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disegni e terrecotte dello scultore

giuseppe parenti

Alfonso Rubbianil’ultimo romantico

BraDypUS.netCOMMUNICATING

CULTURAL HERITAGE

Bologna 2014

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in copertina:giuseppe parenti, bozzetto preparatorio a matita dell’opera 8 Rubbiani-Don Chisciotte

Testi, disegni e fotografie Giuseppe ParentiProgetto grafico BraDypUS - Communicating Cultural Heritage

ISBN 978-88-98392-10-0

Quest’opera è stata rilasciata con licenza creative commons attribuzione - non commerciale - non opere derivate 4.0 internazionale. per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0.

2014 BraDypUSvia aristotile Fioravanti, 7240129 BolognacF e p.iVa 02864631201http://bradypus.nethttp://[email protected]

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Nadia Brandalesipresentazione del catalogo

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Giuseppe Parentiun colorato teatro di figure per raccontare il sogno romantico di rubbiani

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Jadranka Bentiniun teatro di valore

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Il catalogoopere 1 - 20

95profilo dell’artista

Sommario

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ingresso alla mostra in cappella muzzarelli(nella pagina precedente)

Quello che avete tra le mani è il catalogo della mostra Alfonso Rubbiani, l’ultimo ro-mantico che ha avuto luogo a Bologna nella cappella muzzarelli della basilica di san Francesco dal 26 ottobre al 17 novembre 2013.

Questa mostra, la prima promossa e curata dalla neonata associazione culturale “artecittà” che ho l’onore di rappresentare, è stata inserita a pieno titolo nel pro-gramma 2013-2014 di iniziative che celebrano nella provincia di Bologna il primo centenario della morte di rubbiani.

anche il catalogo, che illustra i disegni e le terrecotte dello scultore giuseppe pa-renti, è stato realizzato a cura dell’associazione “artecittà”, che ne ha sostenuto il costo materiale.

Ho voluto fortemente che questo prezioso libretto fosse pronto per l’appuntamen-to espositivo dal 13 al 21 settembre 2014 nella bella Badia del lavino a monte san pietro, sempre nell’ambito delle celebrazioni rubbianesche nella provincia di Bologna.

l’autore delle opere ne ha curato la redazione, scrivendone i testi, scegliendo i brani di lettura e selezionando le immagini tra le tante foto scattate in cappella muzzarelli nonché nel laboratorio artigiano “loris e luca nipoti”, dove le terrecotte sono nate.

Questo catalogo vede anche l’esordio del logo che accompagnerà d’ora in avanti le iniziative di approfondimento culturale promosse e curate da artecittà (pubblica-zioni, mostre, visite guidate, ecc.). artefice del neonato logo, così come di quello di artecittà, è lo stesso artista giuseppe parenti.

Nadia Brandalesi presidente dell’associazione culturale “artecittà”

Presentazione del catalogo

alcuneFigure in terracotta nel laBora-torio nipoti (nella pagina seguente)

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raccontare personaggi, luoghi ed eventi della storia della mia città dando forma a un colorato “teatro di figure”, fatto di disegni e terrecotte, nella convinzione che questa mia arte, al pari di altre più praticate forme di “teatro popolare” (animazione di silhouettes, burattini e marionette, cartoni animati, fumetto, storie disegnate e cantate, fiabe, ecc.), possa rendere più piacevole e attraente al profano l’approccio storico, predisponendolo magari, perché no, a un successivo e più impegnativo ap-profondimento sui libri.

insomma, divulgare divertendo. e cercando, per quanto possibile, di non banaliz-zare il racconto storico.

Questo è il mio impegno di artista, per amore della mia città e con l’intento, ap-punto, di avvicinare alla sua storia gli “ignoranti” come me, curiosi e di buona volontà, cittadini del mondo, giovani e meno giovani. È chiaro quindi che il valore che inten-do condividere con tutti coloro che hanno già visto o che vedranno prossimamente le mie opere in mostra non è tanto un anacronistico orgoglio municipalistico, una presunta “bolognesità” da difendere da contaminazioni comunitarie ed extra-comu-nitarie, quanto piuttosto la curiosità, il desiderio di scoprire, la consapevolezza che conoscere il nostro passato sia importante per vivere il presente e affrontare il futu-ro. sentimenti che possono accomunare, ne sono convinto, giovani e meno giovani, “bolognesi doc” e non.

la mostra illustrata in questo catalogo è la quarta tappa di un itinerario che non si concluderà qui.

la prima, nel 2005, è stata un omaggio al fotografo paolo monti, autore, in un tor-rido agosto del 1969, per conto dell’amministrazione comunale, di alcune migliaia di

Un colorato teatro di figure per raccontare il sogno romantico di Rubbiani

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fotografie in bianco e nero del centro storico della città senza automobili e segnali stradali.

la seconda e la terza (rispettivamente nel 2007 e nel 2010) un viaggio nella me-moria storica della città dalle sue origini villanoviano-etrusche fino al 1970, anno dell’entrata in vigore del primo piano di tutela del centro storico e della collina bo-lognese.

Questa quarta mostra, infine, si occupa di un importante personaggio bolognese, alfonso rubbiani, che ha vissuto e operato in città a cavallo tra otto e novecento, e del suo sogno romantico di restituire a Bologna le sue belle architetture medioevali, cancellate da più di tre secoli di dominio “di preti e spagnoli”.

Arch. Giuseppe Parenti

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giuseppe parenti ha un rapporto di amore con la sua città e come tutti gli amanti ricerca ed esalta i caratteri, le forme, la storia dell’oggetto amato.

con questa quarta edizione, o meglio ‘tappa’ come l’artista la definisce, di raccon-to popolare intessuto di fili eterogenei nell’espressione artistica perseguita ma tutti finalizzati a un unico scopo – quello di rendere esplicito il flusso storico della città che si interpreta e si rigenera –, parenti fa opera sociale procedendo virtuosamen-te nel cammino di una didattica di avvicinamento, di vero e proprio trade union fra figure e spettatori, cittadini e non, accompagnati in una lettura piacevole e insieme profonda di fatti e personaggi trasportati dalle quinte della storia alla ribalta di oggi.

il terreno sul quale si misura è niente meno che la storia della trasformazione urbana e architettonica di Bologna fra otto e novecento incentrata su alfonso rub-biani, paladino dell’interpretazione neomedievale e neorinascimentale della città, attento restauratore di antiche forme edilizie ma con gli occhi aperti sulla moderni-tà: lo fa ricorrendo ai documenti, come uno storico, tracciando un rapporto diretto fra i suoi teatrini di figure e l’osservatore, sollecitato a prendere atto di fatti ancor tutti tangibili.

tutto è all’insegna di una garbata vitalità, espressiva e perfino caricaturale, ac-cattivante per l’osservatore coinvolto in un racconto che non ha nulla di aulico, solo simpatia e partecipazione emotiva, al modo dell’arte del famoso nasica, coevo di rubbiani.

la città sta oggi perdendo progressivamente i suoi caratteri di centro storico di eccezione, impoverita da interventi che rispettano sempre meno quel carattere di tessuto continuo di forme, strade e piazze che si era cercato di preservare. cono-

Un teatro di valore

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scerla e farla conoscere, attestare l’importanza di uomini che l’hanno amata e abbel-lita, è un compito nobile; se fatto con arguzia e semplicità, con figurine che disegna-no un racconto permeabilissimo per ogni osservatore, è un utile contributo, oltre che all’arte, alla crescita sociale.

Jadranka Bentini

VIA PelACANIopera 1BassorilieVo in terracot-ta colorata con terre naturali 2010(nella pagi-na seguente)

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Bassorilievo in terracotta raffigurante uno scorcio di Via pelacani (l’attuale Via g. petroni) ispirato a una veduta pittoresca di antonio Basoli degli anni ’20 dell’otto-cento: due signore della “buona società” (nobili o borghesi... forse straniere, in visita a Bologna) percorrono il buio portico dell’antica strada bolognese, del tutto priva di bei negozi, incrociando uno dei tanti mendicanti di cui la città è popolata.

la terracotta, colorata con terre di siena (naturale e bruciata), è stata “sporcata” con terra d’ombra per dare il senso della sporcizia e della scarsa manutenzione di questa come di altre vecchie strade bolognesi.

