DIPARTIMENTO DI FARMACIA Corso di Laurea Specialistica in ... · L’esordio bulbare è più comune...
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UNIVERSITÀ DI PISA
DIPARTIMENTO DI FARMACIA
Corso di Laurea Specialistica in Farmacia
Tesi di laurea
“Nuove strategie terapeutiche per la sclerosi laterale
amiotrofica”
Relatore Dott.ssa Maria Cristina Breschi
Candidata
Roberta Intini
Anno accademico 2012/2013
1
INDICE
1. DESCRIZIONE DELLA MALATTIA 4
2. EPIDEMIOLOGIA 5
3. SINTOMI DELLA SLA 7
3.1. SINTOMI INIZIALI 8
3.1.1. ESORDIO ALL’ARTO 8
3.1.2. MANIFESTAZIONI NEUROLOGICHE BULBARI 8
3.2. SINTOMI DI INSUFFICIENZA RESPIRATORIA 9
3.3. SLA ASSOCIATA A DEMENZA FRONTO-TEMPORALE 9
3.4. COSA NON VIENE COLPITO DALLA SLA 10
4. DIAGNOSTICA 11
4.1. PRINCIPALI ESAMI DIAGNOSTICI 11
4.1.1. STUDI DI CONDUZIONE NERVOSA 11
Elettromiografia
Neurografia
Elettromiografia quantitativa
4.1.2. STUDI DI DIAGNOSTICA NEUROLOGICA 12
Risonanza magnetica
4.2. DIAGNOSI DIFFERENZIALE 13
4.2.1. DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON MIOPATIE 13
4.2.2. DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON MALATTIE INFETTIVE 13
4.3. MARCATORI BIOLOGICI 14
5. IPOTESI SULLE CAUSE 17
5.1. CAUSE AMBIENTALI 17
5.2. CAUSE GENETICHE 18
5.2.1. GENE SOD1 18
2
5.2.2. GENE TARDBP 19
5.2.3. GENE FUS/TLS 19
5.2.4. GENE C9ORF72 20
5.2.5. GENE UBQLN2 21
5.3. DANNO ECCITOTOSSICO 22
5.4. MECCANISMO AUTOIMMUNE 22
5.5. AGGREGAZIONE PROTEICA 23
5.5.1. PROTEINA MUTANTE SOD1 23
5.5.2. PROTEINA MUTANTE TDP-43 E FUS/TLS 24
5.6. DANNO OSSIDATIVO A CARICO DEI MITOCONDRI 24
6. TRATTAMENTO FARMACOLOGICO 27
Riluzolo
7. ESPERIMENTI E STUDI CLINICI 35
7.1. FARMACI ANTIOSSIDANTI PER LA PRESERVAZIONE MITOCONDRIALE 35
Vitamina E
Pramipexolo
N-acetilcisteina
Creatina
Metformina
Selegilina e melatonina
7.2. FARMACI ANTIGLUTAMINERGICI 41
Topiramato
Gabapentin
Talampanel
Lamotrigina
Ceftriaxone
Inibizione del glutammato carbossipeptidasi II
3
7.3. FARMACI IMMUNOSOPPRESSIVI 46
NPOO1
7.4. FARMACI MIO TROPICI 47
Tirasemvit (CK 2017357)
7.5. CELLULE STAMINALI 48
7.6. TRATTAMENTI SOD1-CORRELATI 49
ISIS SOD1Rx
Arimoclomol
Primetamina
7.7. LITIO 51
8. CURE PALLIATIVE 53
9. CONCLUSIONI 56
BIBLIOGRAFIA 57
4
1. DESCRIZIONE DELLA MALATTIA
Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) –nota anche come Malattia di Charcot,
dal nome del neurologo francese che per primo la descrisse nel 1860, o Malattia di
Lou Gehrig– è un termine usato per coprire lo spettro delle sindromi
neurodegenerative caratterizzate dalla progressiva degenerazione dei motoneuroni.
Lou Gehrig era un giocatore di baseball, a cui fu diagnosticata la malattia nel 1939.
L'etimologia della definizione “sclerosi laterale amiotrofica” chiarisce le
caratteristiche della malattia: la parola amiotrofico è composta da tre termini greci,
che sono a (corrispondente alla negazione), mio ("muscolo"), trofico
("nutrimento"), quindi significa che i muscoli del malato si atrofizzano per
nutrimento insufficiente. L'aggettivo laterale si riferisce alla zona del midollo
spinale che ospita le cellule colpite; lentamente, la zona colpita dal morbo tende a
indurirsi, da qui l'utilizzo di sclerosi che significa "indurimento".
La SLA è dunque una malattia neurodegenerativa caratterizzata da atrofia
muscolare progressiva e debolezza, derivante dalla perdita dei motoneuroni, sia
centrali a livello della corteccia cerebrale, che periferici a livello del midollo
spinale e del tronco encefalico.
Esistono due gruppi di motoneuroni. Il primo, detto primo motoneurone,
motoneurone centrale, superiore o corticale (dall’inglese UMN, acronimo di Upper
Motor Neuron), si trova nella corteccia cerebrale e trasporta il segnale nervoso
attraverso l’assone fino al midollo spinale; il secondo, detto secondo motoneurone,
motoneurone periferico spinale, inferiore (dall’inglese LMN, acronimo di Lower
Motor Neuron), è formato da cellule nervose che trasportano il segnale dal midollo
spinale alla muscolatura.
5
2. EPIDEMIOLOGIA
La SLA è una patologia rara, con un'incidenza di 2-3 casi ogni 100 0001
individui all'anno, principalmente sporadica cioè che avviene senza che ci siano
stati casi precedenti in famiglia. Le forme familiari sono, infatti, circa il 5-10% del
totale. 2,3
In alcune zone la SLA ha un’elevata incidenza, come in Nuova Guinea
Occidentale,4 nella penisola di Kii del Giappone5 e, in una forma associata a
demenza e parkinsonismo, anche presso l'isola di Guam.6
L'ampia variabilità dei tassi registrati può essere interpretata come
conseguenza sia delle dimensioni della popolazione di riferimento, spesso di
piccola entità, sia alla diversità dei criteri e metodi diagnostici di accertamento
della patologia, che determinano un margine di errore rispetto al
sovradimensionamento o sottodimensionamento dei pazienti con SLA.
Per avere tassi di incidenza più certi e rendere chiari e comparabili i risultati,
è necessario utilizzare criteri standard di classificazione su popolazioni di grandi
dimensioni.
Negli ultimi anni sono stati condotti studi su popolazioni significative,
attraverso i registri nazionali o regionali dei Paesi europei, e adottando i criteri
diagnostici di El Escorial7, universalmente riconosciuti in letteratura per il livello di
accuratezza diagnostica.
Da questi studi l’incidenza della SLA è risultata essere piuttosto stabile, ma
nonostante questo livello di attendibilità, la precisione di questi dati è limitata
rispetto alla capacità descrittiva delle popolazioni di riferimento, ovvero i tassi di
riferimento rispetto alle caratteristiche demografiche e alle variabili cliniche,
compreso un certo margine di accuratezza diagnostica.
Non è chiaro se l’incidenza della SLA abbia registrato un aumento nel corso
del tempo: diversi studi segnalano un aumento sia dell'incidenza che della mortalità
legati all'invecchiamento della popolazione.8,9 Tuttavia, gli stessi studi population-
based non mostrano alcun cambiamento a livello di incidenza nel corso del tempo.
Uno studio prospettico condotto a Rochester (Minnesota, USA) ha dimostrato che
6
l'incidenza della SLA è rimasta costantemente pari a 1,7 casi per 100.000
individui/anno tra il 1925 e il 1998.10
Sulla stessa linea, due studi condotti in Europa (uno in Scozia e uno in
Irlanda) non hanno mostrato alcun aumento durante i periodi 1989-1998 e 1995-
2004.11, 12
L'età media di insorgenza della SLA sporadica varia tra i 55-65 anni, con
una età media di esordio di 64 anni.13 Solo nel 5% dei casi l’esordio avviene prima
dei 30 anni, e attualmente sembra che la forma sporadica, ad esordio giovanile, sia
in aumento. L'età di esordio della SLA familiare è di circa un decennio inferiore
rispetto ai casi sporadici, colpisce maschi e femmine allo stesso modo e, infine,
presenta una degenerazione progressiva più elevata.14
L’esordio bulbare è più comune nelle donne e nelle fasce di età più anziane:
il 43% dei pazienti ha un’età superiore ai 70 anni contro il 15% dei pazienti che ha
un’età inferiore ai 30.
La sopravvivenza media è dai 2 ai 4 anni, anche se una piccola percentuale
delle persone affette dalla SLA vive più di 10 anni.
Da un punto di vista di genere, nei primi studi epidemiologici condotti, la
popolazione maschile risultava più colpita, secondo un rapporto Maschi:Femmine
pari a circa 1,5:1; dati più recenti, tuttavia, mostrano come questa disomogeneità
tenda a ridursi verso la parità. Questa prevalenza maschile è stata inizialmente
spiegata sia dalla presenza di eventuali fattori protettivi ormonali nelle donne che
dall’esposizione maggiore degli uomini a fattori di rischio derivante
dall’ambiente/attività lavorativa.
Un'inchiesta condotta tra il 2004 e il 2008 dal procuratore torinese Raffaele
Guariniello, ha accertato 51 casi di SLA su 30 000 calciatori italiani presi in esame,
39 dei quali sono deceduti, ipotizzando una maggiore prevalenza in questa
categoria per motivi occupazionali.15
Sono stati riportati anche casi di coniugi affetti dalla stessa malattia nel sud
della Francia, e in Sardegna. 16, 17
Maggiori conoscenze sui fattori di rischio potrebbero quindi portare a
migliori misure preventive e trattamenti.
7
3. SINTOMI DELLA SLA
Le caratteristiche della SLA furono descritte negli aspetti clinico-patologici
per la prima volta da Jean Martin Charcot nel 1869 e in articoli successivi nel
1874.18, 19
Nella SLA sia il primo che il secondo motoneurone vanno incontro a
degenerazione e muoiono. La loro morte avviene gradualmente e i motoneuroni
rimasti, almeno in parte, sostituiscono nelle proprie funzioni quelli distrutti. I primi
segni della malattia compaiono quando la perdita progressiva dei motoneuroni
supera la capacità di compenso dei motoneuroni superstiti.
Segni del coinvolgimento del primo motoneurone includono il progressivo
irrigidimento dei muscoli (spasticità) e la presenza di riflessi esagerati
(iperreflessia) o di riflessi patologici (come ad esempio il segno di Babinski). Il
segno di Babinski è un riflesso anomalo, che consiste nell'estensione in alto
dell'alluce del piede e nello "sventagliamento" all'infuori delle altre dita, quando la
pianta del piede è stimolata, ad esempio graffiandola con una matita. Questo
rappresenta un altro indicatore di danno al primo motoneurone.
Segni di danno del secondo motoneurone sono la presenza di ipo-atrofia dei
muscoli da questo innervati, contrazioni muscolari involontarie (fascicolazioni),
crampi muscolari, riduzione del tono muscolare.
L'inizio della SLA può essere così subdolo, che i sintomi sono spesso
trascurati. Le parti del corpo interessate dai sintomi iniziali della SLA dipendono da
quali muscoli nel corpo sono danneggiati per primi.
Il paziente perde progressivamente i motoneuroni con un decorso del tutto
imprevedibile e differente da soggetto a soggetto, con esiti disastrosi per la
sopravvivenza, ma anche per la qualità della vita.
Quando la malattia non interessa le capacità cognitive, i pazienti sono
consapevoli della loro progressiva perdita di funzionalità e possono quindi divenire
ansiosi e depressi.
8
3.1. SINTOMI INIZIALI
Al primo manifestarsi della malattia, nella maggior parte dei casi si
avvertono i seguenti sintomi, spesso combinati fra loro: debolezza muscolare nelle
mani e/o nelle braccia, nelle gambe; fascicolazioni e crampi muscolari (soprattutto
notturni); difficoltà nella parola e debolezza del tono di voce.
Indipendentemente da quale sia la parte del corpo interessata dai sintomi
iniziali della SLA, la debolezza e l'atrofia muscolare si estendono ad altre parti del
corpo con il progredire dell’alterazione patologica. I pazienti hanno problemi
crescenti per spostarsi, per deglutire e nel parlare.
3.1.1. ESORDIO ALL’ARTO
Circa il 75% delle persone sperimenta la SLA con "esordio all'arto".
In alcuni di questi casi, i sintomi inizialmente si risentono su una delle
gambe e i pazienti ne divengono consapevoli quando camminano o corrono, perché
inciampano più spesso.
Altri pazienti con l'esordio all'arto sperimentano gli effetti della malattia su
una mano o su un braccio, poiché iniziano ad avere difficoltà a eseguire semplici
compiti come abbottonare una camicia o scrivere.
3.1.2. MANIFESTAZIONI NEUROLOGICHE BULBARI
Circa il 25% dei casi di SLA è a "inizio bulbare".
Questi pazienti all'inizio notano difficoltà nell’articolare la parola e le frasi
(disartria), fino ad arrivare alla perdita della comunicazione verbale (anartria).
Può essere presente una facile stancabilità dei muscoli della masticazione,
che insieme alla disfagia, cioè la difficoltà a deglutire, è spesso responsabile di
dimagrimento e malnutrizione.
