Ancilla_07_2012

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Anno XIII n.3 • Luglio - Settembre 2012 Poste Italiane.spa - Sped. in A.P. - Art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Tassa Pagata/Tax Perceu - Aut. DCO/DCBA/138/2002 del 04/03/2002 Carissimi, rendiamo grazie a Dio che ci dà la possibilità di incon- trarci nuovamente per condividere la gioia di stare assieme. C’è in me il desiderio di parlarvi di quello che ritengo ancora una volta essere il fondamento specifico della vita della nostra Fraternità Francescana di Betania: la fraternità, appunto. In un contesto di vita consacrata così secolarizzato, improntato su un crescente in- dividualismo, torno con vigore a dirvi e a raccomandarvi l’unità fra voi. La chiesa è comunità perché deve essere il segno, il ri- flesso della Trinità: è una comunità d’amore. Questa comunità è un gruppo di persone che sono tirate via dal mondo e messe insieme con una solidarietà nuova che si chiama amore. La fraternità, intesa come co- munione di cuori e di intenti, visibilmente e concretamente vissuta nelle nostre fraternità miste, è il vero elemento che ci differenzia e ci caratterizza: tutto deve essere ad essa subordinato. Dob- biamo impegnarci a passare dalla vita in comune alla comunione di vita, secondo il Vangelo. La comunità, se autentica, costruisce l’individuo, in chiave promozionale e liberatrice. La comunità ideale non si fa da sé. Essa, come un edificio, fondato su pietre umili e nascoste, è tenuta insieme da “pietre viventi”, legate dall’unità del- l’unico “progetto”. Il suo arco di volta è la solidarietà fraterna che permette al “tutto” di formare un tempio vivificato dallo Spirito di Dio. La pace, la gioia e il gusto di stare insieme restano segni del regno di Dio. Tale testimonianza di gioia costituisce una grandissima attrazione verso la vita religiosa, ed è una fonte di nuove vocazioni e un sostegno alla perseveranza. Il saper far festa insieme, il concedersi momenti di distensione per- sonale e comunitaria, il gioire delle gioie del fratello, l’attenzione premurosa alle necessità dei fratelli e sorelle, l’affrontare con misericordia le situazioni, l’andare incontro al domani con speranza, tutto ciò alimenta la se- renità, la pace, la gioia. E diventa forza nell’azione apostolica. Oggi più che in altri tempi, la comunità reli- giosa è chiamata ad essere “segno di fraternità”: il religioso è un costruttore e un esportatore, non solo un predicatore di fraternità. Per questo la fraternità religiosa dev’essere vissuta in modo pieno e radicale, ma anche visibile e attraente. La comunità deve saper dire che è possibile vivere uniti nella diversità, cre- scere e santificarsi insieme; deve testimoniare che non è solo possibile, ma anche bello, condividere lavoro e abitazione, gioie e preoccupazioni, affetti e amicizie, preghiera e Parola, doni di natura e dello Spirito. Miei cari, è donandosi che si riceve, è morendo al proprio io, al proprio egoismo, che si vive la vita di Dio, che è un anticipo di Paradiso, la vita dell’amore vero. dall’omelia di p. Pancrazio, fondatore Pentecoste 2012: trentennale di fondazione Loreto: Convegno dei Familiari ffb Ffb Rovio: il decennale PROFEZIA D’UNITA’ Notiziario trimestrale della Fraternità Francescana di Betania

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Anno XIII n.3 • Luglio - Settembre 2012Po

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Carissimi, rendiamo grazie a Dio che ci dà la possibilità di incon-trarci nuovamente per condividere la gioia di stare assieme. C’è inme il desiderio di parlarvi di quello che ritengo ancora una voltaessere il fondamento specifico della vita della nostra Fraternità

Francescana di Betania: la fraternità, appunto. In un contesto divita consacrata così secolarizzato, improntato su un crescente in-dividualismo, torno con vigore a dirvi e a raccomandarvi l’unitàfra voi. La chiesa è comunità perché deve essere il segno, il ri-