Opera 1

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mentre in europa tra la fine del settecento e l’inizio dell’ottocento è in atto un pro-cesso rapido e convulso di industrializzazione con la nuova energia del carbone e del vapore, Bologna, che è stata per secoli un’importante città industriale della seta e della canapa, soffre un lento ma irreversibile processo di deindustrializzazione.

il mulino da seta “alla bolognese”, mosso dall’energia dell’acqua, vanto e ricchezza della città e protetto gelosamente da leggi molto severe che punivano lo spionaggio industriale, si è ormai diffuso in tutto il nord italia e l’industria tessile d’oltralpe, con l’introduzione della macchina a vapore che libera il ciclo produttivo dal regime incer-to delle acque, è una concorrente forte e agguerrita.

la crisi dell’industria della seta bolognese raggiunge il culmine con la venuta in italia di napoleone, che impone pesanti dazi all’esportazione dei prodotti serici, favorendo così l’industria lionese. i mulini da seta scompaiono così dalla scena bo-lognese; le poche maestranze qualificate emigrano in Francia, mentre per gli altri (diverse migliaia di lavoranti, in prevalenza donne e bambini) è la disoccupazione e la miseria.

Questo stato di povertà diffusa è poi aggravato dalle conseguenze della soppres-sione di molti conventi cittadini, ordinata sempre da napoleone per farne uso civile o militare o semplicemente per fare cassa rivendendoli a privati. tutto il popolo mi-nuto, che lavora nei conventi e per i conventi, resta senza lavoro.

Bologna alla vigilia del congresso di Vienna è una città povera, popolata di men-dicanti.

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Dappertutto nella città, mendicanti. E non mendicanti che errano alla ventura, ma mendicanti a posto fisso, in possesso, su sedie zoppicanti, di un angolo che appar-tiene a loro, come una concessione in perpetuo. E febbricitanti che battono i denti, sotto il loro ciarpame rosso. E ciechi, senza età, che muovono, ad ogni minuto, con un movimento meccanico di pendolo, un bossolo di latta che risuona e poi tace. E ancora vecchie con dei gran buchi nel gabbano [...]. Sì, da una porta all’altra della città, è una popolazione d’esseri cenciosi, stracciati, sbrindellati. E da tutte le bocche di essa si levano note lamentosamente piagnucolanti, che sono come un cantico della sofferenza.

impressioni di viaggio dei fratelli edmond e Jules de goncourt, ricchi parigini dediti all’arte, alla letteratura e ai viaggi.

VIA PelACANIopera 1particolare

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il lungo periodo della restaurazione, segnato dall’immobilismo dello stato pontifi-cio, non farà che aggravare ulteriormente la situazione nella città e nel territorio di Bologna.

GreGorIo XVIopera 2disegno a matita ripas-sato a Biro 2010

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Questa terracotta colorata rappresenta gregorio XVi, forse il pontefice più ottusa-mente conservatore dello stato pontificio “restaurato” (minacciò la scomunica per tutti coloro che avessero usato il treno come mezzo di trasporto!).

il papa guarda spaventato la “modernizzazione” che avanza (qui rappresentata dal famoso ingegnere ferroviario Jean louis protche, sulle ali della prima ferrovia transappenninica), e stringe forte a sé la sua vecchia cara Bologna.

Opera 2

GreGorIo XVI opera 2terracotta colorata 2010(a sinistra)

JeAN loUIS ProTCHeopera 6disegno a matita 2013 (a destra)

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Bologna, alla vigilia dell’annessio-ne al regno sabaudo, si presenta come una città dal glorioso passa-to sì, ma totalmente priva di tutte quelle prerogative che ne dovreb-bero fare una “moderna città bor-ghese”. i monumenti civili e religio-si più importanti sono in pessimo stato di manutenzione, oltre che spesso sfigurati e soffocati da di-scutibili modifiche e aggiunte po-steriori. non ha né un acquedotto, né un sistema fognario efficien-te. non è fornita di illuminazione pubblica notturna. solo dal 1856 è dotata di una piccola stazione fer-roviaria, peraltro inutilizzata non essendo ancora stata inaugurata la prima tratta ferroviaria Bologna-piacenza. le strade cittadine sono anguste e buie, prive di belle albe-rature e inadatte ad accogliere i nuovi mezzi pubblici di trasporto. non ci sono belle e ampie piazze con giardini pubblici, negozi di lus-so, quartieri signorili. non c’è un bel fiume che l’attraversi. le strade extraurbane sono in pessimo sta-to di manutenzione. mancano un attrezzato mercato del bestiame e un moderno macello pubblico. sopravvivono ancora nel centro nevralgico della città uno sporco e maleodorante mercato delle erbe e una miriade di canali puzzolenti.

GreGorIo XVI opera 2 (nella pagina precedente)e particola-re (a Fianco)

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Quattro terrecotte a sottolineare il ruolo fondamentale giocato dagli ingegneri nel processo di “modernizzazione” della città (come del resto era avvenuto nelle grandi città europee – parigi, londra, Vienna – nella seconda metà dell’ottocento per vo-lontà dei regimi autoritari del dopo ’48 – napoleone iii, disraeli e Bismarck).

si tratta di quattro ingegneri che, in ambiti diversi, hanno lasciato un segno inde-lebile nella storia di questa città negli ultimi quarant’anni dell’ottocento.

sono coriolano monti, antonio zannoni, Filippo Buriani e Jean louis protche. i primi tre che, in periodi diversi, hanno ricoperto con grande professionalità il ruolo di ingegnere capo del nuovo ufficio tecnico comunale. il quarto, grandissimo inge-gnere ferroviario formatosi alla prestigiosa École polytechnique di parigi, è il padre delle più importanti linee ferroviarie interessanti il nodo strategico di Bologna.

Veduta d’in-sieme delle opere 3-6 (sopra)

ANToNIo ZANNoNI eCorIolANo moNTIopere 3 e 4 (pagina seguente, in alto)

fIlIPPoBUrIANI eJeAN loUIS ProTCHe opere 5 e 6 (pagina seguente, in Basso)

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A partire dagli anni 1858-59 un periodo di trasformazioni rapide e traumatiche fa seguito all’equilibrio dei secoli precedenti. Estese parti della città costruita vengono sventrate e ridisegnate e acquisiscono una pretta fisionomia ottocentesca, indipendentemente dalla sopravvivenza al loro inter-no di frammenti monumentali medioevali o barocchi. La forma urbis definitasi nel tardo Medioevo inizia a sfrangiarsi, per poi disfarsi com-pletamente ai primi del Novecento. Cambiano ancora le funzioni della città, il suo rapporto con la campagna ed il suo rango, in relazione con l’abbozzarsi di un’armatura urbana padana e con lo stabilirsi di legami con l’intera penisola grazie alla nuova rete di comunicazioni. Ed infine, il regime demografico assume un andamento moderno, permettendo il su-peramento della stasi della popolazione che durava dal Cinquecento [...]. Perciò ogni vicenda accaduta da allora [...] può essere compendiata nello sforzo di adeguare l’organismo urbano a funzioni rinnovate, eliminando quella parte dell’ere-dità storica contraria all’impiego capitalistico.

da Le città nella storia d’Italia. Bologna di giovanni ricci (roma-Bari: laterza 1980).

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ingegnere perugino, corio-lano monti nel 1860 viene chiamato a Bologna, grazie forse all’amicizia con marco minghetti, a dirigere il nuo-vo ufficio tecnico munici-pale. in sei anni di oculata e sapiente pratica professio-nale come ingegnere e ar-chitetto fornisce a Bologna un volto nuovo: opera nu-merosi tagli e allargamenti stradali e realizza una serie di nuovi eleganti fabbricati in stile neorinascimentale.

Questa terracotta pren-dendo spunto da una vi-gnetta satirica francese che prende di mira il barone Haussmann (artefice delle grandi trasformazioni ot-tocentesche della città di parigi), e ci mostra il monti che, con piccone e cazzuola come l’“architecte démo-lisseur” parigino, tiene ben

stretta la chiave che apre una grande cassaforte, a significare appunto gli importanti interventi demolitivi e ricostruttivi da lui diretti a Bologna dal 1860 al 1866 e gli enormi interessi economici a essi connessi.

Opera 3

CorIolANo moNTIopera 3terracotta 2007

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CorIolANo moNTIopera 3matita e pen-na 2007

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ingegnere faentino, antonio zannoni, appena laureato, viene chiamato da co-riolano monti a svolgere alle sue dipen-denze funzioni di ingegnere e architetto (1860-66).

si afferma poi come archeologo di li-vello internazionale tra il 1869 e il 1877, dirigendo alcune importantissime cam-pagne di scavo, nel centro storico e alla periferia ovest della città, i cui reperti arricchiranno il nuovo museo civico ar-cheologico della città da lui progettato e realizzato assieme al monti.

dal 1874 al 1877 è ingegnere-capo dell’ufficio tecnico municipale, carica che lascia per assumere la direzione dei lavori di ripristino dell’antico acquedotto romano, che si concludono nel 1881.

