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a cura di Mons. Gianluigi Carminati La Parola del Parroco

IL DUOMO - n° 4 - 2020• Dir. Responsabile - Adriano Bianchi con decreto del

Tribunale - Autorizzazione Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974

• Per pubblicità: Segreteria Parr. tel. 0365 521700 • Fax. 0365 523294• sito internet: www. parrocchiadisalo. it

“Le Madonne di Salò”in Copertina: Madonna in trono con Bambino

MARTINO MARTINAZZOLI – 1527Olio su tavola – Parrocchia di Salò

4 - 4 - 2016 4 - 4 - 2020

Nel quarto anniversario della scomparsa di

Mauro Personila moglie, le figlie e tutti i loro cari lo ricordano con immutato affetto

Il quadro, commissionato nel 1527 per la Chiesa dei Di-sciplini (ormai scomparsa, ma tuttora visibile in fregio alla Via Garibaldi) è una buona opera del pittore Martino Martinazzoli di Anfo, artista, fino a poco tempo fa definito “modesto”, ma rivalutato recentemente grazie ad alcuni restari di sue opere.

Collocato nel santuario della Madonna del Rio prese il titolo: “Madonna del perpetio soccorso”. È custodito da una ricca cornice settecentesca a teca che valorizza la lu-centezza dei colori di una composizione in parte ancora rigida, ma vivace di deliziosi particolari devozionali.

Maria è seduta su un trono classico e solenne appoggiato però a una spalliera di sapore rurale certamente ripresa dal quadro del Romanino, che il pittore ha verosimilmen-te visto in San Bernardino, così come l’espressività e i gesti delle figure che prendono vita, come gli angioletti che in-coronano la vergine, l’espressione del volto di dolce fami-liarità della Vergine e la mimica del Bambino.

La Madonna, avvolta in un ampio manto blu notte, che esaltare il colore chiaro della carnagione, evoca la popo-lare litania “... bianca più della luna”. Mentre lo sguardo ammiccante del Bambino arrivava dritto al cuore dei fe-deli e dialoga direttamente con i devoti incoraggiandoli a invocare dalla Madre il suo perpetuo soccorso.

03 EDITORIALELa parola del Parroco

04 NESSUNO MUORE SOLOUna riflessione di don Claudio Cittadini in suf-fragio dei fratelli e sorelle che in questi giorni

sono tornati alla Casa del Padre

06 QUI SCARABOCCHIO IOIl Crocifisso di S. Francesco da comporre

09 A TUTTI LOROLettera del Presidente della Casa di Riposo di

Salò Gianantonio Citroni

10 LA PESTE A SALÒUn viaggio nel tempo nella epidemia che col-

pì la nostra città nel 1630

12 SANTUARIO MADONNA DEL RIOStoria della piccola chiesa meta di una tradi-

zionale gita nel giorno di Pasquetta

14 GVG - GLI ANGELI AZZURRIIl Gruppo Volontari del Garda al servizio della

collettività durante l’emergenza COVID-19

18 CORONAVIRUSIl Comune a sostegno della cittadinanza

Sommario

Mi è particolarmente gradita l’occasione di far giungere a tutti, attraverso queste pagine, il saluto e il calore della vicinanza, tanto necessari in questi giorni, insieme all’augurio pasquale per ogni famiglia e ogni singola persona.

Il pensiero si rivolge in forma più sentita alle persone maggiormente provate dalle sofferenze e dalle preoccupazioni che hanno invaso i nostri cuori e le nostre case. In particolare alle persone anziane o sole, agli ammalati, alle famiglie afflitte dai troppi lutti, ma anche a quelle segnate dalle difficoltà per il lavoro e dalla incertezza delle prospettive che coinvolgono tutti soprattutto i settori dell’accoglienza e del turismo. Insieme non vanno però dimentica-te le generose risposte delle tantissime persone impegnate in servizi, quello sanitario in primo luogo, capaci di lottare contro le pesanti difficoltà della situazione. Grazie di cuore a tutti, operatori e volontari.

Resistiamo alla tentazione di dilungarci in considerazioni su questo “villag-gio globale” che ora sentiamo stretto come le nostre mura di casa. È ormai l’argomento unico di ogni conversazione: tutte le priorità si sono ridisegnate smascherando le presunzioni, le contraddizioni, i ritardi e l’impreparazione del mondo intero. Stiamo vivendo giorni che segneranno uno spartiacque: si parlerà di “prima del virus” e “dopo il virus” e la ripresa ordinaria faticherà a ricomporre nuovi equilibri.

Molti saranno i cambiamenti di abitudini e relazioni, già ne vediamo gli esor-di, ma credo utile prestare attenzione fin da ora al cambiamento che ci ri-guarda più da vicino, la nostra trasformazione: tutto questo ci renderà miglio-ri? L’esito non è scontato. Per ora vediamo bene che il tempo che si prepara sarà un lungo periodo denso di preoccupazione. Ora la preoccupazione con-duce a due esiti opposti: la preoccupazione per sé, che si avvita in spirali che ci imprigionano nell’isolamento, o la preoccupazione per gli altri che invece ci rende aperti, fiduciosi, creativi. La preoccupazione per sé stessi genera la paura, la preoccupazione per gli altri genera amore.

I due orientamenti sono alternativi, sono l’uno il contrario dell’altro, sono due modi contrapposti di reagire alle situazioni della vita. Spiega l’apostolo Giovanni “Nell’amore non c’è paura, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché la paura suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’a-more” (1Gv 4,18).

“Andrà tutto bene” abbiamo enfatizzato all’inizio per farci coraggio a vicenda. Ma non basta certo una ingenua aspettativa per darci forza, siamo ben con-sapevoli che tutto andrà bene perché sapremo diventare migliori, sapremo salvarci dall’isolamento incombente con una libera risposta di amore. Ben per questo celebriamo la Pasqua: perché Cristo risorto, la fonte dell’amo-re, ci risollevi da tutti i sepolcri che mortificano le nostre esistenze.Buona Pasqua dunque: andrà tutto bene perché il Signore è dalla nostra parte.

La liturgia domestica

Come i discepoli potremmo chie-dere a Gesù: “Dove vuoi che prepa-riamo la Pasqua ... se non abbiamo chiese, preghiere, canti, sacramen-ti, sacerdoti?”.

Quello che ci manca è evidente, però:

Abbiamo una chiesa, è la nostra casa: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Pregando nelle case creeremo dei ponti tra noi e le nostre comunità parrocchiali.

Abbiamo dei sacerdoti in casa. Tutti i cristiani, in forza del Battesi-mo, sono rivestiti di quella dignità sacerdotale che li rende capaci di un rapporto con il Padre fatto di adorazione, lode, intercessione e offerta della vita come sacrificio vivente e spirituale (cf 1Pt 2,5).

Abbiamo pertanto anche la pos-sibilità di una liturgia domestica, che non è un doppione di ciò che si fa in chiesa, ma un modo di ce-lebrare il Signore con gesti, parole, preghiere che sono proprie della famiglia.

Quest’anno la Pasqua la celebria-mo soprattutto così. Le nostre voci riusciranno a riempire le chiese, così da non !asciarle vuote e mute.

Un rito familiare è fatto di parole (non troppe), di azioni (chiare) e di emozioni (profonde).È importante dare un ritmo al tem-po della preghiera. Anche la scelta di un orario abituale per pregare in famiglia sarà di aiuto.I genitori introducono e concludo-no la preghiera, che ha il momento più forte nella benedizione dei figli con l’invocazione della Trinità.

Come a Natale abbiamo il presepe, prepariamo in casa un angolo della bellezza: un crocifisso, una immagi-ne, un cero, la Bibbia aperta. Met-tere anche un ricordo dei nostri de-funti. Quell’angolo ci ricorderà che la nostra casa è una Chiesa.

Quest’anno Dio ci da appuntamen-to lì! Non lasciamoci scappare la grazia di celebrare la Pasqua nelle nostre case.

Ritrovare l’ordinario in questi tempi straordinariPur con le difficoltà che la quarantena ci impone, abbiamo garantito anche questo mese l’uscita de IL DUOMO/Insieme. I nostri lettori affezionati non trove-ranno alcune delle abituali rubriche, che hanno lascia-to spazio ad articoli sugli eventi di questo ultimo mese.Questo numero di aprile viene distribuito a tutte le famiglie di Salò grazie ai volontari; per qualcuno tra voi lettori rappresenta una novità ricevere questo no-tiziario. Vogliate accoglierlo benevolmente, quale se-gno di presenza delle tre parrocchie nelle vostre case in occasione di questa Santa Pasqua.

Buona lettura

NUMERI UTILI

Parroco - Mons. Gianluigi Carminati - Segreteria................................ tel. 0365 521700Canonica - Vicolo Campanile, 2 ............................................................................... fax.0365 523294Curato - Don Enrico Malizia - Largo Dante Alighieri .........................cel. 339 3969063Curato - Don Claudio Cittadini - Via del Monte, 2 - Villa .............cel. 338 7019757Collaboratore - Mons. Francesco Andreis ................................................. cel. 348 0421999Collaboratore - Don Valerio Scolari - Via Gratarolo ........................ cel. 338 7214877Chiesa di S. Bernardino - P.zza S. Bernardino ............................................. tel. 0365 43449Oratorio S. Filippo Neri - Largo D. Alighieri .................................................. tel. 0365 43646Scuola Cattolica “E. Medi” - Via S. Jago, 19 ................................................. tel. 0365 40039Convento Padri Cappuccini - Barbarano ..........................................................tel. 0365 20447Caritas Zonale - Via Canottieri, 2 .......................................................................tel. 0365 20843Cinema Cristal - Largo D. Alighieri ...................................................................tel. 0365 521555

Pasqua: il respiro della speranza

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Nessuno muore soloOggi si muore in molti modi: di

vecchiaia, di malattia, di can-cro, per la guerra, di droga, di Aids. Si muore dimenticati dalla società efficientista, si muore di morte im-provvisa: per incidente stradale, sul lavoro. Si muore persino ancor pri-ma di nascere, perché qualcuno si arroga il diritto di decidere della vita umana, che è sacra. Il morire lascia sgomenti, soprattutto quando colpi-sce persone giovani.

