Adeste16 domenica 19 aprile 2015c

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ADESTE NR. 16/anno 4-Domenica 19 Aprile 2015 ... SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA *In sinergia con Fondazione Migrantes

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ADESTE NR. 16/anno 4-Domenica 19 Aprile 2015 ...

SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE

PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIAPER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIAPER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIAPER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA

*In s inerg ia con Fondazione Migrantes

ADESTE n°16/ ANNO 4°-19.04.2015

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Non sono un fantasma!

Mi colpisce il lamento di Gesù, una tristezza nelle sue parole, ma ancor più il suo desiderio di essere toccato, stretto, abbracciato come un amico che torna: Toc-

catemi. E pronuncia, per sciogliere le paure e i dubbi, i verbi più semplici e più familiari: Guardate, toccate, mangiamo! Non a visioni d'angeli, non a una teofania gloriosa, gli apo-stoli si arrendono ad una porzione di pesce arrostito, al più familiare dei segni, al più umano dei bisogni. Gesù vuole entrare nella vita concreta dei suoi, esserne riconosciuto come parte vitale. Perché anche il Vangelo non sia un fantasma, un fumoso ragionare, un

rito settimanale, ma roccia su cui costruire, sorgente alla quale bere. La bella notizia: Gesù non è un fantasma, ha carne e sangue come noi. Questo piccolo segno del pesce, gli apostoli lo daranno come prova: noi abbiamo mangiato con lui dopo la sua risurrezione (At 10,41). Per-ché mangiare è il segno della vita; mangiare in-sieme è il segno più eloquente di una comu-nione ritrovata, che lega insieme e custodisce e accresce le vite, figlio delle nostre paure o delle nostre speranze. Il Risorto non avanza richieste, non detta ordi-ni. La sua prima offerta è «stare in mezzo» ai suoi, riannodare la comunione di vita. Viene e condivide pane, sguardi, amicizia, parola. Non

chiede, regala. Non chiede di digiunare per lui, ma di mangiare con lui. Vuole partecipare alla mia vita e che io condivida la sua. Ma in un sentimento di serenità, di distensione. Infatti la sua prima parola è: pace a voi! Pace, che è il riassunto dei doni di Dio. È la serenità dello spiri-to che ci permette di capirci, di fare luce nei nostri rapporti, di vedere il sole più che le ombre, di di-stinguere tra un fantasma e il Signore. Solo il cuore in pace capisce. Infatti, il Vangelo annota: Aprì loro la mente per comprendere le Scritture. Perché fino-ra avevano capito solo ciò che faceva comodo, solo ciò che li confermava nelle loro idee. C'è bisogno di pace per cogliere il senso delle cose. Quando sentia-mo il cuore in tumulto è bene fermarci, fare silen-

zio, non parlare. Mi consola la fatica dei discepoli a credere, il loro oscillare tra paura e gioia. È la garanzia che la risurrezione di Gesù non è una loro invenzione, ma un evento che li ha spiazzati. Lo conoscevano bene, il Maestro, dopo tre anni di strade, di olivi, di pesci, di villaggi, di occhi negli occhi, eppure non lo riconoscono. Gesù è lo stesso ed è diverso, è il medesimo ed è trasformato, è quello di prima ed è altro. Perché la Risurrezione non è semplicemente ritornare alla vita di prima: è andare avanti, è trasformazione, è il tocco di Dio che entra nella carne e la trasfigura.

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ADESTE COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA

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Sono le 9.30 di lunedì mattina e a piazza San Pietro la fila di turisti per entrare a visitare la basilica è già lunga. Dal colonna‐to spunta Bruno: «Sto bene, vero? Sen‐za barba né capelli sembro un ragazzino!», mi dice sorridendo con quell’alle‐gria che sembra non abbandonarlo mai e che, da stamattina, ha una ragione in più. Sono le docce di papa Francesco. Bruno ne è entusiasta: «È una manna dal cie‐lo. Oh, prima di lui non ci aveva mai pensa‐to nessuno. Qui è tutta un’altra cosa rispetto ai posti dove mi lavo di solito: c’è una signora gentilissima che, appena hai finito, puli‐sce tutto prima di far entrare un altro. Tu non devi fare niente. Non bisogna nemme‐no prenotarsie prendere l’appuntamento, co‐me devo fare al Binario 95 (un centro di accoglien‐ za e di assistenza che si trova vicino alla stazione Termi‐ni, ndr). E, poi, non c’è l’acqua calda a tempo che, dopo qualche minuto, finisce», dice. “Che simpatia quei barbieri volontari” Mi racconta piacevolmente stupito, che stamattina, in occasione della sua prima visita alle docce, gli hanno dato «un kit con lo shampoo, l’asciugamano e la biancheria di ricambio: ma‐glia, slip e calzini. Anche il bar‐biere è stato bravo, abbiamo pure fatto due chiacchiere: si chiama Marco e ha un nego‐zio che il lunedì è chiuso. Così lui può venire a fa‐re volontariato qui a san Pietro. Però, mi ha fatto solo i capelli, la barba te la devi fare da so‐lo: ti danno la schiuma, la la‐metta e il dopobarba. Mejo de così!». Bruno, che ha 55 anni ed è «romano de Roma», l’ho co‐nosciuto quasi per caso. Ma è stato uno di quegli incon‐tri che, se non ti cambiano la vita, certo ti danno una mano a rivedere la scala delle priorità. Tutto è comin‐ciato quando il direttore del giornale, Aldo Vitali, mi ha incaricato di scrivere un articolo sulle docce volute da papa Francesco per i senzatetto. All’inizio, lo am‐metto, sono rimasta un po’ perplessa: i luoghi comu‐ni sui clochard sono tanti e io non sapevo bene chi avrei trovato e, soprattutto, se sarei riuscita a trovare qual‐cuno da intervistare: qualcuno disponibile a racconta‐re perché mai fosse finito a farsi la doccia sotto il colonnato del Bernini. Poi ho incontrato Bruno e i miei timori sono svaniti in un attimo. Jeans, giacca a vento, cappellino di lana, bor‐sello a tracolla: se lo avessi visto qualche metro più in là, lo avrei scambiato per una delle tante persone che, per le ragioni più diverse, gravitano intorno a San Pie‐tro. Forse una guida in cerca di turisti da portare ai Mu‐sei Vaticani “saltando la fila”, come assicurano in tutte

