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Anno XXVI - Numero 1 - 2013 - Bimestrale di approfondimento dell’Associazione Italiana Genitori Le elezioni politiche hanno consegnato un Parlamento senza vincitori. Ma giovani, scuola e lavoro non possono aspettare. E la famiglia, oltre le difficoltà, resta una risorsa ONLUS STAMPA 1 numero L’Italia cerca Futuro L’Italia cerca

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L'Italia cerca futuro Le elezioni politiche hanno consegnato un Parlamento senza vincitori. Ma giovani, scuola e lavoro non possono aspettare. E la famiglia, oltre le difficoltà, resta una risorsa.

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Anno XXVI - Numero 1 - 2013 - Bimestrale di approfondimento dell’Associazione Italiana Genitori

Le elezioni politiche hanno consegnato un Parlamentosenza vincitori. Ma giovani, scuola e lavoro non possono

aspettare. E la famiglia, oltre le difficoltà, resta una risorsa

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Risorse contro la crisidi Davide Guarneri

Sono quasi sette milioni gli italiani in grave crisi economica e recenti dati Istat rivelano che oltre il 55% delle famiglie italiane ha visto peggiorare nel 2012 la propria situazione. Attraversia-mo una profonda crisi delle istituzioni politiche, ma, soprattut-to, si respira l’insoddisfazione sociale, proprio quella che, tra le altre cose, ha condotto alla forte protesta espressa nel voto. Aumentano sfiducia e disillusione e gli analisti ci dicono che la crisi ha ormai un impatto oltre la sfera materiale, portando ad inasprire condizioni di stress e di instabilità emotiva, diminuen-do l’autostima e le relazioni, producendo ansia e depressioni.

L’elenco dei segnali di crisi è certamente lungo, e le pagine dedicate in questo numero di AGestampa ai desideri e aspet-tative di fronte alla legislatura che si apre potrebbero sembrare una sorta di terapia collettiva, ma così non è.

Siamo convinti che proprio nelle nostre famiglie, quelle che più sono colpite (mentre permangono fra di noi aree di privilegio, di lusso e di spreco) vi siano le risorse per uscirne, insieme. Pro-prio come scrivevano i ragazzi di Barbiana: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”.

Insieme: modalità che oggi assume i nomi di solidarietà, rete sociale, legame, condivisione, associazione, tutto ciò che si op-pone alle radici della crisi che attraversiamo, generata da in-dividualismo, isolamento, autoreferenzialità, successo ad ogni costo, anche a scapito dell’altro.

Perciò, dopo quarantacinque anni, è ancora straordinariamen-te attuale l’intuizione che ha generato la nostra associazione: non la somma di richieste individuali, non la soddisfazione di bisogni personali, neppure la soluzione di problemi e contro-versie. Piuttosto, la ricerca, faticosa e talvolta lenta, di percorsi e proposte condivisi, maturati nella riflessività non emotiva. Una voce corale, generativa. Che assume, oggi, il tono dell’appello, perché ognuno faccia la propria parte, assuma responsabilità, consapevole di quanto sia semplice abbattere un albero, ben più paziente e rispettosa la cura di un fragile germoglio.

Corrigan, un personaggio del romanzo “Questo bacio vada al mondo intero” di McCann (uno degli autori più famosi e premiati del mondo anglosassone), era convinto “che la vita può elargire piccole meraviglie. Lo consolava la possibilità di intravedere nell’oscurità una piccola luce, guasta ed ammac-cata, ma pur sempre una luce”.

I genitori, le nostre associazioni, sappiano riconoscere, acco-gliere, alimentare quella piccola luce, che sia benvenuta fra noi.

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SOMMARIO

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•Copie aggiuntive di ageStampa•Eventuali copie aggiuntive della nostra rivista possono essere richieste direttamente alla se-de nazionale.

Ecco i recapiti:Associazione Italiana Genitori A.Ge. OnlusVia Aurelia, 796 - 00165 RomaTel. 06.66514566 Fax 06.66510452

È richiesto un contributo per le spese postali.

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Direzione Amministrativa: Via Aurelia 796 - 00165 ROMATel 06.66514566 - Fax 06.66510452

Direttore Responsabile: Paolo FerrariE.mail: [email protected]

Sito Internet: www.age.itRegistr. Trib. Roma n° 519/88 del 18.10.88

Abbonamento annuo: € 20,00 per i non socic/c postale 15359003c/c bancario 1000/1369 Banca Prossimacodice IBAN IT05 W033 5901 6001 0000 0001 369

Progetto grafico: Annamaria GuerriniFotocomposizione e stampa:Com&Print s.r.l. Brescia

In copertina: il Palazzo del Parlamento italiano.

Anno XXVI - Numero 1 - 2013 - Bimestrale di approfondimento dell’Associazione Italiana Genitori

Le elezioni politiche hanno consegnato un Parlamentosenza vincitori. Ma giovani, scuola e lavoro non possono

aspettare. E la famiglia, oltre le difficoltà, resta una risorsa

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Le richieste dell’Age alla politica

Idee e proposte per il nuovo Parlamento

Scuola, come cambia la partecipazione

A Scampia nasce l’Age locale

No ai distributori profilattici a scuola

Pediatria, promosso il pronto soccorso

A lezione di cittadinanza economica

Lavoro, i Millennials sotto la lente

Congresso Age, le parole dell’identità

EDITORIALE

XIV Congresso

nazionale A.Ge.

27-29 settembre 2013

Montesilvano (PE)

Previsti sconti eccezionali per i soci,

forti riduzioni per le loro famiglie.

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Lettera di un giovaneUn paese

senza futuro?

Lettera di un giovaneUn paese

senza futuro?Solo la scuola può cambiare il futuro, diffondendo il sapere e alimentando nei giovani la fame

della conoscenza, riaccendendo la fiamma della speranza e soprattutto abbattendo le barriere che

ostacolano l’integrazione. In Italia, a ogni nuova legislatura corrisponde un nuovo fallimento del

sistema scolastico. Tante le manovre e le riforme che pian piano hanno logorato sempre più i templi

della cultura. La politica ha distrutto i sogni e le speranze dei giovani, si è appropriata del loro futuro

e ha calpestato i loro diritti. Generazioni intere vivranno nella precarietà senza mai alcuna certezza

del domani, privati persino del diritto di crearsi una famiglia. E io, purtroppo, faccio parte di questa

generazione “violata” e violentata.

In me, come in tantissimi altri ragazzi, è radicata ormai la certezza che in Italia non c’è

futuro. Viviamo nell’era delle relazioni apparenti, dove la forma prevale sulla sostanza e l’illusione

annienta la concretezza. I giovani hanno bisogno di comunicare, di esprimersi, di confrontarsi, di ri-

trovare l’appoggio di una vera famiglia, ma soprattutto il sostegno di uno Stato capace di investire nei

loro “talenti”. Abbiamo la necessità di evadere, di trovare il nostro posto nel mondo. Abbiamo bisogno di

attenzione, non di compassione. Vedo la scuola italiana simile a un parcheggio e non come un tram-

polino di lancio.

C’è bisogno di reinvestire nella cultura, ricollocando la scuola e le università al centro della

nostra società. Istruzione e lavoro non sono due mondi diversi, ma il completamento l’uno dell’altro.

In Italia poche volte si dà spazio alla meritocrazia, spesso conta solo a chi appartieni e molti studenti

purtroppo non appartengono a nessuno, se non a loro stessi e a tutti coloro che hanno scelto di condi-

videre la loro vita, i loro sogni e i loro timori. La paura più grande per uno studente è restare sempre

al punto di partenza, avere l’impressione che tanti sacrifici e tanto impegno non vengano mai ripaga-

ti. Il dilemma di molti resta sempre lo stesso: seguire i propri sogni con tenacia e ostinazione o restare

con i piedi per terra per paura di ritrovarsi con un pugno di mosche. Perché una domanda è ormai

radicata nella mente di tutti gli studenti: «Studiare ripaga? O è una perdita di tempo?». Ogni giorno

che passa cresce nei giovani la voglia di scappare via da questo Paese e se questo accadrà l’Ita-

lia resterà una Nazione senza futuro.

Cosa si può fare? Lo chiedo a voi,

perché, mi spiace dirlo, è colpa degli adulti

se il nostro momento non è ancora arriva-

to. Adulti e anziani che proprio non hanno

voglia di passare il testimone e restano così

incollati ai loro ruoli di “prestigio” e alle loro

comode poltrone. Un caloroso saluto.

Mitt.: Christian Dilorenzo,

universitario

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La parola chiave del dopo voto non è Imu, ma resta educazioneLa riflessione che il Consiglio nazionale dell’Age ha elaborato e sottoposto al nuovo Parlamento. Con la volontà di riprendere e continuare il dialogo

Ci muove la consapevolezza che i genitori sono parte vitale del nostro Paese,  fattore di qualità nella scuola e nelle istituzioni quando coinvolti e partner di una corresponsabilità educativa. Coerenza, onestà, capacità progettuale le richieste forti alla politica. E soprattutto un dibattito politico che parli anche di famiglia, di bambini, di papà e mamme, di scuola, università ed educazione: non solo Imu, banche, tasse in genere, che sono certo temi rilevanti per ogni famiglia, ma tasselli isolati di un sistema molto più ampio, nazionale ed internazionale.

Sfondo delle nostre riflessioni è la Costituzione Italiana, che agli articoli 29, 30, 31 proclama solen-nemente l’impegno a promuovere il formarsi e il mantenersi della famiglia, a sostenerne i diritti, con particolare riguardo alle famiglie numerose, proteggendo la maternità, l’infanzia, la gioventù. Condividiamo i numerosi appelli e documenti redatti da realtà del Terzo Settore, del volontariato, dell’Asso-ciazionismo familiare, tutti, sostanzialmente, volti ad evidenziare che la riduzione di risorse e la crisi non

possono continuamente ricadere sui più fragili e sulle famiglie, sempre più impoverite anche dalla ca-renza di adeguate politiche familiari, molto più incisive in Paesi come la Francia e la Germania. La fatica sfocia in disperazione, poi in tensione e rabbia, talora.

È compito della politica assicurare equità, sia nel-la distribuzione delle risorse che dei sacrifici. È dovere di tutti i cittadini essere corresponsabili nel presidiare i valori della moralità e legalità. Chiediamo che il dibattito politico rivolga attenzione anche alle fami-glie e all’ampia realtà educativa del nostro Paese. La sfida educativa assume molti volti, e tutti, in modo diverso, incidono nella tenuta del patto so-ciale fra i cittadini e nella qualità della vita e delle relazioni.

Dal crescere di separazioni e divorzi, all’alto nu-mero di giovani che né studiano né lavorano (NEET), dal diffondersi di stili di vita rivolti solo al successo e alla prestazione, che scivolano spesso nell’uso frequen-te di sostanze stupefacenti, alla fuga nel gioco d’az-

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Chiediamo alla politica, alle istituzioni, di condividere alcune priorità• L’educazione e la cura delle persone e delle re-

lazioni sono un ambito essenziale e fondamentale per la coesione del nostro Paese e per la sua cre-scita.

• Partecipazione, legalitàemoralità sono dimen-sioni che devono caratterizzare la vita democratica. Le forme di volontariato e associazionismo sono da promuovere e sostenere come capitale sociale e ricchezza per tutti, ma non comportano che le isti-tuzioni pubbliche e la politica deleghino e rinuncino alle loro responsabilità.

• Lapartecipazionedeigenitori alla vitapubbli-ca, in particolare nel mondo della scuola, non è una concessione benevola e saltuaria, ma è fat-tore di civiltà, cresciuto negli anni. È un bene da promuovere, anche perché è provato che scuole partecipate sono scuole migliori, inclusive, che fa-

cilitano l’apprendimento.

• La scuola è unbenecomunedelPaese e nonpuò essere continuamente oggetto di contesa, di riforma e controriforma, a seconda del mutare degli schieramenti al governo. Chiediamo gradua-lità, rispetto, apertura di confronti con i diretti at-tori delle comunità educative: genitori, insegnanti, studenti, enti locali, centri di ricerca, biblioteche, associazionismo.

• Nellapopolazionegiovanile, ingenerepocoascol-tata, vi sono i più piccoli, i bambini, ragazzi e adolescenti spesso invisibili nelle città e nel dibattito pubblico.

Una società attenta ai minori sa essere attenta alle domande di tutti. E l’attenzione ai minori e ai loro diritti chiama in gioco l’attenzione ai loro genitori, alle loro famiglie.

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zardo (online o in sale gioco o in slot machine, sempre più diffusi e pubblicizzati): tutti questi sono segnali di disgregazione sociale, di impoverimento e ripiego indi-vidualistico. Sono compensati solo dall’alto numero di donne e uomini impegnati nel volontariato e nell’asso-ciazionismo, dalla tenuta, anche nelle difficoltà, di molte famiglie, dalla fiducia che gran parte dei giovani rivolge ancora all’ambito e agli affetti familiari, avendo perso nel contempo stima per le altre istituzioni.

Molte e ripetute scelte politiche e amministra-tive, sostenute anche da parti di opinione pubblica, hanno considerato l’istruzione e la cultura come soli “costi” per il Paese, hanno prodotto situazioni mor-tificanti per la scuola e l’università: tutti i cittadini sanno dei tagli su disabilità e supplenze, di precarie condizioni degli edifici scolastici, della riduzione pro-gressiva di ogni progettualità, delle difficoltà della ricerca in Italia.

Le nostre proposte e la nostra collaborazione• Confermiamo la disponibilità della nostra associa-

zione a discutere ed incontrare, partecipando a gruppi di lavoro, audizioni, commissioni. Principal-mente sosterremo alcune azioni e proposte:

• L’armonizzazione tra la vita familiare e la vita di lavoro, delle donne in particolare. Riteniamo che nella vita familiare l’educazione sia dimensione fondamentale, e vada perciò riconosciuto l’impegno del genitore nella scuola come tempo di cura, anche quando comporti assenze motivate dal lavoro

• Il diritto di scelta educativa delle famiglie. È un diritto costituzionale, che deve essere esercitato concretamente, non solo dichiarato. La scelta edu-cativa si esercita nella partecipazione scolastica, nell’articolazione delle progettualità e degli orari scolastici, nell’effettiva parità fra le scuole del siste-ma pubblico dell’istruzione e formazione, nella cor-responsabilità educativa.

• La piena partecipazione dei genitori alla vita della scuola. Dopo l’approvazione del Ddl 953 alla

Camera, relativo alla governance delle scuole, chie-diamo che il dibattito riparta dal Senato, dove, con opportune integrazioni e modifiche, è possibile ap-provare in breve tempo un testo importante. La par-tecipazione dei genitori deve avvenire anche nella valutazione del sistema scolastico, delle scuole, dell’insegnamento e degli insegnanti.

• La realizzazione di “città educative”. Sono da porre in essere efficaci tutele dei minori nei con-fronti del mondo dei media (individualismo, vio-lenza, consumo paiono essere le uniche proposte del mondo adulto). È da interrompere il sostegno pubblico al gioco d’azzardo, bisogna organizzare efficaci azioni di contrasto e prevenzione di fronte alle diverse dipendenze (sostanze, alcol, tabac-co) che continuamente modificano la loro offerta, estendendola a fasce di popolazione sempre più giovane. Soprattutto sono da promuovere alleanze educative e reti tra scuole, volontariato, enti locali, sport che abbiano a cuore l’attenzione ai minori e alle loro famiglie.

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Idee e proposteAbbiamo chiesto a qualche amico di scrivere idee, proposte, sogni da trasmettere agli eletti nel nuovo Parlamento italiano. Il Consiglio nazionale ha redatto un documento articolato, con linee ben determinate da approfondire. Desideriamo, nel contempo, offrire ai lettori parte di quanto dalle Age locali è pervenuto, anche in modo molto informale, certo non esaustivo del dibattito sollecitato dai genitori con la loro presenza. L’opera dell’Associazione italiana genitori nei confronti della politica e dei singoli responsabili presenti nelle istituzioni prosegue, poiché, secondo l’idea di Ennio Rosini, l’Age ha il dovere di dare voce e visibilità sociale ai genitori, creando opinione e cultura praticata che parli di famiglia, di bambini, di educazione e di scuola.

