Allegato 3 - Relazione meteoriche
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INDICE
1. PREMESSA ........................................................................................................................................................... 3
2. RIFERIMENTI NORMATIVI .......................... .................................................................................................... 3
3. DESCRIZIONE DELL’ATTIVITA’ ..................... ................................................................................................ 4
4. REFLUI PRODOTTI E APPROVVIGINAMENTO IDRICO ........ ................................................................ 5
5. ACCORGIMENTI ADOTTATI IN CASO DI SVERSAMENTI ACCIDE NTALI DI SOSTANZE
VARIE........................................................................................................................................................................ 5
6. SISTEMA DI GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE E DI DIL AVAMENTO. ................................. 5
7. ANALISI DELLA PIOVOSITÀ CRITICA ................... ................................................................................... 7
8. DETERMINAZIONE DELLA PORTATA E DEGLI ACCUMULI ..... ........................................................ 14
8.1 GENERALITA’ ................................................................................................................................................. 14
8.2 ACQUE DI DILAVAMENTO E DI PRIMA PIOGGIA ....... ............................................................................ 14
8.3 ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO................ ................................................................................ 15
8.4 DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO DI TRATTAMENTO. . .............................................................. 15
9. SISTEMA DI SMALTIMENTO FINALE ACQUE DI DILAVAMEN TO PIAZZALE. ................................... 16
10. RIUTILIZZO. .................................................................................................................................................... 17
11. CONFORMITA’ DEI SISTEMI DI RACCOLTA TRATTAMENTO ACCUMULO, RIUTILIZZO E
SMALTIMENTO ADOTTATI CON LA NORMATIVA REGIONALE VIG ENTE. ........................................... 17
12. DISTANZA DAI POZZI LIMITROFI. ................. ............................................................................................ 20
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1. PREMESSA
La presente Relazione Tecnica riguarda le modalità adottate, adeguate al R.R. n. 26 del 2013,
dalla Soc. ECO AMBIENTE SUD, in merito alla gestione delle acque meteoriche di
dilavamento ricadenti sulle aree pavimentate del lotto adibito a impianto di autorottamazione
di veicoli fuori uso e di recupero e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e speciali non
pericolosi.
L’intero lotto sviluppa una superficie di circa 5040 mq così distinte:
• area di pertinenza dell'abitazione dello stesso proprietario circa 858 mq;
• fabbricati interessati dal progetto circa 882 mq ( dei quali circa 420 mq rilasciano le acque
sui piazzali del centro);
• piazzali pavimentati - superficie scoperta circa 2580 mq;
• superficie coperta con tettoie metalliche - circa 1560 mq - che rilasciano le acque pluviali
non soggette ad autorizzazione sulle aree circostanti;
• superficie da considerare per la determinazione delle portate delle acque meteoriche di
dilavamento mq 3.000 (420 mq + 2580);
Le Coordinate geografiche dello scarico delle acque meteoriche provenienti dal piazzale con
il sistema WGS 84 UTM ZONA 33N sono le seguenti: X 669166 – 45245242.
2. RIFERIMENTI NORMATIVI
Nella redazione del progetto inerente la richiesta di autorizzazione al riutilizzo/scarico
delle acque meteoriche, si fa riferimento alle seguenti norme:
• D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii – Art. 113;
• D.P.R. 13 marzo 2013, n. 59 - Regolamento recante la disciplina
dell'autorizzazione unica ambientale e la semplificazione di adempimenti
amministrativi in materia ambientale gravanti sulle piccole e medie imprese e sugli
impianti non soggetti ad autorizzazione integrata ambientale, a norma dell'articolo
23 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge
4 aprile 2012, n. 35.
• REGOLAMENTO REGIONALE 9 dicembre 2013, n. 26 - “Disciplina delle acque
meteoriche di dilavamento e di prima pioggia” (attuazione dell’art. 113 del Dl.gs. n.
152/06 e ss.mm. ed ii.),
• Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia.
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3. DESCRIZIONE DELL’ATTIVITA’
L’impianto, come riportato nella relazione di progetto, è destinato trattare rifiuti speciali non
pericolosi, rifiuti speciali pericolosi e i veicoli fuori uso mediante autorottamazione.
L’insediamento, trattandosi di un impianto di recupero rifiuti, come definizione, rientra tra le
attività riportate all’art. 8 del R.R. 26/2013 e pertanto sarà trattato come previsto dal Capo II
del Regolamento stesso.
Le acque meteoriche ricadenti sui piazzali sono raccolte dalle canaline con griglie in sommità,
come riportato in tav. 3 di progetto, e avviate verso un pozzetto scolmatore con stramazzo che
consente si separate le acque di prima pioggia da quelle successive di seconda pioggia.
Le acque di prima pioggia sono accumulate in una apposita vasca a tenuta stagna e quindi
smaltite come rifiuto entro le 48 ore successive all’ultimo evento piovoso. Detta vasca è stata
dimensionata per contenere i primi 5 mm di pioggia (volume utile pari a 15,00 mc).
Le acque di seconda pioggia, dopo aver separato le acque di prima pioggia, sono avviate ad
un trattamento in continuo di grigliatura, dissabbiatura e disoleatura a coalescenza e
successivamente stoccate in due vasche d’accumulo cadauna di volume pari a 15 mc per un
volume complessivo di 30 mc.
L’immobile, è servito dalle reti cittadine di erogazione dei servizi AQP, energia elettrica e
telefono.
Sul piazzale in argomento avviene solo la pesatura dei mezzi in ingresso ed in uscita, il
transito degli stessi ed il parcheggio, nonché la movimentazione dei materiali.
Sul predetto piazzale non saranno stoccati rifiuti o altri materiali potenzialmente contaminanti
per le acque meteoriche atteso che tutti i depositi e tutte le lavorazioni si effettuano al coperto,
all’interno del capannone o sotto tettoia.
Le acque meteoriche pluviali, rinvenienti dai lastricati dei fabbricati recapitano in parte sui
piazzali e pertanto anche queste superfici sono state considerate ai fini del calcolo e della
determinazione delle portate ai fini del dimensionamento impiantistico.
Le acque ricadenti sulle pensiline, non soggette ad alcuna autorizzazione, si riversano
direttamente sulle aree circostanti.
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4. REFLUI PRODOTTI E APPROVVIGINAMENTO IDRICO
I reflui dei servizi igienici di tipo domestico scaricano in fognatura pubblica.
L’approvvigionamento idrico per scopi igienico sanitari, avviene dalla rete idrica cittadina
(AQP).
Per consumo umano saranno anche utilizzate bottiglie e/o boccioni commerciali di acqua
minerale.
5. ACCORGIMENTI ADOTTATI IN CASO DI SVERSAMENTI ACCIDENTALI DI SOSTANZE VARIE.
In caso di sversamenti accidentali provocati da rilascio di sostanze durante le operazioni di
transito è prevista la rimozione immediata terriccio (tufo) o segatura o altre sostanze
adsorbenti, da tenere in contenitori dotati di coperchio e dislocati nelle zone più nevralgiche.
Le predette sostanze adsorbenti, una volta utilizzate, saranno smaltite come rifiuto secondo le
modalità previste dal testo vigente del D.Lgs. 152/2006.
6. SISTEMA DI GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE E DI DILAVAMENTO.
Si applicano le disposizioni del REGOLAMENTO REGIONALE 9 dicembre 2013, n. 26
“Disciplina delle acque meteoriche di dilavamento e di prima pioggia” (attuazione
dell’art.113 del Dl.gs. n. 152/06 e ss.mm. ed ii.), nel rispetto degli obiettivi di qualità
individuati nel Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia approvato con Deliberazione
del Consiglio Regionale n. 230 del 20 ottobre 2009 e dei suoi aggiornamenti.
Il processo per la gestione delle acque meteoriche è riassunto di seguito e nel seguente schema
a blocchi.
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acque provenienti dai piazzali di superficie circa 3.000 mq
solo transito, movimentazione deimateriali e parcheggio mezzi
impianto di trattamento in continuo(grigliatura, dissabbiatura e
disoleatura statica)Smaltimento come rifiuto verso
altri centri autorizzati
accumulo per il riutilizzoacque di seconda pioggia
accumulo prima pioggiadimensionato per contenere primi
5 mm di precipitazionipozzetto
scolmatore constramazzo
determinazioni analiticheperiodiche in vasca
surplus dall'accumulo dall'accumuloaccumulo per dispersione su terrenoo innaffiamento delle aree a verde
quando non piove
determinazioni analiticheperiodiche in vasca
Figura 1 – schema di flusso delle acque meteoriche
In definitiva le acque meteoriche di dilavamento ricadenti sull’intera area in argomento:
1. sono captate da una serie di cunette sormontate da griglie continue e pozzetti con
caditoia;
2. sono separate ed accumulate in vasca stagna, dimensionata per contenere i primi 5 mm di
precipitazioni, le acque di prima pioggia sono poi avviate a smaltimento come rifiuto
verso altri centri autorizzati;
surplus dall’accumulo avviato a dispersione su terreno nonché
riutilizzo per innaffiamento e lavaggi a vasca di prima pioggia vuota
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• le acque di seconda pioggia sono trattate in continuo con un impianto di grigliatura
dissabbiatura e disoleatura statica.
