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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA «LA SAPIENZA» ANNALI DELLA SCUOLA SPECIALE PER ARCHIVISTI E BIBLIOTECARI - Anno IX, 1995 LEO S. OLSCHKI EDITORE a,S-/4

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA «LA SAPIENZA»

ANNALIDELLA SCUOLASPECIALE PERARCHIVISTI EBIBLIOTECARI

-Anno IX, 1995

LEO S. OLSCHKI EDITORE

a,S-/4

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FULVIA SPESSO*

TOMMASO PIROLI, INCISORE ROMANO (1750-1824):PROPOSTE PER UN CATALOGO

Chiunque si occupi dell'incisione a Roma tra XVIII e XIX secolopresto o tardi si imbatte in un nome, quello di Tommaso Piroli, ma fug-gevolmente: come se quella che un tempo fu persona reale fosse per sem-pre destinata a rimanere negli stretti confini della citazione, priva di unospessore e quindi di una storia. Desiderio di queste brevi annotazioni èquindi quello di riannodare, per quanto possibile e con tutte le inevitabililacune, le trame di un'esistenza.

L'unica monografia dell'incisore è costituita dal necrologio comparsonel 1824, l'anno stesso della morte, su una rivista di memorie romane; lla ricostruzione è stata quindi operata sulla scorta delle succinte notiziebiografiche in esso contenute.

Nacque a Roma il16 ottobre 1750 da Giovanna Neri e da Matteo diGiacomo, originario di Morbegno nel comasco. Maestro argentiere, que-st'ultimo ottenne la patente per l'esercizio il 28 settembre 1738, suben-trando poco dopo nella casa con annessa bottega già tenuta da FrancescoDe Martini, di cui era stato per lungo tempo lavorante.'

* Università «La Sapienza» di Roma.I L. CARDINALI,Necrologio, in Memorie romene di antichità e di belle arti, Roma, Cerac-

chi, 1824, Sezione II, pp. 26-32. Lo stesso testo venne più tardi pubblicato con il titolo Tom-maso Piroli, «L'Album», 1839, VI, pp. 29-31.

2 TIbollo di Matteo (un cavallo che corre), presentato al notaio il 17 ottobre 1740 e de-scritto come «ilcavallo d'oro» è identico, nell'iconografia e nella dicitura, a quello dei De Mar-tini, argentieri a Roma per tre generazioni: il capostipite Marco esercitava già alla metà del se-colo precedente. Cfr. A. BULGARICALISSONI,Maestri argentieri gemmari e orafi di Roma, Roma,Palombi, 1987, pp. 181,345. L'abitazione, due appartamenti con locale a pianterreno all'inse-gna appunto dci «Cavallo d'oro», era situata in Banchi; Matteo vi si trasferì con la moglie, i fi-gli e i due fratelli più piccoli, Carlo e Domenico, che collaboravano con lui. Si può presumereche il negozio conoscesse un discreto successo, se tra il '44 e il '49 maestro Matteo ricevette

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In tale ambiente di artigianato artistico il piccolo Tommaso fu natu-ralmente spinto allo studio del disegno «in quanto alle argenterie faceva-gli di bisogno». Ma possiamo supporre che le sue ambizioni fossero altreche quelle di seguire le orme paterne, ereditandone il mestiere, se lo tro-viamo vincitore del secondo premio per la terza classe di scultura -quella dei principianti - nel concorso indetto per l'anno 1766 dall'Acca-demia di S. Luca, con un modello in creta della statua di Giona sita nellacappella Chigi di S. Maria del Popolo.' Quale fosse il seguito dato aisuoi studi plastici non ci è dato sapere, limitandosi il biografo ad affer-mare che il giovane «nimico di quelle maniere che tutte contraddicevanoal vero, si conformò vieppiù nello abborrimento di esse».

Probabilmente ancora alla ricerca di una strada da seguire, si recò aFirenze «con un Rosi, che gli era cognato ed esercitavasi nella pittura».Ci sembra che tal Rosi sia da identificarsi con quell' Agostino, allievo delGiaquinto e figlio pur egli di un orafo: che eseguì appunto in quella

dal commendatore Sampajo, ministro del re del Portogallo, in più riprese, 29.700 scudi comeacconto per una serie di lavori eseguiti per la chiesa patriarcale di Lisbona e la cappella di S.Joao nella chiesa di S. Roque. Cfr. C. BULGARI, Argentieri gemmari e orafi d'Italia, Roma, DelTurco, 1958, pp. 286·287.

) Orazione e componimenti poetici in lode delle Belle Arti. Relazione del solenne concorsoe della diunbuzione de' premi celebrata sul Campidoglio doll'Insigne Accademia del Disegno inS. Luca il dì 24 novembre 1766 essendo principe di essa il Sig. D. Francesco Preziado. Alla San-tità di Nostro Signore Clemente XIII, Roma, G. Salomoni, s.d. NdI'introduzione, segnatamentealle pagine 7 e 8, si legge come «tra le più rilevanti cure dell'Accademia Romana del Disegno .la massima è quella della celebrazione del Solenne Concorso de' Premi in Campidoglio .Quella funzione è il più efficace stimolo alla Gioventù studiosa per animarla a sostenere le fati-che compagne indivisibili d'una profittevole applicazione ... Prossimo dunque ad incominciarel'anno 1766, in cui cader dovea l'anno quarto dopo l'ultima celebrazione del Solenne Con-corso de' Premi, giusta lo stabilimento della S. M. di Benedetto XIV, ... s'intrapresero i prepa-rativi per questa nobile funzione. Furono intimati tutti gli Accademici a radunarsi nelle solitestanze in S. Luca, ... nel giorno 4 agosto dell'anno 1765, e quivi ciascun di loro nella propriaProfessione recare in schedule separate i soggetti da proporsi ai giovani studenti ... affine didare lo spazio d'un anno di tempo a disegnarli, e moddlarli ... Raccolti tutti i soggetti ... si fecel'estrazione ptima di quelli della Pittura, poi della Scultura, e finalmente dell'Architettura,tanto per la prima, che per la seconda, e terza Classe». La premiazione, come recita il titolo dellibretto, avvenne nella sala del Gran Consiglio in Campidoglio. Dopo l'orazione di Tiberio So-derini, ed un concerto di strumenti musicali, alcuni cardinali consegnarono i premi, consistentiin due medaglioni d'argento a testa figuranti nel diritto il papa «felicemente regnante» e nelrovescio S. Luca, ai vincitori chiamati nominalmente. n secondo premio per la terza classe discultura venne vinto, come si è detto, da «Tommaso Piroli Romano»; il primo invece andò a«Michele Tili Romano» e il terzo a «Pietro Marone Pisano».

