ACCADEMIA DEI LINCEI Rinnovabili vincenti, ma la strada è ... · Questo tipo di fonti saranno...

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L’EDITORIALE La responsabilità del crescere prof. ing. Pierangelo Andreini L’ Italia torna a crescere, se- condo le ultime previsio- ni, + 0,7% quest’anno e + 1,2 % il prossimo. Tuttavia, an- che senza considerare le pena- lizzazioni che possono derivare dalla crisi greca, la risalita sarà lunga e difficile, perché questa crescita da sola non basta. Ser- vono riforme: istituzionali, buro- cratiche, del fisco, ecc. E occorre rilanciare il capitale produttivo con strumenti che assicurino una remunerazione sufficiente a in- centivare l’imprenditorialità e gli investimenti e a creare le condi- zioni per un aumento del pil che sia almeno del 2,5 % all’anno. ISOLAMENTO DEI RUMORI AEREI Materiali acustici e parametri fisici Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/MI ISSN n. 1974-7144 N. 7 - Luglio 2015 www.giornaleingegnere.it Dal 1952 periodico di informazione per ingegneri e architei a pag. 19 DIFESA DEL TERRITORIO/ La rottura di una diga e la mappa delle inondazioni Leonardo Mancusi a pag. 12 EXPO 2015/ Prosegue il nostro viaggio tra i padiglioni GLI ACCORDI DEL CNI CON IL CERN E L’ISSNAF pag. 11 PROFESSIONI: L’ENERGY MANAGER pag. 15 TRIBUNA DELLE OPINIONI: LA RIAPERTURA DEI NAVIGLI A MILANO pag. 20 1563 segue a pag. 4 “La sua ricerca scientifica, improntata prevalentemente ai profili politico- sociali e all’economia reale per ela- borare paradigmi tesi all’incivilimen- to e al bene comune, si è sviluppata lungo tre linee principali: teoria eco- nomica pura e storia del pensiero ACCADEMIA DEI LINCEI Quadrio Curzio nuovo presidente LINEA DIRETTA CON GLI ORDINI Questo tipo di fonti saranno sempre più centrali negli scenari energetici internazionali Rinnovabili vincenti, ma la strada è ancora lunga Anche l’Italia deve essere pronta ad affrontare importanti sfide Efficienza e riqualificazione del patrimonio edilizio Roberto Di Sanzo N ei giorni scorsi si è tenuta a Roma la “Prima Giornata Nazionale dell’Energia”, organizzata dal Consiglio Na- zionale degli Ingegneri, da Enea (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico e soste- nibile) e F.IN.CO (Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni). Un momento im- portante di riflessione e di confronto su tematiche di grande attualità come l’efficienza energetica e la riqualificazione del patrimonio edilizio. Ad aprire i lavori è stata la firma del pro- tocollo d’intesa tra GSE, il Gestore dei Servizi Energetici, e il CNI: un accordo che, tra i vari punti, istituisce un tavolo tecnico che avvierà un confronto permanente tra i due organi sul tema delle rinnovabili e dello sviluppo sostenibile. Per analizzare le questioni emerse durante il convegno e i punti fondanti del protocollo, proponiamo un’intervista al professor Livio de San- toli, Professore di Impianti Tecnici all’Università La Sapienza di Roma, e un approfondimento con Armando Zambrano, Presi- dente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri. CNI: GIORNATA DELL’ENERGIA segue a pag. 5 prof. ing. Gianni Silvestrini L e rinnovabili divente- ranno centrali negli scenari energetici mondiali, ma il percorso per arrivare ad un loro ruolo ege- monico va studiato con intel- ligenza perché sono ancora molti gli ostacoli da superare. Questa evoluzione sarà più facile nella generazione di elettricità, considerato che quella “verde” diventerà meno cara dei kWh delle centrali termoelettriche. Se oggi que- sto è vero solo per alcune re- altà, come in Brasile e in Cile, dal prossimo decennio il mi- nor costo delle rinnovabili porterà benefici economici ad una larga parte dell’umanità oltre a limitare i rischi di un catastrofico cambiamento del clima. Ma, se si amplia lo sguardo all’insieme dei com- bustibili fossili, la situazione appare più complessa. segue a pag. 4 “YuMi”, robot a due bracci realmente collaborativo a pag. 7 segue a pag. 3 a pag. 20 prof. dott. Giuseppe Lanzavecchia a pag. 8 L’INTERVENTO Come far ripartire l’economia CANALE DI PANAMA Una sfida che dura da cent’anni dott. ing. Franco Ligonzo I l Canale di Panama, una delle più grandi meravi- glie artificiali del pianeta, a cent’anni dalla sua entrata in funzione rinnova la sfida con sé stesso, con l’ambiente e con l’avanzare del com- mercio globale e del pro- gresso tecnologico. Alla via d’acqua esistente se ne sta per aggiungere un’altra, più profonda, più larga e più ef- ficace che permetterà il tran- sito di navi dalle dimensioni INNOVAZIONE TECNOLOGICA PARMA Tedeschi: “Edilizia, puntiamo su recupero e riqualificazione” VARESE Besozzi: “Grande attenzione per la rinascita di piazza della Repubblica” PAVIA Allegrini: “Un consiglio ai nostri giovani: non si svendano” Speciale Verifica e validazione del progetto nei Lavori Pubblici a pag. 10 a pag. 16 foto: ABB a pag. 22-23

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L’EDITORIALELa responsabilità del crescereprof. ing. Pierangelo Andreini

L’ Italia torna a crescere, se-condo le ultime previsio-ni, + 0,7% quest’anno e

+ 1,2 % il prossimo. Tuttavia, an-che senza considerare le pena-lizzazioni che possono derivaredalla crisi greca, la risalita saràlunga e difficile, perché questacrescita da sola non basta. Ser-vono riforme: istituzionali, buro-cratiche, del fisco, ecc. E occorrerilanciare il capitale produttivocon strumenti che assicurino unaremunerazione sufficiente a in-centivare l’imprenditorialità e gliinvestimenti e a creare le condi-zioni per un aumento del pil chesia almeno del 2,5 % all’anno.

ISOLAMENTO DEI RUMORI AEREI

Materiali acustici e parametri fisici

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/MIISSN n. 1974-7144

N. 7 - Luglio 2015www.giornaleingegnere.itDal 1952 periodico di informazione per ingegneri e architetti

a pag. 19

DIFESA DEL TERRITORIO/ La rottura di una diga e la mappa delle inondazioniLeonardo Mancusia pag. 12

EXPO 2015/ Prosegue il nostro viaggio tra i padiglioni

GLI ACCORDI DEL CNI CON IL CERN E L’ISSNAF pag. 11 • PROFESSIONI: L’ENERGY MANAGER pag. 15 • TRIBUNA DELLE OPINIONI: LA RIAPERTURA DEI NAVIGLI A MILANO pag. 20

1563

segue a pag. 4

“La sua ricerca scientifica, improntataprevalentemente ai profili politico­sociali e all’economia reale per ela­borare paradigmi tesi all’incivilimen­to e al bene comune, si è sviluppatalungo tre linee principali: teoria eco­nomica pura e storia del pensiero

ACCADEMIA DEI LINCEI

Quadrio Curzio nuovo presidente

LINEA DIRETTA CON GLI ORDINI

Questo tipo di fonti saranno sempre più centrali negli scenari energetici internazionali

Rinnovabili vincenti, ma la strada è ancora lungaAnche l’Italia deve essere pronta ad affrontare importanti sfide

Efficienza e riqualificazionedel patrimonio edilizioRoberto Di Sanzo

Nei giorni scorsi si è tenuta a Roma la “Prima GiornataNazionale dell’Energia”, organizzata dal Consiglio Na­zionale degli Ingegneri, da Enea (Agenzia Nazionale per

le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico e soste­nibile) e F.IN.CO (Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizied Opere Specialistiche per le Costruzioni). Un momento im­portante di riflessione e di confronto su tematiche di grandeattualità come l’efficienza energetica e la riqualificazione delpatrimonio edilizio. Ad aprire i lavori è stata la firma del pro­tocollo d’intesa tra GSE, il Gestore dei Servizi Energetici, e ilCNI: un accordo che, tra i vari punti, istituisce un tavolo tecnicoche avvierà un confronto permanente tra i due organi sul temadelle rinnovabili e dello sviluppo sostenibile. Per analizzare lequestioni emerse durante il convegno e i punti fondanti delprotocollo, proponiamo un’intervista al professor Livio de San­toli, Professore di Impianti Tecnici all’Università La Sapienza diRoma, e un approfondimento con Armando Zambrano, Presi­dente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.

CNI: GIORNATA DELL’ENERGIA

segue a pag. 5

prof. ing. Gianni Silvestrini

L e rinnovabili divente-ranno centrali negliscenari energetici

mondiali, ma il percorso perarrivare ad un loro ruolo ege-monico va studiato con intel-ligenza perché sono ancoramolti gli ostacoli da superare.Questa evoluzione sarà piùfacile nella generazione dielettricità, considerato chequella “verde” diventerà menocara dei kWh delle centralitermoelettriche. Se oggi que-sto è vero solo per alcune re-altà, come in Brasile e in Cile,dal prossimo decennio il mi-nor costo delle rinnovabiliporterà benefici economici aduna larga parte dell’umanitàoltre a limitare i rischi di uncatastrofico cambiamento delclima. Ma, se si amplia losguardo all’insieme dei com-bustibili fossili, la situazioneappare più complessa.

segue a pag. 4“YuMi”, robot a due braccirealmente collaborativo

a pag. 7

segue a pag. 3

a pag. 20

prof. dott. Giuseppe Lanzavecchia a pag. 8

L’INTERVENTO

Come far ripartire l’economia

CANALE DI PANAMA

Una sfida che dura da cent’annidott. ing. Franco Ligonzo

Il Canale di Panama, unadelle più grandi meravi-glie artificiali del pianeta,

a cent’anni dalla sua entratain funzione rinnova la sfidacon sé stesso, con l’ambientee con l’avanzare del com-mercio globale e del pro-gresso tecnologico. Alla viad’acqua esistente se ne staper aggiungere un’altra, piùprofonda, più larga e più ef-ficace che permetterà il tran-sito di navi dalle dimensioni

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

PARMA

Tedeschi: “Edilizia,puntiamo su recuperoe riqualificazione”

VARESE

Besozzi: “Grande attenzioneper la rinascita di piazza della Repubblica”

PAVIA

Allegrini: “Un consiglioai nostri giovani:non si svendano”

SpecialeVerifica e validazione del progetto nei Lavori Pubblici

a pag. 10 a pag. 16

foto

: AB

B

a pag. 22-23

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2 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

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Direttore scientifico-culturaleFranco Ligonzo____________________________

Direttore editorialePierfrancesco Gallizzi

RedazioneResponsabile: Sandra BanfiDavide Canevari, Roberto Di Sanzo

Coordinatore della newsletter:Marco Zani

Comitato di gestioneBruno Finzi, Eugenio Radice Fossati, Anna Semenza, Gianni Verga

Comitato d’onore: Adolfo Colombo, Riccardo Pellegatta,Fabio Semenza, Carlo Valtolina,Gianni Verga

Comitato Scientifico Culturale

Presidente OnorarioGiulio Galli

AREA STRATEGICASergio Barabaschi, Vittorio Coda,Alberto Quadrio Curzio, AdrianoDe Maio, Giuseppe Lanzavecchia,Massimo Saita

AREA FORMAZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE Umberto Bertelè, Maurizio Cumo,Aldo Norsa, Lucio Pinto, MichelePresbitero, Umberto Ruggiero,Claudio Smiraglia, Cesare Stevan

AREA TECNICA, ECONOMICA, NORMATIVA E PROFESSIONALEPierangelo Andreini, Guido Arrigo-ni, Giancarlo Bobbo, GianmarioBolloli, Sergio Brofferio, GiuseppeCallarame, Vittorio Carnemolla,Franco Cianflone, Sergio Clarelli,Piercarlo Comolli, Antonio DeMarco, Mario Ghezzi, Gian CarloGiuliani, Leopoldo Iaria, Franco Li-gonzo, Giovanni Manzini, ErnestoPedrocchi, Michele Rossi, AlbertoRovetta, Angelo Selis, Giorgio Si-meone, Franco Sironi, AndreaSommaruga, Francesco Tozzi Spa-doni.

Presidenti degli Ordini e Collegi abbonati al Giornale dell’Ingegnere

Di diritto componenti del ComitatoScientifico Culturale “Area Tecnica,economica, normativa e professio-nale”

Collegio ingegneri di Pavia: LucaFraschini, vice presidente vicario.Collegio ingegneri di Venezia:Maurizio Pozzato.Ordini ingegneri: Alessandria:Marco Colombo; Aosta: EdgardoCampane; Bergamo: Emilia Riva;Caserta: Vittorio Severino; Catan-zaro: Salvatore Saccà; Como:Franco Gerosa; Cremona: AdrianoFaciocchi; Cuneo: Adriano Gerbot-to; Imperia: Domenico Pino; Lec-co: Antonio Molinari; Lodi: LucaBertoni; Mantova: Tommaso Fer-rante; Milano: Stefano Calzolari;Monza e Brianza: Piergiorgio Bor-gonovo; Napoli: Luigi Vinci; Nova-ra: Maurizio Riboni; Parma: An-gelo Tedeschi; Pavia: Augusto Alle-grini; Reggio Emilia: Carlo Rossi;Sondrio: Marco Scaramellini; Tori-no: Remo Vaudano; Treviso: Vitto-rino Dal Cin; Varese: Roberta Be-sozzi; Verbano, Cusio, Ossola: Al-berto Gagliardi; Vercelli: FrancescoBorasio.

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Hanno collaborato a questo numero:Valentina Astorri, Pier Antonio Casellato, Laura Daglio, Giuseppe Lanzavecchia,Leonardo Mancusi, Giuseppe Mangiagalli, Pierandrea Mantovani, Ezio Ren-dina, Gianni Silvestrini

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Dal 1952 periodico di informazione per ingegneri e architetti

Expo 2015

Roberto Di Sanzo

“A i giovani dico di ri-scoprire il valoredella cultura del la-

voro. Devono avere la pas-sione per quello che fanno,costruire è una scoperta quo-tidiana che va coltivata conamore, dedizione, studio eimpegno. Non basta fare ilcompitino, è necessario tor-nare a dimostrare che l’inge-gnere italiano ha le conoscen-ze e le competenze per essereil migliore al mondo”. E’ que-sto il messaggio che lanciaRomano Bignozzi, 78 anni,“anima” di Expo Milano2015. Definirlo capo cantiereè riduttivo: eppure lavora perl’Esposizione Universale dal12 settembre 2009, quandosull’area di oltre un milione ecentomila metri quadrati diRho “c’erano solo prati e ro-vine”. Il geometra e peritomeccanico Bignozzi inizia lavalutazione economica e lostudio di fattibilità delle opereda realizzare. Un lavoro enor-me ma davvero stimolanteper un “tecnico” che ha ini-ziato a lavorare nel ‘58, quan-do viene assunto dalla dittamilanese “Torno”, e per ven-t’anni (“grazie alla guida delmio maestro, l’ingegner CarloBongianno”) gira l’Italia perprogettare e realizzare im-pianti di cantieri: tra questi,la linea 2 della metropolitanamilanese nel tratto che dapiazzale Loreto arriva in sta-zione Centrale. La sua è unavita avventurosa, trascorsa trala Turchia, dove ha costruitodighe, sette anni in Sud Ame-rica (ancora dighe, strade e lametropolitana di Caracas), ilSud Africa, gli Stati Uniti e –naturalmente – l’Italia, doveha contribuito alla realizza-zione, ad esempio, del tratto

ferroviario Alta Velocità Mi-lano-Bologna, dell’autostradaSerenissima Brescia-Padovae della diga del Vajont.Poi, ecco la chiamata a ExpoMilano 2015. “Mi mettono acapo di un team compostoda 11 ingegneri – raccontaBignozzi – il mio compito ècomprendere come realizzareil sito espositivo, valutarnel’impatto e la fattibilità eco-nomica. Abbozzo subito una planime-tria dell’area, l’opera è davveroimmensa: allora mi vienel’idea di dividere il sito in no-ve cantieri, come avevo giàfatto quanto ho realizzato ilprogetto per la diga di Kara-kaja, in Turchia”. I primi pro-blemi da affrontare creanonotevoli grattacapi: ci sonoben tre torrenti da deviare,vanno spostati tutti i sotto-servizi esistenti. In più vanno

bonificate le aree, là dove pri-ma c’erano un paio di raffi-nerie e dei parcheggi. Senzadimenticare che va fatta at-tenzione dove si scava, vistala presenza di un’immensa fo-gnatura con un diametro disei metri. “Per mettere a postotutto – aggiunge Bignozzi –ci sono voluti ben tre anni dilavoro, con tanti intoppi e mi-gliaia di operai in azione”. Ilsecondo step riguarda la via-bilità interna al sito: “Abbiamocostruito strade per 13 chilo-metri. Allo stesso tempo, ecco larealizzazione degli impianti,dalle fognature all’installazio-ne di oltre 1.500 km di tubi.Le strade sono state realizzatein diversi momenti. Non èstato facile, basti pensare cheabbiamo dovuto prevedereoltre 8.000 tombini, molti deiquali lungo il Decumano, che

misura ben 1.600 metri peruna larghezza di 36 metri edove si affacciano tutti i PaesiSelf Built”. Nel mese di marzo del 2014iniziano i lavori per la costru-zione dei padiglioni. “Nel girodi pochi giorni oltre 1.500 la-voratori hanno iniziato la loroattività sul sito espositivo. Seli aggiungiamo ai nostri pre-senti abitualmente, abbiamotoccato improvvisamentepunte di 3.000 operai sull’area:praticamente una cittadella,con mezzi, autoveicoli e au-togru che circolavano ad ogniora del giorno e della notte”.Numerosi i padiglioni chehanno richiesto lavorazioniparticolari e complesse per laloro realizzazione, a comin-ciare da quello degli EmiratiArabi, imponente e ricco distrutture pesanti. “Anche il pa-diglione francese ha richiestoun particolare impegno – ag-giunge Bignozzi -, visto cheè stato necessario montare ol-tre 1.000 metri cubi di legna-me proveniente direttamentedal Paese transalpino. O laCorea del Sud, il cui padiglio-ne è ricoperto da ben 1.700tonnellate di ferro”. La com-plessità delle opere è confer-mata da alcuni numeri incon-futabili: “A Expo Milano 2015abbiamo più di 26 milioni dikg di coperture metalliche,senza dimenticare gli 80 milametri quadrati di tende chericoprono il Decumano,montate in 34 settimane”. La-vori ininterrotti, con turni chenegli ultimi mesi sono statisenza sosta per terminare gliinterventi entro il 1 maggio.Eppure c’è stato un momentoin cui Bignozzi ha pensato dinon farcela: “L’anno scorso,un inverno piovoso e freddoche ci ha notevolmente ral-lentato. Come abbiamo rea-gito? Serrando i ranghi e di-mostrando al mondo che l’in-gegno italiano può essere an-cora al top a livello interna-zionale”. Ora Romano Bi-gnozzi continua a lavoraredieci ore al giorno all’internodel sito espositivo: c’è semprequalcosa da fare, da aggiusta-re, da assemblare. E il futuro?“Voglio finire in bellezzal’Esposizione Universale, poimi dedicherò alla famiglia, aimiei nipoti. E rileggerò tuttigli appunti che in quasi ses-sant’anni di carriera ho rac-colto in giro per il mondo.Dighe, scavi, gallerie, impiantiidroelettrici, autostrade: speroche a qualcuno possano in-teressare”.

A colloquio con il responsabile del cantiere dell’Esposizione Universale

I ‘segreti’ di Romano Bignozzi: “Tra pioggia e fango ha prevalso l’ingegno italiano”

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Gli investimenti mondiali in-dirizzati verso carbone, pe-trolio e gas sono ancora piùche doppi (oltre 1 triliardo $)rispetto a quelli delle rinno-vabili e dell’efficienza. Se nonsi riescono a modificare lestrategie degli stati produttorie delle multinazionali, che vo-gliono continuare l’esplora-zione dell’Artico o lavorare lesabbie bituminose, la battagliaclimatica sarà persa. Ma facciamo un passo indie-tro per capire come si sia av-viata la corsa delle rinnovabilielettriche e valutare quali po-tranno essere le evoluzioni fu-ture.

Le sorprese della storiaSi parla spesso in Europa diincentivi eccessivi, sfuggiti alcontrollo dei governi. Certa-mente, se solo fosse stata pre-vista la chiusura di molte cen-trali e la crisi delle utility, leistituzioni avrebbero gestitoin modo molto diverso il so-stegno alle rinnovabili.Una crescita “controllata”avrebbe limitato gli incremen-ti delle bollette, ma la diffu-sione del solare e dell’eolicosarebbe stata modesta, con ilrisultato che i prezzi di questetecnologie sarebbero oggi an-cora elevati.In sostanza, è stata la sorpre-sa del crollo dei prezzi aspiazzare le politiche ener-getiche determinando la dif-fusione su larga scala e cam-biando il paradigma dellaproduzione centralizzata delsecolo scorso.È vero però che il peso delcambiamento è stato soste-nuto solo da alcuni paesi,mentre ora i bassi prezzi av-vantaggiano tutto il mondo,ad iniziare da quella fetta diumanità, 1,3 miliardi di per-sone, priva di energia elettricache avrà accesso a questo ser-vizio in tempi molto più brevidi quanto stimato solo qual-che anno fa.

I drivers del prossimosviluppo dellerinnovabiliProprio i paesi di punta, comeGermania, Italia, Danimarca,Spagna, adesso devono af-frontare nuove sfide. Si trattainfatti di governare l’ulteriorecrescita delle rinnovabili e ditrasformare la rete. Il contesto è però molto di-verso rispetto allo scorso de-cennio. Da un lato pesa l’in-cidenza degli incentivi sullebollette. Dall’altro le utilityoscillano tra la difesa del ruolodelle proprie centrali e la ne-cessità di cambiare il modellodi business proprio a favoredelle rinnovabili, dell’efficienzae delle soluzioni smart. Possiamo immaginare cheall’attuale periodo di transi-zione, caratterizzato da unrallentamento delle installa-zioni, seguirà una ripresa fi-nalizzata al raggiungimentodi obiettivi ambiziosi impostidall’accentuarsi della crisi cli-matica. La copertura entro lametà secolo del 100% delladomanda elettrica con le rin-novabili orienterà infatti lestrategie di un numero cre-scente di paesi.Un aiuto alla decarbonizza-zione delle economie verràdallo sviluppo della mobilitàelettrica, destinata a esploderealla fine del decennio, checonsentirà di ridurre la dipen-denza dal petrolio.La diffusione delle tecnologieverdi sarà certamente facilitata

dal calo dei prezzi che, nelcaso del fotovoltaico, porteràad un ulteriore dimezzamen-to entro il 2025. Ma le evo-luzioni future in questo set-tore dipenderanno soprattut-to dalle modalità con cui ver-ranno trasformate le regoledel mercato elettrico. E oc-corre avere una visione chevada oltre la sola generazioneelettrica.Le rinnovabili elettriche si so-no imposte grazie ad una“forzatura”. Adesso si deve ac-celerare la sostituzione deicombustibili fossili anche ne-gli altri ambiti, occorre pre-parare la prossima ondata. Letecnologie verdi si imporran-no perché ambientalmentepiù sostenibili, più resilienti,più efficaci per la sicurezza e,infine, anche più economiche.Ma non sarà un processoinerziale. Occorrono sceltepolitiche forti, che forse ver-ranno dopo la Conferenza diParigi. Ad esempio, con l’ado-zione nel medio periodo diuna seria carbon tax. E si do-vrà invertire l’attuale rapportodegli investimenti, con l’ac-coppiata rinnovabili+ efficien-za in grado di raccogliere ildoppio delle risorse destinateai fossili.

Le “DisruptiveTechnologies”favoriranno la de-carbonizzazione del sistema energeticoE veniamo alla questione cli-matica, che viene specificata-mente affrontata in un libro,2 °C, per evidenziare la pos-sibilità per la prima volta con-creta, di evitare crisi irrever-sibili per il nostro pianeta.L’incremento delle tempera-ture da non superare per evi-tare catastrofici impatti clima-tici, due gradi, che è appuntoil titolo del libro, sarà uno deipiù importanti stimoli e con-

dizionamenti dello sviluppodell’umanità dei prossimi de-cenni. Spalancherà opportu-nità e definirà vincoli destinatia modificare profondamentei principali comparti della no-stra economia.Si tratta di una sfida ambizio-sissima. Gli attuali sforzi perdecarbonizzare l’economiaglobale dovranno essere mol-tiplicati per sei. A quella cli-matica si aggiungono altreemergenze ambientali e la ne-cessità di fornire cibo, case,servizi, lavoro a quelle250.000 persone che ognigiorno nei prossimi quindicianni usciranno dalla povertàandando a vivere in città. Unimpegno da far tremare i pol-

si. Eppure ce la si può fare.Stanno infatti affermandosi,con una rapidità ed una effi-cacia eccezionali, soluzioni ingrado di affrontare le crisi edi fornire risposte totalmenteinnovative. Stanno inoltreemergendo modalità total-mente innovative nel fornireservizi e nel soddisfare biso-gni, che passano per la sha-ring economy e l’economicainformale. Si sono lette analisi che sot-tolineano la gravità della crisidel pianeta in tono fatalistico.Sul versante opposto, alcunicontributi affidano alle novitàtecnologiche un effetto tau-maturgico. La chiave di let-tura di “2 °C” passa attraversol’analisi delle risposte tecno-logiche che saranno progres-sivamente disponibili, accom-pagnata dallo studio delle for-ze in gioco, da quelle che re-sistono al cambiamento aquelle che mettono in discus-sione equilibri ormai precari. Nel libro si analizzano le tra-sformazioni di interi settoriproduttivi e si individuano so-luzioni destinate a convergerenel delineare risposte radicali.Vengono intercettati i segnaliche emergono nei più diversicontesti: dall’irresistibile avan-zata del solare alle bio-raffi-nerie del futuro; dalla realiz-zazione di edifici a energia ze-ro all’esplosione di nuove for-me di mobilità sostenibile. Il tutto contestualizzato nel-l’attuale orizzonte energeticoin rapida evoluzione. In che modo rinnovabili edefficienza energetica stannorimettendo in discussione ilmodello dei combustibili fos-sili, consolidatosi nel corsodegli ultimi due secoli? Come stanno cambiando lestrategie delle aziende elettri-che messe in discussionedall’emergere di milioni diproduttori e dal progressivosuperamento della produzio-ne centralizzata?Altri settori, quelli dell’auto,dell’edilizia e dell’industria so-no investiti dal vento del cam-biamento: nuove forme orga-nizzative e gestionali assiemead un’innovazione spinta fan-no intravvedere come questimondi siano destinati a mu-tare profondamente.

