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L’Informazione 1 L Informazione Agosto 2011 DIRETTORE LUCIANO MIRONE Distribuzione gratuita Periodico di attualità, varietà, sport e costume Un mondo di mare All’interno “Speciale Adrano”

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Agosto 2011 - numero 11

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Agosto 2011 L’Informazione 1

L’InformazioneAgosto 2011 DIRETTORE LUCIANO MIRONE Distribuzione gratuita

P e r i o d i c o d i a t t u a l i t à , v a r i e t à , s p o r t e c o s t u m e

Un mondodi mare

All’interno“Speciale Adrano”

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Arriva sulla spiaggia al calar della sera, quando il sole si perde

dietro la montagna e i colori diventano tenui, quando le torme di bagnanti si diradano e lasciano il posto a quei po-chi pescatori che dalla riva ri-petono un rito antico quanto l’uomo.Arriva in quel tratto di mare diventato famoso in tutto il mondo perché nell’immediato dopoguerra, quando le spiag-ge erano appannaggio dei soli ricchi, vi si recava la “divina” Greta Garbo, ospite di Pana-rello, l’antiquario di Taormina

amico dei divi di tutto il mon-do, che proprio qui aveva la sua villa sul mare, le cui cupo-le bianche e orientaleggianti si intravedono dalla spiaggia. Tempi più poveri ma infini-tamente più semplici e più veri di questi. Il personaggio di cui parliamo sembra uscito proprio da quell’epoca. Perché lui non è un pescatore come tanti: è Cosma e a Letojanni

IL PESCATORE NEL PAESE DELLA GARBO

è un’istituzione. È come se tutt’a un tratto un filo di iro-nia involontaria si mischiasse con l’aria e trasformasse tutto in divertimento.Dopo il tramonto lo vedi spuntare, scende dalla scaletta di cemento, il corpo massiccio, il collo enorme, i pantaloni all’inglese e una maglietta eter-namente blu, in una mano un paio di canne da pesca, nell’al-tra un secchio dove conserva il segreto delle sue pesche: non gamberetti, acciughe, “pane e formaggio” o vermi usati come esche, ma briosce. Briosce in-vendute che a fine giornata

Cosma raccoglie nei bar e usa per la pesca. I pesci ne vanno ghiotti e lui, pescatore di va-glia, riesce a percepire perfino i loro gusti. Si piazza sempre nello stesso posto, sia in estate che in inverno, proprio sotto la casa che ospitava la Garbo, per ore. Sempre lì.Né un metro avanti né uno indietro. In corrispondenza di un riflettore il cui fendente

luminoso attraversa le onde e attira i pesci che si spostano in quella direzione. Poi studia la corrente, osserva le stelle e sceglie la canna da utilizzare: quella da riva se i venti spirano da una parte, quella col muli-nello se spirano da un’altra.Poi prende un paio di briosce, le inzuppa di acqua salata, le riduce in poltiglia e le butta ai pesci. Immediatamente quel

Personaggi

lembo di mare comincia a ri-bollire di ricciole, di cefali, di ope, di saraghi, che saltano e si avventano voracemente su quella leccornia mentre Co-sma prepara il colpo da mae-stro: lancia gli ami in mezzo a quei gorgheggi e tira fuori pesci fantastici.Un sistema che fa sorridere i pescatori più scafati, quelli che escono con la barca con le

di Luciano Mirone

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IL PESCATORE NEL PAESE DELLA GARBOC

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reti e con le lampare, ma che funziona a meraviglia. E Co-sma ne è l’inventore. Manco il tempo di buttare altra esca ed ecco che da quelle spume bianche il pescatore cattura delle prede, alcune delle quali della misura di un braccio, ed ecco che con orgoglio lui far-fuglia delle parole di scherno verso gli altri pescatori che lo guardano con invidia.

Ma a un certo punto s’incaz-za. Qualcuno ha avuto la “felice idea” di fare il bagno a quest’ora. Nel regno di Co-sma? Non sia mai! La pesca è un rito sacro che nessuno deve osare profanare. E allora il pe-scatore comincia a borbottare ad alta voce: “Il mare è pieno di meduse, oggi diverse per-sone sono finite in ospedale”. Se il bagnante è un ignaro turista esce immediatamente, se è uno che conosce il truc-co resta in acqua ed è a quel punto che Cosma diventa un fiume in piena: “Stu gran curnutu… Mi fa scantari ‘i

pisci”. Sbotta e poi ritenta: “’I medusi ci sunnu!”. Niente da fare. Un’occhiata all’orologio, un’altra al secchio pieno di pe-sce, si arma di santa pazienza: “Megghiu chi mi ‘nni vaiu”. Mentre cummogghia i bagat-telli, dal mare si sente un gri-do, il bagnante esce dall’acqua con un braccio che brucia. “Ti ll’avìa dittu chi cci sunnu ‘i medusi”.

