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Anno XVI Gennaio - Febbraio 2015 Tariffa regime libero 20/D - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma Il 2015 ha portato con sé, con la Legge di Stabilità, oneri fiscali cre- scenti per le Fondazioni di origine bancaria, che hanno visto aumen- tare la tassazione dai 100 milioni di euro del 2011 ai 340 del 2014, fino ai 360 stimati per il 2015. In pochi anni, dunque, la tas- sazione per le Fondazioni rappresentate dall’Acri è praticamente quadruplica- ta, riducendo conseguente- mente le risorse che ali- mentano l’attività filantro- pica verso le organizzazio- ni del volontariato e del privato sociale. In partico- lare, l’ultimo atto che ha portato a questa progres- sione è l’aumento della quota imponibile sui divi- dendi percepiti dagli enti non commerciali dal 5 al 77,74%, con un’aliquota del 27,5%. L’aggravio inci- de appieno sull’esercizio 2015 e, retroattivamente, sul 2014; anche se, a par- ziale compensazione della retroattività, alle Fonda- zioni è stato riconosciuto un credito di imposta uti- lizzabile a partire dal 2016. Il tutto mentre per i soggetti commerciali la base imponibile sui dividendi è rimasta al 5%. Il tema della rendicontazione di bilancio e delle implicazioni fisca- li connesse alla Legge di Stabilità 2015 è, dunque, caldo e molto sen- tito dalle Fondazioni; sicché ampissima – oltre 250 persone – è stata la partecipazione al seminario promosso il 17 dicembre a Roma dalla Commissione Bilancio e Questioni fiscali dell’Acri insieme alla Commissione per la Forma- zione e l’Organizzazione, rivolto soprattutto agli Amministratori, ai membri dei Collegi Sindacali e di Controllo e ai Segretari/Direttori generali degli enti associati. Il seminario, a cui l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Roma ha concesso l’accreditamento, ha preso in esame le questioni attinen- ti alla trasparenza della gestione, con specifico riguardo alla rendi- contazione e alla redazione dei bilanci delle Fondazioni, nonché le tematiche tecniche e giuridiche, anche di ordine costituzionale, connesse alla Legge di Stabilità. Esso è stato l’occasione per pre- sentare le proposte concrete che negli ultimi mesi la Commissione per il Bilancio e le Questioni fisca- li, guidata da Arturo Lattanzi, pre- sidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, ha messo a punto per migliorare e aumentare il livello di efficacia nella rendi- contazione. «Come in ogni cosa ha sottolineato Lattanzi – anche per le Fondazioni di origine ban- caria non è sufficiente fare bene, bisogna anche saperne dare conto in maniera adeguata, chiara ed esaustiva: sia in merito allo svol- gimento dell’attività istituzionale, sia per quanto riguarda la gestio- ne economico-patrimoniale». La Commissione, incaricata dal Consi- glio dell’Associazione di imple- mentare il livello di trasparenza della gestione e di rendicontazione dei risultati ottenuti anche tramite l’omogeneizzazione dei criteri di redazione dei rendiconti, si è ado- perata per individuare soluzione atte a garantire un’uniformità dei comportamenti contabili delle Fondazioni e ad accrescere il livel- lo di chiarezza dell’esposizione delle informazioni di bilancio. Ha così elaborato due documenti, che sono stati presentati nel corso del- l’incontro del 17 dicembre. Il primo è un set di indicato- ri di bilancio che fanno riferimento alle grandezze che la dottrina aziendali- stica e giuridica che segue le Fondazioni ritiene siano parametri capaci di rap- presentare adeguatamente le diverse manifestazioni della realtà dei singoli enti. Ovvero le grandezze rappresentate da: patrimo- nio, espresso a valori cor- renti, quale manifestazio- ne del complesso dei beni stabilmente disponibili; proventi totali netti, quale grandezza espressiva del valore generato dall’attività di impiego delle risorse disponibili; erogazioni deli- berate, quale parametro rappresentativo delle risor- se destinate all’attività isti- tuzionale. Il set di questi indicatori verrà inserito nel rendi- conto annuale di ciascuna Fonda- zione, in una sezione distinta inti- tolata “Informazioni definite in ambito Acri”, in aggiunta agli obblighi informativi già previsti dalle disposizioni contenute nel provvedimento del Mef dell’aprile 2001, dando un’inoppugnabile smentita a coloro che sostengono l’opacità dei bilanci delle Fonda- zioni, la loro scarsa confrontabili- tà o addirittura l’assenza di regole di redazione. segue a pagina 2 ACRI PROMUOVE BILANCI SEMPRE PIÙ TRASPARENTI E COMPARABILI Nei giorni in cui escono i risultati della con- sueta indagine dell’Istituto Toniolo sulla con- dizione giovanile in Italia, da cui emerge che i nostri ragazzi sono sempre più disillusi rispetto alla possibilità di trovare lavoro (vedi articolo a pagina 2), una ricerca con- dotta da Codici e Comune di Milano rivela che nella metropoli lombarda, nell’anno sco- lastico 2013-2014, due alunni per ogni classe delle elementari e delle medie risultavano a rischio di non farcela, di non arrivare a otte- nere la licenzia media. Questioni diverse, si dirà. Senz’altro. Eppure le difficoltà della scuola, tra edifici a volte fatiscenti e disper- sione scolastica, rischiano di incidere pesan- temente sul futuro, anche lavorativo, dei gio- vani che appartengono alle fasce più deboli della società. Le Fondazioni di origine ban- caria, consapevoli di ciò, spesso intervengono nei loro territori per promuovere e migliora- re i processi educativi, anche nella convinzio- ne che la capacità di un Paese di produrre conoscenza e innovazione, e dunque svilup- po, e perciò anche nuovi posti di lavoro, dipende soprattutto dalla qualità del capi- tale umano di cui esso dispone. Nelle pagi- ne a seguire, nella sezione intestata “focus giovani”, illustriamo alcune iniziative delle Fondazioni che confermano il loro impegno per estendere e differenziare gli interventi educativi nelle loro comunità, arricchendo la sfera delle opportunità formative dei cittadi- ni, anche con progetti che consentono ai gio- vani di acquisire competenze sempre più qualificate, professionali e attinenti al mondo del lavoro. Inoltre, con gratitudine accoglia- mo un contributo di Marco Rossi Doria, già Sottosegretario all’Istruzione dal 2011 al 2013, considerato uno fra i maggiori esperti di politiche educative e sociali, ma soprattut- to, come egli si qualifica: un insegnante. FARO SUI GIOVANI

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Il 2015 ha portato con sé, con laLegge di Stabilità, oneri fiscali cre-scenti per le Fondazioni di originebancaria, che hanno visto aumen-tare la tassazione dai 100 milionidi euro del 2011 ai 340 del 2014,fino ai 360 stimati per il 2015. Inpochi anni, dunque, la tas-sazione per le Fondazionirappresentate dall’Acri èpraticamente quadruplica-ta, riducendo conseguente-mente le risorse che ali-mentano l’attività filantro-pica verso le organizzazio-ni del volontariato e delprivato sociale. In partico-lare, l’ultimo atto che haportato a questa progres-sione è l’aumento dellaquota imponibile sui divi-dendi percepiti dagli entinon commerciali dal 5 al77,74%, con un’aliquotadel 27,5%. L’aggravio inci-de appieno sull’esercizio2015 e, retroattivamente,sul 2014; anche se, a par-ziale compensazione dellaretroattività, alle Fon da -zioni è stato riconosciutoun credito di imposta uti-lizzabile a partire dal 2016. Il tuttomentre per i soggetti commercialila base imponibile sui dividendi èrimasta al 5%.Il tema della rendicontazione dibilancio e delle implicazioni fisca-li connesse alla Legge di Stabilità2015 è, dunque, caldo e molto sen-tito dalle Fondazioni; sicchéampissima – oltre 250 persone – èstata la partecipazione al seminariopromosso il 17 dicembre a Romadalla Commissione Bilancio eQuestioni fiscali dell’Acri insiemealla Commissione per la Forma -

zione e l’Organizzazione, rivoltosoprattutto agli Ammini stratori, aimembri dei Collegi Sindacali e diControllo e ai Segretari/Direttorigenerali degli enti associati. Ilseminario, a cui l’Ordine deiDottori Commer cialisti di Roma

ha concesso l’accreditamento, hapreso in esame le questioni attinen-ti alla trasparenza della gestione,con specifico riguardo alla rendi-contazione e alla redazione deibilanci delle Fondazioni, nonchéle tematiche tecniche e giuridiche,anche di ordine costituzionale,connesse alla Legge di Stabilità.Esso è stato l’occasione per pre-sentare le proposte concrete chenegli ultimi mesi la Commissioneper il Bilancio e le Questioni fisca-li, guidata da Arturo Lattanzi, pre-sidente della Fondazione Cassa di

Risparmio di Lucca, ha messo apunto per migliorare e aumentareil livello di efficacia nella rendi-contazione. «Come in ogni cosa –ha sottolineato Lattanzi – ancheper le Fondazioni di origine ban-caria non è sufficiente fare bene,

bisogna anche saperne dare contoin maniera adeguata, chiara edesaustiva: sia in merito allo svol-gimento dell’attività istituzionale,sia per quanto riguarda la gestio-ne economico-patrimoniale». LaCom mis sione, incaricata dal Consi - glio dell’Associazione di imple-mentare il livello di trasparenzadella gestione e di rendicontazionedei risultati ottenuti anche tramitel’omogeneizzazione dei criteri diredazione dei rendiconti, si è ado-perata per individuare soluzioneatte a garantire un’uniformità dei

comportamenti contabili delleFondazioni e ad accrescere il livel-lo di chiarezza dell’esposizionedelle informazioni di bilancio. Hacosì elaborato due documenti, chesono stati presentati nel corso del-l’incontro del 17 dicembre. Il

primo è un set di indicato-ri di bilancio che fannoriferimento alle grandezzeche la dottrina aziendali-stica e giuridica che seguele Fondazioni ritiene sianoparametri capaci di rap-presentare adeguatamentele diverse manifestazionidella realtà dei singolienti. Ovvero le grandezzerappresentate da: patrimo-nio, espresso a valori cor-renti, quale manifestazio-ne del complesso dei benistabilmente disponibili;proventi totali netti, qualegrandezza espressiva delvalore generato dall’attivitàdi impiego delle risorsedisponibili; erogazioni deli - berate, quale parametrorappresentativo delle risor-se destinate all’attività isti-tuzionale. Il set di questi

indicatori verrà inserito nel rendi-conto annuale di ciascuna Fonda -zione, in una sezione distinta inti-tolata “Informazioni definite inambito Acri”, in aggiunta agliobblighi informativi già previstidalle disposizioni contenute nelprovvedimento del Mef dell’aprile2001, dando un’inoppugnabilesmentita a coloro che sostengonol’opacità dei bilanci delle Fonda -zioni, la loro scarsa confrontabili-tà o addirittura l’assenza di regoledi redazione.

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ACRI PROMUOVE BILANCI SEMPRE PIÙTRASPARENTI E COMPARABILI

Nei giorni in cui escono i risultati della con-sueta indagine dell’Istituto Toniolo sulla con-dizione giovanile in Italia, da cui emergeche i nostri ragazzi sono sempre più disillusirispetto alla possibilità di trovare lavoro(vedi articolo a pagina 2), una ricerca con-dotta da Codici e Comune di Milano rivelache nella metropoli lombarda, nell’anno sco-lastico 2013-2014, due alunni per ogni classedelle elementari e delle medie risultavano arischio di non farcela, di non arrivare a otte-nere la licenzia media. Questioni diverse, sidirà. Senz’altro. Eppure le difficoltà dellascuola, tra edifici a volte fatiscenti e disper-sione scolastica, rischiano di incidere pesan-temente sul futuro, anche lavorativo, dei gio-vani che appartengono alle fasce più debolidella società. Le Fondazioni di origine ban-

caria, consapevoli di ciò, spesso intervengononei loro territori per promuovere e migliora-re i processi educativi, anche nella convinzio-ne che la capacità di un Paese di produrreconoscenza e innovazione, e dunque svilup-

po, e perciò anche nuovi posti di lavoro,dipende soprattutto dalla qualità del capi-tale umano di cui esso dispone. Nelle pagi-ne a seguire, nella sezione intestata “focusgiovani”, illustriamo alcune iniziative delleFondazioni che confermano il loro impegnoper estendere e differenziare gli interventieducativi nelle loro comunità, arricchendo lasfera delle opportunità formative dei cittadi-ni, anche con progetti che consentono ai gio-vani di acquisire competenze sempre piùqualificate, professionali e attinenti al mondodel lavoro. Inoltre, con gratitudine accoglia-mo un contributo di Marco Rossi Doria, giàSottosegretario all’Istruzione dal 2011 al2013, considerato uno fra i maggiori espertidi politiche educative e sociali, ma soprattut-to, come egli si qualifica: un insegnante.

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focus giovani

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2015

ALL’ORIZZONTE UN FUTURO SOSPESO

Nella stessa sezione verrà pubblicata anche unalegenda/glossario delle voci di bilancio tipichedelle Fondazioni, anch’essa elaborata dallaCommissione Bilancio dell’Acri, affinchéanche i non addetti ai lavori possano cogliere ilsignificato dei valori esposti. Il secondo docu-mento presentato nel corso dell’incontro riguar-da, invece, gli orientamenti contabili in tema dibilancio e costituisce una sorta di manuale a cui leFondazioni possono far riferimento per rappre-sentare i fatti economico-aziendali secondo crite-ri omogenei condivisi, rispettosi delle disposizio-ni in tema di bilancio, sia generali che specifichedel settore, sia dei princi-pi contabili nazionali.«Ritengo – ha sottolinea-to Lattanzi (foto a lato) –che questi due elaboratipossano in qualchemodo contribuire al per-seguimento della traspa-renza, che credo sia unvalore assoluto da pre-servare e aumentare, a vantaggio nostro e dellecollettività cui ci rapportiamo».Oltre a Lattanzi, al presidente dell’Acri GiuseppeGuzzetti e a Sandro Santi, membro del Consi glioNazionale dei Dottori Commer cia listi, intervenutientrambi con un saluto, all’incontro hanno parteci-pato: Matteo Melley, presidente della Commis -sione For mazione e Organizzazione dell’Acri edella Fondazione Cassa di Risparmio dellaSpezia; Giacomo Manetti, professore associatodi Economia Aziendale all’Università degliStudi di Firenze, che ha illustrato gli indicatoridi bilancio predisposti dall’Acri; Alessio Ian -

nuc ci, docente a contratto presso l’Universitàdegli Studi Niccolò Cusano Telematica di Roma,che ha parlato delle novità dei principi contabilinazionali; Matteo Pozzoli, professore associato diEconomia Aziendale presso l’Università degliStudi di Napoli “Parthenope”, che ha commen-tato gli orientamenti contabili Acri in tema dibilancio; Livia Salvini, professore ordinario diDiritto Tributario presso l’Università Luiss –Guido Carli di Roma, che ha approfondito iltema delle implicazioni fiscali derivanti dallaLegge di Stabilità 2015. Soffermandosi sull’importanza della trasparenzae sulla necessità di avere modalità di rendiconta-zione omogenee e uniformità di rilevazione deidati di bilancio, per una piena leggibilità e con-frontabilità dei dati sia sul piano interaziendale cheintertemporale, Mat teo Melley (foto a destra) hadichiarato: «Credo pro fondamente che la traspa-renza sia la chiave di volta dell’attività delle nostreFon da zioni. È proprio la trasparenza che consen-te ai nostri interlocutori di valutarci per ciò chefacciamo e non sulla base di affermazioni senzafondamento. Purtroppo, come avvenuto nel pas-sato, non è sufficiente conseguire una buonagestione della Fondazione. Questa, infatti, ancor-ché costituisca una condizione imprescindibile,da sola non basta, perché se alla stessa non asso-ciamo un’altrettanto significativa attività dicomunicazione, attraverso i diversi strumenti adisposizione, fra cui il bilancio annuale, nelle suediverse componenti, si corre il rischio che quan-to fatto non venga apprezzato e riconosciuto».In ambito Acri il tema della trasparenza è un con-vincimento fortemente radicato e ripreso anchenella Carta delle Fondazioni, con riferimento

all’organizzazione e alla rendicontazione dell’at-tività istituzionale e di quella gestionale. E il pro-filo di più immediato impatto, in termini di tra-sparenza, sul quale la Carta pone un particolareaccento, è proprio quello della rendicontazionedi bilancio. La Carta sottolinea la necessità difornire agli stakeholder e alle collettività di rife-rimento, un’informativa adeguata, in termini dicompletezza e di chiarezza circa le attività svoltee i progetti promossi e finanziati dalla Fondazione.Ovviamente le raccomandazioni della Carta nonimpattano su un contesto disarticolato e privo diriferimenti strutturali, dal momento che le

Fondazioni – è benericordarlo – sono i sog-getti che nel panoramadel Terzo settore hannoun quadro regolamentaree operativo assolutamen-te definito, che non haparagoni fra gli enti noncommerciali. L’attualeassetto normativo, infat-

ti, disciplina sia la forma che il contenuto delbilancio e prevede modalità di rendicontazionenon solo economico-patrimoniale, ma anche dicarattere sociale. «Poiché il bilancio è lo stru-mento principe attraverso il quale rendere contodei risultati conseguiti – ha proseguito Melley –ben si comprende perché l’Associa zione haavviato una riflessione volta a individuare lepossibili aree di miglioramento della comprensi-bilità dei bilanci, al fine di definire soluzioni attea garantire l’uniformità dei comportamenti con-tabili e ad implementare il livello di chiarezzadell’esposizione delle informazioni».