La rivoluzione digitale ha fa-vorito la rapidissima evolu-zione di alcune tecnologieche manifestano una tale ca-pacità di trasformazione daessersi guadagnate il nome di“Disruptive technologies”: ne

sono analizzate una decina,spaziando dall’energia allamobilità, dall’industria all’edi-lizia. La stampa 3D riusciràad incidere sulle strutture pro-duttive tradizionali? Il succes-so del car sharing e le pro-

spettive dell’auto senza gui-datore incideranno sulle stra-tegie delle multinazionalidell’auto? Si può affrontare lasfida di costruire edifici checonsumano dieci volte menodi quelli esistenti e moltipli-care per dieci i risparmi annuidella riqualificazione, passan-do alla “deep renovation” diinteri edifici e quartieri? Sono alcune delle domandea cui il libro cerca di rispon-dere, sottolineando anche lacomplessità di alcuni approcciche, se non ben governati, ri-schiano di generare contrac-colpi negativi.Ed è lo stesso modello linearedi un’economia usa e getta adessere rimesso in discussionea favore di schemi circolaribasati sulla valorizzazione delriuso, della riprogettazione,del riciclo. Ma per agevolare l’uscita dallacrisi che morde molti paesi eridurre i rischi climatici oc-corre un ruolo “attivo” delleistituzioni. E il messaggio forte, radicale,dell’enciclica “Laudato si’” ciricorda la valenza etica e mo-rale di questa sfida e le impli-cazioni per le popolazioni piùpovere e per le generazionifuture. Ma, l’impressione èche siamo vicini ad una svol-ta, in grado di evitare che lapiù importante minaccia perl’umanità in questo secolo rie-sca a prevalere.

prof. ing. Gianni

Silvestrini

Direttore scientifico Kyoto Club

N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 3

ENERGIA

segue da pag. 1

Gianni Silvestrini2 °CInnovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economiaEdizioni AmbienteAnno 2015 Pagine: 264ISBN: 9788866271499

Rinnovabili: occorrono scelte forti, a partire dalla carbon tax

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4 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

Ma, in ogni caso, tutto ciòancora non basterebbe. Affin-ché la crescita non sia effime-ra e sia sostenibile è necessa-rio che evolvano e converga-no anche l’etica dei valori edella responsabilità, perchétra le tante carenze cui si de-ve porre rimedio la nostra cri-si è dovuta anche a queste.Tanto più gravi oggi inun’epoca in cui la conoscenzaha fatto ingresso in misurapervasiva nell’economia allastregua di una materia primae di una forza produttiva,fondamentale per le sue po-tenzialità in ogni direzione. Ilprogresso scientifico, e la tec-nologia da cui esso deriva, èinfatti una risorsa che, al paridella terra, del capitale e dellavoro, costituisce uno dei fat-tori della produzione e apparesempre più determinante.Con la caratteristica aggiun-tiva di essere una risorsa rin-novabile e quindi inesauribilee con l’ulteriore vantaggio chel’accumulo del sapere, che po-trà raddoppiare nei prossimivent’anni, diffonde informa-zione e incrementa la culturae quindi la consapevolezzadegli effetti benefici o negatividell’innovazione tecnologicaper la sostenibilità dello svi-luppo. Una sostenibilità chedeve essere intesa nella suaaccezione più ampia, non so-lo ambientale, ma anche eco-nomica e sociale, capacequindi di riconoscere il pri-mato della solidarietà e deldover assicurare condizionidi equità inter e infra genera-zionale. Appunto per questoil progresso della conoscenza,e con esso lo sviluppo dellaricerca, deve essere al centrodelle politiche di programma-zione strategica con un oriz-zonte di medio periodo e ilcoinvolgimento attivo di tuttigli stakeholder: istituzioniscientifiche, centri di ricerca,laboratori delle imprese, il si-stema educativo in generale,i media, ecc.. Perché dalla ri-cerca sgorga un flusso inesau-ribile di scoperte che non èsempre benefico in relazioneall’uso che se ne fa, ma conessa occorre fare comunquei conti. Lo diceva già due se-coli fa David Ricardo, secon-do il quale “l’innovazione tec-nologica comporta talvoltaconseguenze dolorose e trau-matiche, ma il rifiutarla con-duce certamente al disastro”.Dunque, affinché il camminodello sviluppo proceda vir-tuosamente deve crescere laconsapevolezza delle questio-ni che non si possono igno-rare né scansare, ma che van-no affrontate e risolte, anchese ciò comporta dei costi.Non è cosa facile stante il di-vario tra i tempi sempre piùveloci con cui evolve la tec-nologia e quelli lenti con cuil’ecosistema, reagendo, dà

all’uomo la consapevolezzadella necessità di provvedere.Basti pensare al problema delglobal warming o al diffon-dersi della cultura dello scarto,che porta le cose a trasfor-marsi rapidamente in spaz-zatura e per certi versi anchegli uomini. Lo dice il Papanella sua seconda enciclica“Laudato sì” dove, partendodal principio che tutto è con-nesso, deduce che la naturanon può essere consideratacome qualcosa di separato danoi. Quindi per Papa France-sco è necessario cercare so-luzioni integrali, perché nonci sono due crisi separate, unaambientale e l’altra sociale, mauna sola e complessa crisi so-cio-ambientale, che pone l’esi-genza di affrontarla con unapproccio unitario per resti-tuire la dignità agli esclusi e

prendersi nello stesso tempocura della natura. Per questooccorrono indirizzi che indu-cano alla sobrietà, valore in-separabile della solidarietà edella sostenibilità, puntandoa nuovi stili di vita, educandoall’alleanza tra uomo e am-biente. La sfida ambientalediviene così cosa unica conquella educativa, che chiedealla persona di crescere nellaconsapevolezza delle proprieresponsabilità e di agire diconseguenza. Dunque occor-re far leva su ricerca e forma-zione, indispensabili per ac-cumulare un capitale di co-noscenze consapevole e in-novativo che alimenti unaprofessionalità responsabile.Di qui la necessità di compie-re ulteriori sforzi per riorga-nizzare e potenziare il sistemadella ricerca sul quale il Go-

verno sta tardivamente inter-venendo con il varo del nuo-vo programma nazionale, an-che per rimediare a un volu-me di spesa pubblica e privatain ricerca e sviluppo cronica-mente inferiore alla media eu-ropea. Un fattore indispensabile peril lancio di una politica indu-striale che latita da tempo eche parta in primis dalla va-lorizzazione del consistentepatrimonio di sperimentazio-ni e competenze tecnicoscientifiche, finora per lo piùsottoutilizzato, in uno con lacreazione di un contesto nor-mativo tale da agevolare unimpegno delle imprese nelterreno delle innovazioni. Untornante cruciale sul versantedella ricerca applicata nelpassaggio dalla microelettro-nica alla manifattura digitale

con cui le fabbriche si trasfor-mano in operatori intelligenti.Operatori capaci di auto or-ganizzarsi per competere evincere attuando un sistemadi produzione flessibile in gra-do di modificare e riprogram-mare prodotti e servizi intempi reali per rispondere allevariazioni della domandanelle filiere del mercato glo-bale, incrementando la catenadel valore. E non solo nel ma-nifatturiero, basti pensare allaprogressiva digitalizzazioneche sta verificandosi nel pro-cesso costruttivo che intro-duce un approccio unitariocon cui programmazione,progettazione, esecuzione emanutenzione vengono traloro integrate attraverso unsistema di raccolta e gestionedelle informazioni sulle carat-teristiche di ogni genere dei

vari componenti (prodotto,processo, servizio, operatore,ecc.), che interagiscono in taleprocesso. Un fattore indispen-sabile anche per accelerare ilpassaggio dell’attuale paradig-ma produttivo a una econo-mia circolare fondata sul ri-ciclo, sulla riduzione degliscarti e sul loro riutilizzo co-me risorsa per diminuire ladipendenza dalle importazio-ni di materie prime e limitaregli impatti ambientali, così mi-gliorando l’efficienza dei pro-cessi industriali. E così favo-rendo la transizione a un mo-dello economico diverso, do-ve le materie prime non ven-gono più estratte, utilizzateuna sola volta e gettate via,ma dove la riparazione, il riu-tilizzo e il riciclaggio dei pro-dotti e loro componenti di-ventano la norma e i rifiutitendono ad azzerarsi. Perché,come per la climatizzazionedegli edifici è lecito porre co-me asintoto il raggiungimentodi consumi energetici quasizero, analogo obiettivo è pos-sibile porre anche quanto agliscarti. E questo con il pro-gressivo mutamento dell’eco-nomia in una più efficienteche ne attenui l’impatto.Un’economia dove al riutiliz-zo si associ anche il raggiun-gimento di un massimo delleprestazioni e di un minimodei difetti nei prodotti che nepenalizzano la fruizione, ge-nerando sprechi e rischi perle persone e l’ambiente, e puredi un minimo dei tempi digiacenza nei magazzini, chesono un’altra fonte di spreco,con una produzione just in ti-me. La sfida di fondo, quindi,è la capacità di attuare un per-corso che persegua un usopiù efficiente delle risorse conuna progettazione innovativa,che generi prodotti migliorie più resistenti, processi pro-duttivi più efficienti, sostenibilie decentrabili, modelli im-prenditoriali lungimiranti. Daessa deriveranno nuovo la-voro e nuove opportunità dicrescita e occupazione. Tut-tavia acquisirla non è facile,perché è necessaria una pro-fonda riprogrammazione del-la ricerca che sappia valoriz-zare maggiormente l’intui-zione e la serendipity così daessere autenticamente inno-vativa. In altre parole, una ri-cerca che sappia incoraggiarele idee rivoluzionarie e pro-muoverne poi anche lo sfrut-tamento commerciale. Manel contempo è altrettantonecessario che il sistema for-mativo venga caratterizzatoda percorsi di apprendimentoche si pongano sulla frontieradella conoscenza e che sianoad alta qualificazione, enfatiz-zando tra l’altro il ricorso atecnologie informatiche e diautomazione sempre più per-fezionate.

prof. ing. Pierangelo Andreini

segue da pag. 1

L’EDITORIALE

L’accumulo del sapere, che potràraddoppiare nei prossimivent’anni,diffondeinformazione e incrementa la cultura e quindi laconsapevolezzadegli effettibenefici o negatividell’innovazionetecnologica perla sostenibilitàdello sviluppo

economico; economia stilizzata, applicata edistituzionale; sintesi sui principi”.Sono le parole con le quali l’Accademia Na­zionale dei Lincei presenta il percorso perso­nale e professionale del professor AlbertoQuadrio Curzio, che a giugno è stato nominatopresidente della stessa Accademia (in prece­denza aveva già ricoperto la carica di vice pre­sidente). Impossibile riassumere, nello spaziodi poche righe, i tanti traguardi raggiunti negliambiti della ricerca, della gestione aziendale,dell’insegnamento e della divulgazione. Unastrada possibile è quella di ricordare le nu­merose benemerenze ottenute: la Medagliad’oro del Presidente della Repubblica per iBenemeriti della Scienza e della Cultura nel2000, l’Ambrogino d’Oro della Città di Milano

nel 2011, il titolo di Cavaliere di Gran Crocedell’Ordine di San Gregorio Magno, concessoda Sua Santità Papa Francesco nel 2014, ealtri 18 premi scientifici.In ambito universitario, si ricorda la presidenza

(dal 1989 al 2010) della Facoltà di Scienze po­litiche dell’Università Cattolica del S. Cuoredi Milano, quella della Facoltà di Scienze Po­litiche della Università di Bologna, la parte­cipazione all’Advisory Board del Centre for Fi­nancial History della Università di Cambridge.Membro della Academia Europaea, ha fattoparte del consiglio di amministrazione o delcomitato scientifico di varie Fondazioni tra lequali Edison, Balzan e Centesimus Annus. Edi­torialista del Sole 24 Ore, è autore di moltepubblicazioni scientifiche edite con alcuneimportanti case editrici, in Italia e all’estero.Da oltre 30 anni è direttore (e fondatore) dellarivista del Mulino “Economia Politica ­ Journalof Analytical and Institutional Economics”.Quadrio Curzio è anche membro del Comitatoscientifico e culturale del Giornale dell’Inge­gnere.

LA NOMINA

Il professor Quadrio Curzio alla guida dell’Accademia dei Lincei

segue da pag. 1

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Ricerca e formazione asset per accelerare il passaggio a un’economia più efficiente che generi una nuova crescita

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Roberto Di Sanzo

La Prima giornata Nazionaledell’Energia, tenutasi recen-temente a Roma, è stata l’oc-casione per fare il punto sualcune questioni vitali per ilfuturo del Paese, come l’effi-cienza energetica e la riqua-lificazione del patrimonio edi-lizio. Nel corso del convegno,organizzato dal Consiglio Na-zionale degli Ingegneri in col-laborazione con l’ENEA(Agenzia Nazionale per lenuove tecnologie, l’energia elo sviluppo economico e so-stenibile) e la F.IN.CO (Fede-razione Industrie Prodotti Im-pianti Servizi ed Opere Spe-cialistiche per le Costruzioni),con il patrocinio del Ministe-ro dello Sviluppo Economico,è stato stipulato un significa-tivo ed importante protocollod'intesa tra il CNI ed il Ge-store dei Servizi Energetici. IlProtocollo, frutto dell'attivitàsvolta dal Gruppo di LavoroEnergia dell’istituzione inge-gneristica, coordinato dalConsigliere Gaetano Fede, èfinalizzato, tra l’altro, all’isti-tuzione di un tavolo tecnicopermanente di consultazionenella definizione delle regoleapplicative, in capo al GSE,che regolamentano i settoridella produzione fotovoltaica,dei certificati bianchi, del con-to termico, della cogenerazio-ne. Particolarmente soddisfattodell’accordo raggiunto il Pre-sidente del CNI, ArmandoZambrano, che ha spiegato:“Le analisi del nostro CentroStudi dimostrano come pro-prio dall’efficienza energeticae l’economia che le ruota in-torno, può venire un impulsonotevole dal punto di vista

occupazionale. Dati confer-mati anche da altre ricercheche attestano come andandonella giusta direzione da quiai prossimi anni si potrebberaggiungere la considerevolecifra degli 800 mila addetti”.Un settore strategico, dunque,per dare nuova linfa vitale al-l’economica del Paese e crearenuova occupazione, tra l’altroin numerosi e differenziatiambiti, come spiega Zambra-no: “Dall'industria manifattu-riera e meccanica, a quelladelle costruzioni, fino allostesso settore automobilisticoe dei trasporti in generale, inpratica il cuore pulsante delmanifatturiero nazionale”.Tra gli altri punti fondanti delProtocollo, vi è l’organizza-zione di seminari, dibattiti ed

eventi, nonché di corsi di for-mazione tecnica e normativa,rivolti sia agli iscritti agli Or-dini degli Ingegneri sia al per-sonale tecnico del GSE, nel-l'ambito delle tematiche del-l’efficienza energetica, del mo-nitoraggio della disciplina,delle fonti rinnovabili e dellepolitiche energetiche europee.Senza dimenticare, natural-mente, “la valorizzazione delpatrimonio informativo - co-me si legge nel Protocollo -attraverso l’istituzione, da par-te del GSE, di un canale de-dicato a favore del CNI e lapossibilità di veicolare, tramitei rispettivi siti Internet, le pub-blicazioni ed i convegni diciascuna delle Parti”. L’accordo prevede, inoltre, ilriconoscimento di crediti for-

mativi sulla formazione spe-cialistica erogata ai tecnici delGSE, iscritti all’albo degli In-gegneri, anche quando non èdirettamente svolta dal CNI. “La figura dell'ingegnere – hadichiarato Nando Pasquali,amministratore delegato delGestore dei Servizi Energetici– costituisce un importantepunto di riferimento per unasocietà come il GSE che sioccupa di materie altamentetecniche. Confidiamo quindinel supporto del CNI per lacorretta divulgazione delle at-tività da noi gestite. Proprioper questo il GSE valorizzeràil proprio patrimonio infor-mativo con l'istituzione di uncanale dedicato a favore delConsiglio Nazionale degli In-gegneri”.

N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 5

Roberto Di Sanzo

Occorre un cambio ra-dicale di politiche e dimentalità per perse-

guire una decisa azione di ef-ficienza energetica e di salva-guardia dell’ambiente. Ne èconvinto Livio de Santoli(nella foto), Professore ordi-nario di Impianti Tecnici, Re-sponsabile dell’Energia (Ener-gy Manager) e coordinatoredel Servizio Ateneo perl’Energia (SAE) presso l’Uni-versità di Roma La Sapienza.De Santoli è anche Presidentedi AICARR, AssociazioneItaliana Condizionamentodell’Aria, Riscaldamento e Re-frigerazione.

Lei ha più volte ripetuto chela trasformazione urbana èun’occasione irripetibile perpromuovere mirate politicheper l’efficienza energetica. Inche modo?“Il ruolo delle città è fonda-mentale per l’individuazionedi nuovi modelli di svilupposostenibile. Il sistema urbani-stico italiano è vetusto, rego-lato da normative che ormaihanno più di cinquant’anni.Oggi la società impone cam-biamenti importanti, pensia-mo soltanto alle smart cities,con tecnologie innovative eimplicazioni sociali impor-tanti. In un quadro così con-figurato, è evidente che l’ef-ficienza energetica è la baseper dar vita ad interventi ur-

banistici moderni e al passocon i tempi. Ci sono ancora tante doman-de che chiedono una rispostache sino ad oggi non c’è: laPubblica Amministrazione hal’obbligo di riqualificare an-nualmente il 3% del suo pa-trimonio edilizio. Ebbene, losta facendo? Esiste un allegatotecnico unico e condivisosull’efficienza energetica neiregolamenti edilizi? Per orano. E inoltre: le diagnosi ener-getiche andrebbero rese ob-bligatorie anche per le piccolee medie imprese? Certo, ep-pure non è ancora così. Esi-stono normative che favori-scono la cogenerazione e ilteleriscaldamento? Questioniimportanti, che andrebberoaffrontate con serietà e vogliadavvero di voltare pagina”.

E’ sempre convinto che la pe­netrazione delle energie rin­novabili elettriche è respon­sabile della sovraccapacitàproduttiva?“Ogni giorno in Italia emet-tiamo sul mercato il doppiodell’energia elettrica necessa-ria. Nei giorni scorsi il caldoinsopportabile ha portato aconsumi straordinari: ebbene,il 40% del surplus di energiarichiesta derivava da fonti rin-novabili. Ora l’obiettivo devediventare il riscaldamentodelle nostre case e degli edi-fici pubblici con l’energia elet-trica. Non è un capriccio ouna moda ma una vera e

propria necessità. E natural-mente si tratta di una transi-zione che va accompagnatacon un cambiamento dimentalità, una vera e propriarivoluzione culturale. Partia-mo, ad esempio, dall’utilizza-re unicamente energia dafonti rinnovabili nelle ore dipunta, quando si cucina. Ivantaggi economici e i bene-fici per l’ambiente sarebberonotevoli”.

Quali sono, dunque, le sueproposte in tema di salva­guardia dell’ambiente?“Partiamo dal Green Act, ildocumento governativo chein linea teorica dovrebbe det-tare le strategie future in taleambito. Ebbene come Presi-

dente di AICARR abbiamopredisposto alcune proposterealizzabili. A cominciare dal-la necessità di far compren-dere a tutti, dall’opinionepubblica alle istituzioni sinoagli addetti ai lavori, che l’ef-ficienza energetica nel settoredell’edilizia è fondamentaleper risollevare il comparto,creando lavoro e rilanciandoquindi l’economia nazionale.In tal senso, va superato ilconcetto di Patto di Stabilitàper dar vita a decise campa-gne di sensibilizzazione cheprevedano la diagnosi ener-getica degli edifici: così fa-cendo è possibile avere unquadro completo di costi ebenefici e quindi progettarecon raziocinio interventi mi-

rati. Inoltre, servirebbe unaregia unitaria da parte dellaPresidenza del Consiglio, sen-za interventi esterni e troppevoci a creare scompensi einutili polemiche. Ma non èfinita qui: diventa strategicodar vita ad un vero e propriopiano in grado di promuove-re la cogenerazione e la mi-crocogenerazione. Bisognarendersi conto che è neces-sario ragionare in termini digenerazione distribuita: me-glio tanti piccoli impianti di-slocati in maniera capillare sututto il territorio invece digrandi centrali spesso inutilie dannose”.

Quest’anno l’Italia è il centrodel mondo con Expo Milano

2015, un evento che ha cometemi fondanti la sostenibilitàambientale e il cibo comeenergia per la vita. Le buonepratiche alimentari possonoaiutare l’efficienza energetica?“E’ necessario combatterenon solo lo spreco di cibo maanche e soprattutto lo sprecodi energia per produrre ali-menti. E’ una questione di cuiancora si parla troppo pocoma che invece è di notevoleimportanza. Bisogna investirein questo campo, sul chilo-metro zero in agricoltura, ri-ducendo i costi a livello ter-ritoriale, magari evitando gliallevamenti intensivi per laproduzioni di carni, terribil-mente deleteri per la soste-nibilità ambientale”.

Efficienza e riqualificazione del patrimonio edilizio: il CNI celebra la prima giornata nazionale dell’Energia

L’EVENTO

Il ruolo delle città è fondamentale per l’individuazione di nuovi modelli di sviluppo sostenibile. Il sistemaurbanistico italiano è vetusto, regolatoda normative che ormai hanno più di cinquant’anni. Oggi la societàimpone cambiamenti importanti,pensiamo soltanto alle smart cities,con tecnologie innovative e implicazioni sociali importanti

L’Italia è sotto la media europea nel rispetto degli obiettivi sultema dell’efficienza energetica e sull’impiego di fonti rinnovabili.Questo quanto emerso durante il convegno organizzato da As­solombarda in Expo, nel corso del quale si è fatto il punto sullasostenibilità ambientale e sull’efficienza energetica nell’industria,leva per aumentare la competitività delle imprese, nell’ambitodello scenario economico globale.

“Oggi le aziende hanno l’obbligo di aumentare la propria con­sapevolezza sulle attività che determinano il loro consumo dienergia ­ ha dichiarato Rosario Bifulco, consigliere Assolombardaper Ambiente ed Energia ­ in particolare nel settore manifattu­riero l’uso efficiente delle risorse energetiche ha un impatto di­retto sulla competitività. Oltre a questo si devono tenere presentianche le questioni legate alla difficoltà delle imprese di reperirefondi per gli investimenti e l’eccessiva complessità della legisla­zione del settore”. Le stime mostrano che, a livello europeo, oltre 1,2 milioni di per­sone sono impiegate nel settore delle fonti rinnovabili di energia.È la Germania a guidare la classifica con circa il 32% rispetto altotale dei lavoratori europei. Più del doppio della quota di Francia(15%), Regno Unito (8,6%), Italia (8,3%) e Spagna (5,2). Sul tema dell’efficienza energetica uno studio del Politecnico diMilano (Energy & Strategy Group 2015) colloca l’Italia agli ultimiposti del cluster alto consumo ­ bassa efficienza energetica. Erispetto agli obiettivi assegnati a livello europeo, l’Italia ha rag­giunto il 20% dei risultati contro una media europea del 32%. “Il tema dell’efficienza energetica è una priorità per Assolom­barda, che ha dedicato un progetto specifico del Piano Strategico‘Far Volare Milano’ proprio alla diffusione di una maggior con­sapevolezza sul tema da parte delle imprese associate ­ ha con­cluso Rosario Bifulco ­ abbiamo già messo a disposizione dellenostre aziende uno strumento gratuito di analisi online dei con­sumi e dei fabbisogni energetici e abbiamo attivato un portalededicato all’energia dove domanda e offerta si incontrano. Unservizio che, presto, metteremo a disposizione gratuitamenteper tutte le aziende associate alle territoriali lombarde di Con­findustria. E per sostenere in modo concreto la crescita del nostrosistema produttivo abbiamo avviato il Desk Energia, che ha giàfatto risparmiare alle imprese che lo hanno utilizzato oltre 1,3milioni di euro sulle forniture di elettricità e gas”.

CONVEGNO A EXPO 2015

Efficienza e sostenibilità: l’Italia è sotto la media europea

Il parere di Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri

“Un settore fondamentale per dare nuovo impulso all’economia del Paese e alla ripresa dell’occupazione”

Le analisi delnostro CentroStudidimostranocome propriodall’efficienzaenergetica el’economia chele ruota intorno,può venire unimpulsonotevole dalpunto di vistaoccupazionale.

