AMBIENTE E DIRITTI UMANI - CeVI.coop · MIGRAZIONI ESTENDIAMO IL CONCETTO DA GUERRA A STRUMENTO...
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AMBIENTE E DIRITTI UMANI
Conferenza ONU di Stoccolma del 1972 sull’Ambiente Umano: diritto a vivere in un ambiente sano Il 15 settembre 2016, la Corte Penale Internazionale ha diffuso un documento d’indirizzo programmatico in cui si afferma la volontà di perseguire i governi e le persone fisiche che abbiano leso i diritti umani compiendo crimini ambientali: “distruzione dell’ambiente”, “sfruttamento delle risorse naturali” e “espropriazione illegale di terre”. Viene stabilito un legame tra i crimini definiti dallo Statuto di Roma e la distruzione dell’ambiente
IL CRIMINE DI ECOCIDIO … - Nel 1985 Benjamin Withaker raccomanda all’ONU di includere l’ecocidio nella Convenzione del 1948 sul genocidio e di considerarlo come un crimine autonomo, al pari del genocidio e dell’etnocidio - Nel Rapporto Whitaker l’ecocidio viene definito come il “cambiamento negativo e spesso irreparabile dell’ambiente, determinatio per esempio da esplosioni nucleari, da armi chimiche, inquinamento grave e piogge acide, oppure dalla distruzione della foresta tropicale, che minacciano l’esistenza di popolazioni intere, deliberatamente o per negligenza criminale … E LA TUTELA DEI MIGRANTI AMBIENTALI
Migranti ambientali: senza diritto tra l’assenza di tutele da parte dei sistemi
giuridici nazionali e la negazione di uno status di protezione
internazionale
decine di milioni di sfollati seppur diluiti nel tempo e interagendo con altre concause naturali o
antropiche
PROGETTI DI SVILUPPO E MIGRAZIONI FORZATE:
•dighe •progetti di sviluppo urbano •mega-eventi •Landgrabbing/agricoltura
“PAESAGGI OSTILI” cooperazione e finanziamento internazionali finalizzati alla realizzazione di progetti in accordo con le
istituzioni locali ma non con le popolazioni coinvolte
accumulazione e concentrazione dei profitti a scapito del benessere delle comunità;
sottrazione di spazi e risorse comuni finalizzata a processi produttivi su larga scala a scapito di modelli di produzione ed economia diffusi;
processi di deprivazione attivati attraverso meccanismi produttivi predatori basati sullo sfruttamento di uomo e natura ma anche contaminando risorse essenziali alla sopravvivenza (forma di utilizzo esclusivo e privatizzazione di un bene, sottratto per sempre ad altre modalità di sfruttamento più eque e garanti di equilibri ambientali sostenibili);
dinamiche di sfruttamento del territorio analoghe a quelle spesso riscontrate anche in Occidente
ma applicate in contesti meno democratici
fenomeni di corruzione e aggiramento delle normative ambientali;
insistenza sulla retorica dell’‟interesse strategico”;
rischi sanitari per la popolazione;
desertificazione sociale;
radicalizzazione della dipendenza economica da un modello di sviluppo calato dall’alto
A fornire alcuni dati sulle migrazioni indotte dai progetti di
sviluppo è la stessa Banca Mondiale
15 milioni di profughi all’anno sono legati a progetti di sviluppo a partire
dalla metà degli anni Duemila
Più a rischio le popolazioni indigene e quelle dei cosiddetti insediamenti informali a causa di un incerto e poco tutelato diritto di proprietà sulle aree
occupate e del valore che tali spazi, considerati praticamente “liberi”, possono avere in termini di sfruttamento delle risorse naturali o come aree da destinare
a nuove costruzioni.
