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ALEA Associazione Laureati Economia Aziendale Università Ca’ Foscari – Venezia, Business Community dal 1985 www.aleacafoscari.com
Alea News, Maggio 2013
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editoriale
di Maurizio Beraldo
Durante alcuni degli appuntamenti organizzati da ALEA lo scorso anno, è
emerso uno dei problemi della nostra economia, vale dire la difficoltà con la
quale nascono imprese in settori innovativi, mentre le aziende dei settori
maturi non crescono più oppure subiscono gli effetti delle delocalizzazioni in
paesi con costi di produzione inferiori.
La nascita di imprese nuove si incrocia con la difficoltà dei giovani non solo di
inserirsi nel mondo del lavoro in posizioni nelle quali possono esprimere il
proprio potenziale, ma anche di iniziare come neo imprenditori, di provare a
rischiare: ogni generazione, nel corso del tempo, ha portato il proprio
contributo di novità e nuove energie per far nascere imprese nuove, ed è molto
probabilmente questa la mancanza, ogn’uno è figlio del proprio tempo, per
nuove imprese servono persone nuove.
Parte dello sviluppo industriale del nostro paese si è fermato perché legato alla
generazione dei “vecchi ingegneri”: persone che uscivano delle università
italiane e fondavano imprese innovative per quei tempi; produzione di
elettrodomestici, macchine utensili, prodotti chimici, elettronica e informatica
per portare qualche esempio.
Un modo per far nascere imprese nuove è dar vita a start ups: imprese nate da
esperienze maturate in ambienti universitari oppure dall’iniziativa di singoli
dirigenti, finanziate in vari modi, cresciute spesso all’interno di “incubatori”;
prendiamo quindi l’occasione del decreto “Cresci Italia”, convertito nella legge
221/2012 lo scorso anno, per vedere un po’ il mondo degli incubatori,
organizzazioni istituite per sostenere la nascita di start ups, e dei contenuti
della legge.
Vedremo se il fermento attorno al mondo degli incubatori, che senza molto
clamore stanno supportando la nascita di centinaia di nuove realtà
imprenditoriali, e le facilitazioni fornite ad esempio dalla nuova legge, farà
nascere una generazione di “nuovi ingegneri”.
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Sommario
La nuova legge sulle start ups , di Anthony Candiello Incubatori e start ups: una panoramica sui soggetti in Italia, di Maurizio Beraldo Un esempio di incubatore: l’I3P di Torino, intervista al Direttore Mario Vittone InALEA
Memorial Maurizio Bortali, le ragioni per aderire
DEF – Digital Economy Forum, uno sguardo oltre gli incubatori, di
Maurizio Beraldo
Capitani coraggiosi, Manager 2.0 nel Nord Est del terzo millennio, di Luca Marcolin
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La nuova legge sulle start ups
A fine anno è entrato in vigore il decreto “Cresci
Italia”, tramite la legge n. 221/2012 19/12/2012 di
conversione del Decreto Legge 18/10/2012, n.179
“Ulteriori misure per la crescita del Paese” (12G0201).
In particolare, si segnala la Sezione IX “Misure per la
nascita e lo sviluppo di imprese start-up innovative”,
con i seguenti articoli:
Art. 25 “Start-up innovativa e incubatore certificato: finalità, definizione e
pubblicità”
Art. 26 “Deroga al diritto societario e riduzione degli oneri per l’avvio”
Art. 27 “Remunerazione con strumenti finanziari della start-up innovativa
e dell’incubatore certificato”
Art. 27-bis. “Misure di semplificazione per l’accesso alle agevolazioni per le
assunzioni di personale nelle start-up innovative e negli incubatori certificati”
Art. 28 “Disposizioni in materia di rapporto di lavoro subordinato in start-up
innovative”
Art. 29 “Incentivi all’investimento in start-up innovative”
Art. 30 “Raccolta di capitali di rischio tramite portali on line e altri
interventi di sostegno per le start-up innovative“
Art. 31 “Composizione e gestione della crisi nell’impresa start-up innovativa,
decadenza dei requisiti e attività di controllo”
Art. 32 “Pubblicità e valutazione dell’impatto delle misure”
Come recita il primo comma dell’art.25, “Le presenti disposizioni sono dirette a
favorire la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico, la nuova
di Anthony Candiello
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imprenditorialità e l’occupazione, in particolare giovanile, con riguardo
alle imprese start-up innovative, come definite […]. Le disposizioni della
presente sezione intendono contestualmente contribuire allo sviluppo di nuova
cultura imprenditoriale, alla creazione di un contesto maggiormente
favorevole all’innovazione, così come a promuovere maggiore mobilità
sociale e ad attrarre in Italia talenti, imprese innovative e capitali dall’estero.”