~U. THIEME-F.BECKER, Allgemeines Lexicon der bildenden Kunstlee - Von der Antike biszur Gegenwart, Leipzig, Seemann, 1935, XXIX, p. 23. A proposito ddl'attività patema, si sot-tolinea come un Rosi risulti tra i lavoranti di Matteo Piroli negli anni 1750-5l. Cfr. C. BULGARI,op. at., p. 350.

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città un affresco per la cappella del Crocefisso di S. Maria del Carminedopo l'incendio del 1771.'

Ivi l'incontro con un incisore in rame spinse Piroli a provarsi per laprima volta nella particolare tecnica; avendo a lungo disegnato le operedei cinquecentisti e di altri autori più antichi, realizzò alfine sei tavole daMasaccio.

Tornò a Roma dopo un'assenza di circa sette anni: quando, con esat-tezza, non è dato sapere, ignorandosi la data della partenza. Ma se le-ghiamo quest'ultima ai restauri di Rosi, possiamo ragionevolmente sup-porre che il rientro avvenisse alla fine degli anni settanta.

Aveva ormai acquisito una fisionomia definita e definitiva: strinseamicizia con Giovanni Battista Piranesi, e disegnò ed incise numerosimonumenti per Seroux d'Agincourt. Glistessi, forse, che pubblicò piùtardi, senza data e «a proprie spese», con il titolo Gli edifici antichi diRoma, in ottantadue tavole, ciascuna fornita di scale in palmi romani epiedi francesi, deliziose nella semplice eleganza e puntualità, nel tratteg-gio non virtuosistico reso con limpidi segni paralleli.'

Nel1783 avrebbe poi realizzato una veduta di S. Pietro e una tradu-zione a bulino della Deposizione di Caravaggio, fatto questo veramenteeccezionale essendosi ormai specializzato nell' acquaforte.

A quello stesso anno risale una ricevuta autografa da cui si deduce unimpegno, non chiaro da individuare, per una statua di Apollo in Vati-cario.' Successivamente, ma sempre nel corso degli anni '80, si recò, incompagnia dell'amico Carlo Labruzzi, pittore ed incisore," a Napoli, ed

, U. PROCACCI, L'incendio della chiesa del Carmine del 1771, «Rivista d'Arte», 1932, XIV,p. 175, n. 3.

6 Gli edifici antichi di Roma ricercati nelle loro piante, e restituiti alla pristina magnzfi·cenza secondo Palladio, Desgodetz; ed altri più recenti con l'aggiunta di qualche moderna fabbricaad uso degli artisti, e de' viaggiatori. Pubblicati, e divisi in 82 Tavole dall'incisore Tommaso Pi-roli, s.l.d.

7 Biblioteca Nazionale d'Archeologia e Storia dell'Arte, Roma, Ms. Lanciani 121 B/2262,sotto la didascalia Musei Yaticani: «lo sottoscritto ho ricevuto dal Ill.mo Abb. Visconti scudidodici al conto della statua di Apollo che presentemente sto lavorando; questo di 4 g [giu-gno?] dd 1783 - Tommaso Piroli». L'acconto non è cospicuo: si tratta di un restauro (in que-sto caso Piroli avrebbe attinto alla primitiva vocazione) o di una incisione? Di grande interesseil riferimento a Visconti, verosimilmente Ennio Quirino (il cui padre Giovanni Antonio Batti-sta, creatore dd Museo Pio Clementine, morì appena un anno dopo la data apposta sulla rice-vuta, nel 1784), un personaggio che tornerà nella vita di Piroli.

8 Nato a Roma nell'ottobre dd 1748, Labruzzi fu essenzialmente pittore di paesaggio. nsuo lavoro più importante è costituito dalla serie di disegni di rovine della via Appia da Romaa Benevento, realizzate nel 1789. Della sua attività di incisore si ricordano le tavole tratte dagliaffreschi di Masolino a S. demente. Cfr. Elogio funebre del Sig. Carlo Labnazi romano, dettodall'avv. Luigi Bartoli nella chiesa parrocchiale di S. Domenico nel giorno delle solenne esequie

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ebbe così modo di conoscere quanto restituito alla luce dagli scavi diPompei ed Ercolano: il suo gusto si sarebbe così per sempre fissato «insul buono», ossia quella che prima poteva essere tendenza si traduce inuna chiara coscienza di fede neoclassica. Da tale esperienza dovette na-scere l'idea di dar luogo ad una edizione de Le antichità di Ercolano piùeconomica e maneggevole nel formato di quella promossa da Carlo III diBorbone," come l'autore non mancò di sottolineare nell'«Avviso» deltomo primo, che unitamente al secondo, pure dedicato alla pittura, ve-deva la luce «in Roma» nell'anno 1789.10 L'operazione si sgranò con ca-denze biennali ma ebbe termine solo nel1807, con il tomo sesto dedicatoa Lucerne e candelieri dopo uno iato di ben tredici anni." Se il tono diquest'ultimo volume è molto freddo, essenzialmente didattico-illustra-tivo, non altrettanto si può dire degli altri, ove l'incisione, pur non rifug-gendo da effetti coloristici, non indulge in virtuosismi, affidandosi ad unlinguaggio semplice di tratti orizzontali, verticali e diagonali tra loro pa-ralleli e relativamente distanziati, che raggiunge talvolta i toni della com-mozione ora estetica ora intellettuale. Così, nelle due danzatrici della ta-vola 17 del primo tomo emergono prepotenti la grazia lieve del movi-mento, il candore e la giovinezza dei corpi grazie ad una felice intuizioneche è tutta lirica e non esibizione tecnica, fatta eccezione per l'ingenuoespediente del fondo tanto densamente quadrettato da sembrare nero.Nella resa dei panneggi, poi, sembra già affermarsi quel gusto grafico che

I1.XII.1817, Perugia, Baduel, 1817; F. LABRUZZIDI NEXIMA,Notizie sulla vita di Carlo Labruzzipittore romano, «TI Buonarroti», 1871-78, XII, pp. 37-4'; Le pitture di Masaccio esistenti inRoma nella basilica di S. Clemente colle teste lucidate dal Sig. Carlo Labrum e pubblicate daGiovanni Da/l'Armi, Roma, 1830; TH. AsHBYfìls: Dessins inedits de Carlo Labrum, «Mélangesd'archéologie et d'Hìstoire», 1903, XXIII, pp. 375-418.