Perù negli anni ’90 e 2000, il governo di Luis Amberto Fujimori (1990-2000) ottenne prestiti della Banca Mondiale e del Fondo Monetario internazionale per il risanamento del
debito peruviano
dovendo abbracciare in cambio il modello di crescita neoliberale: la
liberalizzazione del mercato della terra travolse anche le terre comunitarie,
spogliate del carattere dell’inalienabilità assunto con la costituzione del 1933
il progressivo affermarsi di un contesto normativo pro-comunitario subì in Perù una brusca inversione di tendenza
LANDGRABBING
Dati Oxfam parlano di 227 milioni di ettari di terra oggetto di
landgrabbing dal 2000-2011
Il nuovo latifondo
Cambogia
2,8 milioni di ettari (FAO) (area vasta quanto il Belgio)
70% dei terreni arabili
Mezzo milione di cambogiani colpiti
Più di 700.000 persone costrette a lasciare le proprie terre
Le aziende Cambogia
Socfin di cui il 39% detenuto dal gruppo francese Bolloré (10,6 miliardi di affari
nel 2014) e dal gruppo belga Fabri
pneumatici “ecologici”
Camerun
gruppo Bolloré-Socfin detiene il 38% della joint-
venture Socapalm sempre insieme a Fabri
nei rapporti annuali Socfin si descrive un aumento del 24% delle superfici a palma da
olio ed alberi della gomma in Africa, passate da 87.303 a 108.465 ettari tra il
2011 e il 2014.
espropriazione di terre comunitarie.
CONFLITTI AMBIENTALI
E MIGRAZIONI
ESTENDIAMO IL CONCETTO
DA GUERRA A STRUMENTO COERCITIVO
DI DOMINAZIONE: Le guerre oggi non si fanno solo con gli
eserciti ma con i capitali, le imprese, le trivelle, l'accaparramento di acqua e terra, i rifiuti, il cemento, etc.
GUERRA ALL'UMANITA'
Secondo uno studio condotto in undici Stati indiani nel 2011: gli sfollati a causa di progetti di sviluppo sono stati reinsediati in maniera adeguata solo nel 17% dei casi
IDMC - Internal Displacement Monitoring Centre (Norwegian Refugee Council) - Global report on internal displacement 2016
PROGETTI DI SVILUPPO: I PAESI PIU’ COLPITI
Cina
80 milioni di profughi dovuti a progetti di sviluppo tra il 1950 e il 2015
India
65 milioni di profughi tra il 1947 e il 2005
la costruzione di dighe da sola comporterebbe un numero di dislocamenti forzati compreso tra i 21 e i 40 milioni
Già nel 1993 un rapporto del World Bank Environment Department osservava che i progetti della Banca Mondiale in
Cina potevano contare il 24,6 per cento degli sfollati causati da tutti i progetti finanziati dalla Banca Mondiale, mentre in India si
arriva al 49,6 per cento
L’assenza di statistiche e di una casistica completa degli sfollamenti indotti dallo sviluppo è il motivo per cui, oltre a
costatare l’inadeguata risposta, si può affermare che si tratti in gran parte di migrazioni invisibili per le quali è difficile anche
accertare le violazioni dei diritti umani connesse
ASSENZA DI DEFINIZIONE E DI TUTELA GIURIDICA DELLE
VARIE TIPOLOGIE DI MIGRANTI AMBINTALI
ASSIMILAZIONE TRA MIGRANTI
AMBIENTALI E MIGRANTI ECONOMICI
MIGRAZIONI SILENZIOSE ASSENZA DI
STATISTICHE
Narmada Sardar Sarovar Dam Project (India)
prevedeva lo spostamento di 127.000 persone
uno dei progetti più studiati e discussi riguardo ai reinsediamenti forzati
la relazione finale della Commissione Morse (1992), l’organismo di revisione interna della Banca Mondiale per il progetto, testimoniava violazioni sistematiche delle stesse politiche della Banca, in particolare gli obblighi riguardanti l’ambiente e le modalità di re-insediamento della popolazione
la Banca Mondiale ritirò i finanziamenti e la relazione fu uno dei motivi per cui venne creato un Inspection Panel con il compito di istruttoria delle domande da parte dei cittadini che riscontrassero infrazioni delle politiche della Banca.