Questa terracotta mostra zannoni in piazza maggiore in occasione dell’inau-

gurazione del nuovo acquedotto della città. egli regge una grande stele funeraria della necropoli etrusca della certosa.

Opera 4

ANToNIo ZANNoNIopera 4terracotta 2007

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ANToNIo ZANNoNIopera 4matita

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Opera 5

ingegnere bolognese, Filippo Buriani inizia a lavorare per la ditta calzoni officine meccaniche per la quale, nella seconda metà degli anni ’70, realizza un moderno stabilimento davanti alla nuova stazione ferroviaria nonché un’elegante sede espo-sitiva in Via caprarie. in quegli stessi anni progetta e realizza alcuni importanti opi-fici alimentati da macchine a vapore (sono i primi in assoluto in città che utilizzano l’energia del vapore e non quella dell’acqua).

tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 realizza la Borsa agricola di commercio e il nuovo macello comunale. nell’’87-’88 realizza, in collaborazione con sezanne, i padiglioni per la grande esposizione bolognese dell’’88. nel ’91 progetta, sulla Via irnerio appena aperta, i primi nuovi istituti universitari. infine, dal ’94 al ’98, in quali-tà di ingegnere-capo dell’ufficio tecnico comunale, realizza alcuni importanti inter-venti di edilizia pubblica (un’innovativa scuola elementare, un moderno mercato del bestiame e un grande mercato coperto delle erbe).

la terracotta che lo celebra mostra appunto, assieme al suo ritratto, alcune di queste realizzazioni.

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fIlIPPoBUrIANI opera 5

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Opera 6

lorenese, tra il 1856 ed il 1864 Jean louis protche è impegnato a Bologna in qualità di ingegnere ferroviario nella realizzazione della prima piccola stazione ferroviaria della città e di alcune importanti tratte ferroviarie, prima tra tutte la cosiddetta “por-rettana”, che, per la prima volta, collega il sud al nord italia.

la terracotta che lo ricorda immagina protche nell’atto di spiccare il volo sulla ruota alata delle ferrovie: grazie alla nuova ferrovia porrettana, infatti, si può final-mente raggiungere con certezza pistoia in sole 5 ore, contro le 12 di un insicuro e scomodo viaggio in diligenza, possibile peraltro solo con la bella stagione.

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JeAN loUIS ProTCHeopera 6(a sinistra)

AlfoNSo rUBBIANIVeduta d’in-sieme delle opere 7 e 8 (nella pagi-na seguente)

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mentre la città si “modernizza”, alfonso rubbiani, che non è né architetto (anzi, non ama affatto le sterili dispute accademiche sugli stili), né ingegnere, sarà regista dei restauri dei più significativi edifici monumentali, nonché di innumerevoli palazzi si-gnorili della città, perseguendo in 25 anni di attività frenetica un grande sogno ro-mantico: far rivivere, con le sue belle architetture duecentiste, trecentiste e quattro-centiste di mattone rosso e con le splendide realizzazioni di Aemilia Ars, una Bologna “medioevale” che più di tre secoli di dominazione “di preti e spagnoli” (come amava dire carducci) avevano quasi completamente cancellato.

la Bologna che rubbiani sogna è quella di un medioevo idealizzato. di un co-mune che, liberatosi dal giogo imperiale, riscatta i servi della gleba. di un comune nel quale la nuova, operosa borghesia urbana, fatta di imprenditori, commercianti e artigiani organizzati nelle compagnie d’arte, siede finalmente con pari diritti a fian-co delle antiche famiglie di origine feudale ad amministrare la cosa pubblica. infine, della Bologna delle grandi signorie dei pepoli e dei Bentivoglio.

insomma, quella sognata da rubbiani è la città “patria” di un “operoso popolo ar-tigiano” che, fattosi artista, è artefice di quel “rinascimento” che tutto il mondo ci invidia.

e questa città rubbiani intende far rivivere!

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Opera 7

Questa terracotta im-magina un rubbiani “artigiano” al torniet-to da modellatore, intento a dare forma ai merli di palazzo re enzo. ai suoi piedi, il palazzo della mercan-zia, una delle tombe dei glossatori da lui ricostruite e alcuni progetti Aemilia Ars.

AlfoNSo rUBBIANIopera 7terracotta colorata 2007

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Sei secoli fa in queste stesse strade di Bologna il popolo operaio era raccolto anche allora in Compagnie d’Arte [...]. Da oppresso e fatto segno a mille soprusi e balzelli dai vecchi feudali che gremivano di castelli il contado e assiepavano di alte torri l’interno della città; da tale che non aveva quasi diritti ma solo doveri nelle legislazioni invecchiate; da massa informe quella gente laboriosa con uno sforzo immane, lungo, virtuoso divenne dirigente. Una bigia folla coi grembiuli di cuoio e uscente da quei nidi oscuri che erano i fonda-chi e le officine nelle anguste viottole della città, vivente in casipole poco più che di legno e di fango; forti, di modi semplici e bonari, credenti in Dio e nell’equità. [...] È nota l’immensa, lucentissima giovinezza delle nostre città che ne uscì. Quando tutto il popolo fu operaio, in breve tutto il popolo divenne artista. Quanto di bello offre Italia nei suoi monumenti deriva di là. Quell’onda di bellezza che chiamano Ri-nascenza e che dall’Italia rallegrò tutta Europa, fu opera del nuovo popolo operaio fatto maturo ed artista.

dal discorso tenuto da rubbiani in occasione del battesimo della nuova bandiera della società degli operai marmisti.

AlfoNSo rUBBIANIopera 7particolare

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in questo disegno l’impossibile sogno romantico di rubbiani è associato alla figura di don chisciotte.

È l’impari lotta dell’“artigiano” contro la “macchina”; della gioia del lavoro artigia-nale contro l’alienazione del lavoro in fabbrica; della bellezza e unicità dell’oggetto artigianale contro l’uniformità e la qualità spesso scadente del prodotto industriale.

AlfoNSo rUBBIANI-DoN CHI-SCIoTTeopera 8disegno a sanguigna 2013

Opera 8

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rubbiani-don chisciotte avverte che le cause di una diffusa perdita di cultura arti-stica vanno ricercate nelle condizioni economiche e sociali in cui le “arti” si eserci-tano, ma commette lo stesso errore di molti uomini di cultura e di azione dell’otto-cento: trasforma un giudizio storico sui difetti del sistema industriale in un giudizio universale sull’industria. combatte così il concetto astratto di industria e non i suoi difetti reali. trasfigura la macchina (il rocket di stephenson), indubbio segno di pro-gresso dell’umanità, in un orrido mostro, causa di tutti i mali, da combattere.

il cielo di questo grande disegno è popolato di personaggi dell’ottocento euro-peo (pensatori, uomini d’azione, artisti, letterati, ecc.), contemporanei e non di rub-biani, che come lui hanno idealizzato il medioevo come età dell’oro.

AlfoNSo rUBBIANI-DoN CHI-SCIoTTe opera 8Bozzetto preparato-rio a matita 2013

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sono: gli arcangeli John ruskin e William morris, armati di spada, alla testa di uno stuolo di angeli con le sembianze di alcuni pittori preraffaelliti; Viollet-le-duc, con armatura di cavaliere medioevale, a cavallo di uno dei “gargouilles” da lui inventati a ornare la facciata di notre-dame; e infine il giosuè carducci nostalgico de “il comu-ne rustico”, ormai vecchio e addirittura di simpatie monarchiche.

mentre i socialisti utopisti inglesi e francesi della prima metà dell’ottocento (Fourier, godin, cabet e owen), isolati su una nuvola lontana, vengono intossicati da un fumo nero di carbone vomitato dal grande camino del rocket.

alle spalle di rubbiani, infine, il fedele servitore casanova-sancho panza.

John Ruskin

lontanissimo dall’opinione moderna che ruskin aveva del restauro “stilistico” dei monumenti antichi, rubbiani, che ne conosceva sicuramente il fondamentale saggio The seven lamps of architecture del 1849, ne ha condiviso sicuramente la convinzio-ne profonda che l’armonia dei processi di produzione sia stata realizzata in modo soddisfacente solo nei comuni del Basso medioevo, in cui il popolo artigiano era organizzato in corporazioni delle arti.