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mente che le loro case sono state costruite con la “parte-cipazione attiva” di gran parte dei tecnici che hanno ammi-nistrato (e in parte ammini-strano) il Comune di Belpas-so. Per cosa? Per progettazio-ni, per sanatorie edilizie, per qualsiasi favore. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: centinaia di case abusive sor-te in zone agricole di pregio e perfino nel sito di Fenicia Moncada, l’antica Belpasso, semi-distrutta dal terremoto del 1693, i cui ruderi sono sta-ti completamente rasi al suolo all’inizio degli anni ’80 per far posto alla nuova cementifi-cazione. Dunque – se queste notizie dovessero rispondere al vero – chi in questi anni ha avuto il dovere di salvaguar-dare il territorio, non solo ha omesso di controllarlo, ma ha “partecipato attivamente” al disastro.

Che c’entra questo con l’autonomia di Piano Tavola? Si dà il caso

che quando si parla di Piano Tavola, non bisogna intende-re solo il centro abitato della frazione, ma anche i Villaggi limitrofi. Andiamo avanti… Con il recente decreto di re-ferendum firmato dall’asses-sore regionale alle Autonomie locali, Caterina Chinnici, la procedura per l’autodetermi-nazione è in stato avanzato, e già questo – a prescindere da possibili nuovi disegni di

Bisogna fare un giro in alcuni Villaggi della zona di Belpasso per

comprendere le cause che stanno portando all’autono-mia della frazione di Piano Ta-vola. Oggetto del contendere: un’ampia porzione di territo-rio che Piano Tavola vorrebbe annettersi se dovesse ottene-nere l’autonomia dai Comu-ni da cui dipende: Belpasso, Camporotondo, Misterbian-co, Motta Sant’Anastasia. Basta fare un semplice giro per capire che se l’autonomia dovesse attuarsi, chi piangerà le maggiori conseguenze sarà indubbiamente Belpasso, le-gata da particolari motivazio-ni storiche ed economiche a un territorio che comprende anche la zona industriale, il centro commerciale Etnapo-lis, il parco dei divertimenti Etnaland: tre “poli” di impor-tanza strategica poiché da essi proviene l’80 per cento del gettito Ici.

Se nascerà il nuovo Co-mune, per una cittadi-na dal passato illustre

come Belpasso sarà il colpo di grazia, dopo anni di agonia. Ma, ripetiamo, bisogna fare un giro. E parlare con chi ha casa a Valcorrente, a Palazzo-lo, a Giaconia, a Cabanuca, ad Astrel per capire che dietro a questa vicenda potrebbero esserci storie di incredibili speculazioni edilizie. Sono gli stessi abitanti a dire candida-

legge, dai ricorsi ai Tribunali amministrativi, dall’eventuale sospensione del referendum – già questo, sancisce il falli-mento di una classe dirigente e – spiace dirlo – di una co-munità che in questi anni l’ha votata massicciamente, e che con incredibile indifferenza ha visto perdere i suoi pezzi migliori (in primis le due ban-che) senza un dibattito, senza una discussione, senza un sus-sulto. Per capire qualcosa di questa vicenda, dunque, basta recarsi in queste zone. All’uni-sono (o quasi) ti senti rispon-dere un nome. Oddio, non solo quello, ma soprattutto Quello. E però quel nome a Belpasso non si deve “assolu-tamente” pronunciare. È una reazione sulla quale ognuno è chiamato a riflettere, perché spiega la “mutazione antropo-logica” di un popolo che un tempo – malgrado i terremo-ti, le eruzioni, le guerre – sa-peva indignarsi, sapeva reagi-re, sapeva ricostruire. E sapete perché? Perché era libero. Per-ché aveva un amore profondo

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DISASTROPIANO TAVOLAdi Luciano Mirone

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per le proprie radici e per la propria terra. Oggi quel po-polo è ridotto al silenzio. Per perbenismo, per codardia, per sudditanza, ma soprattutto per calcolo. Chi non ha mai chiesto un favore a questo si-gnore? Ora, cari amici, si dà il caso che questa sorta di Inno-minato dei giorni nostri sia il Sindaco di Belpasso e che di professione faccia l’ingegne-re. Possiamo dirlo o qualche mente eccelsa prova fastidio?

