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2B SCUOLA ARTI E MESTIERI BELLINZONA anno scolastico 2016-2017 AIT 2 SEMESTRE 2B LA GUERRA FREDDA

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AIT 2 semestre 2B LA guerra fredda

2B

Scuola Arti e mestieri Bellinzona anno scolastico 2016-2017

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Guerra di liberazione in Vietnam e in Laos contro la Francia

(1946-1954) Talleri-Morelli

Introduzione

La seconda guerra mondiale si

era conclusa con la sconfitta

nazifascista. I vincitori decisero

di organizzarsi affinché un simile

errore non si ripetesse più in

futuro, così nel 1945 veniva

costituita l'ONU, la quale

avrebbe dovuto mantenere la

pace nel pianeta.

L’intesa tra Russia e occidente

non poteva durare a lungo, infatti

si presero una serie di decisioni

destinate a mutare l'assetto

politico ed economico del nostro

continente.

La spartizione della Germania non era altro che il primo atto che portò, in seguito, alla

divisione del mondo in due blocchi contrapposti guidati da USA e URSS. Ad ovest un'area

d'influenza statunitense e ad est un'altra sotto quella russa. L'opposizione dei due blocchi

portò ad un conflitto di tipo politico e diplomatico, chiamato per questo guerra fredda.

L'aspetto militare, purché celato, era considerevole, in quanto si verificò una vera e propria

corsa agli armamenti. Le due superpotenze potenziarono i propri arsenali, sostenendo

enormi costi; venne realizzata la bomba H (basata sull’idrogeno), mille volte più potente

delle prime bombe atomiche; si costruirono diversi tipi di missili capaci di contrastare ogni

attacco e le nuove tecnologie si applicarono a potentissimi mezzi aerei e marini. Tranne in

pochi casi, non si arrivò ad una guerra aperta poiché la pace si reggeva sulla paura di un

conflitto che coinvolgendo due enormi arsenali (a base nucleare, ma non solo), avrebbe

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distrutto il mondo: questo era definito equilibrio

del terrore (nucleare).

La Francia nel corso del XIX secolo aveva

conquistato la regione e l’aveva fatta diventare

una colonia (assieme a Laos e Cambogia). Già

da subito alcuni gruppi nazionalisti lottarono

per la liberazione del paese dal dominio

francese, ma il segnale decisivo doveva

giungere dagli avvenimenti della seconda

guerra mondiale. La Francia, che subì molte

sconfitte in Europa, lasciò le proprie colonie

“isolate” e i giapponesi poterono insediarsi

facilmente in Indocina (che rimasero sotto

l’amministrazione francese).

Il 2 settembre 1945 il movimento guidato da

Ho Chi Minh, leader del partito comunista-

nazionalista, proclamò la Repubblica Democratica del Vietnam, controllando il nord del

paese e chiamando contemporaneamente il sud del paese all’insurrezione coloniale.

Il governo di Ho Chi Minh doveva convivere: al nord con l’occupazione cinese, e al sud

con l’istigazione di una guerriglia anti-francese. Trovandosi in mezzo a due minacce

opposte e al rifiuto di aiuti sia da parte americana che russa, non poté fare a meno di

favorire una trattativa con i francesi, che garantisse il riconoscimento del suo governo nelle

regioni del nord e portasse contestualmente al ritiro delle truppe cinesi.

L’occupazione cinese avrebbe significato presto o tardi l’annessione diretta a Pechino,

chiudendo ogni possibile strada all’indipendenza, che avrebbe portato al comunismo;

mentre la presenza francese avrebbe costituito una seccatura temporanea, destinata a

risolversi con il successivo crollo degli imperi coloniali europei.

La guerra d’Indocina2

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La guerra d’Indocina fu combattuta tra il 23 novembre 1946 e il 12 luglio 1954 tra l’esercito

coloniale francese e il movimento per l’indipendenza del Vietnam (noto come Viet Minh),

guidato da Ho Chi Minh.

La guerra indocinese iniziò il 23 novembre 1946, in seguito al bombardamento da parte

francese del porto di Hainphong che causò più di 6'000 morti, in gran parte civili.

Le forze armate francesi (che contavano circa 100'000 uomini) si diressero sulla futura

capitale del Vietnam del nord: Hanoi, conquistata dopo una battaglia di circa un mese.

La Francia divise il territorio in due parti per garantire il potere della madrepatria e il

consenso dei nazionalisti: la Repubblica di Cocincina con a capo Nguyen Van Xuan (un

esponente vietnamita di orientamento filofrancese) e il Vietnam vero e proprio guidato

dall'imperatore Bao Dai, discendente debole e corruttibile di un'antica dinastia locale.

Nonostante la Francia riconoscesse l’indipendenza dei due nuovi territori continuava a

mantenerne il controllo dell’esercito, delle finanze e della politica estera.

Il coinvolgimento degli USA

Gli USA iniziarono a finanziare la Francia perché temevano che se Ho Chi Minh avesse

vinto la guerra, dato che Stalin era un suo alleato, avrebbe potuto istituire uno stato

fantoccio per espandere i propri territori verso il Sudest asiatico.

Le prime forniture del governo americano ai francesi furono recapitate il 30 giugno 1950.

Nel mese di settembre il presidente Harry Truman inviò dei soldati americani in Indocina,

non come truppe da combattimento ma come assistenza militare, inoltre procurava

materiale militare per un valore di circa 10 milioni di dollari. Nel 1953 l’aiuto americano

aumentò notevolmente a 350 milioni di dollari.

Ricapitolando, la guerra d’Indocina costò 90'000 militari tra morti, dispersi, prigionieri e

feriti. La Francia aveva speso il doppio rispetto a quanto dato dagli Stati Uniti.

Battaglia di Dien Bien Phu

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Il generale Henri Navarre, dal maggio 1953, nuovo comandante delle forze francesi in

Indocina, escogitò allora un piano per realizzare questo obiettivo: si sarebbe dovuto

sfruttare il dominio incontrastato del cielo per organizzare un grande centro di resistenza

che avrebbe dovuto bloccare le iniziative del Viet Minh sul confine del Laos e permettere

incursioni nelle retrovie nemiche: la zona prescelta era la località di Dien Bien Phu nella

vallata del fiume Nam Hou, a quasi

300 chilometri da Hanoi.

Navarre fece un errore che sarebbe

costato molto caro alle forze

francesi: lasciò nel campo trincerato

di Dien Bien Phu (creato a partire

dal 20 novembre 1953 col lancio di 4.000 paracadutisti) circa 11.000 soldati (di cui solo

6.400 francesi) inquadrati in 13 battaglioni di fanteria, dotati di numerosi pezzi d'artiglieria,

una decina di carri armati e 14 aerei, ma che potevano essere riforniti solo per via aerea.

Il comandante Vo Nguyen Giap, mobilitò otto divisioni (circa 50'000 uomini) spostati grazie

a trincee e gallerie precedentemente scavate. Il 13 marzo del 1954 le truppe del Viet Minh

scatenarono la battaglia di Dien Bien Phu. Fu combattuta tra il 13 marzo del 1954 e il 7

maggio del 1954 dalle truppe francesi e le truppe nazionaliste vietnamite dei Viet Minh, nei

dintorni del villaggio di Dien Bien Phu, nel nordovest del Vietnam.

Senza il sostegno dell'aviazione americana, il destino

dei francesi era segnato: mentre la diplomazia

internazionale convocava a Ginevra un'apposita

conferenza sull'Indocina, a fine aprile Vo Nguyen

Giap ordinava l'attacco finale e nel pomeriggio del 7

maggio la bandiera rossa del Vietminh veniva issata

sul bunker di Dien Bien Phur, nel quale si trovava il

comando francese. In tre mesi di battaglia, i francesi avevano perso oltre 7.000 uomini e il

Vietminh 20.000.

L’esito della battaglia influenzò l’andamento dei negoziati fra le 2 parti alla conferenza di

Ginevra.

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La battaglia di Dien Bien Phu ebbe abbastanza risonanza in tutto il mondo, determinò la

fine del dominio francese in Indocina e assunse una grande importanza storica

simboleggiando la sconfitta irreversibile del colonialismo occidentale nel Terzo Mondo.

Conferenza di pace a Ginevra

Lo stesso giorno a Ginevra si incontravano le delegazioni di nove paesi: erano presenti le

cinque maggiori potenze (Francia, Gran Bretagna, Cina, Stati Uniti, Unione Sovietica), il

Laos, la Cambogia, e i rappresentanti del Vietminh e del regime di Bao Dai. Come per la

Corea le trattative procedevato lente e senza dare frutti, mentre la guerra continuava e i

combattenti avanzavano verso il sud del Vietnam. La Francia fece un accordo con la Cina,

che aveva tre obbiettivi: fare in modo che la Cina non dovesse intervenire, frammentare il

Sudest asiatico per poter influenzare i singoli stati, dimostrare moderazione nel sostegno

al Viet Minh.

Il Vietnam venne diviso in due stati, al 17° parallelo: il Vietminh avrebbe governato la parte

settentrionale, mentre nella parte meridionale sarebbe rimasto

al potere il regime di Bao Dai e del suo nuovo primo ministro,

Ngo Dinh Diem. L'accordo deludeva sia il Vietminh, che nel

nuovo accordo avrebbe guadagnato meno di quanto avesse

conquistato in combattimento, sia il regime di Bao Dai, che

guardava con preoccupazione al disimpegno francese.

Il 12 luglio del 1954, dopo 9 anni di guerra, si concluse la

guerra d’Indocina. Dopodiché ci fu un nuovo assetto della regione: Vietnam del Nord con

capitale Hanoi, Vietnam del sud con capitale Saigon, Laos e Cambogia che furono

riconosciuti come stati indipendenti e sovrani; il dominio coloniale francese in Indocina

aveva ufficialmente avuto termine, infatti le truppe francesi si ritirarono dal territorio

vietnamita nell’aprile del 1955. La Francia perdette questi territori che furono spartiti tra le

potenze del 1954 sulla base degli accordi presi a Ginevra (in quattro nuovi stati: Vietnam

del nord, Vietnam del sud, Cambogia e Laos).

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Fonti

Dispense Luca Moscatelli

https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_d%27Indocina

https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Dien_Bien_Phu

https://iisalessandrini.it/progetti/studenti/tranzani/Tesina%20Teo/storia.htm

http://www.sitocomunista.it/Internazionale/asia/vietnam/guerraindocina.htm

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Guerra Civile in Cina Proclamazione della Repubblica Popolare Cinese

La Guerra Civile in Cina vede come protagonisti vari personaggi e

avvenimenti. La rivoluzione è divisa in due grandi parti: la prima parte comincia nel 1927

fino al 1937 e vede contrapposti i nazionalisti e il partito comunista di Mao (Armata rossa),

questa faida viene interrotta dall’invasione della Cina da parte del Giappone. La guerra

civile riprende nel 1946 e si conclude nel 1949 con la proclamazione della Repubblica

Popolare Cinese.

Data l’importanza di Mao Zedong abbiamo deciso di fare una piccola biografia di questo

personaggio che adesso è un eroe per molti cinesi.

Biografia Mao Zedong (26.12.1893-09.09.1976):

Nato da una famiglia contadina, Mao, crebbe a Hunan.