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JoHN rUSkIN e WIllIAm morrISopera 8Bozzettipreparatori a matita 2013(nella pagi-na prece-dente)

William Morris sicuramente a rubbiani sarebbe piaciuta molto la famosa casa rossa di upton, che morris decise di costruire nel 1859 per realizzare i suoi ideali artistici. philip Webb ne fece il progetto architettonico, mentre morris stesso e i suoi amici della Pre-ra-phaelite Brotherhood ne disegnarono e realizzarono gli arredi.

non poteva certo condividerne le idee socialiste, ma il laboratorio di arti deco-rative, che entrò in commercio dal 1862 al 1875 col nome di morris e altri e che produceva artigianalmente tappeti, tessuti, carte da parati, mobili e vetri d’arte, fu certamente (come l’Art workers Guild del 1883 e le pubbliche esposizioni Arts and Crafts dal 1888) un esempio nobile per rubbiani, quando nel 1898 decise di fondare Aemilia Ars insieme a una gilda di artisti raccoltisi intorno a lui fin dagli anni ’80.

rubbiani, come morris, si rifugiò nella contemplazione del medioevo, quando “ogni uomo che fabbricava un oggetto faceva contemporaneamente un’opera d’arte e uno strumento utile”.

I pittori preraffaelliti

come gli artisti riunitisi nel 1848 in questa “confraternita”, rubbiani non amava gli ambienti accademici, le sterili dispute stilistiche che li animavano e l’arte che que-sti esprimevano. come loro si sforzò di liberarsi dalla tirannia dell’esempio post-rinascimentale, così come dalla trivialità di molta produzione contemporanea, per riacquistare il senso etico dell’operare dei “primitivi”. Quindi, come loro, espresse il rifiuto di raffaello, dell’arte “di maniera”, come di tutti i “barocchismi”.

sicuramente i quadri di rossetti, millais e Burne-Jones piacevano a rubbiani.

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PITTorI Pre-rAffAellITI opera 8Bozzetto preparato-rio a matita 2013

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Viollet-le-Duc

architetto per i monumenti storici, diresse per il governo francese dal 1846 al 1865 i più importanti restauri di architetture medioevali. È stato un grande e illuminato autodidatta come rubbiani, il quale, più giovane di lui di una generazione, lo elesse a maestro e ispiratore nella sua lunga e proficua opera di restauratore a Bologna.

rubbiani fece infatti proprio il metodo di restauro “stilistico” di Viollet-le-duc, che, nel caso di interventi su architetture gravemente danneggiate e lacunose op-pure gravate da pesanti interventi fatti in epoche successive, ne desumeva la consi-stenza originaria “per analogia”, osservando cioè e riproducendo modelli architetto-nici tratti da edifici stilisticamente simili ancora integri esistenti nel territorio.

VIolleT-le-DUC opera 8Bozzetto preparato-rio a matita 2013

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I socialisti utopisti

animati da una profonda sfiducia nella città industriale, non concepiscono la possi-bilità di ripristinare l’ordine e l’armonia in essa, quindi decidono di sostituire le sue irragionevoli forme di convivenza con altre completamente diverse, dettate dalla pura ragione. contrappongono così alla città reale una città ideale, che tentano più volte, ma senza successo, di realizzare ( i “Villaggi d’armonia” di owen, i “Falansteri” di Fourier, il “Familisterio” di godin e “icaria” di cabet).

non è dato sapere se rubbiani abbia mai approfondito lo studio dell’opera di que-sti grandi utopisti della prima metà dell’ottocento.

certamente lontano dalla loro visione “socialista” dei modi di produzione e di or-ganizzazione sociale di una comunità umana, rubbiani (di rigida educazione catto-lica, formatosi alle scuole dei gesuiti, volontario filopapalino nel ’70 a roma, quindi di solide convinzioni “neoguelfe”, anche se mitigate in età matura in una sorta di “so-cialismo cristiano”), ne avrebbe sicuramente condiviso la convinzione che solo un artigianato di bottega e una piccola industria di qualità in una comunità organizzata a misura d’uomo possano permettere di lavorare con soddisfazione per produrre oggetti belli e di buona qualità.

Giosuè Carducci

Ha insegnato “eloquenza italiana”, poi chiamata “letteratura italiana”, all’università di Bologna dal 1860 al 1904.

È stato un convinto sostenitore dei restauri “stilistici” del rubbiani.

I SoCIAlISTI UToPISTIopera 8Bozzetto preparato-rio a matita2013 (nella paginaseguente)

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GIoSUèCArDUCCI opera 8Bozzetto preparato-rio a matita 2013

ACHIlle CASANoVA-SANCHo PANZAopera 8Bozzetto preparato-rio a matita 2013 (nella paginaseguente)

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Achille Casanova

pittore e decoratore bolognese di minerbio, ha collaborato con rubbiani restaura-tore e riformatore delle arti applicate.

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AlfoNSo rUBBIANIopere 9-11

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Opera 9

l’ambiguità di questa scul-tura sta a significare che il grande sogno romantico, per il quale rubbiani si bat-terà per tutta la vita, sarà fatalmente destinato al fal-limento. infatti, fino a che si limiterà a far belli alcuni mo-numenti della città e a ridare aspetto signorile a palazzi importanti, sarà apprezzato e lodato da politici, ammi-nistratori e uomini di cultu-ra, ma quando il suo amore per le cose belle lo porterà a scontrarsi con gli enormi interessi che stavano die-tro alla “modernizzazione” della città (abbattimento delle mura trecentesche, sventramento del mercato di mezzo, pubblicità invasi-va), verrà da tutti attaccato duramente e, da quel mo-mento fino alla sua morte, gli verrà impedito di operare.

rUBBIANI DormIeNTe, o mASCHerA morTUArIA? opera 9terracotta colorata con terre naturali 2013

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Opera 10

AlfoNSo rUBBIANI opera 10disegno a sanguigna 2013

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Opera 11

AlfoNSo rUBBIANI opera 11disegno a sanguigna 2013

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Opera 12

AlfoNSo rUBBIANI eD eDoArDo CollAmArINIopera 12Bozzetto preparato-rio a matita2013

AlfoNSo rUBBIANI eD eDoArDo CollAmArINI opera 12disegno a sanguigna 2013(nellapagina pre-cedente)

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nelle opere 10-12 si consegnano all’astrattezza del disegno due grandi sogni irrea-lizzati di rubbiani.

il primo (opera 10), praticamente all’inizio della sua carriera di restauratore, è il grande sogno “trecentista” della nuova facciata di san petronio. nel 1886 rubbiani, collamarini e casanova espongono all’accademia di Belle arti questo progetto fuori concorso per la facciata della chiesa del patrono della città. esso non rispetta le pre-esistenze del rivestimento marmoreo di antonio di Vincenzo e allude a un “topos” del gotico italiano, il duomo senese.

Si è fatto un torto al Medioevo di aver lasciato tanti monumenti incompleti, e per giunta senza manco un boccon di disegno in carta [...] ma il Medioevo si piaceva la-sciar ai posteri delle idee da svolgere, dei ragionamenti da concludere, più che dei fatti compiuti da ammirare sbadigliando.

da uno scritto di rubbiani.

AlfoNSo rUBBIANIopera 10particolare

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il secondo (opera 11), proprio alla fine della sua brillante carriera di restauratore, è uno dei suoi grandi sogni “quattrocentisti”, cioè il completamento della facciata del Fioravanti nel palazzo del podestà, per riconsegnare alla propria città, in occasione del cinquantesimo dell’unità d’italia, un’architettura che richiamasse alla memoria il meraviglioso palazzo Bentivoglio, distrutto dai bolognesi quattro secoli prima.

sogno che trovò poi una grandiosa quanto effimera materializzazione nel padi-glione dell’emilia-romagna (da lui pensato e magistralmente disegnato dall’amico e collaboratore, l’architetto collamarini), allestito per le celebrazioni romane del 1911 per il cinquantenario dell’unità. una sorta di “chimera” architettonica che riu-niva in un corpo unico palazzo Bentivoglio, castello estense e tempio malatestiano (opera 12).

