Alzheimer Stimolazione Cognitiva Elenco

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G GERONTOL 2004;52:404-407

Società Italiana diGerontologia e

Geriatria

PACINIeditore

IL MODELLO RIABILITATIVO

La riabilitazione cognitiva nelle fasi iniziali dellamalattia di Alzheimer

Cognitive rehabilitation in early-stage Alzheimer’s disease

M. COTELLI, M. CALABRIA, O. ZANETTI

U.O. Alzheimer, Centro per la Memoria, IRCCS Centro “S. Giovanni di Dio – Fatebenefratelli”,Brescia

The application of cognitive rehabilitation in early stage of dementia is based ontheoretical evidence regarding the neuropsychology of memory impairments inAlzheimer’s disease (AD). While short-term forgetting is impaired, long-termforgetting appears to be relatively spared. The memory problems in AD does notappears to be of impaired of storage but the deficits to lie in encoding and ac-quisition of new memories. Indeed the anatomical areas most affected in theearly stage of AD are the medial temporal lobe structures; these areas are criti-cal in the consolidation of new memories. The aim of the cognitive rehabilita-tion is to promote maximal adaptive cognitive functioning in patient with neu-rologically induced cognitive deficits.

Key words: Cognitive Rehabilitation • Alzheimer’s disease

La neuroriabilitazione si pone l’obiettivo di migliorare l’adattamento funzionaledel paziente e il suo benessere soggettivo. Lo studio di tecniche di riabilitazionecognitiva nasce e si sviluppa prevalentemente dal tentativo di fornire modelli peril recupero delle funzioni neurologiche e neuropsicologiche alterate dalla patolo-gia cerebrale.La letteratura scientifica recente evidenzia come il Sistema Nervoso Centrale adul-to, grazie alla plasticità, sia in grado di modificare la propria microstruttura. Nu-merose ricerche sperimentali sia nei primati che nell’uomo documentano la pos-sibilità di osservare massicce riorganizzazioni corticali sia nel caso di deprivazionisensoriali che nel caso di apprendimenti di abilità particolari.Grafman e Litvan 1 suggeriscono l’esistenza di quattro principali tipi di neuropla-sticità del cervello adulto, in seguito a lesioni cerebrali:a. l’espansione delle mappe rappresentazionali;b. la riassegnazione cross-modale, per effetto della quale, ad esempio, individui

ciechi dalla nascita, mostrano attività della corteccia visiva durante il compitodi lettura tattile richiesto dal Braille 2;

c. adattamento di aree omologhe a quelle lese che permette, in alcune circostan-ze, di vicariare la funzione danneggiata; per esempio Buckner et al. 3 hanno de-scritto il recupero del linguaggio per attivazione di aree perilesionali);

d. compenso mascherato: prevede che un sistema cognitivo intatto prenda in ca-rico le funzioni del sistema leso. Ad esempio deficit delle funzioni spaziali, suc-cessivi ad una lesione cerebrale, vengono limitati dalla messa in atto di strate-gie di tipo verbale.

� Corrispondenza: dott.ssa Maria Cotelli, U.O Alzheimer, Centro per la memoria, IRCCS, Centro “S.Giovanni Dio”, FBF, via Piastroni 4, 25125 Brescia, Italy - Tel. +39 030 3501351 - E-mail: [email protected]

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Sia negli animali che nell’uomo è quindi possibileprodurre modificazioni delle rappresentazioni ce-rebrali sia spontaneamente che attraverso una sti-molazione adeguata.Il recupero funzionale conseguente a lesione cere-brale è influenzato non solo dalla plasticità cerebra-le del SNC ma da importanti modificazioni metaboli-che indotte dalla lesione stessa e dalla attivazione dimeccanismi riparativi con il coinvolgimento di fatto-ri neurotrofici. Gli studi sulla plasticità cerebrale di-mostrano la presenza di capacità di riorganizzazionee adattamento cerebrale del cervello adulto anchesuccessivamente ad importanti lesioni cerebrali.Ancora scarse, tuttavia, sono le conoscenze relati-ve ai meccanismi di riorganizzazione e compensocerebrale in pazienti con demenza. In uno studiodi Ferreri et al. 4, condotto con la metodica dellaStimolazione Magnetica Trascranica (TMS), relati-va all’eccitabilità della corteccia motoria in pazien-ti affetti da Alzheimer, è stata dimostrata la presen-za di una riorganizzazione della corteccia motoriagià in fasi precoci della malattia. Questo interes-sante lavoro conferma i dati clinici che evidenzia-no la presenza di deficit motori solo nelle fasi piùavanzate della malattia.Recentemente, tra gli interventi riabilitativi dellademenza sono state introdotte tecniche derivatedalla ricerca sui processi cognitivi. I pazienti conAD presentano prevalentemente difficoltà nella co-difica (encoding) di nuove informazioni e un ri-sparmio della memoria implicita. Gli studi relativiai processi di encoding, immagazzinamento (sto-rage) e rievocazione (retrival), hanno consentitodi chiarire a quale stadio di elaborazione delleinformazioni si collochi il deficit nell’AD. Nei sog-getti con AD i disturbi di memoria sembrano esse-re causati prevalentemente da difficoltà nell’enco-ding e quindi nell’acquisizione di nuove informa-zioni, mentre le fasi di storage e retrival risulte-rebbero relativamente risparmiate 5.