Definizione di start-up
Rif: Art.25, “Start-up innovativa e incubatore certificato: finalità, definizione e
pubblicità”
Cos’è una start-up?
È una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano
(ma anche una Societas Europaea), residente in Italia, le cui azioni o quote
rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato
regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, che possiede i
seguenti requisiti:
a) i soci, persone fisiche, detengono al momento della costituzione e per i
successivi ventiquattro mesi, la maggioranza delle quote o azioni
rappresentative del capitale sociale e dei diritti di voto nell’assemblea
ordinaria dei soci;
b) è costituita e svolge attività d’impresa da non più di quarantotto mesi;
c) ha la sede principale dei propri affari e interessi in Italia;
d) a partire dal secondo anno di attività della start-up innovativa, il totale del
valore della produzione annua, così come risultante dall’ultimo bilancio
approvato entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio, non è superiore a 5
milioni di euro;
e) non distribuisce, e non ha distribuito, utili;
f) ha, quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione
e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore
tecnologico;
g) non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di
cessione di azienda o di ramo di azienda;
h) possiede almeno uno dei seguenti requisiti: (1) spese R&D uguali o
superiori al 20% del maggiore valore fra costo e valore totale della
produzione; (2) impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo,
in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva,
di dottori di ricerca, oppure laureati con almeno tre anni di ricerca
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certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati; (3) sia titolare o
licenziataria di almeno una privativa industriale;
È stato allo scopo attivato il registro delle startup, quale apposita sezione speciale
del registro delle imprese , dove la sussistenza dei requisiti mediante apposita
autocertificazione è prodotta dal legale rappresentante e depositata presso
l’ufficio del registro delle imprese. Nel Registro sono riportati anagrafica, attività
svolta, soci fondatori e altri collaboratori, bilancio, rapporti con attori della filiera
su motori di ricerca.
Coordinati alle startup, vi sono gli incubatori certificati.
L’incubatore certificato è una società di capitali, costituita anche in forma
cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia,
che offre servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di start-up innovative ed è
in possesso dei seguenti requisiti:
a) dispone di strutture, anche immobiliari, adeguate ad accogliere start-up
innovative, quali spazi riservati per poter installare attrezzature di prova,
test, verifica o ricerca;
b) dispone di attrezzature adeguate all’attività’ delle start-up innovative,
quali sistemi di accesso alla rete internet, sale riunioni, macchinari per
test, prove o prototipi;
c) è amministrato o diretto da persone di riconosciuta competenza in
materia di impresa e innovazione e ha a disposizione una struttura tecnica
e di consulenza manageriale permanente;
d) ha regolari rapporti di collaborazione con università, centri di ricerca,
istituzioni pubbliche e partner finanziari che svolgono attività e progetti
collegati a start-up innovative;
e) ha adeguata e comprovata esperienza nell’attività di sostegno a start-up
innovative, la cui sussistenza è valutata ai sensi del comma 7.
Deroghe al diritto societario
Rif: Art. 26 “Deroga al diritto societario e riduzione degli oneri per l’avvio”
È possibile derogare ad alcuni degli obblighi per le società?
Molte sono le deroghe al codice civile in quasi tutti gli aspetti di vita di questo tipo
di azienda: dalla costituzione, alla gestione, alla raccolta degli investimenti, alla
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detraibilità degli stessi per gli investitori, alla detassazione delle quote o stock
options dei soci e dipendenti, ad un contratto ad hoc quadriennale per i
dipendenti.
Ecco una prima lista:
il termine entro il quale la perdita deve risultare diminuita a meno di un
terzo (artt 2446 e 2482-bis codice civile), è posticipato al secondo
esercizio successivo;
le start-up srl possono creare categorie di quote fornite di diritti diversi e
con diritti di voto diversi;
le quote di partecipazione in start-up innovative costituite in forma di
società a responsabilità limitata possono costituire oggetto di offerta al
pubblico;
il divieto di operazioni sulle proprie partecipazioni stabilito dall’articolo
2474 del codice civile non trova applicazione;
sono esonerate dal pagamento dell’imposta di bollo e dei diritti di
segreteria dovuti per gli adempimenti relativi alle iscrizioni nel registro
delle imprese, nonché dal pagamento del diritto annuale.
Vantaggi delle start ups
Rif: Art.25, “Start-up innovativa e incubatore certificato: finalità, definizione e
pubblicità”
Quali i vantaggi?
