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ALTOPASCIO 22-12-2019 “9 a Corri con Babbo Natale” Ha piovuto in- tensamente il giorno precedente e tutta la notte, ma ci fidiamo del- le previsioni anche dell'ultimo momento, che indicano un netto miglioramento del tem- po nelle ore immedia- tamente precedenti la corsa. E così per non mancare ad uno degli ultimi appuntamenti dell'anno ed anche per fare agli amici gli auguri per il prossimo Natale, moltissimi podisti stamattina sono arrivati ad Altopascio. Nonostante la pioggia battente ed un fastidioso vento orizzontale, per il quale non potevi proteggerti dalla pioggia, la folla degli intervenuti si è presentata in Piazza Vittorio Emanuele dove era organizzata la "9 a Corri con Babbo Nata- le", valevole per il Tro- feo Podistico Lucchese. La ASD Podistica Alto- pascese Tau, capitana- ta dall'infaticabile Nilo Franceschini, si è data molto da fare nei giorni scorsi per organizzare al meglio l'ap- puntamento, sperando, come sempre ultimamente, almeno in una pausa del mal- tempo, per poter correre o camminare in questi appuntamenti, con un certo relax. I percorsi erano stati pre- parati e segnalati con cura, con la possibilità di percorrere a proprio piacimento tratti da 2, 7, 14 o 20 km. Ma la clemenza invocata non c'è stata, infatti la pioggia scro- sciante ed intensa della nottata ha peggiorato lo stato dei terreni e delle

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ALTOPASCIO 22-12-2019 “9a Corri con Babbo Natale”

Ha piovuto in-tensamente il giorno precedente e tutta la notte, ma ci fidiamo del-le previsioni anche dell'ultimo momento, che indicano un netto miglioramento del tem-po nelle ore immedia-tamente precedenti la corsa. E così per non mancare ad uno degli

ultimi appuntamenti dell'anno ed anche per fare agli amici gli auguri per il prossimo Natale, moltissimi podisti stamattina sono arrivati ad Altopascio. Nonostante la pioggia battente ed un fastidioso vento orizzontale, per il quale

non potevi proteggerti dalla pioggia, la folla degli intervenuti si è presentata in Piazza Vittorio Emanuele dove era organizzata la "9a Corri con Babbo Nata-le", valevole per il Tro-feo Podistico Lucchese. La ASD Podistica Alto-pascese Tau, capitana-ta dall'infaticabile Nilo

Franceschini, si è data molto da fare nei giorni scorsi per organizzare al meglio l'ap-puntamento, sperando, come sempre ultimamente, almeno in una pausa del mal-tempo, per poter correre o camminare in questi appuntamenti, con un certo relax. I

percorsi erano stati pre-parati e segnalati con cura, con la possibilità di percorrere a proprio piacimento tratti da 2, 7, 14 o 20 km. Ma la clemenza invocata non c'è stata, infatti la pioggia scro-sciante ed intensa della nottata ha peggiorato lo stato dei terreni e delle

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stradine, che erano tra-sformati in grandi pan-tani e le vie della Fran-cigena, che attraversa-no le Cerbaie, ridotte a loro volta in veri e pro-pri torrenti d'acqua. E quando gli or-ganizzatori con temera-rio ottimismo avevano deciso di provare a va-lidare la corsa, presen-tandosi all'appuntamento per tempo e decidendo di posizionare gli stands all'interno della piazza Ospitalieri, un vento impetuoso come una tromba d'aria ha fatto accar-tocciare tutti i gazebo ormai aperti. Di fronte a questo scuonquasso, i responsabili, al corrente anche dell'impraticabilità di molti tratti programmati, avrebbero voluto annul-lare la gara. Dopo una successiva consulta-zione con i dirigenti re-sponsabili del TPL, si è deciso invece che la gara si potesse svolge-re comunque, limitando però i percorsi e cioè eliminando i tratti di 14 e 20 km ritenuti più problematici, dando il via dunque a quelli di 2 e 7 km. Accalcati al coperto dei gazebo e degli improbabili ombrelli, tentiamo di ripa-rarci dagli scrosci d'acqua in attesa della partenza con un' occhiata distratta al gioiel-lo del complesso dove siamo "asserragliati". Si tratta del palazzo della Magione, dei Magazzini, dei loggiati appartenenti al complesso ospitaliero dei Cavalieri del Tau. Un complesso tra i più importanti, sorti per for-nire assistenza ed ac-coglienza a sostegno di viandanti e pellegrini, che si avventuravano lungo la vie di pellegri-naggio, di cui una delle più famose fu la via Francigena, che uffi-cialmente partiva da Canterbury e giungeva