Questi dati sono supportati da evidenze neuroa-natomiche: le aree cerebrale maggiormente coin-volte nelle prime fasi di AD sono le strutture me-diali del lobo temporale, in particolare l’ippo-campo. Tali strutture appaiono essere coinvoltenelle fasi di consolidamento di nuovi ricordi di ti-po episodico 6 mentre il consolidamento di infor-mazioni mnesiche di tipo semantico sembrereb-be richiedere un minore coinvolgimento dell’ip-pocampo. Le patologie a carico del lobo tempo-rale mediale sono pertanto prevalente associate adeficit nelle fasi di encoding di nuove informa-zioni.Un’ampia valutazione neuropsicologica, compren-dente un ventaglio di prove tese ad indagare le dif-ferenti aree cognitive, è il punto di partenza per unacorretta pianificazione del progetto riabilitativo.Di seguito verranno brevemente descritte le diffe-renti tecniche cognitive utilizzate per la stimola-zione della memoria nei soggetti con AD (Tab. I).La tecnica di Spaced-Retrieval consiste nel recupe-ro di una stessa informazione – per esempio l’asso-ciazione nome-faccia – ad intervalli di tempo cre-scenti. Interventi riabilitativi che adottano questatecnica si sono dimostrati efficaci nel paziente conAD per l’identificazione di oggetti, per le associazio-ni nome-faccia, per la collocazione spaziale degli og-getti, nonché per la programmazione delle attivitàquotidiane (memoria prospettica) 7. Si ipotizza chel’apprendimento tramite questa tecnica sia sostenu-to principalmente dalla memoria procedurale.La tecnica dei Vanishing Cues consiste nella ridu-zione (backward chaining) progressiva dei sugge-rimenti finalizzati al retrival dell’informazione.La tecnica di Errorless Learning prevede che, du-rante la fase di codifica, il paziente memorizzi ilmateriale commettendo il minor numero di errori.La prevenzione degli errori nella fase di apprendi-mento si è dimostrata efficace nel migliorare l’ap-prendimento stesso in pazienti con AD 8.

Tab. I. Metodi cognitivi

Memoria esplicita• “Spaced-retrieval technique” (richiamo ad intervalli di tempo crescenti)• “Method of vanishing cues” (facilitazioni crescenti o decrescenti)• “Errorless learning technique” (apprendimento senza errori)• Metodi di compensazione (verbalizzazione, visual imagery)• Metodi per la memorizzazione di brani (“PQRST”, Nessi Logici, Categorizzazione Semantica o Fonologica, Schematizzazioni)• Metodi Computerizzati• Metodo delle Iniziali• Metodo delle Storie• Metodo delle Immagini Assurde

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La Malattia di Alzheimer (AD) si caratterizza perla progressiva compromissione di diversi ambiticognitivi e nelle fasi iniziali è la funzione mnesi-ca ad essere principalmente coinvolta. La neuro-riabilitazione si pone l’obiettivo di migliorare l’a-dattamento funzionale del paziente e il suo be-nessere soggettivo.Recentemente, tra gli interventi riabilitativi dellademenza sono state introdotte tecniche derivatedalla ricerca sui processi cognitivi. I pazienti conAD presentano prevalentemente difficoltà nellacodifica (encoding) di nuove informazioni e unrisparmio della memoria implicita. Gli studi rela-tivi ai processi di encoding, immagazzinamento(storage) e recupero (retrival) hanno consentito

di chiarire a quale stadio di elaborazione delleinformazioni si collochi il deficit nell’AD. Neisoggetti con AD i disturbi di memoria sembranoessere causati prevalentemente da difficoltànell’encoding e quindi nell’acquisizione di nuoveinformazioni, mentre le fasi di storage e retrivalrisulterebbero relativamente risparmiate.Sono brevemente descritte le differenti tecnichecognitive utilizzate per la stimolazione della me-moria nei soggetti con AD in fase iniziale.

Parole chiave: Riabilitazione Cognitiva e Malattiadi Alzheimer

Le tecniche di Verbalizzazione o di Visual Ima-gery consistono nel richiedere al soggetto di ver-balizzare materiale visivo o associare un’immaginevisiva a materiale verbale per facilitarne l’appren-dimento. Per esempio la tecnica di Visual Imageryprevede che la memorizzazione di informazioniverbali venga effettuata attraverso l’associazione diimmagini mentali. Il metodi dei Nessi Logici (for-mazione di legami logici tra elementi che devonoessere memorizzati), della Categorizzazione Se-mantica (le informazioni vengono ordinate all’in-terno di categorie semantiche definite) o Fonolo-gica (organizzazione delle informazioni sulla basedi assonanze fonologiche), delle Schematizzazio-ni (l’apprendimento viene favorito attraverso laschematizzazione del materiale) e il Metodo PQR-ST, hanno come obiettivo l’addestramento del sog-getto ad ordinare logicamente le informazioni damemorizzare. Per esempio il metodo PQRST (acro-nimo di preview, question, read, state, test) si po-ne come obiettivo l’addestramento del soggetto adanalizzare in modo dettagliato il brano che deve es-sere memorizzato.Le memotecniche prevedono l’utilizzo di strate-gie quali, per esempio, la creazione di immaginibizzarre (metodo delle immagini assurde), perfacilitare la memorizzazione oppure il metododelle iniziali, in cui si costruisce una parola o unafrase con le iniziali delle informazioni da ricorda-re mentre il metodo delle storie consiste nell’in-serire le parole da ricordare nel contesto di unbreve racconto.

