a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio,...

25

Click here to load reader

Transcript of a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio,...

Page 1: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

SETE di PAROLAXXXII SETTIMANA ANNO C

dal 10 al 16 Novembre 2013Vangelo del giorno – Commento

Preghiera - Impegno

La parola del Papa - Angelus nella Solennità di Tutti i Santi

I Santi non sono superuomini, né sono nati perfetti. Sono come noi, come ognuno di noi, sono persone che prima di raggiungere la gloria del cielo hanno vissuto una vita normale, con gioie e dolori, fatiche e speranze. Ma cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la loro vita al servizio degli altri, hanno sopportato sofferenze e avversità senza odiare e rispondendo al male con il bene, diffondendo gioia e pace. Questa è la vita dei Santi: persone che per amore di Dio nella loro vita non hanno posto condizioni a Lui; non sono stati ipocriti; hanno speso la loro vita al servizio degli altri per servire il prossimo; hanno sofferto tante avversità, ma senza odiare. I Santi non hanno mai odiato. Capite bene questo: l’amore è di Dio, ma l’odio da chi viene? L’odio non viene da Dio, ma dal diavolo! E i Santi si sono allontanati dal diavolo; i Santi sono uomini e donne che hanno la gioia nel cuore e la trasmettono agli altri. Mai odiare, ma servire gli altri, i più bisognosi; pregare e vivere nella gioia; questa è la strada della santità! Essere santi non è un privilegio di pochi, come se qualcuno avesse avuto una grossa eredità; tutti noi nel Battesimo abbiamo l’eredità di poter diventare santi. La santità è una vocazione per tutti. Tutti perciò siamo chiamati a camminare sulla via della

Page 2: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

santità, e questa via ha un nome, un volto: il volto di Gesù Cristo. Lui ci insegna a diventare santi. Lui nel Vangelo ci mostra la strada: quella delle Beatitudini.

Domenica, 10 novembre 2013Liturgia della Parola

2Mac 7,1-2.9-14; Sal 16; 2Ts 2,16 – 3,5; Lc 20,27-38LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei - i

quali dicono che non c’è risurrezione - e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».…È MEDITATAI sadducei rappresentavano l'ala aristocratica e conservatrice di Israele, e si opponevano con forza al tradizionale insegnamento sulla resurrezione, considerandolo un' aggiunta posticcia all'autentico insegnamento di Mosè.La resurrezione è un'idea ridicola, sostengono i sadducei, e per mettere in crisi Gesù raccontano la storia della donna "ammazamariti". La risposta di Gesù, come sempre, è geniale. Il Rabbì non si lascia imbrigliare nei ragionamenti dei

sadducei, non cerca di rispondere a tono, con lo stesso metodo, ma sposta il problema. Qui sta la grandezza e la bellezza di Gesù: per risolvere un problema sull'uomo, invita a guardare a Dio. Il testo che viene citato da Gesù non è propriamente sulla resurrezione, Lui non vuole fare una guerra esegetica a colpi di citazioni. Gesù - grandissimo! - sposta il problema: dall'uomo a Dio. Se Dio è il Dio dei vivi perché mai dovrebbe abbandonare gli uomini nella

2

Page 3: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

morte? Se Dio è il Dio dell'amore perché mai dovrebbe condannare al vuoto del nulla le sue creature? Ma c'è un altro punto sul quale Gesù vuole chiarirci le idee. Non bisogna confondere rianimazione e resurrezione, sono due cose ben diverse. La vita nuova nel giardino del Padre non sarà una riedizione di quella terrestre, non avremo a che fare con il mutuo, i vicini di casa, la raccolta differenziata, la malattia, l'assicurazione della macchina, le delusioni d'amore,... La vita nuova sarà nuova per davvero! La resurrezione è un mistero di novità e di passione, non un rimpasto di materiali di recupero. Animo fratelli, siamo

chiamati a questa bellezza, siamo destinati a questo mistero di novità! Tutto inizia ora, oggi, adesso. Come per Zaccheo. E' l'oggi che dice la qualità del mio vivere da vivo. E' la quotidianità che decide il mio vivere da risorto.Dio non ha mai voluto la morte, è il re dei vivi e non dei morti; … Laddove attecchisce il Vangelo e spunta un segno di amore, anche piccolo, sboccia la vita che non finisce. Per questo, nella professione di fede, noi diciamo "credo la vita eterna", ossia la vita che non finisce, e non "credo nell'aldilà". Il Paradiso possiamo viverlo sin da oggi.Vincenzo Paglia

…È PREGATAO Dio, Padre della vita e autore della risurrezione, davanti a te anche i morti vivono; fa’ che la parola del tuo Figlio, seminata nei nostri cuori, germogli e fruttifichi in ogni opera buona, perché in vita e in morte siamo confermati nella speranza della gloria. 