AlfoNSo rUBBIANI eD eDoArDo CollAmArINI opera 12particolare

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un disegno e una terracotta per raccontare le cocenti sconfitte di rubbiani nelle sue accorate battaglie contro la demolizione delle antiche mura trecentesche della città, già prevista dal primo piano regolatore del 1889 e fortemente voluta dal sindaco liberale dallolio, e il brutale sventramento del mercato di mezzo, anch’esso previsto dal piano dell’’89 per allargare Via rizzoli e far posto a tre grandi palazzi.

le SCoNfITTe DI AlfoNSo rUBBIANIopere 13 e 14

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Opera 13

Questo disegno, che prende spunto da una vignetta satirica dell’epoca, mostra rub-biani nell’atto di trattenere con tutte le sue forze il sindaco liberale dallolio che spin-ge contro le mura per abbatterle.

AlfoNSo rUBBIANI e AlBerToDAllolIoopera 13disegno a sanguigna 2013

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AlfoNSo rUBBIANI e AlBerToDAllolIoopera 13particolare(nella pagina precedente)

Opera 14

AlfoNSo rUBBIANI e l’UmArellopera 14terra acrudo

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Questa scultura in terracotta mostra rubbiani e l’“umarell” (il cittadino bolognese) che osservano con piacere e soddisfazione le torri artenisi e riccadonna, “salve” nello stupendo contesto delle piazze della mercanzia e ravegnana. purtroppo si trattò di un sogno irrealizzato (le torri artenisi, guidozagni e riccadonna furono infatti demolite per far posto al grande edificio del cosiddetto “terzo lotto”).

una visione che si materializzava in uno degli splendidi disegni realizzati dall’ar-chitetto gualtiero pontoni, a corredo di un progetto alternativo alla demolizione to-tale del “mercato di mezzo”, presentato nel 1909 dallo stesso pontoni e da rubbiani, ma bocciato dal comune.

AlfoNSo rUBBIANI e l’UmArellopera 14 terracotta colorata 2013

AlfoNSo rUBBIANI e l’UmArellopera 14particolare(nella pagi-na seguente)

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Quando Rubbiani usava gli argomenti e i dati della documentazione storica per so-stenere la salvaguardia degli edifici monumentali e del contesto urbano, era difficile, anzi impossibile, tenergli testa con argomenti analoghi e contrari. Ma quando indivi-duava in concreti interessi economici, sotto la maschera della sanità e del progresso, il vero movente di operazioni quali l’abbattimento delle mura cittadine e lo sventra-mento del Mercato di Mezzo, il romantico idealista, il raffinato esteta, il restauratore degli antichi edifici, l’ideatore delle creazioni aemilia ars che tanto piacevano alla borghesia cittadina, diventava un inopportuno guastafeste, uno scomodo contesta-tore, un avversario da combattere e, se necessario, distruggere.

da Alfonso Rubbiani: un intellettuale multiforme di mario Fanti, per il centenario del comitato per Bologna storica e artistica (Bologna: patron 1999).

Non parlate d’igiene per giustificare l’atterramento delle mura. È pulire l’orlo del vaso: igiene farisaica. Per la nuova Bologna giovi lo spazio; per la vecchia altro che mura; ci vogliono fogne e che si risanino i meandri di andata e ritorno fra le cucine e i poz-zi neri. Non ci è una cubatura legale degli ambienti proporzionata al numero degli uomini che vi respirano. Dunque, qualche cosa di meglio vi è da fare che atterrare le mura. Avete cominciato a far degli obblighi ai proprietari in nome dell’igiene e della salute dei cittadini; seguitate! Risanare le vecchie città e riformarne la viabilità con-servando le antiche cose è certo opera d’ingegno maggiore che tracciare delle strade e delle piazze col tiralinee, senza preoccupazioni diverse da quelle che ebbe il vecchio Kedivè al Cairo; ma è ben possibile.

scritto del rubbiani del 1902.

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Quello che non può essere tollerato è che a Bologna, come in ogni altra delle nostre città italiane, le novità della réclame abbiano a poco a poco a credersi licenziate a prendere possesso degli edifici che, quantunque di privati, appartengono per ragioni d’arte o di storia alla collettività cittadina la quale ha diritto [...] a non venire offesa nella visione armoniosa dell’ambiente patrio dalle orride chiazze per cui le città ame-ricane sembrano orge di policromie strampalate, di alfabeti mastodontici e di goffe millanterie individuali. Noi siamo Italia, non America; e dobbiamo nel nostro mede-simo interesse rimanere Italia [...]. Siano pure le réclames, fervano e si annuncino le industrie, i commerci, i mirabili trovati, il Tot, il Vermouth, il Fernet, l’Iperbiotina, il Catrame, l’Antinevrotico [...] non toglieremo le pareti scialbe senza storia per spazio utile a questi bandi. Ma sempre siano essi con rispetto della misura [...] e riguardo alla pittoricità dei luoghi o al sentimento pubblico [...].

scritto del rubbiani del 1904.

AlfoNSo rUBBIANI e l’UmArellopera 14particolare a crudo

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insomma, rubbiani “romantico” e rubbiani coscienza critica (in questo tempo di grandi trasformazioni per la “modernizzazione” della sua Bologna) di una classe diri-gente liberale moderata nella quale non si riconoscerà mai.

“restituire alle antiche architetture, guaste dal tempo e dagli uomini, la pristina integrità nei modi e nei limiti suggeriti dagli avanzi di lor forme e dai documenti”. Queste parole, tratte dal suo ultimo scritto-testamento Di Bologna riabbellita del 1913, ci parlano di questo grande sogno. dell’imperativo categorico che ne ha so-stenuto la lunga, instancabile opera di restauratore di architetture medievali.

rubbiani sicuramente non amava Via garibaldi (lo “stradone grabinski” preunita-rio), con la sua severa, fredda aria “torinese”, e nemmeno le nuove, “borghesi”, piazza cavour, Via Farini e piazza minghetti, con le loro grandiose architetture “neo-rina-scimentali” di cipolla, mengoni, monti e zannoni. anzi, se fosse stato di una genera-zione più vecchio, si sarebbe forse opposto agli sventramenti degli anni ’60 di Via de’ libri, Borgo salamo, ponte di Ferro e miola. così come si sarebbe opposto alle de-molizioni per allargare l’ultimo tratto di Via saragozza e costruire il grande, anonimo “falansterio” popolare. non parliamo poi degli sventramenti per aprire la “Via mas-sima” (poi Via dell’indipendenza), che avrebbe degnamente collegato il centro con la nuova stazione ferroviaria. che brutta, per rubbiani, quella stucchevole rassegna di architetture eclettiche! che brutti tutti quei pretenziosi palazzoni borghesi in fila rettilinea! solo otto anni dopo l’inaugurazione di Via dell’indipendenza augusto se-zanne, della gilda di rubbiani, restaurò la casa stagni in canton dei Fiori, lasciando intatto il portico, ma rifacendo completamente la parte superiore secondo “i gusti poetici degli antichi decoratori del Quattrocento”.

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alfonso rubbiani la definì la prima casa borghese “pittoresca” a Bologna. secondo lui i palazzi di Via dell’indipendenza, destinati a inquilini piccolo-borghesi, avrebbero dovuto conformarsi a questo stile libero e inventivo, piuttosto che agli esempi ac-cademici, “vestiti con ordini” derivati dai trattati del Vignola o del Bramante. infine non piacque affatto a rubbiani, come abbiamo detto più sopra, il massiccio sven-tramento del mercato di mezzo, che era stato avviato nei suoi ultimi anni di vita, in esecuzione del piano regolatore del 1889. la morte, sopravvenuta nel settembre del 1913, gli risparmiò lo spettacolo dei tre palazzoni, che avrebbero di lì a poco dominato la nuova Via rizzoli.

la Bologna che sognava rubbiani non era questa Bologna finalmente “borghese”. era una Bologna rossa di mattoni e di begli ornati in cotto. una Bologna di aspetto “medioevale”, tre-quattrocentesca. la Bologna vagheggiata da rubbiani era la Bo-logna delle signorie dei pepoli e dei Bentivoglio. si fermava ai primi del cinquecen-to, alla rovina dell’ultima, grande signoria. come un “nazareno” o un “preraffaellita”, rubbiani tracciava lì il suo orizzonte storico ed estetico: oltre raffaello, il nulla. come lui, carducci esaltava con la sua poesia “l’architettura di questa città, trecentistica e quattrocentistica, di terracotta [...] con la leggiadria delle bifore, delle cornici”. così, nei suoi restauri, rubbiani si sbarazzò sistematicamente di architetture e decori “di maniera” e “barocchi”, come fossero fastidiose superfetazioni, frutto, come aveva a dire spesso carducci, “dell’opprimente tirannide della spagna e dei preti”.

