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• Nuova serie - Anno 19 - Numero 127 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 29 Maggio 2010 VENDITE IN CRESCITA Hp batte Ibm nel settore dei server Brenta a pag. 10 A GENNAIO 2011 L’Estonia vuole entrare nell’Euro Iovine a pag. 11 PISTE CICLABILI Parigi rilancia la bici a noleggio servizio a pag. 11 * con «Il codice tributario» a € 11,80 in più; con guida «Il testo unico dell’imposta di registro» a euro 6,00 in più; con guida + cd «Le nuove regole dell’antiriciclaggio» a € 9,90 in più; con cd «Imposte dirette e accertamento» a € 9,90 in più; con cd «Contenzioso e imposte indirette» a € 9,90 in più; con «Manuale iscale vol. 7 - Accertamento, sanzioni, contenzioso» a € 7,90 in più; con guida «Il decreto ingiuntivo» a € 7,90 in più; con «Manuale lavoro vol. 3 - Ritenute alla fonte e contributi previdenziali» a € 7,90 in più 9 771120 606007 00529 QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it Il Tg di ItaliaOggi Per vedere il Tg di ItaliaOggi leggi il codice QR con il tuo cellulare. Info su: www.italiaoggi.it/QRcode Iva - Scambi black list, nuovo modello a partire dalle opera- zioni svolte dal 1° luglio Ricca a pag. 22 Fisco - Atti processuali rela- tivi al contenzioso: basta la notifica all’ufficio periferico Poggiani a pag. 23 Enti agricoli - La manovra correttiva sop- primerà Ense, Inca, Buonitalia e Comitato Fao-Italia Chiarello a pag. 30 Documenti/1 - La circola- re dell’Agenzia delle entrate sull’Irap Documenti/2 - Scambi black list, il provvedimento delle Entrate con model- lo e istruzioni Documenti/3 - No- tifica degli atti pro- cessuali, la circolare dell’Agenzia www.italiaoggi.it Anche le casse di previdenza dei pro- fessionisti dentro la manovra correttiva varata dal governo. Il decreto legge, infatti, quando parla dei destinatari delle misure fa riferimento alle amministrazioni pub- bliche inserite nell’elenco Istat aggiornato ogni anno (dlgs n. 165 del 2001) e all’in- terno del quale ci sono pure le casse dei professionisti. Anche i vertici degli enti, dunque, dovranno fare i conti con la ridu- zione dei posti nei consigli di amministra- zione e nei collegi sindacali. Oltre che con i tagli alle spese di tutti i tipi. Una vera e propria rivoluzione che ha messo in allerta l’Adepp, l’associazione degli enti. Le Entrate riconoscono rilevanza all’autonoma organizzazione di rappresentanti e promotori Fisco, linea morbida sull’Irap Anche nei confronti degli agenti di commercio e dei promotori finanziari dovrà essere valutata l’esistenza dell’autonoma organiz- zazione assimilando di fatto tali soggetti ai lavoratori autonomi. Una circolare delle Entrate prende atto degli orientamenti della Cassazione che ha replicato quanto espresso in materia di lavoro autonomo. Inoltre, ai fini della prosecuzione del contenzioso, si do- vrà tenere conto delle eccezioni sollevate dal contribuente anche in relazione all’emissione di una cartella esattoriale relativa a omessi versamenti contestati con liquidazione della dichiarazione. Liburdi a pag. 19 lo t c de Nella mostra dal titolo «Goya e il mondo moderno» (Palazzo Re- ale di Milano) sono esposte le tele del pittore spagnolo e le opere dei grandi artisti che poi si sono col- locati nel suo stesso filone. Le ope- re esposte arrivano fino ai giorni nostri. Nell’ultima sala vedo una tipica scultura di Cattelan. È una donna piccola e obesa, di mezz’età. Con un collo largo e flac- cido che parte dal mento e si fonde nel torso. Fardata senza gusto, è vestita in modo primaverile e un po’ rétro, con abiti ridicoli dai co- lori tenui e con molti plisset. Avvi- cinandomi, vedo però che muove una gamba. Toh, mi sono detto, una statua iperrealistica che si muove. No, era una signora sul serio. Che si riposava. DIRITTO & ROVESCIO IL Giornale dei professionisti * * * Anche le casse piangono La stretta su compensi, gettoni e numero di consiglieri degli enti pubblici si applica anche agli istituti di previdenza dei professionisti Marino a pagina 20 DOPO LA MARCEGAGLIA Le professioni rispondono all’attacco sferrato da Confindustria Marino a pag. 27 Gli enti soppressi dalla mano- vra di Tremonti si aggrappano a tutto pur di rimanere in vita. E non rinunciano a iniziative a metà strada tra il dramma e il folklore. L’Ipost, per esem- pio, si attacca a un premio vinto all’ultimo Forum P.a. per rivendicare l’inammissi- bilità della sua eliminazione. L’Ipi, Istituto di promozione industriale, sta inviando una selva di e-mail a vari espo- nenti del governo per cercare di strappare una conferma. L’Isae, dal canto suo, sostiene che in Inghilterra esiste un istituto simile e quindi non può essere cancellato. E altre proteste fioccheranno nei prossimi giorni. Sansonetti a pag. 4 Enti soppressi, sono mille le ragioni per giustificare la propria sopravvivenza u È m c n v p l c u u m s IPAD Vanno a ruba i modelli intermedi, non i top e i base Secchi pag. 13 e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURA da pag. 29 da pa 29 2 LUNEDÌ CON IO7 € 2,50 Lunedì 31 Maggio 2010 FINANZIAMENTI ALLE PMI, LE OPPORTUNITÀ CONTENUTE NEI BANDI UE E REGIONALI Il non-condono edilizio www.italiaoggi.it Sette IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE MLS punta anche un non-condono edilizio tra le pieghe della ma- novra economica varata la scorsa settimana dal consiglio dei ministri. Si tratta delle disposizioni contenute nell’articolo 19, intitolato «Aggiornamento del catasto». Se le disposizioni saranno confermate dal provvedimento, che dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di lunedì 31 maggio, ci si troverà di fronte a una norma ben strana. In pratica i proprietari di immo- bili avranno la possibilità, entro il 31 dicembre 2010, di rego- larizzare la posizione catastale dei propri beni con un’auto- denun- cia che avrà una rilevanza unicamente dal punto di vista fiscale. Nel senso che eventuali lavori fatti e finora non dichiarati in catasto (al limite anche un immobile del tutto abusivo) potranno essere denunciati e dar luogo a un aggiornamento della rendita catastale sulla quale si andranno poi a versare regolarmente le imposte. Il problema è che la regolarizzazione catastale si trasforma così in un’autodenuncia dal punto di vista urbanistico. Il pro- prietario sarà quindi costretto a utilizzare, laddove possibile, l’articolo 36 del Testo unico sull’edilizia (dlgs 380/2001) che consente, in caso di costruzione realizzata senza permesso, di ottenere il «permesso in sanatoria», ma solo «se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente». In pratica pagan- do la sanzione amministrativa calcolata in base alla dimensione e al tipo di abuso (magari anche modesta per gli interventi minori) si consente di regolarizzare la propria posizione. Il proble- ma si pone quando l’intervento edilizio non è «conforme alla disciplina urbanistica ed edi- lizia vigente». In questo caso la regolarizzazione fiscale conte- nuta nell’articolo 19 della ma- novra si trasforma in una vera e propria autodenuncia. Difficile pensare a una corsa degli italiani ad autodenun- IN EVIDENZA Fisco -In- teressi pas- sivi in agro- dolce: la franchigia si riduce, ma è recuperabile il non dedotto in precedenza Impresa -L’India cresce e tende la mano alle aziende del made in Italy. Obiettivo 16 mld di scambi commerciali entro il 2012-2013 Immobili & Condominio - Comprar casa, sì ma con il bollino di qualità. Una guida illustra le certificazioni che tutelano IN EDICOLA IL REPERTORIO IMPOSTE DIRETTE E ACCERTAMENTO www.italiaoggi.it IN EDICOLA http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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  • • Nuova serie - Anno 19 - Numero 127 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 29 Maggio 2010 •VENDITE IN CRESCITAHp batte Ibm nel settore dei serverBrenta a pag. 10

    A GENNAIO 2011L’Estonia vuole entrare nell’EuroIovine a pag. 11

    PISTE CICLABILIParigi rilancia la bici a noleggioservizio a pag. 11

    * con «Il codice tributario» a € 11,80 in più; con guida «Il testo unico dell’imposta di registro» a euro 6,00 in più; con guida + cd «Le nuove regole dell’antiriciclaggio» a € 9,90 in più; con cd «Imposte dirette e accertamento» a € 9,90 in più; con cd «Contenzioso e imposte indirette» a € 9,90 in più; con «Manuale i scale vol. 7 - Accertamento, sanzioni, contenzioso» a € 7,90 in più; con guida «Il decreto ingiuntivo» a € 7,90 in più; con «Manuale lavoro vol. 3 - Ritenute alla fonte e contributi previdenziali» a € 7,90 in più

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    00529

    QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

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    Il Tg di ItaliaOggiPer vedereil Tg di ItaliaOggi leggi il codice QR con il tuo cellulare. Info su:

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    Iva - Scambi black list, nuovo modello a partire dalle opera-zioni svolte dal 1° luglio

    Ricca a pag. 22

    Fisco - Atti processuali rela-tivi al contenzioso: basta la notifica all’ufficio periferico

    Poggiani a pag. 23

    Enti agricoli - La manovra correttiva sop-primerà Ense,

    Inca, Buonitalia e Comitato Fao-Italia

    Chiarello a pag. 30

    Documenti/1 - La circola-re dell’Agenzia delle entrate sull’Irap

    Documenti/2 - Scambi black list, il provvedimento

    delle Entrate con model-lo e istruzioni

    Documenti/3 - No-tifica degli atti pro-cessuali, la circolare

    dell’Agenzia

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    Anche le casse di previdenza dei pro-fessionisti dentro la manovra correttiva varata dal governo. Il decreto legge, infatti, quando parla dei destinatari delle misure fa riferimento alle amministrazioni pub-bliche inserite nell’elenco Istat aggiornato ogni anno (dlgs n. 165 del 2001) e all’in-terno del quale ci sono pure le casse dei professionisti. Anche i vertici degli enti, dunque, dovranno fare i conti con la ridu-zione dei posti nei consigli di amministra-zione e nei collegi sindacali. Oltre che con i tagli alle spese di tutti i tipi. Una vera e propria rivoluzione che ha messo in allerta l’Adepp, l’associazione degli enti.

    Le Entrate riconoscono rilevanza all’autonoma organizzazione di rappresentanti e promotori

    Fisco, linea morbida sull’IrapAnche nei confronti degli agenti di commercio e dei promotori

    fi nanziari dovrà essere valutata l’esistenza dell’autonoma organiz-zazione assimilando di fatto tali soggetti ai lavoratori autonomi. Una circolare delle Entrate prende atto degli orientamenti della Cassazione che ha replicato quanto espresso in materia di lavoro autonomo. Inoltre, ai fi ni della prosecuzione del contenzioso, si do-vrà tenere conto delle eccezioni sollevate dal contribuente anche in relazione all’emissione di una cartella esattoriale relativa a omessi versamenti contestati con liquidazione della dichiarazione.

    Liburdi a pag. 19

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    Nella mostra dal titolo «Goya e il mondo moderno» (Palazzo Re-ale di Milano) sono esposte le tele del pittore spagnolo e le opere dei grandi artisti che poi si sono col-locati nel suo stesso fi lone. Le ope-re esposte arrivano fi no ai giorni nostri. Nell’ultima sala vedo una tipica scultura di Cattelan. È una donna piccola e obesa, di mezz’età. Con un collo largo e fl ac-cido che parte dal mento e si fonde nel torso. Fardata senza gusto, è vestita in modo primaverile e un po’ rétro, con abiti ridicoli dai co-lori tenui e con molti plisset. Avvi-cinandomi, vedo però che muove una gamba. Toh, mi sono detto, una statua iperrealistica che si muove. No, era una signora sul serio. Che si riposava.