• Le acque di seconda pioggia sono accumulate in due vasche di volume complessivo di 30
mc e sono riutilizzate per innaffiare le aree a verde quando non piove, per lavaggio
piazzali a vasca di prima pioggia vuota, nonché dall’impianto di nebulizzazione per
abbattimento polveri di cui è dotata la tettoia dove avviene la triturazione.
• Le acque eccedenti l’accumulo per il riutilizzo saranno smaltite mediante dispersione
superficiale con impianto in pressione alimentato da elettropompa.
7. ANALISI DELLA PIOVOSITÀ CRITICA L'analisi della piovosità critica a livello di bacino è stata condotta determinando le curve di
possibilità pluviometrica, considerando le procedure individuate dal CNR-GNDCI (Gruppo
Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche) nell'ambito dei progetto VAPI
(Valutazione delle Piene) e contenute nel Rapporto Sintetico (Analisi regionale dei massimi
annuali delle precipitazioni in Puglia centro-meridionale).
La numerazione delle figure a cui si fa riferimento di seguito in questo paragrafo sono riferite
a quelle riportate nello studio del progetto VAPI.
Facendo riferimento a quest’ultimo, l’analisi regionale delle piogge massime annuali di durata
compresa tra 1 ora e 1 giorno è stata effettuata per il territorio della Puglia centro-meridionale
ad integrazione di quanto effettuato in Puglia settentrionale da Claps et al., (1994).
Il modello statistico utilizzato fa riferimento alla distribuzione TCEV (Rossi et al. 1984) con
regionalizzazione di tipo gerarchico (Fiorentino et al. 1987). Per l’individuazione delle
regioni omogenee di primo e secondo livello si è fatto ricorso a generazioni sintetiche
Montecarlo in grado di riprodurre la struttura correlativa delle serie osservate (Gabriele e
Liritano, 1994).
I risultati hanno evidenziato (Castorani e Iacobellis, 2001) per l’area esaminata la consistenza
di zona unica di primo e secondo livello. L’intero territorio di competenza del compartimento
di Bari del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale risulta quindi diviso, al primo e
secondo livello, in due sottozone. La prima (Claps et al, 1994) comprende la Capitanata, il
Sub-appennino dauno, il Gargano e l’Alta Murgia, la seconda include la restante parte del
Tavoliere e della Murgia e la Penisola Salentina. L’analisi di terzo livello basata sull’analisi di
regressione delle precipitazioni di diversa durata con la quota ha portato alla individuazione,
oltre alle quattro zone omogenee in Claps et al. (1994), di altre due zone e delle rispettive
curve di possibilità climatica.
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I dati pluviometrici utilizzati per le elaborazioni sono quelli pubblicati sugli annali idrologici
del Compartimento di Bari del S.I.M.N., le cui stazioni costituiscono una rete di misura con
buona densità territoriale.
Le osservazioni pluviometriche interessano il periodo dal 1932 al 1994 in tutte le stazioni di
studio, con almeno quindici anni di misure, dei massimi annuali delle precipitazioni
giornaliere ed orarie. Si è potuto disporre di serie variabili da un minimo di 19 dati ad un
massimo di 47 dati per un numero totale di stazioni pari a 66, appartenenti alla Puglia centro-
meridionale.
L’analisi condotta sulle piogge giornaliere, consente di accogliere l’ipotesi che le 66 stazioni
appartengano ad una zona unica, al primo livello, entro la quale si possono ritenere costanti i
valori teorici dei parametri Θ* e Λ*. La stima, ottenuta utilizzando la procedura iterativa
standard (Claps et al 1994), ha fornito i seguenti risultati:
Θ*= 2.121
Λ*= 0.351
Anche nella procedura operata al 2° livello di regionalizzazione, la verifica dell’ipotesi di
unica zona omogenea ha condotto ad un risultato positivo con valore costante di Λ1.
Di seguito, in Tabella 3, sono riepilogati i risultati ottenuti in tutta la regione.
Zona Λ* Θ* Λ1
Puglia Settentrionale 0.772 2.351 44.63
Puglia Centro-meridionale 0.353 2.121 17.55
Tabella 1a. Parametri regionali TCEV di 1 e 2 livello.
Zona Ca σ2 (Ca) Cv σ2 (Cv)
Puglia Settentrionale 1.66 0.52 1.31 0.554
Puglia Centro-meridionale 1.31 0.50 0.45 0.007
Tabella 1b. Asimmetria (Ca) e coefficiente di variazione (Cv) osservati.
L’analisi regionale dei dati di precipitazione al primo e al secondo livello di regionalizzazione
è finalizzata alla determinazione delle curve regionali di crescita della grandezza in esame. In
particolare per utilizzare al meglio le caratteristiche di omogeneità spaziale dei parametri della
legge TCEV (CV e G), è utile rappresentare la legge F(Xt) della distribuzione di probabilità
cumulata del massimo annuale di precipitazione di assegnata durata Xt come prodotto tra il
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suo valore medio µ(Xt) ed una quantità KT,t, detta fattore probabilistico di crescita, funzione
del periodo di ritorno T e della durata t, definito dal rapporto:
Kt,T = Xt,T/ µ(Xt) (1)
La curva di distribuzione di probabilità del rapporto (1) corrisponde alla curva di crescita, che
ha caratteristiche regionali in quanto è unica nell’ambito della regione nella quale sono
costanti i parametri della TCEV.
La dipendenza del fattore di crescita con la durata si può ritenere trascurabile; infatti,
calcolando sulle stazioni disponibili le medie pesate dei coefficienti di asimmetria, Ca, e dei
coefficienti di variazione, Cv, alle diverse durate, si osserva una variabilità inferiore a quella
campionaria. L’indipendenza dalla durata di Kt,T (nel seguito indicato con KT), autorizza ad
estendere anche alle piogge orarie, i risultati ottenuti con riferimento alle piogge giornaliere ai
primi due livelli di regionalizzazione.
In base ai valori regionali dei parametri Θ*, Λ* e Λ1, si ottiene la curva di crescita per la zona
della Puglia centro – meridionale riportata in Figura 2.
Il valore di KT può essere calcolato in funzione di T attraverso una approssimazione
asintotica della curva di crescita (Rossi e Villani, 1995):
KT = a + b lnT (2)
in cui :
a = (Θ*lnΛ* + lnΛ1)/η; b = Θ*/η
η = ln Λ1 + C – T0
C = 0.5772, (costante di Eulero).
Γ⋅⋅−=∑∝
= *10 !
)1(
θλ i
iT
i
ii
Nella Tabella 2 seguente sono riportati i valori dei parametri a e b, e i relativi valori η e To,
che consentono di determinare nella formula (2) le leggi di crescita relative all’area in esame:
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Figura 2. Curva di crescita per la Puglia centro – meridionale.
Zona omogenea a b To η
Puglia centro-meridionale 0.1599 0.5166 0.6631 4.1053
Tabella 2. Parametri dell’espressione asintotica (2).
Va tuttavia osservato che l’uso di questa approssimazione comporta una sottostima del fattore
di crescita, con valori superiori al 10% per T< 50 anni e superiori al 5% per T< 100 anni.
Per semplificare la valutazione del fattore di crescita, nella Tabella 3 sono riportati, i valori di
KT relativi ai valori del periodo di ritorno più comunemente adottati nella pratica progettuale.
T (anni) 5 10 20 30 40 50 100 200 500 1000
KT 1,26 1,53 1,82 2,00 2,13 2,23 2,57 2,90 3,38 3,73
Tabella 3. Valori del coefficiente di crescita KT per la Puglia Centro-Meridionale.
Nel terzo livello di analisi regionale viene analizzata la variabilità spaziale del parametro di
posizione (media, moda, mediana) delle serie storiche in relazione a fattori locali.
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Nell’analisi delle piogge orarie, in analogia ai risultati classici della statistica idrologica, per
ogni sito è possibile legare il valore medio µ(Xt) dei massimi annuali della precipitazione
media di diversa durata t alle durate stesse, attraverso la relazione:
µ(Xt) = a tn (3)
essendo a ed n due parametri variabili da sito a sito. Ad essa si dà il nome di curva di
probabilità pluviometrica.
Nell’area della Puglia settentrionale, il VAPI Puglia fornisce l’individuazione di 4 aree
omogenee dal punto di vista del legame fra altezza di precipitazione giornaliera µ (Xg) e
quota. Ognuna di esse è caratterizzata da una correlazione lineare con elevati valori
dell’indice di determinazione tra i valori µ (Xg) e le quote sul mare h:
µ(Xg) = C h +D (4)
in cui C e D sono parametri che dipendono dall’area omogenea.