Tranne i nove anni di centrosinistra - in cui questa persona

ha fatto comunque sentire la sua influenza in Consiglio comunale specie sul Piano regolatore – questo Signorot-to amministra Belpasso dalla fine degli anni Settanta: come consigliere comunale, come

tengono. Una legge machia-vellica, cervellotica, assurda e certamente da cambiare. Che i cittadini non erano obbligati a conoscere, ma un Sindaco sì. Cosa è successo? All’inse-gna del “futtitinni”, proprio su quei terreni si è continua-to a costruire. Fino a quando Piano Tavola e i menzionati Villaggi, raggiunti i 5mila abitanti, hanno chiesto ciò che consente la legge: l’auto-nomia. Eppure in questi anni qualche “pazzo” ha denuncia-to il pericolo. Risultato: ad essere messo sotto accusa non è stato il denunciato, ma il de-nunciante. Non solo dal pote-re, ma da una parte consisten-te della pubblica opinione. Il denunciato è stato premiato a furor di popolo e il denun-ciante sottoposto al peggiore ostracismo. Adesso il destino presenta il conto.

E potrebbe essere un conto salato. Per la semplice ragione che

davvero Belpasso potrebbe essere privata di un territorio storicamente ed economica-mente straordinario. Adesso che i buoi sono scappati dal recinto, il guardiano si è sve-

assessore e come Sindaco. Un trentennio. Una vita. Ci chie-diamo: può un Sindaco essere parte “attiva” in situazioni del genere?

Può farlo in una “pol-veriera” come quella di Piano Tavola? Esi-

ste un conflitto d’interessi? E’ normale che un primo cittadino, se qualcuno gli fa notare queste incongruenze, risponda sempre “futtitin-ni”? Adesso attenzione: si dà il caso – secondo quanto si apprende dalle statistiche co-munali – che negli ultimi de-cenni, proprio nel territorio Piano Tavola-Villaggi, si sia concentrata la maggior par-te dell’abusivismo edilizio, e quindi dell’aumento di popo-lazione. E si dà ancora il caso che all’inizio degli anni 2000 – circa un decennio fa – la Regione siciliana abbia vara-to una legge che prevede che le frazioni dell’Isola, superati 5mila abitanti, possano chie-dere l’autonomia attraverso un referendum consultivo al quale sono chiamati ad espri-mersi soltanto i cittadini delle stesse frazioni, ma non quelli dei Comuni cui esse appar-

DISASTROPIANO TAVOLA

gliato. E che fa? Pur di non affrontare la causa, attacca l’effetto: pur di non distur-bare il Manovratore, accusa-chi, alla Regione, ha firmato il decreto per l’indizione del referendum. “Giù le mani dal territorio di Belpasso”, si legge su alcuni manifesti, con esplicito riferimento al pre-sidente della Regione, Lom-bardo. Ma chi le ha messe le mani sul territorio, Lombar-do o qualcun’altro? Qualche anno fa, su questa questione, è nata l’associazione Belpasso 2000 con lo slogan “A difesa del territorio belpassese”.

Seguiamo con attenzione la sua attività ed apprez-ziamo i componenti per

l’entusiasmo e la passione con cui portano avanti il progetto. Riteniamo che una strategia condotta in “punta di diritto” per impedire il referendum sia cosa assolutamente corretta, ma a nostro avviso non può essere l’unica. Ce ne dovrebbe essere un’altra da perseguire parallelamente: un dibattito sulle cause che hanno portato a questa situazione e una ri-chiesta decisa

(segue nella pag. successiva)

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(continua dalle pagg. precedenti)di fermare questa dissennata colata di cemento. E’ chiedere troppo? “Dentro l’associazio-ne scoppierebbe il finimon-do”, risponde qualche espo-nente autorevole. “In questo momento dobbiamo essere uniti, cittadini e istituzioni, per scongiurare il pericolo di perdere il territorio. Poi si vedrà”. Poi? E quando? Chi può stabilirlo con certezza se il contenzioso Belpasso-Piano Tavola si preannuncia lungo?

