Scenari.Ilmondodell’informazioneallaprovadell ... · Thomson, ceo di News Corp e Carlo De...

1
Scenari. Il mondo dell’informazione alla prova dell’innovazione tecnologica: il punto a Torino Giornali, sileggefuturo siscrivequalità A itempideisocialmedialadistanzatrainfor- mazioneeveritànonsolopuòessereenor- memapuòdiventaresiderale.Troppofaci- le però attribuire la colpa ai ”social”. Piuttosto èlafacilitàdiaccessoallapubblicazionediconte- nuti, unita ad una spasmodica rincorsa a brucia- re i tempi, ad innestare un meccanismo perver- so in una platea di ”diffusori” di informazioni on line a vario titolo. Superficialità, sciatteria e ancheintenzionalitàfannoilresto.Enonèpoco. Comeconfermailfenomeno”fake news”. Ma lepersone,seppurarilento,hannocominciatoa capire e le notizie ”bufala” non solo non le vo- gliono ma, di fatto, minano il rapporto stesso coniltantoosannatomondosocial.Maicomein questo casoperò le interpretazioni dividono. Il Digital News Report 2017 del Reuters Insitute, indagine condotta su un campione di 70 mila consumatoridinewsonlinein36Paesidelmon- do,Italiacompresaoffreuninteressantespacca- to.Lafiduciadellepersoneneiconfrontideimez- zi di informazione - anche grazie alle ”fake news” - è in calo, ma ad essersi incrinata è so- prattutto quella nei social media. Scricchiolano per quanto riguarda la lettura e la condivisione delle notizie piattaforme come Facebook men- treasorpresasaleilgradimentodellechat,Wha- tsAppintesta.Ampiocapitolodelrapportoède- dicato al fenomeno delle bufale online, esploso nel corso della campagna elettorale delle presi- denziali Usa e atterrato nel dibattito pubblico quotidiano. Le fake news, evidenzia Nic New- man, autore principale del dossier, ”potrebbe - ro essere la cosa migliore capitata al giornali- smo”. Infatti il rapporto riferisce che il 33% de- gli intervistati è scettico nei confronti delle noti- zie e solo una persona su quattro (24%) pensa che i social network facciano un buon lavoro nel separareifattidallebufale.Deimediatradiziona- li lo pensa invece il 40%. Lo stallo dei social me- dia è rilevato a livello globale, in particolare al di fuoridiStatiUnitieGranBretagna.L’Italia èuno dei Paesi in cui l’uso dei social per informarsi è diminuito,del5%.Facebookèquasiovunquean- cora la principale piattaforma social per attinge- re alle news, ma la crescita galoppante è delle app per i messaggi, più ”private” e senza algo- ritmi che filtrano le notizie. WhatsApp comincia a rivaleggiare con la sua piattaforma madre, Fa- cebook, in diversi Paesi, in particolare in Male- sia, Brasile e Spagna. In Italia l’uso di WhatsApp per la fruizione di notizie è cresciuto dal 20 al 24%. Per gli analisti questa tendenza potrebbe dipendere dal cambiamento dell’algoritmo di Facebookchel’anno scorsohaprivilegiatoleco- municazioni tra amici e familiari piuttosto che i contenuti professionali. Oppure, aggiungono, potrebberiflettereilfattochelepersonecomin- ciano a trascorrere in generale meno tempo sui social e più sulle chat. Una spinta alle news sulle chat è arrivata anche dai ”chatbot”, utenti vir- tuali programmati per fare conversazione su news,meteoesport,echehannodebuttatosul- le chat Telegram, Messenger, Google Allo. Cre- scono anche gli aggregatori di notizie, come Ap- ple News o Snapchat Discover. Trend oramai consolidatoè l’accesso allenotizie online daidi- spositivi mobili, con gli smartphone che supera- no i pc in un crescente numero di Paesi. Le noti- zie dal cellulare si leggono soprattutto a letto (46%), sui mezzi di trasporto (42%) e in bagno (32%). Il mercato della tecnologia cambia e all’orizzonte spuntano nuove piattaforme di in- formazione:gliassistentivocalidasalotto,come AmazonEcho o Google Home. NegliStati Uniti e in Gran Bretagna questi dispositivi hanno già su- perato gli smartwatch per l’accesso alle news. Nuovepagine,nonsoloonline,attendonodies- sere scritte. Buona lettura a tutti. Silvia Boschetti T orino (nostro servi- zio). I big dell’infor - mazione e dell’edito - ria internazionale si sono dati appunta- mento sotto