Lo studio condotto nell’area centro-meridionale della Puglia, ha condotto alla individuazione
di una analoga dipendenza della precipitazione giornaliera dalla quota s.l.m. per le 66 stazioni
pluviometriche esaminate nella regione. Il territorio è suddivisibile in due sottozone
omogenee individuate dal Nord-Barese-Murgia centrale, e dalla Penisola Salentina,
contrassegnate rispettivamente come zona 5 e zona 6, in continuità con quanto visto in Puglia
Settentrionale.
Alla luce di quanto fin qui esposto, la relazione che lega l’altezza media di precipitazione alla
durata ed alla quota del sito, per le due aree in esame, viene generalizzata nella forma:
µ(Xt) = at(Ch + D + log α – log a) / log 24
in cui a è il valor medio, pesato sugli anni di funzionamento, dei valori di µ (X1) relativi alle
serie ricadenti in ciascuna zona omogenea; α = xg/x24 è il rapporto fra le medie delle piogge
giornaliere e di durata 24 ore per serie storiche di pari numerosità. Per la Puglia il valore del
coefficiente α è praticamente costante sull’intera regione e pari a 0.89; C e D sono i
coefficienti della regressione lineare fra il valor medio dei massimi annuali delle piogge
giornaliere e la quota sul livello del mare.
Per le due zone individuate i valori dei parametri sono riportati in Tabella.
Zona α a C D N
5 0.89 28.2 0.0002 4.0837 -
12
6 0.89 33.7 0.0022 4.1223
Tabella 4 Parametri delle curve di 3° livello.
Nelle Figure 4 e 5 sono rappresentate le curve di possibilità climatica, nelle due zone
omogenee (5 e 6) individuate dallo studio nell’area centro meridionale della regione (Fig. 3).
Figura 3. Zone omogenee, 3° livello.
Figura 4. Curva di probabilità pluviometrica, Zona 5 (area centro meridionale).
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Figura 5. Curva di probabilità pluviometrica, Zona 6 (Penisola salentina).
In aderenza a tale metodologia sono state pertanto determinate le altezze di pioggia attese con
diversi tempi di ritorno, nello specifico 10, 30, 50, 100 e 200 anni. La zona climatica in cui è
compresa l’area di studio è quella “sei”. Per lo sviluppo del calcolo, è stata considerata una
altitudine media del bacino idrografico di riferimento pari a 34 metri s.l.m, mentre i
coefficienti di crescita sono stati considerati pari a 1,35 (Tr = 10 anni), 2 (Tr = 30 anni), 2,18
(Tr = 50 anni), 2,53 (Tr = 100 anni), 2,9 (Tr = 200 anni).
I valori delle altezze di pioggia in millimetri per le diverse durate di tempo, sono riportati
nella Tabella 5 ed esplicitati nel grafico di Figura 6.
durata di
pioggia "t"
(h)
altezza di
pioggia "h"
(mm)
Kt (5 anni) Kt (30 anni) Kt (200 anni) Kt(500 anni) h5 (mm) h30 (mm)
1 33,70 1,26 2 2,9 3,38 42,46 67,40
2 37,52 1,26 2 2,9 3,38 47,28 75,04
5 43,24 1,26 2 2,9 3,38 54,49 86,49
10 48,15 1,26 2 2,9 3,38 60,67 96,29
Tabella 5. Valori delle altezza di pioggia, per definita durata, in funzione del tempo di ritorno (Tr) dell’evento.
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Curve di possibilità climatica(altezza di piaggia)
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
2001 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Durata "t" (ore)
Alte
zza
di p
iogg
ia "
h" (
mm
)
Curva 5 anni
Curva 30 anni
Curva 200 anni
Curva 500 anni
Figura 6. Curve di possibilità pluviometrica in funzione del tempo di ritorno (Tr) dell’evento (10, 30, 50, 100, 200 anni).
8. DETERMINAZIONE DELLA PORTATA E DEGLI ACCUMULI
8.1 GENERALITA’ Richiamando quanto riportato in precedenza le aree dilavate che contribuiscono alla
determinazione delle portate di acque meteoriche di dilavamento da trattare sono di circa
3.000 mq.
Le acque provenienti dal piazzale confluiscono nelle griglie a caditoia predisposte in base alla
pendenza dei piazzali (cfr. planimetria); da queste sono raccolte, sono separate ed accumulate
le acque di prima pioggia mentre le acque di seconda pioggia sono convogliate in impianto di
trattamento primario, sono accumulate in parte per il riutilizzo e il surplus, per troppo pieno,
smaltito con un impianto in pressione di dispersione superficiale.
Tutti i sistemi sono dimensionati per l’intera portata prodotta dalle precipitazioni meteoriche.
8.2 ACQUE DI DILAVAMENTO E DI PRIMA PIOGGIA Essendo l’area di confluenza pari a 3.000 mq e quindi inferiore a 10.000 mq, è previsto un
accumulo dimensionato per contenere i primi 5 mm di precipitazione.
Pertanto:
mq 3,000 x m 0,005 = mc 15,00 mq
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E’ stata realizzata una vasca di 15,00 mc utili e quindi in grado di contenere il volume minimo
richiesto.
8.3 ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO Il calcolo della portata massima di acque meteoriche che potrebbe affluire verso l’impianto di
trattamento adottato, a seguito di particolari eventi piovosi, è stato eseguito applicando la
formula riportata di seguito (1):
Qmax = h x S x C [1]
Dove:
h = altezza critica di pioggia di durata oraria considerando un tempo di ritorno di 5 anni;
S = superficie dilavata impermeabile;
C = coefficiente di afflusso (considerato 0,85 per pavimentazioni impermeabili).
Si rammenta che il valore dell’altezza di pioggia di durata oraria calcolata per un tempo di
ritorno di 5 anni risulta pari a circa 42,46 mm di pioggia; considerando le superficie delle aree
di confluenza prima descritte, applicando la formula [1] si ottiene:
Qmax= 3.000 mq x 0,04246 m/h x 0,85 = 108,27 mc/h = 1,80 mc/m = 30,08 l/sec
8.4 DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO DI TRATTAMENTO. Le acque di dilavamento dopo il trattamento primario in continuo, la separazione delle acque
di prima pioggia e l’accumulo delle acque di seconda pioggia per il successivo riutilizzo,
saranno smaltite mediante un impianto in pressione alimentato da una elettropompa.
Le acque meteoriche di seconda pioggia subiranno un trattamento di grigliatura,
sedimentazione e disoleatura statica in un impianto dimensionato per trattare in continuo
l’intera portata ovvero:
Qmax= 3.000 mq x 0,04246 m/h x 0,85 = 108,27 mc/h = 1,80 mc/m = 30,08 l/sec
Il volume utile della vasca da utilizzare per il trattamento è di circa 19,4 mc (volume del
sedimentatore + disoleatore), che comporta un tempo di detenzione (in vasca) di circa 10
min., tempo ampiamente sufficiente a garantire una adeguata sedimentazione atteso che le
acque da trattare contengono solo polveri di natura solida, non gelatinosa e comunque non di
natura micellare (colloidale).
Le specie colloidali nelle acque possono essere di origine argillosa, silicati, ferro, metalli
pesanti e solidi organici.
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La velocità di sedimentazione, a parità di altre condizioni, dipende dal diametro delle
particelle, in base alla legge di Stokes.
I dati riportati nella Tabella seguente sulla velocità di sedimentazione per particelle di vario
diametro, sono stati calcolati teoricamente.
Sostanze sospese Diametro particellare mm Tempo di caduta da 1 m
Ghiaia 10 1,5 sec
Sabbia grossa 1 6 sec
Sabbia fine 0,2 1,83 min
Sabbia fine 0,1 3 min
Limo 0,01 3 ore
Batteri 0,001 300 ore
Argilla 0,0001 1500 giorni
Tabella 6. Valori dei tempi teorici di sedimentazione delle particelle
E’ evidente quindi che, per la natura dei materiali potenzialmente presenti sui piazzali, non
c’è presenza di colloidi, considerato che le dimensioni medie delle polveri (rapportate alla
sabbia) sono di diametro medio pari a circa 0,1 – 0,2 mm (0,2 mm considerati dalla norma –
cfr. art. comma 1 lettera m del R.R. 26/2013).
Se si considera cautelativamente un diametro di 0,1 mm ne deriva che la velocità di
sedimentazione è pari a circa 3 min/m che comporta un tempo di sedimentazione pari a circa
6 minuti tenuto conto che dal punto di immissione dell’acqua al fondo della vasca c’è una
distanza di 2 mt.
