A cura del SeDoc Servizio Documentazione della Radio Vaticana · un’accelerazione del processo di...

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1 Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa dei vescovi del Burkina Faso e del Niger Città del Vaticano, 15-22 marzo 2010 A cura del SeDoc Servizio Documentazione della Radio Vaticana INDICE La Repubblica del Burkina Faso p. 2 La Repubblica del Niger* p. 5 Struttura della Chiesa Le diocesi p. 8 Cronologia della Chiesa p. 11 L’opera della Chiesa locale nel campo sanitario e della promozione umana p. 12 Intervista a mons. S. F. Rouamba, Presidente della Conferenza episcopale del Burkina Faso e del Niger p. 13 La vita della Chiesa in Burkina Faso e Niger p. 18 I due viaggi pastorali di Giovanni Paolo II in Burkina Faso p. 47 Le visite ad limina p. 57 *N.B. Della Conferenza episcopale (CEBN) fanno parte anche i vescovi del Niger

Transcript of A cura del SeDoc Servizio Documentazione della Radio Vaticana · un’accelerazione del processo di...

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Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa

dei vescovi del Burkina Faso e del Niger

Città del Vaticano, 15-22 marzo 2010

A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana

INDICE

La Repubblica del Burkina Faso p. 2

La Repubblica del Niger* p. 5

Struttura della Chiesa – Le diocesi p. 8

Cronologia della Chiesa p. 11

L’opera della Chiesa locale nel campo sanitario e della promozione umana

p. 12

Intervista a mons. S. F. Rouamba, Presidente della Conferenza episcopale del Burkina Faso e del Niger

p. 13

La vita della Chiesa in Burkina Faso e Niger p. 18

I due viaggi pastorali di Giovanni Paolo II in Burkina Faso p. 47

Le visite ad limina p. 57

*N.B. Della Conferenza episcopale (CEBN) fanno parte anche i vescovi del Niger

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Repubblica del Burkina Faso (République du Burkina Faso)

Superficie: 274.471 Kmq

Confini e territorio. Confina con il Mali a Nord e a Ovest, con il Niger e il Benin a Est, con il Togo, il

Ghana e la Costa d’Avorio a Sud. Costituito in prevalenza da un vasto altopiano chiuso a Est da modesti rilievi e a Sud-Ovest dal Téna Kourou è inciso da numerosi corsi d’acqua confluenti nel Volta. Il

clima è tropicale e molto secco, specialmente a Nord. Capitale Ouagadougou Popolazione 13.422.000 ab. Gruppi etnici Mossi, Fulbe, Gourmantché, Bobo, Bisa-Samo, Gourounsi, Dagari-Lobi, altri Lingua Francese (ufficiale), Dioula, Malinke, Môre Religione (ultimi dati ufficiali): musulmani 60,5%; seguaci delle religioni tradizionali africane 16% circa (altre stime indicherebbero invece che sono molto più numerosi); protestanti di varie denominazioni 4%; cattolici 19% circa (13,4% - 1.809.000 - secondo l’Annuario Statistico della Chiesa 2007) Forma di Governo Repubblica semi-presidenziale Presidente Blaise Compaoré (CDP), dal 1° dicembre 1991,

rieletto il 13 novembre 2005 Primo Ministro Tertius Zongo, dal 4 giugno 2007 Unità monetaria franco CFA (100 centesimi) Indice di sviluppo umano 0,342 ( 174 ° posto) Membro di CEDEAO, OCI, ONU, UA e WTO, associato UE

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Cenni storici e quadro socio-politico

Nel corso del sec. XI tribù sudanesi occuparono la regione dell'alto bacino del fiume Volta e in seguito (secc. XIII-XIV) diedero vita ai due regni rivali di Ouagadougou e di Yatenga. Nel 1896 la Francia ridusse i due regni a protettorato, e successivamente (1919) l'intera regione fu annessa all'Africa Occidentale Francese col nome di Alto Volta. Conseguita l'indipendenza nel 1960, la nazione dovette affrontare tra 1966 e 1980 gravissime carestie conseguenti alla desertificazione del Sahel. Una lunga serie di colpi di Stato

militari culminò nella presa del potere (1984) del capitano Thomas Isidore Noël Sankara che cambiò il nome del Paese in Burkina Faso (“Patria gli uomini onesti”), imponendo una svolta filo-socialista. Spostatosi su posizioni moderate e di apertura all'Occidente, Sankara fu assassinato dai suoi collaboratori (1987), che istituirono un regime a partito unico (Fronte Popolare) e designarono Capo dello Stato il capitano Blaise Compaoré. Questi, eliminata l'ala oltranzista del Fronte Popolare, nel 1991 ha aperto al multipartitismo, varato una nuova costituzione democratica, abbandonando definitivamente i riferimenti al marxismo-leninismo, ed è stato confermato alla presidenza. Nel 1992 il suo partito ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi, per poi riconfermarsi cinque anni più tardi. Malgrado i propositi democratici, nel 1998 le opposizioni hanno continuato di fatto a essere escluse dalla vita politica. Le elezioni legislative del maggio 2002 hanno fatto registrare la vittoria del partito al potere, che in precedenza aveva mutato il nome in Congresso per la Democrazia e il Progresso (CDP). Il CDP ha visto però drasticamente ridotto il proprio numero di seggi in Parlamento, all'interno del quale sono state ammesse ben dieci nuove formazioni politiche. Le elezioni

presidenziali, svoltesi nel 2005, sono state vinte nuovamente da Compaoré con l'80,3% dei consensi. Nel gennaio 2006 si è insediato il governo di Paramanga Ernest Yonli cui il 4 giugno 2007 è succeduto Tertius Zongo. Nel Paese è in vigore la pena di morte.

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Economia

Grande quasi quanto l’Italia, il Burkina Faso è un Paese incluso dall'ONU tra gli Stati più poveri del mondo (quelli cioè per i quali è stata coniata la definizione di Quarto Mondo). Devastato dalla siccità, esso dipende economicamente da un'agricoltura arcaica e da una pastorizia di carattere nomade. Il Burkina Faso non conobbe in epoca coloniale alcuna rilevante iniziativa; fu avviata soltanto la coltivazione delle arachidi e quella del cotone. Con l'indipendenza, la situazione non ha registrato miglioramenti di rilievo, benché il governo incoraggi con cospicue agevolazioni

fiscali l'afflusso dei capitali esteri, al fine soprattutto di realizzare nel Burkina Faso moderne industrie, nonché adeguate infrastrutture. Il Paese vive in pratica degli aiuti stranieri, per massima parte provenienti dalla Francia. Si calcola che i tre quarti del bilancio dello Stato poggino appunto su prestiti esteri. Le attività principali sono l'agricoltura (miglio, sorgo, mais, riso, cotone e arachidi) e l'allevamento (bovini, ovini e caprini). Dal sottosuolo si estraggono oro e manganese. (Fonti: Sapere.it; De Agostini)

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NIGER (Répubblique du Niger)

Superficie 1.267.000 kmq Confini e territorio. Confina a Nord con l’Algeria e la Libia, a Est con il Ciad, a Sud con la Nigeria e il Benin, a Sud-Ovest con il Burkina Faso e a Ovest con il Mali. Il territorio è un altopiano interrotto nella parte centrale dal

massiccio dell’Aïr (2022 m); verso Nord-Est, al di là della vasta regione sabbiosa del Ténéré, si rialza nel Plateau du Djado per digradare a Sud-Ovest verso la valle del fiume Niger e a Sud-Est nel bacino del lago Ciad. Il clima è arido. Capitale Niamey Popolazione 13.462.000 ab. Lingua Francese (ufficiale), Djerma, Hausa, altri idiomi locali. Religione Netta maggioranza musulmana sunnita (ca 90%). Seguono i credenti delle religioni tradizionali africane(8,7%); cristiani 0,6 (dati del Rapporto 2008 ACS) di cui cattolici 0,14% (19.000 - Annuario Statistico della Chiesa 2007) Forma di Governo Regime militare Presidente (ad interim) Salou Djibo a capo della giunta militare (Conseil Suprême pour la Restauration de la Démocratie - CSRD) salita al potere dopo il colpo di Stato del 18 febbraio 2010 che ha deposto il presidente in carica Mamadou Tandja del Movimento nazionale per la Società e lo Sviluppo (MNSD).

Primo Ministro Mahamadou Danda, nominato dalla giunta

militare il 23 febbraio 2010 Unità monetaria franco CFA Indice di sviluppo umano 0,311 ( 177 ° posto) Membro di CEDEAO, OCI, ONU, UA e WTO, associato UE

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Cenni storici e quadro socio politico

Area di collegamento tra Nord Africa, Ciad e zona guineana, il territorio dell’attuale Niger è composto di regioni che seguirono vicende storiche articolate: il massiccio dell'Aïr fu occupato nel sec. XI dai Tuareg, la parte orientale fu sede (secc. XI-XIX) del Bornu, mentre quella meridionale ospitò il Regno Haussa del Gobir (sec. XIII), in conflitto dal sec. XV con l'Impero sudanese del Songhai, che occupava la parte occidentale del Paese. Invaso dai Fulbe (sec. XIV), dopo la caduta del Songhai (1591), il Gobir fu conquistato nel sec. XVIII dai Tekrur, diventando poi la base

della Federazione Fulbe-Haussa di Osman dan Fodio (1804-18). Dal 1883 cadde sotto il dominio francese. Nel 1960 conseguì l'indipendenza sotto la presidenza di Hamani Diori, il cui regime mono-partitico e filo-occidentale venne rovesciato nel 1974 nel quadro della difficilissima situazione interna per la carestia provocata dalla siccità del Sahel. Dopo una lunga serie di dittature militari, nel 1989 il col. Alì Seibou avviò un processo democratico, culminato nella nuova costituzione pluralista (1992) e in libere elezioni vinte dalla coalizione delle forze di opposizione guidate da Mahamane Ousmane (1993). Il peso dell'azione di guerriglia degli indipendentisti Tuareg (con i quali nel 1995 si giunse a concordare un cessate-il-fuoco e ad avviare trattative) e gravi dissensi interni sulla linea di ricostruzione nazionale crearono le premesse del golpe attuato nel 1996 dal col. Ibrahim Barré Mainassara. Costretto dalle pressioni internazionali a fare approvare una nuova costituzione, questi si affermò (1996) in elezioni politiche di assai dubbia correttezza, mentre riprendevano le azioni di guerriglia dei Tuareg. L'anno successivo un nuovo governo ha avviato negoziati con le Forze Armate Rivoluzionarie Sahariane. Nello stesso anno vi è stata un’accelerazione del processo di democratizzazione con il varo di

una nuova costituzione di tipo presidenziale e nuove elezioni vinte da una vasta coalizione politica guidata da Mamadou Tandja del Movimento Nazionale per la Società e lo Sviluppo (MNSD), che ha assunto la carica di presidente. Nel 2001 la coalizione di governo guidata da Tandja ha privatizzato le telecomunicazioni ed avviato un programma di scolarizzazione per combattere il diffuso analfabetismo. Nell'agosto dello stesso anno è stato sventato un tentativo di colpo di stato messo in

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atto da alcuni reparti militari nella regione di Diffa. Nel marzo

2004 l'esercito è dovuto intervenire nelle regioni settentrionali per contrastare la guerriglia del Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (GSPC), legato all'estremismo islamico algerino. Nel 2005 il Paese è stato colpito da una grave carestia. Nel dicembre 2009, con la mediazione della Libia, hanno finalmente deposto le armi i ribelli Tuareg del „Front des Forces de Redressement‟ (FFR), movimento nato nel maggio 2008 da una scissione in seno alla principale ribellione Tuareg attiva nel nord dal 2007, il Movimento dei nigerini per la giustizia (MNJ). Un progresso di segno opposto all’evoluzione politica

nella capitale, Niamey, dove nell’agosto 2009 il presidente Tandja è riuscito a far approvare controverse modifiche costituzionali che hanno allargato il suo potere e prolungato il suo mandato, dando inizio a una grave crisi politica e suscitando critiche e sanzioni da parte della comunità internazionale. Le elezioni parlamentari del 20 ottobre 2009, boicottate dall’opposizione, sono state vinte senza sorprese dal Movimento nazionale per la società e lo sviluppo (Mnsd) del Presidente Tandja e da formazioni alleate. I risultati sono stati convalidati l’11 novembre dalla Corte costituzionale, composta soltanto da magistrati alleati di Tandja, dopo il licenziamento nel giugno scorso di sette giudici contrari alla riforma costituzionale promossa dal Presidente. La Corte ha anche respinto le richieste di annullamento del voto presentate da alcuni candidati indipendenti e partiti. Prima della Convalida della Corte, il Parlamento dell’Unione Africana aveva chiesto l’organizzazione di nuove legislative “serie e credibili”, mentre l’Unione Europea aveva sospeso il suo aiuto a Niamey chiedendo entro un mese l’avvio di consultazioni per un ritorno all’ordine costituzionale. Il 18 febbraio scorso un gruppo di militari golpisti ha deposto il Tandja e il suo governo. La giunta ha dichiarato sospesa la

controversa costituzione varata nell’agosto 2009, sciolto il Governo in carica e promesso elezioni libere dopo un periodo di transizione la cui durata non è stata tuttavia precisata. Il 23 febbraio il Presidente della giunta, il Consiglio Supremo per la Restaurazione della Democrazia (Conseil Suprême pour la Restauration de la Démocratie - CSRD) ha nominato il nuovo Primo Ministro nella persona di Mahamadou Danda, un civile

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che ha chiesto garanzie circa il ritorno alla democrazia nel

Paese.

Economia

Nonostante le sue notevoli ricchezze minerarie (in particolare uranio e altri minerali) che attraggono investimenti per miliardi di dollari dalle compagnie internazionali, il Niger è il Paese più povero del mondo con la maggior parte della popolazione che vive con meno di un dollaro al giorno. La pena di morte è formalmente in vigore.

(Fonti Sapere.it; agenzie – lz)

LA CHIESA IN BURKINA FASO E NIGER

Conferenza episcopale

Conférence des Evêques de Burkina Faso et du Niger - CEBN (sito www.egliseduburkina.org )

Presidente:

Mons. Séraphin François ROUAMBA arcivescovo di Koupéla

Vice-Presidente: Mons. Lucas Kalfa SANOU, vescovo di Banfora

Nunzio apostolico:

Mons. Vito RALLO, arciv. tit. di Alba

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Le diocesi

La Chiesa cattolica è presente in Burkina Faso con tre arcidiocesi e 9 diocesi, mentre in Niger conta una arcidiocesi e una diocesi: BURKINA FASO Arcidiocesi metr. di Bobo-Dioulasso Mons. Anselme Titianma SANON Diocesi di Banfora Mons. Lucas Kalfa SANOU Diocesi di Dédougou

Mons. Judes BICABA Diocesi di Diébougou Mons. Raphaël Dabiré KUSIELE Diocesi di Nouna Mons. Joseph SAMA Arcidiocesi metr. di Koupéla Mons. Séraphin François ROUAMBA Diocesi di Fada N'Gourma Mons. Paul OUÉDRAOGO Diocesi di Kaya Mons Thomas KABORÉ Diocesi di Dori Mons Joachim OUÉDRAOGO Arcidiocesi metr. di Ouagadougou Diocesi di Manga Mons Wenceslas COMPAORÉ Diocesi di Koudougou

Mons.Basile TAPSOBA Diocesi di Ouahigouya Mons. Justin KIENTEGA NIGER Arcidiocesi di Niamey Mons. Michel Christian CARTATÉGUY, S.M.A

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Diocesi di Maradi (imm. soggetta alla Santa sede): Mons. Ambroise OUÉDRAOGO

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Breve cronologia schematica della Chiesa

BURKINA FASO 1900 I Padri Bianchi del Vicariato Apostolico del Sahara Sudan fondano le missioni di Koupela e Kanande 1901 La missione si stabilisce nella capitale Ouagadougou 1904 Arrivano le Suore Bianche 1921 Erezione del Vicariato Apostolico di Ouagadougou 1926 Fondazione del Seminario minore di Pabré 1930 Fondazione della Congregazione delle Suore Negre

dell’Immacolata Concezione 1933 Apertura del Seminario maggiore di Pabré, trasferito poi a Koumi 1942 Prime tre ordinazioni sacerdotali 1950 Fondazione della Congregazione indigena dei Fratelli della Santa Famiglia 14 settembre 1955 Istituzione della Sacra Gerarchia; Ouagadougou diventa sede metropolitana. 1956 Erezione della diocesi di Koupéla, prima diocesi dell’ex-Africa Orientale Francese ad essere affidata a clero autoctono. Il suo primo vescovo è Mons. Diodato Youngbar. 1960 Mons. Paul Zoungrana viene nominato arcivescovo di Ouagadougou 1965 Mons. Paul Zoungrana è creato cardinale. 1969 Erezione della diocesi di Kaya. 1997 Erezione della diocesi di Manga. 1980 Prima visita pastorale di Giovanni Paolo II nel Paese 1990 Seconda visita pastorale di Giovanni Paolo II. 1998 Creazione della diocesi di Banfora. 2000 Creazione della diocesi di Nouma e Dédougou. Nel 2000 le Diocesi di Bobo Dioulasso e Koupéla vengono elevate ad

Arcidiocesi Metropolitane. NIGER 1936-1946 Prima evangelizzazione del territorio dell’attuale Niger ad opera dei Padri delle Missioni Africane (SMA). 1935 Viene costruita la prima cattedrale a Niamey. 1942 Creazione della Prefettura Apostolica di Niamey affidata a

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mons. Constant Quillard, Redentorista.

1946 I Redentoristi incominciano la loro opera. 1961 Ordinazione di mons. Marie-Jean-Baptiste-Hippolyte Berlier, C.SS.R. primo vescovo di Niamey, elevata a diocesi. 1968 Costruzione della nuova cattedrale di Niamey. 2001 Creazione della nuova diocesi di Maradi immediatamente soggetta alla Santa Sede con territorio distaccato dalla diocesi di Niamey. 25 giugno 2007 La diocesi di Niamey elevata ad arcidiocesi (Fonte: Guida delle Missioni cattoliche)

L’opera della Chiesa locale nel campo sanitario e della promozione umana: la presenza dei Camilliani

Oltre che nella pastorale e nell’evangelizzazione, la Chiesa locale è attivamente impegnata nel campo sanitario, dell'educazione e della promozione umana. A questo proposito si segnala l’opera dei Camilliani in Burkina Faso, presenti nel Paese dal 1966, su invito dell’allora arcivescovo di Ouagadougou card. Paul Zoungrana. La tradizionale intraprendenza dei Camilliani in campo sanitario - più che mai necessaria in un Paese in cui l’assistenza medica è ancora molto carente, soprattutto nelle campagne - è assicurata attraverso molteplici iniziative. Tra queste, per citarne alcune, il Centro medico di Ouagadougou, una vera e propria cittadella della salute, il Centro medico di Nanoro, il poliambulatorio di Kossiam in una zona agricola. Insieme alle attività sanitarie, i Camilliani gestiscono attività formazione e assistenza sociale. Ad essi è anche affidata anche una vasta parrocchia alla periferia della capitale Ouagadougou.