Ecco un primo elenco:
oneri di avvio: esonero dall'imposta di bollo e diritti di segreteria del
Registro delle Imprese e dal pagamento annuale alle Camere di
Commercio;
lavoro: contratti a tempo determinato da 6 a 36 mesi, fino ad un massimo
di 48 mesi; stock options per i collaboratori; work for equity per
fornitori/consulenti;
credito d'imposta: accesso prioritario alle agevolazioni per le assunzioni
di personale altamente qualificato;
incentivi fiscali su investimenti (diretti o indiretti) da aziende & privati
nel 2013, 2014, 2015
crowdfunding: futura regolamentazione Consob;
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Fondo Centrale di Garanzia: facilita l'accesso al credito attraverso la
concessione di garanzie sui prestiti bancari;
internazionalizzazione (Agenzia ICE). assistenza in materia normativa,
societaria, fiscale, immobiliare, contrattualistica e creditizia; ospitalità a
titolo gratuito alle principali fiere e manifestazioni internazionali;
supporto ad incontri con investitori potenziali;
detrazioni: per gli anni 2013, 2014 e 2015, all’imposta lorda sul reddito
delle persone fisiche si detrae un importo pari al 19% della somma
investita dal contribuente;
deduzioni: per i periodi d’imposta 2013, 2014 e 2015, non concorre alla
formazione del reddito dei soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle
società, diversi da imprese start-up innovative, il 20% della somma
investita nel capitale sociale delle start-up.
Remunerazione finanziaria delle start ups
Art. 27 Remunerazione con strumenti finanziari della start-up innovativa e
dell’incubatore certificato
Il reddito di lavoro da azioni, quote, strumenti finanziari partecipativi o diritti ai
propri amministratori, dipendenti o collaboratori continuativi di strumenti
finanziari o di ogni altro diritto o incentivo non concorre alla formazione del
reddito imponibile sia ai fini fiscali sia ai fini contributivi il credito d’imposta è
concesso al personale altamente qualificato assunto a tempo indeterminato (Art
27bis).
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Incubatori e start ups: una panoramica sui soggetti in Italia
Una prima domanda per chi ha intenzione di creare una start-up, perché ha
un’idea innovativa in settori tradizionali, oppure, ancora di più, intende inserirsi
in settori innovativi, è di trovare soggetti in grado di supportarlo nell’iniziare
l’avventura, se questi non possiede tutte le conoscenze ed i mezzi, finanziari e
non, da impegnare in un arco sufficiente di tempo.
La ricerca dei soggetti con queste caratteristiche può non essere semplice, a livello
nazionale non esiste tuttora un registro di incubatori o di facilitatori, termini
correntemente usati per identificare organizzazioni che supportino la nascita di
start-ups; i facilitatori si differenziano perché non forniscono finanziamenti alla
start-up ma aiuti organizzativi e consulenze di solito costose se ricercate sul
mercato, in cambio ottengono una partecipazione azionaria nella start-up.
Un incubatore generalmente offre i seguenti servizi:
Aiuto nella stesura di un business plan iniziale;
Assistenza contabile e finanziaria;
Ricerca di finanziamenti agevolati e venture capital;
Attività di networking;
Logistica e attrezzature (uffici, reti, terminali, ecc.);
Marketing;
Assistenza legale;
Consulenza sulla gestione della proprietà industriale (brevetti).
La mancanza di un punto di riferimento nella ricerca di un’organizzazione, in
grado di aiutare chi intende creare una start-up, può costituire un problema
soprattutto per i giovani, meno inseriti in determinati contesti nei quali le reti di
conoscenze possono fare la differenza: vediamo allora di proporre una
classificazione di tali organizzazioni e dei riferimenti attraverso i quali entrare in
contatto o semplicemente ricercare informazioni.
di Maurizio Beraldo
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Gli incubatori collegati alle università italiane possono essere contattati
utilizzando il portale attorno al quale si sono aggregati, www.pnicube.it.
Questi incubatori hanno lo scopo di valorizzare i risultati delle ricerche svolte in
ambito accademico favorendo la nascita di nuove aziende ad alto contenuto di
conoscenza, tentando di colmare il gap storico nel nostro paese per cui la ricerca
scientifica e le innovazioni non si trasformano in opportunità di business; gli
incubatori organizzano regolarmente eventi per premiare le start-ups migliori e
corsi di formazione per chi intende dar vita a una nuova realtà.
Un esempio di aggregazione che può nascere attorno ad un incubatore è l’I3P,
incubatore collegato al Politecnico di Torino: nel sito web, www.i3p.it, sono
riportati i soggetti finanziatori, istituzionali e non, e i fornitori di tecnologie e
consulenze.
I parchi scientifico-tecnologici, e i Business Innovation Center (BIC), forniscono
spesso i servizi di un incubatore: sono organizzazioni non profit nati da
investimenti pubblici per favorire la nascita di nuove imprese o la ricerca per le
aziende, collegandosi strettamente al territorio nel caso dei parchi. L’elenco di
questi ultimi è disponibile nel sito www.apsti.it.