9. SISTEMA DI SMALTIMENTO FINALE ACQUE DI DILAVAMEN TO PIAZZALE.
Conoscendo il coefficiente di permeabilità del terreno Ks = 1 x10-4 m/sec si ottiene la capacità
di assorbimento pari a: 0,0001*3600 sec = 0,36 mc/h pertanto:
per poter smaltire la portata suddetta occorre una superficie disperdente (sd) pari a:
Sd= Qmax/ks = 108,27/0,36 = 300,75 mq
Per lo smaltimento della suddetta portata è utilizzata una superficie di area a verde di circa di
500 mq (dei 1200 mq disponibili) e pertanto abbondantemente superiore al minimo richiesto.
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10. RIUTILIZZO. Il sistema di accumulo delle acque di seconda pioggia trattate consiste in 2 vasche da 15,00
mc cadauna. Trattandosi di un impianto in pressione non è possibile realizzare un pozzetto di
campionamento in mandata, pertanto sarà predisposto un rubinetto a valle della pompa di
mandata per effettuare l’operazione di prelievo. La caratterizzazione delle acque potrà essere
effettuata con prelievo dalle vasche d’accumulo.
Tali acque saranno riutilizzate per innaffiare le aree a verde quando non piove, ovvero per
lavare i piazzali quando non piove. Quest’ultima operazione sarà effettuata quando al vasca di
prima pioggia è vuota, pertanto dette acque confluiranno nella vasca d’accumulo delle acque
di prima pioggia e saranno smaltite con autospurgo non appena saranno terminate le
operazione di lavaggio dei piazzali. Le acque di seconda pioggia saranno altresì utilizzate per
alimentare l’impianto a pioggia di abbattimento delle polveri della tettoia per triturazione,
previo passaggio in apposito filtro.
11. CONFORMITA’ DEI SISTEMI DI RACCOLTA TRATTAMENTO ACCUMULO, RIUTILIZZO E SMALTIMENTO ADOTTATI CON LA NORMATIVA REGIONALE VIGENTE.
Richiamando il punto 9 della Relazione Tecnica dell’impianto, facente parte del progetto
presentato in prima istanza, l’autorizzazione in possesso della società proponente rilasciata
con D.D. n. 2165 del 18.12.2012, prevede:
• lo smaltimento come rifiuto verso altri centri autorizzati delle acque di prima pioggia
accumulate in apposita vasca a tenuta stagna, nel rispetto di quanto disposto dall’art. 10
comma 2 del R.R 26/2013.
La suddetta autorizzazione riporta tra l’altro che (primo punto di pag. 6) “Le acque di
dilavamento successive a quelle di prima pioggia, scevre da ogni contaminazione e che non
dilavano i rifiuti o altri materiali che possano modificare le caratteristiche proprie, dovranno
essere smaltite nelle aree a verde previo trattamento in continuo di grigliatura, dissabbiatura
e disoleatura, a condizione che le superfici impermeabili siano sgombre da rifiuti o da altro
materiale di qualsiasi natura che possa provocare il rilascio di sostanze inquinanti;”.
Fatta eccezione dell’aumento dei quantitativi di rifiuti da trattare, l’impianto come gestione e
conduzione non subisce nessuna variazione rispetto ai presupposti che hanno determinato il
rilascio dell’autorizzazione allo scarico delle acque di seconda pioggia trattate, evidenziando
che i rifiuti sono stoccati e trattati al coperto sotto pensiline o nei capannoni e anche tutte le
attività lavorative avvengono al coperto. Sui piazzali, quindi, avviene solo il transito dei
18
mezzi e le operazioni di carico e scarico dei container. Lo scarico di eventuali rifiuti sfusi
avviene sotto le tettoie.
In caso di sversamenti accidentali di materiali che possano contaminare i piazzali, e quindi le
acque meteoriche, saranno utilizzate sostanze adsorbenti come tufo e segatura che saranno poi
smaltite come rifiuto dopo il loro utilizzo.
Il sistema di raccolta, trattamento, accumulo e smaltimento finale delle acque meteoriche di
dilavamento già esistente, autorizzato, non subisce alcuna variazione e prevede:
• Piazzali impermeabilizzati con pendenze verso le canaline di raccolta;
• Canaline di raccolta con griglie in sommità per la captazione delle acque con le quali si
effettua l’operazione di grigliatura;
• Canalizzazione, mediante condotte interrate, delle acque meteoriche di dilavamento
verso uno stramazzo per la separazione delle acque di prima pioggia;
• Accumulo delle acque di prima pioggia in apposita vasca interrata, a tenuta stagna,
dimensionata per contenere i primi 5 mm di precipitazioni ricadenti sui piazzali del
centro (vasca da 15 mc);
• Scarico diretto sulle aree a verde delle acque meteoriche pluviali ricadenti sulle
pensiline di copertura (acque non contaminate e non soggette ad autorizzazione);
• Trattamento in continuo delle acque di seconda pioggia (post separazione delle acque
di prima pioggia) mediante grigliatura dissabbiatura e disoleatura con impianto a
coalescenza;
• Accumulo delle acque di seconda pioggia trattate in apposita vasca per il riutilizzo
successivo (2 vasche cadauna da 15 mc);
• Impianto di sollevamento con elettropompe per lo smaltimento su suolo del surplus
delle acque meteoriche trattate accumulate destinate a riutilizzo successivo per irrigare
le aree a verde quando non piove, nonché lavaggio piazzali, a vasche di accumulo
acque di prima pioggia vuote.
Per tutto quanto sopra esposto, l’impianto risulta già adeguato al Regolamento Regionale
26/2013.
Tenuto conto che tutte le attività di carico e scarico, di recupero e di stoccaggio dei rifiuti
pericolosi e non pericolosi avvengono totalmente sotto copertura all’interno dei capannoni o
sotto le tettoie e che i materiali recuperati saranno comunque tenuti in cassoni coperti, è
scongiurato il pericolo di rilascio delle sostanze di cui alle Tabelle 3/A e 5 dell’Allegato 5 alla
Parte Terza del Dl.gs. n. 152/06 e ss. mm. e ii., e delle sostanze pericolose di cui al punto 2.1
dell’allegato III alla parte III del D.Lgs. 152/06 per i quali vige il divieto assoluto di scarico.
19
Si evidenzia inoltre che essendo previsto che i rifiuti siano “tutti” stoccati e lavorati al
coperto l’eventuale dilavamento dei piazzali potenzialmente contaminati, si esaurisce con le
acque di prima pioggia e pertanto le acque di dilavamento successive non devono essere
trattate come acque di prima pioggia in ossequio a quanto stabilito all’art. 10 comma 4 che
così recita: “Le acque di dilavamento successive a quelle di prima pioggia, che provengono
dalle superfici e pertinenze di edifici, installazioni e/o attività di cui all’art. 8 della presente
disciplina e che non recapitano in fognatura separata, sono sottoposte, prima del loro
versamento, ad un trattamento di grigliatura, dissabbiatura e disoleazione. Se recapitano in
fognatura separata sono soggette alle prescrizioni del Soggetto Gestore della fognatura.
Comunque lo scarico e l’immissione di dette acque deve essere autorizzato e non deve
pregiudicare il raggiungimento/mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale”.
L’impianto è già dotato di 2 vasche d’accumulo delle acque di seconda pioggia trattate da
riutilizzare come esplicitato in precedenza. Per le acque eccedenti il riutilizzo, lo smaltimento
sarà realizzato mediante lo smaltimento su suolo con impianto di dispersione superficiale
adeguatamente dimensionato e già autorizzato.
Quanto sopra in ossequio a quanto stabilito nell’art. 2 comma 2 del succitato R.R. che così
recita:
2. In coerenza con le finalità della Legge Regionale n. 13/2008, è obbligatorio il riutilizzo
delle acque meteoriche di dilavamento finalizzato alle necessità irrigue, domestiche,
industriali ed altri usi consentiti dalla legge, tramite la realizzazione di appositi sistemi di
raccolta, trattamento, ed erogazione, previa valutazione delle caratteristiche chimico-fisiche
e biologiche per gli usi previsti.
Per tutto quanto sopra gli impianti di raccolta, accumulo, smaltimento e riutilizzo, delle acque
meteoriche di dilavamento, già autorizzati sono già adeguati al R.R. 26/2013.
20
12. DISTANZA DAI POZZI LIMITROFI. Come evidenziato nello stralcio planimetrico riportato di seguito non vi sono pozzi utilizzati
per scopo potabile nel raggio di 500 m riferito alla tav. 11.2 del Piano di Tutela delle Acque,
non ci sono opere di captazione e di derivazione di acque sotterranee destinate al consumo
umano nel raggio di 500 mt e non ci sono pozzi di emungimento per uso irriguo nel raggio di
250 mt.
PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE
Rif. Tav.11.2 “ OPERE DI CAPTAZIONE DESTINATE AD US O POTABILE”
(Pozzo potabile più vicino ad oltre 500 m)
Fasano, 31 agosto 2016. Il tecnico
UBICAZIONE IMPIANTO
2
INDICE
1. PREMESSA ........................................................................................................................................................... 3
2. RIFERIMENTI NORMATIVI .......................... .................................................................................................... 3
3. DESCRIZIONE DELL’ATTIVITA’ ..................... ................................................................................................ 4
4. REFLUI PRODOTTI E APPROVVIGINAMENTO IDRICO ........ ................................................................ 5
5. ACCORGIMENTI ADOTTATI IN CASO DI SVERSAMENTI ACCIDE NTALI DI SOSTANZE
VARIE........................................................................................................................................................................ 5
6. SISTEMA DI GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE E DI DIL AVAMENTO. ................................. 5
7. ANALISI DELLA PIOVOSITÀ CRITICA ................... ................................................................................... 7
8. DETERMINAZIONE DELLA PORTATA E DEGLI ACCUMULI ..... ........................................................ 14
8.1 GENERALITA’ ................................................................................................................................................. 14
8.2 ACQUE DI DILAVAMENTO E DI PRIMA PIOGGIA ....... ............................................................................ 14
8.3 ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO................ ................................................................................ 15
8.4 DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO DI TRATTAMENTO. . .............................................................. 15
9. SISTEMA DI SMALTIMENTO FINALE ACQUE DI DILAVAMEN TO PIAZZALE. ................................... 16
10. RIUTILIZZO. .................................................................................................................................................... 17
11. CONFORMITA’ DEI SISTEMI DI RACCOLTA TRATTAMENTO ACCUMULO, RIUTILIZZO E
SMALTIMENTO ADOTTATI CON LA NORMATIVA REGIONALE VIG ENTE. ........................................... 17
12. DISTANZA DAI POZZI LIMITROFI. ................. ............................................................................................ 20
3
1. PREMESSA
La presente Relazione Tecnica riguarda le modalità adottate, adeguate al R.R. n. 26 del 2013,
dalla Soc. ECO AMBIENTE SUD, in merito alla gestione delle acque meteoriche di
dilavamento ricadenti sulle aree pavimentate del lotto adibito a impianto di autorottamazione
di veicoli fuori uso e di recupero e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e speciali non
pericolosi.
L’intero lotto sviluppa una superficie di circa 5040 mq così distinte:
• area di pertinenza dell'abitazione dello stesso proprietario circa 858 mq;
• fabbricati interessati dal progetto circa 882 mq ( dei quali circa 420 mq rilasciano le acque
sui piazzali del centro);
• piazzali pavimentati - superficie scoperta circa 2580 mq;
• superficie coperta con tettoie metalliche - circa 1560 mq - che rilasciano le acque pluviali
non soggette ad autorizzazione sulle aree circostanti;
• superficie da considerare per la determinazione delle portate delle acque meteoriche di
dilavamento mq 3.000 (420 mq + 2580);
Le Coordinate geografiche dello scarico delle acque meteoriche provenienti dal piazzale con
il sistema WGS 84 UTM ZONA 33N sono le seguenti: X 669166 – 45245242.
2. RIFERIMENTI NORMATIVI
Nella redazione del progetto inerente la richiesta di autorizzazione al riutilizzo/scarico
delle acque meteoriche, si fa riferimento alle seguenti norme:
• D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii – Art. 113;
• D.P.R. 13 marzo 2013, n. 59 - Regolamento recante la disciplina
dell'autorizzazione unica ambientale e la semplificazione di adempimenti
amministrativi in materia ambientale gravanti sulle piccole e medie imprese e sugli
impianti non soggetti ad autorizzazione integrata ambientale, a norma dell'articolo
23 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge
4 aprile 2012, n. 35.
• REGOLAMENTO REGIONALE 9 dicembre 2013, n. 26 - “Disciplina delle acque
meteoriche di dilavamento e di prima pioggia” (attuazione dell’art. 113 del Dl.gs. n.
152/06 e ss.mm. ed ii.),
• Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia.
4
3. DESCRIZIONE DELL’ATTIVITA’
L’impianto, come riportato nella relazione di progetto, è destinato trattare rifiuti speciali non
pericolosi, rifiuti speciali pericolosi e i veicoli fuori uso mediante autorottamazione.
L’insediamento, trattandosi di un impianto di recupero rifiuti, come definizione, rientra tra le
attività riportate all’art. 8 del R.R. 26/2013 e pertanto sarà trattato come previsto dal Capo II
del Regolamento stesso.
Le acque meteoriche ricadenti sui piazzali sono raccolte dalle canaline con griglie in sommità,
come riportato in tav. 3 di progetto, e avviate verso un pozzetto scolmatore con stramazzo che
consente si separate le acque di prima pioggia da quelle successive di seconda pioggia.
Le acque di prima pioggia sono accumulate in una apposita vasca a tenuta stagna e quindi
smaltite come rifiuto entro le 48 ore successive all’ultimo evento piovoso. Detta vasca è stata
dimensionata per contenere i primi 5 mm di pioggia (volume utile pari a 15,00 mc).
Le acque di seconda pioggia, dopo aver separato le acque di prima pioggia, sono avviate ad
un trattamento in continuo di grigliatura, dissabbiatura e disoleatura a coalescenza e
successivamente stoccate in due vasche d’accumulo cadauna di volume pari a 15 mc per un
volume complessivo di 30 mc.
L’immobile, è servito dalle reti cittadine di erogazione dei servizi AQP, energia elettrica e
telefono.
Sul piazzale in argomento avviene solo la pesatura dei mezzi in ingresso ed in uscita, il
transito degli stessi ed il parcheggio, nonché la movimentazione dei materiali.
Sul predetto piazzale non saranno stoccati rifiuti o altri materiali potenzialmente contaminanti
per le acque meteoriche atteso che tutti i depositi e tutte le lavorazioni si effettuano al coperto,
all’interno del capannone o sotto tettoia.
Le acque meteoriche pluviali, rinvenienti dai lastricati dei fabbricati recapitano in parte sui
piazzali e pertanto anche queste superfici sono state considerate ai fini del calcolo e della
determinazione delle portate ai fini del dimensionamento impiantistico.
Le acque ricadenti sulle pensiline, non soggette ad alcuna autorizzazione, si riversano
direttamente sulle aree circostanti.
5
4. REFLUI PRODOTTI E APPROVVIGINAMENTO IDRICO
I reflui dei servizi igienici di tipo domestico scaricano in fognatura pubblica.
L’approvvigionamento idrico per scopi igienico sanitari, avviene dalla rete idrica cittadina
(AQP).
Per consumo umano saranno anche utilizzate bottiglie e/o boccioni commerciali di acqua
minerale.
5. ACCORGIMENTI ADOTTATI IN CASO DI SVERSAMENTI ACCIDENTALI DI SOSTANZE VARIE.
In caso di sversamenti accidentali provocati da rilascio di sostanze durante le operazioni di
transito è prevista la rimozione immediata terriccio (tufo) o segatura o altre sostanze
adsorbenti, da tenere in contenitori dotati di coperchio e dislocati nelle zone più nevralgiche.
Le predette sostanze adsorbenti, una volta utilizzate, saranno smaltite come rifiuto secondo le
modalità previste dal testo vigente del D.Lgs. 152/2006.
6. SISTEMA DI GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE E DI DILAVAMENTO.
Si applicano le disposizioni del REGOLAMENTO REGIONALE 9 dicembre 2013, n. 26
“Disciplina delle acque meteoriche di dilavamento e di prima pioggia” (attuazione
dell’art.113 del Dl.gs. n. 152/06 e ss.mm. ed ii.), nel rispetto degli obiettivi di qualità
individuati nel Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia approvato con Deliberazione
del Consiglio Regionale n. 230 del 20 ottobre 2009 e dei suoi aggiornamenti.
Il processo per la gestione delle acque meteoriche è riassunto di seguito e nel seguente schema
a blocchi.
6
acque provenienti dai piazzali di superficie circa 3.000 mq
solo transito, movimentazione deimateriali e parcheggio mezzi
impianto di trattamento in continuo(grigliatura, dissabbiatura e
disoleatura statica)Smaltimento come rifiuto verso
altri centri autorizzati
accumulo per il riutilizzoacque di seconda pioggia
accumulo prima pioggiadimensionato per contenere primi
5 mm di precipitazionipozzetto
scolmatore constramazzo
determinazioni analiticheperiodiche in vasca
surplus dall'accumulo dall'accumuloaccumulo per dispersione su terrenoo innaffiamento delle aree a verde
quando non piove
determinazioni analiticheperiodiche in vasca
Figura 1 – schema di flusso delle acque meteoriche
In definitiva le acque meteoriche di dilavamento ricadenti sull’intera area in argomento:
1. sono captate da una serie di cunette sormontate da griglie continue e pozzetti con
caditoia;
2. sono separate ed accumulate in vasca stagna, dimensionata per contenere i primi 5 mm di
precipitazioni, le acque di prima pioggia sono poi avviate a smaltimento come rifiuto
verso altri centri autorizzati;
surplus dall’accumulo avviato a dispersione su terreno nonché
riutilizzo per innaffiamento e lavaggi a vasca di prima pioggia vuota
7
• le acque di seconda pioggia sono trattate in continuo con un impianto di grigliatura
dissabbiatura e disoleatura statica.