Ulteriori informazioni su questa multiforme presenza sono disponibili sul sito della Congregazione www.sancamillo.org/burkina/ (lz)

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Intervista a mons. Séraphin François Rouamba Presidente della Conferenza episcopale del Burkina Faso e del Niger

(…) Cosa ci può dire sul numero dei cattolici in Burkina Faso? Registriamo una crescita costante del numero dei fedeli battezzati. Ad esempio, nella mia diocesi ogni anno abbiamo circa 5mila battesimi di bambini e 4.800 battesimi di adulti e questo avviene ormai da diversi anni. Lo stesso accade in altre diocesi quindi (…) possiamo dire in questo ambito la Chiesa in

Burkina Faso è in buona salute. Secondo le ultime statistiche ufficiali, i cattolici sono circa il 19% della popolazione, i protestanti il 4% e i musulmani 60,5 %, mentre i seguaci delle religioni tradizionali africane sono poco più del 15%, anche se quest’ultimo dato non ci convince, perché a noi risultano molto più numerosi (…). Quali sono i punti di forza della Chiesa in Burkina Faso? La Chiesa in Burkina Faso ha oggi delle grandi sfide. [C’è innanzitutto la promozione] delle Comunità Cristiane di Base, perché è in queste comunità che i cristiani si sentono una famiglia e possono condividere insieme la loro fede, il loro amore e le loro speranze. (…) Ci siamo resi conto che se ci fermiamo ai numeri, sarà difficile di avere veramente dei cristiani convinti e con una fede solida. È necessario che le Piccole Comunità di Base sostengano i cristiani nella loro vita quotidiana e nel loro cammino di fede. Quindi per noi è innanzitutto questa la sfida, una sfida che la Chiesa affronta dal 1975. (…) Ritengo che questo sforzo vada continuato e siamo contenti dei risultati raggiunti in alcune diocesi. C’è poi il problema dell’inculturazione:

si fanno molti sforzi su questo fronte e in effetti siamo convinti che se (…) se non evangelizziamo la nostra cultura non potremo mai evangelizzare in profondità i nostri fedeli, resterebbe un’evangelizzazione superficiale. Dunque per noi avere una Chiesa inculturata è una grande sfida. Su questo fronte penso che siamo ancora troppo timidi e esitanti, ma siccome siamo tutti convinti della necessità di questa inculturazione, gli sforzi in questo senso continueranno (…) C’è anche il problema dei

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catechisti e delle le vocazioni religiose e sacerdotali. Riteniamo

che lo status dei catechisti vada rivisto e aggiornato alle nuove esigenze della Chiesa oggi, perché essi hanno un ruolo e una responsabilità molto grande nell’evangelizzazione. Il catechista e la sua famiglia in molti luoghi sono l’unica espressione della Chiesa (…): è così dai tempi della prima evangelizzazione. Ma con il miglioramento generale del livello di istruzione nella società, la preparazione dei catechisti è rimasta quella che era e il catechista oggi non ha più il suo posto nella comunità cristiana e nelle parrocchie (…). Questo ci stimola a riflettere a fondo sulla nostra Chiesa-Famiglia, per restituire ai catechisti il loro ruolo

nelle nostre diverse comunità. A questo proposito, qual è il ruolo dei laici nella costruzione di questa Chiesa-Famiglia di Dio nel Burkina Faso? Quando parliamo di catechisti parliamo di laici e il loro ruolo è sempre stato molto importante nella nostra Chiesa, dalle origini ai nostri giorni. Ma parlare di laici ci ricorda anche che ogni battezzato deve essere discepolo di Cristo, deve essere un testimone del Vangelo ovunque si trovi. Pensiamo in particolare alle nostre attuali élite cristiane che devono essere sempre più consapevoli del ruolo che devono svolgere nelle posizioni in cui trovano per essere il fermento di questa società e di questo nuovo mondo che nasce con Gesù Cristo. In questo senso siamo contenti di quello che sta accadendo in questi ultimi tempi a Ouagadougou, dove abbiamo una scuola di formazione teologica per laici che ha rilasciato circa 45 diplomi dopo quattro anni di corso. Per noi è molto incoraggiante vedere tanti laici che dopo il lavoro vengono da noi, perché sanno che hanno bisogno di conoscere meglio la loro religione, Gesù Cristo e di testimoniarlo

meglio ovunque. Quindi credo che ci sia la consapevolezza del nostro laicato che per potere testimoniare meglio il Vangelo occorre una migliore preparazione (…). Questa è un’altra delle nostre grandi sfide e credo che siamo pronti ad affrontarla. Avete detto che i musulmani sono il 60,5 % e che i seguaci delle religioni tradizionali africane sono quasi il 16%. Quali sono i rapporti con queste diverse religioni in

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Burkina Faso?

(…) Devo dire che i cristiani, i musulmani e i seguaci delle religioni tradizionali si intendono bene. (…). Ci può essere qualche caso di incomprensione, come del resto accade anche tra cristiani e anche tra cattolici, ma altrimenti, allo stato attuale, siamo contenti di questa simbiosi tra i seguaci delle diverse religioni in Burkina Faso. Basti pensare, per fare qualche esempio, che quando facciamo le nostre visite pastorali nelle diocesi, vengono anche i protestanti e i musulmani (…) e addirittura assistono alla Messa fino alla fine. Di questo

dobbiamo essere veramente contenti. Certo, non possiamo dire che sarà sempre così, perché quando si vedono alcuni movimenti qualche paura la abbiamo. Ma allo stato attuale c’è una buona intesa interreligiosa. Quando, ad esempio, deve essere costruita una chiesa in un piccolo villaggio, succede che le donne musulmane aiutano a portare l’acqua e tutti si danno fare (…). Ho avuto commercianti musulmani che sono venuti a trovarmi per chiedermi di contribuire alla costruzione di una parrocchia. Il motivo è semplice: dove si costruisce una parrocchia si sa che ci sarà una scuola, un dispensario e, siccome i cattolici non fanno discriminazioni, ne beneficia tutta la popolazione. (…) Ci sono sette in Burkina Faso? Da noi (…) abbiamo le Assemblee di Dio e le Chiese evangeliche, con le quali finora c’è stata una buona intesa. (…). Tuttavia alcune sette cominciano a moltiplicarsi e a proliferare anche da noi (…). Proprio per questo riteniamo importante promuovere le Comunità Cristiane di Base dove i cristiani si sentano come una famiglia in cui possono condividere la loro fede.

Che riflessi ha avuto il Sinodo sulla vita delle vostre diocesi in Burkina Faso? All’inizio eravamo un po’ scettici, perché non abbiamo ancora attuato le indicazioni del precedente Sinodo per l’Africa. Ma poi ci siamo resi conto che era opportuno, perché quando vediamo l’Africa oggi, il problema della giustizia e della pace è veramente

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molto attuale. Credo che il Papa abbia avuto una buona idea di

scegliere questo tema per la nostra Chiesa in Africa. Occorre dire che le Chiesa africane avevano già posto al centro della loro attenzione il problema della giustizia e della pace. (…) Possiamo constare che il ruolo della Chiesa è fondamentale: ci sono state delle iniziative di riconciliazione a cui nessuno credeva (…) e poi abbiamo visto che le comunità sono riuscite a superare le loro divisioni (…). Quindi il Sinodo ha confortato le convinzioni dei cristiani e ha dato sostegno alle loro iniziative. Credo che sia molto importante che la Chiesa sia presente ovunque ci sia bisogno di riconciliazione. Noi vediamo nei nostri diversi Paesi

l’impegno della Chiesa nella ricerca della riconciliazione, della giustizia e della pace. Nel Burkina Faso, ad esempio, la Chiesa ha contribuito, insieme alle altre confessioni religiose e alle autorità tradizionali, a cercare le vie per una riconciliazione durevole, perché le nostre diverse comunità nazionali hanno vissuto terribili fratture (...) che hanno lasciato un segno, con comunità divise e antagoniste in cui era profondo il bisogno di riconciliazione. La Chiesa ha avuto e avrà un ruolo importante in questo ambito. (…). Quindi il tema del Sinodo è stato quanto mai pertinente e ci stiamo già chiedendo come mettere in pratica le sue indicazioni, ma siamo sicuri che la prossima l’Esortazione post-sinodale porrà basi molto solide a questa opera. (…) Alla loro ultima assemblea plenaria i vescovi hanno preso una posizione molto chiara e netta contro la revisione dell’art. 37 della Costituzione. Ci può spiegare perché? Si tratta di una possibile revisione dell’articolo 37 che limita il mandato del Presidente che ha un mandato di cinque anni rinnovabile ogni cinque anni. Ci sono voci e dibattiti sui giornali e quindi all’ultima sessione plenaria i vescovi del Burkina Faso e

del Niger hanno parlato anche di questo. La nostra Costituzione non impedisce la revisione dell’articolo 37 (…), ma per noi non è una questione di costituzionalità o legalità. Ci siamo detti: “È vero che è legale, ma oggi in Burkina Faso abolire la limitazione dei mandati contribuirebbe alla pace per la nostra popolazione?”. Abbiamo riflettuto e abbiamo pensato che non era saggio modificare la Costituzione in questo senso (…) e che era meglio rimanere fermi a questa per la pace e la tranquillità del nostro

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popolo. Per questo abbiamo espresso la nostra posizione, come

cittadini di questo Paese (….). Abbiamo ritenuto che era normale esprimere il nostro punto di vista: mancheremmo al nostro dovere di pastori se non esprimessimo il nostro giudizio e non offrissimo la nostra analisi della situazione (…). Cosa potete dirci sulla vostra visita ad limina e che cosa volete condividere con il Santo Padre?

Innanzitutto vorremmo ringraziarlo. (…) Per noi è un’occasione per rinnovare il nostro legame di comunione con lui (…) Pensiamo che la nostra Chiesa cresce e dobbiamo ringraziare il Papa per averci dato un Nunzio e non dovere più dipendere da Abidjan. Riteniamo che sia stato un atto di attenzione nei nostri confronti e lo ringraziamo. Sappiamo che è al nostro fianco per incoraggiarci (…). Devo anche dire che anche la Chiesa del Niger che con noi forma un’unica Conferenza episcopale è felice di vivere questa comunione con noi e siamo contenti di camminare insieme nella missione. (…) Se vuole continuare a progredire la Chiesa deve essere missionaria e abbiamo voluto formalizzare questo: questa è una delle nostre grandi sfide. Ci siamo resi contro (…) che dobbiamo annunciare la nostra fede in tutte le diocesi e che i sacerdoti devono accettare di andare ovunque in Burkina, ma anche fuori dal Paese. La Chiesa- Famiglia del Burkina che tanto ha ricevuto deve sapere che adesso deve dare altrettanto, nei limiti delle sue possibilità. (Intervista realizzata da Jean-Baptiste Sourou del Programma Francese–Africa - traduzione a cura di Lisa Zengarini)

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LA VITA DELLA CHIESA

Ordinato il nuovo vescovo di Koupéla, in Burkina Faso, mons. Séraphim F. Rouamba 26 ott 95 - Il nuovo vescovo di Koupéla, in Burkina Faso, mons. Seraphin F. Rouamba, ha celebrato la sua prima Santa Messa come tale, domenica scorsa, nella stessa cattedrale di Nostra Signora delle Grazie dove, il giorno prima, era stato consacrato. È stata una celebrazione di ringraziamento per la pienezza del sacerdozio ricevuta per le mani del vescovo italiano di Padova,

mons. Antonio Mattiazzo. All'omelia mons. Rouamba ha vivamente esortato i fedeli a pregare dio e a confidare pienamente in lui per essere autentici testimoni della fede. Alle due celebrazioni hanno preso parte i vescovi del Burkina Faso, alcuni del Mali, il Nunzio apostolico mons. Luigi Ventura, decine di sacerdoti contornati da religiosi e da laici. Mons. Wamba era stato nominato a giugno in sostituzione di mons. Dieudonné Yougbare, oggi emerito. La diocesi di Koupéla, secondo dati del 1994, conta, su una popolazione di poco più di un milione di abitanti, quasi 159 mila cattolici, distribuiti in tredici parrocchie e assistiti da 55 sacerdoti diocesani, 10 Missionari d'Africa, una cinquantina di religiose e circa 400 catechisti. "La Chiesa-Famiglia in cammino verso l'anno Duemila" è il tema del quarto pellegrinaggio mariano nazionale a Yagma, nel Burkina Faso 15 feb 96 - "La Chiesa Famiglia in cammino verso l'anno Duemila" è stato il tema del quarto pellegrinaggio mariano nazionale svoltosi a Yagma, in Burkina Faso, domenica, 11 febbraio. Al pellegrinaggio hanno preso parte numerosi fedeli provenienti dalle nove diocesi del Burkina Faso, del Niger e della

Costa D'avorio. Dopo la recita del Santo Rosario nelle varie lingue locali ed in francese, i pellegrini hanno partecipato ad una solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall'arcivescovo di Ouagadougou, mons. Jean Marie Campaoré. Nell'omelia mons. Campaoré si è soffermato sul tema del pellegrinaggio di quest'anno, sottolineando che la preparazione al Giubileo dell'anno 2000 sarà un'occasione di rinnovamento per la chiesa del burkina faso. Alla realizzazione di questo rinnovamento, ha

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detto, sono chiamati a contribuire tutti i fedeli. Mons. Campaoré

ha concluso la sua omelia con una preghiera speciale per i governanti del Burkina Faso. Il 50° anniversario dell’implantazione della Chiesa in Niger 17 lug 96 - La Chiesa del Niger festeggia quest'anno i cinquant'anni di fondazione. Una Chiesa piccola che conta oggi solo 19 mila fedeli su una popolazione di 9 milioni di abitanti, ma di cui si dice complessivamente soddisfatto l'attuale amministratore apostolico di Niamey, mons. Guy Romano, che il

prossimo settembre ordinerà il primo sacerdote indigeno. a questo tra due anni, ha detto mons. romano, si aggiungeranno altri otto sacerdoti novelli del niger, che stanno studiando in Burkina Faso. Attualmente nel paese opera un gruppo di missionarie della carita' che dirigono un dispensario nella periferia della capitale, dove manca ogni assistenza sanitaria. in un'altra città, Konni, la diocesi di Niamey ha costruito un centro socio-culturale con una biblioteca annessa. il vescovo spera di potere aprire tra breve anche una scuola professionale, di cui il paese ha un forte bisogno. I vescovi del Burkina Faso annunciano la decisione di costruire un nuovo seminario interdiocesano 16 apr 97 - In una nota pastorale diffusa lo scorso febbraio i vescovi del Burkina Faso hanno annunciato la decisione di fondare un nuovo seminario interdiocesano. Il seminario sarà dedicato a San Pietro e Paolo e sorgerà a Kossowen. A determinare la decisione – spiegano i vescovi nella nota – la crescita delle comunità cristiane e l’aumento del numero dei candidati al sacerdozio che i due seminari esistenti non sono più in grado di accogliere. L’annuncio della costruzione del

nuovo seminario cade nel 20° anniversario della fondazione del seminario di Saint Jean Baptiste di Ouagadougou e a tre anni dal Grande Giubileo del 2000. A Ouagadougou il Centro "Del Wende” delle Missionarie di Notre Dame d'Afrique accoglie donne accusate di essere "mangiatrici di anime” 27 nov 97 - Sono oltre trecento le donne accusate di essere

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"mangiatrici di anime" che hanno trovato rifugio e una nuova

vita nel centro di assistenza "Del Wende'", nella periferia di Ouagadougu, in Burkina Faso. Il centro e' gestito dalle Missionarie di Notre Dame d'Afrique. Le ospiti sono in maggioranza anziane accusate dai capi-villaggio di essere responsabili di qualche morte che, causata da una malattia o un incidente, non viene accettata dalla popolazione e viene quindi attribuita al maleficio di una persona individuata da uno stregone. Sono sempre i soggetti più deboli ad essere colpiti da queste accuse infamanti, che comportano l'espulsione dal villaggio: anziane, vedove, donne emarginate o indigenti. Il centro "Del

Wende", che nella lingua locale significa "Appoggiati a Dio", offre a queste donne accoglienza, sottraendole allo stato di abbandono e solitudine in cui vengono lasciate che non raramente le porta al suicidio. “Radio Maria” in Burkina Faso costretta a sospendere la trasmissione dei notiziari della Radio Vaticana 23 dic 97 – “Radio Maria” in Burkina Faso non ritrasmette più da ieri i notiziari della Radio Vaticana. E' la conseguenza di una ingiunzione diramata dal Consiglio Superiore dell'Informazione di Ouagadougou che fa divieto a quattro emittenti locali di ritrasmettre radio estere. L'ingiunzione, oltre a Radio Maria, ha colpito Horizon FM, Radio Pulsar, e Radio Energie collegate, rispettivamente, con la Voice of America, con la BBC e con Radio France Internationale. Per l'ente governativo la ritrasmissione in voce dei notiziari di emittenti estere costituisce un abuso nell’uso delle delle licenze di trasmissione. "Tali manipolazioni nella utilizzazione delle frequenze – precisa il Consiglio Superiore dell'Informazione di Ouagadougou - pongono il problema della responsabilità editoriale dell'emittente e un problema di sovranità per il Burkina Faso". L'ente governativo ha ribadito che

le emittenti estere che vogliono trasmettere in Burkina Faso devono sottoscrivere una convenzione. I vescovi del Burkina Faso si appellano alla generosità dei fedeli per sostenere l’autosufficienza della Chiesa nel Paese 6 apr 98 In una lettera pastorale i vescovi del Burkina Faso hanno fatto appello a tutti i fedeli e alle persone di buona

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volontà a sostenere la Chiesa e in particolare la sua opera

caritativa, l’OCADES Burkina istituita nel 1996. Nel documento i presuli ricordano come dall’inizio dell’evangelizzazione la Chiesa del Burkina Faso abbia beneficiato di tanti aiuti dall’estero e della solidarietà della Chiesa universale sia nel campo missionario, sia in quello dello sviluppo. “Oggi – scrivono - la nostra Chiesa-famiglia ha quasi cento anni di esistenza ed è quindi giunto il momento di dare più segni di maturità e di autosufficienza. L’evangelizzazione e la promozione dello sviluppo in Burkina Faso non può continuare contando sull’aiuto degli altri. La nostra decisione è dunque una questione

importante ed è insieme nella solidarietà in nome della nostra dignità che potremo e dobbiamo accogliere questa sfida”. I cristiani del Niger temono l’islamizzazione dello Stato NIAMEY 18 giu 99 - Cattolici e protestanti del Niger temono l’islamizzazione dello Stato. La religione islamica, maggioritaria, appare sempre più come un elemento di conquista e di conservazione del potere. Queste riserve dei cristiani nigerini fanno riferimento a due recenti disposizioni adottate dal Consiglio Consultivo Nazionale. Queste due disposizioni sono l'istituzione di un Consiglio per gli affari religiosi e la soppressione dell'articolo 128 dal progetto della nuova Costituzione. Questo articolo affermava esplicitamente che "la forma repubblicana dello Stato, il carattere unitario dello Stato, il principio di separazione tra Stato e religione, non possono essere oggetto di alcuna revisione". Il Consiglio Consultivo, una sorta di parlamento di transizione che dirige il Niger dopo il colpo di stato del 9 aprile, è composto da 106 rappresentanti di tute le realtà del Paese. La Chiesa cattolica e quella protestante vi sono rappresentate con un seggio ciascuna. I protestanti hanno lamentato minacce aperte dai loro colleghi delle associazioni

islamiche. Da parte cattolica vi è da registrare la reazione del vescovo di Niamey, mons. Guy Romano, da sempre oppositore della istitutzione di un Consiglio per gli affari religiosi, che ha definito come "un consiglio islamico che diventerà il cavallo di Troia per un futuro partito religioso". Mons. Romano si è anche espresso contro il principio di una votazione che non garantisca le minoranze. Il Niger è uno dei paesi più islamizzati dell'Africa. Secondo le statistiche ufficiali dello Stato, più del 90% per cento

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dei 9 milioni di nigerini professa l'Islam. Fino ad oggi tuttavia il

Niger ha conosciuto un Islam tradizionale tollerante ed esempio di coabitazione religiosa pacifica. I cristiani sono meno dell'1 per cento. In costruzione a Bobo Dioulasso, in Burkina Faso, il Centro per la formazione alla vita religiosa “Mater Christi” BOBO DIOULASSO, 22 dic 99 – 33 comunità religiose dell’Africa Occidentale troveranno il loro “ricovero” spirituale in un centro, che si sta costruendo a Bobo Dioulasso, la seconda città per grandezza del Burkina Faso, l’ex Alto Volta. Si tratta di un centro

per la formazione alla vita religiosa ed è intitolato alla “Mater Christi”. Il centro formerà chierici e catechisti e servirà anche come casa di ritiro spirituale per sacerdoti, per religiosi e per suore. Il progetto è nato dopo 8 anni di esperienze in varie località. La Conferenza episcopale del Burkina Faso ha previsto per la realizzazione una spesa di 3 miliardi di lire italiane. Un contributo stabile a quest’opera viene da “Aiuto alla Chiesa che soffre” impegnata da diverso tempo a versare un contributo annodi 30 milioni di lire. Dal 1996 "Radio Espérance Espoir" della diocesi di Nouna-Dédougou contribuisce allo sviluppo e alla promozione umana in questa regione del Burkina Faso DEDOUGOU, 29 nov 01 - Una radio rurale cristiana al servizio dello sviluppo e aperta al contributo dei radio-ascoltatori. E' "Radio Espérance Espoir", emittente in modulazione di frequenza della diocesi di Nouna-Dédougou, nel Burkina Faso orientale. Fondata nel 1996 per iniziativa del Centro interdiocesano di comunicazione, l'emittente ha contribuito in questi anni allo sviluppo socio-economico e culturale e alla promozione umana di questa regione agricola, una delle aree

più depresse del Paese. L'emittente è cresciuta anche grazie al contributo di un gruppo di ascoltatori che si sono costituiti in associazione, la Cedicom. Oltre a contribuire al sostegno finanziario dell'emittente, la Cedicom collabora alle sue produzioni incoraggiando la partecipazione attiva alle trasmissioni della popolazione locale.