Un’altra categoria di incubatori è costituita da organizzazione private, aziende o
singoli investitori in grado di fornire servizi, risorse in consulenze o anche
finanziamenti alla start-up nascente: un esempio abbastanza famoso è la H-Farm,
specializzata negli investimenti in iniziative Internet oriented.
Un elenco, forse il più completo, con i riferimenti degli incubatori privati e
pubblici è pubblicato nel sito www.chefuturo.it/2013/01/i-primi-100-contatti-e-
anche-di-piu-per-chi-vuole-fare-startup-in-italia/ , curato da Gianluca Dettori:
oltre ai riferimenti citati, sono riportati anche soggetti che erogano solo
finanziamenti e indirizzi di eventi e associazioni nate da persone interessate al
mondo delle start-ups.
Le start-ups hanno bisogno di finanziamenti: i finanziatori possiamo suddividerli
in istituzionali, banche e finanziarie in generale, e singoli soggetti identificati
come business angels; il finanziatore ottiene un profitto nella maggior parte dei
casi entrando nel capitale azionario della start-up, e in questo modo ne controlla
anche le attività, oppure richiedendo il pagamento di servizi o consulenze.
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I finanziatori istituzionali hanno costituito l’A.I.F.I. , www.aifi.it, Associazione
Italiana del Private Equity e Venture Capital, ed effettuano investimenti in
aziende attraverso capitale di rischio, assumendo partecipazioni nelle start-ups.
Anche i business angels hanno costituito un’associazione, l’IBAN, (Italian
Business Angels Network) www.iban.it: si tratta di privati in possesso di notevoli
somme, quindi disposti a investire anche in attività rischiose.
Un altro modo per ottenere finanziamenti è il crowdfunding, che utilizza Internet
per raccogliere fondi, ma nel nostro paese non esiste una normativa per
regolamentare tali attività: in questo momento la Consob sta preparando uno
schema normativo per rendere possibile anche nel nostro paese la raccolta fondi
on line da impegnare nel dar vita a nuove imprese.
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Un esempio di incubatore: l’I3P di Torino.
Intervista al Direttore, Mario Vittone.
Direttore, com’è strutturato
il vostro incubatore e quali
servizi o risorse mette a
disposizione delle start ups?
I3P, l’Incubatore Imprese
Innovative del Politecnico di
Torino, è una Società consortile
per azioni senza fini di lucro,
costituita da Politecnico di
Torino, Provincia di Torino,
Camera di commercio di Torino, Città di Torino, Finpiemonte e Fondazione
Torino Wireless.
Nato nel 1999, I3P favorisce la nascita e lo sviluppo di nuove imprese science
based di tutte le tecnologie sviluppate all’interno del Politecnico di Torino dalla
scienza dei materiali alle tecnologie digitali dei social network, dalla meccanica
applicata alle telecomunicazioni.
Possono accedere all’incubatore:
studenti, ricercatori e docenti del Politecnico o degli Enti Pubblici di
ricerca;
manager con esperienza aziendale interessati ad avviare una start up in un
ambiente vicino al mondo della ricerca applicata;
aziende interessate a creare spin-off per la valorizzazione di progetti di
ricerca;
chiunque sia interessato alla creazione di un’impresa ad elevato contenuto
di conoscenza e possa trarre vantaggio dalla vicinanza con i laboratori del
Politecnico.
I neoimprenditori sono supportati in tutto il percorso da un team di consulenti ed
analisti di grande esperienza, specializzati nelle diverse tecnologie, che li supporta
in tutto il processo dallo sviluppo dell’idea all’accelerazione dell’impresa.
di Maurizio Beraldo
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Le fasi più significative del processo di incubazione sono la consulenza strategica
per l’individuazione del modello di business e lo sviluppo del business plan, il
supporto nella definizione delle strategie di protezione della proprietà
intellettuale, il team building per aiutare i fondatori dell’impresa a creare un team
completo in tutte le competenze e infine il supporto nel fund raising con la ricerca
e la selezione di finanziatori in capitale di rischio e/o la negoziazione con banche
e confidi per la raccolta di capitale di debito.
Dopo queste fasi l’impresa si costituisce e può utilizzare una rete di consulenti
esterni convenzionati quali commercialisti, consulenti del lavoro, consulenti
brevettuali e studi legali, mentre i consulenti dell’incubatore continuano ad
affiancare quotidianamente gli imprenditori nelle loro attività.
In sintesi si può dire un imprenditore inserito nel percorso di I3P può
concentrarsi unicamente nelle due attività strategiche di “ sviluppo del prodotto e
di sviluppo del business”, perché nelle altre attività necessarie per la gestione
dell’impresa è fortemente supportato dai consulenti interni ed esterni
dell’incubatore.