…MI IMPEGNAMi chiedo: Ci penso che la mia vita terrena finirà? Predispongo i miei rapporti in famiglia e con le persone che Dio mi da in questa prospettiva? Ho un rapporto sereno con la morte o quando se ne parla faccio gesti scaramantici, o cambio discorso?

Lunedì, 11 novembre 2013San Martino di Tours, vescovo e martire- Nasce in Pannonia (oggi in Ungheria) a Sabaria da pagani. Viene istruito sulla dottrina cristiana ma non viene battezzato. Figlio di un ufficiale dell'esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale,

prestando poi servizio in Gallia. È in quest'epoca che si colloca l'episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato l'esercito nel 356, già battezzato forse ad Amiens, raggiunge a Poitiers il vescovo Ilario che lo ordina esorcista (un passo verso il

3

Page 4: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

sacerdozio). Dopo alcuni viaggi Martino torna in Gallia, dove viene ordinato prete da Ilario. Nel 361 fonda a Ligugé una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell'altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Si impegna a fondo per la cristianizzazione delle campagne. Muore a Candes nel 397.

Liturgia della Parola Sap 1,1-7; Sal 138; Lc 17,1-6LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

…È MEDITATAGesù mette in guardia i discepoli dal dare scandalo, ossia dall'essere "pietra d'inciampo". E lo ritiene talmente grave da fargli dire che sarebbe meglio, per chi lo procura, di essere gettato nel mare con una pietra al collo. Forse il primo scandalo che i discepoli debbono evitare è quello di contraddire, con la loro vita, il Vangelo. In tal modo, infatti, lo rendono inefficace. Gesù, del resto, aveva già detto: se il sale perde il sapore a null'altro serve che ad essere gettato via. "State attenti a voi stessi!", dice Gesù ai discepoli. Essi, infatti, debbono ascoltare ogni giorno il Vangelo per non tradirlo e per evitare che il peccato attecchisca e si radichi nella loro vita. Gesù richiama perciò alla dimensione del perdono,

una dimensione ineliminabile e quotidiana nella vita della comunità cristiana. Egli conosce bene la debolezza dei discepoli. Per questo aggiunge che la misericordia e il perdono debbono sovrabbondare sul peccato. Perdonare "sette volte", vuol dire sempre. Mai infatti il perdono deve mancare nella vita della famiglia di Dio, è come pegno dell'amore e della gioia che il Signore dona.-----------------------------------------------Gli apostoli dissero al Signore: accresci in noi la fede. Mi pare che tutti noi possiamo fare nostra questa invocazione. Anche noi come gli apostoli diciamo al Signore Gesù: accresci in noi la fede. Sì,

4

Page 5: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

Signore, la nostra fede è piccola, la nostra fede è debole, fragile, ma te la offriamo, così com’è, perché tu la faccia crescere. E il Signore cosa ci risponde? “Se aveste fede quando un granello di senape potreste dire a questo gelso sradicati e vai a piantarti nel mare ed esso vi obbedirebbe”. Il seme della senape è piccolissimo, ma Gesù dice che è sufficiente una fede così piccola ma sincera per fare cose umanamente impensabili. Pensiamo per esempio a tante mamme e papà che affrontano situazioni molto pesanti, o a certi malati,

anche gravissimi, che trasmettono serenità a chi li va a trovare. Queste persone, proprio per la loro fede, non si vantano di ciò che fanno. Quanta gente tra noi ha questa fede forte, umile, che fa tanto bene. In questo mese di ottobre dedicato in particolare alle missioni pensiamo a tanti missionari, uomini e donne, che per portare il Vangelo hanno superato ostacoli di ogni tipo, hanno dato veramente la vita»Francesco

…È PREGATASignore, rendimi saldo nella fede per poter diffondere la tua verità con parole ed opere. Dammi un forte senso di responsabilità verso tutti, con una cura speciale per i più piccoli. Fa' che io non sia mai motivo di scandalo a nessuno..