la Mole, nel pri- mo giorno d’estate, per fare il punto sul “futuro dei gior- nali”. L’iniziativa è stata promossa dal quotidiano La Stampa, a chiusura dei fe- steggiamenti dei 150 anni di pubblicazioni. L’evento, che ha visto la partecipazione di alcune centinaia di giornali- sti, direttori, editori e mana- ger del settore, provenienti da ogni parte del mondo, si è svolto in uno dei luoghi sim- bolo della “carta stampa- ta” cittadina: la sala delle bobine della tipografia di via Giordano Bruno, luogo in cui viene stampato il quotidiano torinese. “La sfida che abbiamo da- vanti - ha sottolineato, il di- rettore de La Stampa, Mauri- zio Molinari, aprendo i lavori - è tutta in salita: la diminu- zione delle copie vendute in edicola, il calo delle entrate pubblicitarie, la concorrenza delle piattaforme digitali e la divulgazione dell’informa - zione gratuita mettono a ri- schio il futuro dell’editoria. Se ogni utente digitale rende in media 25 dollari a Face- book e 25 centesimi a un edi- tore, significa che dobbia- mo, tutti, batterci per soprav- vivere”. La conferenza si è articolata in quattro diverse tavole rotonde che hanno af- frontato, da più punti di vi- sta, le difficoltà del mondo dell’informazione, indican- done le priorità e fornendo alcune proposte “per far uscire dall’angolo” l’intero settore. Testate prestigiose come New York Times, Financial Ti- mes, Huffington Post, O Glo- bo, Economist, Le Monde, Nikkei, Bild Digital, Hindu- stan Times, La Stampa e La Repubblica e personalità di spicco dell’editoria globale tra cui Jeff Bezos, fondatore di Amazon ed editore del Whashington Post, Robert Thomson, ceo di News Corp e Carlo De Benedetti del Gruppo Espresso hanno ac- cettato l’invito dell’editore della Stampa, John Elkan, a incontrarsi a Torino per con- frontarsi sullo stato di salute dell’editoria globale e discu- tere di temi cruciali per il fu- turo dei giornali come i nuo- vi modelli di business, il rap- porto con i colossi Google e Facebook, la qualità dell’in - formazione, la fake news e molto altro ancora. Sono state tante le questioni affrontate in quasi 6 ore fila- te di dibattito. Ve ne propo- niamo alcune, pescando tra quelle da noi ritenute più in- teressanti. Nel primo panel, coordinato da John Micklethwait, diret- tore di Bloomberg News e formato da Lionel Barber, di- rettore del Financial Times, Bobby Ghosh, direttore di Hindustan Times, quotidia- no indiano di un milione di copie, diffuso a Nuova Delhi in lingua inglese, Lidia Pol- green, direttrice dell’Huf - fington Post e Ascanio Sele- me, direttore di O Globo, uno dei maggiori quotidiani del Brasile, si è discusso di “futuro dei giornali”, di tec- nologia, di social network, di notizie false (fake news), ma anche di slow news (notizie lente) e fast news (notizie ve- loci). “Con ogni probabilità - ha spiegato Lionel Barber, direttore del Financial Times - i giornali del futuro avran- no redazioni più piccole, composte non solo da giorna- listi, ma anche da creativi con conoscenze specialisti- che e tecnologiche, in grado di offrire un prodotto origina- le”. Sulla stessa lunghezza d’onda sia Bobby Gosh di Hindustan Times che ha par- lato di “team in cui giornali- sti e informatici lavorano già gomito a gomito” sia Lydia Polgreen di Huffington Post, convinta più che mai che “queste squadre dovranno essere in grado di soddisfare le esigenze dei lettori e pro- porre loro cose nuove a cui appassionarsi”. Per questi direttori il quotidiano di car- ta del futuro dovrà essere fa- cile da leggere, attraverso una grafica accattivante e cu- rata, soprattutto nel fine set- timana, quando si ha più tem- po a disposizione. Occorre al- lora distinguere tra “notizie lente”, di approfondimento destinate alla carta e “noti - zie veloci” rivolte all’edizio - ne digitale. “E naturalmen- te tanta qualità - ha spiegato Ascanio Seleme, direttore di O Globo che negli ultimi me- si ha portato a termine l’inte - grazione del quotidiano con altri due giornali brasiliani: Extra ed Espresso - per una informazione che i lettori