In questi casi si rende necessario un intervento per impianto PEG
(Gastrostomia Endoscopica Percutanea / Percutaneous Endoscopic Gastrostomy),
nonché una procedura basata sull’inserimento di una sonda a scopo nutrizionale
nello stomaco, attraverso la cute della parete addominale anteriore.
9
3.2. SINTOMI DI INSUFFICIENZA RESPIRATORIA
Man mano che il diaframma e i muscoli intercostali si indeboliscono, la
capacità vitale e la pressione inspiratoria vanno a diminuire.20
La ventilazione meccanica a pressione positiva delle vie aeree (in inglese
PAP, acronimo di Positive Airway Pressure) è frequentemente utilizzata per
sostenere la respirazione, inizialmente soltanto di notte, e con l'aggravarsi della
malattia anche di giorno.
Prima che la terapia con PAP diventi insufficiente, è consigliabile che il
paziente decida se farsi praticare una tracheotomia per consentire la ventilazione
meccanica a lungo termine.
Non sempre i pazienti accettano questa pratica, alcuni preferiscono affidarsi
alle cure palliative in un’unità per lungodegenti; la maggior parte delle persone con
SLA muore in seguito ad insufficienza polmonare o all'insorgere di polmonite, e
non direttamente per la malattia.
L'unico modo per prolungare la sopravvivenza del malato è appunto la
tracheotomia con la respirazione artificiale: pur in condizione di disabilità estrema,
il paziente, se tenuto al riparo da infezioni e malattie respiratorie, può vivere anche
venti anni o più.
3.3. SLA ASSOCIATA A DEMENZA FRONTO-TEMPORALE
Circa il 15–45% dei pazienti sperimenta il cosiddetto "effetto
pseudobulbare", conosciuto anche come "labilità emotiva", che consiste in attacchi
di riso incontrollabile oppure pianto.
La SLA è sempre più riconosciuta come una malattia multifattoriale, in cui
possono essere osservati altri disturbi non motori, tra cui la cognizione.21
Il deficit cognitivo può accompagnare, o addirittura precedere, i sintomi
motori, sviluppare demenza fronto-temporale (in inglese FTLD, acronimo di
Frontotemporal lobar degeneration). 22 Essa è caratterizzata da profondi cambi della
personalità; questo è più comune tra quelli con una storia familiare di demenza e
può ridurre il tempo di sopravvivenza nei pazienti affetti da SLA. 23
10
L’alterazione delle funzioni cognitive, che interessa circa la metà dei
pazienti, implica un declino dei processi decisionali 24 e difficoltà nella generazione
di parole.25,26
3.4. COSA NON VIENE COLPITO DALLA SLA
La SLA influisce in modo predominante sui motoneuroni e nella
maggioranza dei casi la malattia non danneggia la mente, la personalità,
l'intelligenza o la memoria del paziente.
La SLA non altera le funzioni sensoriali, sessuali e sfinteriali del malato.
Il controllo dei muscoli oculari è la funzione più conservata, benché alcuni
pazienti con una durata molto lunga di malattia (più di 20 anni) possano perdere
anche il controllo degli occhi.
A differenza della sclerosi multipla, nella SLA il controllo degli sfinteri
urinari e intestinali è di solito conservato. Va comunque osservato che la forzosa
immobilità e i cambiamenti dietetici porteranno a problemi intestinali come la
stitichezza, e quindi si richiederà una gestione medica.
11
4. DIAGNOSTICA
La SLA è una malattia rara e attualmente non esiste un singolo test che
fornisca una diagnosi definitiva.
La diagnosi di SLA, e in particolare la sua tempestività, è basata in grande
misura sull’osservazione attenta dei segni che il medico nota nel paziente, e
successivamente da una serie di test che servono per escludere altre malattie.
I medici esaminano la storia medica completa del paziente e di solito
conducono esami neurologici a intervalli regolari per valutare se sintomi come la
debolezza muscolare, l'atrofia di muscoli, la iperreflessia e la spasticità stiano
progressivamente peggiorando.
Poiché i sintomi della SLA possono essere simili a quelli di una larga varietà
di altre malattie, devono essere condotti test appropriati per escludere la possibilità
di altre condizioni, come il deficit di forza progressivo, crampi muscolari e atrofia
muscolare.
4.1. PRINCIPALI ESAMI DIAGNOSTICI
Studi elettrofisiologici
Una diagnosi clinica di SLA sospetta, secondo i criteri di El Escorial (tabella
1), dovrebbe essere sottoposta a studi elettrofisiologici per evidenziare la presenza
di una disfunzione del motoneurone inferiore nelle regioni clinicamente coinvolte e
non, e, secondariamente, per escludere altri processi patogeni27 . Tuttavia, è
importante sottolineare che se l'esame clinico neurofisiologico è utilizzato nella
diagnosi di SLA clinicamente sospetta, altre anomalie neurofisiologiche senza un
quadro clinico di supporto non permettono di formulare una diagnosi.
4.1.1. STUDI DI CONDUZIONE NERVOSA
Gli studi di conduzione nervosa sono necessari per la diagnosi principale al
fine di escludere altre patologie del nervo periferico, della giunzione
neuromuscolare e dei muscoli che possono confondere la diagnosi di SLA: questi
studi dovrebbero rientrare nella prassi diagnostica.
12
Elettromiografia (EMG)
L'elettromiografia (EMG) è una tecnica di registrazione speciale che rileva
l'attività elettrica provocata o spontanea nei muscoli, essa fornisce le informazioni
necessarie per supportare una diagnosi di SLA.
Questa tecnica consente di rilevare eventuali aree di denervazione, attiva e
cronica.
Secondo i criteri di El Escorial, per la diagnosi di SLA devono essere
presenti sia evidenze di denervazione attiva o in corso di denervazione cronica. La
presenza di potenziali fascicolazioni nella SLA è stata una scoperta importante,
anche se esse possono essere presenti anche in muscoli normali (fascicolazioni
benigne).
Neurografia
Un altro esame, la neurografia, misura la velocità di conduzione dei nervi
(NCV).
Delle anomalie specifiche nei risultati NCV possono suggerire, ad esempio,
che il paziente ha piuttosto una forma di neuropatia periferica (danno ai nervi
periferici).
Elettromiografia quantitativa
La stima del numero di unità motorie, è una tecnica elettrofisiologica
speciale, che fornisce una stima quantitativa del numero degli assoni che innervano
un muscolo o un gruppo di muscoli.
L’elettromiografia quantitativa può rilevarsi fondamentale nella valutazione
della progressiva perdita di assoni motori nella SLA, che possono quindi essere
utilizzati come misure di riferimento per gli studi clinici.28
4.1.2. STUDI DI DIAGNOSTICA NEUROLOGICA
La finalità più significativa della diagnostica strumentale neurologica nella
diagnosi di SLA è data dalla possibilità di escludere lesioni strutturali curabili, che
13
similmente alla SLA producono dei segni di danneggiamento dei motoneuroni,
superiore o inferiore, soprattutto nei casi di SLA clinicamente sospetta o probabile.
Risonanza magnetica
Per studiare l'entità delle lesioni, il neurologo può richiedere una risonanza
magnetica (in inglese MRI, acronimo di Magnetic Resonance Imaging), una
procedura non invasiva che utilizza un campo magnetico e onde radio per
ricostruire al computer immagini tridimensionali dettagliate del cervello e del
midollo spinale.
Le scansioni MRI possono rivelare la presenza di altri problemi che possono
essere causa di sintomi analoghi, come un tumore del midollo spinale, la sclerosi
multipla.
4.2. DIAGNOSI DIFFERENZIALE
Basandosi sui sintomi dei pazienti e i dati provenienti dai test citati, il
medico curante può richiedere ulteriori esami su campioni di sangue ed urine, per
eliminare la possibilità di altre malattie.
4.2.1. DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON LE MIOPATIE
In alcuni casi, ad esempio, se un medico sospetta che il paziente possa avere
una miopatia piuttosto che una SLA, può allora richiedere una biopsia muscolare
per riscontrare eventuali malattie atrofiche, degenerative o infiammatorie.
4.2.2. DIAGNOSI DIFFERENZIALE CON MALATTIE INFETTIVE
Malattie infettive come quelle causate dal virus dell'immunodeficienza
umana (HIV), il virus della leucemia a cellule T (HTLV), la malattia di Lyme, la
sifilide29 e la encefalite da zecche30 possono in alcuni casi causare sintomi simili
alla SLA.
14
4.3. MARCATORI BIOLOGICI PER LA DIAGNOSI
Nel 2006 ricercatori della Mount Sinai School of Medicine hanno scoperto
che il fluido cerebrospinale (dall’inglese CSF, acronimo di Cerebro Spinal Fluid),
prelevato da pazienti affetti da SLA, presenta un’aumentata concentrazione di
alcune proteine. Le proteine sono la TDP-43 e la cistatina C, inibitore della
cisteina.31, 32 La misura dei livelli nel CSF di queste proteine si è rivelata un indice
accurato al 95% per la diagnosi di SLA. Questi sono i primi marcatori biologici
disponibili per la diagnosi di questa malattia, potrebbero essere strumenti validi per
confermare la diagnosi di SLA.
Con le procedure diagnostiche attuali occorrono circa dodici mesi per
arrivare a una diagnosi precisa.
Marcatori diagnostici migliori potrebbero aiutare a fare una diagnosi più
precoce, permettendo ai pazienti di ricevere la terapia più tempestivamente, anche
di anni.33
Potrebbero, inoltre, essere importanti nell’identificazione delle vie
biologiche colpite nella SLA verso un bersaglio terapeutico.34
Per di più il lavoro combinato di GC/MS (gas cromatografia accoppiata con
la spettrometria di massa), LC/MS (cromatografia liquida accoppiata con la
spettrometria di massa) e NMR (risonanza magnetica nucleare) può ampliare in
misura considerevole l’intero sistema metabolico, e di conseguenza le tappe più
significative per l’identificazione dei biomarcatori.35, 36
Al momento, almeno uno studio clinico (NCT00677768) prevede l’analisi
del sangue e del CSF di pazienti affetti da SLA per la ricerca di marcatori biologi.
15
Tabella 1: Criteri diagnostici di El Escorial
CRITERI DIAGNOSTICI DI ESCORIAL
La diagnosi della SLA richiede:
– Evidenze della degenerazione del 1° motoneurone (LMN), attraverso
esami clinici, elettrofisiologici e neuropatologici;
– Evidenze della degenerazione del 2° motoneurone (UMN), attraverso
esami clinici, elettrofisiologici e neuropatologici;
– Diffusione progressiva dei sintomi all’interno di una regione o di altre
regioni, come riscontrabile dalla storia clinica o da altre analisi.
A questi criteri, si devono aggiungere l’assenza di:
– Evidenze patologiche ed elettrofisiologiche di altre patologie che
potrebbero costituire la causa della degenerazione del 1° e/o del 2° motoneurone
(LMN/UMN);
– Evidenze attraverso diagnostica per immagini neurologica di altri
processi patogeni che potrebbero spiegare i segni clinici ed elettrofisiologici
osservati.
Categorie di certezza diagnostica basate su criteri clinici
SLA sospetta:
– segni di interessamento del 2° motoneurone in due distretti;
– segni di compromissione del 1° e del 2° motoneurone insieme in un solo
distretto;
– segni clinici di compromissione del 1° e 2° motoneurone in due distretti e
nessun segno del 2° motoneurone rostrali a quelli del 1°;
SLA possibile (supportata da indagini di laboratorio):
– presenza di segni clinici di compromissione del 1° e 2° motoneurone in
un solo distretto e segni del 2° motoneurone rostrali a quelli del 1°, visibili
dall’EMG;
16
Tratto e tradotto da Wijesekera and Leigh, Amiotrophic Lateral Sclerosis, Orphanet Journal of Rare Diseases, N. 4, 2009, pp. 1172-4
SLA probabile:
– segni clinici di compromissione del 1° e 2° motoneurone in almeno due
distretti;
SLA definitiva:
– segni clinici di compromissione del 1° e 2° motoneurone in tre regioni.
Nel dettaglio, secondo tali criteri:
– Segni di compromissione del 2° motoneurone sono: clono, segno di
Babinski, assenza di riflessi nella zona addominale, ipertonia, perdita di destrezza;
– Segni di compromissione del 1° motoneurone sono: atrofia, debolezza.
Nel caso siano presenti solo fascicolazioni, viene raccomandato di indagare con
EMG la denervazione attiva;
– Le regioni/distretti che riflettono i pools neuronali sono: bulbare,
cervicale, toracica e lombosacrale.
17
5. IPOTESI SULLE CAUSE DELLA SLA
Nonostante gli importanti progressi nel campo della ricerca avvenuti nel
tempo, le cause della degenerazione dei motoneuroni non sono ancora esatte.
Ad oggi la ricerca ha identificato alcuni fattori di rischio genetici, mentre
non è stata dimostrata alcuna associazione coerente tra un singolo fattore
ambientale e l’incidenza della SLA.
Viene più genericamente considerata una malattia multifattoriale (ossia che
più cause concorrono al suo sviluppo), data da complesse interazioni genetico-
ambientali responsabili della degenerazione del motoneurone.37
5.1. CAUSE AMBIENTALI
Nella ricerca delle cause della SLA sono stati studiati vari fattori ambientali,
tra cui l’esposizione agli agenti tossici.