flesso della Trinità: è una comunità d’amore. Questa comunità è un gruppo di persone che sono tirate via dalmondo e messe insieme con una solidarietà nuova che si chiama amore. La fraternità, intesa come co-munione di cuori e di intenti, visibilmente e concretamente vissuta nelle nostre fraternità miste,è il vero elemento che ci differenzia e ci caratterizza: tutto deve essere ad essa subordinato. Dob-biamo impegnarci a passare dalla vita in comune alla comunione di vita, secondo il Vangelo. La comunità, seautentica, costruisce l’individuo, in chiave promozionale e liberatrice. La comunità ideale non si fa da sé. Essa,come un edificio, fondato su pietre umili e nascoste, è tenuta insieme da “pietre viventi”, legate dall’unità del-l’unico “progetto”. Il suo arco di volta è la solidarietà fraterna che permette al “tutto” di formare un tempiovivificato dallo Spirito di Dio. La pace, la gioia e il gusto di stare insieme restano segni del regno di Dio. Taletestimonianza di gioia costituisce una grandissima attrazione verso la vita religiosa, ed è una fonte di nuovevocazioni e un sostegno alla perseveranza. Il saper far festa insieme, il concedersi momenti di distensione per-sonale e comunitaria, il gioire delle gioie del fratello, l’attenzione premurosa alle necessità dei fratelli e sorelle,l’affrontare con misericordia le situazioni, l’andare incontro al domani con speranza, tutto ciò alimenta la se-renità, la pace, la gioia. E diventa forza nell’azione apostolica. Oggi più che in altri tempi, la comunità reli-giosa è chiamata ad essere “segno di fraternità”: il religioso è un costruttore e un esportatore, non solo unpredicatore di fraternità. Per questo la fraternità religiosa dev’essere vissuta in modo pieno e radicale, maanche visibile e attraente. La comunità deve saper dire che è possibile vivere uniti nella diversità, cre-scere e santificarsi insieme; deve testimoniare che non è solo possibile, ma anche bello, condividere lavoroe abitazione, gioie e preoccupazioni, affetti e amicizie, preghiera e Parola, doni di natura e dello Spirito. Miei cari, è donandosi che si riceve, è morendo al proprio io, al proprio egoismo, che si vive la vita di Dio, cheè un anticipo di Paradiso, la vita dell’amore vero.

dall’omelia di p. Pancrazio, fondatore

•Pentecoste 2012: trentennale di fondazione •Loreto: Convegno dei Familiari ffb •Ffb Rovio: il decennale

PROFEZIAD’UNITA’

Notiziario trimestrale della Fraternità Francescana di Betania

Il trentesimo:tempo di scelta perun nuovo slancio

I lavori dei gruppi di studio, svoltisiin occasione dei festeggiamenti per

il trentesimo, ci hanno permesso di sollecitare unariflessione da parte di p. Pancrazio sul carisma: ilcuore delle sue parole verteva sulla necessità discegliere di vivere con maggiore amore la nostraconsacrazione. Per fare questo dobbiamo crescere nell’amore perDio, scegliere di essere totalmente suoi e piena-mente disponibili alla sua opera in noi eliminandodai nostri cuori tutti quegli idoli o alibi che ci con-ducono a cercare la nostra felicità in qualcosa oqualcuno diverso dal Signore Gesù. Dobbiamo as-sumere una prospettiva escatologica che ponga ilnostro tesoro (cfr. Mt 6,20) nell’incontro con Lui,vivendo densamente questo tempo di attesa eavendo dentro il cuore l’urgenza e il dolore pro-fondo della separazione (cfr. Fil 1,20ss) tra l’amatoe l’amante (cfr. Ct 5,6ss). Questa attesa si affievolirà, sino a spegnersi, senon si alimenterà di un altro amore: l’amore fra-terno, tra di noi, che ci deve impegnare concreta-mente e con perseveranza perché questo è il bancodi prova del nostro amore verso Dio. Nella Vergine Maria che sta ai piedi della croce (Gv19,25) abbiamo un’icona perfetta di questa con-cretezza, espressa proprio da questo stare nellavita di suo Figlio dall’infanzia sino al momento piùdrammatico e doloroso: la croce. Anche nel cena-colo (At 1,14ss) Maria sta con la Chiesa in manieraperseverante, nell’attesa del dono dello SpiritoSanto. Guardando a questo modello scegliamoanche noi di stare nella vita dei nostri fratellie sorelle, permanendo in maniera convintaaccanto a coloro che il Signore ci ha affidati,nelle comunità dove egli ci ha posti. Questa prospettiva ci pone davanti ad un grandebivio esistenziale che implica una nostra scelta:impostare la nostra vita sull’essere amati, concen-trandoci sui nostri bisogni, oppure seguire le indi-cazioni del Maestro e perdere la nostra vita per glialtri (Mt 16,24ss), scegliendo di essere amore. Ledue opzioni implicano delle impostazioni di vita op-poste con frutti altrettanto antitetici. Da una partetroviamo la chiusura del nostro io che ci spinge acercare il massimo soddisfacimento personale, adessere pronti a comprare e vendere affetto, atten-zione e stima per opportunismo; dall’altra partepossiamo fare della nostra vita il luogo in cui pren-dersi cura dell’altro, ponendo la sua felicità comeobiettivo primario della nostra esistenza. Fare que-sta seconda scelta significa disporsi ad entrarenelle nostre relazioni assumendole per quello chesono, anche quando sono fonte di dolore o insod-disfazione per noi, e stare in esse per il bene del-l’altro, accogliendone fragilità e debolezze.Credere significa proprio essere certi che in questaseconda scelta stia la pienezza della vita, la verafelicità.