Nessuno di noi però, avrebbe mai immaginato di vivere l’esperienza della morte di una persona cara per contagio da virus, lontani da essa e quasi soffocati da un senso di ab-bandono. Accompagnarla in ospe-dale, rivederla forse attraverso uno smartphone o un tablet e infine per non rivederla mai più. Nemmeno le esequie con tutti i familiari per tro-vare il conforto cristiano della Co-munità credente, ma una semplice e sobria tumulazione.

Una solitudine che in Gesù diventa grido: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”

Dio non ci ha abbandonato, come non ha abbandonato il Figlio Gesù, risorto dall’oscurità del sepolcro e della morte. Se non abbiamo potu-to essere accanto ai nostri cari per tante ragioni, lo ha fatto Dio Padre: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà”. Quali mani e braccia più forti di quel-le di Dio, del suo amore di Padre. I nostri cari non erano soli nel lascia-re questa nostra terra affranta: con loro la grande famiglia del Paradiso. Mai come in questi giorni il nostro pensiero ed il cuore sono andati al Paradiso. Mai come in questi giorni ci è parso così vicino e reale. Il Cielo: la dimora dei santi e dei nostri cari. Ogni giorno noi sacerdoti, nella ce-lebrazione dell’eucarestia, mistero di morte e risurrezione di Cristo e dell’umanità, abbiamo ricordato i

fratelli delle nostre Comunità cristia-ne di Salò, che ci hanno lasciato.

Occorre pertanto riconciliarsi con la morte. La morte può diventare un’e-sperienza di straordinaria solidarie-tà. Il morire ci affratella: san Fran-cesco chiamava la morte “Sorella”. Ogni stagione dell’esistenza è espe-rienza simultanea di vita e di morte: per noi credenti si muore ogni gior-no per risorgere. È questa un’altra dimensione totalmente cristiana. Si muore per risorgere.

Il giorno del Battesimo ha avuto ini-zio per ciascuno di noi la grande av-ventura della vita come processo di graduale trasfigurazione nel Cristo crocifisso e risorto. Riconciliarsi per-tanto con la morte significa accoglie-re sino in fondo la vita; significa an-che condividere il calice amaro della solitudine e della sofferenza che tan-ti fratelli stanno bevendo. Tale soli-darietà rende la morte più umana e la vita più vera.

Vita di Parrocchia a cura di don Claudio Cittadini

Accogliete la loro anima e presentatela al trono dell’AltissimoI fratelli e le sorelle delle tre parrocchie defunti il mese scorso e per i quali non è stato possibile officiare il rito delle esequie. A loro la nostra preghiera

Titire Mihaela in Gatto anni 40Raggi Giovanni Battista anni 83Dalboni Nadia ved. Capuccini anni 76Laude Teresina ved. Bontempi anni 87Tranquilli Renato anni 85Barbi Giuseppina ved. Ruffo anni 95Bignotti Miranda ved. Venier anni 77Fontana Gian Pietro anni 82Favro Pierina anni 57Raggi Maria Teresa ved. Tedeschi anni 84Fusato Otello anni 83Raimondi Gianfranco (Carlo) anni 77

Bocchio Pierino anni 91Apollonio Roberto anni 85Gallo Iames anni 99Bonzanini Valerio anni 74Grammatico Antonio anni 86Rinaldi Iria ved. Sandri anni 85Lambertenghi Enrico anni 53Negri Gianpietro anni 73Gambardella Pietro anni 90Bortolotti Ausilia in Luzzari anni 64Maritato Giuseppina in Veronesi Riccò anni 52Amolini Margherita in Zanelli anni 86

Gruppo MissionarioSaluti pasquali di don Tarcisio Mo-reschi, missionario Fidei donum in Tanzania - già parroco a Villa.

Ilembula, 13 marzo 2020

Da tempo sto cercando un modo diverso di iniziare le mie

lettere. Vorrei evitare i termini caris-sima/carissimo o amica/amico, ma non ci sono riuscito. Vorrei in pratica trovare un appellativo gentile che si addica ad entrambi i sessi. Se qual-cuno ha delle idee, me lo faccia sa-pere.

Non ho scritto all’inizio della qua-resima perché sono a corto di idee. Anche per la faccenda del corona-virus, non ho idee. Non condivido l’idea che sia un castigo, penso che sia un’opportunità per riquadrare la nostra vita. Qui da noi per il momen-to non c’è nessun caso. Non mi sento inferiore a nessuno per questo. Pre-ghiamo per chi ha questo problema, perché sappiamo che esiste. Noi qui però non lo stiamo esperimentando per il momento. Stiamo vivendo la quaresima con le celebrazioni e le privazioni solite di questo periodo. Ora ho ricevuto un sacerdote che mi aiuta. Si chiama Melodius Mlo-we. Ha 51 anni e ha insegnato molto

tempo nei seminari minori. Conosce l’italiano perché collabora con dei gruppi di Torino e dintorni. E’ stato anche in Italia più di una volta. Per il momento andiamo bene. Vedremo di farla durare.

Quest’anno abbiamo chiesto ai cri-stiani di vivere più comunitariamen-te la quaresima e pertanto di aiutare i bisognosi insieme, come comunità cristiana. I poveri sono ancora tanti per cui c’è possibilità di esercitare la carità. Non posiamo lamentarci per la pioggia. Quest’anno sta piovendo moltissimo. Alcune colture vanno bene (esempio il granoturco e il gi-rasole) mentre altre stanno andando maluccio (patate, pomodori, fagioli). Gli alberi sono rigogliosissimi. Siamo sicuri che le falde acquifere sono sta-te alimentate: pensiamo che le sor-genti daranno acqua anche durante la stagione secca. Qui a Ilembula e dintorni non siamo malcontenti delle piogge anche se in certi posti hanno prodotto allagamenti, hanno portato via colture e ponti. La sta-gione delle piogge non è finita, do-vrebbe durare fin verso il 15 aprile. Tenendo conto dello stato attuale del pianeta terra non possiamo fare previsioni. La terra è malata, molto malata. Lo constatiamo tramite vari fenomeni che accadono in ogni an-

golo della terra. Ovunque si lamen-tano fenomeni straordinari (caldo ai poli, siccità in vari punti del pianeta, allagamenti ricorrenti, piogge ecces-sive ecc.).

Non conosciamo ancora le conse-guenze profonde del fenomeno co-ronavirus. E’ chiaro che c’è una crisi economica che non possiamo evita-re. Se saremo costretti a modificare certe nostre abitudini, credo che sarà una buona cosa. Spero che l’inattivi-tà alla quale siete costretti in questi giorni vi dia la voglia di pregare di più e leggere più frequentemente la Bibbia. In Italia conosciamo troppo poco il Vangelo e la Bibbia. Senza la conoscenza della Parola di Dio, la no-stra fede è molto debole. Secondo me, è per questo che la fede cristia-na è diminuita di molto in Europa. Personalmente credo che giovereb-be a tutti e a ciascuno aumentare la nostra fede cristiana. Questa deve essere radicata in Gesù Cristo dando alla Chiesa il peso giusto, senza fare di essa il fulcro della nostra fede. Il fulcro rimane Gesù Cristo.

Tutto ciò che accade ha un senso. Ringraziamo chi ci aiuta a trovarlo. E ricordiamoci che alla fine della quaresima c’è sempre Pasqua, la ri-surrezione. Non è detto che la risur-rezione sia soprattutto economica come ormai quasi tutti pensiamo. Abbiamo dato troppa importanza all’economia, al benessere, al pro-gresso. Credo che dovremmo ascol-tare di più le voci di quelle etnie o tribù che abbiamo sempre qualifica-to di primitivi. Forse saremo costretti a rivedere molti punti di vista ormai assodati.

Rinnovo l’invito a pregare. Possibil-mente pregare in casa con le persone con le quali viviamo. Buona Pasqua di Risurrezione di rinnovamento.

Don Tarcisio

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Qui scarabocchio io

PASQUA: il Crocifisso è Risorto

Il crocifisso di san Francesco

Ottocento anni fa il giova-ne san Francesco si sente

attratto ai piedi di questo croci-fisso (che conosci già) che era nella chiesa di san Damiano ad Assisi. Cristo gli parla: “France-sco, va’ e restaura la mia casa”.

Infatti questo Crocifisso, cioè Gesù, non è morto, ma parla perché è vivo, anzi è il Risorto.

Il Cristo crocifisso, domina l’intera super-ficie del dipinto non solo per la grandez-za dell’immagine, ma anche per il colore

brillante, in contrasto con il fondo scuro.

Gesù appare come colui che ha subito la morte ignominio-sa della croce, ma ora è colui che proprio dalla croce regna glorioso.

Per questo, la corna di spine è sostituita dalla corona di gloria, all’interno della quale vediamo le linee della croce, immerse nella luce.

La figura del Salvatore non è trattenuta dai chiodi, ma il suo corpo è in posizione ver-ticale, ritto in piedi con le braccia distese, in segno di accoglienza. Questo significa che Gesù non ha subito la morte, ma l’ha vinta. È vivo! È Risorto e lo vediamo, in alto, tornare vittorioso nella gloria del Padre.

Qui, il mistero doloroso del Cristo non è dimenticato o nascosto (vedi le ferite, il sangue che scorre), ma ora si vede che Lui è il vincitore della lotta tra la luce e le tenebre (rappresentate dal colore della croce che è blu come la notte buia, oscuro come la morte e il peccato).

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In questa immagine però vediamo Gesù da solo su una croce tutta scu-ra, mentre quella di S. Francesco è popolata di tanti personaggi che, pieni di gratitudine, gli stanno vici-no. Inoltre, la croce originale è tutta incorniciata di oro e di rosso (simbo-lo dell’amore), perché è nell’amore che il Figlio di Dio ha vinto le tene-bre della notte.

Incolla questa pagina su un cartonci-no e poi ritaglia la croce e completala incollando, al loro posto, le parti che trovi sulla pagina accanto (naturalmen-te dopo aver letto le spiegazioni che ti aiu-teranno a riconoscere tutti i personaggi). Infine, con una preghiera fatta col cuore, potrai parlare a tu per tu con Gesù, il Cro-cifisso Risorto.

