AndCo Magazine apr/mag 2014

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SPECIALE VOGHERA SENSIA 2014 LA PIÙ ANTICA FASHION I TREND ESTIVI SALUTE MANGIARE SANO ECONOMIA MARKETING HI-TECH MOTORI GIACOMO DE GHISLANZONI CARDOLI ANNO 08 APRILE/MAGGIO ‘14 COPIA GRATUITA L’ ANIMA DEL COMMERCIO

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Page 1: AndCo Magazine apr/mag 2014

SPECIALE voghErA

sensia 2014la più antica

fAShIoni trend estivi

SALutEMangiare sano

EConomIAmArkEtIng

hI-tEChmotorI

gIAComo dE ghISLAnzonI CArdoLI Anno 08

Aprile/mAggio ‘14

CopiA grATUiTAl’ aniMa del coMMercio

Page 2: AndCo Magazine apr/mag 2014

Un’Azienda che

sfida la crisiPartecipata al 100% dalla Holding ASM Voghera Spa, che ne esercita la

direzione ed il coordinamento, la Società svolge la propria attività nel

settore della vendita di gas ed energia elettrica, nella gestione del servizio

calore, teleriscaldamento e servizio idrico integrato.

Nonostante la fase di recessione economica, la continua evoluzione del

panorama normativo ed una sempre più marcata concorrenza nell’ambi-

to di un settore libero dal punto di vista concorrenziale, ASM Vendita e

Servizi srl continua a registrare ottimi risultati economici.

dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 12.00 dalle ore 14.00 alle ore 17.00

Orario sportelli dal lunedì al venerdì dalle ore 8.15 alle ore 13.15

Sede OperativaVia Gramsci, 1 (Ex Caserma Cavalleria) 27058 Voghera (PV)mail: [email protected]

Sede legaleVia Gasometro, 17 27058 Voghera (PV) mail: [email protected]

“OPERIAMO AL TUO FIANCO” FORNENDO GAS, ENERGIA ELETTRICA E TELERISCALDAMENTO IN VOGHERA, OLTREPÒ PAVESE E VALLE STAFFORA.

#Con trasparenza:con noi hai la certezza di quello che consumi e la bolletta è puntuale e regolare.

#Con calore:i nostri uffici sono sempre a disposizione e il contatto diretto col cliente ci distingue dai colossi del settore.

#Con affidabilità:perché tu possa sempre contare sull’energia di un servizio professionale ed economico.

Scopri i vantaggi e la convenienza nei nostri uffici, Dietro il nostro marchio, ci sono persone come te!

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800 13 05 25

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Un’Azienda che

sfida la crisiPartecipata al 100% dalla Holding ASM Voghera Spa, che ne esercita la

direzione ed il coordinamento, la Società svolge la propria attività nel

settore della vendita di gas ed energia elettrica, nella gestione del servizio

calore, teleriscaldamento e servizio idrico integrato.

Nonostante la fase di recessione economica, la continua evoluzione del

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sommario6 Economia

l’anatocismo bancario

8 imprEsa imprenditoria femminile e artiginato

10 markEting il caso briatore

12 attualità governo renzi e quote rosa

16 covEr story giacomo de ghislanzoni cardoli

20 spEcialE voghEra 632a fiera dell’ascensione

30 spEcialE voghEra “oltrepò2015”

42 lifEstylE uomo e animale domestico

44 tEcnologia generazione touch

48 bEnEssErE alimentazione sana ed equilibrata

50 food gli italiani la vogliono straniera...

52 fashion una testa all’ultimo grido

58 artE doppio senso

60 cultura la roma segreta de “la grande bellezza”

62 motori il leone vede doppio

66 andco. nsigli

12

42

50

52

58

anno 08 | aprile/Maggio '14

bimEstralE a diffusionE gratuita

registraZione triBUnale di paviaPavia Court Registrationn. 675 del 18/03/2007

iniZiativa editoriale di An editorial iniziative by

advErum srl

direttore responsaBile Editor

bEppE [email protected]

progetto editorialeResearch editor

gErmano longo

consUlente editoriale Publishing ddviserstEfano spalla

direZione artistica Art director

paolo armani

graFica pUBBlicitariaAdvertising art director

nicolò canniZZaro

segreteria di redaZioneEditorial support team

catia [email protected]

redaZioneResearch and material

dirotti giuditta | frisa piEr filippolEggiEri giusEppina | liguori danila

longo gErmano | luvino ilEniamollo anna | pEstoni andrEa

pilato marianna | rapparElli simonaspalla stEfano

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Tipografica DERTHONA SRL strada vicinale ribrocca 6/5

15057 tortona (al)

adverUM srlsede legale:

via robecchi brichetti 40 - paviatel. 0382/30.98.26 - fax 0382/30.86.72

sede amministrativa: v. montebello 14 - voghera (pv)

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AperTo AL pubbLicoorari: aperto dal lunedì al sabatoh 8,30/12,30 - h 14,30/19,00cHiuSo domenica

www.lafabbricadelpigiama.it

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aprile/maggio ‘14 |5

la leggenda del campione tristevent’anni sono passati da quel primo maggio 1994, quando la Williams di ayrton senna colpisce il muro della curva del tamburello di imola e l’amato pilota brasiliano perde la vita. sull’italia c’era un caldo estivo.

Una domenica come tante, almeno fino alle 14,17, quando il pilota brasiliano, a cui neanche il titolo mondiale aveva tolto la tristezza dallo sguardo, perde il controllo della sua monoposto e va sbattere contro il muro. attimi concitati, impressi indelebilmente nei ricordi di tanti tifosi e di altrettante persone affascinate da quel campione, a cui il successo, la fama e i soldi non avevano saputo togliere la tristezza dal suo sguardo.

senna non era come gli altri. Era, e resterà , campione nella vita sportiva e uomo generoso nella vita privata, che ha saputo tenere al di fuori dai clamori del grande circo della f1. aiutava i bambini della sua terra, destinando loro parte dei suoi guadagni... ma nel silenzio, nella privacy come si conviene ai grandi uomini: coloro per i quali il verbo essere (io sono) ha un peso ben superiore al verbo avere (io ho). ancora oggi, in una fondazione che porta il suo nome, si tramandano quei valori che assumono la veste di un testamento spirituale. il ricordo del pilota è ancora oggi molto sentito.

il comune di imola, in collaborazione con l’autodromo locale, ha istituito una serie di kermesse sportive per ricordare il grande campione brasiliano nel ventennale della sua scomparsa. Quello fu veramente il più brutto e sfortunato weekend della storia della formula 1 e mentre ayrton lottava tra la vita e la morte il gran premio, incurante di tutto, proseguiva all’insegna del dio denaro portando alla vittoria il neo campione michael schumacker.

sicuramente da allora non ci sono più stati incidente mortali in formula 1 e la sicurezza ha fatto enormi passi avanti. il mondo delle corse, dopo aver perso un campione, ha investito sulla sicurezza, ma la nostra società ha perso un testimonial di valori umani di cui oggi abbiamo un estremo bisogno... quasi vitale...

aprilemaggio

2014

editoriale

direttore responsaBile

Beppe Vietti

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In Italia, nove aziende indebitate su dieci sono vittime di usura da parte delle banche creditrici. Sulle pagine economiche dei quotidiani sempre più spesso si trovano titoli di questo tipo. Tutto vero ? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, in un linguaggio non

tecnico (a costo di scelte, concettuali e lessi-cali, semplificative). Da leggere tutte le volte che si chiede un prestito, un mutuo o si ha un conto corrente con affidi e scoperture.

Anatocismo e UsuraAnatocismo e usura sono illeciti radical-mente diversi dal punto di vista giuridico, anche se entrambi hanno per effetto che il prenditore di fondi paga il denaro ad una re-munerazione “fuori mercato”. L’anatocismo è un illecito civile, privo di risvolti penali, inve-ce l’usura è vietata dal codice penale.L’anatocismo rappresenta la pratica di chiedere interessi non solo su un de-bito, ma anche sugli interessi maturati su quel debito. Il codice civile italiano vieta l’anatocismo nella parte dell’art.

1283 c.c. , in cui stabilisce che gli inte-ressi producono interessi solo se scaduti da almeno sei mesi e comunque a con-dizione che siano richiesti con domanda giudiziale o con convenzione posteriore alla loro maturazione.L’usura consiste nel dare a prestito a tassi sproporzionati, superiori ad oltre un dato un tasso soglia. In Italia, i tassi soglia sono stati calcolati secondo il meccanismo in-trodotto dal decreto legge del 13 maggio 2011, n. 70 in vigore dal 14 maggio 2011, sulla base di segnalazioni inviate dagli in-termediari alla Banca d’Italia.

L’anatocismousura e tassi di interesse

Negli utlimi aNNi si è parlato sempre più spesso di aNatocismo baNcario, grazie aNche alle trasmissioNi televisive che sempre di più

staNNo cercaNdo di mettere iN risalto questo “feNomeNo” poco coNosciuto, cerchiamo di capirNe di più

di CArLo FossAti

FoCUs eConomiA conti correnti

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Usura e tassi sogliaPer ogni tipo specifico di operazione, vi è un dato tasso soglia, oltre il quale gli interessi sono ritenuti comunque usurari. Al momento in cui scriviamo (aprile 2014), il tasso soglia su base annua per, ad esempio, aperture di credito in conto corrente oltre i 5.000 EUR è pari al 16,5750%.; per mutui a tasso variabile, è pari al 8,6625%. Il meccanismo di calcolo dei tassi con-siste nell’addizionare una maggiorazione al tasso effettivo globale medio (TEGM), rilevato a sua volta dalla Banca d’Italia sulla base di segnalazioni inviate dagli intermediari.Prima del 2011, il “tasso di mercato”, cioè il TEGM era maggiorato del 50 per cento. Dopo il D.L. 70/2011, la maggiorazione è scesa al 25%, ma si aggiun-ge un ulteriore margine di 4 punti percentuali.

Anatocismo e tassi compostiSpesso si confonde tra capitalizzazione composta, che è un regime matema-tico-finanziario, e anatocismo che viceversa è un fenomeno giuridico-conta-bile rappresentato appunto dal computo di interessi su un fattore diverso dalla capitale preso a prestito. Da sempre, nelle operazioni finanziarie, si usa la capitalizzazione composta. Il motivo di questo approccio è da ricercarsi in una caratteristica fondamentale posseduta da questo regime: la scindibilità. In sostanza la proprietà della scindibilità consiste nel poter interrompere e riprendere istantaneamente una operazione finanziaria senza mutare il valo-re finale della medesima. Ad esempio, è grazie alla scindibilità che è possibile calcolare l’ammortamento progressivo a rate costanti, c.d. “ammortamento”, come vedremo nel prossimo numero.Le cose si complicano un po’ di più per il fatto che nella pratica commercia-le le banche dichiarano al cliente prenditore di prestiti un tasso di interesse nominale, che fa sembrare (appunto nominalmente) il costo del finanzia-mento più basso di quanto lo sia in realtà. Il costo effettivo del denaro erogato dalla banca al cliente, in realtà, è calcolato in regime composto e quindi il tasso effettivo è sempre più elevato del tasso nominale.Sotto il profilo della trasparenza, è importante imporre l’obbligo di informa-re, relativamente ad ogni contratto, circa il tasso annuo effettivo piuttosto che quello nominale. Peraltro, va ricordato che le banche sono tenute a dichiarare a fronte del famoso TAN (tasso annuo effettivo) anche il TAEG (tasso anno effettivo globale, il globale indica costi accessori) e, per chi vuole accendere un mutuo, l’ISC, indicatore sintetico di costo che altro non è che un tasso annuo effettivo.

In concLusIone E’ assai improbabile che In Italia, nove aziende inde-bitate su dieci sono vittime di usura o di pratiche anatocistiche da parte delle banche creditrici. Viceversa è assai probabile che dieci aziende su dieci siano state e siano tuttora male informate e operino il loro rapporto con la banca con un profilo inadeguato di trasparenza. Quante poi sono le imprese vittime di usura o anatocismo, lo si può valutare solo caso per caso, ricorrendo ad uno studio specializzato. 7

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8| aprile/maggio ‘14

dati ufficiali comunicano che non solo inizia a prendere sempre più piede, ma addirittura, l’im-prenditoria femminile è avan-zata ad un passo triplo rispetto a quella maschile. Questa cate-goria incide notevolmente sulla

ripresa economica seppure ancora non si riesca a quantificare l’influenza sul PIL. Spazi lavorativi che fino a qualche tempo fa erano un taboo per il gentil sesso, oggi sono terreno fertile. La donna vuole riscat-tarsi. Non solo mamma, ma anche casalin-ga, moglie e grande lavoratrice.

Quando si parla di mamme imprenditrici il pensiero va subito a quelle persone che “dicono no” al posto fisso per seguire i fi-gli nella crescita. Sembra utopia e invece è realtà: molte donne vogliono conciliare la vita privata con quella lavorativa. E’ per questo che si licenziano da un lavoro che svolgono in qualità di dipendenti ed avvia-no attività in proprio. L’Italia si attesta pri-ma in Europa in questo settore. L’autoim-prenditorialità è per il 61 per cento delle donne la soluzione idonea per rendere compatibili casa e lavoro. La vera forza della donna imprenditrice è la creatività.

soNo il fattore “d” della ripresa ecoNo-mica, soNo doNNe! doNNe ricche di ta-

leNto che voglioNo sbarcare il luNario e coNtrastare i disagi della crisi. l’uNiver-so femmiNile, Negli

ultimi aNNi, sta esplo-raNdo coN piacere la strada dell’im-

preNditoria

di AnnA moLLo

L’imPrenditoriA si tinGe di rosA e L’ArtiGiAnAto diVentA

“VerY CooL”

FoCUs imPresA al femminile

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Non a caso i settori più fecondi restano quelli legati alla comuni-cazione e al design. Ma esplodono anche le imprese rivolte al suppor-to di neo-mamme. Spicca tra le professioni quella della cake designer. La magia del cake de-sign ha vita da un lavoro paziente e minuzioso. La regola è: miscelare tra di loro ingredienti di pasticceria ma an-che tecniche gastronomiche ed estro artistico. La cake designer non è solo una pasticcera ma una figura esperta

nella creazione di torte spettacolari. Quella della cake decoration è diventata una vera e propria tendenza. I social network ogni giorno sono invasi di imma-gini di dolci scultorei che sembrano prender vita. Non a caso chi sceglie questa professione ha generalmente un passato che si fonde nelle discipline dell’arte o dell’ingegneria. In Italia si rincorrono i corsi di formazione per aspiranti cake designer. Alcuni di essi rilasciano un attestato, altri solo competenze. Una volta terminata la pratica si delinea lo stile che più vi rappresenta.Altra originale professione che nel nostro Paese è ancora in fase di start up, è quella della Baby Planner. Il nome è curioso, ma vediamo di cosa si tratta. La Baby Planner è colei che si dedica all’organizzazione di feste per bambini. La vita frenetica della mamma lavoratrice impedisce di realizzare feste dallo stile impeccabile. Per questo c’è la Baby Planner che aiuta i neo genitori nella gestione materiale di un budget da destinare ai festeggiamenti. L’imprenditoria femminile produce un ritorno anche agli antichi mestieri ar-tigiani. E’ così che si ripresenta prepotente il ruolo della sarta. Nei tempi antichi le giovani donne venivano ingiustamente sfruttate dai loro proprie-tari con la scusa che avrebbero imparato il mestiere. In realtà le pratiche di sartoria richiedono molte risorse di tempo e il contributo di gente esperta. Oggi la sarta è indispensabile nel settore moda e del fashion design. L’artigianato è il passato. Di questo siamo certi, ma chi ci dice che non sarà anche il futuro? I dati lasciano presagire questo. A confermare il ritorno ai mestieri antichi è la volontà delle regioni italiane di promuovere il cosiddet-to “neo-ruralismo” per rileggere in chiave moderna pratiche più datate. Dunque, diventare mamme e donne imprenditrici può essere un tassello indi-spensabile per raggiungere la stabilità economica. Ma quale figura può inoltrare la domanda per ottenere i fondi? Innanzitutto cooperative o società di persone rappresentata da almeno il 60 per cento da donne; imprese individuali con tito-lare donna; società di capitali in cui almeno due terzi del capitale e degli organi amministrativi sono sotto controllo di donne; enti che favoriscono formazione e consulenza a gruppi composti per almeno il 70 per cento da donne. 7

