A tutto campo La storia e le orme di Don Bosco · Molti di loro sono dei digital natives che...

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2 GENNAIO-FEBBRAIO 2012 La storia e le orme di Don Bosco C ari lettori, il 16 agosto 2015 festeggeremo i 200 anni della nascita di Don Bosco. Il triennio che ci separa dall’evento ci aiu- terà a conoscere meglio le vicende della sua vita, e attraverso queste apprezzar- lo ancor più come educatore, pastore, fondatore, guida, legislatore. Si tratta di una conoscenza che conduce all’amore e all’imitazione. Non a caso, per il 2012 appena iniziato, ho scelto questo come tema della “Strenna” annuale. L’importanza storica di Don Bosco è da rintracciare, oltre che nelle “opere” e in alcuni elementi pedagogici relativamente originali, soprattutto nella sua percezio- ne concreta e affettiva della portata uni- versale, teologica e sociale del problema della gioventù “abbandonata”, e nella sua grande capacità di comunicarla a colla- boratori, benefattori e ammiratori. Siamo noi oggi fedeli discepoli di Don Bosco? Viviamo ancora la tensione che egli ha vissuto fra ideale e realizzazione, fra in- tuizione e sua incarnazione nel tessuto sociale in cui si trovava ad operare? Es- sere fedeli a Don Bosco e alla sua mis- sione significa coltivare in noi un amore costante e forte nei confronti dei giovani, specialmente i più poveri. In particolare, riferendoci ai giovani di oggi, cerchiamo di comprendere il loro nuovo modo di essere. Molti di loro sono dei digital natives che attraverso le nuove tecnologie cercano esperienze di mobili- tazione sociale, possibilità di sviluppo in- tellettuale, elementi di progresso econo- mico, forme di comunicazione istantanea, opportunità di protagonismo… Anche in questo campo vogliamo condividere la loro vita ed i loro interessi. Animati dallo spirito creativo di Don Bosco, noi edu- catori, ci facciamo vicini come digital im- migrates, cercando di aiutarli a superare il gap generazionale con i loro genitori o il mondo degli adulti. L’importanza storica di Don Bosco a quasi duecento anni dalla nascita. Come essergli fedeli discepoli oggi. Come vivere ancora la tensione che egli ha vissuto tra intuizione e incarnazione nel tessuto sociale in cui operava? Essere fedeli a Don Bosco e alla sua missione significa coltivare un amore costante e forte nei con- fronti dei giovani, specialmente i più poveri. Qui il Rettor Maggiore in mezzo ad un gruppo di ragazzi. Foto Archivio ADMA A tutto campo foto Mario Notario

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2 GENNAIO-FEBBRAIO 2012

La storia e le orme di Don Bosco

Cari lettori,il 16 agosto 2015 festeggeremo i

200 anni della nascita di Don Bosco. Il triennio che ci separa dall’evento ci aiu-terà a conoscere meglio le vicende della sua vita, e attraverso queste apprezzar-lo ancor più come educatore, pastore, fondatore, guida, legislatore. Si tratta di una conoscenza che conduce all’amore e all’imitazione. Non a caso, per il 2012 appena iniziato, ho scelto questo come tema della “Strenna” annuale.

L’importanza storica di Don Bosco è da rintracciare, oltre che nelle “opere” e in alcuni elementi pedagogici relativamente originali, soprattutto nella sua percezio-ne concreta e affettiva della portata uni-versale, teologica e sociale del problema della gioventù “abbandonata”, e nella sua grande capacità di comunicarla a colla-boratori, benefattori e ammiratori. Siamo noi oggi fedeli discepoli di Don Bosco? Viviamo ancora la tensione che egli ha vissuto fra ideale e realizzazione, fra in-tuizione e sua incarnazione nel tessuto sociale in cui si trovava ad operare? Es-sere fedeli a Don Bosco e alla sua mis-sione signifi ca coltivare in noi un amore costante e forte nei confronti dei giovani, specialmente i più poveri.In particolare, riferendoci ai giovani di oggi, cerchiamo di comprendere il loro nuovo modo di essere. Molti di loro sono dei digital natives che attraverso le nuove tecnologie cercano esperienze di mobili-tazione sociale, possibilità di sviluppo in-tellettuale, elementi di progresso econo-mico, forme di comunicazione istantanea, opportunità di protagonismo… Anche in questo campo vogliamo condividere la loro vita ed i loro interessi. Animati dallo spirito creativo di Don Bosco, noi edu-catori, ci facciamo vicini come digital im-migrates, cercando di aiutarli a superare il gap generazionale con i loro genitori o il mondo degli adulti.