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a Roma al soglio di Pie-tro. Dopo il Mille in-fatti, caduta la paura per la profetizzata fine del mondo e col recu-perato ottimismo, creb-be anche la devozione religiosa e una moltitu-dine fedeli si riversaro-no sulle vie, che con-ducevano a Roma. In

Toscana l'antica via Romea, lontano dagli acquitrini e le paludi dei litorali, era ritenuta la più breve e la più sicura. Lungo questa sorse una efficiente rete di Ospedali, in grado di offrire riparo e assistenza, come avvenne sulla collinetta di Altopascio. In questo luogo, chiamato "Teupascio", località per diversi motivi considerata abbastan-

za pericolosa, fu co-struita una primitiva struttura di riparo e di difesa, mentre lenta-mente, col passare de-gli anni, attorno a que-sta si sviluppò anche il primo abitato di Altopa-scio . La conduzione dell' Ospitale fu affidato prima a conversi laici e successivamente alla

fine del '200 a religiosi, trasformatisi in seguito in un ordine religioso denominato "Cavalieri del Tau". Quest'ordine di frati cavalieri, avevano nel loro stemma il Tau, let-tera dell'alfabeto greco, che per la sua grafia, evocava il riferimento al bordone di pel-legrini, alla croce e forse anche ad una spada. L'ordine infatti si incaricava non solo

di assistere, ma anche di accompagnare, con scorte armate, i vian-danti attraverso le Cer-baie, a quel tempo e-stremamente pericolo-se per il brigantaggio, un fenomeno assai contrastato dalle autori-tà locali, ma mai estir-pato completamente.

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E la sera si udivano i rintocchi della famosa "Smarrita", la campana della torre, che risuonava orien-tando i pellegrini, come un faro per i marinai, tra quelle lande desolate, tra boschi ed acquitrini, per indicare loro la strada verso il luogo, dove avrebbero trovato un sicuro riparo, soprattutto per la notte. Ma la via Francigena venne utilizzata anche per lo spostamento delle armate che andavano in Terra Santa e ciò portò gloria e ricchezze all’Ospedale di Altopa-scio, per l'assistenza operata nei confronti dei Crociati, che confluivano dai diversi paesi della cristianità. La fama dell'Ospitale si diffuse dunque anche in Europa, dove gli venne-ro assegnate in segno di riconoscimento pro-prietà terriere e ricche donazioni, facendo di-venire l' Ordine molto potente. Per la sua o-perosità l' Ospitale vie-ne citato nella Mandra-gola del Machiavelli e nel Decamerone del Boccaccio. In realtà la citazione era per il famoso "Calderon dell'Altopascio", in cui bolliva sempre una robusta zuppa, con evidente riferimento ad un pasto caldo sempre pron-to da offrire agli affamati viandanti, che i medesimi religiosi preparavano con spirito di fratellanza e di amore cristiano. Con lo sviluppo del borgo, nei secoli successivi, le condizioni mutarono e mentre ve-niva meno il bisogno di assistenza, aumentava l'interesse logistico del luogo e della sua ne-cessaria difesa. Altopa-scio, trovandosi su un

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arteria molto frequenta-ta, divenne un centro commerciale dove ve-nivano stoccate le mer-ci e le granaglie prove-nienti dall'entroterra e dalle campagne, per poi essere trasportante sulle via d'acqua. Era infatti dotato di porto e di canale navigabile, che lo collegava all' Ar-

no e da qui i navigli, potevano raggiungere facilmente il resto della Toscana. Il complesso fu quindi fortificato con possenti mura e porte castellane, ancora oggi visibili e dalle quali stamattina è uscita e rientrata la marcia. Per la sua esposi-zione sulla via Francigena e per la sua posizione strategica, ma anche come terra di

confine, fu dunque spesso oggetto di con-tese fra Lucchesi, Fio-rentini e Pisani. Dopo alterne vi-cende, che vede Alto-pascio in balia delle guerre tra questi poten-tati, finalmente il Ca-stello con il Borgo rima-se in possesso ai fio-rentini, che lo fortifica-rono ulteriormente, co-

me avamposto contro i Lucchesi e che, dopo averlo posto sotto la giurisdizione del vicariato di Montecarlo, lo amministrarono fino all’Unità d’Italia. Solo successivamen-te Altopascio, acquistò la propria autonomia amministrativa, come oggi lo conoscia-mo.