    DIRITTO & ROVESCIO

    IL Giornale deiprofessionisti

    * * *

    Anche le casse piangonoLa stretta su compensi, gettoni e numero di consiglieri degli enti

    pubblici si applica anche agli istituti di previdenza dei professionisti

    Marino a pagina 20

    DOPO LA MARCEGAGLIA

    Le professioni rispondono all’attacco

    sferrato da Confindustria

    Marino a pag. 27

    Gli enti soppressi dalla mano-vra di Tremonti si aggrappano a tutto pur di rimanere in vita. E non rinunciano a iniziative a metà strada tra il dramma e il folklore. L’Ipost, per esem-pio, si attacca a un premio vinto all’ultimo Forum P.a. per rivendicare l’inammissi-bilità della sua eliminazione. L’Ipi, Istituto di promozione industriale, sta inviando una selva di e-mail a vari espo-nenti del governo per cercare di strappare una conferma. L’Isae, dal canto suo, sostiene che in Inghilterra esiste un istituto simile e quindi non può essere cancellato. E altre proteste fioccheranno nei prossimi giorni.

    Sansonetti a pag. 4

    Enti soppressi, sono mille le ragioni per giustifi care la propria sopravvivenza

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    IPAD

    Vanno a ruba i modelli

    intermedi, non i top e i base

    Secchi pag. 13

    e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURAdapag.29

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    LUNEDÌ CON IO7€ 2,50 Lunedì 31 Maggio 2010

    FINANZIAMENTI ALLE PMI, LE OPPORTUNITÀ CONTENUTE NEI BANDI UE E REGIONALI

    Il non-condono edilizio

    www.italiaoggi.it

    SetteIL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE

    DI MARINO LONGONI

    Spunta anche un non-condono edilizio tra le pieghe della ma-novra economica varata la scorsa settimana dal consiglio dei

    ministri. Si tratta delle disposizioni contenute nell’articolo 19, intitolato «Aggiornamento del catasto». Se le disposizioni saranno confermate dal provvedimento, che dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di lunedì 31 maggio, ci si troverà di fronte a una norma ben strana.In pratica i proprietari di immo-bili avranno la possibilità, entro il 31 dicembre 2010, di rego-larizzare la p o s i z i o n e ca tas ta l e dei propri beni con un’auto-d e n u n -

    cia che avrà una rilevanza unicamente dal punto di vista fiscale. Nel senso che eventuali lavori fatti e finora non dichiarati in catasto (al limite anche un immobile del tutto abusivo) potranno essere denunciati e dar luogo a un aggiornamento della rendita catastale sulla quale si andranno poi a versare regolarmente le imposte.Il problema è che la regolarizzazione catastale si trasforma così in un’autodenuncia dal punto di vista urbanistico. Il pro-prietario sarà quindi costretto a utilizzare, laddove possibile,

    l’articolo 36 del Testo unico sull’edilizia (dlgs 380/2001) che consente, in caso di costruzione realizzata senza

    permesso, di ottenere il «permesso in sanatoria», ma solo «se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente». In pratica pagan-do la sanzione amministrativa calcolata in base alla dimensione e al tipo di abuso (magari anche modesta per gli interventi minori) si consente di

    regolarizzare la propria posizione. Il proble- ma si pone quando l’intervento

    edilizio non è «conforme alla disciplina urbanistica ed edi-lizia vigente». In questo caso la regolarizzazione fiscale conte-nuta nell’articolo 19 della ma-novra si trasforma in una vera e propria autodenuncia. Difficile pensare a una corsa degli italiani ad autodenun-

    IN EV IDENZA* * *

    Fisco - In-teressi pas-sivi in agro-d o l c e : l a franchigia si

    riduce, ma è recuperabile il non dedotto in precedenza

    Impresa - L’India cresce e tende la mano alle aziende del made in Italy. Obiettivo 16 mld di scambi commerciali entro il 2012-2013

    Immobili & Condominio - Comprar casa, sì ma con il bollino di qualità. Una guida illustra le certificazioni che tutelano

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  • 2 Sabato 29 Maggio 2010

    Ogni tre o quat-tro mesi la Cgil proclama uno sciopero generale, che viene

    snobbato dalle altre organizzazioni sin-dacali e da un’ampia maggioranza di lavoratori. Farà così anche per opporsi alla manovra anticrisi annunciata dal governo, che Guglielmo Epifani, come da copione, ha denunciato come iniqua, an-tipopolare, lesiva dei diritti dei lavorato-ri, pochi secondi dopo la loro illustrazione da parte dell’esecutivo. Se però si guarda al panorama europeo, si vede come le mi-sure anticrisi siano state alla base di ini-ziative sindacali ampie e unitarie, effetti-vamente realizzate, come in Grecia o in Portogallo, o in via di organizzazione e di defi nizione, come in Spagna dove lo sciopero generale viene minacciato in caso di fallimento del-la trattativa sulla riforma del mercato del lavoro, o in Francia, dove il fronte del lavoro si oppone all’aumento dell’età pensionabile.

    Scelte politiche di austherity hanno ov-viamente un impatto sui «diritti acquisi-ti», e quindi aprono uno spazio reale (che non signifi ca giustifi cato, naturalmente) a uno scontro sindacale. La condizione è che vi sia una costruzione unitaria delle risposte e una piattaforma alternativa, altrimenti si ha solo una esibizione re-torica di agitazioni a scopo propagan-distico e puramente protestataria. Alla Cgil sanno che una tattica puramente protestataria li mette fuori gioco, come

    ha ammesso lo stesso segretario generale al re-cente congresso, ponendo

    l’obiettivo di recuperare una capacità ef-fettiva di incidere sulle situazioni e sulla contrattazione.

    Tuttavia, ancora una volta, ha pre-valso una sorta di rifl esso condizionato pavloviano, con conseguente annuncio di uno sciopero generale solitario che si preannuncia irrilevante come quelli precedenti. Bocciare nell’insieme e senza appello la manovra, peraltro, consente alla Cgil di non impegnarsi sul terreno complesso della costruzione di nuove re-lazioni industriali, operando su campi

    innovativi come quello degli accordi di produt-tività, che il governo vorrebbe incentivare con vantaggi fi scali, o anche sull’utilizzo della nor-mativa che prevede un vantaggio per le nuove

    aziende, per ora nel Mezzogiorno, che saranno esentate dall’Irap. Sono solo due esempi, ma abbastanza signifi cativi, di terreni di confronto e di negoziato tra le parti sociali sui quali si possono spe-rimentare nuovi rapporti contrattuali, volti ad accrescere la competitività del sistema e, insieme, a favorire la difesa dei redditi da lavoro o l’immissione di nuova occupazione. Sono questioni dif-fi cili che potrebbero dividere la Cgil, ma che uno sciopero generale velleitario può cancellare, per qualche settimana, dall’agenda.

    © Riproduzione riservata

    IL PUNTO

    Uno sciopero generale e inutileCosì la Cgil evita il confronto

    DI SERGIO SOAVE

    Francia, dove aziende, per or

    La protesta si trasforma

    in propaganda

    Da quando Gior-getto Giugiaro propose all’al-lora amministratore delegato

    della Fiat Auto Paolo Cantarella il pri-mo concept (progetto grafico) per una mini-utilitaria a 4 porte che il gruppo torinese non aveva in catalogo e se lo vide bocciare con sarcasmo, apparve chiaro che il rapporto tra il grande designer automobilistico e il colosso del Lingotto non era più quello di un tempo. Poi, quel progetto venne acqui-stato dalla Daewoo, divenne la Matiz, e vendette oltre 100 mila pezzi in Ita-lia, battendo la Fiat sul suo terreno... Eppure che oggi, addi-rittura, la Italdesign dei Giugiaro finisse acquisi-ta dalla Volkswagen, che è in realtà uno dei due o tre principali concorrenti che la Fiat ha nel mondo, non era immaginabile. Com’è potuto succedere? La spiegazio-ne va necessariamente sdoppiata. Una prima «lettura» riguarda il disinteresse di casa Fiat; una seconda interpretazio-ne, l’indifferenza del grande capitali-smo italiano, o di quel che ne resta.

    La Fiat di Marchionne sta dimo-strando al mondo come si fa a gestire un rilancio e una globalizzazione che ancora cinque anni fa sarebbe parsa impensabile a chiunque. Lo sta facendo e il suo capo sa che lo sta facendo. Per lui, quindi, un’operazione come avrebbe potuto essere l’acquisizione dell’Italde-sign è un «de minimis». Semplicemente,

    ritiene che non gli ser-va. E un po’ di ragione ce l’ha, o quanto meno:

    ha il diritto di considerarsi dalla parte della ragione. Diverso il discorso sulla latitanza di offerte da parte di capitali italiani. È un fi lm già visto: a parole, tutti difendono il valore dell’italianità e, in questo caso, il valore di un simbolo del made in Italy. Ma quando si tratta di tirar fuori i soldi, troppo spesso il ge-sto è condizionato alla presenza di quel genere di garanzie che possono essere assicurate solo da settori altamente speculativi o, meglio ancora, protetti da regimi concessori. Quel che è acca-

    duto a Giugiaro, era già accaduto a Pininfarina che, dopo la morte del capo-azienda, oltre alle banche creditrici, co-strette a sostenerlo per tutelare i propri soldi, s’è trovato vicino solo un

    imprenditore francese: Vincent Bollorè. La cosa è tanto più deplorevole se si pensa alla retorica sprecata nei mesi scorsi sul concetto di «torinesità», con-trapposto a quello di «milanesità», per decidere le nomine di potere nel gruppo Intesa Sanpaolo. A chiacchiere, tutti lì a stracciarsi le vesti in nome della to-rinesità. Ma una cordata di imprendi-tori torinesi comunemente interessati a salvare l’italianità di una grande fi rma del made in Italy, oltretutto già ben riconvertita anche su settori diver-si dall’auto, non s’è trovata.

    © Riproduzione riservata

    La spiegazio- imprenditore fr

    Come nel caso di Giugiaro

    alla Volkswagen

    DI SERGIO LUCIANO

    L’ANALISI

    Difendono l’italianitàma soltanto a parole

    I C O M M E N T I

    DI ANTONIO CALITRI

    In Puglia la rivoluzione ven-doliana è riuscita. Almeno per quanto riguarda il red-dito dei consiglieri regionali, con il più ricco di tutti che è un comunista duro e puro, partito dal Pci e dopo esse-re transitato in rifondazione comunista ha seguito il go-vernatore in sinistra, ecolo-gia e libertà. E con il più po-vero, eletto sotto le insegne del Pdl. Con la pubblicazio-ne sul bollettino regionale pugliese, sono stati resi noti i dati delle dichiarazioni dei redditi 2009 dei consiglieri regionali dove il mondo ap-pare alla rovescia da quello nazionale e da come è scolpi-to nell’immaginario colletti-vo. Un mondo dove la destra viene associata ai ricchi im-prenditori e professionisti di successo mentre la sinistra è composta da impiegati e operai che magari non rie-scono neppure ad arrivare a fi ne mese. Se questa tenden-za è confermata dai redditi dei senatori e dei deputati, a Bari il mondo appare all’in-contrario. Al primo posto

    infatti con un reddito lordo di 1.556.800 euro c’è l’avvo-cato giuslavorista Arcangelo Sannicanrdo, amico da sem-pre del presidente pugliese e che ha sempre seguito Ven-

    dola nel suo percorso politi-co, dal partito comunista a sel. I redditi si riferiscono al 2008 ed è curioso che allora, prima della scissione, Vendo-la e Sannicandro facevano parte di quella rifondazione comunista guidata dal ven-

    doliano-bertinottiano barese Franco Giordano , responsa-bile di quella campagna di comunicazione diventata famosa per lo slogan “an-che i ricchi piangano”. Ma Sannicandro non ha mai pianto per il suo reddito, anzi; e non lo ha neppure mai nascosto come invece qualcuno ha fatto tra i con-siglieri non presentando la dichiarazione. E sempre nella scorsa legislatura, l’avvocato vendoliano si è battuto per poter assume-re un portaborse esterno. Il primato di Sannicandro non vede concorrenti visto che il secondo classifi cato, il pdl Gianfranco Chiarelli, avvocato è imprenditore è fermo a un reddito di 388 mila euro, circa un quar-to del primo. Tutti gli altri consiglieri poi si muovono in una fascia che va dai

    100 ai 200 mila euro. Mentre all’ultimo posto, ironia della sorte, risulta un altro consi-gliere del partito di Berlu-sconi, Vito Leonardo Aloisi che ha dichiarato appena 4.920 euro.

