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Istituto Comprensivo Statale “F.lli Bandiera” Giornalino 2015 20 a Edizione Giornalino a diffusione interna a cura della Scuola Secondaria di 1° grado “G. Marconi” di San Giovanni in Fiore

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Istituto Comprensivo Statale “F.lli Bandiera”

Giornalino 2015

La Scuola siamo noi20a Edizione

Giornalino a diffusione interna a cura della Scuola Secondaria di 1° grado

“G. Marconi” di San Giovanni in Fiore

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Istituto Comprensivo Statale “F.lli Bandiera”Giornalino a diffusione interna a cura della Scuola Secondaria

di 1° grado “G. Marconi” di San Giovanni in Fiore

Si ringrazia il Dirigente Scolastico Dott. Riccardo Succurro, i docenti ed il personale ATA, tutti gli alunni e quanti hanno contribuito alla realizzazione del giornalino.

Per la componente Docenti:Vincenzo GranatoAmalia GranataFilomena Loria

Per la componente Discenti:I ragazzi delle varie classi

della scuola media “Marconi”

Il Comitato di Redazione

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ne. L’itinerario scolastico dai tre ai quattordici anni, pur abbracciando tre tipologie di scuola caratterizzate ciascu-na da una specifica identità educativa e professionale, è progressivo e continuo. Negli anni dell’infanzia la scuola accoglie, promuove ed arricchisce l’esperienza vissuta dai bambini in una prospettiva evolutiva. Nella scuola del pri-mo ciclo la progettazione didattica è finalizzata a guidare i ragazzi lungo percorsi di conoscenza progressivamen-te orientati alle discipline e alla ricerca delle connessioni tra i diversi saperi. La proposta culturale e pedagogica delle Indicazioni Nazionali è fortemente correlata, quindi, al nuovo assetto organizzativo: il curricolo è finalizzato alla maturazione delle competenze previste nel profilo dello studente al termine del primo ciclo. Nella scuola secondaria di primo grado “G. Marconi” lavora un gruppo docente stabile, motivato, con uno spiccato senso di re-sponsabilità e con elevate competenze culturali, psicolo-giche e didattiche; i collaboratori scolastici sono attenti e disponibili; l’ufficio di segreteria preparato, aggiornato ed al servizio della comunità scolastica. La “Marconi” è una scuola ad indirizzo musicale che, con la pratica degli stru-menti, educa gli alunni alla interpretazione di brani delle opere d’arte del patrimonio musicale mondiale. La scuola ha utilizzato i finanziamenti previsti dal Fondo Sociale Eu-

Il saluto del Dirigente Scolasticodi di Giuseppe Riccardo Succurro

Il Dirigente ScolasticoDott. Giuseppe Riccardo Succurro

Viaggio di Istruzione a Lecce delle 3e classi

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Il giornalino “La Scuola Siamo Noi” della Scuola

Secondaria di primo grado “Guglielmo Marconi”, ri-prende la pubblicazione dopo una importante novità che ha caratte-rizzato l’ultimo periodo scolastico: l’istituzione del Comprensivo Statale “Fratelli Bandiera” formato dalla scuola media Mar-coni, dalla scuola dell’in-fanzia Ariella e A. Doria e dalla scuola primaria F.lli Bandiera e San Francesco. La generalizzazione degli istituti comprensivi, come affermano le Indicazio-ni Nazionali per la Scuola dell’Infanzia e del Primo Ci-clo, consente la progetta-

zione di un unico curricolo verticale e facilita il raccordo con il secondo ciclo del sistema di istruzione e formazio-

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ropeo “Competenze per lo sviluppo” e dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale “Ambienti per l’apprendimento”. È una eccellenza scolastica: molti alunni si sono classificati ai primi posti regionali e nazionali nei concorsi musicali, nelle manifestazioni sportive, nei premi letterari e di al-tre discipline. L’edificio è stato recentemente ristruttu-rato ed è collocato nel centro storico. Dalle finestre di tutte le aule si ammira l’Abbazia Florense, un unicum nel panorama dell’architettura medievale europea e cuore degli Studi Internazionali su Gioacchino da Fiore1. È un luo-go di storia, arte e cultura che coinvolge tutta la scuola mediante la realizzazione di progetti, attività e studi. Il giornalino è espressione di una scuola attiva e di alunni che sanno scrutare le tematiche del mondo di oggi. Al team redazionale i ringraziamenti per averci consentito questo viaggio attraverso la sensibilità, le ansie e le spe-ranze degli adolescenti.

1 Il Dirigente Scolastico del nostro Istituto, Dott. Giuseppe Riccardo Succurro, è il Presidente del “Centro Internazionale di Studi Gioachimiti” (N. d. R.).

Milano, Italia: Expo 2015

I nostri lettori note-ranno con una punta

di stupore l’assenza di articoli su un avveni-mento molto attuale e rilevante: l’Esposizione Universale 2015 che si svolgerà a Milano a partire dal 1° maggio. Ciò non è dovuto ad una dimenticanza della Redazione del giornalino, né, tantomeno, ad una errata valutazione dell’importanza dell’avvenimento, soprattutto se si conside-ra l’importanza del tema portante di Expo 2015: “Nutrire il Pianeta, Energia della vita”, un'occasione per riflettere sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo. Infatti, se da una parte c’è ancora chi soffre la fame, quasi 900 milioni di persone denutrite, dall’altra c’è chi muore per disturbi di salute legati a un’alimentazione scor-retta e troppo cibo. Inoltre, ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate. D’altronde, l’importan-za della manifestazione è nota, basta ricordare le splendide meraviglie che è riuscita ad offrire al mondo negli anni. Ad esempio, all’Expo 1889 dobbiamo una delle meraviglie ar-chitettoniche europee, la “Torre Eiffel”, che, com’è noto, ter-minata la manifestazione, avrebbe dovuto essere smontata; ebbene, è diventata meta di milioni di turisti ammirati pro-venienti da tutto il mondo. La mancanza di articoli su questa importante manifestazione che coinvolge tutto il Pianeta, si spiega con i tempi di realizzazione del nostro giornalino: ad ottobre 2014, quando il Progetto Giornalino ha preso avvio, con l’Expo ancora lontano nel tempo, non sarebbe sta-to facile coinvolgere emotivamente i nostri ragazzi affinché proponessero delle adeguate riflessioni sull’argomento. Na-turalmente, il tema sarà ampiamente presente nell’edizione 2016 della nostra testata. La Redazione.

Premiazioni all’interno dell’Abbazia Florense

Viaggio di Istruzione a Gallipoli delle 3e classi

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di Vincenzo Granato

L’Editoriale

Dopo una pausa durata tre anni (l’ultimo numero è datato 2011) riprendiamo la pubblicazione del nostro, caro Giornalino Scolastico. Un giornalino con una

storia ventennale alle spalle. Un giornalino che ha scandito la storia della nostra scuola, anno per anno. Che ha riferito i fatti del mondo attraverso la voce di intere generazioni di alunni. Che ha raccontato le emozioni di coloro che han-no redatto articoli o scritto poesie. Che ha ingegnato le menti di quanti hanno realizzato giochi enigmistici vari. Che ha contribuito ad una equilibrata crescita della personalità e dello spirito critico dei ragazzi. Tanti i fatti raccontati, alcuni di carattere locale, altri di interesse nazionale ed internazionale. Tutti, comunque, di grande rilevanza sociale politica e culturale. Interessa poco soffermarci sul perché la pubblicazione sia stata interrotta, quello che conta è la ferma determinazione di far ripartire un Progetto Didattico che ha dato lustro alla nostra scuola. Infatti, tanti sono stati i riconoscimenti a livello nazionale che la nostra Testata ha ricevuto: il primo posto nel Concorso Nazionale “Città di Isernia” organizzato dall’allora Provve-ditorato agli Studi della stessa Provincia; le quattro premiazioni, in sei partecipazioni, assegnate dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti con ritiro dei premi consegnati, alla presenza dei vertici dell’O. N. G., prima a Roma nella Sala dello Stenditoio presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, poi a Benevento nella splendida cornice del Teatro Massimo; l’unanime riconoscimento di quanti, in ogni ambito ed in ogni luo-go (abbiamo fatto pervenire alcune copie persino in Canada attraverso la locale Associazione Emigranti), hanno letto il giornale. La ripresa della pubblicazione del giornalino “La Scuola siamo Noi”, è stata fortemente voluta dal Dirigente Scolasti-co, Dott. Riccardo Succurro, che l’ha caldeggiata da quando siamo diventati Istituto Comprensivo. Noi del Comitato di Redazione abbiamo accolto le sollecitazioni del Dirigente con molto piacere e ci siamo messi all’opera con molto entusiasmo nella speranza di far nascere un giornalino all’altezza della tradizione. Dal canto loro, i ragazzi hanno realizzato degli articoli di ottimo livello trattando temi di grande attualità, spaziando tra le problematiche a loro vicine (dipendenze, utilizzo delle nuove tecnologie, bullismo, il futuro incerto, la violenza su minori e donne, l’ado-lescenza) e su quelle più generali (l’avvento di Papa Francesco, quello del Presidente Mattarella, la crisi economica, la questione ambientale, l’epidemia Ebola, la crisi in Crimea, lo sbarco infinito dei profughi, il razzismo ancora latente, il terrorismo). E poi l’interesse verso la cultura con l’analisi del “Quarto Stato”, l’articolo che parla della nostra Abbazia e di Gioacchino da Fiore, il pensiero per il caro Marco Simoncelli; le emozioni più profonde espresse mediante le poesie; l’esaltazione dell’ingegno con i giochi realizzati. Abbiamo cercato di realizzare un giornale vario e interessante nella speranza di essere letti con piacere e, se possibile, apprezzati per l’impegno profuso al fine di creare un Progetto Didattico di qualità.

Rieccoci

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di Maria Francesca Oliverio, 2^ B (coordinamento a cura della prof.ssa Amalia Granata)

Il 31 Gennaio di quest’anno

è stato eletto il nuovo Presi-dente della Re-pubblica Italiana poiché il Presi-dente emerito, Giorgio Napolita-no, di sua volon-tà e data l’età di “89 anni”, si è dimesso. Sergio Mattarella, 73

anni, uomo di grande levatura, è stato eletto Presi-dente della Repubblica ed è il primo siciliano a salire al Quirinale. Al quarto scrutinio l’ex ministro e attua-le giudice della Corte Costituzionale, candidato dal PD, ha ottenuto 665 voti in Parlamento su 995 votanti. Ma vediamo di conoscere meglio il nostro nuovo Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella, nato a Palermo il 23 Luglio 1941, è il quarto figlio di Ma-ria Buccellato e di Bernardo, politico democristiano più volte ministro tra gli anni cinquanta e sessanta, e fratello minore di Piersanti, che, nel 1980, fu assassi-nato da “Cosa Nostra” mentre era Presidente della Regione Siciliana. In gioventù Sergio Mattarella, tra-sferitosi a Roma a causa degli impegni politici di suo padre, militò tra le file del Movimento Studenti della Gioventù Maschile di Azione Cattolica, del quale fu responsabile come delegato studenti di Roma e poi del Lazio collaborando con l’assistente Filippo Gen-tiloni. Successivamente aderì alla Federazione Uni-versitaria Cattolica Italiana. Dopo essersi diplomato al liceo classico San Leone Magno di Roma, istituto religioso dei Fratelli Maristi, nel 1964 si laureò in giu-risprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi su “La funzione dell’indirizzo politico”. Nel 1967 si iscrisse all’albo degli avvocati nel Foro di Palermo ed esercitò l’avvocatura in un avviato studio legale palermitano specializzato in diritto amministrativo.

Mattarella sposò Marisa Chiazzese, deceduta il 1º marzo 2012, figlia dell’ex rettore dell’Università di Palermo e docente di diritto romano, Lauro. Il fratel-lo Piersanti aveva sposato la sorella di lei, Irma. Oltre a Piersanti, ucciso dalla mafia nel 1980, Sergio Mat-tarella ha una sorella maggiore, la primogenita Mari-nella, e un altro fratello, Antonino. Ha tre figli: Laura, Francesco e Bernardo Giorgio, il quale è ordinario di diritto amministrativo all’Università di Siena e, dal 2014, è posto dal ministro Marianna Madia a capo dell’ufficio legislativo del Dipartimento della Funzio-ne Pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Egli incarna la figura di un uomo delle regole e della legalità, di uno stile di vita sobrio e si è distin-to sempre per la sua riservatezza nonostante abbia avuto incarichi politici di rilievo. Pochissime sono le foto che lo ritraggono, i suoi interventi pubblici ma molta la sua correttezza. Nel discorso ufficiale alla nazione, denso di messaggi di speranza e richiami alla

Costituzione, il suo primo pensiero è stato rivolto alle difficoltà che gli italiani stanno, in questo periodo di crisi, attraversando, e alle speranze di tutti i cittadi-ni per un futuro migliore. L’appellativo-metafora che Mattarella ha usato per indicare il suo ruolo è stato quello di “arbitro”, cioè una persona imparziale, al di sopra delle parti che, con l’aiuto dei “giocatori”(i politici), potrà dare un contributo al miglioramento delle condizioni italiane. Dopo questa elezione noi tutti speriamo che il nuovo Presidente sia un buon “custode” della Repubblica e che possa essere con-siderato “ il Presidente di tutti”.

SERGIO MATTARELLA ELETTO AL COLLE

Quest’anno in Italia il presidente della Repubblica è cambiato“Benvenuto Presidente!”

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di Serena Granata, 3^ B

Negli ultimi anni l’aumento dell’uso dei mezzi di comunicazione, in particolare internet, è

stato a dir poco spettacolare. Ognuno di noi può accedere ad una rete attraverso computers, cellula-ri, tablets e altre tecnologie. I social network hanno cambiato il nostro modo di pensare o, addirittura, il nostro modo di vivere. In particolare, tra i tanti social che oggigiorno sono stati creati, Facebook è la rete sociale per eccellenza, molto utilizzata sia dai i giovani che dagli adulti. Tramite questo social network, milioni di persone ogni giorno si possono collegare e avere in comune contenuti di tutti i tipi. Si possono condividere testi, opinioni, immagini o vi-deo. I vantaggi di questi social sono tanti: la velocità della comunicazione; la possibilità di entrare in con-tatto, e in qualsiasi momento, con persone residenti in qualsiasi parte del mondo, accrescendo, così, quel fenomeno che oggi chiamiamo globalizzazione. Al-tri vantaggi sono i costi, poiché condividere testi o immagini è completamente gratuito e, inoltre, tutto quello che è stato pubblicato può essere modificato in qualsiasi momento. Ma “Non è tutto oro ciò che luccica”. Infatti, esistono anche degli aspetti negativi che, se trascurati, possono diventare molto perico-losi. Uno tra questi è quello della tutela dei minori: tanti giovani si avvicinano ingenuamente a questo tipo di servizio ignorando completamente i rischi che possono correre, rischiando di rimanere vittime di malintenzionati. Ulteriore rischio è quello della tutela della privacy, in quanto, attraverso i social network, è possibile avere facilmente informazioni personali come i dati anagrafici, le abitudini e le fre-quentazioni dei soggetti. Ma il pericolo più grande della rete è l’identità dei frequentatori: c’è chi si na-sconde dietro a una falsa, chi ne crea una apposta per danneggiarne gli altri, chi ne crea molte, ognuna con scopi diversi. Proprio per questo, non si ha la certezza del tipo di persona che sta dall’altra parte dello schermo. E poi vi è un altro grave rischio che è relativo al furto di identità. Per fortuna, la sicurez-za dipende anche dalle precauzioni che riusciamo a mettere in atto: salvaguardare le nostre password diventa importante, poiché la rete non fornisce la

L’USO SMODATO DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE INCUTE PREOCCUPAZIONI

Violazione della sfera privata, appropriazione di identità, pericolo per i minori …

Social network: vantaggi e svantaggi

certezza assoluta di protezione. A mio parere, è fa-cile lasciarsi prendere la mano dal “mondo” di inter-net, rimanere incollati al computer per ore ed ore, finendo per preferire uno dei tanti social network ad una passeggiata, alla lettura e alla socializzazione. Credo che i nuovi social network siano una grande risorsa e, se ben usati, molto utili, ma, come ogni risorsa, bisogna saperli utilizzare senza esagerare e, soprattutto, facendo molta attenzione.

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L’amicizia è colorata come l’ arcobaleno,è come un fiore sbocciato in primavera,

è profumata come le fragole appena nate.

L’amicizia è forte come una roccia,è come acciaio che non si rompe mai,

è come un albero che non si spezza mai.

L’amicizia ti riempie l’anima,è come un bambino appena nato,che vuole bene alla sua mamma.

L’amicizia è tanto bella.

L’amiciziadi Giovanna Oliverio, 2^ B

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di Alice Biafora e Marika Veltri, 1^ C

Facebook è un servizio di rete sociale inventato da un personaggio geniale,

tale Mark Zuckerberg, unitamente ad al-cuni suoi amici di università. Dal momen-to del lancio, questa Rete Sociale ha rag-giunto, in tempi rapidissimi, un enorme successo, diventando il servizio di rete sociale più visitato al mondo. Straordina-ria affermazione se si pensa che, nel 2012, raggiunse la stratosferica cifra di circa un miliardo di utenti. Altro social network di grandissima rilevanza è Twitter, il quale fornisce agli utenti una pagina personale da aggiornare tramite messaggi che ab-biano una lunghezza massima di 140 ca-ratteri. Gli aggiornamenti sono mostra-ti nella pagina di profilo dell’utente e comunicati solo agli utenti che si sono registrati per riceverli. Il successo Twitter è provato dal fatto che, già nel 2007, ad un solo anno dalla nascita, il “cinguettare”, appunto “to tweet”, è salito da 20.000 a 60.000 al giorno. WhatsApp è un’applicazione di proprietà di Facebook che permette l’invio di messaggi testua-li, video, immagini e file audio, oltre ad altri usi di grande utilità. Questa applicazione è stata fondata, nel 2009, da due ex impiegati dalla società informa-tica Yahoo. Riteniamo che sia un mezzo elettronico fantastico, ma, nello stesso tempo, pensiamo che queste applicazioni, pur rappresentando grandi op-portunità di informazione, apprendimento e svago, rappresentino anche dei seri pericoli se diventano una forma di dipendenza. Utilizzati in modo poco equilibrato, possono far sorgere diversi problemi quali perdita di concentrazione, stanchezza, distac-co dalle relazioni sociali, allontanamento dal mondo reale. Oramai viviamo nell’era degli sms, mms, gprs, wap e altre sigle che, oltre a determinare il modo di vivere di ognuno di noi, rischia di modificare anche i linguaggi, in quanto i giovani inviano messaggi sem-pre più ricchi di abbreviazioni e parole grammaticali scorrette. Insomma, “avanti tutta” con la tecnologia, ma attenzione a non esagerare perché, altrimenti, rischiamo di rimanerne sopraffatti.

RETI SOCIALI CHE CI DELIZIANO LA VITA O CE LA RENDONO TANTO COMPLICATA

Possono essere motivo di grande gioia o creare grandi disagi. Bisognerebbe utilizzarli con cautela

Facebook, Twitter, WhatsApp: Angeli e Demoni

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I bambini nel mondovanno trattati bene,

con cura e gioia.

In modo che le loro lacrimediventino gocce di divertimento

che ogni bimbo deve avere dentro.

Perché i bimbi hanno un cuore

che porta allegria e amore.

Perché i bimbi vanno apprezzati,tenuti e coccolati.

Perché non esiste di più bello

del sorriso di un bambinello.

I bambini nel mondo

di Ivana Audia , 2^ C

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di Isabella Martino, Alessandro Morrone ed Emanuela Sciarrotta, 3^ A

La comunicazione è un bisogno essenziale di ogni essere vivente. Fa esprimere sentimenti, emozioni, desideri; consente di riconoscersi come apparte-nente a un gruppo. Esistono vari tipi di comunica-zione, tra i più usati vi sono i famosi sms, le e-mail, le chat. Con l’avvento delle nuove tecnologie digitali, la scrittura è tornata a rivestire un ruolo determi-nante nella comunicazione moderna, anche se si va formando un vero e proprio linguaggio tecnologi-co a se stante. Sono cambiati i ritmi, non c’è più il tempo di scriversi una lettera, non c’è più la voglia di parlare per troppo tempo al telefono. Ora tra-mite gli SMS e i social network tutto è più veloce e disponibile, ma la comunicazione è diventata molto più fredda e, a volte, formale. Possiamo, comunque, affermare, senza rischio di smentita, che i nuovi me-dia sono diventati utili mezzi di comunicazione di massa, adoperati per lo studio, il lavoro e per la gestione delle relazioni sociali di giovani e adulti. L’universo delle nuove tecnologie è parte integran-te del mondo giovanile. Attraverso l’utilizzo delle chat è possibile incontrare persone nuove, in un nu-mero più elevato di quello che avviene normalmen-te nella vita quotidiana. Il dialogo è spostato verso l’informalità, permettendo di raggiungere un grado di intimità anche molto elevato con persone sco-

nosciute. Infatti, vengono trattati temi dai più seri ai più passeggeri, arrivando a volte ad utenti che confidano i propri problemi a perfetti sconosciuti, cosa non pensabile nella vita reale. I social network sono una grande opportunità, un ambiente in cui le persone vivono e si scambiano informazioni, com-menti, stati d’animo sono luoghi vivi e pieni di per-sone con i loro pregi e i loro difetti. Essi occupano ormai uno spazio e un tempo notevole nella vita di molti ragazzi mentre prima non lo era. È oramai molto raro trovare qualche adolescente che non ha un profilo su Facebook, Twitter, WhatsApp o Skype Questi “Social” rappresentano un ottimo mezzo per parlare con amici, mettersi d’accordo per usci-re senza sprecare telefonate. Servono anche per mantenersi in contatto con vecchi compagni.Mediante questi mezzi tecnologici riusciamo a man-tenere i contatti nel tempo più facilmente e procu-rarne altri in modo ancor più semplice. Ma, come sempre, non manca il rovescio della medaglia: con la comparsa di WhatsApp e le sue doppie spunte blu, parecchi matrimoni stanno per sciogliersi. Perché, se è vero che i social network possono essere delle grandi opportunità per molti di noi, è altrettanto vero che può succedere anche il contrario. Poi vi sono seri pericoli legati ai fenomeni di dipenden-za che possono determinare perdita di concentra-zione, stanchezza eccessiva, isolamento dal gruppo. Ormai sono diventati una sorta di vizio per la po-polazione odierna che trascorre più tempo sui so-cial network anziché stare in contatto con la natura e le persone. Dietro ad essi possono nascondersi anche persone di cui non conosciamo la vera identità e, a volte, incorrere a vari pericoli come la pedofilia. I social network, quindi, sono dei mezzi per comunicare sia positivi che negativi. Pertanto, crediamo che essi debbano essere visti come un mondo nel quale esi-stono i “buoni” e i “cattivi” e dove non ci si può sen-tire al riparo solo perché ci si trova dall’altra parte di uno schermo. Mentre prima bastava poco per essere felici, ora, invece, pensiamo che vi sia troppa tecnologia e poca creatività.