…MI IMPEGNAOgnuno di noi nella vita di ogni giorno può dare testimonianza a Dio con la forza di Cristo. Essere cristiani con la vita, con la nostra testimonianza. E come attingiamo questa forza? La attingiamo da Dio nella preghiera. La preghiera è il respiro della fede: in un rapporto di fiducia, di amore, non può mancare il dialogo, e la preghiera è il dialogo dell’anima con Dio. Papa Francesco

Martedì, 12 novembre 2013San Giosafat, vescovo e martire - San Giosafat, nato a Wolodymyr in Ucraina nel 1580 c. da genitori ortodossi, aderì alla Chiesa Rutena unita a Roma. Accolto nell’Ordine monastico Basiliano, fu poi arcivescovo di Polozk. Nella sua missione operò incessantemente per la promozione

5

Page 6: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

religiosa e sociale dei popoli e per l’unità dei cristiani incontrando l’ostilità dei potente. Per questo morì martire (Bielorussia, 12 novembre 1623). 

Liturgia della Parola Sap 2,23 – 3,9; Sal 33; Lc 17,7-10LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». …È MEDITATASiamo servi inutili, abbiamo fatto ciò che dovevamo fare. Siamo servi inutili, eppure indispensabili, se restiamo servi. Chi ha conosciuto il Maestro è chiamato a diventare suo testimone, senza fanatismi, senza ansie: il mondo è già salvo, solo che non sa di esserlo e noi possiamo, nel quotidiano, vivere da persone salvate e le nostre comunità diventare in qualche modo succursali del Regno di Dio. Il Signore affida alle nostre fragili mani il compito di renderlo presente vivendo un'umanità in pienezza, affidata alla luminosa presenza del Signore. Siamo servi inutili, ma resi capaci di professare il Regno. Indegnamente, sempre. Cosa "fare", allora? Anzitutto dobbiamo "essere": essere discepoli, essere pieni di fiducia, diventare una specie di spazio pubblicitario di Dio

per il mondo. Essere, non apparire, non organizzare, non costruire sante barricate. Esserci: con un sorriso, con la pazienza, con il perdono. Esserci, tutto lì. Il Signore ci ricorda una cosa semplice: è lui che guida la barca, è lui che salva il mondo. E noi a corrergli dietro. Lui ama, lui salva, lui guarda, lui interviene. E noi a corrergli dietro. Animo e senso dell'ironia fratelli impegnati nell'apostolato, anche se ci fissiamo troppo sui risultati, ed è in parte inevitabile, non prendiamoci troppo sul serio e lasciamo che sia Lui, il Signore a guidare le nostre comunità con passione e pazienza.-----------------------------------Lavorate come se tutto dipendesse da voi, ma pregate come se tutto dipendesse da Dio.Sant'Ignazio di Loyola

…È PREGATASuscita nella Chiesa, o Padre, il tuo Santo Spirito, che mosse il vescovo san Giosafat  a dare la vita per il suo popolo, perché,

6

Page 7: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

fortificati dallo stesso Spirito, non esitiamo a donare la nostra vita per i fratelli. …MI IMPEGNANon cercate Gesù in terre lontane: Lui non è là. È vicino a voi. È con voi. Basta che teniate il lume acceso e Lo vedrete sempre. Continuate a riempire il lume con piccole gocce d'amore e vedrete quanto è dolce il Dio che amate.Madre Teresa di Calcutta

Mercoledì, 13 novembre 2013Liturgia della Parola Sap 6,1-11; Sal 81; Lc 17,11-19

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

…È MEDITATATutti sono stati guariti, ma uno solo è tornato, e per giunta uno straniero, uno che non è della comunità ebraica. Il suo gesto non era richiesto, non torna indietro per ubbidire ad un ordine o a una richiesta, torna indietro per amore. E l'amore genera lode, gioia gratitudine! Mentre Dio ama per primo e quindi senza motivo e gratis, l'amore dell'uomo è sempre secondo, dipendente dalla sua scoperta e non ha altro nome che GRATITUDINE: "Noi amiamo

perché Egli ci ha amato per primo".  In questi dieci lebbrosi possiamo leggere due modalità di essere cristiani, una, quella dei 'nove' che ascoltano Gesù, ubbidiscono a Gesù, sono guariti da Gesù, ma prima vanno dai sacerdoti, poi alle loro case e poi, infine, tornano (verosimilmente) da Gesù per ringraziarLo. Sono un po' i rappresentanti di molti che, in fin dei conti, sono bravi, buoni, ma per i quali Gesù non è il 'PRIMO', viene dopo le

7

Page 8: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

'mie' cose, la 'mia' famiglia, il 'mio' lavoro... e poi viene Gesù. Per questi la vita cristiana non è ancora un rapporto intimo d'amore con Gesù; Gesù non è ancora il loro Tutto, non si sono ancora lasciati ben afferrare dall'amore di Gesù e hanno il cuore diviso.  Il samaritano, invece, che vedendosi guarito, torna indietro mettendo in secondo ordine il riconoscimento legale della sua guarigione per essere riammesso in comunità, per tornare a cercare Gesù e dirGli il suo GRAZIE, diventa il simbolo di tutti coloro che avendo scoperto l'immensità dell'amore di Gesù, non possono più vivere, per esigenza d'amore, senza cercare