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    IL CASO DEL GIORNO

    La Puglia ribalta la teoria dei redditi:il più ricco è comunista, il più povero è Pdl

    DI MARCO BERTONCINI

    La manovra è un’occasione, per ghiotta che sia e da sfrut-tarsi con immediatezza. Lo scopo vero, però, è colpire il federalismo fi scale. Ecco per-ché pure ieri si sono avvertiti richiami, malumori, perplessi-tà, dubbi in merito ai decreti attuativi del federalismo.

    La Lega potrebbe cedere su molti punti, anche se in verità non pare di solito troppo dispo-nibile ad accomodamenti; però sui decreti, che dovranno tra-sformare il federalismo fi scale da mera emissione di voce a istituto giuridico con rilevan-ti conseguenze economiche, i leghisti non possono tollerare sgarri, rinvii, rallentamenti. Bossi deve portare a casa la riforma, a qualsiasi costo. E ha due garanti.

    Il primo è Silvio Berlusco-ni, alla cui correttezza nel rispettare gli accordi il capo leghista ha in molte occasio-ni fatto riferimento, a volte richiamando i propri uomini in nome dell’essere stato il presidente uomo capace di serbare gl’impegni. Anche ieri, infatti, la Lega ha con-

    fermato la fiducia posta in Berlusconi come garante, mentre lo stesso presidente del Consiglio ha ribadito la volontà di procedere lungo la strada intrapresa e segna-ta da pochi giorni dal primo decreto attuativo, quello del federali-smo demaniale.

    Il secondo garante è, o me-glio sarebbe, Giulio Tremonti. La manovra è stata da molti identifi cata come una sorta di astuzia tremontiana per ga-rantire il federalismo leghista; però mai Tremonti ha detto con chiarezza che cosa pensi del federalismo fi scale in ter-mini reali di costi e quindi di attuazione. Inoltre l’intervista del presidente lombardo For-migoni non è parsa un atto di amore verso gli estensori della manovra.

    Ovviamente con l’occasio-ne rispuntano gli avversari dichiarati o taciti del federa-li-smo fiscale, più numerosi di quanto potrebbero appa-rire in sede parlamentare. Si fanno ora sentire, e ancor più si sentiranno prossimamente. La strada, per i leghisti, è la-stricata di ostacoli.

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    LA NOTA POLITICA

    Dietro la manovraspunta il federalismo

    Arcangelo Sannicandro

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  • 3Sabato 29 Maggio 2010Sabato 29 MagP R I M O P I A N O

    Accordo sul contratto con aumenti da 200 a 630 euro netti mensili, ma la manovra lo vanii ca

    Stipendi, i prefetti ci provano Stop del governo agli aumenti in busta paga oltre il 3,2%

    DI FRANCO ADRIANO

    Hanno fatto la corsa con-tro il tempo, ma potreb-be non essergli valso a nulla. Anzi. Adesso la

    delusione potrebbe essere mag-giore. Tanto più che i prefetti il 5 maggio scorso avevano raggiun-to l’accordo sul contratto sia con la Funzione pubblica che con il Tesoro. Un comunicato della presidente del Sinpref, Anna Palombi, datato il giorno successivo, annunciava entro poche ore la sotto-scrizione ufficiale del nuovo contrat-to. E che contratto. L’aumento men-sile netto pe ri vi-ceprefetti

    sarebbe stato di 200 euro. Che sarebbero passati per i prefetti di fascia B a 450 euro, su su fino ai 630 euro netti mensili in bu-sta paga per i prefetti in fascia A super. Peccato, però, che pro-prio in vista della manovra dei sacrifici per l’Europa la firma alla fine non c’è stata. Non solo. Se il testo pubblicato in Gaz-zetta ufficiale rispetterà quello

    dell’ultima bozza in circolazio-ne, non se ne parlerà pro-

    prio più. Almeno nei termini concordati. «I rinnovi contrat-tuali del personale dipendente dalle pubbliche ammi-nistrazioni per il

    biennio 2008-2009 ed i miglioramen-

    ti econo-mici del rimanente personale in regime di diritto pubblico per il medesimo biennio non posso-no, in ogni caso, determinare aumenti retributivi superiori al 3,2 per cento», recita la clau-sola di salvaguardia inserita dal governo proprio per evita-re forzature dell’ultim’ora, «La disposizione di cui al presente comma si applica anche ai con-tratti ed accordi stipulati prima della data di entrata in vigore del presente decreto; le clausole difformi contenute nei predetti contratti ed accordi sono ineffi-caci a decorrere dalla mensilità

    successiva alla data di entrata in vigore del presente decreto i trattamenti retributivi saranno conseguentemente adeguati». Più chiaro di così non sarebbe possibile. Ma la presidente del Sinpref, Anna Palombi, a Italia Oggi lascia intendere che tutto non potrebbe essere perduto: «È vero che dobbiamo ricostruire una situazione alla luce delle nuove norme», ha spiegato, «ma noi abbiamo in mano un accordo siglato sia dalla Funzione pub-blica che dal Tesoro». Avrà da dire qualcosa in merito anche il ministro competente in termini

    funzionali, Roberto Maroni, tito-lare del Viminale? Continuando a leggere il testo della manovra si apprende che la disposizione «non si applica alle Forze di polizia ed ai Vigili del fuoco». Ma l’eccezione per i prefetti per ora non c’è. Sì, decisamente più accorti sono stati i dipendenti della presidenza del consiglio dei ministri. Diversamente dai prefetti, infatti, proprio alla vi-gilia della discussione in Consi-glio dei Ministri del 25 maggio che ha approvato la manovra economica hanno firmato l’ipo-tesi di rinnovo del contratto di lavoro per i dipendenti della Presidenza del Consiglio dei ministri con aumenti salariali del 3,2 per cento. Esattamen-te la cifra prevista dal decreto legge essendo nelle loro mani l’informazione giusta. Lo ha annunciato lo stesso Aran spiegando che per i 2.100 di-pendenti della Presidenza del consiglio il contratto (biennio economico 2008-2009) avrebbe previsto un aumento medio a regime di 86,45 euro mensili, corrispondente all’incremento del 3,2 per cento, «previsto per il suddetto periodo contrattua-le». Ad occhio e croce lo stesso aumento che dovrebbe essere concesso ai prefetti.

    © Riproduzione riservata

    C.d.d. Come dovevasi di-mostrare. Ieri ItaliaOggi ha lanciato l’allarme per la deci-sione del centro-

    destra di confermare il presiden-te della regione Emilia-Roma-gna, Vasco Errani, alla testa della Conferenza dei presidenti regionali. «Errani continuerà a parlare in nome delle regioni, esprimendosi contro il governo», avvertivamo. Detto fatto. Sempre ieri, in parallelo con le nostre previsioni, ecco un’intervista ri-lasciata da Errani a il Resto del Carlino. Fin dal titolo è chiaro l’andazzo: «Silvio, così le Regioni muoiono». Entrando nel merito della manovra, Errani spiega: «Per quanto ci riguarda, la mano-vra è insostenibile». Contesta il provvedimento: «Non voglio nep-pure pensare che non sia possibi-le cambiare la base di discussione». Quanto alla conferma nell’incarico, non spende nemmeno un grazie a Silvio Berlusconi, limitandosi a mezza bocca a «prendere atto delle parole del premier», suggerendo subito che «la strada intrapresa è stata quella istituzionale, in piena autonomia». Come dire: andrò avanti a modo mio, facendo la mia politica («il ragionamento che conta per me è quello politico»). E quindi Errani continuerà a sparare ad alzo zero contro il governo. Nel Pdl, accanto a chi, come Luca Zaia e Roberto For-

    migoni, si è espresso con soddisfazione per la nomina di Errani, c’è qualcuno che non ha dige-rito l’incredibile nomina. È il finiano Enzo Raisi, il quale ha scritto a Berlusconi: «Sono sorpreso e amareggiato dalla conferma di Errani, che ha rappresentato la vera opposizione al governo da Lei guidato». Se ne accorgerà Berlusconi, nei mesi a venire, di come le regioni, rappresentate da Er-rani, gli frapporranno ostacoli.

    M. B.© Riproduzione riservata

    Nessuna novità ai vertici della Conferenza delle Regioni

    No, Vasco Errani non cambierà mai

    Per cortesia, smettetela con la solita solfa del «costa solo un euro», «è come rinunciare a un caffè», «in fondo, è il prezzo di un pacchetto di sigarette», a proposito di tasse proposte, annuncia-te, realizzate. Diciamo «tasse» senza alcun rispetto del termine in senso tecnico, per intendere imposta, tas-sa, contributo, tributo, gabella, ta-riffa, canone, balzello e insomma la sottrazione di una somma, per ridotta ch’essa sia, dalle tasche dei cittadini, quale che sia il pretesto addotto. Qualche mese addietro si era pro-posta una tassa sulla banda larga, sempre con l’untuoso pretesto che si trattasse di «un prelievo di entità modesta di un caffè al mese o giù di lì», per colpire tutti gli utenti di internet. Il governo, per fortuna, aveva risposto no. Ades-so è il turno della tassa di soggiorno, per ora a favore del Comune di Roma. Il sindaco della Capitale minimizza, asse-rendo che in fondo si potrebbe colpire per un euro solo una parte degli alberghi (ma dieci euro per quelli di lusso). Sarebbe bene che questi tassatori, che elogiano le gabelle o le propongono o le difendono minimizzandone l’impatto, capissero alcune cose. Prima, e importante: bisogna tagliare il carico tributario, non già aumentarlo con fantasiose im-posizioni. Seconda lezione: qualsiasi tassa fa salire costi e quindi prezzi, danneggiando i consumatori. Terza: le tasse alimentano l’apparato pubblico, laddove bisogna invece di-minuirlo. Quarta nozione: ogni tassa, pur minima, reca con sé un carico burocratico che ha ulteriori costi, indipenden-temente dall’importo del tributo (per esempio, migliaia di albergatori dovranno attrezzarsi per l’esazione e il versa-mento, con relative incombenze compilatorie e pratiche). Ultimo insegnamento: sovente le tasse partono limitate per espandersi nel tempo e nello spazio, mercé la consolidata voracità di burocrati, politici e amministratori.

    M. B.© Riproduzione riservata

    Certe tasse valgono solo un caffé, ma tutte insieme no

    Vignetta di Claudio Cadei

    Roberto Maroni

    Vasco Errani

    Giulio Tremonti

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  • 4 Sabato 29 Maggio 2010 P R I M O P I A N O

    La scure di Tremonti scatena le proteste. L’Ipost si aggrappa a un premio, l’Ipi a una selva di e-mail

    Ora si alza il lamento dei soppressiGli enti cancellati si attaccano a tutto pur di rimanere in vita

    DI STEFANO SANSONETTI

    A metà strada tra il dramma e il folklore. Alcuni enti non vogliono proprio sentir par-lare di una loro cancella-

    zione in quanto organismi inutili. E pur di sopravvivere, sfuggendo così al colpo di scure azionato da Giulio Tremonti all’interno della bozza di manovra biennale 2011-2012, sono disposti ad aggrapparsi a tut-to. Si prenda l’Ipost, l’istituto di previdenza del gruppo Poste italiane destinato a scom-parire all’interno dell’In-ps. Ieri i 300 addetti dell’ente guidato dal commissario Rino Ta-relli hanno ricordato in un volantino che la struttura per la quale lavorano ha addirit-tura vinto un premio nella recente edizione del Forum della pubblica

    amministrazione. Si tratta, scri-vono i dipendenti senza lesinare dettagli, di una «menzione specia-le del dipartimento della funzione pubblica come esempio di buona amministrazione e riconoscimen-to della qualità dei servizi resi». Insomma, la conclusione sarebbe che con tanto di medaglia vinta non si può proprio sopprimere l’ente. Al punto che lo slogan principale del volantino è: «Ipost, un ente premia-

    to, un ente di eccellenza, un ente soppresso».