Fate vedere che qualcosa cambiaGiovanni Bonvini, presidente regionale AgeEmilia Romagna

Desidero che gli eletti in Parlamento affrontino una serie di problematiche che riguardano la famiglia, il quozien-te familiare, la corresponsabilità edu-cativa, la giusta riforma degli organi collegiali che non penalizzi i rappre-sentanti dei genitori, provvedimenti per valorizzare il rapporto famiglia-scuola-mondo del lavoro e favorire soprattutto le giovani generazioni nell’avviamento ad un impegno occu-pazionale dignitoso, che tenga conto delle qualità dei singoli in un contesto comunitario efficiente.È necessario, inoltre, intervenire con leggi appropriate ed efficaci sul gioco d’azzardo, sulle droghe, sulla prosti-tuzione. Il nuovo Parlamento dovrà considerare veramente la disabilità, il volontariato, la sicurezza, il benessere delle persone, la legalità, l’intercultu-

ralità, l’integrazione, il dialogo interre-ligioso.Infine, è da purificare realmente il mondo politico ed istituzionale.Ne avrei ancora da dire, ma credo che basti e che rifletta abbastanza quello che pensano le famiglie, i giovani, co-loro che soffrono e sperano in un cam-biamento sostanziale del mondo in cui viviamo, dove ogni giorno aumentano le separazioni, le intolleranze, le ucci-sioni, i regolamenti di conti per la dro-ga e la mafia, i furti, gli stupri, le forme di violenza di ogni genere in famiglia e fuori, il bullismo, l’incomprensione e il rifiuto di vivere secondo norme e rego-lamenti condivisi.Come facciamo, noi adulti, a esse-re un punto di riferimento per quella “generazione facebook” che cresce vertiginosamente sotto i nostri occhi e che, spesso, non riusciamo a te-nere in contatto con noi? Come si fa ad amare la politica, quando gli eletti (senza fare di tutta l’erba un fascio) sperperano le nostre risorse, parlano e promettono ma non perseguono obiettivi che portino al pubblico be-ne? Come possiamo avere fiducia in chi si arricchisce senza tanti scrupoli

e non pensa minimamente al povero pensionato, al disoccupato o cassin-tegrato, cercando soltanto di fare ten-tativi per  diminuire il disavanzo della finanza pubblica? Come si può anco-ra accettare che vi siano tanti privile-gi, a partire dagli eletti e dai dirigenti della cosa pubblica?La gente con cui vivo tutti i giorni vor-rebbe cominciare a vedere che qual-cosa di sostanziale sta cambiando e poter guardare con fiducia al futu-ro, in particolar modo per i giovani, i quali rifiutano la politica o chiedono un cambiamento totale, perché molte notizie che ricevono sono negative e controproducenti e sembra che  la dignità, l’onestà, la moralità e la spi-ritualità siano al di fuori da ogni oriz-zonte perseguibile.Dobbiamo poter contare su respon-sabili politici che ispirino le loro de-cisioni nel rispettodella genitoriali-tà,  della responsabilità di educare (la Costituzione assegna tale compito alla famiglia e alla scuola) secondo aspetti e valori di corresponsabilità e di cooperazione alla progettualità ed ai processi formativi. Infine bisogna tener conto di un dialogo con i geni-tori separati, affidatari e non, conside-rando il diritto di questi ultimi a essere informati e coinvolti nei processi edu-cativi dei loro figli per valorizzare la bigenitorialità.

Ridiamo dignità alla scuolaRiccardo Lapenna,vicepresidente Age Andria

Cosa mi aspetterei dal nuovo Par-lamento? Rilanciare l’economia per creare occupazione favorendo l’in-serimento dei giovani nel mondo del lavoro. Creare un sistema formativo (scuola e università) che prepari i no-stri giovani ad essere la società del domani, capace di vincere le sfide: in poche parole ridare alla scuola la dignità che gli è stata tolta attraverso politiche e scelte di tagli e riduzioni.Mi aspetto che venga tutelata la fami-glia nella sua forma naturale, nel pie-no rispetto delle altre forme di unio-ne. E poi che si combatta e sostenga con ogni mezzo l’evasione fiscale. In ultimo vorrei vedere abbattere no-

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tevolmente i costi della politica con una legge elettorale che elimini quanti pensano di poter trarre dalla politica benefici per sé. Bisogna riportare la politica alla sua dimensione di servi-zio. Solo così tutti noi potremmo dire grazie a chi ci governa.

Il mio decalogoMilena Saiani, Age Milano

Organizzo sinteticamente in dieci punti le mie aspettative nei confronti dei nuovi eletti, indicando alcuni prin-cipi.1. La Persona è sovrana di se stes-

sa, il cittadino non è suddito ma libero nell’agire sociale e nella vita privata.

2. Le libere associazioni possono essere un patrimonio “aggiunto” nell’organizzazione dello Stato

3. Libera iniziativa (nei limiti del bene comune)

4. L’imposizione fiscale nei limiti del-la tolleranza per non frenare lo sviluppo; no a nuove imposte e particolare attenzione ai poveri

5. La vita umana inizia dal conce-pimento e termina con la morte naturale. Le scelte di vita siano guidate dall’etica cristiana, la fa-miglia “naturale” è cellula fonda-mentale della società. L’attenzio-ne ai figli inizia dal rispetto del padre e della madre e del loro responsabile impegno costitutivo della famiglia.

6. Amore di Patria e convivenza pa-cifica con chi accetta e condivide i principi e valori della cultura ita-liana;

7. Relazioni industriali attente all’in-cremento della produzione, poi-ché senza sviluppo lavorativo non ci può essere lavoro per giovani e welfare; no al conflitto di classe.

8. L’educazione dei figli deve esse-re libera, così come deve essere libera la scelta della Scuola. Nel confronto, infatti, si crea quali-tà; le associazioni genitori rap-presentative e riconosciute sia-no soggetto della collaborazione educativa scuola-famiglia, forma-lizzata dalle leggi (non dai sinda-cati!);

9. No agli sprechi e riduzione del co-sto dello Stato e della burocrazia;

10. I valori etici e cristiani come de-nominatore comune della convi-venza civile e come linee guida per la giustizia sociale, la carità, la sussidiarietà.

Scuola, famiglia, disabilitàAge Bergamo Provinciale

Almeno quattro sono i principali aspet-ti da proporre al nuovo parlamento.

Primo. L’attenzione alla scuola: mo-nitorare che si creino davvero le condi-zioni affinché il Patto di Corresponsa-bilità sia davvero un patto, un accordo fra scuola e famiglie, dove le famiglie riunite in associazioni diventino mag-gior garanzia di formazione e di prepa-razione, anche relazionale (in Austria e Germania dirigenti e docenti si inter-facciano quasi esclusivamente con ge-nitori riuniti in associazioni…). Un ac-cordo stipulato a tavolino e che possa stimolare la “concreta” collaborazione che porta alla nascita di importanti progetti educativi (anche territoriali) in risposta a tematiche non ancora risolte e di eterna attualità quali: dispersione scolastica, orientamento, alternanza scuola/lavoro, bullismo.

Secondo. L’attenzione alla famiglia tale da consentire ai genitori di avere più figli e non dover limitare le nasci-te per l’ossessione di non riuscire a mantenere la prole.

Terzo. L’attenzione anche alla scuola non statale perché, oltre che necessità a livello  di scuola per l’in-fanzia dove lo Stato non è in grado di coprire finanziariamente  l’intero ser-vizio, sia aiutata anche negli altri gra-di  al fine di garantire  il rispetto della scelta educativa che spetta ai genitori e perché la presenza di più realtà an-che in questo settore stimola la con-correnza e, a parità di concorrenza e con una aperta concorrenza (quindi anche  per pari costi per chi effettua le scelte), vi è lo stimolo a fare sem-pre meglio; tutto questo non può che andare a vantaggio di tutto il sistema scolastico.  Proposta come avviene già in Francia: i docenti delle scuole non statali retribuiti dallo stato come i docenti delle scuole statali.

Quarto. L’attenzione alla disabili-tà. In modo particolare al nodo del-le nomine tardive e della mancanza di continuità delle esperienze anche quando l’insegnante ha maturato una specifica competenza e formazione: problema sindacale, ma anche di poli-tica scolastica, su cui è possibile pen-sare di muoversi in modo ponderato, possibilmente con vaste alleanze e non ognuno per sé, per non sprecare sterilmente le giuste recriminazioni che alle associazioni giungono e spe-rare in un cambiamento mirato delle norme o nell’adozione di deroghe.

Valutare docenti e dirigentiJachen Gaudenz,Age Isola d’Elba

Le mie richieste sono concentrate sul-la realtà della scuola. Sostenere l’ob-bligo della valutazione dei docenti con possibilità di allontanamento dal servizio. Avviene che gli insegnati inca-paci vengano spostati da una classe all’altra, e il problema non viene risolto ma spostato creando delle lacune in-colmabili ai malcapitati alunni. Soste-nere l’obbligo della valutazione dei dirigenti, perché nelle realtà dove è presente un solo istituto per corso (cioè in tutte le realtà non cittadine) è im-possibile attuare il sistema attuale del conteggio delle iscrizioni per verificare la bontà di una gestione. La valuta-zione deve prevedere la possibilità di trasferimento o di idonea azione volta alla tutela del personale e degli alunni. Infine, migliorare la trasparenza nella gestione delle scuole e dare valore e tutela ai Presidenti dei Consigli di Isituto, che non sono “estranei” alla scuola.

Stop al gioco d’azzardoAge Verona

Riteniamo urgente l’eliminazione o il contingentamento del gioco d’az-zardo. La proposta consiste nella pa-rificazione dell’uso di giochi d’azzardo (sale giochi, slot machines, giochi on line), all’uso di stupefacenti. I due fe-nomeni sono analoghi da molti punti

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di vista: coinvolgono soggetti deboli o momentaneamente in difficoltà, gene-rano dipendenza, possono condurre a fenomeni di devianza sociale, di-struggono le relazioni sociali e familiari, comportano interventi di contenimento e orientamento sanitari: perciò vanno gestiti e disciplinati in maniera identi-ca. In subordine è possibile la parifi-cazione dell’uso dei giochi d’azzardo all’uso del tabacco, senza quindi vie-tarne l’uso ma imponendo limiti (rico-noscimento elettronico del giocatore, data base dei giocatori, etc.), vietando qualsiasi tipo di pubblicità.

Nell’ambito scolastico è ormai ur-gente l’aggiornamento degli organi collegiali. Sia esplicitamente previsto che le componenti genitori, insegnan-ti ed Ata siano selezionate mediante elezione diretta. Questa modalità di selezione conferisce alle componenti un’autorevolezza che altre modalità di selezione non danno e inoltre costitui-sce una esperienza concreta di demo-crazia di base e quindi di avvicinamen-to alla cosa pubblica, esperienza di cui c’è un assoluto bisogno, tanto più ora che per questioni economiche vengo-no ridotti gli spazi in cui esercitarla.

Sgravi e detrazioni, ma soprattutto fiducia Gabriele Rossi,Age Reggio Emilia

Come genitore e come educato-re chiedo alla politica di rimettere al centro di tutto la famiglia, quella che indica la Costituzione all’art.29: “La Repubblica riconosce i diritti della fa-miglia come società naturale fondata sul matrimonio”.Porla al centro dell’azione politica ed economica significa ridare valore e fi-ducia al nucleo fondante della società civile. Sostenere da parte dello stato azioni che facilitino l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani (ottimo l’idea di affiancare al lavoro in fase di uscita per pensionamento un giovane con sgravi fiscali per l’azienda), rea-lizzazione di contratti per le donne (o meglio per i genitori) che contemplino

la conciliazione lavoro-famiglia, recu-pero delle professionalità dei lavoratori non più giovani che a causa della crisi hanno perso il lavoro.Occorre alleggerire il peso dei tributi e delle tasse che oggi gravano sulla fa-miglia, riconoscendo il valore aggiunto (non il costo) dei figli (sono il nostro in-vestimento per il futuro, i cittadini della società del domani), con strumenti che permettano ai genitori di crescerli e di poter far fronte alle necessarie spe-se per il loro mantenimento. Lo stato impone l’obbligo scolastico fino ai 16 anni (sarebbe opportuno portarlo a 18 anni sostenendo forme di formazio-ne professionale/tecnica sul tipo della legge 5/2011 Regione Emilia Roma-gna) ma stranamente solo per la scuo-la primaria i testi scolastici sono gratu-iti: inserirei la possibilità di detrarre i costi sostenuti per l’acquisto dei li-bri di testo alla scuola secondaria e le spese di trasporto, per gli studenti che devono usufruire dei mezzi pubbli-ci. Nell’Università cambierei il siste-ma: il percorso universitario strutturato attualmente (3+2) non serve e compor-ta solo aggravi di costi per le famiglia, poiché in ogni caso lo studente deve giungere al termine dei 5 anni.

Difesa della vita: la vita non è un gio-co nelle mani dell’uomo o del legislato-re ma un dono che va difeso e tutelato in tutte le sue fasi dal concepimento al suo termine naturale.

Scuola: formazione e aggiornamento continuo dei docenti, che non devono essere solo degli insegnanti ma so-prattutto degli educatori. Darei final-mente pieno riconoscimento e attua-zione alla legge sulla parità: la famiglia deve essere libera di scegliere la scuo-la migliore per i propri figli senza ulte-riori aggravi di costo. Sosterrei forme di collaborazione e formazione con-giunta con la famiglia, dando valore agli organi collegiali con maggior pre-senza dei genitori, ma genitori formati e preparati Solo attraverso una piena e leale collaborazione fra docenti e fami-glie la scuola potrà davvero migliorare.

Sport e salute. Binomio inscindibile purtroppo relegato, soprattutto nella scuola al ruolo di cenerentola, acco-glierei con favore il modello america-no per lo sport a scuola, associando lezioni sugli stili di vita per contrastare

tutte le forme di abuso legate all’alco-ol, alla droga, al fumo, al gioco, ai Dca.

Associazionismo: oggi è in molti casi supplente “facente funzioni dello Sta-to”, sopperendo alle gravi mancanze delle istituzioni, in molti casi con costi contenuti, occorre quindi riconoscere anche a livello giuridico l’impegno del singolo cittadino in associazione.

Attuare il “nuovo” governo della scuolaMarco D’Adda,Age provincia di Milano

La legislatura riprenda subito il lavoro già iniziato e approvato alla Camera, relativamente alla riorganizzazione de-gli organismi di governo delle scuole, per una approvazione veloce in modo da fare le elezioni nelle scuole a otto-bre 2013.

Conciliare famiglia e lavoroChiara Crivelli,vicepresidente nazionale Age

Da genitore, vorrei lanciare una richie-sta/proposta agli eletti: di attivare una seria proposta sulla conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, che non significa solo pensare al part time per le madri lavoratrici, o ai permes-si di paternità obbligatori, e soprat-tutto che non è solo una questione economica. Le esperienze ci parlano di flessibilità nell’organizzazione del lavoro, che semplicemente preveda che una madre (o un padre) possa avere carichi di famiglia diversi da una (un)  single, ma che ad esempio, arriva un momento in cui il lavoratore può avere il carico del genitore in là con gli anni e bisognoso di cure. Ma in questo capitolo si deve inserire an-che ciò che un genitore fa (il tempo che spende) per la partecipazione alla vita scolastica dei figli. Saranno pos-sibili permessi, retribuiti o meno, per tali impegni, oppure pensiamo che la partecipazione alla vita scolastica sia un tempo “orfano”, nè di lavoro, nè familiare?

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Partecipazioneecco come

si rilancia Il Miur ha presentato ufficialmente le Linee di indirizzo

su “Partecipazione dei genitori e corresponsabilità educativa”. Le nostre riflessioni e i nostri auspici

Con Nota Miur del 22.11.2012, prot. n. 3214, il Capo Dipartimento Lucrezia Stellacci ha trasmesso a tutte le scuole italiane le Linee di indirizzo su “Parte-cipazione dei genitori e corresponsabilità educati-va”. Un testo atteso, frutto del confronto tra il Fonags, cioè il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola, e il ministro Francesco Profumo.

Mentre il Parlamento discuteva il testo relativo al riordino degli strumenti di gestione della scuola, arenatosi in Senato (speriamo che la nuova legislatu-ra riparta da lì, ndr), il ministero ha deciso di operare per un forte rilancio degli strumenti di partecipazione esistenti, descrivendo gli spazi oggi assicurati dal-le norme, ma riordinandoli secondo una sequenza storica e nel contempo evolutiva: la partecipazione delineata dal Dpr 416 del 1974, le innovazione appor-tate dall’autonomia (in particolare il Pof, che discende dall’art. 3 del Dpr 275 del 1999), la valorizzazione dell’associazionismo (Dpr 567 del 1996 e successive modifiche), il Patto di corresponsabilità educativa (Dpr 235 del 2007).

