Michele Rua (primo Suc-

cessore di Don Bosco), per la suaimmediatezza, dopo aver appreso laterrificante notizia, con lo sconfortonel cuore per la distruzione della cit-tà e dell’Oratorio salesiano - Colle-gio “San Luigi”, al rione Boccetta,fondato da Lui nel 1893 (dove peri-rono nove dei suoi salesiani, trentot-to alunni interni e quattro dipenden-ti), a non aver esitato un solo istantea mettere a disposizione degli orfanigli Istituti salesiani d’Italia. Così il 31gennaio u.s., nella ricorrenza dellafestività liturgica di San GiovanniBosco, è stata inaugurata la scalina-ta intitolata a “Don Michele Rua”, si-ta nei pressi del fu Oratorio San Lui-gi. Presenti alla solenne cerimoniainaugurale un picchetto di Agenti(Giordano – Zuccaro) in grandeuniforme della Polizia Municipaledella città di Messina, al comandodel Commissario Ciolino; l’AssessorePatrizia Panarello, exallieva dell’Isti-tuto San Luigi, in rappresentanza delSindaco Accorinti, che ha provvedu-to alla scopertura della targa topo-nomastica; la dott.ssa Maio, in rap-presentanza del Prefetto Trotta; ilDelegato Unionale degli exallievi,don Salvatore Genovese, che ha im-partito la Benedizione; il DelegatoNazionale degli exallievi, don Gio-vanni Russo, che ha illustrato la sale-sianità dei vari momenti della vita diDon Michele Rua, da sacerdote pri-ma e da successore di Don Boscodopo; l’exallievo e docente delleScuole Elementari del S. Domenico

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Savio, Alfonso Saya, che ha decla-mato, con ardore ed entusiasmo,due delle sue composizioni poetichesul Beato Don Michele Rua e su SanGiovanni Bosco; il presidente del-l’Unione S. Luigi “Boccetta”, Antoni-no Gigante, che ha concluso la ceri-monia (condotta con semplicità edabnegazione dall’exallievo Nino Be-renato, dopo aver seguito costante-mente e personalmente, con conti-nuità, tutti i passaggi burocratici),attenzionata con gioia dai tanti exal-lievi di Messina e di Alì Terme (inquesta località Don Rua aprì nel1890 la prima Casa salesiana dellaprovincia di Messina, facendo visitanel 1900, dopo le tre giornate tra-scorse al San Luigi di Messina).

Francesco Berenato

UNIONE DI LATINA

UNA GIORNATA ALL’INSEGNADELLA PEDAGOGIA SALESIANAE DELLA SPERANZA

a chiesa di San Marco, la primaparrocchia del tempo della pa-

lude, fu elevata a Cattedrale nel 1986ed affidata, nel 1933, alla cura pasto-rale dei salesiani di don Bosco.Oggi iSalesiani di Latina, con la loro caricadi missonarietà verso i giovani, sonoscuola che avvia alla vita attraversoesperienze culturali, sportive e ricrea-tive di vicinanza agli ultimi.

Domenica 26 gennaio, tutta lacomunità salesiana, si è riunita nellacattedrale per festeggiare il SantoPatrono: San Giovanni Bosco, l’edu-catore, il pedagogista che, col meto-do educativo-preventivo riuscì a tra-sformare i suoi ragazzi, poveri, emar-ginati e abbandonati del tempo, dal-lo stato di larva a quello di farfalla.

Il parroco, don Andrea, ha cele-brato l’Eucarestia.

Durante l’omelia il celebrante harichiamato l’attenzione sulla frase“Se non diventerete come bambini”,frase strenna proferita dal rettor

maggiore don Pasqual Chavez Villa-nueva.

Ricorda poi un aneddoto riguar-dante Domenico Savio: “Un giornodon Bosco chiese al giovinetto Do-menico Savio quale regalo gradis-se”, e lui rispose: “Un giorno vogliofarmi santo, è questo il regalo chedesidero”.