L’albero della croce unisce la terra al cieloL’asse verticale della croce unisce la terra e il cielo; quello orizzontale, invece, riunisce tutti i popoli della terra.La terraIn basso la croce non ha la cornice: è aperta verso la terra. Qui sono rappresentati i santi patroni della città (anche se ormai molto rovinati) perché la terra, irrigata dal sangue che scende dai piedi di Gesù, ora germoglia e fiorisce di vita nuova e di santità.Il cieloIn alto, dal cielo, appare la mano del Padre che bene-dice l’ingresso di Gesù nella sua gloria. Il Risorto sale al cielo accolto da uno stuolo di dieci angeli che lo sa-lutano festanti: “battete le mani, cantate inni di giubilo con voce d’esultanza, poiché il Signore è re grande su tutta la terra”.

Le figure accanto a Gesù sono quelle che erano presenti alla sua crocifissione, con i loro nomi scriti in basso

Alla destra di Gesù, in posizione di onore, c’è Maria, sua madre, e, acanto a lei, Giovanni, il discepolo che egli amava.Maria sorride dolcemente e indica Gesù, mentre esprime la sua ammira-zione davanti al mistero, portando la mano sinistra davanti alla bocca. Giovanni occupa il luogo della tenerezza, tra Gesù e Maria, appena sotto la ferita del costato. Il suo volto è girato verso Maria, che da Gesù gli è stata consegnata come “sua Madre”.A sinistra: Maria Maddalena, con la veste rossa per indicare il suo grande amore per Gesù, guarda Maria, madre di Giacomo e sembra quasi che stia confidandole un segreto: forse il primo annuncio della risurrezione.Accanto a loro un centurione convertito (forse quello che, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!»). Die-tro di lui una folla di personaggi di cui si intravvede solo la testa, che rappre-sentano la Chiesa nascente: coloro che hanno riconosciuto l’amore di Gesù.Nei due angoli in basso si notano due piccole figure: da una parte Longi-no, il soldato romano che aprì il costato di Cristo; dall’altra parte una delle guardie giudee che parteciparono alla crocifissione, forse quello che offrì a Gesù una spugna imbevuta di aceto. Sono molto piccoli perché il loro cuore è piccolo: guardano Gesù, ma non vedono il suo amore.

Il braccio orizzontale abbraccia il mondo interoAll’estremità del braccio orizzontale si trovano due personaggi, che vanno verso la croce: sono i rappresentanti dei due popoli, ebrei e pagani, abbrac-ciati e riuniti dalla croce di Cristo: “voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cri-sto. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo”.Due angeli si trovano sotto ciascun braccio, fissando con stupore il sangue che sgorga dalle mani di Gesù e, come un ruscello, scorre fino a scendere e santificare la terra.Gli occhi di Gesù sono il centro di tutto il dipinto. Ben aperti e molto grandi, indicano che è vivo, anzi, è «il Vivente» «il Principe della Vita». Il suo sguardo, è puntato tra il cielo e la terra. Alcuni, poi, vedono, nelle rughe della fronte, l’immagine di una colomba, che indica lo Spirito Santo. Il “soffio” dello Spirito richiama la creazione dell’uomo e suggerisce che si tratta di una nuova creazione, di una nuova risurrezione per tutti noi.

il crocifisso che parlò a San Francesco

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Vita ecclesiale a cura di Enrico Milani

La Chiesa non fa mancare i segni del-la presenza di Dio nella nosra vita e ci dà modo di poter vivere la nostra Fede in modo altrettanto pieno ed efficace:

La comunione spiritualeQuesta comunione non si fa este-riormente, come la comunione sa-cramentale, ma spiritualmente, sen-za alcun atto materiale. E’ chiamata anche comunione del cuore e ci uni-sce intensamente a Gesù; proprio per questo don Bosco diceva che la comunione spirituale è un “ardente desiderio di ricevere Gesù nel pro-prio cuore”. Quando ascoltiamo la S.Messa per radio (90.7MHz), per televisione o attraverso gli altri stru-menti di comunicazione, possiamo partecipare al banchetto Eucaristico attraverso la comunione spirituale.

Il Votum SacramentiIn momenti di particolare gravità, quando non ci sono le condizioni per accostarsi al Sacramento della Penitenza nella forma consueta del-la confessione personale, la Chiesa prevede la possibilità di ricevere il perdono del Signore nella forma del Votum Sacramenti, cioè esprimendo il desiderio di ricevere il Sacramento della Riconciliazione e proponendosi di celebrarlo successivamente.

Domandiamolo dunque con fede, con un atto di sincera contrizione, esprimendo questo desiderio attra-verso una formula di preghiera litur-gica o tradizionale ( “O Gesù d’amore acceso” o Atto di dolore) e compien-do se possibile un gesto penitenziale (digiuno, veglia di preghiera o ele-mosina). Possiamo rinnovare questo voto ogni volta che in coscienza ri-teniamo di averne bisogno, fino alla futura celebrazione del Sacramento nella sua forma consueta.

Il 27 marzo, come dicevamo all’i-nizio, è stato un “Venerdi della Mi-sericordia” particolare: i Vescovi si sono recati nei cimiteri cittadini per un momento di raccoglimento di preghiera e benedizione. Il Papa nel suo ruolo di Vescovo di Roma e gui-da della Chiesa universale ha guidato in Piazza san Pietro un momento di preghiera terminato con la Bene-dizione Urbi et Orbi (alla città e al mondo) con la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria.L’indulgenza plenariaCome noto l’indulgenza è la totale o parziale remissione, cioè la can-cellazione, della pena temporale dovuta per i peccati già confessati e perdonati sacramentalmente. Nor-malmente le condizioni per ottenere l’indulgenza sono la Confessione e la Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa. In virtù della situazione attuale la Chiesa stabilisce condizioni particolari, che ad esem-pio non prevedono la presenza fisica alle celebrazioni, salvo poi provvede-re appena possibile. Il decreto della Penitenzieria Apostolica prevede nello specifico che viene concessa l’Indulgenza plenaria ai fedeli affetti da Coronavirus, a coloro che sono sottoposti a regime di quarantena negli ospedali o nelle proprie abita-zioni, ai fedeli in punto di morte che siano impossibilitati a ricevere il Via-tico e infine a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione Eucaristica o la lettu-ra delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosa-rio, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia per implorare la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna a quanti il Signore ha chiamato a sé.

Sospensione dei Sacramentidell’Inizizazione Cristiana

Anche nella nostra parroc-chia l’interruzione di tutte le

iniziative pastorali e catechistiche ormai da fine febbraio si protrarrà fino a quando le autorità sanitarie e governative riterranno che non sussistano le condizioni per poter riprendere la normale attività.

Per questo motivo ,sono sospese tutte le celebrazioni dei Sacramenti normalmente previste durante l’an-no catechistico (prima confessione, prime Comunioni e Cresime)

Verranno calendarizzate a partire dal mese di Settembre 2020, secon-do le disposizioni diocesane

Le Missioni Popolari

Lo svolgimento della Missione Po-polare Francescana, prevista dal 6 al 17 Maggio pp.vv. è sospesa e rin-viata a nuova data da concordare.

Ringraziamo per ora le famiglie che avevano dato la disponibilità ad ospitare i missionari, confidando nella possibilità di confermare la loro generosa collaborazione.

La vita di fede nel “tempo dell’umiltà”Il brano della tempesta sedata

(Mc 4,35-41) commentato da Papa Francesco all’inizio dell’in-tenso momento di preghiera tenu-tosi in Piazza San Pietro lo scorso 27 Marzo, certamente ben rap-presenta il momento che tutti noi stiamo vivendo: isolati nelle nostre case, toccati tutti, direttamente o indirettamente, dalla pandemia che avvolge tutto il mondo, ci sen-tiamo talvolta spaventati e allar-mati proprio come i discepoli sulla barca mentre infuria la tempesta.

L’immagine della barca che affron-ta la tempesta ci richiama da un lato il vivere questa avversità, ma dall’altro ci ricorda in modo forte che non solo noi come individui stiamo affrontando la traversa-ta, ma noi tutti come membra di una Chiesa viva nella Storia stia-mo compiendo questo tragitto e a guidarci deve essere la Fede nel Signore che non ci lascia soli, come ci ricorda anche il Sal 23:

“Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me” (Sal 23,4).

I Vescovi lombardi, scrivendo alle proprie comunità, hanno ricordato come in questo tempo in cui il di-giuno quaresimale si è fatto ancor più arido per l’impossibilità di po-ter vivere i Sacramenti e celebrare l’Eucarestia, possiamo riscoprire momenti di preghiera in famiglia, la meditazione della Parola di Dio, rinvigorire affetti e relazioni che la vita quotidiana di solito rende meno intensi e, attraverso questa assenza, riscattare dall’abitudina-rietà la partecipazione alla Messa per desiderare di più l’incontro con il Signore nella stessa Eucarestia.

Casa di Riposo

A tutti Loro in prima linea a difesa della salute dei nostri anziani

Salò 30 marzo 2020

Colgo volentieri l’opportunità di parlare della nostra Casa di Ri-

poso, in questo momento di grande angoscia ed apprensione per tutti noi Salodiani.Come molti sanno, la nostra Fonda-zione accoglie 129 persone anziane totalmente non autosufficienti, tra le quali 20 Alzheimer; inoltre ci sono 40 Nonni, 25 non autosufficienti e 15 Alzheimer che trascorrono nel no-stro Centro Diurno le ore del giorno, per rientrare la sera alle loro case. Fin dall’inizio di questa epidemia Co-vid 19, fin dal primo parlare dei casi di Codogno, grande è stata la nostra apprensione, ben consci dell’estre-ma fragilità dei nostri Ospiti; ancora in febbraio è stato deciso di consen-tire le visite ad un solo famigliare, ma il 5 marzo abbiamo optato per la totale chiusura della nostra RSA a qualsiasi ingresso, che non fosse dei dipendenti.