le lingue. “Avevo una vita normale, ma poi…” Bruno, invece, è un senzatetto. Di nome e di fatto: perché non

ha una casa né una residenza, ma solo un indirizzo fittizio

che serve per poter usufruire di alcu‐

ni servizi indispensabili come il medico di base. Insomma, uno di quelli che con un eufemismo

vengono definiti “nuovi poveri”. Una cate‐goria nata con la crisi economica che racchiu‐

de chi, come Bruno, ha perso tutto, ma non vuole per‐dere la dignità. È soprattutto a loro, probabilmen‐te, che papa Francesco ha pensato quando, stupendo il mondo intero, ha fatto installare le docce a qual‐che metro dalla basilica di San Pietro. A chi, come Bruno, non molla e continua a farsi doccia, barba e capelli perché domani, si sa, è sempre un altro giorno. E chissà cosa può riservare. Per questo, quan‐do gli dico che Francesco legge “Il mio Papa”, esclama:

«Allora vedrà anche l’articolo su di me! Magari mi aiutasse a tro‐vare un lavoro… Perché io, an‐che se lo incontrassi di persona, non gli chiederei soldi, ma un lavoro. Con quello potrei trovare anche una stanza per dormire e tornerei alla vita di prima». Nella “vita di prima”, Bruno aveva una famiglia, un lavoro e una casa. Poi li ha persi a uno a uno, e ora dorme in una casa di

accoglienza («ma solo nei mesi invernali, quando il vica‐riato apre dei posti per l’emergenza freddo, nel resto dell’anno c’è la strada»), mangia alla mensa del‐la Caritas e trascorre tutte le giornate da so‐lo alla stazione Termini dove «guardo la gente che passa e raccolgo le cicche dai portacenere per recupera‐re il tabacco e farmi le sigarette». Quella dignità che Francesco ha capito Man mano che parla, mi si spalancano le porte di un mondo che troppo spesso vediamo solo nei reportage sulla crisi. Gli chiedo di visitarlo insieme, di andare nei “suoi” luoghi. Una parte di quello che ho trovato, lo vedete nelle foto di questo servizio. Il resto potete immaginarlo: la dignità di tanti, come Bruno, che sono precipitati nel baratro, ma non hanno per‐so la speranza di risalire grazie anche alla disponibilità di persone come gli addetti alle docce di San Pietro che offrono un ascolto e una parola, non solo acqua e sapo‐ne. Una dignità e una voglia di non mollare che, anche stavolta, Francesco ha visto prima di tutti.( da “il mio Papa”)

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15 famiglie vivono all’interno di una discarica di immondizia alla periferia di Oradea. In un luogo a 15 famiglie vivono all’interno di una discarica di immondizia alla periferia di Oradea. In un luogo a 15 famiglie vivono all’interno di una discarica di immondizia alla periferia di Oradea. In un luogo a 15 famiglie vivono all’interno di una discarica di immondizia alla periferia di Oradea. In un luogo a

dir poco allucinante, desolato, invaso da ogni tipo di rifiuto e cani randagi, si recano dal 2004 perio-dir poco allucinante, desolato, invaso da ogni tipo di rifiuto e cani randagi, si recano dal 2004 perio-dir poco allucinante, desolato, invaso da ogni tipo di rifiuto e cani randagi, si recano dal 2004 perio-dir poco allucinante, desolato, invaso da ogni tipo di rifiuto e cani randagi, si recano dal 2004 perio-

dicamente gli studenti del Liceo San Luigi Orione di Oradea diretto da don Mihai Fecheta, portando dicamente gli studenti del Liceo San Luigi Orione di Oradea diretto da don Mihai Fecheta, portando dicamente gli studenti del Liceo San Luigi Orione di Oradea diretto da don Mihai Fecheta, portando dicamente gli studenti del Liceo San Luigi Orione di Oradea diretto da don Mihai Fecheta, portando

in carità generi di conforto .in carità generi di conforto .in carità generi di conforto .in carità generi di conforto .

A ORADEA nella “Groapa di Gunoi”,

i volontari del

San Luigi Orione

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B ambini abbandonati…purtroppo è un feno-meno abbastanza frequente in Romania, ma è una cosa disumana. Il bambino ha bisogno di affetto, di abbracci, di carezze, d’amore.