Essendo però l’attività di sviluppo business particolarmente difficile per una start
up, I3P ha attivato un nuovo servizio, lo sviluppo di networking, creando
relazioni stabili con le più importanti aziende italiane del settore industriale ed
ICT per rendere più facile per le proprie start up il primo contatto con i potenziali
clienti .
Quante start ups riuscite ad assistere ?
Tipicamente da 30 a 40. Infatti le imprese possono restare da noi non più di 4
anni e avviamo normalmente una decina di imprese all’anno. Oltre ad esse ci
sono normalmente 30 progetti in preincubazione. Per arrivare a questo risultato
ogni anno valutiamo circa 250 idee di cui solo 50 diventano business plan.
Chi intende dar vita ad una start up come viene a conoscenza del
vostro incubatore ?
Il nostro incubatore fa scouting di tecnologie e di idee imprenditoriali in modo
continuativo nel Politecnico di Torino e negli altri centri di ricerca regionali.
Inoltre gestisce insieme agli altri incubatori universitari piemontesi la business
plan competition Start Cup Piemonte Valle d’Aosta , che ci permette di
raccogliere ogni anno centinaia di idee di impresa ( nel 2013 sono state 316).
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Si lavora inoltre continuamente per accrescere il network che è di più di 10.000
soggetti che sono sistematicamente tenuti informati delle nostre iniziative e
invitati ai numerosi eventi che organizziamo nel corso dell’anno.
Un incubatore quali tipi di figure professionali richiede ? Alcune di
queste sono del tutto nuove ?
Le figure professionali chiave dell’incubatore, come i nostri consulenti non sono
normalmente reperibili sul mercato, perché devono avere un profilo molto
particolare. Infatti oltre a possedere una buona sensibilità commerciale,
assolutamente indispensabile per poter guidare le scelte strategiche dei
neoimprenditori, devono essere disponibili a studiare per approfondire tematiche
tecnico scientifiche diverse per poter interloquire con sufficiente autorevolezza
con i ricercatori portatori delle idee di impresa.
A queste competenze vanno aggiunte quelle classiche di economia e gestione dell’
impresa, su cui è però necessario un aggiornamento continuo per soddisfare i
quesiti che quasi giornalmente le imprese ci sottopongono.
Durante il recente Digital Economy Forum, tenuto a Venezia, è stata
posta l’attenzione sull’ecosistema da costruire attorno al mondo
degli incubatori: nel nostro paese sono realizzabili tali ecosistemi ?
L’ ecosostema intorno alle start up è assolutamente indispensabile. Anche intorno
al nostro incubatore, dopo molti anni di lavoro, si è ormai realizzato un
ecosistema che comprende tutte gli attori fondamentali come i ricercatori, i
manager, i finanziatori, le aziende , i consulenti e le banche. Va allargato verso
altre regioni italiane e soprattutto verso l’estero, ma riteniamo di essere sulla
strada giusta. Purtroppo però la sua crescita non può essere accelerata, ma
richiede un continuo impegno soprattutto da parte del management
dell’incubatore.
Parte del nuovo decreto sviluppo è dedicato alla nascita di start ups:
quali sono i provvedimenti più incisivi di questa legge ?
La nuova legge è particolarmente importante perché per la prima volta vengono
definiti i parametri che caratterizzano le start up innovative. Ha stimolato molto
l’interesse verso queste realtà e che noi abbiamo riscontrato fin dalla
promulgazione della legge. La misura più incisiva sono certamente gli incentivi
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all’investimento nelle start up innovative peraltro già sperimentata con successo
da diversi paesi stranieri.
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Memorial Maurizio Bortali
Promosso da ALEA, la storica Associazione dei Laureati in Economia Aziendale
del nostro Ateneo, l'iniziativa è dedicata alla memoria di Maurizio Bortali, già
Presidente di ALEA prematuramente scomparso. Si tratta di un programma di
stage qualificati per neolaureati su project work specifici in importanti realtà
aziendali del territorio per favorire la formazione sul campo di nuove leve e
arricchire il tessuto imprenditoriale con intelligenze giovanili. Il progetto gode del
pieno supporto di Ca' Foscari Alumni che garantisce gli aspetti amministrativi,
organizzativi e di comunicazione del Memorial.
OBIETTIVI DEL MEMORIAL
Il fine del progetto è duplice: da un lato favorire lo sviluppo professionale sul
campo di neolaureati grazie ad esperienze qualificanti in azienda, dall'altro
propiziare l'inserimento lavorativo di giovani leve necessarie al tessuto
imprenditoriale del territorio. Il Memorial Maurizio Bortali intende dunque
configurare stage che manifestino un elevato valore, sia per i neolaureati (a fronte
di un'esperienza aziendale d'eccellenza e una giusta remunerazione), sia per le
aziende ospitanti (a fronte dell'opportunità di avviare project work specifici con
neolaureati di Ca' Foscari specializzati in materia).