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mentre i sogni irrealizzati e le battaglie perse sono consegnati all’astrattezza del di-segno, i sogni realizzati sono rappresentati da sculture, tridimensionali, concrete. la figura di rubbiani poi, sia nei disegni che nelle sculture, ha il colore del cotto, da lui tanto amato.

due sculture in terracotta per raccontare l’intensa attività di restauratore di rubbiani in un arco di tempo di ventotto anni, che va dal 1883 al 1911.

AlfoNSo rUBBIANIl’UlTImoromANTICoopere 9-15 Veduta ge-nerale

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Opera 15

la prima (una sorta di “dedicatio” con rubbiani, collamarini e casanova che reggo-no la maquette del convento francescano appena restaurato, l’umarell che osserva compiaciuto e il suo cagnolino che fa pipì sulla braga di rubbiani in segno di ricono-scimento) celebra l’opera massima di rubbiani restauratore: riportare alla sua bel-lezza primitiva la grande fabbrica di san Francesco, nonchè decorare ex novo le cap-pelle absidali e le navi della chiesa, insieme a un gruppo di valenti artisti dell’epoca (la cosiddetta “gilda rubbianesca”) e agli artigiani di alcune botteghe bolognesi d’ec-cellenza (ebanisti-intagliatori, vetrai, fabbri ferrai, ceramisti, pittori-decoratori, ecc.).

AlfoNSo rUBBIANI, eDoArDo CollAmArI-NI e ACHIlle CASANoVA reGGoNo Il moDellINo DI SAN frAN-CeSCoopera 15terracotta colorata 2013

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AlfoNSo rUBBIANI, eDoArDo CollAmArI-NI e ACHIlle CASANoVA reGGoNo Il moDellINo DI SAN frAN-CeSCoopera 15(nella pagina precedente)

moDellINo DI SAN frAN-CeSCoopera 15 particolare a crudo

la “dedicatio” è una forma figurativa, impiegata fin dall’alto medioevo, nella quale l’autore o gli autori di un’opera sono rappresentati nell’atto di consegnarla al com-mittente o al destinatario, che la riceve.

le decorazioni e gli arredi della nave e delle cappelle del peribolo absidale furono realizzati in parte in uno stile gotico ripreso da monumenti coevi e in parte in uno stile floreale che echeggiava in qualche modo la “nuova arte”, nata recentemente a Bruxelles e rapidamente diffusasi in tutta europa.

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AlfoNSo rUBBIANI opera 15particolare a crudo

ACHIlle CASANoVA opera 15particolare a crudo(nella pagi-na seguente)

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eDoArDo CollAmArINI opera 15particolare a crudo(nella pagi-na prece-dente)

l’UmArellopera 15particola-re a crudo (a Fianco e nella pagina seguente)

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Il CAGNolINo Dell’UmArellopera 15particolare a crudo(nella pagi-na seguente)

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AlfoNSo rUBBIANIl’UlTImoromANTICoopere 15-17 Veduta ge-nerale

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la seconda terracotta è ancora una “dedicatio” (con rubbiani e il suo amico ed esti-matore carducci che mostrano la maquette di due palazzi signorili in Via galliera, riportati all’antico splendore tre-quattrocentesco) che celebra l’instancabile opera di rubbiani col comitato per Bologna storica e artistica, da lui fondato insieme ad altri nel 1899 (qui rappresentato con il logo all’interno di uno scudetto).

Opera 16AlfoNSo rUBBIANI e GIoSUè CArDUCCIopera 16terra a cru-do 2013

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AlfoNSo rUBBIANI e GIoSUèCArDUCCIopera 16terracotta colorata con terre naturali, particolare di giosuÈ carducci

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Opera 17

come aveva già tentato di fare William morris trent’anni prima con il suo laboratorio di arti decorative, rubbiani, con lo stesso amore per le belle cose artigianali, fondò nel 1898 con altri “Aemilia Ars”, una cooperativa che produrrà fino al 1903 oggetti di artigianato artistico (ferri battuti, vetrate d’arte, mobili, merletti e ricami, rilegature in cuoio lavorato, ecc.). l’idea è quella di fare dell’artigianato di qualità mettendo as-sieme artisti e botteghe artigiane d’eccellenza del territorio.

gli stilemi delle produzioni Aemilia Ars, come ho cercato di evidenziare con que-sto disegno, vanno dal gotico al primo rinascimento, fino ad alcune contaminazioni con la pittura preraffaellita e simbolista e con l’“art nouveau”.

aemilia arsopera 17disegno a sanguigna 2013

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aemilia arsopera 17particolare(a Fianco e nella pagina seguente)

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Rubbiani fu il principale promotore nel 1898 di “aemilia ars”, società per azioni ispi-rata all’esperienza inglese delle “arts and crafts” di William Morris. Viva per una breve stagione (1898-1903), caratterizzata dal felice incontro con lo stile “liberty” e la cultura “simbolista” e dal richiamo all’antica organizzazione medioevale del lavoro artigianale, aemilia ars fu centro di promozione di forme e stili e di produzione e commercializzazione di manufatti, collegato alle principali industrie artigianali della regione cui forniva disegni e progetti in parte creati dagli artisti della società, in parte scelti attraverso concorsi da bandire ogni anno.

da Industriartistica bolognese. Aemilia Ars: luoghi, materiali, fonti, a cura di carla Ber-nardini e marta Forlai. Biblioteca di arti decorative, musei civici d’arte antica – co-mune di Bologna (milano: silvana 2003).

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nel 1908 divampa una durissima polemica tra l’avvocato Bacchelli e rubbiani (prima in seno al comitato per Bologna storica e artistica, poi pubblicamente sulle pagine del Resto del Carlino) conseguentemente alla presentazione del progetto rubbiani per il restauro del complesso monumentale palazzo re enzo-palazzo del podestà.

Questa polemica raggiunge poi il culmine nel 1910, con la pubblicazione da parte del Bacchelli dell’opuscolo Giù le mani dai nostri monumenti antichi. l’avvocato bolo-gnese critica le due trifore aperte sul lato di ponente di palazzo re enzo, la demo-lizione dell’edificio seicentesco, sempre sul lato di ponente, per realizzare la loggia merlata di collegamento tra re enzo e podestà, e infine il cornicione e la merlatura nella facciata del palazzo del podestà. “il seicento – afferma tra l’altro Bacchelli – è nella storia, ed ha diritto d’essere rispettato in quello che fece suo, come ogni altro secolo”.

Questo duro attacco del Bacchelli a rubbiani e al suo restauro “stilistico” del com-plesso re enzo-podestà prelude a una radicale inversione di tendenza che, nell’arco di tempo di una sessantina d’anni, vedrà prevalere il concetto di “restauro conserva-tivo”, fondato sull’attenzione per tutte le vicende storiche di un monumento e non solo sul ripristino del suo aspetto primitivo; su una visione continua e non disconti-nua, selettiva della storia. concetto che supererà l’idea romantica del monumento inteso come frammento architettonico unico, quindi autentico solo se ricondotto alle sue presunte forme originarie, per proporre la conservazione dei monumenti antichi come il tempo e la storia ce li hanno consegnati.

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tra i protagonisti a Bologna di questa rivoluzione culturale ri-cordiamo, come eminenti sto-rici e critici dell’arte, roberto longhi, che resse la cattedra di storia dell’arte all’università dal 1935 al 1948, e il suo allie-vo Francesco arcangeli, suc-cedutogli in cattedra dal 1967 al 1974, i quali operarono una completa rilettura dell’arte del-la città, quindi della sua storia e della sua identità, che rivalutava i carracci, la loro grande scuola e tutto il Barocco emiliano.

roBerTo loNGHINello STUDIo DeI CArrACCIopera 18particolare a crudo

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Opera 18

Questa terracotta colorata immagina un’“incursione” proprio di roberto longhi nel-lo studio dei carracci, intenti, con ruoli diversi, all’insegnamento dell’arte pittorica.

longhi, alle spalle di annibale, sbircia ammirato il Cristo deposto, che l’artista sta dipingendo da un modello in carne e ossa.

roBerTo loNGHINello STUDIo DeI CArrACCIopera 18particola-ri a cotto e a crudo (a Fianco e nella pagina precedente)

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roBerTo loNGHINello STUDIo DeI CArrACCIopera 18terracotta colorata 2010-2013 (sopra) e particolare (a Fianco e nella pagina seguente)

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Ogni opera d’arte si presenta in modo bifronte, come monumento storico e come mo-numento d’arte; e, se l’istanza estetica ha la priorità in quanto è in base a questa che l’opera d’arte è tale, occorre il contemperamento con l’istanza storica, proprio per-ché è tassativo non distruggere il passaggio dell’opera nel tempo [...]. Va condannato quindi ogni restauro inteso come ripristino rigoroso e assoluto dei presunti caratteri architettonici orginali del monumento [...] onde evitare la rinascita di inaccettabili revivals romantici [...]. Si conservino dunque i monumenti antichi come la tradizione storica ce li ha tramandati; ed è questo non già l’imperativo di conservatori miopi, ma l’imperativo che è rispettoso tanto dell’autonomia del nostro tempo, quanto della tradizione storica a cui dobbiamo l’essere quello che siamo.

da uno scritto di roberto longhi.