, Le antichità di Ercolano, Napoli, Regia Stamperia, 1755-1792.IO «Le fortunate scoperte fatte in questo secolo nelle dissepolte antiche città di Ercolano,

Resina, Stabia e Pompej sono troppo note perché debba parlarsene. Molto meno voglio io farqui l'elogio, e procurare di mettere in grazia al Publico la regia magnifica Edizione di quei pre-ziosi monumenti, in specie della Pittura, che ammirasi sotto il nome di Ercolano. Ella fu sem-pre, e sarà la delizia de' dotti, lo specchio, ed il rifugio degli artisti, la passione infine di tutti icuriosi indagatori delle antiche usanze, riti, e costumi. Ciò che solo desidero si è, di assicurare iProfessori, ed Amatori delle belle Arti, che avendo io pensato a facilitare l'acquisto di Operacosi utile, e dilettevole, incidendola ad Acqua Forte, in sesto più commodo, e meno dispen-dioso, non ho in questa nuova Edizione omesso alcuna Tavola; non mi sono partito né dal me-todo, né dal sentimento de' suoi dotti Espositori: e che avendo profittato al bisogno delle pro-fonde annotazioni, ho tralasciato di esse quello, che non prendendo di mira la spiegazione delsoggetto, può soltanto servire di materiale ai Letterati per la illustrazione di consimili assunti».Da tale introduzione, a firma di Piroli, sembra potersi dedurre che questi, a detta del necrolo-gio esperto di latino e francese, di poesia e musica, insomma uomo colto, curasse pure il testoe fosse stato il promotore, anche in sede imprenditoriale, dell'iniziativa.

11 Uscivano infatti nel 1790 il tomo terzo delle Pitture; nel 1792 il tomo quarto e primodei Bronzi; nel 1794 il tomo quinto e secondo dei Bronzi.

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costituirà la cifra più significativa dell'autore (Fig. 1). Per quanto con-cerne i bronzi, venne adottata la soluzione di unificare quanto nell' editioprinceps era dislocato in due tavole, illustrando ciascun busto simultanea-mente di fronte e di profilo. La seconda presentazione è condotta a sem-plice contorno, sì da porsi come una sorta di astrazione metafisica neiconfronti dell'altra, densa nelle sue ombreggiature (Fig. 2).

Forse sempre in occasione del soggiorno napoletano maturarono queicontatti che dovevano portare Piroli ad incidere, sulla scorta dei disegnidi Frederick Rehberg, le cosiddette «mosse» o «attitudini» di EmmaHart, protegée di sir William Hamilton, plenipotenziario di Sua Maestàbritannica presso la corte di Napoli, consistenti in azioni drammatiche ointerpretazioni psicologiche di figure del mondo antico, che tanto colpi-rono lo stesso Goethe, il quale in una lettera del 16.3.1787 scriveva «TIvecchio cavaliere la idolatra e si entusiasma per ogni cosa che faccia. Inlei ha trovato tutta l' antichità, tutti i profili delle monete siciliane, persinol'Apollo del Belvedere».

TIbiografo afferma che le «mosse» erano state condotte a termine nel1794, e questa in effetti è la data che appare sul frontespizio della edi-zione consultata da ehi scrive." In una mostra che ebbe luogo in Inghil-terra sui rapporti tra lady Hamilton (ex signorina Hart) e l'arte del suotempo, fu esibita un' edizione - di proprietà privata anonima - in cui noncompariva la data, ma illuogo di stampa e il tipografo, «Roma, Nicola deAntonj». Gli estensori del relativo catalogo pensarono quindi che fossequella la primitiva edizione, verosimilmente da datarsi al 1788, comun-que prima del 1790, anno in cui si celebrò il matrimonio tra l' avvenenteragazza e il nobile inglese." Questi avrebbe in definitiva promosso l'ope-razione (a lui infatti fa esplicito, anzi addirittura ampolloso riferimento iltitolo) quando Emma era certo nella sue grazie, ma il matrimonio non siconfigurava neppure come progetto: perché certamente non sarebbestato confacente a una lady ogni minimo riferimento a un tipo di attivitàassimilabile al teatro. Una volta varata l'iniziativa le eventuali ristampenon sarebbero più rientrate nelle facoltà di controllo di William Hamil-ton. TIfatto poi che, sempre nel frontespizio, un profilo femminile eli-

12 Drawings [aith[u//y copied from Nature and with permission dedicated to the Right Ho-nourab/e Sir Wi//iam Hamilton His Britannic Majesty's Envoy Extraordinary and Plenipoten-ziary at the Court of Naples. By bis most humb/e Seruant Frederick Rehberg Historical Painter inbis Prussian Majesty's Service at Rome, MDCCXCIV, Engrav'd by Tbomas Piro/i.

l} Lady Hamilton in relation to tbe art o] her time. An exbibition organised by the ArtsCouncil of Great Bntain and the Greater London Council at the lreagb Bequest, Kenwood 18july-16 october 1972, London, Shenval, 1972.

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peato rechi le iniziali E. H. non è significativo, perché la giovane man-tenne le stesse sia prima che dopo le nozze.

TIlavoro consta di dodici tavole in cui la protagonista, variamente at-teggiata e vestita, interpreta ora una musa, ora una ninfa, ora una miticaregina, ora una santa (Fig. 3); qualora si accettasse la collocazione dell'o-pera alla fine dell'ottavo decennio del secolo, il suo interesse risiederebbenel fatto che il puro contorno era stato ormai acquisito come cifra stili-stica, e la stessa costituirebbe perciò una sorta di prova generale di quellache, di lì a poco, doveva configurarsi come l'impresa più significativa,cioè la collaborazione con John Flaxman.

Lo scultore e disegnatore inglese giunse a Roma con la moglie nel di-cembre 1787 e prese dimora in casa dell'incisore Cunego. TIsoggiorno,destinato a durare sette anni ed interrotto da una puntata a Napoli, ob-bligatoria per ehi volesse vedere gli scavi di Ercolano e Pompei, non poténon confortarne l'orientamento verso una visione purificata dall'enfasidella modernità tardo-barocca e astratta da complicazioni volumetriche esintattiche, visione cui del resto si era lungamente allenato lavorando perla manifattura ceramica di Josiah Wedgwood, che nella linea Etruriaaveva lanciato il motivo delle decorazioni a rilievo di ispirazione neoclas-sica, in genere bianche su fondo azzurro."

Fu appartata la vita romana di Flaxman, che frequentò una strettacerchia di artisti, tra cui la Kauffmann e Canova, il quale si stava ormaiconfigurando quale vero e proprio leader del movimento neoclassico, diarcheologi e studenti, ma proprio per questo laboriosa. Eseguì il gruppomarmoreo Furia di Atamante su commissione di Frederick Hervey, contedi Bristol, e una serie di disegni per Omero, Eschilo e Dante. n La sceltarelativa all'incisore che doveva tradurre tali illustrazioni per la stampacadde su Tommaso Piroli, che poteva vantare ormai un discreto nomenel giro antiquario e collezionistico anche al di fuori di un ambito stretta-mente locale, se già aveva eseguito il set per Hamilton.