Ma mentre le pietre e le mura che circondano la piazzetta ci raccontano queste storie di altri tempi, tutto ciò sembra non interes-sare molto i concorrenti stamattina, che se ne stanno accalcati ed in-freddoliti. Anzi, mentre attendono impaziente-mente il via della com-

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petizione sembrano più preoccupati di poter partire rapidamente e concludere altrettanto velocemente la cammi-nata in programma. Forse avrebbero prefe-rito starsene al calduc-cio nel proprio letto ed ascoltare la pioggia bat-tere sul tetto...Ma molti sono stati spinti fuori di casa da uno stimolo compulsivo, quello cioè di non dover mancare, per nessun moti-vo al mondo, ad un appuntamento di calendario e forse anche, e questo è l'aspetto migliore, per avere l'occasione di fare o rinnovare gli auguri di Natale e per le prossi-me festività agli amici, che condividono questa passione. Così i 600 temerari parteci-panti, timbrati i cartelli-ni, hanno cominciato a lasciare i loggiati del palazzo comunale ed ad incamminarsi, ras-segnati ma decisi, per la via del centro cittadi-no, mentre stupiti e me-ravigliati i paesani os-servavano questi irridu-cibili della marcia. Sotto una debole pioggerella, ma ormai sembra tutto passato, nel rispetto questa volta delle previsioni meteo, si cammina lungo la via centrale, ossia la via Provinciale n.6. Seguendone il tracciato, che poi è la vecchia via Romea o Francigena, si esce decisamente di paese in direzione di Galleno. Immaginiamo che gli organizzatori abbiano ripiegato per i percorsi più corti, su un giro tra gli abitati da percorrere su asfal-to, ma all'ultima rotonda in località Rigoglieto siamo costretti a ravve-derci. Il personale di servizio ci aiuta e ci in-dica chiaramente di at-traversare la rotonda ed immetterci sul sentiero fangoso della via Fran-cigena.

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Questo tratto, che poi raggiunge Villa Campanile, si addentra per qualche chilometro tra le macchie di querce e pini, ma percorrerne il vecchio tracciato è ve-ramente problematico, con le stradine invase dai fossi e trasformate esse stesse in canali. Al terzo chilometro c'è

la deviazione della 7 Km, un attimo di titubanza: sarebbe il percorso consigliato dagli organizzatori per la massima percorrenza. Infatti questo ci porterebbe presto alla va-riante del Vallico ed al rientro, ma, decisione presa senza esitazione, continuiamo verso Villa sul percorso della 14-20 km.

Superato il cen-tro del paese di Villa Campanile, che deve il suo nome ad un pos-sedimento terriero di nobili di Castelfranco, la strada scende in dire-zione di Orentano su asfalto e senza partico-lari problemi. Quando raggiungiamo corte Cammillino, qualche collega accenna a pro-

seguire per la 20 km, ma viene subito fulminato dai compagni. Sappiamo infatti che quel tratto, aggirandosi per la campagna ed in parte per le Cerbaie, è in gran parte invaso dalle acque. Decidiamo dunque per la 14 km, che ci porterà in prossimità di Orentano, ma

rientrando nel bosco, risulterà del tutta inter-rotta da un profondo corso d'acqua. Molti fanno inversione di marcia per raggiungere la provinciale e tornare ad Altopascio. Imperter-rito il nostro gruppetto decide invece di fare navigazione a vista e