Le tecniche computerizzate rappresentano uno stru-mento integrativo al trattamento convenzionale deidisturbi di memoria 9. Alcuni lavori mostrano l’effi-cacia dell’utilizzo di tecniche computerizzate nellariabilitazione dei disturbi mnesici nei pazienti AD 10

e nella riabilitazione di abilità visuo-costruttive 11.La letteratura che riguarda gli interventi riabilitati-vi, rivolta alla funzione mnesica 12, sottolinea l’im-portanza degli aspetti motivazionali: il trattamentoriabilitativo, infatti, ottiene maggiori risultati quan-to più è rivolto all’apprendimento di informazionirilevanti per la vita del paziente 8.Scarsi sono gli studi longitudinali che hanno valu-tato la persistenza nel tempo dell’efficacia dell’in-tervento riabilitativo. Abitualmente, nei pazienticon AD, l’efficacia svanisce rapidamente dopo lasospensione del trattamento.Sebbene alcune di queste tecniche si siano dimo-strate utili nella riabilitazione della memoria in pa-zienti con AD (per esempio la tecnica dell’Error-less Learning 13), la recente Cochrane Library 14,analizzando sei studi sulla riabilitazione cognitivanelle fasi iniziali della malattia di Alzheimer e dellademenza vascolare, conclude affermando che, atutt’oggi, manca una chiara evidenza scientificadell’efficacia di queste tecniche individualizzate,applicate nelle fasi iniziali della demenza. Soprat-tutto, l’assenza di studi randomizzati controllati, re-lativi ad interventi di riabilitazione cognitiva indivi-duale nei pazienti lievi, non permette di avanzarenessun tipo di conclusione rispetto all’efficacia diquesto tipo di intervento.

BIBLIOGRAFIA

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2 Sadato N, Pascual-Leone A, Grafman J, Ibanez V, DeiberMP, Dold M, et al. Activation of primary visual cortex byBraille reading in blind subjects. Nature 1996;380:526-8.

3 Buckner RL, Corbetta M, Schatz J, Raichle ME, Petersen SE.Preserved speech abilities and compensation following pre-frontal damage. USA Proc Natl Acad Sci 1996;93:1249-53.

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4 Ferreri F, Pauri F, Pasqualetti P, Fini R, Dal Forno G, Rossi-ni PM. Motor Cortex Excitability in Alzheimer’s Disease:A Transcranial Magnetic Stimulation Study. Ann Neurol2003;53:102-8.

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6 Glisky EL. Differential contribution of frontal and medialtemporal lobes to memory: Evidence from focal lesionsand normal aging. In: Raz N, ed. The other side of errorterm. Amsterdam: Elsevier Science 1998:261-317.

7 Backman L. Utilizing compensatory task conditions forepisodic memory in Alzheimer’s disease. Acta NeurolScand 1996;165(Suppl):109-13.

8 Clare L, Wilson BA, Carter G, Breen K, Grosses A, HodgesJR. Intervening with everyday memory problems in de-mentia of Alzheimer type: an errorless learning approa-ch. J Clin Exp Neuropsychol 2000;22:132-46.

9 Mazzucchi A, Malavita A. Quali le indicazioni e i limitidella riabilitazione computerizzata? In: Ager A, ed. Il Per-sonal computer in psicologia clinica. Milano: RaffaelloCortina Editore 1993:150-4.

10 Hofmann M, Rosler A, Schwarz W, Muller-Spahn F, KrauchiK, Hock C, et al. Interactive computer-training as a the-rapeutic tool in Alzheimer’s Disease. Compr Psychiatry2003;44:213-9.

11 Tarnanas I. A virtual environment for the assessmentand the rehabilitation of the visuo-costructional abilityin dementia patients. Stud Health Technol Inform2000;70:341-3.

12 Backman L. Memory training and memory improvementin Alzheimer’s disease: rules and exceptions. Acta NeurolScand 1992;39(Suppl 1):84-9.

13 Clare L, Wilson BA, Carter G, Roth I, Hodges JS. Relearningface-name associations in early Alzheimer’s disease. Neu-ropsychology 2002;16:538-47.

14 Clare L, Woods B, Moniz Cook ED, Orrel M, Spector A. Co-gnitive rehabilitation and cognitive training for early-stage Alzheimer’s disease and vascular dementia (Coch-rane Review). In: The Cochrane Library. Chichester, UK:Wiley e Sons, Ltd. Issue 2, 2004.