dall’omelia di fr. Paolo Crivelli, superiore generale

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Nel tuo “sì” così generoso…

29 e 30 maggio 2012: sono statiquesti i giorni di immersione nelmare profondo e sempre più vasto

di Betania; un’onda azzurra ha riempito la casaMadre di Terlizzi per celebrare il 30° anniversariodi fondazione della nostra Fraternità.La gioia, la spontaneità e la benevolenza nelle re-lazioni fraterne, il desiderio grande, immenso distare tutti insieme è stato il leitmotiv di questegiornate scandite dalla preghiera e vissute davverocome “un sol corpo e un sol spirito” (Ef 4,4), nel-l’intento di lodare, benedire e ringraziare il Signoreche, attraverso il nostro amato p. Pancrazio, ci hadonato la grazia di camminare insieme.La prima giornata è stata dedicata alla riflessionesui tre pilastri del carisma, sui tre voti, e all’ap-profondimento della realtà dei Familiari di Betaniae del nostro essere Istituto misto, mettendone inluce punti forti e deboli e avanzando proposte perl’avvenire, ma soprattutto condividendo poi il no-stro lavoro con il Fondatore che ha donato al no-stro sforzo senso compiuto, luce, pienezza eprospettive sempre più ampie e aperte verso ilmondo intero. Il cuore del nostro incontro è stato la veglia di pre-ghiera della notte in cui, prima della solenne Cele-brazione eucaristica allo Spirito Santo, la Fraternitàha comunitariamente chiesto perdono al Signoreper tutte le infedeltà al carisma e si è consacrataalla Divina Misericordia. La preghiera è terminata anotte inoltrata nella cappellina dell’adorazione conla preghiera del Santo Rosario.Il mercoledì è trascorso come giornata ricreativa.In una successione rapida e vivace ci siamo diver-titi nella rappresentazione colorita delle nostre vi-cendevoli imitazioni caricaturali: tutto ciò ci hauniti ancora più strettamente nella gioia diappartenere gli uni agli altri, di sentirci dav-vero fratelli e sorelle. Il nostro incontro si è con-cluso con la preghiera di lode durante la quale p.Pancrazio ha pregato su tutta la Fraternità e la Fra-ternità su di lui.Grazie p. Pancrazio perché nel tuo sì così gene-roso e pieno a Gesù attraverso Maria, ci hai ge-nerati,amati,custoditi per poi donarci la stupendalibertà di poter dire noi stessi:”sì!” a questa vitanuova, a questa speranza di luce che mai delude.

sor. Chiara Corti, ffb

UN GRAZIE LUNGO TRENT’ANNI

Creati per esseresanti!

“Sarete santi perché io sonosanto” (1Pt 1,16). Questo passobiblico nasconde un grande signi-ficato, per cui potremmo tradurre

le parole del Signore così: siate santi perché io sonol’Amore. Gesù ha deciso liberamente e consapevol-mente di salire sulla croce per farsi “prigioniero” del-l’umanità, bisognosa della sua misericordia; ancheda risorto è apparso con le piaghe e con quellestesse piaghe è asceso al Cielo per dirci che si donaper tutta l’eternità. Questa continua donazione sto-ricamente si realizza nell’Eucaristia, che diventa pernoi un impegno: “Fate questo in memoria di me” (Lc22,19). Il Signore ci chiede di trasformare la nostravita, ogni servizio e impegno, in un altare in cui pro-lungare la celebrazione Eucaristica. Come viverequesto cammino? P. Pancrazio ci indica la strada conqueste parole: “é bello farsi mangiare; a volte cimangeranno con rabbia, altre con durezza, ma la-sciamoci mangiare!”. Questa dinamica spirituale pernoi si attua in particolare nella vita fraterna, realtàin cui siamo chiamati ad amarci gli uni gli altri comeGesù ci ha amato. È questo amore che ci fa scoprireil centuplo promesso dal Signore e che potremo cu-stodire gelosamente solo se continueremo a faredella nostra esistenza una continua eucaristia equindi una preghiera incessante. In questo percorso,fondamentale è allora anche la veglia notturna. Essaci consente di continuare la s. Messa nella notte equindi realizzare pienamente la santità alla qualesiamo chiamati.

dall’omelia di fr. Stefano Vita, ffb

GRUPPI DI STUDIO: le risposte del Fondatore

Preghiera

La preghiera è raccomandata daGesù stesso che pur essendo Diopregava e passava le notti in pre-ghiera. Sappiamo che la preghiera privi-

legiata per la presenza del Cristo è quella comuni-taria sia diurna che notturna: non dobbiamo peròlimitarci a pregare solo quando ci troviamo inchiesa, in ginocchio, ma la nostra stessa vita deveessere una preghiera: quando si è innamorati sipensa sempre alla persona amata. La preghiera,che è un appuntamento con l’Amato è un momentoda non perdere; e se questa dovesse diventare unpeso sarebbe un brutto segno. Ricordiamoci, inol-tre, che vale più la preghiera notturna davanti alSantissimo Sacramento che un’apparizione di Gesùstesso perché nel primo caso dobbiamo fare l’attodi fede che nell’Eucaristia c’è il vero corpo, il verosangue,la vera anima e la divinità di Cristo.