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Page 10: AndCo Magazine apr/mag 2014

10| aprile/maggio ‘14

Lo chiamano il Boss. Flavio Briatore, classe 1950, è in-fatti reduce dalla seconda edizione italiana di “The Apprentice” in onda su Sky Uno, in cui un gruppo di gio-vani in carriera si impegna

a superare una serie di prove, per arrivare a guadagnare un contratto

a 6 cifre per un anno con l’impren-ditore piemontese. Lui, la sua sca-lata al successo l’ha iniziata da un pezzo, ottenendo risultati sempre più sorprendenti. Nato da maestri di scuola elementare, ha fatto del marketing e della comunicazione alcuni degli ingredienti principali della sua ricetta vincente.

di daniLa Liguori

un BoSS a 6 CiFrE

MarKETing FLaVio BriaTorEFoto: Daniele Cruciani - Agenzia Olycom

Page 11: AndCo Magazine apr/mag 2014

PriMi inSuCCESSi, PriMi guadagniDopo il conseguimento da privati-sta del diploma di geometra Bria-tore apre il locale “Tribüla” che in seguito chiude per mancanza di ri-sultati economici appaganti. In se-guito alla collaborazione con il pa-tron della Caproni Aeroplani Achille Caproni, arriva il periodo connesso a bische clandestine e gioco d’az-zardo, che lo portano ad essere condannato in primo grado ad un anno e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Bergamo e a tre anni dal Tribunale di Milano. Briatore si rifugia così nelle Isole Vergini, per poi tornare in Italia dopo un’amni-stia. Ma la mente di un buon im-prenditore non dorme mai. Durante la latitanza alle Isole Vergini infatti, grazie all’amicizia con Luciano Be-netton apre alcuni franchising Be-netton, facendo poi rapidamente carriera nel gruppo. Da qui inizia l’ascesa di Briatore all’Olimpo degli imprenditori di successo.

ForMuLa 1, BuSinESS E STraTEgia“Non è uno sport, è un business”, dice Briatore quando si parla di Formula 1. Rientrato in terra nostrana, ancora grazie alla famiglia Benetton, che lo coinvolge nell’attività della scuderia Benetton di Formula 1, Briatore ne diviene prima di direttore commer-ciale e poi, dopo il licenziamento dei vertici della società, direttore esecu-tivo. Il team diventa vincente, grazie a Schumacher che sale sul massimo gradino del podio in una gara nel 1992 ed in un’altra nel 1993, per poi diventare campione del mondo con la Benetton per due volte consecu-tive nel 1994 e nel 1995. Quando poi Schumacher ed alcuni tecnici si spostano al team Ferrari nel 1996, quello di Briatore inizia a perdere colpi, e il suo posto viene in seguito occupato da David Richards.

BriaTorE E MoTori, gioE E doLoriQuando la Benetton viene venduta definitivamente alla Renault nel 2001, Briatore diventa direttore esecutivo del nuovo team Renault. Intanto, nel novembre del 2003 viene nuovamen-te coinvolto in inchieste giudiziarie: il P.M. di Potenza Woodcock ne chiese infatti la custodia cautelare nell’am-bito di un’inchiesta che coinvolse molti Vip per una serie di pressioni indebite verso ambienti ministeriali. Nella stagione 2005 e in quella 2006 intanto, con abilità e strategia, vince sia nel campionato piloti con Fernan-do Alonso, sia in quello costruttori. Dopo le gioie delle vittorie, il dolore della radiazione nel 2009 a seguito del FIA World Motor Sport Council, a causa dell’incidente occorso all’ex pilota della Renault Nelson Piquet Jr. Si sospettava infatti che il pilota fosse intenzionalmente andato fuori pista dietro ordine del suo team mana-ger Briatore, allo scopo di favorire la vittoria della prima guida Fernando Alonso. Il 5 gennaio 2010 il Tribunal de grande instance di Parigi ha inve-ce annullato la radiazione di Flavio Briatore, dichiarando non regolare il procedimento istruito dalla FIA.

LoCaLi E ModaDal 1998 Billionaire è simbolo di divertimento e lusso, essendo stato per tanti anni il locale più esclusi-vo di Porto Cervo. Il 13 giugno 2012 però, Briatore ne annuncia la chiu-sura, dichiarando che non investirà più in Italia anche per le difficoltà burocratiche. Insieme ad Antonio Percassi, Briatore è proprietario di Billionaire Italian Couture, linea sar-toriale di alta gamma.

Una vita trascorsa a 100 all’ora, tra due matrimoni ed innumerevoli flirt presunti o reali. Vissuta tra marketing e finanza, business e divertimento, dove se ti fermi sei perduto. Se ral-lenti, citando la sua celebre frase uti-lizzata per eliminare i concorrenti da “The Apprentice”, “sei fuori”. 7

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Page 12: AndCo Magazine apr/mag 2014

12| aprile/maggio ‘14

goVErno rEnZi, QuoTE roSa:

SVoLTa EPoCaLE o grandE BLuFF?

aTTuaLiTà

Donne e politica, binomio rovente.

perché la politica italiana, si sa,

fatica non poco a tingersi Di rosa

di daniLa Liguori

Page 13: AndCo Magazine apr/mag 2014

“Donne al potere” sembra essere l’imperativo con il quale il Pre-mier Renzi ha deciso di guidare le grandi imprese pubbliche e private dello stivale. Da Emma Marcegaglia, ex numero uno di Confindustria e ora a capo dell’E-

ni, a Luisa Todini, ora al vertice di Poste Italiane, già presidente della Federazione industria europea delle costruzioni e poi vicepresidente dell’Istituto per la Promo-zione Industriale e consigliere d’ammini-strazione dell’Università Luiss. Con nuove donne al potere, ben 11 no-minate dal neopremier toscano, sembra essersi chiusa un’epoca. Quella dell’apar-theid verso le donne in carriera, in politi-ca come nelle istituzioni. La “casta” quasi tutta al maschile del potere in Italia pare finalmente essersi aperta alle quote rosa. Ma davvero la favola femminista termina con “e vissero tutti felici e contenti”? A una più profonda analisi, si nota un particola-re: sono donne i nuovi presidenti di alcune aziende, ma uomini gli amministratori de-legati. In sostanza: le donne sono ai vertici formali, ma a comandare ci pensano anco-ra una volta gli uomini. Basti pensare ai due esempi sopra citati. Per l’Eni al potere c’è la Marcegaglia, ma l’amministratore delegato è Claudio Descalzi, ex direttore generale a capo della divisione più impor-tante del gruppo, Exploration&Production. Il secondo di Luisa Todini è sempre un

uomo, Francesco Caio amministratore de-legato di Avio, controllata di General Elec-tric. A questo punto bisogna sottolineare l’importante differenza che intercorre tra una nomina ad amministratore delegato e quella a presidente. Se si legge lo statuto dell’Eni ad esempio, è alquanto chiaro che è il presidente che ha i poteri di rappre-sentanza della Società, che presiede l’As-semblea e convoca e presiede il Consiglio di Amministrazione, ma è proprio il Consi-glio che detiene gran parte dei poteri ope-rativi e decisionali, ai sensi dell’articolo 23 dello stesso statuto. E con lui, ovviamente, l’amministratore delegato. Il vero potere

sembra quindi essere, in questo caso, nelle mani di Descalzi. Le 11 nomine rosa di Renzi hanno quindi sollevato non pochi dubbi e perplessità. Sicuramente non riguardanti i soggetti in questione, perché si tratta di donne pre-parate e con larga esperienza alle spalle, non ex soubrette o cose del genere. La sua è stata una mossa per aprire finalmente la politica, le istituzioni e i vertici delle gran-di aziende anche alle donne, o è stato so-lamente un contentino per la popolazione femminile? Un bluff o un buon traguardo? Chi vivrà vedrà. 7

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Page 14: AndCo Magazine apr/mag 2014

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Page 15: AndCo Magazine apr/mag 2014

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Page 16: AndCo Magazine apr/mag 2014

16| aprile/maggio ‘14

COVER STORY

Al termine del suo primo mAndAto

come presidente dellA cAmerA di

commercio di pAviA, GiAcomo de

GhislAnzoni cArdoli ci pArlA dell’Amore

per il suo territorio e dei proGetti

AvviAti in vistA di expo 2015

di BEPPE ViETTi

Page 17: AndCo Magazine apr/mag 2014

Una laurea in Scienze politi-che conseguita all’Universi-tà di Pavia e da sempre una passione sincera e smisurata per la sua terra che si mani-festa sia nella conduzione in prima persona dell’azienda

agricola di sua proprietà a vocazione cerealicolo-risicola in quel di Sannaz-zaro de Burgundi, che nell’impegno di-retto nelle istituzioni. Giacomo de Ghislanzoni Cardoli è dal 2009 Presidente della Camera di Com-mercio di Pavia. Il suo impegno politi-co risale al 1994, allorchè viene eletto Deputato nel collegio di Mortara, carica che mantiene fino al 2006. Durante le due legislature ricopre incarichi impor-tanti come quello, dal 2001 al 2006, di presidente della Commissione Agri-coltura della Camera. Qui si distingue come primo firmatario di numerose proposte di legge in materia di agricol-tura e turismo, quali il recupero e valo-rizzazione delle cascine e la “disciplina dell’agriturismo”.Nel 2004 viene designato dalla Fao a presiedere il Comitato italiano di co-ordinamento delle attività celebrative dell’Anno internazionale del riso.

Un percorso il suo che tiene insieme l’a-more per la sua terra e l’impegno fattivo per difenderla e valorizzarla. “Quello che sento e che mi motiva è la pas-sione per il territorio della provincia di Pavia. Da qui traggo la forza e la consapevolezza per impegnarmi nella difesa di valori e prin-cipi in cui credo fermamente: l’amore per la terra e per le tradizioni, la ricerca del bene comune, la difesa della ricchezza di un eco-sistema unico e della sua millenaria storia e quindi di quello straordinario patrimonio sto-rico-artistico che abbiamo il dovere di preser-vare, tutelare e valorizzare. Insieme a questi beni “primari” Pavia ha inoltre un importan-te tessuto imprenditoriale fatto di piccole e medie imprese ed un settore commerciale ed artigianale molto radicato. Chi decide di impegnarsi con i fatti e non con le parole e le promesse “di un mattino”, sa fin dall’inizio che deve sacrificare spazi del proprio privato all’interesse pubblico”.

Una provincia quella di Pavia dalle tante po-tenzialità, pensiamo alla presenza di una delle più antiche e prestigiose Università italiane e alla ricchezza della sua produzione agricola, che però fatica a valorizzare pienamente.“Pavia è la prima provincia italiana dal punto di vista agricolo con una quota pari al 17,5%

del PIL prodotto dal settore primario, men-tre il resto d’Italia è mediamente al 2% E’ la prima provincia risicola non solo italiana ma europea, e la terza zona vitata a DOC d’Italia. Sono numeri importanti che nel mio manda-to di presidente della Camera di Commercio ho sempre voluto sottolineare con forza. Li ho riproposti al nuovo Rettore dell’Università di Pavia insieme alla richiesta di dar vita ad una Facoltà di Agraria che possa accogliere i molti giovani che escono da istituti tecnici provinciali e che, oggi, per ottenere una lau-rea in agraria devono andare a Milano o a Piacenza. E’ opportuno che l’Università di 5

aprile/maggio ‘14 |17

“PAViA, BELLAMA UN PO’AddORMENTATA”

Page 18: AndCo Magazine apr/mag 2014

Pavia si ricordi di questo settore che ha con-tribuito a dare ricchezza e benessere alla nostra provincia. E la Camera di Commercio, come già fatto 50 anni fa promuovendo la costituzione della facoltà di Economia, è pronta e disponibile a dare il proprio con-tributo. Pensi che La Lomellina ha aziende che superano ormai i 50 ettari e che sono competitive con le aziende di altri paesi del-la comunità europea e, posso dire, anche con le aziende americane. Diversa la situazione dell’Oltrepò le cui aziende hanno invece di-mensioni ridotte e, anche se qualcuna riesce ad essere competitiva, le restanti pur produ-cendo ottimi vini non riescono a promuover-li in modo sufficiente”.

Non pensa che Pavia sia una provincia che faccia fatica a fare sistema, a pensare in ter-mini di unica aggregazione e non di tre di-stinti e spesso poco dialoganti territori?“Il campanilismo accentuato che porta ad una separazione in tre territori divisi come la Gallia di Cesare, è un freno alla definizione di una politica di valorizzazione e di cono-scenza della provincia di Pavia. C’è una pol-verizzazione di piccoli comuni alcuni con una popolazione di ottanta abitanti, che si scontra con le regole di una gestione efficiente dei

servizi. Altro aspetto da migliorare se penso a Pavia città, è il dialogo maggiormente co-struttivo che ci deve essere tra Università, sistema sanitario e istituzioni”.

Però all’orizzonte sempre più si intravede il grande appuntamento di Expo 2015.“L’idea base che abbiamo posto come Came-ra di Commercio è che se i turisti preventi-vati - venti milioni di cui quali 6-7 milioni stranieri - dovessero arrivare, Milano e tutto il suo sistema infrastrutturale e di servizi imploderebbe. Nell’arco di 100 chilometri occorre offrire una immagine diversificata della Lombardia e Pavia, che dista solo 35 chilometri da Milano, rappresenta il territo-rio ideale per un turismo ecologico, all’inse-gna della natura, del gusto e della cultura. Occorre mettere in campo un concetto di ospitalità nuovo che, diversamente dal-la metropoli e dalle sue strutture ricettive uguali in tutto il mondo, da noi deve pun-tare sulle cascine ristrutturate, sull’ospitalità diffusa a contatto con paesaggi unici. Pavia ha la montagna, la collina, la pianura, il fiu-me, città d’arte e prodotti tipici che, essendo l’Expo basato proprio sull’alimentazione, possono e devono fare la differenza rispetto ad altre province. Mettere tutto a sistema, pensare a forme di “governance” efficaci, convincere tutti che occorre puntare sull’Ex-po non per l’immediato ma per il futuro della nostra Provincia, questa è la sfida che

la Camera di Commercio ha già lanciato e che come Presidente intendo riprendere e sostenere con forza e convinzione”.