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I giovani italiani sono sempre più disillusi rispetto alla possibilità di trovarelavoro in Italia e sempre più disponibili a guardare fuori confine; hannocomunque voglia di mettersi in gioco. Presentata in Acri, il 27 gennaio scor-so, alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, GiulianoPoletti, la consueta indagine sulla condizione giovanile in Italia promossadall’Istituto Giuseppe Toniolo, in collaborazione con l’Università Cattolica econ il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, rivela, infatti, cheoltre l’85% degli intervistati (19-32 anni) è convinto che in Italia le opportu-nità lavorative legate alle proprie competenze professionali siano scarse olimitate. Il perdurare della crisi economica e la carenza di efficacia delle poli-tiche passate, inoltre, ha generato una forte sfiducia nel futuro: poco meno diun giovane su quattro è convinto (“molto” o “abbastanza”) che l’Italia avrà unrilancio entro i prossimi tre anni, uno su cinque lo escludecategoricamente, mentre la maggioranza è appesa a un po’di fiducia (51,3%) ma attende segnali forti e concreti disvolta. Il 37,3% attribuisce la principale causa della disoc-cupazione ai limiti della domanda nel mercato del lavoro,considerata ridotta come quantità e bassa come qualità,con l’aggiunta di scarsi investimenti in ricerca e sviluppo.Il 20,9% ritiene che si debbano migliorare i meccanismi direclutamento, legati a regole troppo rigide e lontani dallameritocrazia. Solo il 19,2% attribuisce ogni causa alla crisieconomica, mentre il 17,4% è autocritico: i giovani nontrovano lavoro per via della poca esperienza (15,3%), di una scarsa formazio-ne e della difficoltà ad accettare alcuni tipi di occupazione. Nel contesto attua-le il 70% dei giovani vede il domani pieno di rischi e incognite, sicché biso-gna essere pragmatici. Allora il 75,7% (80% al Sud – 71,4% al Nord) rinun-cia a disegnarsi un futuro per affrontare le difficoltà del presente. Se nel 2012il lavoro era ancora considerato più un luogo di autorealizzazione che unmezzo per procurarsi reddito, ora la situazione è completamente capovolta.L’obiettivo primario è quello di trovare un’occupazione retribuita rinviandonel medio-lungo periodo la propria realizzazione personale. La carenza diorientamento e di adeguate informazioni sul mercato del lavoro e sulla suaevoluzione non aiuta i giovani a fare le scelte giuste di raccordo tra percorsoformativo e professionale. Esiste un ampio scostamento tra i settori in cui essi

si aspettano di trovare impiego e quelli che, invece, mostrano una maggiordomanda di assorbimento. L’indagine segnala inoltre che tra chi studia il 37%dice che cercherà lavoro nel settore pubblico, soprattutto tra le donne, i giova-ni del Sud e i non diplomati, nonostante lo scarso peso di questo settore nel-l’occupazione giovanile (13% tra i giovani occupati intervistati). Gli studentimanifestano invece una forte sottovalutazione delle opportunità offerte da set-tori come il commercio, l’artigianato e l’agricoltura. Emerge anche che se dallato della domanda i giovani segnalano una carenza di reali opportunità, dallato dell’offerta indicano come uno dei limiti principali non tanto la propriaresistenza culturale verso certi tipi di lavoro quanto la carenza di combinazio-ne tra formazione ed esperienza per poterli davvero svolgere. In decisa cresci-ta è infatti la disponibilità di adattamento anche verso attività di tipo manua-

le, purché con una remunerazione adeguata e nelle qualiesprimersi in modo creativo. Le difficoltà a trovare unlavoro non solo intaccano nei giovani la fiducia nelle isti-tuzioni, ma rischiano anche di ridurre il senso di apparte-nenza sociale, portandoli a rifugiarsi nella rete parentalepiù ristretta, al punto che solo il 35% circa ritiene che lamaggior parte delle persone sia degna di fiducia. Un altogrado di fiducia viene riposto unicamente nei famigliari enegli amici: l’80% dei giovani si ritiene soddisfatto deipropri rapporti. «In una realtà sempre più complessa, com-petitiva e in rapida trasformazione è importante dotare le

nuove generazioni di una solida formazione e di strumenti adeguati per farele scelte giuste nel passaggio dalla scuola al mondo del lavoro – afferma ilprofessor Alessandro Rosina, tra i curatori dell’indagine –. Attualmentel’Italia si trova a essere, purtroppo, uno dei paesi avanzati che meno hannoattrezzato le nuove generazioni a cogliere le opportunità del mondo che cam-bia. Rispetto ai coetanei degli altri paesi sviluppati i giovani del nostro Paesesi trovano infatti più spesso avvolti da una fitta nebbia nelle fasi iniziali delpercorso occupazionale, con il rischio di perdersi e finire fuori strada. Altanelle nuove generazioni è la voglia di essere attivi e mettersi in gioco, ma altoè anche il rischio di frustrazione e demotivazione in carenza di politiche con-crete ed efficaci, in grado di aiutare i giovani italiani a dare solide basi al pro-prio futuro attraverso un’adeguata collocazione nel mondo del lavoro».

Bilanci sempre più trasparenti e comparabili

La carenza di orientamento e di

adeguate informazionisul mercato del lavoro

non aiuta i giovani a fare le scelte giuste

Istituto Toniolo, indagine sulla condizione giovanile in Italia

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focus giovani

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2015

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LE FONDAZIONI E LE FRONTIERE D’AZIONE

La scena educativa e formativa italiana – con laquale si confrontano le Fondazioni di origine ban-caria, a supporto di iniziative e attività molteplici edifferenziate in ogni parte del nostro territorio – ècaratterizzata da grande complessità. Le frontiere –a loro volta complesse e multi-dimensionali – sullequali sempre più spesso gli attori pubblici e privatisono chiamati ad agire a favore dei giovani, al finedi bene indirizzare le azioni in termini di equità,coesione sociale e sviluppo fondato sulla conoscen-za, sono: lo squilibrio demografico e le politichepubbliche penalizzanti per i giovani; le radicali tra-sformazioni nell’“antropologia educativa”; i cam-biamenti nei modi di apprendere e produrre; l’au-mento della povertà e il perdurare del fallimentoformativo di massa. Al contempo tutti gli attoriattenti alle nuove generazioni sono chiamati asostenere le speranze e le nuove, prometten-ti spinte positive che i nostri ragazzi stannoesprimendo oggi, con grande slancio creati-vo e entro una dimensione globale.

La crisi demografica e le politichepubbliche che penalizzano i giovaniA differenza del passato e di tanti paesi delmondo, l’Italia ha pochi bambini e ragazzi inun paese vecchio, nel quale si diventa geni-tori molto più tardi di una volta e di altrove.Le persone minori di 18 anni che vivono inItalia sono circa dieci milioni su 60 milioni,il 16,5 per cento. Nell’Unione Europea, sonoil 20,5 per cento. E siamo uno dei paesi piùvecchi al mondo: per ogni 100 persone di etàminore di 14 anni ve ne sono 151 che hanno65 o più anni contro i 96 della media euro-pea. Non è sempre stato così. Nel 1961 perogni 100 persone con meno di 14 anni ve neerano 38,9 con più di 65, nel 1971 erano46,1, nel 1981 61,7, nel 1991 92,5, nel 2001127,1. Mentre aumenta positivamentel’aspettativa di vita, in assenza di politichededicate ai giovani, diminuiscono costantemente igiovani rispetto all’insieme della popolazione.Inoltre, in generale, le mamme e i papà diventanogenitori più tardi di una volta e fanno figli più tardirispetto al resto d’Europa. La media dell’età in cuisi fa il primo figlio in Italia è oggi 31,1 anni, la piùalta d’Europa ed è cresciuta di 5 anni in un decen-nio. Va, poi, aumentando costantemente il numerodi donne che fanno il primo figlio dopo i 40 anni.Si tratta di veri squilibri nella distribuzione dellapopolazione, che ormai coinvolgono tutte le areedel Paese, anche se – va rimarcato – le famiglieimmigrate e più povere fanno prima i figli e innumero maggiore. Questa scena demografica con-diziona, per molti versi, la scena educativa delPaese. Infatti, i nostri bambini e ragazzi sono spes-so figli unici o in due, circondati da molti adultiche concentrano l’attenzione su di loro: genitoripiù maturi, nonni, zii senza figli, ecc. Sono il cen-tro di tante attese e proiezioni e anche di un ecces-so di atteggiamenti fondati su protezioni prolun-gate che ritardano la progressiva capacità di auto-noma gestione dei tempi e degli spazi, di regola-zione e limitazione dei desideri, di costruzione delsuper-io. Rispetto a un maggior equilibrio tra pro-tezione e promozione che vediamo nella maggio-ranza dei paesi dell’Ue, il “sentire” delle famiglie,in termini spesso iper-protettivi, produce anche uncrescente attrito tra famiglie da un lato e scuole ealtre agenzie educative dall’altro sul come ci sicomporta, sulla limitazione dei desideri del singo-lo rispetto al gruppo, sulla gestione delle naturalifrustrazioni proprie della crescita, sulla cura dellecose e delle consegne proprie di un luogo non piùprivato ma pubblico dove ogni diversa persona increscita ha un posto uguale e non più speciale. Entro questo scenario, il lungo prevalere di politi-

che pubbliche che limitano il nostro welfare alleazioni a favore di fragilità, sanità e anziani, senzadare risorse alle misure a supporto dell’autono-mia dei giovani, hanno fatto sì che – rispetto ailoro coetanei europei – i nostri giovani vengonofortemente penalizzati nel passaggio dall’età sco-lare in avanti, poiché non conoscono alcuna dellemisure che altrove sostengono avvio al lavoro,accompagnamento agli studi, inizio di una vitaindipendente, costruzione del nucleo abitativo e,poi, famigliare autonomo, ecc. In un paradosso chesegna profondamente l’Italia e condiziona i nostriragazzi – che molto ne soffrono – sono le famiglieche sostengono le aspirazioni dei ragazzi e che, alcontempo, però, ne prolungano la dipendenzadalla famiglia stessa in termini materiali, simboli-ci, psicologici, ritardandone l’emancipazione.

La mancanza di serie politiche pubbliche intema di accesso al lavoro, assunzione di respon-sabilità in ambito lavorativo e di supporto allemolte scelte dell’età adulta fino alla procreazio-ne e alla genitorialità, che è, appunto, ritardata,può essere letta come un vero e proprio attaccodei più vecchi ai più giovani, che produce, inItalia, un vero squilibrio nel ciclo della vita. Oggi, di fronte al lungo perpetuarsi di queste poli-cies miopi e colpevoli, assistiamo a due fenome-ni. Da un lato, la cronicizzazione della condizio-ne di disattivazione di una parte dei giovani(meno ragazzi al lavoro, aumento dei NEET - Notengaged in Education, Employment or Trainingben prima della crisi, tardiva uscita di casa, mino-re partecipazione alla formazione della ricchezza,basso tasso di natalità). Dall’altro, nuove (e pro-mettenti!) forme di radicale attivazione da partedi un’altra, e per fortuna crescente, parte di giova-ni, i quali – dato per certo che non vi saranno poli-tiche di sostegno alla loro crescita e alle loro aspi-razioni – oggi cominciano ad attivarsi in proprio,a costruire futuro attraverso forme di auto-impre-sa e auto-impiego o a prendere la via dell’emigra-zione – che fu dei loro nonni e bisnonni – pur diattivarsi e creare una vita indipendente. Le Fondazioni e gli altri attori in campo, mentresono chiamati a sollecitare il decisore pubblicoad avviare finalmente politiche attive e flessibilidedicate ai giovani, sono anche chiamati a soste-nere ora le innovative spinte dal basso che tantiragazzi esprimono con crescente creatività ecapacità di innovazione sociale e tecnologica,cimentandosi con le sfide, le conoscenze e i mer-cati, locali e globali insieme e, così, a supportaredirettamente le autonome azioni dei giovani intermini di realizzabilità e sostenibilità.

Le trasformazioni nell’“antropologia educativa”Chi si occupa di giovani registra, da molti lustri,profonde trasformazioni nei modi di educare chehanno legami con la situazione demografica e conmolte altre con-cause di quello che si può definireun cambiamento antropologico profondo. Nell’Ita -lia di ogni giorno, genitori, docenti, educatori delprivato sociale, allenatori sportivi, capi-scout, geni-tori impegnati nel sociale, volontari, e altre miglia-ia di persone che assolvono a funzioni educative edi formazione stanno tutti affrontando, da diversipunti di vista, la crescente, comune difficoltà di unacrisi di valori e di modelli che rende davvero fatico-so educare. Vi è stato, infatti – negli ultimi decenni– un mutamento radicale del paesaggio antropolo-gico entro il quale si educa.

Il primo aspetto di questo mutamentoriguarda il fatto che è progressivamentesvanita la socialità spontanea tra coetanei.A differenza di oggi, fino a una generazionefa, ogni bambino veniva affidato dalla fami-glia a un gruppo di altri bambini, coetanei opoco più grandi, entro cui provarsi, spec-chiarsi, riconoscersi. E insieme ai quali sicondividevano i tempi ripetuti e i luoghioltre le mura di casa e anche diversi dallascuola: quartiere, paese, cortile, rione, piaz-zetta, condominio, campagna. Era la primapalestra della socialità. Che abituava a fun-zionare entro una comunità di coetanei rego-lata intorno al gioco ma anche intorno all’es-sere progressivamente capaci di... Tanto cheogni nuovo venuto imparava a vivere ilriscontro giornaliero “di fare parte di”, le pia-cevolezze proprie delle relazioni e costruzio-ni progettuali comuni e anche le sue prove efrustrazioni. Era un sistema accettato diregole, prove e ritualità tra coetanei. Con gliadulti in posizione presente ma distante, nonintrusiva. Così, la scuola ha rappresentato,

fino a poco fa, la seconda palestra della socialità,ulteriore e diversa dalla prima. Perché era il luogoche ha sì una dimensione sociale ma modificata dalfatto che era deputata ad altro rispetto a quella primasocialità e, dunque, regolata per imparare le cose chenon si possono imparare a casa o con gli amici.Dunque, la scuola era pienamente riconosciuta dallafamiglia per questa sua specificità e per le leggi,esterne a sé, che la presidiavano, sorvegliate dagliadulti docenti, che erano altro dalla famiglia. Laquale, però, ne garantiva la funzionalità sulla base diun riconoscimento implicito, tale da delegare fun-zioni educative e legittimarla pienamente. Oggi nonè più così. E la scuola supplisce alla socialità spon-tanea assumendo le due funzioni che prima eranodistinte. Questo cambiamento comporta ogni giornouna situazione assai complessa per le scuole e idocenti e per le relazioni tra scuole e famiglie. Il secondo aspetto del mutamento riguarda ilfatto che i confini e le regole, a differenza di oggi,venivano rimarcati dai genitori entro una defini-zione codificata di ruoli e liturgie di presidio. Lerigidità potevano essere parti dolorose di questoassetto. Tuttavia un codice implicito centrato su ciòche si può o non può fare era universalmente rico-nosciuto da una comunità più larga della singolafamiglia e ciò la sosteneva nelle funzioni strutturan-ti e mitigava l’eccesso di soggettività. Era la primapalestra della legge. Che aveva luogo, anche essa,prima della scuola. E che favoriva un insieme gra-duato di trasferimenti di consegne, attese di com-portamenti, riti di passaggio, catene di comando,regole e sanzioni prevedibili. La scuola era in unaposizione di continuità anche con questo apprendi-stato precoce. E poteva contare su di esso per farevalere le proprie regole. Oggi non più.