    Per non parla-re dell’Ipi. I lavo-ratori dell’Isti-tuto per la promozione industriale, l’agenzia del min i s te ro dello svilup-

    po economico guidata da S a l v a t o r e

    Zecchi-

    ni, hanno mandato un’e-mail di protesta a mezzo governo. Tra i destinatari, oltre Tremonti, ci sono il premier, Silvio Berlusco-ni, i viceministri dello sviluppo economico Paolo Romani (forse futuro ministro) e Adolfo Urso, il sottosegretario Stefano Saglia e il capo di gabinetto Luigi Mastro-buono. In sostanza, nell’e-mail i lavoratori dell’Ipi, nel cui cda sie-de anche l’imprenditrice Luisa To-dini, riepilogano tutte le funzioni e tutte le inizia-tive che hanno caratterizzato l’ente in questi anni. Chissà se l’elenco riuscirà a commuovere Tremonti.

    Ancora, tra le proteste più accorate degli ultimi giorni c’è quella dell’Isae, l’Istituto di studi

    e analisi economiche che sarà fa-gocitato dal ministero dell’eco-nomia. In questo caso è sceso in campo direttamente il presi-dente della struttura, Alberto Majocchi, che per suffragare l’indispensabilità dell’Isae ha addirittura scomodato l’espe-rienza anglosassone. A suo dire, il ministro del tesoro

    inglese, George Osborne, tra i primi atti avreb-

    be proposto un osservatorio econo-mico indipendente. Morale di Ma-jocchi: se lo fanno gli inglesi non si vede perché l’Italia, che ha già un istituto simile, l’Isae appunto, dovrebbe privarsene. Sarà.

    Starebbe valutando di passare alla maniere forti, invece, l’Ipse-ma, l’istituto di assicurazione dei lavoratori marittimi destinato a

    sciogliersi nell’Inail. Qui si sta pen-sando al più classico degli scioperi, il cui obiettivo sarebbe quello di mettere in crisi i collegamenti con le isole. Forse la protesta più som-messa è quella dell’Ispesl, anch’es-so risucchiato dall’Inail. Ma tra i 20 e più enti soppressi da Tremonti, e i 232 organismi a cui il Tesoro non rinnoverà più fi nanziamenti pub-blici, c’è da scommettere che altre proteste arriveranno.

    © Riproduzione riservata

    inglese George sciogliersi nell’Inail Qui si sta pen-

    L’appalto era di quelli che contano. In ballo c’era la revisione con-tabile del bilancio della Banca d’Italia per gli esercizi 2010-2015. Ma nei servizi richiesti rientra anche la verifi ca sulla gestione e sullo stock delle riserve valutarie detenute da palazzo Koch. Ebbene, qualche giorno fa la struttura guidata da Mario Draghi ha aggiudicato la gara alla Pricewaterhousecoopers, uno dei big della revisione. A quale prezzo? Beh, a leggere la prima parte

    dell’avviso di aggiudicazione del bando ci sarebbe da rimanere sbalorditi. Eh sì, perché sotto la voce «valore fi nale degli appalti» è riportata l’astrono-mica cifra di 991.380.000 di euro. Possibile? Evi-dentemente no, perché proseguendo il documento dice che in realtà l’aggiudicazione è avvenuta per 991.380 euro (l’ammontare originario dell’appalto era di 2.250.000 euro). L’errore, probabilmente, costringerà Bankitalia a una rettifi ca.

    Stefano Sansonetti© Riproduzione riservata

    Bankitalia dà i numerisu una gara assegnata alla Pwc

    DI DIEGO GABUTTI

    Strano paese quello in cui le vicende di quaranta e financo cinquant’anni fa non sono ancora uscite dalle pa-gine di cronaca. Attentati, scontri

    ideologici epocali il cui ricordo è diventa-to nel frattempo im-barazzante, agguati mortali, caso Moro, Ustica, gambizza-zioni, grandi vecchi. Sempre lì, siamo. Fermi al palo dell’in-terminabile spaghet-ti western degli anni sessanta e settanta. Non ne siamo mai usciti: dopo avere con-tribuito, con i suoi se-greti di stato e i suoi omissis di Pulcinella, al tracollo della pri-ma repubblica, que-gli stessi casi politici e criminali ancora infestano, sferragliando catene e ululan-do come licantropi, anche il castello della seconda repubblica, tenendola sveglia di notte. E dire che quaranta o cinquant’anni sono tantissimi. Quaranta o cinquant’anni prima delle storie che riciciano nel bel libro del giornalista Giovanni Fasanella e dell’ex magistrato Rosario Priore (Intrigo inter-nazionale, Chiarelettere, pp. 196, € 14,00)

    al cinema furoreggiavano Louise Brooks, Buster Keaton e Rodolfo Valentino mentre Hitler era ancora un demagogo con i baffi a spazzolino da mettere in burletta nei caba-ret della Repubblica di Weimar. Sono passa-te intere epoche storiche (anzi geologiche)

    da allora. Siamo lontani dalla strage (detta «di stato») di piazza Fontana e dalla stagione del terrorismo quanto all’epoca eravamo lontani dal Concor-dato tra il Dux e la Chiesa o dalla Lun-ga marcia cinese. Nemmeno la guer-ra civile spagnola è altrettanto attuale a Madrid. Forse persino in Irlanda si sono scordati la guerra degli anni settanta e ottanta tra l’Ira e l’esercito inglese. Noi no. Noi

    siamo ancora di guardia al vecchio bidone di benzina: stragi, rapine, omicidi, Weltan-schauung ridicole, gambizzazioni, grandi vecchi. Tutto sbiadisce, al confronto: i sacri-fi ci annunciati da Gianni Letta, le paturnie di Michele Santoro, la rovina del Partito democratico, le occhiatacce che si scam-biano Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti illudendosi che non se ne accorga nessuno.

    C’è una ragione, del resto, se l’ossessione per il terrorismo e le stragi non accenna a diminuire e se gl’italiani, anche quaranta o cinquant’anni dopo, continuano a non dar-sene pace. È che di quella stagione feroce e sanguinaria sappiamo poco (anzi, secondo alcune scuole di pen-siero, non sappiamo niente). Per esempio scopriamo soltan-to adesso, grazie a Priore e Fasanella, che il terrorismo italiano era «italia-no» soltanto tra due grosse virgolette, mentre storici ed ex terroristi insistono a dire che il terrorismo era tutta farina del nostro italianissimo sacco, e guai a chi lo nega. Si è sempre so-stenuto, è vero, che il terrorismo di destra era manovrato dai burattinai dalla Cia e dalla Nato, queste notorie centrali di «sa-botaggio, terrore, estorsione e vendetta», come si leggeva della Spectre nei romanzi di Ian Fleming. Ma pochi si sono arrischia-ti a dire che le bande armate di sinistra erano strettamente collegate con i servizi segreti dell’est, circostanza naturalmente provatissima, prima dal dossier Mitrokhin, oggi anche da chi all’epoca istruì i più im-

    portanti processi per terrorismo. «Ancora adesso», dice Rosario Priore, «la dimen-sione internazionale dell’attività di Pote-re operaio, poi d’Autonomia e infi ne delle Brigate rosse è un argomento tabù. È un territorio che non dev’essere attraversato

    da viaggiatori troppo curiosi». Non c’è più niente da nasconde-re, salvo (ovviamen-te) la reputazione delle parti politiche (in primis la sini-stra, socialisti com-presi) che, ai tempi, decisero d’insabbia-re, annacquare e di «sbianchettare» la storia del terrorismo per salvarsi la faccia. Col terrorismo italia-no, specie di sinistra, non solo con la sua ideologia farnetican-te ma anche con le sue azioni spietate, si sono compromessi

    fi n troppi potentati, sia locali che interna-zionali. C’è sempre, nella politica italiana, una dimensione occulta, clandestina. Quelli che ieri armavano la mano degli assassini oggi procurano i videotelefonini alle scian-tose. Ma siamo sempre lì. Di guardia al vecchio bidone di benzina negando con forza ogni evidenza.

    © Riproduzione riservata

    RESTA INFATTI SEMPRE AL PALO DELL’INTERMINABILE SPAGHETTI WESTERN DEGLI ANNI 60 E 70

    L’Italia è un paese che va avanti guardando indietroLe vicende politico terroristiche di 40-50 anni fa non sono ancora uscite dalla cronaca

    Mario Draghi

    Alberto Majocchi

    o catene e ululan-

    dlo(dpdtalodCgNraapsgstin

    siamo ancora di guardi

    Si è sempre saputo che il terrorismo di destra era

    manovrato dai burattinai della Cia. Ma pochi si sono

    arrischiati a dire che le ban-de armate di sinistra erano

    collegate con i servizi segreti dell’Est. «Ancora adesso», dice Rosario Priore, «i col-

    legamenti di Potere operaio, di Autonomia e delle Br è un argomento tabù. È un ter-ritorio che non deve essere attraversato da viaggiatori

    troppo curiosi»

    torie centrali di «sa- fin troppi potentati, si

    Non c’è più niente da na-scondere, salvo la reputazio-ne della sinistra (socialisti

    compresi) che, ai tempi, de-cise d’insabbiare, annacqua-re e sbianchettare la storia del terrorismo per salvarsi la faccia. C’è sempre, nella

    politica italiana, una dimen-sione occulta, clandestina. Quelli che ieri armavano le mani degli assassinii, oggi infatti procurano i videote-lefonini alle sciantose. Ma

    siamo sempre lì

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  • 5Sabato 29 Maggio 2010Sabato 29 MagP R I M O P I A N O

    Il Cav dopo l’allarme sugli effetti dei tagli lanciato da Roberto Formigoni. Il Pd va all’attacco

    Berlusconi, il federalismo si farà Il premier: la crisi non lo bloccherà, decreti nei tempi previsti

    DI GIAMPIERO DI SANTO

    Parla Roberto Formigo-ni e sul federalismo si scatena il finimondo.