Dopo aver frequentato “la scuola normale” di Changsha (1912-

1918) si trasferì a Pechino per andare a l’università

mantenendosi come aiuto bibliotecario. Nel 1920 arriva alla sua

maturazione politica e aderisce al marxismo. All’età di 27 anni

Mao partecipò al primo congresso del Partito Comunista

Cinese e dopo due anni decise di aderirne. Aveva idee marxiste- leniniste.

Tornato a Hunan Mao Zedong ideò un progetto politico rivoluzionario schierato per i diritti

dei lavoratori e pensava che i contadini poveri fossero la vera forza della rivoluzione in

Cina. Dato che lo stato cinese era ancora molto legato all’agricoltura. L’ intento era quello

di creare un grande partito che lavora per le persone e per una presa di potere. Da questo

momento in poi si scatenò la guerra civile cinese.

Nella sua vita si sposa due volta, la prima moglie si chiama Yang Kaihui, lei rimarrà uccisa

dalle truppe nazionalista, con la quale ha due figli. La seconda si chiama Jing Qing che gli

resterà vicino tutta la vita.

Oggi viene ancora chiamato “Il Presidente Mao” e sono suoi gli attributi di una Cina

unificata.

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Mao Tse-tung o Mao Zedong

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Prima parte della Guerra Civile (1927-1937)

Nel Kuomintang (KMT), cioè il Partito Nazionalista Cinese che governava praticamente su

tutta la Cina dopo la caduta della dinastia Qing, a partire del 1925 il generale Chiang Kai-

shek salì al potere. Il generale vedendo i comunisti a capo delle grandi rivolte operaie e

contadine decise rompere le relazioni con l'Urss, eliminò l’influenza comunista all’interno

dello Stato, togliendo i militari comunisti dall'esercito (1926), e costrinse tutti i gruppi

comunisti a vivere nella clandestinità (1927). Chiang Kai-shek instaurò così un regime

autoritario e militarista. Questa situazione aumentò certamente l’astio tra il Partito

Comunista Cinese (PCC) e il Kuomintang.

Sono questi i motivi che portarono Mao Zedong a costituire nelle zone rurali del Sud basi

comuniste perché aveva individuato nei contadini poveri e sfruttati la maggiore forza

rivoluzionaria. Dotate di proprie forze armate queste basi avevo lo scopo di aiutare i

contadini contro i proprietari terrieri e di respingere gli attacchi nazionalisti contro i

nazionalisti. Quindi a differenza della rivoluzione russa a guidare quella cinese sarebbe

stata la classe contadina, e non quella operaia. Dando così di fatto l’inizio ad una guerra

civile che sarebbe terminata solo nel 1949.

Intanto l‘aggressività giapponese nei confronti della Cina continuava a crescere e portò

all'invasione della Manciuria (1931) e di Shanghai (1932). Il governo di Chiang Kai-shek

preferì però continuare la guerra civile, lasciando campo libero ai giapponesi.

Nel 1931 Mao fu eletto presidente di una

Repubblica sovietica cinese con base nel

Jiangxi. E seguirono delle guerriglie i due

avversari. Nel 1934 però le truppe

nazionaliste presero il sopravvento. Perciò,

per sfuggire all'accerchiamento

nazionalista, Mao e altri 100.000 comunisti

intrapresero una marcia di 10.000 km che

durò 368 giorni (Lunga marcia). I cinesi

comunisti ormai decimati si trasferirono nel

Nord-Ovest, a Yan̓an, dove Mao organizzò nuovamente uno Stato da lui diretto.

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Figura 2 La Lunga Marcia

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La Lunga Marcia diede anche una ottima immagine di Mao che la dichiarò una marcia

antigiapponese e non una semplice fuga. E ottenne in questo modo l’appoggio dei

contadini. Era inoltre diventato il capo della rivoluzione e del partito data la sua enorme

capacità di visione.

Nel 1936 i nazionalisti, messi sotto pressione dalle masse popolari, tentarono di formare

con i comunisti un fronte unico antigiapponese. Ci volle però un’altra invasione

giapponese della Cina (1937-45), a far sì che comunisti e nazionalisti si unissero per

respingere gli invasori, pur mantenendo ognuno la propria autonomia d'azione. La Guerra

Civile si era quindi fermata per 8 anni. L'esercito del Kuomintang fu travolto dai

giapponesi. Furono i comunisti a organizzare delle battaglie nelle campagne, che poi

furono vittoriose. La vittoria è anche dovuta all’entrata in guerra degli Stati Uniti che

avevano anche loro un fronte antinipponico. E anche l’intervento sovietico in Manciuria ha

contribuito.

Seconda parte della Guerra Civile (1927-1937)

Sebbene comunista, l’Armata Rossa non ricevette un grosso aiuto dal URSS nel dopo

guerra perché l'Unione Sovietica considerava la Cina influenzata dall’Usa visti i trascorsi.

E inoltre si pensava che alla fine il KMT avrebbe preso il sopravvento sul PCC. Per

questo, nei mesi successivi alla Guerra Mondiale, l'URSS mantenne un atteggiamento

prudente nei confronti del Partito Comunista Cinese invitandolo a trattare con il

Kuomintang per formare un governo di coalizione.

 I comunisti di Mao, che controllavano

un'area con 160 milioni di abitanti e

avevano un esercito di quasi 3 milioni,

erano pronti a coalizzarsi con il

Kuomintang, ma Chiang sabotò ogni

cosa. Anzi, nel 1946, Chiang iniziò una

nuova campagna contro i comunisti.

Questa porta il ritorno della guerra civile

in Cina nell’autunno del 1946. Il KMT, appoggiato dagli USA, era in netta

superiorità militare, ma i comunisti, appoggiati dalla popolazione,

potevano contare su una superiorità politica. Il PCC si era inoltre impossessata di

armamenti lasciati dai giapponesi e anche russi che hanno lasciato in Manciuria.9

Figura 3 Mappa Cina 1946

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Negli tra il 46-47 i nazionalisti sembravano prevalere occupando varie territori prima

comandati dal PCC. Sono stati infatti molto i contributi degli Stati uniti per arginare

l’espansione comunista: 4.43 miliardi di dollari sono stati dati al Kuomintang per far capo a

molte delle spese militari e sono state mandate anche delle truppe (150.000). Il conflitto si

combatteva nel nord della Cina i vere e proprie guerriglie rurali. Nel 1947, quando i

nazionalisti giunsero e conquistarono Yanan, l’Armata Rossa iniziò un massiccio

contrattacco verso il nord e est della Cina. Nel 1948 grande esercito del KMT si arrende a

Changchun, cedendo armi molto avanzate all’Armata Rossa o come viene anche

chiamata Esercito della liberazione del popolo. I comunisti raggiungono una serie di

vittorie decisive contro gli eserciti del KMT in tutta la Cina infliggendo pesanti vittime,

catturati e dispersi (1,5 milioni di truppe).

Nel 1949 l’Amata Rossa invase in maniera massiccia la Cina centrale e meridionale,

questo obbliga i nazionalisti a sbriciolarsi rapidamente e ritirarsi verso sud. Nel febbraio

1949 si impadronirono di Tientsin e Pechino. Poco dopo conquistarono la capitale

nazionalista Nanchino, Shanghai e Canton (in aprile, maggio e ottobre). Il 1° ottobre Mao

proclama la Repubblica popolare cinese a Pechino Chiang e 2 milioni di altri nazionalisti

fuggono in Taiwan e si dichiarano la Repubblica di Cina.

La Repubblica Popolare Cinese

La Repubblica comunista cinese ha subito l’occasione di incontrare il vicino durante il 70°

compleanno di Stalin, il 21 dicembre del 1949, e Mao rappresenta la Cina cospetto del

leader russo: tra i due c’è da subito una reciproca diffidenza, ma la visita frutta ai cinesi un

prestito di 300 milioni di dollari e alcuni accordi economici e militari. Mao può grazie a

l’aiuto sovietico dare il via alle riforme agrarie e alla campagna di collettivizzazione delle

terre. Dopo alla rivoluzione agraria seguirà la trasformazione del sistema economico

cinese rurale ad un sistema più moderno e industrializzato. Questo piano economico viene

chiamato “Il grande balzo in avanti”. Si rilevò però un vero e proprio disastro che portò a

carestie (si parla di decine di milioni di persone morte).

C’è stata anche una rivoluzione culturale in Cina alla quale segue la stampa del “Libretto

Rosso” a cura di Lin Biao, militare comunista che prese il posto di Mao. Questo libro

contiene una serie di citazioni di Mao e serviva come propaganda. Inoltre la rivoluzione

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culturale era rivolta soprattutto verso i giovani per impartirli il pensiero di Mao, divenuto la

massima autorità ideologica e morale, già nelle scuole per evitare rivolte contro il partito e

l’imborghesimento. I giovani rivoluzionari (Guardie Rosse) erano comunque presenti e

spesso si scontravano fisicamente con altri gruppi di giovani fondati dal PCC. Anche gli

intellettuali e i vecchi politici sono stati perseguitati perché controriformisti.

“La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un'opera letteraria, un disegno, un ricamo;

non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta

dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un'insurrezione,

un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un'altra.  “

(Mao Zedong, Libretto Rosso)

L’effetto di queste decisioni si possono vedere nel grafico che segue: prima del 1950 il PIL

della Cina era stagnato. Dopo il 1950 e quindi dopo la nascita della Repubblica Popolare

Cinese il PIL è salito in modo possiamo dire esponenziale. Se i fini giustificano i mezzi

possiamo dire che le scelte fatte da Mao e dal suo partito sono state efficaci.

*GDP = PIL

Figura 4 PIL della Cina tra '25-'85

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FONTI

http://www.homolaicus.com/storia/contemporanea/rivoluzione_cinese.htm ][

http://www.treccani.it/enciclopedia/rivoluzione-cinese/

http://www.treccani.it/enciclopedia/rivoluzione-cinese_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/

http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/storia/L-et--contemporanea/La-Rivoluzione-cinese/Riepilogando/In-sintesi.html

http://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/09/09/mao-l-uomo-che-invento-rivoluzione-cinese-tradi-a8d2629c-75dc-11e6-8af7-7197ea220eb4.shtml?refresh_ce-cp

http://www.raiscuola.rai.it/articoli/guerra-civile-cinese-mao-verso-il-potere-lepoca-di-mao-tze-tung/8097/default.aspx

http://cinaoggi.it/category/storia-della-cina/storia-cinese/

https://www.youtube.com/watch?v=3xDBvn6F5vM

https://www.timetoast.com/timelines/the-chinese-civil-war-1927-1937-1946-1949

https://wars.findthedata.com/l/48/Chinese-Civil-War

https://www.hawaii.edu/powerkills/NOTE2.HTM#TAB

http://1945tothepresenthanna.weebly.com/chinese-civil-war.html

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Guerra di corea

Occupazione della Corea

Il 22 agosto 1910 venne firmato il trattato di annessione nappo-Coreano che permetteva il completo potere sulla Corea al Giappone. Anche se per motivi legali, il contratto non era valido, il Giappone prese il controllo su la Corea e i diritti si sovranità. La Corea rimase sotto il suo controllo fino al 1945 dopo che il Giappone venne sconfitto.