Di particolare interesse il rilancio di uno stru-mento quale il Bilancio sociale, già prefigurato dalla Direttiva del Ministro della Funzione Pubblica del 17 febbraio 2006, strumento ottimale per una cultura del-la trasparenza e della rendicontazione.

Le Linee di indirizzo sono state presentate pub-blicamente nella Giornata dei Genitori e della Scuola, celebratasi a Roma in dicembre, ma, soprattutto, sa-ranno oggetto di una serie di riunioni decentrate del Fonags, che incontrerà, da aprile 2013, i Forags, se-condo suddivisioni interregionali.

Alla presentazione effettuata a Roma sono in-tervenuti, Francesco Avvisati, in rappresentanza dell’Ocse, Chiara Sità, professore di Pedagogia ge-nerale nell’Università di Verona (di cui in queste pagine

pubblichiamo un’intervista), il ministro Francesco Pro-fumo.

L’esperto dell’Ocse, supportando con dati verifi-cabili le sue parole, ha mostrato che la partecipazione dei genitori a scuola apporta benefici concreti all’inte-ra comunità, al lavoro degli insegnanti, al profitto stes-so degli allievi.

Perciò ha chiesto esplicitamente che le scuole, anziché temere, talvolta, i genitori, prendano l’iniziati-va di un dialogo frequente e costante con tutti i geni-tori, offrano forme diversificate di partecipazione, per permettere a ciascuno di partecipare secondo le sue possibilità e interessi, segnalino che la partecipazione di tutti è valorizzata, coltivino un rapporto di fiducia con le famiglie, creino continuità nella comunicazione ai genitori, individuando un docente referente dedica-to a questo scopo.

In queste pagine pubblichiamo stralci delle Linee di indirizzo (consultabili integralmente nel sito internet del Miur e in quello dell’A.Ge.).

Ora all’amministrazione scolastica, alle scuole e alle associazioni è affidata la responsabilità di diffusio-ne del documento. Le parole contenute nella nota di accompagnamento siano uno sfondo per la compren-sione del testo:«Il documento richiama l’attenzione sull’importanza di una partnership educativa tra scuola e famiglia fondata sulla condivisione di valori e su una fattiva collaborazio-ne delle parti nel reciproco rispetto delle competenze. Essa è riconosciuta come un punto di forza necessario per offrire ai ragazzi la più alta possibilità di sviluppo armonico e sereno, ed è parte del concetto, sempre più diffuso, che educazione e istruzione siano anzitutto un servizio alle famiglie che non possa prescindere da rapporti di fiducia e di continuità che vanno costruiti, riconosciuti, sostenuti e valorizzati».

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Stampa10 SCUOLA

Passare da una corresponsabilità

educativa sancita ad una esercitata

Le innovazioni introdotte nella scuola hanno rafforzato sem-

pre più il ruolo delle famiglie nella formulazione di proposte,

nelle scelte di talune attività formative e in altri aspetti che

riguardano i percorsi educativi. Oggi possiamo ben affer-

mare che il protagonismo attivo delle famiglie è ormai

un dato acquisito, essendo definitivamente ricono-

sciuto dalle politiche scolastiche ed entrato nell’appa-

rato concettuale della cultura delle scuole.

Con il passaggio da una corresponsabilità educativa sanci-

ta ad una esercitata all’interno della scuola, sono realmente

privilegiate occasioni di incontro e di lavoro in cui i genitori

possano esprimersi e dare il loro contributo, a vari livelli,

confrontarsi con i docenti e con il territorio sulle proble-

matiche giovanili, proporre esperienze extracurricolari, ove

consentito, far parte di gruppi di lavoro.

Gli insegnanti e i genitori, nonostante la diversità dei ruoli

e la separazione dei contesti di azione, condividono sia i

destinatari del loro agire, i figli/alunni, sia le finalità dell’agire

stesso, ovvero l’educazione e l’istruzione in cui scuola e fa-

miglia operano insieme per un progetto educativo comune.

Il focus della problematicità di questo rapporto cade sul

rispetto dei ruoli, delle competenze, dei compiti e delle li-

bertà di ciascuna di queste due figure. Nell’esercizio della

corresponsabilità, infatti, ciò che fa accrescere l’efficacia di

questo mezzo è lo scambio comunicativo e il lavoro coope-

rativo. Ma ciò che mantiene vivo tale scambio è quel senso

di responsabilità sociale che dovrà determinare le scelte

strategiche delle scuole, connotando il loro lavoro come

contributo significativo alla costruzione del sociale.

(dalle Linee d’indirizzo, p. 3)

Dal Dpr 416/74,all’associazionismo,alla corresponsabilità:tutto si fonda sulla CostituzioneLa Costituzione assegna ai genitori e alla scuola il compito di istruire ed educare; risulta pertanto irrinunciabile, per la crescita e lo sviluppo degli alunni, una partnership educativa tra famiglia e scuola fondata sulla condivisione dei valori e su una fattiva collaborazione, nel rispetto reciproco delle competenze. Il Dpr 416/74 ha segnato l’avvio della partecipa-zione dei genitori e degli studenti nella gestione della scuola “dando ad essa il carattere di una co-munità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica”. È opportuno, quindi, consolidare e diffondere ulteriormente politiche di governance che agevolino il passaggio dalla programmazione pianificata alla progettazione partecipata,

dall’informazione alla consultazione, dalle

responsabilità istituzionali alle responsabilità con-

divise.La sfida da rilanciare consiste, per un verso, nel

favorire la partecipazione dei genitori alla vita

scolastica attraverso i comitati, le associazio-

ni, le iniziative locali di formazione, il dialogo

nel colloquio individuale e nelle assemblee e,

dall’altro, nel sostenere la rappresentanza e

incrementare l’attività nei Forum regionali dei

genitori della scuola (Forags) e nel Forum na-

zionale dei genitori della scuola (Fonags).

L’associazionismo dei genitori e degli studenti rap-

presenta, infatti, un luogo privilegiato di mediazio-

ne di interessi, di formazione e preparazione alla

partecipazione democratica per il conseguimento

del bene complessivo, orizzonte più ampio dell’in-

teresse personale. In questa prospettiva culturale,

è auspicabile la valorizzazione di tutti gli organi

collegiali della scuola rappresentativi delle diverse

componenti scolastiche, interne ed esterne, così

come delineate all’interno del Decreto Legislati-

vo 297/1994, assicurando il sostegno a forme di

rappresentanza facoltative, come il comitato dei

genitori, costituito dai rappresentanti di classe e del

consiglio di istituto. (Linee d’indirizzo, p. 5)

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Wla scuola

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Stampa 11SCUOLA

Il Patto diCorresponsabilità educativa

Il Patto di Corresponsabilità educativa (Dpr 24 giugno 1998,

n. 249, modificato dal Dpr n. 235 del 21 novembre 2007-art.

5-bis), sottoscritto dai genitori affidatari e dal Dirigente scola-

stico, rafforza il rapporto scuola/famiglia in quanto nasce da

una comune assunzione di responsabilità e impegna entram-

be le componenti a condividerne i contenuti e a rispettarne

gli impegni. È opportuno e auspicabile che il processo di

redazione del patto sia esso stesso esperienza di correspon-

sabilità tra la scuola e la componente genitori, in tutte le sue

espressioni. In tal senso ogni Istituto, nella sua autonomia,

individuerà le procedure interne indispensabili a favorire la

massima condivisione e collaborazione nella redazione della

proposta da sottoporre alla firma dei singoli genitori.

La normativa disciplina l’atto della sottoscrizione (art. 5 bis

comma 1) disponendo che debba avvenire, da parte dei ge-

nitori e degli studenti, “contestualmente all’iscrizione all’isti-

tuzione scolastica” (Linee d’indirizzo, pp. 6-7).

Il Bilancio socialeConsiderata la presenza dei numerosi strumenti didattici e metodologici intro-dotti, la scuola di oggi deve impegnarsi a sfruttare al meglio le risorse di cui dispo-ne quale per esempio il Bilancio Sociale.Questo strumento, introdotto dalla Diret-tiva del ministro della Funzione Pubblica sulla rendicontazione sociale nelle am-ministrazioni pubbliche del 17 febbraio 2006, rappresenta per le scuole un’op-portunità di apertura verso il territorio che consente una comunicazione più incisiva con gli stakeholder, in partico-lare con le famiglie (Linee d’indirizzo, p. 2)

Wla

scuola

Anche lo Statuto delle studentesse

e degli studenti è occasione di dialogo

Lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti è uno strumento

operativo atto ad affermare e diffondere la cultura dei diritti e

dei doveri tra gli studenti, tra i docenti e il personale Ata, i quali

devono predisporre le condizioni per l’esercizio di tali diritti e per

la tutela contro eventuali violazioni. Lo Statuto delle Studentesse

e degli Studenti, approvato con Dpr n. 249 del 24 giugno 1998, è

stato oggetto di modifiche (Dpr n. 235 del 21 novembre 2007) in

particolare riguardo a: infrazioni disciplinari; sanzioni applicabili;

impugnazione delle sanzioni; sottoscrizione del Patto Educativo

di Corresponsabilità.

Le modifiche apportate mirano a rafforzare l’alleanza edu-

cativa tra le varie e diverse componenti scolastiche, as-

segnando loro un ruolo attivo nell’intera gestione delle

procedure di applicazione del Regolamento. L’adozione del

Regolamento, nonché le eventuali modifiche, richiedono

infatti la consultazione degli studenti, nella scuola secon-

daria superiore e la consultazione dei genitori, nella scuola

secondaria di primo grado (Linee d’indirizzo, p. 8)

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Da partecipi a corresponsabili, l’accento cade più sugli studentiCi sono varie ragioni per declinare il ruolo dei genitori nella scuola, nella linea della corresponsabilità. Il parere di Chiara Sità

Le parole significano qualcosa. Dopo gli anni di attenzione alla “partecipazione”, ora si evidenzia soprattutto la “corresponsabilità” tra genitori e scuola. Perché? Lo abbiamo chiesto a Chiara Sità, pedagogista dell’Università degli Studi di Verona.

«I termini partecipazione e corresponsabilità han-no molti punti di connessione, ma appartengono a universi semantici differenti. Il primo è un termine che pone l’accento sulle soggettività e il loro ruolo attivo: in quanto genitore, partecipo perché “mi sento parte”, pur con le mie specificità, di un medesimo orizzonte condiviso con gli insegnanti, gli allievi e il personale della scuola, e questo “sentirsi parte” sfocia in una di-mensione di coinvolgimento attivo. L’uso del termine corresponsabilità, invece, mette al centro, più che l’at-tivazione dei soggetti, gli “oggetti” e i “destinatari” nei confronti dei quali si è corresponsabili: gli allievi, focus di una responsabilità condivisa dagli adulti, e il proget-to educativo, che genitori, insegnanti e ragazzi sono chiamati a condividere o a costruire insieme. Rispetto alla partecipazione – che implica sempre un “mettersi in moto” da parte dei soggetti, il termine corresponsabili-tà può essere relegato a un significato minimalista che non chiede necessariamente loro di coinvolgersi attiva-mente in una progettualità».

Che cosa ha portato a questo slittamento di termini?

«Si potrebbero fare varie ipotesi: la stanchezza diffusa nei confronti dell’engagement e del tipo di reto-rica connesso con la partecipazione; l’usura del termine stesso “partecipazione”, spesso svuotato del suo signi-ficato e della sua pregnanza; la tentazione di affidarsi a una terminologia più spendibile sul piano delle regole (è possibile sancire esattamente in che cosa consiste la corresponsabilità, più difficile definire o normare la partecipazione). Ma è difficile dare una risposta univo-ca, credo che tutti questi fattori abbiano avuto un ruolo e che esserne consapevoli possa aiutarci a riconoscere e affrontare il rischio di una deriva puramente formale della nozione di corresponsabilità».

Quali sono le principali barriere frapposte al dialogo tra scuola e genitori?

«Diversi studi hanno messo in evidenza che le “barriere”, così come, dall’altro versante, gli elementi facilitanti della relazione con le famiglie, risiedono in gran parte in una dimensione culturale, di cui sono pro-

tagonisti insegnanti, genitori, dirigenti e personale della scuola, ma anche le istituzioni preposte alla formazione dei futuri insegnanti.

Proviamo a dare un nome a queste barriere?

Innanzitutto le visioni reciproche radicate e cer-tamente note: l’idea che il genitore sia certamente un soggetto portatore di competenze, ma che queste competenze non abbiano rilevanza per il mondo della scuola; la visione, speculare, dell’insegnante come funzionario dell’apprendimento, o come erogatore di prestazioni esigibili, che non lascia spazio a un dialogo sui temi educativi.

C’è dell’altro?

Sì, lo scarso investimento sulle competenze di relazione con le famiglie nei percorsi di formazione degli insegnanti. Il docente si trova così a impostare la relazione con le famiglie facendo affidamento sui saperi di cui già dispone, legati in larga misura alla propria storia personale e ai propri “fantasmi”, come ha rac-contato in modo efficace il testo “Il dialogo tra genitori e insegnanti” di S. Lawrence Lightfoot, recentemente tradotto in italiano. A queste concezioni diffuse si deve la presenza di una serie di consuetudini e di pratiche storicamente radicate, riassumibili nelle possibilità ri-strette, in termini organizzativi, di orario, di investimento di energie, che la scuola tradizionalmente offre per la conoscenza e l’interazione con i genitori.

Quali sono gli strumenti più efficaci per attuare la corresponsabilità educativa nella scuola?

Le Linee d’indirizzo recentemente emanate dal ministero indicano alcuni strumenti, come il bilancio sociale e un patto di corresponsabilità costruito col-laborativamente e non, come spesso vedo accadere, come emanazione unilaterale della scuola alla quale i genitori aderiscono in un modo puramente formale. La corresponsabilità richiede delle basi: tempi e spazi pre-visti e dedicati a un dialogo “non rituale” tra genitori, in-segnanti, dirigenti, allievi: una scuola “permeabile” alle famiglie non crea confusione di ruoli, come si ritiene di solito, ma anzi consente a ciascuno di collocarsi nella posizione più adeguata e quindi favorisce la chiarezza dei ruoli e la consapevolezza delle risorse di ciascuno. La corresponsabilità chiede anche processi di comuni-cazione inclusivi e trasparenti tra i diversi soggetti.

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Cosa si può fare di concreto?

Si può valorizzare il ruolo dei bambini e ragazzi. Sono loro che ogni giorno attraversano i confini e me-diano tra casa e scuola: hanno competenze che merita-no di essere riconosciute dagli adulti.

Si può inoltre individuare oggetti comuni su cui lavorare insieme nel rispetto degli obiettivi della scuo-la. Infine si dovrebbe consolidare un’idea di scuola

aperta al territorio: genitori, insegnanti e allievi posso-no efficacemente cooperare non semplicemente sul percorso del singolo allievo, ma anche su obiettivi che escono dai confini della scuola coinvolgendo l’esterno (la cittadinanza, il mondo produttivo e associativo…) e facendolo diventare parte di una progettualità comu-ne, non diversiva ma funzionale ai processi di appren-dimento.

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L’Age a Scampia, un impegno concreto di partecipazioneil messaggio del ministro dell’istruzione in occasione dell’inaugurazione delle attività dell’associazione nel popoloso quartiere napoletano

di Francesco Profumo*

Desidero anzitutto ringraziare Da-vide Guarneri, il presidente dell’ Age, per l’invito a partecipare alla nascita di un’Associazione che ha lo scopo fon-damentale di riunire tutti i genitori e di assistere i ragazzi nel loro percorso di crescita. Voi oggi costituite un tassello essenziale non solo nella formazione dei vostri figli, ma anche nella realizza-zione di un sistema educativo moderno e ricco dei valori che ci caratterizzano come nazione. Saluto quindi tutti coloro che sono presenti e che interverranno quest’oggi.