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ma, se la critica, negli anni di insegnamento di longhi a Bologna, prima e durante il secondo conflitto mondiale, aveva preso atto di questo rinnovato interesse per l’ar-te tardocinquecentesca e barocca, facendo finalmente giustizia delle pesanti censu-re del romanticismo nostrano, non si può dire che ciò fosse uscito da una ristretta cerchia di “addetti ai lavori”.

la riscoperta longhiana della “grande arte bolognese” era ancora troppo recente ed elitaria proprio quando più ce ne sarebbe stato bisogno: la cultura artistica dei co-mandi alleati era ancora lontanissima da queste nuove acquisizioni critiche, cosicchè i bombardamenti su Bologna del ’43-’45 furono massicci e indiscriminati, provocando, tra l’altro, danni incalcolabili al suo centro storico, mentre città come roma, Venezia e Firenze, universalmente riconosciute come “città d’arte”, quasi non subirono offese.

anche nell’immediato dopoguerra e fino alla fine degli anni cinquanta, nell’ur-genza della ricostruzione di una città così gravemente colpita (più del 40% del patri-monio edilizio era andato distrutto coi bombardamenti), il piano di ricostruzione del ’48, così come il nuovo piano regolatore del ’58, non andarono troppo per il sottile in materia, appunto, di ricostruzione di interi comparti del centro storico andati di-strutti (soprattutto le zone di Via lame e Via del Borgo di san pietro).

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nonostante, infatti, proprio negli anni cinquanta in ambito storico-critico longhi e arcangeli organizzassero alcune memorabili mostre su caravaggio e i caravagge-schi a milano e sui carracci e sul seicento emiliano a Bologna, gli unici interventi ricostruttivi e di restauro di estremo rigore filologico, quindi degni di questo nome anche se limitati alle sole architetture monumentali, furono operati dall’emerito so-printendente alfredo Barbacci, che seppe riconsegnare ai bolognesi nella loro origi-naria bellezza san Francesco, san giovanni in monte, la chiesa della santa, il palazzo della mercanzia e l’archiginnasio.

per il resto, come ebbe a dire giuseppe campos Venuti, si trattò di “interven-ti micidiali”, che portarono “un colpo esiziale alla città storica”. infatti, per stimolare l’iniziativa privata e la ripresa occupazionale, si consentì di costruire alti palazzi per abitazioni e uffici, su un nuovo impianto stradale violentemente antitetico al reticolo storico preesistente.

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Opera 19

si tratta di una scultura in terracotta colorata che vuole rendere omaggio al soprin-tendente alfredo Barbacci.

l’umarell, seduto su una panchina di piazza san Francesco a fianco del soprinten-dente, è felice e orgoglioso. alle sue spalle la bella chiesa di san Francesco, che uno scrupoloso restauro ricostruttivo ha riconsegnato ai cittadini bolognesi nelle forme “primitive” alle quali l’aveva riportata sessant’anni prima rubbiani.

AlfreDo BArBACCI e l’UmArellopera 19terracotta colorata 2013(nella pagina precedente e, a Fianco, particolare dell’uma-rell)

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AlfreDo BArBACCI e l’UmArellopera 19particolare di alFredo BarBacci (nella pagi-na prece-dente) e del cagnolino dell’umarell

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È stato solo nei primi anni sessanta (fino all’approvazione nel 1969 della Variante al p.r.g. del ’58 relativa al centro storico e alla collina) che il concetto di “restauro conservativo”, già ampiamente acquisito in ambito accademico fin dagli anni trenta, venne tradotto finalmente in concreta azione politico-amministrativa, quindi in pre-cise regole di intervento sul patrimonio storico-monumentale della città.

e non solo: per la prima volta si affermarono i princìpi della “conservazione” e del “ricupero funzionale” non solo per i grandi monumenti e i complessi architettonici più importanti (chiese e strutture conventuali sconsacrate, palazzi, piazze, ecc.), ma anche per interi comparti del centro storico fino ad allora considerati di minore o nulla importanza e quindi fatti oggetto fin lì di interventi demolitivi e ricostruttivi di tipo prevalentemente speculativo. si pensi, ad esempio, oltre alla già detta sciagu-rata ricostruzione postbellica del settore nord-occidentale del centro storico, alla demolizione dell’isolato tra Via Farini e Via Foscherari, agli scempi di piazza galilei, all’intasamento degli orti e giardini di san domenico e di san mattia, alle demolizioni e alla successiva costruzione della Facoltà di economia e commercio tra Via zam-boni e Via Belle arti. tutti interventi pesantemente demolitivi oggi impensabili nel centro della città.

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Voglio qui ricordare come animatori di questa svolta epocale tre nomi sopra tutti: - giuseppe campos Venuti, giovane urbanista romano che, negli ultimi anni della

lunghissima stagione di dozza sindaco (1960-66), ha diretto il nuovo assessora-to all’urbanistica con competenza e lungimiranza, gettando le basi, tra l’altro, per il varo, nel ’69, della già citata Variante al p.r.g. del ’58 per la tutela del centro storico e della collina;

- pierluigi cervellati, giovane architetto che, sindaco zangheri, ha diretto nel primo mandato (1970-75) l’assessorato all’edilizia pubblica e privata e nel secon-do mandato (1975-80) l’assessorato all’urbanistica, artefice del cosiddetto p.e.e.p.-centro storico del ’73, col quale, per la prima volta in italia, si facevano oggetto di “restauro” interi comparti edilizi non monumentali di un centro storico per farne al-loggi risanati di edilizia economica e popolare;

- andrea emiliani, emerito storico e critico d’arte (allievo di roberto longhi), so-printendente per i Beni artistici e storici di Bologna, Ferrara, Forlì e ravenna, diret-tore della pinacoteca nazionale di Bologna, nonché fondatore, nel 1974, dell’i.B.c. (istituto Beni culturali) dell’emilia-romagna, che ha sostenuto autorevolmente nei cruciali anni settenta l’opera di cervellati in esecuzione del piano di salvaguardia del centro storico e della collina bolognese.

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loGo DIArTeCITTàideazione e realizzazio-ne graFica di giuseppe parenti

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Opera 20

chiude questa mostra il disegno di una mano che custodisce amorevolmente Bolo-gna e la sua bella collina, segnata dal santuario di san luca.

disegno che ha recentemente ispirato l’associazione culturale “artecittà” nella realizzazione del proprio logo.

UNA mANo CUSToDISCe BoloGNAopera 20disegno a sanguigna 2013

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l’artistanellostoricolaBoratorio di terrecot-te nipoti

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Profilo dell’artista

laureato in architettura presso l’università degli studi di Firenze nel 1972, non esercita la professione di architetto, a eccezione dei due anni, dal ’72 al ’74, durante i quali lavora presso gli uffici del piano regolatore di algeri, nell’ambito di un pro-gramma di cooperazione tecnica tra italia e algeria.

Fin da ragazzo manifesta la passione per il disegno e la scultura, che pratica non professionalmente nel tempo libero, negli anni compresi tra il ’74 e il ’91, perché im-pegnato a lavorare come insegnante tecnico prima in scuole medie superiori, poi in scuole medie inferiori; professionalmente a tempo pieno dal ’91 a tutt’oggi.

a partire dal ’76 apprende da alcuni artigiani bolognesi le tecniche fondamentali dell’incisione d’arte (acquaforte e puntasecca), che applica nella realizzazione di pa-recchie opere personali di soggetto vario.

tra il ’93 e il ’94 frequenta con continuità la bottega di un noto intagliatore ed ebanista bolognese, che lo inizia all’arte dell’intaglio del legno, da lui già praticata in precedenza, ma, da quel momento in avanti, esercitata con sempre maggiore pro-prietà tecnica. È in questo periodo che apprende, tra l’altro, la tecnica grafica della xilografia.

dal ’91 collabora con continuità con un noto artigiano bolognese che produce e commercializza oggetti in terracotta stampati a mano (vasi, formelle ornamentali, elementi di ornato architettonico, paralumi, fontane e bacili, ecc.). la sua opera con-siste nella realizzazione di modelli in argilla (originali o riprodotti da modelli esisten-ti) degli oggetti più svariati, dai quali il titolare della bottega ricava degli stampi in gesso necessari per la successiva riproduzione seriale.