sia- no disposti a pagare. I giorna- li si salveranno solo accor- pandosi”. Sempre per Gosh: ”La mano e la mente umana non posso- no essere sostituiti dai ro- bot, ma i giornalisti devono studiare la tecnologia ed es- sere in grado di intervenire sui dati e i video direttamen- te dallo smartphone. Inoltre, le fake news sono la cosa mi- gliore che potesse capitarci perché stanno spingendo le persone a rivolgersi a fonti più affidabili, e cioè a noi”. Ma non solo. “Ma le fonti di una notizia - ha concluso Lionel Barber del Financial Time - devono essere sempre almeno due per assicurare una informa- zione corretta e autorevo- le”. Nella tavola rotonda condot- ta dal direttore di Repubbli- ca, Mario Calabresi, si è inve- ce fatto il punto sul rapporto industria-giornali e sull’im - portanza di innovare e di rac- cogliere la sfida digitale, par- tendo proprio dal declino del giornalismo stampato. Qualità, tecnologia e innova- zione: queste le parole chia- ve dell’informazione del fu- turo, giocata più che mai sul- le competenze. Le nuove redazioni dei gior- nali saranno composte, oltre che da giornalisti e informati- ci anche da registi, grafici ed esperti di diritto. “Non dobbiamo andare dai lettori - ha evidenziato An- drew Rosso Sorkin, fondato- re e direttore di DealBook (un rapporto quotidiano sui temi economici e finanziari pubblicati on line dal New York Times) - ma dovremo stupirli ogni giorno perché il nuovo giornalismo sarà basa- to sul talento. La vera sfida sarà questa: scommettere sui nuovi talenti, aggiungen- do sempre nuova linfa e qua- lità ai giornali”. Aziende creative e flessibili, quindi, ma che credono nei valori, nella loro identità e radica- mento. I quotidiani costrui- scono la loro credibilità con ogni articolo che pubblica- no, e non ci sono altri brand sul mercato sottoposti a que- sta sfida continua. Tra gli ospiti più attesi alla conferen- za internazionale di Torino, Jeff Bezos, fondatore e ceo di Amazon ed editore dal 2013 del Washington Post che ha partecipato al faccia a faccia con John Elkann, presi- dente di Fca e di Itedi, la so- cietà che controlla La Stam- pa. “Un giornale come il Wa- shington Post e un e-com- merce come Amazon sono di- versi, ma l’approccio è lo stesso, con al centro il letto- re-cliente. La pubblicità da sola non basta. I nostri abbo- namenti crescono quando proponiamo un prodotto giornalistico di qualità ed in- chieste che piacciono ai letto- ri. In futuro il giornale di car- ta diventerà un prodotto di nicchia, quasi un lusso. La- mentarsi non serve a nulla e soprattutto non è una strate- gia. Chiedere al pubblico di pagare per un prodotto di qualità è giusto e normale”. Elkann ha spiegato il proget- to industriale da cui nasce Gedi, il nuovo gruppo edito- riale nato dall’integrazione Itedi ed Espresso, che dopo il via della Consob atteso en- tro una settimana, diventerà il leader nel mercato italiano e anche in Europa. “La fusio- ne tra i gruppi editoriali - ha detto il presidente di Fca El- kann - può aiutare a rafforza- re più giornali, moltiplicando- ne la forza”. Chiudendo la giornata, Carlo De Benedetti - in veste di pre- sidente del nuovo Gruppo editoriale Gedi, (anche se lo stesso De Benedetti ha an- nunciato subito dopo l’even - to torinese che alla presiden- za del nuovo gruppo editoria- le indicherà il figlio Marco) - ha lanciato la proposta di convocare, partendo pro- prio dall’Italia, gli Stati gene- rali dell’Editoria d’Informa - zione. “Un evento - ha preci- sato De Benedetti - al quale invitare i rappresentanti del- le categorie della filiera (edi- tori, giornalisti, poligrafici) aprendosi ai contributo di al- tri, Over The Top (come Goo- gle, Facebook, Youtube, Ap- pl), compresi. Non vogliamo aiuti di Stato né sovvenzioni, vogliamo cercare il modo per rimanere remunerativi perché se muore l’editoria d’informazione, non muore solo un settore industriale: muore una funzione essen- ziale dei sistemi democrati- ci”. Rocco Zagaria Socialnews, i lettori chiedono di più ? 6 6 sabato 24 giugno 2017 Cronache