Come si sta muovendo in concreto la Camera di Commercio di Pavia?“A novembre 2013 ho guidato una mis-sione di operatori della provincia di Pavia formata da 25 aziende presso l’ambasciata italiana di Vienna, dove ab-biamo avuto l’opportunità di conoscere il commissario austriaco per Expo 2015 e di gettare le basi per una collabora-zione che consentirà sicuramente ad un certo numero di visitatori austriaci di venire a visitare il nostro territorio. Ho incontrato al Consolato della Cina a Milano, un rappresentante della Re-pubblica Cinese sempre per iniziare un rapporto di collaborazione. Insie-me alla Provincia di Pavia abbiamo messo a punto il progetto del “Pa-niere Pavese” proprio per far cono-

scere i prodotti tipici del nostro territorio. Quello che ho sempre perseguito e sostengo è che occorre fare sinergia tra istituzioni, la-vorando insieme all’Amministrazione Provin-ciale, alla sede territoriale della Regione, alle Amministrazioni comunali, alle organizzazio-ni professionali e di categoria”.

Dalle sue parole e dal suo impegno emer-gono, e così ci ricolleghiamo all’inizio, il suo amore e passione per Pavia e Provincia.“E’ l’amore del padre di famiglia che si rende conto di come, dal punto di vista dell’attra-zione culturale e turistica Pavia sia una bella addormentata. Forse non ha mai avuto la ca-pacità o la voglia, di promuoversi nella giusta misura, ora però abbiamo un’opportunità sto-rica che non si ripeterà se non tra 150 anni. Momenti di attrazione di tanto pubblico come i Mondiali di calcio, le Olimpiadi ed Expo non si presentano spesso: l’Expo è venuto in Italia agli inizi del Novecento, si ripete ora nel 2015 e chissà quando ci sarà una prossima volta. La Provincia di Pavia ha tutto per diventare una meta ricercata ed ambita per tutti coloro che vogliono riscoprire i valori e i sapori di una volta. Come scriveva Cesare Angelini, grande scrittore pavese che fu anche monsignore e rettore del Collegio Borromeo, questo territo-rio “aiuta a non smarrire il sentimento di noi stessi, la nostra misura d’uomini”. 7

18| aprile/maggio ‘14

Page 19: AndCo Magazine apr/mag 2014

verso Expo 2015

La più antica Fiera di Lombardia

632aFiera dell’Ascensione di Voghera2014

Città di VogheraAssessorato Fiere e Mercati

Festival delle tradizioni enogastronomiche

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Page 20: AndCo Magazine apr/mag 2014

632a Fiera dell’Ascensione

20| aprile/maggio ‘14

speciAle

Di pieR FilippO FRisA

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Ritorna a Voghera la tradi-zionale Fiera dell’Ascen-sione, alla sua 632a edi-zione. Dal 29 maggio al 2 giugno, l’ex caserma di cavalleria e le vie della città si animeranno an-

cora una volta di banchetti, giostre, convegni, eventi, concerti, speciali-tà enogastronomiche. Una festa in onore di San Bovo, ma soprattutto l’occasione per Voghera di dare spazio alle tante realtà che la vi-vono. Un’edizione speciale, questa, perché l’ultima prima di Expo 2015, il corrispettivo internazionale di quell’idea di fiera che dal 1382 ca-ratterizza la Sensia. Fiera, infatti, è incontro commerciale, è festa, oc-

casione per celebrare la città e le sue tradizioni; fiera è momento di confronto, luogo di scambio di idee, ambiente privilegiato per la rifles-sione e la condivisione. Con questo spirito, a cavallo tra storia e innova-zione, il Comune di Voghera ha de-lineato un articolato calendario che per cinque giorni offrirà incontri e intrattenimento per tutti i gusti.L’area espositiva si concentrerà so-prattutto sulle produzioni agroa-limentari di qualità, in linea con il tema dell’esposizione universale, senza però dimenticare uno degli aspetti fondamentali della città: il commercio. Sarà presente il DUC (Distretto Urbano del Commercio) con due progetti finanziati da Regio-ne Lombardia per rendere Voghera protagonista del turismo e promuo-vere i tanti negozi del centro storico.Le sale della biblioteca ospiteran-no convegni dedicati a Expo 2015, per prepararsi, con politiche di mar-keting territoriale condivise, a co-gliere un’imperdibile occasione di mettere in luce le attrattive di tutto l’Oltrepò, in termini di cultura, pro-dotti tipici, risorse ambientali.Per i più piccoli, ma non solo, il cor-tile dell’ex caserma sarà un grande luna park, con giostre, colori, risa e musiche di festa. Non mancherà, chiaramente, il classico spettacolo di fuochi artificiali, che accenderà il cielo della prima notte di giugno.La 632a edizione, inoltre, durerà un giorno in più. Lunedì 2 giugno, in occasione della festa della Re-pubblica, Voghera prolungherà i suoi festeggiamenti per celebrare la nascita dell’istituzione repub-blicana, 68 anni dopo il referen-dum istituzionale. 5

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Page 22: AndCo Magazine apr/mag 2014

La più antica fiera di Lombardia, si rinnova anche quest’anno: alla Sensia è impossibile mancare.

Una piazza e cinqUe itinerari per il commercioIl Distretto Urbano del Commercio di Voghera, con Comune, Camera di Commercio, Ascom e Confe-sercenti, lancerà durante la 632a Fiera dell’Ascensione due progetti tesi a mettere in primo piano il commercio vogherese, unendolo strettamente alla città e alle sue attrattive. Cinquanta metri quadra-ti dell’area fieristica ospiteranno la “Piazza del commercio”, uno spazio fisico allestito ad hoc, che rimanda ai concetti di scambio e incontro.

La Piazza presenterà i negozi del centro storico e, grazie a pannelli attentamente studiati, offrirà tan-te curiosità sulla storia del tessuto economico vogherese. Dalla piazza, inoltre, partiranno tour guidati della città, lungo 5 percorsi che valorizza-no palazzi, chiese, angoli che spesso passano inosservati, ma che, a un oc-chio più attento, rivelano una storia e una bellezza inaspettate.Sarà anche distribuita una guida, un taccuino che riepiloga gli itine-rari e offre spunti interessanti per visitare Voghera, per scoprirla come meta turistica unica e intrigante, al di là dei luoghi comuni che talvolta rischiano di penalizzarla.

il castello, ritorno ai fasti visconteiSempre amato, ma un po’ trascura-to, il Castello visconteo di Voghera è tornato finalmente a nuova vita; una vita che restituisce la nobiltà e parte dei fasti che ne segnarono la fonda-zione nel Trecento. Un attento re-stauro ha riportato alla luce raffinati affreschi che, con unanime consenso

degli storici dell’arte, sono stati attribuiti a Bartolomeo Suardi, meglio noto come Bramantino. Pittore geniale, apprezza-to per le atmosfere rarefatte e rappre-sentazioni dal clas-sicismo severo, Bra-mantino è presente nelle più importanti collezioni e musei del mondo. Proba-bilmente nei primi anni del ‘500, prima di andare a Roma, fu chiamato a decorare

l’ala nobile del castello: i brani d’af-fresco recuperati illustrano le muse, dimostrazione dell’attenzione ai temi della classicità greca e romana tipica rinascimentale. Voghera, colta, nel 1544 si apprestava a dotarsi di un maestro “che insegnava le ame-ne lettere, e specialmente la lingua greca”.Nel corso della Fiera dell’Ascensio-ne, il Castello sarà teatro di mostre ed eventi culturali, tra i quali spic-ca sicuramente l’arrivo a Voghera dell’aura metafisica di De Chirico, a creare un interessante dialogo tra grandi artisti con Bramantino: due epoche, due stili, due visioni dell’im-pressione classica. 7

22| aprile/maggio ‘14

speciAle

Palazzo Comunale

Castello Visconteo

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“Il credito impossibile”, “Prestiti sempre più magri”, “Il credit crunch dimezza i prestiti”, “Stretta oltre la media: dall’analisi della si-tuazione economica italiana degli ultimi 3-4 mesi, emerge che i prestiti alle imprese sono in continua e costante diminuzione, sia nel numero, sia negli importi.Il record negativo è stato raggiunto alla fine del 2013 con una riduzione, su base annua, del 4,9% e un totale di 305 miliardi di euro per nuove erogazioni tra gennaio e settembre 2013, contro i 495 miliardi di Euro erogati nello stesso periodo del 2008 (Fonte: Sole 24 Ore/Banca d’Italia). Dalle pagine del Finan-cial Times arriva l’esortazione alle banche a dare credito alle piccole e medie imprese, per favorire la ripresa economica, l’occupazione e la nascita di un clima di fiducia in tutta Euro-pa. Perché il cuore del problema è la fiducia, il più importante e impalpabile dei beni. Il Gruppo Banca C.R.Asti raccoglie la sfida: per venire incontro alle esigenze e ai bisogni del territorio in cui opera, ha stanziato un plafond di 75 milioni di euro a sostegno di imprese e liberi professionisti per finanziare gli investimenti aziendali. Le imprese clienti di Banca C.R.Asti avranno a disposizione 45 milioni di Euro, mentre per Biverbanca sono stati messi a disposizione 30 milioni di euro, disponibili fino al 31 dicembre 2014, salvo esaurimento del plafond.Il plafond del Gruppo astigiano, rivolto alle aziende clienti meritevoli di credito, si inseri-sce a pieno titolo tra le iniziative istituzionali, volte a supportare l’innovazione di impresa anche in vista dell’ Expo 2015.

Enrico Borgo, direttore mercato di Banca C.R.Asti, delinea le finalità di questa iniziativa: “Ci sono interventi che più di altri possono aiutare le nostre imprese: il plafond messo a disposizione è rivolto principalmente a finanziare l’ingresso nei mercati esteri, l’adozione di processi eco-sostenibili, il rinnovamento delle strut-ture ricettive alberghiere e l’assunzione di personale.” “Lo scenario di estrema difficoltà del sistema economico e finanziario in cui stiamo operando da diversi anni, ci impone di giocare un ruolo di sostegno alle imprese che intendano cre-scere e investire per uscire dalla crisi”. Così Carlo Demartini, direttore generale

della capogruppo, che prosegue: “L’intervento della Banca rappresenta un segnale di attenzione ai territori dove operiamo. Il nostro dovere come Banca del territorio è essere presenti nella vita delle persone e delle aziende nei momenti importanti, sia in quelli positivi sia in quelli di difficoltà, che richiedono, come in questo caso, risposte concrete”. I fondi messi a disposizione dal Gruppo possono essere utilizzati per l’assunzione e la formazione del personale, per gli investimenti produttivi mate-riali e immateriali, le certificazioni di qualità, sicurezza e ambiente, per la bioedilizia o la riqualifica-zione energetica, per gli studi di fattibilità, per indagini di mercato e iniziative promozionali, per la partecipazione a fiere ed eventi e anche per le spese di traduzione o la ricerca di partner commerciali all’estero, oltre che per i servizi di consulenza contrattuale, fiscale e tributaria.

FInAnzIAmEnTI ALLE ImPRESE

La risposta del gruppo Cassa di Risparmio di Asti alla domanda “Le banche non danno più credito?”

Sede storica della Cassa di Risparmio di Asti

Flavio FilippiniDirettore della filiale di Voghera.

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il cAsTellO ViscONTeO

24| aprile/maggio ‘14

le origini del castello Viscon-teo di Voghera si possono far risalire al X-XI secolo, con la presenza di una prima co-struzione caratterizzata dai rudimentali sistemi difensivi tipici del periodo altomedie-

vale: apparati murari di recinzione protetti da ampi fossati. Ma è solo con la crescita demografica dei se-coli successivi che l’espansione del nucleo abitativo rende necessaria la realizzazione di una nuova cinta muraria e il rifacimento del maniero, per volontà dei Visconti. Nel 1361 si ha notizia di un castello noviter

facto, di cui Galeazzo Visconti ordina l’ampliamento, undici anni dopo, su disegni di Ottarello da Meda e An-drea da Mutina. Per la realizzazione servono molti soldi e molti mattoni: si attinge ai tributi erariali pagati dai cittadini e si predispongono apposi-te fornaci in loco. L’edificio svolge nei secoli funzioni militari e residenziali, ospitando le famiglie che vi si sono succedute nel tempo ed i loro illustri ospiti: tra cui l’allora imperatore d’Oriente, in viaggio verso Milano, Manuele II Paleologo. Oltre a quella dei Visconti, il castello vive delle alterne vicende

delle famiglie illustri, attorno a cui la sua storia e la sua fortuna ruota-no: i Beccaria, i Dal Verme, gli Sfor-za, i Gonzaga, i conti di Ligny, fino al passaggio di Voghera sotto i Savoia, nel 1744, quando l’edificio perde la funzione di dimora e inizia ad essere impiegato principalmente ad usi fi-scali e amministrativi, fino a divenire struttura carceraria nel 1807.A questi avvicendamenti corrispon-dono le principali trasformazioni architettoniche: dalla pianta origina-le, a L ed a un solo piano, si passa con i rifacimenti viscontei a quella quadrata, con quattro torri angolari e

speciAle

Di GiuDiTTA DiROTTi

Page 25: AndCo Magazine apr/mag 2014

consistente a partire dagli anni ’90, concludendosi nel 2012. Gli attenti restauri delle sale interne conduco-no all’eccezionale ritrovamento di affreschi attribuiti al Bramantino, collocati nelle sale al piano supe-riore del lato est: più precisamente nel salone detto “del Loggiato” o “del Paesaggio” - dalla raffigurazio-ne di un panorama dipinto su una delle pareti - e nello studiolo detto “delle Muse” - dalla raffigurazione delle nove Eliconie, simbolo dell’i-deale supremo dell’Arte - datati tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Il recupero del castello è completa-to da uno scrupoloso intervento sul-le aree esterne, con la sistemazione degli antichi fossati, la ridefinizione dei terrapieni e la trasformazione del parcheggio antistante in giardi-no, secondo il tema degli “orti me-dievali” rievocati dalle campiture quadrate coltivate a prato, siepi ed alberi da frutto. L’area, così restituita alla vita pubblica e divenuta luogo di iniziative culturali, si distingue per la lodevole convenzione stipu-lata fra il Comune e la Casa Circon-dariale per la pulizia e la manuten-zione degli spazi. Un polmone verde nel centro storico che riqualifica l’intera area - premiato nel 2013 da un importante riconoscimento “per la valorizzazione della memoria culturale dei luoghi” patrocinato dal Ministero per l’Ambiente nel 2013 – e suggella il lungo percorso di lavo-ri che rendono il castello Visconteo ascrivibile ai principali circuiti turi-stici del nord Italia, patrimonio at-tuale della cittadina e per le future generazioni.Attualmente il Castello è stato scel-to dal Comune di Voghera come luogo privilegiato per importanti mostre di pittura: quest’anno sarà l’occasione per ammirare i dipinti di De Pisis, mentre per il 2015, anno dell’Expo, si parla con insistenza di un’importante mostra dedicata all’Ottocento lombardo. 7