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Un ampio intervento di Marco Rossi Doria

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focus giovani

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2015

Con il venir meno, progressivamente, di questo retroterra tipico di unasocietà educante tradizionale, tutti gli attori dei molti scenari educativi eformativi devono rivedere le loro funzioni e i loro compiti. Per farlo, lanostalgia per un tempo che è finito – e che aveva molti tratti negativi per-ché portavano all’esclusione per classe e per genere e a eccessi di mortifi-cazione delle singolarità – comunque non serve. Si tratta, invece, di coin-volgere tutti gli attori impegnati sui temi educativi e sulla coesione socialea immaginare nuove vie per costruire condivisione e presidi educativi chesappiano mettere insieme comunità, regole, attenzione al singolo e salva-guardia di uno spazio comune che necessariamente limita le soggettività.Si tratta di un’opera complessa, faticosa, delicata quanto irrinunciabile allaquale già si dedicano centinaia di azioni – tra privato sociale, scuole e altreagenzie educative – sostenute dalle Fondazioni. Riflettere intorno alla com-plessità dei nuovi scenari educativi e al menù delle possibili risposte – cul-turali e operative – è un’urgenza, sentita da tanti attori in campo, alla qualele Fondazioni possono dare nuovo sostegno.

I cambiamenti nei modi di apprendere e produrreDa qualche decennio, la scuola non è più il solo luogo dove si accede alleinformazioni e ai modi di apprendere. Oggi tutte le discipline umane – sia teo-riche che pratiche – sono, infatti, caoticamente parte della rete e sono accessi-bili in mille forme, rapidamente. Con la possibilità, ulteriore, di essere mani-polate, variate, confuse, confrontate, espanse e ricollocate anche in terminiproduttivi, on demand, con un’attenzione a una domanda sempre più differen-ziata e resa anche singolare, personale. Lo stesso modo di imparare – il fun-zionamento del cervello umano – viene chiamato in causa: organizzazionedella memoria, presenza simultanea di molti codici, compresenza di procedu-re analogiche e logiche, relazione immediata tra produzione costruita e fruita,ecc. Questa è la prima generazione di docentie educatori che ha perso il monopolio delleconoscenze e dei mezzi per trasmetterle e chesi misura, al contempo, con l’imparare e il pro-durre e il comunicare su vasta scala. E chedeve insegnare a distinguere, scegliere, con-frontare, in mezzo a un mare di informazionicomplesse e contraddittorie, valutando il sape-re e le competenze che i giovani ai quali ognigiorno ci si rivolge hanno acquisito in moltis-simi modi, anche lontano dalla scuola e diver-si da come loro hanno imparato. Un tempo-scuola e un tempo di apprendimento più ricco e flessibile è inevitabile; erichiede, a sua volta, un tempo di preparazione del lavoro molto diverso dallavecchia lezione e dal vecchio apprendistato, un modo che sia cognitivo, arti-gianale, produttivo, culturale insieme e che attraversi continuamente i confinitra scuola e fuori. Le Fondazioni – che sono ovunque impegnate a supporto dell’“appren-dere per lavorare” e dell’imparare cose nuove e in modi nuovi, dell’im-parare di chi parte svantaggiato personalmente o socialmente, del rivita-lizzare i saperi che si stanno perdendo, del promuovere la salvaguardiadell’ambiente e dei nostri immensi patrimoni culturali, ecc. – oggi tocca-no con mano le molte promesse e le complessità della rivoluzione avvenu-ta nei modi di apprendere. L’integrazione tra i nuovi media in costanterivoluzione e la riscoperta delle antiche maestrie appare essere, anche alleFondazioni, il crinale sul quale si giocano le sfide a favore dello sviluppodelle nostre risorse umane. Più oltre, molte Fondazioni lavorano tra Italia e mondo, tra nuove e vec-chie tecnologie rivolte alla salvaguardia e alla rivitalizzazione del nostroheritage, appunto, sul confine tra antichi mestieri e nuovissime competen-ze; così toccano con mano – insieme ai ragazzi, ai giovani, alle scuole, allaformazione professionale, alle imprese – che il paradigma della complessi-tà rende relativi i confini tradizionali tra le “materie”. Più che difendere glisteccati tra saperi si è chiamati a indagare gli spazi comuni e le cerniere trale discipline. Certo, si devono sapere le fondamenta delle diverse discipli-ne e anche le arti specifiche e le Fondazioni possono aiutare scuole, univer-sità e centri di ricerca in tale dimensione, che richiede la costanza dei co-finanziamenti e delle molteplici sinergie. Ma, poi, storia ed economia, lin-gue e scienze, etica, diritto, filosofia, matematica, antropologia si muovo-no insieme, possiedono epistemologie comuni, condividono incertezze. Laricerca di base e quella applicata e la social innovation si intrecciano con-tinuamente, insieme ai processi di apprendimento diffusi. I ragazzi e idocenti, del resto, lo scoprono in tempo reale. Basta un evento qualsiasi nelmondo o un qualunque compito che unisce il pensare e il produrre per ilmondo reale ed ecco che ragazzi e formatori sono chiamati, subito, insie-me, ad alternare il tempo dedicato alle specificità della disciplina o del-l’arte o del compito particolare con quello dedicato a temi e indagini elaboratori sulle relazioni tra cose diverse. Così, l’unità di tempo e di spa-zio che, per esempio, ha connotato la scuola italiana – la coincidenza traaula, classe e orario di lezione uguale per tutti – non regge più. E, infatti,

il supporto – in tempi che sono stati anche di insensata restrizione dispesa pubblica all’istruzione e alla ricerca – di tante Fondazioni allenostre scuole si basa su criteri tesi a suscitare e favorire innovazionedidattica intesa in senso laboratoriale, fondato sulla ricerca e l’intrecciotra sapere, saper fare, saper essere che i giovani acquisiscono nel vivo diprocessi complessi, che comprendono studio teorico, azioni operative,processi cognitivi tesi a risolvere problemi e a innovare, interazioni socia-li collaborative, ecc. Questa frontiera dell’innovazione è quella decisivaper il futuro del Paese e le Fondazioni sono chiamate, anche per impara-re a loro volta, a parteciparvi a pieno titolo.

L’aumento delle povertà e il perdurare del fallimento formativo di massa La povertà relativa delle nostre famiglie è preoccupante perché non è scesa primadella crisi ed è aumentata dopo: il 12,6 per cento in Italia, il 26 per cento nel Sud.Lo è ancor più perché il numero di minori in povertà è elevatissimo a confrontocon il resto d’Europa: il 25 per cento (Save the Children, Atlante dell’Infanzia,2014), circa due milioni e mezzo i bambini e adolescenti che si concentrano, cer-tamente, nelle regioni del Sud, ma sono presenti ovunque e che vivono in con-dizioni di deprivazione materiale e spesso anche culturale, sociale e relazionale.Vi è, inoltre, una “crisi nella crisi”: un milione (!) di minori che vivono in pover-tà assoluta, fortemente concentrati nel Sud. Il Garante per l’infanzia ha così sin-tetizzato questo dato: “Sono specialmente i bambini e i ragazzi del Mezzogiornoa patire le conseguenze della crisi economica e della mancanza strutturale diinterventi: il 20,7% vive in una condizione di grave deprivazione contro il 7,2%dei coetanei del Centro e del Nord.” Resiste, poi, la corrispondenza diretta traaree della povertà delle famiglie e dei minori, tassi elevati di dispersione scola-stica, bassi livelli nelle competenze irrinunciabili dei ragazzi a scuola. La percen-

tuale della popolazione 18-24 anni con al più lalicenza media – concentrata, appunto, nelle areedella povertà – che non ha concluso né le scuolesuperiori né un corso di formazione professiona-le riconosciuto di durata superiore ai 2 anni e chenon svolge attività formative è in lenta diminu-zione, ma è ancora oltre il 17 per cento dellapopolazione di questa età e nel Sud è ben oltre il20 per cento. La percentuale di 15enni con unlivello basso di competenza (al massimo primolivello) nell’area della lettura e comprensione diciò che si legge è al 23 per cento e al 34 per cento

nel Sud. E la percentuale dei 15enni con un livello basso di competenza (al mas-simo primo livello) nell’area della matematica di base è migliorata ma è ancoraoltre il 20 per cento e oltre il 30 per cento al Sud (OCSE, indagine PISA). Tuttii documenti ufficiali del Governo e dell’Ue mostrano la correlazione, fortis-sima, tra tasso di popolazione con gradi alti o accettabili d’istruzione e/o chepossono ritornare a formarsi nel corso della vita e crescita economica e coe-sione sociale di una nazione. Viceversa, il perdurare nel tempo – il cronicizzar-si, com’è in Italia – dei tassi alti di fallimento formativo che determinano livellid’istruzione e formazione bassi in troppa parte della popolazione (in più in unasocietà che ha bassi livelli di natalità), produce minore sviluppo e rischi croniciper la coesione sociale e anche per la partecipazione democratica che è legata ailivelli di conoscenza. Valgono ancora, su ciò, tutti gli argomenti mostrati, fin dal2006, dall’allora Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi (Draghi, M.Istruzione e crescita economica, Lectio magistralis presso l’Università di Roma LaSapienza, 9 novembre 2006). Anzi, tali argomenti trovano maggior peso perchél’uscita dalla crisi – in termini di produzione di nuovi beni e servizi – premia pro-prio il grado d’innovazione, largamente determinato dal sapere e dalle competen-ze contenuti nei beni e servizi stessi, che è la condizione prima che li rende capa-ci di affrontare la concorrenza globale in quanto più dotati di caratteri innovativi econtinuamente innovabili grazie a sapere e ricerca. Dunque, l’Italia è oggi “zavorrata” – nelle sua battaglia per uscire dalla crisie nelle stesse potenzialità di sviluppo e di garantire la coesione sociale eanche territoriale – dal fenomeno della dispersione scolastica di massa lega-ta alle povertà educative. Il che fa di questa questione ancor più una grandequestione nazionale alla quale, infatti, molte Fondazioni dedicano costantirisorse. La drammaticità perdurante del nostro handicap nazionale – in ter-mini di esclusione sociale precoce e di mancato sviluppo per esclusione pre-coce delle nostre risorse umane – è, dunque, probabilmente il fronte di inter-vento più urgente sul quale continuare a investire – rendendo sempre piùefficaci gli interventi e migliorando l’accountability – anche da parte delleFondazioni. Vista dal punto di vista di chi si è a lungo occupato di politichepubbliche e opera insieme ai giovani, la presenza delle Fondazioni su cia-scuna di queste frontiere di impegno – che è essenziale dal punto di vista delfinanziamento delle azioni concrete, ma anche dell’apprendimento diffuso edell’indispensabile integrazione tra pubblico e privato nel sostegno dei benicomuni e delle nuove generazioni – dovrebbe indurre i decisori pubblici asostenere le Fondazioni anziché penalizzarle.

di Marco Rossi Doria

L’integrazione tra i nuovi mediain costante rivoluzione

e la riscoperta delle antiche maestrie è per le Fondazioni il crinale

sul quale si giocano le sfide per lo sviluppodelle nostre risorse umane

Le Fondazioni e le frontiere d’azione

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Si è conquistata la prima pagina della Domenicadel Sole 24 Ore con l’editoriale di un entusiastadirettore Roberto Napoletano, testimone in primapersona della cerimonia di premiazione tenutasi loscorso novembre presso il Teatro dell’Aquila diFermo. Stiamo parlando della 52a edizione dellaPagella d’Oro, iniziativa promossa da più di mezzosecolo dalla Fondazione Cassa di Risparmio diFermo e dalla Carifermo Spa, che premia i miglio-ri studenti “per profitto, capacità e impegno” delleprovince di Fermo, Ascoli Piceno, Macerata,Ancona e Teramo. Quest’anno i vincitori sono stati120, il 53% ragazze. La Pagella è stata ideata dal-l’istituto fermano il 31 ottobre del 1962 per cele-brare la Giornata Mondiale del Risparmio, organiz-zata annualmente dall’Acri a partire dal 1924.Una Pagella d’Oro altrettanto prestigiosa, e dadecenni accreditata, la assegna la Fondazione Cassadi Risparmio di Cento, che ogni anno, in concomi-tanza con la Giornata del Risparmio, premia conuna borsa di studio un centinaio dei migliori studen-ti delle secondarie superiori della suo territorio.

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focus giovani

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2015

PER AVVICINARESCUOLA E LAVOROLa Fondazione Cariplo e la Regione Lombardiahanno siglato un protocollo di intesa per pro-muovere la sperimentazione di iniziative mirateall’innovazione e al potenziamento dei poli tec-nico-professionali. L’obiettivo è sostenere lefiliere produttive del territorio, la transizione trascuola e lavoro e l’occupazione giovanile. Unaccordo che vale tre milioni di euro, di cui duestanziati da Regione Lombardia e uno daFondazione Cariplo. Alla base dell’intesa c’è ilcomune impegno a pro-muovere un sistemaeducativo di eccellenzache sia capace di favori-re lo sviluppo di capita-le umano qualificato edi integrarsi con il siste-ma economico/produtti-vo. Si intende valorizza-re il contributo delleimprese nella definizio-ne dei fabbisogni forma-tivi e rafforzare l’acqui-sizione delle competen-ze negli ambienti dellaproduzione (alternanza, tirocinio extracurricula-re, apprendistato, ecc.). A tale scopo, i PoliTecnico Professionali (PTP) possono diventaredei luoghi privilegiati dove sperimentare formedi collaborazione tra istituzioni scolastiche eformative e imprese, per potenziare le attività dimatching domanda-offerta di competenze, larealizzazione di attività di job experience pro-pedeutiche all’inserimento lavorativo e la rea-lizzazione di attività di placement. Più nel detta-

glio, l’intervento della Fondazione Cariplo si muo-verà su cinque versanti. Innanzitutto l’acquisto distrumenti e attrezzature per integrare e potenziare ilaboratori dei PTP già attivi nelle scuole e nelleimprese. Quindi il sostegno all’attivazione o alpotenziamento presso i PTP di percorsi formativiprofessionalizzanti e di interventi mirati sull’occu-pazione giovanile coerenti con le esigenze del mer-cato. Poi Fondazione Cariplo potenzierà servizi diorientamento e tutoring che supportino gli studen-

ti in ingresso, in itinere ein uscita dal percorsoformativo. Inol tre realiz-zerà interventi di aggior-namento di caratterescientifico e tecnico peri docenti dei PTP. Infine,rafforzerà il rapporto trail sistema dell’istruzionee formazione professio-nale, i centri di ricerca ele università.«Dobbiamo dare ainostri ragazzi quelloche può servire davvero

per il loro futuro – ha affermato il presidentedella Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti –;al tempo stesso dobbiamo mettere le aziendenelle condizioni di trovare giovani preparatiper ciò che il mercato attualmente richiede,superando il gap che grava oggi sul sistema. Sitratta di un’iniziativa che può aprire una viaverso un nuovo modello di formazione mirato afornire competenze utili a tutti, e che contribui-rà a sbloccare una situazione insostenibile».

La pagellaè d’oro

In moltissime classi delle scuole della provincia diCuneo ci sono studenti marocchini provenienti daBeni Mellal e dalla vicina Khouribga, spesso accan-to ad altri stranieri. La loro vita a scuola è simile aquella dei compagni, ma tra loro il ritardo scolasti-co raggiunge livelli molto alti soprattutto per imaschi. La Fondazione Cassa di Risparmio diCuneo – nell’ambito del suo progetto “Il mondo ascuola, a scuola del mondo”, che intende diffonde-re nuovi modelli pedagogici adatti a una scuolasempre più multiculturale – ha recentemente orga-nizzato un viaggio studio in Marocco per 30 inse-gnanti di 73 scuole. Realizzata in collaborazionecon la ong ProgettoMondo Mlal, l’iniziativa haofferto l’occasione per conoscere da vicino la regio-ne di Tadla Azilal, l’area da cui proviene la maggiorparte della popolazione marocchina presente in pro-vincia di Cuneo. «Vivere il Marocco, a contatto conla gente e con chi vive la cooperazione – ha dichia-rato una delle insegnanti – è stata un’esperienzaestremamente arricchente, sia culturalmente siaumanamente, e ci ha aiutato a non fare ciò che diceun proverbio africano, ossia “L’occhio dello stra-niero vede solo ciò che già conosce”».