Le stime mostrano che, a livello europeo,oltre 1,2 milioni di persone sono impiegatenel settore delle fonti rinnovabili di energia.È la Germania a guidare la classifica con circail 32% rispetto al totale dei lavoratori europei.Più del doppio della quota di Francia (15%),Regno Unito (8,6%), Italia (8,3%) e Spagna (5,2)

1,2MILIONI

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6 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

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N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 7

Roberto Di Sanzo

R obot collaborativi einnovazione tecnolo-gica, a Expo Milano

2015 ecco “YuMi”Si chiama “YuMi” ed è il pri-mo robot industriale a duebracci realmente collaborati-vo, un vero e proprio fioreall’occhiello dell’automazionerobotizzata. A realizzarlo, tec-nici e ingegneri di ABB Ro-botics, gruppo leader a livellointernazionale per l’energia el’automazione. Attualmenteil robot trova applicazione al-l’interno del sito espositivo diExpo Milano 2015, per laprecisione nel padiglione “Fu-ture Food District”. Si trattadi un supermercato interatti-vo e sperimentale, gestito dal-la catena di larga distribuzio-ne Coop: i prodotti sonoesposti su ampi tavoli. Bastasfiorarli con la mano per per-mettere al visitatore di otte-nere informazioni aumentatesulle merci esposte. Tutte in-formazioni che non si trova-no su un’etichetta tradiziona-le. Attraverso queste “etichetteaumentate”, il prodotto è ingrado di raccontare se stesso,le sue proprietà, la sua storia,il suo tragitto dalle origini al-l’utente finale. In tal ambito,YuMi ha un compito essen-zialmente dimostrativo dellesue potenzialità: in praticaraccoglie le mele, le confezio-na e le distribuisce, pronte adessere raccolte ed acquistatedai consumatori. Ma l’appli-cazione che trova la sua con-cretezza all’interno di ExpoMilano 2015 è solo una dellesvariate di YuMi: nato da ungioco di parole, vale a dire“you and me”, il robot è statoprogettato specificamente perle esigenze di flessibilità e agi-lità in produzione dell’indu-stria elettronica di largo con-sumo, ma può essere impie-gato in qualsiasi processo diassemblaggio di piccoli com-ponenti, grazie ai due bracci,alle “mani” flessibili, al sistemauniversale per l’alimentazionedei componenti, alla teleca-mera per l’individuazione deipezzi, alla programmazionelead-through e al controllo dimovimento avanzato ad altaprecisione. In sostanza, se si consideranotutte le funzionalità e le inno-vazioni del prodotto, YuMi èuna soluzione completa perl’assemblaggio di piccoli com-ponenti. Le aziende che uti-lizzeranno YuMi godranno divantaggi in termini di velocitàdi produzione, qualità deiprodotti, riduzione degli spre-chi, maggiore efficienza e fles-sibilità, ritorno sull’investi-mento. Le applicazioni di Yu-Mi non si indirizzano, comelogico, ad un unico settore in-dustriale: le soluzioni roboti-che collaborative offrono be-nefici praticamente in ogniambito. In primo luogo, lacollaborazione consente diautomatizzare processi cheancora richiedono la presenzadi addetti umani e che nonpossono essere completa-mente automatizzati con letecnologie esistenti. In secon-do luogo, per molto tempo isistemi robotizzati tradizionalisaranno ancora indispensabilie offriranno numerosi vantag-gi rispetto alla tecnologia col-laborativa attuale: si pensi, adesempio, alla possibilità di ca-richi maggiori, tempi di ciclopiù rapidi e migliore prote-zione in ambienti ostili comele fonderie. Allo stesso tempo,i robot collaborativi compor-tano un impiego di risorsenettamente inferiore in ter-mini di progettazione di si-stemi, installazione, messa infunzione e operatività, rispettoai robot industriali tradizio-

nali. “In realtà, molti sistemi robo-tizzati tradizionali offrono giàalcuni di questi benefici grazieall’evoluzione del controllodella sicurezza via software ehardware – spiegano i tecnicidi ABB -. Un esempio è latecnologia SafeMove di ABBche, unita a diverse tipologiedi sistemi di visione e moni-toraggio ambientale, rende irobot ‘parzialmente’ collabo-rativi. In particolare, l’auto-mazione pienamente colla-borativa senza restrizioni aifini della sicurezza e in spaziristretti agevola le installazioniin fabbrica negli spazi esisten-ti. La programmazione inambito collaborativo può es-sere effettuata ‘addestrando’il robot invece di utilizzare un

linguaggio in codice. Gli ope-ratori possono comunque uti-lizzare il linguaggio di pro-grammazione RAPID diABB quando lo ritengonoopportuno, ma la possibilitàdi interagire con il robot mo-strandogli come muoversi dalpunto A al punto B consentedi addestrare la macchina inpochi minuti invece che ore.Nel complesso, il sistema dicomponenti collaborativi diABB, che comprende ancheil robot, assicura un’integra-zione molto più semplicedell’automazione robotizza-ta”.Ma non è finita qui: i robotcollaborativi permettono al-l’uomo di dedicarsi ad attivitàpiù concettuali e fisicamentemeno gravose. La collabora-

zione fra uomini e robot spes-so si traduce in livelli di pre-cisione e velocità superiori aquelli raggiungibili dai soli es-seri umani, e quindi prodottidi qualità superiore e menosprechi. Con il cambiamentodemografico e il progressivomiglioramento degli standarddi vita in tutto il mondo, sem-pre più persone cercherannolavori più gratificanti dal pun-to di vista intellettuale. Per farfronte a questa svolta, i robotcollaborativi possono al tem-po stesso rendere più attraentii luoghi di lavoro e offrire ca-pacità in ambito produttivodestinate a scomparire fra laforza lavoro.Da un punto di vista tecnico,YuMi ha una struttura di ma-gnesio leggero ed estrema-

mente rigido, avvolto in uninvolucro di plastica con im-bottiture. Questa strutturaammortizza notevolmente laforza d’urto in caso di colli-sioni impreviste. Come ilbraccio umano, YuMi non hapunti di aggancio, in modoche nessun oggetto o partesensibile possa restare schiac-ciato quando gli assi del robotsi aprono e si chiudono.YuMi è compatto, con di-mensioni simili a un uomo, ei due bracci con sette assi dimovimento conferiscono alrobot grande destrezza e pre-cisione in uno spazio di lavo-ro ristretto. Il suo peso è di38 kg, ha un sistema di con-trollo integrato, cablaggi in-terni per svariati comandi inentrata e in uscita (ad esem-

pio impianti pneumatici e co-mandi digitali). Inoltre, puòessere alimentato dalla reteelettrica domestica disponibilein tutto il mondo, ed è com-pletamente trasportabile e riu-tilizzabile a discrezione del-l’utilizzatore.Già, ma come si comportaYuMi quando si imbatte inun ostacolo imprevisto? Il piùcomune è sicuramente il con-tatto diretto con un operato-re. In questo caso, il robot siarresta nel giro di pochi mil-lisecondi, dopodiché il suofunzionamento può essere ri-pristinato facilmente premen-do un pulsante sul telecoman-do. Insieme all’imbottituraesterna, questo sistema garan-tisce la massima sicurezza pergli addetti. La precisione e ve-locità di esecuzione di YuMiè di alto livello: può tornarepiù e più volte nella stessa po-sizione con una precisione di0,02 mm e si può muovere auna velocità massima di 1.500mm al secondo.Per gestire tutta la gamma dicomponenti che si trovanooggi nei reparti di assemblag-gio, YuMi è dotato di “mani”integrate estremamente fles-sibili che possono essere for-nite in diverse configurazioni,con servopinze, doppie ven-tose e sistemi di visione. Nellediverse varianti, le mani diYuMi consentono di perso-nalizzare il robot per svolgerela maggior parte delle attivitàdi assemblaggio. Altro capi-tolo importante, la program-mazione: per impartire ordinicon la stessa facilità con cuisi danno istruzioni a una per-sona, è stato creato un siste-ma tecnologico utilizzabile inmaniera molto intuitiva. E’sufficiente afferrare e guidarei bracci e le mani di YuMi, fa-cendo compiere loro una se-rie di movimenti e registran-do alcuni punti di riferimento(waypoint) e i movimenti del-le pinze tramite un tablet sulquale è installata l’app di Yu-Mi. In tempo reale, il softwaretradurrà quei movimenti nelcodice necessario per il fun-zionamento di YuMi. In que-sto modo YuMi richiede mol-te meno risorse tecniche pereseguire attività molto com-plicate. Questa modalità diprogrammazione, detta “le-ad-through”, riduce notevol-mente le attività complesse eripetitive. Per attività tropposofisticate per la lead-through,l’operatore può ricorrere inqualsiasi momento alla pro-grammazione tradizionalecon il linguaggio RAPID diABB.In conclusione, stando ai tec-nici e ricercatori di ABB, ladiffusione dei robot collabo-rativi porterà ad un rivoluzio-nario cambiamento nel modoin cui l’attività manifatturieraverrà automatizzata e gestitain futuro. “Ci sarà anche unasvolta nel modo di lavoraredegli esseri umani e nel tipodi lavori che vengono consi-derati adeguati. Come ognialtra grande rivoluzione nellastoria dell’industrializzazione,l’automazione crescente di unnumero sempre maggiore dilavori si tradurrà in un forteincremento di lavori nuovi emigliori, alcuni non ancoraimmaginabili. Con l’arrivo deirobot collaborativi riconoscia-mo il fatto che uomini e ro-bot hanno ciascuno i propripunti di forza e, quando la-voreranno insieme, spalla aspalla e in modo sicuro, i luo-ghi di lavoro saranno più fles-sibili, forniranno prodotti diqualità migliore con meno ri-sorse, garantiranno maggioresicurezza, miglioreranno laqualità di vita dei lavoratorie aumenteranno la competi-tività delle aziende”.

“YuMi”, nuovo gioiello dell’automazione robotizzataIL PROGETTO È REALIZZATO DA TECNICI E INGEGNERI DI ABB

Il parere di Andrea Cassoni, General Manager ABB Robotics Italy

“Il futuro dell’automazione è nell’industria elettronica”“I primi studi per la progettazione di YuMi risalgono al 2006 e nasce proprio per la manipolazione di piccoli oggetti, per assemblare componentisticain collaborazione con un operatore. Il robot è stato lanciato lo scorso aprile a livello internazionale ad Hannover e sino ad oggi abbiamo avutoottimi riscontri, a partire proprio da Expo Milano 2015”. Andrea Cassoni, General Manager di ABB Robotics Italy, spiega così la “genesi” che haportato alla nascita di YuMi, gioiellino della robotica industriale, un settore che sta crescendo notevolmente proprio negli ultimi anni. Bastipensare che nel 2014 le vendite di robot hanno superato le 200 mila unità, con un aumento del 100% rispetto al 2008. Gli ambiti applicativi ri­mangono essenzialmente concentrati nell’industria automobilistica, una realtà che innova costantemente i processi e i modi di produrre e cheassorbe quasi il 70% dei robot. “Negli ultimi anni stanno emergendo altri mercati, soprattutto l’elettronica di consumo, dominata dai fornitoridi dispositivi mobili come smartphone e tablet”, aggiunge Cassoni.Cresce, dunque, l’esigenza di automazione nell’industria elettronica, così come in altri settori: un canale che ha spalancato le porte a una nuovagenerazione di robot, i cosiddetti robot collaborativi. “I robot collaborano già oggi con gli addetti in fabbrica ­ spiega Cassoni ­ ma con una rigida

separazione fisica fra macchine ed esseri umani mediante barriere e sistemi di sicurezza. La robotica collaborativa di ABB è invece progettata per essere intrinsecamentesicura, in modo che uomini e robot possano operare in uno stesso spazio, senza pericoli per l’incolumità delle persone e senza restrizioni che impediscono di fatto unosvolgimento efficiente dei processi”. La risposta di ABB alla crescente domanda di robotica collaborativa si chiama, appunto, YuMI: “E’ nato per l’industria elettronica,poi sarà il mercato stesso a suggerire nuove applicazioni per il futuro ­ dice Cassoni ­. Recentemente ABB ha acquisito una startup in Germania che ha sviluppato unrobot collaborativo molto facile da usare, piccolo e leggero, grazie al quale amplieremo ulteriormente la nostra offerta nella robotica collaborativa”.

R.D.S.

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8 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

L o sviluppo richiedeuna società con nuovestrutture e comporta-

menti, che affronta nuovi pro-blemi e attività e abbandonaquelli vecchi e oramai supe-rati, che sceglie le attività, lestrutture e i comportamentida assumere tra quelli che lepossono essere più congenialiper tradizione, educazione,cultura, così da sfruttare i pro-pri asset. Qui di seguito nedaremo un’indicazione suc-cinta.

Eliminare le rendite di posizioneIl nostro paese è caratterizza-to dal fatto che qualsivogliaattività è organizzata per ga-rantire la propria posizione ei propri occupanti, ossia è unarendita di posizione con postifissi, possibilmente per la vita,attività fisse, dal tassista agliinsegnanti, dagli spazzini agliscienziati, dalle badanti ai no-tai e, naturalmente i politici.Ogni cosa è regolamentata econseguentemente garantitae il “merito” non viene presoin considerazione quasi mai;al suo posto contano l’appar-tenenza a corporazioni (nelpiù onesto dei casi il titolo distudio) e l’età. Fare qualunquecosa al di fuori delle regolestabilite - come i tassisti diUber - fa scandalo e vieneproibita. Ognuno dovrebbeinvece essere “libero” di svol-gere qualsivoglia attività purche la sappia fare, quasi sem-pre senza dover documentare(non dimostrare) la sua capa-cità, ma pagando duramentese bara al gioco. Del resto co-sa garantisce, ad esempio, untitolo di studio vecchio di die-ci anni con le nozioni appreseche avevano, nel migliore deicasi, almeno altri dieci annid’età? Si debbono concepirenuovi modi per valutare lecompetenze, per mantenereo licenziare chi lavora, per re-munerare le attività svolte, macomunque abolire ogni ren-dita di posizione.

Individuare le grandiaree tecnologiche peril futuro prossimo...Ricordiamo innanzitutto laStampante 3D con la quale sipuò progettare e costruirequalsiasi oggetto piccolo ogrande, di qualsiasi materialeduro o morbido, di qualsiasiforma o classe di impiego, dalbusto di Steve Jobs a una casa,una medicina, delle cartilaginio dei gioielli, i cibi. Qualcheanno fa per la stampante 3Dsi è lanciato lo slogan “Goodby China” e L’Economist hascritto “There is a lot of hypearound 3D printing. But it isfast becoming integrated withmainstream manufacturing”.Tuttavia in Italia, pur con lasua tradizione artigianale e dipiccole imprese si usa ancoratroppo poco, per la ignoranzadi operatori e di politici.Sta esplodendo il settore dei

robot, e se ne sono accortimedia e imprenditori; c’è chiaddirittura afferma che fraqualche anno ogni attivitàcondotta oggi dall’uomo saràeseguita da robot. Tutta unaserie di funzioni, volo, tra-sporto, osservazione, guerra,saranno compito dei droni.L’internet delle cose - traspor-to, organizzazione di magaz-zini, gestione delle attivitàagricole e di quelle industriali,per la loro organizzazione -è uno dei settori in via di svi-luppo. I settori dell’alimenta-zione e dell’acqua si stannorivoluzionando fino alla pro-spettiva dei cibi sintetici e diottenimento e modo di im-piego dell’acqua. L’energia haaperte tutte le prospettive,dalle soluzioni convenzionalirese più efficaci (fossili, nu-cleare, rinnovabili), alla fusio-ne nucleare e alle soluzioniquantistiche. Il più ambiziosodei progetti tecnologici è lostudio, sino alla sua costru-zione, dell’uomo. Ricordo ilprogetto cervello voluto daObama, i primi interventi dimodifica del nostro genomaper correggerne errori e glistudi per arrivare a migliorarele sue funzioni. Nel 2030 l’uo-mo sarà un ibrido col cervelloconnesso direttamente alla“nuvola” e a migliaia di com-puters.

...e quelleorganizzativeLa struttura sociale che siprospetta con la distruzionedelle rendite di posizione e lascelta delle grandi aree tec-nologiche per attuare uno svi-

luppo di tipo esponenziale,deve essere libera, senza vin-coli, compreso quello del la-voro fisso, per garantire fles-sibilità di organizzazioni, ope-ratori economici e produttivi,imprenditori, cittadini. La so-cietà che per svilupparsi sibasa sull’innovazione deve es-sere mobile e senza regole fis-se. Questo si traduce innan-zitutto nella totale distruzionedella burocrazia, cioè nel fattoche non ci dovranno più es-sere governi che fissano re-gole e leggi, né funzionari chele traducono in regolamen-tazioni che dirigono la societàma, viceversa, una società -rappresentata dai suoi citta-dini, con le loro esigenze eprospettive - che dà le indi-cazioni ai vari livelli di gover-no su come tradurle in orga-nismi e comportamenti chefavoriscono e sostengono lemutevoli esigenze sociali e illoro sviluppo. Un ruolo es-senziale dovrà essere giocatoda tutte le istanze cultural-mente preparate, tecno-scien-tifiche, etiche, organizzative,col rigetto di qualsiasi istanzaideologica se priva del sup-porto della ragione: a titolodi esempio anche la dichia-razione di un Papa quale“L’estendersi delle coltivazionidi cereali transgenici distrug-ge la complessa trama degliecosistemi, diminuisce la di-versità nella produzione ecolpisce il presente o il futurodelle economie regionali”,nell’enciclica “Laudato si”,non può essere accettata per-ché, così come è enunciata,è parziale, di parte, e pertanto

sostanzialmente falsa; inoltreThe Conversation denunciache “Pope’s climate letter isa radical attack on the logicof the market”

Realizzare una tale società egestirla pone un gran numerodi problemi a partire da chipotrebbe governarla; a livellostrettamente politico in Eu-ropa non saprei indicare nes-suno e pochi a livello econo-mico: tra questi Mario Draghie soprattutto Ignazio Visco,uno dei rari “politici” che hacapito l’attuale evoluzione (silegga la sua XXX lettura delMulino, Bologna, 18 ottobre2014, “Perché i tempi stannocambiando...”). Nel mondoStati Uniti e Cina sono i solipaesi preparati, ai quali si de-ve aggiungere Singapore. C’è.una miriade di altri problemi(altri perché i politici si oc-cupano dell’inutile e non delsupervisibile che serve): iprincipi che governano i rap-porti sociali e che debbonoconsentire la massima libertàsenza che si danneggino i cit-tadini; il sostenere un’econo-mia non di anatre zoppe madi star, “working for the ma-ny, not for the few”; il capireperché si riesca a rendere piùo meno equi (parità di dirittie opportunità tra uomo edonna, bianchi e neri, ecc.)sistemi mediamente avanzatimentre quelli iperavanzati ri-mangono appannaggio di“elite”, come è il caso dellaSilicon Valley ove dominanoi maschi bianchi, mentre ledonne inserite sono moltopoche e ancor meno neri e

“spanish”. Peter Diamandis sichide allora “Why is SiliconValley better at innovatingthan most of the world?”“Why are the number of suc-cessful startups so high the-re?” se vogliamo capire“Where is the next Mecca oftech-startup success going toemerge?”. Le startup europeesono ridicolmente più misere(anche se spesso non menogeniali), e ancor più quelleitaliane.

Ma allora c’è bisognodello stato, e quale?Certamente si; ma, come èdiscusso in un dibattito pub-blicato recentemente dalClub della Lettura “la demo-crazia non basta: facciamol’esame a chi comanda”. Lostudioso canadese Daniel A.Bell - che insegna all’univer-sità Tsinghua di Pechino - so-stiene che l’assetto istituzio-nale liberale possa essere su-perato. prendendo a modelloPechino con la sua strategiadi cooptare dirigenti abili, an-che se per l’occidente è an-cora troppo presto per farlo.La morte della democrazia,che Bell prefigura,non è vio-lenta e dovrebbe portare auna sorta di «meritocraziapolitica» che, anche se nonrealizzata, sarebbe in fase dicostruzione in Cina ove la“governance”, secondo Bell,funziona e prova la bontà diuna selezione dei leader cheprescinde dal voto popolarema procede per cooptazionedei migliori. Egli lo sostienesu «la Lettura» e su un librodi prossima pubblicazione a

Cosa fare e non fare per far ripartire l’economiaL’INTERVENTO

Princeton, The China Model:le sue convinzioni ne fannouno dei più autorevoli traquegli studiosi occidentali in-teressati ai lati positivi del«modello cinese» e accusatidi troppa indulgenza nei con-fronti di Pechino. Bisognarendersi conto che l’alterna-tiva alla società dell’innova-zione e della crescita, e allatrasformazione dello stato dademocratico a meritocratico,è la stagnazione non provvi-soria, ma “secolare”, ampia-mente studiata - ad esempioda Roger Backhouse e Mau-ro Boianovsky - ma dramma-tica in un mondo la cui po-polazione è in crescita e nonsi inventano nuove soluzionie risorse.

Compito dei governi è af-frontare le insufficienze delmercato: beni pubblici, asim-metrie informative, settori dimercato prevaricanti, ester-nalità, una certa attenzionesui programmi di welfareconseguenza inevitabile delsuffragio universale, discuten-do il loro “design” appropria-to e la loro scala. Ma i gover-ni non soltanto non debbonooccuparsi, e gestirla, dellaproduzione dei beni econo-mici ma intervenire per “rad-drizzare” quelli che sono con-siderati fallimenti del mercatoe sono invece i suoi successi,come l’eliminazione delle co-siddette anatre zoppe, o il so-stegno delle attività di presti-gio, come le linee aeree chenon hanno altra giustificazio-ne se non la rilevanza politica.Lo stato sostenga invece laricerca libera; i grandi pro-getti culturali, dallo studio delcervello all’eliminazione dellegrandi malattie come il can-cro - che sembra si possa ora-mai debellare - e la sclerosimultipla; programmi gli in-segnamenti delle disciplineprincipali, come le matema-tiche; programmi sistemieducativi che spiegano cosasia la scienza e quanto incon-sistente sia la sua negazione.

Per concludereMai i governi combattano ilsapere, perché è sempre giu-sto, né lo dichiarino non na-turale per due semplici moti-vi: perché il sapere non puòfare ciò che le leggi della na-tura non consentono e perchél’essere umano è, a tutti gli ef-fetti, un elemento ineludibiledella natura se non il più ri-levante e, pertanto, il suo in-tervento sulla natura non soloè naturale ma, in generale, be-nefico. Tutto quello che si stu-dia è lecito e, anzi, doveroso.Si sta studiando la vita eterna,forse è possibile ottenerla, ese ne è occupato con intelli-genza anche il CardinaleGianfranco Ravasi discuten-do di “transumanesimo”.

prof. dott. Giuseppe

Lanzavecchia

prof. ing. Pierangelo Andreini

L a diffusione di Internet delle cosee la proliferazione dei dispositivimobili è tale che entro il 2020 gli

oggetti connessi a Internet a livello glo­bale supereranno i 50 miliardi, oltrequattro volte i circa dieci miliardi del2010. E questo interessando tutti i set­tori, da quello della produzione, alla si­curezza, alla salute, al confort, alla mo­bilità, ecc. Lo sviluppo previsto è moltoconsistente specie nel caso del traspor­to su ferro ed al proposito basti pensareche nelle reti ferroviarie sono ancorain esercizio apparecchiature di segna­lazione molto vecchie che devono es­sere progressivamente sostituite da si­stemi di ultima generazione, tra cui cas­se di manovre e sistemi di scambio com­puterizzati. Gli operatori del settore

stanno intervenendo infatti in misuracrescente sui sistemi ferroviari per at­tuare la transizione da sistemi analogicia sistemi digitali, che consentono la re­gistrazione delle attività e l’identifica­zione in tempo reale dell’integrità deisistemi stessi. Ciò rende fondamentalel’utilizzo di piattaforme di Big Data e hal’effetto di spostare notevolmente l’at­tenzione degli operatori delle ferroviein tale direzione, creando grandi oppor­tunità per i fornitori di queste tecnolo­gie. Oltre alla possibilità di integrare nel­le infrastrutture ferroviarie strumentidi analisi dei dati per migliorare la sicu­rezza e il carico pagante, che sono leapplicazioni principali, l’altro importante

obiettivo dell’implementazionedi tecnologie di Big Data nel set­tore ferroviario è l’analisi pre­dittiva. L’applicazione di tecno­logie di Big Data nel trasportosu ferro si può estendere infattifino ad includere la gestione del­le tariffe, l’analisi geospaziale, laprogrammazione delle corse e la ge­stione delle entrate. Tali funzionalità le­gate ai Big Data potrebbero trasformarecompletamente la struttura dei processidi business nel settore ferroviario, con­sentendo una gestione interconnessae integrata tra le diverse funzioni. Tut­tavia, nonostante le ricadute positivedell’architettura Big Data, alcuni opera­

tori del settore ferroviario appaiono len­ti nell’implementazione di tali soluzioni.Così, complice la scarsa diffusione dellaconoscenza su come identificare lestrutture e i tipi di dati rilevanti e su co­me utilizzarli per creare visualizzazioniche consentano di prendere decisionioperative ed anche il fatto che i datiraccolti automaticamente possono ri­sultare di difficile gestione per ragionisistemiche o per metadati non correttigenerati dai sensori, varie compagnieferroviarie sono restie ad investire nellepiattaforme di Big Data. In ogni caso,con la proliferazione di Internet mobilein tutti i componenti dell’ecosistemaferroviario, i dati non strutturati conti­nueranno a crescere e gli operatori fer­roviari dovranno dunque superare que­sti ostacoli per sfruttare l’evoluzione deimodelli di business.

