ABCEconomics NEWS nr.2 - January 2016

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The World of ABC Economics – Monthly News Bulletin from abceconomics.com – No. 2 – January 2016 Page11 Le materie prime bruciano i guadagni FEDERICO IZZI – Ci lasciamo alle spalle un anno finanziario tra i più volatili degli ultimi 20 anni che solo grazie ad uno scatto finale nell’ultimo trimestre riesce a far recuperare le forti perdite registrate sui listini azionari la scorsa estate. Peccato però, per l’ultimo mese di dicembre che segna la peggiore chiusura degli ultimi 13 anni (S&P500 -1,7% ; EUROSTOXX -5,9%), limando i forti rialzi di ottobre e novembre. I listini azionari europei segnano un percorso simile al 2014, caratterizzato da un primo semestre da record con rialzi a doppia cifra ed un secondo semestre in rosso che erode parte dei rialzi culminati ad inizio estate. Nonostante il serio sbandamento di queste ultime settimane la nostra Piazza Affari riesce a chiudere sul gradino più alto del podio europeo con una performance annuale del +15,8% e raggiunge il terzo posto mondiale seguito dal Micex (Russia) e Merval (Argentina). Preoccupa, invece, la chiusura annuale negativa degli indici azionari statunitensi Dow Jones (-2,23%) e S&P500 (-0,7%) dopo una striscia positiva di 6 anni, con quest’ultimo che riesce a segnare un rendimento positivo solamente grazie agli utili dei dividendi societari (+2,05%). E’ ufficialmente iniziata la crisi del settimo anno, come già avvertivo, nel precedente articolo dello scorso 7 dicembre (Riusciremo a superare la crisi del settimo anno?), ma per ulteriori approfondimenti avremo sicuramente occasione nei prossimi mesi. In queste righe preferisco concentrami sulla difficoltà riscontrate nel corso degli ultimi 12 mesi dagli investitori di lungo periodo, con le materie prime che chiudono con forti perdite (-23,4%) per quinto anno consecutivo, così come mai avvenuto negli ultimi 30 anni (vedi colonna CRB della tabella). Prendo spunto dai consigli che i vari gestori di fondi in questi ultimi anni raccomandano agli investitori esortandoli a diversificare il proprio capitale investito. Ho pertanto ipotizzato un ‘Portafoglio a Stelle e Strisce’ distribuendo così un ipotetico capitale: 50% in azioni del paniere S&P500; 10% in obbligazioni statunitensi decennali (bond); 10% in commodities (materie prime); 15% di liquidità. Con rendimenti piatti su bond e liquidità ho preferito dare maggior peso (50%) all’esposizione in azioni che grazie alle politiche monetarie della FED dal 2009 ha permesso all’S&P500 di chiudere con rendimenti a doppia cifra, tranne nel 2011. Nonostante questa esposizione ‘aggressiva’, il portafoglio chiude con una perdita che anche se limitata (-0,55%) indica come il 2015 sia stato un anno difficile per gli investitori a lungo termine. Nonostante il limitato peso (10%) sul portafoglio virtuale, il forte ribasso delle materie prime annulla i rendimenti positivi degli altri asset, mentre escludendo la colonna CRB dal totale avrei ricavato un ritorno totale positivo (+2,05%) per il settimo anno consecutivo.

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Le materie prime bruciano i guadagni

FEDERICO IZZI – Ci lasciamo alle spalle un anno finanziario tra i più volatili degli ultimi 20 anni che solo grazie ad uno scatto finale nell’ultimo trimestre riesce a far recuperare le forti perdite registrate sui listini azionari la scorsa estate. Peccato però, per l’ultimo mese di dicembre che segna la peggiore chiusura degli ultimi 13 anni (S&P500 -1,7% ; EUROSTOXX -5,9%), limando i forti rialzi di ottobre e novembre.