Transcript of Scenari.Ilmondodell’informazioneallaprovadell ... · Thomson, ceo di News Corp e Carlo De...

Scenari. Ilmondodell’informazioneallaprovadell’innovazionetecnologica: ilpuntoaTorino

Giornali,sileggefuturosiscrivequalità

Aitempideisocialmedialadistanzatrainfor-mazioneeveritànonsolopuòessereenor-memapuòdiventaresiderale.Troppofaci-

le però attribuire la colpa ai ”social”. Piuttostoèlafacilitàdiaccessoallapubblicazionediconte-nuti, unita ad una spasmodica rincorsa a brucia-re i tempi, ad innestare un meccanismo perver-so in una platea di ”diffusori” di informazionion line a vario titolo. Superficialità, sciatteria eancheintenzionalità fannoil resto.Enonèpoco.Comeconfermail fenomeno”fake news”. Malepersone,seppurarilento,hannocominciatoacapire e le notizie ”bufala” non solo non le vo-gliono ma, di fatto, minano il rapporto stessoconil tantoosannatomondosocial.Maicomeinquesto casoperò le interpretazioni dividono.Il Digital News Report 2017 del Reuters Insitute,indagine condotta su un campione di 70 milaconsumatoridinewsonline in36 Paesi delmon-do,Italiacompresaoffreuninteressantespacca-to.Lafiduciadellepersoneneiconfrontideimez-zi di informazione - anche grazie alle ”fakenews” - è in calo, ma ad essersi incrinata è so-prattutto quella nei social media. Scricchiolanoper quanto riguarda la lettura e la condivisione

delle notizie piattaforme come Facebook men-treasorpresasaleilgradimentodellechat,Wha-tsAppintesta.Ampiocapitolodelrapportoède-dicato al fenomeno delle bufale online, esplosonel corso della campagna elettorale delle presi-denziali Usa e atterrato nel dibattito pubblicoquotidiano. Le fake news, evidenzia Nic New-man, autore principale del dossier, ”potrebbe -ro essere la cosa migliore capitata al giornali-smo”. Infatti il rapporto riferisce che il 33% de-gli intervistati è scettico nei confronti delle noti-zie e solo una persona su quattro (24%) pensache i social network facciano un buon lavoro nelseparareifattidallebufale.Deimediatradiziona-li lo pensa invece il 40%. Lo stallo dei social me-

dia è rilevato a livello globale, in particolare al difuoridiStatiUnitieGranBretagna.L’Italia èunodei Paesi in cui l’uso dei social per informarsi èdiminuito,del5%.Facebookèquasiovunquean-cora la principale piattaforma social per attinge-re alle news, ma la crescita galoppante è delleapp per i messaggi, più ”private” e senza algo-ritmi che filtrano le notizie. WhatsApp cominciaa rivaleggiare con la sua piattaforma madre, Fa-cebook, in diversi Paesi, in particolare in Male-sia, Brasile e Spagna. In Italia l’uso di WhatsAppper la fruizione di notizie è cresciuto dal 20 al24%. Per gli analisti questa tendenza potrebbedipendere dal cambiamento dell’algoritmo diFacebookchel’anno scorsohaprivilegiatoleco-

municazioni tra amici e familiari piuttosto che icontenuti professionali. Oppure, aggiungono,potrebberiflettere il fattochelepersonecomin-ciano a trascorrere in generale meno tempo suisocial e più sulle chat. Una spinta alle news sullechat è arrivata anche dai ”chatbot”, utenti vir-tuali programmati per fare conversazione sunews,meteoesport,echehannodebuttatosul-le chat Telegram, Messenger, Google Allo. Cre-scono anche gli aggregatori di notizie, come Ap-ple News o Snapchat Discover. Trend oramaiconsolidatoè l’accesso allenotizie online daidi-spositivi mobili, con gli smartphone che supera-no i pc in un crescente numero di Paesi. Le noti-zie dal cellulare si leggono soprattutto a letto(46%), sui mezzi di trasporto (42%) e in bagno(32%). Il mercato della tecnologia cambia eall’orizzonte spuntano nuove piattaforme di in-formazione:gliassistentivocalidasalotto,comeAmazonEcho o Google Home. Negli Stati Uniti ein Gran Bretagna questi dispositivi hanno già su-perato gli smartwatch per l’accesso alle news.Nuovepagine,nonsoloonline,attendonodies-sere scritte. Buona lettura a tutti.