Internet delle ferrovie

La diffusione di Internet delle cose e la

proliferazione deidispositivi mobili è

tale che entro il 2020 glioggetti connessi a Internet alivello globale supereranno i 50miliardi, oltre quattro voltei circa dieci miliardi del 2010

50miliardi

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N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 9

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10 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

Linea diretta con gli OrdiniRoberta Besozzi, Presidente dell’Ordine di Varese, nella giuria che giudicherà i lavori

Riqualificazione di piazza della Repubblica, oltre duecento i progetti presentati

L’intervento di Angelo Tedeschi, Presidente dell’Ordine di Parma

“Crisi dell’edilizia, per superarla concentriamoci sul costruito e recuperiamo i centri storici”

“In totale i progetti che sonoarrivati son ben 226, quindi sitratta di un buon successo”. E’questo il giudizio di RobertaBesozzi, Presidente dell’Ordi-ne degli Ingegneri di Varese,in merito ai bandi internazio-nali per il progetto di restylingdell’ampia area del centro del-la città lombarda. In partico-lare, 122 sono i progetti peril Sub Ambito 1, vale a direl’ex Caserma e piazza dellaRepubblica; 104 quelli per ilSub Ambito 2, che compren-de il Teatro e il comparto divia Ravasi. Di altissimo livellole giurie che dovranno giudi-care i lavori, come architettiAurelio Galfetti, Gianni Bra-ghieri, Giovanna Crespi eGianluca Gardelli, il professorFabrizio Schiaffonati. E ancoral’ingegnere Roberta Besozzi èstata chiamata a giudicare i

documenti relativi al Sub Am-bito 1. “E’ evidente che unabuona parte dei partecipantisi è iscritta ad entrambi i con-corsi – spiega Roberta Besozzi– ed è un dato confortante, inquanto si spera così che moltisiano davvero interessanti”. “Ivaresini si aspettano moltodalla riqualificazione delle areein questione – aggiunge il Pre-sidente dell’Ordine -, tra l’altrosi tratta di interventi partico-larmente complessi, la piazza

è molto estesa e ricordiamoche nei sotterranei vi sonoben cinque piani di parcheggiper le autovetture. In ogni ca-so, sono fiduciosa che riusci-remo ad avere in mano deiprogetti validi”. Le giurieavranno tempo fino al 30 lu-glio per selezionare i 15 con-correnti ammessi alla secondafase (dieci per caserma conpiazza e cinque per teatro evia Ravasi). Si procederà poicon la pubblicazione dei co-dici alfanumerici assegnati alle15 proposte progettuali am-messe alla seconda fase che sichiude il 16 novembre. Inmezzo a queste scadenze,molto probabilmente, si terràil referendum on line per chie-dere ai residenti di votare i lo-ro progetti preferiti.

R.D.S.

Roberto Di Sanzo

Parma un’isola felice? Forse sitratta di una forzatura gior-nalistica, eppure per l’inge-gneria del territorio sembre-rebbe essere proprio così. Aconfermarlo è il Presidentedell’Ordine di categoria, An-gelo Tedeschi, al terzo man-dato al vertice dell’istituzioneemiliana. “Certo, la crisi sisente un po’ ovunque: per gliingegneri però dipende daisettori”. La risposta appare, purtrop-po, sin troppo scontata: a sof-frire è soprattutto il compartodell’edilizia. E non potrebbeessere altrimenti, visto lo stallodegli interventi e la mancanzadi una vera e decisa politicadi rilancio e di incentivi. Ecco,dunque, la proposta dell’in-gegner Tedeschi: “Bisogna

concentrarsi maggiormentesul costruito. A Parma abbia-mo un centro storico stupen-do, con palazzi e architetturedi grande valore ma che me-riterebbero anche interventidi riqualificazione. Così po-trebbero lavorare molti col-leghi, si rimetterebbe in motol’economia locale e l’occupa-zione, contribuendo nellostesso tempo alla riqualifica-zione della città”. Già, sembrafacile… “Purtroppo abbiamospesso a che fare con norma-tive ‘bloccanti’ e procedure‘farraginose’, contro le qualila buona volontà e lo spiritodi innovazione sembrano in-frangersi inesorabilmente. Losnellimento delle pratiche bu-rocratiche, unitamente ad unainterpretazione positivistica enon solo coercitiva delle nor-me, sarebbe davvero utile perprodurre nuovo sviluppo enuova linfa”. Lasciando daparte idee impraticabili e ana-cronistiche, come “continuarea costruire nuovi immobili.Ormai non si vendono più, lacrisi e i prezzi troppo alti nonagevolano certo il mercato.Pensiamo piuttosto a ciò chegià esiste, rendendolo attualee proponibile”. Senza troppopiangersi addosso, a Parmac’è fortunatamente ancheun’ingegneria che funziona apieno regime, come spiega ilPresidente Tedeschi: “Abbia-mo oltre 1.900 iscritti all’Or-dine e recentemente è statodeciso di aumentare le quotedi iscrizione, anche a frontedi nuove necessità, quali iCorsi di Formazione e il Con-siglio di Disciplina, e di nuoveiniziative, quali l’Organismo

di Mediazione e la CameraArbitrale, per le quali abbiamoaderito al ‘Progetto Concilia-mo’ dei Colleghi lombardi an-che con un primo recentissi-mo evento. Ebbene, i timoridi fuga di massa sono statispazzati via, i nostri iscrittihanno deciso di rimanere le-gati alla nostra famiglia, segnoche, anche se c’è la crisi, c’ètanta voglia di superarla conentusiasmo e competenza”.Picchi di eccellenza vi sonoeccome: “Gli ingegneri mec-canici sono molto ambiti etrovano occupazione facil-mente, anche subito dopo lalaurea. Stesso discorso per gli inge-gneri del terzo settore, che siain città che in provincia han-no notevoli ambiti applicativi.Insomma, il territorio offreancora buone opportunità diimpiego per i colleghi”. Certo,un grande aiuto alla ripresagenerale del settore potreb-bero darlo le istituzioni. Co-me? “La burocrazia è ancoratroppo imperante – continuaAngelo Tedeschi -. Facciamoun esempio: è obbligatorio in-viare le pratiche edilizie al Tri-bunale in modo telematico.Ottimo. Ma allora perché c’èpoi la richiesta da parte dellostesso Tribunale di accompa-gnarle con la copia cartacea?Così anche per altri Enti Pub-blici. E’ un controsenso, unodei tanti della cosiddetta ItaliaDigitale. Sono d’accordo chele riforme richiedano tempoper andare a regime, però inmolti casi il tempo è esauritoe non possiamo più permet-terci ulteriori perdite: ne vadella nostra serietà e credibi-lità”. Tutte tematiche di cui siparlerà al prossimo Congres-so Nazionale che si terrà aVenezia alla fine di settembre.“Un evento importante e chespero possa dimostrare chel’ingegneria è unita e compat-ta, in grado di fare richiesteserie e ponderate a chi di do-vere”, chiosa il Presidente Te-deschi.

“Ai giovani dico di non buttarsivia. Non svendetevi pur di la-vorare. Ne va della vostra di-gnità e del vostro avvenire”. Ilmessaggio, chiaro e piuttostoforte, è lanciato daAugusto Allegrini,Presidente dell’Or-dine degli Ingegneridi Pavia, in meritoalla forte crisi chesta colpendo alcunisettori nevralgici, inparticolare quellodell’edilizia. Difficol-tà che si riscontranoanche nel Pavese.“La realizzazione delle operepubbliche vede un vero e pro-prio periodo di stallo. I grandiinterventi hanno spesso unavia preferenziale – spiega l’in-gegner Allegrini – mentre lepiccole riqualificazioni sonopurtroppo bloccate da iter bu-rocratici farraginosi e norma-tive complesse e poco chiare”.Un vero peccato, perché pro-prio per rilanciare il settore ser-virebbero anche “mini misure”in grado di far lavorare tantitecnici, operai e ingegneri.“Una situazione che si river-bera poi sul conferimento degliincarichi – aggiunge il Presi-dente pavese -; spesso l’asse-gnazione dei bandi con ribassi

incredibili porta alla realizza-zione di lavori non all’altezzadella situazione, con scarsaqualità. E’ necessario che tutti,a cominciare dagli ingegneri,

si assumano le pro-prie responsabilità”.A farne le spese, inquesti casi, sono so-prattutto i giovanilaureati, che contanta fatica si affac-ciano per la primavolta al mercato dellavoro: “La verità èche il primo nemicodell’ingegnere è

proprio l’ingegnere. I giovanidevono evitare di farsi pren-dere dalla frenesia e dalla vo-glia di assumere incarichi adogni costo”. Anche perché i ri-sultati molte volte sono disa-strosi: “Accettare incarichi abasso costo non vuol dire sa-per valutare le conseguenze diun progetto che deve averedeterminati requisiti. Senza di-menticare, poi, una parcellache non riesce a coprire le spe-se di interventi complessi. Unasituazione incresciosa, chemette a serio rischio il futuroprofessionale di tanti ragazzie allo stesso tempo mina alleradici il buon nome e il presti-gio della categoria”. (R.D.S.)

Crisi e professione, il parere del Presidente Allegrini (Pavia)

“I giovani siano pazienti e nonsi svendano pur di lavorare”

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In seguito alla nota diramatadalla Rete delle ProfessioniTecniche sul Ddl Concorren-za, l’OICE ha risposto con uncomunicato nel quale afferma:“Falso e strumentale sostenereche l’art. 31 costituisca uncondono per le società di in-gegneria, che invece legitti-mamente operano nel priva-to. L’art. 31 è norma di sem-plice interpretazione autenticadi una legge del 1997, dettatadal Governo al solo scopo dievitare che per i prossimi seianni possano insorgere con-tenziosi sui vecchi contrattiprivati stipulati dalle seimilasocietà di ingegneria che dan-no lavoro a decine di migliaiadi professionisti. Nessun condono, quindi, néper il passato, né per il futuro:deve infatti essere ben chiaroche oggi ogni contratto sti-pulato nel settore privato dauna società di ingegneria è le-gittimo perché nel 2011 si èabrogata definitivamente lalegge del 1939”. “Per il resto- si legge nella nota OICE -parlare di violazione delle re-gole di mercato è del tuttofuori luogo perché nel 2011

(l. 183, articolo 10, comma 9)fu il legislatore ad escluderedall’applicazione delle normesulle società tra professionistiil “diverso modello societario”rappresentato dalla società diingegneria, in quanto impresache rende servizi di ingegne-ria integrata e di architettura,fino alla realizzazione di im-pianti “chiavi in mano” nonequiparabili alle semplici at-tività professionali protette”.Successivamente, ecco il nuo-vo intervento della Rete delleProfessioni Tecniche, che fariferimento al parere diffusodalla Commissione Giustiziadella Camera in merito all’ar-gomento. “Abrogare l’art.31del Ddl concorrenza. Questoil parere della CommissioneGiustizia della Camera sull’ar-ticolo che mira a sanare la si-tuazione di quelle società diingegneria che, contro il det-tato di legge, in questi annihanno operato nel settore pri-vato – così si legge nella nota-. Il parere segna un punto afavore della tesi della Retedelle Professioni Tecniche cheda tempo ha denunciato que-sta pratica illegale che con-

sente alle società di ingegneriadi agire nel settore privatosenza ottemperare ai dovericui sono sottoposte le societàtra professionisti, tra cui l’ob-bligo di iscrizione all’Albo, ilrispetto del codice deontolo-gico, delle regole della Rifor-ma delle professioni e delleDirettive comunitarie. Deter-minando, di fatto, una viola-zione del principio di concor-renza. “Secondo la CommissioneGiustizia – continua il testo -le disposizioni dell’articolo 31determinerebbero una evi-dente condizione ‘anticoncor-renziale’, in aperta contraddi-zione con lo spirito della leg-ge n. 183 del 2011, più volterichiamata”. Infatti esse “sono contrarie aiprincipi di cui all’articolo 10della legge n. 183 del 2011sulle società tra professionistie ribaditi con la sentenza delConsiglio di Stato n. 103 del2015, che chiarisce in via de-

finitiva che nessuna societàcommerciale, al di fuori diquelle previste dalla legge n.183 del 2011, può svolgereattività professionali riservateai professionisti iscritti agli al-bi”. “Il parere della Commissione– ha commentato ArmandoZambrano, Coordinatore del-la RPT e Presidente del Con-siglio nazionale degli Inge-gneri - rende giustizia alle tesiche da tempo andiamo soste-nendo con forza. Le profes-sioni tecniche si sono orga-nizzate per combattere con-tro queste norme che violanoil principio secondo il qualela legge è uguale per tutti”. Sulparere della CommissioneGiustizia, infine, non è man-cata la replica dell’OICE, se-condo cui sarebbe “impropriae fuorviante la richiesta disoppressione dell’art. 31 avan-zata dalla Commissione giu-stizia della Camera”. “La sentenza del Consiglio di

Stato n. 103/2015 citata nelparere (che afferma che l’uni-ca forma di esercizio in formadi impresa di attività profes-sionali è rappresentata dallestp) – dice il comunicato nonè in alcun modo applicabilealle società di ingegneria. Per dovere di corretta infor-mazione e di altrettanto cor-retta lettura della giurispru-denza occorre infatti precisareche: a) la sentenza (paragrafo 5.2)afferma espressamente che“prescindendo da modelli deltutto peculiari che qui non ri-levano come le società di in-gegneria di cui all’articolo 90,comma 2, lettera b) del codi-ce dei contratti pubblici, si ri-tiene che...”; quindi la pronun-cia citata erroneamente nelparere non è riconducibile allesocietà di ingegneria; b) il Consiglio di Stato affer-ma il principio che l’unica for-ma ammessa di esercizio informa societaria di professioni

intellettuali protette (richia-mato nel parere della Com-missione giustizia) è quellodella società tra professionisticon riguardo all’affidamentodi servizi di consulenza in ma-teria di diritto del lavoro; c)l’articolo 10, comma 9 dellalegge 183 del 2011 fa salvi i“diversi modelli societari giàvigenti alla data di entrata invigore della presente legge”,cioè proprio le società di in-gegneria, cui non si possonoin alcun modo ritenere appli-cabili le norme sulle stp”. “Daciò si desume – conclude lanota - che la richiesta di sop-pressione dell’articolo 31, nor-ma di interpretazione auten-tica che evita possibili con-tenziosi relativi a contratti pri-vati delle società di ingegneria(sui quali peraltro le societàdi ingegneria regolarmentepagano contributi a Inarcas-sa), appare del tutto impro-pria e sprovvista di fonda-mento giuridico”.

N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 11

“Un importante risultato per continuare ad affermare il ruolo dell’ingegneriaquale disciplina trasversale e multidisciplinare per l’ecosistema dell’inno­vazione e per la costruzione di un futuro migliore”. Con queste parole ilVice Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Gianni Massa, ac­coglie l’accordo di collaborazione tra Cni e Cern ­ l’organizzazione europeaper la ricerca nucleare, il più grande laboratorio al mondo di fisica delleparticelle ­ siglato nei giorni scorsi a Ginevra, in Svizzera. L’obiettivo dellapartnership è dar vita a corsi di alta formazione per gli ingegneri italianipresso i laboratori del Cern in materia di information technology, elettronica,elettricità, elettromagnetismo, meccanica, ingegneria civile, criogenia.L’intesa nasce grazie al format “Scintille”, piattaforma ideata proprio daGianni Massa e dedicata alla valorizzazione dell’innovazione dell’ingegneriaitaliana e che vede il Cern tra gli organizzatori. L’accordo, il primo di questogenere in campo internazionale ­ facilitato dal grande lavoro svolto dallaFederazione Ordini Ingegneri Piemonte ­ Valdaosta e dall’attuale Presidentedell’Ordine di Aosta Edgardo Campane ­ avrà modo di dare corpo alla rea­lizzazione di un modello nazionale per l’ingegneria nell’innovazione e neltrasferimento tecnologico.“Sono molto soddisfatto – sottolinea Sergio Bertolucci, Direttore di Ricercae Calcolo Scientifico al Cern – perché l’ingegneria italiana, universalmentericonosciuta per le sue qualità, potrà svolgere un ruolo importante nellaricerca e nell’essere ambasciatrice nazionale dell’approccio multidisciplinareal progetto”. “La collaborazione, caratterizzata da una visione innovativae internazionale ­ sottolinea il presidente del Cni Armando Zambrano ­,si inquadra perfettamente nel lavoro che il Cni sta realizzando in tema diformazione, uno degli aspetti principali su cui il Consiglio sta concentrandole proprie attività”.

CNI

Information technology e innovazioneImportante accordo con il Cern

Ddl 31 sulla Concorrenza, una polemica che monta a suon di comunicati

Dopo i successi delle scorseedizioni, torna la convenzionetra il Consiglio Nazionale In-gegneri, la Scuola Superioredi Formazione Professionaleper l’Ingegneria e la Fonda-zione ISSNAF (ltalian Scien-tists and Scholars in NorthAmerica Foundation), perl’assegnazione di undici borsedi studio per giovani colleghiper un periodo di formazionee aggiornamento di otto set-timane in Nord America. Il bando è aperto a tutti gliingegneri italiani nati dopo il1° gennaio 1980 che sonoiscritti all’Ordine, abbianoun’ottima conoscenza dellalingua inglese e rispondanoai requisiti specifici richiestidal centro di destinazione. Lalista di tali centri è consulta-bile online alla paginawww.issnaf.org/internships.htmlPer poter partecipare alla se-lezione, ogni candidato dovràcompilare la domanda esclu-sivamente online all’indirizzo

www.issnaf.org/cni- issnaf- internships- 2015- application- form.html. Le candidature sa-ranno esaminate dai tutor didestinazione i quali individue-ranno una rosa di finalisti ido-nei. I tutor baseranno la pro-pria decisione sulle domanded’ammissione e potrannocontattare i candidati perun’intervista telefonica o viaSkype.Dalla rosa dei finalisti ricevutadai tutor, la commissionecongiunta CNl-ISSNAF se-lezionerà i vincitori delle bor-se, al fine di garantire pari op-portunità ed equa distribuzio-ne geografica delle borse. Ledomande vanno presentateentro e non oltre il 20 luglio2015; i nomi dei vincitori sa-ranno individuati entro il 15settembre 2015. La procla-mazione ufficiale dei vincitorisarà fatta il giorno 2 ottobrea Venezia all’interno dei lavoridel sessantesimo CongressoNazionale Ordini Ingegnerid’ Italia.

Giovani ingegneri, intesa CNI-ISSNAF: undici borse di studio per corsi di formazione negli USA

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12 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

Expo 2015 / in viaggio tra i padiglioni

Terra di Speranza il te-ma scelto dalla Cina,che il team di proget-

to, l’arch. Ychen Lu dello Stu-dio Link Arc di New Yorkcon la Tsinghua University diPechino, interpreta secondola filosofia tradizionale del suoPaese, quale coesistenza in ar-monia di uomo e natura. Ilprogetto tenta di superare lanozione di padiglione peresposizioni quale volumechiuso isolato collocato in unlotto e propone invece unagrande copertura ondulatasospesa come una nuvola adefinire un insieme di spazisottostanti. La complessitàgeometrica della struttura èil risultato della fusione sim-bolica dei due profili delloskyline mistilineo di una città,a nord e della silhouette cur-vilinea di un paesaggio colli-nare a sud verso il decumano;ne deriva una forma iconicae singolare, elaborata attra-verso maquette e software dimodellazione, di immediatoimpatto visivo nel contestodel sito. Il percorso di visita ha inizioda un grande campo di granoche allude al passato ruraledel Paese, realizzato con mi-gliaia di asticelle che portanoun LED alla sommità; si sno-da attraverso differenti instal-lazioni e sale di quota fino araggiungere un’ampia balco-nata panoramica che, in usci-ta, attraversa la copertura ene offre un’inedita percezionedall’alto.Il processo di elaborazione diquesta struttura, dalla fase diconcept al progetto esecutivofino alla sua realizzazione,rappresentano indubbiamentel’elemento più avvincente econtroverso del padiglione,avendo coinvolto professio-nisti ed aziende con sedi intre continenti, fra cui hannoofferto un significativo con-tributo, dal punto di vista delsapere tecnico e delle risorseumane e meccaniche a messea disposizione, la Bodino En-

gineering, di Torino, il Gene-ral Contractor, e la Stratex diPalazzolo dello Stella (Ud)per la carpenteria in legno.Sostenuta da pilastri a com-passo, l’orditura principale èin travi di legno lamellare, diabete rosso, ciascuna con unaspecifica sagoma per deter-minare la superficie comples-sa finale, che si solleva alleestremità, ricordando la for-ma tradizionale dei tetti cine-si. Distribuite in lunghezza, 6travi, simili per sezione, main acciaio, irrigidiscono lastruttura insieme a contro-venti longitudinali. Particolar-mente delicato si è rivelato lostudio dei differenti nodi diancoraggio fra le membratu-re, con piastre a scomparsa,non solo dal punto di vistadella verifica strutturale e deldisegno di dettaglio ma anchenella realizzazione, stanti legrandi dimensioni degli ele-menti stessi. Le travi secondarie sono fis-sate in spessore in modo dacreare un grigliato al cui estra-dosso è collocato lo strato ditenuta all’acqua, costituito dauna membrana tessile traslu-cida, fissata, in corrisponden-za dell’orditura strutturale,grazie a profili fermavetro inalluminio con guarnizioni, en-trambi materiali flessibili chesi adattano alle diverse cur-vature. Il progetto della scher-

matura solare superiore com-porta un’ulteriore grado dicomplessità costruttiva e pro-gettuale, supportata da soft-ware parametrici per far fron-te alla complessità geometricadell’insieme, controllandonecontemporaneamente la resaarchitettonica finale. Si tratta di pannelli quadran-golari di circa 3,5x1,0 m conintelaiatura in tubolari di ac-ciaio a sezione quadrata sucui è applicato, sopra e sotto,un doppio strato di listelli dibambù ricavati aprendo e sro-tolando il fusto grazie a sca-nalature radiali. La scelta del materiale legge-ro, un’essenza caratteristicadella Cina, è stata anche mo-tivata dall’esigenza di ridurrei carichi. Anche lo studio del-le due texture è stato oggettodi uno specifico approfondi-mento dal punto di vista delcontrollo dell’illuminazionenaturale, della visibilità versol’esterno e della forma: men-tre il disegno superiore è piùcasuale, dando tuttavia luogoad una unitarietà d’insiemeche evoca, nell’effetto fram-mentario, il rivestimento inpiccoli elementi in cotto deitetti tradizionali cinesi, quelloinferiore segue un ordine piùregolare, conferendo una spe-cifica identità agli spazi espo-sitivi sottostanti. Per assorbire le diverse pieghe

e curvature della copertura,sia i fissaggi puntuali, attra-verso braccetti in acciaio ver-niciato aventi dimensioni einclinazioni variabili, che so-stengono uno, due o tre puntidi ancoraggio ad anello pergarantire differenti raggi dicurvatura, sia i pannelli stessisono stati definiti attraversouna serie di simulazioni alcomputer per cercare di tro-vare un bilanciamento fra lasingolarità del disegno e lastandardizzazione del detta-glio e del tipo. Il risultato so-no circa 110 forme differentidi telai su un totale di 1089elementi di cui circa il 30%uguali per profilo esterno. Perla costruzione i progettistihanno predisposto un appo-sito manuale di montaggioper orientare gli operai nellacollocazione dei diversi com-ponenti.Il racconto dal progetto allamessa in opera di questo edi-ficio, di sicuro fascino per co-me si staglia sull’orizzonte sullato nord del Decumano, il-lustra un percorso complessoma che ha saputo integrarele istanze della costruzionecon il controllo formale spin-to al minimo dettaglio ed ela-borato contemporaneamentenei suoi diversi aspetti conprogrammi CAD altamentesofisticati ma senza rinunciareallo schizzo a mano libera.

CLIENT China Council for the Promotion ofInternational TradePROJECT TEAMTsinghua University Studio Link­Arc, LLCExhibition, Landscape & Interior De­signAcademy of Arts & Design, TsinghuaUniversityStructural EngineeringSimpson Gumpertz & HegerF&M Ingegneria SpaEnclosure ConsultantElite Facade ConsultantsATLV Mechanical, Electric and PlumbingEngineeringBeijing Qingshang Environmental Art& Architectural Design InstituteF&M Ingegneria SpaLocal PartnerF&M Ingegneria Spa (Sandro Favero)

CONSTRUCTION TEAMGeneral ContractorChina Arts Construction and Decora­tion Company LtdUnique Europe SrlBodino Engineering SrlTimber Roof StructureStratex SpaSteel Roof StructureCompagnia Industriale Profilati SpaSteel Below RoofGruppo Incos SpaRoof MembraneCanobbio SpaMechanical Electric and PlumbingSubcontractor TEACO Spa

courtesy © Studio LinkArc, LLC

Anche il Nepal, rallentato dal terremoto dello scorso 25 aprile, ha portatoa compimento la sua opera con tanto di pagoda e spazio ristorante. Cosìda inizio luglio tutti i padiglioni di Expo 2015 risultano essere completati.Operai nepalesi, aiutati da colleghi italiani e con un sostegno internazionale,hanno reso reale il progetto dell’Implementing Expert Group, lo stessogruppo di architetti che si era occupato degli spazi nepalesi anche per Expo1988, 1990, 2000 e 2010. Il padiglione è stato aperto interamente al pubblicoil 7 luglio e così i primi visitatori hanno avuto lo storico onore di assaporarepiatti tipici a base di riso, verdure, pollo e tante spezie.Fin dall’inizio dell’evento non erano comunque mancati ospiti che hannopotuto ammirare la delicatezza degli intarsi in legno esterni. Ora il padiglioneè completo e il percorso in salita tra colonne e portico, appoggiato supietra, trova compimento nell’arrivo al ristorante e allo spazio circolare earioso che fino a inizio luglio era lasciato solo all’immaginazione dei visi­tatori. Adesso è possibile accedere allo spazio finale di ampio respiro cherichiama la forma del mandala, in cui figure geometriche compongono unideale “cerchio della vita”.Se prima il padiglione era meta di tanti per solidarietà e fiducia, oggi lapagoda dorata nepalese ha tutte le carte per conquistare la vetta dellaclassifica dei best pavillons con i suoi spazi intrisi di cultura tradizionale.

Forme e materiali, i suoi, che spiccano tra la riproduzione della Madonninadel Duomo e il padiglione color mattone del Sudan.L’obiettivo é quello di trasportate tutti dal decumano in uno degli antichiinsediamenti delle valli di Kathmandu, tra porticati e templi costellati dicolonne intagliate a mano, statue ispiranti, bandiere colorate. Il tutto con un sottofondo musicale che suggerisce di riflettere e di rilassarsi:sono già in molti a soffermarsi su sedie e poltrone all’ombra, in silenteammirazione. In questo c’è una doppia bellezza che cattura i sensi. Quellaoggettiva da riconoscere ad un padiglione accogliente e curato, pensatoper essere percorso e vissuto da tutti, da mattino a sera, per mangiare,pensare, ascoltare o parlare. Poi c’è la bellezza dell’impresa, della vicendache l’ha caratterizzato: gli intagli raccontano la pazienza, la volontà e ladeterminazione, i fiori e le bandiere, ultimi arrivati, la gioia di aprirsi almondo.

