A cura del SeDoc Servizio Documentazione della Radio Vaticana · Breve cronologia della Chiesa p. 9...

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1 Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa dei vescovi dell‟Uganda Città del Vaticano, 1-8 marzo 2010 A cura del SeDoc Servizio Documentazione della Radio Vaticana INDICE Il Paese p. 2 Cenni storici e quadro socio-politico p. 3 La Chiesa in Uganda - Struttura p. 7 Le diocesi p. 8 Breve cronologia della Chiesa p. 9 Intervista a padre John Baptist Kauta, Segretario generale della Conferenza episcopale ugandese p. 10 La vita della Chiesa p. 20 La visita Giovanni Paolo II in Uganda del 1993 p. 59 Le precedenti visite ad limina p. 69

Transcript of A cura del SeDoc Servizio Documentazione della Radio Vaticana · Breve cronologia della Chiesa p. 9...

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Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa dei vescovi dell‟Uganda

Città del Vaticano, 1-8 marzo 2010

A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana

INDICE Il Paese p. 2 Cenni storici e quadro socio-politico p. 3 La Chiesa in Uganda - Struttura p. 7 Le diocesi p. 8 Breve cronologia della Chiesa p. 9 Intervista a padre John Baptist Kauta, Segretario generale della Conferenza episcopale ugandese

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La vita della Chiesa p. 20 La visita Giovanni Paolo II in Uganda del 1993 p. 59 Le precedenti visite ad limina p. 69

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Uganda (Republic of Uganda - Jamhuri ya Uganda)

Superficie 241.038 kmq Confini e territorio Situata nella regione dei Grandi Laghi, l‟Uganda è priva di sbocchi al mare e confina con Sudan, Kenya, Tanzania, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo. Al Paese appartengono parte del lago Vittoria a Sud, dei laghi Edoardo e Alberto a Ovest e interamente il Lago Kyoga. Il fiume principale è il Nilo Bianco. Il clima è di tipo equatoriale, mitigato

dall‟altitudine. Capitale Kampala Popolazione 28.250.000 ab. (cens. 2001); (stime 2009: 30-32.000.000 ab.) Gruppi etnici L‟Uganda conta una cinquantina di gruppi etnici. Tra le etnie principali ci sono i Baganda, i Bakiga, i Banyankore, i Basoga, gli Iteso, i Langi, gli Acholi, i Bagisu, i Lugbara, i Banyoro e i Batoro. Lingua Inglese (ufficiale), Kiswahili (semi-ufficiale) e Lugana (lingua usata nel commercio). Religione Netta maggioranza cristiana composta per lo più da cattolici (12.616.000 fedeli, pari al 44,6% della popolazione secondo l‟Annuario Statistico della Chiesa 2007; 42% circa secondo i dati della Conferenza episcopale) e anglicani (35,9%). A questi vanno aggiunti gli ortodossi (1% ca) e le sette pentecostali in crescita (4,6%). Il resto della popolazione segue la religione tradizionale africana (intorno al 5% - dati ACS), o è di fede musulmana (12% secondo i dati della Conferenza episcopale) Forma di Governo Repubblica presidenziale. Presidente e capo del Governo Yoweri Museveni (NRM), dal 29 gennaio 1986, eletto il 9 maggio 1996, rieletto il 12 marzo 2001

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e il 23 febbraio 2006 Unità monetaria scellino ugandese Indice di sviluppo umano 0,49 (156° posto - 2006) Membro di Commonwealth, EAC, OCI, ONU, UA, WTO e IGAD, associato UE Cenni storici e quadro socio-politico L'Uganda deriva il suo nome da uno dei regni bantu che all'epoca della penetrazione coloniale europea dominavano nel Paese sulla base di un'organizzazione di tipo rigidamente regale e aristocratico: il Regno dei Ganda (o Baganda), che comprendeva la parte centro-meridionale del Paese. Appoggiato dagli inglesi, esso si affermò sugli altri regni (Nyoro, Ankole, Toro ecc.) e divenne il nucleo attorno al quale si andò costituendo il protettorato della Gran Bretagna. Indipendente nell‟ambito del Commonwealth dal 9 ottobre 1962, fu proclamata Repubblica nell‟anno successivo. Il 15 aprile 1966 il Primo Ministro Milton Obote assunse la presidenza, prima riservata al Re del Buganda, dando vita, nel 1967, a una costituzione unitaria. Dal 1971 al 1979 il Paese è stato governato dal sanguinario generale Idi Amin Dada, il cui regime fu caratterizzato da una feroce violenza razziale contro le etnie Acholi e Lango e la comunità asiatica presente nel Paese. Il dittatore fu deposto e costretto alla fuga nel 1979 dall‟esercito tanzaniano sostenuto dai ribelli dell'UNLA (Uganda National Liberation Army - Esercito di liberazione nazionale dell'Uganda). L‟attuale assetto del Paese è il risultato della vittoria (il 25 gennaio 1986) della guerriglia del Movimento di Resistenza Nazionale (National Resistance Movement - NRM, già National Resistance Army - NRA) di Yoweri Museveni, che aveva combattuto sin dal 1981, dapprima contro Obote (tornato al potere nel 1980) e poi contro il generale acholi Tito Okello Lurwa dell'UNLA (al potere nel 1985). Nel 1987 Museveni ha sconfitto anche l'HSM (Holy Spirit Movement) della guaritrice Alice Auma Lakwena, rifugiatasi in Kenya. Nel 2005 nel Paese è stato introdotto con un referendum un sistema elettorale multipartitico (bocciato nel 2000). I primi dieci anni del governo di Museveni sono stati caratterizzati da una grande crescita economica, che ha toccato anche tassi annuali del 10%. Allontanandosi dall‟ideologia

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marxista in cui si era formato, Museveni ha adottato una politica liberista, adeguandosi ai programmi di aggiustamento strutturale del Fondo Monetario Internazionale e diventando uno dei leader africani su cui Washington ha puntato di più negli anni Novanta per ottenere un “rinascimento africano”. La sua difficoltà a porre fine alla guerriglia condotta in Nord Uganda dall‟"Esercito di Resistenza del Signore" (Lord's Resistance Army - LRA) di Joseph Kony, la sua partecipazione alle guerre nella Repubblica Democratica del Congo e, infine, i suoi palesi tentativi di rimanere al potere ad ogni costo hanno peraltro progressivamente eroso la credibilità di cui Museveni godeva in ambito internazionale. L’economia Nonostante le riforme realizzate da Museveni, gli anni di dittatura di Amin e le violenze della guerra civile hanno pesato sull‟economia ugandese, anche se la fine dei combattimenti nel Nord Uganda ha permesso una leggera ripresa economica in questa parte del Paese. L‟80% della forza lavoro in Uganda è impiegata nell‟agricoltura, in particolare nella La coltura principale è il caffè, ma numerose sono anche le coltivazioni di tè verde, tabacco, cotone, cacao, tapioca, fiori, mais, grano, patate, banane e semi oleosi. La guerra in Nord Uganda A partire dal 1986 nella regione dell‟Acholiland, in Nord Uganda, si è consumata una feroce guerra civile tra le forze governative e il “Lord's Resistance Army” ("Esercito di Resistenza del Signore" - LRA), una setta-movimento di sedicente ispirazione cristiana capeggiata da Joseph Kony, che per più di venti anni ha seminato il terrore tra le popolazioni dell‟area con stragi, razzie e rapimenti di bambini arruolati a forza nelle sue file. Violenze per le quali Kony è stato incriminato dal Tribunale Penale Internazionale (TPI). All‟origine del conflitto il risentimento della popolazione di etnia Acholi per l'ascesa al governo di Yoweri Museveni in seguito alla sconfitta del loro rappresentante, l'ex presidente Tito Okello dell‟UNLA (diventato UPDA - Uganda People's Democratic Army). Il conflitto, iniziato come guerra interna, ha presto travalicato i porosi confini che separano l‟Uganda dai suoi vicini. In particolare quello con il Sud Sudan, a sua volta piagato dalla guerra civile. Fin dal suo arrivo al potere, Museveni ha sempre sostenuto il l‟Esercito di Liberazione

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popolare del Sudan (Spla, a capo della guerriglia sud-sudanese). Il Sudan non è stato da meno. E dal 1989 il governo islamista di Khartoum ha dato copertura allo LRA, fornendogli anche rifugio e campi di addestramento sul proprio territorio. La guerra ha causato circa 300 mila morti e più di un milione e mezzo di sfollati. Nel 2006, il governo di Museveni ha accettato di porre fine alla repressione nei confronti del LRA, dando inizio al processo di pace nella città sudanese di Juba, con la mediazione dell‟ONU, del Sudan e il sostegno dell‟Unione Africana. Nell‟agosto del 2006 le due parti hanno firmato un primo cessate-il-fuoco. I colloqui di pace non hanno portato tuttavia alla cessazione delle ostilità. Nel giugno 2007 i guerriglieri del LRA hanno attaccato diversi villaggi nel Nord dell‟Uganda uccidendo o rapendo decine di civili. Il 23 febbraio del 2008 è stato raggiunto un accordo per il cessate-il-fuoco definitivo premessa per un Accordo finale di pace che tuttavia Kony, in mancanza di garanzie sulla sua sorte dopo la condanna del Tribunale Penale Internazionale dell‟Aia (TPI), ha rifiutato di firmare. Gli scontri sono dunque proseguiti, seppur in misura minore, nei mesi successivi, per poi riesplodere nella primavera del 2008 e nell‟agosto del 2009 nella Repubblica Democratica del Congo. Attualmente la situazione nel Nord Uganda sta tornando a una relativa normalità, ma le forze del LRA continuano le loro azioni di guerriglia contro i civili nella Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana. Sono ancora in fase di stallo i negoziati tra il governo centrale e il regno di Buganda (il principale tra i quattro regni ugandesi sciolti nel '66), guidato dal re (kabaka) Ronald Muwenda Mutesi II. Le tensioni mai sopite con il governo di Museveni, sono sfociate lo scorso settembre in scontri nella capitale Kampala che hanno causato una ventina di morti. (Fonti varie - lz) La via ugandese alla lotta all’Aids Mentre nella stragrande maggioranza dei paesi africani il tasso di infezione continua a crescere, l‟Uganda – considerato nella seconda metà degli anni Ottanta l‟epicentro della pandemia da Hiv/Aids – ha conosciuto un‟importante diminuzione dell‟epidemia: il tasso di infezione è crollato da circa il 20% degli inizi degli anni Novanta a circa il 7% registrato dalle statistiche degli ultimi anni.

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Le ragioni di questi progressi sono diverse. Un contributo determinante è venuto dall‟apertura con cui il governo ugandese ha saputo affrontare il contagio, fin dalle prime manifestazioni cliniche, senza nasconderne la gravità come invece è accaduto in molti paesi africani. Fondamentale è stato poi l‟approccio “multisettoriale” all‟epidemia che invece di limitarsi agli aspetti sanitari, ha cercato di affrontare anche gli aspetti sociali ed economici dell‟epidemia: l‟istruzione, il rafforzamento dei diritti delle donne, il sostegno alle economie locali, ecc…. Centrale è stata infine la promozione di una strategia capillare di comunicazione, con la produzione di cartelloni stradali e di programmi di informazione nelle radio, in televisione, nelle scuole, sui mezzi pubblici e con la diffusione capillare di servizi di assistenza e consultori. (Fonte Amref)

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La Chiesa in Uganda Struttura

Conferenza episcopale ugandese Uganda Episcopal Conference (UEC)

Presidente

Mons. Matthias SSEKAMANYA, vescovo di Lugazi

Vice-Presidente Mons. Frederick DRANDUA, vescovo di Arua

Segretario generale Padre John Baptist KAUTA

Nunzio apostolico Mons. Paul TSCHANG IN-NAM, arcivescovo titolare di Amazia

La Conferenza episcopale ugandese è stata istituita nel 1960. Opera attraverso un Segretariato che, tramite il Dipartimento amministrativo, coordina 12 Commissioni episcopali (Liturgia e Pastorale, Apostolato dei laici, Giustizia e Pace, Educazione, Formazione dei sacerdoti - da cui dipendono i quattro seminari maggiori del Paese e il St. Augustine‟s Institute -, Comunicazioni sociali, Ecumenismo, Dialogo interreligioso, Dottrina, Animazione missionaria, Finanza, Servizi sociali e sviluppo – cui fa capo la Caritas-Uganda e l‟Ufficio delle donne cattoliche). La Chiesa ugandese gestisce diversi istituti educativi, tra cui l‟UMU, l‟Università dei Martiri Ugandesi (Uganda Martyrs University) di Kampala, fondata nel 1994. Nel 2000 è stata fondata “Mewa”, la prima radio cattolica locale in modulazione di frequenza, mentre dal 2001 è operativa "Radio Sapientia" che trasmette in inglese e luganda, la lingua parlata dai Baganda. Nel Paese è presente anche “Radio Maria”, che trasmette in FM da Mbarara. Il sito della Conferenza episcopale è http://www.uecon.org

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Le diocesi La Chiesa cattolica ugandese è presente sul territorio con quattro arcidiocesi metropolitane e 15 diocesi più un Ordinariato militare Arcidiocesi metr. di Gulu: Mons. John Baptist ODAMA Diocesi di Arua: vacante Diocesi di Lira: Mons. Giuseppe FRANZELLI Diocesi di Nebbi: Mons. Martin LULUGA Arcidiocesi metr. di Kampala: Mons. Cyprian Kizito LWANGA Diocesi di Kasana-Luweero: Mons. Paul SSENOGERERE Diocesi di Kiyinda-Mityana: Mons. Joseph Anthony ZZIWA Diocesi di Lugazi:Mons. Matthias SSEKAMAANYA Diocesi di Masaka: Mons. John Baptist KAGGWA Arcidiocesi metr. di Mbarara: Mons. Paul K. BAKYENGA Diocesi di Fort Portal: Mons. Robert MUHIIRWA Diocesi di Hoima: Mons.Deogratias MUGANWA BYABAZAIRE Diocesi di Cabale: Mons. Callistus RUBARAMIRA Diocesi di Kasese: Mons. Egidio NKAIJANABWO Arcidiocesi metr. di Torero: Mons. Denis KIWANUKA LOTE Diocesi di Jinja: Mons. Joseph B. WILLIGERS, M.H.M. Diocesi di Kotido: Mons. Giuseppe FILIPPI, M.C.C.I. Diocesi di Moroto: Mons. Henry Apaloryamam SSENTONGO Diocesi di Soroti: Emmanuel OBBO, A.J. Ordinariato militare: in Uganda Mons. James ODONGO

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Breve cronologia schematica della Chiesa 17 febbraio 1879 Padre P. Lourdel e Fr. Armans, i primi due dei cinque Padri Bianchi, provenienti dal Tanganyika (oggi Tanzania) arrivano ad Entebbe. 1882 Ritiro provvisorio dei missionari per tre anni, mentre i fedeli laici portano avanti l‟evangelizzazione dei loro connazionali 1885: inizio delle persecuzioni dei cristiani che porta al martirio di 22 cattolici beatificati nel 1920 e canonizzati nel 1964. 1894 Arrivo dei missionari della Società di San Giuseppe di Mill Hill 1908 Fondazione della prima Congregazione di Suore africane, le Bannabikira di Masaka 1910 Arrivo dei Missionari Comboniani di Verona, cui viene affidata l‟Uganda del Nord. 1923 Erezione della Prefettura Apostolica del Nilo Equatoriale (Nord Uganda) affidata ai Comboniani. 1927 Fondazione della prima Congregazione di Fratelli Africani, i Bannakaroli di Masaka. 1939 Ordinazione di Mons. Kiwanuka, primo vescovo africano 1953 Istituzione della Gerarchia ecclesiastica ; 1967 Fondazione a Ggaba dell‟Istituto Pastorale dell‟Africa Orientale poi trasferito nel 1975 a Eldoret in Kenya. 1969 L‟Uganda ospita il primo Simposio Panafricano dei vescovi (SECAM) alla presenza di Paolo VI. 1976 Mons Emmanuel Nsubuga, arcivescovo di Kampala viene creato cardinale. 1993 Visita Pastorale del Papa Giovanni Paolo II. Elevazione a Basilica Minore del Santuario nazionale dei Martiri Ugandesi

16 novembre 1994 Mons. Wamala, arcivescovo di Kampala succeduto al card. Nsubuga viene creato cardinale. 1999 Le diocesi di Torero e Gulu vengono elevate ad arcidiocesi metropolitane

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Intervista a padre John Baptist Kauta, Segretario generale

della Conferenza episcopale ugandese 1. I cattolici in Uganda L'Uganda è considerato un Paese cristiano dove i cattolici sono in maggioranza. Quanti sono? Sì, l'Uganda è un paese cristiano e maggioritariamente cattolico come indicano questi dati statistici: Cattolici 41,5 % Anglicani 35,9% Musulmani 12% Ortodossi 1% Pentecostali 4,6% 2. I motivi del successo della Chiesa cattolica in Uganda A cosa che possiamo attribuire la crescita della Chiesa cattolica nel Paese? Il successo e la crescita della Chiesa cattolica in Uganda può essere attribuito all‟attività e alla strategia scelta dai primi missionari nel Paese. Mentre annunciavano la Parola insegnavano a leggere, scrivere e a fare di conto. La gente associava quindi il cristianesimo alla promozione dell‟istruzione che era vista come un‟opportunità di sviluppo. Anche i catechisti sono stati formati come insegnanti di queste tre materie e hanno lavorato sodo. Con il cristianesimo è arrivata anche l‟assistenza sanitaria secondo il principio “Mens sana in corpore sano”. [Ricordiamo che] Gesù aveva invitato i suoi discepoli ad annunciare il Vangelo e a guarire i malati (Mt 16,18). I missionari hanno provveduto ad assicurare anche altri servizi sociali che hanno dimostrato la loro attenzione per i poveri, i bisognosi e gli oppressi. Questa opera rifletteva il messaggio evangelico di amore e di compassione, come testimoniato dalla vita di Cristo [Lc 4,18 ss: Gv 13,34]. Un amore vissuto in prima persona attira l'attenzione e la risposta della gente. Naturalmente, non

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possiamo dimenticare il potere dello Spirito Santo e l‟azione di Dio nella conversione del nostro popolo. Una volta piantato il seme della fede cristiana, essa è stata trasmessa alle generazioni successive. Questa tradizione di fede ha mantenuto viva la fiamma della fede nel nostro Paese. Così i laici impegnati hanno contribuito e continuano a contribuire alla crescita del cristianesimo in Uganda. Come un granello di senape esso sta crescendo in un enorme albero. 3. Il ruolo dei laici nella Chiesa ugandese C'è una sensazione diffusa che i laici siano “cittadini” di seconda classe all'interno della Chiesa. Quanto sono attivi nella in quella ugandese? I laici, a mio parere, non si sentono cittadini di seconda classe nella Chiesa. Dopo il Concilio Vaticano II il ruolo dei laici in Uganda non può più essere definito di secondo piano. Al contrario, essi partecipano attivamente alla crescita della Chiesa, in linea con le indicazioni del Concilio [Lumen Gentium, n.d.t.]. Essi svolgono il loro ministero nei villaggi attraverso vari movimenti apostolici (la Legione di Maria, vari gruppi di preghiera, i movimenti di apostolato giovanile, ecc). I catechisti sono in prima linea nei villaggi dove i sacerdoti non sono in numero sufficiente per potere svolgere tutte le attività pastorali. I laici condividono il governo della Chiesa, in particolare nei Consigli Pastorali diocesani, parrocchiali e nelle Comunità Cristiane di Base (BCC). Alcuni lavorano per la Conferenza Episcopale Nazionale, le Curie diocesane e parrocchiali, ecc…. Sono un po‟ il braccio amministrativo della diocesi e delle parrocchie. La Chiesa, poi, ha incoraggiato i fedeli laici ad usare le loro professioni per svolgere un ruolo attivo nella società e diventare “la luce e il sale della terra” [Mt 5,13 ss]. La Chiesa è impegnata a promuovere la famiglia e i valori. Essa considera la famiglia una Chiesa domestica. La sua promozione è direttamente collegata alla partecipazione dei laici alla vita della Chiesa. I laici, dunque, aiutano la Chiesa in Uganda a diventare autosufficiente e ad auto-diffondersi.