IL SOGNO DI COMUNICARE A GRANDI DISTANZE È DIVENTATO REALTÀ, MA A QUALE PREZZO?

Sms, Facebook, Twitter, WhatsApp, più che delle pratiche utili si sono trasformati in demoniache presenze

I Social Network condizionano la nostra vita.

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di Alessandro Sinopoli e Riccardo Belcastro, 3^ B (coordinamento a cura della prof.ssa Amalia Granata)

Studiando il fenomeno della globalizzazione ab-biamo potuto rilevare che in questi ultimi anni

sono aumentati i conflitti tra il mondo orientale e quello occidentale. La causa fondamentale è da ri-cercarsi nei contrasti ideologici, religiosi e culturali dei Paesi musulmani che, per imporre le loro usan-ze e la loro religione, condannano il mondo occi-dentale e agiscono con organizzazioni terroristiche come l’Isis e Al-Qaeda perché sono convinti che noi occidentali siamo i loro “nemici”. Oggi esse conti-nuano a compiere attentati. Quella maggiormente ricordata è l’Isis, che ha sede in Siria e in Iraq, ed è un organizzazione Jihadista (che combatte per la re-ligione islamica). L’ultimo obiettivo è stato un gior-nale satirico Parigino, Charlie Hebdo, che da tempo pubblicava vignette sull’Islam. Il 7 gennaio 2015 due fratelli, Cherif e Said Kouachi, entrano nella sede del giornale (nella quale si stava svolgendo una riunione) e uc-cidono il Caporedattore, il Re-dattore, 8 giornalisti, 2 agenti, un ospite e il portiere dello stabile gridando: “Viva Allah, in nome di Allah, Allah è forte”. Dopo l’attentato, i killer sono fuggiti rubando un auto di un civile e, durante la fuga, hanno investito un pedone. L’auto è stata ritrovata a Rue de Me-aux e si presume che abbiano continuato la fuga a bordo di

un’altra auto. Dai giornalisti è stato definito un piano precedentemente studiato nei minimi det-tagli. Si pensa che ci sia una talpa (spia) nella sede del giornale che avrebbe informato gli attentatori che in quel giorno si sarebbe svolta una riunione di tutto il personale. “Parlavano perfettamente il francese… è durato solamente cinque minuti ma tutta Parigi è sotto shock” dice la vignettista Coco, che si è miracolosamente salvata. I due fratelli sono stati cercati a lungo da tutti gli agenti di polizia del-la Francia e, quando sono stati trovati, sono stati uccisi in una tipografia. A Parigi, il giorno seguente si è svolta una marcia della pace, alla quale hanno partecipato capi di stato e di governo come Mat-teo Renzi e Angela Merkel. Tutti portavano delle matite raffiguranti la libertà di parola con scritto “Je suis Charlie” che significa “Io sono Charlie”. La marcia ha coinvolto più di due milioni di perso-ne tra uomini, donne e bambini e ha avuto come obiettivo la difesa della libertà di parola, di espres-sione e di pensiero, che nella nostra Costituzione è richiamata all’art. 21, il quale recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione …”. Secondo noi, gli atti terroristici aumenteranno sempre di più, poiché attraverso i Media si appren-de che l’Isis vuole colpire ancora molti obiettivi, ma speriamo tanto che un giorno la tolleranza religio-sa potrà regnare nel mondo.

UN ATTENTATO COSTATO DODICI VITE SCONVOLGE PARIGI E IL MONDO INTERO

La risposta della “Democrazia” non si è fatta attendere: più di due milioni di persone in piazza

Assalto al giornale “Charlie Hebdo”

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Ancora oggi fa scorrere i brividi sulla schiena il racconto di quanto accaduto la mattina dell’11

settembre 2001. Le cronache raccontano che 19 terroristi presero il comando di quattro aerei di linea in viaggio verso la California. I dirottatori con-dussero due aeroplani a schiantarsi contro le Torri nord e sud del World Trade Center. Un altro grup-po di dirottatori condusse il volo American Airlines 77 a schiantarsi contro il Pentagono, mentre un quarto volo, con il quale i terroristi intendevano colpire il Campidoglio o la Casa Bianca a Washing-ton, precipitò in Pennsylvania. Nel corso del dirottamento, alcuni passeg-geri e membri dell’equipaggio furono in gra-do di effettuare chiamate con l ’apparecchio radiotelefonico e con telefoni cellulari. Affer-marono che diversi dirot-tatori erano a bordo di cia-scun aeroplano ma avevano preso il controllo dei veicoli e usavano coltelli e taglierini per uccidere alcuni assistenti di volo, un pilota, un passeggero e il comandan-te del volo 11. Un assistente di volo e alcuni dei passeggeri del volo 93 riferirono che i dirottatori avevano delle bombe, ma ritennero che si trattas-se di ordigni inerti. Nessuna traccia di esplosivi fu trovata sui luoghi degli impatti. Su uno dei voli, le registrazioni della scatola nera rilevarono che l’equipaggio e i passeggeri tentarono di sottrarre il controllo dell’aereo ai dirottatori dopo aver sapu-

to, per via telefonica, che altri aerei dirottati era-no stati mandati a schiantarsi contro alcuni edifici. Secondo la trascrizione della registrazione, uno dei dirottatori diede l’ordine di virare il velivolo quando fu chiaro che ne avrebbe perso il controllo a causa della reazione dei passeggeri: poco dopo l’aeroplano si schiantò nei pressi di un campo. Tre edifici del complesso del World Trade Center crolla-rono, nel giro di poco tempo dall’impatto, a causa dei danni strutturali. La torre meridionale crollò alle 9:59 circa, dopo un incendio durato 56 minu-

ti causato dalla collisione del primo aereo; la torre setten-trionale collas-sò alle 10:28, dopo un in-cendio di circa 102 minuti. Al-tri edifici furo-no danneggiati prec ip i tando, nelle ore suc-cessive. Ancora oggi ci capita di osservare un forte sta-to emozionale in chi riferisce

questi fatti, prova che, quelli vissuti quattordici anni fa, sono stati momenti di grande tensione. Raccontano che il mondo sembrava all’improvviso un posto insicuro, che chiunque, pur vivendo a mi-gliaia di chilometri dagli Stati Uniti, potesse scopri-re di trovarsi in uno stato di pericolo imminente. A noi non resta che sperare che questi fatti così terribili non si ripetano, anche se quello che è av-venuto pochi giorni fa a Parigi, nella sede del setti-manale satirico Charlie Hebdo, è un segnale affatto rassicurante.

A QUASI QUINDICI ANNI DI DISTANZA L’EMOZIONE RESTA IMMUTATA

I brividi per l’accaduto sempre vivi anche per coloro l’hanno vissuto attraverso i mass-mediaL’attentato alle Torri Gemelle di New York

di Manuel De Marco e Salvatore Ventura, 3^ A

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Jorge Mario Bergoglio, il 13 Marzo 2013, è diventa-to il nostro nuovo Papa scegliendo di assumere il

nome di Francesco in onore di San Francesco D’Assisi, perché, come lui, ama i poveri, rifiuta il benessere materiale e ama la pace. Si è reso subito simpatico dal primo giorno, quando, presentandosi al popolo, disse: “Fratelli e sorelle, buonasera. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prendere un vescovo per Roma quasi alla fine del mondo”. Questa frase fece sorridere tutti, il suo volto, le sue parole e in seguito anche i suoi atteggiamenti hanno fatto capire che sarebbe stato un Papa che avrebbe portato gran-di cambiamenti. Ha scritto una bellissima preghiera, facile da memorizzare, intitolata “Sulla punta delle dita” perché è composta da cinque elementi, uno per ogni dito della mano e rispecchia lo stile di papa Francesco: umiltà, semplicità, povertà, comprensione, si-lenzio. Il pollice indica la lode; l’indice il ringrazia-mento; il medio l’intercessione; l’anulare la richiesta;

il mignolo la confessio-ne perché la preghiera non deve essere una noiosa ripetizione di parole ma un dialogo con Gesù. E’ il primo Papa a chiamarsi Fran-cesco, il primo Papa ve-nuto dall’America. E’ un uomo semplice, umile, simpatico; un uomo che ama il ballo, preci-samente il tango argen-tino, e il calcio, tifa per la squadra argentina del San Lorenzo. Tutto ciò lo rende più simile alle persone comuni. Un Pontefice tutto specia-le, tanto che frequen-

temente scende dalla papa-mobile per salutare da vicino i suoi fedeli. Le sue parole sono semplici, ma profonde, comprensibili da tutti. Spesso e volentieri racconta avvenimenti della propria vita. Con i suoi gesti significativi è riuscito a regalare un sorriso ai meno fortunati, ai disabili e a tutte le persone che confidano nella fede, diffondendo speranza e incoraggiamento. È considerato dal popolo un Papa buono, ed è una figura che mette in luce i veri valori della religione quali: la capacità d’amare, la famiglia, la libertà, l’onestà, l’amicizia. Un Papa che in un solo anno di pontificato è riuscito a conquistare i cuori di milioni di persone con la sua umiltà e con la sua semplicità, non solo tra i cristiani ma anche tra i non credenti. E’ un uomo vicino ai problemi della gente, paladino dei poveri e dei più vulnerabili. Un Papa che ogni volta ci sorprende e ci emoziona e la sua popolarità è in continua crescita in tutto il mondo.

di Lorena Marano e Federica Straface, 2^ A

ENTRATO IN PUNTA DI PIEDI CI HA CONQUISTATO SULLA “PUNTA DELLE DITA”

La poesia del Pontefice chiarisce il suo pensiero fatto di semplicità, umiltà e amore per gli altri

Francesco: il Papa-Uomo

Habemus Papam

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L’elezione a Pontefice di Jorge Mario Bergoglio, alias Papa Francesco, ci ha molto rallegrato, tan-

to da indurci a cercare di saperne un po’ di più di quest’uomo che infonde tanta serenità. Egli nasce a Buenos Aires nel 1936 da genitori di origini italiane, essendo il bisnonno nato nelle campagne vicine ad Asti. In gioventù studia ingegneria chimica, ma, spin-to dalla forte vocazione, diventa sacerdote gesuita conoscendo così il duro lavoro e la malattia. Il suo temperamento semplice e socievole, quanto fermo e deciso, lo induce a schierarsi vicino ai deboli e ai poveri, esercitando il proprio ministero nelle fave-las argentine, laddove la miseria materiale e morale è forte. È bastato poco perché Papa Francesco di-ventasse popolare presso tutti noi. La chiave del suo successo è, in buona misura, legata al suo modo di parlare caratterizzato dall’umiltà che lo contraddi-stingue. Ci ha tanto colpito il suo modo di esporre pensieri e concetti comprensibili a tutti. «Fratelli e sorelle, buonasera ...”, sono queste le prime parole che ha pronunciato papa Francesco dalla finestra della Basilica di San Pietro. Questo ci fa capire il suo carattere ma anche il suo intento: riportare la Chie-sa alla semplicità, all’umiltà delle origini e all’autenti-cità del messaggio cristiano. Per sottolineare la sua ispirazione alla semplicità e alla povertà, padre Ber-goglio ha deciso di chiamarsi Francesco, in onore di San Francesco d’Assisi, colui che si spogliò di tutti i suoi averi per amore di Cristo. I gesti che accompa-gnano il pensiero di papa Francesco ci permettono di scorgerne le radici, la profondità e la ricchezza dello spirito. Ne segnaliamo tre. Il primo è l’essenzialità, lo dimostrano la scelta dell’anello d’argento e quella della croce di ferro. Il secondo è la richiesta al popo-lo di pregare che Dio benedicesse il nuovo Vescovo di Roma perché di fronte a Dio siamo tutti uguali, Papa compreso. Il terzo tocca ancora più nel profondo: è la richiesta di fare spazio al silenzio, infatti, solo attraverso il silenzio e l’ascolto della coscienza è possibile promuovere relazioni più umane per una società migliore. Oggi, anche chi non crede guarda al Papa come a un’autorevole guida spirituale che placa gli affanni interiori e personali. Sono di grande

aiuto, per tutti noi, la forza dei suoi messaggi pro-fondi, perché abbiamo grande bisogno di pace, se-renità e speranza. Guardiamo a papa Francesco con speranza e fino ad ora non ci ha disillusi, anzi.

UMILE MA ANCHE FORTE E DECISO, SEMPLICE, SOCIEVOLE MA PURE RASSICURANTE

Una figura che infonde serenità; un Pontefice che avvicina l’uomo alla Chiesa e al credo di DioPapa Francesco, una ventata di spiritualità di Teresangela Belcastro e Sara Lopez, 2^ B

Ho incontrato un bambino cieco.Mi ha chiesto com’era il Sole,e gliel’ho descritto.Mi ha chiesto com’era il Mare, e gliel’ho descritto.Mi ha chiesto com’era il Mondo, e piangendo gliel’ho inventato.

Jim Morrison

Il degrado del nostro pianeta

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di Giuseppe Veltri, 3^ B

Jorge Mario Bergoglio, oggi conosciuto come Papa Francesco, è diventato Pontefice Assoluto la sera

del 13 marzo 2013. Egli è uno dei primi succes-sori di Pietro a decidere un nome con un motivo valido, infatti ha scelto il nome di “Francesco” per rappresentare la povertà e la semplicità nelle quali viveva lui stesso nel suo Paese, l ’ A r g e n t i n a . Nonostante la scelta del nome, l’attuale Papa ha comunque adottato un bel-lissimo stemma papale, con uno scudo az-zurro ornato, all’esterno, da una chiave d’oro, una d’argento e due cordoni rossi, simili a sciarpe, uniti dal simbolo della compagnia di Gesù. All’interno, invece, lo stemma è contenente, in alto, la scritta IHS, ovvero il monogramma di Gesù Cristo, ed in basso la stella d’oro a otto punte, rappresentante la Vergine Maria, e il nardo d’oro simboleggiante San Giuseppe. Questa figura religiosa mi ha colpito molto, in quanto da quando Papa Francesco è salito sul trono Pontificio, ha op-erato in varie direzioni favorendo molti cambia-menti nel pensiero naella nostra società che han-no determinato un modo nuovo di guardare alla religione, con maggiore fiducia e con più certezze. Ha lottato contro la pedofilia nel mondo, dando indicazioni precise ed inflessibili alle autorità delle Sedi Apostoliche più a rischio. Ha intrapreso vari viaggi apostolici in giro per il mondo: ad Assisi, a Lampedusa, in Brasile e in Calabria, per la precisione

a Cassano allo Jonio. Ha più volte richiamato le or-ganizzazioni terroristiche, in particolare l’ISIS, cer-cando di placare la furia cieca che esprimono con-tro il mondo Occidentale. In questi periodi, ha fat-to vari discorsi di apertura verso le altre religioni, ha preso contatto con gli Ortodossi, con gli Ebrei

ed anche con i Musulmani, dis-cutendo delle varie problem-atiche di con-vivenza e delle tante guerre religiose in atto nel mondo. Papa Francesco è conosciuto per tanti pregi, ma in particolar modo perché adora i bam-bini, soprat-tutto quelli con ogni genere di problemi, sia fisici che men-

tali, cercando di confortarli ed agevolarli nella vita. Secondo il nostro bravissimo papa, ognuno ha il diritto di vivere dignitosamente, per questo ha an-che creato una vera e propria lotteria per contri-buire ad alleviare i tanti disagi: se qualcuno compra un biglietto può vincere dei premi e il denaro uti-lizzato per l’acquisto finisce ai poveri. La figura di questo Papa mi ha molto colpito, perché ritengo che sia un Uomo di grande spessore che sta riv-oluzionando la storia della Chiesa e della religione cattolica nel suo complesso mediante l’esempio fatto di semplicità nei modi e di Amore profuso in ogni suo movimento ed in ogni sua parola. Gra-zie Papa Francesco per lo slancio di fiducia nello spirito di cui Sei portatore.

UNA FIGURA CHE ISPIRA FIDUCIA E CHE RIAVVICINA ALLO SPIRITO CATTOLICO

Semplice e accattivante, appassionato e toccante, è un Papa che viene da lontano ma che sentiamo vicino

Papa Francesco: una nuova luce sul mondo

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Papa Francesco è un uomo dalla grande e ricono-sciuta capacità comunicativa. Il suo messaggio

tocca le persone in modo immediato. La scelta del suo nome rispecchia in pieno il suo carattere umi-le, generoso e al servizio degli altri, esaltando così le caratteristiche vere e proprie di un discepolo di Cristo. Papa Francesco è entrato nel cuore di quasi tutto il mondo. Continua a stupirci non solo per i suoi gesti, ma anche per la sua schiettezza nel ri-volgersi alle persone che incontra e nella capacità di commentare la Parola di Dio. Papa Francesco è un segnale forte per la Chiesa Cattolica: è considerato il “prete dei poveri”. Anche a noi ispira molto. Ci piace come parla, ci conquista la sua simpatia, ci delizia la sua comunicazione a favore dei deboli e degli oppressi. Quando parla si mette allo stes-so livello del popolo, dimostrando la capacità di scherzare anche se parla di cose importanti. Cre-diamo che riuscirà a comunicare con i fedeli sen-za mettersi su un piedistallo. Una cosa che ci ha colpito e compiaciuto è stata anche la scelta del nome, un nome mai usato in precedenza da nes-sun altro Papa, solo Francesco e basta. Che sia un

TRASMETTE AUTOREVOLEZZA E, INSIEME, UMILTÀ: IL PONTEFICE IDEALE

Un uomo che è già entrato nel cuore di tutti per la sua schiettezza, la sua generosità, la sua semplicità

Riflessioni su Papa Francesco di Cristian Bruno Ferrarelli, Giuseppe Pio Lombardi e Antonio Bonasso, 1^ C

segno dei tempi per un cambiamento all’interno della chiesa? San Francesco che si è spogliato dei suoi averi, è emulato da Papa Francesco che parla di una Chiesa “povera” in linea con l’insegnamento di Gesù Cristo. Di sicuro c’è che la Chiesa ha ritrovato un entusiasmo che da tempo non si avvertiva.

Un auspicio per noi giovani

Mark Twain (scrittore, umorista, aforista e docente statunitense)

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Tra venti anni non sarete delusi dalle cose che avete fatto… ma da quelle che non avete fatto. Levate dunque l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele.Esplorate. Sognate. Scoprite.