Vari studi scientifici38 hanno ipotizzato e valutato le possibili correlazioni
fra la SLA e l’esposizione ad alcune sostanze chimiche neurotossiche, come
metalli, metalli pesanti (cadmio, mercurio, piombo) e pesticidi agricoli. Si sono
trattati di studi condotti su piccoli campioni di popolazione ed hanno spesso
evidenziato questo tipo di associazione.39
Attraverso uno studio caso-controllo, è stata studiata la possibile relazione
tra l’esposizione professionale ai pesticidi e SLA. Questo tipo di studio caso-
controllo ha il compito di identificare i fattori che possono contribuire all’insorgere
di una condizione patologica. È stato confrontato un gruppo di persone affette da
SLA (caso) con un gruppo simile di persone sane (controllo), cioè con la stessa
storia professionale (agricoltore) o con le stesse abitudini nel tempo libero. È
risultato che più “casi” che “controlli” sono stati esposti a pesticidi per almeno sei
mesi, ne risulta quindi che l’esposizione a pesticidi è un fattore di rischio per la
SLA.
Tuttavia queste prove sono insufficienti per implicare questi fattori come
cause di SLA, sono quindi necessarie ricerche future.
18
5.2. CAUSE GENETICHE
Un importante passo avanti risale al 1993, quando alcuni scienziati
scoprirono che mutazioni nel gene SOD1 (localizzato nel cromosoma 21), che
produce la superossido dismutasi Cu/Zn, erano associate con la SLA di tipo
familiare (~10%).40 A seguito di questa scoperta, sono stati trovati difetti genetici in
diversi geni nella SLA o nelle altre malattie-motore SLA-simili.41
Complessivamente sono state individuate mutazioni in geni specifici in circa
il 30% dei casi di SLA familiare.
Le restanti cause della SLA familiare42 sono ancora da scoprire.
5.2.1. GENE SOD1
Il gene SOD1 codifica per l’enzima SOD1. È un potente enzima
antiossidante, il quale catalizza la dismutazione dello ione superossido (O2-), ossia
ne riduce i suoi livelli. Lo ione superossido è un radicale libero tossico prodotto
durante il metabolismo ossidativo cellulare capace di alterare le proteine, le
membrane e il DNA stesso.43 I radicali liberi sono molecole altamente reattive
prodotte dalle cellule nel corso del loro normale metabolismo; se tali molecole si
accumulano danneggiano il DNA e le proteine presenti nelle cellule. Anche se non
è ancora chiaro come la mutazione del gene SOD1 porti alla degenerazione del
motoneurone, i ricercatori hanno ipotizzato che la causa dell’accumulo di radicali
liberi possa essere fatta risalire al funzionamento difettoso di questo gene.
Attualmente, infatti, si ipotizza che la degenerazione del motoneurone non sia
determinata dalla perdita o dalla compromissione dell’attività della dismutasi, ma
da una tossicità indotta dalla SOD1 mutante. Si suppone che l’accumulo di
aggregati del mutante SOD1 svolga un ruolo nell'interruzione delle funzioni
cellulari, danneggiando mitocondri, e proteosomi.
Ad oggi sono state individuate 153 mutazioni al gene SOD1 associate con
casi di SLA; in particolare il 12-23% dei pazienti affetti da SLA di tipo familiare
presenta questa mutazione, contro il 2-3% dei pazienti affetti da SLA di tipo
sporadica. 44
19
5.2.2. GENE TARDBP
Il gene TARDBP, localizzato nel cromosoma 1, codifica per TAR DNA-
binding protein 43 (TDP-43). La TDP 43 è una proteina nucleare di 414 amino
acidi espressa in modo ubiquitario. Essa contiene un segnale di localizzazione
nucleare (ovvero una sequenza amminoacidica da importare nel nucleo)
all'estremità N-terminale, due motivi di riconoscimento RNA altamente conservati
(RRM1 e RRM2), ed una regione ricca di glicina ( glycine-rich region) che media
le interazioni proteina-proteina all’estremità C-terminale.45
Nel 2008 è stata riportata46, 47 la presenza di mutazioni nel gene TARDBP in
pazienti affetti da SLA familiare, sporadica e da demenza fronto-temporale. I
risultati della ricerca hanno indicato un ruolo diretto delle mutazioni al gene
TARDBP nella neurodegenerazione.
Delle 40 mutazioni finora individuate, 29 sono localizzate nel dominio C-
terminale altamente conservato della proteina TDP-43, che è coinvolto
nell'interazione della proteina stessa con altre proteine. Questo indica che la
mutazione del gene può interferire con le interazioni proteina-proteina, e quindi
nella regolazione della trascrizione, splicing dell'RNA, RNA transfer.
In genere la proteina TDP-43 si trova nel nucleo delle cellule, e, in caso di
SLA o demenza fronte-temporale, essa viene in qualche maniera sequestrata nel
citoplasma cellulare, dove forma aggregati.
5.2.3. GENE FUS/TLS
Il gene FUS/TLS (dall’inglese, acronimo di fused in sarcoma/translated in
liposarcoma), localizzato nel cromosoma 16, codifica per la proteina FUS/TLS.
Come la TDP-43, la FUS/TLS è una proteina nucleare espressa a bassi
livelli nel citoplasma che agisce in associazione con l’RNA.
Essa è caratterizzata da una regione ricca di glutammina, glicina, serina e
tirosina (QGSY-rich region) all’estremità N-terminale, una regione ricca di glicina
(glycine-rich region), un motivo di riconoscimento RNA altamente conservato
(RRM), ripetizioni multiple di RGG (regione ricca di glicina e arginina) e la
20
regione C-terminale altamente conservata in forte somiglianza strutturale con la
TDP-43.
Recentemente è stata scoperta la presenza di mutazioni a livello di questo
gene in soggetti colpiti da SLA familiare,48 da SLA sporadica,49 e da demenza
fronto-temporale.50
Sono state identificate 14 mutazioni localizzate nel dominio C-terminale,
come anche osservato nella proteina mutante TDP-43.
La proteina mutata presenta un’alterata:
-localizzazione, infatti viene a trovarsi nel citoplasma;
-conformazione, la quale si presenta sotto forma di aggregati anomali;
-funzione, con conseguenze nella regolazione del metabolismo dell’RNA.
Figura 1. TDP-43 and FUS/TLS mutations in ALS. (A) Thirty mutations in TDP-43 have been
identified in sporadic (red) and familial (black) ALS patients, with most tying in the C-terminal glycine-rich region of TDP-43. All are missense mutations. (B) Fourteen mutations in FUS/TLS have been identified in familial ALS cases, with most lying in the final 13 amino acids of this protein. Data compiled from Kwiatkowski et al. (2009); Vance et al. (2009); domains from http://www.uniprot.org and http://www.cbs.dtu.dk/services/NetNES
5.2.4. GENE C9ORF72
Recentemente è stata identificata un’alterazione nel gene C9ORF72,
localizzato nel cromosoma 9, che consiste in un’espansione esanucleotidica
(GGGGCC) a livello del primo introne del gene. Questa ripetizione esonucleotidica
è stata identificata nel 24-46% dei casi di SLA familiare e nel 4-21% dei casi di
SLA sporadica.51
21
L’espansione esonucleotidica è anche una causa comune della demenza
fronto-temporale (FTD), a volte in combinazione con la SLA.52, 53
Non è ancora chiaro quale sia il meccanismo attraverso cui il gene
C9ORF72 causi la SLA. La proteina codificata dal gene C9ORF72 ha di solito una
sede nucleare, mentre quella codificata dal gene mutato si localizza
prevalentemente in sede citoplasmatica: ciò indica che un’alterata localizzazione
della proteina potrebbe essere alla base del suo malfunzionamento.
Inoltre l’espansione esonucleotidica determina un’alterazione della
trascrizione del DNA sequestrando proteine e RNA coinvolti nella regolazione
della trascrizione stessa.
Questa scoperta rappresenta un importante progresso verso l’identificazione
della causa della SLA e della sua terapia, soprattutto perché permette di spiegare la
causa di questa malattia in un’elevata percentuale di casi familiari e sporadici.
5.2.5. GENE UBQLN2
Ricercatori della Feinberg School of Medicine hanno scoperto che mutazioni
nel gene ubiquilina-2, localizzato nel cromosoma X, possono causare una forma X-
correlata di SLA familiare giovanile o a esordio nell’età adulta, così come la SLA
con demenza.54
La proteina ubiquilina-2 regola la degradazione delle proteine che hanno
subito la “ubiquitinazione”, vale a dire una modificazione post–traduzionale. Essa
agisce a livello del proteasoma.
Inoltre gioca un ruolo nel mantenimento cellulare, ricicla le proteine
danneggiate o mal ripiegate nei motoneuroni.
Mutazioni a livello di questo gene portano ad una compromissione della
degradazione delle proteine, quindi ad un accumulo di prodotti “ubiquitinati”,
formando i così detti corpi di inclusione, ovvero degli aggregati proteici anormali
all’interno dei neuroni.
Infatti nelle persone affette da SLA, sembra che questa funzione
fondamentale si alteri, provocando l'accumulo di proteine danneggiate nei
22
motoneuroni del midollo spinale e dei neuroni corticali, in particolare
nell'ippocampo.
A differenza delle altre mutazioni descritte, quelle del gene UBQLN2 non
sono coinvolte nei casi di SLA di tipo sporadico.
Tuttavia, questi risultati portano a pensare che la ubiquilina-2 potrebbe
essere rilevante per la patogenesi della SLA.
5.3. DANNO ECCITOTOSSICO
Il danno eccitotossico è causato da un eccesso di glutammato, un
neurotrasmettitore eccitatorio del sistema nervoso, che causa la morte neuronale.
Nel 1992 i ricercatori del John’s Hopkins Hospital hanno avanzato per la
prima volta l’ipotesi che il glutammato, un aminoacido neurotrasmettitore, possa
avere un ruolo causale nella SLA. Gli scienziati hanno scoperto che nei pazienti
affetti da SLA i livelli di glutammato nel plasma e nel liquido cerebro-spinale
(liquor cefalorachidiano) sono maggiori rispetto a quelli presenti nella popolazione
sana; 55 inoltre hanno scoperto difetti nel sistema di trasporto del glutammato che
portano all’aumento dei suoi livelli extracellulari.56
Studi di laboratorio hanno dimostrato che i neuroni iniziano a degenerare
progressivamente quando vengono esposti per lunghi periodi a quantità eccessive
di glutammato, a causa della sua eccitotossicità. Attualmente sono in corso studi
per capire quali meccanismi portino alla produzione di una quantità eccessiva di
glutammato nel liquor e di come questo squilibro possa contribuire allo sviluppo
della SLA. Una causa possibile potrebbe essere identificata in un difetto della
ricaptazione del glutammato da parte degli astrociti, cellule nervose il cui ruolo non
è di trasmettere l'impulso nervoso ma di "assistere" a livello metabolico i neuroni.57
5.4. MECCANISMO AUTOIMMUNE
Un’altra causa potrebbe essere riscontrata nelle reazioni autoimmuni,
quando gli anticorpi prodotti dal sistema immunitario attaccano i motoneuroni
interferendo e poi bloccando la trasmissione dell'impulso nervoso fra il cervello ed
i muscoli.
23
È stato ipotizzato che il sistema immunitario ha come bersaglio la
terminazione di un motoneurone portando a una serie di cambiamenti che alterano
l’ omeostasi del calcio.58 Questa alterazione può innescare la morte cellulare per
apoptosi neuronale.59
Nei pazienti affetti da SLA di tipo sporadica e familiare, sono stati trovati
maggior livelli di macrofagi nel midollo spinale, i quali svolgono un ruolo chiave
nella neuroinfiammazione.60
Tuttavia non ci sono prove sufficienti per sostenere un meccanismo
autoimmune.61
5.5. AGGREGAZIONE PROTEICA
L’aggregazione proteica è ritenuta un marchio patologico nella SLA di tipo
familiare e sporadica, ma anche nelle altre malattie neurodegenerative,62 come
Parkinson e Alzheimer.
La neuropatologia associata con la maggior parte dei casi di SLA è
caratterizzata da un accumulo anormale di proteine insolubili nel citoplasma dei
motoneuroni in degenerazione,63 con formazione dei corpi di inclusione.
Le mutazioni a livello dei geni SOD1, TDP-43 e FUS/TLS sono la causa
della precipitazione e aggregazione dei rispettivi composti proteici.
5.5.1. PROTEINA MUTANTE SOD1
Nel modello del topo affetto da SLA, è stata riscontrata una maggiore
quantità della proteina mutante SOD1 durante la degenerazione del motoneurone.64
È stato dedotto che l’aggregazione della proteina mutante SOD1 svolga un
ruolo nell'interruzione delle funzioni cellulari danneggiando mitocondri,
proteasomi o altre proteine.65
La mutazione del gene SOD1 è stata scoperta prima di altre mutazioni
genetiche che causano SLA e il relativo modello animale rimane il più utilizzato e
il meglio descritto.
24
5.5.2. PROTEINA MUTANTE TDP-43 E FUS/TLS
In condizioni patologiche, TDP-43 è accumulata in modo abnorme nel
citoplasma dei neuroni e delle cellule gliali.