La santità – prosegue il parroco– è per tutti, non è un privilegio ri-servato a pochi eletti, ma un’aspira-zione alla quale tutti, indistintamen-te, possono tendere.Tutti, quindi,nonostante la propria debolezza,sono chiamati alla santità.

Al termine della celebrazione eu-caristica, l’assemblea formata dagiovani, anziani, suore, presbiteri,formatori.... Si è trasferita nel saloneparrochiale don Andrea Santoro, pervivere la fraternità del dono, dell’ac-coglienza e della gratitudine, acco-stando ogni persona con cuore con-forme al cuore di Cristo.All’agapefraterna erano presenti: la superioradelle figlie di Maria Ausiliatrice delcentro CDV, seminatrice con le con-sorelle della freschezza delle voca-zioni; l’Associazione Coperativa Sa-lesiani;i ragazzi del coro Sistona; cin-que presbiteri e cinque suore (alcuniprovenienti da altri paesi); l’Associa-zione ex allievi di don Bosco con ilpresidente Flavio Cenci;i ragazzi deldopo cresima;l’associazioneADMA;l’associazione Maria Ausilia-trice cooperatori rappresentanti del-la scuola dell’infanzia, ed infine, esu-beranti, vocianti e ricchi di futuro, igiovani dell’Oratorio (un orizonteche si fa coro, giornale, squadra dicalcio, sito internet) dove il fulcro ri-mane la relazione, guidati con amoree saggezza da don Francesco Valen-te e da suor Carmen. È stata unagiornata di santificazione salesianaquella di domenica, di incontro e dicrescita, ove si è narrato Dio.

Ancora oggi il carisma salesianocontinua a dare frutti copiosi rag-giungendo i più lontani confini geo-grafici del pianeta. Continua adeducare, nel nome di Maria Ausilia-

trice, una massa sterminata di gio-vani di ogni lingua, razza, religione ecultura.

La presenza salesiana a Latina,vissuta nella quotidianità, nella con-divizione della storia, ha riunito nel-la pedagogia della speranza, perso-ne di ogni età e ceto sociale perchél’amore possa essere scoperto, go-duto e cantanto.

Stella Laudadio

UNIONE DI CIVITANOVA MARCHE

LA FAMIGLIA CI CHIAMAA NUOVE SFIDE

abato 25 gennaio si e' tenutonel salone parrocchiale della

Chiesa di San Marone in CivitanovaMarche il 18° Convegno annualedegli ex-allievi/e Don Bosco cheaveva per tema :” La famiglia ci chia-ma a nuove sfide”. Al tavolo dellapresidenza oltre al presidente del-l'unione Gianfranco Palmieri, il diret-tore e parroco della casa salesianaDon Giovanni Molinari, il delegatodon Gabriele Gaspari, don StefanoPastorino e l'ex presidentenazionale della Federazione ex-al-lievi don Bosco il dr. Bernardo Can-nelli che anche in questa occasioneha voluto portare il suo contributoal convegno. Dopo i saluti ai pre-senti da parte del direttore e deldelegato salesiano ha preso la paro-la il presidente dell'Unione Gian-franco Palmieri per illustrare i tantisegni di cambiamento e di rinnova-mento che stanno avvenendo nelnostro quotidiano con particolareattenzione a quell i della con-gregazione salesiana. Inoltre egli haanche ricordato tutte le iniziativedell'anno 2013 non ultima quelladell'arrivo dell'urna di Don Boscodel 25 ottobre u.s. a CivitanovaMarche. Ha preso poi la parola DonStefano Pastorino: “Una sfida costi-tuisce sempre un’opportunità.” Haesordito così don Stefano, delegatoispettoriale Cooperatori Salesiani

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gennaio-marzo 2014 numero130