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Grandi speranze ha suscitato nei fedeli la nomi-na a Pontefice di Francesco, ovvero Jorge Mario

Bergoglio, primogenito di 5 figli di Mario e di Regina Maria Sivori, famiglia di origine italiana. Sfogliando nelle sue note biografiche abbiamo scoperto diver-se notizie interessanti che riguardano la vita passata del Papa. Ad esempio, che all’età di 21 anni gli viene asportata la parte superiore del polmone destro, che si è mantenuto per un certo periodo facendo pulizie in una fabbrica e poi facendo persino il but-tafuori in un locale malfamato di Cordoba. Prima di incominciare la vita ecclesiastica, ha avuto anche una fidanzata. Decide di entrare nel seminario di Villa Devoto e il suo noviziato nella Compagnia di Gesù, trascorrendo un periodo in Cile e tornando a Buenos Aires in seguito, per laurearsi in filosofia nel 1963. Dal 1964 insegna per tre anni letteratura e psicologia nei collegi di Santa Fe e Buenos Aires. Riceve l’ordinazione presbiterale il 13 dicembre 1969. Dopo aver fatto altre esperienze di insegna-mento è Rettore della Facoltà di Teologia e Filoso-fia a San Miguel. Nel 1979 partecipa al vertice della Celam (Consiglio Episcopale La-tinoamericano) a Puebla ed è fra coloro che si oppongono deci-samente alla teologia della libe-razione. Nel 1986 si reca in Ger-mania per un periodo di studio alla “Philosophisch-Teologische Hochschule Sankt Georgen” di Francoforte sul Meno, con lo scopo di completare la tesi in dottorato, ma non consegue il titolo. Nel breve periodo tede-sco Bergoglio ha modo di vedere e conoscere l’immagine votiva di “Maria che scioglie i nodi”. Ritor-nato in patria diventa diretto-re spirituale e confessore della chiesa della Compagnia di Gesù di Cordoba. Il 20 maggio 1992 papa Giovanni Paolo II lo nomina

di Manuel De Marco e Giuseppe Ferrarelli, 3^ A

È VENUTO DA MOLTO LONTANO, MA GIÀ LO SI SENTE TANTO VICINO ALLA GENTE

Il pontefice “dai modi umani” dona speranze per la nascita di una Chiesa che sia più vicina ai fedeli

Papa Francesco: una speranza per noi fedeli

vescovo ausiliare di Buenos Aires. Riceve la consa-crazione episcopale il 27 giugno 1992 dalle mani del Cardinale Antonio Quarracino, arcivescovo di Buenos Aires. Nel febbraio 2001 Giovanni Paolo II, tenendo un concistoro ordinario pubblico per la creazione di quarantadue nuovi cardinali, lo nomi-na Cardinale. Dal 2005 al 2011 è a capo della Con-ferenza Episcopale Argentina; dal 13 marzo 2013 è il 266° papa della Chiesa Cattolica. Di nazionalità argentina e appartenente ai chierici regolari della Compagnia di Gesù, è il primo Pontefice di questo ordine religioso, nonché il primo proveniente dal continente americano. Pensiamo che sia la persona giusta che abbiano potuto eleggere come guida per i cattolici di tut-to il mondo, perché Egli sta già predicando l’ugua-glianza tra i popoli e tra le religioni, sta cercando di depennare la pedofilia nella Chiesa, tema, que-sto, molto delicato. Noi ci auguriamo che faccia un buon lavoro nel suo percorso ecclesiastico, ren-dendo la Chiesa più credibile rispetto al passato.

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NON ERA TRA I FAVORITI, ANZI È STATO ELETTO TRA LA SORPRESA GENERALE

Eppure ha colpito i cuori di tutti per la sua capacità di infondere amore con il solo uso delle parole

Papa Francesco: semplice e amorevole di Alessia Spadafora, 3^ C

Che emozione l’elezione di Papa Francesco! Quando fu nominato Sommo Pontefice, il 13

marzo del 2013, e si è presentato a noi fedeli con quelle dolci parole riferite con una disarmante semplicità, il mio cuore ha cominciato a sobbalzare e a battere più velocemente. Faceva parte dell’Or-dine dei Gesuiti, questa splendida persona, ed è il primo Papa che proviene dal continente americano. Nato da una famiglia di origini italiane, è il primoge-nito di cinque figli. Dopo una carriera ecclesiastica durata tanti anni, costellata da grandi soddisfazioni e da tanta benevolenza nei confronti del prossimo, è stato prescelto, a sorpresa, dai Cardinali riuniti in Conclave, come successore di Pietro. Infatti, i Vatica-nisti, vale a dire i giornalisti che studiano il modo di operare della Santa Sede, nelle previsioni prece-

denti l’elezione, lo esclusero dalla lista dei papabili anche per il problema di salute risalente a quando Papa Bergoglio aveva appena 21 anni (l’asportazio-ne della parte superiore del polmone destro). A me papa Francesco trasmette sensazioni bellissime. Quando lo vedo in televisione, spesso mi capita di commuovermi profondamente, perché Egli sa tra-smettere, con il suo modo di parlare, serenità e amore. Quando sono andata a Roma, sono riuscita a vederlo da vicino e mi è sembrato un Papa “vero”, capace di proteggerci e di trasmetterci principi im-portanti quali pace, carità e fratellanza. Credo che lui saprà guidarci come un pastore sulla retta via per far riprendere vigore ai valori che stiamo per-dendo, quali il rispetto per gli altri, sia nella famiglia che nella società. Io lo considero come “un amico speciale” di cui ci si può fidare e spero tanto che Dio lo conservi in buona salute per tanto, tantissi-mo tempo.

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Il povero: lavorail ricco: sfrutta il poveroil soldato: li difende tutti e dueil contribuente: paga per tutti e treil vagabondo: si riposa per tutti e quattrol’ubriacone: beve per tutti e cinqueil banchiere: li imbroglia tutti e seil’avvocato: li inganna tutti e setteil medico: li accoppa tutti e ottoil becchino: li sotterra tutti e noveil politico: campa alle spalle di tutti e dieci

La teoria della politica

Sembra scritta ieri, invece è opera di Cicerone(107 a. C.- 44 a. C.)

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Uno dei tanti problemi che interessa la società civile è il razzismo. Ma che cos’è il razzismo?

Per definizione “il razzismo è un comportamento che consiste nel disprezzare delle persone con caratteristiche fisiche, culturali e religiose diverse”. È un fenomeno diffuso in tutto il mondo che induce l’uomo a considerare i propri simili con scetticismo, presunzione e intolleranza, specie se provenienti da nazioni diverse. Questo compor-tamento assolu-tamente sbaglia-to è datato nel tempo, in quanto, fin dall’antichità, l’uomo ha avuto la tendenza a non amare ciò che è differente da lui. In genere, i bam-bini non nascono razzisti, ma, spes-so, sono i propri genitori che fan-no credere loro che quelli con la pelle bianca sono diversi da quelli con la pelle nera. Tutti i libri sacri, come, ad esem-pio la Bibbia, sono contro il razzismo. Infatti, Dio diede indicazioni precise in questa direzione: “Vi ordino di amarvi l’un l’altro”. Per fortuna, nel corso della storia, tante figure importanti hanno cercato di combattere il razzi-smo riuscendo a conseguire risultati veramente importanti nel campo della conquista dei diritti civili. Nelson Mandela, ad esempio, lottò contro l’a-partheid e, per questo motivo, passò 27 anni della sua vita in carcere, rifiutando più volte la grazia. Quando fu liberato, per il coraggio dimostrato nel-la lotta per la conquista dei diritti civili del suo po-polo, a grandissima maggioranza di colore, fu pro-

clamato Presidente della Repubblica Sudafricana. Anche Martin Luter King lottò contro ogni forma di razzismo. Vogliamo ricordare il suo famosissimo discorso tenuto a Washington al termine di una marcia di protesta per i dirtti civili: “I have a dre-am” (“Io ho un sogno”) mediante il quale esprimeva la speranza che un giorno la popolazione di colo-re avrebbe goduto degli stessi diritti dei bianchi.

In esso c’è un afori-sma molto particolare: “Per dichia-rare guerra non biso-gna usare le armi, ma quello che si pensa”. Anche Rosa Parks, figura simbolo del movimento per i dirit-ti civili, ha avuto un

ruolo importante nella battaglia contro il razzismo. È stata la prima donna americana che, ritornando a casa dopo aver affrontato una pesante giornata di lavoro, dopo essere salita sul pullman, andò a sedersi su un posto riservato ai bianchi. Quando fu invitata a cedere il posto ad un passeg-gero bianco rifiutò e per questo fu arrestata. Noi riteniamo sbagliato che vi siano atteggiamenti di superiorità e di arroganza da parte di esseri umani nei confronti dei propri simili. Il mondo è bello perché è vario e noi umani, usando le normali fa-coltà che deteniamo, in quanto esseri intelligenti, dobbiamo essere in grado di apprezzare la diversi-tà degli altri, convivendoci tranquillamente e con-siderandola opportunità e non problema.

IL MONDO GLOBALIZZATO FAVORISCE LE RELAZIONE TRA ETNIE DIVERSE

Ma non sempre l’accoglienza del “diverso” è in linea con un modello di comportamento civileIl Razzismo di Antonio Bilotta e Antongiulio Granato, 3^ A

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Attraverso lo studio della storia, quest’anno, ho approfondito uno dei periodi storici nel quale la

Classe Operaia poté acquisire dignità sociale: il XIX secolo. Una delle testimonianze più importanti di questo periodo storico è “Il Quarto Stato”, un fa-moso dipinto realizzato all’inizio del Novecento da Giuseppe Pellizza da Volpedo, un famoso pittore nato nel 1868, e deceduto nel 1907. L’autore, infatti, in questo dipinto raffigura lo Sciopero dei lavoratori, che, sottomessi ai borghesi capitalisti, si ribellaro-no a questi ultimi. Gli scioperi, le manifestazioni e i cortei furono eventi che portarono al riscatto di una classe sociale: il Proletariato. Nel dipinto vengo-no raffigurate in primo piano tre figure: due uomini e una donna con un bimbo in braccio. L’autore è molto preciso nella sua descrizione, come si può capire dai tratti dei volti, molto dettagliati. In secon-do piano viene rappresentata una folla che segue le tre persone sopra citate. Essi si trovano in una piazza, si presume che sia quella del paese natio del pittore, ovvero Volpedo. L’artista descrive il quadro mettendo in evidenza l’ora in cui queste persone percorrono la strada: “le dieci del mattino di una calda giornata d’estate”. I lavoratori avanzano per

raggiungere il loro obiettivo: l’uguaglianza sociale. Il Pellizza usa una tecnica particolare che ci spinge a pensare all’alba. Inoltre, le figure sono poste una di fianco all’altra, e questo fa capire che questo ceto sociale si è sempre distinto per la solidarietà. Tra l’altro la presenza della una donna con il bambino fa pensare che tutti gli operai siano indistintamente forti. L’autore, inizialmente, non ebbe molta fortuna col suo capolavoro, poiché egli pensava che il quadro venisse venduto subito, ma non fu così. Fu acquista-to, infatti, solo nel 1920 dal comune di Milano per 50.000 lire. Piano piano, l’opera cominciò ad esse-re celebre, divenne presto simbolo del socialismo e venne esposta nel Castello Sforzesco. Con l’arrivo del fascismo venne messo da parte in un magazzino. Successivamente venne mostrato in alcune delle più importanti città del mondo e, infine, venne collocato nel “Museo del Novecento”. Questo quadro mi ha col-pito moltissimo, non solo per la sua bellezza este-riore, ma per il suo significato. Per i Proletari non è stato bello vivere in condizioni disumane e, quindi, è stato giusto ribellarsi. Il movimento Operaio ha avuto una grande importanza e ha caratterizzato questo secolo.

QUANDO UNA LEZIONE DIVENTA UN PRESUPPOSTO ALLA FORMAZIONE SOCIALE

L’Arte e la Storia motivo di crescita informativa e formativa: esempio di scuola completaIl Quarto Stato

di Alessandro Sinopoli, 3^ B

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All’inizio dell’anno scolastico ho partecipato, insie-me agli altri alunni della scuola che frequento, all’i-

naugurazione del XII Congresso di Studi Gioachimiti che si è tenuto presso l’Abbazia Florense. Questo evento ha fatto nascere in me tanta curiosità verso questo importante esempio architettonico, tanto da indurmi a fare delle ricerche per soddisfare le mie curiosità. Approfittando della pubblicazione del giornalino scola-stico della nostra scuola, voglio far conoscere le bellez-za di questa struttura architettonica, pubblicando uno stralcio di un mio approfondimento didattico.“Imponente ed austera, l’Abbazia Florense si erge in pieno centro storico del bel paese di San Giovanni in Fiore, per rag-giungere il quale si deve percorrere un suggestivo itinerario tra le montagne della Sila. Il paese trae il suo nome da quel-lo dell’abate Gioacchino da Fiore, che visse in questi luoghi e ad essi diede lustro durante il periodo medievale. L’abbazia fu concepita da Gioacchino secondo i dettami derivati dalla sua filosofia, per cui parlarne è imprescindibile dall’analisi del suo pensiero e delle vicende biografiche che lo hanno portato alle sue concezioni. L’edificio abbaziale, sebbene ispirato allo stile romanico, presenta delle caratteristiche tutte sue che sono divenute proprie dell’architettura floren-se. Prima di tutto, colpisce il fatto che la facciata principale è sprovvista di rosone, spostato sulla facciata opposta, nel lato absidale piatto con un rosone centrale più grande, a sei lobi, circondato da tre rosoni più piccoli, quadrilobati, di-sposti a triangolo equilatero attorno al primo. Questa com-

posizione assume un chiaro significato simbo-lico, rispecchiando nelle visioni illuminate dell’A-bate Gioacchino l’unione della Santissima Trinità in un unico essere.. Si accede alla chiesa attra-verso il maestoso porta-le ogivale. La navata, uni-ca ed eccezionalmente allungata, è sormontata da un soffitto a capriate. L’austerità dello stile, in nuda pietra senza deco-

di Aurora De Donato, 1^ B

IL SIMBOLO ARCHITETTONICO DELLA NOSTRA CITTADINA META DI VISITATORI

Gioacchino da Fiore e l’edificio abbaziale, eredità sangiovannesi delle quali andare fieri

L’Abbazia Florense

razioni, dimostra l’influenza dello stile cistercense, del quale comunque la comunità florense è stata una derivazione. L’altare, pomposo e barocco, sul quale è stata posta una pregevole statua lignea di San Giovanni Battista, patrono del nostro paese, è chiaramente un’aggiunta po-steriore, che quasi contrasta con il resto della chiesa. Molto bello risulta il gioco di luci ed ombre create dalla figura dei quattro rosoni posti alle sue spalle. Alla destra dell’altare, una scalinata immette nella cripta, restaurata nel 1929, dove si trovavano, conservati in un’urna, i resti delle spoglie del beato Da Fiore. La nicchia in cui era conservata l’urna, protetta da uno spesso vetro, è sormontata da un’iscrizio-ne riportante i versi che Dante Alighieri, nel XII canto del Paradiso (vv. 139-141), dedicò al nostro caro Abate: “ …e lucemi da lato il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato”. Nel locale posto alla sinistra dell’altare, invece, si trova il corpo ricostruito dell’abate, cu-stodito in una teca, alla base del quale sono incise alcune figure simboliche tratte dal “Liber Figurarum”, che contie-ne la summa delle teorie e delle concezioni di Gioacchino Da Fiore. Uno stendardo appeso al muro riproduce una di queste tavole, la n° III, che rappresenta l’Albero-Aquila dell’Antico Testamento, simbolo del corso della storia che comincia da Adamo, si sviluppa di generazione in genera-zione attraverso le dodici tribù di Israele e si avvia verso il compimento segnato dall’avvento dell’Era dello Spirito Santo.” Riportando, in sintesi, il risultato delle mie ri-cerche, spero di aver contribuito a far ulteriormente conoscere quest’opera architettonica così significativa ed importante per la nostra comunità.

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Attualmente la situazione economica italiana è mol-to complicata, per i giovani non ci sono aspettative

e il loro futuro non si riesce neanche ad immaginare. Ci sono pochissime opportunità di lavoro, molti licen-ziamenti, fabbriche e catene industriali che, per via del-la crisi, chiudono. Molte le persone che, da un giorno all’altro, perdono il posto di lavoro e si disperano per-ché hanno una famiglia da mantenere e tasse da pagare, che, fra l’altro, aumentano sempre di più. La difficoltà di trovare un posto di lavoro e, quindi, di avere un reddito che li renda autosufficienti, porta i giovani a sentirsi frustrati ed umiliati. Tutto questo rende molto com-plicata una concreta pianificazione del proprio futu-ro, frenando la legittima aspirazione alla comple-ta autonomia. La parola “lavoro” indica tantissi-me cose: un dovere nei confronti della famiglia, una necessità per vivere, la realizzazione dei sogni per un giovane. Da circa 50 anni l’Italia è piena di professionisti e laureati che non riescono a tro-vare lavoro. Purtroppo, le statistiche raccontano che quattro giovani su 10 non lavorano e ciò aggrava la già difficile situazione economica delle famiglie, le quali si ritrovano a carico figli oramai grandi da un pezzo. Infatti, anche se i genitori si impegnano nel mandarli avanti negli studi, non possono assicurare loro un po-sto di lavoro. È vero che la società è cambiata e mol-ti giovani rimangono a casa facendosi mantenere dai genitori, però, ad onor del vero, bisogna dire che la colpa non è loro, in quanto le prospettive di lavoro sono molto basse. Ormai da molti anni si sente parlare di queste complicate situazioni, forse i giovani dovreb-bero lottare con più tenacia per ottenere un maggiore impegno da parte dei politici, per avere garantito un futuro meno incerto. Solo ciò potrebbe rasserenare anche noi adolescenti, che, invece, rimaniamo indeci-si sulle nostre scelte scolastiche future, in quanto ve-diamo tutti gli ambiti lavorativi chiusi, senza nessuno

spiraglio di apertura. Molti, per questo, preferiscono abbandonare l’Italia per andare all’estero in cerca di un lavoro che consenta loro di ripagarsi di tanti anni passati a studiare. Benché la Costituzione Italiana reciti che la Repubblica è fondata sul lavoro, oggi si parla solo di precarietà e assenza dello stesso, mettendo in forse le prospettive e le aspirazioni future dei giovani. Il la-voro, quando c’è, è precario, il che impedisce ai giovani di progettare il proprio futuro. Noi giovani siamo mol-to preoccupati, perché, quando ci capita di assistere a scene raccapriccianti di persone che si sfamano nella spazzatura, ci chiediamo cos’altro potremmo vedere in futuro. Che prospettive potremmo avere? Solitamente,

quando un adulto parla della sua giovinezza, so-spirando dice: “ Magari potessi avere i tuoi anni …”, aggiungendo che per lui l’adolescenza era un periodo bello, sereno e spensierato. In realtà non ci si rende conto che i tempi sono cambiati, in peggio. Le istituzioni, già talvolta così lontane dal Paese reale, appaiono ai gio-

vani ancora più distanti e incapaci di risolvere, o anche solamente capire, i loro problemi. Ed, invece, oggi più che mai, si dovrebbe puntare sulle nuove generazio-ni per una favorevole crescita, anche se i fatti dicono che, da troppo tempo, in Italia non si investe come si dovrebbe sulle nuove generazioni. Importante obiet-tivo di noi ragazzi è pretendere, da chi si assumerà la responsabilità di governo nei prossimi anni, il massimo impegno di riuscire nell’impresa di dare risposte alle richieste dei giovani e porre le premesse per un soli-do modello di crescita, i cui frutti saranno certamente apprezzati in tempi relativamente brevi. Noi giovani speriamo, dunque, in un futuro migliore, ci auguriamo di essere messi nelle condizioni di sfruttare le nostre capacità al meglio, di soddisfare le nostre aspirazioni derivanti dal percorso di studi fatti grazie all’aiuto dei genitori, che hanno sempre creduto in noi.

LA CRISI ECONOMICA HA ACUITO UN PROBLEMA GIÀ PRESENTE IN PASSATO

Sono tanti coloro che sono costretti a vivere con i genitori per mancanza di opportunità lavorative

Il futuro dei giovani sempre più a rischio di Mariagrazia Allevato e Marianna Cardini, 3^ A

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Penso sempre al mio fu-turo, chissà come sarà?

Cosa diventerò da grande? Vivrò ancora in questa cit-tà? Tante domande, poche risposte. Il futuro: un gran-de perché! La maggior par-te dei ragazzi della mia età ancora non pensano al loro futuro, ma io ho già le idee chiare. Sono un po’ diversa dalle altre ragazze, non vo-glio essere una fotomodella, una ballerina o un’attrice, io vorrei diventare un medico e specializzarmi in chirurgia, pronta ad aiutare chi ne ha bisogno. Niente foto pubbliche, niente sfilate: le mie aspirazioni sono ben altre, cioè solo bisturi, siringhe e un paio di guanti. Non voglio essere famosa, ma, nel mio pic-colo, vorrei essere importante in ciò che faccio. Vorrei fare volontariato, perché penso che aiutare le vite umane in pericolo o, comunque, in uno sta-to di bisogno, non ha prezzo. Il sogno più grande sarebbe avere una clinica tutta mia mediante la quale poter alleviare le sofferenze altrui. Il mio essere così precisa e la mia indipendenza lavorativa mi porterebbe sicuramente ad ottenere ottimi risultati. Sono consapevole che per poter ambire a fare tutto ciò, bisogna essere pronti a fare tanti sacrifici: studiare senza pause, impegnar-si fino allo spasimo, affinché, una volta cresciuta, possa raccogliere i frutti del mio impegno. Vorrei andare avanti per la dritta via con l’appoggio dei miei genitori che sono pronti a sostenermi da tut-ti i punti di vista in modo che, un giorno, mi po-trò presentare al mondo come una donna forte, talentuosa e sicura di sé. So che non sarà facile, ma noi giovani abbiamo quantomeno il diritto di sperare in un grande “futuro”: una parola, sei let-tere, tanta voglia di viverlo.

di Anna Madia 2^ A

MAI COME IN QUESTO MOMENTO STORICO VI È STATA UNA PROSPETTIVA COSÌ APPRENSIVA

Cosa farò da grande ? Studiare mi garantirà una vita sicura ? Queste le domande ricorrenti

Il futuro incerto di noi giovani

Apro gli occhi: nella mia mente il tuo riflesso.

Ti immagino e inizio a scorgertidietro quella nuvola lontana,

inizio a sorridere di fronte al mondo.

Il mio cuore si è fermato,stare lontani è stata un’esperienza,

ho capito che si ritorna solo andando via.

Ora che siamo di nuovo uniticontinuiamo a ridere

delle piccole cose.

Ho ritrovato il tuo cuore e ricordati che il tuo sorriso

è la mia pace.