L’Italia si trova in una situazione problematica nel contesto di una crisi economica mondiale che tutti cono-sciamo. Le situazioni di crisi però pos-sono trasformarsi in altrettante oppor-tunità per compiere quelle scelte di innovazione economica e sociale che, in altri momenti, si tende invece inevita-bilmente a rinviare. Io sono convinto che siamo chiamati a invertire la tendenza, tutti insieme. A superare le difficoltà con un nuovo cammino di corresponsabili-tà, che coinvolga le istituzioni, i territori, gli studenti, e soprattutto le famiglie. La scuola è il nostro futuro, perché i giova-ni sono il nostro futuro. Per questo, da un sistema scolastico efficiente e competi-tivo, possiamo ripartire per ridare slan-cio al Paese non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto sociale e culturale. In particolare in zone difficili come la vostra, nelle quali ogni giorno

“eroi moderni”, come tanti insegnanti, genitori e gio-vani, lottano per affermare la legalità e creare un forte senso dello Stato.

Oggi a Scampia celebrate un evento, che arricchisce la scuola e il territorio. Anch’io sono un genitore, e anch’io, come voi, conosco l’impegno e il sacrificio che ogni giorno siamo chiamati a investire per accompagna-re i nostri figli nella crescita e nella vita. Il 18 dicembre, celebrando la “Giornata dei Genitori e della Scuola”, ho ufficia-lizzato la presentazione delle “Linee gui-da sulla partecipazione dei genitori”. Trovo perciò significativo che, un giorno dopo, si confermi la volontà di lavorare insieme per il bene dei nostri figli. Il vo-stro impegno e la vostra presenza sono ancor più importanti perché presenta-no alla città e al Paese, il volto migliore del vostro quartiere: testimoniate che la scuola è un punto di incontro; che, coo-perando per l’educazione, la speranza diviene concretezza.

L’Associazione che avete deciso di costituire si porrà in collegamento con le altre esistenti, così come con quegli organi, come il Forags e il Fonags, in grado di far sentire la vostra voce di-rettamente nelle istituzioni. Ancora una volta la scuola, con le sue risorse e at-traverso l’impegno di chi la vive quoti-dianamente, dimostra di poter essere il baluardo per la legalità e la democra-

zia. Il presidio per dire no a ogni sorta di crimine, dal quale poter costruire una cittadinanza consapevole, partecipe e solidale, aperta agli altri e attenta alle sfide sociali del terzo millennio.

Tuttavia, lo dico sempre, la scuola da sola non basta. C’è bisogno del la-voro nelle famiglie e nella società civile. La vostra associazione dimostra che ciò è possibile, e come diceva Gianni Rodari ci spinge a credere che “se ci diamo una mano i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l’anno”. A Voi tutti, perciò, il plauso per l’inizia-tiva realizzata e ad Age un grande in bocca al lupo, con la convinzione e la speranza che il Miur possa essere per voi un interlocutore valido ed efficace nell’opera educativa e civile che avete intrapreso.

* Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

| Il Dirigente Battimiello, dell’Istituto Virgilio che ospita

Age Scampia

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Sessualità matura e ben vissuta Una proposta di vita e di felicitàLa recente richiesta di poter installare nelle scuole della provincia di Milano distributori automatici di profilattici non è nuova. Se finisce poi sotto elezioni...

di Gianni Nicolì*

Si tratta in verità di un’occasio-ne propizia per poter parlare dell’im-portanza e della bellezza della ses-sualità. Questa è la nota base della nostra identità, nelle sue infinite de-clinazioni soggettive. È finalizzata a realizzare la dimensione della rela-zione, la gioia del piacere e il dono della vita. Stiamo, quindi, parlando di una realtà estremamente signifi-cativa sia sul piano personale che sociale. Proprio per questo, anche se su posizioni diverse, tutti ne rico-noscono la grande importanza e de-licatezza. Come adulti genitori siamo chiamati a viverla bene e ad aiutare i nostri giovani figli ad esprimersi al meglio in questo ambito.

Se riusciamo a non confonde-re, quindi a non ridurre, la sessuali-tà a mera genitalità, ma a collocare la seconda nella prima, potremmo renderci meglio conto del fatto che una sessualità, matura e ben go-duta, richiede la crescita di tutta la persona con le tutte le sue implican-ze razionali, comunicative ed etiche. Qualsiasi comportamento umano ri-chiede e deve sottostare ad un etica dell’azione e del giudizio, perché nel momento in cui scadiamo dalla ten-sione morale cadiamo nell’ideologia e nel becero moralismo.

Non umiliamo la scuola

Sappiamo che stiamo parlando di un argomento complesso e che la politica in Italia sta continuamente e gravemente  “umiliando” la scuola italiana e i suoi operatori. Proprio nella scuola, con il corretto coinvol-gimento di tutte le sue componenti, si potrebbero affrontare al meglio problemi sociali quali le gravidanze

giovanili non previste e un uso discu-tibile dell’aborto come regolazione delle nascite nonché la diffusione delle malattie sessualmente trasmis-sibili. Inoltre non si parla quasi mai dei traumi psichici subiti dai giova-ni per effetto di pratiche e uso im-proprio della sessualità per la loro età, inesperienza e relativa maturità. Come associazione, abbiamo una visione positiva della sessualità, fina-lizzata al piacere, alla relazione e alla generazione della vita e quindi siamo favorevoli all’informazione corretta e alla educazione mirata dei nostri giovani al fine di maturare in loro comportamenti e scelte consapevoli anche e soprattutto in questo ambi-to. Questo ci si aspetterebbe dalla scuola, che dovrebbe essere “abi-tata” da adulti maturi, vere persone di cultura e buoni educatori. Accet-tando, com’è ovvio, il confronto con la pluralità di visioni che riguardano la vita e quindi anche in questo pe-culiare ambito, proponiamo convinti

e sereni la nostra. A volte purtrop-po, anche nella scuola, si ritrovano i limiti di personalità adulte non del tutto compiute, così come nel re-sto nell’intera società. Questo pe-rò risulta più grave perché si opera nell’ambito della formazione delle intelligenze, del pensiero critico e dello sviluppo individuale e sociale. Non c’è in questa riflessione, discus-sa anche nella nostra associazione, neanche la più sottile vena di mo-ralismo, ma il tentativo di porsi un un’ottica di qualità della vita.

La nostra società sembrerebbe molto erotizzata, in quanto ha reso espliciti e visibili sia la pratica della sessualità  sia la pubblicazione dei sentimenti personali attraverso i so-cial network, molto utilizzati dai gio-vani. In realtà molti studi e rilevazioni scientifiche indicano che oggi c’è un forte un calo della libido, magari con  un incremento della  promiscu-ità, ma con un senso del piacere, della soddisfazione  e della realiz-zazione individuale e relazionale ri-dotti. Potremmo dire che sensualità ed erotismo sono l’anima spirituale di una pratica sessuale completa e soddisfacente. Di fatto non sono di-mensioni così facili e a volte sono soggette a blocchi e patologie. Ne-cessariamente sono ancora in di-venire in soggetti giovani che sono nella tipica fase della conoscenza e dell’esplorazione. Questa fase di strutturazione della personalità è di-rettamente connessa con la cono-scenza di sé e dipende molto dalla propria percezione di adeguatezza e successo in evoluzione. Ciò vuol dire che nell’ambito della sessualità non basta fare e fare bene è ancora più difficile. Dobbiamo uscire dal dua-lismo delle discussioni su chi è più liberale e chi è più limitativo per porci in un’ottica di autenticità e pienezza.

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Non a caso i valori morali universali quali la sincerità, la lealtà, la genero-sità etc… sono anche la base di una relazione sessuale completa e ben gestita reciprocamente. Siamo in un ambito del tutto naturale, ma che è carico di grandi valori simbolici mol-to vicini al nostro ineludibile bisogno di non sentirci soli e quindi di essere amati e di amare.

Alcune domandeper chi educa

Allora c’è da interrogarsi, e mi permetto di proporre queste con-siderazioni ai colleghi  genitori e a tutti i docenti e alla figure educati-ve che contribuiscono alla crescita dei nostri figli. Com’è di prassi nella programmazione scolastica si defini-scono prima le finalità e gli obiettivi: i nostri figli dovranno essere adulti maturi, autonomi, stabili, capaci di ri-empire di senso i loro comportamen-ti, di possederne le ragioni profonde e di “godersela alla grande!”.

Siamo assolutamente certi che distribuire i profilattici nelle scuole

risolva i problemi indicati e favorisca lo sviluppo di pratiche sessuali sicure e soddisfacenti? Noi non ne siamo convinti. Ci pare una risposta sba-gliata ad un problema vero. Il mezzo non fa il contenuto. Sembrerebbe anche un disimpegno degli adulti di fronte ai giovani del tipo: «Poiché, comunque, già fate e non potete non fare, basta che usiate. Anzi adesso che avete anche il mezzo a dispo-sizione perché non? Vi legittimiamo noi, in fondo basta poco». In Italia non vi è problema di informazio-ne, reperibilità e costo dei profilat-tici. Tutti possono tranquillamente provvedersi. Non vogliamo neanche sollevare il sospetto che vi possano essere, anche in questo caso, inte-ressi commerciali. Perché allora pro-prio nella scuola? Sono queste le finalità istituzionali di questa realtà? Si va a scuola per studiare o...

Parallelamente allora biso-gnerebbe anche mettere a scuola i distributori di sigarette (i giovani fumano tanto, troppo e non solo ta-bacco dei Monopoli di Stato…). Ma-gari distribuire i nuovi svaporatori, cioè le sigarette elettroniche. Perché

non vendere anche cartine, siringhe ipodermiche...si tratta di riduzione del rischio o incentivazione all’uso? Lascio ai lettori la risposta. In una società civile, democratica e plurale siamo favorevoli alla sicurezza, alla prevenzione e all’informazione cor-retta su tutti i presidi utili, condom compreso s’intende (che non è as-solutamente sicuro al cento per cen-to) e alle scelte libere che ciascuno intende fare, rispondendone perso-nalmente. Vogliamo solo un rispetto, se ci è permesso, sacrale, o almeno civico, della scuola e dei suoi fini. Vogliamo una non semplificazione strumentale dei problemi, soprattutto in campagna elettorale. Vogliamo che non si riduca la sessualità a sola corporeità.

Vogliamo che i nostri giovani, pur liberi di praticare, non abbiano un approccio superficiale alla ses-sualità che possa compromettere la loro serenità attuale e il loro futuro relazionale. 

* Responsabile dell’Ufficio nazionale Age - Sistema Istruzione/formazio-ne e università

Perché diciamo noLa proposta del Consiglio provinciale di milano di mettere distributori di profilattici nelle scuole e la reazione dell’age provinciale milanese

In riferimento alla mozione approvata dal Consi-glio Provinciale della Provincia di Milano di mettere di-stributori automatici di profilattici nelle scuole superiori, l’Associazione Italiana Genitori della Provincia di Milano esprime le seguenti valutazioni.

Disapprova l’iniziativa in quanto contraddice i do-veri educativi della scuola, che deve perseguire matu-razione affettiva, formazione del carattere e capacità di autocontrollo nei giovani. La piena e più sicura preven-zione dell’Aids è quella di carattere educativo e morale e non certo quella che autorizza implicitamente com-portamenti a grave rischio.

Denuncia il pericolo che la lotta all’Aids sia in que-sto modo ridotta a espediente tecnico per evitare il peg-gio, inducendo nei ragazzi, nei docenti e nei genitori atteggiamenti deresponsabilizzati e ponendo i ragazzi in situazioni ambigue di imbarazzo e di disagio. Al con-trario i genitori si aspettano che la scuola sia loro alleata nell’educare i figli nella maturazione psico - affettiva e che sia rispettosa delle diverse convinzioni morali e reli-giose delle famiglie.

Ritiene che il distributore automatico sia sconve-

niente e fuori luogo per un ambiente destinato alla formazione, dove i comportamenti devono essere etica-mente corretti e promozionali per i ragazzi. Quello scola-stico non può essere un ambiente paragonabile a una stazione ferroviaria o altro luogo anonimo, non protetto né deputato a compiti educativi.

Chiede che, nel rispetto del pluralismo culturale e morale esistente in ordine ai comportamenti sessuali, che toccano i valori fondamentali della persona come il senso della vita, dell’amore e delle relazioni umane:•siailConsigliodiIstitutodellascuola,conilconsenso

dei rappresentanti dei genitori, a prendere la decisio-ne in ordine all’istallazione dei distributori automatici;

•sifacciaunaconsultazionerivoltaatuttiigenitoridellascuola per verificare consensi e dissensi, in coerenza con il principi che non è possibile prevaricare la fami-glia nel suo diritto-dovere di decidere l’indirizzo educa-tivo dei figli, specie in un campo importante e delicato come quello sessuale;

•ogniscuolapongainevidenza,anchetramiteInternet,la propria scelta in ordine al profilattico, in modo che le famiglie ne siano informate prima di iscrivere i figli a quella data scuola, in piena consapevolezza dell’indi-rizzo educativo perseguito da quell’istituto.

L’Age in coerenza con i propri principi, si propone di mobilitare i genitori attraverso momenti di formazione e di riflessione per una consapevolezza educativa e civica che li porti ad essere a fianco delle scuole nell’educa-zione psico-affettiva dei giovani.

SALUTE

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Pronto soccorso pediatrico quasi promosso dalle famiglieI primi risultati del questionario compilato da chi ha affrontato l’esperienza della prima assistenza e del ricovero. La raccolta di informazioni è aperta

di Luciano Pinto, Claudio Pantano,Alberto Raponi*

Il ricovero di un bambino in Ospedale è causa di stress e di disagi non solo per il bambino ma anche per la famiglia, e in particolare per la madre che lo assiste. Un bimbo sta male: i genitori corrono al Pronto soccorso dell’Ospedale più vicino dove, dopo un’attesa più o meno lunga, verrà visitato e, se necessario, ricoverato nel repar-to di pediatria. A quel punto la vita dei genitori cambia, perché i ritmi abituali vengono sconvolti, e la sicurezza della famiglia viene sostituita da incertezze, da dubbi e da tante paure: che succederà? A cosa andrà incontro nostro figlio? Ce la farà? Soffrirà? Saranno bravi? Faranno presto? Ci ascolteranno? Ci aiuteranno a capire quello che ci sta capitando? Come saremo accolti? L’Age, As-sociazione italiana genitori, e la Sipo, Società italiana di Pediatria ospedaliera, vogliono rendere il meno traumati-co possibile il contatto della famiglia con l’Ospedale, per ridurre nel bambino e nei suoi genitori lo stress e il disagio che vengono causati anche da ricoveri di breve durata per malattie non gravi. Tempo fa hanno firmato un protocollo d’intesa e hanno iniziato la diffusione di un questionario per raccogliere la voce dei genitori che hanno vissuto queste esperienze, per conoscere le loro sensazioni, i ricordi, gli eventuali problemi che hanno incontrato e gli aspetti dell›assistenza che hanno invece apprezzato. In Agestampa abbiamo già fornito un primo riscontro, ma ora possiamo presentare alcuni risultati più certi, con la consapevolezza che l’analisi, sebbene effettuata su di un campione iniziale di schede, ci consente di mettere in luce alcuni importanti aspetti dello stato attuale dell’assistenza nei reparti di pediatria, che utilizzeremo per proporre un più efficiente modello assistenziale, sempre più rispettoso delle esigenze fondamentali non solo del piccolo pazien-te, ma anche dei suoi genitori, ed in particolare della ma-dre che lo assiste.

I questionari sono stati compilati nell’ 82% dei casi dalle madri, nel 13% dai padri e nel 5% da altri familiari. Il bambino è stato portato di urgenza al Pronto soccorso

di un Ospedale generale con reparto di pediatria nel 79% dei casi, di un Ospedale pediatrico nel 12%, di una Clini-ca pediatrica universitaria nel 6% e di un Ospedale gene-rale senza reparto di Pediatria nel 3%.

Il Pronto Soccorso Il primo incontro della famiglia con l’Ospedale si ha

nel Pronto Soccorso (Ps): l’accoglienza, i tempi di attesa prima della visita, sono elementi di grande importanza per una famiglia altamente preoccupata per la salute di un bambino. Abbiamo chiesto ai genitori di attribuire all’ac-coglienza nel Ps un voto compreso fra 1 (pessima) e 5 (ottima). Il giudizio è risultato complessivamente positivo (voto medio 3,41): l’accoglienza è stata valutata buona o ottima dal 53 % dei rispondenti, ma scarsa dal 13 %, e pessima dal 6 %. Il tempo di attesa nel Ps prima della visita è stato considerato breve o comunque accettabile dal 78% degli intervistati, eccessivo dal 15%, ma ecces-sivo e non giustificabile dal 7%.