I listini azionari europei segnano un percorso simile al 2014, caratterizzato da un primo semestre da record con rialzi a doppia cifra ed un secondo semestre in rosso che erode parte dei rialzi culminati ad inizio estate. Nonostante il serio sbandamento di queste ultime settimane la nostra Piazza Affari riesce a chiudere sul gradino più alto del podio europeo con una performance annuale del +15,8% e raggiunge il terzo posto mondiale seguito dal Micex (Russia) e Merval (Argentina). Preoccupa, invece, la chiusura annuale negativa degli indici azionari statunitensi Dow Jones (-2,23%) e S&P500 (-0,7%) dopo una striscia positiva di 6 anni, con quest’ultimo che riesce a segnare un rendimento positivo solamente grazie agli utili dei dividendi societari (+2,05%). E’ ufficialmente iniziata la crisi del settimo anno, come già avvertivo, nel precedente articolo dello scorso 7 dicembre (Riusciremo a superare la crisi del settimo anno?), ma per ulteriori approfondimenti avremo sicuramente occasione nei prossimi mesi.

In queste righe preferisco concentrami sulla difficoltà riscontrate nel corso degli ultimi 12 mesi dagli investitori di lungo periodo, con le materie prime che chiudono con forti perdite (-23,4%) per quinto anno consecutivo, così come mai avvenuto negli ultimi 30 anni (vedi colonna CRB della tabella).

Prendo spunto dai consigli che i vari gestori di fondi in questi ultimi anni raccomandano agli investitori esortandoli a diversificare il proprio capitale investito. Ho pertanto ipotizzato un ‘Portafoglio a Stelle e Strisce’ distribuendo così un ipotetico capitale: 50% in azioni del paniere S&P500; 10% in obbligazioni statunitensi decennali (bond); 10% in commodities (materie prime); 15% di liquidità. Con rendimenti piatti su bond e liquidità ho preferito dare maggior peso (50%) all’esposizione in azioni che grazie alle politiche monetarie della FED dal 2009 ha permesso all’S&P500 di chiudere con rendimenti a doppia cifra, tranne nel 2011. Nonostante questa esposizione ‘aggressiva’, il portafoglio chiude con una perdita che anche se limitata (-0,55%) indica come il 2015 sia stato un anno difficile per gli investitori a lungo termine. Nonostante il limitato peso (10%) sul portafoglio virtuale, il forte ribasso delle materie prime annulla i rendimenti positivi degli altri asset, mentre escludendo la colonna CRB dal totale avrei ricavato un ritorno totale positivo (+2,05%) per il settimo anno consecutivo.

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Il mago di Omaha, Warren Buffett, considerato il più grande investitore di sempre per il gran fiuto negli investimenti finanziari, nell’ultimo anno classificato dalla rivista Forbes il terzo uomo più ricco del mondo, consiglia di limitare gli strumenti sui quali diversificare il capitale per non incorrere in scelte confuse. Nonostante la sua indiscussa bravura da oltre mezzo secolo, da molti spesso definita ars divinatoria, la navigazione tra le turbolenze degli ultimi mesi non è stata facile neanche per lui che chiude negativamente il 2015. Il noto titolo Berkshire Hathaway soffre della debolezza delle materie prime archiviando l’anno con una perdita dell’11%, il peggiore dal 2009 e l’undicesima peggior performance degli ultimi decenni. Nonostante l’alta volatilità, l’S&P500 chiude invariato l’anno solare (-0,7%) con oscillazioni attorno alla parità da inizio novembre e chiudendo al ribasso il mese di dicembre per il secondo anno consecutivo. Sarà perciò importante seguire il comportamento degli investitori in queste prime settimane di gennaio che non sembra iniziare sotto i migliori auspici. Considerando che dal 1900 solamente il 15% delle volte si sono registrate chiusure annuali vicine alla parità, seguite poi da forti escursioni al rialzo o al ribasso l’anno seguente, sarebbe meglio allacciare le cinture iniziando a masticare chewing gum per un viaggio lungo 12 mesi probabilmente pieno di turbolenze.

Image sourced from quandl.com