Se interpretiamo bene, vuol dire: intanto scon-giuriamo il pericolo

dell’autonomia, ma se intan-

to Qualcuno vuol continuare a farsi gli affari propri, faccia pure. Far finta di non vedere, Egregi Signori, vuol dire ri-mandare il problema: siamo sicuri che esso non si ripresen-terà più virulento di prima, anche se il referendum doves-se essere bloccato o se la legge dovesse essere modificata? È il caso di somministrare una pa-sticca di aspirina ad un malato grave di polmonite? E ancora: se la frazione dovesse ottenere

l’autonomia, dovrà dotarsi di un Piano regolatore? Dovrà prevedere nuove aree di espan-sione? Dovrà fare i conti con i proprietari di queste aree? A chi giova? Alla vigilia dell’ul-tima elezione amministrativa che lo ha visto trionfare, il primo cittadino parlava del-la “Grande Belpasso”, ovvero di una specie di “saldatura” all’insegna del cemento fra Belpasso, Piano Tavola e i Vil-laggi. Quei capannoni abusivi

costruiti sulla strada Belpasso-Piano Tavola, in un’ampia e bellissima porzione di mac-chia mediterranea, rappresen-tano un piccolo esempio. Ma immaginiamo che Piano Ta-vola non otterrà l’autonomia. Resterebbe in piedi il progetto della Grande Belpasso. A chi giova quest’altra ipotesi? Que-sto è il momento di reagire col cervello e col cuore attraverso un progetto di sviluppo soste-nibile e di autentica crescita sociale. Fino a quando gli In-nominati resteranno tali e non si chiederà loro conto e ragio-ne dei danni commessi, non si andrà da nessuna parte.

DISASTRO BELPASSO

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Chi era San Nicolò Politi? A descrivere ef-ficacemente il Patrono

di Adrano è don Pietro Longo, studioso della sua vita e Vicario episcopale per la pastorale del-la Diocesi di Catania. “Nicolò era un ragazzo appartenente

all’aristocrazia di Adrano. A 17 anni prese coscienza del-la sua vocazione, lasciò tutto, compresa la promessa sposa la notte prima delle nozze, e si ritirò in un eremitaggio che durò 33 anni. Un uomo colto e intelligente, che conosceva il

greco e il latino, basso di statu-ra, umile, molto schivo”.Quali erano i progetti del padre per questo unico figlio maschio? “Quello di farne un cavaliere della corte. Eravamo ai tempi di Ruggero. Sicuramente Po-

liti-padre aveva un ruolo non indifferente in quella corte.Quella dei Politi era una fa-miglia nobile, questo fa com-prendere come fosse importante un figlio maschio per

(segue nelle pagg. successive)

SAN NICOLÒ DI ADRANO

foto Gaetano Sorge

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(continua dalle pagg. precedenti)

la perpetuazione del casato, ma fa anche comprendere come la scelta fatta da Nicolò fosse trasgressiva e rivoluzio-naria”. Quali reazioni ci furono ad Adrano dopo il rifiuto del matrimonio? “Non è difficile immaginarlo. Sappiamo che la notte pri-ma delle nozze Nicolò stette nella sua stanza a pregare. Il Signore gli andò incontro col suo angelo e gli disse: ‘Alzati Nicola, ti mostrerò un luogo di penitenza dove potrai eser-citare la preghiera”. Nicolò era conosciuto? “Appena nato (1117), nel luogo dove fu lavato, la fon-te divenne improvvisamente oleosa. E questo fu il segno del primo miracolo. Succes-sivamente divenne famoso per alcuni prodigi: una volta

con il segno della croce mise in fuga i lupi che mettevano in pericolo le greggi, un’altra, attraverso la preghiera, liberò le greggi da una malattia”. Dunque a 17 anni rifiutò le nozze e diventò eremita. “Nottetempo prese la coro-na del Rosario e il libro delle preghiere e si recò in contra-da Aspicuddu, dove sarebbe rimasto dal 1134 al 1137. In questi tre anni suo padre girò tutti i monasteri basiliani, tutti i conventi. Sguinzagliò perfino i cani alla ricerca del figlio, inutilmente”. Dove andò?“Si incamminò e incontrò il demonio che si presentò sotto forma di un cavalie-re. Quindi si avviò verso il monastero basiliano di San-ta Maria di Maniace. Poi si incamminò verso i Nebrodi, superò le grandi foreste se-guendo la guida di un’aqui-