Analisi biochimiche su questi corpi di inclusione indicano che la proteina
codificata dal gene TARDBP mutato è iperfosforilata e accumulata.66 ,67
La neuropatologia associata a demenza fronto-temporale è eterogenea,
caratterizzata da un accumulo anormale di TDP-43, proteine tau o altre proteine
non identificate, nel cervello e nel sistema nervoso dei pazienti.68 Più della metà dei
casi di demenza fronto-temporale presentano aggregati citoplasmatici della proteina
codificata dal gene TARDBP mutato. Anche se l'identificazione degli aggregati
TDP-43 è in stato di avanzamento, è poco chiaro se l'aggregazione di TDP-43 è un
evento primario alla patogenesi della SLA o se è un sottoprodotto dell’evoluzione
della malattia.
Il fatto che la SLA familiare con mutazione al gene TARDBP e la SLA
familiare con mutazione al gene FUS siano caratterizzate neuropatologicamente da
aggregati citoplasmatici, indica che le inclusioni FUS e TDP-43 sono simili in
morfologia e distribuzione. Inoltre, è stato dimostrato che le inclusioni FUS/TDP-
43 sono una caratteristica comune di SLA sporadica, SLA familiare e SLA con
demenza.69 La presenza della mutazione FUS in un gruppo di pazienti con FTD
rafforza il concetto che la demenza fronto-temporale e SLA sono condizioni
strettamente correlate. 70
Occorrono comunque larghe indagini su pazienti affetti SLA e FTD per
comprendere ulteriormente il ruolo delle mutazioni TDP-43 e FUS nella patogenesi
di questo gruppo di malattie.
5.6. DANNO OSSIDATIVO A CARICO DEI MITOCONDRI
Lo stress ossidativo è dovuto ad uno squilibrio tra sostanze ossidanti e
sostanze riducenti nel microambiente che circonda i motoneuroni colpiti.
Questa teoria ha acquisito importanza a seguito della scoperta che mutazioni
al gene SOD1 causano SLA familiare.
25
Il danno ossidativo a carico dei mitocondri rappresenta un evento
patogenetico critico in numerose malattie neurodegenerative, compresa la SLA.71
Uno studio condotto nel 2010, presso il Centro Dino Ferrari per la diagnosi e
la terapia di malattie neuromuscolari e neurodegenerative di Milano, conferma
questa associazione precisandone i dettagli molecolari e aprendo la strada allo
sviluppo di terapie mirate, potenzialmente in grado di posticipare l’esordio o
modificare il decorso della malattia.
L’elemento centrale del danno cellulare nelle patologie neurodegenerative è
lo stress ossidativo legato a un’eccessiva produzione di radicali liberi dell’ossigeno
(dall’inglese ROS, acronimo di Reacting Oxygen Species). Fisiologicamente, la
normale attività della catena respiratoria produce ROS che vengono, però,
prontamente neutralizzati dai sistemi antiossidanti presenti nel mitocondrio: SOD1,
SOD2 e glutatione perossidasi. Un’eccessiva produzione di ROS, rispetto alle
capacità antiossidanti è in grado di produrre danni irreparabili alle strutture
mitocondriali, alterandone la morfologia e attivando le vie pro-apoptotiche.72
Lo studio ultrastrutturale, nei modelli murini con mutazione al gene SOD1,
ha mostrato alterazioni nella morfologia mitocondriale, con la formazione di
numerose vacuolizzazioni dei mitocondri presenti nei motoneuroni, soprattutto a
livello dei dendriti e negli assoni.73 L’enzima codificato dal gene SOD1 mutato,
che tende ad accumularsi in aggregati all’interno dello spazio intermembrana,
promuove la protrusione della membrana esterna e la vacuolizzazione
mitocondriale ed è, quindi, in grado di danneggiare il mitocondrio. Si lega
specificatamente a una proteina mitocondriale chiamata Bcl-2 (B-cell lymphosoma)
che normalmente sopprime il processo di apoptosi delle cellule. L’effetto anti-
apoptotico della proteina Bcl-2 viene raggiunto tramite l'inattivazione di un poro
MPTP (acronimo di mitochondrial permeability transition pore), situato nella
membrana interna mitocondriale, coinvolto nella regolazione della concentrazione
di ioni calcio (Ca2+), del pH e del voltaggio della matrice mitocondriale. La
proteina Bcl-2 inoltre inibisce il rilascio del citocromo C (cyto C) nel citoplasma,
un importante fattore promotore l’apoptosi. Il legame tra l’enzima codificato dal
gene SOD1 mutato e la proteina Bcl-2 può pertanto innescare il meccanismo della
26
morte cellulare disattivando Bcl-2, col conseguente rilascio del citocromo C nel
citoplasma, oppure convertendola in un attivatore di apoptosi.
6. TRATTAMENTO
L'obiettivo primario del trattamento della SLA è l'inibizione della
progressione della malattia, anche se un importante aspetto secondario è il
trattamento del danno già fatto.
Finora non è stato scoperta alcuna cura definitiva per la SLA. Nonostante
questo, nel 1995 la Food and Drug
trattamento farmacologico per la malattia: il
Riluzolo
Il riluzolo è un farmaco
appartenente alla classe dei benzotiazoli.
Profilo clinico
Il rilu zolo fu originariamente sviluppato nel 195
muscolare ad azione centrale
anticonvulsivante e neuro
Nel 1995, la FDA
sclerosi laterale amiotrofica, e
questa fatale condizione
Il riluzolo è il solo composto
SLA, anche se con modesto increment
Sono difficili da valutare i risultati delle sperimentazioni fatte su questo
farmaco per diversi motivi:
modelli animali scelti e la metodologia degli studi clinici non univoca.
Non conoscendosi l'esatta ez
proteggendo i neuroni geneticamente predisposti dall'insulto eccitatorio di ti
glutamminergico.
TRATTAMENTO FARMACOLOGICO
L'obiettivo primario del trattamento della SLA è l'inibizione della
progressione della malattia, anche se un importante aspetto secondario è il
trattamento del danno già fatto. Finora non è stato scoperta alcuna cura definitiva per la SLA. Nonostante
Food and Drug Administration (FDA) ha approvato il primo
trattamento farmacologico per la malattia: il riluzolo (Rilutek).
Il riluzolo è un farmaco anti-eccitotossico,74 ad azione antiglutaminergica
appartenente alla classe dei benzotiazoli.
zolo fu originariamente sviluppato nel 195075 come un rilassante
muscolare ad azione centrale e successivamente è stato studiato
e neuroprotettivo.76
la FDA ha approvato l'uso del riluzolo per il trattamento della
amiotrofica, e rimane tutt’oggi l'unico trattamento
neurodegenerativa.77
Il riluzolo è il solo composto che ha mostrato dare benefici ai pazienti con
SLA, anche se con modesto incremento della sopravvivenza, circa 2
Sono difficili da valutare i risultati delle sperimentazioni fatte su questo
rmaco per diversi motivi: il profilo farmacocinetico del farmaco non definito, i
modelli animali scelti e la metodologia degli studi clinici non univoca.
on conoscendosi l'esatta eziologia della SLA si pensa che il riluzolo agisca
proteggendo i neuroni geneticamente predisposti dall'insulto eccitatorio di ti
27
L'obiettivo primario del trattamento della SLA è l'inibizione della
progressione della malattia, anche se un importante aspetto secondario è il
Finora non è stato scoperta alcuna cura definitiva per la SLA. Nonostante
(FDA) ha approvato il primo
ad azione antiglutaminergica
come un rilassante
studiato come agente
per il trattamento della
l'unico trattamento approvato per
che ha mostrato dare benefici ai pazienti con
o della sopravvivenza, circa 2-3 mesi.78
Sono difficili da valutare i risultati delle sperimentazioni fatte su questo
l farmaco non definito, i
modelli animali scelti e la metodologia degli studi clinici non univoca.79
gia della SLA si pensa che il riluzolo agisca
proteggendo i neuroni geneticamente predisposti dall'insulto eccitatorio di tipo
28
Il riluzolo non regredisce il danno pre-esistente ai motoneuroni, permette
solo di rallentare la progressione e non di migliorare il quadro clinico pre-esistente.
I pazienti in terapia devono essere monitorati per il danno epatico ed altri
possibili effetti collaterali.
Questa prima terapia specifica per la malattia, offre la speranza che la
progressione della SLA possa un giorno essere rallentata da nuovi farmaci o
combinazioni di essi.
Farmacodinamica
Il riluzolo può ridurre il danno ai motoneuroni, perché riduce i livelli tossici
di glutammato a livello delle terminazioni nervose glutaminergiche.
Il glutammato possiede due recettori: ionotropici (Figura 1) e metabotropici.
Nei recettori ionotropici, il legame con il glutammato determina l’apertura del
canale racchiuso dal recettore stesso (recettori ad attivazione diretta); mentre nei
recettori metabotropici, il legame col glutammato, avvia una serie di reazioni a
cascata intracellulari mediata da secondi messaggeri (recettori ad attivazione
indiretta).
Nell’ambito dei recettori ionotropici, il glutammato possiede due diversi tipi
di recettori. Un primo tipo si chiama non-NMDA, ed un secondo prende il nome di
NMDA. Il nome deriva dalla sostanza utilizzata per bloccare l’attività di questi
recettori: la N-metil-D-aspartato. I recettori non-NMDA lasciano passare solo ioni
sodio e ioni potassio, mentre i recettori NMDA lasciano passare anche ioni calcio.
I recettori non-NMDA sono divisi, a loro volta, in due categorie che
prendono il nome di AMPA (acido para ammino propanoico) e kainato
(il nome deriva sempre dalla sostanza utilizzata per evidenziare la loro funzione
nelle cellule). AMPA e kainato sono recettori per il glutammato ionotropici, non-
NMDA, che lasciano passare solo ioni sodio e potassio. Questa corrente
depolarizza la membrana.
Il recettore NMDA è attivato dal glutammato in presenza di glicina, quindi
la glicina è un co-attivatore. Oltre a far passare ioni sodio e potassio, lascia passare
anche ioni calcio. Il calcio, però non transita subito insieme agli altri ioni, perché,
normalmente, quando la membrana si trova allo stato di riposo, i canali MNDA
29
sono bloccati dal magnesio. Il potenziale negativo all’interno della cellula fa si che
lo ione magnesio entri nel poro del canale e lo blocchi. Affinché il canale NMDA
risulti funzionante è necessario che il potenziale all’interno della cellula aumenti
rispetto al valore di riposo, cioè che rimanga un pò depolarizzato. La
depolarizzazione della membrana si ha grazie alla corrente di ioni sodio entrante
dal recettore AMPA. A questo punto il “tappo” dovuto allo ione magnesio viene
sbloccato, fuoriesce dal canale e gli ioni sodio, potassio e calcio sono liberi di
transitare. L’attivazione dei canali NMDA avviene in presenza di glutammato e di
glicina, a patto che il potenziale di membrana sia depolarizzato. Se il potenziale
della cellula è ad un valore di riposo, il legame del glutammato al canale NMDA
non è sufficiente a far aprire il canale, bisogna aspettare che la membrana si
depolarizzi. Il canale NMDA è perciò sia ligando-dipendende che voltaggio-
dipendente.
L’altra classe di recettori per il glutammato sono i recettori metabotropici. Si
tratta di recettori accoppiati a proteine G eterometriche, costituite da tre subunità α,
β e γ. Allo stato di riposo le tre subunità aderiscono, e la subunità α lega GDP
(guanosindifosfato). A seguito del legame con il glutammato, la proteina G si
attiva: la subunità α si stacca dalle altre e fosforila la GDP a GTP; le sub unità
rimanenti si staccano anch’esse. La porzione α-GTP interagisce con la fosfolipasi
C, la quale scinde il fosfatidilinositolo 4,5-bifostato (PIP2) in inositolo 1,4,5-
trifosfato (IP3) e in diacilglicerolo (DAG): entrambi funzionano come secondi
messaggeri. L’inositolo trifosfato, che si trova nel citoplasma, si lega al suo
recettore specifico, un canale del calcio presente nella membrana del reticolo
endoplasmatico, con rilascio di ioni calcio nel citoplasma.
Il diacilglicerolo, insieme agli ioni calcio, attiva una protein-chinasi di
membrana, la protein-chinasi C (PKC) che catalizza la fosforilazione di varie
proteine intracellulari. Il DAG, a differenza di IP3, è altamente lipofilo e rimane
all’interno della membrana.
30
Figura 1. Http://www.medicinapertutti.altervista.org/argomento/recettori-ionotropici-glutammatergici-o-del-glutammato
Meccanismi d’azione del riluzolo (Tabella 1):
-Inattiva i canali del sodio voltaggio dipendenti nei neuroni del sistema
nervoso centrale dei mammiferi.
-Inibisce il rilascio di glutammato dalle vescicole presinaptiche.
-Potenzia la neurotrasmissione dei recettori AMPA (acido ammino metil
propanoico) e Kainato.
-Inibisce il rilascio di glutammato inattivando i canali del calcio di tipo P e
Q a livello presinaptico, ossia i canali al calcio voltaggio-dipendenti la cui funzione
è quella di rilasciare il neurotrasmettitore. Il potenziale d’azione, che si propaga
fino al terminale presinaptico, depolarizza la membrana e determina l’apertura dei
canali al calcio. La corrente al calcio permette alle vescicole di aderire al terminale
per poi liberare, tramite esocitosi, il glutammato. Il calcio quindi funge da innesco
per il rilascio del neurotrasmettitore (Figura 2).
-Ad alte concentrazioni, potenzia la funzione dei recettori postsinaptici
GABAa. ll recettore GABAa è un recettore per il GABA (acido γ-amminobutirrico,
neurotrasmettitore inibitorio) presente a livello del sistema nervoso. È un canale per
il cloro presente a livello postsinaptico in molti neuroni.