Vi t a a s s o c i a t i v aed Exallievi don Bosco, “Occorreuna rivoluzione antropologica e nonanalisi sociologiche per una inver-sione di rotta." Si respira nella soci-età una molteplicità di culturemolto diverse tra loro – ha continu-ato don Stefano Pastorino - che im-pediscono al momento di trovareuna sintesi. Il patto educativo trafamiglia e scuola, quale c’era tantotempo fa, oggi non c’è più ed è undanno che grava sulle giovani gener-azioni. Una pluralità di risposte datedalla famiglia, dalla scuola, dai massmedia, dalla televisione, da Internetcon i suoi social network, non èsinonimo di libertà, ma di confu-sione sempre crescente per chi è in-vitato a crescere e a diventare l’uo-mo e la donna di domani, capaci diformare la famiglia. Si fa difficoltàpoi a pensare alla famiglia come ad

una unione che dovrà durare persempre, per tutta la vita. Oggi sivive nel provvisorio e si fanno dellescelte dettate solo dal momento, inun crescendo di difficoltà, non ulti-ma quella economica. “L’emanci-pazione della donna: sposa, mogliee madre, - ha continuato ancoraDon Stefano - con un lavoro chenon è più solo all’interno delle muradomestiche, ha relegato in secondopiano la figura dell’uomo. Il Nichilis-mo, questo ospite inquietante che siaggira indisturbato in ogni piegadella società, impedisce di coltivarequalsiasi sogno". “I nonni stannoassumendo sempre più un ruolomolto importante per i propri figlisposati. Fanno i baby-sitter dei pro-pri nipotini, consentendo ai figli dilavorare entrambi. La sfida percostruire una famiglia che sia

davvero la prima cellula della societàva vinta costruendo modelli di co-operazione tra tutte le realtà sociali,civili e religiose". “Il sogno di donBosco – ha concluso don StefanoPastorino - di voler costruire “bravicristiani ed onesti cittadini” è ancoraattuale. Mitezza, bontà, umiltà,queste sono le armi della fede, ca-paci di costruire un mondo miglioreper tutti". Ha fatto seguito poi uninteressantissimo dibattito con inter-venti da parte di diversi ex allievi. Aconclusione dell'incontro e' stataletta e rinnovata la” promessa” del-l'ex-allievo e il presidente GianfrancoPalmieri ha consegnato la tessere adue nuovi giovani leve quali RossanoGiustozzi e Germano Simonetti.Con il canto finale “Giù dai colli” si èconclusa una splendida giornatanella condivisione e fraternità.

IL CORO ISPETTORIALE EXALLIEVI DON BOSCO PER IL 2015

Forse, per chi ha partecipato domenica 26 gennaio alla Messa delleore 10 nella Basilica di Maria Ausiliatrice, saranno risuonate per incantole note dei canti della gloriosa tradizione dei maestri Lasagna e Scar-zanella.A detta di alcuni fedeli, il nuovo Coro lspettoriale degli Exallievi ha ridatovita a emozioni e sentimenti antichi, custoditi gelosamente e riesplosiper incanto sotto le navate che avevano accolte le splendide esecuzionidel Coro della Basilica, trasmesse allora dalla RAI in occasione dellefeste di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice.Da dove spunta questo coro?Nel 2013 in seno alla Consulta lspettoriale Exallievi di Don Bosco delPiemonte e Valle d'Aosta nasce il progetto del Coro degli Exallievi peril Bicentenario della nascita di Don Bosco del 2015.La cosa prende man mano consistenza e visibilità attraverso un’operadi sensibilizzazione ad ampio raggio presso tutte le Unioni Exallievi delterritorio e poi quando, dalla fase promozionale, si passa a quella ope-rativa nei mesi di ottobre, novembre, dicembre 2013 e gennaio 2014,con una prova mensile serale a Valdocco nella sala musica dellaScuola Media Don Bosco.Si rivelerà un’esperienza musicale e umana qualificante anche sottol’aspetto liturgico, per il lavoro di scelta dei canti consoni alle normedella riforma liturgica attuale e del tipo di esecuzione, che prevede lapartecipazione dell’assemblea.ll Coro, composto in gran parte da professionisti di canto exallievi eamici di Don Bosco, ha condiviso senza riserve questa impostazione,facilitando la preparazione dei 10 brani da proporre nella Messa del 26gennaio, anticipo della settimana preparatrice alla festa annuale di DonBosco del 31.Attualmente il Coro conta 65 elementi, così divisi: 24 soprani,17 con-tralti, 11 tenori e 14 bassi; ma contiamo di arrivare all’appuntamento