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4. Il ruolo della Chiesa nella promozione della pace in Uganda Che ruolo ha svolto la Chiesa nella promozione della pace e della riconciliazione nel Nord Uganda, dove i ribelli del Lord's Resistance Army (LRA) combattono il governo da più di 20 anni? La guerra nell‟Uganda nord-orientale ha causato danni incalcolabili in termini di vite umane e alla dignità di tante persone. La Chiesa, come strumento di pace, ha contribuito molto agli sforzi per la pacificazione della regione e la fine della guerra iniziata nel 1986. Preoccupati dalla perdita di tante vite umane, dalla mutilazione e deturpazione di così tante persone, dalla scomparsa di bambini piccoli e innocenti, dalla distruzione di proprietà e dalla conseguente povertà che sono una vergogna per la coscienza della Nazione, i vescovi ugandesi hanno pubblicato, il giorno di Pasqua del 2004 (14 aprile) una lettera pastorale dal titolo: "La sollecitudine per la pace, l‟unità e l'armonia in Uganda", per chiedere ai ribelli e al governo di porre fine alla guerra. Nel 2007 l'Uganda Joint Christian Council (UJCC), un‟organizzazione ecumenica che riunisce la Chiesa cattolica, gli anglicani e gli ortodossi, ha pubblicato "Una cornice per il dialogo sulla riconciliazione e la pace in Nord Uganda". A Lira si sono tenute tre riunioni consultive a cui hanno partecipato parlamentari, funzionari governativi, capi religiosi e altre parti coinvolte e che sono servite per i colloqui di pace di Juba per porre fine alla guerra. La Chiesa è stata in costante contatto con i capi tradizionali delle etnie Acholi, Karamajong, Lango e Iteso perché esercitassero la tutta la loro influenza per fermare l'attività dei ribelli. Mons. John B. Odama, Arcivescovo di Gulu e presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale ugandese è stato rappresentante locale dei Vescovi nel Nord. Il suo impegno [per la causa della pace] è documentato in tutto il mondo. Ha visitato molti continenti per sensibilizzare l‟opinione pubblica sulla situazione delle popolazioni del Nord-Est dell'Uganda. Ha partecipato ai colloqui di pace di Juba. I vescovi cattolici hanno visitato la regione e hanno fatto appello ai donatori per garantire assistenza umanitaria alla popolazione della regione. Varie diocesi hanno partecipato alla donazione di

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cibo, ecc. Sono state elevate preghiere in tutto il Paese per chiedere a Dio di porre fine a questo flagello. [Vale inoltre la pena di ricordare che] nel 2009 la Chiesa, in collaborazione con il Consiglio interreligioso dell‟Uganda, l‟Uganda Joint Christian Council, Trocaire [l‟agenzia caritativa cattolica della Conferenza episcopale irlandese, N.d.T.] i Catholic Relief Services [l‟agenzia caritativa della Conferenza episcopale statunitense, N.d.T.] ha organizzato una Conferenza sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace sostenibile. Gli obiettivi erano uno scambio imparziale di informazioni tra le varie parti interessate, la promozione della costruzione della pace quale condizione per uno sviluppo sostenibile e una convivenza pacifica, e il riconoscimento reciproco delle varie identità e dei rispettivi valori per favorire questa convivenza pacifica. Alla conferenza hanno partecipato leader religiosi, di organizzazioni culturali e di ong, insieme a esponenti politici e governativi. 5. Ecumenismo e dialogo interreligioso Come sono i rapporti della Chiesa con le altre Chiese e comunità cristiane (anglicana, ortodossa e evangeliche)? La Chiesa cattolica ha un buon rapporto con le altre Chiese. Nel 1963 è stato istituito il l‟Uganda Joint Christian Council [UJCC], cui aderiscono la Chiesa cattolica, la Chiesa anglicana e quella ortodossa, che insieme costituiscono circa il 75% della popolazione del Paese. L‟UJCC è stata costituita in un momento di forti tensioni tra le Chiese cristiane in Uganda (…). È stato costituito un forum per approfondire la loro amicizia, promuovere l'ecumenismo, l'unità dei cristiani e analizzare le complesse questioni di interesse comune, tra cui la democrazia, la pace, la salute, l'istruzione, la pari dignità tra uomo e donna, la giustizia sociale ed economica. L‟UJCC ha un segretariato, che, attraverso i suoi dipartimenti, funge da canale di collegamento tra le Chiese cristiane nella promozione della sua visione e missione. I vescovi e i religiosi delle Chiese membro si riuniscono una volta all‟anno per ricevere rapporti sulle attività dell‟UJCC e per studiare tutti i temi che interessano il Consiglio. È stato inoltre stabilito un canale di collegamento con il Parlamento per mantenere le Chiese aggiornate sui progetti di legge in

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discussione e anche per trovare un terreno comune su tutte le questioni nazionali e religiose al centro del dibattito pubblico. Non abbiamo invece rapporti formali con le Chiese evangeliche. Hanno chiesto di essere ammesse alla UJCC e la loro domanda è attualmente all‟esame dei suoi membri. Che rapporti ha la Chiesa ugandese con le altre religioni (Islam, religioni tradizionali africane ecc.) Nel 2000 è stato istituito il Consiglio interreligioso dell'Uganda (IRCU) cui aderisce la Chiesa cattolica, gli anglicani, gli ortodossi, l'Islam e la Chiesa Avventista del Settimo Giorno. Questo organismo è stato creato per incoraggiare la cooperazione e la pace tra i suoi membri. Nel 2002 l‟IRCU è stato incaricato di lavorare sull‟Hiv/Aids in collaborazione con l‟Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti. Con le sovvenzioni della USAID, l‟IRCU assiste le persone contagiate o colpite dal virus, fornendo farmaci anti-retrovirali e le cure palliative, e promuove un‟opera di educazione e sensibilizzazione dell‟opinione pubblica. L‟IRCU recentemente ha avviato vari programmi nel campo della pace, dei diritti umani, del buon governo, della comunicazione, dell'informazione pubblica e dell‟opera di advocacy. Tutti questi sforzi hanno l‟approvazione della Chiesa cattolica che è rappresentata dall‟arcivescovo di Kampala in seno al Consiglio di Presidenza, mentre il Segretario Generale e altri due membri sono nel Consiglio Esecutivo. Quali sono i rapporti con le Religioni tradizionali africane (RTA)? La Chiesa cerca di mantenere buoni rapporti con le Religioni tradizionali africane attraverso la sua Commissione per il dialogo interreligioso (…). I valori positivi delle Religioni Tradizionali Africane non vengono respinti, ma sono utilizzati per promuovere l'inculturazione del cristianesimo in Uganda. Aspetti negativi come la poligamia, la stregoneria e sacrifici umani non sono invece accettati. La Chiesa è cosciente del fatto che, anche se il nostro popolo è cristiano, restano alcuni retaggi incompatibili con i valori cristiani e la fede. Più la Chiesa conosce le Religioni Tradizionali Africane meglio è per tutti.

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6. Sfide pastorali Il problema delle sette. Le sette sono in aumento o in calo? Come ho già detto, i fedeli delle Chiese pentecostali sono quasi il 5%. Non abbiamo cercato informazioni per valutare se le sette sono in aumento o meno. Sappiamo che la loro libertà di culto, la musica e la danza esercitano una forte attrazione su alcuni fedeli cattolici. Di conseguenza, come Chiesa dobbiamo lavorare per fare in modo che le nostre liturgie siano apprezzate dal nostro popolo. È necessario affrontare l‟inculturazione della nostra liturgia. In che modo le sette rappresentano una sfida pastorale per la Chiesa in Uganda? C‟è la defezione dei nostri giovani attirati dalle loro liturgie e incontri di preghiera. Per conquistare seguaci si usano denaro e beni materiali, finti ministeri di guarigione e si cerca di mettere in cattiva luce la Chiesa cattolica. Come ha risposto la Chiesa ugandese alla sfida dell’omosessualità? L‟insegnamento della Chiesa cattolica in materia di omosessualità è chiara e resta che gli atti omosessuali sono immorali e contrari alla legge divina e naturale. La Bibbia dice che l'omosessualità è severamente vietata (“Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole” - Lev. 18,22). Inoltre, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che "gli atti omosessuali sono contrari alla legge naturale, e in nessun caso possono essere approvati” (Catechismo, n.: 2357). Tuttavia, la Chiesa insegna anche il messaggio cristiano del rispetto, della compassione e della sensibilità. La Chiesa ha sempre chiesto ai suoi fedeli di odiare il peccato, ma di amare il peccatore. Considerando il fatto che tutti sono chiamati da Dio a compiere la Sua volontà e a pentirsi dei propri peccati (Mc 1,14-15) (…), gli omosessuali devono convertirsi e pentirsi. Hanno anche bisogno di sostegno, di comprensione e di amore perché tutti si sforzano di entrare nel Regno di Dio.

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Un parlamentare ha presentato un progetto di legge per contrastare - ha detto - l'influenza degli omosessuali nel Paese. Il progetto prevede sanzioni molto dure tra cui l’ergastolo e la pena di morte per gli omosessuali. Qual è la posizione della Chiesa su questo provvedimento? Secondo la Chiesa il progetto di legge è in contrasto con l‟approccio cristiano al problema. Il difetto principale della proposta è che prende di mira il peccatore e non il peccato. L'introduzione della pena di morte e del carcere per atti omosessuali colpisce le persone invece di cercare di aiutare persone che hanno bisogno di conversione, pentimento, sostegno e speranza. Il Vangelo di Luca dice: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato” (Lc (6,36-37). Inoltre, la proposta di perseguire coloro che non denunciano atti omosessuali mette a rischio il segreto e la deontologia professionale di persone, come genitori, sacerdoti, consulenti, insegnanti, medici e dirigenti che offrono sostegno e consulenza per la riabilitazione degli omosessuali. Il progetto di legge non prevede misure per promuovere la loro riabilitazione. Come Chiesa cattolica, abbiamo la missione di raggiungere tutti i membri del Popolo di Dio, dal momento che Cristo ha dimostrato che nessuno è fuori dalla Sua grazia e dal Suo amore (…) La criminalizzazione di tali opere di aiuto è in contrasto con i valori fondamentali della fede cristiana. Inoltre, a nostro avviso, la proposta di legge non è necessaria, dal momento che gli atti di sodomia sono già un puniti dall‟attuale Codice Penale (…). 7. Il ruolo della Chiesa in lotta contro la povertà Cosa fa la Chiesa nella lotta alla povertà in Uganda? La Chiesa, attraverso i suoi uffici nazionali e diocesani della Caritas, svolge un ruolo attivo contro la povertà, promuovendo iniziative comunitarie per migliorare le condizioni di vita delle famiglie. Tra le attività specifiche per raggiungere questo obiettivo vi sono corsi di formazione in agricoltura sostenibile e in imprenditoria locale in tutte le 19 diocesi cattoliche

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dell‟Uganda. Il risultato sarà di aumentare la produzione alimentare delle famiglie e il reddito. 8. Il ruolo della Chiesa nella lotta contro l'Hiv/Aids in Uganda Qual è il ruolo svolto dalla Chiesa nella lotta contro l'Hiv/ Aids in Uganda? Nel 1995, la Conferenza episcopale ha istituito L‟”Hiv/Aids Focal Point” per aiutare il popolo ugandese a superare questa sfida. Secondo il National Hiv Zero Behavioral Survey (Nhsbs) del 2004/5, 1 milione di persone sono state infettate dall‟Hiv, di cui il 64% adulti di età compresa tra i 15 e i 49 anni, lo 0,7% bambini di età inferiore ai 5 anni e il 5.8 % di età compresa tra i 50 e i 59 anni. Anche se molto è stato fatto in questo Paese per educare la popolazione, siamo preoccupati dall'alto numero di nuovi contagi. L‟indagine più recente sulle modalità di trasmissione dell'Hiv indica che ci sono oltre 100.000 nuovi casi di infezione ogni anno in Uganda. Dai rapporti di monitoraggio abbiamo rilevato tre distinte fasi dell‟epidemia: una fase di rapida diffusione dal 1980 al 1992, con un tasso superiore al 18%, un calo dal 18% al 6,4% dal 1992 al 2002 e una terza fase di stabilizzazione con all‟orizzonte minacce di un nuovo aumento della diffusine del virus. Quali sono concretamente le iniziative intraprese dalla Chiesa ugandese contro l’Aids? - Pianificazione multi-settoriale Data la natura pluridimensionale del problema dell‟Hiv/Aids in Uganda, il “Focal Point” ha supportato sei sezioni del Segretariato cattolico per l'Uganda nella pianificazione di interventi in base ai compiti specifici loro assegnati. - Mobilitazione delle risorse e accesso ai finanziamenti: [Negli ultimi anni] si è registrato un aumento significativo dei fondi destinati alla lotta all'Hiv/Aids a livello mondiale e nazionale. Abbiamo visto la messa in opera del Fondo globale per la Lotta all'Aids, la tubercolosi e la malaria e del Piano d'Emergenza per la lotta all'Aids del Presidente degli Stati Uniti (PEPFAR). L‟Uganda ha beneficiato di alcuni dei fondi di queste

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iniziative globali. Il “Focal Point” ha lavorato instancabilmente per aiutare le diocesi e le altre istituzioni della Chiesa ad accedere autonomamente a queste risorse attraverso la condivisione delle informazioni, la valutazione delle domande di finanziamento, consulenze e altre forme di promozione delle loro capacità operative. Essa ha peraltro rilevato con preoccupazione che alcune delle somme stanziate, in particolare quelle del Fondo Globale, non sono state usate in modo corretto a causa degli elevati livelli di corruzione nel Paese. - Promozione dei rapporti di partneriato e del networking L'”Hiv/Aids Focal Point” ha continuato a promuovere partneriati attraverso i quali il Segretariato cattolico per l'Uganda (UCS) ha presentato istanze per promuovere il bene comune in questo campo. Queste reti di collaborazione sono servite come piattaforme di azione di advocacy comune, ad accedere a informazioni cruciali e, in alcuni casi, alla mobilitazione sinergica di risorse. Si può rilevare con soddisfazione che grazie a queste iniziative e sotto gli auspici del Consiglio interreligioso dell'Uganda (IRCU), il Segretariato è riuscito a presentare una richiesta congiunta di 18 milioni di dollari alle agenzie governative degli Stati Uniti per estendere l‟erogazione di servizi di prevenzione, assistenza e cura da parte delle organizzazioni confessionali (FBO). Oltre un terzo di questo denaro è servito a sostenere le iniziative della Chiesa cattolica in diverse diocesi negli ultimi cinque anni. (…) In linea con la politica di decentramento del Governo, abbiamo promosso rapporti collaborazione con le autorità locali, al fine di migliorare il coordinamento, ma anche di accrescere la visibilità dei servizi cattolici per l‟Aids. Il Segretariato ha potuto rilevare una accresciuta rappresentanza del personale diocesano del “Focal Point” nelle Commissioni distrettuali per la lotta contro l‟Aids (DHACs) (…) Grazie a questa maggiore visibilità e rispetto negli ambienti nazionali ed internazionali, il “Focal Point” ha potuto partecipare ad una serie di eventi in Uganda e all‟estero. Tra questi il Joint Aids Review and Partnership Forum, gli eventi del Fondo globale per la lotta all'Aids, la tubercolosi e la malaria, la Conferenza internazionale sull'AIDS, consultazioni on-line e fisiche con la società civile. Il “Focal Point” ha avuto l‟onore di partecipare alla costituzione del Network contro l‟Aids della Caritas Internationalis decisa in occasione dell'ultima Conferenza internazionale sull'Aids in Messico.