Accoglienza

La Betania evangelica era una famiglia talmenteaccogliente che Gesù la preferiva ai tanti amici cheaveva a Gerusalemme. L’accoglienza nasce dall’insegnamento della SacraScrittura “Accoglietevi gli uni gli altri come Cristoaccolse voi” (Rm 15,7): anche se siamo sporchi acausa del nostro peccato, lui ci accoglie, ci ripulisce,ci purifica, ci santifica. E noi chi siamo per crearedegli ostacoli e metterci su un piedistallo superiore?Non dovremmo essere la continuità di Cristo in

mezzo agli uomini?La nostra, essendo una casa di preghiera e di ac-coglienza, trova proprio in questa una materia diperfezione nella quale dobbiamo impegnarci, veri-ficarci e fare l’esame di coscienza.

ObbedienzaMiei cari è inutile ricordarci che l’obbedienza è ilvoto più importante. Non dimentichiamo inoltre che Gesù stesso, il no-stro modello di vita, è venuto sulla terra per obbe-dienza; Cristo per amore si è fatto obbediente finoalla morte e alla morte di croce. Lui è lo sposo dellanostra anima, è l’esempio, il prototipo a cui dob-biamo sempre rapportarci: quello dell’obbedienzaper amore.Guardate cosa succede nel mondo se non si obbe-disce alle leggi: contravvenzioni, multe, carcere, echi lavora se non obbedisce al suo direttore perdeil posto; osserviamo però come quella sia un’obbe-dienza forzata, che porta ad agire per paura. La no-stra obbedienza, invece, è un’obbedienza peramore, per amore di Colui che si è fatto obbe-diente. Ricordiamoci, però, che quand’anche que-sta potesse sembrarci ingiusta, agli occhi di Dioessa risulterebbe ancora più meritoria. Cosa succederebbe se in una comunità ognuno fa-cesse ciò che vuole? Purtroppo queste realtà ci pos-sono essere ma quando questo accade è perchéprende il sopravvento l’umano e di religioso restaben poco ma ricordiamoci che questi problemi na-scono perché non si è data importanza alle piccolecose.Dio ha una sua pedagogia, quando ti chiede qual-cosa ti chiede sempre una cosa fattibile, possibileper le tue capacità, per le tue possibilità, poi te nechiede un’altra, un’altra ancora perché Dio ci fa co-noscere il suo progetto giorno per giorno.

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Scintille di testimonianzeAbbiamo vissuto un momento di graziagrande ed ora c’è un forte desideriodi fare sempre più e sempre meglio!

sor. Elizabeta Soko, ffb

Nella vita fraterna l’amore è tutto! El’amore è il frutto della preghiera.

fr. Vittorio Vitucci, ffb

Riuniti dall’Amore in un cuore solo edun’anima sola per rendere grazie diun granello di senapa diventato ungrande albero.

sor. Patrizia Bizzi, ffb

Una famiglia che si ritrova nella gioiadi stare insieme, condividere, pre-gare e festeggiare!

fr. Andrea Padovano, ffb

UN GRAZIE LUNGO TRENT’ANNI

Come comunicare la buona novellaal mondo di oggi?

Viviamo tempi che appaionoduri. Se si guardano le prime pa-gine dei quotidiani, dei telegior-nali, o si ascoltano i radiogiornali,le prime notizie trattano sempredi morti, assassini, uccisioni, di-sastri… Sembra quasi che ci

siano più persone che chiedono di morire piuttostoche tante che chiedono di vivere. Ma il mondo nonè tutto buio, l’umanità non è solo dominata da cat-tivi che vessano i deboli. Dove abbonda il peccatosovrabbonderà la grazia, diceva San Paolo.In effetti a guardare bene, per ogni azione pocobuona ce ne sono tante di più amorevoli. Per unoche chiede di morire ce ne sono milioni che chie-dono di vivere. Per un gesto di rifiuto di aiuto cene sono miliardi di carità eroica. Il nostro pianetaè vivo, esiste, cresce e si rinnova grazie alle azionidi amore gratuito di miliardi di uomini e donne chefraternamente si aiutano e compiono tante piccoleazioni di eroismo che alimentano la speranza perun mondo migliore. E’ questa la buona novella cheogni giorno si rinnova. Purtroppo il mondo deimass media è condizionato dalla cinica regola del“bad news is good news”, che spiega perché la piùcruenta e volgare cronaca nera va in prima pagina,mentre le storie più belle, più commoventi, le te-stimonianze più autentiche di chi alimenta la spe-ranza nell’umanità non vengono raccontate.. Per alimentare speranza e dare un futuro alla no-stra società bisogna rivoluzionare le regole dellacomunicazione spostandole sul “good news is be-autiful news”.Con la Nuova evangelizzazione intendiamo offrireuno spazio infinito alla cultura della speranza edella vita, vogliano dare voce a coloro che accol-gono tutto come un dono, e che sanno dire “Gra-zie!”, a quelli che danno prima di avere, a quelli cheinvestono gratuitamente nell’umanità perchésanno che la crescita umana e spirituale di ognunoè ricchezza per tutti, a quelli che non si lamentano,a quelli che amano l’umanità, a quelli che hannopiedi per terra ma occhi rivolti al cielo, a quelli checercano l’infinito e non gli basta.Il nostro scopo è quello di sommergere il male conuna montagna di bene. Portare luce e calore dovesembra dominare il buio e il freddo. In una paroladiffondere e testimoniare la fede in Gesù.