la e arrivò nel luogo che il Signore aveva destinato per lui: il monastero basiliano di Santa Maria del Rogato, vicino Alcara li Fusi. E lì si sentì morire. Cercava acqua, ma intorno era tutto secco. Quando percepì che la fine era imminente, sentì una voce: ‘Batti col tuo bastone crociato la pietra che ti sta di fronte ed essa ti darà quello che chiedi’. Batté la roccia e dalla viscere della terra uscì quest’acqua zampillante che esiste ancor oggi. L’aquila ri-prese il volo e lui capì che do-veva seguirla. Proseguì lungo il pendio del Calanna. Dopo circa un chilometro il rapace si fermò e lui trovò un incavo

sotto un sasso dove avrebbe trascorso i suoi giorni di pe-nitenza per circa 33 anni”.Quali figure di Santi ricorda

foto Gaetano Sorge

UN MESSAGGIO MODERNO

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Nicolò Politi?“Sicuramente quelli vissuti nel deserto; nel Medio, Bas-so e Alto Egitto: Santa Maria

Egiziaca, San Paolo Eremita, San Giovanni Battista, San Basilio, Sant’Antonio Abate. Si ispira a questi Santi quel-lo stare perennemente in preghiera, concedendo poco sonno al proprio corpo e poco cibo. Si ispirò ai Padri del deserto che vollero testi-moniare non più col martirio di sangue, ma con una vita di martirio, la passione e la

resurrezione di Gesù Cristo”.Una figura così schiva, come ha potuto suscitare questi grandi entusiasmi nella gen-te di Alcara e di Adrano?“La devozione parte da Al-cara ed ha origine nel giorno della morte del Santo (17 agosto 1167). Un bovaro, Leone Rancuglia, perse un vitello e lo ritrovò otto gior-no dopo nei pressi del rifugio di Nicolò. Contemporanea-mente le campane suonarono chiamando a raccolta i fedeli, ma nessuno ne conobbe il motivo né la mano invisibile che le faceva muovere. Il pa-store arrivò in questa grotta, trovò il corpo esanime del Santo ancora inginocchiato: urlò ma questi non rispose. Quasi indispettito gli afferrò una spalla per scuoterlo. In quel frangente il braccio di Rancuglia restò paralizzato. Il bovaro ricordò un miraco-

lo di cui si era parlato, e la descrizione di quest’uomo piccolo, lacero, scarno che ne era stato protagonista. Il pastore si recò in paese per dare la notizia della morte. La voce si diffuse subito. Da Alcara e dal vicino monaste-ro si formò un grande pelle-grinaggio verso la grotta. Du-rante il trasporto, Rancuglia toccò nuovamente il Santo e il braccio tornò come prima. Lo sistemarono su una varet-ta e lo conservarono nel mo-nastero del Rogato. La testa però, dopo ben sette secoli di diatribe, tornò ad Adrano”.Qual è il messaggio che ci lascia San Nicolò?“Di coerenza. Lui scelse l’es-sere e rifiutò l’avere, scelse la fede e rifiutò le ricchezze”.foto Gaetano Sorge

UN MESSAGGIO MODERNO DON PIETRO LONGO

DELINEA LA FIGURA DI SAN

NICOLÒ POLITI, L’EREMITA DI

ADRANOdi Barbara Contrafatto

Nella foto la Calata dell’Angelo. A pag. 7 un momento della pro-cessione.

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500mila Euro l’anno per la manutenzione dell’impianto di climatizzazione degli uffici comunali. Lo abbiamo ridotto a 130mila. Per questo motivo recentemente abbiamo denun-ciato il tentativo di corruzione ai danni di un assessore”.Attualmente la situazione fi-nanziaria com’è?“Sempre a rischio. Non abbia-

mo dato spazio a spese inutili. Dire che è risolta sarebbe una

bugia”. Qual è il problema principale

che ha dovuto affrontare? “L’emergenza rifiuti. Quando mi sono insediato la spazzatu-ra arrivava ai primi piani delle case. Nel 2011 il Comune di Adrano ha dovuto anticipare

sono fatture Enel non pagate che si aggirano sui 7 milioni di Euro. Questo ci mette in grande difficoltà e ci mette di fronte al serio rischio di un de-creto ingiuntivo che potrebbe metterci alle corde. Il Comu-ne di Adrano paga 2 milioni l’anno di energia elettrica, una cifra spropositata per un cen-tro così piccolo. Pagava oltre

Ad Adrano siamo al terzo anno di sinda-catura. Sindaco Pippo

Ferrante qual è il bilancio?“Dalla precedente Ammini-strazione abbiamo ereditato un debito di circa 16 milioni di Euro, a fronte di 22 mi-liardi di vecchie lire che la stessa si era ritrovata al mo-mento dell’insediamento. Ci