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- La prevenzione Sebbene le cure contro l‟Aids siano diventate negli ultimi sei anni più accessibili, la Chiesa e altri partner hanno dovuto fare molto di più per prevenire nuovi contagi. A tal fine, il Dipartimento ha collaborato con tutte le diocesi per estendere le loro iniziative sul fronte della prevenzione. Dieci diocesi hanno potuto accedere a sovvenzioni a questo fine. Il dipartimento si propone di estendere l‟opera di prevenzione attraverso il mainstreaming delle iniziative dei vari dipartimenti del Segretariato cattolico per l'Uganda e la diocesi, in modo da ampliare la copertura e l‟entità dei servizi offerti. Da segnalare, infine, che nel 2005, la Conferenza episcopale ha ospitato delegati da 8 Paesi dell‟AMECEA (l‟Associazione dei Membri delle Conferenze Episcopali dell‟Africa Orientale, N.d.T. ), per discutere di Aids e delle strategie per combatterla. (Intervista realizzata da John-Baptist Munyambibi del Programma Inglese Africa. Testo scritto in inglese senza audio - traduzione a cura di L. Zengarini)

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La vita della Chiesa Inaugurata la "Ugandan Martyrs University" NKOZI, 27 ott 94 - Il 18 ottobre in Uganda è stata ufficialmente inaugurata una nuova università cattolica: è la "Ugandan Martyrs University" di Nkozi. Istituita dalla Conferenza episcopale ugandese, la nuova università ha già iniziato i suoi corsi l'anno scorso e attualmente ha due facoltà: una di Etica e una di Economia Aziendale. Nelle intenzioni dei vescovi ugandesi essa dovrà formare una classe dirigente capace di promuovere lo sviluppo del paese secondo i principi cristiani. Il Rettore è il Padre Bianco Michael Lejeune, che ha insegnato etica in diverse università europee, tra cui quella di Lovanio, in Belgio, quella di Dundee, in Scozia e quella di Friburgo, in Germania. Gli altri docenti sono in maggioranza di nazionalità ugandese. Molti di loro hanno rinunciato a cattedre importanti negli stati uniti per insegnare nel loro paese. Il card. Wamala chiede agli oppositori di Museveni di non ricorrere alle armi KAMPALA 10 gen 95 - Il cardinale ugandese Emmanuel Wamala, ha recentemente rivolto un appello agli oppositori al Presidente Yoweri Museveni affinché rinuncino all'idea di ricorrere alle armi contro il governo. Parlando a un‟omelia in un'omelia nella cattedrale di Kampala, il porporato si è rivolto in modo particolare al "Movimento Giovanile del Buganda" che ha minacciato di iniziare la lotta armata se il governo non concederà uno statuto autonomo al Regno del Buganda (i bugandesi sono il più grande gruppo etnico del paese). "Non e' necessario che gli ugandesi entrino in guerra (con il governo) per ottenere una nuova costituzione, - ha detto il card. Wamala - coloro che hanno minacciato di farlo non sono che degli egoisti". Egli ha inoltre esortato i delegati dell'Assemblea Costituente a promulgare una costituzione che garantisca prioritariamente il rispetto dei diritti umani. L'Assemblea Costituente deve ancora decidere se adottare un forma di governo federale, più centralizzato, o uno più decentrato e se introdurre il multipartitismo. Da parte loro, i bugandesi reclamano l'introduzione un sistema federale e la restaurazione della monarchia.

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Il cardinale Emmanuel Wamala, esorta il governo Museveni a cercare una "soluzione politica" alla ribellione armata dell'"Esercito di Resistenza del Signore KAMPALA, 15 mar 96 - L'arcivescovo di Kampala, in Uganda, il cardinale Emmanuel Wamala, ha vivamente esortato il governo del presidente Yoweri Museveni a cercare una "soluzione politica" alla ribellione armata dell'"Esercito di Resistenza del Signore" (Lra), che sabato scorso aveva attaccato un convoglio nell'uganda settentrionale, provocando la morte di almeno cento persone. In una dichiarazione il cardinale ha detto che "occorre trovare una soluzione politica per porre fine a questa guerra civile, che ha provocato la perdita indiscriminata di centinaia di vite umane e ingenti distruzioni, causando indicibili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle del nord". al dialogo con l'lra, un movimento a carattere cristiano-integralista guidato dall'ex-catechista Joseph Kony, si è detto disposto leader Komakech, esponente del partito nazionale liberale dell'opposizione. l'invito a dialogare con i ribelli e' stato invece respinto dal portavoce dell'esercito Keril Magara, per il quale e' impossibile "negoziare con criminali che uccidono civili innocenti". Lettera pastorale dei vescovi ugandesi dedicata alla donna e al suo ruolo nella Chiesa e nella società KAMPALA, 29 lug 97 - I vescovi dell'Uganda hanno recentemente pubblicato una lettera pastorale dedicata alla donna e al suo ruolo nella chiesa e nella società. La lettera, indirizzata ai cattolici e a tutte le persone di buona volontà, è intitolata: "Siate miei testimoni: la vocazione e la missione delle donne nella chiesa e nella società". Nei suoi 51 capitoli, il documento parla dell'uguaglianza stabilita da dio tra i due sessi, ma spesso ignorata e negata da molti uomini africani, mostra i principali ostacoli alla sua affermazione e suggerisce i modi per affrontare la situazione delle donne maltrattate. Innanzitutto, i presuli insistono sui fondamenti dottrinali dell'uguaglianza tra uomini e donne: dagli insegnamenti biblici ai piu' recenti insegnamenti della Chiesa. Essi pongono quindi in evidenza alcuni degli ostacoli che impediscono l'affermazione di tale principio, tra i quali denunciano un "complesso di superiorità degli uomini" da cui consegue l'esclusione delle donne da posizioni di responsabilità nella società e la loro oppressione in famiglia. questa situazione di subalternità e' favorita e perpetuata dalla mancanza di istruzione. I vescovi esortano quindi le famiglie, le autorità e gli

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agenti pastorali a promuovere l'istruzione femminile a tutti i livelli ed esprimono gratitudine per il lavoro svolto in questo campo da tutte le organizzazioni impegnate nella promozione della donna, che, rilevano, continua ad essere una parte fondamentale del servizio missionario e locale della chiesa. infine, dopo avere sottolineato che le donne sono il perno della famiglia e dell'economia nazionale, rifacendosi all'insegnamento di Giovanni Paolo II, esortano ad una maggiore comprensione e apprezzamento del "genio femminile". Lanciata la prima radioemittente in FM della Conferenza episcopale dell’Uganda LIRA 11 feb 00 – “Mewa”, la prima radioemittente in FM della Chiesa ugandese sarà operativa, dal prossimo ottobre, a Lira, nel nord dell‟Uganda. Lo ha dichiarato all‟agenzia Misna il direttore padre John Fraser. Il missionario, 66 anni, di nazionalità scozzese e appartenente alla famiglia comboniana, è stato per anni impegnato nel campo delle comunicazioni sociali negli Stati Uniti e in Canada. Padre Fraser ha inoltre svolto, per 21 anni, il suo apostolato nella diocesi di Lira, ed è un conoscitore della realtà locale. “La nostra radio Mewa – rileva il religioso – sebbene abbia un carattere diocesano, rientra nel contesto più generale di un network di emittenti locali, promosso dalla Conferenza episcopale ugandese. Il piano editoriale – continua padre Fraser – prevede una attenzione, non solo a tematiche religiose, ma anche di attualità”. Attualmente in Uganda è già presente “Radio Maria”, che trasmette in FM da Mbarara. Al momento non è previsto un inserimento di questa nota emittente nella rete radiofonica progettata dai vescovi dell‟Uganda. Chi intendesse sostenere Radio Mewa può rivolgersi direttamente a padre Fraser: [email protected] Dolore ma anche condanna dei vescovi ugandesi per il suicidio collettivo di 400 adepti di una setta NSAMBYA, 24 mar 00 – Un profondo dolore ma anche una ferma condanna sono stati espressi ieri, 23 marzo, dai vescovi dell‟Uganda in merito alla morte collettiva di quasi 400 persone avvenuta venerdì, 17 marzo, nei pressi di Kanungu nell‟ambito della setta denominata Movimento per la restaurazione dei Dieci Comandamenti. I presuli, che hanno interrotto “il silenzio del ritiro” in corso all‟Istituto Sant‟Agostino di Nsambya a causa della gravità dell‟evento, hanno definito l‟accaduto “un atto barbarico”,

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che, “per quanto commesso in nome di una qualche religione è” assolutamente “riprovevole e inaccettabile nella religione Cattolica e lo condanniamo” nel modo più assoluto, come “un tale atto merita”. Ricapitolate le modalità di coinvolgimento dei due ex-preti diocesani Dominic Kataribabo e John Kamagara nella setta. I vescovi dell‟Uganda hanno ricordato l‟impegno “della maggior parte dei nostri cattolici della zona, preti, religiosi e credenti laici”, nel tentare di impedire ai loro amici e ai loro parenti di seguire i dettami della setta. “Alcuni sono rientrati nella Chiesa – annotano i vescovi -, ma altri sono rimasti sulle loro posizioni”. “Molte delle vittime dell‟orrenda morte in massa – proseguono i presuli – erano innocenti”, persone indotte da ossessi a seguire una forma di religiosità rigettata dalla Chiesa cattolica. In considerazione di ciò è stato espresso l‟invito “a tutti i credenti, anche a quei gruppi” che proclamano di avere visioni, di fare riferimento alle “autorità della Chiesa e al suo insegnamento autentico” in modo da evitare, fra l‟altro, di “perdersi, sulle orme del gruppo” suicidatosi, venerdì scorso. Dopo aver, infine, richiamato i fedeli all‟unità, i vescovi dell‟Uganda invitano a pregare e ad esprimere tutte le forme di compassione ai parenti e agli amici delle vittime dell‟ “inferno” di Kanungu. Un missionario italiano sulla setta del Movimento per la restaurazione dei Dieci Comandamenti di Dio KAMPALA 2 mag 00 - "La gente ormai associa i cattolici e gli altri cristiani alla setta del Movimento per la restaurazione dei dieci comandamenti di Dio. Siamo diventati lo zimbello del paese. Ormai per le congregazioni religiose che indossano l'abito e per i preti col collare romano andare in giro per strada è difficile". E‟ quanto ha scritto a Fides un missionario cattolico italiano che ha chiesto l'anonimato. E' questo il prodotto dell'eccidio compiuto a Kanungu il 17 marzo, quando centinaia di adepti della setta del Movimento per la restaurazione dei dieci comandamenti di Dio furono bruciati vivi. Da allora sono state scoperte molte fosse comuni e le vittime della setta hanno ampiamente superato il migliaio. Joseph Kibwetere, il cosiddetto "profeta" datosi alla fuga prima dell'assassinio di massa, è ancora ricercato. La denuncia del religioso italiano trova conferme anche tra esponenti di altre confessioni cristiane. Oltre 70 leader religiosi appartenenti a 37 denominazioni cristiane si sono riunite a Kampala per affrontare il problema. Hanno denunciato che "secondo molti ministri di

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culto il loro lavoro è diventato molto più difficile. Il colletto da religioso non è più simbolo di dignità, integrità e santità". Intanto l'arcivescovo di Mbarara, mons. Paul Bakyenga, ha pubblicamente invitato in cattedrale gli ex appartenenti alla setta che si sono salvati ed i familiari delle vittime. Tutte queste persone attualmente vivono nascoste ed hanno paura. L'arcivescovo li ha invitati a non temere e a tornare alla Chiesa Cattolica. Inoltre mons. Bakyenga ha dato disposizioni perché il suo clero si adoperi per il ritorno immediato di quanti lo chiedono. Assieme al dipartimento di psichiatria di Mbarara la chiesa locale ha anche avviato un programma per informare clero e laici sui metodi migliori per aiutare i sopravvissuti e i familiari delle vittime. I vescovi cattolici dell' Uganda chiedono l'immediato ritiro delle truppe dell' Esercito regolare ugandese e dell' Esercito patriottico ruandese (Rpa) dalla RDC KISANGANI, 20 giu 00 - I vescovi cattolici dell' Uganda hanno chiesto l'immediato ritiro delle truppe dell' Esercito regolare ugandese (Updf) e dell' Esercito patriottico ruandese (Rpa) dalla Repubblica Democratica del Congo. Lo ha reso noto il cardinale Emmanuel Wamala, arcivescovo di Kampala, il quale ha riferito anche della soddisfazione dei vescovi per la presa di posizione da parte del Papa e delle Nazioni Unite che hanno condannato l'occupazione del Congo. Come è noto, nei giorni scorsi truppe ugandesi e ruandesi sono penetrate nel territorio della Repubblica Democratica del Congo occupando la città di Kisangani e i suoi dintorni. "Invitiamo i leader civili e militari a porre fine al più presto a questo inutile sacrificio di vite umane", ha detto Wamala, rammaricandosi nello stesso tempo di aver visto vanificato il suo sforzo di far sedere al tavolo della pace il presidente ugandese Yoweri Museveni e quello ruandese Paul Kagame. Solo la conversione e il perdono potranno far uscire l’Uganda dalla guerra, affermano leader cattolici, protestanti e musulmani ugandesi in un documento diffuso alla fine del 2000 KAMPALA, 9 gen 01 – Solo la conversione e il perdono potranno far uscire l‟Uganda dalla guerra. E‟ questo, in sintesi, quello che hanno dichiarato cattolici, protestanti e musulmani ugandesi in un documento diffuso alla fine dell‟anno, che traccia un panorama dell‟attuale disastrata situazione del paese africano. Nel

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settentrione dell‟Uganda in particolare la metà della popolazione vive accampata in miseria. Nei campi di raccolta, noti benignamente come “villaggi protetti”, sono all‟ordine del giorno uccisioni e sequestri. La situazione è aggravata dalla diffusione dell‟epidemia Ebola. Bambini ugandesi – annotano ancora i religiosi – sono detenuti in Sudan e molti di loro vengono arruolati a forza tra le milizie musulmane sudanesi. “I bambini – commentano i religiosi – sono la gioia delle nostre case e il nostro futuro. Quando i bambini vengono brutalmente trattati, la gioia e le speranze delle nostre famiglie vengono meno”. L‟Uganda settentrionale è una terra fertile, ma i contadini patiscono le conseguenze di un sistema ingiusto, che premia gli uomini d‟affari senza scrupoli. Dinnanzi a questo desolante quadro prospettato dagli uomini religiosi, la conversione e il perdono rimangono l‟unica strada, che potrà condurre il Nord dell‟Uganda verso la pace e la prosperità. Nella loro analisi cattolici, protestanti e musulmani non dimenticano di guardare oltre frontiera, in particolare alla zona dei Grandi Laghi ed invitano il governo di Kampala a ritirare le sue truppe dal territorio della Repubblica Democratica del Congo. Il documento è stato sottoscritto, per parte cattolica, da mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, e dal vicario foraneo di Kitgum mons. Matthew Ojara. Per parte protestante e musulmana hanno firmato esponenti della cosiddetta Chiesa dell‟Uganda e delle comunità musulmane di Gulu e di Kitgum. I rappresentanti cristiani e musulmani di etnia Acholi aprono un sito su Internet per promuovere il dialogo KITGUN, 19 mag 01 - In Uganda i rappresentanti cristiani e musulmani di etnia Acholi hanno aperto un sito su Internet per promuovere la pacifica convivenza tra le diverse etnie e comunità religiose del Paese. Si tratta del sito dell'Acholi Religious Leaders Peace Initiative (Arlipi, in sigla), un'associazione interconfessionale a cui aderiscono la Chiesa cattolica, quella anglicana e quella ortodossa e la comunità musulmana. L'associazione è stata fondata tre anni fa con l'obiettivo di unire gli Acholi, senza distinzione di credo religioso, affinché si facciano promotori di una cultura del dialogo e della pace che possa prevenire i conflitti tra le varie comunità etniche e religiose in Uganda. L'Arlipi è inoltre attivamente impegnata nella difesa dei diritti umani e nella promozione della giustizia sociale e dello sviluppo. L'indirizzo del nuovo sito è www.acholipeace.org .

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I vescovi ugandesi inaugurano la nuova emittente cattolica "Radio Sapientia" KAMPALA, 27 lug 01 - La Conferenza episcopale ugandese ha recentemente inaugurato una nuova emittente cattolica in modulazione di frequenza. Si tratta di "Radio Sapientia" e trasmette in inglese e luganda, la lingua parlata dai baganda, una delle principali etnie del paese. La nuova stazione radiofonica propone programmi educativi e di attualità con un'attenzione particolare alla morale, ai diritti umani, al sociale e alla promozione umana a tutti i livelli. "Radio Sapientia" trasmette 18 ore al giorno, coprendo attualmente un raggio di 200 kilometri, ma i suoi promotori sperano di allargare la sua diffusione ad altre regioni del paese. L'emittente si autofinanzia con la pubblicità e non dipenderà quindi finanziariamente dalla Conferenza episcopale ugandese. I leader religiosi Acholi, cattolici, protestanti e musulmani, lanciano un appello per la chiusura dei campi profughi nella regione GULU -, 28 lug 01 ligiosi Acholi, cattolici, protestanti e musulmani, hanno lanciato un appello per la chiusura dei campi profughi esistenti in questa tormentata regione del nord Uganda. “Lasciate andare la mia gente” è il titolo di un ponderoso documento che l‟Arlpi (Acholi Religious Leaders Peace Initiative) ha presentato ufficialmente ieri nel corso di una riunione di esponenti religiosi dell‟Uganda settentrionale e del Sud Sudan, in svolgimento presso il seminario Alokolum, a Gulu (nord Uganda). Il testo contiene una notevole quantità di dati riguardo al conflitto in atto da quindici anni nel nord Uganda fra le truppe governative e lo Lra (Esercito di resistenza del Signore), un movimento armato che mantiene le proprie basi oltre il confine sudanese. Circa 460mila persone dei distratti di Gulu, Kitgum e Pader (praticamente la metà della popolazione dell‟Acholiland) vivono in quelli che vengono chiamati “villaggi protetti” ma in realtà sono veri e propri campi profughi. A partire dal 1996, la gente è stata costretta dall‟esercito ugandese, che non ha esitato a ricorrere alle maniere forti, ad abbandonare le proprie case e averi per radunarsi in queste aree prive delle necessarie strutture abitative, sanitarie e di sostentamento. Dopo alcuni mesi, i militari sono intervenuti con la forza per costringere a rientrare nei campi quelle comunità che avevano tentato di fare ritorno ai villaggi di origine. Le

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condizioni di vita nei campi sono estremamente disagiate. In particolare viene segnalata una cronica mancanza di cibo. Le autorità sostengono che il trasferimento nei “villaggi protetti” è una misura destinata a tutelare la popolazione ma di fatto gli alloggi dei militari sono spesso collocati al centro del campo, lasciando i civili in prima linea, soli a fronteggiare le incursioni dei ribelli. Secondo i leader religiosi Acholi questo stato di cose, con centinaia di migliaia di persone praticamente sequestrate da cinque anni, non può essere ulteriormente tollerato. Per questo motivo chiedono che le strutture vengano chiuse entro la fine di quest‟anno e ai civili venga consentito di tornare a casa. Come già accennato, la questione è stata trattata nell‟ambito di una riunione degli esponenti religiosi del nord Uganda e del Sud Sudan, “Insieme per la pace”. Intervenendo ieri pomeriggio, monsignor Paride Taban, vescovo di Torit (Sudan), ha sottolineato le violenze di cui i ribelli dello Lra sono autori anche oltre confine. Si è inoltre scagliato contro i rappresentanti che il governo di Khartoum invia ai negoziati di pace per il Sud Sudan, a sua volta sconvolto dalla guerra fra il regime islamico e lo Spla (Esercito di liberazione popolare del Sudan). Li ha accusati di condurre il negoziato senza alcuno slancio. “Loro alloggiano in alberghi a cinque stelle e vengono profumatamente pagati – ha affermato il presule – noi, invece, per parlare di pace ci riuniamo in un seminario e i dollari che abbiamo nelle tasche sono rappresentati dalla nostra gente”. "La riduzione del debito e lo sradicamento della povertà in Uganda: i ruoli e le responsabilità della Chiesa Cattolica" il tema al centro di un convegno a Kampala nel 2001 KAMPALA, 21 nov 01 - "La riduzione del debito e lo sradicamento della povertà in Uganda: i ruoli e le responsabilità della Chiesa Cattolica" è stato il tema al centro di un convegno che ha visto riuniti nei giorni scorsi a Kampala i vescovi ugandesi insieme ai delegati di diverse organizzazioni caritative cattoliche, tra cui la Caritas Internationalis, e del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace. Al termine dell'incontro i presuli hanno pubblicato una dichiarazione in cui vengono riassunti i temi affrontati e le conclusioni dei lavori. Nella prima parte del documento i vescovi ricordano come l'impegno da sempre profuso dalla Chiesa a favore dei poveri abbia il suo fondamento nella "dottrina sociale cattolica", la stessa che ha ispirato in questi ultimi anni i suoi appelli per la remissione del debito internazionale dei Paesi poveri