dott. Antonio Gaspari, “L’Ottimista”

“Il Verbo si è fattocarne”Comunione Comunione e comunicazione: lo

stile dei familiari

Fratelli e sorelle carissimi, Dioha elargito per ciascuno di noiun grande dono: la Fraternità.Una fraternità vissuta nella fa-miliarità, siamo infatti una fa-miglia e la famiglia non sicostruisce da un giorno all’al-

tro: ci sono fasi, passaggi.Anzitutto l’incontro. Con la Fraternità ciascuno dinoi ha avuto un primo incontro in cui ha sentito untrasporto, un rapimento… si diventa familiari, però,non solo perché qualcosa mi ha entusiasmato, nonsi tratta tanto di un incontro con qualcosa, ma diun incontro con Qualcuno che mi chiama; si di-venta familiari per una chiamata di Dio. Dopo l’in-contro nasce il desiderio. Abbiamo sentito ildesiderio di essere familiari? Domandiamoci se ab-biamo desiderato - e se lo desideriamo ancora -essere familiari di coloro che ci circondano… Terzatappa: la conoscenza. Non semplicemente la co-noscenza dell’altro che è di fronte a me, ma devoimparare anche a conoscere me stesso nel rap-porto con l’altro.Tre elementi sono ancora necessari per la costru-zione di una vera famiglia. L’unione - che deveessere e vivere tra i familiari: “Come membri di ununico corpo, si sostengano reciprocamente … ap-plicandosi a vivere rapporti basati sulla stima, sul-l’amore e il perdono” (cfr. Statuto, 11). La

fecondità - dell’amore vissuto tra noi che ge-nera frutti: “Vi ho costituiti perché andiate eportiate frutto e il vostro frutto rimanga”(Gv15,16). La fedeltà: ad un carisma, versoDio e, in lui, verso i fratelli. Essere fedeli aDio significa innanzitutto essere fedeli aisuoi comandamenti ma anche alla sua gra-zia che in ogni istante ci spinge al bene.È in questo modo che camminiamoverso il giorno in cui saremo tutti fratellie sorelle in perfezione nella gloria e nel-l’amore di Dio.

fr. Giovanni Maria Dell’Oro, ffb

eComunicazioneIl Verbo si è fatto carne: Gesùmaestro di comunicazione

“E il verbo si fece carne e posela sua tenda in mezzo a noi”(Gv. 1,14) Perché lo fece?Come possiamo collegare l’ar-gomento della nostra rifles-sione, che è quellodell’esemplarità di Gesù nella

nostra comunicazione, con questo versetto chedà inizio al vangelo di Giovanni?In principio era la Parola, la Parola è Gesùstesso. Questa parola ha dato vita al mondo:senza comunicazione non c’è vita, non c’è ilcosmo, né la luce né le tenebre; comunicare èuna questione di vita o di morte: o comuni-chiamo o siamo morti.Vorrei proporre questa riflessione sul tema dellacomunicazione di Gesù attraverso alcune piccolis-sime icone tratte da vari esempi della vita di Cristoe dalle origini della chiesa; prima di tutto la keno-sis, il suo abbassamento: Egli si fece carne. Per-ché? Perché qualcuno lo aspettava, lo voleva, lochiedeva. Quindi la prima ragione per cui Gesù co-munica non è per proporsi ma per rispondere.In secondo luogo vediamo Gesù e le folle: egli pas-sava moltissimo tempo con loro e per loro provavauna profonda compassione viscerale, materna. Siè posto su un piano orizzontale con noi, per potercicapire, insegnandoci che per comunicare bisognaconoscere l’altro, uscire da sé e mettersi nei suoipanni. Infine Gesù desidera dare a tutti la libertà, la feli-cità e la pienezza, vuole abitare e conoscere ilmondo; sceglie la Galilea delle genti e lì sceglie isuoi, tra i pescatori, per fare di essi la sua fami-glia. Comunica con loro con l’affetto, con la dol-cezza, con l’amicizia e con i gesti prima ancora checon le parole. Gesù tocca e guarisce. Questo è dav-vero fondamentale nella comunicazione: non averepaura dell’altro ma considerarlo un proprio fratello.

prof. ssa Rosanna Virgili, biblista

6° convegno dei Familiari

Loreto, 27-29 aprile

Maria,via per un’autentica comunione

Carissimi, adesso tocca a noi far vedere Gesù! Dobbiamo dimostrare non soloche Gesù c’è ma anche che è presente in noi, incarnato nel nostro com-

portamento, nel nostro modo di rapportarci per essere la sua continuità. Auguroche possiate trarre alimento dall’incontro di questi giorni affinché scaturiscaancora in voi un nuovo impulso, perché anche questa è grazia di Dio.