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La scomparsa nel 2002 di don Robert Ouédraogo, figura di

spicco della Chiesa del Burkina Faso OUAGADOUGOU, 7 feb 02 - L'Africa, continente dai colori e dai suoni vivaci, ha prodotto alcuni degli esempi più belli di inculturazione della fede. Chi ha partecipato a una messa africane lo sa: canti, musiche, danze che mostrano la gioia della salvezza cristiana. Questi risultati sono dovuti al lavoro di donne e uomini di fede, profondamente radicati nella cultura locale. Uno di questi era don Robert Ouédraogo, grande figura della chiesa del Burkina Faso, morto a 80 anni il 2 febbraio. Don Ouédraogo, ordinato sacerdote nel 1948, aveva una passione

peculiare per la musica e l'arte. La sua vocazione artistica lo ha portato a introdurre una vera rivoluzione nella chiesa locale. Nel 1956, pochi anni prima del Concilio Vaticano II, egli ha introdotto l'uso del tam-tam nella liturgia. La "Messa delle savane" è stata un'altra sua grande intuizione. Dotato di grande competenza musicale, don Ouédraogo ha composto l'inno nazionale dell'Alto Volta - vecchio nome del Burkina Faso - e ha elaborato diversi lavori teorici e pratici musicali, tra i quali un trattato sulla musica Mossi, l'etnia principale del paese, presentato al congresso internazionale di musica religiosa di Colonia, nel 1961. Al festival delle arti negre di Lagos, in Nigeria, egli era solito condurre la sua corale "Naaba Sanom", costituita nel 1975. Questa corale ha influenzato molti altri gruppi canori. Grazie a questo egli era soprannominato "l'apostolo del canto", come dice un suo fedele: " Attraverso il canto egli sollevava gli animi". Accanto alla passione e alla competenza artistica, don Ouédraogo era uomo di fede profonda, venata anche da una certa ironia. Si racconta che durante un periodo di forte siccità, che minacciava la vita stessa dei burkinabé, egli ha organizzato una processione nella savana, portando la statua della Vergine. Di fronte alla folla, sotto il sole cocente, egli disse alla Madonna:

"Se non fai piovere prima della fine della preghiera, ti lasceremo sotto il sole". Fu una sorpresa enorme, dopo pochi istanti, vedere la pioggia cadere a catinelle, disperdendo la folla. Il fatto sarebbe avvenuto a Ziniaré (a 30km da Ouagadougou), ricordato ancora da molte persone. Per i suoi meriti artistici e religiosi, don Ouédraogo ha ricevuto numerosi premi, tra cui la grande medaglia dell'Ordine Nazionale nel 1990. Ma l'ultimo premio, è stata la folla di migliaia di persone che lunedì 3

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febbraio lo ha accompagnato al cimitero dei preti di Pabré.

Nel Niger non vi sono preti a sufficienza per assistere i 20 mila fedeli distribuiti su un territorio vasto più di tre volte l’Italia NIAMEY, 26 feb 02 - Nel Niger non vi sono preti a sufficienza per assistere i 20 mila distribuiti fedeli su un territorio vasto più di tre volte l'Italia e la cui popolazione è musulmana. Per questa mancanza di clero diverse parrocchie nigerine sono curate da fedeli laici. Lo illustra un servizio uscito sull'ultimo numero del mensile cattolico senegalese "Horizons Africains". In Niger

attualmente sono due le diocesi, quella di Niamey, affidata al redentorista mons. Guy Romano, e quella di Maradi, eretta l'anno scorso ed affidata a mons. Ambrosie Ouédraogo. Cresce l’integralismo nel Niger, afferma l’arcivescovo di Niamey, mons. Guy Romano NIAMEY, 27 nov 02 – “L’integralismo sta montando in tutta l’Africa, in particolar modo in Niger, dove operano una quarantina di gruppi fondamentalisti”. Lo ha detto al settimanale italiano Panorama l’arcivescovo di Niamey, mons. Guy Romano, nato in Francia da genitori genovesi. A finanziare le organizzazioni integraliste nigerine sono, secondo il presule, l’Iran, l’Algeria, il Sudan, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Esse, però, sono rivali tra loro ed hanno “una grande influenza sulla popolazione”, che è di oltre 8 milioni di abitanti. Infatti, gli integralisti controllano il 10 per cento di questa popolazione. Quanto al governo di Niamey, mons. Romano ritiene che il “presidente Mamadou Tandja si è schierato a fianco degli Usa nella lotta al terrorismo. I politici – aggiunge il presule – cercano di controllare i movimenti integralisti islamici violenti. Anche

perché sanno che, se prendo il potere, la prima cosa che faranno sarà instaurare la sharia”. Il Niger si trova nella fascia dell’Africa sub-sahariana, dove l’Islam sta facendo più proseliti di ogni altra religione, annota una scheda del settimanale. Negli ultimi 15 anni i musulmani africani sono passati da 120 a 150 milioni. Cifra che corrisponde al 30 per cento della popolazione complessiva africana. I paesi adiacenti al Maghreb, some Senegal Mauritania, Gibuti e Somalia, sono a totalità islamica.

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Più a Sud si trova un’area dove l’Islam è religione maggioritaria.

Sono i Paesi dell’Africa orientale (60 milioni di musulmani) e dell’Africa occidentale (80 milioni). Lo stato africano dove Allah ha maggior seguito è la Nigeria, con 58 milioni di fedeli. L’Islam sta però mettendo radici nell’intera Africa. Presenze islamiche consistenti si trovano in tutti i paesi dell’Africa australe, dal Mozambico al Sudafrica. Unica eccezione la costa atlantica. Le Suore Missionarie di Nostra Signora d'Africa del Burkina Faso festeggiano i loro 90 anni di presenza in Burkina Faso

OUGADOUGOU, 11 dic 02 - Le Suore Missionarie di Nostra Signora d'Africa del Burkina Faso hanno festeggiato il 3 dicembre i loro 90 anni di presenza nel Paese africano. Le prime otto religiose francesi della congregazione che introdussero il cristianesimo in Burkina Faso, vi giunsero infatti il 3 dicembre 1912. Dopo avere appreso la lingua locale, il Mooré, le religiose cominciarono la loro opera di evangelizzazione dedicandosi alla formazione professionale di giovani catecumene e aprendo quindi un'officina tessile da cui nel 1968 è nato il Centro di formazione femminile e artigianale del Burkina Faso (Cffa). Nel 1921 fondarono la loro prima scuola maschile, dalla quale, ricorda una delle missionarie, suor Jeannette Tremblay, sul giornale locale "Sidwaya", sono uscite personalità di spicco della vita nazionale, tra cui il cardinale Paul Zoungrana. Da allora hanno continuato a costruire scuole, dispensari e a formare religiosi e religiose, contribuendo in modo decisivo all'implantazione della Chiesa in Burkina Faso. Ancora oggi il loro apostolato si svolge prevalentemente nella scuola, nelle parrocchie, nella sanità e in opere sociali. Anche se ridotte di numero rispetto al passato - attualmente sono appena sette nella capitale Ouagadougou - la loro presenza è ancora molto

preziosa per la vita della Chiesa locale. Programma educativo promosso dalla Diocesi di Ouahigouya, in Burkina Faso, per sradicare la pratica dei matrimoni forzati OUAHIGOUYA 16 apr 03 - La Diocesi di Ouahigouya, in Burkina Faso, ha avviato un programma di educazione per sradicare il costume dei matrimoni forzati. Ragazzine appena entrate in

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pubertà vengono costrette a sposare uomini che hanno un'età

doppia o tripla della loro. Si tratta quindi di una violenza nei confronti della libertà della persona, oltre ad essere una violazione dei principi canonici che descrivono il matrimonio come un contratto d'amore libero e reciproco. Il programma educativo è stato promosso dal vescovo di Ouahigouya, mons. Philippe Ouedraogo. Suoi immediati destinatari sono i cosiddetti "leader d'opinione"che appoggiano e perpetuano questo costume. Essi sono i capi famiglia e i capi villaggio. Il progetto mira dunque a sensibilizzare loro perché prendano coscienza del male che arreca la pratica del matrimonio forzato. I responsabili delle

parrocchie della diocesi di Ouahigouya hanno formato 30 animatori scelti tra i contadini dei villaggi. Questi sono di fatto i responsabili dell'esecuzione del programma in ben 150 villaggi della zona. La Chiesa nel Burkina Faso è giovane, ma dimostra vitalità: lo rileva “Mission”, la rivista dei Padri Bianchi OUAGADOUGOU, 14 mag 03 – Nel Burkina Faso la Chiesa è giovane, ma dimostra vitalità. Lo rileva “Mission”, la rivista dei Padri Bianchi in questo paese africano. La rivista, infatti, annota che negli ultimi cinque anni i cattolici in Burkina Faso sono aumentati di 20 mila ogni anno. In meno di un secolo i fedeli sono così più di un milione. E’ cresciuto anche il numero dei sacerdoti autoctoni, oggi sono più di 400. In aumento anche le vocazioni, specialmente quelle religiose. L’impegno pastorale principale in Burkina Faso, dove vige un grande rispetto per la famiglia, è proprio l’evangelizzazione delle famiglie. Si vuole così modellare la Chiesa locale sulla famiglia, come rileva mons. Anselme Sanon, vescovo di Bobo-Dioulasso. La Chiesa-famiglia significa per i fedeli vivere il proprio cristianesimo in comunità e nella solidarietà. I Missionari d’Africa, o Padri Bianchi,

impiantarono la Chiesa in Burkina Faso agli inizi del Novecento, quando fondarono la missione di Koupela. Nel 1912, giunsero anche le Suore Bianche, il ramo femminile dei Missionari d’Africa. Le scuole cattoliche nel Burkina Faso OUAGADOUGOU, 24 mar 04 – L’anno scolastico nelle 60 scuole materne ed elementari, che la Chiesa gestisce in Burkina Faso, procede regolarmente. In questi giorni anche gli insegnanti, che

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operano in scuole già appartenute alla Chiesa, hanno fatto il

punto lodando in particolare la buona collaborazione con i colleghi delle scuole statali. In Burkina Faso il governo ha requisito tutte le scuole cattoliche lasciando però che una classe di ogni scuola rimanga gestita da personale cattolico. Di particolare impegno in questo anno scolastico l’introduzione dell’apprendimento del francese accanto allo studio di una delle lingue nazionali parlate dai bambini. Nella capitale Ouagadougou, a metà marzo, si sono riuniti direttori e direttrici delle scuole primarie cattoliche.

Incontro dei vescovi del Burkina Faso e della Costa d’Avorio per discutere il possibile contributo della Chiesa alla soluzione della crisi politico-militare in Costa d’Avorio OUAGADOUGOU, 26 mar 04 - I vescovi del Burkina Faso e della Costa d’Avorio si incontreranno dal 22 al 25 aprile prossimo a Abidjan per discutere il possibile contributo della Chiesa alla soluzione della crisi politico-militare in Costa d’Avorio, dove il processo di riconciliazione nazionale avviato più di un anno fa con la mediazione della Francia avanza con difficoltà. E’ la decisione principale scaturita dalla recente assemblea plenaria della Conferenza episcopale del Burkina e del Niger (Cebn). In un resoconto sui lavori dell’assemblea pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano locale “Le Pays”, la Cebn ricorda che la proposta è stata lanciata dai vescovi del Burkina e del Niger dopo la loro visita ad Limina a Roma nel giugno 2003, incontrando il consenso dei confratelli ivoriani. Il comitato preparatorio dell’incontro comprende membri dei due episcopati. Appello per la pace dei vescovi ivoriani e burkinabè ABIDJAN - I vescovi ivoriani e burkinabè hanno rivolto un appello ai rispettivi governi, invitandoli a “incontrarsi e

dialogare” per il bene delle popolazioni africane. L’appello è contenuto nel comunicato conclusivo dell’incontro tra i due episcopati svoltosi dal 22 al 25 aprile ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Nel documento i presuli chiedono ai due governi di “combattere l’ingiustizia e la povertà”, gestire le risorse economiche “in modo trasparente” e “non lasciarsi manipolare dalle potenze economiche straniere”. Riferendosi poi alla sollevazione armata del settembre 2002, causa di una grave crisi

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socio-politica ancora aperta in Costa d’Avorio, i vescovi hanno

sottolineato che gli abitanti di questa nazione e del Burkina Faso, “un tempo fratelli, adesso coltivano la diffidenza”. Le relazioni fra i due Paesi sono infatti degenerate dopo che Yamoussoukro ha accusato Ouagadougou di sostenere la ribellione. La proposta dell’incontro era stata lanciata nel corso dell’ultima della Conferenza episcopale del Burkina e del Niger (Cebn), con l’obiettivo appunto di riannodare i contatti e “trovare la via di una vera riconciliazione tra i due Paesi”. Dopo essersi riuniti venerdì e sabato in conclave, i presuli autori del documento hanno celebrato domenica una messa nella Cattedrale Saint-Paul

di Abidjan, alla quale hanno partecipato il Presidente ivoriano Laurent Gbagbo e il Primo Ministro del Governo di riconciliazione nazionale, Seydou Diarra. Il Governo del Burkina sottoscrive una convenzione per il sostegno finanziario delle scuole cattoliche OUAGADOUGOU, 16 lug 04 - Martedì scorso il governo del Burkina Faso si è impegnato a sostenere le scuole cattoliche di ogni ordine e grado nel paese. E' il senso della convenzione sottoscritta, martedì scorso, nella capitale Ouagadougou dal ministro della pubblica istruzione e della ricerca, Laya Sawadogo, e l'arcivescovo di Ouagadougou, mons. Jean-Marie Untaani Compaoré. Ne ha dato notizia il quotidiano locale "Sidwaya", il quale precisa,. da parte sua, che le scuole cattoliche si sono impegnate ad offrire un insegnamento di qualità, a rispettare i regolamenti in vigore in materia di didattica, e ad accettare un controllo ministeriale di carattere pedagogico e finanziario allorché la scuola cattolica sia ospitata in edifici di proprietà statale. La convenzione riconosce il carattere di servizio pubblico e di interesse nazionale della scuola cattolica. Questa, infatti, recita la convenzione "favorisce una formazione integrale della

persona attraverso l'assimilazione sistematica e critica della cultura". La convenzione sottoscritta martedì scorso segue un primo protocollo d'accordo sottoscritto il 13 di giugno del 2000. Con quell'accordo venivano restituite alla Chiesa le scuole elementari confiscate dallo stato del Burkina Faso nel 1969. "Era un segno di una nuova era tra stato e Chiesa", è stato il commento di mons. Wenceslas Compaoré, vescovo di Manga e presidente della commissione episcopale per la scuola cattolica.

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La Chiesa nel Burkina Faso attivamente impegnata contro la piaga dei matrimoni forzati OUAGAGADOUGOU, 29 lug 04 - In Burkina Faso la Chiesa è attivamente impegnata contro la piaga dei matrimoni forzati, una pratica illegale, ma ancora diffusa nel Paese africano. Bambine appena adolescenti vengono costrette dalle loro famiglie a sposare uomini molto più anziani, subendo violenze di ogni sorta. Una grave violazione dei diritti umani, ma anche del principio canonico che vuole il matrimonio come una libera unione d’amore tra due persone adulte e consenzienti. Contro il

fenomeno si sta mobilitando la Chiesa locale, sia con campagne di sensibilizzazione, soprattutto nelle campagne, per fare prendere coscienza del male arrecato da questa pratica, sia offrendo accoglienza alle vittime che riescono a fuggire da questa vera e propria schiavitù. E’ quanto sta facendo l'Associazione per diritti delle donne della Casa delle Suore dell'Immacolata Concezione a Uizia, che ospita e protegge dai loro mariti diverse ragazze costrette al matrimonio forzato. Drammatiche le esperienze raccontate dalle giovani ospiti, come conferma suor Kantyono Euphrasie: "Le ragazze che vengono da noi fuggono dal matrimonio forzato, superando difficoltà inenarrabili e spesso insormontabili". Per suor Esther Marie Judith la piaga del matrimonio forzato è “una schiavitù contro la quale dobbiamo tutti lottare per l'emancipazione non solo delle donne, ma anche della nostra Nazione e dell'Africa". Apre i battenti la prima università cattolica del Burkina Faso OUGADOUGOU - Il prossimo 18 ottobre aprirà i battenti la prima università cattolica del Burkina-Faso. Si tratta dell’Università di San Tommaso d’Aquino (USTA, in sigla) con sede a Saaba, nei

pressi della capitale Ouagadougou. L’iniziativa è del Consiglio nazionale dell’insegnamento cattolico (CNEC) ed è il frutto di due anni di lavoro di una speciale commissione di studio composta da accademici e uomini di Chiesa. Quattro i suoi corsi di laurea: economia, giurisprudenza, amministrazione aziendale e pubblica amministrazione. Come ateneo religioso, spiegano i responsabili del Cnec, l’Usta punterà sulla qualità con un’attenzione particolare alla formazione integrale della persona. A questo

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scopo sono stati selezionati docenti qualificati ed esperti

provenienti dall’Università di Ouagadougou (UO) e da altri atenei cattolici di paesi vicini. L’istituzione del nuovo ateneo permetterà inoltre di ridurre la sovrappopolazione universitaria della stessa università della capitale, facilitando l’accesso dei diplomati agli studi superiori. Secondo i dati statistici ufficiali nel Paese africano appena l’1 per cento della popolazione riesce ad accedere all’università. I diplomi universitari dell’Usta saranno riconosciuti dal Cames, il Consiglio africano e malgascio per l’insegnamento superiore.