Casi storici
La Diga delle Tre Gole (Cina)
spostamento previsto di 1,2 milioni di persone
Inchiesta dell’International Consortium of Investigative Journalists
più di 3 milioni di migrazioni forzate sono state conseguenza di circa 1.000 progetti finanziati dalla Banca Mondiale tra il 2004 e il 2014
si tratta di una quota compresa tra il 20 e il 30 per cento dei progetti finanziati dalla Banca nel periodo di riferimento
al terzo posto per numero di progetti ai quali venivano associati spostamenti forzati di popolazione, quelli indicati con la dicitura “Water, sanitation and food protection”: 350 progetti, il 36% di quelli analizzati dall’inchiesta, per un totale di circa 744.547
persone sfollate
182 progetti di “Energy and mining”, il 19% di quelli presi in considerazione dall’inchiesta, hanno causato lo spostamento forzato di 1.190.993 persone, dati
disponibili solo per 101 dei 182 progetti
Explore 10 years of world bank resettlement data, disponibile su www.icij. org.
CONFLITTI ARMATI
E RISORSE NATURALI
UNICA CAUSA MIGRATORIA SPESSO CITATA:
GUERRA
Gran parte dei conflitti in atto (Medio Oriente, Africa Centrale, Nord Africa) si combattono per il controllo delle risorse naturali strategiche
LEGAME A DOPPIO FILO GUERRA-RISORSE
CONFLITTI ARMATI
E RISORSE NATURALI
RAPPORTO UNEP
“FROM CONFLICT TO PEACEBUILDING”
40% conflitti intra-statali (guerre civili) degli
ultimi 60 anni per gestione accesso o sfruttamento risorse
1990-2009: 18 conflitti direttamente generati
dalla gestione delle risorse
2014: 37 focolai di conflitto connessi a
controllo risorse idriche
CONSOLIDAMENTO POTERE
ECONOMICO E STABILITA’ POLITICA
“BLOCCO” SVILUPPATO
DISASATRO UMANITARIO
UNEP: Global material flows and resource productivity, 2016
Dal 1970 al 2010 il consumo annuo di materie prime estratte è passato da 22 a 70 miliardi di tonnellate su scala globale e da 6 a 10 tonnellate pro-capite
L’incremento del consumo di risorse non è andato di pari passo con una più equa distribuzione della ricchezza
Al contrario, i Paesi ricchi consumano 10 volte più risorse di quelli poveri.
TRASFERIMENTO DI “SERVIZI ECOSISTEMICI” FONDATO SU VIOLENZA E INGIUSTIZIA LEGAME TRA PAESI DI PARTENZA DEI MIGRANTI E QUELLI DI DESTINAZIONE
In una parte del mondo si estrae mentre altrove si consuma e si distribuisce la ricchezza derivante dai processi di estrazione
Da questo processo di estrazione di risorse derivano cambiamento climatico, aumento dell’acidità dei suoli e degli oceani, deterioramento delle risorse idriche, perdita di biodiversità, erosione dei suoli, aumento della produzione di rifiuti e dell’inquinamento
Ai ritmi attuali, nel 2050, la domanda annua di risorse naturali salirà a 180 miliardi di tonnellate per un consumo pro-capite annuo di circa 20 tonnellate
La quota delle risorse estratte nella regione Asia-Pacifico è passata dal 24% al 53% mentre quella dell’Europa e dell’America del Nord è calata rispettivamente dal 20 al 10 e dal 19 al 10%
SI ESTRAE DI PIU’ NELLE AREE DEL PIANETA IN CUI RISIEDE LA MAGGIOR PARTE DELLA
POPOLAZIONE
il consumo delle risorse naturali segue tendenze esattamente contrarie su scala globale
IMPRONTA MATERIALE
Consumo complessivo di risorse pro-capite,
legato alla ricchezza di un Paese
DISTRIBUZIONE DELLA
RICCHEZZA vs