del 2015 con un organico più grande ed equilibrato. Chi volesse ag-giungersi è benvenuto purché sia un professionista di canto o allievodi questo indirizzo al Conservatorio. Per gli altri è prevista una audi-zione con i maestri del coro (Italo Casale e Riccardo Berruto).ll programma del 2015 prevede una esecuzione solenne della Messanella Basilica di Maria Ausiliatrice (TO) e una al Tempio del Colle DonBosco (AT) più una serie di 4 Concerti per Soli e Coro e una propostaarticolata di musiche dell’ 800, da parte dei concertisti che fanno partedel Coro, dall’Ensemble Coro di Torino, dall’Accademia G. Pagella, chedelinea l'ambiente musicale contemporaneo a Don Bosco. Quando l’Or-ganizzazione Salesiana degli eventi ci comunicherà luoghi e date degliavvenimenti potremo dettagliare meglio le nostre proposte.Per ora ci rimettiamo al lavoro e diamo un arrivederci a tutti nel 2015.Al Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice un grande grazie da partedel Coro Exallievi per averci concesso l’onore di cantare nella chiesache Lui ha sognato e costruito e un grazie sentito anche alla Presidenzadell’Unione Exallievi di “Valdocco - Casa Madre” per il rinfresco offertocon tanta cordialità e fraternità.

Italo Casale

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gennaio-marzo 2014 numero1 31

Vi t a a s s o c i a t i v a

«Benedici, Signore, le fatiche di un uomo, nelle mani tiporta la sua vita e il dolore. Ogni scelta d’amore viveoltre la terra e s’accende nel cielo della luce divina».

Alberghina Enzo - CaltagironeBaldiraghi Alberto - PaviaBolognesi Pier Giorgio - FaenzaBorrelli Carmelina - Napoli PorticiBrignani Carlo Augusto - San Marino R.S.MCanacci Egisto - Figline ValdarnoCaragliano Lucio - AlassioCattano Franco - Catania SaletteComo Gian Luigi - TreviglioCorio Stefano - AlassioErmini Ugo - Figline ValdarnoFabbri Don Luigi - FaenzaFratini Giuseppe - Figline ValdarnoLo Presti Umberto - Catania BarrieraMarsiglio Cesare - PenangoMenfi Lo Iacono Giuseppe - AgrigentoMorini Tommaso - FaenzaMissiroli Anchise - FaenzaNaccari Amedeo - ChioggiaPapale Aristide - Catania SalettePepe Ugo - Napoli PorticiPiermaria Giuliana - Genzano Di RomaPrincipe Ciro - Napoli PorticiPucci Umberto - GrossetoRomano Pasquale - GelaRustichelli Pietro - FaenzaSamaritani Mons. Antonio - ComacchioSucci Cimentini Giancarlo - ForlìTricerri Giuseppe - VercelliTrilli Anselmo - FaenzaVannini Wanda - GrossetoVeroli Giovanni - Faenza

NELLA PACE DEL SIGNOREMartedì 7 Gennaio è ritornato alla casa del Padre il de-cano dell’Unione ex allievi/e don Bosco di Chioggia,

Amedeo Naccari, di anni 97. Nato il 17 maggio 1916, lo tro-viamo già, all’età di 9 anni, alla scuola della Banda musicaledell’oratorio salesiano San Giusto, dove diverrà abile suo-natore di cornetta. Da segnalare, altresì, il grande amore perla pittura; in particolare nel dipingere acquerelli con vedutedi Chioggia, alcuni dei quali si possono ammirare nella sededegli ex allievi. Possiamo affermare, senza tema di smentita,che per tutta la sua vita ha frequentato quotidianamente lacasa salesiana di Chioggia, fatti salvi i periodi di vita militare.