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due torrioni centrali, più alti, in corri-spondenza degli ingressi sud e nord, dotati entrambi di ponti levatoi. I corpi di fabbrica sono sopraelevati da uno a due piani. Un profondo fos-sato, largo più di 20 m, è realizzato tutto intorno al castello e collegato a quello che difende le mura della città. Il torrione centrale sull’ingres-so nord è demolito dai francesi, che assediano il maniero nel 1647, men-tre le torri d’angolo subiscono un ri-bassamento. Tutte le trasformazioni conducono a consolidare l’aspetto definitivo dell’edificio. Quelle che un tempo erano le quattro torri qua-drate angolari, con funzione di avvi-stamento e controllo del territorio, restano leggibili come volumi estro-flessi rispetto alla mura-tura, ma non svetta-no più in altezza; il lato sud si presenta con

il torrione centrale, anticamente porta di ingresso dalla campagna, pressoché intatto, mentre sul corpo di fabbrica settentrionale, privato del corrispondente torrione, è appo-sto un piccolo portico sul portone di accesso dalla città. A partire dal XIX secolo il castello attraversa un periodo di declino, poi superato, non senza difficoltà, a par-tire dal progetto dell’ingegnere Vit-torio Paron, che propone un primo consistente progetto di recupero negli anni ‘30, promuovendo istan-ze sempre più sentite dalla città e che si concretizzano in maniera

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26| aprile/maggio ‘14

Dal prossimo 29 Maggio al 1 Giu-gno si terrà la 632ª Fiera dell’A-scensione, importante appunta-mento per la città di Voghera e per l’intero Oltrepo’ Pavese. Cardine dell’appuntamento or-ganizzato ad un passo dall’esta-

te è, come di consueto, la cultura locale, la voglia di fare festa, il desiderio di non dimenticare il sapore della tradizione e delle cose buone, visto che molti stand saranno dedicati all’assaggio delle tipicità gastronomiche e vitivinicoleTra l’altro, quest’anno, in coincidenza con la Festa della Repubblica, l’apertura di stand e luna park si protrarrà fino al 2 giugno.Ma facciamo un po’ di storia, anche perché più di seicento anni non sono pochi e la cosiddetta Sensia è la manifestazione più antica della Lombardia. Le prime tracce sono infatti datate 1382, anno in cui a Vo-ghera venne ufficializzata una fiera, o me-glio un momento di divertimento curioso che poi negli anni ha subito molteplici trasformazioni, disegnando a modo suo la propria storia intessuta in quella della bella cittadina iriense. Anticamente nel giorno dell’Ascensione si usava farsalire e scomparire nella parte alta della chiesa parrocchiale un’immagine di Cristo. Ma il tempo, si sa, modifica pensieri, per-sone e un poco anche le tradizioni, quindi eccoci nei primi due decenni del dician-novesimo secolo in cui vi è solo traccia, in occasione dei festeggiamenti per l’Ascen-sione, di illuminazioni particolari e di ce-lebrazioni religiose: uno dei momenti più sentiti dell’Ascensione a Voghera un tem-po, e in parte ancor oggi, è la funzione del-la Santa Spina in Duomo. La reliquia, che il popolo dice donata dalla regina Teodo-linda, durante le funzioni viene fatta scen-dere e poi risalire con uno specifico mec-canismo. Il pittoresco apparecchio ideato dal pittore vogherese Borroni, desta sem-pre molta impressione nel popolino, spe-cialmente delle campagne, che accorre in folla allo spettacolo. Ma c’è bisogno anche d’altro per risvegliare la curiosità dei vo-gheresi, che nel 1824 si vedono apparire davanti nientemeno che un elefante vivo,

Un lUngo excUrsUs per non dimenticare la festa che dUra da ben 600 anni e che nel

tempo ha conqUistato Un posto speciale nel cUore dei vogheresi (e non solo)

Da più di seicento

anni torna la

tradizione

Di simONA RAppARelli

speciAle

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esposto nel cortile del Quartier Grande, che un girovago fa ammirare per la cifra di 25 centesimi. Ed ecco che la voglia di animare la festa avanza, nel 1838 fanno la loro prima comparsa i fuochi d’artificio, grazie al sostegno del comune ad una sot-toscrizione da parte di un gruppo di cit-tadini: una novità rivoluzionaria che non abbandonerà mai più la Sensia. Il 1839 vede l’avvio della corsa dei sacchi, quin-dici anni dopo tocca a nuovi divertimenti a premi tra cui secchielli d’acqua sospesi e particolari sentieri pensili detti rompicolli. La tombola fa il suo ingresso, insieme a due buoi che costituiscono il premio fina-le, nel 1872, un appuntamento che durerà nel tempo con la decisione di sostituire gli animali con del denaro contante. La mitica fiera, ovvero la distesa di banca-relle, giostre e baracconi si snoda nell’arco degli anni: in piazza San Bovo in parti-colare è ancora possibile curiosare tra le vestigia di un tempo ormai passato dando uno sguardo alla merce esposta in vendi-ta, che ricorda la foggia di oggetti antichi, come gli zufoli di terracotta, i campanelli, le trombettine, le ciambelle golose, i leca-bon, ovvero i lecca lecca e tanti giocattoli.Con il tempo l’importanza della proces-sione religiosa si è un po’ spenta, ma in

passato vi prendeva parte l’intero corpo municipale con tanto di inviti specifici alle signore della città perché vi partecipasse-ro numerose. All’epoca poi si procedeva al lavaggio delle strade attraverso le quali si doveva snodare il corteo, si addobbavano

le finestre con dei drappi e si stendevano lunghi teli da una finestra all’altra copren-do dall’alto le vie, uno spettacolo sugge-stivo e partecipato. 5

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Un’occhiata la merita anche la cucina: era tradizione invitare amici e parenti, sia residenti a Voghera che non: il piatto più ricercato che faceva da sfondo alla giornata dell’Ascensione era lo storione: i vogheresi più abbienti lo recuperavano ovviamente fresco al mercato già dal-le prime ore del mattino, oppure nella bottega del salumiere. Per le persone più modeste rimaneva valido l’invito dei parenti lontani ma con nel piatto cibi di-

versi, tanto che gli ospiti, una volta giun-ti, non dimenticavano per tradizione di pronunciare l’ antico detto, “a ra Sensia a s’ mangia i tre pitans, carna, buì, e manz, cun ra cua dra cagna par fà ra bagna” (che letteralmente significa “all’Ascen-sione si mangiano tre pietanze, carne, bollito e manzo, con la coda della cagna per fare il sugo”). Un modo di dire gentile per sottolineare come l’antica semplicità ed economicità con cui venivano trattati gli ospiti delle famiglie non proprio bor-ghesi: leggendo con attenzione infatti si intuisce come carne, bollito e manzo in vogherese siano tutti sinonimi del lesso, quindi tre modi diversi per parlare del

medesimo piatto. La “Sensia”: un posto che pro-fuma di tradi-

zione, di frittel-le, di brasadè, di storia, di Oltrepò, di gioco e di un giro in giostra, nei ricordi di ogni visitatore. 7

speciAle

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Dal 1984, nella centralissima piazza Duomo di Voghera, esiste una realtà che negli anni è diventata il punto di riferimento per l’uomo che ama un look elegante ma comodo: lo stile Brooksfield. Il “Germano reale” del marchio è il simbolo della ricerca di un percorso da seguire con l’aiuto di un istinto sicuro e Mario, titolare di Grey Flannel è la persona che grazie alla sua decennale esperienza nell’ abbigliamento, riesce a comprendere le esigenze dei suoi affezionati clienti, consigliandoli al meglio.Brooksfield è la riuscita combinazione dello stile anglosassone con la fantasia della tradizione sartoriale italiana: un mix inconfondibile che diventa filosofia di vita. Libertà, naturalezza e comodità per chi sa che nella vita i dettagli sono estremamente importanti: l’immagine di un uomo vincente che ama essere oltre ciò che impone la moda del momento, quel qual cosa in più che crea la differenza. Uno stile raffinato ma facile da indossare, per un uomo che fa dell’eleganza il proprio modo di essere.

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Page 30: AndCo Magazine apr/mag 2014

“Oltrepò2015” il territorio

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Page 31: AndCo Magazine apr/mag 2014

“Oltrepò2015” è il nome di un’al-leanza pubblico-privato la cui idea embrionale è nata, capo-fila il Comune di Voghera, già sul finire del 2013 per portare all’attenzione del grande pub-blico internazionale il marchio

“Oltrepò Pavese”, sfruttando con gli stru-menti del marketing l’occasione unica ed irripetibile della grande Esposizione Uni-

versale che si svolgerà a Milano, ma che abbraccerà Lombardia, Italia e resto del mondo. In un momento socioeconomico difficile per le città e i territori oltrepa-dani, in particolare quelli rurali, scopo primario delle attività che saranno poste in essere è guardare all’agroalimentare,

al paesaggio e ai luoghi d’interesse natu-ralistico, alla rete dei castelli, al sistema cultura-identità-tradizioni, al wellness termale, al network dei piccoli musei e alla ricettività territoriale come future leve di sviluppo della porzione di pro-vincia di Pavia storicamente più vocata al turismo a trecentosessantagradi, all’a-gricoltura e al benessere. Dunque non si realizzerà un progetto a termine, ma un percorso modulare, con potenziali ricadu-te benefiche a cascata su tutta la provin-cia di Pavia, i cui focus primari saranno tre: promo-comunicazione del marchio Oltrepò Pavese, nome di una terra unica per natura, sapori e storia; creazione di occupazione e nuove chance economiche per un territorio fragile; attivazione di percorsi di sviluppo sostenibile con l’at-trazione di buyer e opinion leader inter-nazionali. In sintesi s’intende procedere su tre asset strategici: installazione di un ufficio co-working nell’area Expo 2015 (Padiglione Italia) da intendersi come centro per meeting, finestra sul territorio e stazione di partenza per tour guidati e workshop in Oltrepò Pavese; realizza-zione di un moderno sistema hospitality basato su un’accoglienza ad alto valore aggiunto, comunicazione multidimen-sionale dell’Oltrepò Pavese; comunicare le peculiarità locali come elementi im-prescindibili dell’italian style attraverso campagne di comunicazione coordinata su vari mezzi, eventi (in loco e in area Expo 2015) e social media marketing. 5

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Ambito progettuAleL’Esposizione Universale Expo 2015 sul tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, che si svolgerà a Milano dal 1° Mag-gio al 31 Ottobre 2015, è un evento di ri-levante portata internazionale in ragione del numero dei Paesi partecipanti previsti, del considerevole afflusso di visitatori at-tesi e provenienti da ogni parte del mon-do, della consistenza e qualità dei rapporti internazionali e dei progetti di coopera-zione che saranno attivati e sviluppati, delle opportunità di scambi culturali e Expo 2015, per la sua rilevanza econo-mica, per la visibilità a livello mondiale e per le ricadute che determinerà sull’intero nostro Paese ed in particolare sui territo-ri della regione Lombardia relativamente prossimi alla sede espositiva, rappresenta un’occasione irripetibile e di fondamenta-le importanza per promuovere e valoriz-zare le eccellenze e le potenzialità istitu-zionali, economiche e sociali dell’Oltrepò Pavese sul piano internazionale.

Ambito d’interventoL’Oltrepò Pavese con i suoi 78 comuni de-tiene, a livello nazionale ed internazionale, posizioni d’indiscusso valore nel campo del patrimonio artistico e culturale, delle bellezze naturali, paesaggistiche e della ricettività turistico-alberghiera di carattere rurale, del termalismo, del vino e dei sapo-ri tipici certificati e tutelati, della struttura economica e produttiva. Nonostante que-ste potenzialità è sempre mancata una strategia congiunta tesa ad ogni più ampia e corale valorizzazione delle realtà sociali, culturali ed economiche. 5

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L a Redil Store,figlia di una società storica nata negli anni 90, è

una delle maggiori realtà edili commerciali del pavese che da sempre si è contraddistinta come principale punto di riferimento per le imprese lombarde. Considerata, infatti, la continua evoluzione tecnologica dei materiali e delle attrezzature, la molteplicità e la diversità delle esigenze che contraddistinguono un cantiere e la flessibilità che ormai è sinonimo di collaborazione, Redil Store si è sempre caratterizzata come realtà in grado di garantire un supporto progettuale, tecnico e operativo capace di accompagnare e di supportare l’azienda all’interno di tutto il suo percorso lavorativo.

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Ambito turistico Il progetto Oltrepò2015 vuol contribuire a portare sul territorio nel breve e medio periodo una nuova fascia di buyer e turi-sti di alto profilo, invertendo il trend che vede una provincia di Pavia caratterizzata (dati Osservatorio Camera di Commercio anno 2012) come un territorio in cui il tu-rismo risulta particolarmente legato alla clientela italiana a corto raggio e basso

potere d’acquisto, con una

quota di clientela internazionale che si at-testa solo al 18% sul totale dei turisti che, nella metà dei casi, ha già visitato l’Italia e nel 35,7% ha trascorso un periodo nella provincia (in media 4 volte). Tra i princi-

pali mercati stranieri, il territorio registra storicamente una maggiore incidenza di turisti tedeschi (35,8%), seguiti da francesi

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(17,8%) ed inglesi (11,6%). Il turista è gio-vane con un età compresa tra i 21 ed i 30 anni (27,1%) e più adulto (31-40 anni) nel 23,3% dei casi, mentre il 32,3% è compo-sto da turisti che oscillano tra i 41 e i 60 anni. Per il target over 60 si segnala una quota pari al 13,8%. Attualmente occupati professionalmente 66,5% dei turisti con attività lavorative che spaziano dall’im-prenditoria (20,8%) all’impiego come ope-raio ad elevata qualificazione (19,5%) o in qualità di professionisti e tecnici (17,9%). Lo status sociale, indicato dai turisti, li de-scrive sostanzialmente sposati/conviventi con figli (44,5%) o single (35,4%). Attra-

verso la leva del progetto Oltrepò2015 l’intenzione è attrarre massicci flussi di stranieri, da nuove nazioni, gemellando Paesi e delegazioni sull’onda della cultura vitivinicola (vino che si produce dai tempi di Strabone; antica storia del Pinot nero) e agroalimentare (dal Salame di Varzi DOP alle Denominazioni comunali d’origine) che l’Oltrepò Pavese racchiude ma fati-ca a “narrare”, avendo badato per anni a una comunicazione troppo settoriale e/o mono prodotto.

oltrepò2015 A pAdiglione itAliAPadiglione Italia di Expo Milano 2015 sarà la porta d’ingresso del Paese, una straordi-naria vetrina e laboratorio di relazioni inter-nazionali, il biglietto da visita del Sistema Italia nel mondo; un luogo icona in grado di rappresentare il meglio delle eccellenze italiane legate al tema dell’Expo. Un brand formidabile che potrà aiutare il nostro Made in Italy a penetrare in nuovi mercati e a tro-vare ulteriori opportunità di crescita. 5