DALL’IDEAALLA START UPNel 2002, su iniziativa della Fondazione Carim ènato il premio Nuove Idee Nuove Imprese.L’obiettivo è offrire ai giovani del territorio dellaprovincia di Rimini e della Repubblica di SanMarino uno strumento efficace per trasformare leloro idee imprenditoriali in vere e proprie attivitàeconomiche e, allo stesso tempo, aiutare il sistemaeconomico locale a innovarsi, grazie alle idee dellenuove generazioni. In dodici anni al Premio hannopartecipato oltre 2mila giovani, con 915 ideeimprenditoriali, che si sono trasformate in più di 300business plan, che hannogenerato o rivitalizzato 43aziende. Comples siva - mente sono stati asse-gnati 462mila euro.Quest’anno il bandoscade il 31 marzo. Sirivolge ad aspirantiimprenditori e giovanineoimprenditori che ab -biano interesse a svilup-pare un progetto impren-ditoriale. La competizio-ne offre un percorso gra-tuito di accompagnamento indirizzato a favorire laredazione di un business plan. Per partecipare(l’iscrizione è gratuita) basta un’idea; per vincereoccorre svilupparla con il miglior business plan. Aiprimi tre classificati vanno premi in denaro: 20milaeuro al primo, 12 mila al secondo, 6mila al terzo.Ma non è importante solo avviare una nuova azien-da, quanto piuttosto farla funzionare. I dati diconoche le startup italiane ancora attive dopo 5 anni dallanascita sono il 40%; quelle passate per Nuove Ideesuperano l’80%! www.nuoveideenuoveimprese.it

1,5 milioni per Sportivamente

Conoscereper insegnare

Offrire agli studenti una preziosa opportunità dicrescita, stimolandoli a fare sport a partire dallascuola primaria, e sostenere al contempo ilmondo dell’associazionismo sportivo giovanile,che insieme alla scuola è il luogo di formazionedegli adulti di domani. Sono questi gli obiettivi di“Sportivamente”, progetto unico a livello nazio-nale giunto quest’anno al traguardo della quintaedizione, ideato e sviluppato dalla FondazioneCassa di Risparmio di Padova e Rovigo in par-tnership con il Coni Veneto e con le delegazioniprovinciali del Coni di Padova e di Rovigo. Loscorso anno Sportivamente ha coinvolto circamille classi per un totale di oltre 21mila studentie più di 340 società sportive del territorio. Il bud-get complessivo messo a disposizione dallaFondazione per l’iniziativa, edizione 2015, am -monta a 1,5 milioni di euro. Sportivamente siarticola in tre filoni di intervento. Innanzituttoc’è la promozione dell’attività motoria e dellacultura dello sport nelle scuole primarie del ter-ritorio, in sinergia con progetti analoghi già atti-vati dal Coni e dal Miur. È previsto inoltre ilsostegno alle società sportive composte da giova-ni under 18, attraverso l’assegnazione di buoni(da mille a un massimo di 5mila euro) per l’ac-quisto di attrezzature e materiale sanitario fun-zionali alla pratica sportiva (le richieste dovran-no pervenire entro il 28 febbraio 2015; la gra-duatoria verrà resa nota entro il mese di marzo).Il terzo filone – che sarà gestito attraverso unospecifico bando della Fondazione, in uscita neiprossimi mesi – prevede di finanziare la realizza-zione di lavori di ampliamento, ristrutturazioneo manutenzione straordinaria degli impiantisportivi del territorio.

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FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2015

in mostra

Fotografi a Gorizia prima della Grande Guerra

SARDEGNA: L’ISOLA DELLE TORRIA Mont’e Prama i Giganti si levano per Giovanni LilliuA cent’anni dalla nascita del padre del-l’archeologia sarda, Giovanni Lilliu,dalla terra del Mont’e Prama, aCabras, nella Sardegna centro-occi-dentale, si levano i Giganti. Nella pri-mavera scorsa sono stati infatti rinve-nuti altri due esemplari, in particolarebuono stato, di sculture nuragiche inarenaria gessosa locale, con un’altezzache varia tra i 2 e i 2,5 metri e una data-zione oscillante fra il IX e il X secoloa.C.: probabilmente le più antiche sta-tue a tutto tondo, dopo le sculture egi-zie, dell’intero bacino del Medi -terraneo. Spezzati in numerosi fram-menti, gli altri Giganti del Mont’ePrama (complessivamente sono 38)erano stati trovati casualmente in uncampo nel marzo del 1974 e portatifuori con quattro campagne di scavo,effettuate tra il 1975 e il 1979. Ricom -posti, presso i locali del Centro direstauro e conservazione dei beniculturali di Li Punti a Sassari, dairestauratori del Centro di Conserva -zione Archeologica di Roma, sotto il coordinamen-to della Soprintendenza per i Beni Archeologici perle province di Sassari e Nuoro, in collaborazionecon quella per le province di Cagliari e Oristano,sono in parte esposti a Cabras e a Cagliari.Oggi una tecnologia innovativa messa a punto dal“CSR4” di Pula, il Centro di ricerca, sviluppo e studisuperiori della Sardegna, fondato nel 1990 per favo-rire le scoperte high-tech, consente di vederli ripro-dotti in 3D al Museo Nazionale PreistoricoEtnografico “Luigi Pigorini”, fino al 21 marzo 2015,in occasione dell’importante mostra “L’isola delletorri. Giovanni Lilliu e la Sardegna nuragica”, por-tata a Roma, dopo l’esposizione a Cagliari tra marzoe settembre 2014, grazie al fondamentale contribu-to, fra gli altri, della Fondazione Banco di Sardegna

e sotto l’egida della Direzione Regionale per i beniculturali e paesaggistici della Sardegna e dellaDirezione Generale per le Antichità del MiBACT.La mostra si sviluppa lungo tre fili conduttori – ilmetallo, l’acqua e la pietra – proponendo al pubbli-co oltre mille reperti inediti, o poco conosciuti, utili

a comprendere gli aspetti fondamenta-li della civiltà nuragica: l’architettura,il mondo del sacro e quello funerario,le tecnologie costruttive (in particolarequelle idrauliche), la società, l’econo-mia, il territorio, la metallotecnica,l’arte. Emerge l’immagine di unaSardegna nuragica dinamica, apertaverso l’esterno, da cui recepisce e rie-labora, in un linguaggio originale, pre-stiti culturali e tecnologici, innestando-li nel solco di una tradizione solida ericca. I manufatti ritrovati in Sardegna,e quelli di fattura nuragica arrivatinelle ricche tombe di esponenti dellearistocrazie italiche, sono gli indicatoridi scambi commerciali e culturali chepercorrono il Mediterraneo sulla sciadi antiche rotte mai abbandonate.Ma perché “L’isola delle torri”? InSardegna ce ne sono oltre ottomila ene caratterizzano il paesaggio. Già nel1884 Charles Edwardes osservavache: «Sia che ci trovassimo fra iboschi, oppure mentre ci si muoveva

lungo un acquitrino prosciugato, oppure ancora cisi arrampicava su un altro spartiacque, si passavaogni tanto di fronte a una costruzione simile a unatorre di guardia costiera o a un mulino a vento conla sommità mozzata. Il viaggiatore che non si fossepreventivamente informato su questo tipo di edificisarebbe rimasto fortemente impressionato. Questi,si sarà compreso, sono i famosi nuraghi dellaSardegna...». La mostra è anche un omaggio a unaltro simbolo dell’isola: il “sardus pater” GiovanniLilliu, a cui, il 13 marzo 2015, sarà dedicata unagiornata di studi in occasione del centenario dellanascita. È lui l’archeologo, l’intellettuale, il sardoche, con la sua instancabile attività di studioso e didivulgatore, ha portato all’attenzione della Sardegnae del mondo la “civiltà nuragica”.

Un’occasione per valorizzare anche le foto di famiglia

Mille reperti per una mostrada cui emerge l’immagine di

una Sardegna nuragica dinamica e aperta verso

l’esterno, con una tradizioneculturale solida e ricca

Nella Sala Espositiva della Fondazione Cassa diRisparmio di Gorizia, in via Carducci, fino al 2giugno è aperta al pubblico la mostra “Oltre losguardo. Fotografi a Gorizia prima della GrandeGuerra”, promossa dalla Fondazione in colla-borazione con il Circolo Fotografico I son -tino, il Consorzio Culturale del Monfal cone-se e i Musei Provinciali di Gorizia.L’esposizione traccia la storia degli atelierfotografici goriziani della Belle Époque,sapientemente ricostruiti attraverso unasequenza di immagini che offrono unospaccato della società nell’arco temporalecompreso tra il 1860 e lo scoppio dellaGrande Guerra. Fotografie che ritraggonouomini, donne e bambini, famiglie e grup-pi in posa negli studi goriziani. Scatti cherestituiscono l’immagine dei nobili e dellaborghesia cittadina, così come delle fami-glie popolari e contadine, dei militari, deisacerdoti e degli ufficiali, nonché degliesponenti della cultura e della politicalocale, a fianco di tanti cittadini goriziani.In mostra anche immagini che immortala-no momenti significativi della vita cittadi-na: processioni, visite imperiali, matrimoni efunerali, eventi sportivi. E ancora vedute di ester-ni, di piazze, del Castello: scorci caratteristicidella città catturati dagli scatti dei primi profes-

sionisti. A partire dagli scatti di FerdinandoTroester, che segnò l’inizio di un’attività profes-sionale fotografica stabile e dei cosiddetti“Magnifici Randagi”, ovvero gli operatori ambu-

lanti che scelsero Gorizia come luogo di sostaprivilegiato, la rassegna rende conto dell’attivitàdei numerosi studi che animarono la città in que-gli anni, per approdare infine alla fotografia pro-

fessionale al femminile di Helene Hofmann, abi-lissima nel trasporre sulla lastra negativa i carat-teri salienti della personalità dei soggetti ritratti. La mostra, curata da Giancarlo Brambilla, è cor-

redata da un catalogo edito dal Con sor zioCulturale del Monfalconese. Nel l’ambitodella mostra, la Fondazione promuove ilprogetto “Specchi della memoria. Goriziae l’Isontino attraverso le foto di famiglia”,che intende coinvolgere l’intera cittadi-nanza, invitata a consegnare temporanea-mente le foto d’epoca delle proprie fami-glie alla Fondazione, che provvede a digi-talizzarle e, se messe a disposizione inoriginale, a selezionarle per l’esposizionein un’apposita sezione della mostra.«Abbia mo voluto promuovere la rassegna“Oltre lo sguardo” – osserva il presiden-te della Fondazione Carigo, GianluigiChioz za – affinché un importante patri-monio storico, artistico e culturale dellaprovincia di Gorizia non solo non vengadisperso, ma venga reso fruibile per l’in-tera cittadinanza. Non dimentichiamoinoltre che la rassegna ben si inserisce in

un più ampio contesto di iniziative culturaliorganizzate su tutto il territorio per ricordare ilCentenario della Grande Guerra, che laFondazione sostiene convintamente».

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Dalla Romagna, terra dove “la vitaha un forte senso naturalistico”,come scriveva Dino Campana, arri-va un’occasione di riflessione sulfigurativo nell’arte: una mostra aImola, fino all’8 marzo, che è unafesta per gli occhi. Titolo: “Arte dalVero. Aspetti della figurazione inRomagna dal 1900 a oggi”. Le opere esposte si sottraggono alla“tradizione del nuovo per il nuovo”,che ha spinto al paradosso diun’“avanguardia di massa”; suggeri-scono, invece, una riconsiderazionee una revisione storiografica profon-da dell’arte figurativa, troppo alungo binario morto per certa criticae per le sue schematizzazioni. Lamostra si propone, dichiaratamente,come “un contributo a una più gene-rale inversione di tendenza rispettoalle traiettorie generate dal vizio dibase del Moderno: l’allontanarsi daun umanesimo impegnato sul con-creto presente e il suo conseguente,algido, rifugiarsi nelle sfere del-l’astrazione, in linguaggi formaliautoreferenziali, criptici e quasi ini-ziatici, in enfatici manifesti e in ideo-logizzati programmi, in goliardicheprovocazioni e, in sostanza, in unaintolleranza per le esigenze umane”. Allestita nelle due sedi del CentroPolivalente “Gianni Isola” e delMuseo di San Domenico, l’esposi-zione è stata pensata, allestita efinanziata dalla Fonda zione Cassa diRisparmio di Imola. Essa propone180 opere tra pittura, scultura, grafi-ca e ceramica, di 93 artisti, daDomenico Baccarini a Mattia Moreni,da Angelo Biancini ad Alberto Sughi,fino ai contemporanei Bertozzi &Casoni. Intento del curatore FrancoBertoni, sotto la direzione di AndreaEmiliani, è stato quello di mettere inrilievo figure e momenti di un lungopercorso della Romagna artistica,segnata da una singolare e caratteriz-zante adesione al filone figurativo everista. Pur messa di fronte alle solle-citazioni delle avanguardie e delleneo-avanguardie, essa ha sotterranea-mente coltivato una propria specifi-cità che la contraddistingue, per

qualità e quantità degli esempi, daaltre aree geografiche e culturali ita-liane. Le opere, esposte non secondoun criterio cronologico ma valoriz-zando il confronto tra modernità econtemporaneità, enucleano unasorta di racconto sulla condizioneumana: tra documentarismo e fin -zione, tra vitaquotidiana e tea-tralità, tra ordina-rio e meraviglio-so, tra apparenzee segreti nascostisotto la superfi-cie. Esse confer-mano che le artifigurative in Ro -magna hanno col - ti vato una conce-zione dell’arte come un indissolubi-le nesso tra poesia, visionarietà, altosentire e precise tecniche espressive,mantenendo un rapporto con lagrande tradizione dell’arte, con lesue ricerche estetiche e con il“fatto ad arte”. All’inizio del secolo scorso Faenzavantava un certo primato di cui sonotestimonianza le presenze di Do -

menico Baccarini, Giuseppe Ugonia,Domenico Rambelli, Ercole Drei,Giovanni Guerrini (“Fanciulli in Valdi Sole”, in basso a destra) e Fran -cesco Nonni (“Tedesche sulla spiag-gia”, in basso al centro): tutti artistidestinati a carriere di livello almenonazionale nei campi della pittura, della

scultura e dellagrafica. Sulla loroscia si formerannoGio vanni Roma -gnoli e FrancoGen tilini, ma è conGian netto Mal me -rendi (“Due ma -gni fici spari”, inalto a sinistra) eRoberto Sella (“Ri -trat to di Giannetto

Papiani da bambino”, in basso a sini-stra) che l’indagine del vero soprassiedea particolari cifre stilistiche per aprire uncapitolo non ancora totalmenteapprezzato. Uno scultore comeAngelo Biancini dimostra, proprionegli anni del regime fascista, unaparticolare sensibilità nei confrontidel reale. E a Forlì si forma unascuola che, dopo Antonello Moroni,

vanta i nomi di Pietro Angelini,Giovanni Marchini e Carlo Stan -ghellini, prima di giungere alla gene-rosità creativa di Maceo Casadei edei suoi emuli Gino Mandolesi eGianna Nardi Spada. A Cesena lafigura di riferimento, fin quasi allaseconda guerra mondiale, è GinoBarbieri (“Madre con bambino”, inalto a destra), mentre a Cotignola èattivo in maniera poliforme LuigiVaroli. A Imola c’è Tommaso DellaVolpe. Ma anche l’elenco degli arti-sti romagnoli contemporanei deditialla figurazione non è avaro. Sonomille i volti e le storie di quella predasfuggente che è il reale. E gli artistimoderni e contemporanei presentatiin mostra, al di là delle diverse con-notazioni stilistiche e dei vari perio-di storici, sono stati accomunati pro-prio in base a una dimostrata apertu-ra a vedere quello che non si sospet-ta di vedere, a scorgere il meraviglio-so e il terribile nell’ordinario e nelfamigliare, a cogliere l’inaspettatonella quotidianità, a saper sigillare, coni mezzi e le tecniche più idonee,l’istante perfetto: un momento daafferrare e preservare.

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in mostra

ARTE DAL VERO. ASPETTI DELLA FIGURAZIONEIN ROMAGNA DAL 1900 A OGGI

Figure e momenti di unlungo percorso dellaRomagna artistica,

segnata da una singolare ecaratterizzante adesione alfilone figurativo e verista

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caleidoscopio

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MEMORIA D’UOMINI, NELLA CAPITANATAL’Italia e l’Europa intera alla fine dellaPrima Guerra mondiale contarono unimmenso numero di morti. Così laregione della Capitanata in Puglia,dove nei piccoli paesi il numero deicaduti a volte rischiava di soverchiarequello di chi era rimasto. Il dolore nonha bisogno di segni esteriori per scava-re il cuore, ma la testimonianza dellamemoria può contribuire a lenire leferite. Così alla fine del 1918 in tantiluoghi, al di là delle molte polemichesull’opportunità e sull’uso strumentaleche ne fu fatto in seguito, cominciò amanifestarsi il desiderio di ricordarechi era partito e dalla Grande Guerranon era tornato. “La Memoria degliuomini nel bronzo e nella pietra.Monumenti e lapidi ai Caduti nei co -muni della Capitanata” di GianfrancoPiemontese è una ricerca sul campodei monumenti a loro dedicati, testimonianza, fral’altro, degli albori di una produzione artistica civi-le là dove c’erano quasi esclusivamente opere di

arte religiosa. L’iniziativa è stata soste-nuta dalla Fondazione Banca delMonte di Foggia nell’ambito delProgetto Memoria, promosso nel cen-tenario della Prima Guerra Mondiale einiziato già dal 2010. Esso prevedeinnanzitutto la sensibilizzazione degliallievi delle scuole primarie, sollecita-ti a riscoprire e a riflettere su quelperiodo della nostra storia attingendonon solo a quanto conservato negliarchivi e nei musei, ma anche a tuttociò che mantiene tracce di quellamemoria nelle proprie famiglie, comelettere, fotografie, diari, cartolinemagari lasciate in qualche cassetto.«Un progetto didattico – afferma ilpresidente della Fon da zione, SaverioRusso – varato nella consapevolezzache la conoscenza storica aiuta a tra-smettere la memoria, a vivere il pre-

sente con gli occhi aperti su quanto accade, con lavolontà di capire e sostenere il proprio ruolo nellasocietà con determinazione e capacità di giudizio».