• Le acque di seconda pioggia sono accumulate in due vasche di volume complessivo di 30
mc e sono riutilizzate per innaffiare le aree a verde quando non piove, per lavaggio
piazzali a vasca di prima pioggia vuota, nonché dall’impianto di nebulizzazione per
abbattimento polveri di cui è dotata la tettoia dove avviene la triturazione.
• Le acque eccedenti l’accumulo per il riutilizzo saranno smaltite mediante dispersione
superficiale con impianto in pressione alimentato da elettropompa.
7. ANALISI DELLA PIOVOSITÀ CRITICA L'analisi della piovosità critica a livello di bacino è stata condotta determinando le curve di
possibilità pluviometrica, considerando le procedure individuate dal CNR-GNDCI (Gruppo
Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche) nell'ambito dei progetto VAPI
(Valutazione delle Piene) e contenute nel Rapporto Sintetico (Analisi regionale dei massimi
annuali delle precipitazioni in Puglia centro-meridionale).
La numerazione delle figure a cui si fa riferimento di seguito in questo paragrafo sono riferite
a quelle riportate nello studio del progetto VAPI.
Facendo riferimento a quest’ultimo, l’analisi regionale delle piogge massime annuali di durata
compresa tra 1 ora e 1 giorno è stata effettuata per il territorio della Puglia centro-meridionale
ad integrazione di quanto effettuato in Puglia settentrionale da Claps et al., (1994).
Il modello statistico utilizzato fa riferimento alla distribuzione TCEV (Rossi et al. 1984) con
regionalizzazione di tipo gerarchico (Fiorentino et al. 1987). Per l’individuazione delle
regioni omogenee di primo e secondo livello si è fatto ricorso a generazioni sintetiche
Montecarlo in grado di riprodurre la struttura correlativa delle serie osservate (Gabriele e
Liritano, 1994).
I risultati hanno evidenziato (Castorani e Iacobellis, 2001) per l’area esaminata la consistenza
di zona unica di primo e secondo livello. L’intero territorio di competenza del compartimento
di Bari del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale risulta quindi diviso, al primo e
secondo livello, in due sottozone. La prima (Claps et al, 1994) comprende la Capitanata, il
Sub-appennino dauno, il Gargano e l’Alta Murgia, la seconda include la restante parte del
Tavoliere e della Murgia e la Penisola Salentina. L’analisi di terzo livello basata sull’analisi di
regressione delle precipitazioni di diversa durata con la quota ha portato alla individuazione,
oltre alle quattro zone omogenee in Claps et al. (1994), di altre due zone e delle rispettive
curve di possibilità climatica.
8
I dati pluviometrici utilizzati per le elaborazioni sono quelli pubblicati sugli annali idrologici
del Compartimento di Bari del S.I.M.N., le cui stazioni costituiscono una rete di misura con
buona densità territoriale.
Le osservazioni pluviometriche interessano il periodo dal 1932 al 1994 in tutte le stazioni di
studio, con almeno quindici anni di misure, dei massimi annuali delle precipitazioni
giornaliere ed orarie. Si è potuto disporre di serie variabili da un minimo di 19 dati ad un
massimo di 47 dati per un numero totale di stazioni pari a 66, appartenenti alla Puglia centro-
meridionale.
L’analisi condotta sulle piogge giornaliere, consente di accogliere l’ipotesi che le 66 stazioni
appartengano ad una zona unica, al primo livello, entro la quale si possono ritenere costanti i
valori teorici dei parametri Θ* e Λ*. La stima, ottenuta utilizzando la procedura iterativa
standard (Claps et al 1994), ha fornito i seguenti risultati:
Θ*= 2.121
Λ*= 0.351
Anche nella procedura operata al 2° livello di regionalizzazione, la verifica dell’ipotesi di
unica zona omogenea ha condotto ad un risultato positivo con valore costante di Λ1.
Di seguito, in Tabella 3, sono riepilogati i risultati ottenuti in tutta la regione.
Zona Λ* Θ* Λ1
Puglia Settentrionale 0.772 2.351 44.63
Puglia Centro-meridionale 0.353 2.121 17.55
Tabella 1a. Parametri regionali TCEV di 1 e 2 livello.
Zona Ca σ2 (Ca) Cv σ2 (Cv)
Puglia Settentrionale 1.66 0.52 1.31 0.554
Puglia Centro-meridionale 1.31 0.50 0.45 0.007
Tabella 1b. Asimmetria (Ca) e coefficiente di variazione (Cv) osservati.
L’analisi regionale dei dati di precipitazione al primo e al secondo livello di regionalizzazione
è finalizzata alla determinazione delle curve regionali di crescita della grandezza in esame. In
particolare per utilizzare al meglio le caratteristiche di omogeneità spaziale dei parametri della
legge TCEV (CV e G), è utile rappresentare la legge F(Xt) della distribuzione di probabilità
cumulata del massimo annuale di precipitazione di assegnata durata Xt come prodotto tra il
9
suo valore medio µ(Xt) ed una quantità KT,t, detta fattore probabilistico di crescita, funzione
del periodo di ritorno T e della durata t, definito dal rapporto:
Kt,T = Xt,T/ µ(Xt) (1)
La curva di distribuzione di probabilità del rapporto (1) corrisponde alla curva di crescita, che
ha caratteristiche regionali in quanto è unica nell’ambito della regione nella quale sono
costanti i parametri della TCEV.
La dipendenza del fattore di crescita con la durata si può ritenere trascurabile; infatti,
calcolando sulle stazioni disponibili le medie pesate dei coefficienti di asimmetria, Ca, e dei
coefficienti di variazione, Cv, alle diverse durate, si osserva una variabilità inferiore a quella
campionaria. L’indipendenza dalla durata di Kt,T (nel seguito indicato con KT), autorizza ad
estendere anche alle piogge orarie, i risultati ottenuti con riferimento alle piogge giornaliere ai
primi due livelli di regionalizzazione.
In base ai valori regionali dei parametri Θ*, Λ* e Λ1, si ottiene la curva di crescita per la zona
della Puglia centro – meridionale riportata in Figura 2.
Il valore di KT può essere calcolato in funzione di T attraverso una approssimazione
asintotica della curva di crescita (Rossi e Villani, 1995):
KT = a + b lnT (2)
in cui :
a = (Θ*lnΛ* + lnΛ1)/η; b = Θ*/η
η = ln Λ1 + C – T0
C = 0.5772, (costante di Eulero).
Γ⋅⋅−=∑∝
= *10 !
)1(
θλ i
iT
i
ii
Nella Tabella 2 seguente sono riportati i valori dei parametri a e b, e i relativi valori η e To,
che consentono di determinare nella formula (2) le leggi di crescita relative all’area in esame:
10
Figura 2. Curva di crescita per la Puglia centro – meridionale.
Zona omogenea a b To η
Puglia centro-meridionale 0.1599 0.5166 0.6631 4.1053
Tabella 2. Parametri dell’espressione asintotica (2).
Va tuttavia osservato che l’uso di questa approssimazione comporta una sottostima del fattore
di crescita, con valori superiori al 10% per T< 50 anni e superiori al 5% per T< 100 anni.
Per semplificare la valutazione del fattore di crescita, nella Tabella 3 sono riportati, i valori di
KT relativi ai valori del periodo di ritorno più comunemente adottati nella pratica progettuale.
T (anni) 5 10 20 30 40 50 100 200 500 1000
KT 1,26 1,53 1,82 2,00 2,13 2,23 2,57 2,90 3,38 3,73
Tabella 3. Valori del coefficiente di crescita KT per la Puglia Centro-Meridionale.
Nel terzo livello di analisi regionale viene analizzata la variabilità spaziale del parametro di
posizione (media, moda, mediana) delle serie storiche in relazione a fattori locali.
11
Nell’analisi delle piogge orarie, in analogia ai risultati classici della statistica idrologica, per
ogni sito è possibile legare il valore medio µ(Xt) dei massimi annuali della precipitazione
media di diversa durata t alle durate stesse, attraverso la relazione:
µ(Xt) = a tn (3)
essendo a ed n due parametri variabili da sito a sito. Ad essa si dà il nome di curva di
probabilità pluviometrica.
Nell’area della Puglia settentrionale, il VAPI Puglia fornisce l’individuazione di 4 aree
omogenee dal punto di vista del legame fra altezza di precipitazione giornaliera µ (Xg) e
quota. Ognuna di esse è caratterizzata da una correlazione lineare con elevati valori
dell’indice di determinazione tra i valori µ (Xg) e le quote sul mare h:
µ(Xg) = C h +D (4)
in cui C e D sono parametri che dipendono dall’area omogenea.