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e per una radicale riforma di quelle strutture che perpetuano la povertà nel mondo e in Uganda. La missione della Chiesa a favore dei poveri, precisa infatti il documento, non consiste solo nel fornire loro aiuto e assistenza, ma anche nel difendere le categorie sociali più deboli e i loro diritti e quindi nel denunciare e sradicare le cause strutturali della povertà, che la globalizzazione dell'economia, "se non guidata dalla preminente attenzione per la dignità e i diritti della persona umana", rischia di aggravare. Tra i principali "fattori che oggi impediscono l'emancipazione dei poveri e lo sviluppo" i vescovi segnalano appunto l'ormai intollerabile "peso del debito internazionale". L'Uganda è tra i primi Paesi che hanno beneficiato delle iniziative internazionali a favore dei Paesi poveri altamente indebitati (HIPC) e ha già elaborato un proprio Piano di azione per lo sradicamento della povertà (PEAP) istituendo anche uno speciale Fondo, il PAF. Iniziative che i vescovi giudicano positivamente, ma che, precisano, per essere efficaci hanno bisogno di un maggiore coinvolgimento della società civile a tutti i livelli e in tutte le sue articolazioni, a cominciare dalla sua cellula primaria che è la famiglia. Si tratta in sostanza di applicare quel principio da sempre sostenuto dalla Chiesa che è quello della sussidiarietà e che si può realizzare solo in una democrazia che sia veramente partecipativa. Tutto questo, prosegue il documento, comporta per la Chiesa nuove sfide: da un lato, si tratta di sensibilizzare la società, a cominciare dalla famiglia e dalle comunità di base, al valore della solidarietà, un valore radicato nella tradizione ugandese, ma che deve andare "oltre i confini dei singoli clan, gruppi etnici e religiosi" per inglobare tutta la Nazione. Dall'altro, si tratta appunto di sradicare la povertà quale causa prima dei conflitti nei singoli Paesi e nel mondo. Di qui l'impegno dei vescovi ugandesi a promuovere "il dialogo, la partecipazione e la collaborazione con tutte le persone e le organizzazioni che difendono la sacralità della vita, la dignità della persona umana e il bene comune". Il documento conclude quindi con un appello al Governo ugandese e ai Paesi donatori a favorire la partecipazione della società civile nella lotta alla povertà secondo il principio della sussidiarietà, a riconoscere il ruolo delle organizzazioni non governative, a promuovere una corretta informazione per rendere più effettiva questa partecipazione e a rendere più trasparente la gestione dei servizi sociali e della distribuzione delle risorse in modo che non sia lasciato spazio ad abusi da parte dei politici e dei funzionari statali.

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L’arcivescovo cattolico di Gulu, mons. John Baptist Odama, è il nuovo presidente dell'Arlpi

GULU, 26 apr 02 - L‟arcivescovo cattolico di Gulu, monsignor John Baptist Odama, è il nuovo presidente dell'Arlpi (Acholi Religious Leaders Peace Initiative), la nota associazione interreligiosa del Nord Uganda, una delle espressioni più significative della società civile del Paese africano. Lo ha annunciato alla MISNA padre Carlos Rodriguez Soto, portavoce dell'Arlpi, che ha anche reso nota la nomina del vescovo anglicano di Kitgum, Baker Ochola, alla carica di vice-presidente della stessa organizzazione. Sorta nel febbraio del 1998, l'Arlpi si è distinta nel sostenere il processo di riconciliazione nei distretti Acholi e nella regione del Karamoja, con l'intento di ridare speranza alla stremata popolazione civile. L'elezione della nuova dirigenza dell'Arlpi - di cui fanno parte: cattolici, anglicani, ortodossi e musulmani - è avvenuta ieri ed è stata annunciata in serata da Kampala.

Marcia per la pace in Nord Uganda organizzata dall’Arlpi (Acholi Religious Leaders Peace Initiative)

GULU 28 set 02 - Una marcia per portare la pace in nord Uganda. Si tratta dell'iniziativa promossa dall' Arlpi (Acholi Religious Leaders Peace Initiative), il cartello delle comunità religiose presenti nei distretti Acholi del nord Uganda, che nei prossimi giorni porterà per strada migliaia di persone. L'Arlpi, presieduto dall'arcivescovo di Gulu monsignor John Baptist Odama, ha diramato un comunicato nel quale si informa che domenica 29 settembre un corteo si snoderà da 'Kaunda Grounds' (il campo sportivo al centro di Gulu) fino a Pece Acoyo, una località a cinque chilometri da Gulu, teatro dell'ultimo massacro di civili in ordine di tempo. A guidare il corteo sarà monsignor Odama, con lui il vescovo anglicano di Kitgum, Baker Ochola, e il leader religioso musulmano Musa Khalil. I leader religiosi delle tre principali confessioni hanno colto l'occasione per lanciare l'ennesimo appello alla pace. L'Arlpi, di cui tutti e tre fanno parte, negli ultimi mesi è stato attivamente impegnato in una difficile e delicata opera di mediazione tra il governo ugandese e i ribelli dell'Esercito di resistenza del Signore (Lra), per cercare di porre fine ad un conflitto che da oltre 15 anni insanguina i distretti 'Acholi' del nord Uganda. Nonostante i tanti richiami a trovare una soluzione pacifica alla crisi, gli atti di violenza nelle ultime settimane sono

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aumentati ancora. Proprio oggi, Radio Uganda ha diffuso la notizia della distruzione della sede di Radio Wa, la radio diocesana di Lira, da parte delle bande dell'Lra. Radio Uganda, nel suo notiziario, ha detto semplicemente che nella notte era stata incendiata a Ngeta una stazione radio in FM ad opera di ribelli.

La drammatica situazione in nord Uganda: l’appello di un parroco nella missione di Kitgum

KAMPALA, 16 apr 03 - “Siamo disperati, non ne possiamo più. Fate qualcosa perché la nostra gente sta morendo!”. E‟ l‟accorato appello lanciato attraverso l‟agenzia Misna da padre Josef Gerner, comboniano tedesco, parroco della missione di Kitgum nell‟arcidiocesi di Gulu, per risolvere la tragica situazione in cui vive la popolazione civile dei distretti d‟etnia acholi nel nord Uganda. “Le zone rurali sono talmente infestate dai ribelli dell‟Esercito di resistenza del Signore (Lra) che ogni giorno e ogni notte compiono saccheggi nei villaggi ad un ritmo frenetico”, con il risultato che “se la nostra povera gente non muore per le pallottole muore poi di fame perché in queste condizioni non è possibile coltivare i campi, né tanto meno inviare aiuti umanitari che possano soddisfare le minime esigenze alimentari di qualsiasi comune mortale”. Schiere di bambini, dice sempre il religioso, cercano rifugio di sera nelle missioni cattoliche perché temono d‟essere sequestrati dai ribelli. Per padre Gerner, giunto in Uganda per la prima volta nel 1971, quanto sta accadendo nei distretti di Gulu, Kitgum e Pader è “immorale, perché è in flagrante violazione dei diritti umani e avviene nel più totale disinteresse da parte della comunità internazionale” . Manca in sostanza la “volontà politica” per risolvere questa crisi che rischia di “cancellare dalla faccia della Terra” l‟etnia acholi. “Per noi è Venerdì Santo tutti i giorni”, ha concluso padre Gerner chiedendo preghiere in questa Settimana Santa in cui la Chiesa celebra la passione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Ancora un appello dall’arcidiocesi di Gulu, nel Nord Uganda, per richiamare l’attenzione sulla guerra civile che attanaglia soprattutto i distretti dell’etnia Acholi

GULU, 30 mag 03 - “Di fronte alle continue violenze che insanguinano il Nord Uganda, sento il desiderio di rivolgermi alla Chiesa italiana, da cui provengo come missionario, per chiedere preghiere”. Ancora un appello dall‟arcidiocesi di Gulu, nel Nord

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Uganda, per richiamare l‟attenzione sulla guerra civile che attanaglia soprattutto i distretti dell‟etnia acholi: Gulu, Kitgum e Pader. A lanciarlo, attraverso l‟agenzia Misna, è un altro missionario comboniano della parrocchia di Kitgum, padre Tarcisio Pazzaglia, italiano di 69 anni. “Ogni giorno, ripeto, ogni giorno vi sono imboscate dei ribelli contro la povera gente”, ha detto il missionario. Numerosi minori sono stati sequestrati in questi anni dall‟Esercito di Liberazione del Signore (Lra) con l‟intento di farne dei bambini soldato. La missione di Kitgum è diventata meta di “continui pellegrinaggi di sfollati che chiedono cibo, coperte, medicine. Gente che fugge alla morte”. Un dramma, rileva padre Pazzaglia, che si svolge nell‟indifferenza della comunità internazionale: “La nostra è una guerra dimenticata, una guerra che non è sotto i riflettori della grande stampa internazionale”. Di qui l‟appello alla Chiesa italiana cui il missionario chiede “preghiere, perché qui nel Nord Uganda, in tutti questi anni di violenze molte sono state le promesse fatte dai politici di risolvere questa crisi, senza però ottenere risultati concreti. Solo i leader religiosi - cattolici, protestanti e musulmani - sono schierati decisamente in favore della pace. Sono sempre più convinto che la preghiera d‟intercessione sia l‟unica arma che abbiamo, unitamente alla solidarietà evangelica, per ridare speranza al nostro popolo. Pregate per noi!”.

Il card. Sepe in Uganda per il centenario

dell'evangelizzazione della regione di Mbarara

MBARARA, 3 giu 03 - "Il seme del Vangelo, gettato dai missionari nel cuore dei vostri padri e dei vostri avi ha germogliato e ha dato molte belle spighe. La vostra comunità è cresciuta come quella dei primi cristiani”. Così il cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, si è rivolto, domenica scorsa, alla Chiesa ugandese in occasione della solenne celebrazione per il centenario dell'evangelizzazione della regione di Mbarara. Erano presenti tutti i vescovi ugandesi, altri vescovi venuti appositamente dall'estero, il Nunzio apostolico, sacerdoti, religiosi, religiose e migliaia di fedeli. "Guardando questa assemblea liturgica, così festosa, solenne e colorita, piena di gioia e di entusiasmo, mi viene spontaneo paragonarla a quella celebrata dalla prima comunità cristiana dopo la Pentecoste - ha detto il cardinale Sepe nell'omelia -. Migliaia di persone accorrevano da tutte le parti, come ci dicono gli Atti degli Apostoli,

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per sentire parlare Pietro e gli altri discepoli. Da varie città, villaggi e paesi, siete accorsi anche voi a migliaia per partecipare a questa celebrazione, per incontrare il Signore e per consolidare la vostra fede e poterla manifestare con sempre maggiore coraggio". Il Prefetto del dicastero missionario ha quindi ripercorso le tappe dell'evangelizzazione della regione ugandese di Mbarara: dalla prima missione a Nyamitanga Hill, come si chiamava Mbarara, fondata nel 1902 dai Padri Bianchi, allo sviluppo dell'attuale comunità cristiana. "Questa bella realtà tuttavia ha bisogno di essere consolidata e rafforzata" ha sottolineato il Cardinale, ricordando le odierne sfide all'evangelizzazione e soprattutto "la precaria situazione al Nord, dove la gente soffre per l'insicurezza e la violenza". Oggi la Provincia ecclesiastica di Mbarara conta 2.770.000 cattolici, il 45,5 per cento della popolazione di oltre 6 milioni di abitanti. "Questa realtà ci fa capire che il lavoro di evangelizzazione ha ancora davanti a sé un lungo percorso - ha sottolineato perciò il cardinale Sepe -. Ci sono infatti ancora tanti milioni di persone che hanno il diritto di conoscere Gesù Cristo e alle quali dovete proclamare il Vangelo”.

Celebrazione eucaristica presieduta dal card. Sepe al Santuario di Namugongo per la Festa liturgica dei Martiri dell’Uganda

NAMUGONGO, 4 giu 03 - Centinaia di migliaia di pellegrini sono affluiti, ieri, al Santuario di Namugongo, alla periferia di Kampala, in occasione della festa liturgica dei Martiri d'Uganda. Di fronte al Santuario dedicato a San Carlo Lwanga e ai suoi compagni martirizzati il 3 giugno 1886, i vescovi della conferenza episcopale hanno concelebrato l‟Eucaristia insieme al cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Nel corso della liturgia l'assemblea ha ricordato in particolare la popolazione del Nord Uganda, stremata dalla guerra civile che insanguina i distretti acholi. La giornata è stata di sole con temperatura ben oltre i 40 gradi. Ernest, un giovane dell'università di Makerere, dichiara: "Sono qui perché credo che i Martiri d'Uganda siano i patroni della nostra terra e coloro che possono proteggere il Paese dalle sventure che colpiscono oggi l'Africa, ovvero l'Aids e guerre", ha detto un giovane universitario. Il cardinale Sepe, all‟omelia, ha ricordato come “i maritri dell‟Uganda sono accomunati dalla sequela di cristo come discepoli e come apostoli. In quanto discepoli hanno modellato la

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loro vita sylle parole di Gesù; come apostoli hanno offerto il dono della conversione agli altri, diventando missionari tra la loro stessa gente. Questi figli dell‟Africa – ha aggiunto il porporato – sono un esempio ed una sfida per quanti oggi non hanno la forza e il coraggio di rimanere fedeli e si lasciano portare lontano dalla comuinità cristiana da nuove dottrine, tradiscono la fede, abbandonano la Chiesa o vivono come se fossero nemici del popolo cristiano”.

Il card. Wamala contro terzo mandato presidenziale del capo di Stato ugandese Yoweri Museveni

Kisubi, 18 ott 03 - I giovani dovrebbero sostenere l‟arcivescovo di Kampala, il cardinale Emmanuel Wamala, nella sua „battaglia‟ per impedire il terzo mandato presidenziale del capo di Stato ugandese Yoweri Museveni. E‟ questo l‟invito di don Lawrence Kanyike, dell‟università di Makerere, agli studenti cattolici dell'Uganda. “Benché il punto di vista del cardinale sia personale – ha detto in occasione del 30esimo consiglio nazionale dei giovani studenti cattolici a Kisubi, nei pressi di Entebbe – il suo gregge ha il dovere di appoggiarlo con convinzione”, secondo quanto riporta il quotidiano indipendente „Monitor‟. L'arcivescovo ddi Kampala si è pubblicamente opposto alla proposta del governo di eliminare l‟attuale limite di due mandati presidenziali: una mossa che, se approvata, spalancherebbe la porta del terzo incarico consecutivo a Museveni, con un ulteriore deficit di democrazia e il rischio di una „presidenza a vita‟ come accade in altri Stati africani. Davanti a oltre duecento delegati da tutte le 19 diocesi ugandesi, il sacerdote ha detto che gli esponenti della Chiesa “hanno il dovere di prendere posizione a fianco degli oppressi”. Sfortunatamente, ha aggiunto don Kanyike, “i presidenti che hanno guidato il Paese dal 1966 ad oggi l‟hanno fatto sporcandosi le mani di sangue. E‟ ora che i leader religiosi giochino il ruolo profetico che spetta loro”.

La via della pace in Sudan e quella della pace in Uganda sono legate, afferma Mons. John Baptist Odama

KAMPALA, 18 nov 03 - “La via della pace in Sudan e quella della pace in Uganda sono legate: la riconciliazione nazionale nel nostro grande vicino porterà sicuramente sviluppi positivi anche in Uganda”. Lo afferma in un‟intervista all‟agenzia Fides Mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, nel nord Uganda sconvolto

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da anni dalla guerriglia dell‟Esercito di Liberazione del Signore (LRA). I conflitti in Sudan e in Uganda sono collegati, perché i governi di Kampala e Khartoum per anni si sono combattuti indirettamente finanziando le opposte guerriglie. In Sudan è stata raggiunta un‟intesa tra governo e guerriglia per porre fine a 20 anni di guerra nelle regioni meridionali del paese. Un processo di riconciliazione regionale che secondo Mons Odama “avrà benefici anche in Uganda” e che quindi deve continuare ad essere “sostenuto dalla comunità internazionale” in particolare dagli Stati Uniti e dall‟Unione Europea. Intanto purtroppo la guerriglia continua ad attaccare obiettivi civili nel nord Uganda. Mercoledì si era diffusa la notizia, poi rivelatasi falsa, dell‟uccisione in un‟imboscata di padre Matthew Okun Lagoro, un sacerdote ugandese che dirige una parrocchia in una zona al confine con l‟Uganda. “Padre Lagoro è vivo poiché è riuscito a sfuggire per miracolo ai suoi aggressori”, ha informato mons. Odama.

I missionari operanti in Uganda in parte soddisfatti delle dichiarazioni del vicesegretario generale dell’Onu Jan Egeland sulla grave situazione che si registra nel nord del Paese

KAMPALA, 13 nov 03 - I missionari operanti in Uganda sono soddisfatti, anche se con una punta di amarezza, delle dichiarazioni del vicesegretario generale dell‟Onu e responsabile delle questioni umanitarie, Jan Egeland, sulla grave situazione che si registra nel nord del paese, sconvolto da anni dalla guerriglia del sedicente “Esercito di Liberazione del Signore” (Lra). Al termine di una visita di due giorni, il rappresentante dell‟Onu, ha fatto una sorta di “mea culpa”, ammettendo che la comunità internazionale e il governo ugandese hanno fatto poco o nulla per aiutare le martoriate popolazioni dell‟area. "Siamo soddisfatti perché le dichiarazioni di Egeland hanno avuto una fortissima ripercussione internazionale. Siamo contenti anche del fatto che la stampa ugandese, inclusa quella governativa, abbia dato molto spazio alle dichiarazioni del rappresentante dell'Onu, che ha definito quello del nord Uganda uno dei peggiori disastri umanitari del mondo", ha dichiarato padre Gabriele Durigon, missionario comboniano italiano che da 36 anni lavora a Kitgum, il distretto che insieme a quelli di Gulu, Lira e Pader, costituisce il cuore del territorio abitato dalle popolazioni di etnia Acholi e Lango, ma anche il terreno preferito dallo “Lra” per le sue violenze e scorribande. Un dramma, ricorda padre Durigon che si è

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sviluppato “nel disinteresse generale”e di cui “adesso anche il mondo sembra essersi accorto”, come conferma padre Sebat Ayelé, missionario eritreo dalla fine degli anni '70 in Uganda. "Adesso la comunità internazionale sembra essersi accorta che quello del Nord Uganda è un problema enorme. Si decida quindi ad aiutare al più presto il Paese e la sua gente a risolverlo", ha dichiarato il religioso. In 17 anni la guerra condotta dallo “Lra” nel nord Uganda ha provocato almeno 100mila morti, oltre 1 milione di sfollati interni, e 25mila bambini, rapiti e successivamente ridotti in schiavitù o arruolati a forza nelle file della guerriglia.