In questo modo abbiamo pratica-mente isolato tutti i reparti del pri-mo e secondo piano. Il 10 marzo abbiamo deciso di chiudere anche il Centro Diurno; ciò ha creato sicu-ramente un grosso problema alle fa-miglie coinvolte, ma troppo elevato era il rischio di un possibile contagio dovuto a questi ingressi giornalie-ri, benché il Centro Diurno fosse in zona separata dal resto della RSA. In modo autonomo abbiamo com-prato mascherine, camici e tutti i prodotti necessari per garantire che la normale assistenza ai nostri Ospiti non fosse a discapito della protezio-ne di chi in RSA lavora. Approfitto per ringraziare coloro che, in questi giorni, hanno donato alla nostra Fondazione mascherine e visiere di protezione, per noi è un aiuto prezioso.Ma è per parlare di Loro che ho ac-cettato di scrivere questo mio in-tervento; Loro, Dottori, Infermieri, OSS, ASA, Animatori, Fisioterapisti,

il personale di cucina, delle lavande-rie, di manutenzione e degli uffici, nonché le squadre che giornalmen-te, ininterrottamente, disinfettano e sanificano gli ambienti della Casa di Riposo. In questo momento di con-tagio, di epidemia e sofferenza, sono Loro che difendono i nostri Anziani; a Loro sono affidate vite fragili, de-licate e le stanno proteggendo con grande professionalità e competen-za, ben consci del rischio che Loro stessi corrono, ogni giorno. Di Loro non parlano i giornali o le TV, ma con un’epidemia tanto violenta che col-pisce principalmente le persone an-ziane, sono Loro la vera prima linea di difesa; e lo fanno in silenzio, senza clamori, giorno dopo giorno, speran-do e pregando che questo malefico virus non faccia breccia nella nostra Casa di Riposo. Ce la stanno mettendo tutta.

Gianantonio CitroniPresidente CDA Casa di Riposo Salò

338 - 148 98 [email protected]

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La peste a Salò a cura del Prof. Giuseppe Piotti

Il nemico invisibileSalò, 25 agosto 1630, ore 9 antimeridiane.

Ci avviciniamo cautamente alla città. Siamo davanti alla porta

Erizza, all’inizio di quella che oggi chiamiamo via Garibaldi. La porta è chiusa, all’esterno c’è un posto di blocco con soldati armati e funzio-nari del comune. Controllano tutti e respingono chi non ha i documenti in regola, le famigerate fedi di sa-nità. Aspettiamo il nostro contatto, perché, se ci presentassimo da soli, i guardiani, sapendo che veniamo da Brescia, ci manderebbero subi-to al lazzaretto. Brescia è infetta da tempo e chi viene di là è considerato pericoloso. Eccolo, è uscito adesso dalla porta: ci chiama, tranquillizza le guardie e ci fa entrare.

Borgo Belfiore (via Garibaldi) è spet-trale: silenzio, nessuno in strada, porte e finestre chiuse nonostante il caldo. Ci sentiamo osservati da dietro le persiane: ogni forestiero è guardato con sospetto, si avverte a pelle il terrore che attanaglia la gen-te: altro che distanziamento sociale! Dopo tanti morti, ogni incontro è una minaccia.

L’ufficiale di sanità.Chi ci accompagna è Camillo Bar-baleni, membro del locale ufficio di Sanità, l’organo comunale più impor-tante in una situazione di epidemia: ha un potere quasi assoluto su per-sone e cose, può decidere in un mo-mento la sorte di chiunque, se appa-re un motivo di sospetto sanitario. Ci porta a casa sua in quella che noi

chiamiamo via Butturini. La casa è in evidente disordine, da tempo non vede la mano di una donna. Camillo è solo, non osiamo chiedergli della sua famiglia. Ci fa sedere. Sulla ta-vola solo una brocca piena di aceto, l’unico disinfettante che conoscano: ci laviamo le mani.

Camillo è cortese, anche se si vede che ha fretta di tornare sul campo di battaglia. Il suo sguardo è duro, ve-lato di disperazione, ma le sue paro-le manifestano fermezza: l’uomo ha affrontato ogni possibile pericolo, non teme la morte, fa il suo dovere. Gli facciamo poche domande.

Ci descrive la situazione della città? «Ormai è disastrosa. Abbiamo già perso quasi metà della nostra popo-lazione, soprattutto nei mesi di luglio e agosto: 20, 30 morti al giorno e an-che di più».

Ma come siete arrivati a questo punto? Non avevate avuto qualche avvisaglia che vi permettesse di prevenire?«Avvisaglie! Abbiamo cominciato a prepararci nell’autunno scorso stringendo i controlli sull’ingresso di cose e persone. Ma questa è una città di commercio, c’è sempre gente che va e che viene, carichi di merce in arrivo e in partenza. Il refe è quello che ci dà da mangiare, dobbiamo permettere questa attivi-tà, pur controllandola. A questo ser-ve il lazzaretto. E poi ricordate che vicino a noi c’è la guerra, i soldati

portano sempre malattie. Per tutto l’inverno abbiamo vigilato, impo-nendo le quarantene a chi arrivava. In primavera il pericolo si è avvicina-to e noi abbiamo reagito subito: ai primi di aprile abbiamo espulso tutti i mendicanti forestieri. Poi abbiamo fatto chiudere tutte le porte, eccet-to la Erizza, quella di San Giovanni al Carmine e quella delle Rive; alle por-te rimaste aperte abbiamo messo delle guardie. Anche chi arrivava dal lago veniva controllato da un ufficia-le alla piazza».

La peste in città.Come ha fatto la peste ad entrare in città?«La prima morte si è verificata in lazzaretto ai primi di giugno: era una donna che veniva da Desenzano. Desenzano era già infetta. Il lazzaretto è isolato, ma le persone che ci lavorano hanno dei contatti con la città, almeno con le famiglie. E poi c’è il problema degli ingressi incontrollati: le mura hanno dei buchi, alcuni ci hanno fatto delle porte private. Noi abbiamo imposto di chiudere questi passaggi, ma non sempre la gente obbedisce. Spesso i privati guardano al loro interesse e non vedono il pericolo per tutti».

I salodiani non obbediscono agli or-dini? «La maggior parte sì, ma c’è sempre chi fa eccezione, anche se si corro-no dei rischi seri a disobbedire: alle Rive abbiamo montato delle forche per far capire che non scherziamo. E poi se qualcuno sgarra lo mandiamo subito al lazzaretto, per isolare l’e-ventuale causa di contagio. In piena estate, con la peste ormai in città, ci

sono state delle resistenze, ma bi-sogna anche capirle. Per esempio, a fine luglio abbiamo dovuto manda-re due famiglie al lazzaretto perché erano sospette e loro gridavano e piangevano, dicevano “siamo tutti sani e non vogliamo andar a mori-re in lazzaretto”. Perché là si muore facilmente, sono quasi tutti malati e anche i sani rischiano di essere infet-tati. Sono cose che impressionano, ma noi della Sanità dobbiamo essere inflessibili perché da noi dipende la salvezza della città».

I medici.E il personale sanitario come si com-porta? «Intanto nella nostra sanità contia-mo più noi amministratori che i me-dici, perché loro non hanno armi, le medicine non fanno niente, conta più il controllo del territorio e quello lo facciamo noi dell’ufficio di Sani-tà. Medici e cerusici vanno a fare le visite per vedere se uno è morto di peste o se un malato ha segni di con-tagio. Qualche volta, per conoscenza o per pietà, non denunciano il caso, perché se in una casa si scopre un appestato si mandano tutti al lazza-retto o si chiudono in casa con un asse inchiodato sulla porta. C’è un medico, Rinaldo Scacchi, che ha fatto una cosa del genere; l’abbiamo sco-perto, ma non è un disonesto, tanto che poi è morto di peste in servizio. Ha avuto pietà di una famiglia dove era morto un ragazzo».

Come colpisce la peste? Ci sono ca-tegorie di persone più esposte?

«La peste colpisce tutti, ma vedia-mo morire soprattutto donne e tanti, troppi giovani, spesso bambi-ni. Quando andiamo a vederli nelle case, anche se ormai ne abbiamo vi-sti tanti, rischiamo davvero la dispe-razione».

Un eroe sconosciuto.E gli ufficiali di Sanità? «Beh, noi siamo sempre stati in prima linea. Ogni giorno vediamo morire parenti, amici, colleghi, ma dobbia-mo andare avanti: la città rischia di scomparire e noi siamo la sua unica difesa, in terra. Qui voglio ricordare un caro collega, Pietro Pedrazzi, che ha lavorato nel nostro ufficio per tut-to quest’anno. Un esempio di pas-sione e responsabilità, capace di gui-dare con saggezza quando è toccato a lui fare il presidente dell’ufficio di

Sanità, ma anche umile e disciplina-to nell’eseguire le decisioni degli al-tri. Se a volte è stato duro l’ha fatto solo per il bene di Salò. Poi, ai primi di agosto ci ha mandato una lettera per dire che era morta una sua figlia in casa e che andassimo a prenderla. Poteva chiederci di tacere, ma non l’ha fatto perché sapeva che sarebbe stato male per la città. Qualche gior-no dopo è tornato a lavorare, ma la morte lo aspettava, dieci giorni fa è scomparso anche lui; nei giorni se-guenti sono morti anche gli altri suoi figli. Ricordate quest’uomo ai salo-diani, voi che scrivete».

Un’ultima domanda: ci sono casi di guarigione? «Per fortuna sì, ma a volte è capitato che si ammalassero di nuovo e mo-rissero, come Tomasino Carvanni, un artigiano, qui sono molti gli artigiani. Lo abbiamo visitato dopo la quaran-tena ed era sano, quindi ha potuto tornare nella sua bottega, ma dove-va rimanere lì chiuso. L’8 agosto pur-troppo è morto. Le donne, invece, le abbiamo sequestrate in casa con i bambini. È per questo che muoiono più donne, perché stanno con i bam-bini che si infettano più facilmente».

Camillo, e adesso? «Adesso abbiamo problemi anche con i soldati veneziani, i cappellet-ti, che sono stati mandati qui per aiutarci a mantenere l’ordine, ma si comportano male, sono violenti. Comunque da qualche giorno il con-tagio sembra rallentare, i morti dimi-nuiscono. Speriamo che finisca. Che Dio ci aiuti!».