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36| aprile/maggio ‘14

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Sarà soprattutto il Padiglione più atteso e visitato dal pubblico anche grazie alla sua posizione strategica nel sito Expo. In parti-colare, Padiglione Italia è finalizzato a dare visibilità e ad offrire relazioni anche a tutte le eccellenze territoriali, ai sistemi economi-ci, alle realtà associative. La partnership con Padiglione Italia consentirà di rafforzare la vocazione turistica di ogni singolo territorio anche potenziando gli strumenti al servi-zio dell’internazionalizzazione dei prodotti agroalimentari regionali, esaltandone le caratteristiche di unicità. Ma sarà anche la possibilità per collegare sempre meglio le proprie start–up ai circuiti internazionali di scienza, ricerca e tecnologia oltre ad offrire al mondo, grazie alla specificità di ogni singolo territorio, una visione autentica della qualità italiana per la salute e lo stile di vita.

missione: “territorio in vetrinA”Il crescente clima competitivo e la riduzio-ne delle tradizionali protezioni alle econo-mie locali, hanno modificato gli equilibri e le logiche di sviluppo dei territori. Questi

cambiamenti stanno determinando grandi e inedite opportunità, ma contemporanea-mente stanno esponendo con maggiore in-tensità, i sistemi territoriali alla competizio-ne nazionale e internazionale. In occasione dell’imminente Esposizione Universale di Milano questa situazione vivrà il suo apice. ll marketing territoriale che ci si propone di avviare può essere definito come un proces-so di comunicazione e acquisizione di auto-revolezza le cui finalità sono: rafforzare la

capacità di generare una proposta globale di qualità sempre più elevata e trasformar-le in competenze distintive per il territorio; contribuire alla creazione ed alla valoriz-zazione di un’offerta territoriale integrata; connettere efficacemente il mondo delle imprese e del turismo con le opportunità presenti sul territorio. Pianificare una mirata strategia di marketing territoriale attraverso il progetto “Oltrepò2015”, rappresenta uno strumento fondamentale con il quale Pub-bliche Amministrazioni, Enti, Consorzi e sin-gole realtà private con storia e riconoscibili-tà possono individuare e valorizzare le loro peculiarità vincenti e comunicarle ai target di riferimento. Si vuole dunque trasformare il territorio collinare e montano dell’Oltrepò Pavese, insieme alle città più grandi della pianura, in una destinazione appetibile per

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storia, natura e cultura. Il progetto mirato a Expo 2015 vuole trovare un punto di sintesi tra risorse interne, popo-lazione locale e mercato globale.

enti pubblici e privAti insiemeIl piano di marketing territoriale associato a Oltrepò2015 ha come obbiettivo l’indi-viduazione delle risorse che connotano il territorio e la loro trasformazione in iden-

tità e immagine vincente e attrattiva nel mercato turistico. Un’accurata strategia di marketing, come quella che sarà posta in essere avvalendo-si di professionalità diverse e qualificate, permetterà d’individuare il segmento di pubblico a cui indirizzare la comunicazio-ne, i contenuti e le peculiarità geografiche,

sociali culturali da valorizzare e i modi efficaci di promuoverle e farle diventare valori distintivi rispetto agli altri competi-tor. La collaborazione e il coordinamento pubblico-privato che si esplicherà tramite

la cabina di regia che sarà creata tramite la Fonda-zione Gal costituiranno elementi fondamentali per lo sviluppo economi-co di un territorio in crisi di prospettiva. Le strategie utilizzate saranno il frutto della collaborazione tra soggetti diversi, a partire dalle amministrazioni co-munali, che daranno vita a una programmazione ne-goziata, in cui istituzioni, enti, con il coinvolgimento diretto di organizzazioni culturali, turistiche, con-

sorzi, soggetti privati e l’affiancamento di professionisti, punteranno a integrare e razionalizzare le loro competenze ed i rapporti tra i diversi pubblici coinvolti nella valorizzazione del territorio, attuan-do politiche di promozione realizzabili, convincenti ed efficaci, oltre che capaci di durare nel tempo. 7

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poche città in Italia, se non nel mondo, posso-no vantare il prestigio di annoverare fra i propri cittadini uno dei per-sonaggi più importanti della storia del ventesi-

mo secolo. Voghera può fregiarsi di questo invidiabile primato perché l’11 maggio del 1932, nel centro iriense, nacque Valentino Clemen-te Ludovico Garavani, universal-mente conosciuto come Valentino.Il rapporto tra il grande stilista e la sua città natale è sempre stato un po’ tempestoso, come quelle storie d’amore che vivono alti e bassi ma che sono destinate a non finire mai. Fin da giovanissimo è stato attirato dal mondo della moda, in un’epoca a cavallo tra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Come tutte le altre città italiane, anche Voghera viveva un periodo parti-colarmente difficile, sia dal punto

di vista economico che sociale. Una guerra era appena trascor-sa ed un’altra sarebbe arrivata da lì a poco (anche se ovviamente nessuno poteva saperlo). Valenti-no, come dicevamo, fin da giova-nissimo attratto dal mondo della moda e dalla creatività sartoriale, frequenta la “Scuola di Figurino” a Milano e contemporaneamente studia francese alla “Berlitz Scho-ol” e viaggia all’estero, trascorren-do un lungo periodo a Parigi, dove studia stilismo all’Ecole de La Chambre Syndacale.A Voghera Valentino Garavani ha vissuto gli anni dell’adolescenza ma soprattutto ha imparato i ru-

Breve storia di valentino Garavani, stilista di oriGini

voGheresi che con la sua città ha sempre avuto un rapporto

difficile, culminato in una sfilata entrata nel mito

V come

vittoria

di andrEa pEstOni

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dimenti di quella che poi sarebbe stata la sua missione terrena. Vo-ghera è stata da sempre una città di grande tradizione sartoriale e Valentino ha potuto frequentare sia gli atelier sia i laboratori arti-gianali della nostra città. Poi, dopo aver frequentato le prime scuole specializzate, lo stilista vogherese ha iniziato a partecipare a presti-giosi corsi esteri. Negli anni cin-quanta, dopo essersi fatto notare partecipando a un importante con-corso, entra come collaboratore nella casa di moda di Jean Dessès e nell’atelier di Guy Laroche.Nel 1959 apre il suo atelier in via Condotti, a Roma e l’anno successivo inizia la sua collabo-razione con Giancarlo Giammetti che seguirà lo sviluppo del suo marchio. Una curiosità: nel corso di una vacanza a Barcellona, sco-pre il suo amore per il rosso. Da questa folgorazione nascerà il fa-moso “rosso Valentino”, peculiare per il suo essere cangiante fra le tonalità dell’arancio e del rosso vero e proprio. Raccontata così, è un riassunto puramente biogra-fico degli inizi di Valentino, che lo porteranno qualche decennio dopo ad essere uno dei più im-portanti stilisti del mondo. Ma sono anche anni fatti di fatiche, sacrifici, speranze e di una gran-de scommessa che alla fine è sta-ta meritatamente vinta. 5

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Page 40: AndCo Magazine apr/mag 2014

Il rapporto fra Valentino e Voghe-ra, come dicevamo all’inizio, non è stato dei più facili. Lo stilista ha la-sciato quasi subito l’Oltrepo Pave-se per frequentare corsi e scuole in Italia e in Francia. Un altro punto di “attrito”, che ha spinto il celebre vogherese a rimanere per molti anni lontano dalla sua città d’ori-gine, è stato lo scetticismo della popolazione iriense nel seguire i primi passi di Valentino nel mondo della moda, anche se fra gli anni Trenta e Cinquanta i maschi che si dedicavano ad una professione come quella della sartoria erano davvero pochi. Ma la verità è che

il successo per Valentino Garavani è arrivato quasi subito ed è stato immediatamente mondiale. Nel 1967, a soli 35 anni, gli viene con-ferito a Dallas il “Premio Neiman Marcus”, equivalente, nel mondo della Moda, all’Oscar cinematogra-fico. In questo stesso anno disegna

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Un locale che dal 2010, gra-zie ai titolari Gary e Miller, è diventato un punto di rife-rimento per gli amanti della birra di qualità. Una realtà davvero unica nel suo gene-re: qui si possono degustare oltre 80 etichette, scelte tra le migliori presenti sul mer-cato estero ma soprattutto una selezione proveniente da micro birrifici italiani. Alla Birroteca si può fare un break per la pausa pranzo con gustosi panini, toast e un servizio di piccola cucina abbinati ad una buona birra ma anche approfittarne per acquistare qualche bottiglia presente sugli scaffali. As-solutamente da provare gli happy beer: un’alternativa al classico aperitivo come anche le serate da trascorre-re in compagnia per cono-scere quali birre incontrano il Vostro palato.

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le divise per gli assistenti di volo della Twa e presenta la prima collezione Valentino Uomo. Nel 1968 inizia ad usare come griffe la cele-bre “V”, e, ormai parte del gotha degli stilisti, crea l’a-

bito da sposa per le nozze di Jacqueline Bouvier con Onassis. Dagli anni settanta in poi Valenti-no veste le donne più famose del mondo ed apre boutiques a New York, Parigi, Ginevra, Losanna, Tok-yo. Viene creato anche un profumo che porta il suo nome. Negli stes-si anni arrivano anche prestigiosi riconoscimenti istituzionali: nel 1971 è ritratto dal pittore ameri-cano Andy Warhol, nel 1985 riceve dal Presidente della Repubblica la decorazione di Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito, nel 1986 il titolo di Cavaliere di Gran Croce e nel 1996 è nominato Cavaliere del Lavoro. Nel luglio 2006, per fi-nire, gli viene conferita la “Légion d’honneur”, la più alta onorificenza della Repubblica Francese. La data che però tutti i voghere-si, almeno quelli di alcune recenti generazioni, hanno ancora bene

impressa nella mente è il mese di settembre del 1987. Valentino tor-na a Voghera e lo fa con una gran-de sfilata in piazza Duomo: è ormai al top della fama mondiale. Nel 1984 Valentino festeggia i suoi 25 anni di attività, mentre l’anno suc-cessivo crea il suo primo progetto espositivo: l’Atelier delle Illusioni, una mostra al Castello Sforzesco di Milano. Nel 1990 con l’incoraggia-mento anche di Elizabeth Taylor, fonda L.I.F.E. (Lottare, Informare, Formare, Educare), un’associazione destinata a promuovere iniziative di sensibilizzazione e di raccolta di fondi per aiutare concretamente i bambini malati di Aids.Quella sera tutta Voghera si è riversata in piazza Duomo per assistere alla sfilata del proprio profeta. Valentino Garavani, lo stilista più famoso del mondo, è tornato nella sua Voghera, proprio da dove era partito cinquantacin-que anni prima, per conquistare il mondo della moda e il cuore dei vogheresi, che non dimentiche-ranno mai più di essere stati per un giorno la capitale mondiale del prêt-à-porter. 7

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42| aprile/maggio ‘14

Se eSiSte un’amicizia vera ed autentica è Sicuramente quella tra l’uomo e il Suo animale domeStico. il Sincero rapporto di complicità e

fiducia tra il cane e il Suo padrone Si perde nella notte dei tempi

dI ANNA MOllO

UOMO E ANIMAlE dOMESTICO:

lIFESTylE a quattro zampe

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A darci conferma, oggi, dello stretto legame tra uomo e amico a quattro zampe sono le testimonianze anti-che. I libri di storia raccontano che in alcune tombe di provenienza ebraica, tedesca ed ucraina risalen-ti a molti secoli addietro, sarebbero

state rinvenute ossa canine vicino a quelle umane, come se cane e padrone si fosse-ro detti addio stretti in un abbraccio. Se nel passato il cane era soprattutto un elemento “utile” per motivi legati strettamente all’eco-nomia umana e, in particolare, alla necessità dei primitivi di cacciare per cibarsi, nei tempi moderni la musica è totalmente cambiata! Il cane si è trasformato da semplice compagno di caccia a fedele compagno di vita. Non più impeccabile guardiano di giardini o apparta-menti, l’amico a quattro zampe è diventato il confidente, quella carezza dopo le lacrime, quello sguardo su un mondo fatto di sole cose belle, senza malvagità, senza cattive-ria. L’evoluzione dell’essere umano deriva da quella animale. Che sia cane o gatto, il pelo-so amico domestico, favorisce e incrementa i rapporti interpersonali di ognuno di noi. Inol-tre, grazie alla loro presenza costante, l’uomo ha modo di riscoprire la dolcezza che è in lui, ma anche la dimensione più ludica e gioiosa: un ulteriore aiuto per affrontare quella “pillo-la” di problemi quotidiani che la vita ci chia-ma ad ingoiare. Ovviamente non è semplice come può apparire mantenere un equilibrio con il proprio animale domestico.

Come ogni relazione che si rispetti, anche quella tra uomo e cane (o gatto), va alimen-tata con notevoli sforzi e tanto amore. Quello tra individuo e cane è un rapporto di fiducia reciproca, dove ognuna delle parti è chiama-ta ad investire sentimento, affetto e dispo-nibilità, proprio come avviene nelle migliori relazioni tra individui. Quando si parla di cani,

spesso si sente dire la frase: “Somiglia tanto al suo padrone!”. Beh, non è affatto una ca-sualità né tantomeno un’affermazione scor-retta. Da uno studio condotto dall’Università di Vienna, sarebbe emerso, che è lo stesso animale domestico a voler somigliare a tut-ti i costi alla persona che amorevolmente si prende cura di lui. Tale sorta di immedesi-mazione, evidenzia delle similitudini piutto-sto palesi, sia dal punto di vista estetico che comportamentale. E’ un meccanismo che serve all’animale per instaurare un rapporto di parità con chi lo ha adottato e, al contem-po, per determinare una relazione e un lega-me inscindibile con il padrone o la padrona. Molto spesso sono proprio questi ultimi ad abbellire l’amico a quattro zampe, dotandolo di dettagli che lo rendano quanto più simile a se stessi. Che si tratti di gioielli, sciarpe o di acconciature, poco conta, l’importante per al-cuni individui è esaltare gli elementi comuni tra lui e il suo amico peloso. In ogni caso, la somiglianza si fa più acuta quando si parla di animali di razza, in quanto presentano tratti e lineamenti decisamente più marcati e di conseguenza più identificativi. Anche gli psi-cologi italiani si sono appassionati allo stu-dio delle somiglianze tra uomo e cuccioli. Da questi approfondimenti scientifici, è venuto fuori che molti padroni (anche vips) tendono a orientare le loro scelte verso un cane che in qualche modo gli somigli. D’altronde, come sottovalutare la somiglianza tra la plurimi-liardaria Paris Hilton e il suo chihuahua? 7