Ritorno di un amore

di Francesca Catalano, 3^ B

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ANALISI DI UN PERIODO DELLA VITA PARTICOLARMENTE PROBLEMATICO

Grandi mutamenti fisici e psicologici dove il confronto con genitori ed amici diventa fondamentaleL’adolescenza: un’età difficile

di Rosa Marra, 3^ B

L’adolescenza è un periodo che va dai dodici ai venti anni. È uno dei momenti più difficili della

vita. Questa fase evolutiva è caratterizzata dal passag-gio dallo stato infantile a quello dell’individuo adul-to. In questa età della loro crescita, i ragazzi devono affrontare molti problemi e capita frequentemente che non si riescano a risolverli con successo. Così nascono delle situazioni di disagio e, spesso, la fami-glia non è in grado di incidere molto nell’aiutare gli adolescenti a superare questi delicati momenti. Per questa ragione gli adolescenti si possono avvicinare all’alcol, alla droga e al fumo fino ad arrivare, a volte, alla dipendenza da tali sostanze. Molti, tra i ragazzi, non sono inizialmente consapevoli che l’uso di tali sostanze crea degli effetti collaterali devastanti. Ma le dipendenze non sono i soli assilli di questo delicato periodo: vi sono altri problematiche che coinvolgo-no la vita degli adolescenti, tra le quali la bulimia e l’anoressia. Questi disturbi alimentari sono determi-nati da condizioni di disagio psicologico ed emotivo. Al centro di questi disordini alimentari vi è da parte della persona un’ossessiva sopravvalutazione dell’im-portanza della propria forma fisica accompagnata da molteplici fattori biologici e psichiatrici. In questo pe-riodo si ci sente incompresi dalla famiglia, si discute per tutto e si cerca di trovare conforto nei compagni di scuola e negli amici. Infatti, in questa età si rafforza l’amicizia, si ci sente complici e ogni tipo di problema si cerca di risolverlo con l’aiuto di una persona di cui

noi ci fidiamo, come, ad esempio, l’amico del cuore. Egli diventa il nostro punto di riferimento che ci aiuta nei momenti di crisi e sa condividere e, soprattutto, mantenere i segreti. L’adolescenza è sempre stata og-getto di indagine di tanti studiosi e oggi tantissime so-luzioni a questioni che affliggono tanto gli adolescenti sono state proposte ed attuate. Tuttavia, tutti i ragazzi si sentono ugualmente insicuri del loro futuro e cer-cano di valutare con attenzione le possibilità che la vita e la società offrono. Nonostante tutti questi pro-blemi, l’adolescenza è la fase più bella della vita ma si comprende il suo valore molto al di là nel tempo, vale a dire solo quando si è abbastanza maturi. I problemi, le difficoltà e le decisioni che dobbiamo affrontare durante questo periodo sono molto importanti e co-struttivi perché ci aiutano nella formazione della no-stra personalità. Io, da adolescente, sto vivendo que-sta età in modo alquanto tranquillo. Molto importanti si stanno dimostrando i rapporti con i miei amici che mi danno preziosi consigli nei momenti di difficoltà.

Su non fare lo scemottoe coi compiti mettiti sotto.

Se cominci a studiare nulla ti può fermare.

Perché se studi ce la faie gli esami supererai.

Caro alunno io ti dico,che se studi sei più figo.

Hai un talento davvero innatoche ogni desiderio finirà appagato.

Un consiglio per tedi Domenico Fati, 2^ C

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di Tresy Audia, Marta Coschignano e Natalia Nuoto, 1^ B

Per bullismo si intendono tut-te quelle azioni di prevarica-

zione che un soggetto mette in atto nei confronti dei propri si-mili. Le responsabilità di questi comportamenti non sono solo della persona che li compie, ossia il “bullo”, ma anche di chi assiste senza prendere posizione. Sono atti di bullismo l’esclusione dal gruppo, l’isolamento e la diffusio-ne di pettegolezzi che tendono a mettere in grande imbarazzo il ragazzo preso di mira. Quando le azioni di bullismo avvengono attraverso internet o il telefono cellulare si parla di cyber bullismo. Generalmente, questo fenomeno causa solitudine: un ragazzo vittima di bullismo si isola perché gli atti di prepotenza si ripetono nel tempo. Chi vive per-seguitato dal bullo, viene mortificato con minacce, ricatti, insulti, umiliazioni, oppure con pugni, calci, schiaffi o, addirittura, danneggiamento o estorsioni. Il bullismo è una forma di violenza che non si do-vrebbe manifestare, perché, soprattutto negli adole-scenti, potrebbe causare dei danni allo sviluppo del-la persona. A volte può diventare molto pericoloso, quando, ad esempio, si chiedono soldi. La parola bul-lo tende ad indicare chi manifesta un atteggiamento di prepotenza su qualcun altro. Il bullo si atteggia a colui che deve apparire il “forte”, quello che preva-rica su tutti e vuole essere, a tutti i costi, al centro dell’attenzione. Il bullo ha forte difficoltà nello sta-re insieme agli altri, perché vuole solo dominare il prossimo, non conviverci pacificamente. Egli è pre-potente, è litigioso, apparentemente non ha paura di niente e non rispetta nessuna regola. Purtroppo, quando una vittima viene presa di mira, spesso non denuncia i soprusi, si rifiuta di andare a scuola addu-cendo varie scuse, perché ha paura. Generalmente le vittime del bullo sono ragazzi molto timidi e fra-gili, sensibili e indifesi. In molti casi, i bulli vengono spalleggiati e sostenuti nel compiere questi atti vili.

I sostenitori sono ragazzi che cercano un proprio ruolo, mantenendo l’amicizia con il bullo per diven-tare più popolari. Il bullismo non dovrebbe esistere, perché crea paura e disagio specie nei confronti dei ragazzi più riservati. Per combattere questo feno-meno è importante intervenire al più presto nei vari settori della società. Bisognerebbe cercare di capire l’origine di questo comportamento, perché, in mol-te circostanze, il bullo potrebbe subire, a sua volta, violenza. Confessiamo che siamo alquanto preoccu-pate e ci auguriamo che si possano mettere in atto strumenti che consentano la definitiva soluzione di questo problema.

ANGHERIE, VIOLENZE E PREPOTENZE CONTINUE PER DOMINARE I PROPRI SIMILI

Si moltiplicano gli episodi di violenza fisica e psicologica ai danni di soggetti indifesi

Allarme bullismo

La frase che è diventatal’emblema della democrazia

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Non condivido la tua idea,ma darei la vita

perché tu la possa esprimere.

Voltaire (filosofo, drammaturgo, storico, scrittore, poeta, romanziere e saggista francese)

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CONDIZIONAMENTI PSICOLOGICI, INTIMIDAZIONI, PUNIZIONI FISICHE, SOPRUSI VARI

Le prevaricazioni e le prepotenze da parte dei prepotenti ai danni dei più deboli sono diventati una costante

Bullismo, problema sociale

di Ylenia Curia e Ludovica Fittante, 3^ C

Il bullismo viene definito come una forma di op-pressione fisica messa in atto da una o più persone

nei confronti di un altro individuo percepito come più debole. È un fenomeno molto diffuso tra gli ado-lescenti ed è un problema serio e frequente. I bulli usano prepotenza, maltrattano, intimidiscono, intimo-riscono, determinando gravi problemi psicologici e, a volte, anche fisici. Essi provocano nelle vittime gravi conseguenze che sono relative ad una continua insi-curezza ed ad una sensazione di inadeguatezza. Esse-re bullo non significa essere forte, ma, al contrario, rileva, a sua volta, insicurezza. Se un ragazzo picchia o minaccia un’altra persona lo fa per sentirsi forte o perché non riesce a esprimersi diversamente. Molti ragazzi hanno timore di parlare di questa problema-tica, perché hanno paura delle eventuali conseguenze. A lungo andare, questi fatti gravissimi, hanno portato le giovani vittime a lasciare la scuola o a vivere in

un clima di terrore. Il bullismo può assumere diver-se forme, alcune evidenti, altre più sfumate come il bullismo fisico e il bullismo verbale. Le conseguenze possono essere gravi e permanenti. Il bullismo è un problema che va affrontato già dalle prime volte che si evidenzia, perché con il passare del tempo può pro-vocare gravi problemi psicologici. A noi, per fortuna, non sono mai capitati episodi di questo tipo, ma la preoccupazione per l’espandersi del fenomeno resta, comunque, grande.

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AGGRESSIONI, PREVARICAZIONI, MINACCE SUBITE DA TANTI BAMBINI E RAGAZZI

Il disagio, il timore, il dolore e i ricordi relativi a questi episodi sono psicologicamente devastanti

Il bullismo e la violenza di Chiara Guzzo e Sara Iaquinta, 1^ A

Anche i bambini e i ragazzi, a volte, si comportano da

piccoli prevaricatori: rubare una merenda, una matita o un gioco, picchiare i propri coetanei più deboli, spaventarli, sono atti che non vanno sottovalutati poiché, di solito, maturano nella mente e nel cuore di elementi frustati e, a loro volta, precedentemente ag-grediti. Il “piccolo bullo” è, infatti, sempre e comunque, un bambi-no in gravi difficoltà fisiche e psi-chiche legate, certamente, anche all’ambiente familiare-sociale nel quale sta crescendo. In generale, è importante che i genitori pre-stino attenzione ad alcuni cam-panelli d’allarme che possono essere l’aver paura di andare a scuola, il presentare lividi, ferite o graffi per i quali non riesce a fornire una spiegazione. Anche se un ragazzo non invita mai i compagni di scuola a casa o evita di uscirci insieme, se non frequenta più sui suoi contatti su internet onde evitare di legge-re commenti su se stesso, ci si deve preoccupare. Nel caso di manifestazioni di bullismo è importante non sminuire il problema ed agire tempestivamen-te, poiché le conseguenze del fenomeno sul piano psicologico possono essere gravi sia per la vittima sia per i bulli, oltre che per i testimoni delle scene di violenza. Ogni forma di prevaricazione, bullismo compreso, dovrebbe essere combattuta in modo incisivo, dai bambini, dai ragazzi, dagli adulti e, in par-ticolare, dalle autorità istituzionali. Noi vorremmo poter cancellare dalla memoria (nostra e delle vitti-me) gli episodi di bullismo per eliminare l’imbarazzo,

il disagio, il timore, il dolore relativi a questi episodi psicologicamente devastanti. Quello che, nel nostro piccolo, possiamo fare è semplicemente questo atto di denuncia che ci viene offerto dalla pubblicazione del giornalino della nostra scuola.

L’importanza delle relazioni umaneDue persone si incontrano. Ognuna ha un dollaro in tasca. Si scambiano il dollaro. Riprendono la loro strada. In tasca hanno un dollaro ciascuno.Due persone si incontrano. In testa hanno un’idea. Se la scambiano e si salutano. Riprendono la loro strada. Ognuno con in testa due idee.

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Thomas Jefferson (3º presidente degli Stati Uniti d’America)

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di Martina Morina, 3^B

Ormai da molto tempo, giornali

e telegiornali tratta-no vicende assai gravi. Sono sempre di più i ragazzi che picchiano i coetanei filmando le loro aggressioni. Questi atteggiamenti vengono considerati atti di bullismo. Ma che cos’è il bullismo? Il termine bullismo indica il fenomeno della prepotenza da parte di bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei, soprattutto in ambito scolastico. Si verifica generalmente nel periodo adolescenzia-le e pre-adolescenziale in un’età compresa tra 10 ai 18 anni. Spesso si usa il sinonimo “mobbing”, riferito principalmente al mondo del lavoro. Let-teralmente il termine significa “prepotente”. Per la verità il bullismo non è una forza, ma una forma di debolezza: un ragazzo picchia o minaccia un indivi-duo per sentirsi forte e coprire così le sue fragili-tà. Per essere definito tale questo fenomeno deve presentare delle caratteristiche precise: intenzio-nalità, persistenza nel tempo all’assunzione di at-teggiamenti prevaricatori, uso di violenza verbale e fisica nei confronti di chi gli sta vicino. Esistono diversi tipi di bullismo: nel bullismo fisico il bullo colpisce la vittima con calci, pugni e violenze va-rie; nel bullismo verbale prende continuamente in giro la vittima e rendendogli la vita impossibile; nel bullismo psicologico la vittima viene ignorata ed esclusa dal gruppo; infine, nel bullismo elettro-nico il soggetto invia messaggi molesti alla vittima tramite sms o chat. Il bullismo indiretto è meno visibile, ma non meno pericoloso. Il problema, purtroppo riguarda un numero di persone sem-pre più numeroso, ne sono testimonianza i tanti fatti di cronaca che raccontano di questi episodi.

Sono sempre di più le persone che si allontanano dai propri compagni di scuola perché si sentono tormentate. I bambini e i giovani, che notoria-mente passano molto tempo a scuola, risultano essere condizionati nei rapporti con coetanei e insegnanti da queste situazioni precarie. Tanti ge-nitori si fanno coraggio per segnalare questi casi presenti nelle scuole, perché è necessario denun-ciare per arrivare a un riconoscimento di questa forma di violenza che provoca seri danni a tante persone. Il silenzio, che è spesso associato alla paura, tende a tenere nascoste tante situazioni che finiscono per determinare un gran numero di vittime. Derisione, lesioni, minacce e notti insonni sono un prezzo troppo alto da pagare. Su questa problematica la scuola ha il dovere di intervenire con decisione preoccupandosi della prevenzione di queste odiose forme di violenza giovanile. A mio avviso, non serve essere violenti per far ve-dere che si è forti, i bulli hanno i loro problemi e per attirare l’attenzione hanno bisogno di com-portarsi così stupidamente. Quando sento alcune storie di cronaca rimango sempre più inorridita e preoccupata, anche perché riguardano per lo più ragazzi che hanno all’incirca la mia età.

IL MONDO SCOLASTICO SEMPRE PIÙ SPESSO FA I CONTI CON QUESTI EVENTI PREOCCUPANTI

Cominciano a preoccupare il ripetersi di episodi legati alle violenze dei minori sui coetanei

Il Bullismo: fenomeno in continua crescita

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La violenza sui bambini è una cosa bruttissima. Ci sono parecchie persone che rifiutano i figli

buttandoli nel cassonetto, lasciandoli fuori casa e, addirittura, non facendoli nemmeno nascere, me-diante la pratica dell’aborto. Molti anni fa i bam-bini venivano sfruttati facendoli lavorare o com-battere con armi e altri oggetti che, a mio avviso, i bambini non dovrebbero nemmeno conoscere. E questo senza possibilità di rifiuto altrimenti le conseguenze sarebbero state botte da orbi, fru-state o, addirittura, la possibilità di venire uccisi. Questo accade ancora oggi nei paesi interessati da continue guerre e atti di terrorismo, come, ad esempio, in Medio Oriente e in alcune zone dell’Africa. In alcuni Paesi africani, i bambini maschi venivano nascosti altrimenti i guerrieri li trovava-no e li ammazzavano anche se erano appena nati. Pochi giorni fa, i telegiornali hanno diramato una notizia terribile: a Siracusa un bambino di 8 anni è stato accompagnato al cancello della scuola dalla mamma ed è poi stato ritrovato morto soffocato in un posto distante pochi chilometri. Quando la mamma è andata a scuola per riprenderselo e non lo ha visto ha chiesto ai bidelli, ai maestri ma nes-suno lo aveva visto. Successivamente un cacciato-re ha trovato il corpo senza vita del bambino e ha chiamato i carabinieri.

Ora stanno indagando per scoprire chi potrebbe essere stato. Le cose non sono ancora chiare, al momento non si sa con certezza chi è il colpevole, ma questo, dal mio punto di vista, ha poca rilevanza. Resta il fatto che ritengo la violenza commessa ai danni dei bambini una cosa detestabile e insoppor-tabile, da vili.

LA SOCIETÀ SI INARIDISCE PERDENDO DI VISTA I SENTIMENTI IMPORTANTI

Gli infanti diventano vittime della malavita, delle guerre e persino delle persone deputate a tutelarli

Violenza sui bambini di Ilaria Bonasso, 1^ B

Modi di dire

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Piove, governo ladro! Questa locuzione ha un’origine storica: nel 1861 i mazziniani avevano organiz-zato una grande manifestazione ma, nel giorno stabilito, piovve tanto che la manifestazione non si fece.In una vignetta satirica sul giornale Il Pasquino venne allora pubblicata una vignetta raffigurante tre mazzi-niani che si riparavano dalla pioggia. La didascalia della vignetta era pro-prio Piove, governo ladro!

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di Barbara Talerico e Antonella Lopez, 2^ C

LA VERGOGNA DELLA VIOLENZA SULLE DONNE

Il “gentil sesso”, l’essere più delicato e gradevole che sia stato creato, continuamente vilipeso

Offese, Maltrattate, Umiliate, Picchiate, Incarcerate, Lapidate…

Ogni anno, il 25 Novembre, si celebra la Gior-nata Mondiale contro la Violenza sulle Don-

ne. Tutti noi dovremmo sostenere quelle povere ed indifese vite che ogni giorno subiscono atti di violenza. Spulciando tra le notizie e le statistiche riportate dai mass-media, ci è capitato di venire a conoscenza che, nel solo 2013, ben 179 sono state le donne uccise dagli uomini, una ogni due giorni. Senza contare le violenze fisiche e gli abusi di qualunque tipo che, quotidianamente, vengono perpetrate ai danni di migliaia di donne. Ma qual-cosa si può e si deve fare: tutte le donne che su-biscono degli orrori simili non dovrebbero stare in silenzio. A loro dovrebbe andare il sostegno delle Istitu-zioni e la solidarietà di tutti, cose che non sem-pre si riscontrano. Per questa ragione, spesso, le donne che subiscono delle violenze, mentono per “giustificare” tutti i dolori che sono stati loro

provocati, inventandosi molte scuse, tendendo ad rimanere sottomesse dal punto di vista psicologi-co e ad isolarsi dalla famiglia e dagli amici più cari. Se poi capita che si confidano con un’amica o con qualche familiare, vengono incoraggiate a denun-ciare le persone che le hanno violentate, ma loro, per timore, si rifiutano di farlo e si nascondono da tutto e da tutti. Secondo noi, il 25 Novembre è un giorno importante, una celebrazione piena di significati, che ci deve indurre a capire che, a vol-te, l’uomo diventa violento, magari accecato dalla gelosia, o, semplicemente per affermare la sua pre-sunta superiorità. Magari pensa che la donna sia una sua “proprietà” o che può fare di lei ciò che preferisce. A nostro parere, gli uomini che usano violenza sulle donne sono persone particolarmente spregevoli, degni solo di disprezzo. Ed è per questa ragione che ri-teniamo fondamentale che, in questa giornata, ci unissimo tutti per gridare uniti il nostro “no” con-tro ogni tipo di violenza.

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di Pietro Ambrosio, 2^ B

Le scarpe rosse che un tempo erano simbolo di seduzione, oggi sono considerate una raffigurazio-

ne che testimonia la violenza sulle donne. Facendo degli approfondimenti sul tema ho scoperto che per la prima volta l’artista Elina Chauvet le ha usate per ri-cordare le centinaia di donne uccise in una città mes-sicana. Da quel giorno le scarpe rosse sono diventate l’emblema della lotta contro la violenza sulle donne. Ogni paio di scarpe rappresenta una donna e il segno di una violenza subìta. In questi ultimi tempi, si nota l’aumento terrificante del femminicidio. In Italia, ogni tre giorni una donna viene uccisa da un marito, un fidanzato, un amante o un ex. Ogni uccisione si mani-festa con caratteristiche differenti, ma la motivazione più frequente è: “L’ho uccisa perché mi ha lasciato”. Le donne sono assassinate anche nella cultura islamica, dai padri, a seguito, per esempio, del rifiuto di un ma-trimonio imposto o di scelte di vita più occidentali che essi non possono condividere. La colpa è di que-ste donne è di aver superato il ruolo ideale di donna

imposto dalla tradizione (la donna obbediente, brava madre e moglie), di essersi prese la libertà di decide-re cosa fare della propria vita e per questo sono punite con la morte. Il femminicidio è una testimonianza della fragilità maschile. Gli uomini che uccidono sembrano spaventati dall’eventualità di perdere “l’ogget-to” del loro potere. Tuttavia, a mio avviso, la donna non è un oggetto da abusarne e poi disfarsene a pia-cimento. Da alcuni anni le iniziative volte a prevenire la violenza contro le donne si sono moltiplicate. Il go-verno ha anche pensato di creare un decreto legge, che si pone tre obiettivi fondamentali: prevenire la violenza, punirla in modo certo e proteggere le vittime. Nonostante questo, giorno dopo giorno ci sono nuovi casi di femminicidio. Allora mi viene da chiedere: siamo sicuri che basti solo una buona legge? Penso

che il femminicidio si stia trasformando in qualcosa di attrattivo. Bisognerebbe, invece, educare all’affer-mazione della “parità dei sessi”. E’ orrendo anche soltanto pensare che qualcuno possa uccidere una donna solo per sentirsi “superiore”, eppure ciò ac-cade sempre più spesso.