Ed invece è abbandonato, è di nessuno. Ognuno di noi può immaginare quali trau-mi produca in un bambino il venire abbandonato. Normalmente i bam-bini abbandonati finiscono negli orfanotrofi statali, dei quali è meglio non parlare. I più fortunati vengono ac-colti in case-famiglia delle suore, che diventano le loro mamme. E’ il caso delle suore greco cattoliche della Congrega-zione del Cuore Immacolato di Odorheiu Secuiesc nella provincia di Harghita. Negli anni '90, un banchiere svizzero, im-pressionato dal destino crudele degli orfani in Romania e la miseria nella quale vivevano ne-gli orfanatrofi statali, ha deciso di costruire una casa a Odorheiu Secu-iesc per i bambini orfani e donarla alla città. Il Comune ha donato il terreno e il banchiere si mise all’opera. Ma durante la costruzione il consiglio della città decise di trasformare questa costruzione in cami-no culturale. Il banchiere rifiutò questa trasformazione e ini-

ziò a cercare volontari rumeni disposti a prendersi cu-ra dei bambini cosi’ come era il suo progetto iniziale. A Bucarest si incontro’ con Suor Ionela, una suora greco-cattolica, una donna che aveva subito 10 anni di torture nelle prigioni comuniste solo rea di aver creduto in Dio e di aver fondato negli anni 50 la Congregazione del Cuore Immacolato. Suor Ionela aveva promesso alla Madonna che se si fosse salvata dalla prigione, si sarebbe occupata di bambini poveri ed orfani. La Provvidenza gli aveva inviato il banchiere svizze-ro che gli offri’ questa grande casa con 200 camere . Dal 2000, 12 suore della congregazione iniziaro-

no a ricevere i bambini abbandonati da tutte le zone di Romania. Oggi accudiscono 150 orfani ed ognuno ha la sua storia pietosa da raccontare. Suor Emilia è il cuore della casa e passa la maggior parte del giorno per la cura dei bambini e li ama tutti indistintamente come una mamma senza distinzioni di

etnia o religione. Suor Emi-lia conosce bene la lingua italiana perche’ ha lavo-rato a Milano come volontaria in un asilo per anziani e là ha

fatto scuola di infermiera. Da giovane sognava di sposare un uomo ricco e di avere molti figli. Oggi in qualche modo il sogno si è avverato e la sua sete di maternità è stata ampiamente

soddisfatta. La casa vive solo di carità. Il governo di Romania non con-tribuisce perche’ dice che si tratta di una struttura priva-ta. Le bollette per esempio sono molto alte: 7000 euro di gas, 2000 euro di

energia elettrica. Ogni settimana il postino porta a casa tanti talloni per donazioni fatte da privati. Nei primi anni di fondazione le bollette furono pagate dal banchiere svizzero. Ma ora devono pensar-ci in maniera autonoma e oltre al vitto, ci sono anche tante spese per manutenzioni ma la Provvidenza in qualche modo provvede. Le suore ovviamente non hanno stipendio e non vanno in vacanza. Le uniche vacanze le fanno con i bambini ed una volta sono an-dati al mare a Vama Veche perche’ non avevano mai visto il mare. Le suore tengono corrispondenza con tutti i be-nefattori e i bambini inviano regolarmente le loro let-terine, specie durante le festività. Dice Suor Emilia che non è bene stare inattivi anche se vivono della bontà degli altri. Avendo lavorato da giovane come decoratrice di ceramiche, ha impianta-to un piccolo laboratorio dove produce Icone dipinte, ceramiche, decorazioni natalizie e pasquali. Alcuni

bambini la seguono con attenzione ed imparano il me-stiere.

Le suore Greco Cattoliche della Congregazone del Cuore Immacolato di Odorheiu Secuiesc (Harghita) ed i loro 150 bambini della Casa San Giuseppe

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Il predicatore deve anche porsi in

ascolto del popolo». Ed è bene

«usare immagini nella predicazione».

Suggerimenti di papa Francesco nell’e-

sortazione apostolica Evangelii gaudium. Il vesco-

vo di Noto, Antonio Staglianò, lo fa in quella che

sulla Rete è stata ribattezzata l’“omelia cantata” e

che ha suscitato curiosità grazie a un video su

YouTube. Staglianò sta presiedendo una Cresima;

ha davanti i ragazzi; e si mette in ascolto di uno

dei linguaggi che i giovanissimi prediligono: la

musica pop. Così, affidandosi a tre brani che il

presule canta di fronte all’altare (Vuoto a perdere

di Noemi, poi L’essenziale ed Esseri umani di

Marco Mengoni), ricorre a “immagini” sul penta-

gramma care ai ragazzi «per farsi capire», spiega lo

stesso Staglianò nell’omelia.

Ai cresimandi vuol raccontare che Dio è

amore ma anche che l’amore può trasformarsi in

una parola vuota. Ecco Vuoto a perdere per chia-

rire che si diventa vuoti «dentro le mode dell’iper-

mercato», dice il presule.

Perciò serve trovare l’es-

senziale (da qui il secon-

do brano). «Puntiamo

all’essenziale – afferma –.