I grandi nomi della cultura si ritrova-no a Lucca. Dalla cultura all’urbani-stica, dall’economia all’ambiente,dalla politica all’istruzione, prende ilvia venerdì 13 febbraio il ciclo di con-ferenze dal titolo “Incontri con leeccellenze”, organizzato da Accade -mia Nazionale dei Lincei, Comune diLucca e Fondazione Banca del Montedi Lucca. Sei appuntamenti di sicurointeresse culturale e scientifico pensa-ti per un vasto pubblico, che si terran-no da febbraio a maggio nell’audito-rium della Fondazione Banca delMonte. «Il progetto – sottolinea il sin-daco Alessandro Tambellini – è direalizzare, nel tempo, una sorta diappuntamento fisso nella nostra città,per trasformarla in un luogo d’incon-

tro e dibattito sui più attuali temi dellascienza e della ricerca, promuovendo,al contempo, Lucca in ambito cultu-rale». «L’idea di portare a Luccagrandi personalità intellettuali escientifiche – spiega Alberto DelCarlo, presidente della Fondazione –è nata durante la giornata delle eccel-

lenze, rivolta ai giovani, che abbiamorealizzato insieme al Miur la scorsaprimavera. In quel contesto abbiamostabilito di realizzare a Lucca ancheuna serie di appuntamenti di grandeinteresse rivolti al pubblico».Il ciclo si apre il 13 febbraio con unintervento del capo dipartimentodella Protezione Civile FrancoGabrielli sul tema “Il territorio: rischi,provvedimenti e soluzioni”; il 23 feb-braio segue il ministro dell’Istru -zione, Università e Ricerca StefaniaGiannini con “Ripensare l’istruzioneper il domani”; il 21 marzo GiulianoAmato con riflessioni “Sul mondo,sull’Europa, sull’Italia”; il 18 aprile cisarà il presidente dell’AccademiaNazionale dei Lincei, Lamberto

Maffei, che parlerà di “L’ambiente,l’uomo e il cervello”; l’8 maggioPaolo Portoghesi interviene sull’ur-banistica. Chiuderà il ricco program-ma l’economista Albero QuadrioCurzio, sabato 16 maggio, con“L’Italia tra società civile ed econo-mia reale”. L’Accademia dei Lincei èla più antica accademia scientifica almondo: tra i suoi primi soci annoveraGalileo Galilei. Giorgio Napolitano leha accordato l’Alto Patronato perma-nente del Presidente della Repub -blica. Fine istituzionale dell’Accade -mia è “promuovere, coordinare, inte-grare e diffondere le conoscenzescientifiche nelle loro più elevateespressioni nel quadro dell’unità euniversalità della cultura”.

Con sei appuntamenti Lucca incontra le eccellenze

Nasce il Museo virtuale della ceramica artistica diFerrara. È raggiungibile sul sito www.ceramicastorica-ferrara.it ed è frutto di anni di impegno e di studio. L’havoluto e realizzato la Fondazione Carife, che ha resofruibile al vasto pubblico della rete la propria collezio-ne, andando oltre i confini locali. Si tratta di una dellepiù ampie e importanti collezioni private di ceramichetardomedievali e rinascimentali dell’area padana cen-tro-orientale. Comprende 360 pezzi, principalmenteceramiche graffite “rinascimentali”, della seconda metàdel XV secolo e della prima metà del XVI, riferibili inparticolare alla produzione di Ferrara, sulla base delritrovamento locale o di attribuzioni stilistiche. Questatipologia costituisce circa la metà della collezione, conun ampio repertorio delle decorazioni e delle formecaratteristiche. Alcuni esemplari presentano figurazioniparticolarmente notevoli, come il frammento di unagrande ciotola con busti di un papa e di una coppia diregnanti o altri pezzi con personaggi musicanti, figureallegoriche, busti di santi e di angeli. Sono presentianche alcuni rari scarti di fornace: le testimonianze piùsicure della qualità della produzione locale. Il resto dellacollezione riguarda diverse altre tipologie di ingobbiatee graffite ed anche di smaltate, databili tra la metà delXIV e gli inizi del XVII secolo. Questa collezione rap-

presenta il nucleo base di un progetto destinato adampliarsi nel tempo, con iniziative articolate grazie allacollaborazione fra più partner: dall’Università diFerrara, che ha attivato un corso di “Storia dellaceramica” e, successivamente, un dottora-to triennale sullo stesso tema, allaSoprintendenza Archeologica, dellaquale si è censita una piccola partedell’immenso patrimonio, indivi-duata nei reperti degli scavi dellaPiazzetta Municipale. Prossi -mamente il sito ospiterà anchealtre collezioni storiche, tra cuiquella comunale, di cui i MuseiCivici di Arte Antica di Ferrarasono i principali conservatori.Attraverso questo progetto laFondazione si propone di attivarenuove sinergie sul territorio, per crea-re occasioni di crescita e di sviluppo,nella consapevolezza che oggi più che maioccorre ampliare i partenariati strategici per scam-bi di conoscenze e competenze su progettualità condi-vise, anche al fine di partecipare a bandi europei. Postal’indubbia forza aggregante del progetto e l’estrema

“versatilità” della ceramica, il nuovo Museo virtualepotrà essere anche il punto di partenza per un piano diistruzione, di formazione e di innovazione. La cerami-

ca infatti, radice culturale comune tra molti paesieuropei, si pone come un’espressione artisti-

ca tipica del territorio ferrarese che ben sipresta per iniziative di tipo didattico,

formativo, sociale e imprenditoriale,guardando anche a possibilità dicooperazioni con realtà interna-zionali di più ampio respiro. «Èper queste sue molteplici poten-zialità che la ceramica oggi nonè solo evocativa di un anticomestiere, ma è anche un’opportu-nità per il futuro – afferma il pre-

sidente della Fondazione Carife,Riccardo Maiarelli –. Che si tratti di

laboratori-bottega, studi moderni adalto contenuto tecnologico oppure appli-

cazioni produttive all’avanguardia, laconoscenza dei manufatti antichi è certamente il

punto di partenza per rielaborare in chiave modernala nostra storia, favorendo contaminazioni con l’ar-te contemporanea e le nuove tecnologie».

CERAMICHE STORICHE E NUOVE TECNOLOGIE

In occasione della Giornata della Memoria delle vitti-me della Shoah, la Fondazione Caritro ha promosso lamostra dal titolo “Tra normalità e orrore: Artisti pla-stici ebrei di Oradea e il dramma dell’Olocausto”, chesi può visitare fino al 1° marzo, presso PalazzoCalepini (Via Garibaldi 33 - Trento). Si tratta di unacollezione di 66 quadri di artisti ebrei rumeni, espostiin Italia per la prima volta. Le opere presenti si divi-dono in due gruppi. Il primo raccoglie tele che tra-smettono tranquillità, buon umore e nostalgia: sonopaesaggi che raccontano un mondo pacifico e ordina-to, che non lascia presagire l’alluvione storica deva-stante che seguirà a breve. Al secondo gruppo appar-tengono invece opere di artisti che avevano intuito,nella calma che li circondava, il male invisibile, lacancrena sempre più estesa nella società, l’incubodella guerra imminente. Su tutte, quelle di Alex Leon,che ha dipinto una straordinaria profezia dei campi diconcentramento: cinque uomini nudi, scheletrici, conle ossa che sporgono dalla pelle, con i piedi fangosi,esclusi dalla società, guardano una gabbia che liattende. Tra gli artisti presenti in mostra con le loroopere, alcuni morirono durante l’Olocausto. I soprav-vissuti continuarono a lavorare, per trasmettere con laproria arte l’imperativo “Non dimenticare”.

Per non dimenticare

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caleidoscopio

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2015

FIRENZE CAPITALEÈ un ampio programma di eventi, con una forte impronta didattica, quello promos-so dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, in collaborazione con le maggiori istitu-zioni cittadine, per ricordare, a centocinquant’anni di distanza, i tempi in cui Firenzefu capitale d’Italia, dal 1865 al 1870. Venticinque appuntamenti nel corso dell’annotra mostre, convegni e concerti, contraddistinti anche da un logo ideato da MiriamFrescura. Queste manifestazioni si affiancano alle tante iniziative promosse dalComitato per i festeggiamenti dei 150 anni di Firenze Capitale e si propongono di

far conoscere alle nuove generazioni ilprocesso che ha portato alla nascita dellaFirenze di oggi. Il programma prevede,insieme ad altro: una mostra all’Archiviodi Stato (3 febbraio – 6 giugno) che docu-menta quell’importante momento storicocon carteggi, plastici, dipinti e oggetti rife-riti all’attività dell’architetto GiuseppePoggi e al nuovo disegno urbanistico diFirenze; matinées musicali all’Audi -torium ispirati a “La musica nei salotti e

nei teatri fiorentini negli anni di Firenze Capitale”; giornate di studio su varietematiche inquadrate nel periodo. Inoltre, presso la sede dell’Ente Cassa diRisparmio, dal 17 febbraio al 5 aprile, sono esposte le celebri vedute di Borbottonie di artisti della seconda metà del XIX secolo. Apparati multimediali accompagna-no il visitatore nella comprensione del passaggio dalla Firenze del passato a quel-la di oggi, grazie alle fotografie realizzate per l’occasione da Saverio De Meo.Sono organizzati anche laboratori didattici e visite guidate per le scuole.

Una stagione musicale per tuttiSi è aperta “alla grande” il 17 gennaio la54a edizione della Stagione di Musicada Camera della Fondazione Pistoie sePromusica, promossa e finanziata dallaFondazione Cassa di Risparmio diPistoia e Pescia. È stata inaugurata daRamin Bahrami, celebre pianista ira-niano, tra i più importanti interpretibachiani contemporanei, e dal flautistaMassimo Mercelli, con le Sonate perflauto e pianoforte di Bach. La Stagione2015 propone un’offerta culturale emusicale di altissimo livello, con bentredici concerti che si susseguono fino amaggio, spaziando dalla musica anticaa composizioni del Novecento. Tra leattività collaterali della Stagione, prose-gue quella portata avanti dalla Fonda -zione Promusica (ente strumentale dellaFondazione Caript, che cura la rasse-gna) dedicata all’educazione musicaledei giovani. In particolare vengono pro-poste iniziative per creare un contattodiretto tra musicisti e studenti delle

scuole medie inferiori e superiori diPistoia, affinché i ragazzi possano vive-re a tutto tondo l’esperienza del concer-to e comprendere le dinamiche alla basedella sua produzione. Proponendobiglietti a prezzi assolutamente accessi-bili (da 3 a 20 euro) e abbonamenti,

come sempre la Stagione si propone dicoinvolgere tutti – appassionati, mu -sicisti, studenti, semplici curiosi – al finedi consentire a chiunque di avvicinarsicon facilità alla musica d’arte, intesacome “bene comune”.

Valentina inaugura lo Spazio 32

In tempi in cui disegnare un fumetto può costarti lavita, i toni della vitalità e dell’allegria che verrebberospontanei per parlare di quelli che gli americani chia-mano i “comics” rischiano di venir meno. Sono, inve-ce, queste le sensazioni che trasmette la mostra“Inediti” di Guido Crepax, con la quale la FondazioneCarispezia ha inaugurato lo “Spazio 32”, la nuova sededella Biblioteca della Fondazione aperta soprattutto aigiovani e quest’anno interamente dedicata al fumetto,all’illustrazione, al graphic novel: oggi tra i più efficacimezzi di comunicazione, in cui la mano dell’uomo, attrezza-ta di matita, crea mondi e rivela il mondo, spesso cogliendo con arte ancheil lato più oscuro e celato della verità. Tutti i pomeriggi Spazio 32 metterà a dispo-sizione del pubblico libri a fumetti e illustrati e Ipad contenenti riviste di settore.Inoltre accoglierà incontri con autori, workshop, proiezioni di film e, appunto,mostre, come questa realizzata con 20 tavole originali e inedite del creatore diValentina. Spazio 32 aderisce al Polo ligure del Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN), svolge attività di promo-zione e valorizzazione della cultura, con particolare attenzione al patrimonio artistico, storico ed economico loca-le. Attualmente possiede oltre 5mila pubblicazioni, consultabili e disponibili al prestito interbibliotecario.

Due mostre e una performance diAlexandra Pirici e Manuel Pelmuþsono il contributo della Fondazionedel Monte al programma culturalecittadino promosso in occasione diArt City Bologna. In particolare, alMuseo Civico Medievale è stataallestita la rassegna “Carlo Zauli. LeZolle” e, fino al 1° marzo, presso lasede della Fondazione, c’è la mostra“Oggetti su piano. Scuola di pitturabolognese”: quattordici artisti a con-fronto con la natura morta. SonoRiccardo Baruzzi, Pierpaolo Campa -nini, Paolo Chiasera, Leonardo Cre -monini, Pirro Cuniberti, CuoghiCorsello, Flavio Favelli, Piero Manai,Giorgio Mo randi, Alessandro Pessoli,Concetto Poz zati, Sergio Romiti,Vincenzo Simone, Sissi. Tutti hannolegami mol to forti con Bologna: o cisono nati e ci hanno vissuto, o si sonoformati qui in Accademia, o ancorahanno scelto il territorio bolognese per

il loro studio. Tutti hanno portatoavanti una particolare riflessione sul-l’oggetto, inteso nelle sue varie acce-zioni, attraverso il linguaggio della pit-tura. Protagonista di “Oggetti supiano” è infatti la natura morta e laconnotazione fortemente simbolicadegli oggetti rappresentati. «Nelmondo dell’arte abbiamo persol’abitudine a costruire narrazionidesiderose di creare scuole o gruppi

– spiega il curatore della mostra,Antonio Grulli – l’esercizio a trova-re determinati stili, tematiche, valo-ri che possano tenere raggruppatiindividui differenti. Ancor di più si èpersa l’abitudine a legare questenarrazioni a un contesto geografico,come se il concetto di comunità (cheimplica inevitabilmente una prossi-mità fisica e quindi anche geografi-ca) non avesse più senso. Come sel’arte vivesse in un luogo scollegatodalla vita di tutti i giorni. Come sela frequentazione quotidiana e lavicinanza non fossero più necessa-rie per una conoscenza approfondi-ta e la costruzione di una trama e untessuto». Ecco, questa mostra nasceinvece con l’idea di tracciare una sto-ria e definire una possibile scuolabolognese. Non è solo un insieme diquadri, ma una riflessione vera e pro-pria sullo stato della pittura e sulle suepossibili trasformazioni nel tempo.

Nella memoria di chi ha più di cinquan-t’anni e in gioventù è vissuto in un picco-lo centro della penisola italiana c’è sen-z’altro il ricordo che lì i posti per incon-trarsi erano essenzialmente due: il cinemae la parrocchia. Prima dell’avvento deimultisala quasi ovunque c’era almeno unluogo da utilizzare per le rappresentazio-ni teatrali e per le proiezioni cinematogra-fiche. La cultura e lo svago erano occasio-ni davvero comunitarie e, quasi sempre,strumenti di coesione. Oggi molto è cam-biato. Ma la voglia di posti per godersi unfilm come quelli di una volta ancora siaffaccia nei piccoli comuni, come neiquartieri di grandi città. Dal gennaio2014, però, i distributori cinematograficihanno sospesol’utilizzo delletradizionali pel-licole a favoredel più versatilesupporto digita-le. Que sta sceltaha avuto un ef -fetto dirompenteper le sale piùpiccole e decen-trate che, inmancanza di unadeguamentotecnologico, devono interrompere l’atti-vità cinematografica, impoverendo cosìl’offerta culturale complessiva del territo-rio. Per sostenere la riconversione verso ildigitale, la Compagnia di San Paolo haemanato un bando “Linee guida CinemaPiù”, rivolto ai soggetti non profit perinterventi di aggiornamento tecnologicodei luoghi di produzione e aggregazioneculturale. Scade il 30 aprile 2015 ed è sca-ricabile dal sito www.compagniadisan-paolo.it. Intanto a Lambrate, grazie allavincita di un bando di FondazioneCariplo, è stato da poco inaugurato “IlMartinit”, che non è una sala d’essai, maun posto dove si fa cinema anche dirichiamo (da domenica a mercoledì) eteatro (gli altri giorni), in una dimensionesociale che il pubblico ancora cerca.