31
- Aumenta la ricaptazione del glutammato negli astrociti.
- Aumenta il fattore neurotrofico cerebrale (dall’inglese BDNF, acronimo di
Brain-Derived Neurotrophic Factor). Questo fattore neurotrofico cerebrale è una
neurotrofina, una proteina che agisce su determinati neuroni del sistema nervoso
centrale e del sistema nervoso periferico, contribuendo a sostenere la sopravvivenza
dei neuroni già esistenti, e favorendo la crescita e la differenziazione di nuovi
neuroni e sinapsi.
Tabella 1. http://images.google.it/
32
Figura 2. http://www.psycologia.it/introduzione-alla-fisiologia/
Effetti del riluzolo sulle scariche ripetitive neuronali
È stato osservato che il riluzolo è in grado di diminuire significativamente le
scariche ripetitive dei potenziali d'azione in molte cellule neuronali.
Nei preparati sperimentali il riluzolo è stato usato a concentrazioni diverse:
1uM in neuroni striatali di ratto,80 in neuroni spinali di topo,81 e in neuroni corticali
di ratto;82 3uM in neuroni corticali di ratto;83 e 5uM in neuroni del tronco cerebrale
di ratto.84 A queste concentrazioni, il riluzolo ha ridotto le scariche ripetitive
neuronali in risposta all’attivazione di corrente continua, senza bloccare i singoli
potenziali d'azione generati dall’attivazione di corrente transitoria.
33
Il riluzolo è in grado di ridurre anche la scarica spontanea o tonica in alcuni
neuroni; un effetto a volte accompagnato (ma non sempre) da iperpolarizzazione di
membrana.85
In alcuni casi, il riluzolo diminuisce l’ampiezza del potenziale d'azione, ne
aumenta la durata86 e aumenta la soglia per la genesi del potenziale (nei neuroni
spinali di topo).
In altri preparati sperimentali, basse concentrazioni di riluzolo (0,1-1 uM)
sono in grado di diminuire la relazione tra frequenza di scarica e attivazione di
corrente e aumentano la soglia di scarica, mentre a concentrazioni più elevate (2-10
mM) le scariche ripetitive sono eliminate (Figura 3).
Questi effetti sulle scariche sono dovuti alla inibizione della corrente al
sodio.
Figura 3. Riluzole inhibits neuronal excitability and the persistent Na+ current (INaP) in cultured spinal neurons in a dose-dependent way. (A) The relationship between firing frequency and current injection (F–I) and linear regressions are shown for control (•), 0.1 µM riluzole (□), and 1.0 µM riluzole (▵). The F–I gain is reduced and the current threshold for the onset of firing is increased with increasing riluzole concentrations. (B) The dose–response curve for all cells is shown for the effect of riluzole on the F–I gain (gray circle) for 0.1 µM riluzole (n = 11), 0.5 µM riluzole (n = 10), 1 µM riluzole (n = 8), 2 µM riluzole (n = 5), 5 µM riluzole (n = 5), and 10 µM riluzole (n = 5). The effect of riluzole on INaP (▪) is also shown for 0.1 µM riluzole (n = 6), 0.5 µM riluzole (n = 5), 1 µM riluzole (n = 7), 2 µM riluzole (n = 5), 5 µM riluzole (n = 5), and 10 µM riluzole (n = 5). The EC50 for riluzole inhibition of the F–I gain (gray arrow) was 1.1 µM and the EC50 for inhibition of INaP (black arrow) was 1.8 µM. Riluzole also dose-dependently increased the current threshold for firing (right side, bars; mean ± SEM shown for [B]). Threshold amplitudes could not be measured above 2 µM riluzole because spiking behavior became very irregular. Kuo JJ, Lee RH, Zhang L, et al. Essential role of the persistent sodium current in spike initiation during slowly rising inputs in mouse spinal neurones. J Physiol (Lond) 2006;574:819–834.
34
Effetti avversi
La tollerabilità del farmaco è nel complesso buona.
Tra gli effetti avversi possono verificarsi la astenia (riduzione della forza
muscolare), diminuzione della funzionalità polmonare e polmoniti.
Inoltre si può verificare un innalzamento delle transaminasi: glutammato-
piruvato transaminasi (GPT) e glutammato-ossalacetato transaminasi (GOT).
Gli effetti collaterali sono da attribuire in parte anche alla evoluzione della
patologia di base.
35
7. SPERIMENTAZIONI E STUDI CLINICI
Ad oggi l’unico trattamento per la SLA è rappresentato dal riluzolo che ha
un modesto effetto sulla soppravvivenza. Per tale motivo i ricercatori di tutto il
mondo cercano di sviluppare nuovi trattamenti efficaci per la SLA.
7.1. FARMACI ANTIOSSIDANTI PER LA PRESERVAZIONE
MITOCONDRIALE
Un modo per proteggere i mitocondri è rappresentato da sostanze
antiossidanti.
Vitamina E
Il primo studio di un agente antiossidante (vitamina E) per la SLA fu
pubblicato nel 1940.87 Questo studio ha avuto diversi difetti e rimane un esempio
della necessità di controlli.
Lo stesso Lou Gehrig riportò che aveva avuto una "miglioramento",e, pur
continuando il suo trattamento con alte dosi orali e di iniezione di vitamina E, è
deceduto un anno dopo.88
La vitamina E è in grado di ritardare l’esordio della malattia nel modello del
topo affetto da SLA con mutazione al gene SOD1.89
Sono stati effettuati due studi randomizzati in doppio cieco sulla vitamnia E
o sul placebo in combinazione con il riluzolo.
Uno studio ha utilizzato 600 UI al giorno e l’altro 5 grammi al giorno. Nessuno dei
due ha mostrato benefici sulla sopravvivenza o sullo stato funzionale quando la
vitamina E è stata aggiunta al riluzolo. 90
Tuttavia, la questione rimane aperta, perché non vi sono studi recenti che
suggeriscono un ridotto risch
Pramipexolo
Isomero levogiro del pramipexolo (PPX)
Isomero destrogiro del pramipexolo (RPPX)
Il pramipexolo appartiene alla famiglia
neuroprotettive in modelli
Le proprietà neuroprotettive
state al centro di numerosi studi
Parkinson. Protegge i neuroni
ossidativo,94 e distrugge i radicali liberi
che il farmaco eserciti
riducendo l'attivazione delle vie pro apoptoti
sottocutanea in continuo
neuroni dopaminergici impedendo quindi una risposta immunitaria
L’isomero destrogiro, il despramipexolo è stato scelto
SLA grazie alla sua maggiore
pramipexolo.99 , 100 Il pramipe
Tuttavia, la questione rimane aperta, perché non vi sono studi recenti che
suggeriscono un ridotto rischio di SLA nell’uso a lungo termine della vitamina E.
giro del pramipexolo (PPX)
Isomero destrogiro del pramipexolo (RPPX)
appartiene alla famiglia dei benzotiazoli
in modelli affetti da neurodegenerazione acuta e cronica
proprietà neuroprotettive dell’isomero levogiro del pramipexolo
di numerosi studi recenti, soprattutto in modelli di
rotegge i neuroni dopaminergici esposti ad ipossia
e distrugge i radicali liberi in modelli sia in vivo che in vitro.
il suo effetto neuroprotettivo agendo sui
l'attivazione delle vie pro apoptotiche. 96 La s
in continuo inibisce la formazione delle inclusioni citoplasmatiche
impedendo quindi una risposta immunitaria
L’isomero destrogiro, il despramipexolo è stato scelto per lo studio della
alla sua maggiore tollerabilità a dosi superiori
Il pramipexolo infatti, per avere un effetto neuro
36
Tuttavia, la questione rimane aperta, perché non vi sono studi recenti che
io di SLA nell’uso a lungo termine della vitamina E.91
benzotiazoli ed ha proprietà
acuta e cronica.92
pramipexolo sono
in modelli di malattia di
ipossia, 93 allo stress
in modelli sia in vivo che in vitro.95 Sembra
protettivo agendo sui mitocondri, e
La somministrazione
citoplasmatiche nei
impedendo quindi una risposta immunitaria.97, 98
per lo studio della
superiori rispetto al
tto neuroprotettivo,
37
richiede dosi superiori rispetto all’isomero destrogiro che possono essere tollerate
negli esseri umani a causa della sua alta affinità per i recettori della dopamina.
Questo porta ad effetti collaterali dopaminergici alle dosi limite, come ipotensione
e allucinazioni. Questi stessi effetti collaterali hanno impedito l'uso del
pramipexolo come agente neuroprotettivo negli esseri umani.
Il despramipexolo ha proprietà neuroprotettive simili al pramipexolo, ma
non ha invece un effetto dopaminergico. È privo di effetti collaterali in quanto ha
una ridotta affinità per il recettori dopaminergici. Questo permette l'aumento della
dose necessaria per raggiungere un effetto neuroprotettivo, avendo una maggior
tollerabilità.
Per tale motivo, è stato scelto il despramipexolo anziché il pramipexolo
come farmaco potenzialmente promettente per la SLA.
Anche il despramipexolo riduce la produzione di radicali liberi, la morte
cellulare neuronale in modelli di stress ossidativo, e l’apoptosi.101 I suoi effetti
neuroprotettivi vengono esercitati direttamente sui mitocondri per stabilizzare la
conduttanza degli ioni e per mantenere i gradienti necessari per la produzione di
ATP. In diverse colture cellulari, compresi i neuroni, il despramipexolo normalizza
il metabolismo delle cellule e protegge il proteo soma. 102
Despramipexolo nella SLA
I primi studi clinici hanno mostrato che il despramipexolo era ben tollerato
nell’uomo.103 Il profilo di sicurezza e farmacocinetico del despramipexolo è stato
valutato in due studi clinic: nel primo studio i pazienti hanno ricevuto a una dose
singola fino a 300 mg (50 mg, 150 mg o 300 mg); nel secondo studio invece i
pazienti hanno ricevuto due dosi giornaliere fino a 300 mg per più di 4-5 giorni. In
entrambi gli studi, i profili farmacocinetici hanno mostrato che il farmaco subisce
un rapido assorbimento, con una farmacocinetica lineare. Quasi tutto il farmaco è
eliminato per via renale e il cibo non ha alterato l'assorbimento o l'eliminazione.
Non si sono verificati eventi avversi gravi in alcun studio. Questi studi hanno
quindi dimostrato che dosaggi molto più alti di despramipexolo possono essere
tollerati rispetto al pramipexolo.
38
In seguito, sono stati progettati una serie di studi clinici di fase II per testare
la sicurezza e per ottenere le prime indicazioni di una possibile efficacia nei
pazienti affetti da SLA. Uno di questi studi ha utilizzato dosi crescenti di
despramipexolo su un campione di dieci pazienti con definita o probabile SLA.104 ll
dosaggio iniziale era di 30 mg al giorno con un aumento doppio settimanale fino a
raggiungere 300 mg al giorno per 2 settimane. L'incremento del dosaggio è
risultato sicuro e ben tollerato , senza effetti collaterali dopaminergici.
Un successivo studio di fase II in doppio cieco , controllato con placebo, ha
valutato la sicurezza e la tollerabilità.105 Lo studio è stato suddiviso in due parti.
Nella prima parte i 102 pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi di trattamento (50
mg/giorno, 150 mg/giorno, 300 mg/giorno) e un gruppo placebo. Dopo un periodo
di trattamento di 12 settimane, 97 pazienti rimanenti sono stati sottoposti a un
periodo di washout di 4 settimane (ossia una sospensione del farmaco).
Nella seconda parte i pazienti sono stati poi randomizzati in due gruppi
trattati in doppio cieco, 50 mg/giorno o 300 mg/giorno, per ulteriori 24 settimane.
I risultati sono stati questi:
- 10 pazienti hanno abbandonato il trattamento tra la prima e la seconda
parte della prova, di cui tre sono deceduti.
- 71 pazienti hanno completato le due parti dello studio.
- Nella seconda parte sono deceduti 12 pazienti (9 nel gruppo 50 mg e 3 nel
gruppo 300 mg ) e si sono riscontrati diciasette eventi avversi gravi.
In seguito è stato effettuato uno studio di fase III, finanziato da Biogen Idec
( Weston , MA). L’obiettivo era quello di determinare se la somministrazione di
150 mg di despramipexolo due volte al giorno fosse efficace nella SLA rispetto al
placebo. Purtroppo non sono stati positivi i dati dello studio, non si è verificato
nessun effetto in termini di efficacia. Dai risultati incoraggianti degli studi di fase
II, c'erano quindi grandi aspettative nei confronti del farmaco che però, purtroppo,
sono andate deluse.
N-acetilcisteina
Sono stati studiati altri a
funzioni mitocondriali.
dell’amminoacido cisteina.
Nel modello del topo affetto da SLA con mutazione al gene SOD1, la N
acetilcisteina prolunga la sopravvivenza in modo significativo e ritarda la comparsa
dei sintomi motori quando però viene somministra
Uno studio clinico con N
significative nella sopravvivenza.
Creatina
La creatina è un composto intermedio del
sintetizzato dal fegato, ed è utilizzato nei
ATP durante i primi secondi della
Viene utilizzato come integratore
anaerobiche, come ad esempio
Sono stati studiati altri agenti antiossidanti che mirano alla protezione del
funzioni mitocondriali. La N-acetilcisteina è un derivato N
dell’amminoacido cisteina.