I progetti dei JRS in Uganda

KAMPALA, 13 nov 03 – Formazione alla leadership cristiana, alfabetizzazione degli adulti, programmi di assistenza infermieristica, celebrazione dell‟Eucaristia. Sono i progetti che sta portando avanti il Jesuit Refugee Service (Jrs) nel campo profughi di Rhino, nel nord Uganda, dove la maggioranza dei rifugiati proviene dal Sudan. Il servizio di assistenza ai rifugiati della Compagnia di Gesù è presente nella regione in ben 40 campi profughi, dove oltre a promuovere varie attività pastorali, si occupa anche dei bisogni materiali dei più vulnerabili e cerca di offrire mezzi di sostentamento per renderli economicamente autosufficienti. Tra le varie iniziative in questo ambito, si segnala ad esempio il progetto per mettere in piedi un allevamento,fornendo ai profughi le prime coppie che, si spera, si moltiplicheranno e forniranno cibo alla gente che ne ha bisogno.“In tutti questi progetti - spiega nell‟ultimo numero del notiziario del Jrs il direttore del programma pastorale nel campo di Rhino, padre Vitus Sedlemeir - il Jrs tenta di contribuire alla vita di fede dei rifugiati e di aiutarli a creare opportunità di arricchimento”.

Mons. John Baptist Odama soddisfatto dei colloqui con l’inviato delle Nazioni Unite

GULU 14 nov 03 - “Siamo rimasti soddisfatti dei colloqui che abbiamo avuto con l‟inviato delle Nazioni Unite”. E‟ il giudizio che mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu nel nord Uganda, ha espresso all‟agenzia Fides commentando l‟incontro che i rappresentanti della cosiddetta Iniziativa di pace dei leader religiosi Acholi (Acholi Religious Leader's Peace Iniziative, Arlpi) hanno avuto con Jan Egeland, sottosegretario generale ONU per

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gli affari umanitari. Al centro dei colloqui vi era il problema della guerriglia del cosiddetto Esercito di Liberazione del Signore Lra), che dalla fine degli anni ‟80 insanguina il nord Uganda. “Ci siamo incontrati nel pomeriggio di domenica 9 novembre nella mia abitazione - dice mons Odama -. Noi come leader religiosi della regione abbiamo chiesto in primo luogo al signor Egeland un intervento diretto della comunità internazionale, ed in particolare dell‟ONU, nel conflitto che sconvolge da anni la nostra terra ( ) In particolare domandiamo che sia creato un sistema di controllo internazionale della frontiera tra Sudan e Uganda per evitare che i guerriglieri che agiscono in entrambi i paesi si rifugino da una parte o dall‟altra.” Mons. Odama aggiunge che è stato “rivolto un appello per l‟invio con urgenza di aiuti umanitari ai profughi interni provocati dalla guerra, che sono circa 1 milione e 300mila”. “Il signor Egeland ci ha assicurato l‟intervento dell‟ONU per quel che concerne l‟aiuto umanitario” dice l‟arcivescovo di Gulu. “Sul piano politico egli ha affermato che le Nazioni Unite possono impegnarsi in una mediazione solo con il consenso del governo ugandese”. Egeland, che ha descritto la situazione nel nord Uganda come “la più grande crisi ignorata e dimenticata a livello mondiale”, ha lanciato un appello urgente per la raccolta e l‟invio nel nord Uganda di 130 milioni di dollari di beni di prima necessità.

Visita in Uganda del card. Javier Lorrano Barragán

KITGUM, - Il cardinale Javier Lorrano Barragán, presidente del Consiglio pontificio per la pastorale della salute, ha appena concluso una sua visita presso i tre ospedali cattolici nel nord Uganda, e precisamente nelle città di Lacor, Kalongo e Kitgum. “Il cardinale è stato molto turbato da ciò che ha visto”, ha raccontato alla Misna padre Tarcisio Pazzaglia, missionario comboniano a Kitgum, “ha potuto constatare la miseria, la sofferenza e la paura della popolazione del nord Uganda. Come tutti quelli che per la prima volta vengono a vedere ciò che accade con i propri occhi, anche il cardinale è rimasto molto impressionato e scosso”, ha aggiunto il missionario. Il porporato non ha comunque mancato di notare le buone condizioni delle strutture ospedaliere - il San Giuseppe di Kitgum, il Santa Maria di Lacor (nel distretto di Gulu) e il Kalongo (nel distretto di Pader) – malgrado la catastrofica situazione causata dalla povertà e dalla guerriglia del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) che semina morte e terrore tra la popolazione da più di 18 anni. “A Kalongo – ha proseguito

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padre Pazzaglia – il cardinale Barragán ha assistito all‟arrivo di due feriti, caduti in un imboscata dei ribelli sulla strada che congiunge Kalongo a Patongo, ha potuto così costatare direttamente la tragedia che quotidianamente vivono queste persone”. Prima di rientrare a Kampala, il rappresentate della Santa Sede ha assicurato che la Chiesa è vicina agli ugandesi vittime di questa guerra e che riferirà della situazione nel nord Uganda al suo rientro in Vaticano.

Appello dei Comboniani per la fine della guerra nel Nord Uganda

CINCINNATI, 29 apr 04 - I missionari comboniani della Provincia nordamericana hanno rivolto un appello agli Stati Uniti e al Canada chiedendo il loro intervento per porre fine alla guerra nel nord Uganda. In un documento presentato al termine di un‟assemblea nella città di Cincinnati (Ohio), i religiosi chiedono al presidente George W. Bush e al primo ministro di Ottawa Paul Martin di “lavorare per la realizzazione di politiche realistiche per fermare le violenze e creare le infrastrutture per una pace duratura”. Nella richiesta, sottoscritta dal Superiore provinciale Dennis W. Conway e della responsabile delle Missionarie Comboniane in Nord America, suor Mariateresa Goffi, si chiede inoltre a Usa e Canada di fare il possibile per fermare l‟assistenza politica, materiale e militare ai ribelli in nordugandesi. Nei distretti settentrionali del Paese africano, sono attivi da 18 anni i miliziani del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lord‟s Resistance Army, Lra), che compiono ogni tipo di soperchierie contro la popolazione civile, soprattutto di etnia acholi. Citando i dati resi noti dall‟Onu, i Comboniani ricordano a Bush e Martin che la ribellione “ha costretto circa un milione e mezzo di civili ad accamparsi nei campi per sfollati, dove vivono in condizioni di estrema povertà e totalmente dipendenti dagli aiuti esterni per la sopravvivenza”. I Comboniani ricordano anche che in questi anni “oltre 20.000 bambini sono stati sequestrati per essere sfruttati come bambini-soldato o ridotti in schiavitù sessuale.

Appello dei vescovi ugandesi per la pace in Nord Uganda

KAMPALA, 13 mag 04 . "Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questo grande male che affigge il nostro paese. Non possiamo dire che è stato fatto abbastanza per ristabilire la pace". Così i Vescovi ugandesi si rivolgono ai governanti e al popolo

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dell'Uganda per denunciare la guerra civile che dal 1986 affligge il paese. Il forte richiamo alla responsabilità di tutti per porre fine alla guerra civile in Uganda è contenuto nella lettera pastorale intitolata "Preoccupazione per la pace, l'unità l'armonia in Uganda". . I Vescovi chiedono a governo e guerriglia di "impegnarsi in modo sincero e onesto in negoziati di pace e di trovare un accordo per il completo cessate il fuoco". I Vescovi chiedono altresì alle popolazioni delle regioni interessate dalla guerra di "formare un forte movimento popolare per la pace per esercitare pressioni su esercito e guerriglia perché siedano al tavolo delle trattative. Chiediamo ai donatori ugandesi e stranieri di dare completo supporto al movimento per la pace".Nelle lettera pastorale, i Vescovi, effettuano anche un'ampia valutazione della condizioni politiche, economiche e sociali del paese. Si esprime apprezzamento per il processo di transizione verso una piena democrazia: "La revisione costituzionale appena conclusa è un segnale che ci stiamo avviando verso la transizione, da un sistema a partito unico a un sistema multipartitico". I Vescovi richiamo il pieno rispetto dei diritti umani e dell'indipendenza e dell'autonomia del sistema giudiziario e legislativo.Nelle raccomandazioni conclusive, i vescovi riaffermano l'impegno della Chiesa cattolica a collaborare con il governo per riportare la pace in Uganda, raccomandando di "smilitarizzare gli animi, sostituendo il linguaggio della violenza con quello della pace".

Rapporto dell’Associazione dei Religiosi dell'Uganda sulla situazione in Nord Uganda

KAMPALA 31 lug 04 "Un segno di attenzione verso le popolazioni del nord Uganda vittime della guerra civile". Così i religiosi dell'Uganda definiscono la presentazione di fronte al Parlamento di un rapporto sulla situazione nel Nord del Paese redatto dall'Associazione dei Religiosi dell'Uganda (Aru). Nel Nord Uganda è in corso da 18 anni una sanguinosa guerra civile condotta dalla guerriglia della Lra (Lord's Resistance Army) contro la popolazione civile. Sono partico! larmente presi di mira i bambini arruolati a forza nelle fila delle guerriglia, spesso dopo aver visto i proprio genitori uccisi in modo atroce. Il rapporto, che è stato presentato giovedì, è il frutto della visita di una delegazione di una trentina di religiosi di diverse congregazioni nella regione. Il testo è stato redatto dalla commissione "Giustizia e Pace" dell'Aru e riprende diverse indicazioni

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contenute nella lettera pastorale dei vescovi intitolata "Preoccupazione per la pace, l'unità l'armonia in Uganda" . "Sia il documento dei religiosi che la lettera pastorale - dicono alcuni religiosi - oltre a esprimere profonda preoccupazione per la guerra del nord Uganda, affrontano anche altre tematiche, in particolare il problema della corruzione e la questione della democrazia con il passaggio da un sistema a partito unico al multipartitismo. Purtroppo i giornali locali hanno dato ampio spazio a questi problemi, che sono certamente importanti, ma poco al dramma della guerra, che è la preoccupazione principale della Chiesa in Uganda". Bisognerà valutare l'impatto dell'intervento della Corte Internazionale sul processo di resa dei ribelli. I guerriglieri, infatti, depongono le armi avvalendosi della legge di amnistia varata di recente dalle autorità ugandesi" affermano le nostre fonti. Nel frattempo, continuano le operazioni militari dell'esercito ugandese contro il quartier generale della LRA, nel Sudan meridionale, condotte col consenso del governo sudanese. Un portavoce militare ugandese ha dichiarato che sono stati uccisi 120 ribelli e che il capo della LRA, Joseph Koni, è sfuggito di poco alla cattura.

Una delegazione di vescovi ugandesi in visita in Nord Uganda

GULU, 1 dic 04 - Una delegazione di vescovi dell‟Uganda meridionale sta visitando in questi giorni il Nord dell‟ Uganda, teatro di scontri tra governativi e ribelli del cosiddetto Esercito di Resistenza del Signore (Lra). Il governo, in segno di distensione, ha sospeso la taglia di 25 milioni di scellini keniani, pari a 14 mila euro, sulla testa di Joseph Kony, capo dell‟Lra. Di fatto la tregua regge e questo permette ai vescovi di svolgere la loro missione di solidarietà nelle tre diocesi del Nord Uganda, quelle di Gulu, di Lira e di Soroti. “Siamo veramente lieti di questa visita, che testimonia l‟unità della Chiesa ugandese e la solidarietà di tutti i vescovi verso la popolazione dell‟uganda Settentrionale così provata da tanti anni di guerra”. . Lo ha detto un missionario proprio di Gulu, che ha voluto ringraziare in modo particolare il cardinale Emanuel Wamala, arcivescovo di Kampala, perché – aggiunge il missionario “ci è particolarmente vicino”.

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Riapre il Seminario Maggiore nel Nord Uganda

GULU 27 set 05 - Nel nord dell‟Uganda è stato riaperto il Seminario Maggiore della arcidiocesi di Gulu. “È un simbolo di speranza per il futuro della Chiesa e della pace nella regione” ha detto l‟arcivescovo mons. John Baptist Odama. “Il Seminario era rimasto chiuso negli ultimi due anni a causa della guerra civile che imperversa nella zona - spiega mons. Odama - Ora che la situazione è migliorata, con la riapertura del Seminario vogliamo dare a tutta la popolazione dell‟arcidiocesi un gesto concreto di speranza e di fiducia per il futuro”. Il seminario, che si trova ad Alokolum, verrà ufficialmente inaugurato il 15 ottobre, ma l‟11 settembrescorso mons. Odama vi ha già fatto visita agli studenti e agli insegnanti. “Ho portato il mio saluto e ho incoraggiato tutti a proseguire nel loro lavoro, così prezioso per la vita della Chiesa” ha detto l‟arcivescovo, ad accoglierlo il quale sono stati il rettore del Seminario, don Sabino Odoki, e diversi sacerdoti. Il seminario di Alokolum ospiterà circa 150 studenti assistiti da 14 insegnanti.

Vescovo ugandese chiede rispetto per la posizione della Chiesa contraria ai profilattici MAKASA, 10 dic 05 - In Uganda il vescovo di Makasa ha chiesto ad esponenti politici e sociali di rispettare l'insegnamento della Chiesa contraria, nella lotta all'Aids, all'uso dei profilattici. "Troviamo sempre critiche ed attacchi e tentativi di farci tacere - ha detto mons. Adrian Kivumbi Ddungu - ogniqualvolta esponiamo il nostro pensiero anti-profilattici. I promotori del profilattico - ha aggiunto il vescovo di Makasa - ci dicono che noi dovremmo limitarci ad insegnare il catechismo. Siffatte persone creano situazioni ingannevoli anche per i preti che, sfortunatamente, rendono la nostra gente più vulnerabile di fronte all'Aids".

I vescovi ugandesi propongono una Commissione per la Verità e la Riconciliazione per risolvere i conflitti nel Paese KAMPALA, 13 dic 05 - Una soluzione ai conflitti che insanguinano da tempo l‟Uganda potrebbe venire dalla istituzione di una Commissione Verità e Riconciliazione, una sorta di conferenza nazionale. La suggeriscono al governo di Kampala i vescovi ugandesi in una lettera pastorale intitolata “Verso un Uganda

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democratico e pacifico basato sul bene comune” (Towards a Democratic and Peaceful Uganda based on the common good). “Suggeriamo - scrivono i vescovi - di istituire uno strumento per la riconciliazione (possibilmente una conferenza nazionale) per discutere e analizzare i conflitti nel Paese e trovare un accordo per risolverli”. La commissione, chiariscono i vescovi “deve vedere la partecipazione più ampia possibile e deve essere caratterizzata dall‟apertura e dalla sincerità da parte di ogni ugandese che in un modo o in un altro ha contribuito alla sanguinosa situazione passata e attuale”. I vescovi si soffermano anche sulla situazione politica ugandese, esprimendo soddisfazione per i progressi fatti dalla democrazia multipartitica, con la registrazione di ben 33 partiti politici che competeranno nelle elezioni del prossimo marzo 2006. esprimono preoccupazione che alcuni di essi ” stanno già formando o progettano di creare brigate giovanili per promuovere i loro programmi attraverso l‟uso della violenza”. I vescovi allargano quindi lo sguardo ai conflitti che ancora insanguinano l‟Uganda. “Ancora una volta rinnoviamo il nostro appello al governo per mettere fine alla guerra nel nord senza altri ritardi. Riconosciamo i significativi risultati raggiunti con la riduzione dei rapimenti, la maggior sicurezza sulle strade e la resa di diversi combattenti del Lord's Resistance Army (LRA), grazie all‟azione del Governo, alla legge di amnistia e agli sforzi della mediatrice Betty Bigombe e dei diversi gruppi politici e religiosi del nord Uganda”. Infine un appello ai fedeli. “Come Chiesa – scrivono i vescovi - gli agenti pastorali, i sacerdoti, i religiosi, i catechisti, le Commissioni Giustizia e Pace dell‟intero Paese devono educare la popolazione alla transizione politica attraverso un‟accurata informazione. Nel loro compito devono essere guidati i da una profonda imparzialità per mantenere la fiducia di tutte le parti che competono per il potere politico”.

I vescovi ugandesi invitano i parlamentari a non ratificare il protocollo di Maputo che legalizza l'aborto KAMPALA, 27 gen 06 - I vescovi dell‟Uganda esprimono la loro forte opposizione alle norma sul diritto all‟aborto contenute nel Protocollo sui Diritti delle Donne in Africa (conosciuto anche come Protocollo di Maputo) adottato dalla seconda Sessione ordinaria dell‟Unione Africa a Maputo l‟11 luglio 2003. Il Protocollo di Maputo non è stato ancora ratificato dal Parlamento ugandese. Per questo motivo la Conferenza Episcopale

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Ugandese ha pubblicato, il 19 gennaio, una “Lettera aperta al governo e al popolo dell‟Uganda sulla ratifica del Protocollo della Carta dei Diritti degli Individui e dei Popoli: sui diritti delle donne in Africa”. La norma del Protocollo che ha suscitato l‟opposizione della Chiesa cattolica è quella contenuta nell‟articolo 14 al paragrafo 2c che stabilisce di “proteggere i diritti riproduttivi delle donne autorizzando l‟aborto medico nei casi di stupro, incesto, e quando la continuazione della gravidanza mette in pericolo la salute fisica e mentale della madre o la vita della madre o del feto”. Per evitare che le donne si trovino in queste condizioni i vescovi indicano un‟ strada. “Siamo convinti – scrivono - che solo un consistente e sincero programma di educazione a una corretta e totalmente umana pratica della sessualità può fermare la diffusione di questo tipo di comportamenti che porta a stupri, incesti, e infine alle “gravidanze indesiderate”. “Le situazioni di forte sofferenza menzionate nel testo del Protocollo – aggiungono i vescovi - non possono dare origine al diritto di sopprimere una vita innocente. Questo si applica ancora meno a un non bene definito “pericolo per la salute fisica e mentale della madre o la vita della madre o del feto”, che di fatto, apre la porta all‟aborto su richiesta”. Finora 38 Paesi africani hanno firmato il Protocollo di Maputo; di questi 16 lo hanno ratificato, 3 (Libia, Rwanda, Senegal) hanno espresso riserve proprio sul paragrafo 2c dell‟articolo 14.