Gesù e'gridargli' la propria gratitudine, cioè il proprio amore per Lui. Un cristiano che non grida a Gesù il suo amore, che cristiano è? Un cristiano che in tutto non cerca per prima cosa Gesù, che cristiano è? Un cristiano che non sa lodare ringraziare apprezzare che cristiano è? E io..., e tu che cristiani siamo? ----------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ognuno confronti quanto ha pregato nel momento della prova, a quanto ha ringraziato quando le sue preghiere sono state esaudite. J. H. Newman

…È PREGATASignore, guariscici da ogni lebbra, da ciò che ci allontana dai fratelli ma, soprattutto, salvaci dall'ingratitudine verso di te!

…MI IMPEGNALoderò e ringrazierò il Signore Gesù per le tante lebbre dalle quali mi ha guarito. Gli griderò il mio umile ma forte amore e gli chiederò il coraggio di un annuncio deciso e gioioso della bellezza della fede. 

Giovedì, 14 novembre 2013Liturgia della Parola Sap 7,22 – 8,1; Sal 118; Lc 17,20-25

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la

8

Page 9: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».…È MEDITATAGesù taglia corto su tutte le speculazioni ansiose circa il futuro, dettate dalla tendenza al dominio e dalla paura della morte. Ci fa volgere lo sguardo sul presente: è qui che bisogna vivere, come ha fatto Egli stesso, l'amore al Padre e ai fratelli. Questo è il Regno! La tentazione a rimandare a 'domani' e a spostare più in là, aspettando o cercando occasioni di volontariato in luoghi di grande povertà e marginalità per il servizio della carità; la tentazione di rimandare i tempi della preghiera e dell'intimità con il Signore a 'quando avrò più tempo', sono forme di salvezza “fai da te”, sono fughe dal presente che finiscono col farci rincorrere ogni baluginare di speranza alla fine deludente e mai appagante. Il regno di Dio è già qui: 'dentro di noi', nel mio cuore di credente che ogni giorno si converte perché ogni giorno si scopre 'abitato' dal Dio Creatore e Padre, Fratello e Sposo. Il regno di Dio è già qui: 'in mezzo a noi' nella presenza della Chiesa, popolo che si costituisce tale intorno a Gesù Parola

e Pane. Il regno di Dio è 'qui e ora' come presenza silenziosa e umile, simile al lievito: senza ostentazione e visibilità. Esige però operosa vigilanza, perseveranza e tenace certezza che “la pasta del mondo” è lievitata dalla presenza del Figlio dell'uomo, Gesù Cristo nostro Signore. Gesù ci ricorda che il Suo non è un regno di un luogo geografico, ma si tratta di una presenza: Lui in mezzo a noi. Scoprirlo, vederlo, viverci perché siamo chiamati ad esso in ogni alito di vita che abbiamo. Scorgerlo nel tempo che viviamo, vederne la presenza di amore e di comunione nelle pieghe degli avvenimenti, coglierlo come la radice di tante relazioni e vite. Lui tra noi!------------------------------------------------La lotta contro il male è dura e lunga; è essenziale pregare con costanza e pazienza.  Papa Francesco

…È PREGATANon ti chiedo, Signore, quando verrai, ma ti chiedo di aiutarmi ad attendere la Tua venuta, vivendo di speranza il mio ordinario quotidiano. Il Regno di Dio è in mezzo a noi, Signore. Donaci uno sguardo illuminato dalla tua Parola per poterlo riconoscere, Dio benedetto nei secoli...

9

Page 10: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

…MI IMPEGNASe sapessimo guardare la vita con gli occhi di Dio, vedremmo che nulla è profano nel mondo, ma che, al contrario, tutto ha parte nella costruzione del suo Regno. Così, avere Fede non è solamente alzare gli occhi per contemplare Dio, ma è guardare la Terra con gli occhi di Cristo. 