    Perché il governatore della Lombardia, a Repubblica, dice che la manovra da 24 mi-liardi di euro messa in campo dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti, «mette in forte perico-lo il federalismo fi scale». Una di-chiarazione da allarme rosso per l’intero centro-destra, perché in quella intervista, con una analisi sottoscritta da quasi tutti i pre-sidenti delle regioni tranne che da quelli leghisti, Formigoni, a proposito dei tagli per 10 miliardi di euro complessivi a carico delle regioni nel 2011 e 2012 è chiaro: «Le risorse per il federalismo fi -scale, con i tagli annunciati, non ci sono più. Bisogna prenderne atto. Lo dico al governo in un’otti-ca di piena collaborazione:attenti, c’è qualcosa che non va. Lo dico da federalista convinto, almeno quanto la Lega». Più che un cam-panello d’allarme, una ambulan-za che corre a sirene spiegate in una notte fi no a quel momento di quiete. Con un effetto sonoro talmente dirompente da richie-dere l’immediato intervento del premier, Silvio Berlusconi: «Escludo qualsiasi possibilità che la crisi rallenti l’attuazio-

    ne del federalismo fi scale», si è affrettato a precisare. «Per non lasciare spazio a retropensieri e dietrologie aggiungo che abbiamo deciso di creare, nel Pdl, una com-missione che concluderà l’esame delle questioni legate al federali-smo entro l’estate. I vari decreti attuativi, quindi, arriveranno nei tempi previsti». Parole rassicu-ranti per tutti i leghisti, dai go-vernatori del Piemonte e del Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia, al ministro della semplifi cazione, Roberto Calderoli. Pronti a tutto per il federalismo, ma più che pronti a sposare la logica del risparmio a tutti i costi delineata dal ministro dell’econo-mia nell’ultima edizione delle sue manovre bien-nali. «Sul federalismo Ber-lusconi ha parlato chiaro», ha detto il presidente del Piemonte. «Non solo non costa niente ma è pro-prio quella rifor-ma strutturale di cui anche giovedì è sta-ta invocata la necessità nel corso d e l l ’ a s -semblea di

    Confi ndustria». Quanto a Zaia, il successore di Giancarlo Galan alla guida del Veneto, forte delle rassicurazioni di Berlusconi, ha dichiarato che «il federalismo non corre alcun pericolo: si farà, e nei tempi stabiliti, perché é necessa-rio alla ripresa del Paese». «Com-prendo le ragioni che spingono un federalista convinto come Formi-goni a lanciare a temere ritardi,

    ma resto convinto che il federalismo si

    farà perché il paese lo chiede e lo aspetta. Il confronto con

    il governo sulle richie-ste del la Conferenza delle regioni sarà utile per affrontare i

    sacr i f ic i che ci

    vengono richiesti». Avanti tutta, insomma, anche se a sinistra si parla invece di morte del fede-ralismo. Almeno così sostiene la presidente del Pd, Rosy Bindi, che chiama in causa il Carroccio. «Che cosa dice dei tagli insosteni-bili imposti a regioni ed enti loca-li? Per ora sta al gioco, anche se sa che il federalismo fi scale sarà congelato fi no alla fi ne della legi-slatura». Anche il sindaco di To-rino e presidente dell’Anci Sergio Chiamparino, del resto, è convinto che con la manovra il federalismo fi scale sia stato, se non seppellito, almeno rimandato. «Le rassicura-zioni sul federalismo fi scale servo-no solo a cercare di tenere buona la Lega. È soltanto propaganda. Si dice che tutti gli accertamenti catastali sono sempre di più ac-centrati e poi si dice che il fede-ralismo fi scale dovrà introdurre un’autonomia fi scale dei comuni basata sugli immobili: sono due cose che fanno a pugni». Mentre il Verde Angelo Bonelli sostie-

    ne che i costi della riforma, 100 miliardi, sarebbero «pari a

    4 manovre», e Maurizio Ronconi dell’Udc è cer-to: «Il federalismo non si farà, non ci sono i soldi e poi non è più consentito dal tacito ma solidissimo patto europeo».

    © Riproduzione riservata

    Palmiro Togliatti posse-deva tre copie del volume «Madame Bovary», e le ri-leggeva spesso: l’università RomaTre offre fi no a lune-dì la visione della bibliote-ca di libri illustrati dello storico segretario del Pci. Tra le pubblicazioni scelte per la rassegna è esposta una rara copia della secon-da edizione dei «Promessi sposi», la famosa Quaran-tana. Poi, le prime tre edi-zioni francesi illustrate di Madame Bovary, tra cui la rarissima edizione del 1878 pubblicata quando Flaubert (che non gradì l’idea di illustrare l’opera) era vivo, la raffi nata edi-zione manoscritta del 1945 della «Chanson de Roland» illustrata dal pittore fran-cese Paul-Georges Klein, la pregiatissima edizione di «Les livre des mille nu-its et une nuit» pubblicata tra il ‘26 e il ‘32 dall’edi-tore Piazza.

    PdN© Riproduzione riservata

    RomaTre per Togliatti

    Di tagliare le province non si sta pensando solo come possibile intervento nella maxi manovra anticrisi varata mercoledì dal governo (la norma è entrate ed è uscita

    nell’arco di poche ore). Il provvedimento era già in parlamento all’interno del cosiddetto Codice delle autonomie, il cui iter approderà tra breve in aula. La camera ini-zierà a discutere del provvedimen-to il prossimo 14 giugno, secondo quanto prevede l’ordine dei lavori dell’aula di Montecitorio. Si tratta infatti della scadenza individua-ta dalla Camera dei deputati per mandare in aula il Codice delle Au-tonomie, che da diverse settimane è stato in discussione presso la commissione affari costituzionali. Sul Codice sono stati già stati vo-tati gli emendamenti correttivi e si sta attendendo una riformulazione del testo da parte del relatore Do-nato Bruno, presidente della com-missione stessa.

    Il testo base, proposto dall’ese-cutivo, chiede una delega per una riorganizzazione complessiva del sistema delle autonomie locali e, proprio all’articolo 14, prevede la riduzione delle province. A questa razionalizzazione si dovrà procedere con una serie di decreti legislativi da emanare entro due anni dall’entrata in vigore della legge e, tra i criteri indi-viduati in commissione nel corso del dibattito, vi è stato quello dei 220 mila abitanti quale soglia sotto

    la quale è opportuno procedere all’abolizione della provincia. Un principio che ha fatto discutere molto negli ultimi giorni, quando era stata ventilata l’in-troduzione nella manovra economica licenziata dal consiglio dei ministeri, della riduzione delle provin-ce, ma che in realtà era già emerso in un dibattito

    parlamentare che si sta svolgendo da diverso tempi.

    Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, nel corso della confe-renza stampa che si è tenuta a margine dei lavori dell’Ocse a Pa-rigi, ha spiegato che la riduzione delle province non sarà tra i temi affrontati dal decreto sulla mano-vra, ponendo fi ne al «giallo» che aveva accompagnato tutta la gior-nata. Questo non signifi ca, però, che la riduzione delle province sia un progetto accantonato dal governo, come aveva sottolineato sempre ieri sera il ministro del Lavoro Sacconi e come testimonia l’andamento dell’iter del Codice a Montecitorio. Per la soppres-sione delle province interessate, comunque, occorrerà attendere

    il censimento Istat. L’ultimo censimento, datato 2001, dopo dieci anni, non è più attendibile. Per il prossimo bisogna attendere il 2012. Ciò non toglie, comunque, che il decreto attuativo sulla soppressione delle province possa arrivare dopo il censimento.

    © Riproduzione riservata

    Il dlgs del governo sulle autonomie locali va in aula il 14 giugno

    Province, si taglia comunqueSe non è la manovra è il Codice

    I militanti del Pdl si scagliano contro Emma Marcegaglia. E, in alcuni casi, contestano il rifiuto opposto dal presidente

    della Confindustria all’offerta di entrare a far parte del governo guidato da Silvio Berlusconi. Per i frequentatori di Spazio azzurro, il forum del sito del Pdl, gli in-dustriali hanno sbagliato ed è giusto che paghi-no il loro niet al Cavaliere. G. da Milano attacca: «Ieri gli impren-ditori belli grassi tra profitti e cas-sa integrazione (a nostre spese) hanno sdegno-samente detto no grazie. Ca-pisco perché l’industria Italiana va male». Anche Piero ha il dente avvelenato: «Gli industriali (Marce-gaglia) si lamentano dei 700 mila posti di lavoro persi....per forza, sono andati all’estero a sfruttare gli schiavetti!!!!». Sulla stessa lun-ghezza d’onda è Anna: «Gli associa-ti di Confindustria mungono soldi in Italia e vanno in Cina a sfruttare

    schiavi resi bestie che hanno come unica via di uscita il suicidio». Ov-vio che il bersaglio si chiami Mar-cegaglia: «I palloni gonfiati come la Marcegaglia quando devono dimo-strare le capacità, si tirano indietro perché sanno di non essere all’al-tezza. È più facile criticare». In-

    sommma, dagli all’imprenditore: «Fate pagare anche agli indu-striali», incalza Francesco. In un momento di crisi e di «sacrifici», anche il popolo di centrodestra guarda con un po’ d’astio al mondo del l ’ impresa: «Confindustria e ecc. si difendono e si tutelano, ma

    i nostri figli chi li tutela e li aiuta a inserirli nel lavoro? Sarà guer-ra». Ce n’è anche uno che si firma Verità 2010 e la sua riflessione è una voce unica: «La Marcegaglia è un elemento indispensabile a un governo della nazione serio. Anche dopo la fine del suo man-dato in Confindustria. Tenetelo presente».

    Nel mirino il rifiuto di entrare nel governo

    I militanti del Pdlcontro Marcegaglia

    Roberto Formigoni

    Donato Bruno

    Emma Marcegaglia

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  • 6 Sabato 29 Maggio 2010 P R I M O P I A N O

    Inchiesta fra il più inutile degli enti pubblici italiani, un vero cimitero degli elefanti

    Cnel, costa 18 milioni. AboliamoloLo prevede la Costituzione? Beh, la si può sempre modifi care

    DI SERENA GANA CAVALLO

    In una bozza, circolata nei giorni scorsi, del documen-to sulla manovra di bilan-cio (bozza di sicura prove-

    nienza ministeriale) all’articolo 41 si poteva leggere che dal prossimo pri-mo gennaio «i compensi dei c o m p o n e n t i degli organi di autogoverno della magistra-tura ordinaria, amministrati-va, contabile, militare, dei c o m p o n e n t i del Consiglio d i g iust i z ia amministrati-va della regio-ne siciliana e dei componen-ti del Consi-glio nazionale dell’Economia e del Lavoro Cnel) (?) sono ridotti del 10% rispetto all’im-porto complessivo erogato nel corso del 2009. La riduzione non si applica al trattamento retributivo di servizio». La per-plessità manifestata da quel corsivo e punto interrogativo si può spiegare in due modi: un dubbio sull’opportunità di estendere anche al Cnel il ta-glio; un dubbio sull’esistenza in vita del Cnel, il cui motto sembra essere «non facciamo-ci notare».

    Il Cnel è uno degli organi ausiliari indicati negli arti-coli 99 e 100 della Costituzio-ne. Gli altri sono il Consiglio di Stato e la Corte dei conti. La carta costituzionale resta nel vago rispetto a funzioni e composizione, demandando il tutto ad apposita legge, limi-tandosi a specificare che ha una funzione di consulenza per le camere e il governo «per le materie e le funzioni» che gli verranno attribuite dalla legge. Dal 22 dicembre 1947, giorno in cui la Costituzione fu votata, al 5 gennaio del 1957, data in cui fu emanata la legge n. 33 costitutiva del Comita-to, entrata in vigore il 9 marzo dello stesso anno, l’Italia andò avanti comunque senza grandi diffi coltà.

    Il riempimento di quella sca-tola costituzionale, fi no allora vuota, fu fissato nel numero complessivo di 87 tra consiglie-ri ed esperti più un Presidente, che avrebbero usufruito di una diaria di presenza più il rim-borso di eventuali spese, con un mandato triennale.

    I consiglieri, in varie pro-porzioni, rappresentavano or-ganizzazioni sindacali, associa-zioni imprenditoriali, dei vari settori, ordini professionali, municipalizzate, enti pubblici previdenziali, coltivatori di-retti, artigiani, Iri. C’erano poi

    venti esperti in materie econo-miche e sociali nominati da mi-nisteri, dall’Unione accademi-ca nazionale e dal presidente della Repubblica.

    Il Consiglio aveva il compi-to di fornire pareri a camere e governo su materie riguardanti gli indirizzi di natura economi-ca e sociale, così come su ogni questione riguardasse econo-mia e lavoro. Il parere era esclu-so nel caso di disegni di legge costituzionali e in materia di leggi fi nanziarie e di bilancio. Con una certa forzatura della norma costituzionale, al Cnel fu attribuita anche la facoltà di avanzare proposte di legge, sempre nell’ambito delle sue competenze. In pratica il Comi-tato avrebbe dovuto essere una sorta di sede di concertazione ante litteram. Anche le regioni potevano richiedere un parere al Comitato che, dal suo canto poteva svolgere, su richiesta o autonomamente, ricerche sulle materie di competenza. Il Cnel avrebbe poi redatto un proprio regolamento interno, da sotto-porre all’approvazione del Pre-sidente della Repubblica, ed avrebbe avuto un Segretario generale supportato da perso-nale appartenente all’ammini-strazione dello Stato.