L’importanza storica di Don Bosco a quasi duecento anni dalla nascita. Come essergli fedeli discepoli oggi. Come vivere ancora la tensione che egli ha vissuto tra intuizione e incarnazione nel tessuto sociale in cui operava?

Essere fedeli a Don Bosco e alla sua missione signifi ca coltivare un amore costante e forte nei con-fronti dei giovani, specialmente i più poveri.Qui il Rettor Maggiore in mezzo ad un gruppo di ragazzi.Foto Archivio ADMA

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tiere nella regione dove lavoriamo, nel paese in cui viviamo? Abbiamo orec-chi per ascoltare il grido dei giovani di oggi? Quali sono le nuove frontiere in cui oggi dobbiamo impegnarci? Ascol-tiamo il grido dei giovani e offriamo ri-sposte ai bisogni più urgenti e più pro-fondi, ai bisogni più concreti e a quelli spirituali.

Dalla sua vicenda personale noi possia-mo conoscere le risposte di Don Bosco di fronte ai bisogni dei giovani. Certo le diffi coltà non mancano: l’indifferen-tismo, il relativismo etico, il consumi-smo che distrugge il valore di cose ed esperienze, le false ideologie. Dio ci sta chiamando e Don Bosco ci incoraggia ad essere Buoni Pastori, ad immagine del Buon Pastore, perché i giovani pos-sano ancora trovare Padri, Madri, Ami-ci; possano trovare soprattutto Vita. Di più, la Vera Vita, la vita in abbondanza offerta da Gesù!

Le Memorie dell’Oratorio di San France-sco, scritte da Don Bosco per richiesta esplicita del Papa Pio IX, sono un punto di riferimento imprescindibile per co-noscere il suo cammino spirituale e pa-storale. Sono state scritte anche perché assumendo le motivazioni e le scelte di Don Bosco, ognuno di noi e ogni gruppo della Famiglia Salesiana potes-simo fare lo stesso cammino spirituale e apostolico. Esse sono state defi nite “memorie di futuro”. Perciò quest’an-no impegniamoci a conoscere questo testo, a comunicarne i contenuti, a dif-fonderlo, soprattutto a metterlo nelle mani dei giovani: esso diventerà un li-bro ispiratore anche per le loro scelte vocazionali.

Don Pascual Chávez Villanueva, Rettor Maggiore

Affresco di Cristo Buon Pastore, Cappella delle Reliquie - Basilica di Maria Ausiliatrice.foto Mario Notario

A partire dalla conoscenza della storia di Don Bosco, dunque, i punti di riferimento e gli impegni della Strenna del 2012 sono i seguenti.

La carità pastorale caratterizza tutta la storia di Don Bosco ed è l’anima del-le sue molteplici opere. Da qui, il suo voto apostolico: «Ho promesso a Dio che sino all’ultimo respiro della mia vita sarà per i miei giovani poveri». Questo è il nostro marchio e la nostra credibilità presso i giovani!

Nella storia di Don Bosco conoscia-mo le tante fatiche, rinunce, privazio-ni, sofferenze, i numerosi sacrifi ci che egli ha fatto. Attraverso i bisogni e le richieste dei giovani, Dio sta chiedendo a ogni membro della Famiglia Salesiana di sacrifi care se stesso per loro. Perdere qualcosa, o meglio, perdere tutto per arricchire la vita dei nostri giovani è il sostegno della nostra dedizione e del nostro impegno.

Nel verbale di fondazione della Congre-gazione Salesiana e soprattutto nello sviluppo storico della molteplice opera di Don Bosco, possiamo conoscere le fi nalità della Famiglia Salesiana, che a poco a poco si andavano delineando. Noi siamo chiamati ad essere aposto-li dei giovani, degli ambienti popola-ri, delle zone più povere e missiona-rie. Oggi più che mai ci impegniamo a comprendere e assumere criticamente la cultura mediatica e ci serviamo dei mezzi di comunicazione sociale, in par-ticolare delle nuove tecnologie. In que-sto modo noi possiamo dilatare sem-pre di più il grande cuore di Don Bosco, che avrebbe voluto raggiungere e ser-vire i giovani in tutto il mondo.

Come Don Bosco, oggi Dio ci attende nei giovani! Attraverso la conoscenza della sua storia, dobbiamo ascoltare gli interrogativi di Don Bosco rivolti a noi. Cosa possiamo fare di più per i giova-ni poveri? Quali sono le nuove fron-