Nel1793 usciva così a Roma la prima edizione in trentaquattro tavoledell'Odissea ed in trentanove tavole dell'Diade; successivamente, nel1795, quando l'artista aveva ormai lasciato Roma, venivano pubblicate letrenta tavole tratte dalle tragedie di Eschilo. Le centodieci incisioni dan-

14 Flaxman anche dopo il soggiorno italiano continuò ad operare nel campo delle arti apoplicate, fornendo disegni per gli orafi reali Rundell, Bridge and Rundell.

l' La prima commissione giunse nel 1791 da parte di Mrs. Hare-Naylor, per le illustra-zioni dei poemi omerici, la seconda nel 1792 da parte della cugina di quest'ultima, la contessaDowager Spenser, per le illustrazioni delle tragedie di Eschilo. Infine Thomas Hope gli ordinòquelle per la Divina Commedia di Dante.

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tesche, realizzate già nel 1793, videro invece la luce solo nel 1802 con iltitolo La Divina Commedia di Dante Alighieri cioè l'Inferno, il Purgaterioed il Paradiso composto da Giovanni Flaxman scultore ed inciso da Tom-maso Piroli romano; infatti l'eccentrico Hope, il committente, aveva po-sto il veto perché ne voleva una fruizione esclusiva."

Quello tra Flaxman e Piroli fu un incontro felice, assecondando l'in-cisore con il suo gusto già orientato verso la semplicità e la purezza il ge-nio dell'illustratore britannico; incontro suggellato da un successo dipubblico che provocò anche atti di pirateria editoriale."

Nel campo della grafica il disegno a tratto, per la sua efficacia dimo-strativa che non comportava dispendio di mezzi ed energie, era praticaantica, già in uso agli inizi del XVI secolo 18 e rintracciabile anche succes-sivamente in opere di carattere storico e archeologico. La temperie neo-classica non poté non favorirne il revival per quanto di asettico e formal-mente rigoroso era ad esso connaturato; ma, quel che è di maggior inte-resse, ne intuì per la prima volta la potenza suggestiva. Per cui, se da uncanto si tornò all'incisione a contorno per quelle valenze tradizionali dieconomia e di essenzialità che ben si attagliavano alla funzione di sup-porto di un testo, dall' altro la stessa particolare tecnica si trasformava inpoetica. Ciò fu ovviamente determinato dal rinnovato confronto colmondo antico, da taluni più vagheggiato nelle sue accezioni severe e pro-toclassiche che in quelle mature ed ellenistiche. Tra questi Flaxman, at-tratto anche dalla cultura gotica e dai suoi ultimi echi in quella del primo'400, cui si potrebbe attribuire la paternità della svolta da prassi in este-tica se non fosse stato preceduto, anche se solo di pochi mesi, dal digio-nese Benigne Gagneraux, il quale ne11792 stampava a Roma le Dix-buitestampes au trait di soggetto mitologico-pastorale non desunte da motivipreesistenti." Entrambi usarono un segno di spessore variabile, non uni-forme come nei vasi greci tanto cari ai conoscitori fin de siécle, e questo

16 Thomas Hope aveva comunque fatto stampare nel 1794 a Roma da C. Wolff un'edi-zione ad uso pressoché privato, ovviamente rarissima. Cfr. Flaxman e Dante, a cura di C. Gizzi,Milano, Mazzotta, 1986, p. 141.

17 L'anno successivo alla morte di Flaxman, avvenuta nel 1826, Giuseppe Piroli lesse perl'Accademia tiberina una breve biografia di Flaxman nella quale, soffermandosi sul rapporto distima e amicizia che aveva legato l'artista inglese al padre,lamentava come le incisioni originalidi quest'ultimo fossero state lucidate e falsamente firmate dal milanese Vallardi, «che senza al-cun pudore le riporta nel suo catalogo». Cfr. G. Praou, Giovanni Flaxman, «Album», 1838, V,pp. 273-275.

18 Si vedano al proposito le tavole illustrative del De arti/ida/i perspectioa, di Jean Pèlerindetto Viator, pubblicato a Toul nel 1505 e nel 1509.

19 A Roma i due artisti ebbero modo di conoscersi e anche frequentarsi, se la signora Fla-xman annotava, il13 marzo 1791, il nome «Gagnero» sul suo diario. Cfr. Benigne Gagneraux

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fu evidenziato nei confronti di Flaxman da George Cumberland, che nel1796 pubblicava Thoughts on outline, sculpture, and tbe system tbat gui-ded tbe ancient artists in composing tbeir figures and groups, spinto dallacrescente importanza che quel tipo di incisione andava assumendo." Nonmancava, del resto, ehi ne esaltasse pur tuttavia l'intima consustanzialitàcon quella cultura." Una strada era stata comunque indicata, quella poipercorsa dal gruppo ribelle dei discepoli di David, i primitifs, e dallorocapo Maurice Quai, dal David stesso del Ratto delle Sabine e da Ingres.

Piroli interpretò con sensibilità eccezionale le istanze flaxmaniane,traducendole in incisioni ove la linea domina priva di icastiche durezze, eora assottigliandosi ora irrobustendosi descrive figure certo astratte nellasintetica bellezza e nell'equilibrio emotivo, ma non perentorie come nellesuccessive traduzioni di Reveil." Così Oceano, nel Prometeo incatenato,ed Atena, nella prima tavola dell'Odirsea, si librano in una spazialità rare-fatta che esalta nell'uno la maestà olimpica, nell' altra la grazia giovanilesenza forzature di toni, mentre Andromaca, in una delle ultime illustra-zioni dell'Iliade, si abbandona tra le braccia delle ancelle alla vista del ca-davere di Ettore con una morbidezza appena patetica che attenua lameccanicità dell'impostazione diagonale (Figg. 4, 5, 6).

Nell'estate del 1794, ormai assolti gli impegni con l'artista inglese eforse sull'onda della notorietà che quegli stessi gli avevano procurato, Pi-roli stese «una scrittura d'associazione» con Antonio d'Este e Pietro Vi-tali per l'esecuzione di sei incisioni da rilievi in gesso di Canova," cheuscirono, senza data, rilegati in un album e dedicati all'Accademia delleScienze e Belle Lettere di Padova." Anche se lo scultore non figurava di-rettamente nell'accordo, per una serie di motivi -la cura attenta con cui

(1756-1795). Un pittore francese nella Roma di Pio VI, a cura di S. Laveissière, Roma, De Luca, 1983.20 Cfr. D. IRWIN, fohn Flaxman 1755-1824, Sculptor Illustrator Designer, London, Studio

Vista/Christie's, 1979, pp. 83-84.21 «TI bravo scultore mio caro amico Flaxmann dalla tragedia di Euripide ricavò a sem-

plici contorni alcuni quadri, e nominatamente quelli d'Oreste infuriato, i quali non sarebberostati disapprovati in Grecia al tempo di Timomaco». aro Vite dei pittori anticbi greci e latinicompilate dal P. M. Guglielmo Della Valle minor conventuale, Siena, Pazzini Carli, 1795, p. 255.