STRUTTURA E VALORI
Il progetto riguarda il coordinamento di quattro stage all'anno, su un periodo di
tre anni complessivi, rivolti a neolaureati dell'Università Ca' Foscari Venezia da
condursi come project work almeno trimestrali presso importanti realtà aziendali
del territorio.
Dedicato a Maurizio Bortali: Il progetto è ispirato e dedicato alla memoria di
Maurizio Bortali, già Presidente di ALEA prematuramente scomparso, il cui
esempio professionale e umano ha ispirato in vita colleghi e amici, oltre ad aver
sempre rivolto il proprio impegno alla promozione dei giovani.
Stage remunerati per project work: Il progetto prevede l'attivazione di stage
remunerati per neolaureati sotto forma di project work, dunque configurando
esperienze di elevato valore sia per i neolaureati, sia per le aziende ospitanti.
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Inserimento lavorativo per neolaureati: Le attuali condizioni del mercato
del lavoro non agevolano l'inserimento dei neolaureati e il Memorial Maurizio
Bortali intende superare le odierne difficoltà dei giovani, adempiendo alla
Riforma Fornero (stage remunerati) e favorendo l'ingresso in realtà aziendali.
Mentoring dei Soci ALEA: Durante lo svolgimento dello stage, per i
neolaureati selezionati si aggiunge il servizio di mentoring individuale offerto dai
Soci di ALEA, i quali affiancheranno i tirocinanti per aiutarli a crescere sul
campo.
Pubblicazione dei risultati: Alla conclusione del progetto triennale del
Memorial è prevista la pubblicazione dei risultati dei diversi project work attivati,
così da raccogliere e diffondere le esperienze realizzate, nonché offrire importanti
occasioni di confronto ai tirocinanti e alle aziende ospitanti.
SVOLGIMENTO DEL PROGETTO
Il Memorial Maurizio Bortali prevede una durata complessiva di tre anni, a
partire da settembre 2013 per finire ad agosto 2016. In questo arco di tempo si
intendono avviare ogni anno almeno 4 stage per neolaureati su project work in
azienda. Le procedure per la raccolta di sostenitori del progetto, per
l'identificazione di offerte di project work e per l'individuazione di neolaureati per
lo stage prendono invece avvio già a marzo 2013. Ogni anno sarà realizzato un
bando di stage per individuare almeno 4 neolaureati da inserire nei project work
aziendali del progetto. Il bando di stage sarà predisposto annualmente dalla
commissione scientifica del Memorial Maurizio Bortali, presieduto dalla
Professoressa Chiara Mio, di cui Maurizio Bortali è stato uno dei primi laureati.
All'avvio e alla conclusione del progetto sono previste iniziative di forte richiamo
ed elevato prestigio – quali campagne stampa, cerimonia d'apertura e di chiusura
negli esclusivi spazi di rappresentanza dell'Università Ca' Foscari Venezia – intese
come occasioni di visibilità per le aziende coinvolte.
SOSTENITORI DEL PROGETTO
Il Memorial Maurizio Bortali sarà sostenuto da aziende del territorio che possono
scegliere fra due tipologie di adesione:
- Azienda Partner: quota d’adesione pari a € 500,00 annui per un periodo di 3
anni da corrispondere a Ca' Foscari Alumni e che saranno destinati unicamente
alla realizzazione delle diverse iniziative riferite al progetto.
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- Azienda Ospitante: quota d’adesione pari alla remunerazione del neolaureato
preso in stage, ossia minimo € 500,00 mensili per un periodo complessivo di
almeno 3 mesi da corrispondere direttamente al neolaureato.
Le Aziende Sostenitrici del Memorial diventano Sostenitori di progetto di Ca'
Foscari Alumni con tutti i benefit e vantaggi connessi a tale status. Potranno
dunque godere di elevata visibilità in relazione al progetto stesso, da una parte
venendo inserite con il logo in tutti i mezzi di comunicazione utilizzati per la sua
promozione (portale web, social network, newsletter, e-mail a banca dati di
27.000 laureati ecc.), dall'altra potendo esporre propri materiali di presentazione
agli avvenimenti correlati (cerimonia d'apertura e quella di chiusura).
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DEF – Digital Economy Forum, uno sguardo oltre gli
incubatori
Quest’anno, il Ca’ Foscari Digital Week, un evento dedicato agli effetti delle
tecnologie digitali nell’economia, nella cultura e più in generale nella società, ha
ospitato nella giornata centrale il Digital Economy Forum (DEF), organizzato
annualmente dall’US Embassy in Italy su innovazione digitale e imprese: “What
makes startup ecosystems dynamic and succesful” il tema di questa edizione,
come tecnologie e piattaforme digitali possono favorire la creazione di nuove
imprese o far crescere realtà esistenti.