Nel modello del topo affetto da SLA con mutazione al gene SOD1, la N
acetilcisteina prolunga la sopravvivenza in modo significativo e ritarda la comparsa
dei sintomi motori quando però viene somministrato prima della loro comparsa.
Uno studio clinico con N-acetilcisteina è riuscito a produrre differenze
significative nella sopravvivenza.107
è un composto intermedio del metabolismo
, ed è utilizzato nei muscoli dei mammiferi
durante i primi secondi della contrazione muscolare.
Viene utilizzato come integratore dagli sportivi soprattutto in discipline
anaerobiche, come ad esempio culturismo e sollevamento pesi. L
39
alla protezione delle
è un derivato N-acetilato
Nel modello del topo affetto da SLA con mutazione al gene SOD1, la N-
acetilcisteina prolunga la sopravvivenza in modo significativo e ritarda la comparsa
to prima della loro comparsa.106
acetilcisteina è riuscito a produrre differenze
metabolismo energetico
mammiferi per rigenerare
dagli sportivi soprattutto in discipline
. L’assunzione per
via orale di creatina migliora le prestazioni nell’esercizio, favorisce il recupero
dopo l’esercizio e aumenta
Anomalie nel metabolismo della creatina prodotta nel corpo sono state
associate alla progressione di malattie neuromuscolari, come la SLA.
avuto risultati positivi nei modelli a
umana non sono riusciti a mostrare differenze significative per la sopravvivenza dei
pazienti trattati con un dosaggio da 5 a 10 grammi
Metformina
La metformina, un
antinfiammatorie. Non ha mostrato alcun beneficio nel modello dei topi maschili
affetto da SLA con mutazione al gene SOD1 ed ha accelerato la progressione della
malattia nei topi femminili.
Selegilina e melatonina
Sono stati condotti
la melatonina. Anche se
stati effettuati su pochi pazienti per
via orale di creatina migliora le prestazioni nell’esercizio, favorisce il recupero
dopo l’esercizio e aumenta l’energia disponibile in soggetti sani.
Anomalie nel metabolismo della creatina prodotta nel corpo sono state
associate alla progressione di malattie neuromuscolari, come la SLA.
avuto risultati positivi nei modelli animali affetti da SLA, ma gli
umana non sono riusciti a mostrare differenze significative per la sopravvivenza dei
trattati con un dosaggio da 5 a 10 grammi al giorno di creatina.
La metformina, un farmaco antidiabetico, presenta proprietà antiossidanti e
on ha mostrato alcun beneficio nel modello dei topi maschili
SLA con mutazione al gene SOD1 ed ha accelerato la progressione della
malattia nei topi femminili.109
lina e melatonina
condotti altri studi su sostanze antiossidanti, come la
nina. Anche se non sono stati ottenuti risultati positivi, questi studi
stati effettuati su pochi pazienti per dare una conclusione significativa
40
via orale di creatina migliora le prestazioni nell’esercizio, favorisce il recupero
Anomalie nel metabolismo della creatina prodotta nel corpo sono state
associate alla progressione di malattie neuromuscolari, come la SLA. La creatina ha
ma gli studi sulla SLA
umana non sono riusciti a mostrare differenze significative per la sopravvivenza dei
di creatina.108
proprietà antiossidanti e
on ha mostrato alcun beneficio nel modello dei topi maschili
SLA con mutazione al gene SOD1 ed ha accelerato la progressione della
su sostanze antiossidanti, come la selegilina e
positivi, questi studi sono
re una conclusione significativa.110, 111
7.2. FARMACI ANTIGLUTAMIN
Topiramato
Il topiramato, un derivato dello zucchero, è un
Esso ha quattro caratteristiche principali:
-inibizione dei canali voltaggio
-inibizione dell’anidrasi carbonica;
-un aumento dell'inibizione GABA
-una riduzione dell'eccitazione glutamatergica tramite l’antagonismo verso
recettori del glutammato;
Gli studi iniziali del topiramato
sono riusciti a migliorare la sopravvivenza in modelli del
mutazione della SOD1.113
Successivamente è
controllato con placebo
topiramato in realtà hanno presentato
superiori rispetto a quelli trattati con placebo; inoltre
una maggior sopravvivenza
ossia il volume totale di aria espulsa in un’espirazione f
FARMACI ANTIGLUTAMIN ERGICI
Il topiramato, un derivato dello zucchero, è un farmaco anticonvulsiv
Esso ha quattro caratteristiche principali:
inibizione dei canali voltaggio-dipendenti del sodio;
inibizione dell’anidrasi carbonica;
un aumento dell'inibizione GABAergica;
una riduzione dell'eccitazione glutamatergica tramite l’antagonismo verso
recettori del glutammato;112
Gli studi iniziali del topiramato su colture di cellule di midollo spinale
e la sopravvivenza in modelli del topo con SLA 113
Successivamente è stato eseguito uno studio randomizzato in doppio cieco
con placebo su 296 pazienti affetti da SLA.114 I pazienti trattati con
topiramato in realtà hanno presentato un rapido declino dell’attività degli arti
a quelli trattati con placebo; inoltre non è riuscito a determinare
una maggior sopravvivenza o aumentare la capacità di ventilazione
ossia il volume totale di aria espulsa in un’espirazione forzata.
41
anticonvulsivante.
una riduzione dell'eccitazione glutamatergica tramite l’antagonismo verso
su colture di cellule di midollo spinale non
topo con SLA associata a
ndomizzato in doppio cieco
pazienti trattati con
lino dell’attività degli arti
non è riuscito a determinare
di ventilazione forzata (FVC),
Gabapentin
Il gabapentin è il nome del principio attivo indicato:
- come terapia aggiuntiva nel trattamento di attacchi epilettici parziali
in presenza o in assenza di generalizzazione secondaria in adulti e in bambini dai 6
anni in poi.
- in monoterapia nel trattamento delle convulsioni parziali in presenza
o in assenza di generalizzazione secondaria in adulti e in adolescenti dai 12 anni di
età in poi.
- in adulti nel trattamento del dolore neuropatico periferico, quale la
neuropatia diabetica dolorosa e la nevralgia post
Viene commercializzato sotto vari nomi, tra cui
Il Gabapentin funziona principalmente inibendo
dipendenti, ma a dosi elevate riduce la sintesi di glutammato.
Dai risultati dello studio di fase III è emerso
tasso di declino FVC nel gruppo trattato con gabapentin, e gli studi non
provocato un miglioramento della so
è il nome del principio attivo indicato:
come terapia aggiuntiva nel trattamento di attacchi epilettici parziali
in presenza o in assenza di generalizzazione secondaria in adulti e in bambini dai 6
monoterapia nel trattamento delle convulsioni parziali in presenza
o in assenza di generalizzazione secondaria in adulti e in adolescenti dai 12 anni di
in adulti nel trattamento del dolore neuropatico periferico, quale la
dolorosa e la nevralgia post-erpetica.
Viene commercializzato sotto vari nomi, tra cui Neurontin
Gabapentin funziona principalmente inibendo i canali del calcio
dipendenti, ma a dosi elevate riduce la sintesi di glutammato.115
Dai risultati dello studio di fase III è emerso un aumento significativo del
FVC nel gruppo trattato con gabapentin, e gli studi non
provocato un miglioramento della sopravvivenza.116
42
come terapia aggiuntiva nel trattamento di attacchi epilettici parziali
in presenza o in assenza di generalizzazione secondaria in adulti e in bambini dai 6
monoterapia nel trattamento delle convulsioni parziali in presenza
o in assenza di generalizzazione secondaria in adulti e in adolescenti dai 12 anni di
in adulti nel trattamento del dolore neuropatico periferico, quale la
(Pfizer).
del calcio voltaggio
un aumento significativo del
FVC nel gruppo trattato con gabapentin, e gli studi non hanno
Talampanel
Il talampanel (LY300164), una benzodiazepina e antagonista non
competitivo dei recettori del glutammato AMPA (acido ammino metil
propanoico), ha completato uno studio clinico di fase II con 59 pazienti affetti da
SLA.117
I risultati non sono stati
il declino della forza muscolare è stato rallentato del 15% e
valutazione funzionale SLA, ossia le funzioni fisiologiche colpite dalla SLA) è
stata ridotta del 30% nel
ha raggiunto significatività statistica, e non vi è stato alcun beneficio di
sopravvivenza.
In un recente studio su topi con SLA associata a mutazione della SOD1, i
livelli di calcio nei neuromot
viene somministrato prima dei sintomi.
Il talampanel (LY300164), una benzodiazepina e antagonista non
competitivo dei recettori del glutammato AMPA (acido ammino metil
ha completato uno studio clinico di fase II con 59 pazienti affetti da
sono stati uniformi, ma hanno avuto aspetti promettenti;
il declino della forza muscolare è stato rallentato del 15% e la ALSFRS (scala
valutazione funzionale SLA, ossia le funzioni fisiologiche colpite dalla SLA) è
nel gruppo trattato con talampanel; comunque nessuna misura
significatività statistica, e non vi è stato alcun beneficio di
In un recente studio su topi con SLA associata a mutazione della SOD1, i
neuromotori sono stati ridotti, ma solo quando il talampanel
viene somministrato prima dei sintomi.118
43
Il talampanel (LY300164), una benzodiazepina e antagonista non
competitivo dei recettori del glutammato AMPA (acido ammino metil
ha completato uno studio clinico di fase II con 59 pazienti affetti da
, ma hanno avuto aspetti promettenti;
la ALSFRS (scala
valutazione funzionale SLA, ossia le funzioni fisiologiche colpite dalla SLA) è
gruppo trattato con talampanel; comunque nessuna misura
significatività statistica, e non vi è stato alcun beneficio di
In un recente studio su topi con SLA associata a mutazione della SOD1, i
ori sono stati ridotti, ma solo quando il talampanel
Lamotrigina
La lamotrigina è un farmaco
dell'epilessia e del disturbo bipolare
inibisce anche il rilascio di glutammato e
La lamotrogina è stata studiata in due studi doppio
controllati con placebo, il primo a basso dosaggio (100 mg al
giorno) e il secondo a una dose moderata (300 mg al giorno); ma
entrambi gli studi non sono riusciti a dimostrare un miglioramento della
deambulazione o dei sintomi bulbari.
Ceftriaxone
ll ceftriaxone (Rocefin
appartenente al gruppo delle
specifica in caso di infezioni
Nei pazienti affetti da SLA, questo antibiotico sembra che agisca a livello
del trasportatore del glutammato (GLT
glutammato.121
La lamotrigina è un farmaco antiepilettico utilizzato per il trattamento
disturbo bipolare. Esso è un bloccante del canale de
inibisce anche il rilascio di glutammato e aspartato. 119
La lamotrogina è stata studiata in due studi doppio
controllati con placebo, il primo a basso dosaggio (100 mg al
giorno) e il secondo a una dose moderata (300 mg al giorno); ma
entrambi gli studi non sono riusciti a dimostrare un miglioramento della
deambulazione o dei sintomi bulbari.120
Rocefin e generici) è un principio attivo
appartenente al gruppo delle cefalosporine di terza generazione, di indicazione
infezioni batteriche, polmonite e la meningite batterica.
ei pazienti affetti da SLA, questo antibiotico sembra che agisca a livello
del trasportatore del glutammato (GLT-1) andando a correggere il livelli cellulari di
44
utilizzato per il trattamento
Esso è un bloccante del canale del sodio, e
La lamotrogina è stata studiata in due studi doppio-cieco
controllati con placebo, il primo a basso dosaggio (100 mg al
giorno) e il secondo a una dose moderata (300 mg al giorno); ma
entrambi gli studi non sono riusciti a dimostrare un miglioramento della
e generici) è un principio attivo antibiotico
di terza generazione, di indicazione
batteriche, polmonite e la meningite batterica.
ei pazienti affetti da SLA, questo antibiotico sembra che agisca a livello
eggere il livelli cellulari di
Esso è attualmente in fase III di uno studio,
con 600 partecipanti affetti da SLA.
Inibizione dell’enzima g
La N-acetil aspartilglutammato (N
neuropeptidi presenti nelle cellule dei mammiferi nel sistema nervoso centrale e
periferico. Questo neuro
rilasciato nel vallo sinaptico,
un enzima che si trova sulla superficie esterna delle cellule gliali
N-acetil aspartato. Nei pazienti affetti da SLA
NAAG nel CSF , mentre bassi livelli nel midollo spinale. È stato pensato allora che
a livello del midollo spinale ci sia una maggiore attività dell’enzima
maggiore quantità di glutammato ch
da SLA. Se questa teoria fosse vera, una inibizione dell’enzima GCP II
ridurre l’eccitotossicità
aumentando i livelli di NAAG
glutammato mGluR3. Questo recettore
proteina G di tipo inibitorio,
dell’adenilato ciclasi, con conseguente ridotta concentrazione di cAMP.
stimolazione di questo recettore dunque soppri
a livello presinaptico, e quindi impedis
Mediante micro dialisi, è stato dimostrato che l’inibizione dell’enzima diminuisce
selettivamente il glutammato
rappresenta dunque un meccanismo neuro
L’inibizione del glutammato carbossipeptidasi II
duplice meccanismo antiglutaminergico, tramite la riduzione diretta della
produzione di glutammato e, indirettamente,
glutammato nelle varie aree del sistema nervoso centrale.