I TRE ANNI DI FERRANTE

Adrano

A sinistra, il Castello Normanno di Adrano. Sopra il Sindaco Pippo Ferrante

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1 milione e 200 mila Euro per un servizio assolutamente sca-dente”. Come pensate di risolverlo?“Mi auguravo, secondo il Pia-no rifiuti varato dalla Regio-ne, che la gestione passasse ai Comuni. Il governo nazionale ha bocciato il Piano. Stiamo cercando di puntare sulla dif-

ferenziata. Nella maggior par-te della città è partita. In certe zone siamo arrivati al 65 per cento”.Avete pochi soldi a disposi-zione, eppure lei parla spesso della realizzazione di opere pubbliche. Non è un contro-senso?“Abbiamo partecipato a tut-ti i bandi Europei. Questo ci ha permesso di ottenere dei finanziamenti per realizzare delle opere pubbliche. Fino al 2013 la Sicilia ha l’opportunità irripetibile di utilizzare queste risorse comunitarie. Abbiamo creato un ufficio che ha realiz-zato tantissimi progetti, mol-ti dei quali già finanziati, ma stiamo lavorando molto anche sul piano della manutenzione delle opere esistenti”.Quali sono le opere più im-portanti già finanziate? “Opere importanti nel centro storico: la via san Filippo che

verrà rimessa a nuovo, e il ci-mitero. La Regione siciliana, inoltre, attraverso i cantieri di lavoro, ci ha permesso di ri-mettere a nuovo diverse piazze storiche della città”.Quando si è insediato ha de-nunciato lo stato di degrado della Villa comunale.“E’ uno dei fiori all’occhiello che sta tornando agli antichi splendori. Stiamo ripavimen-tando il Viale delle palme, ol-tre ad alcuni vialetti. Abbiamo realizzato dei nuovi spazi per tutti”. Non tutti i Comuni siciliani riescono a captare i fondi co-munitari. “La precedente Amministra-zione contava su sette con-sulenti esterni. Io ho tagliato questa spesa e ne ho arruolato uno soltanto”. Adrano è stato uno dei pri-mi Comuni italiani a speri-mentare una coalizione tra

IL SINDACO DI ADRANO

SPIEGA LE SUE DIFFICOLTÀ

E I SUOI PROGETTIdi Angelo Conti

I TRE ANNI DI FERRANTE

esponenti di centrodestra e centrosinistra. Dopo tre anni come giudica questa espe-rienza?“Abbiamo fatto un esperimen-to politico innovativo, preso successivamente a modello dalla Regione”. Il Pd, però, ad Adrano da qualche tempo non è in Giunta.“Dopo tre anni qualche in-comprensione mi sembra fi-siologica: sono convinto che il dialogo riprenderà. Gli asses-sori del Partito democratico hanno svolto un ruolo im-portante soprattutto sul piano della progettazione. Voglio che questa coalizione recuperi questa componente essenziale per continuare insieme il resto della legislatura”. Si ricandiderà?“Se la città e i partiti che mi sostengono lo riterranno, sarò felice di farlo”.

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DALLA FORNACE ALL’AMERICATutto cominciò tra

il 1920 e il 1921. Alfio Carini, uno dei

migliori dodici fornaciai di Adrano, impiantò una picco-la fornace con due calcare in contrada Cardellicchia, dove produceva canali e mattonci-ni fatti a mano. A distanza di novant’anni Angelo Furnò, amministratore della “Agatino Furnò e figli s.n.c.”, racconta la storia dell’azienda di fami-glia, un’azienda che, nata dal nulla, esporta pavimenti in cotto in tutto il mondo (an-nualmente circa 150 mila me-tri). Cinquantanove anni, pri-mogenito di tre fratelli (gli al-

tri sono Domenico di 58 anni, e Luigi di 50), Angelo Furnò si sofferma sulla fabbrica e sul suo fondatore Alfio Carini (fratello della nonna), sul con-tinuatore Agatino Furnò, suo padre, e sulle innovazioni che con coraggio quest’ultimo ha saputo apportare.Racconta tutto con entu-siasmo, lo stesso che lo por-tò, poco più che ventenne, ad abbandonare l’Università (studiava Economia e Com-mercio) e a dedicarsi a tempo pieno al lavoro. “Per una ven-tina d’anni – dice – lo zio pro-seguì l’attività, fino a quando, nell’immediato dopoguerra,