Proprio nel corso della seconda guerra mondiale, trovandosi a Pola, in servizio nellaRegia Marina, viene arrestato, assieme ai suoi commilitoni, dopo l’8 settembre 1943,per essere tradotto in un campo di concentramento in Germania. In forma rocambo-lesca, grazie anche al suo fisico mingherlino, riesce a scappare dal treno proprio allastazione di Venezia, venendo fortunosamente subito aiutato a cambiarsi gli abiti e ve-stirsi da ferroviere, per sfuggire ad una nuova cattura. Promotore e fondatore del-l’Unione ex allievi don Bosco di Chioggia, sempre con entusiasmo, ottimismo ecompleta adesione agli insegnamenti ricevuti dai padri salesiani, ricopre incarichi di-rettivi in tale sodalizio, per lunghissimi anni. Nella maturità viene insignito del distintivod’oro dalla Confederazione mondiale ex allievi/e don Bosco, e per tutta la sua rima-nente lunga vita, porterà immancabilmente, all’occhiello della giacca, tale alta distin-zione onorifica. Dopo il decesso della consorte, lo troviamo oramai stabilmenteall’oratorio. Tra i telegrammi giunti ai famigliari, vogliamo ricordare quelli del presidentenazionale degli ex allievi/e don Bosco, dr. Giancarlo Colombo e del presidente dellaFederazione San Marco, Paolo Libralon. I funerali si sono svolti sabato 11 Gennaionella chiesa di Maria Ss.ma Ausiliatrice, alla presenza dei congiunti, estimatori, com-ponenti della Banda musicale cittadina con il m.o Loris Tiozzo ed ex allievi/e, quest’ul-timi con il presidente Mario Adolfo Cavallarin, il vice Dario Gallimberti e Natalino Miatto,in rappresentanza dell’Ispettoria. La santa Messa è stata presieduta dal parroco donRossano Zanellato e concelebrata dai confratelli, alcuni dei quali giunti appositamenteda altre case salesiane, avendo conosciuto ed apprezzato il defunto, nel corso dellaloro permanenza in Chioggia. I canti sono stati sostenuti dalla bella corale degli ex al-lievi, diretta dal m.o Giorgio Voltolina. Più che una Liturgia funebre a tutti è sembratosolo e soltanto un grande, gioioso grazie al Signore, per aver donato questo vero figliodi don Bosco, ripieno sempre di giovialità e sana allegria, secondo l’autentico carismasalesiano. g.a.

EXALLIEVI DON BOSCO: PROFILI BIOGRAFICIDel Salesiano Cooperatore Maestro SILVANO GIANDUZZO Del Collegio “DON BOSCO” in PORDENONE

“Sono presentate e descritte persone di varia età, estrazione, sociale e culturale, provenienti da più parti del MondoSalesiano … che hanno saputo coniugare, nello scorrere delle proprie giornate, il motto affidato da Don Bosco: ES-