Arriva un messaggero, Camillo deve tornare al suo dovere. Ci fa accom-pagnare alla porta Erizza dopo averci salutato. Lasciamo la città sofferente.

Salò resiste!

Trascrizione della lettera originale inviata da Pietro Pedrazzi all’ufficio di Sanità (foto sopra).

È morta questa mattina Margherita, mia figlia, né

occorre ch’io ricerchi di farla vedere, perché il male del quale è morta è patente et per dubio del quale et poi per la certezza mi son sequestrato in casa, così ricercan-do la mia consentia. In questo solo supplico vostre signorie illustri, che favorischino la mia persona et le mie fatiche, che diano ordine che quanto prima sia venuta a leva-re, per levarmi fuori di casa tanto spettacolo, causa del mio maggior dolore; tanto più che doi altre crea-ture sono pure inferme, né so quel-lo che possa seguire di loro. Prego il Signor Dio che mi dia pazienza in tollerare così grave colpo et afflit-tione, nel che le supplico a coadiu-varmi et in tanto le bacio le mani.

Di casa alli 6 agosto 1630. Di vostre signorie illustri servo af-fettionatissimo. Pietro Pedrazzi

La statua di S. Rocco al Lazzaretto

Il documento che autorizza l’accesso alla città per chi è libero da contagio L’edificio del Lazzaretto di Salò

Una libera ricostruzione degli eventi di quei giorni basata sui documenti conservati nei nostri archivi

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Santuario della Madonna del Rio a cura di Pino Mongiello

Alla Madonna del perpetuo soccorso presso il rio di Renzano, nella penombra della cascata, tra cipressi, ulivi e limpide acque correnti

Da bambino il giorno di Pasquet-ta si andava alla Madonna del

rio: era un’intera comunità che si muoveva a gruppi, senza un ordine preciso. Si andava in nome di una tradizione, se non secolare, almeno pluridecennale. Ognuno col fagotti-no di un cibo precotto per il pranzo (non mancavano le uova sode) da consumare all’aperto: ci si sedeva sul prato o sui dolci declivi del mon-te, o lungo le rive del torrentello che scende a valle gaio e gorgogliante.

A specchiarsi nelle sue limpide ac-que sta il santuario con un pronao a tre archi, sotto il quale passa chi vuole recarsi alla cascata che sta più su, dietro la chiesa: una lama argen-tea, scintillante, che da un’altezza ri-spettabile compie un moto verticale rilasciando l’eco del suo fragore a di-stanza di decine di metri. Dalla som-mità della rupe la tradizione vuole che sia precipitato, qualche secolo fa, un contadino col suo carro, rima-nendo illeso grazie al soccorso della Madonna, da lui invocata. Accanto a questa leggenda convive un’altra versione: quella che fa riferimento allo scampato pericolo da un’eson-dazione del torrente che avrebbe potuto danneggiare, a valle, campi

coltivati e case di campagna, grazie all’apparizione tempestiva della Ver-gine. Il suo piede si sarebbe posa-to sopra un sasso nell’alveo del rio, lasciandovi impressa la propria im-pronta. Insomma, se preghiere e in-vocazioni furono rivolte alla Madon-na, non lo si può escludere. Lascia-mo invece alla tradizione popolare il perpetuarsi di quei racconti, peraltro mai certificati in alcun documento ufficiale.

Del santuario che in quel luogo è sorto dobbiamo riconoscere che ab-biamo dimenticata la storia. Bisogna risalire agli ultimi mesi della secon-da guerra mondiale, quando era ar-ciprete di Salò mons. Luigi Ferretti, uomo minuto ma dalla tempra forte, il cui desiderio principale era quello di evitare ai suoi parrocchiani una terribile strage. I tempi erano tre-mendamente difficili: le azioni mili-tari delle parti contendenti si erano avvicinate con estremo pericolo ai luoghi della Repubblica di Salò.

L’aereo di Pippo (sor)volava minac-cioso, con troppa frequenza, (sopra) nei nostri cieli. Mons. Ferretti non si nascondeva il timore che potesse accadere a Salò qualcosa di irrepa-

rabile, come poi successe nella sua Gavardo nel gennaio del ‘45. Per questo, l’8 settembre del ’44, gior-no dedicato alla Nascita di Maria, egli propose ai fedeli raccolti nella chiesa di S. Giovanni di far voto di ampliare il santuario del rio, pres-so Renzano, se “la nostra città fosse risparmiata, nei frangenti bellici di quelle giornate, da ogni offesa alle persone, alle case, ai beni”. Così sta scritto nel bollettino parrocchiale del febbraio 1950, nel primo dei quattro articoli che, distribuiti su più numeri, ricordano quegli eventi. La proposta fu accolta con favore da tutta la po-polazione salodiana che si diede da fare a raccogliere offerte, nonostan-te la penuria economica del tempo di guerra. Il santuario, allora, se così si poteva chiamare, non era altro che una semplice santella con un’imma-gine affrescata della Vergine, della quale si era persa traccia. Ne nacque un fabbricato completamente tra-sformato, ampliato e abbellito, che fu inaugurato il 10 aprile 1950, lune-dì dopo Pasqua, dallo stesso mons. Ferretti, ormai parroco di Gavardo.

Mi sono chiesto più volte se davve-ro quel prete, da fine teologo qual era, avesse impostato la richiesta alla Vergine con la forma del barat-to: il santuario in cambio dell’inco-lumità dei parrocchiani. Leggendo il resoconto di quel lunedì di Pasqua, pubblicato nella prima pagina de Il Duomo del maggio 1950, firmata dallo stesso mons. Ferretti, ho tro-vato forse la giusta chiave di lettura di quel voto pronunciato sei anni prima. Citando la propria omelia, l’ex parroco di Salò diceva sostan-zialmente così: “Le anime dei fedeli salodiani, come veri e propri santua-ri viventi, devono, come il santuario, ampliarsi, meglio illuminarsi e deco-rarsi, fugare l’egoismo. Così facendo, essi potranno accogliere maggiore infusione di grazia meditando più as-siduamente la Parola divina, pratica-re con generosità e costanza tutte le virtù cristiane”. Sono parole che det-tano la direttrice del credente senza ripiegamenti devozionali, che fanno presagire un’aria preconciliare, e che rivelano, in chi le pronuncia, la pre-senza di un fertile humus biblico.

La realizzazione del santuario della Madonna del Rio

Dai quattro articoli pubblicati sul Bollettino parrocchiale (Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio 1950) rica-viamo le informazioni riguardanti la realizzazione del santuario, che qui sintetizziamo.

Il 26 luglio 1949 iniziò la demolizio-ne dell’esistente per dare corso alla nuova costruzione. Sull’originaria edicola votiva (non se ne conosce l’epoca di costruzione), peraltro, era-no già stati effettuati, in precedenza, degli aggiustamenti quali un breve prolungamento dei muri laterali e una copertura a volta ribassata. Le dimensioni della chiesetta, però, ri-manevano sempre modeste.

Nel ’49, dunque, l’absidiola con pi-lastri e l’altare a mattoni furono ab-battuti per essere ricostruiti arretrati di metri 7,45, più solidi e più ampi; i muri perimetrali e il tetto furono innalzati; si realizzò una nuova volta più grande, a tutto sesto. Si colloca-rono nuove porte e nuove finestre, con vetri legati a piombo; si aprì un nuovo lucernario e fu costruita una nuova sagrestia; si innalzò un cam-paniletto a vela con tre campane. Insomma, alla fine dei lavori la chie-setta era, di fatto, raddoppiata.

L’altare in marmo di Botticino, costi-tuito da base, lesene, lastra frontale, piano mensa, e quattro colonnette tornite, ideato e assemblato dai fra-telli Aime, fu donato dal senatore Francesco Zane, dal cav. Beniamino Filippini e dal sig. Amos Tonoli.

La contessa Costanza Piccolomini Mucchi, nuora del celebre Anton Ma-ria, donò il pregevole tabernacolo in legno intagliato e dorato. L’interno del santuario fu quindi arricchito di decorazioni che mantengono la cifra della sobrietà, perfettamente ade-guate alla complessiva semplicità architettonica dell’edificio.

Con l’applicazione della riforma litur-gica conciliare il nuovo altare, rivolto verso i fedeli, è stato successivamen-te realizzato, recuperando le colon-nette tornite e il piano mensa da quello costruito nel 1950. Seguen-do la descrizione che ne fece il prof. Piergiuseppe Lancini (Chiari, 1899-1971), direttore della Pinacoteca Re-possi di Chiari (vedi IL DUOMO, apri-le 1950), segnaliamo che l’intervento

di ornato nel santuario fu realizzato dai fratelli Giuseppe (1903-1955) e Angelo Rubagotti (1898-1982), de-coratori di Coccaglio.

Di particolare effetto ottico è il dise-gno a cassettoni dipinto sulla volta, al centro della quale sono da osser-vare i quattro evangelisti attorno alla croce, l’arco trionfale riportante allegorie e scritte liturgiche, le im-magini che richiamano la Grazia e il Sacrificio divino nelle pareti del pre-sbiterio, e il simbolo della Trinità sul soffitto. Il prof. Lancini puntava infi-ne lo sguardo sulla parete di fondo, cioè quella dietro l’altare: suddivisa per quadri, riproduceva i simboli del-le litanie lauretane, che facevano da contorno all’effigie della Madonna in trono con Bambino, opera di Mar-tino Martinazzoli da Anfo (1527), a suo tempo realizzata per la chiesa dei Disciplini in via Garibaldi. Il di-pinto ora è custodito presso la Par-rocchia.

Forse a seguito dei lavori di mes-sa in sicurezza della chiesa dopo il terremoto del 2004, quei decori di soggetto mariano oggi non esistono più. Negli anni Sessanta la parete di sinistra è affiancata da una struttu-ra di supporto in cemento armato, a seguito del movimento franoso del terreno attiguo. Era allora arciprete di Salò mons. Gianni Capra.