Impronta materiale - dati 2010: 1. Europa 20 t pro-capite/a (800 milioni c.ca) 2. Nord America 25 pro-capite/a (400 milioni c.ca) 3. Asia 9 t pro-capite/a (4,400 miliardi c.ca) 4. America Latina 10 t pro-capite/a (580 milioni c.ca) 5. Europa Orientale 7,5 pro-capite/a 6. Asia Centrale 7,5 pro-capite/a 7. Africa 3 t pro-capite/a (1,3 miliardi c.ca)
ESTRAZIONE aree più popolose e meno democratiche del pianeta
CONSUMO PRO-CAPITE
aumenta al diminuire della popolazione e all’aumentare del grado di affermazione di contesti giuridici democratici
Pace sociale Equa distribuzione della ricchezza Stabilità politica Dominio esterno
Surplus fondato su sfruttamento dell’uomo e della natura
Concentrazione della ricchezza = incremento INGIUSTIZIA AMBIENTALE e DISEGUAGLIANZE
CRISI AMBIENTALE, SOCIALE, POLITICA
DEBITO DI CARBONIO
EMISSIONI PRO CAPITE
MECCANISMI SVILUPPO PULITO VULNERABILITA'
CONFLITTI AMBIENTALI
E MIGRAZIONI
INGIUSTIZIA CLIMATICA
Chi meno ha contribuito alle emissioni di Co2 con effetto clima alterante – causa dei cambiamenti climatici
= Corrisponde a chi più drammaticamente ne
paga gli impatti e al contempo ha meno strumenti economici per adattarsi ai cambiamenti.
CONFLITTI AMBIENTALI
E MIGRAZIONI
ELEMENTI RILEVANTI:
Le aree più vulnerabili del pianeta dal punto di vista ambientale corrispondono spesso a quelle più popolose.
Si tratta di zone fragili, spesso ricchissime di biodiversità, sottoposte sistematicamente a politiche di sfruttamento selvaggio delle risorse e a repentini cambiamenti ambientali-climatici con conseguenti difficoltà di adattamento e sopravvivenza per le specie viventi e le comunità residenti.
CONFLITTI AMBIENTALI
E MIGRAZIONI
ELEMENTI RILEVANTI:
Le regioni più disagiate livello economico sono anche le più esposte agli impatti ambientali e climatici:
per l’intensità degli impatti (condizioni di vita disagiate non aiutano a prevenire le conseguenze di eventi calamitosi)
per la minore capacità di adattamento (scarsa disponibilità di tecnologie e fondi)
perché gran parte dell’economia di questi luoghi si basa su modelli tradizionali (agricoltura, pesca o allevamento di sussistenza) danneggiate gravemente da eventi ambientali disastrosi.
CONFLITTI AMBIENTALI
E MIGRAZIONI
SERVIZI AMBIENTALI GRATUITI
E' su questo tipo di fruizione “libera” (pesca di sussistenza, raccolta, acqua potabile da corsi superficiali, etc.) che centinaia di milioni di persone basano la propria economia.
Il loro danneggiamento o distruzione comporta per queste persone l’impossibilità di continuare a sussistere, obbligandole a spostarsi alla ricerca di nuove condizioni.
CAUSE AMBIENTALI
UN PO' DI
NUMERI
CRED Centre for Research Epidemiology and Disaster THE HUMAN COST OF WEATHER RELATED DISASTERS
Ultimi 20 anni 90% disastri naturali sono connessi ai cambiamenti climatici
Paesi più colpiti: Cina / Filippine / Indonesia / USA
CAUSE AMBIENTALI
UN PO' DI
NUMERI
MIGRAZIONE E SFOLLAMENTI Migrazioni ambientali sono silenziose: sono soprattutto MIGRAZIONI INTERNE In tutto nel mondo ci sono 40,8 milioni di sfollati interni
(Fonte: Global Report on Internal Displacement 2016)
Nel 2015 gli sfollati interni sono stati 27,8 milioni
Di questi 19,2 per calamità naturali
La maggior parte degli sfollati interni sono dunque sfollati per cause ambientali
203,4 milioni di sfollati interni collegati a cause ambientali negli ultimi 8 anni
CAUSE AMBIENTALI
UN PO' DI
NUMERI
NON SOLO CALAMITA'.. A disastri e calamità occorre aggiungere le migrazioni più
direttamente connesse a fattori di origine antropica.