Il repartoQuando una famiglia entra nel reparto, si guarda

intorno e rivolge la propria attenzione al nuovo ambiente che la ospiterà. Ogni madre si augura che il bimbo venga collocato in una stanza in cui entrambi possano disporre di un letto e di un bagno, e che non sia affollata. Il 40% dei bambini è stato ricoverato in stanze con 1 o 2 bam-bini, ma il 18% è stato collocato in stanze in cui vi erano altri 5 o 6 pazienti; il 7% è stato ospitato in camere senza bagno. Per le madri, le modalità di pernottamento riscon-trate in questa piccola casistica non sembrano ottimali. Solo il 4% dei pazienti (tutti adolescenti) è rimasto da solo durante la notte, mentre negli altri casi la mamma è stata accanto al figlio. Su 10 madri, 4 hanno dormito in un letto e 2 in una poltrona letto, mentre le altre hanno avuto una sistemazione molto meno favorevole, quali sdraio o sedie. In 2 casi la mamma ha dormito nel letto del figlio, e in un

SCUOLA

Tabella 1. Giudizi espressi dai genitori sul reparto in cui è stato ricoverato il minore

Parametro valutatoVoto attribuito Giudizio

Medio1 2 3 4 5

Accoglienza nel reparto 5,3 % 11,4 % 15,8 % 41,2 % 26,3 % 3,72

Comfort della stanza 8,1 % 18.9 % 30,6 % 27,9 % 14,4 % 3,21

Ordine e pulizia 8,0 % 12,5 % 21,4 % 44,6 % 13,4 % 3,44

Qualità del vitto ed orario dei pasti 9,3 % 15,7 % 35,2 % 29,6 % 9,3 % 3,14

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altro 2 madri hanno usufruito alternativamente della stes-sa poltrona letto. Se si pensa all’importanza del sonno per reintegrare le energie ed essere d’aiuto al proprio figlio nei momenti difficili della degenza ospedaliera, non si può non convenire che questo aspetto dell’assistenza deve essere ai primi posti fra i problemi da affrontare, se si vuo-le migliorare l’umanizzazione dei reparti di pediatria.

Ma quali sono le caratteristiche del reparto? Che tipo di accoglienza offre? Sono confortevoli le stanze? Nel reparto regnano pulizia ed ordine? Quale giudizio dare alla qualità del vitto ed all’orario dei pasti? Nella Tabella sono riassunti i voti dati a questi parametri dai genitori che so-no stati accanto al bambino durante la degenza: il voto medio è stato superiore alla sufficienza, ma nel 17-25% dei casi è stato espresso un giudizio negativo, o anche molto negativo (Tabella 1) In un reparto di pediatria il con-tatto del bambino e della famiglia con medici ed infermieri è di importanza fondamentale. I genitori, in particolare la madre, temono di non riuscire a comunicare con questi professionisti che sono responsabili della salute del loro figlio, hanno paura di non essere compresi e di non com-prendere: spesso sono incerti, vorrebbero informazioni chiare e oneste sulla prognosi della malattia, vedono il bimbo che soffre e si sentono incapaci di aiutarlo, vor-rebbero una particolare attenzione del personale al dolore del bambino. Che cosa abbiamo rilevato dal questiona-rio? (Tabella 2) Per tutti i parametri considerati, il giudizio medio è da considerare positivo e solo una minima parte delle risposte attribuisce a questi aspetti dell’assistenza un voto negativo. Un notevole contributo alla comprensio-ne dello stress causato nei genitori dal ricovero proviene dall’analisi delle risposte al quesito sul “peggior ricordo della degenza”, sintetizzata nella Tabella 3.Sono aspetti molto importanti, che con l’aiuto di uno psicologo analiz-zeremo attentamente, in quanto riteniamo, in accordo con i moderni orientamenti, che i medici e gli infermieri che lavorano nei reparti di pediatria debbano ricevere una for-mazione sui bisogni psicologici di un genitore che ha un bimbo in ospedale, per aiutarlo a superare lo stress, che permane anche per molto tempo dopo la dimissione dal reparto, anche se la malattia non è stata grave e la degen-za è stata di breve durata.

Il giudizio sulla nostra iniziativaL’ iniziativa ha riscosso il 95% di consensi, il 36%

dei rispondenti si dichiara pronto a collaborare, mentre il

33% sarebbe disponibile a farlo, qualora avesse del tem-po disponibile. Questi giudizi positivi sono di grande con-forto, in quanto confermano la bontà della strada scelta dalla Commissione Age-Sipo per analizzare lo stato attua-le della umanizzazione dei reparti di pediatria. Se, come ci auguriamo, riusciremo ad incrementare in tempi brevi il numero delle risposte, saremo in grado di fornire altre indicazioni, quali ad esempio le differenze fra gli Ospedali pediatrici e gli Ospedali generali con reparti di Pediatria, anche su base almeno regionale.

Invitiamo pertanto i nostri lettori a riempire e fare riempire da amici e conoscenti il questionario online, disponibile nel sito dell’Age (area Proget-to Andrea) o chiedendo l’invio del file da stampare all’indirizzo [email protected].

* Commissione Nazionale Age-Sipo per il Progetto Andrea

SCUOLA

Tabella 2. Giudizi espressi dai genitori su alcune caratteristicheinerenti al personale del reparto in cui è stato ricoverato il minore

Parametro valutatoVoto attribuito Giudizio

Medio1 2 3 4 5

Cortesia e disponibilità dei medici 3 % 6 % 27 % 45 % 18 % 3,70

Cortesia e disponibilità degli infermieri 7 % 8 % 25 % 42 % 18 % 3,57

Attenzione del personale al dolore del bambino 6 % 13 % 29 % 36 % 17 % 3,43

Qualità delle informazioni ricevute 2 % 10 % 31 % 40 % 17 % 3,62

Tabella 3

Il peggior ricordo di una madre del ricoverodel figlio in Ospedale

• ilprelievodelsangueeivisiseriedistaccatidichiloese-guiva;

• unainfermierachenoncapivaildoloredeibambini;• lalontananzadalrestodellafamiglia;• ildisagioperildoloredimiofiglio(cheperònonsipoteva

evitare..);• ilmodo con cui si pretendeva che non simuovesse a

causa della flebo;• ilfattochenontidicesserochemalattiaaveva;• vederemiofiglioinunlettod’ospedale;• i tentativi di trovareuna venaper la flebo: troppiper un

bimbo;• nonriuscivanoametterelafleboallabambinacheaveva

2 mesi, e le hanno fatto prima 5 buchi poi hanno chiama-to il chirurgo pediatra, ma la bambina era sfinita;

• vederemio figlio così piccolo, 13mesi, attaccato allemacchine per permettergli di respirare;

• carenzadiinformazioni,scarsaassistenza;• lasofferenzadeimieifigli;• lamiaimpotenza;• lamiareazione;• lenottiinsonni;• doveredormirenellettodimiofiglio;• l’atteggiamentodelpersonaleavoltescostante;• ilmomentodelladiagnosidellamalattia;

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Autismo, il silenzio che fa paura L’importanza di diagnosi precociNell’intervista a Maria Linda Gallo, neuropsichiatra infantile dell’Ausl Reggio Emilia, un profilo del disturbo e i consigli per come gestire i ragazzi autistici

di Gabriele Rossi

Su alcuni organi di informa-zione è apparsa la notizia di una presunta discriminazione nei con-fronti di una bambina autistica. Un fatto, se vero, di particolare gravità. L’episodio dimostrereb-be come ancora esistano discri-minazioni nei confronti di porta-tori di disabilità, in particolare se bambini. A Maria Linda Gallo, dal 2009 direttore del Programma Au-tismo Ausl Reggio Emilia, laureata in medicina e chirurgia presso l’Università degli Studi di Modena e specializzata in Neuropsichiatria Infantile, abbiamo chiesto di delinearci caratteristiche e entità quantitativa dell’autismo, a partire da una chiara defi-nizione. «L’autismo è una condizione che si manifesta entro i primi tre anni di vita - afferma la dottoressa - ha un’origine neurobiologica e una importante componen-te genetica e, con un’ampia varietà di quadri clinici, presenta caratteristiche disabilità nelle aree della comu-nicazione (verbale e non verbale) e dell’interazione so-ciale reciproca; sono inoltre presenti interessi ristretti e comportamenti stereotipati; il profilo cognitivo è atipico anche in presenza di livelli intellettivi adeguati, ma in un buon numero di casi si associa ritardo mentale».

Quali sono i Disturbi dello Spettro Autistico (Asd), che impediscono di interagire con le persone e l’ambiente e si manifestano con un’ampia gamma di livelli di gravità?

Comprendono, oltre all’autismo, varie altre condi-zioni tra loro assai diversificate, ma accomunate dalla triade sintomatologica. Tra le più note: la Sindrome di Rett, legata a una particolare anomalia genetica, tipica del sesso femminile, caratterizzata da regressione e ritardo mentale; la Sindrome di Asperger, in cui è pre-sente un linguaggio adeguato, talora piuttosto formale o libresco, con intelligenza buona o eccellente, cui si contrappongono le carenza di competenze sociali ade-guate all’età; i Disturbi generalizzati o pervasivi dello sviluppo non altrimenti specificati, ampia categoria di quadri clinici, che in genere presentano le caratteristi-che dell’Autismo in modo parziale o con espressività meno marcata.

Quale la sua incidenza, secondo i dati più recenti? Si registra un aumento?

Attualmente, se si considerano gli Asd nel loro insieme, negli Stati Uniti ci sono studi che indicano una prevalenza del 9 per mille e oltre; in Emilia Romagna nel 2011 abbiamo avuto una prevalenza degli Asd nella fa-scia d’età da 0 a 18 anni non compiuti del 2,2 per mille; il 3,5 per mille se invece consideriamo solo la fascia da 3 a 5 anni. Il dato perciò è destinato a crescere.

Diagnosi precoce, interventi riabilitativi specifici e un’educazione scolastica e familiare adeguata pos-sono potenziare le capacità del bambino, ridurne i comportamenti problematici e migliorarne la quali-tà della vita?

La diagnosi precoce è importante perché con-sente di avviare interventi precoci a tutti e tre i livelli (familiare, scolastico e specialistico) e di ottenere mi-glioramenti nella sintomatologia e nelle capacità, anche se questo non avviene sempre e si stanno ancora stu-diando i fattori collegabili alle diverse prognosi. Anche recenti studi hanno comunque confermato l’importanza determinante per la prognosi di una famiglia coinvolta e dell’inserimento scolastico.

Dunque è necessaria una buona organizzazione della scuola per trasformare in realtà il diritto degli allievi con Asd a un’educazione nella scuola di tutti?

Certo, è fondamentale che la scuola accolga in modo adeguato e competente i bambini e i ragazzi con Asd, in quanto principale contesto di socializzazione, luogo in cui apprendere la comunicazione e la relazione anche di gioco con i pari, luogo dell’educazione per tut-ti e per chi è portatore di bisogni speciali.

Quando viene a mancare la famiglia, quali progetti e prospettive si aprono per gli autistici?

Da non molto tempo si sta affrontando il tema dell’autismo in età adulta, consapevoli che la condizio-ne accompagna l’arco della vita, senza incidere neces-sariamente sulla sua durata e che gli autistici stanno aumentando in modo importante. Si sta lavorando sulla formazione e la responsabilizzazione dei Servizi per la disabilità adulta e di quelli psichiatrici, perché ogni caso possa essere seguito adeguatamente (interventi farma-cologici, training sulle abilità sociali, attività occupazio-

SALUTE

| Maria Linda Gallo, neuropsichiatra

infantile dell’Ausl Reggio Emilia

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Stampa Stampa 19SALUTE

nali e del tempo libero, inserimenti lavorativi, ecc.).Al momento esistono poche strutture specifiche

e si utilizzano i comuni Centri diurni e residenziali per disabili: si dovrà verificare quando ciò risulterà adegua-to, tramite interventi di strutturazione mirata di attività e progetti e supervisione specialistica, e quanti pazienti avranno invece bisogno di strutture specifiche, per pro-grammarne l’eventuale realizzazione.

Quale il ruolo e quale spazio c’è per le associazioni dei genitori in questo campo?

In generale c’è grande spazio per il ruolo attivo dei genitori nel seguire i figli con autismo e Asd, nel definire con i Servizi le priorità e anche nella realizzazione di varie iniziative di supporto, complementari a quelle dei Servizi pubblici. Alcune importanti realtà (strutture, ecc.) sono nate proprio dalle associazioni.

Gambling. Gioco d’azzardo problematico e patologicouno studio scientifico su un problema dilagante nel nostro paese, promosso dal diparti-mento politiche antidroga pubblica, anche con il patrocinio dell’age

di Giovanni Serpelloni*

Il gioco d’azzardo (in ingle-se “gambling”), anche nel nostro Paese, ha assunto dimensioni ri-levanti, seppure non ancora ben definite, e una forte spinta com-merciale facilmente percepibile dalle innumerevoli pubblicità che sempre più sono presenti sui me-dia. Il gioco d’azzardo porta con sé un rischio che, in particolare per gruppi di persone ad alta vulnerabilità, può sfociare in una vera e propria dipendenza com-portamentale (Gioco d’azzardo patologico - Gap).

Questa condizione è ormai riconosciuta come un disturbo compulsivo complesso e cioè una forma comportamentale pa-tologica che può provocare gra-vi disagi per la persona, derivanti dall’incontrollabilità del proprio comportamento di gioco, e con-temporaneamente la possibilità di generare pesanti problemi so-ciali e finanziari, oltre che entrare in contatto con organizzazioni cri-minali del gioco illegale, anche e soprattutto con quelle dell’usura. Infatti, da un punto di vista sociale, i soggetti affetti da Gap presenta-no un elevato rischio di compro-missione finanziaria personale

che ha evidenti ripercussioni in ambito familiare e lavorativo, fino ad arrivare a gravi indebitamenti e alla richiesta di prestiti usuranti. Questo è uno degli aspetti che collega il gioco d’azzardo pato-logico alla criminalità organizzata che investe energie e capitali nel gioco d’azzardo.

Va ricordato che il gioco d’az-zardo di per sé è fonte di legittimo piacere e quindi non può essere vietato o proibito tout court, an-che perché fa parte della cultura popolare e delle società. Tuttavia, nel momento in cui vi sono effetti negativi documentati sulla salute di alcune persone è necessario prendere in seria considerazione l’esigenza di introdurre forme di regolamentazione e di tutela del-la salute e dell’integrità sociale più stringenti, soprattutto alla luce della forte evoluzione che questi giochi stanno avendo sulla rete internet, dove diventa estrema-mente difficile esercitare controlli e introdurre forme di prevenzione.

Va sottolineato inoltre che molto spesso il Gap è associato all’uso di sostanze stupefacenti, all’abuso alcolico e alla presenza di patologie psichiatriche. Colpi-sce particolarmente i giovani, seb-bene gli adulti e gli anziani non ne siano esenti. Queste considerazio-ni, unite al corretto dimensiona-mento del fenomeno (per mezzo di osservazioni scientifiche) che ha raggiunto livelli di guardia per le ricadute patologiche con cui si manifesta, sia in ambito sanitario che sociale, rendono necessaria l’attivazione di strategie e linee d’azione coordinate, scientifica-mente orientate e finalizzate alla prevenzione, alla cura e alla riabi-litazione.

Tali strategie e linee d’azio-ne dovranno essere indirizzate, da un lato, alla filiera del gioco legale distribuita sul territorio na-zionale; dall’altro, alle istituzioni socio-sanitarie cui competono le attività di cura e di recupero del-

le persone con diagnosi di gioco d’azzardo patologico. Per poter af-frontare il problema è necessario pertanto un approfondimento tec-nico scientifico con un approccio multidisciplinare che permetta di evidenziare sia gli aspetti neuro-biologici, sia quelli psico-compor-tamentali, sociali e finanziari che stanno alla base di questo feno-meno, diventato oltre che un pro-blema di salute pubblica anche un problema sociale rilevante.