SOLIDARIETA’ EXPO E intanto sono stati raccolti 300 mila euro per la ricostruzione

A Expo Milano 2015 vince la solidarietà: ammonta a oltre 300 mila eurola somma raccolta sino a metà luglio in favore del Nepal devastato dal ter­ribile terremoto dello scorso aprile, grazie all’appello lanciato da Cgil, Cisl,Uil ed Expo Milano 2015 in collaborazione con il Padiglione asiatico. Una raccolta benefica che proseguirà fino alla fine dell’Esposizione Uni­versale e che contribuirà alla ricostruzione e a progetti di sviluppo delPaese. Un impegno collettivo sottolineato con grande enfasi da H.E. DeepakDhital, ambasciatore e rappresentante permanente dell’Ambasciata delNepal a Ginevra, durante la presentazione ufficiale del Padiglione, che havoluto ringraziare di cuore tutti i visitatori dell’Esposizione Universale.

“Questa struttura è la dimostrazione che il Nepal ha la forza di rialzarsi ericostruire il proprio patrimonio distrutto. Il miglior modo per aiutare ilnostro Paese ora è venire a trovarci. Il turismo è il motore della nostra ri­partenza”. In seguito al sisma, molti operai nepalesi erano stati costretti a tornare inPatria interrompendo i lavori. Ora il Padiglione può essere ammirato intutta la sua bellezza. “Siamo riusciti a completare i lavori anche grazie ainostri amici italiani. Ora tantissimi visitatori vengono qui a sentire il suonodella serenità e a meditare. Per nutrire il pianeta, bisogna partire propriodalla pace”, ha commentato Amrit Shakya, vice commissario e organizzatoredel Padiglione. Alla cerimonia hanno partecipato anche Bruno Pasquino,Commissario Generale di Expo Milano 2015 e Benedetto della Vedova,Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della CooperazioneInternazionale.

DOPO IL TERREMOTO

Il Nepal ha terminatoi suoi lavori: un ideale“cerchio della vita”

Cina, modello di perfetta integrazionetra sofisticati tecnicismi e fantasia

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N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 13

Èl’agricoltura del futuro,“the Fields of Tomor-row”, il tema centrale

del Padiglione di Israele, che,da sempre in lotta con le av-versità climatiche del proprioterritorio, intende mettere inmostra e condividere il pro-prio know-how per combat-tere il problema della fameanche a fronte del futuro au-mento demografico e ridu-zione dei terreni agricoli. Perquesta ragione l’elemento ca-ratterizzante l’edificio è ungrande campo coltivato ver-ticale inclinato con una dop-pia curvatura, contempora-neamente involucro ed em-blema del Paese.Lo studio di architetturaisraeliano, Knafo Klimor Ar-chitects, che ha concepito ilpadiglione, ha già formulatoin precedenza, alcune signifi-cative proposte per l’integra-zione della vegetazione nel-l’architettura, attraverso ver-tical farm residenziali cheesplorano le potenzialità del-l’agricoltura urbana, come nelcaso del progetto per l’AgroHousing Eco Building a Wu-han, in Cina. La grande parete coltivatacon cereali e piante edibili,utilizzate in Israele e non soloper la produzione alimentare,è realizzata con pannelli ascocche in PVC, dove, all’in-terno di un particolare sub-strato di minimo spessore, igermogli vengono messi a di-mora in vivaio e, solo quandohanno raggiunto un sufficien-te sviluppo, i moduli sono po-sati in opera. In questo modola costruzione e la manuten-zione possono essere effettua-te in tempi brevi e con facilità,avendo il controllo della resa

finale dell’insieme vegetato edeventualmente sostituendo icomponenti in cui dovesseroverificarsi nel tempo dei pro-blemi di sopravvivenza dellepiantumazioni. La scelta delleessenze segue un disegno ariquadri che tiene anche con-to delle mutazioni cromatichestagionali e si completa conLED per l’illuminazione not-turna. Un sistema di irriga-zione a goccia provvede allasopravvivenza delle piantine,le cui eccedenze d’acqua ven-gono raccolte e reimmesse incircolo per evitare qualsiasispreco. Il risparmio di questarisorsa è fondamentale perzone aride come Israele e nonsolo; uno dei significativi ri-sultati dei progressi nell’agri-coltura risiede infatti nell’ap-plicazione di questo tipo di

irrigazione alla produzionedel riso che consente di ri-durre i consumi d’acqua finoal 60% rispetto ad una colti-vazione tradizionale. Un diverso tipo di parete ver-de, con rampicanti su suppor-to metallico caratterizza ilfronte opposto ad ovest,mentre la copertura del corpoprincipale è trattata a verdeestensivo. L’impianto distri-butivo si articola in tre volumiaccostati. Lo spazio rettan-golare dell’esposizione, pro-tetto dalla grande quinta iner-bita, è disimpegnato all’ingres-so da un cortile coperto perl’attesa dei visitatori, parzial-mente schermato da un cor-po di servizi. A nord l’edificio si sviluppalongitudinalmente attraversouna zona dedicata ad uffici e,infine, un parallelepipedo coninvolucro traslucido in poli-carbonato che ospita la zonaVIP e degli eventi e, al pianoterra, il ristorante e spazicommerciali.Il progetto benché per unacostruzione temporanea equindi non soggetta a talecertificazione, si attiene a pro-tocolli LEED per quanto ri-guarda le scelte di sostenibilitàambientale. L’assemblaggio asecco per un potenziale rici-clo, caratterizza le soluzionitecnologiche di quasi tutti isistemi. La struttura è in pro-filati d’acciaio con elementireticolari per le travi ed i so-stegni inclinati della grandeparete verde, che trasferisco-no i carichi sia degli orizzon-tamenti sia della struttura me-tallica a montanti e traversiche sostiene i moduli vegetati.Gli impalcati sono in lamieragrecata irrigidita da pannelliin OSB senza getti integrativi.Il vespaio aerato ha strutturaorizzontale a doppio strato,dei medesimi pannelli in le-gno composito, sostenuta da

travi in legno che appoggianosul terreno costipato da cuisono separate con un doppiostrato di impermeabilizzazio-ne. Le pareti hanno strutturainterna in profilati a freddo dilamiera zincata e rivestimentoin lastre di gesso rivestito pergli interni e di fibrocementoo lamiera ondulata microfo-rata all’esterno. A completare il quadro dellepossibili modalità di riuso delmanufatto, gli stessi progettistihanno già studiato una pos-sibile trasformazione dell’edi-ficio da lasciare in loco: uncentro per la gioventù quale

servizio da integrare nella fu-tura destinazione funzionaledell’area per il post Expo.Questa potenzialità è anchegiustificata dalla felice collo-cazione planimetrica del lotto,adiacente ad un giardino pub-blico a est che filtra uno deipercorsi dal Decumano a Pa-lazzo Italia, parallelamenteall’andamento del Cardo. E’anche questa particolarità diaffaccio che ha sollecitato lascelta della quinta verde chesi pone in diretta continuitàvisiva quasi a prolungare sol-levando verso l’alto il parcoantistante.

Israele stupisce tutti interpretando magistralmente quella che sarà “l’agricoltura del futuro”

CLIENT Ministry of Foreign Affairs IsraelPROJECT TEAM AVS GroupArchitecture DesignKnafo Klimor ArchitectsProject managerDror LeibaVertical field & AgronomyGreenWall IsraelLocal PartnerPRR ArchitettiStructure ConsultantsRokeach Ashkenazi EngineeringMechanical Electrical ConsultantsR. Cohen and Partners EngineeringEnergy ConsultantsVishkin EngineeringPlumbing ConsultantsSanit EngineeringStructural DesignEngineering Project Srl (F. Burgio)Mechanical Electrical and PlumbingEngineeringRampoldi ProgettiLocal Partner & Site SupervisorPRR Architetti (Stefano Rigoni)

MULTIMEDIA TEAMAVS GROUP, Malki Shem Tov (Produc­tion), Asaf Shem Tov (Multimedia),Nissan Balkin (Director), Eli Weisbert(Content management), Avi Helitovsky(Art director), Eran Klein and Eli Ko­chavi (Lighting Design)

CONSTRUCTION TEAM General ContractorPaolo Beltrami Spa

courtesy © Knafo Klimor Architects

a cura di Laura Daglio, DABC, Politecnico di Milano

Disponibile presso:COLLEGIO DEGLI INGEGNERI E ARCHITETTI DI MILANOvia G.B. Pergolesi, 25 - 20124 Milano T. 02.76011294 | F. 02.76022755 [email protected]://www.giornaleingegnere.it

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14 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

Il Padiglione della Germa-nia, che occupa uno deilotti più grandi del sito, con

una superficie espositiva di2.680 mq, punta esplicitamen-te sull’innovazione sia dalpunto di vista dei contenutiche delle scelte costruttive edi allestimento.Il tema “Field of Ideas” concui viene interpretato il piùgenerale contenuto di Expo2015 allude, da un lato, allamatrice del concept dell’edi-ficio dall’altro alle novità tec-nologiche ed alle ricerche piùsperimentali cui il Paese lavoraper trovare soluzioni alla si-curezza alimentare del futuro.Il progetto, seguito dall’arch.Lennart Wiechell dello studiotedesco Schmidhuber di Mo-naco, evoca, astraendolo, unpaesaggio coltivato che vieneestruso e sollevato a realizzareun leggero pendio da cuiemergono, anch’essi stilizzati,i germogli di idee. Queste par-ticolari strutture ad albero,collegano gli ambienti internicon gli spazi in copertura, rea-lizzando contemporaneamen-te dei pozzi di luce naturaleed una schermatura per la ra-diazione solare diretta. Speci-fica attenzione è rivolta allostudio dei flussi per ridurre lecode di turisti in visita allastruttura. I percorsi sono in-fatti due, entrambi circolaricon rotazione verso sinistra -il modello di movimento piùspontaneo delle persone - edoffrono esperienze differenti:quello interno guida i visitatoriattraverso i contenuti e le in-stallazioni fino ad uno showconclusivo, quello superioresi sviluppa a partire da unarampa a sud est rivolta versoil Decumano, che sale dal pia-no terra ed offre una passeg-giata fra aree picnic e zoneombreggiate per la sosta ed ilrelax. La struttura portante èrelativamente semplice, a travie pilastri in acciaio ed impal-cati in prédalles con getto in-tegrativo in opera. Come peraltri padiglioni, il diverso ap-proccio più di tipo passivodella normativa italiana allaprevenzione incendi ha resonecessaria l’applicazione divernice protettiva intumescen-te al telaio metallico, che nelcontesto tedesco, stante l’am-pia previsione di vie di fuganon sarebbe stato richiesto. Ilrivestimento di copertura èrealizzato in doghe di legna-me in diverse essenze, tutteprovenienti da foreste control-late della Germania. Le seistrutture ad albero che neemergono sono costituite dauna colonna centrale, contro-ventata ai diversi livelli, dallacui sommità si diramano travia sbalzo a sostegno di un tu-bolare perimetrale quale telaioper il fissaggio della membra-na di tamponamento. La for-ma è stata modellizzata perconciliare l’efficienza staticacon il linguaggio architetto-nico, riducendo il più possibileil consumo di materiale, obiet-tivo che rappresenta la rispo-sta tedesca alle istanze dellasostenibilità ambientale nella

Germania, un germoglio di idee all’insegna della leggerezza

Il progetto del Padiglionedegli Stati Uniti si pone adesplicito superamento della

tendenza, consolidatasi nelcorso delle ultime esposizioniinternazionali, a realizzare ungrande contenitore anodino,con un unico accesso presi-diato, generatore di lunghecode di visitatori. La soluzio-ne proposta da James Biber,dello studio Biber Architectsdi New York è un volume pa-rallelepipedo aperto, giocatosu una concatenazione di spa-zi che si susseguono in modofluido, grazie anche alla sceltadi compattare i connettivi didistribuzione verticale, scalemobili, ascensori e servizi inuna spina longitudinale, cheoccupa l’intero fronte ovestdell’edificio. Un unico percor-so attraversa l’intero edificio,salendo dal fronte verso il De-cumano, con una granderampa di scale esterna chegiunge al primo livello, doveè organizzata l’esposizioneprincipale con allestimentimultimediali ed interattivi, perridiscendere poi sul lato op-posto. Al piano terra si col-loca uno spazio mostre e,nell’intenzione iniziale, i FoodTrucks, i camioncini ambu-lanti per la rivendita di ciboda strada di diversa prove-nienza regionale ed etnica, ti-pici degli spazi pubblici urbaniamericani, che sono stati in-vece, su richiesta dell’organiz-zazione Expo, collocati in unlotto vicino ma separato. Lospazio in copertura è, infine,interamente dedicato adeventi. Il concept ruota intorno al te-ma dell’identità nazionale de-gli Stati Uniti che interpretaattraverso richiami di carat-tere geografico, simbolico,storico e politico sociale. Il ri-ferimento tecno-tipologico è

quello del granaio americano,che, con la sua struttura inte-laiata modulare, priva di inutilidecorazioni, che richiedevaper la sua edificazione, la par-tecipazione della comunità,evoca il carattere democraticoe diretto del Paese. La grigliaortogonale regolare uniforme,anch’essa segno dell’ugua-glianza sociale, attraverso cuiera stato organizzato e sud-diviso il territorio già alla finedel Settecento, determinandoil paesaggio agrario ed urbanostorico, viene sollevata in ver-ticale diventando la facciataprincipale longitudinale delpadiglione, rivestita da modulirettangolari, che ospitano col-tivazioni per l’alimentazioneoltre a performance di acro-bati, che, calandosi con cordea tempo di musica, rendonospettacolari gli interventi dimanutenzione e sostituzionedelle piante. Le scelte materiche e costrut-tive rimandano all’architetturaper l’industria, altro grandesimbolo dell’identità naziona-le. La struttura è a travi e pi-lastri in acciaio, con impalcatoin pannelli in multistrato dilegno massello Xlam. Il fronteche riveste i sistemi di distri-buzione verticale è in lamierastirata verniciata a fasce oriz-zontali con i colori della ban-

diera americana, che ritorna,in una rivisitazione grafica iro-nica, sul pannello a lato del-l’ingresso principale, una sortadi grande insegna che portail tema “American Food 2.0”e che, accessibile sulla coper-tura, consente un’ampia vistapanoramica del sito. I requisitidi sostenibilità ambientale so-no perseguiti attraverso lamassima riduzione dell’uso dimateriali quali la griglia me-tallica, l’assemblaggio a seccodei componenti, che ne con-sentono la riciclabilità ed, in-fine, il riuso programmaticoe simbolico del legno dell’im-

piantito della storica Passeg-giata Lungomare di ConeyIsland, distrutta dall’uraganoSandy, una icona dello spaziopubblico americano che ri-torna a rivivere nella pavi-mentazione della rampa d’ac-cesso al padiglione.Un’altra peculiarità dell’edifi-cio è la sua dinamicità. Ineditesono sia la rotazione di cia-scuno dei pannelli del VerticalFarm intorno ad un asse ver-ticale centrale, che genera unmoto ondulatorio ciclico del-l’intera facciata, sia la traspa-renza variabile della pensilinavetrata che protegge la ter-

razza di copertura. In questocaso viene utilizzato, per laprima volta in grande scala,una innovazione tecnologicaitaliana, fornita dalla IsoclimaSpa di Este, mutuata per tra-sferimento tecnologico dal-l’industria automobilistica. Sitratta di un vetro stratificatoche incorpora un film elettro-ottico, il quale, virando dachiaro a scuro, grazie alla pre-senza di un campo elettrico,permette il controllo ottimaledi luce e calore. I 312 elemen-ti che montati su di una inte-laiatura ruotata in diagonale,proteggono la copertura di936 metri quadrati, possonoessere gestiti anche singolar-mente, in modo da creare zo-ne di chiaro/scuro localizzate.Un programma software ge-stisce le variazioni cromatichecreando giochi variabili comesuonando la tastiera di un pia-noforte. La sfida realizzativa nel casodegli Stati Uniti è stata dupli-ce: da un lato, lo sviluppo delprocesso progettuale e co-struttivo, dall’altro, il successodi un team che ha coinvoltonon solo i tecnici ma anchesponsor diversi che hanno fi-nanziato l’opera, avendo unalegge statunitense del 1990vietato l’uso di fondi pubbliciper questo tipo di attività.

Gli Stati Uniti esaltano l’identità nazionale in una struttura che richiama il granaio d’America

Expo 2015 / in viaggio tra i padiglioni

CLIENT Friends of the U.S. Pavilion Milano2015 / Department of State USA

PROJECT TEAMBiber Architect (Design Architect)Dlandstudio (Landscape Design)Local PartnerGenius Loci Architettura SrlStructural EngineeringSCE Project SrlMechanical Electrical and PlumbingEngineeringESA Engineering Srl

CONSTRUCTION TEAM General ContractorNüssli Italia Srl

courtesy © Biber Architect, © Dlandstudio

costruzione del padiglione.Anche in questo senso è stataadottata la scelta di utilizzareelementi simili per conforma-zione, ma ruotati, per rendereun effetto di apparente varietàd’insieme. Essi supportano an-che una maglia esagonale dicavi d’acciaio che racchiudeelementi in fotovoltaico orga-nico (OPV) stampabile, unasoluzione innovativa in questocontesto, utilizzata per la pri-ma volta in larga scala e digrande flessibilità progettuale,in grado di aprire nuove stra-de all’integrazione di questafonte energetica in architetturaanche grazie al perfeziona-mento di particolari connes-sioni elettriche compatte. Allabase degli alberi, degli accu-mulatori consentono di utiliz-zare l’energia prodotta per l’il-luminazione notturna che siriflette sulla membrana crean-do una percezione completa-

mente diversa e variegata diqueste coperture. L’intero si-stema sperimentale rappre-senta un fiore all’occhiello del-la ricerca industriale tedescafrutto della collaborazione frapiù aziende del Paese. L’OPVviene testato sperimentalmen-te anche in alcune vetrate edincollato sulle lamelle orizzon-

tali in lastre di fibrocementoche costituiscono, completateda una rete antinsetto, l’invo-lucro esterno. La geometriadi tale schermatura, che evocala stratificazione geologica sot-tolineando l’idea di una gran-de zolla sollevata, è ad assettovariabile. L’inclinazione deipannelli è facilmente e velo-

cemente movimentabile au-tomaticamente a zone, per fil-trare l’ingresso di aria e lucecon una grande flessibilità disoluzioni grazie ad un algo-ritmo generato con il softwareGrasshopper. In un’ottica dirisparmio di risorse non solol’impianto di climatizzazioneè concepito per raffrescare so-

lo la fascia più bassa degli am-bienti, che corrisponde all’al-tezza dei visitatori, ma anchegli allestimenti interni, sonostudiati con componenti spe-rimentali a sezione cava perridurre significativamente ilconsumo di materiale.Il percorso espositivo si snodaattraverso gli elementi fonda-mentali della nutrizione. Par-tendo dall’acqua, dalla terra,dal clima e dalla biodiversitàpone l’accento in particolaresul valore della ricerca per ga-rantire l’alimentazione in fu-turo. Il pubblico viene invitatoa partecipare attivamente an-che con l’aiuto di soluzionimultimediali attraverso lo slo-gan “Be Active!” che sottoli-nea la necessità dell’impegnodella società civile a partiredal singolo, per il persegui-mento degli obiettivi di Expoverso un’alimentazione soste-nibile e sicura.

CLIENT German Federal Ministry for EconomicAffairs and Energy

PROJECT TEAM SCHMIDHUBER Exhibition & Media DesignMilla & PartnerProject ManagementNüssli Deutchland

CONSTRUCTION TEAMConstruction CompanyNüssli Deutchland

courtesy © SCHMIDHUBER

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arch. Giuseppe Mangiagalli*

La figura dell’Esperto ingestione dell’energiapuò essere considerata

come l’evoluzione dell’Energymanager, ruolo nato sullaspinta della crisi energeticadegli anni ‘70 con la legge308/1982, ma senza una cor-retta definizione di requisiti ecompetenze. Con la succes-siva legge 10/1991 le funzionidell’Energy manager sono sta-te meglio identificate:

individuare azioni, inter-nventi, procedure e quant’altronecessario per promuoverel’uso razionale dell’energia;

assicurare la predisposizio-nne di bilanci energetici in fun-zione anche dei parametrieconomici e degli usi energe-tici finali;

predisporre i dati energeticindi verifica degli interventi ef-fettuati con contributo statale.È però il D.lgs 115/2008 cheintroduce il termine propriodi Esperto in gestione del-l’energia (Ege), definito come“soggetto che ha le conoscen-ze, l’esperienza e le capacitànecessarie per gestire l’usodell’energia in modo efficien-te”, ma ancora senza una de-finizione precisa di compe-tenze. Con la pubblicazionedella norma Uni Cei11339:2009 “Gestione del-l’energia - Esperti in gestionedell’energia - Requisiti generaliper la qualificazione” i requisitie le competenze professionalivengono finalmente definitiin modo approfondito e det-tagliato.

Ambiti di attività ecompetenze degli EgeIn virtù della legge 4/2013“Disposizioni in materia diprofessioni non organizzate”,che permette la certificazionedi profili professionali a frontedella pubblicazione di normeUni, l’Ege può quindi certifi-carsi in conformità alla citatanorma 11339, che identificadue settori di certificazione:

Ege settore civile, conncompetenze finalizzate a sod-disfare l’esigenza di comfortindividuale nei settori civile,terziario e della pubblica am-ministrazione (incluso il set-tore trasporti civile);

Ege settore industriale, conncompetenze finalizzate a sod-disfare le esigenze di processonei settori industriali, produt-tivi e dei trasporti industriali.Per ottenere la certificazionedeve essere sostenuto un esa-me, al quale sono ammessicoloro che possono docu-mentare i seguenti requisiti:

un’esperienza lavorativa nelnsettore specifico che varia da3 a 4 anni per le lauree tecni-che magistrali, di 4 anni perle lauree tecniche triennali, di5 anni per i restanti indirizzidi laurea e per i diplomi tec-nici, di 10 anni per i diplominon tecnici;

un’ulteriore esperienza connmansioni tecniche o manage-riali nella gestione dell’energiache possono essere documen-tate, ad esempio, con ruolitecnici o manageriali pressostudi o società di consulenza,redazione di studi di fattibilità,docenze, gestione dei progetti,diagnosi energetiche, audit oconsulenza per sistemi di ge-stione dell’energia, conduzio-ne e manutenzione impianti,supporto contratti di fornituradi energia;

aver svolto almeno 7 sui 17ncompiti previsti al punto 4della norma Uni Cei 11339,con obbligatori quelli ai com-mi 1, 4, 6 e 7 (analisi conti-

nuativa di processi, impiantie tecnologie di un’azienda, ge-stione di una contabilità ener-getica, diagnosi energetiche,fattibilità degli interventi eanalisi dei rischi).

Lo schema di certificazioneapprovato dal ministeroIl 12 maggio 2015 è stata pub-blicata dal ministero dello Svi-luppo economico e dal mini-stro dell’Ambiente l’appro-vazione dello schema dicertificazione che, comeprevisto dal D.Lgs 102del 4/07/2014, è statoproposto da Accredia av-valendosi della collabora-zione di organismi di cer-tificazione accreditati per lacertificazione del personale(Iso/Iec 17024) e del Comi-tato termotecnico italiano.Il documento riporta la pro-cedura di certificazione piùsotto descritta, che dovrà es-sere adottata da tutti gli orga-nismi di certificazione al finedi riportare sul certificato stes-so il riferimento al D.Lvo 102,necessario per svolgere l’atti-vità di Ege certificato a de-correre dal 19 luglio 2016 (loschema di ICMQ è già con-forme).In base allo schema approvatodal ministero, l’esame per ot-tenere la certificazione è sud-diviso in tre parti:

una prima prova scritta,ncomposta da un test di 20 do-mande a risposta multipla dicarattere generale e da un testscritto di 10 domande a rispo-sta multipla di carattere spe-cifico per l’ambito di compe-tenza richiesto, civile o indu-striale;

una seconda prova scritta,ncomposta da un caso di stu-dio relativo ad una problema-tica specifica della specializ-zazione richiesta (civile o in-dustriale);

una prova orale, costituitanda 5 domande aperte che co-prono a campione i puntidell’art 5 della norma Uni Cei11339 e che riguardano am-biti generali e specifici (civileo industriale). La prova ha loscopo di approfondire le te-matiche richieste dalla normadi riferimento, confermare lecompetenze acquisite dai titoliposseduti e chiarire eventualipunti poco chiari emersi dalleprove scritte. Per essere am-messo alla prova orale, il can-didato deve superare entram-be le precedenti prove scrit-te.Ottenuta la certificazione,ogni Ege deve dimostrare ilmantenimento delle propriecompetenze con frequenzaannuale, documentando al-l’organismo di certificazionealmeno un incarico nell’am-bito del settore certificato, lapartecipazione ad almeno duegiornate (16 ore) di formazio-ne, o convegni, docenze,gruppo di lavoro normativoo tecnico. Deve inoltre fornireun’autodichiarazione riguar-dante le attività svolte durantel’anno specifiche nel campodella gestione energetica(energy management), le at-tività relative all’aggiornamen-to professionale e l’assenza ola corretta gestione di reclamio contenziosi relativi all’attivitàcertificata. La durata della cer-tificazione è di cinque anni, altermine dei quali l’organismodi certificazione effettua unriesame del mantenimento deirequisiti nel quinquennio e, incaso di evidenti criticità, puòrichiedere all’Ege di effettuareun esame costituito dalla sola

prova orale.