Appello dei Superiori religiosi per la pace e la democrazia in Uganda e nella regione dei Grandi Laghi KAMPALA, 4 feb 06 - “Noi religiosi cattolici dell‟Uganda, vogliamo aggiungere la nostra voce alle tante altre voci che, in queste ultime settimane e mesi hanno espresso la loro preoccupazione sugli sviluppi della situazione politica e sociale in questo particolare momento della storia del nostro Paese”. E‟ quanto si legge in una dichiarazione dell‟Associazione dei Superiori degli Istituti Religiosi dell‟Uganda (Amsriu), dove il 23 febbraio si voterà per l‟elezione del Presidente. Nel documento, i Superiori denunciano le difficoltà dell‟attuale processo democratico in Uganda; il conflitto civile nel nord-est del Paese tra le forze governative e il cosiddetto “Esercito di Liberazione del Signore” (Lra); la corruzione; le responsabilità dell‟Uganda nella guerra civile nella vicina Repubblica Democratica del Congo e le distorsioni della campagna elettorale in corso. La dichiarazione si sofferma anche sulla guerra civile nel nord-est del Paese:

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“Dopo 20 anni – denuncia – il Governo non è riuscito a risolvere questo scandaloso conflitto! Intanto, quasi 2 milioni di sfollati interni sono costretti a vivere in condizioni inumane. Circa mille sfollati muoiono ogni settimana, una vergogna per il Governo e noi tutti”. Nonostante queste preoccupazioni, i Superiori religiosi ugandesi affermano di non avere comunque perso la speranza sul fatto che “non è troppo tardi per il Governo e tutte le parti interessate di rimediare alla situazione”. Essi invitano, in conclusione, tutti i religiosi e le persone di buona volontà a partecipare, il prossimo 19 gennaio, a una giornata di riflessione e preghiera per la pace in tutte le diocesi ugandesi. E un rinnovato appello ad un intervento più deciso della comunità internazionale per la soluzione della guerra civile in Uganda e per la pacificazione di tutta la Regione dei Grandi Laghi è stato lanciato nei giorni scorsi anche dall‟arcivescovo di Gulu, mons. John Odama. Intervenendo a un incontro informale del Consiglio di Sicurezza dell‟Onu a New York, il presule ha affermato che la soluzione dei conflitti in Uganda, Rdc e Sudan è possibile solo in un quadro globale di pacificazione e stabilizzazione della Regione.

Istitutita in Uganda la Commissione episcopale per l'educazione cattolica KAMPALA, 29 apr 06 - Anche i vescovi dell'Uganda hanno deciso di dare vita ad una Commissione per l'Istruzione cattolica, realizando così un progetto avviato tre anni fa con l'intento di far offrire dalle scuole cattoliche una educazione di qualità. La cerimonia di insediamento della nuova Commissione episcopale ha avuto luogo, sabato 22 aprile, a Kampala. Il presidente della Conferenza episcopale ugandese, mons. Paul Bakyenga arcivescovo di Mbarara, ha ringraziato tutti coloro che, a cominciare dal Nunzio, mons. Christophe Pierre, hanno permesso di ottemperare ad uno degli inviti del recente documento pontificio sulla educazione cattolica.

Grande celebrazione per i martiri di Namugongo KAMPALA, 4 giu 06 - Una grande celebrazione – con la presenza decine di migliaia di fedeli e di tutti i vescovi ugandesi – si è avuta ieri non lontano dalla capitale Kampala per ricordare i martiri di Namugongo, i santi Carlo Lwanga e i 21 compagni che insieme a qualche decina di giovani anglicani furono trucidati tra il 1885 e il 1886 per ordine del re Mwanga. La celebrazione eucaristica

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ha avuto luogo sulla spianata del „Santuario dei martiri‟ nella località di Namugongo, circa 15 chilometri a sudest della capitale ugandese, in una sorta di arena naturale dove i presuli hanno celebrato su un isolotto all‟interno di un piccolo lago. Canonizzati nel 1964 da Paolo VI, che li ricordò durante il suo pellegrinaggio in Africa del 1969 con una celebrazione sulle loro tombe, i martiri di Namugongo vengono comunemente considerati i protettori dell‟Africa moderna, che malgrado squilibri, guerre e malattie, è capace di generare, attraverso la sua società civile, straordinari testimoni di speranza. "Questi martiri africani – disse Paolo VI - aprono una nuova epoca di rigenerazione cristiana e civile. L'Africa, bagnata dal sangue di questi martiri, primi dell'era nuova… risorge libera e redenta. La tragedia che li ha divorati è talmente inaudita ed espressiva, da offrire elementi rappresentativi sufficienti per la fondazione morale di un popolo nuovo, per la fondazione di una nuova tradizione spirituale”.

Appello per la pace dell'arcivescovo di Gulu

GULU, 13 lug 06 - In Uganda un forte incoraggiamento perché il governo e l‟Esercito di Resistenza del Signore (LRA) raggiungano un accordo di pace è stato rivolto da mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, nel nord Uganda, che presiedeva la celebrazione annuale della Santa Infanzia di San Kizito, presso la Parrocchia Amuru. Nel suo appello, mons. Odama ha ricordato che sono proprio i bambini le principali vittime del conflitto tra l‟esercito e il tristemente noto LRA, che è formato in gran parte da bambini soldato reclutati a forza. Secondo stime approssimative, in 20 anni di guerra civile nel nord dell‟Uganda, oltre 35mila bambini sono stati rapiti dalla guerriglia e costretti a combattere nelle proprie fila. L‟arcivescovo di Gulu è, tra l‟altro, del movimento denominato Iniziativa per la pace dei responsabili religiosi Acholi (ARLPI), formato dai leader religiosi del nord e dell‟est Uganda, che da anni chiedono alle parti di risolvere il conflitto attraverso il dialogo. Il parroco di Amuru, don Romano Ouma, ha ricordato che nella sua parrocchia si trova il secondo più grande campo di sfollati del nord Uganda, con una popolazione di 50mila persone.

Settimana di preghiera per la pace nell’Acholiland KAMPALA, 10 gen 07 - Più di 7mila pellegrini dal Sud Sudan e dalla Repubblica Democratica del Congo sono in questi giorni in

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Nord Uganda per partecipare a una settimana di preghiere per il ritorno della pace in questa regione, da vent‟anni messa a ferro e a fuoco dai guerriglieri del movimento cristiano fondamentalista dell‟Esercito di Resistenza del Signore (Lra). La settimana di preghiera, iniziata lunedì all‟Università dei Martiri ugandesi nella regione di Lira, è stata promossa dalla Commissione di Giustizia e Pace e dalla diocesi di Gulu nel quadro delle iniziative organizzate per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio. L‟obiettivo dell‟iniziativa, spiega il segretario esecutivo della Commissione Lam Cosmos, è di ridare un filo di speranza alle martoriate popolazioni della regione, conosciuta come Acholiland. Nel programma della settimana oltre a incontri di preghiera, figurano Messe, conferenze e incontri di riflessione sulle possibilità di giustizia e riconciliazione nell‟area. I ribelli dello Lra, sotto il comando dell‟ex-catechista Joseph Kony, hanno iniziato la loro assurda crociata contro il governo di Kampala alla fine degli anni ‟80 causando morte e distruzione. Il bilancio delle vittime di questa guerra dimenticata è impressionante: migliaia di morti e scomparsi, 20mila minori rapiti per essere arruolati come bambini-soldato, oltre un milione e mezzo di sfollati costretti a vivere in campi profughi in condizioni disumane, violazioni dei diritti umani e tanta miseria. La scorsa estate, con la mediazione della Comunità di Sant‟Egidio, i rappresentanti del governo ugandese e dei ribelli hanno iniziato trattative che hanno portato ad un precario armistizio.

Appello per la pace nel Nord Uganda ROMA, 20 mar 07 - Una delegazione di organizzazioni e di personalità religiose è stata ricevuta, nella settimana scorsa, nel Ministero degli Esteri italiano. La delegazione ha così voluto perorare la causa della pace in Nord Uganda, per la quale, due mesi fa, inviò proprio alla Farnesina un appello. Della delegazione facevano parte rappresentanti di istituti missionari e di organizzazioni di volontariato. Tutti hanno espresso la speranza che, il 26 marzo, i ribelli ugandesi dell'LRA e il governo riprendano i colloqui di pace. Ripetendo le parole dell'arcivescovo di Gulu, mons. John Baptist Odama, i firmatari dell'appello hanno fatto presente che è necessario un diretto coinvolgimento dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite. L'Unione Europea, infatti, insieme agli Stati Uniti sostiene in questo momento l'economia ugandese.

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Alla plenaria del giugno del 2007 i vescovi ugandesi esprimono solidarietà al vescovo di Gulu KAMPALA, 19giu07 - In Uganda i vescovi continuano a sostenere gli sforzi del loro confratello, l'Arcivesovo di Gulu mons. Jean-Baptiste Odama. Egli, infatti, è impegnato nei negoziati a Juba, in Sudan, per restituire alla pace quella parte della arcidiocesi di Gulu, che confina con il Sudan meridionale. Questa vicinanza dei vescovi ugandesi ad un loro confratello è stata espressa nel corso della loro recente plenaria a Nsambya. Naturalmente non è mancato un appello alla pacificazione tra l'esercito regolare ugandese e i ribelli dell'Esercito di Resisitenza del Signore in lotta ormai da anni. Per quanto attiene alla vita del loro paese i vescovi ugandesi hanno preso in esame le tristi condizioni in cui versano i luogi di pena in Uganda e i problemi che vessano le famiglie. Circa la vita della Chiesa i vescovi hanno terminato la revisione dei testi che regolamentano la formazione al sacerdozio nei seminari. E' stato deliberato, infine, un nuovo segretariato della Commissione per le comunicazioni sociali.

Inaugurato a Kampala il Centro Giustizia e Pace Giovanni Paolo II KAMPALA, 21 nov 07 - Un nuovo centro cattolico è stato inaugurato in Uganda per promuovere gli insegnamenti sociali della Chiesa. Si chiama Centro Giustizia e Pace Giovanni Paolo II (JPIIJPC in inglese) ed è stato inaugurato nell‟Istituto Sant‟Agostino di Kampala il 10 novembre. Si tratta di un‟iniziativa di cinque istituti missionari, vale a dire i Missionari di Mill Hill, i Missionari dell‟Africa, i Missionari Comboniani, la Congregazione di Santa Croce e la Compagnia di Gesù.. “Questo centro è una provvidenza – ha detto mons. Paul Bakyenga, arcivescovo di Mbarara -, perché le vere congregazioni missionarie, che hanno portato la fede in Uganda, sono quelle che con il Centro Giustizia e Pace Giovanni Paolo II ci ricordano come la nostra fede deve fare giustizia e pace in questo paese”. Da parte sua, il cardinale Emmanuel Wamala, arcivescovo emerito di Kampala, ha ribadito nell‟omelia della Santa Messa inaugurale, che la pace non è solo l‟assenza della guerra ma include giustizia e riconciliazione. Padre Giuseppe Filippi, il responsabile della dirigenza del Centro, ha detto che tutti gli ugandesi devono lavorare per la pace nel loro paese ed ha infatizzato il bisogno di promuovere l‟insegnamento sociale

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della Chiesa come parte della nuova evangelizzazione lanciata da Giovanni Paolo II.

Le Chiese cristiane dicono no all’abolizione dell’insegnamento della religione nelle scuole KAMPALA, 6 mag 08 - In Uganda le Chiese cristiane si oppongono a un progetto governativo che vuole abolire l‟insegnamento della religione nelle scuole. La proposta è contenuta in una circolare presentata nei giorni scorsi al Parlamento che prevede anche la soppressione dei finanziamenti pubblici alle scuole confessionali che continuano a percepire rette. Secondo i leader cristiani ugandesi si tratta di un‟iniziativa “inaccettabile” in un Paese in cui la sfida più grande è oggi la difesa dei valori morali. In questo senso si è espresso il pastore anglicano Grace Kaiso, segretario esecutivo del Consiglio cristiano unito dell‟Uganda (UJCC), che riunisce le Chiese anglicana, cattolica e ortodossa: “Studieremo la circolare, reagiremo, ma non possiamo accettare che qualcuno pensi che l‟insegnamento religioso non sia importante”, ha dichiarato l‟esponente religioso. Un giudizio condiviso da diversi leader politici che si sono pronunciati a favore del mantenimento dell‟insegnamento della religione nelle scuole in Uganda, dove l‟84% della popolazione è cristiana, anche se in questi ultimi decenni la pratica religiosa è in declino. Riserve della Chiesa alla nuova legge agraria NAMUGONGO, 5 giu 08 – In Uganda la Chiesa esprime delle riserve in merito alla nuova legge sulla proprietà agraria. Lo ha ribadito, martedì scorso, il presidente della Conferenza episcopale, mons. Matthias Ssekamanya, vescovo di Lugazi, al termine della Messa nel Santuario dei Martiri di Namugongo. Martedì 3 giugno ricorreva la festa dei Martiri dell‟Uganda e più di un milione sono stati i pellegrini che hanno frequentato quel giorno il santuario. “La Chiesa – ha spiegato il presidente dei vescovi ugandesi – dice che il Land Amendment Bill del 2007 sulla proprietà agraria non è la giusta cura per risolvere il dilagante problema degli sfratti. Se approvato - aggiunge mons. Ssekamanya – può rappresentare un ulteriore sconvolgimento nel delicato rapporto tra proprietari ed affittuari”. La cosa migliore dice il vescovo “è un‟ampia consultazione tra tutte le parti interessate al fine di raccogliere informazioni sufficienti a stabilire una completa e corretta politica agraria”. In Uganda si è venuta a determinare una complessa situazione per quel che

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concerne la proprietà agraria. Negli ultimi anni con la popolazione che cresce al 3,2 per cento all'anno, sono aumentati i contrasti tra proprietari che possiedono i titoli legali sulle terra, e gli inquilini che hanno vissuto sulla terra per generazioni, ma che non hanno alcun titolo giuridico. All'inizio dell'anno le autorità locali hanno pubblicato una lista con centinaia di casi di sfratti che sono stati effettuati in modo ingiusto e illegale. L‟emendamento approvato affida al governo di Kampala poteri più ampi a scapito però delle amministrazioni locali.

Celebrata in Uganda la “Giornata dei Martiri ugandesi” all’insegna del perdono

KAMPALA, 5 giu 08 - E‟ stata la richiesta di perdono alla Chiesa ugandese da parte della famiglia di colui che compì il massacro di Namugongo, 122 anni fa, a segnare la Giornata dei martiri ugandesi. Nella cittadina a circa 15 chilometri a sudest della capitale Kampala, vennero assassinati 25 cristiani, protestanti e cattolici al culmine di una campagna di uccisioni ordinate dal re Mwanga e che provocarono almeno 45 vittime. “Abbiamo perdonato e li abbiamo accolti nel corpo di Cristo e nel ministero della Chiesa ugandese” ha detto, come riporta la Misna, il reverendo Samuel Balagadde Ssekkadde, vescovo anglicano di Namirembe, davanti a decine di vescovi e migliaia di pellegrini ugandesi fra cui una delegazione di parrocchie keniane partita nei giorni scorsi da Nairobi. Le vittime di Namugongo furono canonizzate nel 1964 da Paolo VI, che li ricord= durante il suo pellegrinaggio in Africa del 1969 con una celebrazione sulle loro tombe. I martiri, straordinari testimoni di speranza, vengono comunemente considerati i protettori dell‟Africa moderna. Nella stessa giornata mons. Matthias Ssekamanya, vescovo di Lugazi e presidente della Conferenza episcopale dell'Uganda, al termine della Messa presso il santuario dei Martiri di Namugongo, ha detto che "la Chiesa esprime delle riserve sullo spirito e la sostanza del Land Amendment Bill del 2007. La Chiesa afferma che il proposto emendamento della legge sulla proprietà agraria non Þ la giusta cura per risolvere il problema dilagante degli sfratti. Se approvato, può rappresentare un ulteriore sconvolgimento nel delicato rapporto tra proprietari e affittuari in buona fede "ha continuato Mons. Ssekamanya. "La Chiesa ritiene inoltre che il progetto di legge abbia ostacolato una consultazione politica a livello nazionale che sarebbe stato opportuno tenere. Riteniamo che la terra sia un bene molto importante e sia un elemento vitale di

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sussistenza. La Chiesa ritiene che sia opportuna un'ampia consultazione con tutte le parti interessate al fine di raccogliere informazioni sufficienti a stabilire una completa e corretta politica agraria", ha aggiunto. In Uganda - riferisce l'Agenzia Fides - nel corso dei decenni, si Þ creata una complessa situazione per quel che concerne la proprietà agraria. Negli ultimi anni con la popolazione che cresce al 3,2 per cento all'anno, sono aumentati i contrasti tra proprietari che possiedono i titoli legali sulle terra e gli inquilini che hanno vissuto sulla terra per generazioni, ma che non hanno alcun titolo giuridico. All'inizio dell'anno le autorità locali hanno pubblicato una lista con centinaia di casi di sfratti che sono stati effettuati in modo ingiusto e illegale. La riforma delle legge sulla proprietà agraria affida al governo centrale poteri più ampi a scapito per= delle autonomie locali.

Il cardinale Wamala invita i giovani a promuovere la pace KAMPALA, 02 set 08 – Promuovere la pace, la giustizia e la riconciliazione nei Paesi dell‟Africa orientale: è l‟invito lanciato ai giovani dall‟arcivescovo emerito di Kampala, in Uganda, il card. Emmanuel Wamala. Il porporato si è rivolto a ragazzi di diverse confessioni religiose dell‟Africa orientale, radunati a Namugongo, presso il Santuario cattolico dei martiri ugandesi, n occasione di una conferenza sul dialogo interreligioso, organizzata dall‟AMECEA (Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell‟Africa dell‟est). In particolare, parlando ai giovani, il card. Wamala ha ricordato come la giovinezza sia sinonimo di potenzialità, il che spiega perché “la Chiesa cattolica punti sulla vitalità dei giovani”, capaci di apportare “cambiamenti positivi” nelle comunità dei rispettivi Paesi. Il porporato ha infine messo in guardia gli adolescenti dai rischi del materialismo e della secolarizzazione che “tendono ad alienare l‟umanità da Dio” e li ha invitati a non allontanarsi dalle principali istituzioni religiose.