Puntiamo al cuore che

riempie la parola amore del suo

contenuto umano». Infine Esseri umani. «Mengoni mi ruba i temi

delle omelie», scherza il vescovo

che canta il brano anche con i

ragazzi.

Alle agenzie di stampa Sta-

glianò spiega di studiare le can-

zoni di musica leggera. «Utilizzo

anche il linguaggio della musica

per parlare ai giovani di cose se-

rie. Molti hanno percepito nel

testo del Guerriero di Mengoni

un’alta valenza cristologica. Loro

mi dicevano di ascoltarla». Lui ha

accolto il consiglio. «Bene: il can-

tare, lo ricordo, è un registro co-

municativo». Allora perché sor-

prendersi quando la Chiesa parla

con un vocabolario che fa

«ardere il cuore», come consiglia

il Papa riflettendo sull’omelia?

( Avvenire )

...se l’omelia è «ben fatta», anche i fedeli più saltuari o distratti, come quelli che vanno a messa solo quando c’è un funerale o un matrimonio, possono essere attratti dalla parola di Dio anziché rimanere fuori dalla chiesa a fumare una sigaretta. (Papa Fran-cesco: incontro con il clero romano, Febbraio 2015)

Quando l’Omelia è ben fatta ed i fedeli possono essere attratti...

L’OMELIA “ CANTATA “ DEL VESCOVO DI NOTO (SR)

MONS. ANTONIO STAGLIANO’

LA SUA UNA PASSIONE MUSICALE E CERTAMENTE SA COME “COLPIRE NEL SEGNO” LE SUE PECORELLE

“Io non posso stare fermo con le mani nelle mani, tante cose devo fare…”. Non è il contenuto di una parte di omelia del vescovo della Diocesi di Noto, Monsignor Antonio Staglianò, ma è una delle sue canzoni preferite. Certo da lui ci si sarebbe aspettato un brano del tipo “Vengo da te Maria..” o ancora “Sento una canzone forte in fondo al cuor, quando penso a Maria”. L’alto prelato risulta, invece, un appassionato di ka-raoke tanto da lasciare il segno tra gli avventori di un noto locale pubblico di Ispica dove Staglianò si è esibito nella cele-bre canzone di Riccardo Cocciante interpretandola con voce da tenore, domenica scorsa. Il vescovo, impegnato in visita pasto-rale a Ispica, è stato poi invitato per un brindisi nel noto locale, dove una ragazza del luogo stava festeggiando il raggiungi-mento della maggiore età. Alcuni invitati si cimentavano, nel frattempo, nel karaoke al quale il vescovo non ha saputo resi-stere ed ha chiesto di cantare, spiazzando i presenti, che si attendevano un “Resta con noi Signore la sera”, o un “Laudato sii o mi signore”. E invece no. Il capo della diocesi netiva ha interpretato magistralmente due brani, tra cui la difficilissima “Margherita”. Anche questo può servire per recuperare le pecorelle smarrite. (Radio RTM !9.3.2014)

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Omelia e musica pop, Staglianò: ho cantato "canzonette" per un nuovo re-gistro comunicativo (Intervista su Radio

Vaticana) Sorpreso dalla popolarità? "Sono rimasto sorpreso dell'improvvisa po-polarità, sono anni che nelle mie omelie mi rivolgo così ai ragazzi. Ringrazio chi mi ha seguito e chiedo scusa a quelli che hanno trovato scandalosa la mia scelta. Alcuni, pochi per la verità, mi hanno già collocato in un girone dell'Inferno, ma spero che in occasione del Giubileo della Misericordia il Padre eterno perdoni la mia estroversione". Con un sorriso, mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, provincia di Siracusa, commenta il grande successo registrato sul web dal video di una sua omelia, in cui, a Scicli (Ragusa), ri-volgendosi a un'assemblea di giovani cresimandi, uti-lizza citazioni da canzoni di alcune pop-star della mu-sica leggera italiana. Un altro registro comunicativo "L'idea di interpretare qualche verso di canzoni di Noemi e Marco Mengoni - spiega il presule - mi è ve-nuta durante un convegno universitario a Noto in cui dovevo rivolgermi ai giovani e parlare di metafisica. Certo, ho cantanto le cosiddette 'canzonette', ma ho potuto toccare concetti importanti, profondi, come l'horror vacui, la morte, l'importanza della verità delle cose, la verità dell'amore. Lì ho capito che i giovani si attendono anche un altro registro comunicativo". Una scoperta casuale "Da ragazzo - racconta Staglianò - ascoltavo musica leggera, soprattutto i cantautori e strimpellavo la chi-tarra componendo canzoni. Ora non più. L'incontro con le canzoni di queste nuove pop-star è stato acci-dentale. Da anni insisto nelle mie omelie sul concetto dell'umano dell'uomo che va perdendosi dentro la so-cietà dell'ipermercato. Dentro la legge narcisista del consumo si perde qualcosa di noi e si crea nella nostra esistenza un grande vuoto", spiega Staglianò. "Quando casualmente ascoltando la radio ho scoperto brani pop che ripetono questi concetti e in cui i giovani si imme-desimano, grazie alla forza della musica, ho deciso di utilizzarli".