Esso è attualmente in fase III di uno studio,
600 partecipanti affetti da SLA.122
Inibizione dell’enzima glutammato carbossipeptidasi II
acetil aspartilglutammato (NAAG) è uno tra i
nelle cellule dei mammiferi nel sistema nervoso centrale e
neuropeptide è contenuto nelle vescicole neuronali e, una volta
o sinaptico, viene idrolizzato dal glutammato carbossipeptidasi II,
enzima che si trova sulla superficie esterna delle cellule gliali
. Nei pazienti affetti da SLA sono stati trovati alti livelli di
NAAG nel CSF , mentre bassi livelli nel midollo spinale. È stato pensato allora che
llo del midollo spinale ci sia una maggiore attività dell’enzima
maggiore quantità di glutammato che induce alla eccitotossicità nei pazienti affetti
da SLA. Se questa teoria fosse vera, una inibizione dell’enzima GCP II
itotossicità inibendo la liberazione di glutammato dal NAAG
aumentando i livelli di NAAG, il quale si lega al recettore metabotropico per il
glutammato mGluR3. Questo recettore si trova a livello presinaptico,
proteina G di tipo inibitorio, vale a dire che la sua attivazione
dell’adenilato ciclasi, con conseguente ridotta concentrazione di cAMP.
stimolazione di questo recettore dunque sopprime i canali del calcio
a livello presinaptico, e quindi impedisce il rilascio di glutammato dalle vescicole.
te micro dialisi, è stato dimostrato che l’inibizione dell’enzima diminuisce
glutammato in eccesso a livello extracellulare.
enta dunque un meccanismo neuroprotettivo.
glutammato carbossipeptidasi II è stata proposta
duplice meccanismo antiglutaminergico, tramite la riduzione diretta della
glutammato e, indirettamente, riequilibria le concentrazione di
varie aree del sistema nervoso centrale. Ha inoltre
45
Esso è attualmente in fase III di uno studio,
AAG) è uno tra i più abbondanti
nelle cellule dei mammiferi nel sistema nervoso centrale e
uto nelle vescicole neuronali e, una volta
viene idrolizzato dal glutammato carbossipeptidasi II,
enzima che si trova sulla superficie esterna delle cellule gliali, in glutammato e
sono stati trovati alti livelli di
NAAG nel CSF , mentre bassi livelli nel midollo spinale. È stato pensato allora che
llo del midollo spinale ci sia una maggiore attività dell’enzima, per cui una
tossicità nei pazienti affetti
da SLA. Se questa teoria fosse vera, una inibizione dell’enzima GCP II potrebbe
glutammato dal NAAG, e
recettore metabotropico per il
a livello presinaptico, accoppiato a
vale a dire che la sua attivazione inibisce l’attività
dell’adenilato ciclasi, con conseguente ridotta concentrazione di cAMP. La
me i canali del calcio che si trovano
il rilascio di glutammato dalle vescicole.
te micro dialisi, è stato dimostrato che l’inibizione dell’enzima diminuisce
. Questa inibizione
stata proposta per il suo
duplice meccanismo antiglutaminergico, tramite la riduzione diretta della
riequilibria le concentrazione di
Ha inoltre dimostrato di
46
ridurre i cambiamenti neuropatologici nel modello del topo con SLA associato a
mutazione nella SOD1.123
7.3. FARMACI IMMUNOSOPPRESSIVI
Sono stati studiati diversi farmaci immunosoppressivi, come
corticosteroidi,124 immunoglobuline per via endovenosa, 125 ciclofosfamide126 e
ciclosporina 127: nessuno è riuscito a modificare la progressione della malattia.
NP001
NP001 è un nuovo farmaco sviluppato dalla Neuraltus Pharmaceuticals Inc.
Esso agisce sulle cellule del sistema immunitario e mira a ridurre l'infiammazione
all'interno del sistema nervoso.128
E’ stato ipotizzato che questa molecola possa rallentare la progressione della
SLA.
Recentemente sono stati presentati i risultati dello studio di fase II. 136
pazienti affetti da SLA sono stati trattati con NP001 per via endovenosa alle dosi di
1 mg/kg/dose, 2 mg/kg/dose o con placebo, a cicli mensili per 6 mesi. La
somministrazione endovenosa di NP001 è apparsa sicura e ben tollerata e il gruppo
trattato col dosaggio più elevato ha presentato un modesto beneficio clinico, in
termini di disabilità. Tali risultati inducono quindi i ricercatori a proseguire con le
fasi successive di valutazione di efficacia di questa molecola. 129 Attualmente è in
fase di pianificazione uno studio di fase III negli USA.
47
7.4. FARMACI MIOTROPICI
Un altro obiettivo proposto per il trattamento farmacologico della SLA è il
muscolo stesso.
Tirasemvit (CK-2017357)
Questo nuovo farmaco ha dimostrato in modelli animali e in soggetti sani di
attivare il muscolo scheletrico rendendolo più sensibile al calcio.130
Ritarda quindi l'affaticamento muscolare e aumenta la forza del un muscolo
durante la sua contrazione.
Uno studio di fase I su volontari sani ha precedentemente dimostrato che il
farmaco è sicuro.
Due studi di fase II hanno permesso di determinare il dosaggio ottimale del
trattamento, pur rimanendo sicuro per le persone con SLA. In questi studi,
tirasemtiv è sembrato essere ben tollerato dai pazienti con SLA, compresi quelli
che lo hanno ricevuto insieme ad una dose ridotta di riluzolo. Gli studi hanno
valutato la tollerabilità di tirasemtiv in dosi fino a 500 mg al giorno per un massimo
di tre settimane.
Nel primo studio di fase II, tirasemtiv è stato somministrato in singole dosi
giornaliere di 125 mg , 250 mg o 375 mg rispetto al placebo per due settimane: in
un gruppo senza la somministrazione concomitante di riluzolo, nell’altro gruppo
insieme al riluzolo somministrato alla dose ridotta di 50 mg una volta al giorno. Nel
secondo studio, la dose di tirasemtiv è stata somministrata nell'arco di tre settimane,
a cominciare da 125 mg due volte al giorno fino a raggiungere i 250 mg due volte
al giorno.I risultati hanno mostrato che tirasemtiv è stato ben tollerato in questi
pazienti: l'evento avverso più comune sono state le vertigini. La co-
48
somministrazione di tirasemtiv e riluzolo ha all’incirca raddoppiato la
concentrazione di riluzolo nel plasma, rispetto alla somministrazione di riluzolo
senza tirasemtiv. Gli studi hanno evidenziato un tendenza al miglioramento dei
valori della scala di Valutazione Funzionale, come la respirazione. Gli autori hanno
concluso che le tendenze positive, emerse dalla misurazione dei diversi parametri,
supportano la prosecuzione degli studi su questo farmaco come potenziale
candidato per il trattamento della SLA. Nel secondo studio, gli autori hanno
concluso che tirasemtiv sembra avere effetti concentrazione-dipendente sia a livello
funzionale, sia di misurazione della forza e della resistenza, quando somministrato
per un massimo di 21 giorni. Inoltre, gli autori hanno riferito che studi sia con dosi
singole sia con dosi ripetute hanno suggerito effetti potenzialmente benefici nella
misurazione della funzionalità, della forza muscolare e della resistenza.
I risultati di questi studi supportano lo sviluppo del tirasemtiv come
potenziale candidato per trattamento della SLA. 131
7.5. CELLULE STAMINALI
Le cellule staminali sono cellule primitive non specializzate, dotate della
capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo attraverso un
processo denominato differenziamento cellulare. Sono oggetto di studio da parte
dei ricercatori per curare determinate malattie. Le cellule staminali vengono
prelevate da diverse fonti come il cordone ombelicale, il sacco amniotico, il sangue,
il midollo osseo, la placenta, i tessuti adiposi.
La SLA è un campo di grande interesse per la ricerca del trapianto di cellule
staminali. Gli studi sulle cellule staminali hanno portato a risultati positivi
sia in modelli animali affetti da SLA che in vitro, utilizzando una varietà
di diverse cellule.
Le cellule staminali mesenchimali (dal midollo osseo) e le cellule
progenitrici neurali (dal midollo spinale) sono i due tipi di cellule con la maggior
parte delle prove per l'uso nella SLA. Queste cellule hanno dimostrato un
miglioramento nella sopravvivenza nei modelli animali affetti da SLA associata a
mutazione del gene SOD1, rispetto al gruppo di controllo.132, 133
49
Le cellule staminali mesenchimali hanno il vantaggio di un impianto
autologo, riducendo così i problemi di rigetto e la necessità di una
terapia immunosoppressiva. Recenti studi hanno però evidenziato che le cellule
staminali mesenchimali, isolate dai pazienti affetti da SLA, presentano una ridotta
pluripotenza (ossia la capacità di una singola cellula di dividersi e di differenziarsi
in uno qualsiasi dei tre strati germinali: endoderma, mesoderma o ectoderma) e
ridotti fattori trofici, indicando una ridotta efficienza dei trapianti di cellule
mesenchimali nei pazienti affetti da SLA.134
Nel primo studio su cellule staminali sono state impiantate cellule
mesenchimali autologhe nelle corna dorsali del midollo spinale in 19 pazienti.
Questo studio di fase I ha completato la seconda parte e il trattamento sembra
essere sicuro.135
Il primo studio umano controllato con cellule staminali neurali è attualmente
in corso. La prima parte di questo protocollo si è basata sulla iniezione intraspinale
a livello lombare nei pazienti affetti da SLA; non ha rilevato eventi avversi
importanti imputabili alla procedura chirurgica o alle cellule trapiantate. Alla luce
di quanto emerso è stato autorizzato l’avvio della seconda parte della
sperimentazione che prevede il trapianto in zone più alte del midollo spinale, cioè
in regione cervicale, con l'obiettivo di salvaguardare preferenzialmente i
neuromotori respiratori. Il trattamento è risultato sicuro e ben tollerato. I risultati
hanno anche mostrato che la procedura chirurgica non accelera la progressione
della malattia. La prossima fase dello studio, che prevede il trapianto a livello
cervicale a dosi maggiori (in termini di numero di cellule), è in attesa
dell’approvazione della FDA.136
7.6. TRATTAMENTI SOD1-CORRELATI
ISIS SOD1Rx
ISIS SOD1Rx (o ISIS 333611), un oligonucleotide antisenso, è un nuovo
tipo di farmaco specificamente progettato per il trattamento della SLA causata da
errori nel gene SOD1. Esso utilizza un approccio noto
farmaco interferisce direttamente con le istruzioni difettose dedicate p
produzione dell’enzima
patogena. Un trial di fase I del SOD1Rx ha dimostrato che il trattament
ben tollerato in 32 persone con SLA familiare associata a mutazione del
SOD1 negli USA.137, 138Il farmaco è stato somministrato direttamente nella colonna
vertebrale attraverso un processo noto come infusione intratecale.
Arimoclomol
Arimoclomol, prodotto dalla Compagnia biotecnologica CytRx, è un potenziale
trattamento che migliora un naturale meccanismo di difesa cellulare chiamata
risposta allo shock termico. Questa risposta comporta l'aumento della produzione di
proteine protettive, note come proteine da shock termico (heat shock proteins), che
aiutano le cellule a far fronte allo stress. Esse
delle proteine, che è stata dimostrata essere una caratteristica
Uno studio clinico di fase II c
è sicuro e ben tollerato nei pazienti affetti da
americani affetti da SLA hanno partecipato al
con placebo. Altri dati preliminari dello studio suggeriscono anche che
Arimoclomol è in grado di attraversare la barriera emato
il sistema nervoso centrale. Sulla base di
studi per saperne di più sull'efficacia dell’a
negli USA 80 persone affette
gene SOD1.
errori nel gene SOD1. Esso utilizza un approccio noto come 'antisenso', in cui il
farmaco interferisce direttamente con le istruzioni difettose dedicate p
produzione dell’enzima SOD1, interrompendone l'accumulo della sostanza
patogena. Un trial di fase I del SOD1Rx ha dimostrato che il trattament
persone con SLA familiare associata a mutazione del
Il farmaco è stato somministrato direttamente nella colonna
vertebrale attraverso un processo noto come infusione intratecale.
rimoclomol, prodotto dalla Compagnia biotecnologica CytRx, è un potenziale
trattamento che migliora un naturale meccanismo di difesa cellulare chiamata
risposta allo shock termico. Questa risposta comporta l'aumento della produzione di
note come proteine da shock termico (heat shock proteins), che
e a far fronte allo stress. Esse aiutano a prevenire
, che è stata dimostrata essere una caratteristica della SLA.
Uno studio clinico di fase II con Arimoclomol ha dimostrato che il farmaco
e ben tollerato nei pazienti affetti da SLA.139,140 Ottantaquattro pazienti
SLA hanno partecipato allo studio in doppio cieco, controllato
con placebo. Altri dati preliminari dello studio suggeriscono anche che
Arimoclomol è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica per raggiungere
il sistema nervoso centrale. Sulla base di questi risultati, CytRx
studi per saperne di più sull'efficacia dell’arimoclomol. Uno di questi sta
negli USA 80 persone affette da SLA di tipo familiare associata a mutazione del
50
come 'antisenso', in cui il
farmaco interferisce direttamente con le istruzioni difettose dedicate per la
SOD1, interrompendone l'accumulo della sostanza
patogena. Un trial di fase I del SOD1Rx ha dimostrato che il trattamento è sicuro e
persone con SLA familiare associata a mutazione del gene
Il farmaco è stato somministrato direttamente nella colonna
vertebrale attraverso un processo noto come infusione intratecale.
rimoclomol, prodotto dalla Compagnia biotecnologica CytRx, è un potenziale
trattamento che migliora un naturale meccanismo di difesa cellulare chiamata
risposta allo shock termico. Questa risposta comporta l'aumento della produzione di
note come proteine da shock termico (heat shock proteins), che
aiutano a prevenire l'aggregazione
della SLA.
on Arimoclomol ha dimostrato che il farmaco
Ottantaquattro pazienti
doppio cieco, controllato
con placebo. Altri dati preliminari dello studio suggeriscono anche che
encefalica per raggiungere
svolgerà ulteriori
rimoclomol. Uno di questi sta reclutando
iliare associata a mutazione del
Pirimetamina
La pirimetamina,
vitro i livelli di SOD1 mutante sia nei topi che negli umani
familiare associata a mutazione del gene.
potenziale agente inibitore l’espressione della SOD1 mutata, e
di fase I / II.