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Lavori di scultura

collabora come modellista con una storica ditta bolognese che produce e commercializza terrecotte artigianali.

restaura elementi di ornato architettonico in cotto di edifici storici: il suo lavoro consiste nella realiz-zazione dei modelli in argilla (copie di originali in cotto integri, le cui misure vengono aumentate dell’8%), dai quali la ditta trae gli stampi in gesso per la riproduzione seriale dei pezzi necessari.

restaura oggetti in terracotta (formelle devozionali, presepi, sculture varie).

svolge attività in proprio come scultore realizzando terrecotte e sculture in legno originali di sogget-to vario.

Ha realizzato modelli in argilla per una nota società di san giovanni in persiceto che costruisce carri carnevaleschi.

Lavori di decorazione

Ha eseguito lavori di decorazione murale e su vetrate in varie piscine pubbliche e private.

Ha realizzato due grandi murales, uno in un’agenzia viaggi e l’altro in una pescheria comunale.

partecipa a pubblici concorsi per artisti.

Lavori di grafica d’arte (xilografie, acqueforti, puntesecche)

Ha praticato la grafica d’arte con continuità per più di vent’anni.

Lavori di grafica pubblicitaria

Fa occasionalmente piccoli lavori per privati e partecipa a pubblici concorsi.

Pubbliche esposizioni di opere di scultura

1995 – mostra di grafiche e sculture alla galleria “il punto” di Bologna.

1999/2000 – esposizione di un presepio di figure in terracotta alla 16a rassegna internazionale di presepi all’arena di Verona.

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1999/2000 – esposizione di un presepio di figure in terracotta alla 7a rassegna presepiale di san giovanni in monte a Bologna.

2002 – inaugurazione di una Via crucis in terracotta nella chiesa parrocchiale di sant’andrea della Barca a Bologna.

2003 – inaugurazione di una Via crucis in terracotta nella chiesa di san Bartolomeo e gaetano a Bologna.

2005 – mostra di terrecotte con vedute di Bologna al centro civico lame a Bologna.

2006/2007 – esposizione di un presepio di figure in terracotta alla mostra nazionale del presepio artistico a massa martana (pg).

2007 – mostra di sculture in terracotta sulla storia della città di Bologna all’istituto storico parri a Bologna.

2007/2008 – esposizione di un presepio di figure in terracotta nella Bnl di Via rizzoli a Bologna in occasione della campagna telethon.

2008 – cavalluccio marino in legno per gli uffici dell’ssi-italia a Bologna.

2008/2009 – esposizione di un presepio di figure in terracotta nella chiesa di san Bartolomeo e gae-tano a Bologna.

2009 – inaugurazione di un pilastrino votivo dedicato a madre teresa di calcutta nel giardino pub-blico omonimo a toscanella di dozza imolese.

2009 – inaugurazione di una Via crucis in terracotta nella chiesa di santa teresa del Bambin gesù a pontevecchio a Bologna.

2008/2009 – esposizione di un presepio di figure in terracotta alla mostra nazionale del presepio artistico a massa martana (pg).

2010 – mostra di sculture in terracotta sulla storia della città di Bologna in sala d’ercole di palazzo d’accursio a Bologna.

esposizione permanente di un presepio in tre formelle di terracotta al museo internazionale del pre-sepio di Betlemme.

esposizione permanente di un presepio in terracotta a bassorilievo al museo del presepio di cori-gliano calabro (cs).

natale 2012 – esposizione di un presepio di figure in terracotta nel convento dell’osservanza a imola.

esposizione di un presepio di figure in terracotta a palazzo caprara-montpensier a Bologna.

2013 - mostra di disegni e sculture in terracotta Rubbiani, l’ultimo romantico, sulla figura e l’opera di alfonso rubbiani nella Bologna a cavallo tra otto e novecento, nella cappella muzzarelli della Basilica di san Francesco a Bologna.

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Pubbliche esposizioni di opere decorative

1994 – decorazione di due vetrate nella piscina comunale scoperta dello stadio di Bologna.

1994 – decorazione dei box-ufficio metallici della uisp nel parco della piscina cavina a Bologna.

1994 – due pannelli decorativi per lo stand della uisp alla Festa provinciale dell’unità a Bologna.

1995 – decorazione di una grande vetrata all’ingresso della piscina Vandelli a Bologna.

1995 – decorazione di quattro vetrate degli uffici nuoto, tennis e ginnastica della record di Bologna.

1995 – grande pannello decorativo in cartone di pubblicità di due diving centers all’eudi di roma.

1997 – due pannelli decorativi in plexiglass per il negozio di articoli per la subacquea sarti sport a casalecchio di reno, Bologna.

1997 – piccolo mosaico con polpo per gli uffici dell’ssi-italia a Bologna.

1998 – grande pannello decorativo in plexiglass per un diving center di sharm el sheick in egitto.

1998 – grande pannello decorativo in plexiglass per l’”underwater life project” dell’ssi-italia di Bo-logna.

1998 – decorazione murale della piscina asi a campogalliano (mo).

1998 – grande pannello decorativo in plexiglass per la piscina asi di campogalliano (mo).

1999 – grande pannello decorativo in legno per un diving center di marciana marina all’isola d’elba.

1999 – decorazione murale della piscina del circolo subacqueo “senzaterra sub” a Bologna.

2002 – insegna in plexiglass per un diving center di uglian in croazia.

2005 – decorazione murale di un’agenzia viaggi a Bologna.

2007 – decorazione murale al 1° Festival “casoli arte in Fieri” a casoli (cH).

2008 – decorazione murale della pescheria comunale in occasione del 2° Festival “casoli arte in Fieri” a casoli (cH).

2010 – decorazione di una serranda dell’osteria “Vini d’italia” a Bologna.

2012 – decorazione murale di una stanza per bambini in un appartamento privato.

Terrecotte realizzate per una nota ditta bolognese di terrecotte artigianali

si tratta di oggettistica in terracotta (vasi,fontane, elementi di ornato architettonico, formelle deco-rative a bassorilievo, ecc.) visibile nel laboratorio-negozio della ditta nipoti di Via della Beverara 170a a Bologna.

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Ripristino di elementi di ornato architettonico fatti in collaborazione con un laboratorio artigianale di Bologna

1991 – rifacimento di un coprimensola in cotto in stile rinascimento del balcone angolare di un pa-lazzo all’angolo tra Via oberdan e Via delle moline a Bologna.

1994 – rifacimento di alcuni elementi (bancali, colonnine, lesene angolari) di un balcone in stile rina-scimento di una villa in località Bagnarola di Budrio.

1997 – intervento di ripristino di diversi elementi (cornici di porte e finestre, cornicioni marcapiano, sottogronda, bifore, ecc.) dell’ornato in stile rinascimento di una Villa ad imola.

2002 – interventi di ripristino di diversi elementi di ornato in stile rinascimentale (cornici di porte e finestre, marcapiani, sottogronda, bifore, ecc.) di una ex-colonia estiva del primo novecento a miramare di rimini.

2005 – intervento di ripristino di colonnine, bancali e piastrelle a Villa Hercolani a Bologna.

2007 – intervento di ripristino della cornice di un’arcata del portico e di alcuni elementi di un corni-cione marcapiano di palazzo cavalieri Finzi e treves in Via indipendenza a Bologna.

2008 – intervento di ripristino di diversi elementi dell’ornato eclettico (un misto di motivi medievali e rinascimentali) di un fabbricato sito in Via dell’angelo custode a Bologna.

2009 – intervento di ripristino di cornici di finestre tonde, trilobate e quadrilobate in un fabbricato alla ponticella di san lazzaro.

2010 – Vasi in stile con relativi sottovasi per il decoro della balconata di Villa Hercolani a Bologna.

2013 – rifacimento di cornici di finestre in una palazzina fine ottocento a Ferrara.

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pubblicazione realizzata in autofinanziamento

Finito di stampare nel settembre 2014 pressopixartprinting spa

Quarto d’altino (Ve)

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