Opportunità di mercato per gli EgeCon l’entrata in vigore del de-creto 102/2014, le grandi im-prese – quelle con più di 250addetti e un fatturato superio-re ai 50 milioni di euro, o unostato patrimoniale superioreai 43 milioni di euro – e le“imprese a forte consumo di

energia” - quelle cioèche hanno un

consumo da energia elettricao da altra fonte superiore ai2,4 GWh/anno e un’inciden-za del costo dell’energia sulfatturato superiore al 3% - do-vranno eseguire una diagnosienergetica per le sedi produt-tive sul territorio nazionaleentro il 5 dicembre 2015 e ag-giornarla ogni 4 anni. Fino al19 luglio 2016 le diagnosienergetiche possono esserecondotte da tutti i soggettielencati all’articolo 8, comma1 del decreto 102/2014 (so-cietà di servizi energetici,esperti in gestione dell’energiao auditor energetici) anche senon in possesso di certifica-

zioni rilasciate sotto accredi-tamento. A decorrere dal 19luglio 2016 le diagnosi devo-no essere eseguite invece dasoggetti certificati da organi-smi accreditati. Per effetto della normativa, apartire da quella data oltre4mila aziende dovranno quin-di usufruire di servizi erogatisolo da Ege certificati. Potreb-be anche capitare che leaziende decidano di affidarsia esperti che li seguiranno nel-le diagnosi energetiche ai sen-si del decreto legislativo102/2014, che già dalla primascadenza del 2015 siano qua-lificati e certificati in modo daavere continuità nei periodisuccessivi. Per completezza, ricordiamoche l’obbligo della diagnosinon si applica alle impreseche adottino un sistema di ge-stione per l’ambiente confor-me alla norma Iso 14001 o unsistema di gestione dell’ener-gia conforme alla norma Iso50001, oppure che siano re-gistrate Emas. In sostanza, tut-te le aziende che ricadono nelcampo di applicazione del de-creto devono eseguire almenoun audit energetico; possonopoi scegliere se far rientrare irisultati di questo audit nel-l’ambito di un sistema di ge-stione o se continuare ad ese-guire diagnosi energeticheogni 4 anni.

La diagnosi energeticae i suoi beneficieconomiciLe diagnosi energetiche do-

vranno consentire calcoli det-tagliati e convalidati per le mi-sure proposte, in modo dafornire informazioni per leanalisi storiche, per il moni-toraggio della prestazione eper la previsione dei potenzialirisparmi. I risultati dovrannoessere comunicati all’Enea -cui sono demandati i controlliche dovranno accertare laconformità delle diagnosi alleprescrizioni del decreto - eall’Ispra, che ne cura la con-servazione. I controlli sarannoeffettuati su una selezione an-nuale di almeno il 3% delleimprese soggette all’obbligoper diagnosi effettuate da au-ditor esterni e sul 100% perdiagnosi effettuate da auditorinterni. In esito ai controlli,potranno essere erogate san-zioni amministrative pecunia-rie da 4 a 40 mila euro permancata diagnosi e da 2 a 20mila euro per diagnosi nonconformi. Le finalità della nor-mativa riguardante l’efficienzaenergetica non sono quelle diimporre nuovi obblighi a unsettore industriale in profondacrisi ma proporre in realtàun’occasione di miglioramen-to dal punto di vista dell’am-biente e, soprattutto, da quellodella gestione economica. In-fatti l’audit energetico, se beneseguito, consente di identifi-care spunti per il migliora-mento delle prestazioni e, co-me conseguenza diretta, perla riduzione della bollettaenergetica che, spesso è moltopesante. Già questo potrebbeessere sufficiente per rientrare

dei costi dell’audit energeticoe degli investimenti per il mi-glioramento, che si possonoripagare in pochi anni. Ma oc-corre tener conto anche chegli interventi di miglioramentodell’efficienza energetica, seben analizzati e pianificati,possono consentire di ottene-re i Titoli di efficienza ener-getica (Tee), noti anche come“certificati bianchi”; questihanno un valore economicoin quanto possono essere ven-duti e consentono di ridurreulteriormente i tempi di ritor-no degli investimenti (i circa3mila Energy manager nomi-nati per il 2014 per accedereallo schema dei Titoli di effi-cienza energetica - fonte Fire- dovranno certificarsi secon-do lo schema Ege). Se poi le misure di migliora-mento sono inquadrate nel-l’ambito di un sistema di ge-stione viene garantito il man-tenimento nel tempo dei ri-sultati ottenuti, che in man-canza di un controllo costantepossono invece “svanire” econ essi i risparmi derivantidalla riduzione dei consumi ei guadagni ottenuti con i Tee.Tutto questo porta a conclu-dere che per gli obiettivi am-biziosi di efficienza energeticanon servono solo buona vo-lontà e indicazioni legislativeprecise, ma professionalità ecompetenze dimostrabili e ga-rantite, in modo da rendereogni azione e ogni investi-mento efficaci rispetto alleaspettative.

*ICMQ Spa

N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 15

L’esperto in gestione dell’energia: riconoscimento e garanzia delle sue competenze

PROFESSIONI NON REGOLAMENTATE / 2

Sono oltre4 mila leaziendeche

dovrannousufurire

di servizi erogati solo

da Ege certificati, in base alla nuova normativa

4mila

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ben più importanti di quelleattuali e con capacità di ca-rico tre volte superiori. Larealizzazione del nuovo ca-nale si compone di più parti:la più importante è il Proget-to Terzo Set di Chiuse. Giàcon la costruzione del primocanale si era giocata una dellepiù affascinanti sfide alla na-tura compiute dall’uomo: ta-gliare in due un intero con-tinente per unire il mondo,accorciando le distanze tradue oceani, l’Atlantico e il Pa-cifico. Questa sconvolgenteavventura lunga quasi 80 chi-lometri fra foreste pluviali efiumi impetuosi, insidiata dazanzare killer e malattie tro-picali, combattuta fra studi difattibilità, tentativi falliti, cal-coli sbagliati e intrighi inter-nazionali, vinta nel 1914, ètuttora motivo d’orgoglio eun punto strategico di pas-saggio per l’umanità intera.

Una sfida concepitada Carlo V cinquesecoli faNel 1534, dopo le scopertedell’Oceano Pacifico, proprioall’altezza dell’istmo di Pana-ma da parte di Vasco Núñezde Balboa (1513) e dellostretto di Magellano (1520),l’imperatore ordinò al suo go-vernatore di Panama di pro-gettare una rotta fino al Pa-cifico, seguendo il corso delrio Chagres. Però, dopo annidi studi sul luogo, l’opera fugiudicata impossibile per lafuria stagionale del fiume eaccantonata.

Una sfida abortita causa il Rio ChagresNel 1848, a seguito alla sco-perta dell’oro nella West Co-ast americana (la ben notaCalifornia Gold Rush), i cer-catori d’oro si misero a cer-care la via più economica epiù veloce per raggiungereSan Francisco e The New El-dorado da ogni parte delmondo. Il loro dilemma eraracchiuso nel motto: “ThePlains across, the Hornaround, or the Isthmus over”;ossia: passare via terra con laferrovia di Panama (comple-tata nel 1856), oppure passarevia mare da Capo Horn, op-pure ancora costruire un ca-nale sull’istmo fra i due ocea-ni. In questo caso, però, ilpassaggio di Panama avevauna possibile alternativa nellavia del Nicaragua sostenutada Ulysses Simpson Grant,18° presidente degli Stati Uni-ti d’America. Nel 1876, ilCongresso della Società Geo-grafica di Parigi diede sema-foro verde a Ferdinand deLesseps che mise in giocotutto il prestigio ottenuto conla realizzazione del Canale diSuez (aperto nel 1869). I suoipiani prevedevano la costru-zione di un canale al livellodel mare, con un corso pa-rallelo ai binari della ferrovia,realizzato grazie a un tunnel

Rank123456789

101112131415161718192021222324252627282930

Market segmentContainerDcyBulk

Vehicle Carriers/RoRoChemical Tankers

Crude Product TankersGeneral CargoRefrigeretedPassengers

Liquid Gas CarrierOtherTotal

20142,8913,339815

1,494585883999218274458

11,956

Number of transit Tolls (thousand)Panama Canal / UMSTonnage (thousand)

Panama Canal / UMSTonnage (thousand) Percent of incrase or Decrase

20133,1032,903766

1,5546768991,11205238591

12,045

2014911,422408,206191,066140,46472,18850,01345,40840,77627,04420,915

1907,503

2013951,392321,012179,409135,96876,25645,04651,35539,42420,81

26,0821,846752

2014111,02585,97545,83629,71315,659,4929,3089,1076,0433,733

325,882

2013117,62972,70842,96730,31117,8359,182

10,2748,9414,8674,831

319,545

201443,339

112,0524,604

30,41317,5186,8823,226

­3,1813,67

224,884

201347,14493,6644,402

30,55816,5036,7333,803

­2,5444,535

209,884

Transit(6.8%)15.0%6.4%

(3.9%)(13.5%)(1.8%)

(10.0%)6.3%

15.1%(22.5%)(0.7%

Tolls(4.2%)27.2%6.5%3.3%

(5.3%)11.0%

(11.6%)3.4%

30.0%(19.8%)

3.3%

CP/SUAB(5.6%)18.2%6.7%

(2.0%)(12.2%)

3.4%(9.4%)1.8%ZU%

(22.7%)2.0%

Cargo(8.1%)19.6%4.6%

(0.5%)6.2%2.2%

(15.2%)­

25.0%(19.1%)

7.1%

CountryUnited StatesChinaChileJapanColombiaSouth KoreaPeruMexicoEcuadorCanadaPanamaGuatemalaSpainInternational Waters­ PacificBrazilVenezuelaNotherlandsTaiwanTrinidad and TobagoEl SalvadorltalyGermanyUnited KingdomRussiaBelgiumJamaicaNetherland AntillesNicaraguaAllStraliaCostaRica

Origin99,330,03116,379,24613,464,0235,067,896

11,314,36710,102,0237,080,3227,559,3526,976,3307,131,0421,592,9491,568,1242,180,599224,295

2,870,4202,282,5582,066,2461,801,7273,070,304520,851

1,305,0681,514,477881,543

1,728,2381,192,9651,251,5911,464,029585,876810,444447,687

Destination54,813,23535,130,99215,990,15916,606,8057,918,4039,082,5009,455,5827,070,3807,003,7163,172,4067,638,7413,861,8623,178,1824,493,8041,593,4052,051,1981,800,5081,916,320

509,072,855,2551,966,4461,647,9072,242,0741,336,3221,866,6961,266,795983,439

1,727,5671,365,8061,680,799

Intereoastal1,372,545

­­­

473,04­­

520,985­­

29,324­­­­­­­­­­­­­­­­­­­

Total155,515,81151,510,23829,454,18221,674,70119,705,81019,184,52316,535,90515,150,71713,980,04610,303,4489,261,0155,429,9865,358,7814,718,0984,463,8254,333,7563,866,7543,718,0483,579,3743,376,1073,271,5143,162,3843,123,6173,064,5593,059,6612,518,3862,447,4692,313,4432,176,2502,128,485

Total Exeluding Intercostal154,143,26651,510,23829,454,18221,674,70119,232,77019,184,52316,535,90514,629,73313,980,04610,303,4489,231,6905,429,9865,358,7814,718,0984,463,8254,333,7563,866,7543,718,0483,579,3743,376,1073,271,5143,162,3843,123,6173,064,5593,059,6612,518,3862,447,4692,313,4432,176,2502,128,485

LEAGUE TABLE OF USER COUNTRIES OF THE PANAMA CANAL BY ORIGIN AND DESTINATION OF CARGO (LONG TONS)

TRAFFIC IN THE PANAMA CANAL BY MARKET SEGMENT IN THE YEARS 2013-2014

di oltre 7 km sotto la Cordil-lera Continental di Culebra(serpente). Nel 1881, dopoche I francesi avevano otte-

nuto dal governo colombianouna concessione di 99 annisul futuro canale, iniziaronoi lavori. Lunghezza del pro-

getto: 73 kM. Scavi previsti:120 milioni di metri cubi.Tempo di costruzione: 6 anni.Però, dopo 5 anni era stato

scavato solo un decimo deltotale stimato: il terreno fra-nava su sé stesso. La soluzio-ne del canale al livello del

mare appariva sempre più fal-limentare. Il 1887.segna la finedel sogno di de Lesseps An-che il successivo tentativo diEiffel, simile al precedente,naufragò nel 1889.

Una sfida riuscita grazie a un truccochiamato Corte Culebra Il 3 novembre 1903 Panamadichiarava la sua indipenden-za dalla Colombia e PhilippeBunau-Varilla siglò, come in-viato straordinario, il trattatocon la nuova Repubblica chedava agli Stati Uniti la con-cessione perpetua del futurocanale. Anche in questo casosi affacciò l’alternativa dellavia del Nicaragua ma naufra-gò per l’eruzione del vulcanoMomotombo che si trovavaproprio sulla rotta designata.Il progetto di Panama fu af-fidato al dottor WilliamCrawford Gorgas; il capodella commissione tecnica,dopo che John Findley Wal-lace si era dimesso per diver-genze con Gorgas, fu JohnFrank Stevens. Innanzitutto,Stevens riuscì a convincere ilCongresso americano che ilcanale richiedeva di esserecostruito con un sistema dichiuse, ma non al livello delmare come avevano pensatoi francesi. Egli sosteneva in-fatti che il rio Chagres dovevaessere messo da parte comeproblema, passandogli sopra.In tutte le sedi istituzionaliStevens affermava: “Il fiumeChagres è il grande ostacolodel canale, cercare di affron-tarlo a viso aperto è una pro-posta insostenibile, un lavoroimpossibile; diventerebbe unastretta e tortuosa fossa”. Anziché costruire numerosechiuse su questo terreno ino-spitale, gli ingegneri america-ni puntarono pertanto a unasoluzione radicale: utilizzareil fiume Chagres e approfit-tare della pioggia che c’è aPanama per riempire e ali-mentare il canale. La chiaveper attraversare la zona cen-trale di Panama era la catenamontuosa attorno al fiumeche forma un bacino quasiperfetto. Gli ingegneri pro-posero di costruire all’estre-mità, dove il fiume sarebbeuscito dal bacino, due gigan-tesche pareti parallele di roc-cia e riempire lo spazio fra ledue con argilla, in modo dacreare una barriera imper-meabile. Il risultato sarebbestato il gigantesco lago arti-ficiale Gatún, posto a 27 me-tri di altezza rispetto al livellodel mare. In questo modo, lenavi sarebbero state in gradodi navigare sopra la giungla.Nell’aprile 1907, Stevens, nonpiù gradito dall’establishment,si dimise; al suo posto Roo-sevelt chiamò il colonnellodel genio militare GeorgeWashington Goethals. Toccòa lui realizzare i piani di Ste-vens e guidare la spedizionea concludere l’ultimo grandeimpegno: el Corte Culebra.

Il Grande Panama sfida il gigantismo navaleINGEGNERIA E INFRASTRUTTURE

La realizzazionedel nuovo canale si compone di più parti: la piùimportante è il Progetto TerzoSet di Chiuse.Già con lacostruzione delprimo canale si eragiocata una dellepiù affascinantisfide alla naturacompiutedall’uomo: tagliarein due un interocontinente perunire il mondo,accorciando ledistanze tra dueoceani, l’Atlanticoe il Pacifico

16 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

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Lo scavo della sierra Culebraera il fulcro per costruire lechiuse e sconfiggere il fiumeChagres. Èra l’essenza del ca-nale. Infatti, era stato sul Cor-te Culebra, la trincea che por-tava al Lago Gatún, che sierano infranti i sogni francesi.Oggi il Gatún è nel mondola più grande diga in terra eil più grande volume artificia-le d’acqua. Il 7 gennaio 1914avvenne la prova dell’interosistema. La motonave Ale-xander La Valle, una vecchiagru galleggiante francese,compì il percorso senza in-ciampi. Tutto sembrò funzio-nare. I festeggiamenti perl’apertura del Canale di Pa-nama furono fissati per il 15agosto 1914. Goethals diven-tò il primo governatore delCanale.

Una sfida riuscita,grazie a...Secondo calcoli di Gorgas, lacampagna francese (de Les-sepps.Eiffel) aveva causatocirca 22mila morti imputabiliprincipalmente alla febbregialla e alla malaria portatedalle zanzare Stegomyia eAnofele. Pertanto, con l’inca-rico, egli ricevette un precisoordine: prima di far muovereanche un solo lavoratore osoldato,: doveva sradicare ledue zanzare maledette. Lescoperte mediche e scientifi-che tardavano, però, a dare irisultati sperati; s’insinuò ildubbio che si stesse sprecan-do altro tempo e denaro; ilprimo capo della commissio-ne tecnica per il canale, JohnFindley Wallace si dimise. Fusostituito da John Frank Ste-vens che inaugurò una lottasenza quartiere alla piaga deimosquitos. Un’opera imponente quantola costruzione stessa del ca-nale; la febbre gialla vennedebellata nel 1905; la malariano. I giornali dell’epoca rac-contavano così la differenzatra le due malattie: “Fare laguerra alla febbre gialla è co-me combattere il gatto di fa-miglia; fare una campagnacontro la zanzara della ma-laria è come dichiarare guerraa tutte le bestie della giungla”.Preso sul serio questo frase,Stevens decise di fare tabularasa della vegetazione, dre-nare acquitrini, gettare oliosopra le paludi, alimentare icorsi d’acqua con piccoli pe-sci voraci di larve, popolarele foreste di formiche e lucer-tole affamate di insetti adulti,spostare interi villaggi, bru-ciare quelli infetti. Un’impresaimmane. La lotta alla malariaavanzò facendo altre vittimefra i lavoratori: oltre 200 so-lamente nel 1906. Poi fece ef-fetto.

Il mondo corretroppo, il Canale è in affanno Nell’arco di un secolo, l’ope-razione di transito nel Canaleè stata eseguita oltre un mi-lione di volte. E diventa sem-pre più pericolosa. Il mondocambia, il trasporto marittimosi trasforma drasticamente, ilCanale opera al limite dellesue capacità. Anche il lagoGatún, il Corte Culebra e lechiuse dell’Atlantico e del Pa-cifico sono sotto incredibilesforzo. L’acqua rischia di pas-sare da risorsa a criticità: ognivolta che una nave attraversail canale, 200 milioni di litridi acqua fresca finiscono inmare, 100 milioni nel versan-te Atlantico, 100 milioni inquello del Pacifico. La stazzaaumenta, gli scafi sono due,tre volte più grandi. Non cipassano più. Il dilemma deicercatori d’oro si ripropone:“The Plains across, the Hornaround, or the Isthmus over”.Con l’avanzare degli anni,nessuna delle tre vie è suffi-ciente a reggere il ritmo delprogresso e della globalizza-zione. L’istmo resta la solu-zione migliore; ritorna la rottaalternativa del Nicaragua so-stenuta questa volta dai Ci-nesi; bisogna allargare il ca-nale, ma è improponibile ri-toccare solo le strutture esi-stenti. L’espansione deve viag-giare in parallelo, si deve pro-gettare un altro canale affian-cato al primo, deve essere piùgrande, più vantaggioso. Ag-

giungere altre chiuse funzio-nanti come le prime signifi-cherebbe, però, inondare altre

preziose foreste pluviali; inol-tre, il Gatún soffre già la sete:anche il clima tropicale è

cambiato, piove di meno. Oc-corre costruire nuove chiuse,più efficienti, che permettano

di risparmiare acqua.

I domatori di giganti I grandi porti degli Stati Uniti,quelli europei, gli asiatici e ilatinoamericani si preparanoalla mega-onda del commer-cio e del turismo. Dragano ifondali, rafforzano le gru. DalCanale di Panama, che col-lega 1.700 porti di 160 Paesicon 144 rotte marittime, tran-sita ogni anno il 3% del com-mercio via mare. Un affareda circa 270 miliardi di dol-lari. Le circa 12mila navi chesi trasferiscono dall’altra partedel continente, impiegano trale 8 e le 10 ore per il viaggioe pagano a Panama quasi 2miliardi di dollari l’anno dipedaggio, per una tariffa me-dia di oltre 165mila dollari.Numeri destinati ad aumen-tare sensibilmente. Il progettodel nuovo canale, da affian-care a quello attivo, marcia atappe forzate. Nel 2007 si in-vitano i migliori gruppi diprogettazione e costruzionea candidarsi, poi ci sarannododici mesi tra il 2008 e il2009 per studiare i dati, farei calcoli, presentare le propo-ste tecniche ed economiche.Il secolo prima era stato il ge-nio militare degli Stati Uniti

N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 17

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EmployerACP (Autoridad del Canal de Panamá)

ContractorGUPC (Grupo Unidos por el Canal)

DesignerCICP (USA, Argentina, Holland, Italy): Montgomery Watson Harza (Lea­der) ­ IV Groep ­ Tetratech ­ Sembenelli Consultant

Subcontractor ­ Lock Gates

Fabrication and Installation: Cimolai ­ Italy

Subcontractor ­ Locks and Water Saving Basins Valves Fabrication and Installation: Hyundai ­ South Corea

Pacific Ocean Atlantic OceanGatun LakeLocks Locks

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18 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

a domare la furia del Chagrescon una diga. Questa volta,a realizzare l’opera, sono chia-mati i leader mondiali del set-tore, alcuni dei quali hannoeretto dighe in ogni parte delglobo e in situazioni comples-se. Al nastro di partenza sipresentano quattro consorzi:due europei, uno franco-bra-siliano e uno americano-asia-tico. La selezione, data l’im-portanza dell’opera, segue unprotocollo quasi militare: riu-nioni registrate, vigilanza allospasimo, ufficialità scrupolosa,commissioni esaminatrici im-penetrabili. All’esame delleproposte tecniche, il verdettotecnico è schiacciante: i co-struttori europei, riuniti nelconsorzio Grupo Unidos porel Canal (GUPC), ottengonoil miglior punteggio (4.088,5),superiore sia al consorzioC.A.N.A.L., guidato dalla spa-gnola Acs (3.973,5), sia aquello americano di Bechtel(3.789,5). Il quarto consorzio,formato dai francesi di Vincie Bouygues e da gruppi bra-siliani, si ritira poco primadella gara. Alla successivaapertura delle buste con l’of-ferta economica, è ancora ilGrupo Unidos por el Canalil miglior offerente. L’Autoritàdel Canale di Panama ha pre-visto per il progetto “Terzoset di chiuse” un costo di3,481 miliardi di dollari, suun totale di 5,25 miliardi perl’intera espansione del Cana-le; GUPC offre 3,118 miliar-di; Bechtel 4,185; CANAL5,981 miliardi. Le imprese delGrupo Unidos por el Canalsono le europee Sacyr (Spa-gna), Impregilo (Italia; chediventerà poi Salini Impregi-lo, Jan de Nul (Belgio) e lapanamense Cusa. Il GUPCè stato scelto proprio graziealle sue capacità progettualie tecniche; Il contratto di ag-giudicazione dei lavori portala data del 15 luglio 2009,con inizio delle attività il 25agosto dello stesso anno e fi-ne lavori nella prima metàdel 2016. Allora, Panamacambierà un’altra volta i con-fini del pianeta..

Il Progetto Terzo Setdi ChiusePanama, tre milioni e 600 mi-la abitanti, torna a essere ilcentro strategico per il com-mercio e il trasporto mon-diale all’età di cento anni. Aun secolo dalla nascita dellaRepubblica e, soprattutto,dall’inaugurazione del Cana-le, il Paese centroamericanosi prepara a vivere un altrociclo di crescita internazio-nale grazie alla costruzionedel nuovo canale che si ag-giungerà al primo, permet-tendo il transito a navi lun-ghe quasi 400 metri e con ca-pacità di carico fino a 13.000containers, tre volte superiorialle attuali. La realizzazionedel nuovo canale comprendepiù lotti di cui, come s’è vistodagli stanziamenti. la più ri-levante è il Progetto TerzoSet di Chiuse, Con 50 milionidi metri cubi di scavi, 5 mi-lioni di metri cubi di calce-struzzo, 290.000 tonnellatedi ferro, 10.000 persone im-pegnate, il Progetto Terzo Set

di Chiuse rappresenta la piùgrande opera dell’uomo degliultimi decenni. Le navi mo-derne chiamate Post-Pana-max (per segnare l’avvio dellanuova era di navigazionesuccessiva al canale esistente)attraverseranno l’istmo di Pa-nama con un nuovo sistemadi chiuse che servirà a innal-zare le imbarcazioni fino al-l’altezza di 27 metri del lagoGatún, che è tuttora il bacinoartificiale più vasto del mon-do, consentendo loro unatraversata tranquilla, oltre laforesta pluviale e oltre glioceani, come in una sorta dicorsia sopraelevata. Una vol-ta giunti dall’altra parte, lechiuse all’imbocco dell’altrooceano riporteranno lo scafoal livello del mare. L’operati-vità del nuovo canale è pre-vista per la prima metà 2016.Il Terzo Set di Chiuse ha rag-giunto all’inizio del 2015 unostato di avanzamento di oltrel’80 per cento e, nelle linee

di transito che nel giro di unanno saranno coperte dall’ac-qua si stanno sistemando le16 paratoie già arrivate dal-l’Italia. Le municipalità ame-ricane, asiatiche, europee, leautorità portuali e le grandicompagnie marittime di tuttoil mondo hanno fatto neipropri Paesi investimenti permiliardi di dollari, in una lun-ga competizione per presi-diare il nuovo super traffico.

