Al suo posto la luce” - Fondazione · PDF filepunti fermi, condivisi da tanatologi e...

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    A smiert? Gdie an?. E la morte? Dov?.Cos grida il protagonista di uno dei capolavoridi Lev N. Tolstoj. Per poi scoprire, al culminedellagonia, che non cera alcuna morte. Al suoposto, la luce. E gridare ancora, con lultimorespiro: Kakaia radost!, Che gioia!.Tolstoj scrisse questo racconto, La morte diIvan Ilic, fra il 1884 e il 1886, quando avevaquasi sessantanni e gi da decenni il tema dellafine dellesistenza andava plasmando tutta la suaopera. Lo scrisse con la penna del poeta, delfilosofo e del mistico: non del medico, poichmedico non era. Ma il testo ha la precisione diun rapporto clinico: dal primo dolore addomina-le, scambiato per leffetto di una caduta sul fian-co, al diffondersi delle metastasi al rene e adaltri organi. Dal progredire delle sofferenze, nonvinte dalloppio, allalternarsi degli stati psico-logici: negazione della diagnosi (non pu esse-re successo proprio a me); ribellione (non giusto); compromesso o trattativa con se stesso,i medici, Dio (se mi salvo, se vivo ancora unpoco, cambier questo e quello); depressione(inutile, ormai finita); accettazione (ora miriposer). Tolstoj scrive centanni prima di Eli-zabeth Kubler-Ross, la studiosa che un giornoavrebbe identificato queste cinque fasi psicolo-giche nel suo La morte e il morire; ma ritrae,con parole diverse, lidentico processo. Il prota-gonista del racconto, appunto Ivan Ilic, unmediocre impiegato, la tipica larva della buro-crazia zarista che solo alla fine scopre di averbuttato via la vita allinseguimento di uno scattoin carriera o di un salotto alla moda: senza aver

    mai capito n cercato il perch del suo stare almondo.La malattia tormenta il corpo, ma peggiori diquelle fisiche erano le sofferenze morali, anziqueste erano il maggior tormento. La malattiarivela laridit dei sentimenti familiari coscome intessuti fino a quel momento, il vuotodelle amicizie esteriori, la vanit di un certoaccanimento terapeutico. La morte poi unacartina di tornasole, lo specchio veridico (e inquesto senso Ivan Ilic, nellabisso della suadebolezza, pu ben essere uno di noi, propriocome il Lord Jim di Conrad). Ma la penna delmistico aggiunge qualcosa di pi al rapporto cli-nico, e al bel racconto: quella luce, il chegioia!, il senso di liberazione che esplode sul-lorlo del buio. Nella ritrovata piet per i fami-liari (voleva fare in modo che non soffrisse-ro. Doveva liberarli e liberare se stesso da quellesofferenze), o in una coscienza e clemenzaultraterrena che viene solo lasciata intuire, Ivanconquista il suo riposo. Alcuni critici letterarihanno bollato questa conclusione come interfe-renza pseudo-religiosa, o trucco poetico, nondovuti n giustificati. Ma il Tolstoj dellOttocen-to ha poi trovato voci concordi fra i poeti, imedici e gli scienziati, dei due secoli seguenti:lo scivolare di Ivan Ilic verso la morte, esoprattutto quella luce finale, non si discosta-no molto da ci che oggi sappiamo o intuiamo.E non si tratta solo delle molte ricerche suiresuscitati, a cominciare dal celebre La vitaoltre la vita di Raymond A. Moody, in cui 150persone sopravvissute al coma o ad una presunta

    Al suo posto la luce

    LUIGI OFFEDDU

  • morte biologica raccontavano esperienze moltosimili fra loro, come la luce alla fine del tun-nel. Questo tipo di ricerche stato contestatoper diversi motivi: non rispondono al principiosperimentale, non possono essere ripetute o con-validate in laboratorio, mentre possono essereinfluenzate dal mistero che tuttora circondacerte funzioni cerebrali; non vi la certezzascientifica che i resuscitati abbiano posato ilpiede sul confine; e dopotutto, oggi come aitempi di Tolstoj, nessuno mai tornato da lper raccontarci come si muore. Per vi sono altripunti fermi, condivisi da tanatologi e psichiatri,da clinici e sacerdoti: comunque la si pensi suldire la verit al malato, questa verit nonescluder mai la piet o la speranza, perch lasperanza continua ad annidarsi fino allestremonello stesso malato; e la vera battaglia, sempre,resta quella contro la morte in solitudine, controil rifiuto o il terrore della morte altrui. Qui, noncentrano fedi o correnti scientifiche. Qui ununico coro, da millenni. Ecco la Bibbia (In tri-bulatione dilatasti mihi, Sal 2, 4 Volg.) cheaccosta langoscia estrema alle doglie del parto(cos Ivan Ilic sentiva che il suo tormento eranellessere risucchiato dentro quel buco nero e,ancor di pi, nel non riuscire ad entrarvi), alladilatazione dolorosa che precede lirromperedella vita (ancora Ilic: dimprovviso una forzasconosciuta lo colp al petto, al fianco, gliblocc con impeto il respiro ed egli sprofondnel buco. L in fondo sillumin qualcosa). ci che disse nella sua ultima ora, con diverseparole, anche Marie-Louise, la moglie italianadel filosofo Jean Guitton: meraviglioso mori-re. Ma ecco lIslam: Ogni anima guster lamorte, ma riceverete le vostre mercedi solo nelGiorno della Resurrezione (Corano III,185) E non proveranno altra morte oltre aquella prima morte terrena. Allah li ha preser-vati dal tormento della Fornace (Corano,XLVI, 56).Ecco lo scrittore cattolico George Bernanos, chescrive sul suo diario poco prima della fine:Solo nel morire rientreremo in noi stessi, e lEgli ci aspetta. Ecco Sherwin B. Nuland, pri-mario medico, autore di Come moriamo,

    ebreo praticante: Una promessa che possiamomantenere, e una speranza che possiamo dare, la certezza che nessun uomo o nessuna donnasar lasciato a morire da solo Nel passato,lora della morte era vista come unora di santitspirituale, e di unultima comunione con coloroche si lasciavano indietro. Questa era la consola-zione di chi moriva, e dei suoi cari Non toccaa noi medici o agli scettici mettere in questionela fede di un altro, specie quando questaltrofronteggia leternit. Quante volte, quandero ungiovane chirurgo, ho sentito un medico o unin-fermiera ironizzare sul sacramento dellestremaunzione perch cos gli dici solo che sta permorire? E quante volte ho visto quello stessopaziente chiamare il prete la cui presenza, sesolo avesse saputo la verit, avrebbe gradito benpi di quella del medico!.La liberazione di Ivan Ilic, cio di uno di noi,la sua luce, quella cantata dai marinai diRudyard Kipling, sulla nave che va verso latempesta: This is the midnight - let nostar/Delude us-dawn is very far mezza-notte - non ci ingannino/le stelle/lalba lonta-na./ la bufera annunciata da tempo/Lenta adavanzare ma inesorabile (La nave) procede,un solo scopo le rimasto, /allontanarsi dallacosta;/ Ma finch non raggiunge il mare aperto,/Nessuno ritenga dessere libero!.

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