Un Centro Giustizia e Pace intitolato a Giovanni Paolo II in ogni diocesi ugandese KAMPALA, 11 set 08 - La situazione postbellica in Uganda con tutti i problemi e le difficoltà di ordine sociale e materiale ha spinto i vescovi a favorire la nascita in ciascuna delle 19 diocesi di un centro che promuova la conoscenza della dottrina sociale cattolica tra le famiglie, tra le scuole e le istituzioni. I vescovi ugandesi sono certi che questa iniziativa favorirà, tra l'altro, la promozione della pace nel martoriato paese. L'opera è intitolata

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a Giovanni Paolo II. Si chiama, infatti, Centro Cattolico Giustizia e Pace Giovanni Paolo II, e vedrà coinvolti in ogni parrocchia il clero, i catechisti, gli operatori di pastorale matrimoniale. Il metodo di lavoro consisterà nello svolgimento di brevi seminari, ai quali potranno partecipare anche esponenti politici ed amministravi, anche non cattolici. L’arcivescovo di Gulu chiede la fine del conflitto tra Governo e LRA KAMPALA, 15 gen 09 – È un appello bilaterale quello lanciato ieri da mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, in Uganda: parlando con i giornalisti, infatti, il presule ha chiesto sia ai ribelli della LRA (Lord‟s Resistence Army) sia al governo dell‟Uganda, di porre fine ad un annoso confitto che li vede su fronti opposti dal 1987 e di mettere subito in atto il cessate-il-fuoco. “La guerra ha già provocato moltissime vittime”, ha detto mons. Odama, ribadendo poi che il costo economico di un conflitto è sicuramente più elevato di quello delle trattative di pace. Infine, l‟arcivescovo di Gulu ha esortato il leader della LRA, Joseph Kony, a non avanzare proposte poco realistiche al governo ugandese, altrimenti l‟Esecutivo lo riterrà responsabile della mancata firma di un documento di pace. Cattolici, anglicani ed ortodossi uniti contro la corruzione KAMPALA, 25 mar 09 – I pubblici ufficiali corrotti stanno mandando in rovina l‟Uganda; il governo e la popolazione dovrebbero agire in fretta per porre fine a questa piaga. Così, in sintesi, l‟Uganda Joint Christian Council (UJCC), organismo che racchiude esponenti cattolici, anglicani ed ortodossi, lancia l‟allarme sulla corruzione che attanaglia il Paese. In una nota diffusa nei giorni scorsi, l‟UJCC sottolinea che la corruzione e l‟abuso d‟ufficio sono il risultato “della decadenza morale e della depravazione” e dovrebbero essere combattute “con vigore e senza sosta, di casa in casa, di strada in strada, di comunità in comunità e di istituzione in istituzione”. Ribadendo che le persone corrotte agiscono contro la volontà del Signore, i leader dell‟UJCC si dicono “profondamente rattristati dal fatto che l‟Uganda stia perdendo miliardi di scellini, ogni anno, a causa della corruzione di pubblici ufficiali, inclusi coloro che hanno perfezionato l‟arte dell‟inganno attraverso il pagamento per un lavoro scadente o non portato a termine”. Questo spiega, si legge ancora nella nota, il perché di “edifici fatiscenti, di strade

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disastrate e di medicinali carenti nei centri sanitari nazionali”. Di qui, l‟appello a tutti i leader religiosi perché diano il via alla “lotta contro la corruzione, sensibilizzando i cittadini dell‟Uganda”. “Chiediamo al governo – continua la nota – di portare davanti alla giustizia coloro che perpetrano la corruzione, recuperando i fondi pubblici ed i beni sottratti indebitamente, e di approvare provvedimenti di legge, ancora in sospeso, cruciali per la lotta” contro questa piaga. “La battaglia non sarà facile – conclude l‟UJCC – ma è necessaria, se vogliamo assicurare un futuro alle giovani generazioni ed ai loro discendenti”. Appello dell’arcivescovo di Gulu John Baptist Odama per la liberazione dei bambini prigionieri dell’ Esercito di Resistenza del Signore KAMPALA, 31 mar 09 – L‟Iniziativa di pace dei leader religiosi Acholi (Acholi Religious Leader's Peace Iniziative - ARLPI) ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire per la liberazione dei bambini-soldato ancora detenuti dall‟Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army - LRA) di Joseph Kony. L‟appello - riferisce l‟agenzia CISA - è stato lanciato dal presidente del movimento interreligioso da anni impegnato per la pacificazione della martoriata regione del Nord Uganda, mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu. Lo ha fatto intervenendo a una cerimonia di preghiera per la pace promossa dall‟organizzazione non governativa “Invisibile Children” in ricordo delle vittime della strage compiuta dallo LRA nel 2004 nel campo profughi di Lukodi. Durante la cerimonia, presenziata anche dagli ambasciatori di Francia e della Repubblica Democratica del Congo e da un alto funzionario del governo degli Stati Uniti, il vescovo anglicano Nelson Onono-Onweng ha rivolto, da parte sua, un nuovo appello al leader ribelle a deporre le armi per riportare finalmente la pace nella regione. La guerra che ha insanguinato l‟Uganda settentrionale dal 1986 ha causato circa 300 mila morti e un milione e mezzo di sfollati. Il processo di pace avviato a Juba nel 2006 con la mediazione dell‟ONU, del Sudan e il sostegno dell‟Unione Africana ha subito una battuta di arresto dopo il mandato di cattura emesso dal Tribunale Penale Internazionale dell‟Aia (TPI) contro Kony che di conseguenza rifiutato di firmare l‟Accordo finale di pace già pronto un anno fa. Intanto nelle mani delle sue milizie continuano a restare migliaia di ragazzi e ragazze rapiti e trasformati in macchine di morte o schiave sessuali.

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Ad ottobre, il terzo Simposio mondiale dello Scoutismo interreligioso KAMPALA, 06lug09 – Dopo la Spagna, nel 2003, e Taiwan, nel 2006, tocca ora all‟Africa, e precisamente all‟Uganda, ospitare il Simposio mondiale dello Scoutismo interreligioso (SMSIR). Giunto alla terza edizione, l‟evento avrà luogo a Kampala, dal 21 al 25 ottobre prossimo e vedrà la partecipazione di 250 responsabili, provenienti da 160 Paesi. “A livello mondiale – si legge in una nota – l‟impegno in un dialogo interreligioso pacifico non è mai stato, probabilmente, così importante come oggi”. Secondo il segretario generale aggiunto dell‟Unione internazionale degli scuot musulmani, Hussain Sahl, l‟Uganda è stata scelta come riconoscimento “del suo contributo notevole alla fraternità dello scoutismo mondiale”. Il programma dettagliato dell‟evento sarà consultabile prossimamente sul sito Internet www.wsis2009.org. I 150 anni dall’arrivo dei primi Padri Bianchi in Uganda KAMPALA, 13 lug 09 - I Padri Bianchi, più conosciuti come Missionari d‟Africa, hanno chiesto umilmente perdono per tutti i possibili torti inflitti al popolo ugandese dal loro arrivo nel Paese, nel 1879. L‟occasione è stata una solenne celebrazione, domenica, per commemorare il 150° anniversario dell‟evento. La celebrazione – riferisce l‟agenzia CISA - si è svolta nella chiesa di Mapeera-Nabulagala, a Kasubi, luogo storico per la Chiesa locale da cui partì la missione dei Padri Bianchi nell‟allora Buganda. Una missione che nella sua storia ha conosciuto anche ombre, come ha voluto sottolineare il Superiore Provinciale della Congregazione padre Rudi Lehnertz: “Quando siamo venuti qui abbiamo portato con noi le rivalità che avevano diviso la Chiesa in Europa (…), causa delle stesse rivalità che dividono oggi gli ugandesi”, ha detto il sacerdote. Non solo. Contro gli insegnamenti del loro fondatore, il card. Charles Lavigerie, molti Missionari Bianchi non hanno saputo rispettare le culture degli africani: “Pensavamo che la nostra cultura fosse superiore e in diverse occasioni abbiamo cercato di imporla ai popoli dell‟Africa”. Questa mancanza di rispetto non risponde alla volontà di Dio, ha sottolineato padre Lehnertz, che ha quindi chiesto a nome di tutta la Congregazione “perdono per tutte quelle volte in cui abbiamo manifestato disprezzo verso gli africani e la loro cultura”. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, anche l‟arcivescovo di

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Kampala Cyprian Kizito Lwanga e il suo predecessore il card. Emmanuel Wamala. Quest‟ultimo ha voluto dedicare un commosso ricordo al padre Simeon Lordel (Mapeera) e fratel Delmas Amans (Amansi), i primi Missionari d‟Africa a mettere piede in questo territorio: “La loro fede in Dio era profonda e fu questa convinzione religiosa a permettere loro di fare proseliti in breve tempo”, ha detto il porporato. Mons. Lwanga, da parte sua, si è detto d‟accordo la proposta di padre Lehnertz di avviare la causa di beatificazione per questi due straordinari missionari francesi. L’arcivescovo di Kampala lancia un appello alla calma dopo gli scontri tra la popilzia e i sostenitori del re del Buganda KAMPALA, 17 set 09 – A nome di circa 300 capi religiosi – cristiani, musulmani ed appartenenti alle religioni tradizionali dell‟Uganda – l‟arcivescovo di Kampala, mons. Cyprien Kizito Lwanga, ha lanciato un appello alla calma, dopo le gravi violenze verificatesi in città negli ultimi giorni. Almeno 21 persone, infatti, sono rimaste uccise tra giovedì 10 e domenica 13 settembre, a causa degli scontri tra le forze dell‟ordine e i sostenitori del re Ronald Muwenda Mutebi II. Mutebi è il sovrano del Buganda, uno dei quattro antichi regni dell'Uganda; abolito nel 1966 e ripristinato 16 anni fa, ma solo con funzioni di rappresentanza. Si tratta di una regione spesso in contrasto con il presidente ugandese Yoweri Museveni, perché esige maggior potere e la restituzione delle terre confiscate 23 anni fa. In questo contesto, mons. Kizito Lwanga ha quindi lanciato il suo appello alla pace, cogliendo anche l‟occasione di una conferenza organizzata dal Consiglio interreligioso dell‟Uganda e svoltasi sul tema “La riconciliazione nazionale duratura, la giustizia e la pace”. L‟incontro ha visto la presenza di esponenti religiosi di diverse confessioni, ma anche esponenti universitari e personalità politiche. “In quanto leader religiosi – ha detto mons. Kizito Lwanga nel suo intervento – noi rifiutiamo profondamente gli atti di violenza che hanno avuto luogo nella capitale e che sono un‟onta per il nostro Paese”. “La violenza genera la violenza - ha sottolineato dal suo canto l‟arcivescovo di Gulu, mons. Jean-Baptiste Odama – e provoca non solo la morte delle persone, ma anche la distruzione della nazione”. Quindi, ribadendo che coloro che vogliono la violenza commettono un atto di sabotaggio nei confronti dello sviluppo pacifico del Paese,

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tutti i capi religiosi si sono accordati sulla possibilità di fare da mediatori tra il governo e il regno di Baganda. Una delegazione di esponenti religiosi è stata, quindi, istituita per incontrarsi con le autorità politiche. Dal suo canto, il rappresentante del Baganda, presente alla conferenza, ha invitato i giovani del regno a restare calmi e all‟astenersi dalle violenze. “Non risolveremo il conflitto con gli scontri – ha detto – bensì con un approccio pacifico”. La Chiesa ugandese lancia una campagna contro le violenze domestiche KAMPALA, 10 nov 09 – Una campagna nazionale contro le violenze domestiche. A lanciarla è la Chiesa ugandese che ha deciso di intraprendere una grande battaglia per sradicare questa piaga molto diffusa nel Paese. L‟iniziativa – riferisce il quotidiano locale “The Monitor” ripreso dall‟agenzia Apic – è stata promossa in collaborazione con l‟organizzazione caritativa cattolica irlandese “Trocaire”, l‟Ambasciata d‟Irlanda in Uganda e con la diocesi di Down e Connor che ha recentemente sottoscritto un accordo in questo senso con l‟arcidiocesi di Kampala. La campagna mira innanzitutto a fare prendere coscienza della diffusione e gravità delle violenze coniugali, un fenomeno diffuso nel Paese, ma di cui si parla poco, perché molte donne evitano di denunciare le violenze subite dai propri mariti per il timore di essere ripudiate. Si tratterà poi di vedere come contrastare concretamente questa piaga, ha spiegato l‟arcivescovo di Kampala mons. Cyprian Lwanga: “La Chiesa non può restare passiva quando c‟è un aumento di casi di uomini che uccidono le mogli e di donne che uccidono i loro mariti”, ha detto il presule. La Chiesa cattolica ugandese non si pronuncia per il momento sulla proposta di legge che prevede in alcuni casi la pena di morte per il reato di omosessualità KAMPALA, 14 dic 09 - Il Parlamento ugandese sta esaminando una controversa proposta di legge che vuole inasprire le pene contro le pratiche omosessuali, che sono illegali nel Paese. La proposta, presentata dal deputato David Bahati, arriva a prevedere la pena di morte per rapporti omosessuali che coinvolgano persone portatrici di handicap, minorenni o siero-positive. Secondo i suoi sostenitori, il provvedimento mira a tutelare la famiglia e i valori tradizionali della cultura ugandese.

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Contro la legge si sono mobilitate le organizzazioni per i diritti umani, ma anche diversi leader cristiani, soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Cauta invece la reazione della Chiesa cattolica locale che non si è ancora ufficialmente pronunciata in merito. Interpellato dall‟agenzia CNS, il segretario generale della Conferenza episcopale mons. John Baptist Kauta si è limitato ad esprimere la preoccupazione dei vescovi per la crescente ostentazione dell‟omosessualità nel Paese: “La questione dell‟omosessualità è importata, non appartiene alla cultura tradizionale dell‟Uganda”, ha dichiarato il presule. L‟attuale legge contro l‟omosessualità prevede fino 7 anni di carcere per gli omosessuali e vieta qualsiasi forma di “propaganda” a favore dell‟omosessualità. L‟Uganda peraltro non è l'unica nazione africana in cui essa è considerata illegale e in cui si vogliono ulteriormente inasprire le pene. In Nigeria l'omosessualità è già punita con il carcere e anche la morte e i legislatori stanno considerando l‟ipotesi di rendere più dure le sanzioni contro chi la promuove. Essa è illegale anche in Kenya. I rapporti omosessuali sono stati inoltre banditi di recente in Burundi e nel vicino Rwanda è allo studio un progetto analogo. I leader cristiani ugandesi chiedono correttezza per le elezioni del 2011 30 dic 09 - In preparazione delle elezioni generali del 2011 i leader cristiani hanno diffuso una lettera pastorale con una serie di raccomandazioni affinché le consultazioni popolari si svolgano in modo libero, corretto e credibile. Il documento, elaborato dal Consiglio cristiano unito d‟Uganda, che riunisce le Chiese cattolica, anglicana e ortodossa, vuole evidenziare semplicemente ciò che già è stabilito dalla Costituzione - hanno precisato i firmatari. In più, i vescovi ugandesi sollecitano tutti gli aventi diritti al voto a iscriversi nelle liste degli elettori e a partecipare alle elezioni come “atto di patriottismo”, dando la propria preferenza in modo responsabile senza seguire il cosiddetto voto di scambio, una pratica “pericolosa” per il Paese. “Non vogliamo vedere ripetersi irregolarità come la privazione del diritto di esercizio del voto, nè anomalie nella registrazione dei votanti e scarso controllo” ha detto l‟arcivescovo ortodosso Jonah Lwanga che presiede il Consiglio. I presuli, riferisce l‟agenzia Misna, sollecitano il governo a finanziare adeguatamente la Commissione elettorale e ad approvare le riforma elettorale entro il prossimo febbraio, così che ci sia il

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tempo adeguato per informare ed educare i votanti sulle nuove regole; chiedono inoltre che le carte d‟identità siano rilasciate a tutti gli aventi diritto molto prima dell‟avvio delle registrazioni elettorali in modo da garantire che partecipino solo i cittadini ugandesi. Dopo le elezioni del 2006, l‟opposizione consegnò diverse denunce di presunte malversazioni alla Corte Suprema; pur condividendo l‟opinione sulla necessità di contrastare le irregolarità e l‟estorsione di voti con la violenza o la corruzione, i vescovi hanno chiesto ai partiti di opposizione di non boicottare le attività della commissione elettorale che criticano per inefficienza e parzialità. La lettera pastorale di 16 pagine, intitolata “Verso libere e corrette elezioni presidenziali, parlamentari e amministrative nel 2011” è stata firmata dall‟arcivescovo della Chiesa d‟Uganda Henry Luke Orombi, dall‟arcivescovo ortodosso Jonah Lwanga e dall‟arcivescovo cattolico mons. Cyprian Kizito Lwanga. In una lettera i vescovi ugandesi chiariscono la loro posizione in merito alla controversa proposta di legge contro gli omosessuali KAMPALA, 12 gen 10 - I vescovi ugandesi condividono l‟impegno del governo per difendere la famiglia e i valori tradizionali, ma sono contrari a un inasprimento della legge contro gli omosessuali, perché ritengono che la legislazione attuale in materia sia più che adeguata. Lo ha puntualizzato mons. Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala, in una recente lettera dove chiarisce la posizione dell‟Episcopato locale in merito alla controversa proposta di legge che vuole inasprire le pene contro le pratiche omosessuali. “Gli insegnamenti della Chiesa cattolica sull‟omosessualità sono chiari e restano che gli atti omosessuali sono immorali e costituiscono una violazione della legge divina e naturale”, afferma la lettera, pubblicata sul sito dell‟emittente cattolica ugandese “Radio Sapientia” e ripresa dal sito www.lifesitenews.com. Tuttavia, “la Chiesa insegna anche il messaggio cristiano del rispetto, della compassione e della sensibilità. Gli omosessuali devono convertirsi e pentirsi, ma hanno anche bisogno di sostegno, comprensione e amore”. In questo senso, a giudizio dei vescovi ugandesi, il testo in questione non corrisponde all‟”approccio di attenzione cristiano”, in quanto “prende di mira il peccatore e non il peccato”. “L‟introduzione della pena di morte e di pene detentive per gli omosessuali – si legge nella lettera – colpisce le persone, anziché