Silvia Boschetti

Torino (nostro servi-zio). I big dell’infor -mazione e dell’edito -ria internazionale sisono dati appunta-

mento sotto la Mole, nel pri-mo giorno d’estate, per fareil punto sul “futuro dei gior-nali”. L’iniziativa è statapromossa dal quotidiano LaStampa, a chiusura dei fe-steggiamenti dei 150 anni dipubblicazioni. L’evento, cheha visto la partecipazione dialcune centinaia di giornali-sti, direttori, editori e mana-ger del settore, provenientida ogni parte del mondo, si èsvolto in uno dei luoghi sim-bolo della “carta stampa-ta” cittadina: la sala dellebobine della tipografia di viaGiordano Bruno, luogo in cuiviene stampato il quotidianotorinese.“La sfida che abbiamo da-vanti - ha sottolineato, il di-rettore de La Stampa, Mauri-zio Molinari, aprendo i lavori- è tutta in salita: la diminu-zione delle copie vendute inedicola, il calo delle entratepubblicitarie, la concorrenzadelle piattaforme digitali e ladivulgazione dell’informa -zione gratuita mettono a ri-schio il futuro dell’editoria.Se ogni utente digitale rendein media 25 dollari a Face-book e 25 centesimi a un edi-tore, significa che dobbia-mo, tutti, batterci per soprav-vivere”. La conferenza si èarticolata in quattro diversetavole rotonde che hanno af-frontato, da più punti di vi-sta, le difficoltà del mondodell’informazione, indican-done le priorità e fornendoalcune proposte “per far

uscire dall’angolo” l’interosettore.Testate prestigiose comeNew York Times, Financial Ti-mes, Huffington Post, O Glo-bo, Economist, Le Monde,Nikkei, Bild Digital, Hindu-stan Times, La Stampa e LaRepubblica e personalità dispicco dell’editoria globaletra cui Jeff Bezos, fondatoredi Amazon ed editore delWhashington Post, RobertThomson, ceo di News Corpe Carlo De Benedetti delGruppo Espresso hanno ac-cettato l’invito dell’editoredella Stampa, John Elkan, aincontrarsi a Torino per con-frontarsi sullo stato di salutedell’editoria globale e discu-tere di temi cruciali per il fu-turo dei giornali come i nuo-vi modelli di business, il rap-porto con i colossi Google eFacebook, la qualità dell’in -formazione, la fake news emolto altro ancora.Sono state tante le questioniaffrontate in quasi 6 ore fila-te di dibattito. Ve ne propo-niamo alcune, pescando traquelle da noi ritenute più in-teressanti.Nel primo panel, coordinatoda John Micklethwait, diret-tore di Bloomberg News eformato da Lionel Barber, di-rettore del Financial Times,Bobby Ghosh, direttore diHindustan Times, quotidia-no indiano di un milione dicopie, diffuso a Nuova Delhiin lingua inglese, Lidia Pol-green, direttrice dell’Huf -fington Post e Ascanio Sele-me, direttore di O Globo,uno dei maggiori quotidianidel Brasile, si è discusso di“futuro dei giornali”, di tec-nologia, di social network, di

notizie false (fake news), maanche di slow news (notizielente) e fast news (notizie ve-loci). “Con ogni probabilità- ha spiegato Lionel Barber,direttore del Financial Times- i giornali del futuro avran-no redazioni più piccole,composte non solo da giorna-listi, ma anche da creativicon conoscenze specialisti-che e tecnologiche, in gradodi offrire un prodotto origina-le”. Sulla stessa lunghezzad’onda sia Bobby Gosh diHindustan Times che ha par-lato di “team in cui giornali-sti e informatici lavorano giàgomito a gomito” sia LydiaPolgreen di Huffington Post,convinta più che mai che“queste squadre dovrannoessere in grado di soddisfarele esigenze dei lettori e pro-porre loro cose nuove a cuiappassionarsi”. Per questidirettori il quotidiano di car-ta del futuro dovrà essere fa-cile da leggere, attraversouna grafica accattivante e cu-rata, soprattutto nel fine set-timana, quando si ha più tem-po a disposizione. Occorre al-lora distinguere tra “notizielente”, di approfondimentodestinate alla carta e “noti -zie veloci” rivolte all’edizio -ne digitale. “E naturalmen-te tanta qualità - ha spiegatoAscanio Seleme, direttore diO Globo che negli ultimi me-si ha portato a termine l’inte -grazione del quotidiano conaltri due giornali brasiliani:Extra ed Espresso - per unainformazione che i lettori sia-no disposti a pagare. I giorna-li si salveranno solo accor-pandosi”.Sempre per Gosh: ”La manoe la mente umana non posso-