(Dighe, grandi dighe, land grabbing, contaminazione per estrazione di idrocarburi, etc.)
Questi dati rimangono spesso off the grid ed estranee a statistiche generali perchè difficili da quantificare, multiformi e a lenta insorgenza.
CALAMITA' NATURALI E FATTORI ANTROPICI
AI TEMPI DELL'ANTROPOCENE
Nell'era dell'ANTROPOCENE (Crutzen, 2000) ha senso limitato distinguere nettamente le migrazioni direttamente collegate all'attività antropica, da quelle in cui quest’ultima è concausa o causa indiretta.
IL MODELLO GLOBALE DI PRODUZIONE E CONSUMO E' CAUSA PRINCIPALE DEI SEMPRE PIU FREQUENTI
FENOMENI CALAMITOSI CONNESSI AI
CAMBIAMENTI CLIMATICI
CASISTICA
GRANDI DIGHE Tra il 1950 e fine anni '90 sono passate da 5.000 a 45.000 e gli
sfollati sono calcolabili – per quel periodo – tra i 40 e gli 80 milioni di persone
Fonte: ICOLD – Commissione Internazionale Grandi Dighe
40% spostamenti forzati causati dallo “sviluppo” (oltre 4 milioni di
persone): DIGHE Fonte: World Bank Environment Department
Grandi progetti di sviluppo urbano connessi ai mega eventi
2006-2015
MONDIALI DI CALCIO
E GIOCHI OLIMPICI 22.059 famiglie sfollate
IN BRASILE 2014-16 77.206 persone
A giochi finiti, il 60% dell'Olimpic Park sarà
destinato al mercato immobiliare e non alla riallocazione degli sfollati
GRANDI EVENTI Grandi progetti di sviluppo urbano connessi ai mega eventi
GIOCHI OLIMPICI 720.000 sfollati SEUL (1988) GIOCHI OLIMPICI oltre 1 milione di sfollati PECHINO (2008) FONTE: COHRE - Centre of Housing Rights and Evinctions
ALTRI GRANDI EVENTI Grandi progetti di sviluppo urbano connessi ai mega eventi
EXPO SHANGAI (2010) 400.000 sfollati 500° SCOPERTA AMERICA 180.000 sfollati SANTO DOMINGO (1992) MISS UNIVERSO 5.000 sfollati BANGKOK (1992) EXPO BRISBANE 1.400-3.000
sfollati AUSTRALIA (1988)
BRASILE / SICCITA' E DEFORESTAZIONE
Zona nord-orientale: ambiente semi-arido alti tassi di povertà ed urbanizzazione
Periodi di particolare siccità corrispondenti a ondate migratorie
PROSPETTIVA: 24% popolazione costretta a lasciare il nord-est tra 2030-2050 per deforestazione e
cambiamenti climatici
Anni di rapida urbanizzazione = Anni di siccità nelle zone rurali
(Fonte: IDDRI 2010)
ARGENTINA - PARUGUAY / IDROELETTRICO
Diga Yacyretà sul fiume Paranà Inizio lavori 1979 1994: 60% potenziale 2003: Piano di completamento
Finanziatori: Banca Mondiale BID Banco interamericano de desarrollo
IMPATTI: - Riduzione pescosità (solo 2% nei giorni di
chiusura della diga) - Aumento emissioni gas
serra (marcescenza delle zone umide inondate)
- SFOLLAMENTO DI 80.000 PERSONE
140.000 ettari inondati (Paraguay)
30.000 ettari inondati (Argentina)
Imprese Usa, Germania e Italia
(Salini Impregilo)
GUATEMALA / IDROELETTRICO
DIGA CHIXOY (anni 80) Gli abitanti di Maya Achi e Rio Negro furono
massacrati con l'accusa di essere guerriglieri, i sopravvissuti reinsediati per costruire la diga
3.000 persone sfollate e riallocate a Pacux, zona priva
di terre coltivabili. Gran parte della comunità lavora ancora oggi migrando come stagionale nelle piantagioni di caffè e canna da zucchero
IMPATTI: - La costruzione
dell'impianto ha subito ritardi e problemi di funzionamento
- La centrale idroelettrica non è mai entrata in funzione
Francis Deng, Rappresentante ONU diritti umani:
“Sfollamenti sono strumento che permette ai mega progetti di sfruttare indisturbati le risorse naturali”
COLOMBIA / MONOCOLTURE, MINIERE E IDROCARBURI
6 mln sfollati eredità del conflitto interno nelle quali si invisibilizzano gli sfollamenti per sfruttamento delle risorse
terre abbandonate oggetto di speculazione (monocolture di palma
africana)
Principali vittime: comunità indigene, afro americane e rurali
Ad oggi:
22 DIGHE (di cui 19 centrali idroelettriche)
8 sul FIUME TIGRI 14 sul FIUME EUFRATE
IRAQ / MEGA DIGHE
Paludi mesopotamiche FIUMI TIGRI E EUFRATE: 40 anni di conflitto per controllo bacino
idrico (Turchia / Siria / Iraq)
La Turchia costruisce nuove dighe per sfruttare le acque di Tigri ed Eufrate, mentre in Siria ed Iraq le risorse idriche sono sempre minori anche a causa del controllo dello Stato Islamico sulle dighe principali. Già nel 1990 la Commissione dei Diritti Umani denunciava la deportazione di oltre 200.000 curdi e la volontà turca di utilizzare il progetto per spopolare il Kurdistan.
MESSICO / DESERTIFICAZIONE E MIGRAZIONE
Aumento flussi migratori verso gli USA
Connessa a aumento desertificazione 90% territorio rischio desert. moderata 60% territorio rischio desert.accentuata
Causa principale (87%):
coltivazioni intensive
Incentivi a grosse imprese straniere, rischio piccoli produttori (NAFTA)
900.000 persone l'anno spinte dalla desertificazione
La “geopolitica dei muri”
DALL’EUROPA DEL MURO DI
BERLINO ALL’EUROPA DEI MURI ANTI-MIGRANTI
Anni ’90: Ceuta e Melilla (finanziate da contributi comunitari)
Ungheria: Viktor Orbán - 175 chilometri di filo spinato lungo il confine con la Serbia e poi con la Croazia
Nel 2014 i lavori per lo sbarramento della frontiera tra Turchia e Bulgaria
Nel 2012 è iniziata la costruzione della barriera tra Grecia e Turchia (fiume Evros)
Stessi metodi al confine tra Slovenia e Croazia
Idomeni, lungo il confine tra Grecia e Macedonia
Brennero, tra Austria e Italia
Da ultimo, i governi di Parigi e Londra hanno deciso di fortificare il porto francese di Calais
IL FALLIMENTO DELL’EUROPA DEI DIRITTI
DIBATTITO PUBBLICO
SUI FENOMENI MIGRATORI
RAGIONAMENTO SULLE CAUSE
X
I MURI DI TRUMP E IL CLIMA Il muro antimigranti con il Messico •1.500 km2 all’anno colpiti dalla desertificazione •abbandono di 600 km2 di terre coltivate • secondo stime governative la superficie a rischio desertificazione supera abbondantemente il 50% •la desertificazione è concausa determinante di un flusso migratorio di 900.000 persone l’anno Il muro per difendere alberghi e campi da golf in Irlanda la Trump International Golf Links & Hotel Doonbeg ha chiesto l’autorizzazione alle autorità irlandesi al fine di proteggere alberghi e campi da golf dall'erosione costiera e “dagli effetti del global warming”. TRUMP NON E’ UN NEGAZIONISTA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI? NO, E’ L’EMBLEMA DI UN APPROCCIO BEN PIU’ DIFFUSO DI SOCIETA’ E POLITICA: FERMARE I MIGRANTI CON LE BARRIERE E COSTRUIRE ARGINI INUTILI AL CAMBIAMENTO CLIMATICO
FENOMENI MIGRATORI FORZATI DA
FATTORI AMBIENTALI
ESEMPIO PARADIGMATICO DELLA CONNESSIONE TRA
MODELLO ECONOMICO E INGIUSTIZIA AMBIENTALE
FENOMENO MIGRAZIONI
Una delle principali sfide a
livello globale Mette in discussione il
funzionamento del nostro modello di sfruttamento delle risorse, modello energetico, smaltimento.