LA VIOLENZA SULLE DONNE NON CONOSCE CONFINI CULTURALI O GEOGRAFICI

Negli ultimi tempi il fenomeno è in forte aumento: in Italia, ogni tre giorni una donna viene uccisa

Il femminicidio: un’oscura realtà

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di Vincenzo Granato

UNA FIGURA DI GRANDE SPESSORE CULTURALE CHE HA SEGUITO E GUIDATO CON

L’Omaggio doveroso ad un grande rappresentante

Ciao Enzo, la “Tua”Sembra ieri, ma, innanzitutto, non pare vero. La

notizia mi è piombata addosso in una mattina-ta di giugno apparentemente serena. Devastante ed incredibile. Attoniti gli amici e gli estimatori di un grande professionista. Sbigottiti i tanti che han-no avuto la ventura e il privilegio di condividere la vicenda umana e professionale di colui che ha de-dicato la propria esistenza alla crescita culturale ed umana di intere generazioni. Non molto tem-po fa, aveva fatto il passo che gli era costato tanto: lasciare i luoghi che lo avevano visto protagonista di una vita professionale sempre in prima linea. Spesso si dice che si tessono le lodi di chi ci la-scia perché, abitualmente, si afferma con retorica, sull’onda dell’emozione, che “se ne vanno sempre i migliori”. Ed è per evitare questo rischio che vo-glio riportare quello che di Enzo ho scritto quan-do era tra di noi. Quando, in occasione del suo pensionamento, scrissi di Enzo tessendo le lodi di una persona integerrima che induceva tutti noi a fare il nostro dovere in pieno, semplicemente dando, per primo, l’esempio. Riporto, virgolettato, ciò che scrissi di Enzo nell’articolo di commiato alla “Marconi”, la quale dopo quasi un cinquanten-nio perdeva il suo “status” di autonomia, venendo a formare, insieme alla “Da Fiore”, in ragione di un dimensionamento forse necessario se inquadrato dal lato prettamente economico, ma crudele da un punto di vista emozionale-affettivo, un unico nucleo di scuola secondaria di 1° grado: “Ma la figura che ha maggiormente caratterizzato la scuo-la in riferimento alla efficienza e alla produttività, è stata certamente quella del collaboratore Vicario, il quale, nel corso della sua lunga storia professionale, ha garantito alla nostro istituto una collaborazione a tutto tondo ed ha ispirato comportamenti di grande efficacia operativa al personale tutto. Il prof. Vincenzo

Arcudi, per noi tutti semplicemente Enzo, ha speso la propria storia di professionista al servizio della nostra istituzione fin dal lontanissimo 1968, dando apporti culturali, organizzativi ed umani di grandissimo spes-sore. Se la nostra scuola è stata all’avanguardia dal punto di vista formativo, si ricorda in particolare la possibilità per i discenti di approfondire lo studio dello strumento musicale preferito, opportunità che solo da poco è presente in tante scuole, lo si deve alla lungi-miranza e al dinamismo operativo del prof. Arcudi. E non solo. Se la nostra scuola ha potuto fruire di ogni opportunità innovativa nel tempo, ciò è potuto acca-dere sistematicamente grazie anche all’esperienza in campo sindacale che il nostro Vicario ha accumulato in tanti anni di militanza all’interno del più importante sindacato autonomo italiano. Insomma, una figura che ha contribuito a qualificare la nostra scuola in ogni passaggio della sua lunga vita. Anche il prof. Arcudi concluderà quest’anno la propria lunga carriera, in

Marconi ti saluta

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UNA FIGURA DI GRANDE SPESSORE CULTURALE CHE HA SEGUITO E GUIDATO CON

Ciao Enzo, la “Tua”quanto da settembre andrà in pensione, ma di questo straordinario personaggio, precursore dell’attuazione di una Offerta Formativa altamente qualificata ed innovativa nel tempo, la nostra scuola, quella con la “S” maiuscola, vale a dire l’Istituzione scolastica nel suo complesso, sentirà certamente la mancanza. Infine, un “Grazie!” che la Marconi, se potesse parlare, farebbe a gran voce e che io, sostituendomi ad essa, esprimo al prof. Vincenzo Arcudi, nella consapevolezza di inter-pretare il pensiero di tanta gente, non solo all’interno della nostra Istituzione, ma dell’intera nostra comunità territoriale ed anche oltre” Questo è quanto scrive-vo in riferimento alla figura di Enzo nel maggio del 2009. Ciò significa che il teorema retorico “se ne vanno sempre i migliori” in questo caso sicuramente non vale. Enzo è stato effettivamente un grande professionista, ma anche un grande uomo, un gran-de padre di famiglia, un esempio per le generazioni future. Ciao Enzo, sei sempre nei nostri pensieri di professionisti e di uomini.

Marconi ti saluta GRANDE DEDIZIONE L’EVOLUZIONE DELLA NOSTRA SCUOLA NEL CORSO DI NOVE LUSTRI

della storia didattico-formativa della nostra cittadina

I buoni genitori, danno ai figli radici e ali. Radici per sapere dove è casa loro,ali per volar via e mettere in pratica ciò che è stato loro insegnato.E poi cercano di alimentare in loro il seme della culturae della conoscenza del mondoispirando comportamenti saggi.Il primo livello di sapienza è saper tacere,il secondo è saper esprimere molte idee con poche parole, il terzo è saper parlare senza dire troppo e male. Si deve parlare solo quando si ha qualcosa da dire,che valga veramente la pena, o, perlomeno,che valga più del silenzio.Così fanno i saggi,così insegnano loro.

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La Siria, l’Iraq, la Libia, la Palestina ... sono stati, e sono ancora, Paesi in guerra. Tanti

i motivi per cui questi Stati sono stati coinvolti in contesti di guerra, ad esem-pio, la conquista di territori ricchi di pozzi petroliferi, lotte intestine per la prevalenza di un ramo religioso islamico rispetto all’altro (Sciiti e Sunniti), l’eterno conflitto tra Israeliani e Palestinesi. Deci-ne di migliaia di persone sono morte in questi conflitti, tra le quali molti bambi-ni e tante donne. Moltissime cercano di sfuggire a queste situazioni drammatiche imbarcandosi su mezzi di fortuna, per lo più barconi fatiscenti o, addirittura, gom-moni. I viaggi sono organizzati da per-sone senza scrupoli che, se si sentono braccati dalle forze di polizia, non esita-no a scaraventare in mare persone iner-mi condannandole a morte certa. Infatti, gli scafisti che organizzano questi drammatici viaggi su questi barconi, maltrattano minorenni e adulti, facendo, inoltre, pagare cifre rilevanti a questi disperati per poter compiere il “viaggio della speranza” che li por-ta in Italia, dove, per lo meno, vengono accolti e aiu-tati con umanità. Molti barconi e gommoni vengono soccorsi dalla guardia costiera, che è sempre pronta a intervenire. Come dicevo, in Italia questi profughi vengono bene accolti, ma il loro inserimento nella società risulta molto difficile. Un numero molto alto abbandona i centri ed emigra in alcuni Stati europei, prevalentemente la Germania. In tanti cercano la-voro per avere il minimo indispensabile per vivere: spesso vengono utilizzati per la raccolta di pomodo-ri o in altri lavori molto duri. Lavorano tante ore del giorno, in pessime condizioni e vengono pagati solo pochi spiccioli all’ora. Certamente non è facile ri-solvere tutte le problematiche legate all’accoglienza, ma, a mio parere, bisogna fare di tutto per trattare con umanità queste persone che sono fuggite da situazioni drammatiche e che hanno diritto di avere una speranza per il futuro.

di Angela Mazza, 1^ B

SONO DECINE DI MIGLIAIA OGNI ANNO I DISPERATI CHE SBARCANO SULLE NOSTRE COSTE

A rischio della vita viaggiano su barconi insicuri condotti da scafisti senza scrupoli che non esitano a buttarli a mare

Accoglienza profughi ininterrotta

Un tempo era estateTutto era acqua e fuoco,

Ormai si sente odore di uva e di mosto.

Arriva la nebbia, tutto si cela E quando ritorna il sereno, è tutto cambiato

Cadono le foglie, stanche,Con la voglia di posarsi a terra e dormire.

Si vede un pioppo ossuto e lungoSi vede da lontano un fiore strano, a ombrello:

Un fungo.

L’ autunnodi Angela MarazitaCaterina Astorino

Oliverio Maria Francesca 2 B

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Sono molte le persone che hanno bisogno di aiu-to e sono costrette a lasciare i loro paesi d’origi-ne per emigrare in altre nazioni. Le ragioni sono molteplici: religiose, politiche ed etniche. Molte di esse vivono nei loro Paesi in condizioni davvero disagiate, fuggono dalle zone di guerra per por-tare in salvo la loro vita, ma non è detto che qui da noi possano vivere in modo molto migliore. I motivi sono tanti, primo fra tutti perché, spesso, non abbiamo strutture a sufficienza per accoglierle adeguatamente. A questo si aggiungono altre motivazioni: la scarsa conoscenza della lingua, che rende più complessa l’integrazione, e la difficile situazione economica che vive l’Italia e il resto del Vecchio Continen-te. Inoltre, spesso subiscono varie discriminazioni perché sono viste come intrusi, pronti a togliere il lavoro ai residenti. Tutto ciò crea grandi difficoltà per un inserimento adeguato nella società, per cui possiamo affermare che anche la loro vita in Occidente è segnata da grandi incognite. Ma cerchiamo di capire perché arrivano proprio in Italia. Sicuramente la posizio-ne geografica favorisce l’approdo dei profughi sul suolo italiano; infatti, vi sono decine di migliaia di

di Anna Madia, 2^A

DAL VICINO MEDIO ORIENTE E DALL’AFRICA UN CONTINUO FLUSSO DI DISPERATI

A migliaia scappano dalla miseria dei luoghi di origine inseguendo il sogno di una vita migliore

Italia meta di profughi

persone che ogni anno sbarcano sulle nostre co-ste. A volte può succedere a questi emigrati di non riuscire a giungere alla destinazione prevista, molti di loro perdono la vita durante le traversate rea-lizzate su imbarcazioni di fortuna e, quindi, alquan-to insicure. Quello che io penso è che sia giusto che questa gente, una volta arrivata da noi, debba essere accolta nel migliore dei modi. Mi sembra doveroso, finché sono nostri ospiti, garantire loro una vita dignitosa. Quando pensiamo ai profughi dovremmo avere la capacità di farci un esame di coscienza e chiederci cosa avremmo detto e fatto noi nel caso ci fossimo trovati al loro posto. Si tratta di persone disperate che hanno sfidato pericoli di ogni sorta, che hanno trovato la forza di andare avanti non arrendendosi al primo ostacolo. Se avessi la giusta età e le risorse economiche sufficienti, contribuirei a far costruire nuovi centri di accoglienza per emigrati, in modo da garantire a questi disperati la migliore acco-glienza possibile. Infine, un appello affinché non vi siano atteggiamenti razzisti, nella speranza che vi siano persone che non pensino solo a se stessi e che invece trovino la capacità e la voglia di fare del bene al prossimo, sempre.

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CENTINAIA DI DISPERATI APPRODANO OGNI SETTIMANA SULLE COSTE ITALIANE

Nonostante le inevitabili difficoltà, il nostro Paese, lasciato solo dal resto d’Europa, sta facendo bene

Emergenza Italia: sbarco infinitodi Serafina Ferrarelli e Caterina Martino, 3^ A

Fra i tanti avvenimenti che hanno segnato la storia dell’uomo, i più drammatici sono quelli legati agli

individui che sono stati costretti a lasciare i propri Paesi d’origine per i motivi più vari, in particolare po-litici, etnici e religiosi. L’immigrazione è un fenomeno che ha, talvolta, caratterizzato la formazione dei po-poli. Fin dall’antichità si sono verificate immigrazioni e, ancora oggi, questi spostamenti influenzano il mon-do. Negli ultimi anni il fenomeno dell’immigrazione per mare è aumentato di pari passo con la chiusura delle frontiere degli Stati europei a seguito dell’ado-zione di un regime di visti d’ingresso particolarmente restrittivo nei confronti dei paesi più poveri. Il mare viene attraversato con imbarcazioni di fortuna quali, ad esempio, vecchi pescherecci o grandi gommoni. Una delle principali mete d’ingresso solo le coste: italiane, greche e spagnole; in un anno mediamente sono 60.000 i profughi che arrivano in Europa. Non c’è giorno in cui profughi disperati corrono ad im-barcarsi su mezzi insicuri che li porteranno non si sa dove, verso quello che, sperano, sia la speranza di un mondo migliore. Molti di essi giungono sulle nostre coste con ogni mezzo possibile, sopportando numerose fatiche, rischiando, spesso, anche la vita. I motivi principali che li portano a fare queste scel-te piene di incognite e di pericolo sono le guerre, la mancanza di lavoro e le carestie. Oppure fuggono dalle loro nazioni perché perseguitati da regimi tota-

litari. Poiché nelle loro terre non han-

no un futuro, sono costretti a lavorare per pochi soldi, non sufficienti a sostenere le loro famiglie. I luoghi dai quali i profughi tentano di scappare sono il più delle volte interessati anche da guerre di religione ed essi sono obbligati ad osservare le leggi religiose che sono in vigore nel loro Stato. I profughi che riescono a raggiungere la terrafer-ma, troveranno centri di prima accoglienza dove verranno assistiti da personale specializzato. Spesso per loro l’Italia è il primo approdo. Suc-cessivamente, verificata dagli organi preposti la loro identità e la loro estraneità a fatti delittuosi e terroristici, vengono trasferiti, a seconda delle loro richieste, in varie nazioni europee, in parti-

colare la Germania, dove sperano di rifarsi una nuova vita. Sovente, però, quando arrivano a destinazione, diventano preda della criminalità organizzata che li utilizza per lo spaccio della droga o in altre attività delinquenziali. I più fortunati riescono a trovare un lavoro in nero che consente loro quantomeno di vi-vere più o meno dignitosamente. L’Italia sin dall’inizio si è aperta all’accoglienza dei profughi provenienti da realtà disastrate, però, purtroppo, come riportato dai mass media e da quanto osserviamo noi stessi, ciò ha causato parecchi problemi per l’inadeguatezza delle strutture destinate ad accogliere così tante persone. Essendo i costi dell’accoglienza molto alti, l’opinione pubblica italiana si è spaccata in due: da una parte c›è chi vuole che i profughi siano rimandati nei loro paesi d’origine, altri, invece, vogliono trattenerli nei centri di accoglienza per poi consentir loro un gra-duale inserimento nella società. Noi italiani dobbia-mo accogliere questi profughi in un modo adeguato ed ospitale, perché non dobbiamo dimenticare che anche noi siamo stati un popolo di emigranti. Tanti nostri avi sono sbarcati negli U.S.A. , negli Stati dell’A-merica del Sud, in particolare l’Argentina, e in alcuni Stati europei. In considerazione di ciò, riteniamo che lo Stato italiano agisca nel modo migliore accoglien-do queste persone nei centri appositi, assicurando loro vitto e alloggio. È anche da questa impostazione di accoglienza che si può misurare il grado di civiltà di un popolo.

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Mercoledì 4 marzo 2015, gran parte degli alun-ni della scuola “Marconi” si è recata in visita a

Rende per assistere allo spettacolo in lingua ingle-se Shrek e, successivamente, ad ammirare le opere esposte al M.A.B. (Museo all’aperto Bilotti) su Corso Mazzini, a Cosenza. Il musical è stato presentato da Palkettostage, una compagnia teatrale riconosciu-ta dal Ministero dei Beni Culturali per l’esclusiva e originale attività che svolge dal 1985 con la produ-zione di spettacoli in lingua inglese, francese e spa-gnolo. Sul palcoscenico del teatro Garden di Rende, un bravissimo gruppo di attori madrelingua è riu-scito a mantenere alti l’attenzione, l’entusiasmo e il pieno coinvolgimento dei ragazzi, appartenenti a diverse scuole della provincia, con l’allestimento del-le vicende del famosissimo Orco Verde coinvolto in una serie di situazioni insieme divertenti, giocose e romantiche. Nonostante un problema tecnico non

di Antonella Lopez e Melania Curia, 2^ C

ATTORI “MADRELINGUA” PER UNO SPETTACOLO INTERESSANTE E FORMATIVO

Nel pomeriggio visita al museo all’aperto “Bilotti” di Cosenza per una giornata all’insegna della cultura

Prove di inglese al “Garden” di Rende

ci abbia consentito di seguire i sottotitoli, la com-prensione del testo in inglese non è stata difficile, sia perché conoscevamo bene la trama della storia, sia perché avevamo letto ed approfondito il copione a scuola insieme ai docenti. È stato uno spettacolo molto bello, ma, soprattutto, è stata un’esperienza didattica che ci ha permesso di arricchire la nostra conoscenza della lingua inglese in un modo diverso e interessante. Poi, nel pomeriggio, siamo andati a Cosenza, su Corso Mazzini, da un pò di tempo tra-sformata in un’isola pedonale, dove abbiamo visitato il M.A.B. (Museo all’Aperto Bilotti). Questo è uno dei pochi musei al mondo all’aperto. È costituito da al-cune opere di arte moderna di grandissimo valore donate alla città di Cosenza da un facoltoso colle-zionista, Carlo Bilotti, di origine cosentina. Il percorso, diventato ormai un luogo simbolo della città, inizia in Piazza dei Bruzi e termina in Piazza Bilotti (ex Piaz-za Fera). Abbiamo visionato tante opere di grande rilevanza del panorama artistico dell’arte Moderna. L’esperienza è stata molto importante dal punto di vista formativo, in quanto visitare questo museo tan-to originale ci ha consentito di prendere contatto con nomi che hanno dato lustro all’arte italiana, e non solo, del Novecento, vale a dire Giacomo Manzù, Giorgio De Chirico, Salvador Dalí, Sacha Sosno, Mimmo Rotella, Emilio Geco e Pietro Consagra. Riteniamo che questa uscita didattica è stata un’esperienza molto bella e didatticamente molto positiva che, speriamo, si possa ripetere.

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IL MONDO INTERO TREMA DI FRONTE A QUESTO VIRUS ANCORA MISTERIOSO

Si spera nella scoperta di un vaccino che riesca a debellare la malattia salvando così tante vite

Ebola: epidemia da paura di Giuseppina Audia, Biagio Mazzei e Angela Maria Succurro, 1^ A

L’Ebola è stata scoperta nel 1976. La peggiore epi-demia risale all’aprile del 2014 e, ad ottobre, i casi

sono aumentati in maniera esponenziale. Del virus Ebola sono state scoperte cinque diverse specie e que-sto rende ancor più difficili gli interventi terapeutici. La trasmissione avviene attraverso il contatto diretto, da persona a persona, di sangue, secrezioni, saliva, uri-ne, vomito. Per questa ragione, medici e infermieri che curano le persone infette devono essere equipaggiati in maniera idonea per evitare il contagio, usando, tra l’altro, speciali tute per ricoprire l’intero corpo. Nono-stante tutto, si è avuta notizia di personale sanitario che si è infettato, come, ad esempio, un’infermiera spagnola e un medico italiano. I sintomi dell’ebola sono: febbre alta, forte mal di testa, dolori muscolari, diarrea, vomi-to, dolori addominali, emorragie inspiegabili. Purtroppo, questi sintomi sono comuni ad altre malattie infettive, perciò è difficile fare una diagnosi immediata. Il periodo di incubazione, dal contagio ai primi sintomi, va dai due ai ventuno giorni; la morte è rapida e sopraggiunge nel-lo stesso periodo di tempo. Ci sembra di aver capito che questa malattia è molto grave sia perché porta le

persone infette alla morte, sia perché può avere una dif-fusione rapida tan-to da creare un’e-pidemia in grado di distruggere intere popolazioni. A noi questo spaventa molto, in quanto in relazione a questa problematica si è compreso poco. Infatti, i primi vaccini, probabilmente, saranno pronti solo alla fine del 2015 e non si sa neanche se saranno efficaci. Siamo molto spaventati perché, nel mondo mo-derno, l’interazione fra popoli è frequentissima: aerei, treni, navi, favoriscono spostamenti veloci e continui e questo rende molto difficile evitare la diffusione del virus. Speriamo che i governi, i politici e gli scienziati lavorino insieme per superare questo problema e, nel contempo, assicurino sostegno economico e cure alle popolazioni delle nazioni africane che risultano già for-temente colpite.

LA FEBBRE EMORRAGICA NUOVA GRANDE EMERGENZA INFETTIVA PER L’UMANITÀ

Dalla prima epidemia registratasi in Zambia nell’agosto del 1976 alla paura dei giorni nostri

Paura Ebola di Rita Ambrosio, Federica Talarico e Francesca Talarico, 2^ A

Da un po’ di tempo, un’altra preoccupazione si è aggiunta alla fin troppo variegata gamma di pro-

blematiche del mondo, una febbre emorragica con un tasso di mortalità molto elevato: l’Ebola. Un virus molto aggressivo che, purtroppo, si sta diffondendo velocemente in tutto il mondo. I sintomi di questo vi-rus sono molto simili a quelli della normale influenza, ma più forti. Si manifestano con febbre, mal di testa, mal di gola e nausea; in aggiunta si verificano anche emorragie inspiegabili. Il periodo di incubazione (dal momento del contagio alla comparsa dei primi sin-tomi) è di circa 20 giorni. Il contagio può avvenire, se ci sono contatti con l’ammalato, tramite i fluidi organici, ad esempio, la saliva. L’Ebola ha già ucciso

tante persone, specialmente in Africa,

zona da dove il virus proviene. Siamo tutti spaventa-ti nel sapere che c’è il pericolo che l’ebola si possa diffondere anche in Italia. Siamo impazienti di sentire la diffusione della notizia sul vaccino del virus Ebola finalmente creato nei laboratori di tutto il mondo.Fortunatamente, i malati di Ebola hanno anche qual-che possibilità di sopravvivere, anche se, purtroppo, è raro che ciò accada. Vi sono stati casi, tra i quali il medico di Emergency guarito a Roma, che riguardano persone con le difese immunitarie maggiormente at-tive e sviluppate, che, grazie all’aiuto di alcuni farmaci, sono riuscite a guarire. La nostra speranza è che il virus Ebola possa essere sconfitto al più presto, altri-menti entra in gioco la vita di un numero sempre più alto di esseri umani.