L’importanza delle reti e delle tecnologie digitali per gli USA non sono una novità,
già durante l’amministrazione Clinton il governo assegnava un valore strategico
per lo sviluppo economico del paese.
L’avvenimento è stato aperto da un intervento dell’Ambasciatore David Thorne,
in videoconferenza da Roma, il quale, per entrare nel merito della nascita di start
ups in Italia e della capacità di attrarre investimenti, evidenzia che nel nostro
paese non partono con l’idea di diventare grandi, in modo da generare un ritorno
economico cospicuo, riappare, possiamo dire, il problema dimensionale in
generale delle nostre imprese.
Gli incubatori non sono le uniche risorse richieste per favorire la nascita di start
ups, in questo ambito start ups digitali, ma un insieme di risorse inserite in un
ecosistema: chi ha l’idea innovativa per partire, di solito i fondatori, i finanziatori,
chi è in grado di organizzare l’impresa, chi conosce il mercato di destinazione,
aspetti legali legati anche alla proprietà industriale.
Un ecosistema deve avere tutte le risorse necessarie per accompagnare le start
ups: le università, come Harward negli Stati Uniti, portano le energie e le risorse
culturali e intellettuali per le innovazioni, le risorse per lo sviluppo delle idee è
fornito dall’ecosistema nel quale tali strutture sono inserite; è necessario creare
ponti con il mondo al di fuori degli ambienti accademici.
Gli investimenti in start ups sono estremamente rischiosi, infatti solo un numero
limitato ottiene il successo previsto ma permette all’investitore di recuperare il
mancato ritorno economico delle start ups fallite: il fallimento in alte percentuali
è accettato con meno problemi che nel nostro paese, la capacità di imparare dagli
di Maurizio Beraldo
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errori e dalle esperienze negative è un aspetto considerato positivamente nei
processi di innovazione.
Fausto Boni, fondatore di 360 Capital Partners, elenca alcuni elementi di
debolezza del nostro paese rispetto alle realtà più avanzate:
Venture capital piccole o inesistenti;
Non sono presenti strategic buyers;
Le business angels con buone capacità economiche investono in non-tech
company;
Il sistema scolastico non produce tech-people a sufficienza (ingegneri,
matematici, ecc.).
Sono elementi che ostacolano la creazione di un ecosistema efficiente per favorire
la creazione di start ups ed il loro decollo: i relatori hanno posto l’accento
sull’importanza di avere ecosistemi efficienti e presentato alcune iniziative per
dotarsi di strumenti in grado di favorire la connessione fra più realtà di questo
tipo, come l’iniziativa di Maria Katris, CEO di Built in, società che si propone di
“creare” un ecosistema connettendo via Web soggetti dislocati in alcune grandi
città degli USA, superando la contiguità geografica grazie alla quale hanno potuto
aggregarsi strutture accademiche, finanziatori, ecc., ma che può costituire anche
un limite.
Chi sta favorendo la nascita di start ups è Augusto Coppola, co-fondatore e
Presidente di InnovAction Lab: l’azienda fondata si propone di insegnare alle
persone con idee innovative e capacità di anticipare i tempi come si lavoro in un
contesto competitivo.
Augusto Coppola, nel suo intervento, evidenzia subito come l’innovatore è visto
con scetticismo, e questo è il primo appunto, procede con la necessità di abbattere
le barriere fra atenei e all’interno stesso degli atenei perché spesso l’innovazione
nasce dai punti di faglia; l’innovazione e l’imprenditorialità non possono essere
insegnate ma è necessario formare giovani in grado di aprire la strada prima degli
altri, inventando anche come fare l’imprenditore.
In un ambiente competitivo, qualcuno alla fine vince, ed è un valore, grazie alla
co-operazione fra tutti basata su regole condivise.
C’è grande fermento quindi in queste nuove realtà: pensando alla situazione in
generale, per cui si levano critiche per il fatto che nel nostro paese non riusciamo
a fare sistema, riusciremo a fare ecosistema ( o ecosistemi) ?
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Capitani coraggiosi, Manager 2.0 nel Nord Est del
Terzo Millennio
Venezia, 25 Maggio.
Ca’ Foscari celebra il suo Alumni Day con una giornata intera di incontri e
convegni. Il primo è stato quello organizzato da ALEA, a sancire una storica
collaborazione con Ca’ Foscari Alumni. Pur mantenendo la sua autonomia e
specificità, ALEA ha aderito al progetto di Ca’ Foscari di aggregare e supportare i
club e le comunità che son nate e si riconoscono intorno alle aule veneziane.
E proprio la cornice sontuosa dell’aula Baratto, affacciata sul Canal Grande al
secondo piano di Ca’ Foscari, ha ospitato un convegno dal nome suggestivo di
Capitani Coraggiosi, Manager 2.0 nel Nord Est del Terzo Millennio.