mio padre cominciò ad impa-rare il mestiere. Poi arrivarono gli anni Cinquanta, gli anni della ricostruzione, e l’azien-da fece la sua ‘piccola’ rivolu-zione: cominciò a produrre laterizi, soprattutto mattoni forati per abitazioni. Mio pa-dre aveva precorso i tempi, ma lo aveva fatto in fretta, il boom del mattone sarebbe ar-rivato qualche anno dopo. Nel ‘58 infatti dovette emigrare in Svizzera dove fece il fuochista in un’azienda di forati. Nel ’63, con un milione e mezzo di vecchie lire ristrutturò la vecchia fornace, acquistò i ter-reni attigui, allargò la fabbrica

e si stabilì definitivamente ad Adrano. Era il periodo giusto. Il boom economico coin-cise con il boom dell’edili-zia: ogni giorno centinaia di mattoni partivano per diverse destinazioni, ma era una vita amara, il ‘forato’ costava poco e dovevamo fronteggiare la fortissima concorrenza di altre aziende del messinese, dove c’erano delle buone argille”. Fu il momento in cui Agatino Furnò sperimentò una cosa del tutto nuova. “Le nostre argille sono grasse, devono essere corrette con delle sab-bie chiare: una volta giunte ad essiccazione, però, si spaccano

Siciliani

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DALLA FORNACE ALL’AMERICA

IL “COTTO FURNÒ” COMPIE

90 ANNI. LA STORIA

DELL’AZIENDA

perché la sabbia gialla contie-ne delle sostanze impure. Mio padre fu il primo ad usare la sabbia vulcanica, un inerte molto appropriato per l’essic-camento. In verità questo tipo di miscela era stato sperimen-tato millenni prima dai greci. Continuammo così per una ventina d’anni”. Nell’Ottanta, con oltre cinquecento milioni

di vecchie lire, la ditta Furnò acquistò un forno modernissi-mo. Angelo era poco più di un ragazzo, alla soglia della laurea decise di interrompere gli stu-di e optò per l’azienda.“Era un momento in cui la fabbrica si sviluppava. Noi giovani volevamo produrre con canoni più moderni. I capitali erano pochi, ma mio

padre era aperto al nuovo. Era un signore che cercava le mi-gliori argille della zona e face-va sempre nuovi esperimenti per migliorare il prodotto. E capiva l’importanza di parte-cipare alle fiere: ‘Un giorno in fiera – diceva sempre – vale quanto dieci anni di espe-rienza lavorativa’. Non aveva grandi capitali ma un corag-

gio che i siciliani a volte san-no avere, fatto di braccia ma anche di mente. In quel pe-riodo cominciammo ad avere dei rapporti con gli spagnoli”. Un giorno vennero a visitare l’azienda, che allora produce-va 250 quintali al giorno di forati, niente al confronto dei 2 mila prodotti a Spadafora: la lotta era impari e il guadagno poco. ‘Dovete indirizzarvi ver-so un materiale che sia in gra-do di darvi un profitto mag-giore’. ‘Quale? ‘I pavimenti in cotto’. Il cotto è un materiale pregiato, ha delle qualità ap-prezzabili: se cammini scalzo lo trovi fresco d’estate e caldo d’inverno. L’indomani papà ci riunì e decidemmo di segui-re il consiglio degli spagnoli. Andò bene. Quando abbiamo cominciato a partecipare al Saie di Bologna, una delle fie-re internazionali più prestigio-se nel campo dell’artigianato, i giapponesi rimasero colpiti

Nella foto a sinistra, Agatino Fur-nò con i figli Angelo e Domenico. A destra, un momento della pro-duzione.

dalle nostre mattonelle e ci invitarono per fare diverse for-niture, poi arrivarono gli ame-ricani, gli australiani e tanti altri. Il nostro cotto è piaciuto fin dal primo momento, con la sabbia gialla avremmo avu-to superfici meno calde, con quella vulcanica c’è una lucen-tezza diversa, unica: bisogna guardarlo di profilo per notare una ‘pelle’ morbida e contem-poraneamente robusta”.“Nel 1997 Agatino Furnò ci ha lasciati. Di lui sono ri-maste tante cose: l’esigenza di innovazione e di modernità, l’umiltà e la voglia di mettersi in discussione, ma soprattutto il concetto etico del lavoro. L’etica è importante nell’im-prenditoria. È un investimen-to, alla lunga paga sempre”.

(l.m.)