Lo studio condotto nell’area centro-meridionale della Puglia, ha condotto alla individuazione
di una analoga dipendenza della precipitazione giornaliera dalla quota s.l.m. per le 66 stazioni
pluviometriche esaminate nella regione. Il territorio è suddivisibile in due sottozone
omogenee individuate dal Nord-Barese-Murgia centrale, e dalla Penisola Salentina,
contrassegnate rispettivamente come zona 5 e zona 6, in continuità con quanto visto in Puglia
Settentrionale.
Alla luce di quanto fin qui esposto, la relazione che lega l’altezza media di precipitazione alla
durata ed alla quota del sito, per le due aree in esame, viene generalizzata nella forma:
µ(Xt) = at(Ch + D + log α – log a) / log 24
in cui a è il valor medio, pesato sugli anni di funzionamento, dei valori di µ (X1) relativi alle
serie ricadenti in ciascuna zona omogenea; α = xg/x24 è il rapporto fra le medie delle piogge
giornaliere e di durata 24 ore per serie storiche di pari numerosità. Per la Puglia il valore del
coefficiente α è praticamente costante sull’intera regione e pari a 0.89; C e D sono i
coefficienti della regressione lineare fra il valor medio dei massimi annuali delle piogge
giornaliere e la quota sul livello del mare.
Per le due zone individuate i valori dei parametri sono riportati in Tabella.
Zona α a C D N
5 0.89 28.2 0.0002 4.0837 -
12
6 0.89 33.7 0.0022 4.1223
Tabella 4 Parametri delle curve di 3° livello.
Nelle Figure 4 e 5 sono rappresentate le curve di possibilità climatica, nelle due zone
omogenee (5 e 6) individuate dallo studio nell’area centro meridionale della regione (Fig. 3).
Figura 3. Zone omogenee, 3° livello.
Figura 4. Curva di probabilità pluviometrica, Zona 5 (area centro meridionale).
13
Figura 5. Curva di probabilità pluviometrica, Zona 6 (Penisola salentina).
In aderenza a tale metodologia sono state pertanto determinate le altezze di pioggia attese con
diversi tempi di ritorno, nello specifico 10, 30, 50, 100 e 200 anni. La zona climatica in cui è
compresa l’area di studio è quella “sei”. Per lo sviluppo del calcolo, è stata considerata una
altitudine media del bacino idrografico di riferimento pari a 34 metri s.l.m, mentre i
coefficienti di crescita sono stati considerati pari a 1,35 (Tr = 10 anni), 2 (Tr = 30 anni), 2,18
(Tr = 50 anni), 2,53 (Tr = 100 anni), 2,9 (Tr = 200 anni).
I valori delle altezze di pioggia in millimetri per le diverse durate di tempo, sono riportati
nella Tabella 5 ed esplicitati nel grafico di Figura 6.
durata di
pioggia "t"
(h)
altezza di
pioggia "h"
(mm)
Kt (5 anni) Kt (30 anni) Kt (200 anni) Kt(500 anni) h5 (mm) h30 (mm)
1 33,70 1,26 2 2,9 3,38 42,46 67,40
2 37,52 1,26 2 2,9 3,38 47,28 75,04
5 43,24 1,26 2 2,9 3,38 54,49 86,49
10 48,15 1,26 2 2,9 3,38 60,67 96,29
Tabella 5. Valori delle altezza di pioggia, per definita durata, in funzione del tempo di ritorno (Tr) dell’evento.
14
Curve di possibilità climatica(altezza di piaggia)
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
2001 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Durata "t" (ore)
Alte
zza
di p
iogg
ia "
h" (
mm
)
Curva 5 anni
Curva 30 anni
Curva 200 anni
Curva 500 anni
Figura 6. Curve di possibilità pluviometrica in funzione del tempo di ritorno (Tr) dell’evento (10, 30, 50, 100, 200 anni).
8. DETERMINAZIONE DELLA PORTATA E DEGLI ACCUMULI
8.1 GENERALITA’ Richiamando quanto riportato in precedenza le aree dilavate che contribuiscono alla
determinazione delle portate di acque meteoriche di dilavamento da trattare sono di circa
3.000 mq.
Le acque provenienti dal piazzale confluiscono nelle griglie a caditoia predisposte in base alla
pendenza dei piazzali (cfr. planimetria); da queste sono raccolte, sono separate ed accumulate
le acque di prima pioggia mentre le acque di seconda pioggia sono convogliate in impianto di
trattamento primario, sono accumulate in parte per il riutilizzo e il surplus, per troppo pieno,
smaltito con un impianto in pressione di dispersione superficiale.
Tutti i sistemi sono dimensionati per l’intera portata prodotta dalle precipitazioni meteoriche.
8.2 ACQUE DI DILAVAMENTO E DI PRIMA PIOGGIA Essendo l’area di confluenza pari a 3.000 mq e quindi inferiore a 10.000 mq, è previsto un
accumulo dimensionato per contenere i primi 5 mm di precipitazione.
Pertanto:
mq 3,000 x m 0,005 = mc 15,00 mq
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E’ stata realizzata una vasca di 15,00 mc utili e quindi in grado di contenere il volume minimo
richiesto.
8.3 ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO Il calcolo della portata massima di acque meteoriche che potrebbe affluire verso l’impianto di
trattamento adottato, a seguito di particolari eventi piovosi, è stato eseguito applicando la
formula riportata di seguito (1):
Qmax = h x S x C [1]
Dove:
h = altezza critica di pioggia di durata oraria considerando un tempo di ritorno di 5 anni;
S = superficie dilavata impermeabile;
C = coefficiente di afflusso (considerato 0,85 per pavimentazioni impermeabili).
Si rammenta che il valore dell’altezza di pioggia di durata oraria calcolata per un tempo di
ritorno di 5 anni risulta pari a circa 42,46 mm di pioggia; considerando le superficie delle aree
di confluenza prima descritte, applicando la formula [1] si ottiene:
Qmax= 3.000 mq x 0,04246 m/h x 0,85 = 108,27 mc/h = 1,80 mc/m = 30,08 l/sec
8.4 DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO DI TRATTAMENTO. Le acque di dilavamento dopo il trattamento primario in continuo, la separazione delle acque
di prima pioggia e l’accumulo delle acque di seconda pioggia per il successivo riutilizzo,
saranno smaltite mediante un impianto in pressione alimentato da una elettropompa.
Le acque meteoriche di seconda pioggia subiranno un trattamento di grigliatura,
sedimentazione e disoleatura statica in un impianto dimensionato per trattare in continuo
l’intera portata ovvero:
Qmax= 3.000 mq x 0,04246 m/h x 0,85 = 108,27 mc/h = 1,80 mc/m = 30,08 l/sec
Il volume utile della vasca da utilizzare per il trattamento è di circa 19,4 mc (volume del
sedimentatore + disoleatore), che comporta un tempo di detenzione (in vasca) di circa 10
min., tempo ampiamente sufficiente a garantire una adeguata sedimentazione atteso che le
acque da trattare contengono solo polveri di natura solida, non gelatinosa e comunque non di
natura micellare (colloidale).
Le specie colloidali nelle acque possono essere di origine argillosa, silicati, ferro, metalli
pesanti e solidi organici.
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La velocità di sedimentazione, a parità di altre condizioni, dipende dal diametro delle
particelle, in base alla legge di Stokes.
I dati riportati nella Tabella seguente sulla velocità di sedimentazione per particelle di vario
diametro, sono stati calcolati teoricamente.
Sostanze sospese Diametro particellare mm Tempo di caduta da 1 m
Ghiaia 10 1,5 sec
Sabbia grossa 1 6 sec
Sabbia fine 0,2 1,83 min
Sabbia fine 0,1 3 min
Limo 0,01 3 ore
Batteri 0,001 300 ore
Argilla 0,0001 1500 giorni
Tabella 6. Valori dei tempi teorici di sedimentazione delle particelle
E’ evidente quindi che, per la natura dei materiali potenzialmente presenti sui piazzali, non
c’è presenza di colloidi, considerato che le dimensioni medie delle polveri (rapportate alla
sabbia) sono di diametro medio pari a circa 0,1 – 0,2 mm (0,2 mm considerati dalla norma –
cfr. art. comma 1 lettera m del R.R. 26/2013).
Se si considera cautelativamente un diametro di 0,1 mm ne deriva che la velocità di
sedimentazione è pari a circa 3 min/m che comporta un tempo di sedimentazione pari a circa
6 minuti tenuto conto che dal punto di immissione dell’acqua al fondo della vasca c’è una
distanza di 2 mt.