La sostenibilità La sostenibilità è stata findall’inizio una chiave vincen-te. Il consorzio internazionaleha risolto il problema dell’im-patto ambientale e dell’elevatoconsumo idrico grazie a unsistema chiamato Water Sa-ving Basins, che permette ilriutilizzo dell’acqua prove-niente dal lago Gatún che, al-trimenti andrebbe totalmentedispersa in mare, come avvie-ne oggi con il canale esistente.L’acqua non è il solo elemen-

to di complessità o criticità.In fase di progettazione e nelcorso dei lavori del Terzo Setdi Chiuse sono stati gestitiproblemi di fondamentale im-portanza, quali la geologia ar-ticolata nel versante Pacifico,con faglie attive e conseguen-te elevata sismicità prevista;la roccia inadatta per la pro-duzione di calcestruzzo; lapresenza di depositi sedimen-tari e instabili nel lato Atlan-tico e in una parte del lato delPacifico; i requisiti molto ri-gorosi per le manovre e leoperazioni delle chiuse; tempiminimi d’interruzione per iservizi di manutenzione; l’ef-fetto negativo della stagionedelle piogge durante la fasedi costruzione; i cento annidi vita di servizio. La sosteni-bilità del progetto si è foca-lizzata anche sulla tutela dellaforesta pluviale e dei suoi abi-tanti. Sono state prese misuredi protezione durante le ope-razioni di scavo, sbancamento

o apertura del percorso pre-visto per il canale. L’avanza-mento nella fitta vegetazione,nonostante l’alta pericolositàdella zona, si è svolto senzaincidenti. In compenso sonostate recuperate centinaia dispecie tipiche dell’habitat tro-picale. Anche questa volta, laprima fase ha riguardato an-che la bonifica dei terreni e ilrilevamento delle condizionigeologiche, tra serpenti, bra-dipi e tamandue.

L’uovo di Colombo: il sistema WaterSaving Basins La soluzione tecnica presceltaè intuitiva e sorprendente. Ilproblema delle chiuse è chel’acqua che serve a riempirle,per sollevare la nave, provie-ne sempre dal livello superio-re. Poi si disperde in quelloinferiore e, infine, in marequando defluisce per far pro-seguire la nave. La nave saledi tre piani per entrare nel la-

go Gatún e scende di altri trequando si abbassa al livellodel mare. La camera d’acquaformata dalle chiuse si svuotaa ogni piano superato. L’ac-qua non torna più al lago ar-tificiale, termina in mare. Illago Gatún contiene l’acquadi 60 miliardi di vasche dabagno. Per l’espansione delcanale, il lago viene innalzatodi quasi mezzo metro e an-che il Corte Culebra è allar-gato per consentire il passag-gio di navi più grandi. Maquanto può durare questo si-stema idrico se a ogni navesi disperdono centinaia di mi-lioni di litri? Ecco l’idea vin-cente: accanto al nuovo ca-nale, il progetto prevede lacostruzione di grandi bacinid’acqua, dove viene deviatauna parte del deflusso di ognicamera, per essere restituitaalla camera inferiore. In que-sto modo ogni chiusa è ali-mentata per una parte dal la-go e, per l’altra parte, dal ba-cino. Il risparmio dell’acquaè stimato nel 60 per cento alpassaggio di ogni nave. Tran-siteranno imbarcazioni moltopiù grandi con utilizzo d’ac-qua inferiore del 7 per centorispetto all’attuale canale.

I giganti buoni: le paratoie scorrevoliLe manovre a ripetizioned’ingresso, risalita (o ridisce-sa) e uscita delle navi, dovràessere eseguita con precisio-ne millimetrica al cospettodei nuovi giganti del mare.Ogni paratoia compirà il pro-prio lavoro in meno di 5 mi-nuti, per un’operazione de-stinata a reiterarsi per almenoaltri cento anni. Le dimen-sioni di ogni paratoia sonoda capogiro e la complessitàper farle funzionare viene ri-solta, anche in questo caso,con una soluzione tanto sem-plice quanto maestosa. Levecchie paratoie si aprono abattente, come la porta dop-pia di un salone. Il meccani-smo a cerniera, però, non èripetibile di fronte alla lar-ghezza delle Post-Panamax.La soluzione scelta è quelladi separare una camera dal-l’altra con grandi paratoiescorrevoli. In tutto ne servo-no 16, otto per ogni imboccooceanico. Meccanica e tec-nologia si fondono per dareun movimento perfetto econtinuo a questi giganti diacciaio; sono alti circa 30metri, larghi circa 10 metri elunghi circa 58 metri; pesanooltre 3.000 tonnellate ciascu-no. La tolleranza tra le para-toie e i loro alloggiamenti incemento armato è minima:pochi centimetri.

Maghi e fate: uominie donne del progettoUn progetto reso possibiledal lavoro di oltre diecimilapersone che giorno e notteesplorano nuove tecniche,progettano strutture, indivi-duano soluzioni, scavano trin-cee, modellano il ferro, si fan-no largo nella foresta, proteg-gono l’ambiente, garantisco-no la sicurezza. Donne e uo-mini che vivono il presenterealizzando il futuro. In puntadi piedi.

Fonte: Salini ­ Impregilo S.p.a.

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dott. ing. Leonardo Mancusi*

Secondo il Registro Italia-no Dighe, aggiornamen-to marzo 2015, sono 540

le grandi dighe presenti sulterritorio italiano. Queste rap-presentano una risorsa fon-damentale, per il contributoche forniscono al sistemaenergetico, per l’approvvigio-namento idrico, per la rego-lazione delle piene. Allo stes-so tempo, tuttavia, rappresen-tano una potenziale fonte dirischio per le popolazioni e iterritori interessati dalla loropresenza. A tal riguardo, inseguito all’emanazione delleCircolare Ministeriale LL.PP.28/8/1986 n. 1125 e4/12/1987 n. 352 e successi-ve, circa vent’anni fa, sonostati svolti appoiti studi riguar-danti la mappatura delle areeinondabili seguito dell’aper-tura degli scarichi e di un ipo-tetico collasso delle opere. Glistudi hanno prodotto comerisultato una valutazionequantitativa della pericolosità(hazard) delle dighe, cioè del-la potenzialità a produrredanni, senza tuttavia quanti-ficarli in funzione dei benicoinvolti e del numero di per-sone esposte.Un approfondimento ulterio-re a questo tipo di analisi èrappresentato dalla valutazio-ne del rischio, cioè dallaquantificazione degli effettidel verificarsi di una situazio-ne di pericolo caratterizzatada un’assegnata probabilità.Tralasciando per il momentola questione della stima dellaprobabilità, che per una digadipende da tanti fattori (idro-logici, strutturali, eccetera), lavalutazione del rischio con-templa in ogni caso anche lavalutazione delle conseguen-ze. Come è intuibiler, la stessainondazione, infatti, rappre-senta un rischio molto elevatose avviene in una zona urbanadensamente abitata ed un ri-schio basso se avviene in unazona disabitata. L’analisi delrischio offre quindi dati piùoggettivi nella scelta dellepriorità di intervento, anchenell’ottica della ottimizzazionedelle risorse disponibili.L’attuale la ricerca nell’ambitodell’ingegneria delle dighe èorientata proprio verso pro-blematiche quali la gestionedel rischio e il mantenimentoin sicurezza ed efficienza del-l’attuale patrimonio di infra-

strutture. Non a caso nell’am-bito del 12th ICOLD Inter-national Benchmark Wor-kshop on Numerical Analysisof Dams, Graz (Austria -2013), per la prima volta èstato trattato anche il seguen-te tema: ComputationalChallenges in ConsequenceEstimation for Risk Asses-sment, a cui anche RSE hapartecipato, e che riguardavala valutazione delle conse-guenze dell’ipotetico collassodi una diga a prescindere dal-la sua probabilità di accadi-mento.Tali ricerche, comunque, sonoda inquadrare nell’ambito piùgenerale del cambiamento diapproccio alla gestione dei ri-schi, naturali e non, degli ul-timi decenni, passato da unavisione incentrata esclusiva-mente sul pericolo, (hazardcentred approach) ad una vi-

sione più ampia del rischio,che comprende anche con-cetti come esposizione, vul-nerabilità, resilienza, e capa-cità adattativa. Questo cam-biamento è stato accompa-gnato e sostenuto da iniziati-ve internazionali a livello eu-ropeo e mondiale, e dalla le-gislazione recente, di cui unesempio è la Direttiva la2007/60/CE relativa alla va-lutazione ed alla gestione delrischio di alluvioni. Un esempio di prodotto inquesto ambito realizzato inRSE è FloodRisk. Si tratta diun software, sviluppato e di-sponibile per tutti grazie aifondi della Ricerca di Sistema,che si integra nel sistemaOpen Source QGIS e checonsente di effettuare valuta-zioni rapide delle conseguen-ze di un’inondazione, naturaleo da crollo diga, sia in terminidi perdite economiche sia di

possibili perdite di vite uma-ne. Esso implementa meto-dologie di letteratura di tipoclassico, applicabili tuttaviacon l’ausilio un moderno Si-stema Informativo Territorialein grado di utilizzare i più ag-giornati dati territoriali digitali.I dati territoriali in formatodigitale dei beni e delle per-sone esposte, nonché le fun-zioni di vulnerabilità delle va-rie tipologie di beni, sono ipunti cardini per una fattivavalutazione del rischio in unterritorio.Quanto più ampia e dettaglia-ta e standardizzata sarà lamessa a disposizione diOpenData da parte degli EntiTerritoriali, tanto più sarannorealizzabili - a costi contenuti- le analisi di rischio. Un se-condo elemento importanteda non dimenticare è la siste-matica raccolta dei dati ine-renti i danni provocati dallealluvioni e la loro elaborazio-ne al fine di produrre funzionidi vulnerabilità, simili a quelleesistenti per gli Stati Uniti,che siano specifiche per le no-stre realtà. Tali funzioni, sullabase di dati reali pregressi,consentono di stimare il dan-no atteso in funzione del tipodi edificio o di infrastrutturasoggetta ad inondazione e infunzione del tipo di uso (abi-tativo, commerciale, indu-striale, eccetera).

*Dipartimento Sviluppo sostenibilee Fonti Energetiche

Ricerca sul Sistema Energetico ­ RSE

N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 19

La conseguenza della rottura di una diga e la “mappa” delle inondazioni

GESTIONE DEL TERRITORIO

Esempio di mappa della vulnerabilità ottenuta a partire dalle altezze d’acqua

Esempio di funzione di vulnerabilità

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20 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

dott. ing. Ezio Rendina*

dott. ing. Valentina Astorri*

P er perseguire un ade-guato valore di isola-mento acustico spesso

si ricercano materiali di elevatadensità (e quindi massa super-ficiale) mentre in realtà i pa-rametri acustici che giocanoil ruolo fondamentale sono al-tri. Vediamo quali attraversol’esplicazione dei fenomeni fi-sici che vanno considerati pervalutare l’incremento di pre-stazione dovuto al controplac-caggio di pareti e soffitti. Unasoluzione per incrementare ilpotere fonoisolanete di unaparete pesante è di aggiungeread essa un sistema leggero.Questo può essere realizzato:n con materiale fonoassor-bente (fibre naturali, sinteticheo minerali, schiume fonoas-sorbenti) accoppiato a lastrain cartongesso, fibrogesso olegno - PLACCAGGIOLEGGEROn da materiale resiliente(gomma di media densità, ma-teriali elastici o viscosi) pro-tetto da cartongesso, fibroges-so o legno - PLACCAGGIORESILIENTENel primo caso (caso a, Figura1) si costituisce un sistemamassa-molla-massa. La partepesante è in grado di isolarebene a determinate frequenze,mentre il placcaggio leggerointerviene a frequenze diverse.Mediante l’accoppiamento deidue sistemi si ottiene una par-tizione acusticamente più per-formante.Nel secondo caso (caso b, Fi-gura 1) si costituisce un siste-ma massa-smorzatore-massa.Il materiale resiliente si com-porta come un elemento chesmorza e attenua dissipandoin calore, come un freno dellaparete pesante, intervendoquindi a migliorare il poterefonoisolanete della partizioneiniziale.L’incremento del potere fo-noisolante (ΔRw) dovuto al-l’aggiunta del placcaggio (leg-gero o resiliente) può esserevalutato in due modi: speri-mentalmente o analiticamen-te. In laboratorio si ottiene conil calcolo della differenza trail valore del potere fonoiso-lante Rw della partzione conplaccaggio e il valore Rw dellastrattura base senza placcag-gio. Analiticamente può esserecalcolato in funzione della fre-quenza di risonanza f0 del si-

stema “struttura base - plac-caggio” (UNI EN 12354-1).Per placcaggi leggeri, ovveroper rivestimenti non collegatidirettamente all’elementostrutturale base (realizzati conmontanti o correnti mettalicio in legno), in cui la cavità vie-ne riempita con uno stratoisolante poroso di resistivitàall’aria r> 5 KPa s/m2, vale:

dove: d è lo spessore della ca-vità [m], m’1 è la massa areicadella struttura di base[Kg/m2], m’2 è la massa areicadel placcaggio (lastra in car-

tongesso, fibrogesso o legno)[Kg/m2].

Per placcaggi pesanti, ovveroper elementi in cui lo stratodi isolamento è fissato diret-tamente alla strattura di base(senza listelli o profilati), la fre-quenza di risonanza si calcolacon la seguente formula (EN12354-1):

dove:s’ è la rigidità dinamica dellostrato isolante [MN/m3], m’1è la massa areica della strut-tura di base [Kg/m2], m’2 è la

massa areica del placcaggio(lastra in cartongesso, fibro-gesso o legno) [Kg/m2].L’incremento del potere fo-noisolante (ΔRw) ottenutomediante l’applicazione delplaccaggio può essere quindiricavato dalla Tabella 1, validaper strutture di base aventil’indice di valutazione del po-tere fonoisolante, Rw, com-preso da 20 dB a 60 dB. Si os-serva come all’aumentare dellafrequenza di risonanza del“struttura base - placcaggio”l’incremento ΔRw diminuisca,e come per frequenze di fo >200 Hz assuma valori nega-tivi, determinando valori diisolamento del sistema pare-te+placcaggio inferiori al si-stema senza rivestimento.Le proprietà acustiche da te-nere quindi presenti per valu-tare se un matreiale è un buonisolante acustico per il rumoreaereo, sono:n la resistenza al flusso del-l’aria (r) [KPa s/m2] n la rigidità dinamica (s’)[MN/m2] Pertanto, la densità, contraria-mente a ciò che pensano inmolti, non apporta mai nes-suna informazione relativa alleproprietà acustiche dell’ele-mento che si installa. Sonoproprio queste proprietà chedevono essere richieste al pro-duttore dei materiali ai fini del-la valutazione dell’isolamentoai rumori aerei che essi pos-

sono fornire. La resistenza al flusso d’ariadel materiale (determinata aisensi della Norma EN 29053)esprime la resistenza che unflusso d’aria incontra nel pas-saggio attraverso il materialedovuta all’attrito viscoso sullesuperfici delle fibre. Per essere ottimale questo va-lore deve essere compreso tra5 KPas/m2 e 10 KPas/m2. Aldi sotto di 5 KPas/m2 l’iso-lante non fornirà un’attenua-zione acustica sufficiente,mentre al di sopra di 10KPas/m2 la trasmissione delrumore avverrebbe prevalen-temente per via solida, inquanto si tratta di materialetroppo compatto. In generalela resistenza al flusso d’aria au-menta all’aumentare della den-sità. La rigidità dinamica (determi-nata ai sensi della UNI EN29052) caratterizza il compor-tamento elastico di un mate-riale, minore è il suo valoremaggiori sono le prestazioni

dell’isolante. Esistono poi ac-coppiamenti in grado di peg-giorare le prestazioni acustichedella struttura base (tali decre-menti possono raggiungereanche i 10 dB) a causa dellafrequenza di risonanza in po-sizione sfavorevole. E’ questoil tipico esempio dell’isola-mento termico a cappottorealizzato con materiali iso-lanti caratterizzati da valori ri-gidità dinamica molto elevata,come il polistirene espansosinterizzato (EPS - 60MN/m3 < s’ < 200 MN/m3).Se si vuole approfondire l’ar-gomento vedere l’articolo spe-cificatamente dedicato all’iso-lamento acustico delle faccia-te.Quanto detto fino a qui rela-tivamente all’isolamento delrumore aereo vale anche peri solai, basta ruotare di 90°l’immagine di Figura 1 (v. fi-gura 2), e sostituire la parola“solaio” alla parola “parete”.

*Viva Consulting, Milano

Isolamento dei rumori aerei: dalla teoria alla praticaAMBIENTE E INQUINAMENTO ACUSTICO

Figura 2: Esempi di placcaggio su solaio

TABELLA 1: Calcolo della variazione dell’indice di potere fonoisolante ottenuto con l’aggiunta di un rivestimento

Frquenza di risonanza ΔRwFo<80 35­Rw/280<Fo<125 32­Rw/2125<Fo<200 28­Rw/2200<Fo<250 ­2250<Fo<315 ­4315<Fo<400 ­6400<Fo<500 ­8500<Fo<1600 ­10

Fo>1600 ­5

Figura 1: Esempi di placcaggio su pareti monostrato

Navigli di Milano, l’impatto ambientale di un sogno

Tribuna delle opinioni

dott. ing. Pier Antonio M. Casellato

È sorprendente! La grande sala nel “PalazzoCastiglioni” è piena di centinaia di persone chenonostante l’orario serale si trattengono a lungoper ascoltare e capire se veramente il sognosi realizzerà. La popolazione, attraverso un re­ferendum, aveva chiesto la riapertura dei Na­vigli di Milano ed ora il progetto è pronto. Si succedono gli oratori che illustrano i dettaglidell’opera. Planimetrie, sezioni, tabelle, persinoun plastico, sono sotto gli occhi di tutti a con­ferma della serietà dell’annuncio. Non si trattadi una semplice riapertura di un sistema di ca­nali sepolto dal 1930, ma un ridisegno chetiene conto di numerosi vincoli e li supera conprecise soluzioni ingegneristiche. Sono anchepreviste alternative di aspetti particolari perle quali si propone di sentire anche l’opinionedella popolazione. È il caso della Conca di Via­renna che ha un valore storico molto impor­tante che ne suggerirebbe la riattivazione, osta­colata però dalla presenza di grandi alberi. Il progetto è il risultato del lavoro di espertiche ne garantiscono la fattibilità. La valutazione

economica mostra un costo complessivo infe­riore all’incremento del valore degli edifici dellazona interessati. Tra gli aspetti positivi, il ricupero di energia. Ilsistema di canali rende disponibile acqua aduna temperatura tale che può essere utilizzataper le pompe di calore. È prevista anche la ge­nerazione di energia elettrica in corrispondenzadi alcune chiuse. Se il traffico automobilisticonel centro della città diminuirà, sarà favorital’affluenza di persone che usano i mezzi pubblicio vanno a piedi, come è già successo quandosi è pedonalizzato Corso Vittorio Emanuele.Si sentono le opinioni dei presenti, si rassicu­rano gli incerti (per esempio quelli che nongradiscono navigare nei tratti sotterranei). Moltiapplaudono al progetto. Non viene capito, in­vece, chi afferma che sarebbe meglio fare qual­cosa di nuovo, un progetto orientato alle ne­cessità future, invece che un complicato rifa­cimento di qualcosa che già a fine ‘800 si con­siderava superato. Meglio non rompere l’incantesimo: il sogno diriavere i Navigli è realizzabile.Come reagiranno i cittadini quando vedranno

il naviglio all’incrocio tra corso Venezia e ViaSenato molto “al disotto” della immaginazione

poiché passerà sotto la linea della Metropoli­tana?

Nessuno chiede quanto grande sarà il dannoambientale. Una Valutazione LCA dovrebbecontemplare gli impatti ambientali dell’estra­zione delle materie prime, della produzione dimateriali e componenti, dei trasporti, dellamessa in opera, della manutenzione, nonchéi consumi in tutte le fasi e naturalmente, anchelo scenario di fine vita di questa infrastruttura.Considerando la natura dei processi, soprat­tutto grande quantità di rocce che si dovrannocavare e tagliare a misura, oltre al danno am­bientale, non è da escludere il danno alla salutedelle persone, ad esempio a causa delle polveri. Cemento in quantità, scavatrici, trasporti: mol­ta, moltissima energia da combustibili fossiliin ogni fase dell’opera, in un momento in cuici si rende conto che forse il cambiamento cli­matico non potrà essere fermato prima chel’incremento di temperatura superi i 2 gradi. Sono passate tre ore dall’inizio dell’incontro.La sala ormai è deserta ma alcuni, sulla stradadi casa, ancora parlano dei Navigli chiedendosise il progetto sarà approvato o emergerannoiniziative alternative per investire più utilmenteil denaro preventivato.

La conca, quand’era ancora in funzione (fine XIX secolo)

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Davide Canevari

“I l bilancio per l’industriaitaliana di settore è po-sitivo”. In questa fase di

ripresina dell’economia, nellaquale una vera e propria ri-partenza consolidata resta peri più una chimera, non è facileregistrare una dichiarazione diquesto tenore. I costruttori ita-liani di macchine utensili, dirobot e di prodotti per l’auto-mazione - che di recente han-no celebrato l’assemblea an-nuale UCIMU, l’associazioneindustriale che li rappresenta- si confermano quindi in sa-lute. Sia chiaro, la situazionenon è tutta in discesa e nontutti gli indicatori sono all’in-segna dell’alta pressione. Qual-che nuvola incombe, soprat-tutto sul segmento export. Manel complesso si riesce a la-vorare bene, e già questa è unagran bella notizia.“Dopo un 2013 da dimenti-care - è stato il primo com-mento di Luigi Galdabini,presidente UCIMU - nel2014 l’industria italiana di set-tore è tornata a crescere, dan-do inizio a un trend positivoche trova già conferma neidati 2015. L’anno appena tra-scorso, in particolare, sarà pe-rò ricordato per la ripresa del-la domanda italiana che sem-bra essersi svegliata dal tor-pore in cui era caduta”.In effetti i numeri sono di tuttorispetto. Nel 2014 la produ-zione di settore è lievitata del7,9 per cento e si è attestata aquota 4.840 milioni di euro.Come detto, trainante è statala ripresa del consumo inter-no, cresciuto di ben 34 puntipercentuali fino a raggiungerei 2.738 milioni di euro, che hafavorito le consegne dei co-struttori italiani, salite del 44per cento, a 1.587 milioni dieuro (bene anche le importa-zioni, in progresso del 22 percento per un valore assolutopari a 1.151 milioni di euro).Questi dati, in particolare, rap-presentano un elemento po-sitivo per il nostro SistemaPaese nel suo complesso.Davvero una “buona notizia”,come l’ha definita lo stessoGaldabini, “in quanto docu-menta un generale riavvio del-l’attività manifatturiera per

molti comparti produttiviquali, ad esempio, automotivee aerospace”.Detto questo, la cautela èd’obbligo. Non bisogna infattidimenticare che la fase attualedi sviluppo fa seguito a un pe-riodo di profonda depressio-ne: non basta in altre paroleun anno in crescita per can-cellare gli effetti della crisi chesi sono per molti versi sedi-mentati dal 2009 al 2013. Pertornare sui livelli di cinque an-ni or sono, la strada da per-correre è ancora molta.Non manca comunque uncerto ottimismo di fondo.“Dobbiamo dire - ha prose-guito il presidente - che, an-che se a volte in modo scom-posto, le autorità di governohanno dimostrato di voler da-re una scossa all’Italia: la ri-duzione dell’Irap, il Jobs Act,il credito di imposta per la ri-cerca sono tutti provvedimen-ti da intendersi in quella dire-zione. Ottimo poi il rifinan-ziamento per tutto il 2015 del-la Nuova Sabatini che ha per-messo di attivare finanzia-menti per circa 2 miliardi dieuro tra marzo 2014 e maggio2015, e il bonus macchinariche, però, purtroppo non èstato prorogato. Questi dueprovvedimenti hanno concor-so in modo determinante allaripresa del consumo italianoma soprattutto il loro meritoè stato quello di aver contri-buito al mantenimento dellacompetitività della manifattu-ra del Paese, stimolando l’ac-quisizione di nuovi mezzi diproduzione indispensabili perassicurare al Made in Italy glistandard necessari per vincerela concorrenza straniera”.“Per questa ragione chiediamoal presidente Giorgio Squinziche Confindustria faccia suala proposta di ripristino delbonus macchinari, misura chepermette la deduzione dalleimposte degli investimenti inmacchinari ad alta tecnologia,così come quella che prevedeun sistema di incentivi alla so-stituzione dei macchinari ob-soleti installati in Italia, in mo-do che i sistemi di produzionepossano rispondere alle nuoveesigenze di produttività, ri-sparmio energetico e rispettodelle norme di sicurezza sul

lavoro che l’Europa oggi ri-chiede”.La performance positiva so-pra descritta, nel suo comples-so, si è riflessa sul livello diutilizzo della capacità produt-tiva, la cui media annua è cre-sciuta, dal 72 del 2013, al 76per cento attuale. Resta com-plessa la questione sui mercatistranieri. È vero che l’Italia èuno dei punti di riferimentoa livello mondiale (vedi box)e che il Made in Italy è benposizionato anche sui mercati

più esigenti (lo dimostra lanostra presenza in USA eGermania). Tuttavia il 2014ha mostrato qualche segno dicedimento: le esportazioni ri-sultano in calo del 3,9 percento a 3.253 milioni di euro.Un dato sottolineato daglistessi esperti di UCIMU e inparte giustificato da ragioniinterne: “La scelta dei costrut-tori di presidiare anzitutto ilmercato domestico, tornatofinalmente a consumare”. Inogni caso il rapporto export

su produzione nazionale si at-testa attorno al 68 per cento.Un valore di tutto rispetto!Quanto all’anno in corso, sem-brano confermarsi i segnali dirafforzamento come emergedai dati di previsione elaboratidal Centro Studi & Cultura diImpresa di UCIMU. “In par-ticolare, nel 2015 tutti i prin-cipali indicatori segnerannoun incremento: la produzionesalirà del 5,2 per cento, a 5.090milioni di euro, il consumo siattesterà a 2.895 milioni di eu-

ro, il 5,7 per cento in più ri-spetto all’anno scorso, trainan-do sia le consegne dei costrut-tori, attese in crescita del 4,3per cento a 1.655 milioni, siale importazioni (più 7,7 percento). Torneranno di segnopositivo anche le esportazioniche, in crescita del 5,6 per cen-to, raggiungeranno quota3.435 milioni di euro”.Un’ultima considerazione sul-la struttura produttiva delcomparto. Secondo l’indaginecondotta da UCIMU, nel2013 il 58,5 per cento delleimprese costruttrici di mac-chine utensili ha fatturato me-no di 12,5 milioni di euro, il67 per cento ha occupato me-no di 100 addetti. Sono state,però, le imprese più struttu-rate a fornire il maggior ap-porto a produzione e espor-tazioni: quelle con più di 100dipendenti, che hanno rap-presentato soltanto il 33 percento delle unità operanti inItalia, hanno prodotto il 79,3per cento e esportato l’80,4per cento del totale.