SERE SEMPRE E OVUNQUE “ ONESTI CITTADINI E BUONI CRISTIANI “. Sono più di cento profili accuratamente ricostruitie presentati, che offrono uno spaccato di “carismaticità” salesiana “disarmante” e totale. L’ho letto, questo volume omag-giatomi in anteprima dal Presidente della Ispettoria Salesiana Nord-Est”San Marco”(INE) l’amico Rag. PAOLO LIBRALON,come una vera e propria” lettura spirituale”, perfino edificante, perché la penna, il cuore e la mente del Sig. SILVANO GIAN-DUZZO offrono, in pochi ma efficaci pennellate, i tratti esistenziali e spirituali di questi “Educatori Moderni”, convinti Figlidi Don Bosco. Avendone poi conosciuti non pochi di loro, leggendo quanto offerto dal Volume, ho ripercorso anche la miaparabola salesiana nella Associazione, quasi come una catarsi, oggi che me è stata affidata la Responsabilità della Direzione.La lettura mi ha anche regalato gioie ed emozioni, ma non per un vago ed obsoleto sentimentalismo, ma perché quelle sem-plici pagine hanno il grande pregio di “PARLARE”, “FARE MEMORIA”,”PROPORRE” tantissimi Testimoni della Associazionein tutto il mondo. E, aggiungo, pur avendo constatato l’assenza di qualche medaglione, sono decisamente convinto dellaBellezza e della Freschezza, sempre attuali, quali sprigionano da queste pagine. Non so se il Nostro Autore si è reso conto,dando alle stampe il Volume, di avere fatto un grande regalo a DON BOSCO proprio mentre Egli aveva deciso di “farsi por-tare” in mezzo ai suoi perenni “RAGAZZI”per suscitare ancora il loro entusiasmo: parecchi di loro, nel frattempo, come civiene testimoniato dal Sig. SILVANO, hanno lasciato un’ orma sulla quale sta a noi, oggi, singolarmente ed insieme, appog-giare la NOSTRA per un GRAZIE che non ha né spazio né tempo. PRAEIT AC TUETUR !!!.

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RIVISTA DELLA FEDERAZIONE ITALIANAEXALLIEVI ED EXALLIEVEDI DON BOSCO00185 ROMA - VIA MARSALA, 42TEL. E FAX 06/44.68.522http://www.exallievidonbosco.comE-mail: [email protected]

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IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE A:UFFICIO POSTALE ROMA - ROMANINA,PER PERMETTERE LA RESTITUZIONE AL MITTENTEPREVIO ADDEBITO

DESTINATARIO � SCONOSCIUTO

� PARTITO

� TRASFERITO INDIRIZZO� IRREPERIBILE � INSUFFICIENTE

� DECEDUTO � INESATTO

PROVOCAZIONI (Ci potrebbe riguardare?)

DIECI MODI PER FAR MORIRE LA TUA ASSOCIAZIONE1. Non partecipare mai alle riunioni.2. Se non puoi fare a meno di intervenire, cerca, almeno, di arrivare in ritardo.3. Critica con decisione e convinzione il lavoro di chi si impegna.4. Non accettare mai incarichi, perché è più facile criticare che dare una mano. E se qual-

cuno ti accusa di non aver collaborato in una iniziativa, ribatti che nessuno te ne ha fattosapere nulla.

5. Se non ne sei membro, prenditela con la presidenza. Se in vece ne fai parte, contestaquello che si dice o rimani sempre in silenzio.

6. Se chi presiede le riunioni chiedela tua opinione su un argomento,rispondi che non hai nulla dadire. Alla fine, però, fai notare atutti che l’incontro non servito anulla. O meglio, spiega tu comesi sarebbero dovute fare le cose.

7. Non avanzare proposte e nonprendere nessuna iniziativa. Èquando gli altri si rimboccano lemaniche e si prodigano senza ri-serve, lamentati dicendo che l’as-sociazione è portata avanti solo daun gruppetto di amici tra loro.

8. Ritarda quanto più possibile ilversamento della quota associativa.

9. Guardati bene dall’avvicinare e invitare alle riunioni qualche nuovo possibile socio.10. Lamentati che non si pubblica nulla che riguardi l’associazione, ma bada a non offrirti

mai per scrivere un articolo o un comunicato.

Complimenti! Se stai agendo così, puoi scommettere che riuscirai a far morire la tuaassociazione. Peccato però: un giorno dovrai renderne conto!

(Don Enzo Giammello)