CINEMA MON AMOUR

“OGGETTI SU PIANO” IN MOSTRA A BOLOGNA

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territori

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2015

I RESTAURI IN CITTÀ LI FIRMALA FONDAZIONE CARIVERONAÈ di poche settimane fa l’annuncioche la Fondazione Cassa diRisparmio di Verona, Vicenza,Belluno e Ancona insieme aUniCredit, di cui la Fondazione èazionista, contribuirà al restaurodell’Arena di Verona: il terzoAnfiteatro romano al mondo perdimensioni. Costruita nella primametà del I secolo d.C. per ospitarespettacoli di combattimento fra igladiatori e di caccia agli animaliferoci ed esotici, nel tempol’Anfiteatro ha sempre ospitato manifestazioni spet-tacolari come giochi, giostre e tornei. Dal 1913 èteatro del Festival Lirico, il più importante festivalall’aperto al mondo, in grado di accogliere fino a13.500 spettatori per esibizione. Nell’arco di treanni, dal 2014 al 2016, Fondazione Cariverona eUnicredit erogheranno 14 milioni di euro, divisi inparti uguali, per finanziare la realizzazione di operee lavori di restauro e adeguamento funzionale eimpiantistico necessari per la messa in sicurezza e lapiena fruizione di questo straordinario sito, che èuno dei più importanti e noti monumenti italiani.

«Un’operazione – ha dichiarato il sindaco diVerona, Flavio Tosi, alla presentazione dell’iniziati-va il 17 dicembre scorso – che le finanze comuna-li, in un momento in cui lo Stato centrale ha fattovenir meno ogni finanziamento, non avrebbero inalcun modo potuto sostenere». Paolo Biasi, presi-dente della Fondazione, ha evidenziato una delleragioni di questa scelta nello storico rapporto cheesiste tra l’Ente e Verona. «Non poteva mancare –ha detto – un nostro significativo sostegno volto avalorizzare e a rendere più funzionale un monumen-to straordinario, che è simbolo della città e volano

culturale ed economico dell’interaprovincia». L’arte e la cultura, setto-ri nei quali l’eccellenza italiana èriconosciuta in tutto il mondo, pos-sono essere, infatti, un motore disviluppo economico e sociale dav-vero importante per l’Italia e i suoiterritori. Probabilmente questo è ilprimo intervento, sicuramente il piùgrande, che si fa con l’art bonus nelnostro Paese. «L’art bonus – haspiegato Ghizzoni, a.d. di Unicredit– è uno strumento concreto per

incentivare il mecenatismo culturale e favorire latutela e la valorizzazione del patrimonio italiano.Prevede che il 65% dell’investimento possa esse-re detratto fiscalmente e quindi è una legge chepuò sicuramente stimolare altri investimenti inquesta direzione». Non è, però, certamente questala molla che nel tempo ha mosso Biasi e la suaFondazione quando hanno finanziato i numerosi eimportanti restauri che hanno consentito di valo-rizzare e riportare alla piena fruibilità dei cittadinii luoghi simbolo delle città in cui la Fondazioneopera. Di seguito ne ricordiamo alcuni.

Ancona - Mole VanvitellianaÈ l’antico Lazzaretto, luogo di quarantena della città, posto al centro del porto,su un’isola artificiale: quasi una cittadella autonoma e autosufficiente che ori-ginariamente si raggiungeva solo con imbarcazioni, mentre oggi è collegataalla terraferma da tre ponti. Poteva ospitare fino a 2mila persone, oltre a unagrande quantità di merci; il rifornimento idrico era assicurato invece da unarete sotterranea di cisterne. Fu realizzato nella prima metà del 1700 dall’archi-tetto Luigi Vanvitelli, che diede all’edificio una caratteristica forma pentago-nale, che ne accentua il fascino. È circondato da un’alta cinta muraria, che leha attribuito una funzione di difesa del porto. Prima di essere trasforma a fineOttocento in zuccherificio, è stata usata come fortificazione e ospedale milita-re. Tra le due Guerre Mondiali fu nuovamente sede militare e infine manifat-

tura tabacchi. La Fondazione Cari -verona ha stanziato 6 milioni di euro infavore del Comune di Ancona, pro-prietario della Mole, per il restaurodell’edificio. Un restauro che hariguardato principalmente il lato desti-nato ad accogliere la sede definitivadel Museo Tattile Statale “Omero”, larealizzazione di una sala conferenze edegli spazi annessi, nonché un’aulafinalizzata ad attività didattiche.

Vicenza - Palazzo ChiericatiÈ la sede storica del MuseoCivico e ospita una pinacotecache comprende collezioni distampe, disegni, numismatica,statuaria medievale e moderna.Nel corso degli anni la Fonda -zione Cariverona ha sostenutol’amministrazione comunale diVicenza nell’importante opera direstauro del Palazzo, suddivisain più stralci, impegnando risor-se complessive per oltre 4 milioni di euro. La prima fase dei lavori hariguardato l’ala nobile o “Palladiana”, inaugurata a fine 2013. Per il suoriallestimento la Fondazione ha stanziato ulteriori risorse per 600milaeuro. Attualmente è in corso il restauro dell’ala “Novecentesca”. PalazzoChiericati è un edificio rinascimentale progettato nel 1550 dall’architet-to Andrea Palladio come residenza nobiliare per i conti Chiericati.Costruito a partire dal 1551, fu completato solo alla fine del Seicento.Dal 1994 è inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’Unescoassieme alle altre architetture palladiane di Vicenza, come il Palazzodella Ragione, meglio conosciuto come Basilica Palla diana, già intera-mente restaurato dalla Fondazione Cariverona.

Belluno - Palazzo FulcisEntro il 2015 si concluderà il restauro di Palazzo Fulcis, realizzato dall’archi-tetto Valentino Alpago-Novello nel 1776, unendo tre edifici precedentemen-te separati, mentre il nucleo interno principale, con importanti decorazioni astucco e originariamente arricchito da tre opere di Sebastiano Ricci, vennecommissionato da Pietro Fulcis. L’idea di ristrutturarlo risale al 2001, vistala sua rilevanza storico-artistica e il sopraggiunto ritrovamento di reperti diepoca longobarda, anch’essi restaurati. Il Palazzo sarà la sede dei MuseiCivici della Città, e per il suo pieno recupero la Fondazione Cariverona hamesso a disposizione più di 11 milioni di euro, oltre ai circa 2 milioni del suoacquisto nel 2006 e i 350mila euro per i nuovi arredi. L’avvocato FaustoSinagra, direttore generale della Fondazione Cariverona, ha dichiarato: «Sia -mo lieti che Palazzo Fulcis diventerà un museo civico, perché lo scopo e ilfine della Fondazione è rivolgersi al sociale anche tramandando la cultura,i valori e le tradizioni del territorio». La superficie disponibile sarà di 2.991metri quadrati, suddivisa inquattro zone. Al piano terra labiglietteria, un bookshop espazi espositivi, al primo pianoaltri spazi espositivi e una zonadedicata alle conferenze, alsecondo ci saranno una bi -blioteca e un archivio oltre astanze per l’amministrazione,mentre il terzo piano saràdedicato alle esposizioni tem-poranee e alla didattica.

Verona - Castel San PietroL’immobile, che nell’ottobre 2006 la Fondazione ha acquistato dal Comunedi Verona per un valore complessivo di 11 milioni di euro, è oggetto di unacomplessa opera di recupero funzionale finalizzata a farlo diventare la nuovasede del Museo di Scienze Naturali della città. Non si tratta dell’originarioCastel San Pietro, che Giangaleazzo Visconti costruì nel 1398, perché quel-l’antico edificio che dominava Verona dall’alto fu fatto saltare nel 1801 dai

soldati francesi quando, dopo il trattatodi Luneville, abbandonarono la rivasinistra dell’Adige per ritirarsi sulladestra. Nel 1840, gli Austriaci demoli-rono i resti del castello visconteo, insie-me all’adiacente chiesa romanica, e suquell’area, tra il 1851 e il 1856, costrui-rono l’attuale edificio ex caserma-for-tezza in stile neoromanico, progettatodal colonnello Petrasch, del Genioaustriaco. Per l’avvio delle opere diristrutturazione, poiché il sito è stato

ritenuto di interesse archeologico da parte del Ministero dei Beni Culturali,la Fondazione ha effettuato i lavori preliminari di scavo con l’obiettivo didefinire il percorso storico dell’area dall’epoca paleocristiana al periodoasburgico, nel corso dei quali sono stati individuati importanti repertiarcheologici. Nel globale progetto di recupero e valorizzazione del comples-so architettonico, per il quale la Fondazione ha impegnato oltre 40 milionidi euro, è inclusa anche la progettazione della funicolare di collegamento delnucleo storico della città con il parco delle Torricelle e Castel San Pietro.

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territori

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2015

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AVANZA IL RECUPERO DELLE MURA URBANEA Lucca la collaborazione pubblico-privato stravinceChe la Fondazione Carilucca sia uno dei playmaker fondamentali per la valorizzazione e losviluppo del suo territorio è un dato noto allecronache, anche di questo giornale. Torniamo,però, sull’argomento perché nuove realizzazionisi aggiungono alle precedenti e il 2015 – chevedrà la bella città toscana ospitare il XXIIICongresso Nazionale delle Fondazioni diOrigine Bancaria e delle Casse di RisparmioSpa, organizzato dall’Acri per il 18 e il 19 giu-gno – si è inaugurato proprio con una di queste:il restauro della Casermetta San Pietro, presenta-to il 17 gennaio, a completamento degli inter-venti sulle Mura urbane della città, a cui laFondazione ha destinato finora 7 milioni di euro.Le Mura urbane sono una cinta lunga 4,195 km ecostituiscono un monumento simbolo della città,

riconosciuto a livello mondiale per la bellezza arti-stica e il suo valore storico. La collaborazione pub-blico-privato ne ha reso possibile il più ampio ripri-stino, applaudito, in occasione dell’inaugurazionedella restaurata Casermetta, dal presidente dellaCommissione Istruzione e Cultura del SenatoAndrea Marcucci, che ha così commentato l’impor-tanza dell’intervento messo in piedi dallaFondazione con la Regione Toscana, il Comune e laProvincia di Lucca: «Non esiste altra esperienza nelnostro Paese di collaborazione virtuosa tra pubbli-co e privato per la valorizzazione e la tutela delpatrimonio artistico, come sta succedendo aLucca», ha detto. Un’operazione, quella per il recu-pero e la conservazione del patrimonio culturaledella città e della sua provincia, che ha trovato ilplauso del presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti,

anch’egli intervenuto alla cerimonia, il quale havoluto sottolineare la qualità gestionale e operativadella Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. «Inquesti anni, nonostante le difficoltà congiunturali ela crescita esponenziale degli oneri fiscali che gra-vano sui nostri Enti – ha dichiarato – sotto la guidadel suo presidente Arturo Lattanzi la Fondazione haaccresciuto sia il patrimonio che il proprio impegnoerogativo e ha saputo svolgere alla perfezione ilruolo di catalizzatore di risorse sul territorio, atti-vando a fianco delle proprie erogazioni altrettanticontributi pubblici, tramite accordi strategici sotto-scritti con Regione, Provincia e Comune di Lucca».«35 milioni a fronte dei 40 messi in gioco dallaFondazione – ha spiegato il presidente dellaFondazione Carilucca, Lattanzi –. Hanno consenti-to di concretizzare con successo importanti opera-

zioni nell’housingsociale, nell’ediliziascolastica, nelle infra-strutture e, appunto,nel restauro delleMura». Queste sonoformate da 11 baluar-di, 11 cortine e 12 traporte e passaggi.Costruite tra il 1544 eil 1645 furono erettesui resti di mura prece-denti, anche di epocaromana. Una testimo-nianza di questa lunga

vicenda di rifacimenti e ampliamenti sono i sotterra-nei, presenti sotto otto degli undici baluardi. Nonsono collegati tra loro e ognuno è diverso, per formae dimensione, anche per le differenti epoche dicostruzione. Nati, come tutta la fortificazione, perscopi militari e difensivi, i sotterranei servironocome deposito di materiali e ricovero dei cavalli.Nell’Ottocento, Maria Luisa di Borbone volle tra-sformare la parte sommitale dei terrapieni in un pas-seggio pubblico alberato, che i recenti restauri hannoben valorizzato. Gli interventi hanno riguardato: larealizzazione di piste ciclabili, il rifacimento del-l’asfalto e lo svecchiamento del sistema di illumina-zione, ma soprattutto la ristrutturazione di alcuni edi-fici che sorgono lungo le Mura, riportati al loro anti-co splendore e adibiti a nuovi usi. Tra questi c’è lacosiddetta Casa del Boia, che è stata dotata di ascen-

sore in modo da facilitare l’accesso alle Mura ancheai disabili e che sarà presto sede di un museo multi-mediale dedicato alla Via Francigena. C’è poi laCasermetta del Salvatore e, appunto, la CasermettaSan Pietro (con il rifacimento della copertura, degliimpianti, della pavimentazione del primo piano e ditutte le facciate) dove sarà allestito uno spazio desti-nato agli amanti dello sport all’aria aperta. L’attenzione della Fondazione Carilucca per le Muranon si ferma, però, qui. Ai 7 milioni di euro già pre-visti dal protocollo d’intesa stipulato con il Comunedi Lucca ha fatto seguito un ulteriore impegno di 4milioni, che saranno destinati ai lavori di restaurodelle porte San Jacopo e San Donato (nella foto asinistra), alla prosecuzione del restringimento del-l’asfalto, all’ultimazione del nuovo impianto di illu-minazione e all’esecuzione di ulteriori lotti di restau-

ro del paramento esterno. Nell’esecuzione dei lavoridelle Mura sono state affrontate anche altre opere inqualche modo collegate: l’asfaltatura di Via dellaQuarquonia e di Via dei Bacchettoni, la ricalibraturadi un tratto del poggio della passeggiata tra la PortaElisa (al cui restauro ha contribuito anche la Fonda -zio ne Banca del Monte di Lucca) e la Caser metta delSalvatore, l’installazione di due defibrillatori, la rea-lizzazione della nuova biglietteria dell’Or to Botani -co, la manutenzione della Porta Santa Maria, l’incre - mento dei punti di ripresa degli impianti di videosor-veglianza della città, la redazione e la consegna alComune di Lucca di tre progetti di restauro per tre sot-terranei (Baluardi San Paolino, San Martino e SantaCroce) con relative autorizzazioni, che hanno consen-tito, secondo gli accordi sottoscritti con la RegioneToscana, una più rapida attivazione dei lavori.

IL SAN FRANCESCO ACCOGLIE IL XXIII CONGRESSO ACRI

Lucca è un comune di circa 87milaabitanti, capoluogo di provincia, postonella parte Nord occidentale dellaToscana. Famosa per i suoi monu-menti storici, è una delle città d’artepiù note d’Italia, in particolare per lenumerose e bellissime chiese, per lequali è appunto chiamata “la cittàdalle cento chiese”. Proprio in unachiesa, quella di San Francesco, sisvolgeranno il lavori del XXIIICongresso Nazionale dell’Acri, grazieagli adeguamenti della struttura realiz-zati dalla Fondazione Cassa diRisparmio di Lucca, che ne è oggiproprietaria, come dell’intero omoni-mo Complesso Con ventuale, attual-mente sede del Campus universitarioImt Alti Studi Lucca.La Chiesa di San Francesco è ad aulaunica, senza transetto, e si conclude intre cappelle absidali: una tipologia

tipica dell’ar-chitettura men-dicante in usoin Toscana nelDuecento. Qui,infatti, il primoinsediamentodi Francescanirisale a prima del 1228. Origi -nariamente la chiesa venne dedicata aSanta Maria Maddalena e solo nelcorso del Trecento al l’Assisiate. Ilprimo cantiere sembra già terminatol’8 agosto del 1232 e nel 1253 sihanno le prime testimonianze dellaripresa dei lavori per l’ampliamentoe/o ricostruzione del Complesso, cheandarono avanti fino alla fine del XIII-inizio XIV secolo. Con il passaggiodel Convento all’Osservanza france-scana nel 1454, voluto fortementedalla cittadinanza, ci fu un vero e pro-

prio rifiorire delSan Francesco.Nel corso delXVII secolo,gli altari dellachiesa furonoprogressiva-mente rifatti e

l’aspetto attuale risale a quel periodo.Le finestre a bifora si devono invece aun restauro del 1844. Il neoistituitoRegno d’Italia, a partire dal 1862, tra-sformò il Convento in caserma e lachiesa in magazzino. Soltanto ai primidel Novecento fu riaperta al culto e iFrancescani ripresero possesso degliambienti conventuali, a parte la por-zione chiamata “Stecca” adibita acaserma. Nel 2003 i Francescanilasciarono definitivamente il luogo,che fu inizialmente acquistato dalComune di Lucca e nel dicembre

2010 dalla Fondazione, insieme all’in-tero Complesso Conven tuale, che siestende su una superficie di circa12mila mq, di cui più della metà costi-tuita da spazi a verde. Il Complesso haun’organizzazione compatta, basatasulla successione di tre chiostri e di uncortile che, con la chiara geometria subase quadrata, organizzano su duelivelli tutto il Complesso. A pianoterra i porticati, oggi in parte chiusicon diaframmi in cristallo, distribui-scono attorno ai giardini i percorsipubblici che attraversano il Conventoe quelli che collegano gli spazi del-l’istituto universitario. Al primo pianogli ampi deambulatori connettono lecelle trasformate in uffici per docentie studiosi e, in parte, grazie a inter-venti di allestimento, sono trasforma-ti in spazi studio di diverso taglio perle varie esigenze dei ricercatori.