22 Achille Reveil, incisore parigino, realizzò una celebre traduzione delle opere di Fla-xman tra il 1847 ed il 1855.

2} Lascito Fondazione Canova, Possagno, eNe, Busta 9, Piroli. Su disegno di VincenzoCamuccini vennero eseguiti: Wisse spettatore della danza de' figli di Alcinoo Re de' Peaci; Pirro,dopo trafitto Polite, uccide Priamo in presenza della famiglia; Achille dolente mentre Patrocloconsegna Briseide agli Ara/di; Telemaco ritornando nella sua regia s'incontra colla madre Pene-lope; Socrate vicino a morte allontana da sé la sua famiglia, ritornando agl'amici; Socrate ricevealla presenza de' suoi amici la tazza del veleno.

24 «All'Ill.tre Academia delle Scienze, e Belle Lettere di Padova Antonio d'Este e PietroVitali - TIprimo nostro scopo nel rendere pubblici per mezzo dell'incisione questi Bassi Rilievi

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seguiva in genere la traduzione in rami delle sue opere, la presenza diAntonio d'Este, suo amministratore, e di Pietro Vitali, incisore di fiducia,e soprattutto il fatto che i gessi si trovassero ancora nello studio - ne èdifficilmente ipotizzabile l' estraneità all'operazione. Con ogni probabilità,come fa supporre una firma a saldo delle spettanze in calce ad un con-tratto del 24 settembre 1795, la società si sciolse l'anno successivo; 2' neconsegue la collocazione dei sei rami entro quella data. Lo stile si fa sot-tilmente magniloquente, abbandonando lo smorzato lirismo che è poi ilpregio maggiore della produzione immediatamente precedente; inoltreun sottile ma densissimo spessore d'ombra rinforza in taluni punti il con-torno, con una chiara intenzione di forza plastica forse suggerita da Ca-nova o comunque a lui gradita.

Sempre nel1795, a detta del biografo, avrebbe quindi compiuto bentrecentoventitre rami con le immagini dei monumenti di Villa Borghese,commissionatigli da don Marcantonio. In effetti quel principe ebbe inanimo di pubblicare la collezione di sculture antiche che ornavano lavilla, e ne affidò il testo ad un prestigioso estensore, Ennio Quirino Vi-sconti, che intraprese l'opera basandosi sui disegni e sulle tavole che siandavano man mano compiendo da parte di un nutrito stuolo di incisori.Nel contempo lo stesso principe finanziò un'operazione parallela, più ra-pida nei tempi di realizzazione e assai più economica, rivolta a un pub-blico allargato, facendo incidere a contorno in rami di modesto formatol'intera collezione antiquaria, e scriverne il correlato commento al Lam-berti, sempre sotto la direzione dell'insigne studioso. Nel 1796 uscivanocosì le Sculture del Palazzo della Villa Borghese detta Pincianai" seguite,l' anno immediatamente successivo, dai Monumenti Gabini della VillaPinciana descritti da Ennio Quirino Visconti,2' corredate - entrambe le

dd celebre Sig. Antonio Canova è stato di accrescere un nuovo lustro alle glorie della NazioneVeneta nelle Belle Arti. Non abbiamo potuto quindi un momento esitare nel decidersi a ehi of-frire quest'opera. Da voi, illustre Accademia, è sostenuta la gloria nazionale nelle Scienze enelle buone lettere. Quindi, se i membri de' quali siete composta tanto contribuiscono allosplendore di queste, quanto a quello delle Arti contribuisce il nostro scultore, una simiglianzad'oggetto rende a voi dovuta quest'offerta, e si lusinga che siate per onorarla di accoglienza, edi gradimento».

2' Cfr. Canova e l'incisione, a cura di G. Pezzini Bernini e F. Fiorani, Bassano dd Grappa,Ghedina eTassotti, 1993, pp. 31·32.

26 n volume, edito a Roma, si divide in due parti, ciascuna delle quali è preceduta dalletavole, che vantano un proprio frontespizio arricchito da una immagine ddl'ingresso di VillaBorghese disegnato da Asprucci ed inciso da Morelli, e seguita dal testo, il cui frontespizio inaltri caratteri ripete il titolo ma omette l'incisione aggiungendo peraltro il nome dello stampa-tore Pagliarini.

27 n volume esce a Roma presso Fulgoni e presenta le tavole inserite nel testo. n fronte-

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pubblicazioni - da una cospicua serie di incisioni, più di trecento, che cisembra poter individuare come quelle eseguite da Piroli per il Borghese.

TIsuo nome, certo, non compare né nelle singole tavole né nei fronte-spizi, ma ciò può trarre la sua ragione dal carattere puramente esemplifi-cativo dell'intero intervento, scevro di ogni pretesa artistica. La mole dilavoro, eseguito in uno spazio di tempo breve e tra l'altro gravato da di-versi impegni, fa supporre una sorta di appalto da parte del Piroli, chepoté affidare ad eventuali quanto ignoti collaboratori la cura manualedell'incarico intervenuto in un momento particolarmente felice, anzi ilpiù felice, della sua attività incisoria, momento in cui poté illudersi dimettere il suo talento al servizio di personalità artistiche emergenti. In al-tre parole l'impegno dovette essere assunto unicamente in quanto fontedi guadagno, sempre ben accetto e probabilmente necessario a finanziarele attività editoriali che maggiormente lo interessavano." Quanto all'edi-zione di lusso dei monumenti borghesiani, per la cui stampa don Mar-cantonio aveva addirittura progettato di chiamare in città il grande Bo-doni, la stessa non andò immediatamente in porto per i disordini politiciche di n a poco sconvolsero l'Italia e le difficoltà economiche in cui sitrovò a versare il generoso promotore. Vide infatti la luce venticinqueanni dopo, per l'interessamento di Gio.Gherardo De Rossi e StefanoPiale, che rintracciarono le incisioni di grande formato e improntate a ungusto pittorico, eseguite tra il 1792 e il 1795 come si ricava da alcunedate apposte accanto alla firma dagli incisori, e gran parte dei commentiviscontini integrati nelle parti mancanti da quelli già pubblicati dal Lam-berti e da altri scritti per l'occasione dai curatori del recupero."

Ancora intento all'esecuzione dei rami Borghese, Piroli stringeva ami-cizia con William Ottley, disegnatore dilettante,' incisore e scrittore dicose d' arte. Con lui intraprendeva nel 1797 un viaggio a Firenze dopo

spizio è arricchito da una immagine della campagna romana sempre disegnata da Asprucci edincisa da Morelli.