La pubblicazione “Gambling: gioco d’azzardo problematico e patologico” vuole essere un con-tributo a focalizzare il problema, sulla base delle evidenze scien-tifiche, al fine di evitare, come purtroppo sta già in parte acca-dendo, scelte e programmazioni nazionali e regionali, basate sulla spinta emotiva e sul clamore me-diatico. In balia, quindi, di tensori politici ed economici che spesso assecondano più politiche di con-senso o di reddito che non l’inte-resse della popolazione e la salu-te pubblica.

* Capo Dipartimento Politiche Antidroga Presidenza del Consiglio dei Ministri

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Come un viaggio in montagna Gli attrezzi per orientare i figliL’orientamento richiede scarponi, bussola e zaino. Ecco alcuni consigli soprattutto per la fase difficile in cui i ragazzi devono scegliere la scuola

di Enrica Bragaglio

Un viaggio in montagna. Attrezzatura: scarponi, bussola e zaino.

Quando penso all’orientamento, mi sovviene l’immagine di un viaggio abbastanza impegnativo di cui non si conosce bene la strada e ci può essere il rischio di perdersi. Pertanto, se siamo in montagna, fondamentale è avere con sé una bussola con l’indica-zione dei punti cardinali: est, ovest, sud e nord, che mi indica le direzioni principali verso le quali posso muo-vermi. E lo zaino? Lo zaino è il mio bagaglio, la mia

fonte di sopravvivenza e mi permette, se preparato con cura e intelligenza, di giungere alla meta.

La nostra vita può essere, quindi, paragonata a un lungo viaggio nel quale ci sono dei momenti parti-colari in cui è necessaria la capacità di orientamento per scoprire quale direzione dare alla nostra vita in ambito personale e lavorativo. E se siamo genitori? Questa nostra capacità di orientamento la dobbia-mo trasferire sui nostri figli per aiutarli a crescere, a scegliere e a divenire le donne e gli uomini felici di domani. L’azione dell’orientare è strettamente colle-gata a quella dell’educare. Il verbo educare deriva dal latino: ex-ducere=trarre fuori. Il compito dei genitori è di cavare dai propri figli le loro potenzialità migliori, cioè i loro punti forti, considerando anche i punti de-boli e ascoltando i loro sogni. Abbiamo la funzione di indicare la direzione e da questo dovremmo partire nel processo di scelta scolastica, individuando e valoriz-zando le loro attitudini e i loro talenti. La funzione della madre e del padre può essere vista come uno “spec-chio” che restituisce un’immagine affidabile, riflessiva, buona di sé. Il tutto va soppesato e insieme ai figli vanno valutate quali sono le scelte da operare e perciò quali scuole selezionare.

Si tratta, sostanzialmente, di identificare ciò a cui dare importanza, quali valori mettere in primo piano. Orientare significa indirizzare e non scegliere per gli altri, manipolando le loro decisioni o, al contrario, la-sciarli totalmente liberi e soli di decidere senza espe-rienza e maturità. I genitori hanno una forte influen-za, e quindi responsabilità, sull’orientamento e sulla maturazione umana e professionale futura dei propri ragazzi. Le attese, le ansie, i desideri e i progetti, che i genitori nutrono nei confronti dei figli, possono anche inibire, rallentare o deviare il processo di crescita e di progettazione autonoma del loro sviluppo. Pertanto il compito principale della famiglia è quello di sostenere i figli, offrendo loro la presenza, l’accompagnamento e la disponibilità alla discussione per aiutarli a trovare la loro strada valutando le concrete possibilità che la realtà odierna può offrire. Si tratta, comunque, di una scommessa sul futuro personale e sociale.

Anche i fratelli più maturi, con le loro esperienze già vissute, costituiscono risorsa e riferimento per i fratelli minori. Informarsi insieme riguardo agli istituti

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| Copertina del testo dell’Isp. Rondanini, vedi pagina accanto

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scolastici esistenti sul territorio e analizzare le infor-mazioni è il compito che insieme ci si assume e che rinforza le relazioni interne alla famiglia assumendosi la responsabilità di un futuro condiviso.

Partecipare agli incontri formativi, agli open-day e ai campus che sono organizzati da tutti gli istituti su-periori, consultare il sito del ministero dell’Istruzione: www.cercalatuascuola.istruzione.it sono alcuni dei passi concreti per realizzare scelte equilibrate e con-sapevoli.

I nostri figli vanno aiutati, sostenuti e attrezzati per affrontare le possibili difficoltà, gli eventuali in-successi scolastici e per superare gli ostacoli che nel corso degli anni potranno incontrare lungo il loro cam-mino. Fondamentale è la collaborazione tra genitori e docenti, per costruire una “alleanza educativa”, avendo, innanzitutto, fiducia nel giudizio degli inse-gnanti che hanno realizzato con i nostri figli un lungo percorso di orientamento.

Non va squalificato il loro parere se è diverso dal nostro, ma bisogna interloquire per cercare di com-prendere le ragioni profonde del consiglio orientativo ricevuto. Così facendo aiuteremo i nostri giovani a orientarsi in autonomia e consapevolezza. Il successo scolastico è il risultato combinato di tre fattori: una scuola di qualità, una forte motivazione e un efficace metodo si studio.

Qualora non si fosse fatta la scelta giusta, nel

primo bimestre del nuovo anno scolastico le scuole superiori attuano il percorso di ri-orientamento verso altri corsi o altri istituti. Infatti, esistono progetti–pas-serella: nei quali si può, prima del mese di dicembre, cambiare percorso di studi senza perdere l’anno sco-lastico. Attenzione però all’effetto-zapping, cioè pen-sare solo al cambiamento di scuola per la soluzione dei problemi riscontrati.

Come per riparare un oggetto o per realizzarlo ex-nuovo, abbiamo bisogno della “cassetta degli at-trezzi”, così per avere successo nella nuova scuola i ragazzi, devono possedere un bagaglio iniziale di conoscenze, di abilità e di competenze che permetta loro di intraprendere positivamente il percorso scola-stico. Esse sono state acquisite nel corso degli studi precedenti e fungono da base per apprendere nuove conoscenze. Come detto vi è la necessità di un ap-propriato e “personalizzato” metodo di studio che è la chiave della realizzazione del successo scolastico. Unito all’aspetto motivazionale consente generalmen-te di:”andare bene in qualsiasi scuola”.

Anche e soprattutto come associazione genitori auguriamo agli studenti e alle famiglie di centrare il lo-ro obiettivo. La vita è una e anche queste scelte pos-sono configurare un futuro sereno di positiva realizza-zione per i nostri figli con un contributo importante per l’intera società.

Un testoper insegnare in Danimarcal’integrazionedegli alunni disabili nelle scuoledi Giuseppe Adriano Rossi

Luciano Rondanini, ispettore scolastico e attual-mente “provveditore agli studi” a Piacenza si occupa da anni del problema dell’integrazione scolastica de-gli alunni disabili, a cui ha dedicato puntuali e innova-tive pubblicazioni. Agli inizi dello scorso mese di dicem-bre è stato pubblicato in Danimarca un suo volume “Hjerte og Intellekt “ – “Cuore e mente” -, che riprende due testi di Rondanini: “Quello sguardo sottile” e “La cura curante”. Gli studi sono stati rivisti e aggiornati per un contesto, come quello danese, in cui la stragrande maggioranza dei bambini in situazione di handicap è tuttora accolta in appositi istituti, nelle scuole speciali, nelle sezioni e nelle classi differenziali.

Nel libro in danese vengono affrontati in forma narrativa molti dei problemi che hanno contrassegna-to l’esperienza dell’integrazione italiana e sono nel contempo delineati i compiti che dovranno essere svi-luppati nel breve periodo. Il volume “Hjerte og Intellekt”, che reca come sottotitolo “Nell’educazione dei ragazzi disabili - storie di incontri e disincontri. Il progetto di vita e la cura educativa”, si inserisce in un intenso dibattito che sta coinvolgendo istituzioni, scuole, servizi, docenti, educatori e genitori della Danimarca, la terra di Ander-sen e della “Sirenetta”. Infatti in quel Paese è comincia-to un cammino di graduale inserimento degli alunni con disabilità nelle classi comuni. Si tratta  di un’azione  ancora molto timida, ma destinata a intensificarsi nel prossimi anni.

Rondanini da oltre un decennio ha seguito mol-te delegazioni danesi venute in Italia per conoscere il modello d’inclusione attuato nel nostro Paese e il suo testo certamente costituirà in Danimarca uno dei riferi-menti di lavoro e di formazione degli operatori presenti negli Enti Locali, nei servizi sanitari, nei centri psicope-dagogici, nelle organizzazioni sindacali, nelle scuole e nelle associazioni delle famiglie. L’autore, che ha avuto modo di incontrare in Danimarca docenti, responsabili amministrativi, genitori, insegnanti, presenterà il suo li-bro a Copenaghen nella prossima primavera.

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Dal salvadanaio agli investimenti Cittadinanza economica a scuolaSecondo l’indagine del Consorzio PattiChiari, l’86% degli istituti chiede che l’educazione finanziaria entri a fare parte della programmazione scolastica

La terza edizione del rapporto “Le esperienze di educazione alla cittadinanza economica. Indagine sulla realtà italiana nel contesto internazionale” realizzata dalla Fondazione Rosselli, in collaborazione con il Con-sorzio PattiChiari, racconta come la principale conqui-sta di questi anni sul fronte dell’educazione economico-finanziaria sia l’acquisizione di una consapevolezza da parte di tutti gli attori coinvolti. Un esempio? Il 97% de-gli Istituti partecipanti alla ricerca condivide l’idea che le istituzioni scolastiche, insieme alle famiglie, abbiano una responsabilità diretta nell’avviare un processo edu-cativo in ambito economico.

Negli ultimi anni il tema della educazione alla cul-tura economico-finanziaria ha assunto una crescente importanza, specialmente in relazione alla profonda crisi economica attuale. In tutti i Paesi del mondo e in modo particolare in Europa, emerge la necessità di da-re sistematicamente, soprattutto a coloro che saranno i futuri cittadini, informazioni e strumenti per gestire nella quotidianità il proprio impiego del denaro.  Numerose istituzioni politiche e finanziarie dei Paesi industrializza-ti, in particolare l’Ocse, si sono date l’obiettivo di incre-mentare il livello della cultura economico-finanziaria dei cittadini.

La ricerca, patrocinata dal Ministero dell’Università e della Ricerca e rivolta a tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado con la sola esclusione delle materne, ha coinvolto un campione di 2.097 istituti che hanno rispo-

sto presentando la propria esperienza didattica in tema di cittadinanza economica. I risultati hanno confermato una linea di tendenza importante: i progetti educativi di cittadinanza economica sono presenti nel 41% delle scuole considerate - nel 91,8% dei casi sono inseriti nel Piano di Offerta Formativa dell’Istituto (Pof) - con una maggiore incidenza al Nord (45,8%) rispetto a Centro, Sud e Isole. Le scuole superiori hanno attivato e sono state più coinvolte dalle iniziative (62%) rispetto agli al-tri livelli scolastici.

La quasi totalità  delle scuole (86%)  ritiene che  i programmi educativi in ambito economico e finanzia-rio  debbano essere integrati nella programmazione scolastica annuale a partire dalle scuole primarie  fino alle scuole secondarie (48% dei partecipanti). I con-tenuti sviluppati nell’ambito dei programmi formativi dedicati alle scuole sono diversificati in base al livello scolastico e vanno dalla semplice alfabetizzazione sull’uso del denaro e i prezzi alla conoscenza della mo-neta, dalla gestione del budget, al sovra indebitamento, dalla previdenza al rischio finanziario, con la finalità di stimolare attitudini e competenze all’utilizzo consape-vole del denaro.

La ricerca ha coinvolto anche le famiglie

Pare che in famiglia si parli poco dell’ammontare degli stipendi e solo qualche volta si accenni alle entra-te mensili o alle grandi spese da sostenere; per contro si parla spesso delle spese mensili per la vita quoti-diana. Emerge quindi un atteggiamento per certi versi ancora inibito rispetto al parlare del denaro in famiglia, pur a fronte di un 56% di genitori che non è d’accordo nell’affermare che se i figli sapessero le entrate della famiglia poi chiederebbero più soldi, di un 41% che ritiene che se i figli sapessero le entrate della famiglia imparerebbero a spendere, o di un 39% che si dichiara per niente d’accordo col fatto che i figli non sappiano i guadagni dei genitori.

Nella ricerca è stato organizzato un focus specifico con i genitori, al quale ha partecipato anche l’Age: dal confronto effettuato emerge come l’assenza di forma-zione economica dei figli e l’uso sempre più virtuale del denaro rischino di farne perdere di vista il valore alle nuove generazioni. Un aspetto potenzialmente critico, se si considera che si va sempre più allargando la forbice tra difficoltà di trasmissione di conoscenze e compe-

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tenze economiche tra genitori e figli e il fatto che questi dovranno affrontare un modo economico differente da quello dei propri genitori, accumulando più risparmi per coprire periodi di vita pensionistica più lunghi. L’assenza di educazione economica e finanziaria porta alla manca-ta trasmissione di una competenza di vita ritenuta ormai indispensabile per una piena cittadinanza.

«Non dobbiamo creare nelle scuole e nelle fami-glie buoni economisti – ha dichiarato il presidente del Consorzio Patti Chiari, Filippo Cavazzuti, all’interno del seminario conclusivo della ricerca, svoltosi a Roma in Palazzo Altieri – ma dobbiamo offrire gli strumenti essenziali per la comprensione di un quotidiano e per la gestione intelligenze di scelte personali nell’utilizzo del proprio denaro». Al seminario hanno partecipato esperti di più realtà, quali Banca d’Italia, Istat, fondazioni ban-carie, scuole, Guardia di Finanza: tutti gli interventi han-no sottolineato la necessità che i ragazzi, fin dai primi anni, abbiano maggiore consapevolezza e conoscenza in campo economico.

Fra gli altri, il generale Raffaele Romano, della Guardia di Finanza, ha descritto gli sforzi svolti, in cen-tinaia di scuole, per educare alla legalità economica. Giovanna Paladino, direttore del Museo del Rispar-mio di Torino (esperienza da conoscere e visitare!) ha

mostrato la possibilità che i ragazzi si divertano con l’economia e che, in seguito alla conoscenza, possano modificare il proprio stile di vita.

Il presidente dell’Age, Davide Guarneri, condivi-dendo l’opportunità di proporre iniziative di educazione economica nelle scuole, ha evidenziato le dimensioni dell’economia che possono interessare diverse pro-spettive disciplinari, quali la storia, la geografia, l’edu-cazione civica, la letteratura, l’etica, poiché economia può anche significare una riflessione su uso, riuso e ri-ciclo, sul lavoro “ben fatto”, sulla dignità della persona, sui processi di globalizzazione.

Da genitori, infine, dobbiamo sottolineare che l’economia deve essere legata alla responsabilità, alla consapevolezza del senso del limite e alla sostenibilità: l’educazione economica inizia con le prime responsabi-lità, piccole, nella fanciullezza, e giunge alla compren-sione, più adulta, dei fatti di cronaca quotidiani, che parlano di spread, di banche, di legalità. Molte scuole ammettono di non avere coinvolto le famiglie nei loro percorsi: occasioni mancate per una scuola aperta al lavoro e al territorio. Anche il tema della cittadinanza economica, da inserire, a parere di tutti, nell’ambito dei percorsi di “Cittadinanza e costituzione”, potrà divenire un terreno fertile di incontro con i genitori.

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Stampa GIOVANI ED EDUCAZIONE

Se il lavoro diventa un miraggio I millennials messi sotto la lenteI ragazzi che hanno raggiunto i 18 anni nel nuovo millennio sono diventati oggetto di studio di una grande ricerca longitudinale dell’Istituto G. Toniolo

di gianni nicolì

Studiamo il mondo dei giovani perché li amia-mo, sono i nostri figli, il futuro. Così l’Istituto Toniolo, l’ente fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il Contributo della Fondazione Cariplo, ha sviluppato una ricerca quinquennale sulla cosiddetta generazione dei “millennials” cioè di coloro che hanno raggiunto i 18 anni nel nuovo millennio.

La ricerca, della quale si possono attingere i dati su www.rapportogiovani.it, è svolta con interviste tele-foniche e dal vivo su un campione di 9.000 persone dai 18 ai 29 anni, che ne avranno 34 a fine studio. I cinque temi generali affrontati sono di cruciale interesse per i rapporti del mondo giovanile con l’autonomia, la fami-glia, il lavoro, la scuola e le istituzioni. I risultati dicono cose già conosciute, ma anche particolari nuovi e inte-ressanti da approfondire.