Dopo i saluti introduttivi di Diego Mantoan, direttore di Ca’ Foscari Alumni, e di
Stefano Bianchi, presidente di Alea, Giovanni Costa, storico professore per tanti
di noi, nella sua veste di professore ma anche di banchiere, presidente della Cassa
di Risparmio del Veneto, ha aperto le danze di una conversazione incentrata sulle
dinamiche di leadership tra imprenditori e manager in questo periodo di crisi.
Come aveva già espresso nel suo recente “La sindrome del turione”1, Costa ha
ricordato l’annosa questione della faticosa relazione tra imprenditore e manager,
soprattutto per la grande distanza tra la ruvida praticità del primo e la
impostazione tecnica del secondo, facendo una implicita autocritica ad una storia
di sviluppo delle scuole manageriali, troppo focalizzate sulle competenze
specialistiche e poco su quelle relazionali e umane.
Ma anche sulla relazione tra capitale di rischio e mondo bancario e sulla capacità
delle aziende di rinnovarsi ed evolversi indipendentemente dalle loro dimensioni,
dove piuttosto che grande verso piccolo bisogna saper distinguere tra dimensioni
adeguate e non adeguate alla sfida competitiva. Di fondo un grande invito a
rivitalizzare il ruolo dell’impresa, a pensare di ripartire con gli investimenti di
sviluppo e non solo di ricapitalizzazione. Esortazione e stimolo che ha visto la
reazione sentita dell’imprenditore Tomat al banchiere Costa. Troppo facile
lamentare la mancanza di visione imprenditoriale, sosteneva Tomat, se non si fa
un’altrettanto severa riflessione sull’incapacità del sistema bancario di rinnovarsi,
sia in termini di produttività che di competenze.
1 Giovanni Costa, La sindrome del turione. Nordest, mercato globale e imprese adeguate,
Marsilio 2012
di Luca Marcolin
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Luca Parrella, past president di Alea, nella sua veste di moderatore passava poi la
parola a Lauro Buoro, titolare di Nice, un’azienda modello del nostro nordest
degli ultimi due decenni, e un esempio di imprenditore che ha saputo “comprare”
e integrare competenze manageriali nella sua struttura, sia a livello operativo che
nel consiglio di amministrazione. La sua è stata un’esortazione a sfumare la
distinzione tra manager e imprenditore per costruire una base di fiducia e una
collaborazione non tattica, di breve periodo, ma duratura, capace di lavorare nel
tempo per realizzare il progetto che l’imprenditore persegue. E la figura
dell’imprenditore si esplicita allora nella capacità di sognare, di sviluppare una
visione, ma anche di coinvolgere, di contaminare, per fare in modo che anche
nelle periferie si condivida quanto viene maturato nelle sedi centrali.
L’esperienza di Stefano Beraldo, infine, manager che dalla revisione ha scalato
tutti i gradini di una carriera che lo ha portato a fare l’amministratore delegato di
De Longhi prima e di Coin oggi. Un percorso che gli ha permesso di comprendere
che senza imprenditore non c’è impresa. Ma anche che ci sono tanti equilibri tra
imprenditore e manager: da un imprenditore operativo e a tutto tondo, attorniato
da manager più focalizzati in ruoli da specialista, a imprenditori portatori di
capitale e di visione attorniati da manager capaci di realizzare le strategie, a
portatori di capitali che delegano in toto al management.
Come gli è capitato in Coin, dove si è dovuto mettere in gioco personalmente, in
una azienda da ristrutturare e in mano ad investitori di capitale, entrando nella
dinamica data dal giocarsi una sfida non solo sul piano professionale ma anche
personale, rischiando parte del proprio patrimonio.
E in questo percorso ci ha offerto la sua versione della leadership, distinguendo
tra il leader del gruppo e il leader nel gruppo. Capace nel primo caso di gestire le
emergenze e dare direttive, capace nel secondo caso di giocare più nella squadra
per stimolare la partecipazione e il coinvolgimento.
Una riflessione che ha visto ancora approfondimenti di Buoro e di Tomat, e la
consapevolezza della necessità di andare oltre i ruoli per recuperare pienamente
la dimensione umana dell’individuo che nel lavoro e nell’intrapresa sa mettere in
gioco con entusiasmo i suoi talenti. Tutti chiamati a diventare più imprenditori e
più manager, capaci di legare professionalità e competenze con la piena
realizzazione della dimensione umana.
Un imprenditore invitato all’evento aveva declinato chiedendosi cosa potesse dire
di tanto nuovo un panel di relatori tanto autorevoli ma anche tanto consolidati.
Peccato non sia venuto, avrebbe portato sicuramente a casa stimoli preziosi per
ripensare al suo fare l’imprenditore, con più passione e più razione.