28 Sottolinea comunque il biografo l'operosità di Piroli, senza alludere ad aiuti, nel passoche di seguito si riporta. «Di commissioni non difettò ... giammai, perché era venuto in reputa-zione di accurato intendente ed onesto. Alle commissioni, sebbene fossero molte, egli nonmancò mai: perché dd faticare era volenteroso; nel durare la fatica, favorito dalla robustezzadd corpo; nello spedirsi sollecitamente dalla facilità e dalla franchezza che gli avevano procac-ciato un lungo studio dd disegno, uno acuto discernimento del vario stile, un abito felice con-tratto pel molto operare».

29 Illustrazioni de' monumenti scelti borghesiani già esistenti nella Villa sul Pincio scrittedal celebre Ennio Quirino Visconti membro dell'Istituto nazionale e delle più rinomate Accade-mie d'Europa date ora per la prima volta in luce dal cav. Gio.Gherardo De Rossi e da StefanoPiale sotto la guida di Vincenzo Peoli, Tomi I e II, in Roma MDCCCXXI nella Stamperia DeRomanis.

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Fig. 1. _ Le antichità di Ercolano, To~o I, Tav. 17.

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Fig. 2. _ Le antichità di Ercolano, Tomo IV, Tav. 19.

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Fig. 3. - Drawings copied from nature, Tav. VI.

Fig. 4. - Prometeo incatenato, Tav. 3.

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Fig. 5. - Odissea, Tav. 1.

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Fig. 6. - Iliade, Tav. 30.

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Fig. 7. - Tuelee stories 01 tbe Old Testament, Tav. 2.

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Fig. 8. - Pein tu res du cabinet de [ules II, Tav. 6.

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TOMMASO PIROLI, INCISORE ROMANO 0750-1824) 89

aver dato alle stampe due set di dodici tavole ciascuno, tratte - con ungusto verrebbe da dire per assurdo già tardo-preraffaellita o simbolista(Fig. 7) - da disegni dello stesso Ottley ispirati alla vita di Cristo 30 e alVecchio Testamente." Sempre secondo il biografo, il lavoro sarebbestato eseguito «a fumo»: ma l'esame delle tavole in questione, dagli evi-denti effetti acquarellati, sembra ricondurre, più che al mezzotinto o ma-niera nera che dir si voglia, all'acquatinta, un'invenzione da poco scaturitain ambiente francese come logica conseguenza dell'acquaforte," più con-sona ai modi di operare del Piroli, che sempre predilesse gli acidi al bulino.

Nello stesso tomo di tempo realizzò infine I veggenti e gli antenatidella Cappella Sistinta," che compaiono nel catalogo di vendita della Cal-cografia Camerale a partire dal 1797.34

n periodo, così fecondo di attività, contatti e speranze, ebbe brusca-mente termine a causa dei violenti rivolgimenti politici che scossero l'Eu-ropa e anche Roma. Dopo aver subito le pesanti condizioni del trattatodi Tolentino, questa veniva occupata dal generale Berthier tra il1798 e il1799 e si dava una costituzione repubblicana; papa Braschi moriva nelladeportazione francese. Al sorgere del nuovo secolo Ferdinando di Bor-bone liberava la città, che sarebbe stata ripresa da Napoleone nel 1809.

n nostro incisore, che nel 1798 aveva preso moglie," progettando ditrasferirsi a Londra per aderire alle sollecitazioni degli amici inglesi, fuimpossibilitato a muoversi e, cosa ancor più grave, per la penosa e gene-rale penuria di lavoro legata alla crisi delle committenze, costretto adoperazioni umili quali vignette, impronte per la carta moneta e «sirnilcose da non partorire alcuna fama nello avvenire». Avrebbe poi eseguito,sempre «per negozio, ... uno studio elementare di disegno sugli esemplaridi Michelangelo, Raffaello e altri, nonché un corso completo di disegni

30 Twelve stories 01 the li/e 01 Christ engraved by Thomas Piroli lrom the designs 01 W. Y.Ottley, Roma, Fehr. 1796.

)1 Twelve stories 01 the OU Testament engraved by Thomas Pirolifrom the designs 01 Wil-liam Young Ottley, Roma, Maggio 1797.

32 Cfr. Le tecniche artistiche, a cura di C. Maltese, Milano, Mursia, 1983, pp. 292-295;L'acquatinta e le tecniche di resa tonale, Roma, Istituto nazionale per la grafica, 1989, p. 24.

33 Le prime dodici tavole raffigurano Giona, Libica, Daniel, Cumana, Esaias, Delpbica, Za-cberias, loel, Eritbraea, Ezecbiel, Persica, Hieremias; ciascuna delle due rimanenti quattro velecon Salmon, lesse, Ezecbias, Ozias, Zoroabel, Roboam, Aso, ]osias.

34 Le stesse incisioni sono elencate nei cataloghi di vendita del 1805, 1816, 1823, 1826,1832, 1842. Secondo il necrologio del Cardinali, avrebbe eseguito, contemporaneamente aiVeggenti, «dodici Virtù di Raffaello dalla sala di Costantino».

" In età quindi ormai matura e singolarmente non molto tempo dopo la morte dellamadre.

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anatomici in trentotto tavole», e, «in forma di foglio stragrande», piantae prospetto del palazzo di Lord Bristol in Inghilterra.

Anche se nel1802 uno spiraglio pare aprirsi con l'incarico affidatoglida Canova in persona per la realizzazione di due incisioni dai bassorilieviLa battaglia di Potidea e Venere danza con le Grazie alla presenza diMarte,36Piroli stava ormai meditando di cercare altrove fortuna se versola fine dell' anno successivo lo troviamo insediato a Parigi, ove rimarràininterrottamente sino al marzo del 1807.

In questa partenza dobbiamo forse leggere l'esilio volontario di unuomo che, oltre a subire gli effetti di una crisi che aveva travolto tanti ar-tisti e tante iniziative culturali (basti pensare alla menzionata edizione dilusso dei monumenti borghesiani), si vedeva ormai negato ogni spazioper una sua probabile adesione alle nuove ideologie. Se si accetti taleipotesi, non apparirà casuale lo stravolgimento del cognome prima in Pi-relli e poi in Pirolli operato dai cataloghi della Calcografia a partire dal1805, cognome che tornerà alla sua versione corretta soltanto nel 1823.

TIpapato Chiaramonti favorì l'allontanamento di alcuni intellettualiin odore di giacobinismo; il più famoso fra tutti fu Ennio Quirino Vi-sconti, che era stato console e ministro degli Interni della Repubblica ro-mana. Forse fu proprio l'insigne bibliotecario ed epigrafista vaticano, chestava curando la sezione archeologica del Museo napoleonico, poi delLouvre, a sollecitare l'arrivo a Parigi di Piroli, una sua vecchia cono-scenza." Proprio dei monumenti antichi di quel museo egli curò infatti idisegni e le relative incisioni a contorno, con lo stesso stile incolore che siera notato nelle illustrazioni borghesiane, in una pubblicazione che uscìin quattro tomi dal1804 al 1806, per un totale di trecentodiciotto tavolenon firmate, presso i fratelli Piranesi."