Venerdì, 15 novembre 2013Liturgia della Parola Sap 13,1-9; Sal 18; Lc 17,26-37

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi». …È MEDITATAStiamo per concludere l'anno liturgico e per iniziare un nuovo percorso a partire dall'avvento, e la Liturgia ci invita a fissare lo sguardo in avanti, a interrogarci sul destino del mondo e sul nostro destino. La Chiesa parla di tre venute di Cristo: quella nella storia, quella nella gloria e quella nella vita di ciascuno di noi. In questo tempo di mezzo che viviamo, aspettando la venuta definitiva del Signore, possiamo farne esperienza

attraverso la fede. Questo è il tempo della Chiesa, tempo in cui Gesù affida a noi il compito di annunciare il Vangelo e di rendere presente il Regno, sempre nella logica di una realtà che è già e non ancora. Possiamo realizzare il Vangelo nella nostre comunità, primizia del mondo nuovo. Il ritorno finale del Signore sarà un evento straordinario e positivo, una fine che è una pienezza, non una truce catastrofe! Per noi la

10

Page 11: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

venuta finale del Signore è un desiderio di pienezza, di armonia e riconciliazione, non un terribile evento! Le parabole che ascoltiamo in queste settimane ci invitano alla vigilanza e mi piace leggerle per l'oggi: possiamo incontrare il Signore solo se siamo disposti a conoscerlo, solo se lasciamo spazio all'interiorità. Se tutto ciò che facciamo lo facciamo con lui, lo aspettiamo; se viviamo nell'osservanza dei suoi comandamenti e nel suo amore, il suo arrivo non ci stupirà e saremo contenti che egli ci chiami ad essere con lui per sempre. ------------------------------------------------- Nella vita di san Luigi Gonzaga si racconta che mentre stava giocando con altri ragazzi qualcuno

domandò loro: "Che cosa fareste, se vi dicessero che tra due minuti morirete?". Tutti cercarono una buona risposta, ad esempio: "Andrei in cappella a pregare per prepararmi alla morte". E si dice che san Luigi rispose: "Io continuerei a giocare!". Il suo gioco era quello che Dio voleva da lui in quel momento; la sua gioia era quella che l'amore di Dio gli mandava: che cosa avrebbe potuto fare di meglio, se non quello che piaceva al Signore per quel momento? È una buona lezione per noi. 

…È PREGATASignore Gesù voglio camminare con te, sempre all'ascolto della tua Parola nel mio quotidiano. Guidami a riconoscerti nelle persone che incontro, nel mio lavoro, negli avvenimenti piccoli e grandi, nelle gioie e nelle sofferenze della vita. …MI IMPEGNA…ad avere forza d'animo e fiducia in Dio, per saper superare tutti gli ostacoli che incontro nel compimento della mia vita cristiana e a trattare le realtà del mondo con vivo senso di responsabilità e nella gioiosa speranza della venuta del Regno di Dio, dei nuovi cieli e della terra nuova. 

Sabato, 16 novembre 2013Liturgia della Parola Sap 18,14-16; 19,6-9; Sal 104; Lc 18,1-8

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno.

11

Page 12: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».…È MEDITATAIl modo per accorgerci della venuta del Signore nella nostra vita è quello della preghiera quotidiana, pacata, interiore, meditata, se possibile che parta dalla Parola e alla Parola conduca. La preghiera ci è indispensabile per nutrire il nostro cuore, per lasciare che la vita sia illuminata dalla presenza del Signore. Si prega per ringraziare, per capire, per trovare forza, per discernere. E anche per chiedere. Anzi: nel linguaggio comune "pregare" significa proprio "chiedere" ed è bene che sia così. Quando vediamo che non siamo in grado di superare una tentazione, o di affrontare una malattia, quando veniamo a conoscenza di situazioni di sofferenza ingiuste e tragiche, ci viene spontaneo metterci a pregare, chiedere a Dio di intervenire. E Gesù non disprezza questa preghiera, che lui stesso usa, ma ci raccomanda: fatelo nel modo giusto. Preghiamo e chiediamo per i fratelli, soprattutto, chiediamo con fede e insistenza, rivolgendoci ad un Padre, non a un politico sconoscito da cui avere una raccomandazione! La parabola del giudice ingiusto ci mette sulla strada giusta: insistiamo nella preghiera, non

scoraggiamoci: Dio rende giustizia ai suoi figli!-------------------------------------------------Dio ci invita a pregare con insistenza non perché non sa di che cosa abbiamo bisogno, o perché non ci ascolta. Al contrario, Lui ascolta sempre e conosce tutto di noi, con amore. Nel nostro cammino quotidiano, specialmente nelle difficoltà, nella lotta contro il male fuori e dentro di noi, il Signore non è lontano, è al nostro fianco; noi lottiamo con Lui accanto, e la nostra arma è proprio la preghiera, che ci fa sentire la sua presenza accanto a noi, la sua misericordia, anche il suo aiuto. Ma la lotta contro il male è dura e lunga, richiede pazienza e resistenza – come Mosè, che doveva tenere le braccia alzate per far vincere il suo popolo. E’ così: c’è una lotta da portare avanti ogni giorno; ma Dio è il nostro alleato, la fede in Lui è la nostra forza, e la preghiera è l’espressione di questa fede. Perciò Gesù ci assicura la vittoria, ma alla fine si domanda: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Se si spegne la fede, si spegne la preghiera, e noi