Perché le migrazioni
ambientali sono la sfida del
secolo?
Accelerazione del fenomeno dovuta all’attività antropica
in maniera diretta (progetti di sviluppo, contaminazione
etc.) o indiretta, attraverso le conseguenze negative che l’attività antropica ha sulla natura, modificandone gli
equilibri fino a renderli ostili alla sopravvivenza
ESTINZIONE - AUTODISTRUZIONE
L’uomo si sposta da sempre come strategia
di adattamento ad habitat ostili
Saskia Sassen, (Columbia University)
“migranti per la sopravvivenza”
costretti ad abbandonare le proprie
abitazioni e terre a causa della crescente
perdita dell’habitat
Rifugiati, sfollati … una terza categoria di migranti da tutelare
modello di sviluppo o progetti di “sviluppo
imposto” e migrazione forzata di centinaia di migliaia di persone
Associazione Internazionale per lo Studio delle Migrazioni Forzate
“movimenti di rifugiati e sfollati (quelli sfollati dai conflitti), così
come persone sfollate da disastri naturali o ambientali, chimici o nucleari, carestia, o
progetti di sviluppo”
gestione sconsiderata delle risorse naturali
colpisce nell’immediato e su scala locale le popolazioni più
povere e strettamente dipendenti dai servizi
ecosistemici gratuiti della natura
la dimensione globale dei cambiamenti
climatici è un
sintomo che le migrazioni ambientali rischino di divenire l’unica strategia
di adattamento possibile per aree sempre più vaste del Pianeta, anche
nel cosiddetto “Occidente sviluppato”
Secondo l’ONU, il 90% delle catastrofi verificatesi negli ultimi
vent’anni è legato a cause climatiche
i cambiamenti climatici potrebbero rendere «inabitabili
per l’uomo» parte del Nord Africa e del Medio Oriente
Un fenomeno che non riguarda solo “l’altro”
«pressione migratoria»
Il cambiamento climatico sta mettendo a rischio anche il nostro ecosistema: il National Oceanic and Atmospheric
Administration ha inserito l’Italia del Centro-Nord tra le aree soggette a riscaldamento
climatico «molto accentuato».
The Human Cost of Weather Related Disasters CRED - Centre for Research on the epidemiology of disasters e Uffcio delle Nazioni Unite per la riduzione dei disastri
VS
Impronta ecologica dello sviluppo
Nel mondo globalizzato non occorre più domandarsi quante persone possano essere sostenibilmente insediate su un territorio ma piuttosto quanto territorio è necessario per
sostenere una data popolazione in rapporto a stili di vita e livelli di consumo
In una parte del Pianeta si consumano più risorse di quanto
la natura sia in grado di rigenerare
Dall’altra parte del Pianeta, le migrazioni ambientali indicano
l’esistenza di territori ormai incapaci di sostenere persino popolazioni con bassi livelli di
consumo
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