É Lui che ci tiene uniti, quando c’è Lui tutto è possibile. Noi crediamonella sua Parola “Il cielo e la terra passeranno ma le mie pa-

role non passeranno” (Mt 24,35). A questo proposito, ilVangelo sia la nostra guida in tutti i momenti ed intutte le circostanze della vita: è lì che troveremo ciòche non può darci nessun altro libro perché finchéavremo il Vangelo nelle nostre mani e nel nostrocuore, saremo sulla strada giusta. Alleluia!

dall’intervento di p. Pancrazio in collegamento da Terlizzi

La comunione è strettamente legata alla comunicazione: perché si avveri una buona co-municazione bisogna che parole, gesti, messaggio, intenzioni, contesto siano coerenti ed ar-monizzati tra di loro; solo allora parleremo di una comunicazione autentica. Ma l’autenticitànon è sufficiente in quanto si può essere autentici anche nel male. La verità sussiste soltantolà dove c’è il bene.Sappiamo che l’opposto della comunione è la divisione e il signore della divisione è il dia-volo: il male opera dentro la nostra comunicazione facendo in modo che questa

non crei comunione ma divisione. A questo proposito potremmo segnalare un punto centrale: l’egocen-trismo che si manifesta attraverso i vizi dell’orgoglio o dell’egoismo. Questi ci portano a pensare che tuttodebba ruotare intorno a noi. Anche i nostri giovani hanno una grande paura di trascorrere un’esistenza insi-gnificante: oggi si fa a gara per avere almeno un istante di palcoscenico ed anche i nuovi mezzi di comuni-cazione facilitano questa ambizione pericolosa. che ci porta a vedere l’altro non più come qualcuno che mi èvicino ma come un’antagonista che segna il mio limite e la mia frustrazione.L’unica vera comunicazione è Cristo. Egli non parla di sé, parla soprattutto del Padre e del Regno, sidecentra totalmente mettendo noi al centro della sua comunicazione per darci ciò di cui abbiamo bisogno. Osserviamo come nel peccato domini l’egocentrismo; in Cristo, invece, il totale decentramento; quindi è lapresenza di Dio in noi che crea e genera comunione anche tra di noi. La consacrazione a Maria ci aiuta a rinunciare alla logica del peccato, alla logica della comunicazionefatta per asservire glia altri a me per scegliere il modello di Gesù. Lui è il servo, lui è colui che essendo il Si-gnore e il Maestro, si china e lava i piedi in silenzio e ci insegna che per costruire comunione dobbiamo farequello che Lui ha fatto.Per fare questo abbiamo bisogno di Maria: Gesù ci ha dato sua Madre proprio come mediatrice per raggiun-gere questa salvezza.Viviamo la comunicazione come l’ha vissuta lei, nella sua capacità di accogliere, di ascoltare: Maria dice po-chissime parole nel Vangelo, ma nel suo silenzio troviamo la centralità dell’accoglienza di Dio.

dall’insegnamento di fr. Paolo Crivelli, superiore generale

“Il Verbo si èfatto carne”(Gv 1,14)

Comunione eComunicazione

Nel mondo, ma non del mondo!

Il Signore mi ha chiamata ad es-sere GdB all’età di undici anniquando, con altre tre ragazze, ani-mate dallo Spirito, abbiamo parte-

cipato alla fondazione del gruppo di Roma. Questaesperienza mi ha aiutata a essere più umile e a capireche il percorso della fede è sempre in salita perché lecose belle vanno cercate con impegno: ogni giorno bi-sogna convertirsi all'amore di Dio.Non è stato facile, ho vissuto momenti in cui le tenta-zioni mi attiravano molto più della preghiera, ma laPromessa e la recita del Santo Rosario sono statela mia forza e mi hanno spinta ad andare avanti, for-tificandomi nella perseveranza e donandomi il coraggiodi stare nel mondo senza essere del mondo!

Benedetta Papa, GdB

Il mio incontro con i Gdb

Prima di conoscere la Fraternità diRovio, la mia vita era tutta confusa,il rapporto con i genitori era insop-portabile; accusavo Dio ingiusta-mente perché ero accecata dallarabbia e dal dolore; ero arrogante,

non avevo più amicizie, nessuno mi voleva per il miocaratteraccio. Per la veglia del sabato Santo 2011 imiei mi obbligarono ad andare a Rovio; ci andai perforza e con il muso… Lì, però, la mia vita è cam-biata: mi hanno proposto di entrare nei GdB. Ho co-nosciuto delle persone speciali, che mi hanno aiutataa cambiare grazie al loro entusiasmo e, con la lorogioia ho ritrovato la mia fede, l’amore in Gesù Cristo,il piacere e la voglia di pregare e lodare il Signore!