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territori

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2015

Torino e le Alpi: venti progettiper lo sviluppo locale in montagnaNato nell’ambito del Programma strategico trien-nale della Compagnia di San Paolo, grande atten-zione ha avuto presso le comunità di riferimento ilbando economico-sociale “Torino e le Alpi”, teso afavorire lo sviluppo locale nei territori montani diPiemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Ciò grazie alsostegno – fino a un massimo di 15mila euro cia-scuno – a progetti di ricerca con un forte carattereapplicativo che portino a migliorare la qualità divita dei residenti, a superare condizioni di margina-lità economica e sociale, a incrementare l’accessoa servizi di base sanitari e sociali. In dicembre sonostati deliberati i progetti vincitori: 20 su un totale di153 proposte. Un numero, questo,che consente di tracciare il quadrodella capacità e volontà di rispostaall’appello della Compagnia di SanPaolo. Non è però solo la rilevantequantità dei progetti presentati,bensì anche il loro contenuto propo-sitivo, che evidenzia un territoriodotato di buone competenze pro-gettuali e di dinamismo organizzati-vo: in una scala da 0 a 10, nel 48%dei casi, quasi la metà, la mediacomplessiva dei voti assegnati aogni progetto è risultata superiore al7 e nel 79% dei casi superiore al 6.Il punteggio era assegnato secondocriteri ben definiti di qualità, fattibi-lità, rispondenza ai fabbisogni dell’area di riferimen-to, sostegno e collaborazione alla realizzazionedella proposta da parte dei soggetti pubblici o pri-vati locali, competenza dei proponenti in rapportoal progetto presentato e chiarezza espositiva. È daosservare che tutti i progetti candidati erano soste-nuti da referenze e reti con enti locali, istituzioniaccademiche, organizzazioni, associazioni, privati. La maggior parte dei progetti presentati attiene al set-tore agro-silvo-pastorale, con l’agroalimentare (pro-duzioni, filiere, commercializzazione, marketing deiprodotti) in testa, seguito dall’allevamento (razze ani-mali, alpeggi, prodotti e loro distribuzione), dai temi

relativi al bosco e alla filiera del legno, all’accorpa-mento dei terreni e alla gestione fondiaria associata,a lavorazioni artigianali locali. Ne sono stati premia-ti 11. Anche il turismo, nelle sue varie forme, moltedelle quali utilizzano tecnologie innovative comeapplicazioni ICT o integrazione nelle attività agro-pastorali, è stato oggetto di numerose proposte cosìcome la gestione del patrimonio culturale, paesaggi-stico e naturalistico e il recupero e la rivitalizzazionedi piccoli insediamenti (nuclei, borgate). In que-st’ambito hanno vinto in 6, particolarmente con ini-ziative mirate ad approfondire le opportunità dipotenziamento dei servizi locali al fine di aumentare

l’attrattività per i residenti e i turisti (mobilità, turi-smo, gestione intercomunale, tirocini). Il terzo nucleotematico è quello socio-sanitario, con progetti incampo assistenziale e di telemedicina; 3 i progettipremiati. Per quanto riguarda la distribuzione geo-grafica dei vincitori, tenendo conto che alcuni proget-ti interessano più di un’area, 9 riguardano le valli tori-nesi (Susa, Chisone, Sangone, Pinerolese, Ger ma -nasca, Chiusella, Pellice, Canavese), 7 il Cuneese(Val Grana, Val Maira, Langhe, Val Varaita), 3 la Vald’Aosta, 3 le valli biellesi, 2 la Liguria e l’AppeninoLigure-Piemontese, 1 la Valsesia. Il bando per il 2015 scade il 27 febbraio.

SAN MINIATO VALORIZZA EMPOLIE NON DIMENTICA IL PICCOLO BORGO DI MARTILa Fondazione Cassa di Risparmio di SanMiniato valorizza il proprio territorio sia con ifatti che con le “parole”, ovvero con gli strumen-ti di comunicazione più moderni e tecnologica-mente avanzati. È il caso dell’opera multimedialeche ha dedicato a Empoli: un successo già daldebutto per il numeroso pubblico che ha fatto dacornice alla presentazione, nel Chiostro degliAgostiniani, e per le parole del sin-daco Brenda Barnini, che l’ha defi-nita “un atto d’amore” per la città.L’opera, il settimo “volume” di unacollana sui centri di quell’area dellaToscana, è racchiusa in una chiavet-ta Usb, che spalanca le porte a unanavigazione libera dentro Empoli, lasua storia, i suoi tesori, la città di ierie quella di oggi. Tratto caratteriz-zante dell’opera è un apparato difotografie davvero straordinarie: inparticolare tante vedute aeree, masoprattutto le foto che utilizzano latecnologia QuickTime VR, grazie alla quale èpossibile muoversi a 360 gradi, e con grande faci-lità, tra Empoli, Monterappoli, Pontorme, l’Arno,Santa Maria a Ripa, il cimitero dei Cappuccini, lavilla dei Riccardi al Terrafino. All’interno delmenu si possono poi scegliere approfondimenti

sul centro storico, gli edifici civili e religiosi, levie, le piazze, i musei: dal Museo della Collegiataa quello del Vetro, al paleontologico.Naturalmente non manca un agile apparato ditesti, con approfondimenti sui grandi personaggiche hanno fatto, e fanno, grande Empoli in Italiae nel mondo. Quest’iniziativa di comunicazionesulla città arriva dopo diverse opere di restauro

finanziate dalla Fon -dazione per Empoli,tra queste il pienorecupero degli affre-schi di Santa Maria aRipa e, negli ultimimesi, quella di unaparte significativa delcentro storico, con lariqualificazione dei treprincipali vicoli me -dioevali – i vicoli dellaGendarmeria, di SanFrancesco e di Santo

Stefano – che sono stati valorizzati e resi piùfruibili per i cittadini e i visitatori, con ricadutepositive sulle attività commerciali, fra cui quelladel vetro, per la quale Empoli è nota. Ma per la Fondazione di San Miniato non c’è soloEmpoli. Grazie al suo contributo è stato dato

nuovo splendore al Complesso parrocchiale delpiccolo borgo di Marti, con il completamento diuna ristrutturazione avviata nel 2003, funzionaletra l’altro al consolidamento della pieve di SantaMaria Novella, che poggia proprio sulla strutturaoggetto dell’intervento. Le ultime opere hannoriguardato la facciata della chiesa, la canonicanella parte esterna, le cantine, che sono diventate

aule di catechismo, sale riunioni espazi polivalenti, utili quali luoghi diaggregazione per adulti e bambini.Comples siva mente l’impegno neltempo della Fondazione, unitamenteai fondi della Diocesi e a quelli dellaCei, ha consentito di ristrutturare750 metri quadrati d’immobile sutre piani, oltre gli spazi adiacentiall’aperto. «Avere a fianco unarealtà come la Fondazione Cassadi Risparmio di San Miniato –dichiara don Orsini – per la nostraparrocchia vuol dire “vita”. Oggi,

nelle comunità, si va perdendo il confronto e larelazione. Quest’opera è importante per il man-tenimento di beni storici vincolati impossibilida manutenere in altro modo, ma sopratuttoperché quegli ambienti creano opportunitàd’incontro tra le persone».

Arte e cultura sono risorse fondamentali per la riquali-ficazione degli spazi urbani e, al tempo stesso, strumen-ti di crescita civile ed economica di un territorio e dellasua comunità, perché valorizzano il contesto di riferi-mento e coinvolgono in modo attivo i soggetti che viappartengono. In questo quadro risultano di considere-vole importanza le operazioni di riqualificazione di exaree industriali o di edifici obsoleti. Interi spazi e strut-ture dismesse rappresentano per la città l’occasione perriappropriarsi della propria storia e per valorizzare ilproprio patrimonio: luoghi “salvati” che diventano sedidi musei, centri d’arte e cultura e spazi messi a disposi-zione della comunità. La Fondazione Cassa diRisparmio di Modena, particolarmente attenta e attivasu questo fronte, il 26 e il 27 febbraio prossimi al TeatroCollegio San Carlo, in collaborazione con il Comune diModena e l’Università, organizza il convegno interna-zionale dal titolo “Rigenerazione urbana. Modelli euro-pei e italiani a confronto”. Durante la due giorni, esper-ti italiani e stranieri si confronteranno sulle praticheattuali e sulle sfide future della rigenerazione urbana.La prima giornata sarà dedicata alle esperienze in corsonelle città europee, con esempi quali il recupero di edi-fici storici come l’Hospital de la Santa Creu diBarcellona o di fabbriche dismesse come laTabakfabrik di Linz. Nella seconda giornata si parleràinvece delle esperienze condotte in alcune città italiane,tra cui Pisa, Torino, Ferrara e Milano. Uno specificospazio sarà dedicato al progetto di riqualificazione del-l’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena, che prevedela trasformazione del complesso settecentesco in unPolo Culturale comprendente la Biblioteca Uni -versitaria Estense e la Biblioteca Poletti; il Centro per lafotografia e l’immagine contemporanea; il Centro lin-guistico dell’Università; un auditorium da 170 posti;ristoranti e spazi commerciali. Al convegno interver-ranno tra gli altri: Roberta Comunian, lecturer inCultural e Creative Industries del King’s College diLondra; Bastian Lange del Georg Simmel Centre forMetropolitan Research di Berlino; Robert Bauerdell’Università di Linz; Emanuela Agnoli, consiglieredello Spazio Grisù di Ferrara; Alessandro Rubinidell’Area Arte e Cultura della Fondazione Cariplo;Monica Calcagno del Laboratorio Management ArtiCultura dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

La riqualificazioneurbana

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welfare

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UN NUOVO OSPEDALE PER I BIELLESIDalla Fondazione 20 milioni di attrezzature all’avanguardiaDal mese di novembre2014 il nuovo ospedale diBiella, lungamente attesodal territorio e costatocirca 190 milioni di euro,è operativo e per diversianni sarà uno tra i pochinuovi presidi sanitari inItalia. Si tratta di unastruttura avanzatissimadotata delle più moderneattrezzature tecnologicheoltre che rispettosa di cri-teri specifici di comfort erazionalità volti a garanti-re la migliore accoglienzae cura dei pazienti. LaFondazione Cassa diRisparmio di Biella hacontribuito in mododeterminante al progettoimpegnandosi per circa20 milioni di euro nell’ac-quisto di attrezzaturemediche d’avanguardia.Davvero imponente l’e -stensione della strutturache sorge su un’area dioltre 130mila metri qua-dri adiacente al Comunedi Biella. Il nuovo ospe-dale è dotato di 309camere di degenza a 1 o 2letti con vari supporti tec-nologi e al suo internosono state create 10 saleoperatorie integrate digi-talmente ol tre a una sala dedicataall’ostetricia e 3 sale di chirurgiaambulatoriale. L’intera struttura èservita da un impianto di postapneumatica (anch’esso dono dellaFondazione) che si estende peroltre 4 km all’interno dell’ospedalee consente tra l’altro di ottimizzaretempi e sicurezza nei trasporti dimateriali biologici.La Fondazione ha affiancato l’AslBi nella realizzazione del progettosin dalle prime fasi, puntando sullamassima qualità e innovazione,come spiega il segretario generaleMario Ciabattini: «In accordo conl’Asl, la Fondazione ha cercato dicogliere appieno l’irripetibileoccasione rappresentata dallanascita del nuovo ospedale diBiella. Nel corso delle trattativeper le acquisizioni di apparecchia-ture mediche ha svolto anche unruolo proattivo per lo sviluppo delterritorio, cercando, nei limitidelle risorse disponibili, di andareoltre i desiderata dell’Asl, inter-pretando, quindi, le future esigenzedell’ospedale. Grazie poi alla pro-pria libertà contrattuale, tipica diun ente di diritto privato, laFondazione ha potuto ottimizzarele acquisizioni puntando al massi-mo livello tecnologico disponibi-le». Tutti gli acquisti sono statieffettuati in sinergia con l’Asl,attraverso un’apposita commissio-ne composta da rappresentati deidue enti e tecnici che, grazie allapossibilità di effettuare trattativedirette di carattere privato, ha per-

messo alla Fondazione di effettua-re risparmi di circa il 30% rispettoad analoghe trattative pubbliche. Le acquisizioni, oltre alle già citateforniture di carattere generale, a cuisi aggiungono la centrale di steriliz-

zazione a servizio di tutta la struttu-ra e le nuove sale integrate per unvalore di 1,2 milioni di euro, hannoriguardato in modo specifico tutti iprincipali reparti dell’ospedale. Tragli acquisti più rilevanti vanno cita-

ti 2 acceleratori lineari e2 risonanze magneticheda 1,5 tesla, per un valorecomplessivo di 5,3 milio-ni di euro; 2 tac (di cuiuna dedicata al prontosoccorso) e 2 diagnosti-che radiologiche; 1 tacsimulatore per radiotera-pia; archi “a c”. Inoltre laFondazione ha acquisitodirettamente e poi donatoall’Asl Bi 15 tavoli ope-ratori con movimentazio-ne servo assistita per evi-tare il più possibile lamovimentazione deipazienti traumatizzati, 1ecografo dedicato perattività intraoperatoria,un fibroscan, 1 mammo-grafo 3D, colonne perlaparoscopia, ventilatoripolmonari per anestesiacon sistema automaticodi gestione dei gas ane-stetici che permette unimportante risparmio,elettrocardiografi, sistemidi monitoraggio dei para-metri vitali, 1 Moc (den-sitometro osseo) totalbody, ecografi e attrezza-ture per oculistica, 1 cito-fluorimetro, il sistemalava endoscopi, oltre aipensili integrati per le

sale operatorie. Sono inoltre stateacquisite le nuove barelle per ilpronto soccorso, la radiologia e iblocchi operatori nonché il sistemadi illuminazione circadiano perottimizzare gli effetti della lucesull’orologio biologico, soprattuttoin caso di lunghi ricoveri.La Fondazione ha voluto, dunque,dotare il nuovo ospedale di tuttoquanto di più moderno possa oggiessere messo a disposizione dimedici e pazienti per curare e assi-stere: non solo tecnologie di altissi-mo livello, ma moderni sistemi digestione del “fattore umano”, comenel caso del progetto “Primary nur-sing”, importato dall’America evolto a creare un rapporto diretto trainfermiere e paziente durante tutto ilpercorso di ricovero e oltre, almomento delle dimissioni, al fine diottimizzare l’esito delle cure.L’impegno complessivo della Fon -dazione per il nuovo ospedale rap-presenta il più importante singoloprogetto mai sostenuto dall’ente edè destinato a incidere profonda-mente sullo sviluppo futuro del ter-ritorio biellese. Che si tratti di un progetto impor-tante, fortemente sentito dal territo-rio, è testimoniato anche dallo stra-ordinario successo della prima rac-colta fondi lanciata dal l’Asso -ciazione amici dell’ospedale diBiella per l’acquisto di 260 lettimodernissimi (da affiancarsi aquelli già donati dalla Fondazione)che ha raccolto in pochi mesi oltre70 mila euro.

L’arte entra in corsiaAl nuovo ospedale di Biella l’arte siinserisce in modo capillare nella vitadella struttura, contribuendo a portarearmonia, bellezza, elevazione spiritua-le laddove vi sono spesso dolore e man-canza di senso. Un elemento importan-te che può talvolta con-tribuire alla cura e chein ogni caso allevia lasofferenza dei pazienti,accompagnandoli in unpercorso di guarigioneche parte in primo luogodall’essere. L’al lesti men -to della zona accoglienzaporta la firma dell’arti-sta di origine bielleseUgo Nespolo, che hadecorato il banconed’ingresso, donato dallaFon dazione all’Asl Bi.L’opera, collocata nel-l’atrio dell’ospedale, èaffiancata dal l’“Obe lisco dei Segni”,scultura realizzata sempre da Nespolo,in “risonanza” con il bancone e l’inte-ra segnaletica interna dell’ospedale.Ma l’opera di Nespolo non è l’unica adessere presente nel nuovo ospedale,

molti altri artisti ed enti stanno colla-borando, attraverso diversi progetti,affinché la bellezza e l’armonia accom-pagnino i pazienti all’interno dellastruttura. Tra questi c’è MichelangeloPistoletto, che sta lavorando con i

ragazzi delle scuolesuperiori biellesi perportare un’inedita ver-sione del suo “TerzoParadiso” sul tetto-giar-dino del “Degli In fer -mi”; Omar Ron da, tra ifondatori della crackingart, che con immagini,suoni e luci ha realizzatoil suo “Florilegio di pri-mavera”, in collabora-zione con la FondazioneEdo ed Elvo Tempia;Gastone Cecconello, cheha creato per la cappellainterna all’ospedale un

particolarissimo crocifisso fatto dipiccole icone. Infine, la FondazioneCassa di Risparmio di Biella hamesso a disposizione parte della pro-pria collezione d’arte per decorare igrandi spazi del nuovo ospedale.