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Dopo che il Giappone ricuperò la sua libertà, gli USA e l’URSS approfittarono subito del territorio occupandolo entrambi. A nord del 38° meridiano c’erano le truppe sovietiche mentre a sud le truppe statunitensi. Le due potenze però, avendo ideologie diverse, non andavano d’accordo dunque nel 1945 venne suddivisa la corea lungo il 38° meridione. Il Giappone si divise in due nuove nazioni: La Corea del sud, (sotto il controllo dell’USA) e la Corea del nord (sotto il controllo dell’URSS). Dopo diverse violazioni del confine dal 1945 tra la corea del nord e la corea del sud, scoppia partita nel 1950 da parte della corea del sud convinta da l’USA.

La situazione

Il clima in corea è esasperato visto la tensione fra gli Stati Uniti e Unione Sovietica a conseguenza della guerra fredda. Il compito delle due potenze era assicurare e difendere l'avanzamento del paese verso una democrazia, attraverso libere elezioni, nel 1947, gli Stati Uniti chiesero all'ONU le possibilità di riunificazione del paese. Nel 1948, però il confine segnato lungo il 38° parallelo era ormai diventato definito: al nord si era costituita la Repubblica Popolare guidata da Kimi Il Song, comunista e filosovietico. Intanto nel sud Sigma Ree venne nominato presidente della Repubblica della Corea. Il nord aveva come capitale Pyongyang, mentre il sud aveva capitale Seoul. Nel 1949 fallì ogni tentativo dell'ONU di riunificare la Corea. La situazione si aggravò con la costituzione della Repubblica Popolare cinese, la situazione fra i due territori era sempre più tesa, iniziavano ad esserci delle provocazioni sul confine.

1950 Inizio guerra

Nel 25 giugno 1950 la corea invade dunque il territorio nord coreano con 350000 uomini 500 carri 2000 pezzi d’artiglieria. Attaccarono alle 4 di mattine approfittando della giornata piovosa. L’armata coreana avanzò molto in fretta grazie al suo esercito grande e ben preparato, contro

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Figura 1: Kim Il Sung

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l’esercito sud coreano inesistente se non fosse per i 50000 poliziotti, ma comunque priva di mezzi.

Avanzò in fretta anche essendo che, non mandò subito una dichiarazione di guerra. La mandò poi dopo 6 ore dall’inizio dell’invasione. I nord coreani avanzarono in fretta, in poche ore l'esercito raggiunse la capitale Seul. Nel giro di pochi mesi i nord coreani avevano conquistato buona parte del territorio sud coreano lasciandoli soltanto la zona intorno al porto di Pusan.

L'ONU visto l'accaduto convocò il consiglio di sicurezza. L'ONU tentò inizialmente di sospendere le operazioni. Visto lo scarso risultato l'ONU offrì il suo aiuto ai sud coreani affiancato da 17 paesi aderenti all'ONU. Le truppe furono alla guida del generale Douglas Mac Arthur. Le truppe dell'ONU

riuscirono a rallentare l'avanzata dell'attacco. La respinta si trasformò poi in un contrattacco lanciato nel 25 settembre 1950 che fece ricuperare il terreno perso ai sud coreani tornando al punto d'inizio, il 38° parallelo.

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Figura 2:

Mac Arthur

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L'attacco continuò, nel 7 ottobre 1950 avanzarono in profondità nel terreno nord coreano. Le truppe sud statunitensi si spinsero fino a pochi chilometri dal confine cinese. Questo mise in stato di paura la Cina che temeva un continuo avanzamento dei sud coreani nel loro terreno. Nel settembre del 1950 il timoniere Mao mandò oltre centomila uomini cinesi armati a far

fronte all'invasione occidentale. Dopo che la Cina entrò a fianco della corea del sud, riuscirono a fermare l'avanzata nemica ricacciando le truppe dell'ONU. Fallì dunque il piano di Mac Arthur di ottenere una vittoria facile e veloce.

1950

All’inizio del 1950 la situazione si era ristabilita e il combattimento continuava lungo il 38° parallelo. All'inizio del 1951 la situazione si stabilizzava ancora, mentre Mac Arthur lanciava i suoi cacciabombardieri a reazione (utilizzati per la prima volta in un conflitto in campo aperto) contro le basi nemiche in territorio cinese. Il presidente americano Harry Truman

decise di sostituire Mac Arthur per paura di allargare il conflitto visto che si dichiarò favorevole all’uso di armi nucleari. Prese il suo posto

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Figura 3: B.Ridgway

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Matthew B.Ridgway, che iniziò le trattative per la conclusione del conflitto. Il 10 giugno iniziarono i colloqui per la pace.

Entrambi i contendenti erano esausti economicamente, ci furono molte perdite di uomini e di materiali.

1953

Dopo due anni di trattative, il 27 luglio del 1953, a Panmunjon venne firmato l’armistizio, la guerra venne cessata ritrovandosi alla situazione iniziale. Nessuno dei due territori aveva conquistato terreno, la situazione era tornata al 38° parallelo. La guerra si fermò senza nessun vincitore. I cinesi e i statunitensi erano soddisfatti della conclusione, mentre le due coree non vollero riconoscere l’armistizio. Il s6 aprile 1954 venne provato un secondo tentativo di far firmare un trattato di pace, a Ginevra. I coreani rifiutarono anche questa seconda possibilità e gli Stati uniti da allora mantenne 40000 soldati e arsenali nucleari in Corea del sud.

Il costo della guerra

Gli stati uniti persero 1.319.000 statunitensi, di cui 54.246 non fecero ritorno (33.686 di loro persero la vita in battaglia o per ferite). Tra i sopravvissuti c'erano 105.785 feriti. Il Commonwealth (Regno Unito, Canada, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda) ebbe 2.372 morti 4.916 feriti. Belgio, Colombia, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Tailandia, e Turchia ebbero circa 1800 morti e 700 feriti.

Le perdite cinesi furono circa 110.400 morti in azione e 3.600 ausiliari e sanitari. 21.600 morti per ferite, 13.000 morti non a causa della guerra, 25.600 dispersi e prigionieri e 260.000 feriti. In totale la guerra provocò 1.027.409 morti e 1.474.717 feriti.

Furono distrutte il 43% delle strutture industriali del paese e il 33% delle abitazioni.

La grande paura17

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Nonostante la guerra concluse, rimase il timore mondiale di uno scoppio di un nuovo conflitto mondiale con l’uso delle nuove bombe nucleari sperimentate durante la seconda guerra mondiale.

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Corea

http://www.didaweb.net/materiali/dwsup-lettere/900-war/1950.htm

http://cronologia.leonardo.it/storia/a1951b.htm

http://www.instoria.it/home/guerra_corea.htm

http://cam-samb.webnode.it/products/la-guerra-di-corea/

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Decolonizzazione e Neocolonialismo

Introduzione:

La nostra ricerca tratta la decolonizzazione e il neocolonialismo, ma cosa sono questi due processi?

La decolonizzazione è un processo politico che riguarda le colonie di tutto il mondo che vogliono ottenere l’indipendenza. Questo processo viene ottenuto spesso con dei conflitti e raramente in modo pacifico.

Il neocolonialismo invece è la dipendenza che hanno ancora i nuovi paesi diventati indipendenti nei confronti degli ex stati sovrani economicamente e industrialmente più sviluppati.

Nord e sud nel mondo:

Prima di affrontare la decolonizzazione è utile descrivere brevemente la situazione a livello mondiale antecedente questo processo: vi è una differenza sostanziale tra nord e Sud del mondo.

Il Nord comprende tutti i paesi ricchi ed industrializzati. Il Sud, invece, comprende i paesi poveri e sottosviluppati che vengono sfruttati. Vi è inoltre un grande squilibrio demografico e uno squilibrio tra popolazione e risorse.

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LA DECOLONIZZAZIONE

Figura 5

Durante il periodo delle due guerre mondiali si creò una tensione tra gli stati colonizzatori (Francia, Gran Bretagna, Germania, Belgio, ...) e le colonie (India, Africa, …) a causa del continuo sfruttamento di risorse e manodopera da parte degli stati colonizzatori.

L’avvenimento più importante per la decolonizzazione fu la seconda guerra mondiale. Proprio dopo questo periodo, infatti, la maggior parte delle colonie ottenne l’indipendenza.

Durante la seconda guerra le colonie vennero sfruttate di nuovo intensamente nello sforzo bellico portando gli stati coloniali alla vittoria. Ciò le rese di fondamentale importanza per la vittoria di una nazione nella guerra. Il grande aiuto che le colonie diedero spiega l’attaccamento dei governi e dell’opinione pubblica al mantenimento del sistema coloniale. Le colonie però si ritrovarono indebolite e costrette a combattere una guerra che non sentivano loro.

Un altro motivo di tensione è il fatto che durante le due guerre gli stati coloniali promisero alle colonie una riforma (sanitaria, scolastica, infrastrutture, …) che avvenne solo parzialmente e a maggior beneficio degli stati colonizzatori. Questi giustificavano le loro azioni dicendo che consideravano lo scambio alla pari perché portavano nelle colonie progresso e civiltà del mondo moderno europeo in cambio di risorse materiali, territoriali e manodopera.

Questi miglioramenti sanitari portarono ad un incremento demografico accompagnato però da un continuo peggioramento e impoverimento della popolazione indigena costretta a coltivare per gli stati colonizzatori tralasciando le coltivazioni e gli allevamenti del bestiame necessari per il loro sostentamento.

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La crisi del ‘29 peggiorò la situazione già critica che creò dubbi sulla promessa fatta riguardo a progresso e benessere. Grazie all’istruzione che ricevettero dagli europei i popoli sfruttati decisero di reclamare per ottenere la propria indipendenza.

Contadini e operai si opposero agli stati colonizzatori ma furono solo le categorie più agiate e istruite con una mentalità nazionalista a rompere i legami con il sistema coloniale. La popolazione indigena ritrova nel nazionalismo la propria identità (di tipo religioso, formazione di un élite borghese liberale, affermazione in alcune colonie asiatiche del comunismo che condanna l’imperialismo).

Il nazionalismo preoccupa i colonizzatori ma vista la lealtà che le colonie avevano sempre dimostrato e l’opinione pubblica convinta dei benefici, lasciarono correre punendo solo i leader nazionalisti.

La maggior parte delle volte che i coloni si volevano ribellare saliva al potere, grazie ai colonizzatori, un leader favorevole alla loro sottomissione. Questo perché era nato e cresciuto in Europa oppure perché istruito da europei. Se il leader si ribellava e voleva ottenere l’indipendenza veniva ucciso dai colonizzatori e il circolo ricominciava. Quindi, anche in questa situazione, i poveri coloni venivano comunque sempre sfruttati.

Al termine della seconda guerra mondiale era evidente il predominio di due potenze: gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Queste due potenze, per esercitare ognuna il proprio controllo, si spartiscono la terra in zone d’influenza: il blocco orientale e quello occidentale (paesi filosovietici e filoamericani). Entrambe le nazioni erano contrarie al sistema coloniale per motivi di tradizione storica (Stati Uniti) e per motivi ideologici (Unione Sovietica).

Le tre fasi:

Il processo di decolonizzazione si può dividere in tre fasi principali che coinvolsero diverse zone del mondo in tre momenti differenti e che ebbero come risultato l’indipendenza delle colonie.