Non sono solo canzonette "Molti testi di questi brani rivel ano che non affatto 'solo solo canzonette' ", aggiunge Staglianò. "Tutti i testi che intercettano qualità profon-de dell'umano e le interpretano e ce le restituiscono, specie attraverso la musica, appartengono già alla pre-dicazione del Vangelo, si tratta di portarli fuori. Gesù è venuto sulla terra per mostrare quanto è grande, bel-la e infinita la Sua umanità che è la verità della nostra umanità. Dunque tutto ciò che Gesù ha fatto e predica-to è in funzione della grandezza della nostra umanità che splende nell'amore. Dunque, se troviamo, anche in realtà lontane dal cristianesimo, testi, luoghi, esperien-

ze in cui si celebra obbiettivamente la bellezza e l'amore umano vuol dire che sono cose che appartengono di diritto al cristianesimo". "Noi - spiega il presule - dobbiamo solo mostrare ai giovani che ciò che hanno dentro al cuore, grazie alla musica, Gesù lo mostra 'al vivo' e perciò seguendo Gesù si diventa umani come Dio vuole". "Diventare santi - ag-giunge il vescovo di Noto - non significa diventare 'angeli', ma raggiungere quella statura alta di umanità che Gesù Cristo

ci ha mostrato. I santi sono umani pienamente com-piuti". "Se posso spiegare questo concetto attraverso una canzone di Mengoni come 'Esseri umani'- aggiun-ge Staglianò - soprattutto di fronte a un'assemblea di giovani, non vedo perché non farlo". La 'Evangelii Gaudium' va in questa direzione "Molti - conclude il vescovo - mi hanno chiesto se Pa-pa Francesco approva questa mia scelta. Non lo so, ma ho letto la 'Evangelii Gaudium' e mi pare vada proprio nella direzione di trovare nuovi linguaggi e strategie comunicative perché 'accada' la comunicazione. Si pensi alle tante pagine dedicate all'omelia, dimostrano che è un tema di grande attualità su cui serve discerni-mento".

COSA DICE MONS. STAGLIANO’ DI QUESTA IMPROVVISA

POPOLARITA’

COSA HA DETTO MARCO MENGONI AL RIGUARDO

“È una cosa incredibile, pazzesca”. Così Marco Mengoni, ospite al Tg1, ha commentato l’utilizzo delle sue canzoni – e di quelle di Noemi – nell’ome-lia del vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglia-nò, il cui video impazza sul web. “Per me che sono nato il 25 dicembre e sono stato battezzato a Pasqua… è il massimo”.

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M olto interessanti ci sembrano le immagini dell’Italia descritte da Sextil Puşcariu quando nel

1898, a 21 anni, visitò per la prima volta l’Italia. La rivide nel 1914 e poi, successivamente, parecchie altre volte, tan-to da poter affermare, quando dopo la seconda guerra mon-diale scrisse le sue Memorie, che gli era difficile non me-scolare le immagini delle numerose visite e che non deside-rava fermarsi sui quadri visti a Firenze o in Vaticano. Allo stesso tempo non voleva lasciarsi influenzare da quanto scritto sul Baedecker, perché era desideroso di raccontare tutto quanto aveva visto con i propri occhi, e non con quelli

degli altri. Talvolta le immagini descritte sono di una sincerità disarmante; a Mila-no, I musei e le chiese (...) mi hanno stordito con le tele di Verrocchio, Bellini, Mantegna, Luini, Solario, Veronese e altri, senza poter distinguere tra altri Fra Fi-lippo Lippi e Filippino (…). Dopo Genova, Pisa, Firenze, arrivato a Roma resta sorpreso dall’immagine di una città rumorosa, piena di commercianti che strillano, di contadini venuti in città dai villaggi che la circondano, da facchini, un gruppo senza fine di italiani che irrompono gridando “cane nero”, “cavallo rosso” o “majale verde”. Se non avessero berretto con le scritte Albergo Italia, Hotel Cen-tral si potrebbe credere che stanno proferendo delle bestemmie [6] . Il nostro viag-giatore si reca poi in piazza dei Cinquecento, in Vaticano, ammira i resti della città antica (il Colosseo, le mura) e ci racconta, in immagini sovrapposte, le successive avventure romane di Badea Cartan, una storia strana che abbina verità e immagi-nazione. Non mancano gli apprezzamenti per i gesti del marchese Pandolfi, il grande filo-romeno, o per Pio X, indicato con le parole il gran bel vecchio rac-chiuso tra le mura Vaticane, o i ricordi delle stradine romane e l’impressione pro-

fonda lasciata-gli dalla colonna traiana. Le belle serate trascorse a Napoli non restano senza tracce nella sua memoria affet-tiva: sono ricordati, tra gli altri, non solo il Museo Nazionale con i suoi bronzi, coi suoi vasi dipinti, ma an-che una semplice pescheria, di fronte ad un bicchiere di vino nero, perché da buongustaio il nostro illustre compatriota non poteva non apprez-zare, con la stessa disinvoltura con la quale rimarcava le bellezze di Amal-fi o Salerno, anche l’arte della cucina partenopea.