Un indiscutibile punto di riferimento dovette essere lo stabilimentodi questi ultimi, che avrebbero dato alle stampe tutte le opere concepitedall'esule nel primo soggiorno parigino. Ciò sarebbe spiegabile in un'ot-tica politica, qualora si accettasse l'ipotesi di un Piroli dalle simpatie «ri-

J6 In un documento dci 24 aprile 1802 l'incisore dichiara di ricevere dallo scultore trentascudi per la commissione. Cfr. Canova e l'incisione cit., pp. 32, 36 n. 12.

)7 La Sistina riprodotta, a cura di A. Moltedo, Roma, Palombi, 1991, pp. 169-176.J8 Les monumenti antiques du Musée Napoléon, dessinés et gravés par Tbomas Piroli auec

une explication par J. G. Scbtoeigbaeuser publiés par F. et P. Piranesi, freres - Tome Premier - APans, a l'ancien collège de Nauarre Montagne Sainte Geneoièoe et Place du Palais du Tribunat,Rue Saint Honoré, nO1354, An XII, 1804. TItomo secondo (1804), terzo (1805) e quarto (1806)furono commentati da Louis Petit Radel. TI quarto tomo, infine, usciva presso il nuovo indi-rizzo dei Piranesi, au collège der Grassins. rue des Amandiers, [aub. St. [acques.

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voluzionarie», dal momento che Pietro, il minore dei due figli del cele-berrimo Giambattista, aveva partecipato attivamente ai moti giacobinidel1798-99,39 per poi lasciare assieme al fratello Francesco la città nataleall'indomani della caduta dell' effimera Repubblica romana, portando consé i rami della calcografia patema. Protetti da Giuseppe Bonaparte, iduevidero accordarsi dal governo l' antico collegio di Navarra, ove nel giugnodel 1802 annunciavano la creazione di una Accademia delle Belle Artiper l'esecuzione di tutte le specie incisorie. L'anno successivo aprironoun negozio nel palazzo del Tribunato, in via Sto Honoré al numero1354.40 Presso tale indirizzo risultano in vendita le incisioni tratte dal Ga-binetto di Giulio Il in Vaticano," che unitamente a quelle relative ai di-pinti di Villa Lante " e Villa Altoviti 41 completano grosso modo il cata-logo dell' artista sino al ritorno in Italia."

19 Partecipazione che sarebbe stata premiata con la carica di segretario generale della Pre-fettura del Tevere nel 1813-14, cioè nel periodo del governo napoleonico che uniformò lastruttura amministrativa della municipalità romana a quella dipartimentale francese. Cfr. M.LIZZANI,Due dei tre Piranesi, «Capitolium», 1952, pp. 265-271 .

.o I fratelli Piranesi, nel 1805, dovettero lasciare il collegio di Navarra, dove si installò ilPolitecnico. Ebbero accordato in cambio, sempre dal governo, l'antico collège des Grassins. Laloro calcografia fu soprattutto una impresa commerciale; la creazione di una Accademia gra-tuita per gli allievi più che come iniziativa fùantropica si configurava quale operazione volta adassicurare il mantenimento del favore dei pubblici poteri, costituendo nel contempo una im-portante riserva di manodopera. L'Accademia non sopravvisse a lungo al trasloco presso il col-lège des Grassins. aro U. VAN DE SANDT, La calcograpbie des fréres Piranesi: quelques auatars dela grauure au trait, «Bulletin de la Société de I'Histoire de l'Art français», 1978 ('80), pp.207-220.

41 Peintures du cabinet de [ules II, au Vatican, de l'inuention de Raphael, recueillies par lesPiranesi, et dessinées par Tbomais) Piroli. A Pans cbez les Piranesi, rue de la Montagne SainteGéneviève et place du Palais du Tribunat, a Rome cbez Th. Piroli, graveur, strada Gregoriana n"203, An XII, 1804. Si tratta di una raccolta di quattordici incisioni di soggetti mitologici asfondo galante. Da notare come nel frontespizio sia indicato, quale luogo di diffusione dell'al-bum, l'indirizzo di Piroli, che il necrologio stabilisce peraltro al nO34. Si può allora pensare aun punto vendita distinto ma non lontano dall'abitazione.

42 Peintures de la Villa Lante de l'inoention de Jules Romain, recueillies par les freres Pira-nesi et dessinées par Tbomas Piroli. Se uend à Paris rue de la Montagne, a Rome cbez Thomas Pi-roli graueur strada Gregoriana nO 203. L'album contiene sedici incisioni raffiguranti i geni dellemaggiori divinità del mondo classico, nonché ilRatto d'Europa, l'Amore trionfante, Venere, Ce-rere, Anfùrite, Nettuno, Plutone.

41 Peintures de la Ville Altoviti à Rome inoentées par Giorgio Vasa,; et gravées par TbomasPiroli. Faisant parsie de la calcographie Piranesi a Paris l'an 1807. Le tredici incisioni aventi adoggetto le quattro stagioni e gli dei dell'Olimpo sono l'unica testimonianza esistente delle pit-ture eseguite nel 1553 dal Vasari per il casino di Bindo Altoviti in Prati di Castello. Cfr. CH.DAVlS, Per "attività romana del Vasari nel 1553: incisioni degli affreschi di Villa Altoviti e la«Fonte» di Villa Giuba, «Mitteilungen des kunsthistorischen Institutes in Florenz», 1979, 1-2,pp. 197·224.

44 TIbiografo aggiunge anche delle incisioni su commissione privata per una edizione diOssian, ed altre tratte dalla sala Borgia in Vaticano e dalla Farnesina.

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La traduzione di quelle opere rinascimentali è senz'altro guidata daun gusto sicuro, ma la perizia tecnica con cui sono condotte pare allu-dere alla malinconia di un mestiere che non è più al servizio di un im-pulso intellettuale, ma della mera sopravvivenza (Fig. 8).

Il rientro a Roma, avvenuto nel1807, sembra legato unicamente alla il-lustrazione dei bassorilievi della collezione Albani per una operazione pro-mossa da Pietro Piranesi e commentata dal celebre archeologo e numisma-tico danese Giorgio Zoega." Questi era strettamente legato a Carlo La-bruzzi," a sua volta amico del Piroli da antica data: così, se la commissionearrivò certo dall' editore, essa dovette essere confortata anche dal parerefavorevole del curatore del testo, che per esaltare la correttezza delle cen-toquindici tavole che corredano il volume articolato in due tomi, non esitaa condannare la sciatteria di quelle predisposte per «l'elegante operetta diLamberti sulle sculture della Villa Borghese». Da ciò si può dedurre chel'ipotesi sulla paternità del Piroli sia errata oppure che l' affermazione siaingenua perché provocata dall'ignoranza di quella stessa paternità proba-bilmente taciuta o comunque «dimenticata» dallo stesso responsabile. Lacura filologica porta ad annotare su ogni tavola le dimensioni del relativomonumento, e ad indicare per mezzo del tratteggio le parti non originali;ma, anche per la fattispecie, non si può non ripetere il giudizio espressonei confronti di analoghe imprese dallo scopo esclusivamente didattico.