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44| aprile/maggio ‘14

la tecnologia ha, ormai, da diversi anni invaso la socie-tà moderna, coinvolgendola in un vortice inarrestabile di novità sempre più auda-ci, che conducono singoli o gruppi ad apprendere

in tempi rapidissimi tutto ciò che il mon-do informatico e non solo, è pronto ad offrire. I bambini, in tal senso, sono il chiaro riflesso della realtà che sta mutando. Sin da piccolissimi, i nostri figli, i figli della generazione tecno-logica, sono portati a confrontarsi con i più moderni dei dispositivi offerti ogni giorno dal mercato. Il gesto di “sfiorare” con un semplice tocco lo schermo è diventata pra-tica diffusa e naturale, anche in età puerile. E pare proprio che questo amore nutrito verso i prodotti tec-nologici, non dispiaccia affatto ai tanti genitori-lavoratori che, stanchi della giornata trascorsa, si

concedono una breve tregua mentre i loro pargoli restano totalmente e silenziosamente “attaccati” ai piccoli schermi dai mille colori. La tecno-logia si muove con noi. E si muo-ve con i bambini. Lo smartphone sembra non aver nulla da invidiare al più amato degli orsacchiotti che

dagli Smartphone ai pc portatili, dai tablet agli ebook reader: la nuova

generazione parla il linguaggio del touch Screen

dI ANNA MOllO

TECNOlOgIA

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hanno accompagnato generazioni e generazioni di persone nella loro crescita. Non più bambole e macchi-nine, oggi la scelta propende verso quella piccola scatolina satura di applicazioni e giochini. Ce n’è pro-prio per tutti i gusti. Mentre prima era la tv a tenere incollati al suo schermo intere famiglie, composte da madre, padre e qualche piccolo cucciolo, ora sono i dispositivi multi-mediali ad avere la meglio. Un dato che ci fa riflettere su tutti, proviene dagli Stati Uniti, dove è stato appu-rato da recenti ricerche, che oltre la metà dei bambini è in possesso di almeno un dispositivo touch screen. In Italia, seppure con qualche ritardo rispetto agli altri Paesi, la tecnologia sta avanzando con passi da gigante: si pensi che il trenta per cento dei piccoli di età compresa tra i cinque e gli otto anni è già in possesso di strumenti touch, impreziositi da una vasta scelta di app scaricabili in ogni momento. Il 2014 si è distinto già

dal principio per alcune proposte tecnology davvero bizzarre. Come dimenticare la lungimiranza di Goo-gle, il più celebre dei motori di ricer-ca web, che ha dato sfogo alla fan-tasia con i Google Glass, gli occhiali a realtà aumentata che permettono con un sistema wireless di vedere oltre le proprie potenzialità visive. Per il momento, però, fiore all’oc-chiello di questo anno resta il Ga-laxy S5, il “gioiello” targato Samsung che nella sola giornata di lancio del prodotto ha totalizzato un fatturato talmente corposo da oltrepassare di oltre il trenta per cento i risultati raggiunti dal fratello maggiore S4. Pare che in alcuni mercati europei il Samsung S5 non solo abbia pro-dotto un sorpasso interessante nei confronti dell’S4, ma addirittura ab-bia raddoppiato egregiamente le ci-fre già raggiunte da quest’ultimo. La casa di produzione sudcoreana si è superata ancora una volta, offrendo il top agli utenti della generazione

smartphone. Ba-sato su tecnologia Android 4.4 KitKat, il Samsung S5 l’11 Aprile 2014, ha fat-to il suo elegante ingresso in società dando il benvenuto alla “platea” con un valore di costo pari a 699 euro. Il design è decisamente più moderno dei suoi antenati, il compar-to hardware poten-ziato e lo schermo è stato ampliato

raggiungendo i 5,1 pollici. E’ stato inoltre integrato nel suo sistema un lettore di impronte digitali, mentre il software prevede nuo-ve app dedicate soprattutto agli sportivi e agli amanti del fitness. Tutto splendidamente migliorato. Per non parlare della fotocamera posteriore che arriva a una capaci-tà di 16 megapixel e si arricchisce di nuove entusiasmanti funzioni, per il piacere di scatti da veri pro-fessionisti. La realtà non sta cam-biando, è già cambiata! 7

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Page 46: AndCo Magazine apr/mag 2014

46| aprile/maggio ‘14

Chi ci spia non sono le telecamere nascoste dietro lo specchio, ma i cellulari, i social network, i com-puter. Nell’era di Facebook, Twit-ter, Instagram, dei cellulari con il satellitare e la videoca-mera, la parola privacy

sembra essere un lontano ricordo. Eppure di diritto alla privacy si parlava già nell’Ottocento. “The right to be alone”, nasceva infatti nel 1890 ad opera di due giovani av-vocati bostoniani, Samuel D. Warren e Louis D. Brandeis, a difesa dal primo boom della stampa e del fotogiornalismo.

Il TElEFONO CEllUlARELa prima vera “intrusione” nella privacy si

ha con il telefono cellulare, il cui proto-tipo risale al 3 aprile 1973, quando il suo inventore, il direttore della sezione Ricerca e sviluppo della

Motorola Martin Cooper, fa la sua prima telefonata da un cellulare. Anche

se solo dopo 10 anni la Motorola decide di produrre un modello dal costo di ben 4000 dollari. Al giorno d’oggi gran parte della popolazione mondiale possiede uno o più cellulari, diventati ben presto oggetti di vero e proprio culto con i quali poter inte-

La sensazione generaLe è queLLa di essere neLL’occhio deL grande FrateLLo. tutti “spiati”, vuLnerabiLi e visibiLi agLi occhi

di estranei. La dimora non è La casa di cinecittà, ma queLLa personaLe di ciascuno, iL posto di Lavoro, i LocaLi di divertimento

dI dANIlA lIgUORI

ERA dIgITAlE: TUTTI IN UN

“grANdEFRATEllO”?

SOCIAl Privacy

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ragire. Dalla semplice telefonata si è passa-ti ai messaggi, alle videochiamate, ai giochi, alle cosiddette “app”, che incollano ore ed ore al cellulare giovani e meno giovani.

Il gRANdE FRATEllOL’attitudine a guardare nel buco della serratura altrui esplode invece nell’Italia del nuovo millennio, con la trasmissione televisiva Grande Fratello. Il titolo s’ispi-ra all’omonimo personaggio del romanzo “1984” di George Orwell, leader dello sta-to totalitario di Oceania che, attraverso le telecamere, sorveglia incessantemente e reprime il libero arbitrio dei suoi cittadini. E in effetti è subito boom di ascolti dalla prima edizione, perché le persone scopro-no o forse, semplicemente ammettono, di avere una morbosa curiosità nello spiare le persone in casa propria.

FACEBOOKSi arriva così al 2004, altro anno spartiac-que in tema di privacy. Da un’idea di Mark Zuckerberg e dei suoi compagni di univer-sità Eduardo Saverin, Dustin Moskovitz e Chris Hughes, nasce Facebook, inizialmen-te destinato esclusivamente agli studenti dell’Università di Harvard, ma diventato poi un fenomeno da oltre un miliardo di iscritti. Il desiderio di sapere che fa, dove va, quanti e quali amici ha il nostro dirimpettaio piut-tosto che l’ex compagno di scuola, quanti “like” ci sono sulle foto dai noi postate, quanti e quali “selfie” pubblicare per sfog-giare l’ultima mise, sembra essere diventa-ta per molti una vera e propria droga.

TWITTERTwitter è stato creato nel marzo 2006 dal-la Obvious Corporation di San Francisco e il nome deriva dal verbo inglese to tweet che significa “cinguettare”. E’ lo strumento preferito dai vip, per ritrarsi nei momenti della vita quotidiana, mandando in delirio i fans, definiti sul social “followers”.

CASO USADa non dimenticare la tempesta diplomatica scoppiata lo scorso anno dopo la notizia che il cellulare del cancelliere tedesco Angela Mer-kel era stato intercettato dall’Nsa. Per arrivare

poi ben presto a capire che anche l’Italia, con-siderata una porta per tutte le comunicazioni del Mediterraneo, era in realtà “spiata”. Un’atti-vità descritta nei dossier che Snowden, l’uomo che conosce i segreti più delicati dell’intelli-gence di Washington e Londra, ha promesso di rivelare al mondo intero per chiarire i punti più oscuri del cosiddetto spionaggio elettronico.

L’allarme vero e proprio in realtà riguar-derebbe le nuove generazioni. Nate e cre-sciute all’ombra di pc e cellulari vari. Che al posto di parlarsi a quattrocchi, chattano. Che invece di giocare in strada con la bici e il pallone, stanno le ora al cellulare e al pc. La vita che passa in un clic. 7

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Page 48: AndCo Magazine apr/mag 2014

48| aprile/maggio ‘14

Lo stile di vita dei nostri gior-ni è caratterizzato da grande disponibilità di cibo e da una sempre più diffusa seden-tarietà che portano a vivere in una situazione di appa-rente benessere psico-fisico

che spesso non corrisponde con lo stato di salute. Viviamo, in un’epoca ove all’allungarsi dell’aspettativa di vita si registra anche la crescita del rischio di patologie quali: obesità, malattie metaboliche, cardiovasco-lari e cancro. L’alimentazione bilanciata o equi-librata è un modo di alimentarsi corretto quantitativo e qualitativo Con finalità di garantire un apporto adeguato di energia e di nutrienti, prevenendo sia carenze che eccessi nutrizionali (entrambi dannosi).Per essere equilibrata l’alimenta-zione deve anche essere varia. In questo modo, infatti, è più probabi-le che vengano assunti nelle giuste quantità tutti i nutrienti di cui l’orga-nismo ha bisogno. Inoltre, sono mi-nimizzate le conseguenze negative derivanti dall’ingestione di sostanze potenzialmente nocive, che posso-no essere presenti sin dall’origine oppure formarsi in seguito ai pro-cessi di lavorazione, conservazione e cottura dell’alimento. Al fine di orientare la popolazione verso com-

dott.ssa Lucchi Patriziadott. arzano simone

aLimentazione sana ed eQuiLiBrata

come stiLe di Vita

Benessere & salute

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portamenti alimentari più salutari, il Ministero della Salute ha affidato ad un Gruppo di esperti (D.M. del 1.09.2003) il compito di elaborare un modello di dieta di riferimento che sia coerente con lo stile di vita attuale e con la tradizione alimenta-re del nostro Paese. Nasce così la piramide settimanale dello stile di vita italiana che si basa sulla definizione di Quantità Benes-sere (QB) sia per il cibo che per l’at-tività fisica.

Le linee guida della nuova pirami-de per una sana alimentazione, in-coraggiano il consumo (moderato) di grassi salutari e quello di cereali integrali. Al contrario, viene disin-centivato il consumo di carboidrati raffinati e di carne rossa. Questi con-sigli dietetici sono stati stilati sulla base di studi epidemiologici, i quali hanno accertato che alimentarsi in questo modo riduce il rischio di malattie cardiovascolari. L’esercizio fisico costante e il mantenimento del peso forma consentono invece di ridurre l’incidenza di molte pa-tologie e migliorare il benesssere psicofisico degli individuiDa questo modello di dieta scatu-risce la piramide alimentare italia-na, che indica i consumi alimentari giornalieri consigliati. Vengono date indicazioni sulle quantità di cibo da consumare ogni giorno secondo il criterio della quantità benessere QB (porzioni di alimenti in grammi). Le QB di cibo e di movimento, se op-

portunamente adattate alle esigen-ze del singolo individuo, consentono di orientare lo stile di vita verso un equilibrio tra consumo alimentare e spesa energetica. Un’alimentazione sana e una buona attività fisica consentono di rag-giungere risultati ottimali per un reale benessere fisico, mentale ma anche estetico.Lo stile di vita, l’ereditarietà e la scarsa attitudine all’attività sportiva, spesso determinano una patologia

che affligge sempre più donne e che non perdona neanche le giovanissi-me: la cellulite.A differenza di ciò che si pensa, la cellulite non è solo un problema estetico ma un’ipertrofia delle cel-lule adipose. L’equilibrio del siste-ma venoso e linfatico si modifica con conseguente rallentamento del flusso sanguigno e una notevole ritenzione dei liquidi da parte dei tessuti.Come spiega il fisiatra Dott. Simone Arzano, anche in Italia è sempre più utilizzata la tecnica dell’Ossigeno-Ozono Terapia che consente di ot-tenere ottimi risultati per migliorare l’estetica ma soprattutto permette di curare il problema che, se trascurato, può creare serie conseguenze alla circolazione del sangue.Grazie alla costituzione della Socie-tà di Ossigeno-Ozono Terapia, nel nostro Paese, oggi sono più di 1.000 i medici che utilizzano tale metodi-ca con grande successo. 7

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50| aprile/maggio ‘14

Quando parliamo di abi-tudini, intendiamo so-prattutto quelle di ge-nere culinario. E’ noto che l’Italia ami la buo-na cucina locale (come non apprezzarla viste

le specialità offerte dalle più anti-che ricette della dieta mediterranea, dalla nostra terra e dallo splendido mare?). In realtà, nonostante il lega-me alla tradizione della tavola sia ancora molto forte, fonti accreditate rivelano che la popolazione italiana tende ad avvicinarsi sempre più alla cucina etnica. Infocamere già nel 2010 fotografava il cambiamento. I dati rilevati facevano sapere che ol-tre la metà degli italiani aveva spe-rimentato almeno in un’occasione la ristorazione dei Paesi esteri.

Oggi questi dati sono in crescita. In particolare l’Italia strizza l’occhio ai piatti argentini. La cucina dell’Ar-gentina, infatti, presenta una grande offerta di prelibatezze che fanno impazzire le papille gustative.

Sarà la creScente preSenza di Stranieri, Sarà

che l’italia veSte Sempre più i panni di una nazione altamente coSmopolita,

ma il BelpaeSe, regiStra netti camBiamenti anche

nei conSumi e nelle aBitudini dei Suoi aBitanti,

andando dal nord, paSSando per il centro fino ad arrivare al Sud

di anna moLLo

food

GLi itaLiani La VoGLiono straniera...(La cucina!)

Page 51: AndCo Magazine apr/mag 2014

Protagonista delle protagoniste sulle tavole argentine non può che essere la carne. Proposta in tutte le salse (nel vero senso della parola) la carne argentina è una vera leccor-nia, delizia del palato e dei sensi. Dalla bistecca churrasco all’escalo-pe, dalla milanesa alle albonfigas, dalle chorizos alle morcillas: carni per tutti i gusti! A conferire alla car-ne argentina quel sapore così par-ticolare, sono svariati fattori, come la qualità del bestiame, i pascoli, i metodi di allevamento basati sulle regole del cosiddetto “allevamento libero”. Gli animali vengono lasciati a pascolare all’aria aperta: ciò contri-buisce a dare alla carne qualità rico-nosciute in ogni parte del mondo. E’ anche da questi preziosi fattori che trae origine la rinomata tradizione dell’Asado. E’ il tipico arrosto fatto con carne di manzo cotta sulla bra-ce. Anche in Italia, l’Asado viene pre-parato adoperando il taglio reale da brodo, che assume un sapore molto ricco una volta cotto alla griglia. Tipici dell’Asado sono le chorizos e le morcillas, rispettivamente le sal-sicce e le salsicce di sangue, oltre che le interiora. Ad esaltare le note di questo piatto dalla storia antica, uno speciale condimento caratte-rizzato da una miscela di spezie fresche con olio, aceto e limone. Poche regole bastano per assag-giare un buon Asado ma la prima di tutte rimanda alla sua cottura: la carne deve cuocere per diverse ore e molto lentamente.