VIAGGIATORI ROMENIVIAGGIATORI ROMENIVIAGGIATORI ROMENIVIAGGIATORI ROMENI

DELL’ OTTOCENTODELL’ OTTOCENTODELL’ OTTOCENTODELL’ OTTOCENTO

IN ITALIAIN ITALIAIN ITALIAIN ITALIA

QUINTA PARTE

FINE

Sextil iosif Puşcariu (Braşov, 4 gennaio 1877 – Bran, 5 maggio 1948)

nacque a Brașov (Transilvania), all'epoca della sua nascita territorio di lingua rumena incorporato nel regno d'Ungheriadell'Impero austro-ungarico. Fece studi universitari in Germania, all'Università di Lip-sia (1895-1899), dove conseguì la laurea in filosofianel 1899. Si perfe-zionò poi in Francia, alla Sorbona (1899-1901) e in Austria, all'Università di Vienna (1902-1904). Fu libero docente in filologia romanza all'Università di Vienna (1904-1906), professore di lin-gua e letteratura rumena all'università di Černivci nel periodo1906-1918 e poi rettore dell'università di Cluj-Napoca dal 1919 al 1920. Nel 1918 fu sottosegretario agli Esteri del-la Bucovina e delegato alla Società del-le Nazioni nel periodo 1920-1925.

Sextil Puşcariu è stato uno specialista della storia della lingua rumena e della dialettologia, e ha lasciato ricerche di grande valore. Fu mem-bro dell'Accademia rumena dal 1914, e diresse l'Atlasul lingvistic

român[1] redatto da Sever Pop ed Emil Petrovici. Ha collabrato anche con l’italiano Matteo Bartoli; Istoria literaturii române ("La storia della letteratura romena", 1921; 3a ed. 1936)

Sextil Iosif Puscariu

Casa Memoriale Puscariu a Bran

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Il male esiste? Aneddoto attribuito ad Albert Einstein

Germania, primi anni del XX secolo.

Durante una conferenza tenuta per gli

studenti universitari, un professore

ateo dell'Università di Berlino lan-

cia una sfida ai suoi alunni con la

seguente domanda:

"Dio ha creato tutto quello che esi-

ste?"

Uno studente diligentemente rispo-

se: "Sì certo!".

"Allora Dio ha creato proprio tutto?"

- Replicò il professore.

"Certo!", affermò lo studente.

Il professore rispose: "Se Dio ha

creato tutto, allora Dio ha creato il

male, poiché il male esiste e, secon-

do il principio che afferma che noi

siamo ciò che produciamo, allora Dio è il Male".

Gli studenti ammutolirono a questa asserzione.

Il professore, piuttosto compiaciuto con se stes-

so, si vantò con gli studenti che aveva provato

per l’ennesima volta che la fede religiosa era

un mito.

Un altro studente alzò la sua mano e disse:

"Posso farle una domanda, professore?".

"Naturalmente!" - Replicò il professore.

Lo studente si alzò e disse: "Professore, il fred-

do esiste?".

"Che razza di domanda è questa? Naturalmen-

te, esiste! Hai mai avuto freddo?". Gli studenti

sghignazzarono alla domanda dello studente.

Il giovane replicò: "Infatti signore, il freddo non

esiste. Secondo le leggi della fisica, ciò che noi

consideriamo freddo è in realtà assenza di calo-

re. Ogni corpo od oggetto può essere studiato

solo quando possiede o trasmette energia ed il

calore è proprio la manifestazione di un corpo

quando ha o trasmette energia. Lo zero assolu-

to (-273 °C) è la totale assenza di calore; tutta

la materia diventa inerte ed incapace di qua-

lunque reazione a quella temperatura. Il fred-

do, quindi, non esiste. Noi abbiamo creato que-

sta parola per descrivere come ci sentiamo... se

non abbiamo calore".

Lo studente continuò: "Professore, l’oscurità

esiste?".

Il professore rispose: "Naturalmente!".

Lo studente replicò: "Ancora una volta signore,

è in errore, anche l’oscurità non esiste. L’oscu-

rità è in realtà assenza di luce. Noi possiamo

studiare la luce, ma non

l’oscurità. Infatti possiamo

usare il prisma di Newton

per scomporre la luce bian-

ca in tanti colori e studiare

le varie lunghezze d’onda

di ciascun colore. Ma non

possiamo misurare l’oscuri-

tà. Un semplice raggio di

luce può entrare in una

stanza buia ed illuminarla.

Ma come possiamo sapere

quanto buia è quella stanza?

Noi misuriamo la quantità di luce presente.

Giusto? L’oscurità è un termine usato dall’uo-

mo per descrivere ciò che accade quando la lu-

ce... non è presente".

Finalmente il giovane chiese al professore:

"Signore, il male esiste?".

A questo punto, titubante, il professore rispose,

“Naturalmente, come ti ho già spiegato. Noi lo

vediamo ogni giorno. E’ nella crudeltà che ogni

giorno si manifesta tra gli uomini. Risiede nel-

la moltitudine di crimini e di atti violenti che

avvengono ovunque nel mondo. Queste manife-

stazioni non sono altro che male".

A questo punto lo studente replicò "Il male non

esiste, signore, o almeno non esiste in quanto

tale. Il male è semplicemente l’assenza di Dio.

E’ proprio come l’oscurità o il freddo, è una pa-

rola che l’uomo ha creato per descrivere l’as-

senza di Dio. Dio non ha creato il male. Il male

è il risultato di ciò che succede quando l’uomo

non ha l’amore di Dio presente nel proprio cuo-

re. E’ come il freddo che si manifesta quando

non c’è calore o l’oscurità che arriva quando

non c’è luce".