Nel 1981 mons. Paolo Zanetti dà in-carico ad Antonio Nastuzzo di raffi-gurare, nel timpano del pronao, la Madonna del soccorso con in brac-cio il Bambino, affiancata dagli ange-li recanti turibolo fumante e candela accesa.

Una lapide, non datata, posta in fac-ciata dell’edificio attiguo alla chiesa, attesta che Lucrezia Vittori ved. Ton-ni Bazza, in memoria del figlio Anto-nio, donò alla Parrocchia del Duomo di Salò le adiacenze terriere del san-tuario.

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Gestire l’emergenza messaggio alla cittadinanza del presidente GVG dr. Raffaele Frau

In questo momento drammati-co siamo chiamati ad uno sforzo

straordinario. In queste ore difficili la nostra macchina organizzativa è ovviamente ancora più complessa e richiede l’impegno di moltissimi no-stri Volontari nei vari ruoli operativi.

Oltre alle quattro postazioni di emer-genza-urgenza sanitaria 112 di Salò, Moniga, Gargnano e Orzinuovi, e - in aggiunta ai volontari sanitari - anche gli altri nostri volontari del settore di protezione civile e soccorso tecnico sono impegnati H24 a supporto or-ganizzativo, logistico e operativo dei suddetti servizi e postazioni, della Centrale Operativa e della nostra Ca-serma che è, tra l’altro, anche sede del Centro Operativo Comunale di Salò, istuito secondo le direttive del Ministero degli interni per meglio gestire le situazioni critiche a livello comunale.

Circa quaranta persone GVG, ogni giorno, ogni ora, sono presenti e lavorano in prima linea, e fino allo stremo. Da settimane, infatti, senza un attimo di tregua, il GVG sta facen-do un enorme sforzo, perché i sud-detti servizi richiedono un notevole numero di risorse: ambulanze, auto-mezzi e soprattutto persone.

• Gli operatori GVG, per loro for-mazione, sono volontari molto professionalizzati, qualificati e certificati nei rispettivi ruoli, e in questo periodo sono tutti sotto-posti a un intensissimo carico di lavoro con turni massacranti che vengono svolti con eroico senso del dovere perché ogni giorno si moltiplicano le chiamate di assi-stenza, il soccorso e il trasporto di pazienti covid19, e con essi il rischio di contagio anche per noi soccorritori e la necessità di con-tinue e attente pratiche di prote-zione individuali, disinfezione e sanificazione dei locali, dei mezzi e delle attrezzature con presidi e dispositivi peraltro sempre più difficili da trovare.

In questa drammatica situazione di emergenza infettiva da covid-19 in cui sono necessarie severe misure di contenimento del contagio, il GVG ha adottato rigidissime procedure di autotutela individuale e di deconta-minazione di ambulanze, ambienti,

superfici e strumenti che richiedono operatori molto preparati, tempo e molta precisione, con però la costan-te preoccupazione di non fare mai abbastanza attenzione e l’ansia di non diventare gli untori di noi stessi, della nostra famiglia, dei nostri colle-ghi e degli utenti.

Va comunque evidenziato che, gra-zie alle nostre rigide procedure e alla professionalità dei Volontari GVG, al momento abbiamo una bassissima incidenza di contagiati e fortunata-mente nessuno con sintomi gravi.

In ogni caso, allo stress e alla fatica fisica si aggiunge la fatica psichica in un’emergenza diversa da tutte le altre emergenze e calamità, pur dif-ficili e pesanti, che abbiamo affron-tato in passato; in questa emergenza sappiamo di essere più “fragili” per-ché siamo tutti, ma proprio tutti, a rischio contagio e malattia, che può essere mortale.

Anche se siamo consapevoli di esse-re di fronte a un nemico drammati-camente ostile, invisibile ed efficien-te, col quale purtroppo dovremo combattere ancora per molti lunghi mesi, di lotta e di sofferenza, noi andiamo avanti giorno e notte, sen-za sosta, con coraggio, ottimismo e speranza.

Contro il coronavirus, noi GVG, con

tutti i nostri mezzi, con tutte le no-stre ambulanze, e soprattutto con tutte le nostre donne e uomini. sia-mo e continueremo a essere in pri-ma linea per soccorrere e trasporta-re i pazienti covid-19 e tutti gli altri bisognosi. Senza sosta continuiamo la guerra a questo terribile nemico, con tutto noi stessi e con tutta la for-za che Dio ci dà.

E che Dio ci benedica!

Il Gruppo Volontari del Garda in cifre

4 sedi di cui una centrale a Cunettone

250 Volontari del Garda operativi

3 centri di soccorso sanitario 112 h24

45 veicoli di emergenza e salvataggio

10 ambulanze

1 motovedetta d’altura per ricerca e soccorso

5 imbarcazioni per soccorso, ricerca, recuperi e salvataggio

50 Volontari impegnati ogni giorno

60 circa chiamate ricevute ogni gior-no che danno luogo a…

• 40 e oltre servizi e partenze

• 1.000 Km percorsi ogni giorno

• 14.000 circa operazioni l’anno

• 365.000 Km circa percorsi l’anno

• 145.000 ore d’impegno operati-vo l’anno

• 100 e oltre diverse tipologie d’in-tervento

• 6.000 e oltre soccorsi e salvataggi in un anno di cui:

15 ricercati e soccorsi

30 ricercati e soccorsi nel lago con 5 recuperi di annegati a ele-vate profondità

• 1.000 e oltre interventi vari, mi-crocalamità, incendi boschivi, ecc. in un anno

• 50 interventi per macrocalamità e servizi di P.C. in un anno

• Migliaia di trasporti sanitari l’anno

Gruppo Volontari del Garda a cura di Bruno Marelli

Noi già li chiamavamo “Angeli”In questi giorni difficili sentiamo più di frequente le sirene dei mezzi di soccorso che attraversano le nostre strade. Quel suono che gela il san-gue ci aiuta però anche a ricordare che intorno a noi ci sono donne e uomini che generosamente corro-no in nostro aiuto. Sono i volontari del soccorso, una rete di postazioni al servizio del nostro territorio, un variegato gruppo di associazioni che negli anni si sono stabilite e sviluppa-te attorno a noi.

Per tutti noi salodiani, il primo tra questi gruppi è il GVG, primo per fondazione, primo per struttura e di-mensione, primo per organizzazione e ampiezza di servizi forniti.

Perché il GVG è una macchina dei soccorsi ben funzionante ed efficien-te che quotidianamente fronteggia

le urgenze più disparate della comu-nità e da 37 anni è un irrinunciabile punto di assistenza per tutta la no-stra popolazione, attivo 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno.

Per il colore della loro divisa origina-ria, per la loro generosità, disponibi-lità e abnegazione in ogni situazione di pericolo e di bisogno, i Volontari del Garda sono stati soprannominati dalla popolazione “Angeli Azzurri”.

Ogni giorno, gli Angeli Azzurri GVG con molti automezzi, attrezzature e risorse si impegnano a favore della nostra comunità fornendo le più sva-riate prestazioni con competenza e rapidità.

Ogni giorno, in servizio attivo, 24 ore su 24 (H 24), ci sono non meno di 50 Angeli Azzurri che, in situazioni “nor-mali”, svolgono quotidianamente 40

Interventi percorrendo oltre 1000 Km con un impegno operativo di ol-tre 400 ore giornaliere.

Ogni giorno, altri 80 volontari, opera-tivi nei vari settori, garantiscono un servizio di pronta disponibilità per ur-genze o emergenze calamitose.

Ogni giorno, insomma, oltre 250 donne e uomini Volontari del Garda vivono il loro quotidiano e gratuito impegno al servizio degli altri in pa-rallelo con il loro lavoro, i loro studi, i loro affetti e occupazioni familiari, dimostrando che solidarietà e altrui-smo non sono parole vuote.

Il Gruppo Volontari del Garda è una associazione senza scopo

di lucro che promuove la solidarietà attraverso il soccorso a tutto campo e in situazioni talora drammatiche, poiché il suo scopo primario è

“prestare volontariamente opera di soccorso e assistenza alle per-sone e alle popolazioni colpite da infortuni di varia natura e da ca-lamità naturali o catastrofi, con l’impiego di servizi e attrezzature tecnicamente qualificati, nell’in-tento di salvaguardare e proteg-gere le persone, la loro salute e i beni, anche con interventi di ricer-ca e recupero, svolgendo attività di soccorso sanitario e di protezione civile…” (art. 3 dello statuto)

Il Gruppo Volontari del Garda è:

- un complesso organismo polispe-cialistico strutturato per operare nelle emergenze sanitarie e nelle emergenze calamitose di qualsiasi natura e tipo e in qualsiasi luogo e condizione;

- un Ente Morale riconosciuto con decreto del Presidente della Re-pubblica;

- un componente integrante della Protezione Civile Nazionale, Regio-nale, Provinciale e locale, composto da volontari altamente specializzati e addestrati a co-operare efficace-mente in situazioni di stress e di pericolo per la gestione dell’emer-genza e la prevenzione dei rischi.

Il GVG è una delle pochissime asso-ciazioni in Italia con certificazione UNI EN ISO 9001:2015

I reparti specialistici:

1. Servizio Sanitario con tre posta-zioni H24 di 112 a Salò, Moniga e Gargnano

2. Servizio di Soccorso tecnico, an-tincendio e protezione civile

3. Servizio Nautico e Subacqueo

4. Servizio di Centrale Operativa

5. Squadra Ricerca e Soccorso in aree impervie

6. Squadra cinofila di soccorso

7. Squadre Polispecialistiche

8. Settore ecozoofilo

9. Settore Trasporto Fuoristrada

10. Servizio Meteo e Sismologico

11. Squadra Droni

12. Servizio Telesoccorso e Teleas-sistenza

13. Settore Formazione

14. Settore Informatico

15. Settore Amministrativo

16. Settore Stampa e comunicazione

17. Circolo Canottaggio

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L’attività di Caritas nell’anno 2019

Tutti a scuola con la didattica a distanza

di Gloria Cittadini, insegnate salodiana e madre

Scuole chiuse in tutta Italia, ma didattica attiva. Questo è l’input

che proviene dal Miur, ma prima an-cora è stata la scelta quasi immedia-ta, che hanno fatto alcune scuole e alcuni docenti, che da anni sono im-pegnati nella didattica col digitale. Le nostre scuole salodiane hanno pro-prio iniziato così e in breve tempo “l’emergenza Covid-19” ha ricevuto una risposta importantissima e orgo-gliosa sia da parte degli insegnanti, con un fortissimo investimento per-sonale, sia dalle famiglie che si sono adoperate a recuperare pc, collega-menti internet , a scaricare program-mi per tenere il passo alle richieste che man mano gli sono state fatte dagli insegnanti. Una grande colla-borazione, un unione di forze per far riappropriare ai bambini una parte della loro quotidianità.