La prima fase si verificò nel Sud-Est asiatico negli anni quaranta, la seconda dopo circa 10 anni negli stati dell’Africa settentrionale e l’ultima negli anni sessanta nell’ Africa subsahariana.

-Prima fase:

L’India divenne indipendente nel 15 agosto 1947, anche il Pakistan conquistò l’indipendenza quell’anno e diventò uno stato a parte. Durante le due guerre mondiali, Mahatma Gandhi (leader spirituale) è riuscito a compiere diverse proteste, come ad esempio la marcia del sale, e il sostegno popolare indiano. Nella seconda guerra mondiale gli era stato promesso l’indipendenza totale solo se si sarebbero uniti agli alleati, ma questo non avvenne. L’impero Britannico iniziò a indebolirsi grazie all’indipendenza dell’India, dove gli induisti capitanati da Gandhi lottarono per averla, con un unico stato induista, mentre la lega musulmana panindiana, formata dalla minoranza di musulmani, voleva creare una nazione separata. Riuscì la divisione grazie a gruppi enormi di popolazione e da violenze religiose che procurarono circa due milioni di morti. Gandhi morì il 30 gennaio 1948 per mano di un’indù.

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Dopo che l’India divenne indipendente, la Gran Bretagna si concentrò nel rendere indipendenti anche la Birmania e il Ceylon, che la ricevettero il 2 gennaio e il 14 febbraio 1948. Ci fu un periodo di guerra per l’Indonesia olandese, dove si scontrarono Gran Bretagna, Stati Uniti e l’ONU.

-Seconda fase:

Nel 1951 la Libia acquisì l'indipendenza a seguito di una serie di trattative tra Italia e ONU, che furono favorevoli per l'Italia, ma provocarono l'ascesa di Mohammed Idris, colui che nel 1949 tolse l'indipendenza alla Libia e ne diventò il sovrano. Con il consenso dell'ONU la Libia dichiarò la propria indipendenza nel 24 dicembre 1951. Vietnam, Cambogia e Laos diventarono indipendenti nel 1954, a seguito di una sanguinosa guerra già iniziata nel 1941 per via dell’invasione Giapponese all'Indocina. Con la sconfitta del Sol Levante, il leader vietnamita Ho Chi Min dichiarò l'indipendenza del Vietnam, ai Francesi non andava bene e quindi inviarono un corpo di spedizione. Il porto di Haiphong venne bombardato dai Francesi nel 1946 (6'000 vittime), che fece scoppiare la guerra d'Indocina durata otto anni, con protagonisti la Legione Straniera Francese (appoggiata economicamente dagli Stati Uniti d'America) e i Viet Minh (guerrieri indipendentisti vietnamiti comunisti). I Francesi, non riuscendo a domare i Viet Minh, decidono di assediarsi nel campo di Dien Bien Phu, dove però vengono sconfitti, dando l'indipendenza al Vietnam, Cambogia e Laos.

Tunisia e Marocco acquisirono l'indipendenza tra il 1957 e il 1956 pacificamente (grazie ad una negoziazione). L'Algeria (colonia francese dal 1830) fece i suoi primi passi verso l'indipendenza già dopo il Primo Conflitto Mondiale, nel 1954 vari gruppi di popolazione locale decisero di ribellarsi con le armi formando il Fronte di Liberazione Popolare. La ribellione si mostrò il 1° novembre 1954. In Algeria vivevano un milione di coloni francesi, per questo era molto importante per loro. Poco a poco i leader indipendentisti vennero uccisi o catturati dalla polizia francese, che nel 1957 cercarono di riprendersi il controllo insediando la capitale dell'Algeria (Algeri). Questo avvenimento storico prende il nome: “La battaglia d’Algeri”. La crisi governativa in Francia, il richiamo di Charles de Gaulle e il passaggio dalla 4° alla 5° repubblica fecero cominciare un nuovo capitolo: il generale, politico e scrittore Charles de Gaulle propose la pace all'Algeria, ma venne rifiutata. Egli diede loro il diritto di autogovernarsi, provocando proteste da parte dei coloni locali. Nel 19 marzo 1962 venne firmato un cessate il fuoco, centomila algerini francesi se ne andarono dal paese in maggio. Il 3 luglio tramite un referendum l'Algeria divenne indipendente. La Malesia continuando ad insistere per ottenere l’indipendenza dalla Gran Bretagna, riuscì a riscuoterla il 31 agosto 1957. Nel 1959 Singapore ottenne l'autonomia, subito dopo chiese di inserirsi nella Federazione malese. Questa Federazione contraria a questa richiesta fu convinta dalle pressioni inglesi e quindi venne creata la Grande Malesia formata dalla Malesia e dalle tre ex-colonie di Singapore il 1963.

-Terza fase:

Il 6 marzo 1957 la Costa d'Oro (Ghana) ottenne l'indipendenza grazie a Kwame Nkrumah (capo del CPP: Convention People's Party, partito indipendentista), questo avvenimento fece iniziare la decolonizzazione dell'Africa nera. Con la richiesta di maggiore libertà e partecipazione alla vita pubblica da parte del popolo Ghanese, il governo coloniale emette nuove costituzioni, spesso non accettate, provocando disordini e scioperi. Nel 1956 il parlamento inglese accetta le condizioni di Kwame e si rende disponibile per un'indipendenza della Costa d'Oro. Il Ghana Indipendent Act, approvato dalla regina, concesse l'indipendenza al Ghana il 7 febbraio 1957, ma diventò

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indipendente il 6 marzo. La decolonizzazione dell'Africa nera è stata rapida e si divide in tre fasi distinte tra loro:

La prima fase che va dal 1957 fino al 1960, fu la dichiarazione d'indipendenza della Costa d'Oro e della Guinea (1958), che innescò la decolonizzazione delle colonie francesi. Ebbe fine nel 1960, grazie al ottenimento dell'indipendenza delle dodici ex-colonie e dei due territori sotto tutela del Togo e del Camerun. Questa fase fu negoziata e di carattere pacifico.

La seconda fase che va dal 1960 fino al 1965, fu la decolonizzazione delle colonie britanniche in Africa Occidentale: Nigeria e Sierra Leone; Orientale: Tanganica, Kenya e Uganda e Centrale: Nyasaland e Rhodesia Settentrionale.

La terza fase fu la più lunga e iniziò nel 1965, la quale diede inizio alla dichiarazione unilaterale d'indipendenza della minoranza bianca della Rhodesia Meridionale. Il Portogallo era perplesso all'idea di cedere l'indipendenza alle proprie colonie (Angola e Mozambico), infatti dopo lunghe e sanguinose guerre, grazie alla Rivoluzione dei garofani svoltasi a Lisbona nel 1974, si mise provvisoriamente fine alle guerre e concessa l'indipendenza l'anno successivo.

Situazione finale:

Tutto il processo di decolonizzazione durò all’incirca 30 anni dal 1945 (fine seconda guerra mondiale) fino al 1974 con l’indipendenza delle colonie portoghesi.

Il processo però non si può ritenere completamente terminato perché ancora ai giorni nostri rimangono una decina di piccole isole appartenenti a nazioni straniere (per esempio Bermuda sotto la Gran Bretagna, Nuova Caledonia sotto la Francia, Portorico sotto gli Stati Uniti, …)

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Figura 6

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IL NEOCOLONIALISMO

Intro

Le colonie erano convinte che, una volta raggiunta l’indipendenza, tutti i loro problemi sarebbero svaniti e sarebbe iniziata un’era di prosperità e giustizia. Questo però non avvenne perché mancavano le basi per uno sviluppo economico e sociale che permettesse di risanare la nazione come capitali, manodopera e infrastrutture.

Quindi, per poter ottenere queste basi e iniziare così il processo di industrializzazione, occorrevano dei finanziamenti esterni. I nuovi governi furono perciò obbligati a chiedere aiuto economico alle ex potenze coloniali ritornando così ad una situazione simile a quella iniziale.

Il neocolonialismo è quindi la dipendenza dei paesi che, pur avendo ottenuto l’indipendenza, continuano ad avere nei confronti degli stati più potenti e l’insieme dei rapporti politici ed economici che le grandi potenze stabiliscono per controllare e sfruttare i territori che furono sotto il loro dominio.

Questo fenomeno vede ex potenze coloniali economicamente sviluppate controllare paesi sottosviluppati, utilizzando la forza economica invece della forza armata. La motivazione economica è la più importante: uno stato vuole dominarne un altro per avere materie prime, forza lavorativa e trovare nuove possibilità commerciali per la propria produzione.

Le origini

Il termine neocolonialismo iniziò a sentirsi in maniera diffusa nel secondo dopoguerra, per indicare forme di scambio ineguale o dipendenza: politica, sociale, culturale ed economica che i vecchi stati coloniali esercitavano sui propri ex possedimenti territoriali in Asia e maggiormente in Africa. Durante la Conferenza di Bandung nel 1955 Sukarno (premier indonesiano) ne diede per primo la definizione.

Gli effetti del neocolonialismo:

Il grande problema per le ex-colonie è quello di mantenere il controllo economico sulle nazioni una volta dominatrici. Questo problema esiste già dalla fase di decolonizzazione, dove vengono conclusi degli accordi commerciali e politici volti a controllare l'assetto e lo sviluppo delle ex colonie. Una principale vittima di questo sistema di dipendenza neocoloniale è l'Africa, influenzato dalla Francia e dalla Gran Bretagna.

Gli effetti del neocolonialismo si possono misurare in termini economici: investimenti occidentali, prestiti, politiche commerciali e programmi di aiuto. Queste azioni hanno come scopo proteggere gli interessi politici e strategici delle nazioni sviluppate e mantenere economicamente deboli i paesi in via di sviluppo così da farli dipendere dal neocolonialismo. Questa dipendenza si aggrava maggiormente se il governo delle ex colonie è formato da esponenti della borghesia che preferiscono, per i propri interessi, lasciare il paese debole.

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Considerazioni sul neocolonialismo:

- Possedere gradi quantità di materie prime non equivale a benessere e ricchezza per la popolazione indigena. Il loro sottosviluppo è causato dal fatto che i prodotti locali sono destinati all’esportazione e quindi l’economia locale dipende dai mercati esteri. La trasformazione del prodotto può avvenire solo all’estero per mancanza di industrie locali.

- Esiste una contraddizione di fondo: l’indipendenza politica non potrà mai essere associata ad un sottosviluppo economico e sociale. Le grosse multinazionali, per i propri interessi economici, puntano a mantenere questa situazione.

Conclusioni:

Alla fine di tutto questo processo il divario iniziale tra Nord e Sud del mondo non è cambiato.

Il mondo non è più diviso su criteri politici (paesi democratici e paesi socialisti) ma su criteri economici (paesi ricchi e paesi poveri). Il potere diventa il potere economico delle nazioni più industrializzate.

Nei paesi industrializzati è concentrata la maggior parte della ricchezza in cui ci vive solo il 19% della popolazione. Per contro nei paesi in Via di Sviluppo (PVS) l’industrializzazione e lo sviluppo fanno fatica a decollare e sono anche caricati dal debito estero.