L’8 febbraio si è tenuto a Milano, nella sede dell’I-stituto, uno dei convegni di approfondimento sul tema “Giovani e lavoro”. L’argomento è particolarmente pro-blematico nell’attuale situazione italiana: «La crisi eco-nomica ha aggravato la condizione dei giovani italiani peggiorando le opportunità di trovare un’occupazione, di stabilizzare il percorso lavorativo, di realizzare le condizioni per conquistare una propria autonomia dalla famiglia di origine e di formare un proprio nucleo fami-liare – si legge nel sito della ricerca -. La disoccupazio-ne giovanile ha raggiunto negli ultimi mesi livelli record. Inoltre l’Italia è tra i Paesi europei con più basso tasso di occupazione giovanile e più elevata quota di Neet, ovvero di under 30 che non studiano e non lavorano». Insieme a Paola Bignardi, pedagogista e coordinatri-ce del progetto, e alla psicologa Elena Marta Rizzi, a commentare i dati sono intervenuti il sociologo Vin-cenzo Cesareo e l’economista Luigi Campiglio, en-trambi docenti dell’ateneo cattolico. Con loro il presi-dente del Forum delle associazioni familiari Francesco Belletti e, per l’Age, Gianni Nicolì.

Nella discussione si sono condivisi alcuni punti. Il contesto sociale attuale, di fatto, favorisce gli adul-ti già inseriti e frena l’inserimento dei giovani, anche qualificati, scaricando su di loro contraddizioni siste-miche non risolte. Inoltre si è ragionato sul principio indiscutibile, legittimo e doveroso, di aspirazione alla realizzazione personale distinguendola da quella forte-

mente marcata da individualismo soggettivo e carente di visione ideale e pro sociale. Il senso di forte incer-tezza porta molti giovani a mettere in atto strategie e approcci che necessitano di adeguata ricomposizione delle varie e frastagliate esperienze di lavoro che sono costretti a svolgere.

Ciò porta ad una scarsa progettualità sui tempi medio lunghi, dovuta alla necessità di sopravvivenza, e soprattutto del “non sviluppo” di una identità profes-sionale netta. Si delinea il profilo di soggetti chiamati a maturare e coniugare competenze diverse in una sinte-si storicamente del tutto nuova.

Si è rilevato come non vi sia diretto successo lavorativo tra lo studio e la riuscita sociale, soprat-tutto nelle fasce di media formazione, e come oggi si cerchi e si trovi impiego in un mercato internazionale globale, favoriti nella ricerca dai sistemi informatici. Questa situazione sta creando alcune novità: una nuo-va emigrazione, obbligata e di qualità, un riflusso e/o ritorno su modelli tradizionali e familistici, un appoggio consistente, con rientri nel nucleo familiare di origine. Secondo il professor Campiglio si può parlare di eco-nomia caratterizzata da “cicatrici” perché manca un corretto sostegno (welfare) ai giovani per aiutarli nella spinta iniziale e perché sono apprezzabili i loro sforzi nel tentare una conquista di fronte a un meccanismo che, in stato di crisi recessiva, li respinge. Questa lace-razione porta a uno scollamento tra le istanze dell’indi-viduo e quelle della società in cui vive.

Dal fronte dei genitori è arrivato il richiamo alla ridefinizione dei valori simbolici sui quali si è fondata la nostra società per risignificare gli standard di appaga-mento e felicità che danno senso alla vita. La gran par-te dei comportamenti, anche e soprattutto economici, è attivata in base alle motivazioni profonde e agli obiet-tivi che si vogliono raggiungere. Lo scarto negativo tra le intenzioni, l’investimento e i risultati sono spesso la fonte di frustrazione, ripiegamento su se stessi e di infelicità percepita; anche se non sempre vanno letti come insuccessi, ma come possibili fasi evolutive che chiedono convinta perseveranza. Sempre più il ruolo dei genitori si qualifica come quel supporto indispen-sabile per dare “terra ferma” ai nostri figli fin quando potranno accedere alle leve decisionali ed attivare (o meglio riattivare) loro il volano dell’economia, si spera più equa e dal profilo più umano.

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Age, viaggio verso il congresso con le parole che fanno l’identitàA settembre a Montesilvano l’associazione vivrà uno dei momenti chiave della sua esperienza. Un’occasione per richiamare le parole dello Statuto

In vista del XIV Congresso nazionale della nostra Associazione, che si terrà a Montesilvano (Pescara) nei giorni 27-29 settembre, momento particolarmente opportuno per ripercorrere le ragioni fondanti il nostro operare, presentiamo, in questo e nei prossimi numeri di AGestampa, alcuni spunti di riflessione. Partiamo dalla riproposizione dell’articolo 4 dello Statuto, che definisce l’identità, ripercorrendo le parole di due au-torevolissimi commentatori: monsignor Piero Coda, oggi professore di teologia dogmatica nella Pontificia Università Lateranense e preside dell’Istituto Universitario “Sophia” (tenne un intervento all’Age del 1989) e mons. Giacomo Canobbio, professore di teologia sistematica nella Facoltà teologica dell’Italia settentriona-le e direttore della collana “Novecento teologico” dell’editrice Morcelliana (per l’Age è intervenuto nel corso del quarantennale, nel 2009).

ART. 4 - IDENTITÀ

L’Associazione Italiana Genitori AGe è indipen-dente da ogni movimento politico e confessionale, nel rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione Italiana, dalle Dichiarazioni universali dei Diritti dell’Uomo e del Fanciullo e dell’Etica cristiana.

Commentando l’articolo 4 dello Statuto, Piero Coda, dopo avere proposto l’attualità e il senso del raccogliersi, come genitori, in associazione, in quanto espressione del diritto-dovere educativo, fondava nel sacerdozio battesimale, che accomuna tutti i cristiani, il valore dell’apostolato dei laici che, esprimendosi in for-ma associativa, contribuisce alla trasformazione dell’am-biente e della società, possibile “solo con l’opera non tanto dei singoli quanto di un “soggetto sociale”, ossia di un gruppo, di una comunità, di un’associazione, di un movimento. Ciò è particolarmente vero nel contesto del-la società pluralistica e frantumata com’è quella attuale in tante parti del mondo e di fronte a problemi divenuti enormemente complessi e difficili.”

Il terzo punto della relazione aveva un titolo di per sé già chiarificante: legittimità, significato e convenienza della “aconfessionalità” dell’ A.Ge. Scorriamo il testo.

Per intendere rettamente il significato e l’intenzio-nalità di questa caratteristica peculiare dell’Associazio-ne, occorre ricordare non solo il dettato dell’art. 4 dello statuto, ma anche quanto specificato a suo commento nel 6° Congresso, secondo cui «l’Age è un’Associazione che, in piena autonomia, opera nel sociale, ispirandosi ai valori cristiani» (Atti, pp. 317-319), il che presuppone quella precisa «scelta di campo nell’area culturale catto-lica” già operata dal 3° Congresso del 1978.

Su questa base, occorre debitamente approfondire l’esatto significato dell’autonomia di cui l’Age per Statuto intende godere, quello del suo riferimento all’etica cri-

stiana, nel rispetto del pluralismo delle opzioni religiose dei propri aderenti.

Circa l’esatto significato dell’autonomia, essa va intesa nel significato espresso dal Concilio Vaticano Il: non come indipendenza di valutazione e di azione etico-religiosa del laico nell’ordine temporale, ma come consistenza propria, all’interno dell’unica economia della salvezza, del temporale, e come legittima autonomia di discernimento e di azione dei laici in esso, nella luce del-le indicazioni magisteriali… Ai laici tocca assumere l’in-staurazione dell’ordine temporale come compito proprio e, in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operare diret-tamente in modo concreto; come cittadini cooperare con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità; cercare dappertutto e in ogni cosa la giustizia del regno di Dio.

Così precisato il significato dell’autonomia dell’a-zione dei laici nel temporale, si precisa per sé anche il significato del riferimento all’etica cristiana. Tale riferi-mento è vincolante, in quanto i fedeli laici, aggregati in una Associazione che opera nel temporale, hanno come loro necessario punto di riferimento gli orientamenti etici che scaturiscono dal vangelo e che sono interpretati dal magistero. Il riferimento all’etica cristiana è opportuno e utilissimo, perché è proprio sul terreno etico che posso-no essere individuati dei punti comuni di riferimento e di azione con chi, pur non condividendo la fede cristiana, è mosso da sincera ricerca della verità e del bene della persona e della società.

In tal senso, la conditio sine qua non etica (non giuridico-organizzativa) di appartenenza all’Age è la con-divisione degli orientamenti etici fondamentali che pro-manano da una retta coscienza, nello spirito della Costi-tuzione Italiane, e, per chi partecipa della fede cristiana, sono confermati e illuminati dal vangelo e dal magistero

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Stampa Stampa26 VERSO IL CONGRESSO / SPAZIO AGE

della Chiesa.Il riferimento all’etica cristiana quanto al rispetto

del pluralismo delle opzioni di fede degli aderenti, esso è giustificato e pastoralmente opportuno: è giustificato in virtù di quella corretta e necessaria autonomia di cui il fedele laico gode nella sua azione nel temporale, per cui è chiamato a cooperare con chi non partecipa della sua fede, ma condivide gli orientamenti etici e gli obiettivi concreti della sua azione.

Monsignor Giacomo Canobbio, nel corso del suo intervento per i quarant’anni dell’Age, ricordando come i genitori siano espressione della “cura” per l’essere umano, di cui ognuno di noi ha bisogno per esistere, de-lineava il senso di un’associazione di chi è nativamente chiamato a prendersi cura, cioè di un’associazione di genitori. Un’associazione di genitori è espressione della

“nuova” società introdotta da Gesù: va oltre i confini dell’appartenenza ecclesiale, poiché la visione antropo-logica introdotta da Gesù raggiunge l’umano in generale.

L’Age, secondo Canobbio, in quanto corpo inter-medio della società, supera le appartenenze partitiche: oltre la riduzione del politico al partitico, può essere laboratorio sperimentale di un impegno comune fra credenti e non credenti. Un’associazione di genitori è esperienza di corresponsabilità: accettando le sfide del tempo, non c’è qualcuno che sta a guardare.

Infine, la definizione statutaria delinea l’associa-zione quale luogo e strumento di creazione di un ethos condiviso, in vista della formazione. Parole molto impe-gnative che, guardando ai quarant’anni di un’associa-zione nata dal Concilio Vaticano II, la provocano ancora oggi, nella complessità del nostro tempo.

MarmiroloSolidarietà in piazza peraiutare chi non ce la fa

La sofferenza, il disagio, la difficoltà economica, vissuti nel silenzio, perché la dignità umana prevale. Si moltiplicano anche nel nostro paese i casi di chi, a causa della crisi, non ce la fa: perdita del lavoro, fatica nel garantire anche il “cibo quotidiano” ai propri figli. Le richieste di aiuto provenienti dalle famiglie vengono sussurrate ai Servizi Sociali del Comune o alla Parroc-chia, ed il non venirne a conoscenza può essere inter-

pretato come indifferenza di una comunità.Questo non può succedere a Marmirolo, un pae-

se generoso.Il Mercatino di Natale in piazza ha rappresentato

l’occasione per una iniziativa di solidarietà proposta dall’Age in collaborazione con la parrocchia, che ha vi-sto protagonisti i bambini delle Comunità di Marmirolo, Pozzolo, Marengo e Soave. Cogliendo l’Sos di Babbo Natale, i piccoli hanno donato i loro giochi e i loro libri e li hanno messi in vendita. Sono stati così raccolti i primi fondi che consentiranno alla Caritas dell’Unità Pastorale di acquistare alimenti, medicinali e generi di prima necessità per i bambini meno fortunati del nostro paese.

Ci sono altri progetti in cantiere: tutte le As-sociazioni di Volontariato si sono unite nell’intento di organizzare una tre giorni di Festa Solidale che si terrà nel mese di Luglio. Varie attrazioni animeranno il paese e tutti i proventi raccolti aiuteranno le famiglie Marmirolesi non solo economicamente, ma soprattutto a sentirsi amate.

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Stampa Stampa 27SPAZIO AGE

MirandolaTerremoto, ancora aiuti a Mirandola

Continua la grande azione di solidarietà e l’im-pegno a favore delle popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto. Il 1° febbraio alcuni componenti il Consi-glio direttivo di Age e Cif sono andati a Mirandola per consegnare giochi e libri, frutto di donazioni di soci di Reggio Emilia, presso la scuola dell’infanzia “Don Riccardo Adani” in cui operano le Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata di Gandino. Successiva-mente accompagnati da Maurella Malaguti, i rap-presentanti Age e Cif hanno effettuato un sopralluogo nel centro storico di Mirandola dove hanno potuto osservare i gravissimi danni al patrimonio artistico e storico, nonché le tante abitazioni dichiarate inagibili e che gli abitanti hanno dovuto abbandonare.

| Sr Edvige della Scuola Don Adani

| Della chiesa di S. Francesco, dove sono sepolti

Pico della Miradola e la sua famiglia, è rimasta in piedi

solo la facciata e parte della navata laterale che accoglie i resti mortali dei Pico

AnconaScuola Genitori Per diventare responsabili

di Romano LacerraNell’anno 2012 l’Assessorato alle Politiche Familiari della

Regione Marche mise in bilancio una considerevole somma per progetti di scuola per genitori a cui Enti e Associazioni potevano accedere liberamente. Fu un successo di inizia-tive e per l’Age di Ancona un corso di scuola genitori speciale che, per una serie di coin-cidenze, fu realiz-zato nel comune di Camerata Picena

anziché nel capoluogo. La proposta trovò disponibilità, acco-glienza, interesse da parte delle Istituzioni e dei partecipanti (genitori e non solo) provenienti anche da località limitrofe. Emersero molte proposte per nuovi incontri.

A distanza di un anno ll’Age ha raccolto tutte queste richieste e le ha sintetizzate nella Scuola genitori 2013 che ha preso il via nel mese di febbraio e continuerà nel mese di marzo, con la conduzione di esperti di grande esperienza in campo medico, sociale, istituzionale. Ogni incontro non sarà solo ascolto ma dialogo aperto e approfondimento di fatti ed esperienze vissuti da chi ha fatto, oltre alla propria professio-ne, una continua ricerca di senso e una costante operatività a favore dei giovani e della famiglia. .

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GalatinaComunicazione multimediale

Genitori e figli a scuola insieme

Genitori e figli insieme a scuola di comunicazione multi-mediale: è l’esperienza promossa dall’Age di Galatina, in colla-borazione con il 2° polo Istituto Comprensivo. Un progetto ri-volto ai genitori e agli alunni della scuola secondaria di 1° gra-do di Noha (Galatina) per rafforzare le competenze, costruire e valorizzare la funzione di partnership fra scuola e famiglia.

“Media education a scuola e in famiglia” ha inteso of-frire un percorso di riflessione e di confronto interdisciplinare e interistituzionale, in grado di favorire una valida concertazione

delle progettualità educative e formative fra scuola, famiglia e territorio. In questa ottica, il percorso formativo ha voluto for-nire ai soggetti coinvolti, genitori e figli, non solo competenze tecniche sull’uso dei media, ma anche abilità di lettura e di in-terpretazione critica dei contenuti e del sistema di produzione, distribuzione e ricezione dei media.

A conclusione del progetto genitori e ragazzi si sono

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AcerraWorld in contact, scambio tra studenti

di Marinella Paesano

L’Age Acerra, in collaborazione con il centro culturale Progetto Lingue della città e il circolo universitario di Afragola, nell’ambito del programma Move impact dell’ Aiesec, ha pro-mosso un’iniziativa di scambio culturale tra i ragazzi del posto e giovani di varie nazionalità che partecipano al programma. L’iniziativa che si protrarrà fino ad ottobre con vari gruppi di studenti (cambiano ogni 6/7 settimane) tra Afragola ed Acerra ha una duplice finalità: lo scambio culturale e di relazione tra gli studenti; e la possibilità di far conoscere le bellezze e la sto-ria della nostra cittadina.