Quando si parla di cucina argenti-na, è impossibile non citare un’altra specialità di carne: la Parilla. Si trat-ta di una grigliata, particolarmente apprezzata dagli italiani che cedono al fascino della cucina etnica. Per la Parilla vengono utilizzati vari tagli di carne (alcuni anche sconosciuti agli Stati europei), che vengono stesi sulla griglia dopo essere stati abbon-dantemente salati e speziati. Nella Parilla oltre alle costine, le salsicce e le Matambre (muscoli addominali dell’animale), si possono aggiungere Lomo (filetto), Bife de chorizo (bistec-ca) e Bife Ancho (controfiletto). Una curiosità: la tradizione vuole che la cottura venga praticata rigorosamen-te da un uomo, il quale è incaricato di cuocere e poi servire i pezzi di carne a tutti i commensali. I piatti di carne argentina, consumati in larga misura anche in Italia, sono il Paceto, il Cue-ro, il Curanto, l’Empanada e il Locro. E cosa c’è di meglio di un buon “rosso” argentino per accompagnare questi secondi?! I vini che ancora oggi ven-gono prodotti con grande successo in Sud America e che l’Italia sin da subito ha imparato ad apprezzare, hanno essenze di Merlot, Malbec, Barbera, Bonarda , Pinot Noir della Borgogna e Syrah. A distinguere i vini argentini da quelli prodotti in Italia è la gradazione alcoolica, decisamente più alta nel primo caso, inferiore, al contrario, risulta l’acidità rilevata. I vini rossi provenienti dai vitigni delle terre dell’Argentina, sono più densi e corposi rispetto all’Italia e si accom-pagnano, in genere alle carni rosse e agli stufati, oltre che alla cacciagio-ne. La produzione di vino argentina è concentrata soprattutto in alcune zone del Paese che danno anche il nome ai rispettivi vini prodotti: Men-doza, La Roja e San Juan. Il celebre vino argentino deriva prevalente-mente da un’uva rinomata che è il Malbec, tipica di Bordeaux. Questo vi-tigno ha origine francese ma ha tro-vato in Argentina la sua culla ideale. Il Malbec presenta un caratteristico aroma fruttato, sa di frutta e ciliegia, un sapore unico, in grado di incanta-re e conquistare i fini palati argentini ma anche italiani. 7

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Page 52: AndCo Magazine apr/mag 2014

UNA TESTA ALL’ULTIMO

GRIDOA

cconciature morbide e natura-li per questa stagione, è que-sto il messaggio che hanno voluto lanciare gli hair stylist dalle passerelle di Milano e Parigi. Scordiamoci pertanto di puntare, almeno per il 2014,

sui tagli netti e geometrici dalle linee impeccabili ma innaturali. Al posto di una frangia cortissima e piatta, di conseguenza, meglio sceglierne una tonda come andava di moda negli Anni Settanta, che

dona soprattutto a chi ha una fron-te spaziosa e un viso piuttosto ovale. Se prima insomma erano considerate

trendy le teste cotonate (spesso anche in maniera esagerata), ora sembra che la moda sia decisamente cambiata e se l’o-biettivo deve proprio rimanere quello di stupire, allora si cerca di raggiungere il risultato non con l’aumento del volume delle chiome, bensì con l’utilizzo di colori forti, estremi o ad ogni modo insoliti. Un altro accorgimento che sarà molto “in” per questa estate, inoltre, sarà la riga di lato, per fissare la quale non serve una grande quantità di prodotti di styling, mentre bisogna abbondare certamente di più per quelle acconciature che esigono i capelli pettinati all’indietro. Non si disperi neppure chi ama le petti-

nature sbarazzine e meno controllate, dal momento che esse non scompariranno del tutto: saranno un po’ meno ribelli del so-lito, forse, ma comunque adatte agli spiriti più alternativi e meno bon ton. Decisamente out, invece, sono le doppie colorazioni per le ciocche realizzate attra-verso mèches, shatush e balayage: niente infatti deve apparire come artefatto ma il più possibile naturale. Sempre per questo stesso motivo, andrà alla grande il cosid-detto “wet look” (effetto bagnato), già pub-blicizzato da mesi sulle riviste di moda e in varie campagne pubblicitarie. Buone notizie anche per chi è solita porta-re i capelli corti: molti parrucchieri ultima-mente si sono ispirati al taglio sfoggiato dall’attrice Mia Farrow nel film “Rosema-ry’s Baby”, o a quello intramontabile por-tato alla ribalta dal cantante David Bowie negli anni Ottanta, caratterizzato da un ciuffo lungo sul davanti che gli copriva un po’ gli occhi. Alle spose, infine, si consiglia vivamente di adottare uno stile di acconciatura retrò, con chiaro rimando agli anni Cinquanta-Sessanta. Via libera così alla creazione di onde morbidissime, che erano solite por-tare pure le dive di quell’epoca, a patto che formino sempre un insieme ben com-posto, per dare eleganza e sottolineare i lineamenti del viso. 7

Capelli Corti, dall’effetto

bagnato, oppure medio-lunghi

Con onde e Con riga di lato:

il tutto all’insegna dell’eleganza,

della sempliCità e della naturalezza

DI MARIANNA PILATOfOTO IMAXTREE

fAShION acconciature

52| aprile/maggio ‘14

Page 53: AndCo Magazine apr/mag 2014

Il Degradé Conseil è un sistema innovativo basato sulla filosofia delle gradazioni, appli-cato sia al metodo della colorazione che al taglio, che permette di colorare, schiarire, to-nalizzare i capelli risolvendo i problemi legati al cambio di colore e alla copertura dei capelli bianchi. Si tratta di un metodo ideale per chi desidera avere un effetto naturale o cambia-re spesso tonalità, contrastando il problema dell’ “effetto ricrescita”. Alla base della colo-razione Degradé Conseil c’è una profonda ricerca tecnica, il pennello mescola i colori chiari della luce e i colori scuri delle ombre, donando effetti naturali ai capelli. I colori ven-gono scelti a partire dalla base naturale della cliente e si adattano con armonia alle sue ca-ratteristiche uniche. Il Degradé Conseil quin-di consente di personalizzare il look di ogni cliente attraverso uno studio volto a creare per ogni donna uno stile unico e inconfondibile. La colorazione Degradé Conseil si ottimiz-za al susseguirsi di più trattamenti durante i quali i capelli vengono curati e riparati. Que-sto è il segreto per avere capelli lunghi e mai opachi, ma nutriti anche sulle pun-te, per un effetto lucentezza garantito.

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Page 54: AndCo Magazine apr/mag 2014

54| aprile/maggio ‘14

A prescindere dalla meta turistica scelta per go-dersi le prossime ferie estive, le donne che desi-derano apparire al top e glamour in ogni occasio-ne non possono esimersi

dall’acquistare i seguenti capi e ac-cessori: chi non li sfoggerà, infatti, verrà probabilmente considerata come una persona controcorren-te che non vuole rimanere ag-giornata sulle ultime tendenze.

Caftano: morbido, dai colori vivaci e un po’ gita-no, può essere utilizzato sia come copricostume in spiag-

gia che come vestito da cocktail o soprabito per le passeggiate. In

commercio quest’anno se ne trovano davvero di tutti i tipi, da

quello elegante in pizzo bianco a quello più sbarazzino con stampe a

pois, a righe, floreali o animalier. Anche i prezzi variano molto, dal momento che ora tale capo viene commercializzato sia da case di moda importanti che da marchi di abbigliamento low cost. Il caftano, poi, può abbinarsi molto bene even-tualmente a mini shorts o

a una minigonna, qua-lora fosse di una lun-ghezza troppo corta per andarci in giro in città.

BraCCiali in siliCone: sono fra gli ornamenti più gettonati del momento che spopoleranno an-che in spiaggia, considerato il loro materiale resistente all’acqua. Essi sono particolarmente diffusi fra i giovani, e la maggior parte di essi vengono personalizzati con scritte

o loghi aziendali. Sono poi accessi-bili a tutte le tasche, anche quelli di marca costano sui 12-15 euro.

Maglie e aBiti traforati: che siano in pelle, in raso e in de-nim, bisogna per forza avere una t-shirt o un vestito con almeno un inserto traforato. Rimangono mol-to ricercate le classiche maglie in pizzo che offrono la possibilità di creare un sensuale effetto vedo-non-vedo, ma ora sono ugualmente trendy pure quelle con una trama traforata solo sulle maniche o sulla parte alta delle bluse e dei top.

taCChi e zeppe deCorate: le scarpe dotate di stiletti, zeppe o plateau si fanno ancora più belle e colorate grazie alle decorazioni e alle stampe che sempre più spesso rivestono queste loro parti svettanti.

CostuMe intero “Cut out”: si tratta di un costume da bagno monopezzo che però lascia scoper-te più parti del corpo rispetto a un tradizionale modello intero, grazie a particolari tagli o oblò. Poiché essi in pratica sono poco più coprenti dei bikini a due pezzi, sono conosciuti anche come “mono-kini”. Sono sem-pre in voga inoltre i costumi mono-spalla, o quelli interi ma dalla scol-latura profondissima che lasciano intravedere addirittura l’ombelico. 7

Consigli su Ciò Che non deve manCare

assolutamente nell’armadio

di ragazze e signore

Che seguono pedissequamente

la moda

DI MARIANNA PILATOfOTO IMAXTREE

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Page 55: AndCo Magazine apr/mag 2014

La tua femminilità in un abito... solo da Guerci”.

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Guercidonna“

Page 56: AndCo Magazine apr/mag 2014

56| aprile/maggio ‘14

Il gesto di pigiare i piedi sui pedali, sem-bra essere ritornato di gran moda. Dati ufficiali testimoniano questo cambio di tendenze che si è verificato negli ultimi anni. In particolare a partire dal 2012, il numero di bici vendute ha conosciuto un incremento enorme. Si parla di cifre

pari a quasi due milioni di unità, vale a dire un numero nettamente superiore rispetto a quello delle automobili acquistate nello stesso raggio di tempo. Quale sia il motivo alla base della scelta del velocipede non è facile stabilirlo, ma è possibile avanzare del-le ipotesi. Senza alcun dubbio, gioca ruolo da protagonista la crisi economica che il Bel Paese sta attraversando in questo momen-to. L’accise sulla benzina grava pesantemen-te sulle tasche degli italiani che, messi in ginocchio dall’attuale deficit economico, si sono riscoperti tutti un po’ ciclisti. Come so-steneva il celebre medico filosofo Nietzchez, “E’ dal caos che nasce l’equilibrio”. Questa citazione sembra essere cucita a pennello

sull’attuale situazione italia-na. Per affrontare la tem-pesta del disagio econo-mico, l’italiano medio… “pedala” (nel vero senso

della parola!). Sceglien-do come mezzo di

trasporto la bici, può trarre no-

tevoli van-taggi.

il veloCipede a due ruote fa innamorare di nuovo il popolo italiano e lo Conquista Con modelli di gran lusso

DI ANNA MOLLOBICICLETTA: UN RITORNO

IN GRANDE

STILE

fAShION all’aria aperta

Page 57: AndCo Magazine apr/mag 2014

Bicicletta è sinonimo di salute, quiete cittadina, minori emissioni di gas nocivi nell’atmosfera e benessere di corpo e mente. Oltre a tutta questa serie di fattori positivi, ce ne sono altri, come la rinascita del senso di libertà che solo questo veicolo bi-ruote riesce a donare. L’aria che ci sfiora quando procediamo in sella alla nostra bicicletta, è come una carezza per i sensi nel tragitto di fine giornata, che ci conduce dal posto di lavoro a casa, o nella passeggiata al tramonto con gli amici. E’ come un amo col quale ripeschiamo il nostro tempo perduto nel traffico e nello smog cittadino, è uno sguardo più sublime sulla realtà che ci circonda. Anche i personaggi dello star system stanno subendo sempre più il fascino di que-sto antico mezzo di trasporto che si ripropone in una chiave moderna e del tutto inedita. Esistono sul mercato biciclette dallo stile unico e dai prezzi da capogiro. Veri esemplari da custodire nel proprio box, piuttosto che da utilizzare per lunghe passeggiate. Sono modelli che vanta-no il top della lussuosità e dello stile. In pole position per sfarzosità, troviamo la Crystal Gold Edition Bike by Aurumania, dalla struttura scintillante impreziosita da luminosissimi diamanti Swarovski e con dettagli in oro 24 carati. Il ma-nubrio è totalmente in pelle rifinita a mano, mentre la sella in cuoio Brocks

stampato. Non solo un velocipede, ma un vero gioiellino da trattare con delicatezza: il suo valore sti-mato è di centomila dollari. Anche la Aston Martin One-77 Superbike, strizza l’occhio al lusso e al fasto con un matrimonio perfetto tra design e tecnologia. Lo stile unico è rappresentato dagli elementi in pelle, come il manubrio e la sella

cucita a mano. Un sistema dati, poi, fa sognare, grazie ad un computer che rende visibili oltre un centinaio di canali che spaziano tra velocità, temperatura e pen-denza. Il tutto, per un totale di trentanovemila euro. Fiore all’occhiello della bici progettata da Nick Flitch, è, invece, il design in pelle e diamanti che dona il piacere di una pedalata del tutto brillante. In questo caso il costo è di venticinquemila ster-line, praticamente un valore quantificabile in trentunomila euro. Infine, Hermes ha lanciato sul mercato, non troppo tempo fa, un modello di bike extra-chic, si chiama bike Flaneur d’Hermes; questo propone anche una versione più sportiva chiamata Flaneur sportif d’Hermes. Il suo costo ammonta ad undicimila dollari. Eleganti, da passeggio, sportive o strong, qualunque sia il modello, la bici ha fatto il suo ritorno in grande stile nella società e questo pare non dispiacere proprio a nessuno! 7

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DOPPIO SENSO

58| aprile/maggio ‘14

È vero, ha ragione lui: i cartelli stradali sono un po’ tristi. Ser-vono, è fuori dubbio, ma sono segni, simboli, forme e colori che non mandano messaggi di alcun tipo, ma semplici e fred-di avvisi, divieti e indicazioni.