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L’Ebola è una malattia grave, spesso fatale, con un tasso di mortalità molto alto. E’ apparsa la pri-

ma volta nel 1976 in due focolai contemporanei: in un villaggio nei pressi del fiume Ebola, in Congo, e in una zona remota del Sudan. L’origine del virus non è nota, ma i pipistrelli della frutta sono considerati la causa probabile del virus Ebola. Operando delle ricerche abbiamo appreso che l’Ebola si trasmet-te tra gli uomini attraverso lo stretto contatto con sangue. Gli stessi approfondimenti ci hanno consen-tito di sapere che in Africa l’infezione è avvenuta attraverso la manipolazione di alcuni animali: scim-panzé, gorilla, pipistrelli della frutta, scimmie, antilo-pi di foresta e istrici infetti trovati malati o morti o catturati. Nelle zone a rischio è importante ridurre il contatto con gli animali ad alto rischio. Se una persona entra in contatto con un animale infetto da Ebola e contrae l’infezione, essa può diffonder-si all’interno della comunità, da persona a persona. L’infezione avviene per contatto diretto sulla pelle o le mucose, con il sangue o altri fluidi di persone già infette; può verificarsi anche in caso di ferite della pelle di una persona sana che entra in contatto con oggetti contaminati. Possono svolgere un ruolo importante nella trasmissione di Ebola anche le ce-rimonie, in cui le persone hanno contatti diretti con persone contaminate. Le persone sono contagiose fino a quando il sangue e le secrezioni contengono il virus; per non infettare chiunque, i pazienti infetti devono essere attentamente controllati da medici e sottoposti a vari test di laboratorio. Il virus viene ucciso facilmente da sapone, candeggina, dalla luce del sole. I sintomi tipici sono: febbre alta, debolezza, mal di gola. E’ stato infettato dal virus anche un me-dico italiano di Emergency in Sierra Leone. Tenuto in vita con il sangue di un paziente guarito, l’Oms inol-tre ha somministrato anche due farmaci al paziente, ricoverato a Roma con febbre elevata e spossatez-za. Per fortuna le cure alle quali è stato sottoposto sono state efficaci e il paziente è completamente guarito divenendo anche immune. Purtroppo, no-nostante questo successo contro la malattia, ancora non esistono rimedi certi per bloccare questo virus

di Domenico Talarico e Antonio Spadafora, 2^ B

L’EPIDEMIA DI EBOLA NELL’AFRICA OCCIDENTALE PREOCCUPA IL MONDO INTERO

L’origine del virus non è nota e si spera nella capacità della ricerca per arginarne l’espansione

I problemi del nostro tempo: l’Ebola

letale, ma, si spera, che con la collaborazione di tutti medici e persone competenti nel campo della me-dicina, si possa arrivare a debellare l’epidemia che interessa, per ora, alcune zone dell’Africa. È questa la speranza che noi tutti abbiamo, vale a dire che si trovi al più presto una cura efficace per contrastare questo tremendo virus. Ci auguriamo che le capa-cità dei grandi studiosi e dei ricercatori si uniscano per poter contribuire alla soluzione di un problema così grande ed evitare che questa epidemia, che al momento interessa solo una piccola parte del globo, diventi sempre più grande ed estesa.

… secondo i dati dell’ISTAT riferiti al 9 ottobre 2011, tra gli 8.047 comu-ni presenti in Italia, San Giovanni in Fiore è collocato al 45° posto dei comu-ni più estesi d’Italia, con 282,53 km2. Al primo posto Roma con 1287,36 km2. Inoltre, la provincia di Cosenza, con un territorio di 6.709 km2, è la quinta provincia in Italia per estensione

Lo sapevate che … ?

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UN DEGRADO AMBIENTALE CHE NON CONOSCE SOSTA E DEVASTA OGNI COSA

La vita sulla Terra è continuamente messa a rischio dai comportamenti sconsiderati dell’uomo

Emergenza rif iuti di Margherita Bassi, Federica Talarico e Francesca Talarico, 2^ A

Il mondo in cui viviamo non dovrebbe essere in-quinato. Purtroppo, così non è, perché, al contra-

rio, diventa, giorno dopo giorno, sempre più spor-co. Al giorno d’oggi sentiamo o leggiamo notizie riguardanti questo continuo degrado. Spesso sen-tiamo dire alle persone anziane che, ai loro tempi, tutto ciò non accadeva, perché avevano molto più rispetto della natura. Oggi, anche noi ragazzi, ci sia-mo resi conto che la questione ecologica non va presa tanto alla leggera perché, continuando così, rischieremo di compromettere definitamente la nostra salute, cosa che, in ampia misura, si sta già verificando. Molte persone si lamentano dell’inqui-namento causato dai rifiuti, senza rendersi conto che la colpa è nostra, perché è l’uomo stesso che favorisce l’inquinamento e non solo con i rifiuti. In-quina anche con il fumo che fuoriesce dai motori delle automobili, con le sostanze radioattive gettate nel terreno e in mare che ci avvelenano ogni gior-no la vita, semplicemente mangiando o bevendo.

Per fortuna, ce ne sono altre di persone che ten-dono a mantenere pulito l’ambiente, contribuendo alla salvaguardia della natura, facendo la raccolta differenziata, la quale consiste nel suddividere i ri-fiuti in varie sezioni che, successivamente, vengono riciclate. Ad esempio, se si ricicla la plastica di una bottiglia si può anche creare una maglietta in “pile”. Qualcuno pensa che il riciclaggio sia inutile, ma ri-teniamo che non sia così, perché, se ognuno di noi contribuisse ad agire in tal senso, l’accumulo dei rifiuti diminuirebbe parecchio. In poche parole, cari amici, sostenete la raccolta differenziata, perché se il problema rifiuti si risolve presto, tutti noi ne trarremo grandi vantaggi. Nel nostro piccolo ab-biamo voluto lanciare un messaggio che riteniamo importante, speriamo solo che venga colto da una moltitudine di persone perché, se è vero il proble-ma inquinamento è causato da una serie infinita di fattori, è altrettanto sicuro che può essere risolto soltanto se, tutti insieme, uniamo le forze per limi-tarlo prima ed eliminarlo, definitivamente, poi.

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di Agostino Gallo, 2^ C

Negli ultimi tempi, si sta parlando sempre più in-sistentemente dei problemi legati all’Ecologia,

cioè la scienza che studia la terra. Questo perché il globo è in serio pericolo; infatti, le emissioni di gas serra, ovvero anidride carbonica, stanno diventan-do eccessive e gli studiosi dicono che la nostra ter-ra sta mutando profondamente. Da un po’ di anni sembra che non ci siano più le stagioni, si verificano tante alluvioni. Inoltre, gli Stati in crisi economica non possono permettersi i macchinari all’avanguar-dia (per esempio i termovalorizzatori, le pale eoli-che e i pannelli fotovoltaici) per poter contribuire così a risanare l’ambiente. Ma andiamo a scoprire cosa potrebbe succedere in un eventuale futuro: l’innalzamento della temperatura farà sciogliere i ghiacciai e questo porterà l’aumento del livello del mare, le città costiere verranno sommerse. Questo fenomeno inoltre porterà all’estinzione di alcuni animali polari come l’orso, le foche bianche e i tri-chechi; inoltre, si avvierà un processo di desertifica-zione. Il mondo vegetale è fortemente danneggiato dalle piogge acide, al punto che molte foreste ri-schiano di essere distrutte dalla presenza delle so-stanze tossiche nell’acqua e dalla loro penetrazione nel sottosuolo. Una volta penetrata nel terreno, la pioggia acida modifica la composizione chimica del suolo da cui dipende l’alimentazio-ne e l’esistenza delle piante stesse. Tramite le foglie avviene, invece, uno scambio gassoso diretto con gli in-quinanti esterni. In entrambe le vie la pianta assorbirà gli inquinanti au-mentando il suo grado di tossicità. E noi sappiamo che le piante sono il polmone della terra. Però, per for-tuna, ci sono uomini che cercano di preservare la natura: qualche mese addietro due personaggi importanti, Barack Obama e Xi Jinping, che sono rispettivamente i presidenti di USA e Cina, hanno deciso di ridurre l’e-missione di gas serra. Un modo per

ridurre l’emissione di anidride carbonica potrebbe essere usare energie rinnovabili per esempio, l’e-nergia eolica, quella idrica e quella solare, oppure gli impianti che permetterebbero di produrre l’e-nergia attraverso lo smaltimento della spazzatura o le macchine ad azoto, già brevettate in Germania. Ma io già intravedo un problema su queste possi-bili soluzioni, vale a dire che suppongo che i ricchi petrolieri faranno di tutto per non permettere l’a-vanzamento delle macchine ad energie rinnovabili. Un’altra cosa che contribuisce a ridurre l’inquina-mento sarebbe organizzare una efficace raccolta differenziata, in modo da non scaricare rifiuti parti-colarmente pericolosi nell’ambiente. Ma potrebbe aiutare a salvare la nostra terra anche piantare delle piante pioniere, per esempio le pal-me nelle zone desertiche, con un impianto a gocce in modo da sottrarre terreno al deserto e quindi aumentare la produzione di ossigeno; questa tecni-ca è già utilizzata in alcuni Paesi medio orientali. Il messaggio che voglio mandare è l’invito a rispettare l’ambiente, perciò, a mio parere, già una persona che “osa” gettare una carta a terra non ha rispetto per la natura, in quanto è dai piccoli gesti che na-scono le grandi virtù o le enormi negatività.

CHE NE SARÀ DI NOI UMANI? SOPRAVVIVEREMO A LUNGO CONTINUANDO COSÌ ?

La devastazione della Terra da parte dell’uomo continua inesorabile. Paura per le conseguenze

I problemi del nostro tempo: l’inquinamento del pianeta

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di Rossana Olivito e Maria Vittoria Spina, 3^ C

Mediante alcune lezioni mirate, abbiamo appro-fondito il tema dei rifiuti e di alcune modalità

del loro smaltimento che, certamente, non sono in linea con la legalità e la morale. Infatti, nella società di oggi, i rifiuti, e il loro scorretto smaltimento, rap-presentano un pericolo per il futuro dell’ecosistema, per la salute dell’uomo e della Terra. Ovviamente, il costo dell’eliminazio-ne di questi prodotti di scarto, a causa delle par-ticolari norme di tutela della salute pubblica, si è alzato notevolmente, fino a che “qualcuno” non ha pensato di aggi-rare l’ostacolo. Ci sono, infatti, dei rifiuti tossici che sono gestiti dalle cosche mafiose che, in cambio di grosse som-me di denaro, convinco-no molte persone a in-terrare queste sostanze nei propri terreni, avve-lenando così questi ulti-mi, le acque e tutto ciò che intorno è stato coltivato. Inoltre, su questi luoghi di riporto si concentrano molti volatili, i quali si nutrono di tanti rifiuti nocivi che, in alcuni casi, vengono deposti nei campi colti-vati, contaminando così ogni tipo di ortaggio. I pic-coli insetti, invece, arrivano anche nelle nostre abi-tazioni, mordendoci la pelle, procurandoci infezioni o, addirittura, causandoci gravi e fastidiose malattie. Riteniamo, perciò, che sia necessario aumentare, e di molto, la raccolta differenziata, così come già av-viene in alcune città, tra le quali Cosenza, che è ar-rivata, nell’arco di un solo anno, a raggiungere il 55% dello smaltimento dei rifiuti in maniera diversificata. In alcune nazioni, è diventato un obbligo fare questo tipo di raccolta. Inoltre, se qualcuno non rispetta le regole della tutela ambientale o anche se disperde

piccole carte nell’ambiente, viene multato, a volte anche in maniera salata. Qui da noi, invece, succe-de che, non dovendo pagare queste multe, buttiamo qualunque rifiuto dove ci pare, inquinando così tutto l’ambiente e, altresì, dimostrando di non aver acqui-sito una adeguata coscienza civile. Da un po’ tempo il nostro paese è saturo di rifiuti, perché le disca-

riche sono ormai al culmine della capaci-tà ricettiva e i rifiuti devono essere smal-titi, quando ciò diven-ta possibile, altrove. Chi ha responsabilità politiche dovrebbe gestire nella manie-ra più idonea questo aspetto così delicato della cosa pubblica, dovrebbe prodigarsi per incentivare que-sta modalità di rac-colta, cosicché carta, vetro, plastica e altri materiali compatibili,

possano essere riciclati e riutilizzati, contribuendo, così, a limitare l’inquinamento e l’uso delle discari-che tradizionali ormai sature.

LA “DIFFERENZIATA” NON DECOLLA, L’INQUINAMENTO AMBIENTALE ,INVECE, GALOPPA

Le autorità devono trovare al più presto una soluzione, altrimenti sarà emergenza vera

Il problema rifiuti

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Modi di dire Vincere sul filo di lana Sembra che questo modo di dire sia nato nell’ambiente delle gare di corsa podisti-ca dove, per stabilire con precisione chi fosse il vincitore, veniva teso un filo di lana sulla linea del traguardo.

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LA QUESTIONE ECOLOGICA È DIVENTATA UNA VERA E PROPRIA EMERGENZA

La risoluzione del problema inquinamento è diventata una sfida per la sopravvivenza del pianeta terra

L’ambiente: la nostra casa di Ludovica Lopez, 3^ B

Negli ultimi tempi l’uomo ha trasformato così progressivamente il paesaggio naturale in mol-

te parti del nostro pianeta da rendere sempre più difficile la vita dei vegetali, degli animali e, a volte, anche degli uomini. Ciò è avvenuto soprattutto con il ricorso ai sofisticati mezzi tecnici di cui l’uomo oggi dispone, agendo sulla natura in modo profon-do e rapido, provocando modificazioni strutturali, in molti casi acute, nel rapporto uomo-natura. Le for-me più visibili di questa situazione sono gli effetti dell’inquinamento. Esso ha raggiunto negli ultimi de-cenni anche le parti più sperdute del pianeta terra; infatti, l’immissione sempre maggiore di quantità di “gas serra” ha fatto aumentare la temperatura del nostro pianeta determinando mutamenti sul clima, sull’andamento delle piogge, sugli ecosistemi. La Terra sembrava molto grande per sopportare l’in-tervento dell’uomo. Ma, da quando si è sviluppata l’industrializzazione, l’uomo ha iniziato a sfruttare le risorse naturali che il territorio ci offriva. Così, dopo tanti anni in cui l’uomo ha sfruttato l’ambiente, sono iniziati ad apparire chiari i segni del degrado. Le frane e le alluvioni, sono collegate sempre con maggiore insistenza al lavoro distruttivo dell’uomo. Basti pensare a quello che è successo ultimamente a Genova, una città che sta andando in frantumi per colpa dell’uomo. Anche la Calabria purtroppo è ad alto rischio, per cui quello del dissesto idrogeologico è un tema tristemente attuale, come testimoniano

le frane che hanno colpito alcuni paesi del-la nostra regione. E’ importante fare una riflessione sull’argomento e porsi alcune domande su quanto sta accadendo. Si trat-ta di semplici eventi naturali o, piuttosto, di danni dovuti a una dissennata gestione del territorio? Quali gli interventi da met-tere in atto? È impensabile che una giorna-ta di pioggia possa trasformarsi in tragedia, morte e rovina per centinaia di persone: in pochi attimi si vedono i sacrifici di una vita andare via… La vulnerabilità del territorio Calabrese a rischio idrogeologico è stori-camente nota; infatti, negli ultimi decenni, si è verificato un progressivo abbandono dei

territori montani e la conseguente urbanizzazione di aree un tempo disabitate, ma in prossimità dei corsi d’acqua. Il continuo verificarsi di questi episodi spia-cevoli ha aumentato la sensibilità verso il problema e sta producendo un cambio di rotta culturale: oc-corre credere in una cultura di prevenzione, diffusa a vari livelli, basata nell’individuazione delle condizioni di rischio, sulla adozione di interventi finalizzati alla riduzione dell’impatto di questi eventi sul territorio. Dopo la legge “Sarno”, sono notevolmente potenzia-ti i sistemi di allerta per preannunciare possibili cala-mità naturali e porre in atto tutte le iniziative neces-sarie a mettere in sicurezza la popolazione durante il verificarsi di questi eventi. L’Italia intera si sbriciola sotto l’incuria e i continui abusi, ma le colpe non derivano solo dalla natura, ci sono le amministra-zioni dietro i disastri ambientali da nord a sud che hanno permesso la realizzazione abusiva di edifici in zone di esondazione. La natura non fa sconti, prima o poi gli errori ricadono addosso a chi li ha compiuti seminando la morte, come a Messina, a Genova, in Toscana… La natura ciò che riceve restituisce, nel bene come nel male. Una terra tutelata restituisce una protezione idrogeologica sicura. Una terra vio-lentata non può far altro che produrre altra violenza. Ancora oggi non si riesce a capire che un paesaggio non favorisce solo la bellezza del panorama, ma pro-duce benessere, turismo, agricoltura e ricchezza per tutti.

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di Giuseppe Secreti, 3^ B

LE CONTINUE DIFFICOLTÀ FINANZIARIE HANNO SFIANCATO LE FAMIGLIE

Sono trascorsi diversi anni dall’inizio, ma la crisi non da ancora tregua ai cittadini dei Paesi europei

La crisi economica: un problema attuale

In Italia stiamo attraversando un periodo par-ticolarmente negativo dovuto alla crisi econo-

mica che, ormai da alcuni anni, sta tormentando le nostre famiglie. L’attuale crisi ebbe inizio nel 2007 negli Stati Uniti a causa di un grave crollo dei mercati finanziari. Tra i principali fattori che hanno causato questo fenomeno figuravano gli alti prezzi delle materie prime. La crisi finanzia-ria pian piano si estese sull’intero sistema in-dustriale mondiale. Il crollo della domanda di beni di consumo mise in crisi migliaia di industrie, con la conseguenza di un aumento esponenzia-le della disoccupazione.

Migliaia di lavoratori si ritrovarono disoccupati e, di conseguenza, le loro famiglie si impoverirono. L’effetto più drammatico della crisi economica fu il diffuso aumento della povertà che interessò anche ceti sociali fino ad allora considerati bene-stanti. Dagli U.S.A. la crisi si estese ad altri Paesi e nel corso del 2008, investì l’Europa. In alcuni Stati come la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l’Italia la crisi fu aggravata dal forte debito pubblico che queste Nazioni avevano contratto nel corso degli scorsi decenni. Le conseguenze di questa crisi sono visibili anco-ra oggi. Quasi ogni giorno le notizie di apertura dei telegiornali riguardano la crisi o i suoi effetti: operai che protestano per la perdita del posto di lavoro; continua chiusura di fabbriche; gente che perde la disponibilità della propria casa perché non può più pagare l’affitto o il mutuo. Il diva-rio tra ricchi e poveri continua ad aumentare, la ricchezza delle nazioni è sempre più concentrata in una in piccola percentuale della popolazione, mentre la maggior parte delle persone si deve ac-contentare di poche risorse. Anche se le prospettive non sono buone, io spero che la situazione italiana ed europea migliori al più presto, per consentire a migliaia di aspiranti lavo-ratori un ritorno alla vita attiva, per poter vivere dignitosamente e soddisfare le esigenze primarie della vita.

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di Salvatore Greco e Lorenzo Audia, 3^ B (coordinamento a cura della prof.ssa Amalia Granata)

In questo periodo, ve-dendo la TV, abbiamo

avuto modo di ascol-tare notizie molto im-portanti circa la pace del nostro continente garantita da più di 50 anni da organizzazio-ni come l’ONU e la NATO. Purtroppo la più grave notizia che abbiamo potuto sen-tire e che ci ha molto preoccupato riguarda i contrasti sorti tra l’ Ucraina e la Russia per via di un fatto molto grave compiuto dalla Crimea. Questa peni-sola, che politicamente fa parte dell’Ucraina, per tradizioni, usi e costumi si avvicina alla Russia e vuole essere annessa a quest’ultima. Per questo, nel 2014, sono iniziati i contrasti tra l’Ucraina, che non vuole cedere questo territorio, e la Russia. Questo evento passerà alla storia come “Crisi della Crimea”. Tutto è iniziato precisamente il 26 febbraio quan-do, nella capitale ucraina, uomini non identificati e armati hanno occupato il Parlamento e, sul tetto,

hanno fissato la bandiera della Russia. Nei giorni successivi delle truppe russe hanno invaso la pe-nisola e hanno preso il controllo del territorio. Fino ad ora non si può definire una vera guer-ra perché tra i due eserciti non c’è stato spargi-mento di sangue e l’Ucraina non ha reagito alle provocazioni russe ma il continente e l’Unione Europea si stanno attivando con incontri diplo-

matici affinché queste azioni non sfocino in una vera e propria guerra. L’intervento degli Stati Uniti si è affiancato alle potenze europee per evitare che questa secessione avvenga. Naturalmente, proprio dopo que-sta azione del Presidente Obama i rapporti diplomatici tra Russia e Stati Uniti si sono incrinati e in Crimea sono sopraggiunti car-ri armati russi pronti all’attacco. Si stanno susseguendo incontri e confronti e si spera che la situazione, gia sul filo del rasoio, si possa risolvere nel migliore dei modi. Noi, da parte nostra, ci auguriamo che la pace venga considerata come unica soluzione valida e che la “nostra” Europa continui ad essere un continente dove non si conosce la parola “guerra”.