12

Page 13: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

camminiamo nel buio, ci smarriamo nel cammino della vita. Papa Francesco

…È PREGATAAl cominciar dei giorno, Dio, ti chiamo. Aiutami a pregare e a raccogliere i miei pensieri su di te; da solo non sono capace. In me c'è buio, ma in te c'è la luce; io sono solo, ma tu non mi lasci; io non ho coraggio, ma tu mi sei d'aiuto; io sono inquieto, ma in te c'è la pace; in me c'è amarezza, in te pazienza; io non capisco le tue vie, ma tu sai qual è la mia strada. Signore, qualunque cosa rechi questo giorno, il tuo nome sia lodato!. …MI IMPEGNAChiediamo, allora, preghiamo anche chiedendo al Signore dei doni, delle grazie, ma facciamolo rivolgendoci ad un padre, che conosce nel profondo ciascuno di noi. L'assiduità nella preghiera è la prima opera del discepolo ed in essa è la sua forza… e se non veniamo esauditi il Padre sa il perché e ci invita alla fiducia e alla pazienza.

PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE 30 OTTOBRE 2013

Oggi vorrei parlare di una realtà molto bella della nostra fede, cioè della “comunione dei santi”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che con questa espressione si intendono due realtà: la comunione alle cose sante e la comunione tra le persone sante. Mi soffermo sul secondo significato: si tratta di una verità tra le più consolanti della nostra fede, poiché ci ricorda che non siamo soli ma esiste una comunione di vita tra tutti coloro che appartengono a Cristo. Una comunione che nasce dalla fede; infatti, il termine “santi” si riferisce a coloro che credono nel Signore Gesù e sono incorporati a Lui nella Chiesa mediante il Battesimo. Per questo i primi cristiani erano chiamati anche “i santi”.

13

Page 14: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

1. Il Vangelo di Giovanni attesta che, prima della sua Passione, Gesù pregò il Padre per la comunione tra i discepoli, con queste parole: «Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato». La Chiesa, nella sua verità più profonda, è comunione con Dio, familiarità con Dio, comunione di amore con Cristo e con il Padre nello Spirito Santo, che si prolunga in una comunione fraterna. Questa relazione tra Gesù e il Padre è la “matrice” del legame tra noi cristiani: se siamo intimamente inseriti in questa “matrice”, in questa fornace ardente di amore, allora possiamo diventare veramente un cuore solo e un’anima sola tra di noi, perché l’amore di Dio brucia i nostri egoismi, i nostri pregiudizi, le nostre divisioni interiori ed esterne. L’amore di Dio brucia anche i nostri peccati.2. Se c’è questo radicamento nella sorgente dell’Amore, che è Dio, allora si verifica anche il movimento reciproco: dai fratelli a Dio; l’esperienza della comunione fraterna mi conduce alla comunione con Dio. Essere uniti fra noi ci conduce ad essere uniti con Dio, ci conduce a questo legame con Dio che è nostro Padre. Questo è il secondo aspetto della comunione dei santi che vorrei sottolineare: la nostra fede ha bisogno del sostegno degli altri, specialmente nei momenti difficili. Se noi siamo uniti la fede diventa forte. Quanto è bello sostenerci gli uni gli altri nell’avventura meravigliosa della fede! Dico questo perché la tendenza a chiudersi nel privato ha influenzato anche l’ambito religioso, così che molte volte si fa fatica a chiedere l’aiuto spirituale di quanti condividono con noi l’esperienza cristiana. Chi di noi tutti non ha sperimentato insicurezze, smarrimenti e perfino dubbi nel cammino della fede? Tutti abbiamo sperimentato questo, anch’io: fa parte del cammino della fede, fa parte della nostra vita. Tutto ciò non deve stupirci, perché siamo esseri umani, segnati da fragilità e limiti; tutti siamo fragili, tutti abbiamo limiti. Tuttavia, in questi momenti difficoltosi è necessario confidare nell’aiuto di Dio, mediante la preghiera filiale, e, al tempo stesso, è importante trovare il coraggio e l’umiltà di aprirsi agli altri, per chiedere aiuto, per chiedere di darci una mano. Quante volte abbiamo fatto questo e poi siamo riusciti a venirne fuori dal problema e trovare Dio un’altra volta! In questa comunione – comunione vuol dire comune-unione – siamo una grande famiglia, dove tutti i componenti si aiutano e si sostengono fra loro.3. E veniamo a un altro aspetto: la comunione dei santi va al di là della vita terrena, va oltre la morte e dura per sempre. Questa unione fra noi, va al di là e continua nell’altra vita; è una unione spirituale che nasce dal Battesimo e non viene spezzata dalla morte, ma, grazie a Cristo risorto, è destinata a