Sessione della Commissione episcopale per il dialogo con l'Islam OUGADOUGOU, 7 dic 05 - La situazione dei rapporti interreligiosi nel Burkina Faso è nel complesso buona, anche se non mancano problemi che richiedono approfondimenti e nuove strategie per migliorare la convivenza tra cristiani e musulmani. E’ il quadro emerso dalla recente sessione della Commissione episcopale per il dialogo con l’Islam svoltasi a fine novembre nella capitale Ouagadougou. La sessione è servita sostanzialmente a fare il punto dello stato dei rapporti islamo-cristiani in Burkina Faso e quindi a definire piani di intervento per il futuro. Partendo dalle conclusioni dell’incontro nazionale dell’estate scorsa a Koumi sui problemi della convivenza tra cristiani e musulmani nei Paesi dell’Africa occidentale francofona, i delegati hanno confrontato le iniziative promosse in questo ambito nelle singole diocesi burkinabé. Dal confronto è emersa, in particolare, l’esperienza positiva della nuova diocesi di Dori, dove le due comunità sono riuscite ha stabilire una fruttuosa collaborazione, a riprova del fatto che il dialogo tra cristiani e musulmani non solo è possibile in Burkina Faso, ma è anche benefico per la società. Tra i nodi critici è stato

invece evidenziato quello dei matrimoni misti tra cristiani e musulmani il cui esito non è sempre felice. Per questo la Commissione ha raccomandato un’approfondita riflessione dell’episcopato sul problema, evidenziando la necessità di puntare su una migliore preparazione catechistica dei giovani prima del matrimonio e di un accompagnamento pastorale delle coppie miste dopo le nozze. Sempre con l’obiettivo di migliorare il dialogo islamo-cristiano in Burkina Faso, essa ha

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inoltre proposto di inviare giovani sacerdoti burkinabé a

studiare islamologia in Paesi islamici. Paese a maggioranza animista, il Burkina Faso conta una significativa minoranza islamica (il 25 per cento), mentre i cristiani sono il 10 per cento della popolazione. I 50 anni della Diocesi di Koupéla, in Burkina Faso

KOUPELA, 14 mar 06 - L'arcidiocesi di Koupéla, in Burkina Faso, celebra i cinquant'anni di erezione. Venne eretta, infatti, come diocesi nel 1956 e il suo primo vescovo, mons. Dieudonné Yougbaré, fu anche il primo Ordinario autoctono dell'Africa

Occidentale. Egli oggi ha 89 anni di età ed è vescovo emerito di Koupéla. A lui si deve l'istituzione del piccolo seminario di Baskouré, e delle scuole per catechisti a Guelgue per le popolazioni di lingua mossi e a Garango per quelle di lingua bissa. Il tema di fondo, che anima tutte le manifestazioni organizzate per il giubileo, è un invito a tutti i fedeli: "Famiglia diocesana giubilare di Koupéla, fedele alle tue tradizioni autentiche, vivi senza paura e nella verità la tua conversione a Cristo". L'invito è particolarmente rivolto alle tante comunità locali tra le quali è attivo l'attuale arcivescovo, mons. Seraphin Francois Rouamba, nominato e consacratonel 2000, quando la diocesi di Koupéla è divenuta arcidiocesi metropolitana.Su una popolazione di 1 milione e 300 mila abitanti, in maggioranza musulmana, i fedeli sono 238 mila. Il 70° anniversario dell’implantazione della Chiesa in Niger NIAMEY, 24 gen 06 - La Chiesa del Niger festeggia quest’anno i 70 anni di fondazione. Una realtà discreta e fortemente condizionata da un contesto a netta maggioranza islamico, come spiega in una recente intervista al quotidiano cattolico

francese “La Croix” il vescovo di Niamey, mons. Michel Cartatéguy. Implantata nel 1936, la Chiesa nigerina si è sviluppata silenziosamente grazie alle piccole comunità che hanno preso forma tra i cristiani immigrati dai vicini Burkina-Faso, Benin, Togo e Nigeria. Oggi il Paese conta tra i 20 e i 25mila cattolici su una popolazione di 12 milioni di abitanti, più del 90 per cento dei quali musulmani. La Chiesa è attivamente

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impegnata nel campo sanitario, dell’educazione e della

promozione umana. Attualmente gestisce sette scuole materne, dodici elementari, una scuola professionale e un plesso scolare con un migliaio di allievi. In questi ultimi due anni la sua presenza si è fatta notare anche per l’assistenza fornita alle popolazione colpita dalla carestia. Lo scorso mese di agosto, i vescovi delle due diocesi nigerine di Niamey e di Maradi hanno predisposto un vasto piano di intervento gestito dalla Caritas e da altre organizzazioni caritative locali per la distribuzione di derrate alimentari e aiuti alla popolazione contadina.

Mons. Séraphim François Rouamba, arcivescovo di Koupéla, eletto nuovo Presidente della Conferenza episcopale inter-territoriale del Burkina e del Niger KOUPELA, 13 mar 07 – Da giugno la Conferenza episcopale di Burkina Faso-Niger avrà come presidente mons. Séraphim François Rouamba, arcivescovo di Koupéla, e come vicepresidente mons. Lucas Kalfa Sanou, vescovo di Banfora. Le cariche, insieme alle altre, sono state votate durante la recente plenaria della Conferenza episcopale inter-territoriale del Burkina e del Niger. È stato l’attuale presidente, mons. Philippe Ouédraogo, vescovo di Ouahigouya, ad aprire e a condurre i lavori dell’assemblea chiamata a riordinare le strutture della stessa Conferenza, a varare il bilancio, ed a nominare gli insegnanti nei seminari maggiori. Alla plenaria, che ha avuto luogo a Koupéla, in Burkina Faso, ha partecipato anche il Nunzio Apostolico, mons. Mario Roberto Cassari, giunto da Abidjan per la circostanza. Messaggio dei vescovi del Burkina Faso per le elezioni legislative del 2007 18 apr 07 “Per quanto tempo resteremo indifferenti alla cosa

pubblica, noi che dobbiamo essere il sale della terra e la luce del mondo? Per la Chiesa fare politica significa impegnarsi in uno dei migliori servizi che si possono rendere alla nazione”. Con questa provocazione, contenuta nel messaggio del 19 marzo scorso, i vescovi del Burkina Faso hanno esortato i cristiani del Paese a partecipare attivamente alle prossime elezioni legislative del 6 maggio, “per promuovere i valori evangelici di onestà, sincerità e giustizia” a fronte di un diffuso

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senso di corruzione che spesso allontana i fedeli dalla politica

“percepita come una cosa cattiva”. “Invitiamo e incoraggiamo - si legge nel messaggio - tutti i cristiani a esercitare il loro dovere civico, e quelli che hanno le capacità, a impegnarsi in politica. Tuttavia, quelli che avranno l’audacia di farlo, dovranno avere il coraggio di testimoniare la fede per promuovere i valori evangelici di onestà, sincerità e giustizia”. A tal fine la Conferenza episcopale locale esorta ad ôascoltare la propria coscienza per combattere e denunciare le frodi elettorali, la corruzione, le menzogne e tutte le altre manovre volte a intaccare la regolarità e la trasparenza del voto”. I

vescovi assicurano, infine, di accompagnare il processo elettorale con “ferventi preghiere” e la loro benedizione.

A una riunione nel 2007 della Commissione episcopale del Burkina Faso per il dialogo islamo-cristiano rileva le buone relazioni tra la Chiesa e la comunità islamica del Paese

OUAGADOUGOU, 16 mag 07 - Sono buone le relazioni tra la Chiesa cattolica e la comunità islamica del Burkina Faso. È quanto è emerso al termine della riunione della Commissione

episcopale del Burkina Faso per il dialogo islamo-cristiano alla quale hanno partecipato delegati provenienti da quasi tutte le diocesi. Il Presidente della Commissione, Mons. Joachim Ouédraogo, Vescovo di Dori, ha sottolineato la "necessità di seguire la via del dialogo di vita e delle opere con i nostri fratelli dell'islam". Citando il cardinale Paul Poupard, mons. Ouédraogo ha ricordato che "il dialogo è la via sicura per relazioni interreligiose feconde. Per questo dobbiamo, tenacemente, percorrere la via del dialogo che inizia con l'accettazione e il riconoscimento dell'altro". Il responsabile della "Union Fraternité des Croyants" (UFC) ha portato la sua

testimonianza sull'esperienza che vivono cristiani e musulmani che aderiscono a questa organizzazione interreligiosa che opera nella diocesi di Dori. L'UFC è stata istituita nel 1969, dopo la grave carestia che aveva colpito in quell'anno la stessa Dori, alla quale seguirà, quattro anni dopo, quella di Gorom-Gorom. L'associazione riunisce cristiani e musulmani che operano insieme per "lo sviluppo integrale dell'uomo attraverso la

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cultura della tolleranza e del dialogo interreligioso e la

collaborazione in campo sociale ed economico". Esaminando i rapporti provenienti dalle diverse diocesi, la Commissione ha preso atto dei progressi fatti nel campo del dialogo tra le fedi: riunioni di formazione sul dialogo interreligioso tenute dalle diverse diocesi, visite di musulmani alle comunità cristiane in occasionirdelle festività religiose e viceversa. Mons. Ouédraogo ha infine sottolineato che per promuovere il dialogo tra islam e cristianesimo, bisogna coltivare un atteggiamento umile, fondato sulla carità e sulla gratuità, nel rispetto reciproco e nella conoscenza della propria fede. In Burkina il 50 per cento

degli oltre 10 milioni di abitanti è musulmano, il 40 per cento aderisce alle religioni tradizionali africane e il 10 per cento è cattolico.

La Chiesa del Burkina Faso lancia un progetto triennale di promozione umana OUAGADOUGOU, 26 set 07 - Il Segretariato nazionale della Chiesa del Burkina Faso (SN-ECBF) ha avviato un piano strategico di sviluppo triennale (PST) nell’ambito di un più vasto programma quinquennale promosso dall’Organizzazione

cattolica per lo sviluppo della solidarietà della Caritas locale (OCADES, in sigla). Nel biennio 2006-2007 l’OCADES ha promosso diversi progetti socio-economici di promozione umana per un ammontare complessivo di oltre di 6 milioni e mezzo di Euro. Gli interventi riguardano diversi ambiti: dall’agricoltura, alle infrastrutture idrauliche, alla fornitura di servizi sociali di base, alla promozione di progetti di micro-credito ecc… Il progetto ha ottenuto quest’anno il sostegno finanziario di due organizzazioni caritative cattoliche europee: la tedesca Misereor e il Sécours Catholique francese che hanno stanziato circa 132mila Euro destinati a migliorare l’opera di

coordinamento e patrocinio svolta dal Segretariato. Grazie a questi finanziamenti - spiega il rapporto di bilancio sul progetto pubblicato sul sito dei vescovi - il Segretariato ha potuto acquistare un server e una connessione Adsl a banda larga che ha permesso di creare una rete intranet per la trasmissione di calendari, e-mail e dossier. I fondi sono serviti anche alla stampa di manifesti, auto-adesivi e dépliant necessari a

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pubblicizzare queste iniziative.

La Commissione Giustizia e Pace del Burkina Faso lancia la seconda fase di un progetto volto a garantire il rispetto dei diritti umani anche a chi non ha mezzi OUAGADOUGOU, 20 feb 08 - La Commissione della Giustizia e della Pace (CJP) della Conferenza episcopale del Burkina Faso ha lanciato la seconda fase di un progetto triennale che vuole rendere edotti tutti i cittadini sui propri diritti e doveri e sugli strumenti giuridici a loro disposizione per fare valere tali diritti. L’iniziativa, presentata nei giorni scorsi nella città di

Ouahigouya, è co-finanziata dai Catholic Relief Services (CRS), l’agenzia caritativa della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, e dal Secours Catholique, la Caritas francese, per un ammontare complessivo di 263mila euro. L’obiettivo – spiega Dominique Moussa Bangré, dei CRS/Burkina - è di valorizzare il capitale umano del Paese e promuovere la sicurezza economica, giuridica e sociale che sono la condizione per una società stabile e armoniosa. In particolare, questa seconda fase del progetto punta a promuovere l’accesso effettivo alla giustizia a chi non ha i mezzi per farlo. Il lancio ufficiale dell’iniziativa è stato preceduto da una vasta campagna di informazione ed ha ricevuto il plauso del Ministro per la promozione dei diritti umani, Salamata Saladogo. Ancora ritardi nella costruzione della Basilica di Nostra Signora di Yagma in Burkina Faso OUAGADOUGOU, 21 mag 08 - Stenta a vedere la luce l’attesa Basilica di Nostra Signora di Yagma, una delle principali mete di pellegrinaggi del Burkina Faso. Dopo 17 anni di cantieri più volte interrotti, la costruzione del grande santuario ha subito una nuova battuta di arresto per mancanza di fondi. Situata

nell’arcidiocesi di Ouagadougou, la località, dove attualmente sorge una grotta con una statua della Vergine, attira da 40 anni migliaia di pellegrini da tutto il Paese e nel 1971 è stato ufficialmente proclamato dalla Conferenza episcopale “Centro di pellegrinaggio nazionale”. L’inizio dei lavori di costruzione della basilica, auspicata da Giovanni Paolo II durante la sua seconda visita pastorale nel Paese nel 1990, risale al 1991. Le difficoltà finanziarie hanno tuttavia ritardato a più riprese l’avanzamento

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dell’opera. Questo nonostante la generosità dei fedeli, in

particolare dell’Associazione degli imprenditori cattolici del Burkina Faso (Acathab) che hanno contribuito sostanziosamente alla sua realizzazione. È di questi giorni la notizia dell’ultima battuta di arresto: secondo il quotidiano burkinabè “Le Pays” all’appello mancano 300mila Franchi africani (pari a circa 468mila Euro). Il nuovo intoppo non scoraggia l’arcivescovo di Ougadougou Jean Marie Compaoré che si dice comunque fiducioso: “Il nostro obiettivo resta quello di completare la chiesa di Yagma, con i nostri tempi e i nostri mezzi”, ha detto il presule la cui preoccupazione principale per

il momento è la conclusione dei lavori interni entro il 15 agosto, in tempo per la Messa dell’Assunzione. A questo scopo mons. Campaorè fa appello ancora una volta alla generosità dei fedeli. Il costo stimato di questa parte dei lavori è di 50milioni di Franchi, pari a circa 78mila Euro. Si diffonde l'insicurezza alimentare: la preoccupazione dei vescovi del Burkina Faso e del Niger OUAGADOUGOU, 17 giu 08 - In questi mesi si sta aggravando la già precaria situazione alimentare nei paesi dell'Africa subsahariana come il Niger e il confinante Burkina Faso. Questa precarietà fa sviluppare poi tutto un sistema di accaparramento di derratre alimentari e di conseguenti speculazioni. Tutto ciò è stato ampiamente illustrato dai vescovi della Conferenza episcopale del Burkina-Niger (Cebn), che si sono ritrovati insieme per la loro terza plenaria. Il quotidiano “Le Pays” di Ouagadougou ha pubblicato, nei giorni scorsi, il comunicato finale di questa plenaria. In esso i vescovi rilevano che la causa principale della insicurezza alimentare è legata alle variazioni climatiche. Sono impossibili perciò soluzioni miracolistiche. I governi, tuttavia, "debbono prestare attenzione alle

organizzazioni dei produttori ed essere attenti alle loro preoccupazioni, per poi poter prendere misure coraggiose ed appropriate per raggiungere l'autosufficienza e la sovranità alimentare". Ma anche il singolo cittadino è esortato a comportamenti responsabili rivedendo le proprie abitudini alimentari. La crisi alimentare in quell'area geografica ha fatto naturalmente esplodere i mercati e vi sono stati episodi di violenza. I vescovi del Niger e del Burkina Faso condannano gli

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atti di violenza e la conseguente distruzione di beni pubblici e

privai, così come rimproverano il comportamento dei commercianti, degli operatori economici e di ogni amministrazioni, che volessero speculare sulla crisi in atto per arricchirsi sulla pelle dei più bisognosi. Per contro la Cebn loda gli sforzi messi in atto dalle organizzazioni cattoliche, come Caritas Burkina ed Ocades, per alleviare le sofferenze e le difficoltà generate dalla crisi alimentare e per ribadire, in definitiva "il diritto fondamentale di ogni persona umana ad una alimentazione sana e sufficiente, condizione indispensabile per il riconoscimento della sua identità".