Nel1808 Piroli si trasferiva nuovamente a Parigi, e dava alle stampeuna raccolta di incisioni del Giudizio Universale di Michelangelo, basan-dosi su quelle realizzate da Conrad Martin Metz." Ciò viene ammessosenza alcun imbarazzo nella prefazione, dove anzi si sottolinea la portatapratica dell'operazione, che assicura un prodotto dai costi più contenuti(evingt-quatre francs l'exemplair») e anche la valentìa dell'autore, di cuisi esalta «la touche spirituelle et pleine du sentirnent»."

4' Li Bassirileui antichi di Roma incisi da Tommaso Piroli colle illustrazioni di GiorgioZoega. Pubblicati in Roma da Pietro Piranesi nel suo stabilimento calcografico strada del BahuinonO58, in Roma MDCCCVIII presso Francesco Burlié. L'opera è dedicata «A sua altezza impe-riale il principe Eugenio Napoleone di Francia».

46 Carlo Labruzzi eseguì un ritratto di Zoega, ora conservato al Museo di Roma. Dopo lamorte dell'archeologo, rimasto vedovo nel1807, i figli furono affidati alle cure del pittore, chepure viveva in ristrettezze. Cfr. J. BlRKEDAL HARTMANN, Appunti su Giorgio Zoega e Carlo La-bruzzi, «Studi rornani», 1976, XXIV, pp. 352-368.

47 Le Jugement unioersel, peint par Michel-Ange Bonaroti dans la Chapel/e Sixtine a Rome,divisé en dix sept plancbes, gravées au trai! par Thomas Piroli, puhlié par Bocchini a Paris1808.

48 Anche per i Veggenti della Sistina Piroli avrebbe in parte usato come materiale di basele incisioni dei suoi contemporanei. Cfr. La Sistina riprodotta cit., p. 174.

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L'anno successivo usciva la Napoleonide del Petroni, una raccolta dicento odi preceduta ciascuna da una immagine clipeata che presenta nelgiro della cornice una iscrizione esplicativa." Le illustrazioni fissano al-cuni momenti salienti dell' epopea napoleonica, e si ispirano nei costumie nel tono al mondo romano. Ilnome di Piroli non compare nel fronte-spizio e neppure all'interno del volume come firma, magari cifrata, dellaparte figurativa. L' attribuzione si basa unicamente su quanto afferma ilbiografo circa i lavori svolti nel corso del secondo soggiorno parigino,che terminò nel 1816 e dovette comunque essere singolarmente poverodi commissioni, considerata anche la celerità dell'incisore il quale amavaaffermare «quello che nell'arte mia non si fa presto, non si fa bene».Avrebbre infatti ancora eseguito «grandissima parte della Galleria Som-mariva» e «parte della grande opera del Cicognara». Ora, se del catalogoSommariva si ha menzione solo nel necrologio," per quanto concerne lapartecipazione alla Storia della scultura del Cicognara, essa dovette essereveramente minima, almeno a giudicare dalla seconda edizione dell'operache è stato possibile consultare."

Tornato a Roma, «stentò la vita per sette anni», afflitto da una formadi paresi; prima che il male gli impedisse del tutto di lavorare, tradusse leillustrazioni della Teogonia di Esiodo che Flaxman aveva iniziato a con-cepire a Roma e che erano state pubblicate nel 1817 incise da WilliamBlake.'2

Morì il22 marzo 1824, e fu sepolto nella sua parrocchia, S. Andreadelle Fratte, ove da tempo riposavano i genitori.') Se ne andava, assistitodalla moglie e dal figlio Giuseppe, a detta del biografo pure incisore," unuomo <<vantaggiatodalla natura di bello e vivace aspetto, di grande sta-

49 S. E. PETRONl, Napoleonide, Napoli, nella stamperia francese, 1809.so Nome dimenticato quello di Giovanni Battista Sommariva, che legò le sue fortune alla

rivoluzione e a Napoleone, e fu patrono di innumerevoli artisti nella Francia dd primo Otto-cento riuscendo a costituire una cospicua collezione. Cfr. F. HASKELL, An Italian patron 01Irench neo-dassie art, Oxford, Clarendon Press, 1972.

'I L. CICOGNARA, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Ca-nova, per servire di continuazione all'opere di Winckelmann e di D'Agincourt, Ied., 1813-1818;II ed. Prato, Giachetti, 1823. L'intervento di Piroli è limitato all'esecuzione della TavolaXXXVI.

'2 Cfr. Flaxman e Dante cit., pp. 20, 141.,J Dal momento che il padre era morto nel 1777, si deduce che a quella data era già stata

lasciata la casa in Banchi, la cui parrocchia era la chiesa dei Ss. Celso e Giuliano.~ Se di Giuseppe non rimangono tracce, ampiamente documentata è invece l'attività inci-

soria dd di lui figlio Luigi, che conclude la dinastia. Forse fu proprio Giuseppe a curare il ca-talogo paterno che il necrologio afferma si trovasse già alle stampe e che doveva comprendereben 1250 rami. Anche di tale catalogo non si è trovata altra menzione.

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tura, e di fisionomia accaparrante, ... allegro, acuto, socievole, largo pergenerosità nelle spese». Un uomo che aveva fatto della sua casa un luogodi incontro per artisti e letterati," forse inseguendo un sogno antico,quello di levarsi dalla dimensione artigiana in cui era nato e cresciuto. Levicende della vita non sempre ne dovettero favorire l'attuazione, ma al-meno una volta esso si inverò pienamente, nella collaborazione con Fla-xman, cui forse non a caso venne dedicata l'ultima fatica.

SOMMARIO

La ricostruzione del catalogo di Tommaso Piroli incisore consente di met-tere a fuoco l'ambiente culturale romano a cavallo tra XVIII e XIX secolo.

SUMMARY

By restoring engraver Tommaso Piroli's catalogue it's possible to focallzecultura! milieu in Rome between XVIII and XIX century.

" Gli incontri avvenivano a cadenze settimanali, la domenica. Ogni artista portava il dise-gno d'un soggetto stabilito; quello giudicato migliore veniva inciso dal padrone di casa. È sem-pre il Cardinali che dà notizia di questa simpatica accademia domestica.