9. SISTEMA DI SMALTIMENTO FINALE ACQUE DI DILAVAMEN TO PIAZZALE.
Conoscendo il coefficiente di permeabilità del terreno Ks = 1 x10-4 m/sec si ottiene la capacità
di assorbimento pari a: 0,0001*3600 sec = 0,36 mc/h pertanto:
per poter smaltire la portata suddetta occorre una superficie disperdente (sd) pari a:
Sd= Qmax/ks = 108,27/0,36 = 300,75 mq
Per lo smaltimento della suddetta portata è utilizzata una superficie di area a verde di circa di
500 mq (dei 1200 mq disponibili) e pertanto abbondantemente superiore al minimo richiesto.
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10. RIUTILIZZO. Il sistema di accumulo delle acque di seconda pioggia trattate consiste in 2 vasche da 15,00
mc cadauna. Trattandosi di un impianto in pressione non è possibile realizzare un pozzetto di
campionamento in mandata, pertanto sarà predisposto un rubinetto a valle della pompa di
mandata per effettuare l’operazione di prelievo. La caratterizzazione delle acque potrà essere
effettuata con prelievo dalle vasche d’accumulo.
Tali acque saranno riutilizzate per innaffiare le aree a verde quando non piove, ovvero per
lavare i piazzali quando non piove. Quest’ultima operazione sarà effettuata quando al vasca di
prima pioggia è vuota, pertanto dette acque confluiranno nella vasca d’accumulo delle acque
di prima pioggia e saranno smaltite con autospurgo non appena saranno terminate le
operazione di lavaggio dei piazzali. Le acque di seconda pioggia saranno altresì utilizzate per
alimentare l’impianto a pioggia di abbattimento delle polveri della tettoia per triturazione,
previo passaggio in apposito filtro.
11. CONFORMITA’ DEI SISTEMI DI RACCOLTA TRATTAMENTO ACCUMULO, RIUTILIZZO E SMALTIMENTO ADOTTATI CON LA NORMATIVA REGIONALE VIGENTE.
Richiamando il punto 9 della Relazione Tecnica dell’impianto, facente parte del progetto
presentato in prima istanza, l’autorizzazione in possesso della società proponente rilasciata
con D.D. n. 2165 del 18.12.2012, prevede:
• lo smaltimento come rifiuto verso altri centri autorizzati delle acque di prima pioggia
accumulate in apposita vasca a tenuta stagna, nel rispetto di quanto disposto dall’art. 10
comma 2 del R.R 26/2013.
La suddetta autorizzazione riporta tra l’altro che (primo punto di pag. 6) “Le acque di
dilavamento successive a quelle di prima pioggia, scevre da ogni contaminazione e che non
dilavano i rifiuti o altri materiali che possano modificare le caratteristiche proprie, dovranno
essere smaltite nelle aree a verde previo trattamento in continuo di grigliatura, dissabbiatura
e disoleatura, a condizione che le superfici impermeabili siano sgombre da rifiuti o da altro
materiale di qualsiasi natura che possa provocare il rilascio di sostanze inquinanti;”.
Fatta eccezione dell’aumento dei quantitativi di rifiuti da trattare, l’impianto come gestione e
conduzione non subisce nessuna variazione rispetto ai presupposti che hanno determinato il
rilascio dell’autorizzazione allo scarico delle acque di seconda pioggia trattate, evidenziando
che i rifiuti sono stoccati e trattati al coperto sotto pensiline o nei capannoni e anche tutte le
attività lavorative avvengono al coperto. Sui piazzali, quindi, avviene solo il transito dei
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mezzi e le operazioni di carico e scarico dei container. Lo scarico di eventuali rifiuti sfusi
avviene sotto le tettoie.
In caso di sversamenti accidentali di materiali che possano contaminare i piazzali, e quindi le
acque meteoriche, saranno utilizzate sostanze adsorbenti come tufo e segatura che saranno poi
smaltite come rifiuto dopo il loro utilizzo.
Il sistema di raccolta, trattamento, accumulo e smaltimento finale delle acque meteoriche di
dilavamento già esistente, autorizzato, non subisce alcuna variazione e prevede:
• Piazzali impermeabilizzati con pendenze verso le canaline di raccolta;
• Canaline di raccolta con griglie in sommità per la captazione delle acque con le quali si
effettua l’operazione di grigliatura;
• Canalizzazione, mediante condotte interrate, delle acque meteoriche di dilavamento
verso uno stramazzo per la separazione delle acque di prima pioggia;
• Accumulo delle acque di prima pioggia in apposita vasca interrata, a tenuta stagna,
dimensionata per contenere i primi 5 mm di precipitazioni ricadenti sui piazzali del
centro (vasca da 15 mc);
• Scarico diretto sulle aree a verde delle acque meteoriche pluviali ricadenti sulle
pensiline di copertura (acque non contaminate e non soggette ad autorizzazione);
• Trattamento in continuo delle acque di seconda pioggia (post separazione delle acque
di prima pioggia) mediante grigliatura dissabbiatura e disoleatura con impianto a
coalescenza;
• Accumulo delle acque di seconda pioggia trattate in apposita vasca per il riutilizzo
successivo (2 vasche cadauna da 15 mc);
• Impianto di sollevamento con elettropompe per lo smaltimento su suolo del surplus
delle acque meteoriche trattate accumulate destinate a riutilizzo successivo per irrigare
le aree a verde quando non piove, nonché lavaggio piazzali, a vasche di accumulo
acque di prima pioggia vuote.
Per tutto quanto sopra esposto, l’impianto risulta già adeguato al Regolamento Regionale
26/2013.
Tenuto conto che tutte le attività di carico e scarico, di recupero e di stoccaggio dei rifiuti
pericolosi e non pericolosi avvengono totalmente sotto copertura all’interno dei capannoni o
sotto le tettoie e che i materiali recuperati saranno comunque tenuti in cassoni coperti, è
scongiurato il pericolo di rilascio delle sostanze di cui alle Tabelle 3/A e 5 dell’Allegato 5 alla
Parte Terza del Dl.gs. n. 152/06 e ss. mm. e ii., e delle sostanze pericolose di cui al punto 2.1
dell’allegato III alla parte III del D.Lgs. 152/06 per i quali vige il divieto assoluto di scarico.
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Si evidenzia inoltre che essendo previsto che i rifiuti siano “tutti” stoccati e lavorati al
coperto l’eventuale dilavamento dei piazzali potenzialmente contaminati, si esaurisce con le
acque di prima pioggia e pertanto le acque di dilavamento successive non devono essere
trattate come acque di prima pioggia in ossequio a quanto stabilito all’art. 10 comma 4 che
così recita: “Le acque di dilavamento successive a quelle di prima pioggia, che provengono
dalle superfici e pertinenze di edifici, installazioni e/o attività di cui all’art. 8 della presente
disciplina e che non recapitano in fognatura separata, sono sottoposte, prima del loro
versamento, ad un trattamento di grigliatura, dissabbiatura e disoleazione. Se recapitano in
fognatura separata sono soggette alle prescrizioni del Soggetto Gestore della fognatura.
Comunque lo scarico e l’immissione di dette acque deve essere autorizzato e non deve
pregiudicare il raggiungimento/mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale”.
L’impianto è già dotato di 2 vasche d’accumulo delle acque di seconda pioggia trattate da
riutilizzare come esplicitato in precedenza. Per le acque eccedenti il riutilizzo, lo smaltimento
sarà realizzato mediante lo smaltimento su suolo con impianto di dispersione superficiale
adeguatamente dimensionato e già autorizzato.
Quanto sopra in ossequio a quanto stabilito nell’art. 2 comma 2 del succitato R.R. che così
recita:
2. In coerenza con le finalità della Legge Regionale n. 13/2008, è obbligatorio il riutilizzo
delle acque meteoriche di dilavamento finalizzato alle necessità irrigue, domestiche,
industriali ed altri usi consentiti dalla legge, tramite la realizzazione di appositi sistemi di
raccolta, trattamento, ed erogazione, previa valutazione delle caratteristiche chimico-fisiche
e biologiche per gli usi previsti.
Per tutto quanto sopra gli impianti di raccolta, accumulo, smaltimento e riutilizzo, delle acque
meteoriche di dilavamento, già autorizzati sono già adeguati al R.R. 26/2013.
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12. DISTANZA DAI POZZI LIMITROFI.
Come evidenziato nello stralcio planimetrico riportato di seguito non vi sono pozzi utilizzati
per scopo potabile nel raggio di 500 m riferito alla tav. 11.2 del Piano di Tutela delle Acque,
non ci sono opere di captazione e di derivazione di acque sotterranee destinate al consumo
umano nel raggio di 500 mt e non ci sono pozzi di emungimento per uso irriguo nel raggio di
250 mt.
PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE
Rif. Tav.11.2 “ OPERE DI CAPTAZIONE DESTINATE AD US O POTABILE”
(Pozzo potabile più vicino ad oltre 500 m)
UBICAZIONE IMPIANTO
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