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Agosto 2011 L’Informazione14

Era il luglio del 1986 quando a Belpasso, al civico 353 di via Vitto-

rio Emanuele III, un ragazzo poco più che ventenne, Pippo Salomone, apriva la gioielleria “Idea Oro”, con pochi quat-trini in tasca e molti sogni nel cassetto. Oggi quel ragazzo ha 52 anni, quei sogni si sono av-verati e le tasche… beh, quel-le, forse sono un po’ più piene. Oggi “Idea Oro” è una delle migliori gioiellerie della zona, sia per le marche che propone sia per la disponibilità dei ti-tolari. “E’ stato un quarto di secolo vissuto intensamente”, dice Pippo. “È come quando parti per un viaggio e non sai quanto durerà, quali imprevi-sti, quali difficoltà, quali sod-disfazioni avrai. Parti e basta perché c’è l’incoscienza dei tuoi vent’anni a guidarti. Però penso che nella vita, a volte, bisogna gettare il cuore oltre

l’ostacolo: io ci ho provato, con umiltà e senza presun-zione. E così ho incontrato i momenti belli e brutti. I primi sono legati a tre rapine subite all’inizio dell’attività. Le rapi-

ne rappresentano un brutto momento per un commer-ciante, una ferita che non si ri-margina subito. Quando subii l’ultima (nel ’92) pensai addi-rittura di chiudere. Sentivo un

senso di impotenza e di inuti-lità. Pensai addirittura di cam-biare lavoro. I momenti belli, invece, sono legati allo stesso periodo, quando nacque Fe-derica. Fu allora che cominciai ad ammorbidire certe decisio-ni, anche grazie all’ambiente familiare, mia moglie Arianna e il secondogenito Gaetano. Le soddisfazioni? Quando senti che la gente parla bene di te e della tua attività. È il momento in cui dici che i tuoi sacrifici e i tuoi progetti sono stati premiati. Sì, perché non si deve partire sempre dal pre-supposto che il lavoro debba darti solo i soldi, è importante la gratificazione morale e per-sonale. Col cliente va instau-rato un rapporto di amicizia, di stima e di lealtà. Abbiamo cercato di far questo, lo slogan che abbiamo coniato non è casuale né retorico: ‘Il nostro migliore gioiello è il cliente”.

I 25 ANNI DI “IDEA ORO”

Belpasso

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23 luglio ore 21,30 ROCK SOTTO IL CASTELLO

24 luglio ore 21,30 ROCK SOTTO IL CASTELLO

27 luglio ore 21,30 Circuito del mito: Spettacolo musicale

29 luglio ore 21,00Palestra Scuola Media “G.Verga”:Commedia Musicale “Tutti insieme appassionatamente”a cura dellʼAss. “MUSE”

30 luglio ore 21,30 ROCK SOTTO IL CASTELLO (finale)

31 luglioore 16,00

ore 21,30

Villa Comunale :2° Trofeo Podistico San Nicolò PolitiManifestazione Ciclistica “2°trofeo San Nicolò Politi”

Piazza Umberto: RAGAZZA CINEMA OK

1 agosto ore 21,30 Spettacolo musicalea cura dellʼAss. “I Canterini del Ponte dei Saraceni”

2 agosto ore 21,30 ZERO ASSOLUTO in concerto

3 agostoore 20,30

ore 21,00

“VOLATA DELLʼANGELO”

Palestra Scuola Media “G.Verga”:Concerto del Corpo bandistico C.I.M. in onore di San Nicolò Politi

4 agostoore 21,30

ore 24,00

CONCERTO DI MUSICA POP

Fuochi Pirotecnicia cura della ditta Fuochi dellʼEtna di Branchina Luigi

5 agosto ore 21,30 “LA NOTTE DELLA MUSICA” a cura dellʼAss.Co.Me.O.Gi.Si.to

6 agosto ore 21,00 NOTE SOTTO IL CASTELLO - Baby talent

7 agosto ore 21,00 Presso la palestra della scuola media “G. Verga”,Commedia teatrale a cura della Compagnia “i Ciclopi”

9 agosto ore 21,00 Palestra Scuola Media “G.Verga”:Commedia Teatrale a cura dellʼ Ass. “Udiri”

10 agosto ore 21,00 Palestra Scuola Media “G.Verga”:Commedia Teatrale a cura dei “Senza Vergogna”

6 settembre ore 21,30 Spettacolo Musicale (Circuito del Mito)

Aldo Di PrimoAssessore

Pippo FerranteSindacowww.comune.adrano.ct-egov.it

Progetto grafico: Giovanni Stissi

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