    Le cronache non portano gran-di tracce dell’effettiva incisività del ruolo del Cnel in quegli anni remoti, e il 30 dicembre del 1986, a prassi della concertazione già avviata ed a consolidata costru-zione del debito pubblico nazio-nale, viene approvata una nuova legge, n. 936, che ridefi nisce il consiglio. I membri diventano 111. I rappresentanti dei lavo-ratori dipendenti sono 44, i rap-presentanti del lavoro autonomo

    16, i rappresentanti delle imprese 37. Gli esperti si riducono a 12, otto nomi-nati del Presidente della repubblica, quattro dal Presidente del Consiglio. Il Presidente è a parte. Tra i rappresentanti del-le imprese ce n’è uno a testa per Iri, Eni, Efi m. La durata in carica sale a cinque anni.

    Alla diaria di pre-senza ed ai rimborsi si aggiunge una indenni-tà, il tutto disciplinato dall’art. 20 del regola-mento. Alle precedenti competenze, estese anche alle politiche comunita-rie, si aggiunge l’esame preventivo della relazione revisionale e programmati-ca , presentata dal ministro delle finanze e del bilancio. Organizzandosi per comitati, il Cnel approva in seduta con-giunta le relazioni, da questi formulate, su tutto lo scibile relativo a mercato del lavoro e contrattazione collettiva; seme-stralmente esprime valutazio-ni sulla congiuntura economica «dettando a tal fi ne proprie di-rettive agli istituti incaricati di redigere il rapporto di base (?)»; esamina, in base ai rapporti del governo, le politiche comunita-rie e mantiene i contatti con gli omologhi europei e degli Stati membri; formula osservazioni e proposte, compie studi e in-dagini, ha, naturalmente, ini-ziativa legislativa.

    Ovviamente continua la sua attività consultiva a camere e governo, nonché alle regioni ed alle province autonome di Trento e Bolzano, contribui-sce alla legislazione ed i suoi

    pareri devono essere pubblica-ti dalle camere, designa rap-presentanti delle categorie produttive e componenti in organismi pubblici a carattere nazionale (quali, non si sa). Ha una Commissione per l’infor-mazione che dispone indagini

    sulle retri-buzioni, fa o fa compiere r i c e r c h e e studi, anche c o m p a r a t i , su l lavoro, etc. etc. etc. Per non far-c i mancare nulla, nel di-cembre 1998 l’art. 42 com.3 d e l D. L g s . 286/98, Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina d e l l ’ i m m i -graz ione e norme sulla c o n d i z i o n e

    dello straniero, ha disposto l’istituzione, presso il Cnel, di un Organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri, che è stato diligen-temente costituito, il 30 ot-tobre 2000 composto da una pletora di rappresentanti del Cnel, di regioni, di co-muni, di istituzioni sociali varie, di dirigenti Asl e così via. Nel 2006 il panorama si è arricchito con l’istituzione dell’Osservatorio naziona-le del mercato dei prodot-ti e dei servizi forestali, anch’esso a composizione mista e vasta. Siamo così pervenuti alla rappresen-tazione plastica delle sca-tole cinesi, con i nominati che a loro volta nominano, aggregano, distribuiscono ruoli. Ma non solo. Dal 2008 il Cnel ha dato inca-

    richi di consulenza, per un totale di 516.400 euro.Sotto la voce «Operazione

    trasparenza» il sito del Cnel indica le retribuzioni di un dirigente di prima fascia, il Segretario generale, e di altri sei dirigenti di seconda fascia. Va detto che il trattamento eco-nomico dell’organico del Cnel è stato equiparato a quello dei dipendenti della Presidenza del Consiglio. Non è dato sa-pere quanti siano i dipenden-ti totali. Non è dato sapere a quanto ammonti l’indennità dei consiglieri. Quella, eviden-temente maggiorata del Pre-sidente, di cui sappiamo solo che è commisurata al tratta-mento economico complessivo spettante al presidente di uno degli altri organi ausiliari pre-visti dall’art.100 della Costitu-zione. è stata estesa anche ai presidenti dei Comitati in cui si articola il Cnel.

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    ispetto all’im-

    Il Cnel svolge, sulla carta, un frenetica

    attività di cui si potrebbe fare anche a meno senza alcuna

    conseguenza per il futuro del Paese. I suoi 11 membri (44 rapresentano

    i lavoratori dipendenti, 16 quello autonomo,

    e 37 le imprese) potreb-bero benissimo essere restituiti alle loro atti-vità (se ne hanno) con un grosso risparmio di risorse pubbliche

    sbfrscsePcncl’d2Udcladgnc

    dello straniero

    Il periodo delle vacche magre

    comporta la necessità di eliminare le spese (e, in particolare,

    quelle pubbliche). È un compito ingrato. Che però consente anche

    di restituire effi cienza al sistema alleggeren-dolo dagli oneri che

    possono essere tagliati senza compromettere l’effi cienza ma desti-nando le somme così liberate ad impieghi più utili e redditizi

    Villa Lubin, sede del Cnel

    Antonio Marzano

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  • 7Sabato 29 Maggio 2010Sabato 29 MagP R I M O P I A N O

    La strategia del premier: snellire le Attività produttive e rafforzare l’intero pacchetto energetico

    Quella atomica della PrestigiacomoIdea di Berlusconi: all’Ambiente la delega al nucleare

    DI PIERRE DE NOLAC

    Nelle stanze di palaz-zo Chigi, il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, adesso

    ha un soprannome che fa ricorda-re la celebre diva di Hollywood, Rita Hayworth: l’atomica. E la bellezza per una volta non conta, nonostante l’indiscutibile fascino del ministro siciliano. Prestigia-como, secondo le intenzioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dovrebbe occuparsi di energia nucleare, rilevando le competenze del ministero per lo Sviluppo economico.

    Ma perché il dossier nucleare

    dovrebbe lasciare il dicastero di via Veneto per raggiungere via Cristoforo Colombo sede del mini-stero dell’Ambiente? Innanzitut-to per motivi d’immagine: quello della Prestigiacomo è un dicastero che si occupa di tutela della natu-ra, ecologia, rispetto per il paesag-gio, temi in relazione diretta con i progetti dedicati alla creazione di nuove centrali nucleari. E poi ci sono i rapporti strettissimi con le Arpa territoriali (le agenzie per la protezione dell’ambiente) che sul territorio hanno compiti tec-nici delicatissimi e dialogano con gli enti locali democraticamente eletti. Dopotutto, Berlusconi ha già scelto di far dimagrire il mi-

    nistero che fu di Claudio Sca-jola: e la scelta sarebbe anche gradita agli ex componenti di Alleanza nazionale a cominciare dal presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, e dal suo fedelissimo Fabio Granata, anche lui siciliano come la Pre-stigiacomo ed esponente ambien-talista di primo piano (anche se l’unico all’oscuro dell’operazione pare essere il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Sa-glia). È da rilevare poi l’apprez-zamento governativo per il lavoro svolto da parte delle commissioni parlamentari che si occupano di ambiente (in particolare quella del Senato). Una scelta, quella di

    far traslocare l’argomento nucle-are tra i compiti della Prestigia-como, che dovrebbe prevedere il passaggio dell’intero pac-chetto energetico, dato che le co-siddette fonti rinnovabili (eolico, fo-tovoltaico, s o l a r e -termico, biomasse, idroelet-trico e ge-o termia ) sono già tra gli argo-

    menti di interesse del dicastero dell’ambiente. E già esiste una direzione generale per lo svilup-po sostenibile, il clima e l’energia, articolata in sette divisioni, che

    in questo modo verrebbe for-temente potenziata. Inol-

    tre, la manovra permet-terebbe di velocizzare l’iter autorizzativo, eli-minando un passaggio e concentrando negli uffi ci di via Cristofo-ro Colombo i dossier per il futuro energe-tico dell’Italia.

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    DI ANDREA BEVILACQUA

    La chiesa tedesca è preoc-cupata. Non tanto per le ultime notizie secondo le quali centinaia di bam-

    bini sarebbero stati violentati o brutalmente percossi per decen-ni nelle istituzioni scolastiche dei gesuiti tedeschi. Questi fatti si riferiscono al passato e oggi la chiesa tedesca ha fatto moltissi-mo per evitare che episodi simili possano verificarsi ancora una volta. Piuttosto il problema è un altro. È la quantità incredibile di fedeli che decide (anche perché scandalizzata da questi fatti del passato) di abbandonare la chie-sa. È una vera e propria emorra-gia di fedeli che non accenna ad arrestarsi. Secondo i dati diffusi l’altro ieri dalla Conferenza epi-scopale tedesca, nel 2009 poco meno di 125 mila tedeschi han-no abbandonato ufficialmente la Chiesa cattolica.

    Il dato allarma molto seriamen-te la gerarchia cattolica tedesca e preoccupa soprattutto perché è riferito a un periodo preceden-te all’esplosione dello scandalo pedofi lia nel Paese. L’emergere della crisi, in gennaio, secondo i

    dati frammentari già diffusi da alcune diocesi, avrebbe infatti portato ad una accelerazione della fuga. Nella sola città di Friburgo, ad esempio, nel marzo 2010 si sono registrati 2.711 ab-bandoni contro i 1.058 dell’anno scorso, a Stoccarda 2.676 contro 1.101; a Berlino, il numero di co-loro che hanno lasciato la Chiesa nei primi tre mesi di quest’anno è cresciuto di un terzo rispetto all’ultimo trimestre del 2009.

    Il capo dei vescovi tedeschi, monsignor Robert Zollitsch,

    arcivescovo di Friburgo, ha pro-vato a ridimensionare l’impatto negativo dei dati. Il numero dei battesimi, ha sottolineato infat-ti l’altro ieri, è sostanzialmente stabile, con 178 mila bambini entrati nella Chiesa nel 2009. «Tuttavia», ha aggiunto, «non possiamo tacere sui numero-sissimi abbandoni. Chi lascia la Chiesa in futuro vuole trovare al di fuori di essa la fede e la speranza nella vita. Una tale de-cisione è sempre una domanda per noi, di fronte alla quale non

    dobbiamo chiudere gli occhi. Ca-pisco la preoccupazione di molti per il futuro della Chiesa nel no-stro paese. I semi per un futuro vivo vanno piantati insieme, così da convincere il maggior nume-ro possibile di fedeli a tornare a lavorare attivamente - malgrado i tempi diffi cili - nella Chiesa. Il prossimo incontro della Confe-renza episcopale sarà dedicato a capire come farlo».

    Intanto, Ursula Raue, inca-ricata dai gesuiti tedeschi di in-dagare sugli abusi nell’ordine, ha concluso, nel suo rapporto defi ni-tivo, che la provincia di Germania della società di Gesù per decenni ha nascosto sistematicamente le violenze sessuali e fi siche infl itte ai bambini nelle proprie scuole e ha protetto i responsabili. In totale, si sono fatte avanti 205 presunte vittime di abusi subiti nelle istituzioni gesuite, oltre a 50 persone che avrebbero subito violenze in altri istituti cattolici. A commettere abusi su più di una vittima sarebbero stati 12 padri gesuiti e 2 laici, mentre altri 32 gesuiti o laici sono stati fi no ad oggi accusati da solo una persona.

    © Riproduzione riservata

    Lo scandalo pedofilia ha accelerato gli abbandoni, già preoccupanti nel 2009

    Adesso è emorragia di fedeliChiesa tedesca sotto choc

    Mompeo è il comune in provincia di Rieti che vanta come sin-daco Mauro Moretti. Sì, proprio l’ingegne-re che guida le Ferro-vie. Mompeo è uno dei municipi laziali che proporrà una delle sagre gastronomiche più attese nel Lazio (è cominciata la stagio-ne): quella dedicata a un piatto tipico, le sardapadelle. Si terrà il prossimo 10 giugno e si prevede una folta rappresentanza di la-voratori provenienti da piazzale della Croce Rossa, per assaggiare il piatto locale: tratta-si di frittelle preparate con acqua, farina, sale e uova. Il nome deriva dalla tecnica utilizza-ta, ovvero il classico salto della pastella nella padella. Peccato che nessuno abbia mai assaggiato il pasto pre-ferito dagli abitanti di Mompeo nelle carrozze ristorante utilizzzate da chi viaggia sui treni italiani.