La scuola non è solo trasmissione di saperi ma è soprattutto relazione, educazione, giochi in palestra, con-fusione nei corridoi, risate di grup-po, abbracci, complicità, profumo di cancellino e polvere di gesso.

Questo ci manca ora e questo per i bambini era la vita. Il program-ma scolastico adesso è l’ultimo dei problemi. Mai come in questo fran-gente l’attenzione della scuola non deve essere sui compiti e sulle per-formance, ma sul legame umano e sul piacere dello studio. È impor-tante tenere viva la comunità del gruppo classe. In questo momento è necessario ridurre le distanze tra compagni per ammortizzare l’iso-lamento sociale che sta pesando a tutti noi.

Da insegnante e da mamma vivo tutti i giorni la difficoltà dell’ap-procciarsi agli strumenti digitali e contemporaneamente vivo la gioia che si ha quando ci si può incontra-re virtualmente sulle piattaforme . Pertanto come insegnante ringrazio la disponibilità che i genitori hanno dimostrato nell’accoglierci nella loro casa e come genitrice ringrazio i do-centi che si stanno adoperando a far sì che nessun alunno venga lasciato solo e che ci supportano nell’utilizzo della tecnologia.

La Scuola e la quarantenaPensavamo di vivere in un mondo pressoché onnipotente e di avere una risposta ad ogni domanda; invece è bastato un piccolo virus a metterci tutti KO.Questa inattesa situazione di “isolati” ci ha imposto uno strano digiuno, non certo ricercato ma subito con fastidio e quasi con violenza. Ovviamente non si tratta di un digiuno dal cibo (che fortunatamente non manca anche se non è una cosa scontata per tutti) ma da un digiuno di relazioni e di amicizie con cui stiamo facendo i conti.

Ci accingiamo, anche quest’an-no, a presentare il consuntivo

delle attività fornite dalla Caritas salodiana, anche se le condizioni di vita che stiamo vivendo sono ec-cezionalmente diverse dal passato a causa dell’emergenza sanitaria. Come sta avvenendo a vari livelli, anche noi abbiamo dovuto sospen-dere, speriamo per breve tempo, la nostra attività.

Pensavamo di vivere in un mondo pressoché onnipotente e di avere una risposta ad ogni domanda; inve-ce è bastato un piccolo virus a met-terci tutti KO. Questa inattesa situa-zione di “isolati” ci ha imposto uno strano digiuno, non certo ricercato, ma subito con fastidio e quasi con violenza. Ovviamente non si tratta di un digiuno dal cibo (che fortuna-tamente non manca anche se non è una cosa scontata per tutti) ma da un digiuno di relazioni e di amicizie con cui stiamo facendo i conti.

Ritornando ai dati (vedi prospetto economico) possiamo rilevare che nel corso del 2019 abbiamo avuto modo di sostenere 87 famiglie per un totale di 208 persone. Nello spe-cifico il 57,4% (pari a 50 nuclei fami-liari ) era costituito da cittadini ita-liani mentre il restante 42,6% (pari a 37 nuclei) da cittadini stranieri. Registriamo purtroppo che, rispetto allo scorso anno, sono in aumento del 3,5% le famiglie di cittadini italia-ni che versano in difficoltà e che si rivolgono alla Caritas per chiedere un aiuto.

Si registra che 20 nuclei familiari, nel corso del 2019, non hanno più utilizzato i servizi Caritas. Il mancato utilizzo del servizio è da attribuire al trasferimento di alcune famiglie in altri Comuni o ad aver trovato un la-voro ma anche alla possibilità di ac-cedere ai benefici legati al reddito di cittadinanza.

Dal punto di vista economico è possi-bile notare come importanti entrate siano riconducibili alle iniziative Cari-tas legate alla pesca di beneficienze

e al mercatino dell’usato (€16.368) oltre alle offerte della giornata della carità che ogni anno viene effettuata nelle Parrocchie della zona (€6.241); a queste entrate vanno aggiunti il contributo di una Società (€12.000) e del Comune di Salò (€4.500), di pri-vati cittadini, del contributo Briciole Lucenti, ecc..

Le fonti di approvvigionamento deri-vanti dai generi alimentari offerti dal Banco Alimentare e dalla raccolta promossa dagli Alpini di Salò garanti-scono una autosufficienza delle scor-te alimentari per un lungo periodo.

Un grande supporto alle famiglie è legato al fondo “Briciole Lucenti”, derivante da contributi della Caritas diocesana, grazie al quale alcune fa-miglie hanno potuto accedere ad un contributo a fondo perduto (pari a €26.467) per far fronte a spese ur-genti quali il pagamento di canoni di affitto arretrati, spese mediche, spe-se scolastiche, oltre al pagamento di utenze domestiche.

Un altro servizio importante fornito da Caritas è quello legato al “Micro-credito” che ha erogato nel corso de-gli anni prestiti pari a €142.000, a cui si aggiungono ulteriori €3.000 eroga-ti nel corso del 2019. Come ricordato in passato si tratta di finanziamenti fino a €3.000 da restituire in tre anni, con piccole rate mensili ad interessi irrisori, offerti a famiglie che non hanno accesso al sistema di credi-to tradizionale, per soddisfare ne-cessità urgenti, e che però possono impegnarsi alla restituzione avendo delle entrate sicure come nel caso di dipendenti o pensionati.

L’attività della Caritas è frutto di tan-te piccole e grandi offerte e sacrifici di persone, gruppi di volontariato, Enti ed istituzioni a cui va la nostra gratitudine e ringraziamento e senza i quali la nostra attività sarebbe im-possibile.

Ecco, forse proprio in questi mo-menti particolari e complicati della nostra vita accomunati dalla stessa

situazione di incertezza e di paura riusciamo a ricordarci della fragilità che caratterizza le nostre esistenze.

Ma al contempo deve essere l’oc-casione per riconoscere la forza dei nostri legami e dei nostri affetti, la bellezza della solidarietà e la prezio-sità di tutte le persone che ci stanno accanto.

La paura ci può dividere o unire, può rendere l’altro un nemico o costitu-ire l’occasione per sintonizzarsi con le ansie ed i problemi degli altri rico-noscendo nell’altro un compagno in cammino nello stesso viaggio.

Gestione ordinaria anno 2019

In questo periodo l’attività della Caritas ha riorganizzato il suo

servizio di assistenza alle famiglie abitualmente assistite con la con-segna a domicilio del contributo di generi alimentari settimanale, sempre in stretta collaborazone con i servizi del Comune. Mentre gli altri servizi ordinari sono stati, necessariamente ridimensionati.

Se le condizioni legate all’at-tuale emergenza igienico-sa-

nitaria ce lo consentiranno, a par-tire dalla tarda primavera, Caritas intende riproporre l’esperienza della pesca di beneficienza e del mercatino dell’usato la cui loca-lizzazione sarà , come di consueto, sotto il tendone bianco posizio-nato nel giardinetto accanto alla Canottieri. Inoltre, utilizzando la dotazione di libri regalati nel cor-so dell’anno, si intende riproporre anche l’esperienza del MESE DEL LIBRO USATO.

Tali iniziative resteranno operati-ve nel periodo che va da MAGGIO a SETTEMBRE e sono l’occasione non solo per dare una mano a sostenere i più bisognosi ma an-che per fare ottimi affari a prezzi vantaggiosi con i prodotti accura-tamente selezionati dalle nostre volontarie.

L’obiettivo finale è come sempre quello di raccogliere risorse eco-nomiche per finanziare l’acquisto di beni di consumo alimentare da destinare alle famiglie che acce-dono ai servizi offerti da Caritas parrocchiale. Speriamo che anche quest’anno siano molte le perso-ne che attraverso questa gradita e lodevole iniziativa possano offrire il loro contributo per chi è in dif-ficoltà.

Vi aspettiamo numerosi

EntrateGiornata della Carità 6.241Contributi per vestiario 1.809Mercatino dell’usato e Pesca 16.368Offerte da privati 6.175Contributo da Società 12.000Rimborso prestiti da assistiti 4.560Contributo Comune di Salò 4.500Contributo diocesano fondo “Briciole lucenti” 4.750Offerte “Giornata del pane” 2.163

Totale entrate 58.566

UsciteContributi a famiglie in difficoltà 26.467Prestiti infruttiferi ad assistiti 4.600Acquisto alimentari 9.653Contributo al Banco Alimentare 800Contributo Caritas diocesana per la “Giornata del pane” 2.035Spese per Pesca e Mercatinodell’usato 2.600Spese per trasporto e assicurazioni 2.426Utenze e spese varie 9.360

Totale uscite 57.941

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a cura di Giancarlo Giacomuzzi Briciole

Come, dove, quando, perché.Domande che deve porsi un

buon investigatore che vuole giungere alla verità, ma non è que-sto a cui mi riferisco, piuttosto al comportamento di tutti noi. Se è’ in-negabile che fin dalla nascita siamo tutti in cammino e siamo chiamati ad affrontare, sia nei momenti faci-li che nei momenti difficili, il lungo percorso che si chiama vita, così è altrettanto vero che le strade che si possano percorrere siano tante e diverse, la cui scelta non è uguale per tutti. Troviamo infatti chi ha bi-sogno di conoscere il come, il dove, il quando e il perché su ogni cosa possa capitargli, anche la più banale, si fa insomma mille domande e con una tensione che gli rende difficile se non impossibile ogni decisione, e chi, al contrario, di domande non se ne pone affatto ed accetta quotidia-namente tutto ciò a cui va incontro considerandolo e vedendolo nella sua normalità, dicen-do ogni volta a se stesso …. visto che doveva accadere, prima aspettiamo a vede-re, poi qualcosa faremo per rimediare. Due modi di co-struire un proprio modus vivendi nell’affrontare le vi-cende quotidiane, che sfo-cia in due comportamenti in contrapposizione fra loro, ma entrambi interessati a raggiungere un risultato.