Settimana Sociale contro la corruzione e la povertà in Burkina Faso OUAGADOUGOU, 01 ott 08 – Sarà dedicata alla lotta alla corruzione ed alla povertà la Settimana sociale della Chiesa cattolica del Burkina Faso. I lavori, giunti alla terza edizione, si svolgeranno dal 17 al 21 novembre e sono stati organizzati dalla Commissione episcopale Giustizia e pace (CJP-BF) del Paese africano. Il tema specifico dell’evento sarà “Corruzione e lotta alla povertà: quale il contributo della Chiesa cattolica?”. Circa 300 i partecipanti attesi all’incontro, cui sarà presente anche Michel Camdessus, già direttore generale del Fondo monetario internazionale e membro del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. “La Chiesa cattolica – afferma mons. Thomas Kaboré, presidente della CJP-BF – vuole far prendere coscienza del fatto che la corruzione è una grave ingiustizia commessa contro i poveri”. “Questo fenomeno – continua il presule – desta preoccupazione nella Chiesa cattolica, poiché da una parte è contrario alla Dottrina sociale; dall’altra, è un ostacolo allo sviluppo”. “In più – conclude mons. Kaboré – la corruzione contribuisce all’impoverimento della popolazione, soprattutto

nei Paesi del Terzo Mondo”. I 25 anni di attività della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel OUAGADOUGOU, 12 nov 08 - Presentate nei giorni scorsi a Ougadougou, nel Burkina Faso, le iniziative per i 25 anni della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel. L’anniversario ricorre il 15 febbraio dell’anno prossimo e per festeggiarlo sarà

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organizzato un pellegrinaggio nazionale. Al servizio dei popoli

del Sahel, l’istituzione lavora al fianco dei più poveri, lotta contro la desertificazione e forma quanti vogliono mettersi a servizio delle comunità più disagiate. Nata dopo la visita di Papa Wojtyla nel Burkina Faso, nel 1980, dopo l’appello lanciato dal pontefice a favore delle popolazioni duramente colpite dalla desertificazione e dalla siccità, con i suoi 25 anni la fondazione, ha detto il presidente del comitato di organizzazione del giubileo, mons. Thomas Kaboré, vescovo di Kaya, “è una bella prodezza di coordinamento di molteplici talenti ed energie a servizio di una causa nobile”. La

Fondazione Giovanni Paolo II (www.jp2-sahel.org) ha al suo attivo interventi, oltre che nel Burkina Faso, nel Capo Verde, in Gambia, Guinea Bissau, Mali, Mauritania, Niger, Senegal e Ciad. “Quando si eredita una casa dal proprio padre – ha affermato mons. Kaboré – la si deve mantenere, riparare perché le sue fondamenta restino solide. Noi siamo stati sostenuti, aiutati, sovvenzionati per 25 anni; è tempo adesso che noi saheliani facciamo la nostra parte, che apportiamo la nostra pietra all’edificio. Facciamo in modo che da questo anniversario – ha concluso – possiamo prenderci carico della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel”. In Burkina Faso “Radio Ave Maria” festeggia 15 anni di attività OUAGADOUGOU, 22 gen 09 - “Radio Ave Maria, 15 anni di presenza: una sola famiglia, una stessa voce”: è lo slogan con il quale la radio cattolica della diocesi di Ouagadougou, in Burkina Faso, festeggia quest’anno 15 anni di vita. Obiettivo dell’emittente è quello di rendere visibile la realtà della Chiesa come famiglia di Dio per gli uomini, attraverso la diffusione della Buona Novella e la promozione del bene comune in

armonia con la dottrina sociale della Chiesa cattolica. Per padre Henri Zongo, direttore della radio, la celebrazione di questo anniversario serve anche per sensibilizzare gli ascoltatori sulla realtà dell’emittente, che necessita di sostegno e contributi. Dal 23 gennaio all’1 febbraio diversi gli eventi cui sono invitati ascoltatori e i fedeli cristiani cattolici di Radio Ave Maria per festeggiare i 15 anni di attività dell’emittente. Ad aprire le celebrazioni nella sede della radio, domani alle 16, sarà una

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cerimonia, seguirà alle 21 una grande veglia di preghiera che

sarà presieduta da padre Blaise Bicaba nella chiesa di Notre dame di Kologh-Naaba. Lanciato in Burkina Faso il Programma “BRAVO!” Della Comunità di Sant'Egidio per la registrazione anagrafica di tutti i bambini OUAGADOUGOU, 28 apr 09 - Il Primo Ministro del Burkina Faso, Tertius Zongo, ha dato ufficialmente il via al Programma BRAVO! per la registrazione anagrafica di tutti i bambini, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. L’iniziativa, già avviata in diversi Paesi

africani, vuole rispondere alla sfida crescente di tanti bambini non registrati e alle conseguenze della mancata registrazione sulla pace e la stabilità di molti paesi in via di sviluppo. La cerimonia si è svolta alla presenza del Presidente dell'Assemblea nazionale, di numerosi Ministri ed esponenti del Governo, di tutti i presidenti di provincia, degli alti commissari, dei sindaci e dei prefetti del paese. Erano inoltre presenti ambasciatori e rappresentanti diplomatici. Per la Comunità di Sant'Egidio è intervenuta Evelina Martelli, che ha sottolineato quanto il programma BRAVO! possa rappresentare una reale difesa per la vita dei bambini. Il diritto al nome è un principio irrinunciabile e ovunque Sant’Egidio si impegna per garantire l'esistenza legale a tutti i bambini, soprattutto ai più deboli e bisognosi di protezione. Per questo essa ha scelto di dare al Burkina Faso tutto il sostegno necessario per realizzare l'obiettivo di iscrivere all'anagrafe 650.000 nuovi nati e 1.150.000 bambini nell'arco di 12 mesi. È la prima volta che un paese dell'Africa sub-sahariana, dove due bambini su tre non sono registrati, mette in campo un programma di così vasta portata per rendere il sistema anagrafico veramente efficace. Ogni anno 51 milioni di bambini nel mondo non vengono

registrati, e sono resi quindi vulnerabili, fin da piccoli - e poi più avanti nell’età, da adulti. Per questo hanno maggiori probabilità di rimanere coinvolti in abusi di diverso tipo – dagli abusi sessuali al reclutamento nelle forze armate, dal lavoro giovanile ai matrimoni precoci – rispetto a quelli che invece sono registrati alla nascita. La registrazione anagrafica è quindi un’efficace strumento per la protezione dei bambini.

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Il Seminario Notre-Dame d’Afrique di Koudougou

festeggia 50 anni di fondazione KOUDOUGOU, 5 mag 09 – Ha formato 1.644 seminaristi e offre il suo servizio alla Chiesa da cinquant’anni. Fondato l’1 settembre del 1958 da mons. Joseph Bretauld, il piccolo seminario di Notre-Dame d’Afrique di Koudougou, in Burkina Faso, ha festeggiato mezzo secolo lo scorso 2 maggio e mons. Thomas Kaboré, vescovo di Kaya ne ha ricordato i diversi sacerdoti che lo hanno frequentato durante una Messa. Nella sua omelia mons. Kaboré ha sottolineato che Dio ha “lavorato” sui giovani e per questo ha esortato i fedeli a prendersi cura

delle vocazioni dei bambini, poiché Dio li chiama, così come ha chiamato Mosè, ancora bambino e gettato nel fiume; Samuele, affidato al profeta Isaia o ancora Davide, il piccolo pastore”. Mons. Joachim Ouédraogo, primo vescovo che da giovane ha studiato nel piccolo seminario, ha aggiunto che tutti devono far dono di sé a Dio e alla Nazione. Diverse le autorità presenti alla celebrazione, il primo ministro Tertius Zongo ha reso omaggio ai padri fondatori dell’istituzione diocesana ed ha rivolto un particolare pensiero ai giovani seminaristi e ai loro educatori affermando che l’istituzione ecclesiale “ha permesso la formazione completa dell’uomo a servizio non soltanto della Chiesa, ma anche del prossimo e della Nazione intera”. In Burkina Faso la IV Edizione delle Giornate nazionali della gioventù cattolica KOUDOUGOU 12 ago 09 Il 6 agosto scorso si è aperta a Koudougou la IV edizione delle Giornate nazionali della gioventù cattolica (Jnj) sul tema "Vedete come si amano". Quest'edizione, terminata il 9 agosto, ha avuto il patronato di mons. Séraphin François Rouamba, vescovo di Koupèla e presidente della conferenza episcopale Burkina-Niger. Il

patrocinio è stato dato anche dal ministro dell'Amministrazione territoriale e del Decentramento, Clement Sawadogo. Dopo le diocesi di Bobo Dioulasso e di Fada N' Gourma, che hanno ospitato l’evento rispettivamente nel 2003 e nel 2006, quest’anno è stata la volta di Koudougou. Erano presenti il ministro dei Trasporti, Gilbert Natale Ouédraogo, e numerosi vescovi e giovani cattolici venuti dal Mali, dal Togo, dal Benin, dalla Costa d' Avorio e da varie diocesi del Burkina. “Il fatto che

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Koudouogou sia stata scelta per le Jnj 2009 - ha detto mons.

Basile Tapsoba, vescovo della città - è una gioia e un onore per la diocesi”. Il presule ha inoltre auspicato che “Dio allontani i cattivi spiriti e invii i suoi angeli santi a proteggere i giovani”. Ha poi espresso il desiderio “che i giovani possano fraternizzare nell'amore e nella pace di Cristo”. Il presidente del comitato organizzatore, l’abate Michel Bationo, ha affermato che per lui, “l'amore non conosce frontiere, come testimonia l'arrivo dei giovani dei Paesi vicini”. In Burkina Faso compie 40 anni l’Unione Fraterna dei

Credenti fondata dal missionario padre Bidaud DORI, 12 ott 09 - L’Unione Fraterna dei Credenti (UCF) di Dori, nel Burkina Faso ha festeggiato nei giorni scorsi 40 anni. Fondata da padre Lucien Bidaud, è nata durante la carestia del 1969 dall’incontro di volontari musulmani e cattolici che volevano offrire il loro aiuto ed è oggi un esempio di dialogo interreligioso. “Gioventù, cammina sui passi di Lucien Bidaud e dell’UCF per realizzare la tolleranza e il dialogo interreligioso”: questo lo slogan del quarantesimo anniversario dell’Unione fraterna dei credenti che ha visto la luce nella parrocchia di Sant’Anna di Dori. Diverse le manifestazioni per ricordare la figura di padre Bidaud, morto nel 1988 e che tanto si è speso per le popolazioni del Sahel. Attraverso l’UCF, secondo mons. Joachim Ouédraogo, vescovo di Dori, “le popolazioni di Dori hanno scoperto l’acqua viva e la vera pace”. “Cristiani e musulmani si sono risolutamente impegnati nella promozione dell’uomo” ha sottolineato il governatore della regione del Sahel Eloi Bambara, ed in effetti sono tanti i progetti realizzati in questi anni dall’UCF grazie alla quale le comunità cristiana e musulmana hanno raggiunto una buona convivenza. Attualmente l’UCF sta lavorando ad un progetto per la

formazione di giovani “Dudal Jam”, che prevede la realizzazione di un centro per l’educazione alla pace e al dialogo interreligioso, e ad un programma che riguarda le donne. “Quale che sia la propria appartenenza politica, religiosa, razziale o culturale, ci si deve accettare – ha osservato il vescovo di Dori ricordando i frutti dell’Unione fraterna dei credenti – Dio ci ha creati diversi perché ci si completi … Facciamo lo sforzo di comprenderci, di lasciar cadere i

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pregiudizi, di relativizzare il proprio io e prendere in

considerazione l’altro, per arrivare a fare belle cose insieme”. L’impegno della piccola Chiesa del Niger per la promozione del dialogo islamo-cristiano NIAMEY, 23 set 09 - La promozione del dialogo interreligioso ha uno spazio prioritario nella piccola Chiesa del Niger, Paese a netta maggioranza musulmana. Da diversi anni la Commissione interdiocesana incaricata dei rapporti islamo-cristiani organizza a questo scopo sessioni di formazione e in particolare di introduzione alla conoscenza dell’Islam. I corsi – riferisce

l’agenzia cattolica congolese Dia - sono rivolti principalmente ad agenti pastorali, sacerdoti, religiosi e religiose, affinché a loro volta possano incoraggiare le comunità cristiane al dialogo e all’incontro con i musulmani. L’iniziativa è il frutto di un’idea nata una decina di anni fa quando la Commissione maturò la convinzione della necessità di sensibilizzare i fedeli, in particolare i catechisti e i giovani, sull’importanza di buone relazioni islamo-cristiane nel Paese. Nel 2002 la Commissione ha pubblicato un primo opuscolo intitolato “Guida per un cristiano in un contesto musulmano” e articolato in 16 tematiche per mostrare le differenze e i punti in comune tra cristianesimo e Islam. Obiettivo della guida era di aiutare soprattutto i catechisti ad insegnare il messaggio cristiano nel contesto musulmano in cui sono immersi i catecumeni e i giovani cristiani nel Niger. Alla pubblicazione è seguita quella di una serie di schede intitolate “Conoscersi e rispettarsi” che illustrano le difficoltà e le condizioni pratiche per un dialogo fruttuoso. Altre schede sotto forma di libro intitolato “L’imprescindibile incontro tra cristiani e musulmani” sono uscite nel 2006. Da allora la Commissione interdiocesana ha organizzato anche diversi corsi misti di formazione al dialogo

per cristiani e musulmani, tenuti da esponenti religiosi ed esperti delle due religioni. L’iniziativa ha incontrato un grande successo e altri corsi sono in programma nel prossimo futuro. Il Niger è uno dei Paesi africani con la maggiore presenza di musulmani. Dei suoi 13 milioni e mezzo di abitanti di abitanti il 90,7% sono di religione islamica, l’8,7% seguaci delle religioni tradizionali africane e lo 0,6% cristiani (dati dell’”Aiuto alla Chiesa che Soffre”). I cattolici sono 19mila pari allo 0,4 per

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cento della popolazione. La Chiesa è attivamente impegnata nel

campo sanitario, dell’educazione e della promozione umana. Mons. Ouédraogo alla preghiera dell’ “Ide al ad-hâ” per esprimere la propria fraternità ai musulmani OUAGADOUGOU, 01dic09 - Ha espresso i suoi sentimenti di fraternità verso i musulmani parlando ai giornalisti mons. Philippe Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, che ha preso parte alla preghiera musulmana dell’Ide al ad-hâ, in ricordo del sacrificio di Abramo. Svoltasi la scorsa settimana ad Ouagadougou nella piazza della Nazione,

la preghiera è stata recitata con auspici di pace, fraternità e solidarietà religiosa. Ad accogliere il presule il grande imam El Hadj Aboubacar Sana. “Ringraziamo la Chiesa cattolica per questo gesto di solidarietà e di fraternità manifestata verso i musulmani” ha detto il grande imam. “Speriamo di poter ricambiare in occasione di una festa cristiana” ha dichiarato il vice presidente della Comunità musulmana del Burkina Faso e della Federazione delle associazioni islamiche Adama Sakandé che ha commentato positivamente la presenza dell’arcivescovo di Ouagadougou come segno dei rapporti che sistono fra cristiani e musulmani. Da parte sua mons. Ouédraogo rispondendo alle domande dei cronisti ha colto l’occasione per invitare i cristiani a fraternizzare con i musulmani perché nel Burkina Faso perdurino pace, stabilità e tranquillità. Conferenza sulla pace dei leader religiosi di tutte le confessioni del Burkina Faso OUAGADOUGOU, 18 gen 10 La Federazione internazionale Asalam del Burkina Faso, accogliendo l’invito rivolto due anni fa da Benedetto XVI e dal re Abdallah d’Arabia Saudita al dialogo interreligioso per ridurre la violenza e promuovere la tolleranza

e la pace, organizzerà due incontri nel corso di quest’anno. Una Conferenza sulla pace, che radunerà leader religiosi di tutte le confessioni, si svolgerà nel Burkina Faso, mentre a livello internazionale si svolgerà un Forum, in cui ogni Stato africano sarà rappresentato da leader religiosi, pensatori e filosofi che si confronteranno su come raggiungere la pace nel mondo. L’incontro tra Benedetto XVI e re Abdallah d’Arabia Saudita è avvenuto il 6 novembre del 2007 in Vaticano. Si è trattato della

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prima visita di un re dell'Arabia Saudita al Papa. Una nota

pubblicata lo stesso giorno dalla Sala Stampa Vaticana ha informato che durante l’incontro “si sono ribaditi l’impegno in favore del dialogo interculturale ed interreligioso, finalizzato alla pacifica e fruttuosa convivenza tra uomini e popoli, e il valore della collaborazione tra cristiani, musulmani ed ebrei per la promozione della pace, della giustizia e dei valori spirituali e morali, specialmente a sostegno della famiglia”. E proprio queste parole hanno indotto la Federazione Asalam a dar vita ad iniziative concrete per la pace. L’impegno di Benedetto XVI e di re Abdallah per la pace nel mondo, spiega Mohamed Doumi,

presidente delle Federazione Asalam e ambasciatore della Federazione per la pace universale, è un segnale forte che induce a prodigarsi per il bene comune. “Se le chiese e le moschee svolgessero pienamente il loro ruolo, ci sarebbe la pace nel mondo – ha detto Mohamed Doumi – se i cristiani e i musulmani educassero i loro fedeli nelle chiese e nelle moschee, non ci sarebbe la fame, l’indigenza, l’arroganza. Le moschee e le chiese sono piene ma i cuori sono vuoti”. Mohamed Doumi ha aggiunto che gli ambasciatori della pace stanno pensando ad un Consiglio religioso mondiale che potrebbe raggruppare tutte gli orientamenti religiosi del mondo e che potrebbe avere un ruolo consultivo nell’ambito delle Nazioni Unite. “Un cittadino, quale che sia la sua religione – ha osservato il presidente della Federazione Asalam – deve poter apportare il proprio contributo alla pace nel suo quartiere con le famiglie e ciò nella misura in cui nessuna religione sproni al male”. La Fondazione Asalam, che ad Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, assiste orfani e distribuisce viveri ai bisognosi, a proposito di dialogo interreligioso ha infine ricordato l’importanza della partecipazione di mons. Philippe Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou, alla grande preghiera musulmana

del Tabaski, il 27 novembre dello scorso anno, nella piazza della Nazione di Ouagadougou. Un gesto definito un segno di pace. La Chiesa cattolica del Burkina Faso esprime in un messaggio la propria solidarietà alla popolazione di Haiti OUAGADOUGOU, 27 gen 10 - “Le catastrofi sempre più ricorrenti con le quali il mondo si confronta, ci interpellano sulla

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necessità di coltivare le virtù della solidarietà effettiva ed

affettiva … affidiamo alla misericordia di Dio tutte le vittime che hanno perso la vita in questa circostanza drammatica”: è quanto scrive in un messaggio indirizzato alla popolazione di Haiti la Chiesa del Burkina Faso dopo il sisma del 12 gennaio scorso che ha devastato Port-au-Prince provocando la morte di migliaia di persone. Per esprimere la propria vicinanza a quanti stanno soffrendo le conseguenze del terribile terremoto, la Conferenza episcopale del Burkina Faso, insieme alla Caritas e a tanti fedeli, ha voluto esprimere le proprie condoglianze a quanti hanno perso i loro cari, alle comunità religiose e

all’arcivescovado di Port-au-Prince ed ha inviato come segno di solidarietà un assegno di 1.500 euro. (www. fr.allafrica.com - T.C.) Migliaia di cattolici al pellegrinaggio di Yagma, in nome della riconciliazione, la giustizia e la pace OUAGADOUGOU, 16 feb 10 – “Con Cristo, costruiamo nella verità, insieme a Maria, una società di riconciliazione, di giustizia e di pace”. È stato questo il tema del tradizionale pellegrinaggio che si è svolto, domenica scorsa, al Santuario di Yagma, in Burkina Faso. Migliaia i fedeli cattolici presenti all’evento, che si ripete da 40 anni, e che ha visto la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Philippe Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou. Insieme al presule, hanno concelebrato una cinquantina di religiosi, dando voce alle migliaia di intenzioni di preghiera presentate dai fedeli. Nella sua omelia, mons. Ouédraogo ha ricordato che il tema del pellegrinaggio, quest’anno, ha coinciso con quello del secondo Sinodo speciale per l’Africa, svoltosi in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009, e dedicato, appunto, alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace. Quindi, il presule ha esortato i fedeli a

costruire, “con sforzi costanti”, una società “riconciliata, giusta e pacificata”, invitando tutti ad essere “attori di un’economia al servizio dei poveri”. Poi, l’arcivescovo di Ouagadougou ha sottolineato i doveri spettanti alle parrocchie del Paese e le ha invitate ad istituire delle “Commissioni di Giustizia e Pace” che costituiscano un ambito “di promozione di una società equa e coesa”. E ancora, mons. Ouédraogo ha insistito sulla necessità che i fedeli cattolici “costruiscano comunità vive”, che siano

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“rafforzate da nuovi catecumeni”. Centrale anche l’appello

all’autofinanziamento della Chiesa-famiglia del Burkina Faso, così come quello a terminare quanto prima i lavori di costruzione della Cattedrale di Yagma. Infine, in vista delle elezioni presidenziali previste per quest’anno, l’arcivescovo di Ouagadougou ha chiesto al mondo politico di lavorare in favore di consultazioni “trasparenti, libere e giuste”. I vescovi del Burkina Faso contrari a un emendamento costituzionale che permetterebbe al Presidente Compaoré di presentarsi per un nuovo mandato

OUAGADOUGOU, 4 mar 10 - La Conferenza Episcopale del Burkina Faso e del Niger (CEBN) è contraria alla modifica della Costituzione che permetterebbe all’attuale Presidente del Burkina Faso Blaise Compaoré di presentarsi per un nuovo mandato alle elezioni presidenziali del prossimo mese di novembre. La proposta, sostenuta dagli alleati di Campaoré ha riacceso lo scontro politico nel Paese. In una dichiarazione diffusa il 1° marzo, al termine della sessione plenaria dei vescovi tenutasi a Fada N’Gourma dal 15 al 21 febbraio, la CEBN invita i cittadini a non “chiudere gli occhi” sulla storia recente del Burkina Faso (che ha aperto al multipartitismo solo pochi anni fa e non è nuovo a questo genere di colpi di mano). I vescovi - riferisce il quotidiano locale “Le Pays” ripreso dall’agenzia Apic - ricordano in particolare che l’articolo 37 della Costituzione, che limita a due anni il numero dei mandati presidenziali, è frutto del compromesso proposto dal Collegio di Saggi istituito per risolvere la precedente grave crisi politico-istituzionale della fine degli anni Novanta. “Il lavoro del Collegio dei Saggi – sottolineano i presuli - ha contribuito enormemente al ritorno alla pace sociale. Occorre dunque porsi la domanda: a chi giova tornare indietro emendando di nuovo l’articolo 37

per fare saltare il limite dei mandati presidenziali consecutivi? Esso garantirebbe la pace sociale, o non ci condurrebbe piuttosto alle stesse turbolenze, tanto più che sappiamo che numerosi casi pendenti dell’epoca, in particolare i crimini economici, attendono ancora una soluzione?”. In conclusione i vescovi del Burkina Faso esortano tutti i cittadini “a serrare le righe, a lavorare con rigore e senso di responsabilità, per progredire e giocare al meglio il loro ruolo per le generazioni

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future”.

