Aborto de biase viviana 3a

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ABORTO Viviana De Biase III A

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de biase viviana 3a

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ABORTO

Viviana De Biase III A

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In passato l’atteggiamento nei confronti dell’aborto rivelava in realtà la presenza di una doppia morale: considerato immorale e

condannato dalla legge, veniva però largamente praticato in modo clandestino. A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso

si cominciò a parlare apertamente della legittimità dell’aborto, fino a giungere, in molti paesi, alla sua legalizzazione. Ma le discussioni relative alla sua liceità sono

ancora oggi più che mai vive.

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Discutere di aborto significa porre la questione fondamentale dell’inizio della vita umana. L’embrione,

paro­la greca che significa “crescere dentro” è un essere umano? In quale momento lo diventa?Comprendere quando inizia la vita dell’embrione,

tuttavia, non esaurisce la questione dell’inizio della vita umana, perché alcune prospettive scientifiche

individuano l’inizio della vita con la possibilità di considerare l’embrione come una persona umana. Dunque il problema etico si pone non solo intorno

all’inizio della vita, ma anche intorno al concetto di persona: non è sufficiente sapere quando inizia la vita dell’embrione, ma piuttosto quando l’embrione diventa una persona Va da sé che la scienza non può

stabilire se e quando la vita o la persona possono essere definite tali; questo sarà il compito dell’etica, della psicologia e del diritto. Al di là o al di qua di queste condizioni si porrà la possibilità o meno di praticare l’aborto, che sarà o meno in­terruzione della vita (o

dell’esistenza di una persona)

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Molti scienziati concordano nell’individuare l’inizio dell’esistenza

umana intorno al 14°-16° giorno, quando, con la formazione dell’asse cranico, l’embrione diventa un’entità

distinta.

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I diversi punti di vista:

1. non esiste un momento in cui la vita ha inizio, i gameti sono vivi come qualunque altro organismo;

2. con la fecondazione, quando i patrimoni genetici dei due genitori si fondono;

3. dopo 14 giorni; si definisce fase pre-embrionale il periodo precedente, perché fino a che non si impianta nell’utero, non si sa che

cosa ne sarà dell’embrione, se per esempio darà vita a due o più gemelli;

4. dopo 27 settimane, col manifestarsi dell’attività cerebrale;

5. dopo 25 settimane, quando il feto può vivere separato dalla madre;

6. al momento della nascita, quando subentra la capacità di riconoscere il sé dal non sé.

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Problemi eticiLa discussione sulla definizione di persona è

fondamentale per decidere della liceità dell’aborto. Il termine persona ci fa pensare a una qualità la cui presenza differenzia l’uomo

dagli altri esseri viventi. Perché un uomo è una persona mentre una pianta o un animale no? La

risposta è che nell’uomo alle funzioni vegetative e sensitive, si a­giungono quelle intellettive,

cioè la razionalità.

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Si possono distinguere due concezioni di

persona:

1. la concezione funzionalista, secondo la quale una persona esiste solo se manifesta certe qualità o funzioni, come il pensiero e l’autocoscienza, che possiamo chiamare razionalità o anima. In questo caso l’embrione, almeno fino a gravidanza avanzata, non è una persona. La concezione funzionalista

è alla base della posizione, condivisa da molti laici, che considera il processo riproduttivo come un progetto che si realizza per gradi

finalizzato al la creazione di un individuo. A ogni tappa troviamo un organismo con nuove caratteristiche. Solo quando si sviluppano le

strutture cerebrali (4-6 mesi) e appaiono nuove funzioni come sensibilità e capacità di movimento, il feto diventa una persona, non prima;

2. la concezione sostanzialista (o personalismo ontologico), secondo la quale una persona è tale anche se non esercita queste funzioni. Lo è

per “natura”, perché l’anima o la razionalità sono presenti nella sua sostanza anche quando non si manifestano. Dunque anche l’embrione è una

persona

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La prospettiva adottata dal pensiero cristiano è quella sostanzialista: al momento del concepimento si forma un organismo umano che è composto di

anima e corpo, cioè una persona.Alcuni teologi sostengono inoltre che l’embrione va rispettato come una persona e non perché è una persona. A queste riflessioni va aggiunta un’altra considerazione che potremmo definire di carattere “giuridico” (nel senso che riguarda i diritti di chi

ancora non è nato): l’aborto viene praticato in base a una decisione presa sul feto da altri. La madre, il padre, entrambe i genitori, le famiglie, ecc. La

vita del feto, in questo senso, dipende dalla volontà altrui. L’aborto solleva così un altro problema, che è quello della decisione volontaria di un individuo

rispetto al feto.

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Posizione delle diverse

religioni

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E’ una colpa grave, poiché il feto è considerato una persona

dotata di coscienza.

E’messo solo quello terapeutico

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Nel buddhismo l’aborto è condannato come un omicidio. Per i buddhisti tibetani, chi

abortisce è destinato a rinascere 500 volte come un feto che verrà a sua volta abortito. L’unico caso in cui è consentito abortire è

quando sono in pericolo la vita della madre e del bambino. Nel caso la nascita del figlio

comportasse la morte della madre, la decisione di partorire garantirà alla madre

una reincarnazione felice.

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L’aborto è proibito e condannato come colpa grave nei confronti dello spirito del nascituro, lo

T’ai-shen.

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In generale l’islam scoraggia l’aborto, perché avere molti figli è un obbligo

morale. È tuttavia consentito quando è in grave pericolo la salute della madre e quando una donna è stata stuprata ed esistono gravi danni psicologici e fisici. Può essere praticato entro 120 giorni dal concepimento, perché secondo il è

quello il momento in cui l’embrione riceve l’anima. Prima quindi non è da

considerarsi una persona.

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La legge ebraica, Halacha, permette l’aborto solo se esiste una diretta

minaccia alla vita della madre sia nel portare a termine la gravidanza sia nel momento del parto. In questo caso il figlio è considerato come un rodef, cioè come colui che attenta alla vita della madre. Va comunque praticato

entro le prime settimane di gravidanza, poiché fino al 40° giorno

l’embrione non è una persona. Dopo è il rabbino che, valutata la gravità della situazione, può autorizzare l’aborto.

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La Chiesa ortodossa condanna l’aborto come peccato mortale e lo ammette solo nel caso sia in pericolo la vita della madre. Le altre

Chiese protestanti invece, pur non favoren­dolo, ammettono l’aborto. La religione cattolica si riallaccia al quinto

comandamento ebraico di Esodo 29,13 “Non uccidere” e rifiuta l’aborto volonta­rio sia come fine che come mezzo.

L’essere umano in­fatti è persona fin dal suo concepimento e va rispettato e pro­tetto in modo assoluto nella sua integrità.

“La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momen­to del concepimento. Dal primo istante del­la sua

esistenza, l’essere umano deve ve­dersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere in­nocente alla vita” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione

Donum Vitae, I, 1). Secondo la Chiesa cattolica la questione dell’origine della vita

umana non appartiene alla biologia, ma va com­presa nel misterioso disegno che Dio ha per ogni sua creatura e che comincia con il

dono della la vita.