    Pierre de Nolac© Riproduzione riservata

    Salti in padellacon l’ing. Moretti

    Stefania Prestigiacomo

    Il Papa durante un’udienza generale in piazza San Pietro

    Appena salita sul taxi e indicato dove volevo an-dare, il taxista, 55 anni, bassotto, completamente calvo, mi chiede: «Lei lavora in una società dove c’è molta gente?» «Si», rispondo. «Allora, scusi, mi può attaccare in bacheca questo posterino?» E mi allunga un foglio formato A4, già plastifi cato, che riporta , in una foto a colori, il tassista che balla un valzer aggrappato a una ballerina più alta e robusta di lui. La scritta dice: «Cercasi ballerina per concorsi di ballo: valzer viennese, valzer in-glese, tango europeo… ». E aggiunge: «Sa, la bal-lerina della foto nel posterino, ha 62 anni. È bra-vissima, sa. Ma comincia a mancarle il fi ato. E cede anche sulla gambe. Non ne può più. Debbo

    perciò cercare una sostituta. E non è facile, sa». Il tassista abbandona il volante sconsolato e, giran-dosi verso di me, mi comunica, con il suo sguardo acquoso, tutto il suo problema. Siccome lo stò ad ascoltare con fi nta partecipazione (temo che sare-mo in poche a farlo) il taxista mi riversa addosso i suoi problemi. «C’è la crisi, sono indebitato. Che cosa mi consiglia? Debbo vendere la casa sulla quale ho acceso un mutuo che è diventato troppo pesante, oppure tengo la casa e vendo la licenza da taxista?» «Eh!», rispondo. Il taxista non infi e-risce. Cambia argomento. E mi parla del suo so-gno di diventare ballerino professionista. «Altro che ’sto casso, mi scusi, di tassì».

    RACCONTI BREVIdi Serena Gana Cavallo

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  • 8 Sabato 29 Maggio 2010 P R I M O P I A N O

    L’operazione è già partita e vuole erodere i Verdini boys

    Fini e Maroni toscaniParte la conquista degli elettori Pdl

    DI ANTONIO CALITRI

    LegaNord e Generazione Ita-lia puntano sulla Toscana. Non tanto per strappare consensi al centrosinistra

    che ha la maggiore percentuale di consensi in assoluto ed è pure in crescita. L’obiettivo di Gianfranco Fini e per la LegaNord, di Rober-to Maroni, sta diventando il Pdl che dopo la mazzata elettorale e le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto il ras regionale di Berlu-sconi, Denis Verdini, è ormai a pezzi. Già alle ultime elezioni, il centrosinistra aveva conquistato un tondo 60% mentre il centro-destra si era fermato al 33%. Con al suo interno una LegaNord che passava dall’4,3% delle europee al 6,5% e un Pdl che scendeva dal 31,4 della competizione continen-tale al 27,1%. Il coinvolgimento di Verdini nelle inchieste della cricca della Protezione civile da una par-te, quello ventilato sull’altro tosca-no della triade Sandro Bondi e infine le ombre sul ministro Altero Matteoli, danno nelle ultime setti-mane un elettorato di centrodestra sconvolto e senza più punti di rife-rimento. In questa situazione e con

    strategie differenti hanno deciso di puntare sulla regione sia il presi-dente della Camera che il ministro dell’Interno. La LegaNord punta ad allargare la sua penetrazione nelle regioni appenniniche e in partico-lare Toscana ed Emilia Romagna. E Maroni, da qualche giorno ha de-ciso di aprire un Cie, il centro per l’identificazione e l’espulsione dei clandestini, proprio in Toscana. E fin qui, poteva sembrare un’azio-ne di disturbo contro il governatore Enrico Rossi. Andando a leggere meglio le carte, però, sembra che Maroni sia intenzionato a inse-diare il Cie sul territorio pratese che poi è il comune più importante della Toscana a guida Pdl. Una po-litica dei piccoli passi per mettere un piede là dove c’è già un eletto-rato di centrodestra che potrebbe migrare dal partito di Berlusconi a quello di Bossi. A maggior ra-gione se con il Cie,l’immagine del primo cittadino Riccardo Cenni viene offuscata. La strategia della lega trova sponda dall’altra par-te con Fini che farebbe pensare a una sorta di mossa a tenaglia, sempre contro il Pdl. Il presiden-te della Camera ha capito il mo-mento di grande difficoltà che la

    maggioranza del suo partito sta vivendo nella zona. E ha deciso di lanciargli un’opa con la sua Generazione Italia. Sarà un caso ma da quando sono incominciate a circolare le prime informazioni sul coordinatore del Pdl, Fini ha iniziato a fare il pendolare verso la Toscana. Un viaggio ogni dieci giorni per una figura istituzionale come il presidente della camera appare anomalo. Fatto sta che il 13 maggio è stato alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Pisa a snocciolare la sua proposta di cittadinanza breve. Il 21 mag-gio, è tornato in Toscana, questa volta all’università di Firenze, dove ha tenuto una lectio magi-stralis su «parlamento, federali-smo e unità nazionale». Un terzo viaggio nella regione dovrebbe essere organizzato per la prima metà di giugno. Stando alle voci provenienti dai suoi corridoi, anche le vacanze estive di Fini potrebbero essere sulle spiagge della Maremma e sull’Isola d’El-ba. Con un presidio continuo del territorio che spera gli permette-rà di conquistare tutti i delusi di Verdini e Matteoli.

    © Riproduzione riservata

    DI PIERRE DE NOLAC

    Gianni Alemanno ha partecipato al con-siglio dei ministri, anche se non è titolare di un dicastero: si trovava lì in qualità di sindaco di Roma, dato che

    la capitale era compresa nell’elen-co dei temi da affrontare a palazzo Chigi. A Montecitorio i finiani han-no vivisezionato la scelta di Silvio Berlusconi di volere Alemanno nel consesso dei ministri: e le battute si sono sprecate, evocando innanzitutto i tempi nei quali a Roma non c’era un sindaco ma un governatore. Tanto da stampare il testo che appare su Wikipedia, dedicato all’argomento: «In Italia, in epoca fascista, il gover-natore di Roma era preposto ad un organismo alle dirette dipendenze del Capo del Governo e dotato di per-sonalità giuridica (il Governatorato di Roma), istituito con il R.D.L. 28 ottobre 1925, n. 1949, al quale era affidata l’amministrazione citta-dina della capitale. Il governatore, che aveva tutti i poteri spettanti negli altri comuni al podestà, era coadiuvato da un vicegovernatore, come lui di nomi-na regia, e dalla consulta di Roma, costituita da 12 consultori nominati dal Ministro degli interni».

    La voglia di portare Alemanno a palazzo Chigi, che già conosce in quanto in passato è stato ministro per le Politiche agricole, è stata vista dai fi niani come l’ennesimo desiderio di spaccare il fronte degli ex appartenenti ad Alleanza nazionale. Anche se poi il sindaco non è apparso soddisfatto per i risultati della riunione, specie per il balzello ideato per i turisti che scelgono gli alberghi della capitale, il ritorno nell’edi-fi cio di piazza Colonna ha restituito il buonumore al primo cittadino, che negli ultimi giorni ha dovuto

    subire pesanti attacchi dagli ex amici di Militia e la perdita di uno stretto familiare come il cognato Marcello Arrigo, marito della sorella Gabriella. E i fedelissimi già lasciano trapelare che Aleman-no non sarebbe disponibile a cercare un secondo

    mandato tra gli elettori romani: alla scadenza naturale lascerebbe volentieri un esponente di una più giovane generazione (identikit che corrisponde al ministro Giorgia Meloni) per scegliere invece di entrare nella compagine governa-tiva. Già, perché Alemanno si è reso conto che stare in Campidoglio è un compito che fa tremare le vene, e che la pazienza di Giobbe era poca cosa rispetto a quella che bisogna sfoderare davanti alla giunta e al consiglio comunale: ha capito che Francesco Rutelli e Walter Vel-troni sono stati capaci di auten-tici miracoli, per sopravvivere alle

    mille spinte provenienti da ogni parte della società romana. E considerando che il secondo mandato non ha mai portato fortuna, nella capitale: il logoramento è inevitabile perché manca la spinta propulsiva della novità, e la macchina burocratica ne risente nega-tivamente. Roma è una città capace di distruggere qualsiasi volontà riformatrice, e l’attuale presiden-te della provincia Nicola Zingaretti (Pd) sta co-struendo silenziosamente la sua candidatura per le prossime elezioni comunali, forte della delega urbanistica che ha incassato dalla regione Lazio quando questa era governata da Esterino Montino (Pd). Per Alemanno la scelta di governare Roma solo per una volta appare fi n da oggi come una saggia decisione, per gli alleati provenienti da Forza Italia: e palazzo Chigi è pronto ad accoglierlo.

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    Sono in molti a pensare che non correrà per il secondo mandato

    Alemanno, sindaco di Romaha voglia di tornar ministro

    Gianni Alemanno

    DI PAOLO SIEPI

    Competitività, sostenibilità, tracciabilità, bancabilità. Il ganzo Tremonti, illustrando la stangabilità, Maurizio Crippa, il Foglio.

    Intercettata l’ultima telefonata tra Berlusconi e Tremonti, ma la nuova legge ci impedisce di pubblicare parolacce, Jena, la Stampa.

    Il Pd è un elefante cieco tirato per la proboscide, Michele Serra, la Repubblica.

    Le opportunità che ha avuto un calabrese sono state più alte di quelle ricevute da un veneto. Il problema è che, le opportunità, le formiche le utiliz-zano in un modo, le cicale in un altro, Luca Zaia, governatore de il Veneto, la Stampa.

    Sono saltate tutte le categorie: il cronista è diventato edito-rialista, l’editorialista fi losofo. E così i pochi veri pensatori, se pure esistono, non hanno voce in capitolo. Serve un parere su temi etici? Lo si chiede a Fiorello, Massimo Fini, gior-nalista, Libero.

    Buenos Aires è una città senza inizio, eterna come l’acqua, come l’aria, Pierre Bernès, Le Figaro.

    Il treno consente di restare passivi senza sentirsi pigri, Beppe Severgnini, Corsera.

    In Italia la politica, in questi ultimi anni, è fatta anche di auto blu e di scorte, di guardie del corpo con l’auricolare e di privilegi, di donnine, feste, fe-stini e lustrini. Berlusconi è un venditori di sogni. Se gli togliete la merce da vendere, cosa rimarrà? Caterina Soffi ci, il Riformista.

    L’Associazione nazionale magistrati (Anm) protesta contro i tagli dicendo: «La progressione economica dei magistrati non è un automatismo, ma è vincolata a periodiche valutazioni di professionalità». Certo, come no.Valutazioni serissime. La per-centuale di promossi, ai loro esami fasulli, è del 99,6 per cento. Tra i pochissimi bocciati, nel giugno 2008, Luigi De Magistris, oggi numero due dell’Idv. Filippo Facci, il Riformista.

    Bernard Frank leggeva senza limiti, ma mai qualsiasi cosa, egli beveva senza limiti ma mai qualsiasi cosa. Ma quello che per me resta il meglio di lui è il motivo per il quale lui temeva la morte: «Perché non potrò più leggere», Yann Moix, Le Figaro.

    La Confi ndustria è uno dei due grandi partiti che non si pre-sentano direttamente alle elezioni. L’altro è la Chiesa cattolica, Filippo Astone, in “Il partito dei padroni”.

    Quando Michele Santoro dice che «Annozero è la perla del servizio pubblico» sta sostituendo la sua trasmissione all’Italia intera e sé stesso al popolo italiano, Stefano Bartezzaghi, la Repubblica.

    Non tollero più questa sinistra radical chic che ha votato la Bonino che è più liberista di Berlusconi, più fi lo ame-ricana di Berlusconi, più antipopolare di Berlusconi. Marco Rizzo, comunista, il Giornale.