Eletto per la prima volta alle prime elezioni multipartitiche del 1991 e per una seconda volta nel 1998, Campaoré, al potere dal 1987, si è nuovamente candidato, vincendole, anche alle ultime elezioni presidenziali del 2005, nonostante le contestazioni dell’opposizione per la quale, in base all’emendamento introdotto nel 2000, la candidatura era incostituzionale.

I DUE VIAGGI APOSTOLICI DI GIOVANNI PAOLO II

IN BURKINA FASO Giovanni Paolo II ha visitato il Burkina Faso (Alto Volta) 2 volte: il 10 maggio 1980, in occasione del suo 5° Viaggio internazionale in Zaire, Congo, Kenya, Ghana, Burkina Faso – Alto Volta – Costa d’Avorio (2-12 maggio 1980) e dal 29 al 30 gennaio 1990, in occasione del suo 45° viaggio internazionale in Guinea Bissau, Mali Burkina Faso Ciad (25 gennaio- 1 febbraio 1990). Non ha, invece, mai visitato il Niger. Di seguito alcuni estratti dai suoi discorsi.

La prima visita del 1980

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AL PRESIDENTE

DELL'ALTO VOLTA E ALLA NAZIONE Ouagadougou, 10 maggio 1980

(…) La Chiesa dell’Alto Volta ha già fornito una collaborazione leale al progresso del Paese

Se le precedenti tappe di questo viaggio pastorale hanno già offerto l’occasione d’affrontare alcuni problemi più specifici del continente africano o del ruolo geniale che gli spetta nel mondo, la mia preoccupazione principale è stata la loro dimensione morale e religiosa, il desiderio di dialogare nel nome dell’uomo preso nella sua integrità (cf. Giovanni Paolo II, Allocutio ad Nationum Unitarum Legatos, 5, die 2 oct. 1979; Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II,2 [1979] 524). La Chiesa cattolica non

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intende dunque pesare in alcun modo sulle responsabilità

proprie dei governanti. Ama, tuttavia, ricordarsi che, nello spirito del suo Fondatore, la nozione di potere è inseparabile da quella di servizio e che, in un certo modo, essendo ogni potere ricevuto dall’alto, deve sempre essere esercitato secondo la volontà di Dio (cf. Gv 19,11). Questa è la preoccupazione che la anima quando si dedica, ad esempio, alle opere educative, per contribuire essa stessa alla formazione di coloro che dovranno proseguire lo sviluppo del paese: preparare uomini e donne abitati dall’ideale del vero servizio pubblico, onesti, disinteressati e attenti al bene comune della popolazione.

In questo campo, la Chiesa dell’Alto Volta ha già fornito una collaborazione leale al progresso del paese. La prosegue oggi nella misura delle proprie possibilità, con la convinzione dell’importanza di questo compito. Non dubito che il suo insegnamento catechistico non sia aperto all’insieme della vita, in modo da formare in profondità l’uomo di domani, al servizio del suo paese e dei più nobili ideali. … e chiede di essere presente ovunque essa possa aiutare la dignità dell’uomo Allo stesso modo, non domanda che di essere presente ovunque essa possa aiutare la dignità dell’uomo, del cittadino, con mezzi poveri, ma con la generosità di un cuore pronto a condividere. Possa essa continuare in questo slancio che, ottant’anni dopo l’inizio dell’evangelizzazione, non si è mai indebolito, spingendola continuamente a prendere nuove iniziative, nel rispetto delle coscienze e nella lealtà al potere civile. Ho piena fiducia nei vescovi del paese ed al mio caro collaboratore il Cardinale Paul Zoungrana, per restare fedeli a questa linea ispirata dal senso di un’autentica fratellanza. (…)

DALL’ OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II PER LA MESSA A

OUAGADOUGOU (Alto Volta), 10 maggio 1980

L’appello per un aiuto generoso ai paesi del Sahel Ascoltate il mio appello!

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Prego voi, organizzazioni internazionali, di continuare il lavoro

notevole già fatto, e di accelerare la messa in opera perseverante dei programmi di intervento già elaborati. Prego voi, responsabili degli Stati, di dare un aiuto generoso ai paesi del Sahel affinché un nuovo sforzo, cospicuo e costante, possa porre rimedio in modo ancora più valido al dramma della siccità. Prego voi, organizzazioni non statali, di raddoppiare i vostri sforzi: sappiate suscitare una corrente di generosità personale degli uomini, delle donne, dei bambini, perché tutti sappiano che il frutto delle loro privazioni può servire veramente ad assicurare la vita e le possibilità future dei fratelli e delle sorelle.

Vi prego, uomini di scienza e tecnici, istituti di ricerca, di orientare le vostre attività verso lo studio di nuovi mezzi di lotta contro la desertificazione; la scienza non potrebbe forse progredire ugualmente se fosse messa al servizio della vita dell’uomo? Essa può e deve avere altri scopi che non siano la ricerca di nuovi strumenti di morte, creatori di nuovi deserti, o anche la soddisfazione dei bisogni artificiali provocati dalla pubblicità. Pertanto, prego anche voi che lavorate nei mezzi di comunicazione sociale, giornalisti della stampa, della radio e della televisione: parlate di questo problema secondo la sua vera dimensione, quella della persona umana menomata e mutilata. Senza cercare effetti inutili, sappiate indicare le soluzioni possibili, ciò che è stato fatto e ciò che resta da fare. Saper risvegliare e stimolare la generosità e la buona volontà non vi sembra un bel compito? Tutti, ve ne prego, ascoltate questo appello, ascoltate le voci del Sahel e di tutti i paesi vittime della siccità, senza eccezione alcuna. E a tutti voi io dico: “Dio ve ne renda merito!”. Ma voglio anche rivolgermi, in special modo, ai vostri fratelli cattolici del mondo, a quelli dei paesi più fortunati. Che essi meditino la nota frase di san Vincenzo de’ Paoli, uno degli eroi

della carità e dell’amore per i poveri. A chi gli domandava, nel tramonto della vita, che cosa egli avrebbe potuto fare di più per il prossimo, rispondeva: “Ancora di più”. Voler fare sempre “di più” è la gloria della carità cristiana, di quell’amore che abbiamo gli uni per gli altri e che lo Spirito Santo infonde nei nostri cuori. Perciò vi dico: adesso, coloro che nel mondo hanno fame e sete sono alla vostra porta! I mezzi moderni permettono di venire in loro aiuto. Non dovete dunque fare

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assegnamento solo sulle responsabilità politiche nazionali e

internazionali. Al di sopra del dovere universale di solidarietà, la vostra fede deve indurvi ad esaminare le vostre reali possibilità, ad esaminare, personalmente e nella famiglia, se non si ritenga troppo spesso necessario ciò che in realtà è superfluo. È il Signore che ci invita a fare di più. (…)

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI VESCOVI DELL'ALTO VOLTA

Ouagadougou, 10 maggio 1980

(…) L’unità nella collegialità Abbiamo giusto il tempo, cari fratelli, d’evocare alcuni pensieri che ci stanno a cuore. 2. Il primo, è la nostra unità nella collegialità. Voi la vivete fra voi; noi la viviamo insieme, unendo la Chiesa che è in Alto Volta alla vita e alle preoccupazioni evangeliche della Chiesa universale. La collegialità è un elemento strutturale della Chiesa, un modo di governare dell’episcopato, al quale la nostra epoca, seguendo un insegnamento importante del Concilio Vaticano II, da giustamente un rilievo particolare. Il fatto di metterla bene in opera, lo provate sicuramente ogni giorno, è un grande sostegno per la nostra azione pastorale ed una grande speranza per la crescita della sua efficacia. Ma è soprattutto su delle ragioni spirituali, teologiche, che dobbiamo costruire la nostra collaborazione episcopale, essendo la persona del Signore la fonte del nostro ministero. Vi incoraggio dunque a continuare a lavorare per fondare veramente in Cristo la vostra unità e quella del vostro

presbiterio. Quest’ultimo è d’estrazione molto diversa; fate in modo che la diversità sia sempre fonte d’arricchimento reciproco, non di divisioni o rivalità. Per questo, restate voi stessi molto vicini ai vostri sacerdoti, molto presenti nella loro difficile vita. Le vostre parole ed il vostro esempio sapranno orientare sempre meglio verso il servizio al popolo di Dio gli spiriti e le volontà di quelli che si sono generosamente votati a questa missione.

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Anche le vostre diocesi sono diverse, hanno forze apostoliche

diverse: dovete affrontare insieme i compiti comuni e nei settori più svantaggiati. Questo spirito di solidarietà deve spingersi anche al di fuori dei confini, ed in particolare nel quadro della Conferenza Episcopale regionale dell’Africa dell’ovest, di cui Sua Eminenza assume la presidenza, e nel quadro del SCEAM, per tutta l’Africa e il Madagascar. Dovete divenire sempre più i vostri missionari. La preoccupazione per le vocazioni, e per una pastorale che si appoggi sul senso propriamente africano della

famiglia Questo mi conduce a condividere con voi due preoccupazioni fondamentali per l’evangelizzazione e per il fervore cristiano della vostra Chiesa in Alto Volta. Voglio parlare della vostra preoccupazione per le vocazioni, e per una pastorale che si appoggi sul senso propriamente africano della famiglia. Oltre ai “missionari” di cui tutto il mondo riconosce il servizio senza pari e sempre prezioso come testimonianza della Chiesa universale, voi avete la gioia di avere numerosi sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi dell’Alto Volta, così come numerosi catechisti. La missione della Chiesa ne richiederebbe di più. È una parte importante del vostro ministero provvedere a sorvegliare il risveglio e lo sviluppo delle vocazioni sacerdotali e religiose, con una solida formazione, che è stata sperimentata nella Chiesa, e ben inserita nella realtà africana. Non dobbiamo mai stancarci di spiegare il senso profondo di questa vocazione nel disegno di Dio. Offrirsi di seguire il Cristo con tutta la nostra disponibilità, al servizio esclusivo del suo Regno, consacrargli le nostre forze ed il nostro amore nel celibato, è una grazia che non potrebbe mancare alla Chiesa d’oggi e dunque alle Chiese africane.

Grazie a questi sacerdoti o religiosi, i cristiani saranno aiutati a progredire nella coscienza personale della propria vocazione. Fra di essi, i catechisti, che per vostra intermediazione voglio ancora incoraggiare, offrono un magnifico esempio della vocazione laica cristiana messa al servizio della Chiesa. Paolo VI aveva voluto decorare lui stesso, cinque anni fa, Simon Zerbo, di cent’anni, primo catechista dell’Alto Volta e pioniere della fede nel vostro paese.

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La Chiesa famiglia di Dio Per questa missione, voi proseguite, da molti anni, uno sforzo pastorale mirante a manifestare che la Chiesa è veramente la famiglia di Dio, dove ognuno ha il suo posto, dove ognuno è compreso ed amato. In questo modo, lo spero con voi, le vostre comunità cristiane beneficieranno di un elemento profondo di strutturazione che costituirà anche una testimonianza concreta del Vangelo ed un appello per i non cristiani. In questa concezione della famiglia è messo in risalto il nesso fra una realtà fondamentale e la rivelazione evangelica,

e uno dei valori morali caratteristici della civiltà del vostro popolo. (…) DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALLE FAMIGLIE

Ouagadougou (Alto Volta), 10 maggio 1980 Seguite fedelmente gli orientamenti dati dai vostri vescovi, miei fratelli nell’episcopato, perché le vostre comunità siano sempre più, qui nell’Alto Volta, la famiglia di Dio. (…)Ecco l’ultima consegna che vi lascio. Riassume il messaggio che ho voluto far capire durante questo viaggio nei paesi africani, così ben preparati a riceverlo grazie alla loro ricca tradizione sul senso della famiglia e dell’accoglienza. Riprendo per questo l’insegnamento di San Pietro, il primo Papa, colui al quale il Signore ha affidato la propria Chiesa e di cui oggi io sono il successore. Egli ricordava ai fedeli: divenite “l’edificio spirituale” di Dio, poiché voi siete “il popolo che Dio si è

acquistato” (cf. 1Pt 2,5.9). Nello stesso senso, il Concilio Vaticano II ha ricordato molte volte che la Chiesa è la casa di Dio nella quale abita la sua famiglia (cf. Lumen Gentium, 6) e che tutti gli uomini devono prendere coscienza di formare una sola famiglia, e che sono tutti chiamati a far parte della famiglia di Dio (cf. Ivi,51). Questa verità è alla base della missione e dello sforzo per far conoscere a tutti gli uomini la salvezza, l’amore di Dio per noi e le sue esigenze (cf. Ad

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Gentes, 1).

Allora vi dico: seguite fedelmente gli orientamenti dati dai vostri vescovi, miei fratelli nell’episcopato, perché le vostre comunità siano sempre più, qui nell’Alto Volta, la famiglia di Dio. Che il vostro stile di vita sia ispirato da questa profonda verità. Indicherò tre punti. In primo luogo, chi fa veramente parte della famiglia non teme di mettersi al servizio di suo Padre: preoccupatevi dunque delle vocazioni. Giovani, siate generosi per rispondere all’appello di Dio se vi domanda di seguirlo nella castità, nella povertà e nel

servizio, per far crescere la sua famiglia grazie ai vostri sforzi. Penso anche ai catechisti, la cui dedizione è così necessaria per il progresso del Vangelo. Genitori, siate generosi per suscitare e sostenere le vocazioni necessarie alla vita della Chiesa nell’Alto Volta, e date innanzi tutto il vostro esempio di vita cristiana. Inoltre, chi fa parte della famiglia di Dio desidera anche che tutti conoscano la stessa felicità. Siate anche voi missionari del vostro paese come testimoni dell’amore di Dio per tutti i suoi abitanti. Infine, per la stessa ragione, volendo essere testimoni dell’amore di Dio per la sua famiglia, i cattolici dell’Alto Volta devono essere sempre membri attivi e leali della loro comunità nazionale che forma essa stessa una grande famiglia. Il vostro popolo si divide in diversi credi religiosi, tradizionali, mussulmani e cristiani. Questa situazione, che per voi è un ulteriore appello ad una vita esemplare, non deve impedire, e non impedisce, lo so bene, le relazioni di buon vicinato come la collaborazione di tutti al servizio dello sviluppo locale e nazionale, sempre nel rispetto reciproco. (…)

La seconda visita del 1990

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI VESCOVI DEL

BURKINA FASO E DEL NIGER Arcivescovado di Ouagadougou, 29 gennaio 1990

Ringrazio il Signore per aver donato al Burkina Faso la

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grazia di una considerevole fioritura della vita religiosa,

contemplativa ed apostolica… (…) Ringrazio il Signore per aver donato al Burkina Faso la grazia di una considerevole fioritura della vita religiosa, contemplativa ed apostolica. Senza la preghiera costante ed i molteplici servizi degli uomini e delle donne consacrate, la Chiesa non potrebbe compiere pienamente la sua missione, né rendere in tutta la sua forza la testimonianza del dono di Dio che riempie l’anima dell’uomo.

… e i catechisti per la loro disponibilità I catechisti, uomini e donne, spesso insieme, sono fedeli servitori della Parola di Dio. Vicini ai loro fratelli e condividendo prontamente le loro preoccupazioni, preparano le numerose comunità a ricevere la grazia dei sacramenti, ad estendere la luce dell’amore che viene da Dio, a progredire nell’unità fraterna e nel servizio dei piccoli e dei poveri. Ringrazio per la loro disponibilità, bellissimo frutto del seme evangelico sparso in questa terra. Nelle parrocchie e nelle cappellanie, la comunità cristiana cresce nella fede Nelle parrocchie e nelle cappellanie, la comunità cristiana cresce nella fede, con i movimenti e le opere ecclesiali; essa occupa il suo posto anche nella vita nazionale mettendo ivi in pratica un senso della solidarietà che nutre e rinforza la vocazione dei discepoli di Cristo a servire, nell’imitazione del loro Maestro. Sotto la vostra guida di Pastori, la Chiesa partecipa, in tutta indipendenza, all’edificazione della dimora comune. Voi saprete

illuminare il cammino dei cristiani, presentando loro, in particolare, i grandi orientamenti della dottrina sociale della Chiesa e l’insieme di luce che la morale evangelica dona. È in questo modo, nel rispetto di tutti, che i cristiani hanno a cuore la promozione della giustizia e dei diritti della persona umana, in stretta collaborazione con tutti i loro concittadini, uomini e donne di buona volontà, sia che siano legati alle tradizioni religiose ancestrali oppure musulmani fedeli al loro Islam. Tutti

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possono condividere con noi valori comuni che garantiscono

all’uomo la sua dignità, alla famiglia la sua importanza e alla società la sua solidarietà. I diritti dell’uomo non sono forse un patrimonio comune a tutti i credenti? La preparazione attiva dell’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi Il nostro incontro si svolge nel momento in cui i Pastori di tutto il continente sono stati invitati a iniziare la preparazione attiva dell’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Sono felice di parlarne con voi per qualche istante, poiché

questo avvenimento costituirà una grazia. Attraverso la riflessione e nella preghiera di tutti i suoi membri, la Chiesa in Africa è chiamata ad approfondire il senso della sua “missione di evangelizzazione nella prospettiva dell’anno 2000”. Il fatto che una simile assemblea possa svolgersi è un segno eloquente della maturità cui queste giovani Chiese sono ormai giunte. Il fatto che sacerdoti, religiosi, religiose e laici contribuiscano insieme ad illuminare il cammino della Chiesa in questa parte del mondo è ragione di fiducia nella presenza dello Spirito Santo nel cuore dei battezzati. Cari fratelli, chiediamo insieme al Cristo Salvatore di colmare della sua Luce tutti i suoi discepoli in Africa, nel momento in cui essi si apprestano a segnare una tappa decisiva sulla rotta del Vangelo! Dieci anni dopo la mia prima visita a Ouagadougou, ho appena rinnovato l’angosciato richiamo che avevo lanciato al mondo affinché questa regione non venga lasciata da sola davanti alle grandi difficoltà del suo sviluppo. So che le vostre comunità diocesane non restano inattive, non solo per la vostra partecipazione alla Fondazione per il Sahel, presieduta dal Cardinale Zoungrana, ma anche per le iniziative prese dal

vostro Ufficio di Studi e di Collegamento e dalla Caritas. Avete la responsabilità di coordinare armoniosamente queste attività, intraprese da molteplici organismi, e soprattutto, da molti animatori locali della vita rurale, dagli educatori e da tutti coloro che lottano insieme per migliorare le condizioni della loro esistenza. In previsione della prossima Assemblea del Sinodo per l’Africa, uno dei temi di riflessione proposti è appunto quello di chiarire i

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fondamenti teologici della nostra azione in favore dell’uomo.