Fonti:

-Figura 1: http://4.bp.blogspot.com/-TOzultgsC7w/UdLYffGw7JI/AAAAAAAACF8/XUOdd5YAbaQ/s1021/cartina+decolonizzazione+mondiale.jpg

-Figura 2: https://image.slidesharecdn.com/decolonizzazione-neocolonialismo-120416114003-phpapp02/95/decolonizzazione-neocolonialismo-6-728.jpg?cb=1334577166

-Corso di storia: http://cam-samb.webnode.it/products/decolonizzazione-e-neocolonialismi/ -Decolonizzazione: https://it.wikipedia.org/wiki/Decolonizzazione

http://www.simone.it/catalogo/vpk22.pdf

-Neocolonialismo: https://it.wikipedia.org/wiki/Neocolonialismo

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La rivoluzione pacifica d’india: Gandhi

Il dominio britannico in India

Subito dopo la prima guerra mondiale l’amministrazione inglese aumentò lo sfruttamento dei propri domini coloniali, di cui l’India rappresentava la colonia più importante sul piano economico per via del grande commercio delle spezie e strategico.

La mancanza di unità fra i diversi stati indiani favorì l’affermarsi del dominio britannico sull’intero subcontinente e sulle regioni confinanti; non mancarono tuttavia episodi di resistenza, il subcontinente indiano fu il possedimento che più d'ogni altro rese l'Impero Britannico una superpotenza mondiale; in esso viveva oltre il 75% della popolazione totale dell'impero e fu il principale esportatore di materie prime.

Sotto il governo britannico l’amministrazione dell’India fu riorganizzata, gli inglesi cercarono anzitutto di adeguare al modello occidentale il sistema di vita del paese, che era caratterizzato da molti aspetti ancora primitivi: tentarono di indebolire il sistema delle caste in cui la società indiana era tradizionalmente divisa e – in ambito religioso – abolirono riti superstiziosi e crudeli. Il governo britannico ereditò tuttavia l’insofferenza nei confronti del dominio coloniale e un crescente sentimento nazionalistico.

(https://impicci.wordpress.com/tag/colonialismo/)

Gli inglesi tuttavia iniziarono una vera e propria rivoluzione industriale in India che ebbe grandi effetti sulle economie della stessa India e del Regno Unito: trasformarono suoli sterili in terreni coltivabili, costruirono ospedali, collegamenti telegrafici; aprirono scuole per insegnare la lingua inglese e la cultura europea. Questo favorì la formazione di una

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classe di indiani educati in stile occidentale, che auspicava un rinnovamento della società tradizionale, ma che iniziava anche a rivendicare una maggiore partecipazione al governo del paese. Vennero anche costruite strade, canali e ponti costruiti di modo che materie prime come cotone e tè potessero essere trasportate in maniera più efficiente ai porti come Bombay e poi esportate nel Regno Unito.  L'India veniva sfruttata essenzialmente per il grande bacino di tassazione e per i prodotti agricoli.

Gli indiani stufi di essere sfruttati dal governo inglese, che manteneva il dominio coloniale su di essa, crearono i primi movimenti nazionalisti, i quali invitavano le masse a lottare per l’autogoverno e l’indipendenza dell’India.

(https://www.emaze.com/@AWWLCFRO/Nationalism-in-India)

Di fronte al crescente clima di malcontento generale, il governo britannico emanò nel 1919 l’Indian Act, che prevedeva l’istituzione di un’assemblea elettiva indiana con funzioni consultive; ma i nazionalisti e gli indipendentisti ritennero del tutto insufficienti le concessioni inglesi e ripresero la lotta per l’indipendenza.

Gandhi e il movimento per l’indipendenza dell’India

A guidare la marcia verso l’indipendenza dell’India fu il Partito del Congresso con a capo Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma, la «Grande Anima». Politico, filosofo e avvocato indiano, fondatore della nonviolenza. Nato a Porbandar il 2 ottobre 1869, morto a Nuova Delhi il 30 Gennaio 1948.Gandhi viaggiò per tutta l’India per convincere la sua gente a combattere contro le imposizioni e le ingiustizie delle leggi inglesi: le sole armi che avrebbero usato sarebbero

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state la resistenza passiva, le manifestazioni pacifiche, la disobbedienza civile e il boicottaggio delle merci inglesi (come per esempio il sale).Le intenzioni di agire tramite nonviolenza, tuttavia, degenerarono e Gandhi venne arrestato. Una volta scarcerato, per avanzare con la sua lotta pacifica, creò una campagna chiamata «La marcia del sale», che andava dal 12 marzo al 5 aprile 1930. La campagna consisteva nel marciare fino alla spiaggia di Dandy, vicino a Bombay, raccogliere l’acqua del mare e produrre il sale autonomamente, così da boicottare questo prodotto, che era di monopolio inglese. Gandhi e 60000 altre persone furono arrestate.

Nello stesso anno si tenne a Londra una conferenza per discutere una nuova costituzione per l’India; Gandhi vi partecipò come rappresentante del suo paese, ma smise di collaborare quando si rese conto che il governo inglese non avrebbe concesso l’autogoverno.Negli anni successivi seguirono altre campagne di disobbedienza civile, che furono fermate all’istante, ma con il ripetersi di queste azioni, gli inglesi furono costretti a concedere agli indiani uno spazio e un’autonomia maggiore.

Durante la seconda guerra mondiale il governo inglese costrinse migliaia di soldati indiani a partecipare al conflitto e in cambio di questa fedeltà promise all’India l’autonomia: L’indipendenza all’India fu concessa il 15 agosto 1947, imponendo la formazione di due nazioni distinte:– l’Unione Indiana, con popolazione per lo più induista;– il Pakistan, abitato prevalentemente da musulmani ed era a sua volta diviso in due parti, il Pakistan vero e proprio a ovest, e il Bengala, l’odierno Bangladesh, a est, separati da 1700 km di territorio indiano.                                                                                                                                                                                                               

   (http://alfa-img.com/show/dandi-march-by-mahatma-gandhi.html)

La guerra indo-pakistana

Tra musulmani e indù scoppiò una guerra di religione che causò circa un milione di morti e più di sei milioni di profughi: gli indiani di religione musulmana emigrarono in Pakistan, mentre i pakistani induisti trovarono rifugio in India. Quel popolo che, in nome dell’indipendenza, aveva combattuto pacificamente, cadde poi preda del fanatismo

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religioso lasciando stupefatto il mondo che tanto lo aveva ammirato. Lo stesso Gandhi fu ucciso a Nuova Delhi il 30 gennaio 1948 da un induista estremista, Nathuram Godse, mentre si recava a una riunione di preghiera.

(http://www.gettyimages.it/evento/the-1971-indo-pakistan-war-173794113#conflict-between-india-and-the-west-pakistan-the-birth-of-bangladesh-picture-id166482822)

È qui che entra in gioco la connessione con la guerra fredda:

La guerra fredda iniziò nel 1947, lo stesso anno l’India fu decolonizzata, ma questo è solo puro caso. La vera connessione ci fu quando l’Unione sovietica e l’India firmarono un trattato di amicizia e cooperazione durante la guerra indo-pakistana del 1971.Gli USA temevano l’espansione dell’influenza sovietica in Asia meridionale e questo trattato li preoccupava alquanto.A questo punto il coinvolgimento nella guerra da parte degli USA fu ovvio: il 3 dicembre il Pakistan, supportato dagli statunitensi, attaccò gli aeroporti indiani di Kashmir e Punjab, dichiarando guerra all’india, “alleata” dei sovietici.  Unione Sovietica che a sua volta attaccò i pakistani, portando danni al materiale statunitense che gli era stato consegnato dagli stessi. A seguito dei loro attacchi, l’ambasciatore degli USA, George HW Bush,

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presentò una risoluzione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, chiedendo di cessare il fuoco e il ritiro delle forze armate di India e Pakistan. Credendo che l’India potesse vincere la guerra, l’Unione Sovietica fece opposizione alla risoluzione, permettendo così all’India di lottare per la causa.Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di stato degli Stati Uniti tra il 1969 e il 1977 e Richard Nixon 37º Presidente degli Stati Uniti d'America dal 1969 all'agosto del 1974, fecero notevoli pressioni sui sovietici, ma la fortuna non gli fu d’aiuto. Il 3 dicembre 1971, il mondo fu scosso da un’altra guerra tra India e Pakistan. L’aviazione pachistana colpì città e piste di atterraggio indiani. La premier indiana Indira Gandhi pose lo Stato di emergenza e ordinò all’esercito indiano di respingere l’aggressione. Feroci operazioni militari si ebbero a terra, aria e mare. In seguito, USA e URSS si ritirarono, lasciando che pakistani e indiani continuassero a combattere.In conclusione: abbiamo visto come le tensioni tra due grandi potenze militari come l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, possano influenzare anche in modo grave altri paesi, come India e Pakistan, portando importanti conseguenze e correndo il rischio di espandere la guerra fino ad un livello planetario.

Situazione attuale indiana

Oggi l’India è un paese indipendente, in forte crescita economica e in via di sviluppo, anche se vi sono forti differenze tra i ricchi e i poveri. Gandhi è ancor ora un eroe nazionale simbolo di identità e dignità dell’India; il giorno e della sua nascita è un giorno festivo in cui si commemorano le sue azioni e sacrifici in nome del suo paese.Oggi Pakistan e India sono ancora mortalmente nemici e potrebbero rappresentare per il mondo una grave minaccia in quanto dotati entrambi di potenti armi nucleari.

Fonti:-http://www.comune.bologna.it/iperbole/llgalv/iperte/incontri/colonialismo/coloniz_ingl.htm-https://it.wikipedia.org/wiki/Moghul-https://it.wikipedia.org/wiki/Mahatma_Gandhi-http://www.giovaniemissione.it/categoria-testimoni/2167/gandhi/-https://en.wikipedia.org/wiki/Literacy_in_India-http://www.studiarapido.it/indipendenza-dellindia-dal-dominio-britannico/#.WQD9WlJab-Y-https://en.wikipedia.org/wiki/2011_Census_of_India-https://en.wikipedia.org/wiki/Independence_Day_%28India%29-https://aurorasito.wordpress.com/2014/09/29/la-guerra-india-pakistan-del-1971-il-ruolo-di-urss-cina-usa-e-gran-bretagna/

Libro: “Gandhi, “grande anima” della libertà”, Universale Electa/Gallimard.

Film: “Gandhi”, Colombia Pictures, regia Richard Attenbourgh.

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La Rivoluzione cubana, il mito di Ernesto Guevara e la crisi dei missili di Cuba

Il periodo di Fulgencio Batista

Nel 1933 ci fu la “rivoluzione dei sergenti” in seguito all’insofferenza verso il potere da

parte dei soldati e sottufficiali. Questi ultimi presero il posto dei capi e degli ufficiali. Il

sergente Fulgencio Batista approfittò della situazione assumendo la direzione del

movimento insurrezionale delegittimando Rodriguez. Batista si fece nominare colonnello e

divenne capo di stato maggiore dell’esercito. I movimenti operai, studenteschi e i partiti di

sinistra appoggiarono il golpe militare e il presidente de Cespedes venne sostituito da

Ramon Grau, il quale prese misure in favore dei lavoratori e prese diverse misure di

carattere sociale e giuridico. In politica il governo assunse misure nazionalistiche. Gli

statunitensi, allarmati e sotto la pressione delle classi tradizionalmente di potere,

cercarono di rimediare favorendo il colpo di Stato del capo maggiore dell’esercito

Fulgencio Batista. Il golpe militare, finanziato dalle grandi compagnie americane dello

zucchero, rovesciò il governo di Grau e Batista divenne presidente il 15 gennaio 1934.