    Siamo il paese in cui tutti erano fascisti con il fascismo, tutti partigiani dopo il 25 aprile, tutti democristiani nella Rai ne-gli anni Sessanta, tutti prima craxiani e poi anticraxiani per poi tornare craxiani quando è scattata l’ora immancabile del revionismo, perché noi italiani siamo così: esaltiamo, condan-niamo, riabilitiamo. Michele Brambilla in “L’Eskimo in redazione”.

    In questo governo non esistono ministri con il portafoglio e mi-nistri senza, perché, voi ministri siete tutti privi di portafogli, frase attribuita a Giulio Tremonti in Transatlantico.

    Ciò che più amo del mio corpo è la pancetta. Un uomo senza pancia è come un cielo senza stelle. Paolo Rossi, Corsera.

    Se Alberto Burri (che mi piace un sacco) lo aves-sero avuto gli americani ne avrebbero fatto un Rauschemberg. Se noi avessimo avuto un Rau-schemberg, ne avremmo fatto, al massimo, un Burri, Francesco Bonami in “Si crede Picas-so”, Mondadori.

    Chissà quando capiterà che la magistratura andrà a rimor-chio dei giornalisti italiani, e non viceversa. Filippo Facci, Libero.

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  • 9Sabato 29 Maggio 2010Sabato 29 MagP R I M O P I A N O

    La corporate social responsability delle aziende è spesso solamente una cosa di facciata

    Occhio alla charity delle bancheIl caso Goldman Sachs: aiuta un istituto e il suo ceo si fa la villa

    DI SERGIO LUCIANO

    Sul sito internet della ThyssenKrupp, nella se-zione “magazines”, fanno bella mostra alcune rivi-

    ste di gruppo. Due risaltano tra le altre, per gli argomenti ai qua-li sono dedicate: “Enviroment” e “Responsibility”. Quest’ultima è dedicata alla responsabilità so-ciale dell’impresa che, come reci-ta uno slogan sfoggiato a pagina 6, «è la forza di gravità che ci dà il senso della realtà e delle conse-guenze delle nostre azioni».

    All’epoca del rogo di Torino, la rivista esisteva già. E le crona-che non raccontano di una corsa del colosso tedesco a risarcire in modo consistente, col denaro vi-sto che era impossibile qualun-que altro modo, le famiglie degli operai arsi vivi per la negligenza della catena dei controlli e delle misure di prevenzione.

    Ha fatto scalpore, qualche gior-no fa, la decisione della Goldman Sachs di regalare 20 milioni di dollari alla ShoreBank Corp di Chicago, una banca locale at-tiva nei prestiti alle comunità più povere, ridottasi sull’orlo del fallimento, alla quale mancano 125 milioni di dollari per non fi nire commissariata dalla Fdic (Federal deposit insurance corpo-ration). Ora: tutto si può dire del-

    la Goldman Sachs, salvo che sia un’istituzione di benefi cenza. Si può anche credere che sia corret-ta e che lo sia sempre stata anche in questi ultimi tre convulsi anni di crisi dei mercati: la Sec non è della stessa idea e sta indagando il colosso per frode, ma lo si può credere, fi no a prova contraria.

    Però, che un moloch come la Goldman faccia una spesa del genere e la sbandieri ai quattro venti come se fosse una prova di generosità, un colosso che è abituato a guadagnare annual-mente miliardi di dollari di utile netto e che si illuda, con ciò, di rifarsi l’imma-gine, no: questo è troppo! Anche perché pare – al-meno, lo hanno riportato alcuni giornali americani specializzati in gossip – che nel frattempo il chief executive offi cer di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, che è stato molto at-tivo nel proporre questa inieizio-ne di liquidità salvifica per la ShoreBank Corp - ponen-dosi addirittura come promotore di una cordata tra banche che totalizzasse tut-

    ti i 125 milioni di dollari che ser-vono - abbia però nel frattempo acquistato una villa bifamiliare vicino a Central Park per 26 mi-lioni di dollari.

    La morale di questa che non è una favola è che la respon-sabilità sociale dell’impresa, nel caso della ThyssenKrupp, o la “charity” nel caso della Goldman, non sono altro che business. E proprio l’altro ieri, come tali li ha inquadrati una ricerca della Eabis (European

    academy of business in society) pubblicata in

    Italia anche dalla Sda Bocconi. La «corporate social

    responsibility» e la solidarie-tà servono a

    creare un contesto favorevole allo sviluppo del valore econo-mico dell’impresa, e non c’en-trano niente con la virtù. Come tali, vanno misurate con la ne-cessaria diffi denza e, quanto-meno, con prudenza: è una ma-teria – scrivono gli economisti dell’Eabis, «complessa».

    E meno male che lo scrivono: anche perché è una materia che conduce a volte le aziende ad assumere comportamenti da «umorismo involontario», dalle caratteristiche addirittura “fan-tozziane”: come la lodevole ma un po’ patetica campagna della British American Tobacco Italia contro il fumo dei minori: e ci mancherebbe che una multina-zionale delle sigarette prendes-

    se posizione a favore delle sigarette fumate dai ragazzini!

    Sarebbe forse me-glio, anzi sicura-

    mente meglio, se le aziende si limitasse-ro a osser-vare scrupo-losamente le

    leggi: il modo più semplice, ma

    chissà perché il meno sbandierato, di essere social-mente responsabili.

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    DI EMILIO GIOVENTÙ

    Avviso ai giornalisti: tocca far pratica con i riassunti ed esercitarsi con il «chi-cosa-quando-

    dove-perché» perché sarà l’unico modo possibile per poter fare ancora cronaca giudiziaria. Per gentile concessione del Pdl, in-fatti, sono stati presentati undici emendamenti al ddl intercetta-zioni (all’esame dell’aula del Se-nato da lunedì prossimo) firmati dal capogruppo Maurizio Ga-sparri, dal vice Gaetano Qua-gliariello, dal presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli e dal relatore Roberto Centaro. E tra questi, di certo il più importante viste le polemiche sul diritto di cronaca, c’è il sì alla pubblicazione per riassunto degli atti relativi ad inda-gini in corso.

    Le concessioni del Po-polo della libertà, che anche la Lega condivide, riguardano soprattutto l’informazione e il lavoro dei giornalisti. Se da un lato viene autorizzata la pubblicazione per riassunto degli atti delle indagini, è invece, vietata fi no alla conclu-

    sione delle indagini preliminari la pubblicazione anche parziale, per riassunto o nel contenuto del-le intercettazioni, anche se non più coperte dal segreto. Non si può pubblicare assolutamente, neppure una parola o un riassun-tino, il contenuto delle ordinanze emesse in materia di misure cautelari ne si può infor-mare l’opinione pubblica circa le richieste di tali misure prima che l’indagato o il suo di-fensore siano

    venuti a conoscenza dell’ordi-nanza del giudice. Guai, invece, a maneggiare e farsi prendere dalla tentazione di pubblicare i contenuti delle intercettazioni di cui sia stata ordinata la distru-zione o che riguardino fatti, cir-costanze e persone estranee alle

    indagini. Meno tesa anche agli

    editori. Il Pdl, infatti, con l’emendamento, che vede primo fir-matario Gasparri, prevede di sosti-tuire le parole «da 250 a 300 quote»

    con «da 100 a 200 quote». Dunque, le sanzioni per gli

    editori che pub-

    blicheranno gli atti giudiziari prima dell’udienza preliminare andranno da 25.800 a 309.800 euro. Ogni quota può oscillare dai 258 ai 1.500 euro.

    Cancellato per intero, invece, il comma dedicato alle riprese visi-ve. Anche i pubblicisti, oltre agli 007 e ai giornalisti professionisti, potranno effettuare registrazioni di comunicazioni e riprese ai fi ni dell’attività di cronaca. Introdotto poi un emendamento che strappa un mezzo sorriso di soddisfazione agli inquirenti: non è previsto, in-fatti, alcun limite alle intercetta-zioni se le indagini servono alla cattura di un latitante. La disci-plina prevista dal ddl si applica «anche ai procedimenti penden-ti alla data di entrata in vigore della presente legge» Le novità, che il Pdl ha deciso di presentare sul sito del gruppo al Senato, non convincono ancora l’opposizione. Per l’Italia dei Valori, seppure emendato, il ddl resta inaccetta-bile. «La norma era chiara, l’ese-cutore non l’ha applicata bene; è chiaro che la fonte, ossia il legi-slatore, interviene nuovamente», il commento del ministro della Giustizia, Angelino Alfano.

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    Dalla maggioranza sì alla pubblicazione per riassunto degli atti relativi ad indagini corso

    Intercettazioni, il Pdl concedeun bignami della cronaca giudiziaria

    Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha cacciato le mucche da largo Goldoni e piazza Barberini. Non erano bestie vere, ma le opere artistiche di CowPara-de, la rassegna mondia-le itinerante che aveva ottenuto le autorizza-zioni comunali relative alla concessione delle aree capitoline: ma il gabinetto del sindaco ha revocato il placet già rilasciato il 14 maggio, obbligando la rimozione delle mucche d’autore. Le quattro bestie però non resteranno senza una stalla, pardon, sen-za una location, perché verranno collocate a via della Conciliazione e a via Veneto. In Campido-glio la revoca ha fatto sobbalzare più di un as-sessore, ricordando che Alemanno è stato pure ministro per le Politi-che agricole, anche se ha sempre dimostrato di amare i lama (quelli visti durante le ardi-te spedizioni per con-quistare le vette delle montagne tibetane) più che le mucche…

    PdN

    Caccia alle mucche romane

    Lloyd Blankfein

    Angelino Alfano

    Altro che Walter Veltroni: il vero sfi dante che può sfi la-re la poltrona di segretario del Partito democratico a Pier Luigi Bersani si chia-ma Ugo Sposetti. Il tesorie-re diessino, apprezzatissi-mo dalla base che proviene dal vecchio Pci, interverrà il prossimo 16 giugno a un convegno romano dedicato al futuro del Pd, e intitola-to «Un partito radicato sul territorio. Cioè? Modello Lega?». Sposetti ne parle-rà alla fondazione Astalli insieme a Stefano Fascina (che è direttore scientifi co di Nens, oltre che respon-sabile economia e lavoro nella segreteria nazionale del Pd), in vista dell’ap-puntamento di Fiuggi con il seminario Praxis 2010 organizzato da Enrico Let-ta grazie all’associazione 360°. Un evento che sembra ideato per cercare di bloc-care ogni possibile tentati-vo veltroniano di tornare a guidare il partito…

    PdN

    Sposetti contro Bersani

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  • 10 Sabato 29 Maggio 2010 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

    Le vendite del gruppo guidato da Hurd sono cresciute del 15,9% nel primo trimestre dell’anno

    Hp batte Ibm nel settore serverLa crisi ha spinto le imprese verso prodotti entry level

    DI ANDREA BRENTA

    Hp ruba la scena a Ibm, grazie soprattutto alle vendite di server, balzate quasi del 16% nel primo

    trimestre di quest’anno.Quando, nel 2006, il gruppo

    americano aveva soffiato alla connazionale Ibm il primato nel settore tecnologico, con un giro d’affari annuale di 91,7 miliardi di dollari (74,7 miliardi di euro), numerosi osservatori avevano minimizzato la performance del gruppo guidato da Mark Hurd. A causa della presenza massiccia nel settore consumer, un mercato più facile rispetto a quello profes-sionale, Hp, a loro dire, non aveva grandi meriti nell’aver conquista-to il podio mondiale nell’It.

    Oggi è invece nel segmento dei server, computer molto potenti che si trovano nel cuore dei si-stemi informativi aziendali, che Hp si impone su Ibm nel primo trimestre 2010, mettendo a segno un bel colpo nel settore business to business. Nei primi tre mesi dell’anno le vendite di server sono cresciute del 15,9% a 3,39 miliardi di dollari, facendo con-

    quistare al gruppo di Palo Alto una quota di mercato del 31,5% contro il 28,8% del primo trime-stre 2009. Nello stesso tempo, i ricavi di Ibm nel settore server si sono ridotti del 2,1% a 3,05 miliardi di dollari, relegando il gruppo al rango di numero due mondiale nel segmento, con una quota di mercato del 28,4% con-tr