no essere sostituiti dai ro-bot, ma i giornalisti devonostudiare la tecnologia ed es-sere in grado di interveniresui dati e i video direttamen-te dallo smartphone. Inoltre,le fake news sono la cosa mi-gliore che potesse capitarciperché stanno spingendo lepersone a rivolgersi a fontipiù affidabili, e cioè a noi”.Ma non solo.“Ma le fonti di una notizia -ha concluso Lionel Barberdel Financial Time - devonoessere sempre almeno dueper assicurare una informa-zione corretta e autorevo-le”.Nella tavola rotonda condot-ta dal direttore di Repubbli-ca, Mario Calabresi, si è inve-ce fatto il punto sul rapportoindustria-giornali e sull’im -portanza di innovare e di rac-cogliere la sfida digitale, par-tendo proprio dal declino delgiornalismo stampato.Qualità, tecnologia e innova-zione: queste le parole chia-ve dell’informazione del fu-turo, giocata più che mai sul-le competenze.Le nuove redazioni dei gior-nali saranno composte, oltreche da giornalisti e informati-ci anche da registi, grafici edesperti di diritto.“Non dobbiamo andare dailettori - ha evidenziato An-drew Rosso Sorkin, fondato-re e direttore di DealBook(un rapporto quotidiano suitemi economici e finanziaripubblicati on line dal NewYork Times) - ma dovremostupirli ogni giorno perché ilnuovo giornalismo sarà basa-to sul talento. La vera sfidasarà questa: scommetteresui nuovi talenti, aggiungen-

do sempre nuova linfa e qua-lità ai giornali”. Aziendecreative e flessibili, quindi,ma che credono nei valori,nella loro identità e radica-mento. I quotidiani costrui-scono la loro credibilità conogni articolo che pubblica-no, e non ci sono altri brandsul mercato sottoposti a que-sta sfida continua. Tra gliospiti più attesi alla conferen-za internazionale di Torino,Jeff Bezos, fondatore e ceodi Amazon ed editore dal2013 del Washington Postche ha partecipato al faccia afaccia con John Elkann, presi-dente di Fca e di Itedi, la so-cietà che controlla La Stam-pa. “Un giornale come il Wa-shington Post e un e-com-merce come Amazon sono di-versi, ma l’approccio è lostesso, con al centro il letto-re-cliente. La pubblicità dasola non basta. I nostri abbo-namenti crescono quandoproponiamo un prodottogiornalistico di qualità ed in-chieste che piacciono ai letto-ri. In futuro il giornale di car-ta diventerà un prodotto dinicchia, quasi un lusso. La-mentarsi non serve a nulla esoprattutto non è una strate-gia. Chiedere al pubblico dipagare per un prodotto diqualità è giusto e normale”.Elkann ha spiegato il proget-to industriale da cui nasceGedi, il nuovo gruppo edito-riale nato dall’integrazioneItedi ed Espresso, che dopo ilvia della Consob atteso en-tro una settimana, diventeràil leader nel mercato italianoe anche in Europa. “La fusio-ne tra i gruppi editoriali - hadetto il presidente di Fca El-kann - può aiutare a rafforza-re più giornali, moltiplicando-ne la forza”.Chiudendo la giornata, CarloDe Benedetti - in veste di pre-sidente del nuovo Gruppoeditoriale Gedi, (anche se lostesso De Benedetti ha an-nunciato subito dopo l’even -to torinese che alla presiden-za del nuovo gruppo editoria-le indicherà il figlio Marco) -ha lanciato la proposta diconvocare, partendo pro-prio dall’Italia, gli Stati gene-rali dell’Editoria d’Informa -zione. “Un evento - ha preci-sato De Benedetti - al qualeinvitare i rappresentanti del-le categorie della filiera (edi-tori, giornalisti, poligrafici)aprendosi ai contributo di al-tri, Over The Top (come Goo-gle, Facebook, Youtube, Ap-pl), compresi. Non vogliamoaiuti di Stato né sovvenzioni,vogliamo cercare il modoper rimanere remunerativiperché se muore l’editoriad’informazione, non muoresolo un settore industriale:muore una funzione essen-ziale dei sistemi democrati-ci”.

Rocco Zagaria

Socialnews,i lettorichiedonodipiù

? 66 sabato 24 giugno 2017 Cronache