La prima giornata di incontro (29 gennaio) ha visto pro-tagonisti cinque studentesse provenienti da diversi Paesi (Cina, Egitto e Tunisia) che hanno interagito con studentesse del liceo di Acerra. Sotto l’impeccabile regia di Annamaria, traduttrice e nostra associata, le ragazze sono state divise in coppie in modo da farle parlare tra loro in inglese. Le nostre ragazze hanno fatto da cicerone per le strade cittadine, fino ad arrivare al museo di Pulcinella. Ad attenderci con la consueta simpatia e professionalità la dottoressa Fatigati che ha spiegato passo dopo passo agli interessati studenti la storia e la maschera del simbolo della città. Interessante anche la visita del museo della civiltà contadina dove sono state visitate le stanze che ripren-

devano fedelmente quelle tipiche della tradizione contadina acerrana.

Giunti all’ora del pranzo (lunch) ecco che le mamme age si sono sbizzarrite per far degustare agli ospiti i migliori piatti della tradizione. Lasagne, pasta e fagioli, rustici di ogni tipo, salsicce e friarielli e per finire un dolce tipico: il migliaccio. Bel-lissimo è stato notare come i ragazzi si sono subito integrati e hanno conversato tra loro dandosi i riferimenti che la moderna tecnologia permette (facebook -mail- twitter,etc) per rimanere in contatto.

Il 13 febbraio si è tenuto il secondo viaggio per conoscere la città e per far interagire i giovani. Con la partecipazione della diocesi di Acerra che ha risposto con entusiasmo organizzando l’itinerario per la giornata. L’associazione come mezzo, non come fine, a beneficio della comunità. Questo è l’Age. Fieri di farne parte. Il viaggio continua.

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RendeUn 25esimo nel nome dell’educazione

di Luigina Papalino

“L’arte dell’educare” è il titolo del convegno che si è tenuto a Rende, presso il Museo del Presente, per celebrare il venticinquesimo anniversario dell’Age locale. Diversi i relatori che hanno partecipato all’incontro, tra i quali il presidente na-zionale Davide Guarneri che ha accettato l’invito rivoltogli da Carmelina Mastroianni, presidente dell’Age di Rende. Il presi-dente nazionale ha posto in essere diversi spunti di riflessione sulla sfida educativa in famiglia che “sta bene e male nello stesso tempo”, sta vivendo, cioè, un momento di cambiamento ma rimane, pur sempre, il luogo dove le persone creano lega-mi affettivi duraturi. Attualmente ci sono, in Italia, 24milioni e 500mila famiglie di varia tipologia in quanto alle famiglie tradizionali si sono accostate nuove forme di aggregazione e di convivenza familiare. Dai colloqui con i ragazzi emerge la domanda educativa rivolta agli adulti che hanno il compito dell’educazione. La relazione educativa è caratterizzata dall’a-more in famiglia. È proprio in famiglia che si educa. Il clima di

accoglienza e fiducia permette di dare voce ai sentimenti e lascia spazio all’autonomia. Il confronto in famiglia comporta regole per il rispetto degli altri, s’impara, così, a rapportarsi con le norme, con l’autorità e la legalità. L’autorevolezza dei genitori vissuta nell’amore fa crescere i figli con sani principi morali e sociali. Spetta, quindi, al genitore far capire al proprio figlio che crescere è difficile e faticoso e non dire che tutto è bello, tutto è semplice, tutto è facile, tutto si raggiunge senza difficoltà, altrimenti i ragazzi cercano scorciatoie, si pensi all’alcool e alla droga, al doping nello sport, all’estasi per le re-lazioni interpersonali. Oggi, purtroppo, nella mente dei giovani prende corpo una nuova dea: la Facilità.

Davide Guarneri cita l’articolo del giornalista Marco Lo-doli: «Un demone travestito che soppianta il più benevolo nume della Semplicità, concepita come complessità risolta nella fatica quotidiana. Al suo posto domina l’idiotismo analfabeta e televisivo, la mitologia dell’abbronzatura perenne e del sorriso sui volti dei nuovi modelli giunti in alto senza tirocineo». Il mes-saggio che passa ai giovani è: meno studi, meno ti impegni più sei certo di fare il tronista in Tv, più sei cretino e più hai un futuro. È compito dei genitori sfatare questi luoghi comuni. Dal dibattito emerge che la famiglia, da sola, non basta come la scuola o la chiesa. È necessario aprirsi e cooperare tra fa-miglie ecco, quindi, il valore dell’associazione: creare una rete per condividere progetti e fare proposte. L’educazione diventa, così, un’impresa comunitaria.

Si devono sedurre i ragazzi, afferma Cesare Perrotta, non perdere di vista la persona ma darle centralità. Oggi i giovani non hanno progetti di vita a causa del momento di crisi che la società sta vivendo. Si parla, solo, delle negatività che

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dati appuntamento a scuola per confrontarsi sull’esperienza e presentare, alla presenza della dirigente Eleonora Longo, degli insegnanti della scuola e dei genitori i risultati dell’atti-vità laboratoriale. Molto interesse ha destato la relazione della professoressa Lucia Ostion che ha curato e diretto il labora-torio dei genitori. È seguita poi la relazione della professoressa Barbara Coluccia che ha curato il laboratorio dei ragazzi, pre-sentando il prodotto dell’attività svolta. I ragazzi hanno dimo-strato, innanzitutto, le loro conoscenze di internet e la capacità d’interagire con i nuovi sistemi di comunicazione, suscitando sorpresa e meraviglia negli stessi genitori, i quali si sono resi conto delle distanze siderali che li separano dai figli, in termini di conoscenza e utilizzo del computer. Successivamente sono stati proiettati i video che gli stessi ragazzi hanno realizzato nell’attività laboratoriale. La particolarità dell’esperienza: il laboratorio dei ragazzi era formato dai figli di quei genitori che hanno partecipato al laboratorio degli adulti. Durante l’incontro conclusivo si è sviluppato un dibattito e i genitori hanno mani-festato un certo imbarazzo per l’inadeguatezza delle loro com-petenze in campo multimediale, con le conseguenti difficoltà ad essere puntuali protagonisti attivi della crescita e formazio-ne dei propri figli.

Genitori e ragazzi spinti dal bisogno di conoscere e approfondire il mondo di Internet, dei social network e in ge-

nerale della complessa comunicazione multimediale, guidati da esperti, hanno scoperto un mondo accattivante ma, nello stes-so tempo, altrettanto pericoloso per la facilità di raggiungere luoghi e persone distanti e diverse senza possibilità di controllo e di verifica. Da qui la preoccupazione dei genitori per i possi-bili pericoli cui i propri figli sono esposti. Al termine dell’incon-tro i genitori hanno espresso il desiderio di poter continuare l’esperienza, nelle prossime attività di formazione dell’Age e della scuola sul tema.

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angosciano e fanno perdere la fiducia nella vita. Spetta, per-tanto, agli adulti sollecitarli ad accrescere le loro competenze,

aiutarli a superare le paure, proporre tutto ciò che è positivo e dirgli che il bene esiste. Per fare tutto ciò è necessaria la forza dell’esempio e poiché i ragazzi osservano gli adulti, essi devo-no essere modelli credibili e avere la concretezza dei valori che trasmettono. Il relatore Carlo Rango, docente dell’Università della Calabria, disquisisce su questo tema antico com’è antico l’uomo e traccia una cornice alla complessità dell’argomento. Egli afferma che l’arte di educare si coniuga con la filosofia e la scienza. Con la filosofia tornano i concetti di persona e di ragione. La scienza, invece, pone una riflessione sulla com-plessità dei fattori educativi. A conclusione della serata Carme-lina Mastroianni ringrazia i soci fondatori, i dirigenti scolastici, don Aldo Giovinco, per la disponibilità nell’attuare tutte le iniziative proposte dall’associazione che ha operato con entu-siasmo e passione, impegno e profondo amore. Tutte le attività svolte dall’Age nel corso di questi anni sono state raccolte in

un opuscolo presentato, in questa occasione, dalla profes-soressa Pasqualina Rao. Infine il dirigente scolastico Elisa Policicchio premia alcuni alunni del Liceo Scientifico Statale

“Pitagora” di Rende, vincitori del concorso letterario.

PalermoFibrosi cistica, un progetto e una toccante testimonianza

Un progetto pluriennale nato da un’idea dell’Age “G. Pitrè” e condivisa con interesse e spirito di solidarietà da diversi enti che già offrono, a vario titolo, il proprio servizio al territorio. Primo passo dell’iniziativa, lo scorso 26 gen-naio, il convegno “La fibrosi cistica: attualità e prospettive. Insieme possiamo combatterla”, che si è tenuto presso il Cerisdi – Castello Utveggio di Palermo. L’organizzazione del convegno è stata una gara di solidarietà tra i componenti di questo straordinario gruppo di lavoro ed è doveroso precisare che tutti gli interventi sono stati offerti volontariamente dagli esperti, anche da chi proveniva da altre città.

Un risultato rilevante del convegno è la “rete della solidarietà” che si è creata e che continua ad arricchirsi grazie all’interesse che genera questo ambizioso e impegna-tivo progetto. Le fasi successive al convegno hanno come obiettivo l’individuazione e la ricerca di soggetti portatori sani di fibrosi cistica.

L’indagine sarà rivolta prevalentemente agli alunni che frequentano il 5° anno dei licei della città di Palermo e si realizzerà in diverse fasi: distribuzione di un questionario che orienti all’individuazione dei portatori sani di fibrosi cistica;

test molecolare di laboratorio; restituzione dati. Momento prezioso del convegno è stata la testimonianza di Maria a cui non serve aggiungere alcun commento.

«Mi chiamo Maria Cangialosi, ho 31 anni e sono affetta dalla fibrosi cistica. I miei genitori hanno avuto la triste notizia due anni dopo la mia nascita. In quei tempi la malattia non era abbastanza conosciuta e quindi si sono trovati davanti un nemico invincibile di cui non si conosceva quasi nulla. Oggi ho la triste immagine nella mia mente di due giovani ventenni con la loro prima bimba in braccio e tutto un mondo oscuro da percorrere. Fino all’età di 10 anni la malattia si è tenuta nascosta dentro, sì, ogni tanto capitava quel colpo di tosse, ma finiva lì. Con lo sviluppo fisico purtroppo è cresciuta pure la malattia: da quel momento iniziano i ricordi più brutti della mia vita. Premetto che dall’età di 12 anni ho sempre cercato di fare tutto quello che mi passava per la testa non accorgendomi dei limiti che avevo e che purtroppo molte volte erano talmente evidenti che quando me ne rendevo conto stavo due giorni chiusa in camera per la vergogna e di questi momenti tanti ne sono rimasti impressi nella mia mente. Ricordo ancora la scuola, il luogo peggiore per poter nascondere un proprio difetto, quell’anno la mia classe si trovava al secondo piano, per nascondermi salivo sempre dopo tutti gli altri per potermi fermare ogni quattro gradini senza che nessuno mi guardasse e, per poi arrivare in classe senza fiato e inventare una scusa al professore per giustificare il mio ritardo. Ricordo tutte le volte in cui arrivava la crisi di tosse e gli sguardi dei miei compagni o amici che ridendo mi dicevano: “fumatene un’altra!”; o ricordo benissimo quei giorni in cui decisi di fare il ciclo di antibiotici a casa e una mattina esasperata gridando e strappandomi tubi e cateterino gridai a mia madre

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| Foto con la Presidente di Age Rende, Carmelina Mastroianni

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che se stavo soffrendo così tanto la colpa era soltanto sua. Adesso sono pentita di quelle parole anche se non

sono mai riuscita a chiedere scusa a mia madre. Mi ricordo che più andavo avanti e più era peggio. Un giorno ero a letto con un bombolone per l’ossigeno attaccato ai miei tubicini, l’aerosol acceso e mio fratello piccolissimo che guardandomi mi disse: “Ma perché stai sempre male?”. Io cercai una spiegazione, ma poi la rabbia prese il sopravvento e riuscii solo ad alzare le spalle e nascondere le lacrime. Quella frase detta da un bambino di 3 anni mi rimase dentro, mi domandai mille volte: Perché sto sempre male?, perché non posso avere una vita normale come tutti gli altri, perché non posso farmi una risata senza che arrivi una crisi di tosse, perché devo stare ore ed ore a fare fisioterapia senza cambiare la situazione e perché devo vedere morire tutte quelle care amiche per i miei stessi problemi. Ormai ero rassegnata: presto mi sarei spenta anch’io. Quel sabato sera a casa, non avendo nemmeno la forza di stare seduta a tavola, rifiutai anche di mangiare una fettina di pizza e vidi mia madre scoppiare in lacrime: mi resi conto che la fibrosi cistica stava per vincere quella guerra che ho sempre combattuto. Trascorrevo giornate intere a fare aerosol, Pep, Posture e di nuovo aerosol per cercare di mantenermi “pulita” e potermi permettere un’uscita con le amiche. Ogni mese stavo 12 giorni ricoverata in ospedale per antibiotici in vena, fisioterapie e controlli. Lì ho trovato delle persone magnifiche, sono cresciuta tra le braccia delle dottoresse Pardo, Iapichino, Collura, Traverso, Termini e di suor Demetria: loro sono nel mio cuore e le considero le mie seconde mamme. I medici fisioterapisti mi hanno sempre aiutato tantissimo e donato sempre un sorriso, come tutte le infermiere del reparto 2° Biondo. Ma in particolar modo ricordo tutte le mie compagne e compagni di sventura con cui ho condiviso ricoveri, dolori, gioie, sofferenze e che purtroppo non ce l’hanno fatta: tra le tante porto nel cuore Antonella e Calogera.

La fibrosi cistica mi ha portato via tanto, mi ha negato tutto quello che una ragazzina sogna di fare, anche il sorriso. Un giorno conosco un ragazzo bellissimo, tanto bello che ero convinta che non mi avrebbe mai accettato, invece accettò prima la mia malattia e poi me, mi ha sempre dato la forza per continuare a lottare e, durante i miei ricoveri lui, che soffre gli ospedali, veniva a trovarmi ogni giorno: lo ricordo pallido in faccia che cercava di sforzarsi per non svenire ma faceva di tutto per non farmi capire e per tutto il tempo che stavamo assieme non faceva altro che farmi ridere. Dopo tre anni decidemmo di sposarci: giorni prima del matrimonio feci un ricovero e medici e fisioterapisti decisero un programma “bomba” per farmi godere quel momento unico. Il giorno del mio matrimonio mi sentivo Cenerentola al ballo, la fibrosi cistica quel giorno sembrava si fosse messa da parte e feci tutto quello che mi era possibile. Senza avere un colpo di tosse. Giorni dopo il matrimonio però purtroppo stavo sempre peggio e ogni volta lasciare mio marito per il ricovero era diventato uno strazio. Dopo mille preghiere arriva il giorno

più bello della mia vita: il 22 aprile 2007, era un sabato sera stavo per mangiare una pizza quando squilla il telefono, è l’Ismett: “Signora Cangialosi si prepari e venga in ospedale perché molto probabilmente abbiamo trovato gli organi”. In un attimo mi sento assalita da paura, panico, tremore e rispondo: “No, mi dispiace, non ho bisogno sto bene”. Chiudo il telefono e vedo mio marito con gli occhi e la bocca spalancati.

Da quel momento ricordo soltanto le parole delle dottoresse Pardo e Collura e le lacrime di mio marito. Corriamo all’Ismett, entro in sala operatoria con il dottor Bertani, tremo, sento freddo, chiudo gli occhi e da lì rinasco. L’Angelo che mi ha donato due polmoni mi ha salvato la vita, mi ha fatto conoscere cosa vuol dire ridere, cosa vuol dire passeggiare, cosa vuol dire respirare, cosa vuol dire vivere. Piccolo Angelo fai parte di me e non smetterò mai di ringraziarti. Ringrazio il dottor Bertani che ha trascorso notti a controllarmi e guardarmi dietro un vetro della rianimazione; ringrazio il dottor Vitulo che mi è stato vicino e continua a farlo, ringrazio tutta la troupe perché i miei genitori mi hanno messo al mondo e voi mi avete donato la vita. Questa è la mia storia, come la mia, se non peggio, ci sono quelle di tutti i miei compagni affetti da questa subdola malattia che continuano a soffrire. Per questo non smetterò mai di sensibilizzare tutti e far conoscere la fibrosi cistica per aiutare la ricerca e, magari un giorno, prestissimo, vedere bambini ridere crepapelle e correre senza tossire».

SPAZIO AGE

Page 32: AGe stampa 1/2013

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