Franziska Silini, GdB

Con una marcia in più!

Io non credevo, non sapevo chi iofossi e mi spaventava scoprirlo;ogni giorno desideravo fosse il se-guente, così avrei potuto ricomin-ciare ed essere migliore. Poi èiniziato il cammino GdB: all’iniziovedevo dei ragazzi della mia età

con un altro “tipo di benzina”, che ho scoperto esserel’Amore di Dio. Conoscendoli meglio mi sembrava cherallentassero la corsa verso Dio per trascinare ancheme con loro e, anche se a piccoli passi, mi hanno fattoconoscere il Dio che facevo finta di non vedere e mihanno portato fin qui!

Matteo Primerano, Gdb

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Nel donarsi…In questi 10 anni abbiamo rice-vuto tanti segni concreti diamore, di amicizia, di presenza:tutto quello che c’è è frutto del-l’amore di qualcuno che ha do-nato se stesso, il suo tempo, lasua opera, la sua amicizia, la sua

competenza e cura. Betania dopo 10 anni do-vrebbe essere questo: un luogo dove si va a fareesperienza di Dio, dove si incontra l’amore di Dioper noi, dove si ritrova la propria identità che èprecisamente non nell’essere amati ma nell’amare,nel donarsi, nell’essere per l’altro. Luogo di gestipiccoli, semplici, francescani ma concreti, di pre-senza viva, di persone che sperimentano la loroidentità di uomini, figli di Dio, amati dal Signore.

dall’omelia di fr. Paolo Crivelli, ffb

Fedeltà e unità! Carissimi, siamo tutti a serviziodello stesso Padrone il quale ci dàle possibilità e le capacità per co-struire nel nostro piccolo: è unagoccia d’acqua, ma l’oceano èfatto di gocce e noi non abbiamonessuna pretesa se non quella di

fare quel poco che Lui ci ispira. (…) Finché siamoin vita diamoci da fare! Camminiamo e andiamoavanti finché il Signore ce lo chiede, perché egli siaspetta ancora qualcosa da noi. Rimbocchiamoci lemaniche e diciamo: “Grazie Signore di questonuovo giorno che ci dai, lo vogliamo riempired’amore dando amore anche agli altri”. Così fa-cendo creiamo delle oasi che sono le nostre Case,che non sono conventi, congregazioni: siamo unafamiglia, una Fraternità e nella casa del Padremio... c’è posto per tutti (cfr Gv 14,2).

dall’intervento di p.Pancrazio in collegamento da Terlizzi

Il mistero della libertà che si donaL’unzione di Maria a Betania èun’opera “bella”: perché è ungesto inatteso, che suscita lostupore, la gioia di ricominciare aguardare il mondo, la vita e lepersone con meraviglia e gratitu-dine; è originale, perché il mi-

stero di Betania è imprevisto e imprevedibile, chesovverte la piattezza della vita quotidiana; è ungesto gratuito, forse a tratti quasi eccessivo,come del resto è “eccessivo” l’amore di Dio per noi;profetico, con il quale Maria riesce a intravedereil destino di Gesù, accettando la sua morte e im-medesimandosi in essa. Maria intuisce che la pie-nezza di vita che Gesù vuole ripristinare per noi èlegata all’offerta totale della vita e decide di asso-ciarsi ad essa; è un’ opera battesimale, perchél’offerta di ciò che di più prezioso Maria ha, diventauna promessa di vita nuova. Se vogliamo cambiarela nostra vita dobbiamo essere capaci di un gesto“estremo” come questo! Se non vogliamo accon-tentarci di frammenti di vita ma aneliamo alla suapienezza, non dobbiamo esitare a prendere tuttoquello che di più prezioso abbiamo e offrirlo a Lui,con un eguale gesto di carità e dedizione incondi-zionata, perché la vita del mondo sia pienamenteripristinata. Che cos’è dunque il mistero di Beta-nia? È il mistero della libertà offerta, del dono disé, della cosa più preziosa che si ha e si è, e che sioffre perché il mondo intero ne trovi vantaggio e nesia sanato. Betania è il mistero della libertà che sidona.

dalla catechesi di don Guido Mazzotta

10 anni fa… Ricordidi coloro che hanno contribuito all’aperturadella casa di Rovio

Fede, costanza e desiderioL’architetto nelle sue mansioni opera, con la mente econ le capacità tecniche, allo sviluppo e alla realizza-zione di un progetto, cercando di immettere nel suocontesto tutto quanto è di necessità e d’utilità per ot-temperare alle finalità proposte. Per la casa di Rovio lamente non è stata dell’architetto ma di un uomo checon la sua fede, la sua costanza e il suo desiderio divoler portare e innalzare la sua missione di spiritualitàverso la gente ha influenzato e condotto l’architetto.Quest’uomo è p. Pancrazio: lui è stato la mente, iosono stato il braccio e la mano. Padre straordinario, basti pensare che lui non mi hamai parlato ma mi ha trasmesso l’energia che mi hapermesso di realizzare quanto, dopo dieci anni, fe-steggiamo.