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conquistare il centro del paese pisano. All'ingresso di Orentano ci rendiamo conto che qualche altro temerario ha seguito la nostra idea ed in paese troviamo i segnali della 20 km. Qualche raro podista invece sta pro-venendo proprio da quella direzione. Un breve consulto e unanimi decidiamo di proseguire sulla 20 ad ogni costo. Il tempo sta migliorando, ma siamo già tutti inzuppati di acqua, tantoché niente più ci preoccupa. A questo punto è infatti subentrata un euforia da "fanciullino" mai assopita in ognuno di noi... Aggiriamo il pae-se da sud, dove, dalla sua piccola altura, si apre una panoramica sul lago di Bientina, che stamattina con i suoi vasti acquitrini, sembra avere riconquistato il suo alveo sottrattogli dalle bonifiche. Il vento ha ripulito le nebbie e sono perciò chiaramen-te percepibili le località rivierasche, che delimitavano l'area del lago stesso. Di fronte a noi il poggio di Colle di Compito, più su quello di S. Ginese, più a nord quello di Porcari con le loro caratte-ristiche torri. Come tutte le comunità intorno al Lago di Sesto, anche Orentano sopravvisse con le risorse, come la pesca, che il lago stes-so metteva a disposi-zione. Si utilizzavano anche i vari prodotti ve-getali, che le paludi po-tevano fornire, nonché i pascoli e il legname of-ferto dalle Cerbaie. La prima citazione di Oren-tano risale all'anno 849, con la testimonianza di

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una chiesa e di una for-tificazione presenti in questo villaggio ed fu, come i paesi del cir-condario, sottomesso lungamente all'abbazia di Sesto. La popolazione di Orentano purtroppo, come quella di altri im-portanti centri confinan-ti, fu praticamente

sterminata dalla peste nera alla metà del '300. A quel punto la vasta distesa delle Cerbaie, fu al centro di dispute, sanate però dalla decisione della Repubblica Fioren-tina, che assegnava il territorio, a sud dell'antica Via Francigena, ai due Comuni di S.Croce e Castelfranco. Il territorio tornò a ripopolarsi solo agli inizi del '500 con fa-

miglie di coltivatori pro-venienti dal Valdarno, processo favorito dai due Comuni, che dette-ro in affitto numerosi poderi, di cui gli asse-gnatari, divennero suc-cessivamente proprie-tari. Nel 1912 per de-creto regio, il territorio di Orentano fu riunito sotto il Comune di Ca-

stelfranco di Sotto, a cui appartiene anche ai giorni nostri. Ma già sul finire dell'800 il paese subiva il fenomeno dell'emigrazione e l'abbandono dell'agricoltura. Il fenome-no si intensificò dopo gli anni trenta, quando l'attività agricola a conduzione familiare venne progressivamente abbandonata e i terreni rimasti incolti furono presi in affitto

da aziende agricole per la produzione di mais, grano, cocomeri. Oggi Orentano si sostiene anche su altre risorse legate ad attività pro-duttive artigianali e strutture ricettive, come lo sono gli agriturismi, molto diffusi nella cam-pagna.

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Attraversiamo il centro del paese e poi-ché, ovviamente, data la riduzione dei percor-si, non sono stati orga-nizzati ristori, decidiamo di infilarci nel primo Caffè aperto, dove alle-gramente affrontiamo cornetto e caffè in completa autonomia...

Uscendo da questo piccolo ristoro, ci inse-riamo, come deciso, sul percorso della 20 km, seguendone la segna-letica. Dopo un ampio giro a nord del paese, tra pozzanghere, fango e viscidi sentieri bo-schivi, ironia della sor-te, ci ritroviamo dove si era interrotta la 14 km... A questo punto deci-diamo di uscire dalle stradine disastrate e di affrontare decisamente lo stradone asfaltato, che collega Orentano con Altopascio. In circa 4 km siamo all' ingresso della cittadina, rientrando nelle mura castellane dalla porta Ospitalieri, per poi raggiungere nuovamente l'omonima piazza da cui siamo partiti circa due ore e mezzo fa, dopo aver percorso circa 15 km. Sotto i loggiati, aria drastica di smantellamento, il ristoro finale non ci aspetta più, la gara si ritiene chiusa da tempo... Suscitando la pietà dei volontari, riusciamo a rimediare solo un po' di tè ormai freddo e come premio la classica bottiglia di vino. Finisce qui la nostra mattinata, che a suo modo ci ha comunque divertito... Ma spe-riamo meglio per il prossimo anno... Graziano Giuliani 22-12-2019