Batista fu protagonista della politica cubana fino al 1944. Attraverso provvedimenti

demagogici riuscì a guadagnare il consenso delle classi popolari e dei comunisti che lo

appoggiarono nelle elezioni del 1940. Nel 1944, per dare al regime un’immagine

democratica, indisse le elezioni presidenziali alle quali non poté partecipare perché la

costituzione proibiva un terzo mandato presidenziale. Dal 1944 al 1952 si successero due

presidenti e alle elezioni del 1952 si prospettava la vittoria di un candidato sgradito a

Batista il quale, con l’aiuto delle grandi compagnie dello zucchero statunitensi e di

Washington, prese il controllo dell’isola attraverso un colpo di stato militare. Gli Stati Uniti

riconobbero subito il suo governo.

Batista adoperò diverse misure economiche in favore degli Stati Uniti in cambio del suo

arricchimento personale.

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Batista y Zaldívar Fulgencio, uomo politico cubano (1901 - 1973).

Sergente, nel 1933 guidò la ribellione contro il presidente Carlos

Manuel de Céspedes assumendo il controllo del paese prima

come comandante supremo dell'esercito (1933-39), poi come

presidente della Repubblica (1940-44). Un nuovo colpo di stato

lo riportò al potere (presidente della Repubblica) nel 1952, ma il

regime dittatoriale da lui instaurato fu abbattuto nel gennaio 1959

dalla rivoluzione castrista. Si rifugiò a Madera e successivamente

presso Lisbona.

La Rivoluzione cubana di Fidel Castro e Ernesto Che Guevara (1953 - 1959)

Il 1° settembre 1949 nacque il primogenito di Fidel Castro, Fidelito. Nel dicembre dello

stesso anno, il futuro leader rivoluzionario, nuovamente finito nel mirino delle faide armate

studentesche, dovette lasciare figlio e moglie, proibendole di accettare aiuti economici dal

padre e dal fratello, e partì per gli Stati Uniti dove trascorse tre mesi. Negli anni a venire,

Castro non avrebbe mai parlato di quella breve parentesi americana, che rimane una delle

pagine più misteriose della sua esistenza.

Alcune fonti sostengono che abbia trascorso a New York tre mesi in apparente solitudine,

tenendo un profilo molto basso, approfittando di questo periodo per farsi impartire un

corso intensivo di tecniche di spionaggio dai servizi segreti sovietici. La presenza costante

già nelle prime fasi post rivoluzione di un agente segreto sovietico conosciuto con lo

pseudonimo di Fabio Grobat, avvalora questa tesi. Al termine della seconda guerra

mondiale, quest’ultimo era stato incaricato dal governo sovietico di formare una rete

segreta chiamata “Caraibi”, che avrebbe dovuto operare in Centro e Sud America allo

scopo di favorire l’ascesa di regimi comunisti anti-americani. Il suo compito era quello di

selezionare e organizzare una fitta rete di agenti che fossero dotati di grandi qualità ma

che fossero in qualche modo insospettabili. Fidel Castro, giovane e fervente attivista

rivoluzionario allevato dai Gesuiti e apparentemente molto lontano dal Partito Comunista,

era un candidato perfetto.

Fallì il primo tentativo di rovesciamento del governo di Batista del 26 luglio 1953, nominato

“Movimento del 26 di luglio”, quando un gruppo di 119 ribelli, tra cui Fidel e Raul Castro ed 32

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Ernesto Che Guevara, attaccarono la base militare di Santiago de Cuba. I ribelli furono

sconfitti e, di questi, i sopravvissuti vennero reclusi.

Nel 1955 i detenuti del Movimento del 26 luglio vennero mandati in esilio in Messico e da

qui partì la riorganizzazione del movimento rivoluzionario. Nel novembre 1956 82 ribelli

sbarcarono nella provincia di Granma: vennero subito attaccati e solo 12 sopravvissero;

tra cui Guevara e i fratelli Castro che divennero latitanti.

Si guadagnarono il consenso della popolazione e innescarono piccoli focolai di guerriglia

che il governo di Batista tentò di reprimere, senza successo, attraverso l’operazione

militare “Verano” nell’estate del 1958.

Dopo aver neutralizzato l'operazione Verano le truppe ribelli iniziarono la loro offensiva

abbandonando le montagne nell'intento di conquistare anche la pianura e le città,

dividendosi in due gruppi principali. I fronti nella Provincia d'Oriente furono diretti da Fidel

Castro, Raúl Castro e Juan Almeida. L'avanzata verso l'Avana fu invece affidata al

comando di Ernesto Che Guevara e Camilo Cienfuegos, che procedettero seguendo un

itinerario parallelo a tenaglia dirigendo due plotoni distinti.

Mentre le colonne d'Oriente consolidavano una leadership sul territorio ormai assodata,

con Raùl Castro che aveva cominciato a riscuotere l'imposta rivoluzionaria e con Fidel che

incassava e portava alla causa della rivoluzione le sempre più crescenti defezioni (anche

di ufficiali di alto grado) in seno all'esercito regolare, Che Guevara e Camilo Cienfuegos

avanzavano verso occidente superando ogni sorta di avversità e intemperie, incluse fame

ed agguati. Più avanzavano e più aumentava l'appoggio e il sostegno della popolazione.

Nel frattempo, malgrado una notevolissima percentuale di astensioni nella provincia

d'Oriente, nel novembre 1958 si tennero le elezioni presidenziali che furono vinte dallo

stretto collaboratore di Batista, Andrés Rivero Agüero.

Le forze di Che Guevara intanto procedevano spedite verso Santa Clara che

conquistarono in seguito alla fuga di Batista dall’Avana. L’8 gennaio 1959 Castro entrò a

L’Avana completando la rivoluzione e senza trovare resistenza poiché Batista era già

fuggito in Repubblica Dominicana. Assunse il ruolo di Comandante in Capo delle Forze

Armate.

Si stima che le vittime dell’intero conflitto siano state più di 5'000.

Castro divenne Presidente il 13.2.1959 e Che Guevara fu nominato giudice supremo. Fidel

Castro si adoperò per formare un nuovo governo socialista in perfetto stile marxista-

leninista. La strategia si divideva in 3 fasi: la prima consisteva nell’instaurazione apparente

di una democrazia borghese, la seconda nell’organizzazione di un governo militare che

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imponesse la dittatura del suo proletariato e la terza nell’instaurazione di un regime

comunista. Contemporaneamente si formò un governo parallelo formato da esponenti

comunisti del M26 che avrebbero imposto al momento opportuno il comunismo al Paese.

Castro fece forti pressioni su Mirò Cardona finché quest’ultimo sciolse l’Assemblea

nazionale, mettendo il potere legislativo in mano all’esecutivo. Immediatamente venne

varata una nuova Costituzione che reintrodusse la pena di morte e impose la confisca dei

beni di coloro che avevano servito il regime di Batista.

Mirò Cardona si dimesse e Fidel Castro si ritrovò con il completo appoggio del popolo,

soprattutto dei contadini. Centinaia di poliziotti e soldati del regime batista furono

condannati a morte o al carcere a vita.

Iniziarono gli attriti con gli Stati Uniti che avevano riconosciuto nel nuovo governo cubano

una tendenza comunista filo-sovietica. Nel 1960 Cuba firmò un accordo per l’acquisto di

petrolio dall’Unione Sovietica. Gli Stati Uniti rifiutarono di raffinare petrolio sovietico e

interruppero le relazioni diplomatiche con Cuba. Nell’ottobre del 1960 gli Stati Uniti

decretarono l’embargo totale sulle esportazioni a Cuba.

Il 17 aprile 1961 gli Stati Uniti sponsorizzarono un fallimentare attacco a Cuba, sostenendo

gli esiliati cubani. 1400 dissidenti sbarcarono all’Avana, nella Baia dei Porci. Secondo i

calcoli della CIA questa invasione avrebbe dovuto innescare una rivolta popolare contro

Castro. Questo non avvenne e il Presidente Kennedy dovette ritirare l’attacco.

Ernesto Guevara, noto più come “Che” (1928 - 1967)

è stato un rivoluzionario, guerrigliero, scrittore e

medico argentino. Fu membro del Movimento del 26

luglio e assunse un ruolo nel nuovo governo dopo il

successo della Rivoluzione cubana, secondo per

importanza solo a Fidel Castro, suo alleato politico.

Partecipò a sommosse rivoluzionarie in Perù,

Colombia, Brasile, Guatemala. Conobbe Castro in

Messico e lo seguì come medico della spedizione

destinata ad aprire un fronte guerrigliero a Cuba

contro Batista.

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In poco tempo divenne il generale più in vista dell’esercito ribelle.

Nella prima metà del 1965 lasciò Cuba per attuare la rivoluzione in altri Paesi (ex Congo,

Bolivia).

Nel 1967 in Bolivia venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell’esercito

boliviano. Il giorno successivo venne ucciso e mutilato delle mani. Da allora i suoi resti si

trovano nel mausoleo di Santa Clara di Cuba.

Fidel Alejandro Castro Ruz

(1926 - 2016) è stato un

rivoluzionario e politico

cubano. Assieme al fratello

Raul, Ernesto Guevara e

Camilo Cienfluegos è stato

uno dei principali protagonisti

della Rivoluzione cubana

contro il regime del dittatore

Fulgencio Batista.

E’ stato Primo Ministro di Cuba dal 16.2.1959 al 2.12.1976, Presidente del Consiglio di

Stato, Presidente del Consiglio dei Ministri e Primo Segretario del Partito Comunista di

Cuba. Figura estremamente controversa e grande protagonista della storia politica del

Novecento, noto anche con l’appellativo di Lider Maximo (condottiero supremo). I suoi

sostenitori lo considerano un liberatore dall’Imperialismo e sottolineano i progressi che ha

promosso a Cuba, mentre i suoi oppositori lo considerano un nemico dei diritti umani e lo

accusano di metodi coercitivi e repressivi.

Dopo quasi mezzo secolo di presidenza, nel 2008 Castro decide di non ricandidarsi come

Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri per motivi di salute.

Il 19 aprile 2011 si dimette anche dalla carica di Primo Segretario del Partito Comunista di

Cuba e consegna i suoi poteri nelle mani del fratello Raul Castro.

Muore a l’Avana il 25 novembre 2016.

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La crisi dei missili di Cuba (15 - 28.10.1962)

Fu un confronto tra Stati Uniti e Unione

Sovietica conseguente al tentativo di invasione

di Cuba, nell'aprile del 1961 e al relativo

spiegamento difensivo nell'Isola di Cuba di

missili nucleari sovietici. La crisi iniziò il 15

ottobre 1962 e si concluse il 27 ottobre dello

stesso anno con la vittoria strategica degli USA,

fu un abile e tesissimo combattimento

diplomatico che portò Stati Uniti e URSS a un

passo dalla Terza Guerra Mondiale.