Infatti, per i cristiani la ricerca dello sviluppo e l’azione in favore della giustizia e della pace non possono essere separate dall’evangelizzazione. L’evangelizzazione implica l’amore per il prossimo, così com’è, con la fame e con la sete che prova nel corpo nell’intelletto, nel cuore. È l’uomo stesso ad essere il vero soggetto dello sviluppo (…) Non sarà mai riaffermato abbastanza che è l’uomo stesso ad essere il vero soggetto dello sviluppo. Papa Paolo VI lo aveva

detto energicamente nell’esporre la successione delle condizioni più umane alle quali bisogna che tutti possano accedere, “l’ascesa della miseria verso il possesso del necessario, la vittoria sui flagelli sociali, l’ampliamento delle conoscenze, l’acquisizione della cultura . . . il riconoscimento da parte dell’uomo dei valori supremi, e di Dio che ne è la sorgente e il termine” (Populorum progressio, 21). Sono queste tappe su un cammino che l’uomo africano deve oggi intraprendere. Gli sforzi che state sviluppando per assicurare ai vostri fratelli una formazione generale, professionale e spirituale vanno in questa direzione indispensabile. Spero che possiate amplificarli con sempre maggior successo. Al termine dell‟incontro con i Vescovi Giovanni Paolo II ha rivolto ai Presuli presenti le seguenti parole: L’importanza della collegialità È stato, il nostro, un incontro spirituale perché abbiamo discusso di molti problemi concernenti la nostra missione. Abbiamo soprattutto notato l’importanza della collegialità. Ciò è

molto importante per il vostro Paese, per la Conferenza Episcopale del Burkina e per il Vescovo del Niger, ma è importante anche per l’intero continente. L’iniziativa di un Sinodo continentale africano è stata molte volte ripensata e discussa: bisognava liberarsi di alcuni suggerimenti e quando ci si è liberati da tali suggerimenti errati, allora si è deciso questo passo che mi sembra molto importante. In questo modo sarà infatti possibile creare una collegialità più

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forte su scala continentale, perché è di collegialità che il

continente ha bisogno. Due sono i continenti che, per il momento, mi sembra abbiano bisogno di maggiore collegialità: l’Africa e l’Europa. Vedremo come il buon Dio, il Buon Pastore, ci aiuterà a promuoverla. Devo in ogni caso ringraziare la Provvidenza che, dieci anni fa, mi ha condotto a Ouagadougou e mi ha permesso di pronunciare il primo appello per il Sahel. Questi appelli fanno parte dei compiti, delle responsabilità di un Papa. Penso che difficilmente, in mancanza di simili appelli, un Papa possa presentarsi dinanzi al Signore. La visita di dieci anni fa

costituisce evidentemente il punto di partenza di quella attuale. Devo quindi esprimere doppiamente la mia riconoscenza al Cardinale Zoungrana, al Burkina Faso, e alla città di Ouagadougou.

LE VISITE AD LIMINA Di seguito alcuni estratti dai discorsi di Giovanni Paolo II ai vescovi del Burkina Faso e del Niger in occasione delle precedenti visite ad limina

14 giugno 1986 Il concetto dottrinale di Chiesa, famiglia di Dio Avete imperniato la vostra pastorale al Burkina Faso sul concetto dottrinale di Chiesa, famiglia di Dio. Ne gioisco. Il Concilio Vaticano II, come scrivevo nell’enciclica Dominum et Vivificantem (Dominum et Vivificantem, 26), “è stato specialmente un Concilio ecclesiologico: un Concilio sul tema della Chiesa”, la Chiesa che è essa stessa all’ascolto dello

Spirito Santo che, continuando e attualizzando l’opera della redenzione, introduce la Chiesa nella verità tutta intera, l’unifica attraverso la comunione e il ministero, le fornisce i mezzi d’azione, con la diversità dei suoi doni gerarchici e carismatici, la ringiovanisce e la rinnova incessantemente, indirizzandola verso la somiglianza e l’unione perfetta con il suo Sposo (cf. Lumen Gentium, 4), donandole una fecondità e un ruolo materno nei confronti di tutti i suoi figli.

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Ciò suppone che le più piccole comunità di base abbiano la loro

vitalità, con le iniziative e le responsabilità dei cristiani e dei catechisti che le formano, in modo che ciascuno abbia il sentimento d’appartenere a una famiglia, nella quale ci si aiuti vicendevolmente a credere, a pregare, a portare insieme le difficoltà e le gioie con questa solidarietà che è una delle ricchezze del vostro patrimonio. Ciò suppone anche che le comunità abbiano la preoccupazione di vivere la fede di tutta la Chiesa e siano aperte verso le comunità più grandi della parrocchia, della diocesi, della Chiesa universale attraverso il ministero dei preti, dei vescovi che hanno il compito di riunire e

comunicare i misteri di Dio, di trascinare verso orizzonti sempre più larghi, verso una vita più profonda, conformemente al disegno di Dio. Questa comunione radicata in Dio, nella gioia di essere animata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, e con il dinamismo della carità, è la migliore testimonianza che la Chiesa può dare al mondo. Pochi mezzi per la formazione dei futuri preti Ascoltandovi e leggendo i vostri rapporti, ho visto la sollecitudine che avete per la formazione dei futuri preti. Anche qui vi porto tutti i miei incoraggiamenti. Lo sforzo che volete cercare, anche a prezzo di grandi sacrifici, al fine di avere in ogni diocesi, per quanto possibile, un piccolo seminario per tutta la durata degli studi secondari, mi sembra saggio e opportuno. I giovani che si destinano al sacerdozio possono allora beneficiare di condizioni di vita morale e spirituale molto più assicurate della vita che conducono gli altri giovani nei collegi o nei licei; essi hanno inoltre bisogno di un legame con il loro vescovo, tenuto in modo regolare e concreto. Questo legame è molto importante per i grandi seminaristi dei seminari

interdiocesani o regionali. Ma so che questa pastorale è esigente per voi che disponete di mezzi ridotti, sul piano materiale e più ancora in ciò che concerne gli educatori di qualità, preti o laici. Vi auguro di trovarli con il concorso di tutti coloro che possono aiutarvi. Ciò comporta delle rinunce negli altri campi, ma voi sapete per esperienza che questo “investimento” prioritario è di capitale importanza per l’avvenire. Bisogna senza dubbio cercare di

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verificare e fortificare le motivazioni dei candidati per un

servizio disinteressato della Chiesa ispirato innanzitutto all’amore per Cristo e per le sue anime. Avete pure coscienza delle esigenze dell’educazione a una vita di fede di preghiera, di purezza e di apostolato, senza contare quella formazione intellettuale, secondo una “ratio” di studi ben adeguati. Sì, auguro che voi possiate preparare bene il cambio del vostro presbiterio di domani, o meglio la sua estensione. Poiché dovete considerare non solo i bisogni del vostro tempo, con l’apporto sempre apprezzato dei confratelli stranieri, ma l’aiuto vicendevole missionario. Mi congratulo con voi per aver già

inviato alcuni dei vostri preti a lavorare con quelli del Niger, per affrontare la mancanza di preti autoctoni e preparare anche presso di loro il cambio necessario. (…) Due settori richiedono una sollecitudine pastorale particolare: il sostegno delle famiglie cristiane e la formazione dei giovani alla vita cristiana Penso con voi a due settori che richiedono sollecitudine pastorale particolare: il sostegno delle famiglie cristiane e la formazione dei giovani alla vita cristiana, questi giovani che sono così numerosi e spesso disorientati. Da un lato constatate che alcuni costumi tradizionali, difficili da conciliare con l’etica cristiana, sono in un momento di favore, e dall’altra parte che si sta diffondendo un neopaganesimo, con le mutazioni socio-culturali dovute a un certo progresso tecnico, a un clima materialista secolarizzato, che conosce maggiormente il mondo occidentale. La struttura familiare vacilla, la sua unità è minacciata, le tendenze all’individualismo, all’interesse personale, al piacere si accentuano, un certo

spirito critico semina il dubbio. Bisogna rinforzare le convinzioni degli sposi o di coloro che si preparano al sacramento del matrimonio sull’unità, sull’indissolubilità, la fecondità del matrimonio cristiano, mostrando loro che queste esigenze possono essere vissute con la grazia di Cristo e che esse donano socialità alla famiglia, una testimonianza senza confronto che corona i valori positivi della cultura africana. È necessario permettere anche ai giovani dei licei e dei collegi

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di rendere conto della fede che essi hanno ricevuto attraverso

un’opera adeguata di cappellania. È ancor più necessario nelle condizioni attuali nelle quali alcuni possono temere di testimoniare la loro fede per preservare il loro avvenire. Conviene allora liberarli dal timore, mediante un’adesione gioiosa a Gesù Cristo e alla Chiesa, vissuta in comunità dinamiche. I cristiani del Burkina Faso e del Niger hanno il dovere e il diritto di partecipare alla promozione di migliori condizioni di vita

Ciò che abbiamo detto riguarda il ruolo dei vostri cristiani nella Chiesa. Ma questi cristiani di Burkina Faso o del Niger appartengono a una società nella quale molti cittadini vivono secondo altre tradizioni religiose; essi appartengono a una patria di cui vogliono essi stessi la pace, la felicità, il progresso; appartengono a un Paese che lotta per arrivare alla sua autosufficienza alimentare, nonostante le prove che ha conosciuto per la siccità. Essi hanno quindi il dovere e il diritto di partecipare alla promozione di migliori condizioni di vita, non per delle ragioni politiche, ma perché ne va della sorte dei compatrioti che abbisognano di pane e di lavoro, che sono stati costretti a emigrare. Ne va della dignità umana dei loro fratelli. Ispirata da questa carità, la Chiesa ha già preso in carico un buon numero di iniziative educative, sociali, sanitarie: collegi, promozione femminile, dispensari, ospedali, perforazioni per pozzi e lavori di conduzione dell’acqua. È una bella testimonianza, alla quale i responsabili del bene comune non possono non essere sensibili. Penso ancora ad alcuni impegni a lungo termine, come la fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, che il cardinale Paul Zoungrana presiede per tutti i Paesi toccati dalla

desertificazione e che incomincia a mettere in opera progetti interessanti. In generale, i cristiani hanno sicuramente a cuore di impegnarsi legalmente per preparare un avvenire migliore in uno spirito di tolleranza e nel rispetto delle responsabilità dello Stato e della Chiesa. Hanno il diritto di fare liberamente, secondo la loro coscienza cristiana, nella ricerca della giustizia per tutti e dell’interesse dell’insieme. Il ruolo dei pastori è di incoraggiarli e soprattutto di formare la loro coscienza secondo

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tutte le esigenze della dottrina sociale della Chiesa, in modo

che essi contribuiscano validamente al vero bene della loro patria. (…)

30 aprile 1992 (…) Resta da continuare la considerevole opera che consiste nel risvegliare sempre più nel cuore dei battezzati la loro vocazione ad essere “il sale della terra”

In occasione del 65 anniversario dell’evangelizzazione del paese, nel 1975, la pastorale d’insieme ha conosciuto un nuovo impulso: voi avete cercato di promuovere comunità cristiane nelle quali il laicato formato potesse assumere le sue responsabilità materiali, spirituali e apostoliche in collaborazione con i Pastori. Due anni più tardi, nell’aprile del 1977, questi orientamenti sono stati oggetto di un documento fondamentale dal titolo “Options fondamentales pour un nouveau départ” (Opzioni fondamentali per una nuova partenza). Era stato assunto l’impegno di costruire una “Chiesa-famiglia di Dio”: una Chiesa in cui tutti e ognuno potessero diventare sempre più solidali, responsabili e uniti, per il proprio futuro. Per vari aspetti, l’edificazione della Chiesa-famiglia tende a donare alla Chiesa del Burkina-Faso il suo volto locale. Avete quindi incoraggiato l’organizzazione di comunità fraterne in cui si viva lo spirito della famiglia; e i vostri sforzi in questo settore hanno già portato frutto: saluto l’insieme di fedeli laici che, da voi, assumono generosamente il loro ruolo nella missione dell’evangelizzazione, nelle parrocchie o nelle piccole comunità, o anche nella catechesi, nei movimenti, nei gruppi di

preghiera, nei diversi servizi ecclesiali, come sono citati nell’enciclica Redemptoris missio (cf. n. 74). Auspico che, con il vostro aiuto, questi cristiani impegnati perseverino nella loro formazione alla luce della Parola di Dio e grazie a una frequentazione sempre più fruttuosa dei sacramenti. I catechisti, in particolare, sono “evangelizzatori insostituibili, che rappresentano la forza basilare delle comunità cristiane” (Ivi, 73), ed è importante assicurare ad essi “una più accurata

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preparazione dottrinale e pedagogica, il costante rinnovamento

spirituale e apostolico” (Ivi). Resta da continuare la considerevole opera che consiste nel risvegliare sempre più nel cuore dei battezzati la loro vocazione ad essere “il sale della terra”, a far si che l’influenza dei cristiani del Burkina-Faso e del Niger nelle cose temporali, seguendo lo spirito del Vangelo, sia ancor più reale. Il dovere dei laici è stato e rimane quello di permeare ancor più vigorosamente dello Spirito di Cristo i diversi settori della vita in società: di qui il bisogno per essi, come sottolineava Mons.

Compaoré, di avere una conoscenza sufficiente della dottrina sociale della Chiesa. La vostra lettera pastorale del 18 giugno 1991 ricordava, giustamente, che non vi dev’essere presso i cristiani “divorzio tra la fede che proclamano e i loro comportamenti quotidiani. Non si può creare una contrapposizione artificiale tra le attività professionali, politiche o sociali e la vita di fede” (Servire l’uomo e la società, 33). Infine, la ricerca della formazione integrale di tutti i fedeli, che è dappertutto una priorità pastorale, è la migliore difesa contro le sollecitazioni delle sette o le tentazioni di un ritorno a vecchie forme africane di vita religiosa. La formazione dei laici, il ruolo dei sacerdoti e dei consacrati Per assicurare questa importante opera di formazione del laicato, avete bisogno di sacerdoti qualificati in numero sufficiente. E avete bisogno di quadri per preparare adeguatamente questi sacerdoti ai loro compiti, come sottolinea la recente Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis di cui conviene meditare, tra l’altro, quanto si dichiara riguardo ai protagonisti della formazione

sacerdotale (cf. nn. 65-69). So che i vostri immediati collaboratori nel sacerdozio sono generosamente dediti alla missione della Chiesa e compiono un considerevole lavoro. Possano aderire sempre più alla persona di Cristo che li aiuterà a superare le sollecitazioni di ogni genere che vengono sia dalle loro famiglie, sia da un ambiente moralmente scosso! Possano essi avere il coraggio di lottare contro corrente per rimanere testimoni autentici e limpidi di

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Cristo, del suo messaggio di salvezza e di santità! La vostra

direttiva “Sacerdoti di Cristo - Pastori e Servitori nella Chiesa-famiglia” offre loro eccellenti orientamenti perché rimangano sacerdoti come vuole la Chiesa, illuminata da una tradizione secolare, e anche quali il mondo africano di oggi abbisogna. Nel loro ministero, i sacerdoti sono sostenuti e appoggiati dai religiosi e dalle religiose, attivi o contemplativi, che costituiscono una grande forza nella vostra “Chiesa-famiglia” e che i Vescovi sono chiamati a promuovere. Essendo la vita religiosa innanzitutto una scuola di santità, le persone consacrate sono in grado di essere per i membri della Chiesa-

famiglia veri e propri maestri spirituali. Intimamente legate alla missione di Cristo, esse cercano di vivere sul suo esempio. Totalmente prese dall’amore del Padre, desiderano essere completamente dedite, nello Spirito, all’opera di salvezza del Figlio. Auspico che, sotto la vostra responsabilità, religiosi e religiose autoctoni sviluppino il loro contributo specifico all’edificazione del Corpo di Cristo, in armoniosa collaborazione con quanti, uomini e donne, venuti da fuori, testimoniano la comunione con la Chiesa universale mediante la loro presenza attiva sempre molto apprezzata. (…) La famiglia continui ad essere quindi oggetto della vostra azione pastorale Nel corso della mia visita pastorale nel vostro paese, rivolgendomi ai fedeli riuniti a Bobo-Dioulasso, facevo notare che l’edificazione del Corpo di Cristo passa attraverso la forza di vita che anima le famiglie cristiane. Gli sposi, con la loro alleanza monogama irreversibile, offrono un’immagine dell’amore che viene da Dio. A loro volta, fanno nascere la vita;

aprono le vie alla speranza per i figli che crescono nella gioia di essere amati. Rendono la propria unione un segno visibile della felicità di essere cristiani ed è mediante la famiglia che l’evangelizzazione progredisce. Che la famiglia continui ad essere quindi oggetto della vostra azione pastorale! Tutto quello che voi seminate nella terra profonda delle realtà familiari porterà frutti di prosperità per la vostra patria e per la Chiesa.

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La gioventù del Burkina-Faso e del Niger, capitale di speranza

per la società civile e per la Chiesa, è numerosa e dinamica. Giovani di famiglie cristiane o giovani catecumeni in cammino verso la fede si riuniscono volentieri per attività religiose, per momenti di preghiera o per esperienze di quaresima: essi amano vivere la fratellanza. Possano essere i degni eredi delle ricchezze umane dei vostri popoli, nel lavoro, ad esempio, o nella volontà di vincere! Dinanzi al flagello della droga o nello sviluppo di una sessualità mal compresa, conviene mostrare loro come costruire la propria vita nel senso della verità, della libertà, della solidarietà e del servizio.

Vi incoraggio a cercare al tempo stesso il dialogo e la proclamazione del Vangelo Nei vostri paesi, i cattolici vivono in mezzo a una maggioranza di credenti di religioni tradizionali o dell’Islam. Con questi fratelli e sorelle che non condividono la stessa fede bisogna coltivare un’intesa sempre più costruttiva, per la gloria di Dio e per il bene comune. Cercate di proteggere e di promuovere insieme la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà. Infine, consentitemi di incoraggiarvi a cercare al tempo stesso il dialogo e la proclamazione del Vangelo: Non si può porre il problema di scegliere il primo dovere ed ignorare l’altro. Noi dobbiamo sempre annunciare questo Dio fondamento della nostra fede, ragione della nostra speranza e fonte del nostro amore. Per cercare con sincerità e in uno spirito di apertura il dialogo interreligioso, che fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa, ponete in opera l’insegnamento dell’Enciclica Redemptoris missio (nn. 55-57) e le direttive del documento “Dialogo e annuncio”, pubblicato nel maggio del 1991 dal Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso e dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

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4 luglio 1997

(…) Il primo centenario dell'inizio dell'evangelizzazione in Burkina Faso un'occasione privilegiata per radicare più profondamente la loro fede in Gesù Cristo

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Alle soglie del terzo millennio, la Chiesa celebrerà il primo centenario dell'inizio dell'evangelizzazione in Burkina Faso. È un bene che, grazie alla vostra iniziativa, i cristiani siano stati invitati a conoscere e a meditare la storia delle loro comunità nel corso di questo secolo che ha visto germinare e crescere il seme piantato dalla fondazione della prima stazione missionaria a Koupéla nel 1900. Insieme a voi rendo omaggio ai missionari che si sono adoperati con uno zelo ammirevole affinché la Buona Novella fosse trasmessa e nascessero le comunità autoctone che oggi vediamo svilupparsi in modo considerevole.