7.7. LITIO
Il litio è un composto impiegato da anni nel trattamento dei disturbi
dell’umore ed è in grado di attraversare facilmente la barriera ematoencefalica; in
particolare, è utilizzato come stabilizzatore dell’umore nel trattamento delle
sindromi bipolari.143
Più recente è la scoperta del ruolo neuroprotettivo del litio in diversi modelli
di malattia neurodegenerativa.
Nonostante le numerose ricerche, il meccanismo molecolare e cellulare alla
base dell’azione terapeutica del litio è ancora poco conosciuto.
Uno studio pilota
rallentare notevolmente la progressione della SLA.
litio ha ritardato il deterioramento funzionale del 40% e che nessuno dei
pazienti trattati con una combinazione di litio
mesi successivi. Gli ottimi risultati di questo studio pilota hanno generato un
notevole ottimismo tra i pazien
se, considerando il basso numero di pazienti c
necessarie ulteriori sperimentazioni per confermare l'efficacia del litio
Ad oggi, sono emerse
Purtroppo, i risultati non confermano l'effetto positivo descritto nello studio pilota,
La pirimetamina, un farmaco contro la malaria e la toxoplasmosi, riduce in
vitro i livelli di SOD1 mutante sia nei topi che negli umani affetti da SLA di tipo
familiare associata a mutazione del gene.141 , 142È quindi studiato come un
inibitore l’espressione della SOD1 mutata, ed è in cor
Il litio è un composto impiegato da anni nel trattamento dei disturbi
dell’umore ed è in grado di attraversare facilmente la barriera ematoencefalica; in
particolare, è utilizzato come stabilizzatore dell’umore nel trattamento delle
recente è la scoperta del ruolo neuroprotettivo del litio in diversi modelli
generativa.144
Nonostante le numerose ricerche, il meccanismo molecolare e cellulare alla
base dell’azione terapeutica del litio è ancora poco conosciuto.
pilota condotto nel 2008 ha mostrato che l'uso di
otevolmente la progressione della SLA. Dallo studio è emerso che il
il deterioramento funzionale del 40% e che nessuno dei
pazienti trattati con una combinazione di litio e riluzolo è deceduto nei quindici
mesi successivi. Gli ottimi risultati di questo studio pilota hanno generato un
notevole ottimismo tra i pazienti, le loro famiglie, e la comunità scientifica, anche
basso numero di pazienti coinvolti nello studio, sono
ulteriori sperimentazioni per confermare l'efficacia del litio
, sono emerse informazioni su altri 1100 pazienti trattati con
Purtroppo, i risultati non confermano l'effetto positivo descritto nello studio pilota,
51
e la toxoplasmosi, riduce in
affetti da SLA di tipo
È quindi studiato come un
d è in corso un studio
Il litio è un composto impiegato da anni nel trattamento dei disturbi
dell’umore ed è in grado di attraversare facilmente la barriera ematoencefalica; in
particolare, è utilizzato come stabilizzatore dell’umore nel trattamento delle
recente è la scoperta del ruolo neuroprotettivo del litio in diversi modelli
Nonostante le numerose ricerche, il meccanismo molecolare e cellulare alla
el 2008 ha mostrato che l'uso di litio può
Dallo studio è emerso che il
il deterioramento funzionale del 40% e che nessuno dei sedici
è deceduto nei quindici
mesi successivi. Gli ottimi risultati di questo studio pilota hanno generato un
ti, le loro famiglie, e la comunità scientifica, anche
i nello studio, sono state
ulteriori sperimentazioni per confermare l'efficacia del litio.
0 pazienti trattati con il litio.
Purtroppo, i risultati non confermano l'effetto positivo descritto nello studio pilota,
52
il che suggerisce che questo farmaco non è efficace nel rallentare la progressione
della malattia.
Inoltre due studi sono stati sospesi prima della data prevista di
completamento a causa dell'inefficacia del farmaco e per la comparsa di numerosi
effetti avversi. Uno studio recentemente pubblicato ha anche escluso ogni possibile
effetto modesto.
Il litio perciò non presenta benefici a breve termine nella SLA. Infatti un
confronto tra il gruppo di pazienti trattati con litio più riluzolo e il gruppo di
controllo trattato con il solo riluzolo non ha mostrato differenze significative nel
deterioramento della funzione respiratoria, o il tempo di sopravvivenza.145
53
8. CURE PALLIATIVE
Lo scopo principale delle cure palliative è di rendere meno gravi i sintomi e
a migliorare la qualità della vita per i pazienti.
Il termine "palliative" deriva dal vocabolo latino "pallium" che significa
"mantello”, indumento usato per coprire e proteggere la persona. Intercalato
nell'ambito della medicina, questo termine sta a indicare tutte quelle iniziative che
tendono a proteggere il malato inguaribile.
Gli obiettivi principali delle cure palliative sono:
– Alleviare il dolore e gli altri sintomi disturbanti;
– Integrare gli aspetti psicologici e spirituali nella cura del malato
rispettandone la soggettività;
– Promuovere la partecipazione attiva alle cure e la capacità di scelta
autonoma del malato;
– Offrire al malato gli ausili più idonei a ridurre la disabilità;
– Offrire alla famiglia un sostegno per affrontare la malattia e il lutto;
Queste cure palliative vengono fornite al meglio da team multidisciplinari
costituiti da professionisti dell'assistenza come medici, farmacisti, fisioterapisti,
logopedisti, nutrizionisti, assistenti sociali, e infermieri specializzati nell'assistenza
domiciliare e negli hospice per lungodegenti. Questo "team di assistenza" può
pianificare un piano di terapia medica e fisica per ogni paziente, e fornire
apparecchiature speciali destinate a mantenere i pazienti nella migliore situazione
di mobilità e comfort.
I medici possono prescrivere farmaci per contribuire a ridurre
l'affaticamento, farmaci contro il dolore, la depressione, la stipsi e i disturbi del
sonno.
I farmacisti possono esprimere il loro parere sull'uso adeguato dei farmaci e
controllare le prescrizioni del paziente per evitare i rischi d'interazioni.
I fisioterapisti possono suggerire una terapia fisica al fine di accrescere
l'indipendenza e la sicurezza dei pazienti durante il decorso della SLA. Un delicato
esercizio aerobico come camminare, nuotare e andare in bicicletta o fare la cyclette
54
può rinforzare i muscoli inalterati, migliorare la salute cardiovascolare ed aiutare i
pazienti a combattere l'affaticamento e la depressione.
I Terapisti occupazionali possono fornire dispositivi come rampe, busti
ortopedici, stampelle e sedie a rotelle, per aiutare i pazienti a mantenere la loro
indipendenza e a rimanere mobili.
I pazienti affetti da SLA, che hanno difficoltà a parlare, possono trarre
beneficio dall'intervento dei logopedisti. Questi professionisti del settore medico-
sanitario possono insegnare ai pazienti strategie, quali le tecniche per aiutarli a
parlare più forte e più chiaro. Mentre la SLA progredisce, i logopedisti possono
suggerire l'uso di modi di comunicare alternativi, quali gli amplificatori di voce, i
dispositivi generatori di dialoghi e le tecniche base di comunicazione, come tabelle
alfabetiche o segnali di si/no. Questi metodi e dispositivi aiutano i pazienti a
comunicare quando essi non possono più parlare o produrre suoni vocali. Con
l'aiuto dei terapisti occupazionali, i comunicatori possono essere attivati mediante
interruttori o tecniche d'emulazione del mouse, controllati da piccoli movimenti
fisici, per esempio, della testa, della dita o degli occhi.
I pazienti possono imparare dai nutrizionisti come progettare e preparare
numerosi piccoli pasti durante il giorno, che forniranno abbastanza calorie, fibra e
liquidi, e come evitare gli alimenti difficili da eliminare. Quando i pazienti non
sono più in grado di alimentarsi autonomamente, i medici possono raccomandare il
posizionamento di una gastrostomia percutanea (PEG), la quale riduce il rischio di
soffocamento e di polmonite, che può derivare dall'inalazione di liquidi nei
polmoni. Questo dispositivo non è doloroso e non impedisce ai pazienti di
assumere l'alimento oralmente se desiderano e sono in grado di deglutirlo.
Quando i muscoli respiratori si indeboliscono, l'uso di respiratori per
l'assistenza notturna (ventilazione meccanica a pressione positiva delle vie aeree -
in inglese PAP, acronimo di Positive Airway Pressure) è frequentemente utilizzata
per sostenere la respirazione. Tali dispositivi insufflano artificialmente aria nei
polmoni del paziente tramite varie interfacce esterne (maschere,ecc.), che sono
applicate direttamente al viso. Quando i muscoli non riescono più a garantire
55
l'ossigenazione e si riscontra un aumento dell'anidride carbonica nel sangue, questi
dispositivi devono essere utilizzati a tempo pieno.
Nelle fasi più avanzate della malattia possono essere necessarie forme di
ventilazione meccanica con supporto maggiore erogato per mezzo di un tubo
inserito nella trachea attraverso il naso o la bocca; per l’impiego di lunga durata, si
effettua un intervento quale la tracheotomia, in cui il tubo necessario al supporto
ventilatorio (cannula tracheostomica) viene inserito direttamente nella trachea del
paziente attraverso un'apertura nel collo. I pazienti e le loro famiglie devono
considerare parecchi fattori, quando decidono e se decidono una di queste opzioni.
I dispositivi di ventilazione differiscono l'uno dall'altro a seconda del loro effetto
sulla qualità di vita del paziente e del costo. Anche se il supporto ventilatorio può
migliorare i problemi respiratori e prolungare la sopravvivenza, non incide sulla
progressione della SLA.
Gli operatori sociali, gli assistenti e gli infermieri d'ospizio aiutano i
pazienti, le famiglie e coloro che li assistono nei problemi medici, emozionali e
finanziari per fare fronte alla SLA, specialmente durante le fasi finali della malattia.
I servizi sociali forniscono il supporto quale assistenza nell'ottenere il sussidio
finanziario, l'eventuale assistenza legale, nella preparazione di un testamento
biologico.
Le infermiere domiciliari sono a disposizione non solo per fornire le cure
mediche, ma anche per istruire i famigliari su operazioni, quali la manutenzione dei
respiratori, la somministrazione degli alimenti,e la mobilizzazione dei pazienti
evitando dolorosi problemi cutanei e contratture. Le infermiere a domicilio
lavorano in collegamento con i medici, per effettuare l'appropriata terapia, ridurre
la sofferenza e le cure che influiscono sulla qualità della vita del paziente che
desidera restare a casa.
56
9. CONCLUSIONI
I meccanismi fisiopatologici della SLA di cui abbiamo parlato, come
l’eccitotossicità indotta dal glutammato, il danno ossidativo, le alterazioni dei
mitocondri, i componenti autoimmuni, e l’aggregazione proteica indicano che la
SLA è una malattia estremamente complessa, di cui ancora sappiamo ben poco.
Al momento non esiste alcun farmaco in grado di curare la malattia, o di
modificarne il decorso in maniera clinicamente significativa per i pazienti.
Nonostante le numerose ricerche, il riluzolo rimane l’unico trattamento
farmacologico approvato dalla FDA, è l’unica terapia che ha mostrato, all’interno
di sperimentazioni cliniche, un prolungamento della sopravvivenza di circa 3 mesi
dei pazienti affetti dalla malattia rispetto al placebo. Il riluzolo è quindi attualmente
indicato per prolungare la vita o posticipare il ricorso alla ventilazione assistita dei
pazienti affetti da SLA.
Numerose altre molecole sono al momento oggetto di sperimentazione. Negli
ultimi anni le ricerche si sono moltiplicate e la speranza di trovare presto un
rimedio di sicura efficacia si è fatta più concreta. C’è un grande bisogno di farmaci
per migliorare la prognosi di questi malati, che solo in Italia sono oltre 4000, la cui
aspettativa di vita dopo la diagnosi della malattia è di soli due-quattro anni. I
risultati negativi dei vari studi sulle molecole esaminate, soprattutto del
despramipexolo, che sembrava essere promettente, hanno rappresentato una
speranza in meno per i tanti malati di SLA. Tra le nuove molecole proposte, il
tirasemvit e il ceftriaxone hanno fornito indicazioni parziali di risultati clinici
positivi. Tuttavia la sperimentazione deve essere ancora conclusa e i risultati non
sono definitivamente noti.
Gli studi farmacologici-clinici tutt’ora in corso rappresentano una fondata
speranza che un giorno questa devastante malattia possa essere curata.
57
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