Dal 1959 l’isola di Cuba era uno stato indipendente con un governo comunista. Le

relazioni con l’USA erano nulle in seguito all’esproprio dei beni americani che il governo di

Fidel Castro aveva ordinato dopo la fuga di Batista. Il governo sovietico stabilì una nuova

strategia missilistica, cioè avvicinare i missili con testata nucleare alla costa della

California.

Tra luglio e agosto del 1962 arrivarono a Cuba decine di navi sovietiche cariche di

materiale militare, nei mesi successivi Kennedy pur essendo al corrente della situazione

decise di mantenere una posizione non interventista, questo fino a settembre quando,

dopo che aerei spie americani avevano fotografato la situazione, decise di mettere a punto

una contromossa diplomatica.

Il 22 ottobre Kennedy annunciò al paese di essere pronto ad entrare in guerra in caso di

attacco da parte di Cuba e di estendere tale guerra all’Unione Sovietica, ritenuta

direttamente responsabile di quello che stava succedendo.

Il 25 ottobre, nel pieno della crisi dei missili di Cuba, il mondo si svegliò sull’orlo di una

guerra termo-nucleare dalle conseguenze inimmaginabili. Il presidente Kennedy decise di

mettere in quarantena l’isola di Cuba per evitare altri sbarchi di materiale bellico. In seguito

si seppe che l’Unione Sovietica non ascoltò il suggerimento di Fidel Castro di utilizzare i

missili sull’USA e che anche il Presidente Kennedy mantenne una linea di dialogo

malgrado il suo Stato maggiore voleva che venisse ordinato l’abbattimento delle basi

missilistiche cubane.

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In questi giorni Stati Uniti e Unione Sovietica si fronteggiarono arrivando più volte vicini

alla guerra.

Il 27 ottobre la crisi era al massimo della tensione, le trattative procedevano lentamente,

Cuba restava sotto quarantena e l’esercito americano si mobilitava nelle varie parti del

mondo. Aerei da guerra americani erano stati caricati con testate nucleari e volavano

sempre più vicini ai cieli sovietici. Quello stesso giorno Khrushchev (leader del Partito

comunista e presidente del consiglio dei ministri dell’Unione Sovietica) ricevette un

messaggio, chiamato “la lettera di Armageddon”, da Fidel Castro che gli chiedeva di

lanciare un attacco nucleare contro gli americani se l’isola fosse stata invasa dagli stessi.

Quella sera si giunse ad un accordo: l’Unione Sovietica accettò pubblicamente di

smantellare le basi a Cuba mentre gli Stati Uniti, in segreto, di smantellare i loro missili

nucleari in Italia e Turchia.

In seguito alla crisi dei missili di Cuba si creò il “Telefono rosso” che permetteva ai

presidenti USA e URSS di discutere direttamente delle varie trattative.

Fonti

La Rivoluzione cubana:

- https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_cubana

- http://www.treccani.it/enciclopedia/rivoluzione-cubana_%28Enciclopedia-dei-ragazzi

%29/

Biografia Batista:

- https://it.wikipedia.org/wiki/Fulgencio_Batista

Biografia Guevara:

- https://it.wikipedia.org/wiki/Che_Guevara

Biografia Castro:

- https://it.wikipedia.org/wiki/Fidel_Castro

- http://www.treccani.it/enciclopedia/fidel-castro/

La crisi dei missili di Cuba:37

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38

Muro di Berlino:http://www.viaggio-in-germania.de/muro-berlino.html

2B

Scuola Arti e mestieri Bellinzona

AIT 2 semestre 2B LA guerra fredda

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Il Muro di berlino

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il continente europeo si presentava diviso in due

grandi blocchi di potere contrapposti: un blocco era basato su di un sistema economico di tipo

capitalista e la potenza di riferimento erano gli Stati Uniti d’America; il secondo blocco era invece

orientato dall’URSS verso un modello economico di tipo socialista.

I due blocchi agivano secondo sfere di influenza che si erano definite dopo lo sbarco in Normandia

da parte delle forze alleate: Inghilterra, Francia e Stati Uniti controllavano la zona occidentale

dell’Europa, mentre l’Unione Sovietica agiva come potenza dominante sull’Europa dell’Est.

Le due zone, in cui inizialmente c’era l’obiettivo comune della ricostruzione, si distinsero

presto proprio a causa delle radicali differenze tra le due potenze dominanti, che vennero presto

chiamate “superpotenze”, proprio per indicare la particolare forza politica e militare di cui

disponevano.

Già dalla conferenza di Postdam nel luglio del 1945 i contrasti tra USA e URSS si erano

accesi proprio su quale assetto politico e militare dare alla Germania ormai “denazificata” (secondo

l’espressione dell’epoca). Alla volontà americana che nelle zone tedesche ancora occupate

dall’Armata rossa si lasciasse libero spazio alla volontà popolare con libere elezioni, Stalin rispose

imponendo al potere i partiti comunisti locali, impedendo con la forza dell’esercito che la

democrazia desse i suoi risultati.

Il primo ministro inglese Wiston Churchill pronunciò, nel 1946, un famoso discorso con cui

intendeva mettere in guardia l’occidente dal pericolo della dittatura comunista proveniente da

Stalin che si stava impossessando dell’Europa dell’Est. Disse:

«da Stettino, sul Baltico, a Trieste, sull’Adriatico, una cortina di ferro è calata sul continente. […]

Questa non è certo l’Europa liberata per costruire la quale abbiamo combattuto».

Stalin rispose dando a Churchill del guerrafondaio e paragonandolo a Hitler: l’alleanza che

aveva sconfitto il nazismo era definitivamente rotta.

Gli Stati Uniti proposero così nel giugno del 1947 agli Stati europei un programma di aiuti

per favorire la ricostruzione (il Piano Marshall) a cui aderirono principalmente gli Stati dell’Europa

occidentale e che divenne un’importante occasione per gli USA per allargare la propria influenza

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economica e politica in Europa. Anche l’Italia, seppur dopo lunghe trattative e dopo un complesso

e forte dibattito interno, aderì al piano Marshall.

Agli aiuti del piano Marshall, Stalin rispose con la creazione del Cominform (l’Ufficio

d’informazione dei partiti comunisti) allo scopo di rinsaldare il legame tra i partiti comunisti che

aveva imposto al governo dei paesi orientali in Europa.

Il terreno di scontro più importante fu però la questione della Germania. Essa era divisa

dalla fine della guerra in quattro zone di

occupazione (americana, inglese, francese e

sovietica) e la capitale, Berlino, che si trovava

all’interno dell’area sovietica, era a sua volta

divisa in altre quattro zone corrispondenti alle

stesse forze.

In breve tempo le aree della città relative alle

potenze occidentali diedero vita ad un sistema

economico di tipo capitalista e occidentale, al

quale, nell’area sovietica, Stalin oppose un rigido

modello comunista. Furono creati così due Stati:

una Repubblica Federale Tedesca, con capitale Bonn e una Repubblica Democratica Tedesca con

capitale Pankow, un sobborgo di Berlino.

Quest’ultima città finì per diventare il simbolo di quella che ormai si stava delineando come

una vera e propria guerra non combattuta: una guerra fredda, come venne battezzata all’epoca.

Un primo e decisivo motivo di discordia tra USA e URSS fu proprio il ruolo che la Germania

doveva avere nel futuro europeo. Stalin premeva per una Germania smilitarizzata, mentre Truman

spingeva affinché ritornasse al più presto uno Stato economicamente stabile e produttivo. Quando

il presidente americano introdusse nelle zone controllate dagli Stati occidentali il Marco tedesco,

Stalin rispose portando la situazione all’estremo della tensione.

Le truppe sovietiche circondarono e bloccarono Berlino, chiudendo l’accesso alla città a

treni e camion. Berlino divenne così un’isola tagliata fuori dal resto dell’Europa, senza risorse né

energetiche né alimentari per sopravvivere.

Nell’estate del 1948 il pilota americano Gail Halvorsen, sorvolando Berlino, si trovò davanti alle

rovine e alle devastazioni causate dai bombardamenti alleati che avevano distrutto la città alla fine

della seconda guerra mondiale.

40

Zone di occupazione: https://www.slideshare.net/facc8/i-muri-e-ponti

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‘’Sembrava un paesaggio lunare e solo un palazzo su

cinque era parzialmente abitabile’’, raccontò in seguito.

Gail Halvorsen era uno dei tanti piloti americani e inglesi

assegnati all’operazione Vittles, un ponte aereo per portare cibo

e medicine con lo scopo di evitare che l’Unione Sovietica si

impadronisse definitivamente di Berlino.

Per poter sorvolare la Germania sovietica, considerando

che non c’era nessuna possibilità di arrivarci via terra, l’unica via

di accesso era attraverso i tre corridoi aerei, larghi 30 chilometri

che erano stati concordati dagli alleati alla fine della guerra.

Gail Halvorsen4 fu soprannominato il ‘’lanciatore di dolci’’,

in quanto durante questo ponte aereo lanciò più di un centinaio di

paracaduti, contenenti dolci.

Le tensioni tra le due superpotenze non si fermarono con la

fine del blocco sovietico avvenuta il 12 maggio 1949, ma

continuarono in un crescendo che toccò il culmine nella costruzione di quello che sarebbe poi

passato alla storia come il Muro di Berlino.

Nel 1958 le pretese del presidente Sovietico Nikita Chruščёv

ripresero. Questi voleva infatti che la parte occidentale di Berlino

fosse smilitarizzata e decise di lanciare un ultimatum: se gli USA

non avessero ritirato l’esercito, l’URSS avrebbe condotto un trattato di pace indipendente con la

Germania democratica, portandola così definitivamente sotto il suo controllo. Tutte le potenze

occidentali rifiutarono di accettare l’ultimatum.

La situazione, però, trovò una momentanea via di distensione quando Chruščёv fu invitato

in USA da Eisenhower per una visita ufficiale. Il segretario del Partito Comunista Sovietico rimase

colpito dall’atteggiamento collaborativo e aperto del presidente americano, tanto da sospendere

l’ultimatum e riconoscere la necessità di un incontro tra le quattro potenze interessate dal controllo

di Berlino.

41

Ponte aereo: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/67/BerlinerBlockadeLuftwege.png

Figura 4: https://it.wikipedia.org/wiki/Gail_Halvorsen#/media/File:Gail-halvorsen-wiggly-wings.jpg

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Un incidente, però, finì per rovinare i colloqui così difficilmente

portati avanti fino a quel momento: gli URSS abbatterono un areo spia

americano e le relazione tra le due superpotenze tornarono molto tese.

Chruščёv continuò a minacciare accordi unilaterali con la Germania

Democratica e dava a vedere un nervosismo e un’impazienza tali che, a

suo dire, non avrebbe esitato, se non fosse stata affrontata a suo

vantaggio la questione di Berlino, ad iniziare una guerra atomica

mondiale.

D’altra parte il nuovo presidente americano J.F Kennedy non si

lasciò intimidire ed ebbe la forza di resistere alle minacce sovietiche e di

tener ferma l’idea di salvaguardare gli interessi del mondo occidentale a

Berlino.

Si arrivò, così, all’idea di dividere Berlino in due parti, chiudendo le frontiere tra la zona est

e la zona ovest.