N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 21

MACCHINE UTENSILI

L’Italia resta tra i leader mondiali dei sistemi di produzione

Stati Uniti e Cina sono i nostriprincipali mercati di sboccoÈ un testa a testa tra Stati Uniti e Cina, giocato... all’ultimo milione di euro.Considerando i mercati di sbocco delle nostre produzioni di settore, il 2014si chiude con un valore complessivo pari a 3.253 milioni di euro. Sul primogradino del podio salgono gli USA con 370 milioni, seguiti ­ come detto abrevissima distanza ­ dalla Cina con 364 milioni. Un po’ più staccata la Ger­mania con 336, la Russia con 173 e la Francia con 146. Di seguito qualcheulteriore dettaglio. “Negli Stati Uniti ­ spiegano gli esperti di UCIMU ­ i co­struttori italiani hanno soddisfatto il 6,1 per cento della domanda. È invecerimasta stabile la quota italiana sul mercato tedesco, risultata pari al 6,2 percento del consumo locale. In Messico, secondo mercato delle Americhe, lemacchine italiane sono arrivate a soddisfare il 5,6 per cento della domanda,guadagnando più di mezzo punto rispetto al 2013. Nonostante la grave crisilocale, i costruttori italiani sono riusciti a difendere la propria posizione sulmercato brasiliano, presidiandolo con una quota sul totale importato pariall’11,3 per cento. Anche sul mercato russo, tradizionale sbocco per le nostreesportazioni, la quota italiana si è ridotta in misura contenuta, scendendoal 10,8 per cento del consumo totale”. La Cina è talmente grande che l’exportitaliano, nonostante il valore assoluto ragguardevole (i già citati 364 milionidi euro) rappresenta solo una goccia... inferiore ai due punti percentuali.Allargando lo sguardo su un periodo più ampio, si nota nel complesso unatenuta e anzi una buona capacità nell’esplorare i nuovi mercati. “L’analisicondotta sulla distribuzione geografica delle esportazioni italiane nell’ultimodecennio evidenzia come, a fronte del mutamento dello scenario mondiale,il Made by Italian abbia saputo rispondere alle esigenze dei nuovi clienti,penetrando anche in nuove aree prima escluse dello scacchiere internazio­nale”. L’Unione Europea resta la prima area di destinazione delle venditeitaliane, ma chi cresce di più è l’Asia mentre segnali incoraggianti giungonoanche dall’America settentrionale (terza area di sbocco). I primi dati dei 2015 segnalano un passaggio di testimone ai vertici dellaclassifica. Secondo l’ultima rilevazione disponibile, relativa al periodo gen­naio­marzo, la Cina torna a guidare la graduatoria dei Paesi di sbocco, invirtù di un incremento del 9,3 per cento degli acquisti di macchine utensiliitaliane. Più debole la risposta della Germania (meno 9,4 per cento) e degliStati Uniti (meno 3 per cento). Bene la Russia (più 40 per cento). A chiuderele posizioni di vertice della graduatoria, il Regno Unito con uno strepitosoincremento del 156 per cento.

Oltre un quarto della produzione mondiale è Made in ChinaCi siamo anche noi, e con un ruolo da protagonisti. Ma ancora una vola è la Cina che stravince la medaglia d’oro.Nel 2014 la produzione mondiale di macchine utensili è aumentata del 2 per cento e si è attestata a quota 64miliardi di euro. Ebbene, la Cina da sola ha contribuito a questo volume d’affari con un apporto pari a 17,9 miliardi:un quarto della torta! Alle sue spalle, la Germania (con 10,7 miliardi) e il Giappone (con 10,2 miliardi). Più staccatal’Italia con 4,8 miliardi, in quarta posizione. Giochiamo comunque un ruolo di tutto rispetto, considerando chesiamo i secondi produttori in ambito comunitario e che riusciamo a posizionarci davanti agli Stati Uniti (3,7 miliardicomplessivi). C’è da dire che il mercato asiatico non è dominate solo in termini di produzione, ma anche di acquisti.Ben il 58 per cento della produzione di settore viene assorbito da quest’area e si tratta decisamente di un datoimpressionante.

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dott. ing. Pierandrea

Mantovani*

Con la cosiddetta “legge Mer-loni” 109/1994, all’art. 30 illegislatore introduceva il prin-cipio che tutti i progetti do-vessero essere oggetto di ve-rifica prima della pubblicazio-ne del bando di gara per l’af-fidamento dei lavori. Questoal fine di limitare il rischio dierrori ed omissioni progettua-li, fattore individuato da piùparti quale causa principaledei maggiori costi e tempi direalizzazione delle opere pub-bliche. Il successivo Regola-mento (Dpr 554/1999) defi-niva agli articoli 46-47 i con-tenuti delle verifiche e all’art.48 disponeva che la verificafosse svolta a cura delle strut-ture interne alle amministra-zioni o, in caso di accertatacarenza di adeguate profes-sionalità, per i lavori di im-porto superiore a 20 milionidi euro, da organismi di con-trollo accreditati ai sensi dellanorma europea Uni Cei En45004 (ora Uni Cei EnIso/Iec 17020).Il Codice degli appalti (D.Lgs.163/2006) confermava all’art.112 l’obbligo della verifica, de-mandandone però al regola-mento attuativo i termini e lemodalità esecutive. Per i soliprogetti relativi ad insedia-menti ed infrastrutture stra-tegiche la verifica veniva in-vece compiutamente discipli-nata (Allegato XXI al D.Lgs.163/2006), estendendo l’affi-damento del servizio ancheai soggetti di cui all’art. 90 delCodice (liberi professionisti,società di ingegneria ecc.), aldi sotto della soglia dei 20 mi-lioni di euro e in assenza diconflitto di interesse.La normativa si è quindicompletata con l’entrata invigore, l’8 giugno 2011, delRegolamento del Codice deicontratti” (Dpr 207/2010),che disciplina l’attività di ve-rifica dei progetti agli articoli44-59. In sintesi la verifica delprogetto di un’opera pubblicaè finalizzata ad accertare laconformità della soluzioneprogettuale prescelta alle spe-cifiche disposizioni funzionali,prestazionali, normative etecniche contenute nello stu-dio di fattibilità, nel docu-mento preliminare alla pro-gettazione ovvero negli ela-borati progettuali dei livelligià approvati. Questo con-trollo è esteso a ciascuna fasedel progetto (preliminare, de-finitivo, esecutivo) ed è affi-dato ai soggetti previsti agliart. 47 e 48 secondo diversesoglie di importo lavori e dif-ferenti requisiti di indipen-denza. Ad esso fa seguito,quale momento conclusivodelle verifiche e prima del-l’appalto dei lavori, la valida-zione del progetto da partedel Responsabile del proce-dimento, atto formale che ri-porta gli esiti delle verifichestesse, con riferimento al rap-porto finale del soggetto in-caricato.L’importanza del processo diverifica e validazione dei pro-getti nell’ambito della contrat-tualistica pubblica è stata piùvolte affermata anche dall’Au-

torità Nazionale Anticorru-zione, che nelle recenti “Lineeguida per l’affidamento deiservizi attinenti all’architetturae all’ingegneria” (Determina-zione n.4 del 25 febbraio2015) dedica un intero capi-tolo all’approfondimento dialcune specifiche tematichedi tale processo.

ACCREDITAMENTOUNI 17020 E CERTIFICAZIONEISO 9001Si è accennato al fatto che ilservizio di verifica può essereaffidato a diversi soggetti, inpossesso di differenti livelli diindipendenza, in funzione del-l’importo dei lavori. Per unquadro rappresentativo deisoggetti titolati si rimanda allatabella, tratta dalla citata De-terminazione ANAC, che ri-porta nelle due colonne di de-stra le condizioni (requisiti/im-porto) per l’affidamento a sog-getti rispettivamente interni odesterni alle stazioni appaltanti. Secondo la norma europeaUni Cei En Iso/Iec 17020 gliorganismi di ispezione sonoclassificati, in funzione dellaloro indipendenza, in tipo A,Be C, ed in particolare:

Tipo AL’organismo di ispezione deveessere indipendente dalle particoinvolte, non fa parte di (népuò essere collegato a) unsoggetto giuridico che è im-pegnato nella progettazione,fabbricazione, fornitura, in-stallazione, acquisto, proprie-tà, utilizzo o manutenzionedegli elementi sottoposti adispezione. Solo le attivitàispettive svolte da un organi-smo di tipo A sono conside-rate di terza parte.

Tipo BL’organismo di ispezione puòerogare servizi esclusivamentea favore dell’organizzazionedi cui fa parte: nel caso spe-cifico l’organismo è dunque“interno” alle stazioni appal-tanti, con una chiara separa-zione delle responsabilità del

personale di ispezione dalleresponsabilità del personaleimpiegato nelle altre funzionimediante un precisa e distintaidentificazione organizzativa.

Tipo CL’organismo di ispezione èparte di un’organizzazioneche eroga anche servizi diprogettazione e che deve ga-rantire, con una struttura au-tonoma dedicata alle verifichedi progetto, l’assoluta separa-zione tecnico-amministrativatra le diverse attività poten-zialmente conflittuali. Essopuò erogare servizi di verificaa soggetti terzi.

L’accreditamento viene rila-sciato da Accredia a seguitodi approfondito processo diverifica di conformità alla ci-tata norma Uni 17020 e pre-vede audit di mantenimentoannuali e di rinnovo ogni treanni. Al di sotto della soglia dei 20milioni di euro, i soggetti dicui all’art. 90 del Codice (liberiprofessionisti, società di inge-gneria ecc) devono invecepossedere, ai fini dell’effettua-zione delle verifiche in ogget-to, la valutazione di confor-mità alla norma Uni En Iso

9001 rilasciata da un organi-smo di certificazione secondoil Regolamento tecnico di Ac-credia RT21. IL Regolamentoanalizza e definisce i requisitidella norma aventi particolarerilevanza nella certificazionedei processi di verifica dellaprogettazione (responsabilità,risorse, competenze, pianifi-cazione, rapportazione ecc.).

CONTENUTI EMETODOLOGIAIl riferimento normativo perla definizione degli aspetti delcontrollo è costituito dall’ar-ticolo 52 del Dpr 207/2010che prevede, in sintesi, verifi-che relative alla:• affidabilità del progetto, os-

sia applicazione delle normespecifiche e coerenza delleipotesi progettuali di base;

• completezza e adeguatezzadella documentazione pre-vista per il livello oggetto diesame (con riferimento siaalla presenza di tutta la do-cumentazione necessaria, siaai suoi contenuti);

• leggibilità, ripercorribilità ecoerenza in relazione aglielaborati, alle calcolazioni ealla correlazione tra di essi;

• compatibilità delle soluzioniadottate con i requisiti

espressi nello studio di fat-tibilità, nel documento pre-liminare alla progettazioneo nelle fasi precedenti delprogetto, e loro rispondenzaalle normative e prescrizioniapplicabili per i diversiaspetti progettuali (ambien-te, strutture, sicurezza, tempie costi ecc.).

Questi aspetti sono ripresi alsuccessivo articolo 53, in cuivengono puntualmente defi-nite le attività di controllo daeffettuarsi sui singoli docu-menti progettuali. L’articolo53 costituisce di fatto lacheck-list metodologica dautilizzare per le verifiche inrelazione a cosa deve esserecontrollato e al livello di ap-profondimento richiesto. Le verifiche possono essereeffettuate sia in progress sia inunica fase al termine dellaprogettazione. Va da sé cheper lo svolgimento di una ve-rifica in progress la progetta-zione deve essere svolta an-che in funzione della verifica,quindi secondo step concor-dati tra progettista e soggettoverificatore sia nei tempi chenei contenuti. Questa sinergiadeve essere prevista nei rispet-tivi disciplinari di incarico eil rapporto tra le parti deve

iniziare dunque prima dell’av-vio della progettazione, perpoter essere efficace e con-sentire l’effettivo contenimen-to delle tempistiche. La pia-nificazione dei controlli deveprevedere inoltre uno speci-fico gruppo di lavoro, com-posto da esperti nelle diversediscipline, di cui sia accertatal’assenza di conflitto di inte-resse con l’oggetto dei con-trolli stessi, coordinato da unlaureato abilitato e iscritto daalmeno dieci anni all’albo in-gegneri o architetti. L’esito delle verifiche è ripor-tato in un primo rapporto diispezione intermedio in cui,per ogni elaborato, vengonoriportate le eventuali nonconformità riscontrate in re-lazione agli obiettivi del con-trollo, classificate secondo di-versi livelli di importanza (adesempio critiche, importanti,marginali ecc). Il rapporto, organizzato perschede o come unico elabo-rato, viene quindi trasmessodal committente al progettistache puntualmente deve ripor-tare per ogni osservazione lesue controdeduzioni e leeventuali azioni correttivepreviste. In questa fase, cheprecede la revisione da partedel progettista degli elaboratinon conformi, possono ren-dersi utili contraddittori fina-lizzati ad una preventiva va-lutazione da parte del verifi-catore delle azioni correttive.Segue quindi il controllo deglielaborati revisionati e la suc-cessiva emissione del rappor-to di ispezione finale nel qua-le, accertato il superamentodelle non conformità, èespresso parere positivo allavalidabilità del progetto daparte del responsabile delprocedimento.

CRITICITÀÈ utile, anche in previsionedella prossima revisione delCodice, evidenziare alcuniaspetti legati al processo diverifica che risultano tuttoracritici, nonostante l’evoluzionenormativa ed una sempremaggiore sensibilità da partedei soggetti coinvolti.

AMBITOL’attività di controllo attual-mente è disciplinata in rela-zione alle tre fasi progettuali(preliminare, definitivo, ese-cutivo) per le quali, come ab-biamo visto, è prevista la ve-rifica di coerenza con lo stu-dio di fattibilità e con il do-cumento preliminare alla pro-gettazione. Poiché questi do-cumenti molto spesso man-cano, o sono superati, o sonoprivi dei necessari riferimentiper le successive fasi di pro-gettazione, è necessario esten-dere anche ad essi un proces-so di controllo che ne garan-tisca il rispetto e l’efficaciaprogrammatica.

FREQUENZAIl numero di procedure di af-fidamento del servizio di ve-rifica è di gran lunga inferioreal numero degli appalti di la-vori per lo stesso periodo. Idati ufficiali relativi numerodegli appalti di importo lavori> 20 milioni di euro indica-

22 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015

Il punto sulla verifica e validazione dei progetti. E qualche questione ancora aperta

SOGGETTI ABILITATI A EFFETTUARE LA VERIFICA AI FINI DELLA VALIDAZIONE

Strutture tecniche interne alla stazione appaltante

organismo di ispezione di tipo B, accre­ditato ai sensi Uni 17020

• soggetti di cui al punto precedente• uffici tecnici della stazione appaltanteove il progetto sia stato redatto da pro­gettisti esterni• uffici tecnici della stazione appaltante,dotati di un sistema interno di controllodella qualità, ove il progetto sia stato re­datto da progettisti interni

• il Rup se non ha svolto le funzioni diprogettista• uffici tecnici della stazione appaltanteanche non dotati di un sistema internodi controllo della qualità

Soggetti esterni

organismi di ispezione di tipo A e di tipoC, accreditati ai sensi Uni 17020

• soggetti di cui al punto precedente• soggetti di cui all’art. 90, co. 1, lett. d),e), f), f­bis), g) e h) del Codice, che di­spongono di un sistema interno di con­trollo di qualità, dimostrato attraverso ilpossesso della certificazione di conformi­tà alla norma Uni En Iso 9001, specificaper le attività di verifica

i soggetti di cui al punto precedente, chesono esentati dal possesso della certifica­zione di qualità

Importo dei lavori

≥ 20 milioni di euro

≥ 1 milione di euro < 20 milioni di euro

< 1 milione di euro per opere puntuali< alla soglia di cui all’art. 28, co. 1, lett. c), del Codice(5.186.000 euro) per opere a rete

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questioni su cui è peraltro giàemersa una forte intesa conil ministro delle Infrastrutturee dei Trasporti Delrio e su cuisi concentrerà il lavoro dellacommissione per introdurremiglioramenti selettivi al testodella delega uscito dal Sena-to”. “È importante, infine, che nelnuovo assetto degli appaltil’Anac svolga sempre più an-che un ruolo in positivo di in-dirizzo e qualificazione deibandi e delle stazioni appal-tanti”, conclude il presidenteRealacci.

N. 7 - Luglio 2015 il GIORNALE dell’INGEGNERE 23

Verifica e validazionedel progetto

nei Lavori Pubblicivano, fino al 2011, una per-centuale di affidamenti pari acirca l’8%. Se questa percen-tuale è certamente aumentatanegli anni successivi, rimaneil fatto che sotto la soglia dei20 milioni (e in particolareper gli affidamenti di importoinferiore a 100mila euro) laverifica è spesso un atto soloformale (controllo dell’esisten-za della documentazione) ocomunque viene svolta senzale necessarie garanzie di in-dipendenza. Lo testimonia ilfatto che per l’iscrizione aglialbi istituiti da pubbliche am-ministrazioni per la specificaattività raramente sono richie-sti i requisiti previsti dall’art.48 del Dpr 207/2010, in par-ticolare il possesso della cer-tificazione Iso 9001 secondoil Regolamento RT21 di Ac-credia.

TEMPISTICHEMolto spesso nelle proceduredi gara per l’affidamento delservizio di verifica sono pre-visti tempi di svolgimento de-cisamente inadeguati in rela-zione all’importo e alla naturadelle opere, nonché al numerodegli elaborati (ad esempio 20giorni per la verifica di un pro-getto ospedaliero da 115 mi-lioni). Inoltre è frequente il ca-so di procedure effettuate colmetodo dell’offerta economi-camente più vantaggiosa incui anche l’elemento “riduzio-ne del tempo” è premiato nelpunteggio. Tutto ciò a scapitoproprio della affidabilità delservizio offerto. Ciò è spessodovuto alla compressione del-le tempistiche nella fase finaledell’iter progettuale - per mo-tivazioni legate al finanzia-mento dell’opera o di oppor-tunità politica - e può essereevitato prevedendo con il do-vuto anticipo l’affidamento delservizio di verifica.

REQUISITIIl requisito tecnico per la par-tecipazione alle gare per laverifica dei progetti è costi-tuito ai sensi dell’art. 50, com-ma1,b) dall’aver realizzato dueservizi di verifica di progettianaloghi (di importo lavoripari al 50%) con riferimentoalle classi e categorie della leg-ge 143/1949. L’eccessivo zeloporta spesso alla moltiplica-zione dei requisiti richiesti,con riferimento al vigenteDm 143/2013, tabella Z1, an-che per destinazioni funzio-nali che hanno un peso tra-scurabile nell’economia del la-voro. Ciò comporta il rischiodi una restrizione forzata dellaconcorrenza e una “caccia alrequisito” che alimenta sia ilfenomeno degli eccessivi ri-bassi, sia il ricorso all’avvali-mento. In merito si ritiene chiarifica-trice la citata DeterminazioneANAC n. 4 del 25/02/2015in cui si precisa che “le attivitàsvolte per opere analoghe aquelle oggetto dei servizi daaffidare (non necessariamentedi identica destinazione fun-zionale) sono da ritenersi ido-nee a comprovare i requisitiquando il grado di comples-sità sia almeno pari a quellodei servizi da affidare”. Questocriterio, peraltro espresso giànell’art. 8 del Dm 143/2013,è applicabile alle categorie“edilizia”, “strutture” e “viabi-lità”, mentre non è estensibile“ad ulteriori categorie (“im-pianti”, “idraulica”, ecc.), inquanto nell’ambito della me-desima categoria convivonodestinazioni funzionali carat-terizzate da diverse specifici-

tà”. Ci si chiede inoltre se nonsia addirittura la categoriaprevalente a dover fare da ri-ferimento unico in quanto, adesempio, non è certo un’areaa parcheggio che può influiresulla capacità o meno di ve-rificare il progetto di un com-plesso ospedaliero.

TARIFFESe il calcolo del compensoper l’attività di verifica risulta,secondo il recente Dm143/2013, semplice e univocoper ogni fase progettuale, al-trettanto non può dirsi dei cri-teri che le stazioni appaltantisovente adottano quando,con riferimento all’art. 1, com-ma 4, ricorrono al confrontocon il previgente Dm4/4/2001, tabella B6, per ladeterminazione del minoreimporto da porre a base digara. Infatti i contenuti delleverifiche secondo la previgen-te norma (artt. 46 e 47 delDpr 554/1999) erano ben di-versi da quelli attuali e il cal-colo del compenso era riferitoalla verifica di un’unica fasefinalizzata alla validazione,cioè quella precedente il ban-do di gara. Riprova ne è cheil corrispettivo veniva calco-lato applicando due coeffi-cienti (0,25*0,30) all’importocomplessivo determinato per“progettazione + direzione la-vori” e che il corrispettivo cosìcalcolato è, in generale, dellostesso ordine di grandezza diquello determinato per la sin-gola fase (definitivo per ap-palto integrato o esecutivo)con la normativa attuale. Pertanto appare inadeguata elesiva della concorrenza, oltreche pregiudizievole per il cor-retto svolgimento del servizio,l’applicazione di ulteriori co-efficienti riduttivi, arbitraria-mente attinti dalla tabella Bdel Dm 4/4/2001, per la de-terminazione del compensoda porre a base di gara per laverifica di ogni singola faseprogettuale.

CONCLUSIONISe l’attività di verifica nei pri-mi anni 2000 ha avuto biso-gno di un’inevitabile fase dirodaggio per affinarne i con-tenuti e le modalità, ora èpossibile affermare che nelprocesso di progettazione eappalto delle opere pubblichequesto servizio ha assunto unruolo primario, riconosciutosia dalle stazioni appaltantiper la evidente positiva rica-duta sulla esecuzione (bastipensare, ad esempio, che il Dl70/2011 prevede che nonpossano essere oggetto di ri-serva gli aspetti progettualiche sono stati oggetto di ve-rifica), sia dai progettisti chericavano un beneficio imme-diato dal controllo del propriolavoro da parte di un soggettoterzo, riducendo così l’alea dierrori dovuti prevalentementealla compressione dei tempinelle spesso frenetiche fasi cheprecedono la gara d’appaltodei lavori. Infine si auspica che anchecon il contributo delle asso-ciazioni degli organismi diispezione (Conforma, Asco-teco) e approfittando dellaprossima revisione del Codicedegli Appalti, possano trovaresoluzione quegli aspetti che,come abbiamo visto, neces-sitano di ulteriore affinamentonormativo ai fini di una mag-giore efficacia del servizio, nelprincipale interesse della pub-blica amministrazione.

*ICMQ S.p.a.

“Un’audizione impor-tante, quella delpresidente dell’Au-

torità nazionale anticorruzio-ne Raffaele Cantone a metàluglio in VIII commissioneAmbiente della Camera suconcessioni e riforma degliappalti. Nel conferire la delegae seguire la sua attuazione lacommissione Ambiente pro-segue in un lavoro avviatoda tempo, anche nel con-fronto con l’Anac, e in coe-renza con i temi e le proble-matiche emersi durante l’esa-me di diversi provvedimen-ti nell’ultimo anno”. Lo affer-ma Ermete Realacci, presi-dente della commissione Am-biente di Montecitorio.“Pensiamo ad esempio al casodelle concessioni autostradalie dello Sblocca Italia. Lacommissione da me presie-duta - prosegue Realacci - in-tende rafforzare il passaggioparlamentare del ddl delegaper controllare che su sem-plificazione normativa, tra-sparenza, certezza dei tempie dei costi delle opere e nuoviindirizzi si vada nella dire-zione indicata dalle Camere.Aggiungiamo anche la neces-sità di tornare al vero projectfinancing, alla centralità e qua-lità della progettazione, diprevedere una stretta su de-roghe e varianti in corsod’opera, di superare la praticadel massimo ribasso e più ingenerale le norme fallimentaridella Legge Obiettivo” Con Cantone, spiega Realac-ci, c’è piena sintonia “anchesul fatto che il nuovo CodiceAppalti sostituisca e abroghiesplicitamente tutte le nor-mative esistenti a partire dalla stessa Legge Obiettivo. Tutte

L'opinione del presidente della Commissione Ambiente della Camera

Realacci: “Appalti, con Cantone piena sintonia.Puntiamo su trasparenza e certezza dei tempi”

"Quella del general contractor è unadelle tipologie contrattuali più pro­blematiche che ci siano" e quindi "lamia proposta è quella di prevedereun divieto assoluto di una ogni formadi variante". Lo ha detto il presidentedell'Autorità nazionale anticorruzio­ne, Raffaele Cantone, ascoltato dallaCommissione Ambiente della Came­ra nell'ambito dell'esame del disegnodi legge delega sulla riforma di ap­palti e concessioni, già approvata alSenato. "L'ultimo esempio è quellodella Metro C di Roma, che evidenziain modo clamoroso come questo isti­tuto sia stato utilizzato ben oltrequello che era la funzione", ha aggiunto Cantone, evidenziando che impedire le varianti "sarebbeun modo di moralizzare il settore: l'azienda si assume il rischio di impresa ma se, per esempio,capisce che scavando ci sono sicuri rischi di trovare siti storici non si avventura". Questo "sarebbeun modo di utilizzare il general contractor senza buttarlo ed eviterebbe uno dei paradossi che li hacaratterizzati ormai tutti, perchè nella nostra esperienza di vigilanza non c'è un general contractor,quantomeno per i grandi lavori, in cui non ci sia stata una quantità enorme di varianti", ha conclusoil presidente dell'Anac.

IL CASO

Cantone: “Prevedere un divieto assolutoPer le varianti del general contractor”

Raffaele CantoneErmete Realacci

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24 il GIORNALE dell’INGEGNERE N. 7 - Luglio 2015