14

Page 15: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

trovare la sua pienezza nella vita eterna. C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo – fra noi – e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione.Cari amici, abbiamo questa bellezza! È una realtà nostra, di tutti, che ci fa fratelli, che ci accompagna nel cammino della vita e ci fa trovare un’altra volta lassù in cielo. Andiamo per questo cammino con fiducia, con gioia. Un cristiano deve essere gioioso, con la gioia di avere tanti fratelli battezzati che camminano con lui; sostenuto dall’aiuto dei fratelli e delle sorelle che fanno questa stessa strada per andare al cielo; e anche con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle che sono in cielo e pregano Gesù per noi. Avanti per questa strada con gioia!--------------------------------------------------------------------------------------------

ALLE FAMIGLIE IN PELLEGRINAGGIO A ROMA NELL' ANNO DELLA FEDE

Care famiglie! Siete venute pellegrine da tante parti del mondo per professare la vostra fede davanti al sepolcro di San Pietro. Questa piazza vi accoglie e vi abbraccia: siamo un solo popolo, con un’anima sola, convocati dal Signore che ci ama e ci sostiene. Avete voluto chiamare questo momento “Famiglia, vivi la gioia della fede!”. Mi piace, questo titolo. Ho ascoltato le vostre esperienze, le storie che avete raccontato. Ho visto tanti bambini, tanti nonni… Ho sentito il dolore delle famiglie che vivono in situazione di povertà e di guerra. Ho ascoltato i giovani che vogliono sposarsi seppure tra mille difficoltà. E allora ci domandiamo: come è possibile vivere la gioia della fede, oggi, in famiglia? Ma io vi domando anche: E’ possibile vivere questa gioia o non è possibile?1. C’è una parola di Gesù, nel Vangelo di Matteo, che ci viene incontro: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». La vita spesso è faticosa, tante volte anche tragica! Abbiamo sentito recentemente… Lavorare è fatica; cercare lavoro è fatica. E trovare lavoro oggi chiede tanta fatica! Ma quello che pesa di più nella vita non è questo: quello che pesa di più è la mancanza di amore. Pesa non ricevere un sorriso, non essere accolti. Pesano certi silenzi, a volte anche in famiglia, tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli. Senza amore la fatica diventa più pesante, intollerabile. Penso agli anziani soli, alle famiglie che fanno fatica perché non sono aiutate a

15

Page 16: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

sostenere chi in casa ha bisogno di attenzioni speciali e di cure. «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi», dice Gesù.Care famiglie, il Signore conosce le nostre fatiche! E conosce i pesi della nostra vita. Ma il Signore conosce anche il nostro profondo desiderio di trovare la gioia del ristoro! Gesù ha detto: «La vostra gioia sia piena» . Gesù vuole che la nostra gioia sia piena! Lo ha detto agli Apostoli e lo ripete oggi a noi. Allora questa è la prima cosa che stasera voglio condividere con voi, ed è una parola di Gesù: Venite a me, famiglie di tutto il mondo - dice Gesù - e io vi darò ristoro, affinché la vostra gioia sia piena. E questa Parola di Gesù portatela a casa, portatela nel cuore, condividetela in famiglia. Ci invita ad andare da Lui per darci, per dare a tutti la gioia.2. La seconda parola la prendo dal rito del Matrimonio. Chi si sposa nel Sacramento dice: «Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Gli sposi in quel momento non sanno cosa accadrà, non sanno quali gioie e quali dolori li attendono. Partono, come Abramo, si mettono in cammino insieme. E questo è il matrimonio! Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano, sempre e per tutta la vita! E non fare caso a questa cultura del provvisorio, che ci taglia la vita a pezzi! Con questa fiducia nella fedeltà di Dio si affronta tutto, senza paura, con responsabilità. Gli sposi cristiani non sono ingenui, conoscono i problemi e i pericoli della vita. Ma non hanno paura di assumersi la loro responsabilità, davanti a Dio e alla società. Senza scappare, senza isolarsi, senza rinunciare alla missione di formare una famiglia e di mettere al mondo dei figli. - Ma oggi, Padre, è difficile… -. Certo, è difficile. Per questo ci vuole la grazia, la grazia che ci dà il Sacramento! I Sacramenti non servono a decorare la vita - ma che bel matrimonio, che bella cerimonia, che bella festa!… - Ma quello non è il Sacramento, quella non è la grazia del Sacramento. Quella è una decorazione! E la grazia non è per decorare la vita, è per farci forti nella vita, per farci coraggiosi, per poter andare avanti! Senza isolarsi, sempre insieme. I cristiani si sposano nel Sacramento perché sono consapevoli di averne bisogno! Ne hanno bisogno per essere uniti tra loro e per compiere la missione di genitori. “Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”. Così dicono gli sposi nel Sacramento e nel loro Matrimonio pregano insieme e con la comunità. Perché? Perché si usa fare così? No! Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme: un lungo viaggio che non è a pezzi, dura tutta la vita! E hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e