Non so dire quale fra questi due comportamenti sia il più giusto, le conseguenze po-trebbero darcene una traccia e il discorso potrebbe svilupparsi ed assumere anche contorni meritevoli di approfondimento, ma come prima risposta verrebbe da pensare che chi si espone meno rischia meno e che la vita è più facile a chi si pone meno domande. Non è così, la questione è un’altra: se cioè noi intendiamo inter-pretare la nostra vita, discutere con essa e porci interlocutori accreditati o se invece scegliamo di subirla, incap-pando in situazioni dolenti e difficili da risolvere che, una volta valutate e considerate le forze aliene che en-trano in campo dentro e fuori di noi, si potrebbero anche evitare. Non so azzardare una risposta, ma forse il tutto può dipendere da come ciascu-no di noi si è formato lungo gli anni della sua crescita, come si è incon-trato o scontrato con vicende o fatti

a lui accaduti, come ha saputo trarne memoria.

Non so nemmeno se questi due di-versi modi di porsi siano spontanei o se siano la conseguenza di un di-battito interiore fra l’ardire che porta all’osare e il timore che porta al ri-nunciare, ma un pensiero ricorren-te occupa la mia mente: che il tutto possa dipendere da una apertura mentale che, creata da una istruzio-ne che anch’essa può essere maggio-re o minore, possa indurre la perso-na ad avere le risposte ai perché sul tutto, ammesso il rischio opposto, di ragionare anche dove non ce n’è bisogno. Come dire che chi studia o fa lavorare la sua mente rendendola elastica e ricettiva ad ogni nozione ed annotazione va incontro ai mag-giori ripensamenti che finiscono per diventare cause poi di incertezze e di indecisioni.

Pur sapendo che è la nostra mente che governa ogni nostra azione e re-azione, perché non immaginare che ci sia anche dell’altro dentro di noi, a noi sconosciuto, che a volte prende il sopravvento e ci proietta in direzio-ni diverse sulle quali avviare, nono-stante tutto, i nostri passi.

Per terminare la mia chiacchierata del tutto personale che non si pro-pone certo di convincere alcuno, penso davvero che fra i vari come, dove, quando e perchè, dobbia-mo principalmente stare attenti al come: come cioè vorremmo fosse la nostra vita, che direzione darle, come desideriamo relazionaci con gli altri, come riuscire a scegliere, nel novero dell’offerta, fra qualità e quantità, due termini che posso-

no attrarre in egual misura. Se la quantità è infatti quanto deriva da-gli innumerevoli imput (perdonate il termine che snobba la nostra lin-gua) che possiamo ricevere ad ogni piè sospinto, la qualità è l’alternativa di saper scegliere nel mazzo le carte giuste. Credo, anche se delusioni ne ho ricevute, di appartenere a quella categoria di persone che, controllata l’influenza delle reazioni sentimen-tali, vedono, nonostante tutto, nella ragione il solo aiuto per sbrogliare la matassa. Non dimentichiamo, co-munque, anche di saper godere dei benefici del buon senso che spesso può essere la via più facile e meno complicata, nella nostra quotidiana corsa ad ostacoli, per risolvere anche le più ardue situazioni.

Questo mese per la musica, l’invito ad ascoltare gli ultimi cinque minuti della Sinfonia n° 3 di Gustav Mahler

che, dopo una brevissima pausa dell’orchestra, apre con le trombe che accen-nano ad un tema già svilup-pato per lasciare poi spazio agli archi che invitano l’inte-ra orchestra e ci prendono per mano e ci conducono al finale che si conclude con ben 30 battute di timpano che suscitano grande com-mozione e fanno pensare al Big Bang della creazione. Per la poesia un’avvertimen-to del francese Paul Gérardy (1885/1983) che può essere un monito per tutti. Per il quadro uno stupendo cielo

di Vincent Van Gogh (1853/90).

Spiegami, cara, perché sempre dici:

le mie rose, il mio piano,perché sempre tu dici:i tuoi libri, il tuo cane.

Quelle parole, cara, tantomi fan sentire lontano da te.

Tu dici “il mio”, “il tuo”,ma se mi amassi, come io ti amo,

diresti … i libri, il cane, le nostre rose.

Accade a Salò a cura di Simone Bottura

Le misure specifiche adottate a Salò per contenere il contagioAltra novità delle ultime ore è l’ordinanza che impone, da lunedì 6 aprile, l’obbligo della mascherina per chiunque esca di casa. Nelle motivazioni si fa riferimento a studi sulla presunta trasmissione aerea del virus. Un ulteriore prov-vedimento restrittivo, dunque, introdotto a Salò, dopo quelli resi noti nelle scorse settimane, come il limite di tempo imposto per le uscite (per la passeggiata all’aperto o oper portare fuori il cane si può «permanere fuori dalla propria abitazione per un tempo massimo, comprendente anche il rientro, di 15 minuti») o il divieto di consegne a domicilio da parte di ristoranti e pizzerie.

Farmaci a domicilio per chi non può uscireIl Comune, con il sostegno delle farmacie locali, dei medici e dei volontari ha istituito il servizio di distribuzione dei medicinali alle persone in difficoltà per motivi di anzianità, salute o impossibilità di uscire dalla propria abitazione (info all’Ufficio Servizi Sociali al numero 0365 296826 oppure allo 0365 296855). Le farmacie che hanno aderito sono la Farmacia De Paoli, la Farmacia Benaco e la Farmacia Centrale.

Parcheggi gratuiti per agevolare chi lavoraRicordiamo anche che il 25 marzo è stata firmata l’ordinanza che istituisce il parcheggio gratuito negli stalli blu regola-mentati da parcometro. Un provvedimento adottato per agevolare il più possibile la sosta dei veicoli a quanti necessitano di spostarsi per motivi di lavoro, salute o per le altre necessità previste dalle disposizioni. Ma che va incontro anche a chi deve stare forzatamente a casa, e in tal modo può lasciare l’auto negli stalli blu sotto casa limitando gli spostamenti a piedi.

Sostegno alle famiglie in stato di bisognoCominciamo, dalla fine. Ovvero dall’ultimo provvedimento adottato dall’Amministrazione comunale, che il 3 aprile ha definito le misure a sostegno delle famiglie più esposti agli effetti economici derivanti dall’emergenza ed a quelle in stato di bisogno. Il Comune ha ottenuto un finanziamento di € 55.777,76 da destinare a favore dei nuclei familiari fragili per soddisfare le necessità più urgenti ed essenziali attraverso: buoni spesa utilizzabili per l’acquisto di generi alimentari presso gli esercizi commerciali; generi alimentari o prodotti di prima necessità.La misura si attua con i seguenti interventi alternativi che possono combinarsi tra loro: fornitura gratuita ai beneficiari individuati dall’Ufficio Servizi Sociali di pasti con consegna a domicilio per il tramite della Casa di riposo; consegna gratuita ai beneficiari individuati dall’Ufficio Servizi Sociali di pacchi di beni alimentari e di prima necessità tramite la Caritas; acquisizione da parte del Comune presso gli esercizi commerciali del territorio (supermercati, negozi e farmacie) di card/titoli di acquisto/buoni cartacei del valore di 25 € che non diano diritto a rimborso in denaro, né siano convertibili in contanti, da assegnare a favore dei beneficiari della misura, individuati dall’Ufficio Servizi Sociali, per l’acquisto dei soli beni di prima necessità o di medicinali con esclusione dei generi alimentari. I requisiti e i criteri di assegnazione oltre che le modalità per presentare le domande sono pubblicati sul sito del Comune (www.comune.salo.bs.it). «Vogliamo fin da subito rassicurare tutti – dicono il sindaco Giampiero Cipani e l’assessore ai servizi sociali Federico Bana- che nessuno in stato di bisogno verrà lasciato solo. Stiamo lavorando per fare in modo che, qualora i fondi che saranno nell’immediato resi disponibili non dovessero risultare sufficienti, si possano individuare altri fondi da mettere tempestivamente a disposizione per il sostegno delle famiglie salodiane».

Coronavirus le azioni del Comune a sostegno della cittadinanzaL’emergenza sanitaria in atto ha richiesto l’attivazione di misure e sforzi straordinari da parte della macchina comunale. A Salò sono state introdotte prescrizioni ancora più restrittive di quelle stabilite dai decreti del Governo, per contrastare la diffusione del virus, e ci si è attivati per organizzare volontari per rispondere ai bisogni di chi non può muoversi da casa.

informazioni aggiornate al 4 aprile - per aggiornamentic onsultate il sito internet del Comune.

Un numero dedicato per servizi di prima necessitàE ancora: è stato istituito il numero di cellulare dedicato per servizi di prima necessità, gestito dall’Ufficio servizi sociali: 333.6179293 (attivo in orari d’ufficio lun-ven 9-12.30; martedì e giovedì anche 15-18). Ricordiamo inoltre i numeri della Polizia Locale 0365.522500 e 336.301892, e quello del Volontari del Garda, attivo h24: 0365.43633.È stato attivato anche il servizio di ascolto “per ridurre le distanza”. Se ti senti solo, sei disorientato o hai bisogno di essere ascoltato, chiama i seguenti numeri di telefono:0365296802 e 0365296865 (lunedì, martedì e giovedì 10-12 e 14-16; mercoledì e venerdì 10-12).

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Dite agli smarriti di cuore:«Coraggio, non temete!Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi» (Is 35,4)

BuonaPasqua

2020

Un angelo cura le piaghe del Santo Giobbeaffresco (1503) dell’ospizio annesso alla cappella dei Ss. Rocco e Cristoforo che sorgeva adiacente al Duomo

facciamo nostro questo devoto omaggio dei tempi antichi come segno di gratitudine a tutti gli operatori sanitari e ai volontari“angeli che curano le sofferenze dei più afflitti”.