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a cura dell'insegnante Manfredi M

aria Gloria

QUANDO IL BAMBINO NON IMPARA: I DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

27/02/2008

Dall’intervento di Giacomo Stella… e non solo.

luigi
a cura dell'insegnante Manfredi Maria Gloria
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E’ ORA DI RICONCILIARSI CON LE NEUROSCIENZE PERCHÉ:

E’ stata ormai data una definizione alla patologia.

La base epistemologica della Dislessia è chiara.

Definizione del 2003: “I disturbi specifici dell’apprendimento sono di natura neurobiologica “.

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MA CHE COS’È L’APPRENDIMENTO?

Presuppone il concetto di tempo e l’incremento di un atto in seguito all’esperienza.

L’apprendimento è un’abilità: apprendere significa fare un atto in modo automatico.

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CHI HA APPRESO E’ IN GRADO DI RIPRODURRE L’ATTO (ESERCIZIO,COMPITO,LETTURA,…) CON:

Un elevato grado di precisione. Un basso impegno attentivo. Velocità di esecuzione. Mantenimento di uno standard elevato.

INFATTIScrittura e lettura sono atti che devono costare

poco.

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DSA CARATTERISTICHE

L’esperienza non viene accumulata, “NON C’E’ MANTENIMENTO DELLA TRACCIA”.

L’allenamento non sortisce l’effetto atteso. La prestazione non è standard, ma si

manifesta in modo incostante.

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CHE COSA È NECESSARIO

Efficienza del sistema. Adeguatezza degli stimoli. Allenamento.

Dove siamo carentiADEGUATEZZA DEGLI STIMOLI: Adeguati strumenti compensativi. Buona motivazione. Un ambiente favorevole.

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COME FUNZIONA IN ITALIA

Non c’è mai stato bisogno di insegnare ad insegnare ai docenti italiani perché, diversamente da altri paesi, la nostra lingua è regolare.

Ricerca europea: ITALIA 95,76 % FRANCIA 85,68 % SCOZIA 35,18%

(NO corrispondenza biunivoca fonema/grafema)

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PERCHÉ È NECESSARIA UNA FORMAZIONE SPECIFICA PER INSEGNARE AI DISLESSICI

• La Dislessia è un deficit invisibile ed è un’anomalia a livello neurobiologico.

• La Dislessia non ha identità sociale fuori dalla scuola perché non ci sono marcatori sociali o biologici.

• Per la scuola è una disabilità inaccettabile perché contrasta con l’idea ingenua che insegnamento e apprendimento sono due facce della stessa medaglia.

• E’ inaccettabile perché ostacola l’uso dei libri (Sc. sec.). Gli insegnanti non hanno un modello chiaro sull’acquisizione di lettura e scrittura.

• Dobbiamo conoscere lo sviluppo cognitivo del bambino.

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IMMAGINA DI ESSERE DISLESSICO:Prodaqi nlente risute r pivvicile gere pueste qoce rige. Palcuno sia

dd elerà algi erori pi standa. Eventifanemete appiano sotsiito duaicele tera neoso palcosa, agiutno atlro e suvopalche palaro. inraltà tsate trofando artivicialnete bueloce aqituanlente drovano i ragazi qislesici nl lerege.

Ci sono due modi di leggere questo brano:1. Molto lentamente cercando di scovare il corretto

significato,2. molto rapidamente commettendo molti errori.

Mettiamo il caso che il vostro insegnante vi avesse chiesto di leggere a voce alta queste righe, è lecito

pensare che avreste provato vergogna.

Nel migliore dei modi avreste fatto leggere altri al vostro posto rifugiandovi

in uno stato di dipendenza.

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DISLESSIA IN CLASSE IL BAMBINO DISLESSICO RIMANE INDIETRO, RISPETTO AI COMPAGNI, IN UNA PERENNE CORSA SEMPRE IN AFFANNO CON LA DISTANZA CHE AUMENTA.

Chiarire e semplificare il più possibile le richieste scritte. Uso del registratore. Presentare piccole quantità di lavoro (NO affollamento

visivo). Evidenziare le informazioni essenziali. Fornire un glossario per aree di contenuto. Usare l’apprendimento mediato dai pari. Il lavoro individuale deve essere diviso in più parti nella

giornata. Più ore per l’apprendimento della letto-scrittura. NO all’introduzione contemporanea di più sistemi ortografici. Uso stabile dell’informatica. Lavorare con continuità. VEDI: “Suggerimenti operativi per DSA – Strumenti sostitutivi

e compensativi” Ministero della Pubblica Istruzione.

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DUE COSE SUL COMPUTER L’insegnante deve capire quanto sia importante, per il

ragazzo con DSA, la consapevolezza di potercela fare da solo.

Il bambino considera il computer come un gioco e l’idea di farlo diventare uno strumento cozza contro la rappresentazione che impegno e divertimento sono due mondi non conciliabili, è importante tenerli distinti anche negli strumenti.

E’ importante crescere insieme agli strumenti compensativi, usarne più di uno e scoprirne le potenzialità in modo produttivo mescolando le proprie risorse a quelle della macchina.

Siamo sicuri del risultato quando non è possibile distinguere quanto ha fatto il computer e quanto la macchina.

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CHE COSA DOBBIAMO SAPERE Non è compito dell’insegnante fare diagnosi

… ma l’insegnante deve riconoscere i campanelli d’allarme.

L’insegnante deve insegnare a chi non apprende autonomamente.

Il bambino dislessico è di competenza della scuola e degli insegnanti (Abilitazione).

METODI PER L’INDIVIDUAZIONE PRECOCE

1. Metodo clinico-pedagogico (osservazione insegnanti).

2. Metodo screening (problema falsi positivi e negativi).

3. Formazione insegnanti al testing.

QUAL E’ IL PIU’ EFFICACE?

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ABILITAZIONE COMPITO DELL’INSEGNANTE

Abilitazione: uso di strategie volte a sollevare il soggetto dal compito di decodifica dei testi scritti consentendogli di utilizzare le proprie energie e capacità cognitive per l’apprendimento di contenuti e nozioni.

“La lettura è il mezzo attraverso il quale apprendere e che, come tale, è possibile sostituire con diverse modalità di presentazione dei contenuti che devono essere appresi”. (Ruggerini C. e al., 2003).

Scuola

Famiglia Sistema Sanitario

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L’INSEGNANTE È UNA FIGURA CHIAVE PERCHÉ:

Il dislessico manifesta i suoi problemi durante tutto l’arco della scolarità.

L’insegnante è la figura-chiave in grado di garantire un cambiamento nella didattica.

L’insegnante è in grado di garantire frequenza quotidiana nell’intervento individualizzato.

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ALCUNI SITI UTILI

www.aiditalia.org/it Associazione Italiana Dislessia

www.dislessia.it

www.airipa.it Associazione Italiana per la Ricerca e l’Intervento nella Psicopatologia dell’Apprendimento: Dislessia, difficoltà di studio, Deficit di Attenzione con Iperattività (DDAI). Si riferisce a tutte le fasce di età a partire

dall’età prescolare fino all’Università.

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Giacomo Stella La dislessia

Collana “Farsi un’idea”il Mulino Editore