Ripercorrendo questo cammino della Chiesa in Burkina Faso verso il suo centenario, i cristiani renderanno fervidamente grazie al Signore per tutti i doni ricevuti e saranno incoraggiati a proseguire con ardore l'opera intrapresa dai loro padri nella fede. Questo tempo giubilare è per i fedeli dei vostri due Paesi un'occasione privilegiata per radicare più profondamente la loro fede in Gesù Cristo, unico Mediatore e Salvatore di tutti gli uomini. Ciò consentirà loro di rinnovare lo sforzo missionario affinché l'annuncio della salvezza possa raggiungere il maggior numero possibile di persone. In questa prospettiva, l'opera di edificazione della Chiesa-Famiglia, che voi perseguite con abnegazione e con grande volontà d'inculturazione del Vangelo, testimonia l'amore e il rispetto che, come discepoli di Cristo, nutrite per i vostri popoli, per le loro culture e per tutta l'Africa. Auspico vivamente che l'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, frutto di quel momento di grazia che è stata l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, sia per ognuna delle vostre Chiese locali la carta della sua missione di evangelizzazione alle soglie della nuova fase che si apre dinanzi ad essa.

(…) La formazione permanente dei sacerdoti Per ravvivare incessantemente il senso della missione che è stata affidata loro e per rispondere in modo appropriato, la formazione permanente deve essere seguita dai sacerdoti, a qualsiasi età e in tutte le condizioni di vita. In effetti, sostenendo l'esercizio del ministero sacerdotale, questa

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formazione «tende a far sì che il prete sia un credente e lo

diventi sempre più: che si vede sempre nella sua verità, con gli occhi di Cristo» (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 73). Auspico dunque che nelle vostre Diocesi rimanga viva questa preoccupazione indispensabile allo svolgimento del compito pastorale proprio dei sacerdoti. La prossima apertura di un nuovo seminario interdiocesano di primo ciclo è un segno di speranza importante per il futuro della Chiesa. Il discernimento che le vocazioni esigono e la necessità di conferire ai candidati al sacerdozio una solidità umana, spirituale e pastorale sono gravi responsabilità per i

Vescovi, primi rappresentanti di Cristo nella formazione sacerdotale (cfr Pastores dabo vobis, n. 65). La vitalità e lo sviluppo della vita consacrata La vitalità e lo sviluppo della vita consacrata, soprattutto degli istituti sorti nella vostra regione, sono progressi significativi per un'autentica inculturazione del messaggio evangelico. «Se la vita consacrata mantiene la forza profetica che le è propria, diventa all'interno di una cultura fermento evangelico capace di purificarla e farla evolvere » (Vita consecrata, n. 80). Il posto importante occupato dai laici nella vita della Chiesa in Niger e Burkina Faso Mediante le vostre relazioni ho constatato il posto importante occupato dai laici nella vita delle vostre comunità. Attraverso i loro diversi impegni essi realizzano la propria vocazione di battezzati nella Chiesa e nella società. Li invito a rimanere «assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2, 42), in particolare partecipando attivamente alla vita delle parrocchie e delle comunità cristiane di base, che sono

luoghi privilegiati di nascita e di sviluppo della Chiesa-Famiglia. Auspico che nei loro numerosi movimenti di apostolato e nei gruppi spirituali trovino i mezzi per creare, in unione fraterna, focolari ardenti di evangelizzazione e che, mediante la loro azione nella vita civile, divengano fermenti di trasformazione della società. (…)

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Un incoraggiamento ai catechisti

Desidero rivolgere un incoraggiamento particolare ai catechisti titolari e ausiliari, ai «papà e alle mamme catechisti», il cui ruolo è fondamentale per la trasmissione della fede. Li esorto a utilizzare i mezzi che vengono offerti loro per approfondire la conoscenza di Cristo e della dottrina della Chiesa. Potranno così svolgere la loro missione in modo sempre più competente, condividendo con i propri fratelli la loro esperienza dell'incontro con il Signore. Vescovi e sacerdoti, siate per essi guide attente e un sostegno quotidiano! D'altronde, sotto la vostra guida, in stretta unione con i loro sacerdoti, i catechisti svolgono un

ruolo prezioso per l'accoglienza e per l'accompagnamento delle persone che desiderano mettersi in cammino nella sequela di Cristo, per condurle, nel corso del catecumenato, a un'adesione di fede sincera e a una piena integrazione nella comunità ecclesiale. In effetti il Battesimo «significa e opera questa nuova nascita dallo Spirito, instaura vincoli reali e inscindibili con la Trinità, rende membri del Corpo di Cristo, che è la Chiesa» (Giovanni Paolo II, Ecclesia in Africa, n. 73). La famiglia Nelle società africane la famiglia occupa un posto fondamentale. È pertanto necessario preservarne i valori essenziali. La famiglia cristiana deve essere un luogo privilegiato in cui si rende testimonianza a Cristo e al suo Vangelo. Educatrice per ognuno dei suoi membri, essa è una scuola di formazione umana e spirituale. I cristiani devono anche ricordarsi che «il Matrimonio esige un amore indissolubile» e che «grazie a questa sua stabilità può contribuire efficacemente a realizzare appieno la vocazione battesimale degli sposi» (Ecclesia in Africa, n. 83). Una preparazione seria dei giovani al sacramento del matrimonio li condurrà al successo e alla piena maturità del

loro impegno formando una vera comunità d'amore. Vi incoraggio dunque a favorire l'accompagnamento delle famiglie cristiane nelle diverse tappe della loro formazione e del loro sviluppo. Rivolgete un'attenzione particolare alle famiglie giovani, per aiutarle a scoprire e a vivere la loro vocazione e le loro responsabilità. Siate vicini a quelle che sono più esposte alle difficoltà della vita.

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Il ruolo della Chiesa nella promozione umana in Niger e

Burkina Faso Grazie alle sue opere di aiuto, di promozione sociale, di servizio nel mondo della sanità e dell'educazione, la Chiesa, nei vostri Paesi, partecipa allo sviluppo dell'uomo e della società. Desidero qui rendere omaggio al lavoro ammirevole di tanti cristiani, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, che mostrano con generosità che la carità è al centro della missione della Chiesa. Auspico che, da Ouagadougou, risuonino ancora i miei appelli alla solidarietà per i popoli del Sahel. È inoltre opportuno ricordarsi che «lo sviluppo di un popolo non deriva

primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. È l'uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica» (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 58). Sono lieto dell'impegno dei Pastori e degli animatori di comunità in questa opera di educazione delle coscienze. Di recente voi Vescovi del Burkina Faso avete esortato i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà a tutelare e a consolidare la pace sociale, per contribuire a «umanizzare la società» in un periodo delicato della vita collettiva. Auspico ardentemente che la pace e la concordia regnino fra tutti i componenti delle nazioni della vostra regione e che venga trovata una soluzione definitiva, fondata sulla giustizia e sulla solidarietà, ai problemi che ancora si presentano. I rapporti fraterni dei cattolici con gli altri cristiani si devono manifestare concretamente Sull'esempio del Concilio Vaticano II, il Sinodo africano ha ricordato con insistenza che «l'atteggiamento di dialogo è il modo d'essere del cristiano all'interno della sua comunità,

come nei confronti degli altri credenti e degli uomini e donne di buona volontà» (Ecclesia in Africa, n. 65). I rapporti fraterni dei cattolici con gli altri cristiani devono dunque manifestare concretamente la responsabilità comune dei discepoli di Cristo nella testimonianza che essi devono rendere al Vangelo. Nella vostra regione vi sono anche molti fedeli dell'Islam. Sono lieto dei rapporti sereni che il più delle volte s'instaurano fra i credenti. Auspico vivamente che la conoscenza reciproca si

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sviluppi sempre più. La possibilità, riconosciuta dalla società, di

scegliere liberamente la propria religione contribuirà a creare un'atmosfera di rispetto, di fratellanza e di verità che favorirà l'opera comune per la promozione delle persone e della collettività. Che i cristiani testimonino, con questo stesso spirito di dialogo fraterno, la loro fede in Gesù Salvatore presso quanti aderiscono alla religione tradizionale o ad altre correnti di pensiero! Vi incoraggio a perseguire, all'interno della vostra Conferenza Episcopale, una generosa solidarietà in vista

della missione Cari Fratelli nell'Episcopato, la diversità delle situazioni della Chiesa nei vostri Paesi e i grandi bisogni delle vostre Diocesi, soprattutto di personale apostolico, non mi sono sconosciuti. Vi incoraggio pertanto a perseguire, all'interno della vostra Conferenza Episcopale, una generosa solidarietà in vista della missione. La condivisione delle risorse umane e materiali, anche quando si hanno bisogni urgenti, è un'espressione della comunione che deve esistere fra tutte le Chiese locali. Preoccupatevi in modo particolare di aiutare le Diocesi più bisognose a formare animatori e catechisti che permetteranno di costituire comunità vive e attive. Invito i sacerdoti, i religiosi e le religiose a rendersi disponibili nei confronti dello Spirito Santo, dei loro Vescovi e dei loro superiori, ad accettare di essere mandati a predicare il Vangelo al di là delle frontiere della propria Diocesi o del proprio Paese (cfr Giovanni Paolo II, Ecclesia in Africa, n. 133). Spetta oggi a voi donare ad altri ciò che voi stessi avete ricevuto dai missionari provenienti da altri luoghi e che il Signore ha fatto crescere nei vostri Paesi. (…)

17 giugno 2003 Il problema della fame nel Sahel Preoccupandomi dello sviluppo duraturo e integrale delle popolazioni dei vostri Paesi, tanto care al mio cuore, non dimentico la lotta quotidiana che esse devono condurre per sopravvivere. Le difficili condizioni climatiche dell'area saheliana e la crescente desertificazione della regione

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mantengono le popolazioni in una povertà endemica che

genera precarietà e disperazione, suscitando inoltre in esse il sentimento di sentirsi escluse dalla scena internazionale. Desidero lanciare solennemente un nuovo appello alla Comunità internazionale, affinché manifesti concretamente e in modo duraturo il suo sostegno alle popolazioni provate del Sahel, auspicando che la solidarietà, nella giustizia e nella carità, non conosca confini né limiti e che la generosità permetta di guardare al futuro con maggiore serenità. La vitalità missionaria della Chiesa in Niger e Burkina

Faso Malgrado le difficoltà legate alla precarietà della vita delle popolazioni locali, la vitalità missionaria delle vostre Chiese diocesane si è potuta esprimere in molteplici modi. Rendo grazie insieme a voi per le celebrazioni che hanno segnato il centenario dell'evangelizzazione del Burkina Faso. In quella lieta occasione, avete potuto fare l'esperienza della presenza dello Spirito all'opera nel cuore dei credenti fin dagli albori dell'evangelizzazione. So con quale zelo avete coinvolto le comunità locali, soprattutto mediante sinodi diocesani, nella preparazione e nella celebrazione di questo tempo forte ecclesiale, che ha coinciso con quell'evento di portata universale che è stato il grande Giubileo dell'Incarnazione. Gli orientamenti pastorali del primo sinodo nazionale del Burkina Faso hanno anche invitato chiaramente le comunità cristiane a non lesinare sforzi per edificare la Chiesa-Famiglia di Dio, chiamata a camminare verso la santità, al fine di consentire "all'annuncio di Cristo di raggiungere le persone, plasmare le comunità, incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura" (Novo Millennio ineunte, n. 29). Rendendo grazie insieme a voi per il lavoro

paziente e audace dei primi missionari, aiutati da valorosi catechisti, incoraggio i Pastori e i fedeli a mostrarsi loro degni successori, facendo nascere e vivere comunità cristiane sempre più gioiose e attraenti, segni di comunione e di fraternità. Che ovunque si trovino i discepoli di Cristo siano resi visibili i segni dell'amore di Dio per gli uomini! Sviluppare una coscienza missionaria nel cuore di ogni

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credente

Evangelizzare è una missione fondamentale della Chiesa. L'annuncio del Vangelo non si può realizzare pienamente senza il contributo di tutti i credenti, a tutti i livelli della Chiesa particolare. Le vostre relazioni quinquennali mostrano in diversi punti la vostra preoccupazione pastorale di rendere i cristiani, in virtù del loro Battesimo, sempre più attori nell'opera dell'evangelizzazione. In effetti, "l'azione evangelizzatrice della comunità cristiana, prima sul proprio territorio e poi altrove come partecipazione alla missione universale, è il segno più chiaro della maturità della fede" (Redemptoris missio, n. 49).

Sviluppare questa coscienza missionaria nel cuore di ogni credente resta una vera sfida delle cui dimensioni siete ben consapevoli. L'inculturazione è una priorità e un'urgenza Affinché la Chiesa possa incarnare il Vangelo nelle diverse culture, accogliendo ciò che vi è di buono in queste culture e rinnovandole dall'interno, nell'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa ho ricordato che l'inculturazione è una priorità e un'urgenza nella vita delle Chiese particolari, un cammino verso una piena evangelizzazione, affinché ogni uomo possa "accogliere Gesù Cristo nell'integrità del proprio essere personale, culturale, economico e politico, in vista della piena adesione a Dio Padre, e di una vita santa mediante l'azione dello Spirito Santo" (n. 62). La pastorale dell'inculturazione che avete messo in atto nelle vostre Diocesi sta recando frutti, in particolare nella vita e nella testimonianza delle comunità cristiane di base, fermenti di vita cristiana e segni concreti della comunione missionaria che la Chiesa-Famiglia è chiamata a divenire. Nelle vostre relazioni quinquennali rendete grazie per la vitalità

e per la testimonianza di queste piccole comunità locali. Misurate tuttavia il lungo cammino che resta da percorrere affinché il Vangelo trasformi interiormente la mente e il cuore dei credenti, di modo che si riconoscano come fratelli e sorelle in Cristo. Il ritorno a pratiche antiche che non sono ancora purificate dallo Spirito di Cristo, le difficoltà a considerarsi membri di una stessa famiglia salvata dal sangue di Cristo, e i pericoli di una civiltà moderna detta del progresso che

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indebolisce i legami nelle famiglie e fra i gruppi umani: tutto ciò

è per voi un invito a non lesinare sforzi affinché i discepoli di Cristo assimilino pienamente il messaggio evangelico e conformino la loro vita a questo messaggio, senza tuttavia rinunciare ai valori africani autentici. I cristiani hanno bisogno di trovare forze nuove per superare gli ostacoli all'annuncio del Vangelo e per lavorare efficacemente alla sua inculturazione: è essenziale che la loro fede sia sempre più saldamente fondata ed educata. Voi avete una viva coscienza di questa responsabilità che vi incombe, e ve ne occupate insieme all'interno della Conferenza Episcopale,

mediante una condivisione di esperienze e un approfondimento teologico e pastorale. Si tratta di permettere ai Pastori e ai fedeli di lasciarsi afferrare da Cristo, di accettare di dipendere radicalmente da Lui, di voler vivere della sua vita e di imparare a fare la sua volontà, per procedere sul suo esempio verso la santità vera (cfr 1 Ts 4, 3). Vi incoraggio dunque ad aiutare senza posa i fedeli laici delle vostre Diocesi a prendere sempre più vivamente coscienza del loro ruolo nella Chiesa e a onorare così la loro missione di battezzati e di confermati. La pastorale sacramentale, la liturgia, la formazione biblica e teologica, ma anche le diverse espressioni artistiche e musicali, come pure i mezzi di comunicazione sociale, devono permettere ai cristiani di scoprire le ricchezze della fede cristiana con i mezzi a loro disposizione e di radicarsi in Cristo per prendere parte sempre più attivamente alla vita delle comunità locali, senza tuttavia sottrarli all'esercizio della loro vocazione battesimale nella vita sociale, economica e politica della nazione. Promuovere la dignità del matrimonio cristiano Nell'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa ho sottolineato che in quanto "Chiesa domestica", "costruita sulle solide basi

culturali e sui ricchi valori della tradizione familiare africana, la famiglia cristiana è chiamata ad essere una valida cellula di testimonianza cristiana nella società segnata da mutamenti rapidi e profondi" (n. 92). Le vostre relazioni quinquennali ricordano la testimonianza resa da numerose famiglie, che vivono in modo eroico la fedeltà al sacramento del matrimonio cristiano, nel contesto di una legislazione civile o di costumi tradizionali poco favorevoli al matrimonio monogamo. Mentre

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minacce gravano oggi sulla famiglia africana e sui suoi

fondamenti, vi esorto a promuovere la dignità del matrimonio cristiano, riflesso dell'amore di Cristo per la sua Chiesa, ricordando in particolare che l'amore reciproco dei coniugi è unico e indissolubile, che il matrimonio, grazie alla sua stabilità, contribuisce alla piena realizzazione della loro vocazione umana e cristiana, e che una famiglia così è l'ambito di sviluppo dei bambini e di trasmissione dei valori. Le comunità cristiane, unite ai loro Pastori, avranno così a cuore di assistere le famiglie nell'educazione dei giovani. Parimenti, si preoccuperanno di aiutare i fidanzati nel loro cammino verso il

sacramento del matrimonio, poi, più tardi, nella loro vita coniugale e familiare, affinché possano mettersi essi stessi al servizio della Chiesa e della società. (…) La formazione dei candidati al sacerdozio La formazione dei candidati al sacerdozio è una grave responsabilità per il Vescovo. Alcuni fra voi ne hanno fatto una priorità pastorale. È fondamentale rivolgere un'attenzione particolare all'organizzazione di questa formazione e preoccuparsi di scegliere con cura formatori idonei. È necessario anche sensibilizzare e rendere partecipi le comunità diocesane circa la loro responsabilità nella formazione dei futuri sacerdoti. "È la Chiesa come tale il soggetto comunitario che ha la grazia e la responsabilità di accompagnare quanti il Signore chiama a divenire suoi ministri nel sacerdozio" (Pastores dabo vobis, n. 65). Inoltre una seria formazione spirituale, intellettuale e pastorale, indispensabile per l'esercizio del ministero presbiterale, dovrà essere unita a una salda formazione umana e culturale. Sarà particolarmente importante insistere sulla maturazione affettiva dei candidati, necessaria a

chi è chiamato al celibato; ciò consiste nell'"offrire, con la grazia dello Spirito e con la libera risposta della propria volontà, la totalità del suo amore e della sua sollecitudine a Gesù Cristo e alla Chiesa" (Ibidem, n. 44). Il dialogo interreligioso Nei vostri Paesi, le comunità cristiane vivono in seno a società segnate dal predominio dell'Islam e dei valori che gli sono

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propri. Sono lieto che, come voi mi avete detto, le relazioni dei

cattolici con i credenti dell'Islam siano generalmente improntate al rispetto, alla stima e alla pacifica convivenza. Cristiani e musulmani sono in effetti "chiamati ad impegnarsi nel promuovere un dialogo immune dai rischi derivanti da un irenismo di cattiva lega o da un fondamentalismo militante, e nel levare la loro voce contro politiche e pratiche sleali, così come contro ogni mancanza di reciprocità in fatto di libertà religiosa" (Ecclesia in Africa, n. 66). Vi incoraggio a coltivare questo dialogo, dotandovi di strutture e di mezzi che lo garantiscano, affinché sia bandita la paura dell'altro, che nasce

spesso dall'ignoranza profonda dei valori religiosi che lo animano, senza mai rinunciare a dare ragione, in tutta chiarezza, della speranza che è in voi. Che dal patrimonio autentico delle loro tradizioni religiose cristiani e musulmani traggano le forze necessarie per collaborare allo sviluppo solidale del loro Paese! (…)