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welfare

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2015

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VOLONTARIO DELL’ANNO 2014:FOCSIV PREMIA LA SENÕRITA LUISA Non è un sorriso che si dimenticaquello di Maria Luisa CortinovisBeretta, soprattutto quando abbracciaPapa Francesco, che la accoglie,insieme a suo marito Sergio, al -l’udienza dedicata alla Focsiv, laFederazione Organismi CristianiServizio Internazionale Volontario, il4 dicembre scorso. L’occasione eral’assegnazione del 21° Premio delVolontariato Internazionale promos-so dalla Focsiv, per valorizzare l’im-pegno concreto di migliaia di personenel mondo a costruire relazioni di fra-ternità, di pace e di giustizia, sostenu-to fra gli altri da Fondazione Cariplo.Un riconoscimento che, fra tutti i can-didati proposti dalle realtà italianeimpegnate nella solidarietà interna-zionale (Associazioni, Ong, CentriMissionari e Diocesi, ecc.), quest’an-no è stato assegnato, tramite una sele-zione con voto on line sul sito diFamiglia Cristiana (11.449 i voti regi-strati), alla “senõrita Luisa”, come lachiamano a La Troncal, in Equador.Maria Luisa è una donna di 74 anni,bella e solare, sposata con due figli,che quarant’anni fa è andata in viag-gio di nozze in Equador e lì poi hadeciso di fermarsi insieme a suomarito, come operatori del gruppoTecnici Volontari Cristiani di Mila noe poi dell’Accri (Asso cia zione per lacooperazione e lo sviluppo, socioFocsiv), con l’obiettivo di dare unaiuto a chi più ne aveva bisogno.

La Troncal è, infatti, una cittadinadella provincia del Canar, a 70 chilo-metri da Gauyaquil, dove sorge unimportante zuccherificio che richia-ma lavoratori da ogni parte del Paese:c’era lavoro per tutti, ma anche tantapovertà, tante malattie e tanta ingiu-stizia. Ma Maria Luisa aveva un pro-getto, fondato sulla convinzione cheopportunità e speranza possono giun-gere alle nuove generazioni attraver-so la formazione integrale, non soloscolastica, ma umana e sociale. Cosìin un terreno donato dallo zuccherifi-cio, a poco a poco è riuscita a crearel’Asociaciòn e il Colegio SanGabriel, un istituto tecnico che èun’iniziativa formativa unica nel suogenere in quella regione dove, piùche altrove, i ragazzi necessitano disperanza e di opportunità. Un centroeducativo che sta mostrando di

lasciare impronte profonde e fertili inmoltissimi giovani, desiderosi divivere davvero la vita e di trasforma-re in meglio una società dove regnanola miseria, l’invidia e l’egoismo. Inquest’opera, alle cui attività l’Accrispesso coopera, con Maria Luisa,oltre al marito Sergio, lavorano anchei figli, Diego, ingegnere e insegnante,e Annamaria, medico, i quali hannocreduto entrambi nel progetto dei lorogenitori e hanno scelto di vivere que-sta missione. Non a caso la motiva-zione del Premio recita: «In piena sin-tonia con il tema di quest’anno “sapercreare relazioni di fraternità, nel sensoricordato da Papa Francesco: fraterni-tà, dimensione essenziale dell’Uomo,quale radice della pace”, il Premio delVolontariato Internazionale Focsiv2014 va a Maria Luisa Cortinovis peril suo essere “Famiglia in missione”».«L’opera di Maria Luisa – aggiungeGianfranco Cattai, presidente diFocsiv – vuole contrastare ognicausa che genera iniquità, opponen-dosi con fermezza all’idea che l’uomoe il Creato siano solo oggetto di con-sumo, merce sacrificata sull’altaredel profitto, sperimentando in primapersona, e con la sua famiglia, unostile di vita coerente alle parole delVangelo».Il Colegio San Gabriel oggi è un’uni-tà educativa composta da una scuolaprimaria e da una tecnica con diversespecializzazioni in campo artigianale

e industriale. Alla scuola sono annes-si un convitto e un’unità produttivache ha la finalità di procurare risorseeconomiche per la scuola, con la col-laborazione di insegnanti e studenti.Finora nelle sue aule sono passatioltre 14mila alunni, a cui è stata datala concreta possibilità di una vitadignitosa e indipendente dal punto divista economico, morale e culturale:un’opportunità estesa anche a tutto ilnucleo famigliare. La formazioneumana e sociale, ispirata ai valori cri-stiani, rappresenta la colonna centra-le di tutto il processo educativo.Attualmente il San Gabriel ospitacirca 800 alunni, che contribuisconoeconomicamente al suo funziona-mento, secondo le possibilità per lopiù molto scarse delle loro famiglie,imparando il necessario per affronta-re dignitosamente il lavoro e la vita.

Molti cominciano dalla prima ele-mentare e concludono la loro forma-zione tecnica nelle specialità di mec-canica industriale, elettrotecnica,elettronica e arti industriali. Il proget-to educativo San Gabriel offre identi-che opportunità a tutti i giovani,anche, e soprattutto, a quelli che pro-vengono da famiglie povere e indi-genti. Un contributo alla giustizia ealla pace sociale, in un paese che nonè ancora uscito del tutto dalla logicadella separazione di classe. Gli inse-gnanti sono quasi tutti ex alunni, a cuiè stata data una specifica e approfon-dita formazione, e ciò secondo la filo-sofia di autosostentamento e inclu-sione sociale dell’istituzione. La pre-parazione tecnica è di alto profilo e in

una modalità di istruzione-produzio-ne gli alunni fanno molta praticanelle officine e nei laboratori. Perrispondere alle molteplici esigenzedella comunità nel campo sanitario ènata l’Associazione Senza Frontiere,che ha un progetto ambizioso: offrireservizi di medicina generale e fami-gliare, ginecologia e ostetricia, pedia-tria, chirurgia generale e servizioospedaliero. L’Associazione SanGabriel è una realtà frutto della parte-cipazione attiva di insegnanti, genito-ri, alunni e degli sforzi costanti diassociazioni, gruppi, parrocchie esingole persone che, soprattuttodall’Italia, hanno accompagnato eaccompagnano quest’opera di solida-rietà e di speranza.

Grazie a uno stanziamento di oltre 200mila euro da parte della FondazioneCassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, il sistema di gestione del soccorsodella Usl3 di Pistoia (il “118”) potrà garantire massima efficienza e tem-pestività di intervento tramite l’istallazione di 40 tablet, dotati di una tec-nologia altamente specializzata e di software all’avanguardia. Verrannoinstallati sulle ambulanze delle associazioni di volontariato operanti sututto il territorio provinciale (Pistoia, Valdinievole e zona montana). Itablet permetteranno un “dialogo” costante tra i mezzi di soccorso e le cen-trali operative del 118 e dei pronto soccorsi, che così saranno in grado dimonitorare e verificare lo stato di avanzamento della missione (coordina-te di localizzazione, tempi e percorrenze, livello di operatività del mezzo),agevolare i soccorsi nellezone più disagiate e periferi-che, garantire una maggiorerapidità e precisione degliinterventi, oltre a una mag-gior sicurezza dei percorsidiagnostici. L’equi paggio del-l’ambulanza, giunto sul luogodell’intervento, proprio grazieai tablet potrà acquisire,archiviare e inviare alla cen-trale e al personale sanitario idati anagrafici del paziente,leggendo il codice a barre della tessera sanitaria, e compilare subito unacartella clinica informatizzata in cui riportare i sintomi e le manovre di sta-bilizzazione e rianimazione eseguite, i parametri vitali e strumentali delpaziente (pressione, frequenza del battito cardiaco), i farmaci eventual-mente somministrati. Queste informazioni saranno tempestivamente invia-te alle centrali operative che le assorbiranno nel computer del triage e cosìpotranno prepararsi ad accogliere adeguatamente il paziente, predisponen-do un intervento immediato al suo arrivo. I tablet donati dalla FondazioneCaript sono già stati distribuiti alle associazioni di volontariato; attualmen-te oltre 3mila volontari seguono corsi di formazione per utilizzarli.

118 più efficace con i tablet

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FONDAZIONIComitato EditorialeMarco Cammelli, Giuseppe Ghisolfi,Antonio Miglio

DirettoreGiorgio Righetti

Direttore ResponsabileLinda Di Bartolomeo

RedazioneArea Comunicazione Acri - Associazione diFondazioni e di Casse di Risparmio SpaVia del Corso, 262/267 - 00186 RomaTel. 06 68184.236 - [email protected]

Autorizzazione Tribunale di Roman° 135 del 24/3/2000

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StampaIag Mengarelli - Via Cicerone, 28 - 00193 RomaTel. 06 32111054 - Fax 06 32111059

CODICE ISSN 1720-2531

MIGRANTI BURKINABÈ: UN PROGETTOPER L’AFRICA CHE PARTE DALL’ITALIA«Siamo nate burkinabè e lo resteremo sempre, ma oggi siamo anche un po’italiane. E napoletane ovviamente, perché mangiamo napoletano, dormiamonapoletano, viviamo napoletano». Sono queste le parole di EmmilienneOuoba, che insieme ad altre sessanta donne del suo paese due anni fa ha datovita, nel capoluogo campano, all’“Associazione Donne Burkinabè dellaRegione Campania”, una rete di solidarietà tutta al femminile. Si tratta di unadelle ventisette associazioni di migranti burkinabè distribuite sul territorioitaliano coinvolte nel progetto Fondazioni for Africa Burkina Faso, promos-so dalle Fondazioni di origine bancaria associate all’Acri per garantire lasicurezza alimentare e il diritto al cibo a60mila burkinabè nel loro paese (cfr.Fon dazioni, maggio-giugno 2014). Fondazioni for Africa si muove con-temporaneamente su due fronti: inBurkina Faso insieme alle ong, inItalia insieme alle associazioni deimigranti. E in questa doppia naturarisiede la chiave del successo dell’ini-ziativa. L’obiettivo è valorizzare ilcontributo che possono dare i migran-ti allo sviluppo del loro paese. Questosi può fare mettendo in rete le lorodiverse esperienze, rafforzando le lorocapacità di gestione delle rispettiveassociazioni e avviando tavoli diriflessione su obiettivi, priorità, meto-dologie di intervento in Burkina Faso.Le storie delle associazioni di migran-ti – che si possono leggere e ascoltaresul sito www.fondazioniforafrica.org – vengono da tutta la nostra Penisola.C’è Ima Hado, trentacinque anni, che vive a Villasanta, in provincia diMonza e Brianza, dove insieme ad altri connazionali e italiani ha fondatol’associazione “Ital Watinoma”, una parola, questa, che in morè, la linguapiù diffusa in Burkina Faso, significa “accoglienza”. Organizzano eventiculturali che fanno conoscere e apprezzare l’arte e la musica del loro paesed’origine, così favoriscono l’integrazione. «La nostra associazione – diceHado – è un ponte tra Italia e Burkina. Portare la cultura burkinabè in

Italia è importante soprattutto per i bambini, per costruire un domani chesarà un domani di integrazione. Un domani di colore».Fanta Tiemtoré, invece, in Italia ci è arrivata quindici anni fa con suo mari-to. Oggi ha trentotto anni, lavora a Lecco e ha due figli. Nel 2005 insiemead altri connazionali ha fondato l’associazione “Mirage Burkina”, che inItalia si occupa di favorire l’inserimento dei migranti e in Burkina ha datovita a una coltivazione di cento ettari per la produzione sostenibile del riso. Ci sono poi le cosiddette “2G”, le seconde generazioni: ragazzi e ragazzecresciuti (e a volte nati) nel nostro Paese. Anche loro non vogliono perdere

il legame con la cultura, la lingua e le tra-dizioni della madre patria, ma intendonocontaminarsi con lo spirito della terra incui stanno crescendo. Significativa,come esempio, è la storia di OusseniBandaogo, giovane burkinabè che abitaa Pordenone. È nato in Burkina Fasoventidue anni fa, vive in Italia da quandone aveva nove. Migrarono prima i suoigenitori e i suoi fratelli, poi lui, che ini-zialmente era rimasto nel suo paese astudiare; raggiunse i suoi dopo sei anni.Oggi studia Scienze dell’Architettura aUdine. Nel tempo libero esce con gliamici, qualche volta va a ballare. Glipiace ascoltare musica africana, italianae internazionale. «È giusto così – dice –questo collage musicale mi rappresenta.Perché io sono un collage». La scorsaestate, dopo undici anni di assenza,

Ousseni è tornato in Burkina Faso. «È stato bello tornare nel mio paesedopo tanto tempo. Sono rimasto molto colpito – racconta –. L’ho trovatomolto diverso, cambiato». Da grande, Ousseni, non ha dubbi, farà l’archi-tetto. «Se si presenterà l’occasione lo farò in Italia, ma tornare nel miopaese per farlo crescere – dice – è la mia più grande aspirazione». Comearchitetto in Burkina ritiene ci sarebbe tanto da fare: «Comincerei dallecase, perché sono ancora molto semplici, con un solo piano. Mi piacerebbecostruirne di qualità superiore, con forme architettoniche più interessanti».

Napoli, nasce la Fondazione San Gennaro

Napoli riparte dal Rione Sanità, un quartiere “diffi-cile” al centro della città, dove da oltre dieci anni igiovani abitanti, coordinati da don AntonioLoffredo, lavorano per far germogliare un nuovospirito comunitario. Con il tempo è emersa lanecessità di dotarsi di un organismo giuridico cherappresenti il territorio, interpretandone le esigenzee favorendone in modo equilibrato lacrescita. È nata così a dicembre laFondazione di Comunità San Gen -naro, che intende strutturare mag-giormente la sinergia tra le diverserealtà operanti da anni all’interno delRione Sanità, con l’idea di innescareil cambiamento dal basso nell’otticadello sviluppo sostenibile. Gli obiet-tivi della Fondazione sono: dare sta-bilità a quanto già realizzato e pro-muovere e sostenere nuovi progetti;incoraggiare la cultura della respon-sabilità, della gratuità e della solida-rietà; promuovere l’impresa gio-vanile, investendo sulla formazio-

ne e sullo scambio di risorse e competenze. LaFondazione San Gennaro inizia la sua attività conun patrimonio di un milione di euro, per metà pro-veniente dalla Fondazione con il Sud e per metàraccolto sul territorio. Nei prossimi dieci annil’obiettivo è arrivare a dotarsi di un patrimonio dialmeno 2,5 milioni di euro, che, con il sistema del

grant matching (raddoppio dellaraccolta), la Fondazione con il Sudporterà a 5 milioni. Tra i primi adaver aderito all’appello della Fon -dazione San Gennaro figura l’illu-stre fotografo di fama internazionaleMimmo Jodice, che è stato nomina-to presidente onorario della nenona-ta Fondazione.La Fondazione San Gennaro va adaggiungersi alle altre fondazioni dicomunità che la Fondazione con ilSud ha contribuito a far nascere nelMez zogiorno. Sono già attive aSalerno, Messina, in Val di Noto enel centro Storico di Napoli.

Per legge, dal 2013, tutte le società sportivedilettantistiche e quelle professionistiche devo-no dotarsi di defibrillatori semiautomatici,devono provvedere alla loro manutenzione eavere sempre disponibile personale in grado diutilizzarli. Un impegno non da poco, e non solodal punto di vista economico. Per venire incon-tro a questa esigenza, in Friuli è stata recente-mente attivata una partnership tra Fonda zioneCrup e Coni regionale. La Fondazioni ha acqui-stato 50 defibrillatori da collocare nei campisportivi delle province di Udine (30) e diPorde none (20); il Coni sta promuovendo icorsi di formazione per gli utilizzatori dellestrumentazioni e per chi dovrà provvedere allamanutenzione e alla verifica funzionale delleattrezzature. «Abbiamo prontamente ab brac -ciato questo progetto che guarda allo sportesercitato in condizioni di sicurezza per i nostriragazzi – è stato il commento del presidentedella Fondazione Crup, Lionello D’Agostini –attuando una virtuosa collaborazione consocietà sportive, Comuni e famiglie».

INSIEME PERLO SPORT SICURO

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