Della questione, a cui gli automobili-sti hanno ormai fatto il callo, come si dice in questi casi, ha provato ad oc-cuparsi Clet Abraham, 47 anni, artista francese figlio di uno scrittore che da qualche tempo ha scelto l’Italia per mettere su casa, forse perché da noi i cartelli abbondano. Inizia come restauratore di mobili, pro-segue come pittore esponendo un po’ ovunque e alla fine del suo percorso artistico, Clet incappa nella segnaletica creando qual-

cosa di unico, sorprendente, for-

Un artista francese prosegUe da anni nell’idea

di rendere giUstizia alla segnaletica stradale:

finora ha colpito Un po’ ovUnqUe, e non ha alcUna

intenzione di smettere

DI GErmaNO LONGO

artE Clet abraham

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se un po’ folle ma sicuramente allegro. In pratica monsieur Abraham, che da qualche tempo si è trasferito in pianta stabile a Fi-renze, ha ideato una personalissima forma di “street art”, come si chiamano quelle espressioni artistiche che prendono spun-to o sfruttano ciò che offrono le grandi città. Calma, non si tratta di murales, per-ché di quelli ne abbiamo a sufficienza, e nemmeno vandalismi assortiti con vaghe pretese artistiche, ma semplici adesivi, che lui ha personalmente attaccato notte-tempo sui cartelli stradali di svariate città d’Italia e d’Europa gironzolando con la sua fidata bici, che serve anche da scaletta im-provvisata: Torino, Roma, Bologna, Firenze, Sassari, Prato, Livorno, Lucca e Palermo, ma anche Londra, Parigi, Madrid e Berlino, giusto per citare qualche località che una mattina si è svegliata coperta di stickers, mostrando reazioni diverse, dal divertito all’indispettito. E dire che non si tratta di nulla di invasivo, soprattutto realizzato fa-cendo massima attenzione a non alterare minimamente l’indicazione mostrata dal cartello, per evitare guai alla circolazione che avrebbero conseguenze pesanti, ma

semplici aggiunte ai più comuni simboli previsti dal codice della strada. Il moti-vo? Secondo l’autore, la slavina di cartelli stradali, a volte impunemente piazzati a ridosso di opere d’arte e monumenti, han-no un grave difetto: mancano di persona-lità. Con i suoi adesivi, Clet è convinto di riuscire ad aggiungere significati nuovi e inaspettati. Strappando perfino un sorriso o un pensiero anche al più distratto de-gli automobilisti. I protagonisti delle sue installazioni sono il più delle volte degli omini neri, figure stilizzate che “abitano” i cartelli moltiplicandone il significato: il di-sco rosso con la barra bianca in mezzo, che per tutti equivale al “senso unico”, diventa a volte una pesante sbarra che costringe l’omino nero a camminare curvo, altre un “giogo” in cui l’omino è costretto in ginoc-

chio. Mentre la freccia bianca su fondo azzurro, che indica l’obbligo a proseguire senza possibilità di svolta, con l’aggiunta di un pallino a fungere da testa e un’aureola, si trasforma in un angioletto. Tutto qui? Fi-gurarsi: il segnale di “vicolo cieco” è quan-to basta a Clet per riprodurre un Cristo in croce. Lo chiama “Christ Crucifé” e qualcu-no urla al sacrilegio, ma tutto rientra poco dopo, scoprendo che si tratta di semplice adesivo, eliminabile con la stessa facilità con cui è stato attaccato. Ma non a tutti l’arte appiccicosa di Clet piace: il Comune di Pistoia l’ha multato per imbrattamento, così come ha fatto Siena, mentre con la sua Firenze Abraham ha praticamente litigato per via di un paio di installazioni che a Pa-lazzo Vecchio non sono piaciute. 7

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É proprio vero: Roma è una città che non smette mai di stupire e che ha sempre qualcosa di nuovo da of-frire. Lo dimostra appieno l’ultimo saggio dello sto-rico d’arte Costantino D’O-

razio “La Roma Segreta del film La Grande Bellezza”, che analizza la mitica e antica città con occhi di-versi al fine di esaltare quei luoghi ancora poco noti ma altrettanto suggestivi che essa comprende. Il libro, pertanto, non è assoluta-

mente una critica alla sceneggia-tura del film che ha fatto vincere nuovamente il premio Oscar alla nostra nazione, bensì una sorta di guida turistica che propone di visitare i particolari luoghi visti nel corso delle varie scene della pellicola. Un saggio di questo ge-nere, del resto, in futuro sarà mol-to utile, dal momento che sempre più spesso i turisti americani in visita a Roma chiedono agli ac-compagnatori e ai tour operator di condurli nelle vie e nei palazzi

Prendendo sPunto dai luoghi scelti Per il set del film

Premio oscar “la grande Bellezza”, il critico d’arte

costantino d’orazio analizza vari scorci ancora Poco

conosciuti della città eterna

DI marIaNNa PILatO

La CaPItaLEVISta SOttO UN’OttICa DIVErSa

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CULtUra roma

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dove il regista Paolo Sorrentino ha girato il suo capolavoro cine-matografico. L’opera letteraria, d’altra parte, può essere interpre-tata anche come il proseguimen-to ideale del precedente libro di D’Orazio, intitolato “ Le chiavi per aprire 99 luoghi segreti di Roma”. A differenza di quest’ultimo, però, il nuovo volume, oltre a spiegare le meraviglie artistiche e architet-toniche meno celebri della Capita-le, fornisce anche delle curiosità sul film “La Grande Bellezza”, in modo da non apparire come una pedissequa illustrazione dei monumenti fine a se stessa. Secondo l’autore, l’intento di Sorrentino nel realizzare tale pellicola è stato quello di ricostruire una sua Roma ideale, piena di magnifi-ci posti non accessibili di solito ai visitatori comuni. Uno di questi, per esempio, è il corridoio realizzato da Borromini a Palazzo Spada, sempre sbarrato da una ca-tena che ne vieta l’accesso e caratterizzato da una falsa prospettiva sul fondo che lo fa sembrare molto più lungo dei suoi effettivi otto metri. Ciò viene rimarcato anche dal personaggio di Ramona (Sabrina Ferilli), che percor-

rendo il corridoio si accorge del trucco notando che le siepi alla fine del percorso in realtà sono solo dipinte. In un’altra scena, poi, sono stati inseriti il Tempietto del Bramante, simmetrico quan-to le inquadrature ricercate dal cineasta, lo scalone di Palazzo Braschi (già apparso in altre opere di Sorrentino), la porta del giardino dei Ca-valieri dell’Ordine di Malta sul colle Aventino (dalla cui serratura si può vedere la cupola della Basilica di San Pietro), nonché il magnifico salone da pranzo con opere di Pietro da Cortona all’in-terno di Palazzo Sacchetti. Di luoghi più famosi come

Villa Medici o i Musei Capitolini, invece, sono stati inclusi solo dei particolari precisi e nascosti: della prima, infatti, nel film viene mo-strato solo un gruppo marmoreo situato fra le siepi del giardino, mentre dei secondi è stata scelta una delle sale meno rappresenta-tive del complesso museale. Dav-vero originale, infine, è la scena girata dentro il barocco Palazzo Brancaccio, pieno di drappi rossi e dall’atmosfera decadente, che ben si sposa con il tema della chirurgia estetica ivi affrontato. 7

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C’era molta attesa, all’ultimo salone dell’auto di Ginevra, per saper-ne di più sugli assetti societari di Peugeot, divisi fra quote di partecipazione statale e i cinesi di Dongfeng a fare capolino. La risposta del marchio del Leone

è stata la migliore possibile, scarna ed ef-ficace: 108 e 308 SW. Due modelli che af-frontano sfide di mercato diverse, uniti da soluzioni, design e tecnologie di prim’ordine.

Due new entry nella gamma Del marchio francese: una

city car aD alto tasso Di sfiziosità eD una wagon Dalle Dimensioni non esagerate, ma

spaziosa eD accogliente

di germano Longo

iL Leone Vede

doPPiomotori Peugeot 108 e 308 SW

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tasia: tinta della carrozzeria, volendo bicolore, le finiture degli interni, il numero delle por-tiere e ben sette temi di personalizzazione grafica: Dressy, Dual, Kilt, Diamond, Barcode, Sport e Tattoo, per passare dal “pied de poule” in 3D ai motivi floreali. Internamente diventa sofisticato lo studio degli spazi, dettaglio che

La prima delle due new entry, la 108, è una city car, una piccolina che sem-bra voler scardinare definitivamente l’equazione piccolo uguale ad essen-ziale. Principio che non vale più, anzi, parlando di stile, in soli 3,47 metri di larghezza (e 1,62 di larghezza) l’erede

della 107 ha un’aria da francesina chic che strizza lo sguardo al pubblico femminile in cerca di praticità e compattezza, ma che non ha voglia di rinunciare a stille di personalità. Le linee sono pulite, gli sbalzi corti, i gruppi ottici anteriori con led diurni sono integrati, mentre quelli posteriori “invadono” la fian-cata. Per finire con l’alternarsi di concavi e convessi che gioca con la luce mostrando a tratti segni di muscolatura, in altri la morbi-dezza delle linee. Ma uno dei maggiori appe-al, ormai irrinunciabile nel mondo dell’auto, è la personalizzazione: la scelta spazia su due varianti, una berlina dall’aria più sobria, o una cabrio frizzantina con tetto elettrico in tela apribile in tre posizioni. Il resto, è ad uso fan-

si sa, sulle urban car con velleità extraurba-ne fa la differenza: il vano bagagli concede 196 litri totali (60 in più della 107), con soglia d’accesso di 77 cm. Abbattendo i sedili (a pro-posito, i posti sono quattro) la capacità sale a 750 litri. Gli interni, si accennava, sono il ri-flesso del “mood” stilistico visto da fuori: pel-le, volendo, chicche come i sedili riscaldabili, il clima automatico, la retrocamera, il sistema senza chiave “keyless entry” e tanta tecno-logia. Sei airbag, come le sorelle più grandi, con lo sguardo immediatamente rapito dalla consolle centrale con schermo a sfioramento da cui poter controllare le principali funzioni, mentre la strumentazione (tachimetro analo-gico, schermo LCD e contagiri con Gear Shift) è pensata per ispirare simpatia. Completa la dotazione tecnologica il sistema “Mirror Scre-en” che permette di gestire le funzioni degli smartphone. Tecnicamente, la Peugeot 108 debutta con due motori benzina a tre cilindri: il 1.0 e-VTi da 68 CV (95 g/km di CO2) con cambio manuale o robotizzato ETG5, accom-pagnato dal 1.2 PureTech con 82 CV (99 g/km CO2) al contrario abbinato al solo cambio manuale. Esattamente com’è successo nel 2005, con Citroën C1 e Toyota Aygo, la 108 di-vide nuovamente la piattaforma con le altre due cugine. Prezzi compresi fra i 9.950 euro per la 1.0 68 CV Access ai 14.650 della 1.2 82 CV decapottabile in allestimento “Top!”. 7

108petit glamour

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neanche il tempo di godersi il ti-tolo di “Car of the Year” conqui-stato dalla berlina e ai nastri di partenza era pronta la variante wagon, che inizia la sua corsa con il conforto di 50mila preor-dini. Sì, perché Peugeot ha una

lunga tradizione di “familiari” efficienti e perfino belle da vedere che invoglia ad andare sulla fiducia. Variante dedicata a chi ha bisogno di spazio e non si accon-tenta della 308 di segmento C, la SW au-menta la lunghezza di 33 cm, passando ad un totale di 4,58 metri: a goderne sono soprattutto gli occupanti posteriori ed il vano bagagli, che parte da 660 litri e ar-riva a 1.660 abbattendo in un attimo l’ul-tima fila di sedili grazie al sistema “Magic Flat”. Sulla stessa piattaforma utilizzata dalla 308 berlina e la Citroën C4 Picasso

(si chiama “EMP2”) è venuta fuori un’auto da lunghi viaggi, con superfici vetrate in abbondanza (da non perdere il tetto “Ciel”: 1,69 mq di cristallo), sospensioni in grado di assorbire le asperità del terreno e mo-tore con sound poco invasivo dall’interno dell’abitacolo. Internamente la cura è evi-dente anche nelle parti più nascoste, la pelle riveste plancia e volante (piccolo, da

vera sportiva), gli inserti laccati si alterna-no al cromo satinato. La strumentazione risulta alta, dominata dal touchscreen da 9,7” da cui comandare le principali fun-zioni: clima, Driver Assistance Pack, Park Assist, telecamera di retromarcia, radio, navigatore, connessione Usb/iPod, visua-lizzazione foto, viva voce, Bluetooth, rubri-ca e connessione “Peugeot Connect Apps”. Il nuovo motore, il 1.2 e-THP tre cilindri turbo Euro 6 a benzina sviluppa 130 CV e 230 Nm, come alternativa al pari cilin-drata da con 110 CV. Spicca, nel reparto diesel, il 2.0 BlueHDI da 150 CV Euro 6 con cambio manuale o automatico a sei rapporti, che divide la gamma con il già conosciuto 1.6 HDi con varianti fra 115 e 120 CV. Peugeot 308 SW sarà in vendita dal prossimo giugno in tre versioni (Ac-cess, Active e Allure), con l’aggiunta della

Business, pensata espressamente per le flotte aziendali. Per i benzina si parte dai 19.300 euro della Pure Tech 1.2 110 CV, mentre la prima voce nel listino diesel è la Access 1.6 HDi 92 CV a 20.700 euro. 7

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Voghera Via Lomellina, 13 - 27058 | Voghera (PV)

Tel. 0383 645111 | Fax 0383 366272www.gandinisrl.com | [email protected]

StradellaVia Nazionale, 11/13 - 27049 | Stradella (PV) Tel. 0385 246120/2 | Fax 0385 [email protected]

Sede legaleVia A. Gramsci, 12 - 27049 | Stradella (PV) | www.gandinighezzi.it - [email protected]

#concessionaria ufficiale Peugeot per le zone di Voghera,

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308sw

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VISITE E PREVENTIVI GRATUITI

SERVIZIO NAVETTA

24/24 H PER URGENZE

Non tutti sanno che hanno una copertura assicurativa che consente di pagare il dentista.

PROMO:Detartrasi +

Sbiancamento a led

150 euro

Non tutti sanno che esiste un’assicurazione che copre in parte le spese dentistiche. A Voghera, ormai da diversi anni, è attivo il Centro Dentistico San Giorgio, e Daniele Mulato, il titolare, insieme ad una squadra di medici qualificati, si batte da tem-po perché avere la bocca a posto non sia prerogativa di pochi fortunati, portando avanti una battaglia civile che permetta a chiunque di non rimandare (o peggio, dimenticare) gli inter-venti dentistici, per timore di trovarsi di fronte a parcelle con troppi zeri. D’altra parte, lo slogan del Centro la dice lunga: “La qualità più alta al prezzo più basso”, e non si tratta di pubblicità ad effetto, ma di una politica dei prezzi che ha fatto aumentare, giorno per giorno, il numero dei pazienti.Da oltre un anno, ha stipulato una convenzione con Unisalute,Matasalute,FondoEst e tutte le maggiori compagnie assicurative, poiché queste assicurazioni coprono le spese den-tistiche annue fino a 2.300 euro. Molti lavoratori, tra cui di-pendenti di supermercati, banche, metalmeccanici e tante altre categorie di impiegati, sono in possesso di questa copertura assicurativa,ma semplicemente non lo sanno. LA GARANZIA A VITA sui lavori di implantologia offerta dal Centro Dentistico San Giorgio è sinonimo della qualità dei prodotti utilizzati e della professionalità dei medici: concetti da unire alla reperibilità 24 ore su 24.

CENTRO DENTISTICO SAN GIORGIO

P.zza San Bovo, 28 - 27058 VOGHERA (Pv)Tel. e Fax 0383.646387

Cell. 393 9202334“A settembre nuovA AperturA”

Via Bandello,11 (P.zza Erbe) TORTONA (Al)

[email protected]

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Piazza Dante, 12 Casteggio (PV) | Tel. 0383.1938226 | aperto tutti i giorni dalle h 7,00 alle h 2,00

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