Il giovane fu applaudito da tutti in piedi e il

professore, scuotendo la testa, rimase in silen-

zio.

Il rettore dell'Università si diresse verso il gio-

vane studente e gli domandò: "Qual è il tuo no-

me?".

"Mi chiamo, Albert Einstein, signore!" - Rispo-

se il ragazzo.

ALBERT EINSTEIN,

L’ESISTENZA DEL MALE,

L’ESISTENZA DI DIO….

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B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Poli-meni, Tel:0770953530

mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 9,30, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C6�7: Chiesa romano-cattolica dei Pia-risti. Strada Universitatii nr. 5, conosciu-ta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A69� I�6+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* T+;+�<���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

P?@AB BCBD@EF@ GBCCH RBIJKKC@LH @MHC@HFH: Conclusa la preziosa fase dell'Assemblea Costituente, che aveva disegnato il nuovo assetto statale attra-verso la Carta costituzionale (22 dicembre 1947), nella primavera del 1848 l'Italia si presentò alle urne per eleggere il primo Parlamento dell'era repubblicana. Preceduta da una campagna elettorale combattuta, in cui, per la prima volta, i partiti fecero largo ricorso alla car-tellonistica e alla propaganda "on the road", la tornata elettorale presentò un quadro semplificato delle forze in campo, con la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi da un lato e il Fronte democratico popolare, figlio dell'alleanza tra il PCI di Palmiro Togliatti e il PSI di Pietro Nenni, dall'altro. Completavano la scheda l'Unità socialista (patto tra il PSDI, allora PSLI, di Saragat e l'UdS di Lombardo), il Blocco nazionale (Liberali e Qualunquisti), il Partito nazionale monarchico, il Movimento sociale italiano e il Partito Repubblicano. Chiamati a votare con un sistema proporzionale, si recarono alle urne poco meno di 27 milioni di italiani su 29.117.554 elettori, circa il 92% del totale, registrando un'af-fluenza tra le più alte della storia repubblicana. Con 12.740.040 preferenze (48%) prevalse la DC, mentre il FDP si fermò a poco più di otto milioni di voti (30%); terza l'Unità socialista con il 7% e molto più distaccate le altre liste. Lapolarizzazione del voto espresso dagli italiani (la percentuale di dispersione fu tra le più basse in assoluto) consegnò allo "scudo crociato" la maggioranza assoluta alla Camera dei deputati (305 su 574) e al Senato (131 su 237). Con il quinto governo De Gasperi, che aprì all'alleanza con PRI, PSDI e Liberali, iniziò l'ultraquarantennale parabola governativa della DC, in cui giocarono un ruolo determinante l'adesione al blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti d'America, in funzione anticomunista, e il sostegno del mondo cattolico.

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.19DOM.19DOM.19DOM.19 S.MartaS.MartaS.MartaS.Marta

LUN. 20LUN. 20LUN. 20LUN. 20 S. Agnese di MontepulcianoS. Agnese di MontepulcianoS. Agnese di MontepulcianoS. Agnese di Montepulciano

MART.21MART.21MART.21MART.21 S.Anselmo di AostaS.Anselmo di AostaS.Anselmo di AostaS.Anselmo di Aosta

MERC.22MERC.22MERC.22MERC.22 S. TeodoroS. TeodoroS. TeodoroS. Teodoro

GIOV.23GIOV.23GIOV.23GIOV.23 S. GiorgioS. GiorgioS. GiorgioS. Giorgio

VEN.24 VEN.24 VEN.24 VEN.24 S. Fedele di SigmaringenS. Fedele di SigmaringenS. Fedele di SigmaringenS. Fedele di Sigmaringen

SAB. 25SAB. 25SAB. 25SAB. 25 S. Marco EvangelistaS. Marco EvangelistaS. Marco EvangelistaS. Marco Evangelista

18 APRILE 1948

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I

INTRODUZIONE C- Nel nome del Padre, e del Fi-glio e dello Spirito Santo

C- La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

ATTO PENITENZIALE C- Fratelli, per celebrare de-gnamente i santi misteri ricono-sciamo i nostri peccati. Breve pausa di riflessione

Confesso a Dio onnipoten-te e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia col-pa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sem-pre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro . C- Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. T- Amen Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà.

COLLETTA C- O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati, hai posto il fondamento della ri-conciliazione e della pace, apri il nostro cuore alla vera conversio-ne e fa' di noi i testimoni dell'uma-nità nuova, pacificata nel tuo amo-re. Per il nostro Signore Gesù Cri-sto, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spi-rito Santo, per tutti i secoli dei se-coli. T- Amen

LITURGIA DELLA PAROLA (

P!"#$ L%&&'!$ Dagli atti degli apostoli.

In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Ge-sù, che voi avete consegnato e rin-negato di fronte a Pilato, mentre egli

aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore del-la vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano can-cellati i vostri peccati». Parola di Dio. T- Rendiamo grazie a Dio

SALMO RESPONSORIALE R. Risplenda su di noi, Signo-

re, la luce del tuo volto. Quando t’invoco, rispondi-mi, Dio della mia giustizia! Nell’angoscia mi hai dato sollievo; pietà di me, ascolta la mia pre-ghiera. R/. Sappiatelo: il Signore fa pro-digi per il suo fedele; il Signore mi ascolta quando lo invoco. R/. Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signo-re, è fuggita la luce del tuo vol-to?». R/. In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare. R/.