L’operazione “Muraglia cinese” venne decisa segretamente da Ulbricht e pianificata da

Honecker (segretario della sicurezza sovietica). Il 12 agosto 1961, Ulbricht firmò il decreto per la

chiusura delle frontiere. Per l’operazione vennero utilizzati 40 chilometri di filo spinato, la polizia e

le milizie del popolo vennero mobilitate e i cittadini che desideravano andare nel settore

occidentale avevano bisogno di un permesso speciale, rilasciato solo in particolarissimi casi.

Il 13 agosto 1961 la stampa ufficiale della DDR annunciò che i Paesi del blocco Sovietico

avevano chiesto di applicare un controllo attorno e dentro Berlino. Il 13 agosto 1961, infatti, proprio

a Berlino iniziò la costruzione di un muro alto più di 3 metri e mezzo e lungo ben 150 chilometri,

che divise in due la città per 28 anni. Il muro, quindi, era una vera e propria linea di frontiera

fortificata e presidiata militarmente, tanto che, per evitare che oppositori del modello economico

comunista cercassero di emigrare ad Ovest, l’esercito della Repubblica Democratica spesso

sparava a vista. I due mondi dovevano restare separati, così come alta restava la tensione tra le

due superpotenze.

Questo muro fu rinforzato nel 1965 e nel 1975, allo scopo di azzerare i passaggi. Così, se

nel periodo compreso tra la fine della seconda guerra mondiale e la sua costruzione, si calcola una

migrazione dall’est all’ovest di più di 2 milioni di persone, dalla costruzione del muro alla sua

caduta, riescono a superare il confine solo 5000 cittadini.

42

https://it.wikipedia.org/wiki/Nikita_Sergeevi%C4%8D_Chru%C5%A1%C4%8D%D1%91v#/media/File:Nikita_Khruchchev_Colour.jpg

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Fu soltanto nel 1989 che, grazie all’azione politica di Michail Gorbacev, presidente

dell’URSS, il mondo intero si rese conto del fallimento completo del modello comunista. Dopo un

difficile processo interno che vide crollare l’Unione delle Repubbliche Sovietiche (sorta settant’anni

prima con la rivoluzione bolscevica del 1917), il governo della Germania democratica diede

l’assenso all’apertura delle frontiere con la Repubblica Federale e, in pochi mesi, il muro di Berlino

fu abbattuto dai cittadini di entrambe le zone della città: tutti erano ormai esasperati, in particolare

gli abitanti della zona orientale che da trent’anni erano costretti a subire lo spietato modello di

società Sovietica. L’abbattimento del muro, fu però terminato dai soldati dell’esercito tedesco.

La caduta del muro di Berlino divenne allora il simbolo della lotta contro l’oppressione a

favore della libertà della persona umana, della volontà di lasciarsi alle spalle, da parte di tutti gli

europei, le catene del passato e, soprattutto, le rigide ideologie del Novecento, per guardare,

finalmente, ad un futuro costruito sulla libertà e sulla democrazia.

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Dati Statistici:

24%

27%17%2%

30%

Persone uccise durante il tenta-tivo di fuga

Lungo il muro

Lungo il confine

Attraverso il Baltico

Conflitto a fuoco

Non accertati

persone fuggite dalla Germania dell'est alla Germania

dell'ovest (Fuggiti 1949-61):

totale media annuale totale abitanti

2,6 mio 220000 17000000

44

Persone uccise durante il tentativo di fuga:

Lungo il muro 239

Lungo il confine 271

Attraverso il Baltico 174

Conflitto a fuoco 21

Non accertati 300

totale 1005

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22%

5%

73%

Persone fuggite da Berlino est a ovest, dopo la costruzione

A piedi

Tunnel sotteranei

Automobile

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_aereo_per_Berlino

https://it.wikipedia.org/wiki/Muro_di_Berlino

http://www.viaggio-in-germania.de/muro-berlino.html

http://slideplayer.org/slide/852160/

https://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_di_Berlino_del_1961

libro: berlin story verlag

grafici: fogli di tedesco

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Le dittature Sudamericane: il caso Cile e il caso Argentina e la tragedia dei Desaparecidos

Dittatura in Cile(1973-1990)

Santiago del cile, 11 settembre del 1973, l’esercito cileno assalta il palazzo presidenziale e

prende il potere, è l’inizio della dittatura militare di Augusto Pinochet.

Le elezioni cilene del 1970 eleggono Salvador Allende, leader della coalizione di sinistra

“Unidad Popular”, la vittoria presidenziale è però mal vista dagli Stati Uniti d’America con

moltissimi interessi economici riguardanti i minerali in cile e con la scusa del fatto che il

cile si possa trasformare in uno

stato socialista e quindi allearsi con i

sovietici, ovvero la super potenza

con cui si contendono il controllo

dello scenario mondiale gli

statunitensi cominciano a temere

l’elezione di Allende.

A partire dall’autunno del 1972 il

paese è scosso da una serie di

scioperi guidati dalle frange più

conservatrici della società e

sostenuti dai finanziamenti dei

servizi segreti statunitensi. In

parlamento la maggioranza di Allende si assottiglia per l’uscita dei cristiano-democratici

che si alleano con l’opposizione di destra.

La tensione cresce, il 29 giugno 1973, carri armati dell’esercito si dirigono verso il palazzo

presidenziale “La moneda”, il tentativo di golpe fallisce, ma indica che anche le forze

armate si schierano contro Allende. In un duro discorso in parlamento le opposizioni

accusano il presidente di mal governo e chiedono l’intervento dell’esercito per deporlo,

Allende ribatte che i militari non possono cambiare l’esito del voto popolare.

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Figura 8: Allende nel suo ultimo discorso

Link: https://rebstein.wordpress.com/2013/09/11/santiago-del-cile-11-settembre-1973/

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Nello stesso periodo il capo delle forze armate e ministro dell’interno Carlos Prats, uomo

fedele ad Allende è costretto a dimettersi per uno scandalo, al suo posto il presidente

mette a capo dell’esercito Augusto Pinochet, che giura fedeltà alla repubblica e allo stesso

Allende. È il 23 agosto 1973.

Meno di 20 giorni dopo, Pinochet è a capo del golpe. Alle prime luci dell’alba i militari della

marina occupano le principali città

cilene e chiudono radio e televisioni.

Allende si reca subito alla Moneda

con le persone più fidate, i golpisti

puntano verso il palazzo

presidenziale, ma Allende rifiuta

l’offerta di arrendersi e quella di

uscire per delle vie sicure offertagli

dai suoi uomini. In un ultimo

discorso dichiara fedeltà ai suoi

ideali e ai suoi elettori. Poco dopo

Pinochet e gli altri generali golpisti

ordinano il bombardamento della Moneda e Allende muore suicidandosi nell’attacco. Il

colpo di stato si conclude in poche ore e Augusto Pinochet inaugura un regime dittatoriale

che durerà fino al 1990.

Dittatura in Argentina(1976-1983)

Il 24 marzo 1976 a Buenos Aires Jorge Rafael Videla prende il potere con un colpo di

stato e in Argentina inizia la dittatura della giunta militare. Dopo il governo nazionalista di

Juan Domingo Peròn dalla metà degli anni 50 l’Argentina attraversa un lungo periodo di

forte instabilità politica e frequenti colpi di stato. Peròn torna alla presidenza nel ottobre

1973 ma dopo pochi mesi muore quindi lascia l’incarico alla sua terza moglie Maria Estela

Isabel Martinez. Isabelita come la chiamano gli Argentini, trova un paese instabile e in

rivolta e gli scontri tra militanti di sinistra e d’esercito sono sempre più frequenti e

l’economia nazionale è allo sbando. Per mantenere l’ordine Isabelita alimenta un clima di

terrore nella popolazione con le azioni di tripla A, formazione paramilitare di estrema

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Figura 9:Bombardamento della moneda

Link: https://rebstein.wordpress.com/2013/09/11/santiago-del-cile-11-settembre-1973/

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destra molto vicina al governo. Con il passare dei mesi le difficoltà della presidenza si

fanno evidenti e i vertici dell’esercito acquistano sempre più potere. Il 24 marzo 1976

Isabelita é deposta da un golpe

condotto dal generale Jorge Rafael

Videla e inseguito inizia la dittatura

della giunta militare. Allora il neo

presidente Videla e la giunta

attuano una politica repressiva e

decidono di intraprendere una

sistematica persecuzione nei

confronti di presunti simpatizzanti

di sinistra. In pochi anni circa

trentamila oppositori del regime

vengono arrestati, torturati e fatti

sparire senza lasciare tracce.

Sono i cosiddetti desaparecidos,

vittime di quella che verrà chiamata la guerra sporca. In economia Videla apre il mercato

agli investitori stranieri ma non riesce a rilanciare il paese, schiacciato da una forte

inflazione e da un debito in aumento. Nel marzo 1981 Videla viene sostituito da un altro

membro della giunta militare, Roberto Viola che poco dopo a dicembre anche lui é

costretto a cedere il potere al generale Leopoldo Galtieri. Per ridare prestigio alla giunta

militare, Galtieri decise di sfidare la Gran Bretagna per il possesso delle isole Falkland,

esse si trovano a largo dell’arcipelago Argentino ma in quel momento erano sotto controllo

Britannico. Quindi il 2 aprile 1982 le truppe di Galtieri invadono le Falkland ma il successo

é di breve durata perché il 14 giugno l’esercito Britannico si riprende l’arcipelago. Il

fallimento dell’operazione é un duro colpo per la giunta militare e inseguito Galtieri si

dimette e il suo posto viene poi preso dal generale Bignone che inizia a concedere

maggiori libertà politiche e indice le elezioni. Il 30 ottobre 1983 Raúl Ricardo Alfonsín

viene eletto democraticamente alla presidenza ed é la fine della dittatura. Negli anni

successivi molti esponenti della giunta militare vengono processati e condannati

all’ergastolo per i crimini commessi durante la guerra sporca. Poi nel dicembre 1990

Videla, Viola,Galtieri e altri militari ottengono l’amnistia che viene poi però revocata nel

2003 dal presidente dell’Argentina Néstor Kirchner.

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Desaparecidos

Desaparecidos tradotto in italiano significa “scomparsi”, così veniva chiamata la gente che

veniva rapita dalle forze dell’ordine in Sudamerica durante le varie dittature e rivolte. Molte

furono le persone rapite, anche ragazzi, principalmente venivano portate via per motivi

politici o per attività anti-governative. Il tutto avveniva durante la notte, una macchina

arrivava davanti a casa e portava via uomini, donne, ragazzi e in certi casi anche intere

famiglie, per poi torturarli, portarli in

veri e propri centri di detenzione

appositamente creati per loro e in

fine venivano uccisi. Pochi

riuscirono a fuggire. Questo era un

espediente per intimorire famiglie,

amici e conoscenti dei

desaparacidos.

Molte furono le vittime di queste

brutali azioni, 37 mila circa in Cile

e 30 mila in Argentina e molte altre

migliaia torturate. Di questo dramma si è scoperto solo poco tempo fa anche se in molti

sapevano ma non parlarono per paura, pudore o altri motivi.

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Figura 11: Centro di detenzione per "desaparecidos"

Link: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/4b/ESMA_1928.JPG