I CONTRASTI TRA L’UCRAINA E LA RUSSIA PREOCCUPANO L’INTERA EUROPA

I tentativi di risolvere i contrasti mediante la diplomazia: ultima speranza per scongiurare il peggio

La crisi della Crimea

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di Alessandro Sinopoli, 3^ B

APPELLO IN LINGUA INGLESE CON ESORTAZIONE AL RISPETTO DELLE REGOLE STRADALI

Veicolare sulle strade (corretti comportamenti consigliati)On the road

A lot of people are involved in road accidents, especially young people between 12-16. The

traffic is one of the biggest killer, thus, there are some rules to follow to save your life. You have to concentrate and pay attention on the road. A lot of teenagers don’t concentrate because they chat or play with their mobile phone, or have fun with friends. You mustn’t play or skate on the pavement because you can be a danger for drivers and other pedestrians. You must always walk on the pavement and you must use safe places to cross the road, for example the pedestrian crossing. When you’re cy-cling you have to use a helmet because it can reduce the chances of injuries to the head and the face by

Tante persone sono coinvolte in incidenti stradali, so-prattutto i giovani tra i 12 e i 16 anni. Il traffico è

uno dei più grandi assassini, quindi, ci sono alcune rego-le da seguire per salvarsi la vita. Bisogna concentrarsi e prestare attenzione sulla strada. Molti ragazzi non si concentrano perché chattano e giocano con il proprio telefono cellulare o scherzano con gli amici. Non si deve giocare o pattinare sul marciapiede, perché si può di-ventare un pericolo per i conducenti e gli altri pedoni. Si deve sempre camminare sul marciapiede ed è necessa-rio utilizzare luoghi sicuri per attraversare la strada , ad esempio, il passaggio pedonale. Quando sei in bicicletta è necessario utilizzare un casco, perché può ridurre le

possibilità di lesioni alla testa e al viso dell’

80%. You mustn’t use your mobile phone or listen to music because you can’t hear and see traffic. In big cities you must pay attention to the traffic lights, observe and understand the hand signals of the lo-cal policeman, learn the traffic signs. Be careful when you drive on your moped. In addition, on Saturday night, more and more young people between 18 and 24 years old, go to the disco and other places where they drink alcoholic beverages for example beer, vodka etc… Then they drive. It’s not safe to drive when you are drunk because you can have serious accidents and you can lose your life. Think! Don’t be stupid! It’s not worth losing your life! It is an invaluable gift, protect it, don’t throw it away!

80 %. Non bisogna utilizzare il telefono cellulare o ascol-tare la musica, perché non si può sentire e vedere il traf-fico. Nelle grandi città è necessario prestare attenzione ai semafori , osservare e comprendere i segnali a mano del poliziotto locale, imparare i segnali stradali. Bisogna fare attenzione quando si guida sul ciclomotore. Inoltre, nelle notti del sabato, sempre più persone giovani tra i 18 e i 24 anni, vanno in discoteca e in altri luoghi dove si bevono bevande alcoliche, ad esempio la birra , vodka , ecc. ... . Poi si guida e non è sicuro guidare quando si è bevuto, perché si possono avere gravi incidenti e si può perdere la vita. Riflettete, non siate stupidi! Non vale la pena perdere la vita! Si tratta di un regalo prezioso, proteggetela, non buttatela via!

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di Antongiulio Granato, 3^ A

Nella società attuale, ci sono vari tipi di tossico-dipendenza, tra le quali il tabagismo, l’alcolismo

e le sostanze stupefacenti. Le prime due sono ormai legalizzate e di esse, pensando erroneamente che non facciano male, non se ne parla quasi mai. Ma la forma di tossicodipendenza più pericolosa è rappresentata dagli stupefacenti, dei quali, in particolare nel mondo dei giovani, si fa un grande uso. La droga è una so-stanza altamente pericolosa che può provocare danni irreparabili all’organismo, soprattutto al sistema ner-voso. Le droghe si dividono in due categorie: le droghe cosiddette “leggere” e le droghe “pesanti”. Quando i ragazzi cominciano a drogarsi iniziano dal gradino più basso, quello delle droghe leggere che comprendono, ad esempio, la marijuana e l’hashish. Entrambe sono assunte attraverso il fumo. Molti ragazzi cominciano per “scherzo” e poi si ritrovano intrappolati nello spa-ventoso tunnel della droga dal quale è difficile uscire. Dalle droghe leggere si passa poi alle droghe più pe-santi, costose e pericolose, come l’eroina e la cocaina. Chi fa uso di questo tipo di droghe può andare anche incontro alla morte. Le droghe possono essere assunte per inalazione o per via orale; alcune di esse si tro-vano anche sotto forma di pasticche, ecco perché un cocktail preso in discoteca il sabato sera può rivelarsi fatale. Alcuni soggetti, invece, fumano gli spinelli e, così come prevede la legge, non vengono puniti dalle auto-rità, io credo che questo sia sbagliato. Assegnare il tito-lo di “leggere” ad alcuni tipi di droghe può significare preparare un trampolino di lancio verso il mondo della tossicodipendenza. Molteplici sono i motivi che incita-no i giovani ad affacciarsi al mondo della droga, a co-minciare da quello che ritengo il principale: il condizio-namento del “branco” che induce i soggetti più deboli ad assumere comportamenti devianti tesi dimostrare di essere degni di appartenere al gruppo. Un altro mo-tivo che attrae giovani verso queste sostanze è la voglia di provare nuove esperienze e grandi emozioni, speri-mentando il “proibito”. Infatti, uno degli errori che la società commette è la demonizzazione delle droghe, anziché il tentativo di far comprendere agli adolescen-ti il pericolo mediante la conoscenza delle stesse. A questo proposito, ritengo sia molto importante il con-tinuo dialogo che genitori e docenti dovrebbero sta-bilire con i ragazzi, con l’intento di rendere le nuove generazioni più consapevoli e responsabili. Rimanere isolati è da evitare ad ogni costo, perché i giovani, an-

che se a volte lo negano a se stessi, hanno bisogno di aiuto per evitare di diventare dei potenziali tossi-codipendenti. Quindi, si può senz’altro affermare che, per combattere questo fenomeno, svolgono un ruolo molto importante l’informazione e la prevenzione. I mass-media dovrebbero divulgare non solo notizie di cronaca, ma anche fornire informazioni sulle con-seguenze e sugli effetti negativi degli stupefacenti. Un altro aspetto concernente il mondo delle dipendenze, da noi un po’ sottovalutato, è il consumo delle normali sigarette: una forma di sottomissione fisica e mentale molto comune. La sigaretta contiene 401 veleni e 43 sostanze chimiche tra cui il catrame e la nicotina, quin-di si possono immaginare i danni che arreca al corpo di persone così giovani. Con il tabacco aumentano le possibilità di contrarre un cancro ai polmoni il quale non si cura come un semplice raffreddore. Inoltre, il corpo di chi fuma invecchia subito, si indeboliscono i capelli e i denti ingialliscono. Il tabacco provoca tantis-simi morti, circa 90.000 all’anno. Ma non sono solo il fumo e le droghe provocano migliaia di decessi: anche l’uso e l’abuso di alcol ne provoca tanti. Anche il pro-blema alcolismo viene in parte sottovalutato, infatti, in alcune nazioni, il consumo degli alcolici ha un significa-to quasi rituale: per esempio in Irlanda, la patria della birra, dove il ritrovo nei pub è un appuntamento abi-tuale. Ma anche in Italia la diffusione dell’alcol è in co-stante crescita. Io ritengo che la dipendenza da alcolici, tabacco e droghe, non è sicuramente un problema da sottovalutare, in quanto causa di tante problematiche. Infine, auspico anche che la società faccia di tutto per limitare i problemi legati alle dipendenze.

VELENI DI VARIA ORIGINE ATTENTANO ALLA SERENITÀ DEGLI ADOLESCENTI

Tante famiglie vivono situazioni molto complicate. E il fenomeno non tende a regredire, anzi

I giovani e le dipendenze: un pericolo costante

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di Rosario Talerico, 2^ C

LA DIPENDENZA SEMPRE PIÙ DIFFUSA, LA PREVENZIONE SEMPRE PIÙ IMPORTANTE

Famiglia, scuola, istituzioni, insieme per accrescere e unire gli interventi a difesa di noi adolescenti

La droga: una piaga sociale

Un argomento importante del quale si di-batte e che da tanti anni sta arrecando seri

problemi alla società, è rappresentato dall’as-sunzione della droga, che coinvolge tutti, senza estinzione di età o sesso, ma, certamente, in mi-sura maggiore i giovani. I motivi per cui i giovani si avvicinano alla droga sono tanti. Si sono pre-sentati casi nei quali l’avvicinamento dei ragazzi alle sostanze stupefacenti è stato determinato da motivi familiari, quali i divorzi sempre più fre-quenti che tendono a sconvolgere la serenità domestica, casi di violenza da parte dei genitori e, in alcune circostanze, la perdita di una persona cara. Ma vi sono anche casi dovuti a motivi per-sonali, perché, magari, non sono stati capiti, con la conseguenza che tali incomprensioni li hanno portati a questo tipo di deviazioni, procurando un grave danno alla loro vita e a quella dei loro cari. Per fortuna vi sono casi che si risolvono positivamen-te, ma sono alquanto rari. Alcuni ragazzi, con l’aiuto delle proprie famiglie e delle comunità di recupero dei tossicodipendenti, sono riusciti, anche grazie al lavoro assiduo di specialisti del settore, a disintos-sicarsi. Molto incisivi in questi interventi terapeutici sono stati i continui colloqui, i piccoli lavori all’inter-no della comunità, la professionalità e la fermezza degli operatori. È mia intenzione, in quanto ragazzo profondamente cattolico, approfittare di questa oc-casione per consigliare a coloro che si trovano in

queste complicate situazioni di farsi forza insieme alle famiglie, facendo loro l’augurio che il Signore li possa guidare per un cammino migliore e luminoso.

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Il cubismo nasce nel nord della Francia agli inizi del ‘900. Il nome “Cubismo” non è scelto dagli artisti precursori del movimento, ma perché Matisse (Henri Émile Benoît Matisse è stato un pittore, incisore, illustratore e scultore france-se, uno dei più noti artisti del ventesi-mo secolo, esponente di maggior spicco della corrente artistica dei Fauves), nell’osservare alcuni dipinti di Braque e Cèzanne, dice ironicamente: “sembrano fatti di piccoli cubi”.

Perché il Cubismo ha questo nome?

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di Margherita Bassi, Anna Madia e Simone Lopez, 2^ A

La droga è un prodotto di origine naturale che contiene delle sostanze farmacologicamente

attive. L’uso di questa sostanza stupefacente, può provocare danni fisici e psichici causando, in un primo momento, la dipendenza e, dopo un uso eccessivo, persino la morte. Le droghe possono essere classificate in droghe “legali” ed “illegali”. Tra le droghe legali troviamo l’alcol e il tabacco. Nonostante esse vengano definite droghe leggere, producono degli effetti molto negativi sulla vita di chi ne fa uso. Il tabacco contiene una vera e propria droga: la nicotina. Lo sanno tutti, fumare fa male alla salute, in quanto può provocare tumore al pol-mone, danni alla pelle, malattie cardiache, cancro alla gola, ulcere allo stomaco e tanti altri problemi. Sarebbe opportuno non iniziare a fumare, in quan-to non c’è nessun’altra droga che viene consumata così spesso e in modo automatico come le siga-rette. Sono molti i giovani che fanno un eccessivo uso di alcol, non rendendosi conto dei danni che si ripercuotono sulle loro stesse persone. Gli effetti immediati si riscontrano sull’umore e comprendo-no maggiore rilassatezza, felicità, senso di benes-sere ed anche euforia. Ma sono di breve durata; successivamente si trasformano in perdita della coordinazione motoria e distorsioni a carico del sistema percettivo, soprattutto visivo, ma anche uditivo. Tali effet-ti aumentano di intensità in fun-zione della quantità della dose di alcol assunta. L’assunzione di alte dosi di alcol determina anche sta-to di incoscienza, coma o, addirit-tura, la morte. Adesso parliamo delle sostanze illegali, delle quali è assolutamente vietato l’uso, la produzione, il commercio ed an-che il possesso: eroina, cocaina, ecc. . Negli ultimi anni chi assume maggiormente queste sostanze sono gli adolescenti, a partire dai quattordici anni in su. Le moti-

vazioni, che diventano poi facili scuse per queste scelte sbagliate, sono molteplici: la famiglia, che si tende a colpevolizzare anche per piccoli ed inno-cui contrasti onde crearsi dei comodi alibi; poi, le “brutte compagnie”, che, in effetti, sono spesso responsabili dell’iniziazione riuscendo a trascinare ragazzi insicuri sulla “cattiva strada”, fino a por-tarli all’assunzione di queste sostanze; lo spirito di emulazione, che nasce quando si vuole essere a tutti i costi uguali agli altri per suscitare ammira-zione ed interesse; la curiosità, per il desiderio di conoscere e di provare nuove cose; la solitudine del ragazzo, che cerca di colmare il vuoto che ha dentro se. Al momento, il mercato delle droghe raggiunge un giro di affari di enormi dimensioni e, per questa ragione, più difficile da debellare. Nel parlare di questo argomento intendiamo inviare ai nostri coetanei dei messaggi ben precisi: non lasciatevi trascinare dalle “cattive compagnie” a gesti inconsulti, perché, successivamente, ne pa-gherete le conseguenze. Siate in grado di autode-terminarvi nel caso in cui vi venga chiesto di fare assunzione di droga, perché, una volta entrati in questo brutto “giro”, difficilmente ne uscireste il-lesi. Fatelo per voi stessi, ma anche per le persone che vi vogliono bene.

DROGA, TABACCO ED ALCOL RAPPRESENTANO UN PERICOLO PER GLI ADOLESCENTI

Cattive compagnie ed emulazione dei più grandi, i motivi prevalenti, promuoviamo l’informazione

Le dipendenze: emergenza dei nostri tempi

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di Antonietta Secreti, Francesca Talarico e Maria Teresa Talarico, 3^ C

Con i tanti problemi che abbiamo qui al Sud, mancanza di strutture, viabilità carenti, pover-

tà, disoccupazione e chi più ne ha più ne metta, certamente non sentivamo il bisogno che una nuo-va, grande complicazione ci si presentasse davanti: il consumo di stupefacenti. I nostri avi ci raccon-tano che, da questo punto di vista, i nostri luoghi si potevano considerare “isole felici”, vale a dire, zero consumo, zero spaccio, zero coinvolgimento delle nostre popolazioni. Quando, improvvisamen-te, ecco apparire sulla scena “lei”, la demoniaca droga. Per droga si intende ogni sostanza, naturale o sintetica, capace di alterare il livello biologico, psicologico e sociale dell’uomo e, nel contempo, di modificare le sensazioni ed il comportamento. Può, con il tempo, diventare una forma di dipen-denza tossico-letale, nel senso che, una volta che la si utilizza, difficilmente, poi, si riesce, a privarsene. Purtroppo, a rendere più drammatico il tutto, c’è il particolare, affatto trascurabile, che di questa ter-ribile sostanza ne fanno uso soprattutto i giovani, i quali, almeno inizialmente, si avvicinano ad essa per curiosità, per moda, ma, soprattutto, per le crisi dell’adolescenza. È una sostanza che può pro-vocare danni fisici e psichici di estrema gravità che possono condizionare pesantemente la vita di chi ne fa regolare uso. Alcune droghe sono state lega-lizzate e vengono, per questo, definite “leggere”, perché creano meno dipendenza. Comunque, qua-

si tutte queste sostanze sono di origine asiatica: l’eroina, la marijuana e l’hashish. A nostro avviso, di questa problematica, si dovrebbe parlare molto e dappertutto: a scuola, attraverso i mass-media e le varie istituzioni, all’interno delle famiglie. Bisogna dibattere questo tema con i ragazzi come noi, per-ché è nostra convinzione che la prevenzione sia sempre, e comunque, il miglior modo di risolvere i problemi ed in questo caso ciò riveste un’impor-tanza ancora più rilevante. Noi pensiamo che gli adolescenti credano che la droga sia una strada che liberi dalle cose brutte della vita, perché ci si fida dei propri compagni che lo affermano, mentre in realtà rovina la loro vita. Ecco, far comprendere loro la realtà delle cose sarebbe un primo, impor-tante, passo nella direzione giusta.

GIÀ TANTI I PROBLEMI AL SUD, DA UN PO’ DI TEMPO VI SI È AGGIUNTA LA DROGA

Quel che è certo è che non potevamo immaginare che una nuova difficoltà condizionasse la nostra vita

Gli stupefacenti, un nuovo demone incombe

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Modi di dire “Ai tempi in cui Berta filava” Questo modo di dire, che indica il Me-dioevo, l’antichità, si riferisce a Berta, moglie di Pipino il breve e madre di Car-lo Magno, patrona delle filatrici.

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di Rossana Pia Mannarino, 3^ B

Con il termine droga si intende un prodotto di origine naturale che contiene delle sostan-

ze farmacologicamente attive. Però, nell’accezione comune, questa parola ha assunto il significato di qualcosa di terribile, di un cancro della società a causa di tutte le terribili conseguenze negative che si porta dietro. Infatti, tutti noi il termine “droga” lo associamo a nomi come cocaina, eroina, extasi, so-stanze che causano dipendenza e rendono chi ne fa uso schiavo e vittima nello stesso tempo. Non c’è parte del mondo in cui queste sostanze non siano arrivate e non c’è classe sociale che non ne paghi le tragiche conseguenze. Anche la nostra comunità, che fino a qualche decennio fa sembrava esserne immune, almeno a sentire dal racconto dei nostri genitori, attualmente ne è stata investita e per il no-stro paese sta diventando un problema molto serio, soprattutto perché a fare uso della droga è la fascia di età dei più giovani. Il perché un ragazzo si avvicini alla droga hanno cercato di spiegarlo in molti: psico-logi, sociologi e altre categorie di studiosi. Per molti di essi le cause che spingono i più giovani a rifugiarsi nel mondo orribile della droga sono molteplici: la voglia di provare nuove emozioni, il desiderio di non essere escluso da una compagnia durante una serata in discoteca, le difficoltà ad affrontare la realtà. Inol-tre, secondo le statistiche, più della metà dei drogati appartiene a famiglie in crisi: genitori separati, abita-zioni insufficienti per una serena convivenza, geni-tori violenti … Il drogato è una persona a cui man-ca qualcosa, anche semplicemente un po’ di amore. Purtroppo la sua famiglia, il suo ambiente, le persone che lo hanno incontrato non sono riusciti a comu-nicarglielo. L’adolescente che comincia ad affacciarsi al mondo dei grandi vede gli errori e le meschinità degli adulti e, in qualche modo, sente di non voler essere come loro, per cui si avvicina sempre più ai suoi simili, ai suoi coetanei, con i quali condivide gli stessi desideri e le stesse paure. A questo punto per un ragazzo debole è facile cadere nelle grinfie dello spacciatore che gli prospetta la soluzione a tutti i suoi malesseri: l’uso della droga. Lo stato di euforia

che si prova con l’assunzione di quelle sostanze non fa altro che amplificare quella sensazione di distacco da una realtà spiacevole. Però tutto si rivela essere un tragico inganno. La droga non gli risolve i proble-mi, anzi gliene procura altri molto più gravi: la ne-cessità di procurarsi sempre più frequentemente la droga e, di conseguenza, il bisogno di avere sempre più soldi, lo spinge a ricorrere ai furti, agli inganni, agli scippi o, addirittura, a prostituirsi. Per fortuna molti si fermano prima di raggiungere il punto di non ritorno e sono in grado di smettere da soli, senza progredire nell’assunzione di sostanze più pericolo-se. Altri, invece, non ce la fanno e proseguono per quella strada di autodistruzione causando problemi di salute a se stessi e a tutta la comunità, diventando a loro volta spacciatori o semplici emarginati. Ed è per questo che bisogna trovare le soluzioni per sal-vare questi individui e farli uscire dal tunnel in cui sono finiti. A questo proposito un ruolo importante lo rivestono le comunità terapeutiche, associazioni ed enti pubblici pronti ad aiutare chi vuole uscire da questa situazione e che, per fortuna, sono sparsi su tutto il nostro territorio. Questi presidi sociali, attraverso programmi di disintossicazione associati a programmi di recupero che motivano il drogato ad allontanarsi dalla bruttura di quel mondo in cui si sono rifugiati, in molti casi, riescono nell’intento. Il problema, comunque, è quello di evitare che il dro-gato, una volta disintossicato, torni a prendere quella sostanza e, per questo, bisogna procedere con inizia-tive di inserimento, magari procurandogli un lavoro che lo gratifichi e lo riconcili con la realtà e lo aiu-ti a ricostruirsi una vita “normale”. Naturalmente la soluzione migliore sarebbe quella di evitare che un ragazzo inizi a drogarsi. A questo proposito un ruolo importante lo rivestono la famiglia e la scuola: per esempio è auspicabile che i genitori passino più tempo insieme ai loro figli, mettendo, rispetto a loro, in secondo piano il lavoro o altre preoccupazioni economiche. E pure che a scuola si parli più appro-fonditamente della droga e di tutti i problemi che scaturiscono dal suo utilizzo.