S%()*+$ L%&&'!$ Dalla prima lettera di S.Giovanni Apostol Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma an-che per quelli di tutto il mondo. Da questo sappiamo di averlo co-nosciuto: se osserviamo i suoi co-mandamenti. Chi dice: «Lo cono-sco», e non osserva i suoi coman-damenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto..Parola di Dio. T- Rendiamo grazie a Dio.

CANTO AL VANGELO Alleluia,Alleluia,Alleluia Signore Gesù, facci comprendere le Scritture; arde il nostro cuore mentre ci parli. Alleluia,Alleluia,Alleluia C- Il Signore sia con voi T- E con il tuo Spirito!

In quel tempo, i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus narrava-no agli Undici e a quelli che erano con loro ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste co-se, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vede-re un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sor-gono dubbi nel vostro cuore? Guar-date le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poi-ché per la gioia non credevano an-cora ed erano pieni di stupore, dis-se: «Avete qui qualche cosa da man-giare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei pecca-ti, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore.

OMELIA (seduti) CREDO in un solo Dio, Padre on-nipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Si-gnore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre pri-ma di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sot-to Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signo-re e dà la vita, e procede dal Pa-dre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e

Letture: At 3,13-15.17-19 Sal 4 1Gv 2,1-5 Lc 24,35-48

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ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cat-tolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C- Il regno dei cieli è opera gratuita del Signore, ma anche nostro solidale impegno; preghia-mo perchè ogni uomo partecipi responsabilmente alla causa della salvezza. Preghiamo insieme: R. Venga il tuo regno, Signore. Perchè la comunità cristiana custodisca la fede pasquale dei padri e dia testimonianza del rin-novamento nello Spirito attraver-so le opere di giustizia e di pace, preghiamo. R. Perchè ogni famiglia condi-vida i doni di verità e di grazia che ha ricevuto e anche nell'uso dei beni materiali renda ragione della speranza che splende nel Cristo risorto, preghiamo. R. Perché ogni cristiano che riconosce il Cristo nella Parola e nel Pane spezzato, sappia vederlo sulle strade del mondo, lo soccor-ra ferito e bisognoso, lo accolga povero e forestiero, preghiamo. R. Perché tutti i rinati nel Batte-simo rifiutino ogni forma di vio-lenza e di menzogna, e aderisca-no alla regalità del Cristo Signore nei pensieri e nelle opere, pre-ghiamo. R. Perché, conclusa la celebra-zione liturgica della Messa, sia tutta la nostra vita ad annunziare nel mondo la riconciliazione e la pace, preghiamo. R. C- O Dio, nostro Padre, che in Cristo risorto hai dato inizio alla creazione nuova, fà che i figli del-la Chiesa, con la grazia dello Spi-rito Santo, annunzino la perenne novità del Vangelo. Per Cristo nostro Signore. T- Amen

C- Pregate, fratelli e sorelle, per-ché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Pa-dre onnipotente. T- Il Signore riceva dalle tue ma-ni questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

C- Accogli, Signore, i doni della tua Chiesa in festa, e poiché le hai dato il motivo di tanta gioia, donale anche il frutto di una perenne letizia. Per Cristo nostro Signore. T- Amen

PREGHIERA EUCARISTICA C- Il Signore sia con voi. T- E con il tuo spirito. C- In alto i nostri cuori. T- Sono rivolti al Signore. C-Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. T- È’ cosa buona e giusta. C- È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel qua-le Cristo, nostra Pasqua, si é im-molato. Per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce, e si aprono ai credenti le porte del regno dei cieli. In lui morto è re-denta la nostra morte, in lui risor-to tutta la vita risorge. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra e con l'assemblea degli angeli e dei santi canta l'inno del-la tua gloria: T- Santo, Santo, Santo il Si-gnore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cie-li. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE C- Mistero della fede T- Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C - Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’uni-tà dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. T- Amen T- P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimet-tiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen. C- Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.

T- Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C- Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chie-sa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli T- Amen C - La pace del Signore sia sempre con voi. T- E con il tuo spirito. C - Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. T - Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C - Beati gli invitati alla cena del Si-gnore Ecco l’Agnello di Dio che to-glie i peccati del mondo. T - O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C- Guarda con bontà, Signore, il tuo popolo, che hai rinnovato con i sacramenti pasquali, e gui-dalo alla gloria incorruttibile del-la risurrezione. Per Cristo nostro Signore. T- Amen. C- Il Signore sia con voi. T- E con il tuo spirito. C- Vi benedica Dio onnipotente, Padre,Figlio e Spirito Santo. T- Amen. C- Nel nome del Signore: andate in pace. T- Rendiamo grazie a Dio

Il Signore non si stanca mai di per-donarci. Siamo noi che ci stanchia-

mo di chiedere perdono.

Signore, donaci la grazia delle la-crime, per piangere i nostri peccati

e ricevere il tuo perdono

La Confessione è il sacramento del-la tenerezza di Dio, il suo modo di

abbracciarci. (tweet Papa Francesco)