16

Page 17: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

perdonarsi ogni giorno! E questo è importante! Nelle famiglie sapersi perdonare, perché tutti noi abbiamo difetti, tutti! Talvolta facciamo cose che non sono buone e fanno male agli altri. Avere il coraggio di chiedere scusa, quando in famiglia sbagliamo…Per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole. Tre parole: permesso, grazie, scusa. Tre parole chiave! Chiediamo permesso per non essere invadenti in famiglia. “Posso fare questo? Ti piace che faccia questo?”. Col linguaggio del chiedere permesso. Diciamo grazie, grazie per l’amore! Ma dimmi, quante volte al giorno tu dici grazie a tua moglie, e tu a tuo marito? Quanti giorni passano senza dire questa parola, grazie! E l’ultima: scusa. Tutti sbagliamo e alle volte qualcuno si offende nella famiglia e nel matrimonio, e alcune volte volano i piatti, si dicono parole forti, ma sentite questo consiglio: non finire la giornata senza fare la pace. La pace si rifà ogni giorno in famiglia! Nella vita la famiglia sperimenta tanti momenti belli: il riposo, il pranzo insieme, l’uscita nel parco o in campagna, la visita ai nonni, la visita a una persona malata… Ma se manca l’amore manca la gioia, manca la festa, e l’amore ce lo dona sempre Gesù: Lui è la fonte inesauribile. Lì Lui, nel Sacramento, ci dà la sua Parola e ci dà il Pane della vita, perché la nostra gioia sia piena.3. E per finire, qui davanti a noi, questa icona della Presentazione di Gesù al Tempio. È un’icona davvero bella e importante. Contempliamola e facciamoci aiutare da questa immagine. Come tutti voi, anche i protagonisti della scena hanno il loro cammino: Maria e Giuseppe si sono mesi in marcia, pellegrini a Gerusalemme, in obbedienza alla Legge del Signore; anche il vecchio Simeone e la profetessa Anna, pure molto anziana, giungono al Tempio spinti dallo Spirito Santo. La scena ci mostra questo intreccio di tre generazioni, l’intreccio di tre generazioni: Simeone tiene in braccio il bambino Gesù, nel quale riconosce il Messia, e Anna è ritratta nel gesto di lodare Dio e annunciare la salvezza a chi aspettava la redenzione d’Israele. Questi due anziani rappresentano la fede come memoria. Ma vi domando: “Voi ascoltate i nonni? Voi aprite il vostro cuore alla memoria che ci danno i nonni? I nonni sono la saggezza della famiglia, sono la saggezza di un popolo. E un popolo che non ascolta i nonni, è un popolo che muore! Ascoltare i nonni! Maria e Giuseppe sono la Famiglia santificata dalla presenza di Gesù, che è il compimento di tutte le promesse. Ogni famiglia, come quella di Nazareth, è inserita nella storia di un popolo e non può esistere senza le generazioni precedenti. E perciò oggi abbiamo qui i nonni e i bambini. I bambini imparano dai nonni, dalla generazione precedente.

17

Page 18: a cura di  · Web viewMa cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l’amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la

Care famiglie, anche voi siete parte del popolo di Dio. Camminate con gioia insieme a questo popolo. Rimanete sempre unite a Gesù e portatelo a tutti con la vostra testimonianza. Vi ringrazio di essere venute. Insieme, facciamo nostre le parole di san Pietro, che ci danno forza e ci daranno forza nei momenti difficili: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» . Con la grazia di Cristo, vivete la gioia della fede! Il Signore vi benedica e Maria, nostra Madre, vi custodisca e vi accompagni. Grazie! 

18