SI AVVICINANO AGLI STUPEFACENTI RAGAZZI DI OGNI ESTRAZIONE SOCIALE

Il perché hanno cercato di spiegarlo in molti: psicologi, sociologi e altre categorie di studiosi. Inutilmente

La droga: fenomeno in espansione nella nostra società

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di Giulia Arcuri e Matteo Pio Rao, 1^ C

IL PERICOLO LEGATO AL CONSUMO DI SOSTANZE NOCIVE INCOMBE SUGLI ADOLESCENTI

Oramai ogni luogo può nascondere l’insidia legata al consumo di droga, anche i piccoli paesi come il nostro

Le dipendenze, grande problema per giovani e adulti

Alla parola droga corrispondeva fino agli anni cin-quanta un significato innocente: la terminologia

indicava, infatti, le spezie e gli aromi. Successivamente il termine perde la sua innocenza originaria. Nel 1967 l’Organizzazione Mondiale della Sanità comunica la sua definizione: “droga è ogni sostanza naturale o artificiale capace di modificare la psicologia e l’attività mentale degli esseri umani”. Questi effetti si chiamano psicoattivi. Vi sono molti modi per distinguere i vari tipi di droghe, il più semplice è quello di suddividerle tra droghe legali, alcol e tabacco, e droghe illegali, co-caina ed eroina. Inoltre, in base agli effetti che produ-cono, le droghe sono suddivise anche in depressive, cioè che rilassano il normale funzionamento del no-stro corpo, come ad esempio l’alcol, stimolanti, vale a dire in grado di aumentare le energie del nostro cor-po come la cocaina, e, infine, psichedeliche, in grado di provocare allucinazioni e confusione. Quelle più vicine alla nostra realtà sono soprattutto quelle legali, come alcol e tabacco, che possiamo vedere quoti-dianamente intorno a noi. A differenza di quanto si è portati a pensare, queste droghe non sono meno pericolose delle altre. Una serie di approfondimen-ti sul tema, ci ha consentito di venire a conoscenza che l’O. M. S. ha attuato tante campagne contro il fumo, ad esempio, scrivendo sui pacchetti di sigarette che il fumo provoca seri problemi e questo, sembra, che abbia determinato un aumento del numero di persone che hanno smesso di fumare. La stessa cosa non vale per l’alcol, almeno nella nostra realtà lo-cale. Infatti, la cultura della nostra cittadina ci por-ta a pensare che l’alcol sia una normalità e non una

dipendenza. Siamo abituati a vedere i nostri

genitori, i nostri nonni e i ragazzi nei bar bere alcool “come fosse acqua”. Si racconta che ciò è dovuto anche al fatto che, essendo San Giovanni in Fiore un paese di alta montagna (siamo in mezzo all’altopia-no Silano), l’alcol veniva consumato per aiutare le persone a riscaldarsi. Un’altra problematica legata al consumo di alcolici è quella che, una volta usciti dalle discoteche, i ragazzi si mettono alla guida cau-sando spesso gravi incidenti. Anche in questo caso si cerca di fare prevenzione con i cartelloni pubbli-citari che invitano a non mettersi alla guida quando si è bevuto. La vendita di questi prodotti dovrebbe essere consentita solo ai maggiorenni, però, spesso, i commercianti non chiedono la carta d’identità e, quindi, diventano di facile acquisto anche per i ra-gazzini. Negli ultimi anni il fenomeno del consumo di queste sostanze è cresciuto in maniera esponen-ziale perché i ragazzi oggi hanno più libertà e più soldi da spendere. Una volta “i drogati” erano quelli che usavano le siringhe e avevano delle malattie, in-vece oggi anche le persone che vediamo ed ammi-riamo in televisione usano spesso droghe, ma noi non ce ne accorgiamo. Smettere di usare droghe è una cosa molto complicata, ma non è impossibile se la famiglia e i professionisti del settore sostengono il soggetto. L’importante, però, soprattutto per noi ragazzi, è parlare tanto di droga, conoscere i gra-vissimi effetti fisici e mentali che determina se la si consuma. Con l’aiuto dei docenti e della famiglia, ognuno di noi deve riuscire a comprendere un pas-saggio essenziale, vale a dire che iniziare è facile, ma uscire da questa spirale non è altrettanto semplice. Questo ci potrebbe salvare la vita.

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di Melania Curia, 2^ C

L’alcol è uno dei problemi più difficili da risol-vere. In televisione e sui giornali non si parla

d’altro. I ragazzi iniziano a bere già all’età di 13-14 anni. Sovente si inizia con una birra così per gioco, per far vedere che si è più forti, in parole povere, per dimostrare chi è più “macho”. È incredibile, ma, da fonti certe, risulta che chi beve di più sono proprio le ragazzine. Infatti, da una inchiesta fatta da telefono azzurro, risulta che il 52% delle ragazzine che be-vono batte il 48% dei loro coetanei maschi. Spesso molti di questi soggetti vanno a finire in ospedale. Allora ci si chiede: “Ma i genitori che cosa fanno?”. Forse lo sanno e sono felici ugualmente, forse evita-no di intervenire perché non vogliono sentirsi dire dal proprio figlio che sono i genitori più cattivi di tutti, o, magari, perché sono stati proprio loro a tra-smettergli questa dipendenza dall’alcol, per aver, a loro volta, la cattiva abitudine di bere. Queste sono le domande che ogni persona si pone, che però, per lo più, rimangono senza risposte. Purtroppo, come già accennato, non solo gli adolescenti bevono, ma anche gli adulti. L’alcol causa molti problemi non solo a chi beve, ma, di riflesso, anche a chi è sobrio. Infatti, la legge prevede che chi è ubriaco non può guidare altrimenti rischia di investire e , magari, uc-cidere i propri simili, ma non sempre questo accade, perché quando si è ubriachi ci si sente onnipotenti e si fanno cose che da sobri non immaginerebbero di fare, compresa quella di guidare. Vi sono diverse tipologie di bevande alcoliche, da quelle meno forti, gli “amari”, che variano tra i 25 ei 32 gradi, a quelle con gradazione decisamente alta, che comprendo-no grappa, vodka, cognac, brandy, rum, gin, whisky, la cui gradazione varia tra i 38 e i 46 gradi. Questa dipendenza crea anche problemi di ordine pubbli-co e di sicurezza per i comuni cittadini. Ho appreso dai mass-media che, nelle periferie di Monza, ci sono alcuni gruppi di minorenni che vanno nel centro del-la città, si ubriacano al massimo, per poi ritornare a casa in pullman dove incominciano a prendere a calci i sedili, a colpire con pugni i soffitti dei mezzi di trasporto, a prendere in giro l’autista disturban-dolo durante la guida. Mi ha impressionato molto la

notizia che una ragazza è morta nel giorno del suo 18° compleanno per aver bevuto due sorsi di alcool puro a 95 gradi: è immediatamente svenuta e dopo qualche ora è deceduta. Sul web ora sta spopolando una sfida, da me ritenuta alquanto stupida, che tende a determinare chi beve più alcol di qualsiasi gene-re. La cosa più drammatica attinente all’alcol è che causa dipendenza, fa rimanere “al verde” le persone, le quali spendono la maggior delle risorse economi-che personali per l’acquisto dei vari prodotti alcolici. Inoltre, ad ogni ubriacatura corrisponde la perdita di 100.000 neuroni, con conseguenti disturbi, prima più lievi e man mano più marcati, in relazione alle attività motorie, ai tempi di reazione che diventano molto lenti, fino alla compromissione della memo-ria. Come già detto, l’alcol causa il più delle volte la morte prematura. E poi tutti a ripetere la classica frase: ”Era una tragedia che si poteva evitare”. Io dico che dobbiamo essere proprio noi ragazzi a ini-ziare a capire che bere è deleterio, inutile e stupido. Probabilmente ciò ci permetterà, in futuro, di dare le giuste indicazioni ai nostri figli e rendere questo nostro mondo più bello e vivibile.

IL CONSUMO DI BEVANDE ALCOLICHE STA AUMENTANDO TANTISSIMO

L’incremento si registra, in particolare, tra i giovani determinando non poche preoccupazioni sociali

L’alcolismo: grande problema sociale

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di Gerardo Bitonti e Antonio Curia, 1^ C

Doping è un termine inglese che tradotto in ita-liano significa fare uso di droghe o sostanze

stupefacenti, mentre nell’ambito sportivo significa usare sostanze o procedimenti destinati ad aumen-tare artificialmente il rendimento in occasione di una gara sportiva. Da approfondimenti e ricerche effettuate, abbiamo scoperto che l’uso di sostanze o metodi per aumentare il rendimento fisico non è recente, in quanto già nell’antica Grecia venivano usate erbe e funghi ritenuti capaci di far aumenta-re il rendimento fisco e capacità atletiche. Addi-rittura gli Azte-chi mangiavano il cuore delle vittime sacrificali per assimilarne la forza e cono-scevano le pro-prietà di aumen-tare la resistenza allo sforzo fisico possedute da una sostanza estratta da un cactus. Agli inizi del secolo si passò dall’uso di zollette di zucchero imbevute di etere alle più “moderne” miscele di stricnina e brandy e vino in cui erano state fatte macerare foglie di coca; per arrivare agli anni ‘50 in cui fecero la loro comparsa le anfetamine, i primi stimolanti di sintesi. In passa-to, tuttavia, queste pratiche sleali erano circoscritte alla sola cerchia degli atleti professionisti, e per lo più limitate al giorno prima della gara, oggi il do-ping è diventato un fenomeno preoccupante che interessa vasti strati della popolazione sportiva. Indipendentemente dal tipo di sostanza utilizzata e dall’esito finale, il doping rappresenta prima di tutto un fatto di coscienza, una mancanza di corret-tezza, lealtà e rispetto per gli altri. La lotta al doping in Italia è nata nel lontano 1954. Nel 1961 fu aperto a Firenze il primo laboratorio europeo di analisi

anti-doping. Dal 1971 esiste in Italia una legge che punisce sia chi fa uso di sostanze proibite, sia chi le distribuisce agli atleti. Nel 1971 il Comitato Olimpi-co Internazionale ha pubblicato una lista di sostan-ze proibite che viene periodicamente aggiornata. Ogni federazione sportiva ha stabilito un regola-mento e reso noto l’elenco delle sostanze proibite. La pratica del doping ha pochi vantaggi e tantissimi rischi. Purtroppo però non tutti gli atleti riescono a resistere alla tentazione. Per questo, dopo mol-

te competizioni sportive vengono effettuate anali-si per accertare che gli atleti non abbiano utilizzato sostanze proibi-te. Queste analisi vengono svolte su campioni di urina prelevati subito dopo la gara alla presenza dei commissari di gara e del medico

incaricato anti-doping. I campioni vengono poi in-viati ad un centro attrezzato per riconoscere anche piccole tracce delle sostanze proibite. In caso di positività, ovviamente, scatta la squalifica per l’atle-ta colpevole. Noi riteniamo che sia opportuno che ciascun atleta dotato di buon senso, cerchi di edu-care i propri amici che tendono ad utilizzare so-stanze proibite spiegando loro i rischi a cui vanno incontro, a fronte di ben pochi vantaggi. A nostro avviso fare sport non deve significare voler vince-re ad ogni costo, ma curare il proprio fisico e mi-gliorarsi con l’allenamento e lo spirito di sacrificio. Inoltre, auspichiamo che da parte degli organi com-petenti vi sia il massimo del rigore nell’infliggere le pene per questo tipo di infrazione, in modo da dare un segnale forte a coloro che pensano di fare i furbi a danno delle persone oneste.

L’USO DI SOSTANZE STIMOLANTI SI STA ALLARGANDO IN MANIERA ESPONENZIALE

Atleti di varie discipline sportive, in prims i ciclisti, sempre più coinvolti in casi di frode sportiva

Doping, piaga dello sport

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di Maria Caterina Durante, 3^ A

UNA VITA TROPPO PRESTO SPEZZATA, UN GIOVANE CAMPIONE SOLARE E GENEROSO

Personaggi come lui hanno fatto diventare lo sport un’attività importante ed educativa

Il grande Marco

Tra i campioni dello sport che ho avuto modo di ammirare, uno, in particolare, mi è rimasto

nel cuore: Marco Simoncelli. Nasce alla fine degli anni Ottanta, in provincia di Rimini e, sin da picco-lo, dimostra una grande passione per il motocicli-smo. Infatti, già all’età di sette anni partecipa a una gara nella sua cittadina. All’età di 12 anni si laurea Campione Italiano e a 14 prende parte al trofeo della Honda. Successivamente, ha continuato a bruciare le tappe del successo: nel 2002 è stato proclamato campione europeo, nel 2003 è stato impegnato con risultati alquanto positivi nei Gran

Premi del Campionato del Mondo. Gli anni a ve-nire consacrano Marco Simoncelli come uno dei più dotati e promettenti piloti motociclisti del cir-cuito mondiale. Conquista continui successi nelle varie categorie nelle quali si cimenta, scatenando l’entusiasmo degli appassionati, che vengono col-piti anche dalla simpatia e dalla solarità di questo splendido Campione. Io, pur essendo allora anco-ra alquanto piccola, ero tra questi e amavo tanto veder correre il mio caro “SuperSic”. Nell’ottobre del 2011 la tragedia: durante il Gran Premio della Malesia perse il controllo della sua moto e cadde. Questo impatto fu talmente violento da sfilargli il casco che portava. Così fu investito dai piloti che lo seguivano e questo determinò l’irreparabile. La disperazione di coloro che gli volevano bene, mi colpì molto: ricordo che nel corso dei funerali, che sono stati celebrati giovedì 27 ottobre 2011, anch’io piansi la perdita di questo eccellente per-sonaggio che ci aveva lasciato a soli 24 anni. Un Campione brillante sia in qualità di sportivo che come essere umano, esempio per tutti noi. Ciao Sic.

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Si narra che il “Sommo Vate” era solito sedersi su un sasso vicino al Duomo di Firenze. Un giorno, un concittadino, per stuzzicarlo, gli chiese: “Qual è il miglior piatto?”, e Dante rispose: “Un uovo!”. Dopo un anno di lotte tra Bianchi e Neri, il medesimo concittadino, sorpreso Dante a meditare sullo stesso sasso, gli domandò, a bruciapelo: “Con che?”. E Dante rispose: “Col sale!”.

(Firenze, 1265 – Ravenna, 1321).

La proverbiale memoria di Dante Alighieri

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58 Le pagine dei giochi di Vincenzo Granato e Company (gli alunni)

Orizzontali

2)Buoni del Tesoro.4) Dino famoso sceneggiatore e regista italiano.8) In mezzo al fumo.10) La settima lettera dell’alfabeto greco.12) Fu citato da Dante nel XII canto del Paradiso.18) La Florense è tra i più grandi edifici religiosi calabresi.19) E’ lungo ben 652 chilometri.21) Information and Communication Technology.23) Nota del Redattore.23) La fanno i tifosi imitando l’effetto dell’onda.29) Il nostro Dirigente Scolastico.36) Lo intima la polizia ai posti di blocco.37) A Lui è intitolata la nostra scuola.38) Articolo femminile.40) Organizzazione paramilitare del Partito Nazista tedesco.41) Muiono dopo aver punto.44) In mezzo al buco.45) Altare romano.46) Patrioti italiani fucilati nel Vallone di Rovito ai quali è stato intitolato

il nostro Istituto Comprensivo.51) Pittore spagnolo tra i più incisivi del Novecento.52) La regione con

Gubbio.

Verticali

1) Con ieri e domani forma il titolo di un film di De Sica.2) Rumori forti e cupi.3) Un tasto del computer.4) Le vie di Venezia.

5) Famosa marca di plafoniere a Led per acquari.6) Nel centro del rosone.7) In testa all’idea.8) Oggetto volante non identificato.9) Sigla di Milano.10) Articolo romanesco.11) La bevanda delle cinque.13) Campobasso sulle targhe. 14) Il Giovanni Antonio meglio noto come il “Canaletto”.15) Unità di misura del Sistema della frequenza.16) Ascoli Piceno.17) Nel centro di Roma.20) Abbreviazione di circa. 22) Sigla di Cremona.24) Direttore Sportivo.25) Si ottiene distillando la melassa della canna da zucchero.26) Strato protettivo esterno di un frutto.27) Abbellire, decorare, rendere più attraente.28) Con i suoi 1.020 Km è il più lungo fiume della Francia.30) Gruppo di persone che lavora nella produzione del film.31) In mezzo all’orto.32) Alla fine della musica.33) Non cotti.34) L’inizio del romanzo.35) Articolo spagnolo.39) Si soffre d’estate.40) Li portano i monaci.41) Sigla di Alessandria.42) Un segno aritmetico.43) Azienda statunitense del settore informatico.47) Reali senza vocali.48) Le gemelle nella folla.49) Le prime lettere dell’alfabeto.50) Nero senza pari.

Parole Crociate scolastiche e tradizionali

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6 3 7 = 2

==

==

13 9 4 = 26

Forma delle nuove parole scegliendone due tra le seguenti:

Basket Butter Bank paper rain Bed

gold Bow lights fly Ball news road

pie apple room fish cross traffic

note

Giochiamo con l’inglese di Luigi de Luca e Giuseppe Iaquinta, 3^ C

1. hot 2. small 3. Beautiful 4. cheap 5. old 6. easy

7. interesting 8. new 9. short – 10. poor 11. true

Si gioca con l’inglese

di Giuseppe Secreti, 3^ B

Cerca nel wordsquare i contrari degli aggettivi elencati

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Il Cruciverba “Inglese”

di Giuseppe Orlando e Antonella Ambrosio, 2^ B

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Soluzione dei Giochi

Il Cruciverba “Inglese”

Si gioca con l’inglese

basketball banknote bedroom rainbow-goldfish butterfly newspaper trafficlights-crossroad applepie

Giochiamo con l’inglese

Parole Crociate scolastiche e tradizionali Pag. 54

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Saluto Dirigente Scolastico ________________________________________________Pag. 2 SMilano, Italia: Expo 2015 __________________________________________________Pag. 2 L’Editoriale Rieccoci ________________________________________________________Pag. 4 “Benvenuto Presidente!” __________________________________________________Pag. 5 Social network: vantaggi e svantaggi _________________________________Pag. 6 Facebook, Twitter, WhatsApp: Angeli e Demoni ___________________Pag. 7 I Social Network condizionano la nostra vita _________________________Pag. 8 Assalto al giornale “Charlie Hebdo” ____________________________________Pag. 9 L’attentato alle Torri Gemelle di New York ____________________________Pag. 10 Habemus Papam ____________________________________________________________Pag. 11 Francesco: il Papa-Uomo__________________________________________________Pag. 11 Papa Francesco, una ventata di spiritualità _________________________Pag. 12 Papa Francesco: una nuova luce sul mondo _______________________Pag. 13 Riflessioni su Papa Francesco _____________________________________________Pag. 14 Papa Francesco: una speranza per noi fedeli _______________________Pag. 15 Papa Francesco: semplice e amorevole _____________________________Pag. 16 Il Razzismo ______________________________________________________________________Pag. 17 Il Quarto Stato ________________________________________________________________Pag. 18 L’Abbazia Florense __________________________________________________________Pag. 19 Il futuro dei giovani sempre più a rischio ______________________________Pag. 20 Il futuro incerto di noi giovani _____________________________________________Pag. 21 L’adolescenza: un’età difficile ___________________________________________Pag. 22 Allarme bullismo ______________________________________________________________Pag. 23 Bullismo, problema sociale ________________________________________________Pag. 24 Il bullismo e la violenza _____________________________________________________Pag. 25 Il Bullismo: fenomeno in continua crescita ____________________________Pag. 26 Violenza sui bambini ________________________________________________________Pag. 27 Offese, Maltrattate, Umiliate, Picchiate, Incarcerate, Lapidate… Pag. 28

Som

mario

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Il femminicidio: un’oscura realtà ________________________________________Pag. 29 Ciao Enzo, la “Tua” Marconi ti saluta___________________________________Pag. 30 Accoglienza profughi ininterrotta _______________________________________Pag. 32 Italia meta di profughi ______________________________________________________Pag. 33 Emergenza Italia: sbarco infinito _________________________________________Pag. 34 Prove di inglese al “Garden” di Rende ________________________________Pag. 35 Ebola: epidemia da paura________________________________________________Pag. 36 Paura Ebola ___________________________________________________________________Pag. 36 I problemi del nostro tempo: l’Ebola ___________________________________Pag. 37 Emergenza rifiuti ______________________________________________________________Pag. 38 I problemi del nostro tempo: l’inquinamento del pianeta _______Pag. 39 Il problema rifiuti ______________________________________________________________Pag. 40 L’ambiente: la nostra casa _______________________________________________Pag. 41 La crisi economica: un problema attuale ____________________________Pag. 42 La crisi della Crimea ________________________________________________________Pag. 43 On the road ___________________________________________________________________Pag. 44 I giovani e le dipendenze: un pericolo costante ____________________Pag. 45 La droga: una piaga sociale _____________________________________________Pag. 46 Le dipendenze: emergenza dei nostri tempi _________________________Pag. 47 Gli stupefacenti, un nuovo demone incombe ______________________Pag. 48 La droga: fenomeno in espansione nella nostra società _________Pag. 49 Le dipendenze, grande problema per giovani e adulti __________Pag. 50 L’alcolismo: grande problema sociale ________________________________Pag. 51 Doping, piaga dello sport _________________________________________________Pag. 52 Il grande Marco ______________________________________________________________Pag. 53 Le pagine dei giochi ________________________________________________________Pag. 54 Soluzione dei giochi _________________________________________________________Pag. 57 Sommario ______________________________________________________________________Pag. 58

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Finito di stampare dalla tipografia GRAFICA FLORENSdi San Giovanni in Fiore (CS) nel mese di Maggio 2015