Giovanni Cavalleri, architetto responsabile della ristrutturazione della Casa

Vai in Svizzera, incontrerai un mio amicoUna mattina, a Terlizzi, p. Pancrazio mi dice: “Stanotteho sognato p. Pio che mi rivolgeva queste parole: ‘Vaiin Svizzera incontrerai un mio amico, Nicola, lui ti aiu-terà a realizzare la tua casa in Svizzera’ ”. Noi non sapevamo chi fosse questo Nicola; in seguitocapimmo che poteva essere san Nicolao, il patronodella Svizzera, la cui festa liturgica si celebra subitodopo quella di san Pio da Pietrelcina. Dopo qualche settimana sor. Carmela (Cicciari, ndr)venne contattata dalle suore di sant’Anna, che abita-vano nel convento accanto all’omonima clinica, le qualile proponevano l’acquisto di quella struttura. (…) Cosìandammo in delegazione presso la loro sede a Lu-cerna. Prima però, p. Pancrazio volle fermarsi sullatomba di san Nicolao della Flüe per celebrare la santaMessa. (…) Quella proposta non si concretizzò ma poco dopo sifece avanti don Patrizio Foletti, presidente della fonda-zione San Felice, proprietaria di questa casa e in brevela cosa si concluse. (…)In questa storia c’è un prologo: tempo prima mia mo-glie e una sua amica erano andate sulla tomba di sanNicolao lasciandovi le immagini della Fraternità echissà che questo abbia favorito il patrocinio del santopatrono della Svizzera!

dal discorso di Mario Crivelli

Auguri! 10 anni di fraternità a Rovio

10 11

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Curia Generalizia

San QuirinoVia Aprilis, 23 - 33080 San Quirino (PN)Tel. 0434-91409 • fax 0434-1851038e-mail: [email protected]

Rovio - Svizzera

Via San Felice - 6821 Rovio - Ticino (CH) Tel./fax +41-916306540 e-mail: [email protected]

Cella di NocetoVia San Pio da Pietrelcina, 3 - 43015 Cella di Noceto (PR)Tel. 0521-624582 • 0521-624052 • fax 0521-629314e-mail: [email protected]

RomaVia M.D. Brun Barbantini, 151 - 00123 RomaTel. 06-30311636 • 06-30361295 • fax 06-83394136 e-mail: [email protected]

LoretoVia Castelfidardo, 7 - 60025 Loreto (AN) Tel./fax 071-7501343 e-mail: [email protected]

PartannaSantuario Madonna della Libera Contrada Montagna - 91028 Partanna (TP)Tel./fax 0924-49665 • e-mail: [email protected]

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Würzburg - Germania

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Il giornale è stato chiuso in redazione il 11.07.2012

• Negli ultimi mesi, nelle varie Case, diversiamici della Fraternità hanno emesso per laprima volta la Promessa di vita evange-lica per mezzo della quale sono diventatiOblati.

• Sabato 30 giugno, presso la Casa Madre diTerlizzi, si è svolta la celebrazione dell’ordi-nazione diaconale di fr. Elia Salvatore Co-viello, fr. Leandro Cioverchia e fr. MaurizioLuparello e l’ordinazione presbiterale difr. Enzo Tortella, fr. Corradino Di Sante, fr. Fi-lippo Maria Pattarini e fr. Andrea Padovanoper l’imposizione delle mani e la preghieraconsacratoria di Sua Ecc.za Mons. Luigi Mar-tella.

• Giovedì 28 giugno la nostra carissima so-rella Oblata Teresa Altamura è nata alcielo lasciando dietro sè una preziosa testi-monianza di gioia e fedeltà. Queste le sueparole: ”Voglio confidare nella tua forza,mettere in risalto i frutti del tuo Amore edella tua Misericordia.” Grazie Teresa.

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Eventi

Appuntamenti• Dal 5 al 12 agosto avrà luogo presso Fron-tignano di Ussita (MC) il consueto ritiro-va-canza organizzato dalla Fraternità. Perinformazioni e prenotazioni rivolgersi allaSig.ra Franca Mannetta: Tel. 0733-813645 /349-8163648

• Domenica 2 settembre presso la Casamadre di Terlizzi si svolgerà la cerimonia del-l’ingresso in noviziato di alcuni fratelli esorelle; sabato 8 avrà luogo la professionetemporanea; mentre domenica 23 quellaperpetua.