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cercare di offrire aiuto e assistenza compassionevoli a individui che hanno bisogno di conversione, pentimento, sostegno e speranza”. I presuli ugandesi evidenziano altresì i pericoli insiti in alcune norme che prevedono sanzioni anche contro chi omette di denunciare atti omosessuali. Queste disposizioni, scrivono, “mettono a repentaglio la riservatezza e le norme di deontologia professionale di persone come genitori, sacerdoti, psicologi, insegnanti, medici che offrono sostegno e consulenza per la riabilitazione degli omosessuali”. “La criminalizzazione di questa opera di aiuto – rimarcano i presuli – si scontra con i valori centrali della fede cristiana”. In conclusione, la lettera afferma che il provvedimento “non è necessario”, dal momento che gli atti omosessuali sono già illegali nell‟attuale codice penale del Paese. Contro la nuova legge, che sarà presentata al Parlamento tra febbraio e marzo, si sono mobilitate in queste settimane varie organizzazioni per i diritti umani, ma anche diversi leader cristiani, per lo più di Paesi occidentali. Il suo promotore, il deputato David Bahati, ha tuttavia rifiutato sinora di modificare il testo. Il Presidente Yoweri Museveni, da parte sua, si è detto contrario all‟introduzione della pena di morte per gli omosessuali e il governo si è impegnato a modificare questa norma. Leader religiosi di 4 Paesi dell’Africa centrale disposti a mediare con i ribelli ugandesi KAMPALA, 6feb10 - “La pace non ha colore politico o religioso. Perché i nostri sforzi di pace abbiano successo, bisogna sostenerli con la preghiera. Preghiamo insieme per la pace nei nostri cuori, preghiamo per le vittime, preghiamo per coloro che imbracciano le armi affinché si convertano alla pace e preghiamo perché le risoluzioni e le raccomandazioni di questa conferenza portino dei frutti” ha affermato mons. Marcel Utembi Tapa, arcivescovo di Kisangani, nella sua omelia della Messa di chiusura della conferenza dei leader religiosi sulla questione dei guerriglieri ugandesi dell‟Lra. La conferenza - riferisce l'agenzia Fides - si è tenuta dal 2 al 4 febbraio a Kisangani (capoluogo della Provincia Orientale, nell‟est della Repubblica Democratica del Congo). Vi hanno partecipato i leader religiosi delle aree dove è attivo l‟Lra: nord dell‟Uganda, est della Repubblica Democratica del Congo, sud Sudan e Repubblica Centrafricana. In particolare le delegazioni erano così composte: 5 rappresentati del sud Sudan; 2 dell‟Uganda; 3 del Centrafrica; 8 della RDC ai quali si

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è aggiunto il Ministro dell‟Interno della Provincia Orientale, che rappresentava il governo provinciale. I partecipanti alla conferenza hanno espresso il loro apprezzamento per l‟iniziativa ed hanno auspicato che serva a riportare la pace nella regione. Alla fine dei lavori è stato creato un comitato regionale composto da 9 membri rappresentanti le diverse delegazioni, incaricato di formulare delle proposte di negoziazione con l‟Lra. Nel suo discorso di chiusura, l‟arcivescovo di Kisangani ha affermato che i capi religiosi sono pronti a mediare nei negoziati di pace con il gruppo di guerriglia se verrà loro richiesto.

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Giovanni Paolo II e l’Uganda

Giovanni Paolo II ha visitato l‟Uganda dal 5 al 10 febbraio 1993 in occasione del suo 57° viaggio internazionale in Benin, Uganda e a Khartoum (3-10 febbraio 1993)

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALLA CERIMONIA DI BENVENUTO

Aeroporto internazionale di Entebbe, 5 febbraio 1993

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Tutti gli Ugandesi sono chiamati a mettere da parte i conflitti del passato

Vengo in Uganda con un profondo affetto per tutta la sua gente. Il mio viaggio mi porta qui in un significativo momento di svolta per lo sviluppo di questo Paese. Questo è un periodo di ricostruzione, non soltanto dell‟economia, ma specialmente del tessuto morale della nazione. Nessuno può ignorare le considerevoli sfide che devono essere affrontate, ma voi state già dimostrando che gli Ugandesi, attingendo prima di tutto alle loro ricche risorse umane, sono pienamente capaci di fare di questa terra una casa pacifica e sicura per ognuno. Tutti gli Ugandesi sono chiamati a mettere da parte i conflitti del passato, per cercare la riconciliazione reciproca e per lavorare insieme nell‟edificazione di una società nella quale la dignità della persona e il rispetto dei diritti umani costituiscano la norma di condotta per tutti. In questo grande sforzo, la Chiesa Cattolica continuerà a svolgere il suo ruolo, in sintonia con la propria natura e missione religiosa, in un‟efficace e generosa collaborazione con tutti i settori della popolazione. Come in tutti i miei viaggi, questa visita ha un fine eminentemente religioso e pastorale. È la visita del Vescovo di Roma, il Successore di San Pietro, alle Chiese locali in questa terra. Essendo colui al quale è affidata la cura della Chiesa universale, avverto una speciale responsabilità verso le giovani Chiese dell‟Africa. Ho cercato di visitarle il più spesso possibile, pregando con loro e rallegrandomi della loro fresca vitalità e della loro gioiosa fedeltà al Signore. Nel corso di queste visite, è mia sollecitudine rafforzare la fede dei miei fratelli e sorelle cattolici (cf. Lc 22, 32), e incoraggiare la loro unità nell‟unico Vangelo di Gesù Cristo che è morto per i nostri peccati ed è poi risorto come promessa della vita nuova (cf. Rm 4, 25). Sono ansioso di

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celebrare, a Kampala, a Gulu, a Kasese e a Soroti la grazia della nostra adozione come amati figli di Dio (cf. 1 Gv 3, 1-2). Desidero inoltre tendere la mano dell‟amicizia ai Cristiani di altre confessioni, ai quali siamo legati essendo incorporati in Cristo tramite la grazia del Battesimo. Siate certi, cari Amici, del fermo impegno della Chiesa Cattolica per la crescita della comprensione e della cooperazione ecumeniche. Anche ai seguaci delle altre tradizioni religiose offro i miei cordiali saluti e i migliori auguri.

DALL’OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II CELEBRAZIONE NEL SANTUARIO DEI MARTIRI UGANDESI DI NAMUGONGO

Kampala, 7 febbraio 1993

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Rendiamo grazie per tutti coloro che hanno proseguito il lavoro dei martiri impegnandosi a costruire una Chiesa realmente cattolica e realmente africana

San Paolo disse agli Efesini: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore” (Ef 5, 8). Quanto sono state eloquenti le parole di Papa Paolo VI nella sua omelia in occasione della canonizzazione dei martiri dell‟Uganda!

“Chi avrebbe potuto prevedere che insieme alle grandi figure storiche dei martiri e dei confessori africani come Cipriano, Felicita e Perpetua e lo straordinario Agostino, un giorno avremmo citato gli amati nomi di Charles Lwanga, Matthias Mulumba Kalemba e i loro venti compagni?” chiese il Papa (18 ottobre 1964). In verità i martiri dell‟Uganda sono diventati luce nel Signore! Il loro sacrificio ha accelerato la rinascita della Chiesa in Africa. Ai nostri giorni, l‟intera Africa è chiamata alla luce di Cristo! L‟Africa è chiamata a scoprire la sua vera identità nella luce della fede nel Figlio di Dio. Tutto ciò che è realmente africano, tutto ciò che c‟è di vero, buono e nobile nelle tradizioni e nelle culture africane è destinato a compiersi in Cristo. I martiri dell‟Uganda lo dimostrano chiaramente: essi erano i più autentici degli africani, degni eredi delle virtù dei loro avi. Nell‟abbracciare Gesù Cristo essi aprirono la porta della fede al loro popolo (cf. At 14, 27), affinché la gloria del Signore potesse risplendere sull‟Uganda e sull‟Africa. È giusto che qui a Namugongo rendiamo grazie a Dio per tutti coloro che si sono prodigati e che hanno pregato e versato il loro sangue per la rinascita della Chiesa in

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questo continente. Rendiamo grazie per tutti coloro che hanno proseguito il lavoro dei martiri impegnandosi a costruire una Chiesa realmente cattolica e realmente africana. In primo luogo desidero sottolineare l‟eccezionale servizio svolto dai vostri catechisti. Ultimamente alcuni di loro sono stati chiamati, come i martiri del passato, a dare la loro vita per Cristo. La storia della Chiesa in Uganda dimostra chiaramente che generazioni di catechisti hanno dato “un contributo singolare ed insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa” (cf. Ad gentes, 17) nel vostro paese.

La vostra fede deve manifestarsi chiaramente nella vostra obbedienza al Vangelo

Come fu evidente questo anche all‟alba della Cristianità in Uganda! Nonostante il fatto che loro stessi avessero conosciuto Cristo solo da poco tempo, i vostri martiri condivisero gioiosamente con gli altri la Buona Novella su Colui che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). Essi capirono che “la fede si rafforza donandola” (Redemptoris missio, 2). Cari catechisti: ciò che avete liberamente ricevuto dovete liberamente donare (cf. Mt 10, 8)! Approfondite la vostra conoscenza della fede della Chiesa affinché possiate condividere ancora più pienamente le sue ricchezze con gli altri. Cercate sempre di pensare con la Chiesa. Soprattutto dovete dedicarvi alla preghiera personale. Solo se il vostro ministero è alimentato dalle preghiera e sostenuto da un‟autentica vita cristiana porterà frutti duraturi. La vostra catechesi non dovrà mai essere solo insegnamento su Dio e sulla sua Chiesa. Essa deve essere anche scuola di preghiera dove i battezzati imparano a crescere in un rapporto sempre più profondo e consapevole con Dio Padre, con Gesù, il primogenito tra molti fratelli e sorelle (cf. Rm 8, 29), e con lo Spirito Santo, che dona vita eterna. Il frutto della luce di Cristo si deve manifestare chiaramente nella bontà delle vostre vite! Voi dovete essere l‟esempio di una fede profondamente radicata in un rapporto personale con Gesù, vissuto in piena comunione con la Chiesa. La vostra fede deve manifestarsi chiaramente nella vostra obbedienza al Vangelo, nella vostra vita di carità e di servizio verso il prossimo e nel vostro impegno missionario verso coloro che ancora non credono o che non seguono più la fede ricevuta con il battesimo. Prendete a cuore la lezione di San Paolo: siate esempio di pazienza e carità verso tutti sapendo che se non avete

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amore voi non sarete nulla (cf. 1 Cor 13).

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Laici dell’Uganda, voi dovete essere sale della terra e luce del mondo

“Rivestiti di luce, perché viene la tua luce” (Is 60, 1). Le parole di Cristo sono rivolte a voi, laici impegnati dell‟Uganda! A ognuno di voi Cristo dice: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre buone opere e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5, 16). Quanto ha bisogno il popolo ugandese della luce del Vangelo per disperdere l‟oscurità lasciata da lunghi anni di tensioni civili, violenza e paura. Oggi l‟Uganda si trova a un crocevia: il suo popolo ha bisogno del sale della parola di Dio per fare emergere le virtù dell‟onestà, della bontà, della giustizia e dell‟interesse per la dignità degli altri, che sole possono garantire la ricostruzione del suo Paese su un solido fondamento. L‟Uganda ha bisogno di sentire la voce di Dio! Quanti dei vostri fratelli e sorelle non hanno ancora incontrato Cristo! A tutti voi ripeto oggi la sfida che Papa Paolo VI vi ha lasciato: voi dovete divenire missionari nel vostro Paese! Fate sì che il vostro entusiasmo si unisca a un impegno sempre più sincero per lavorare per l‟unità di tutti coloro che professano il nome di Cristo. I rapporti tra cristiani dovrebbero essere caratterizzati dall‟armonia e da uno spirito di rispetto reciproco. Nonostante le divisioni, gli sforzi per promuovere l‟unità cristiana sono un segno evidente della riconciliazione che Dio desidera compiere in mezzo a noi (cf. Redemptoris missio, 50).

Laici dell‟Uganda! “Voi dovete essere sale della terra e luce del mondo” (cf. Mt 5, 13-14). Se le vostre opere contengono il sale della “bontà, giustizia e verità”, le vostre vite diventeranno veramente luce per i vostri vicini. Cristo vi chiama a vivere una vita gradita a Dio. Quando siete rinati nelle acque del battesimo siete stati nuovamente creati, vi è stato permesso di partecipare alla sua vita divina e siete stati inviati a portare testimonianza a Colui che ci ha chiamati dalle tenebre nel suo regno di luce (cf. Col 1, 13). San Paolo lo dice molto chiaramente: “e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre” (Ef 5, 11). Voi avete rinunciato a Satana e alle sue opere. Voi siete stati salvati al prezzo del sangue di Cristo, quindi non dovrete mai rinnegarlo adorando idoli o abbandonando la vostra vita cristiana per le vuote promesse di una cultura di morte! “Se un tempo eravate

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tenebra, ora siete luce nel Signore” (Ef 5, 9). Fate sì che i martiri siano la vostra ispirazione! Essi non hanno professato Cristo solo con le loro parole. Essi hanno manifestato il loro amore per Dio osservando i suoi comandamenti (cf. 1 Gv 5, 3). L‟immagine di Cristo si rifletteva in loro con una forza spirituale che ancora oggi attira le persone verso di lui. Nella loro vita e nella loro morte i martiri hanno rivelato la forza della croce, la forza di una fede più forte della paura, una vita che trionfa sulla morte, una speranza che illumina il futuro, e un amore che riconcilia i più acerrimi nemici.

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DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI MEMBRI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE UGANDESE

Kampala, 7 febbraio 1993

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Il ricordo della visita di Paolo VI

La mia presenza in Uganda riporta alla memoria la Visita Pastorale di un altro Papa pellegrino, il mio amato predecessore Paolo VI, che fu il primo Successore di Pietro dei tempi moderni a porre piede sul suolo africano. I quattro di voi che sono stati ordinati Vescovi nel 1969 rappresentano il legame vivente tra quella storica Visita e l‟incontro di questa sera. A quella cerimonia di ordinazione, Papa Paolo parlò dei sacri doveri dei Vescovi, che ricevono “una straordinaria effusione di Spirito Santo”, affinché possano essere “veicoli e strumenti dell‟amore di Cristo per gli uomini”. “I Vescovi sono ministri”, ha osservato il Papa, “sono servitori; essi non sono per se stessi, bensì per gli altri... Essi sono per la Chiesa, e alla Chiesa offrono tutta la loro vita (cf. 2 Cor 12, 15)... Perché è a voi, amati fratelli, Vescovi delle Chiese nuove o molto giovani, che si richiede l‟amore pastorale in misura maggiore” (Discorso per l‟Ordinazione dei Vescovi, Kampala, 1° agosto 1969). Questo amore pastorale, di cui il Papa parlò con tale sentimento, è una partecipazione dell‟amore del Figlio di Dio stesso (cf. Pastores dabo vobis, 23). Il dono di sé, che lo Spirito Santo rende capaci di offrire a quanti ricevono i Sacri Ordini, rappresenta una partecipazione alla donazione di sé del Buon Pastore che dà la vita per il suo gregge (cf. Gv 10, 11). Questa carità pastorale è il fondamento per ogni bene che noi siamo in

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grado di compiere nella Chiesa, perché la comunione di amore che unisce i membri del Corpo di Cristo può costruirsi soltanto nell‟amore.

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Il riconoscimento della dignità di ogni persona umana è una componente essenziale per una sana vita civile

La vostra Lettera Pastorale tratta estesamente dei molti modi in cui i cattolici dell‟Uganda possono offrire il proprio contributo all‟ordine civile. Vi appellate a un nuovo vigore per la costruzione della nazione giunta a un punto cruciale della sua storia. Poiché il popolo dell‟Uganda esce da un periodo di violenza e di sconvolgimento sociale, esso sta cercando di ricostruire la nazione, e così emerge una pressante necessità da parte dei membri della comunità cattolica di dedicarsi generosamente alle opere di solidarietà. Qui, come in tutti i Paesi e le nazioni, i beni più importanti da rafforzare nella vita della popolazione sono quelli spirituali e morali. Senza questi essa non avrà mai uno “sviluppo” degno di questo nome. Tra i componenti essenziali di una sana vita civile vi sono elementi quali il riconoscimento della dignità di ogni persona umana, il rispetto per i diritti che sono radicati in tale dignità – soprattutto il diritto alla vita e il diritto alla libertà religiosa – e un impegno effettivo ad assicurare il benessere dei poveri, dei deboli e degli indifesi (cf. Sollicitudo rei socialis, 33, 42). Costruire una società che consideri queste realtà come un patrimonio prezioso significa costruire la cultura della pace, un ambiente in cui i cittadini riusciranno sempre più facilmente a raggiungere gli obiettivi per cui sono stati creati. Per la maggior parte del periodo trascorso dall‟indipendenza dell‟Uganda, questi beni spirituali sono stati – triste a dirsi – presi d‟assalto in ragione della lotta che spesso ha opposto quanti detenevano il potere contro il popolo e che ha messo cittadino contro cittadino. Il fatto che la nazione stia emergendo dalle ombre di quegli anni non significa che tutte le minacce alla cultura della pace siano passate. Perfino adesso la tentazione di mantenere in vita e di nutrire passati rancori può rappresentare una minaccia al benessere della società. In questo momento della storia dell‟Uganda, quindi spetta alla Chiesa rispondere con sempre maggiore fedeltà all‟ingiunzione di Dio di essere una comunità riconciliatrice (cf. Reconciliatio et paenitentia, 8). I membri del popolo di Dio vivono con la profonda sensazione di

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essere stati molto perdonati e che devono a loro volta perdonare (cf. Mt 18, 23-35). Questa consapevolezza dovrebbe fruttificare in una disponibilità da parte di tutti i fedeli dell‟Uganda a mettere da parte l‟odio e in tal modo testimoniare la verità che lo spirito di misericordia è più forte dello spirito di vendetta. A questo proposito non possiamo esimerci dal menzionare il ruolo specifico dei responsabili laici cattolici. A loro sono affidati gli ambiti dell‟ordine temporale: la politica, l‟economia, la direzione della società (cf. Lumen gentium, 31; Christifideles laici, 15). In questi campi essi “sono chiamati ad impegnarsi direttamente nel dialogo o in favore del dialogo per la riconciliazione” (Reconciliatio et paenitentia, 25) e in Uganda la necessità di tali passi verso il ristabilimento dell‟armonia è veramente pressante. Nessuno, naturalmente, deve pensare che invitando i cittadini cattolici dell‟Uganda ad operare per il rinnovamento della comunità voi implichiate che questo dovere spetti soltanto a loro. No, la cooperazione dei cristiani di tutte le Chiese e le Comunità Ecclesiali tra di loro, come pure con i seguaci di altre religioni, non è soltanto benvenuta, ma è indispensabile (cf. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1992, n. 6-7).

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L’origine e il modello dell’inculturazione è il mistero dell’Incarnazione

Riguardo a quanto avete scritto nella vostra Lettera Pastorale su un rinnovato impegno a proseguire l‟inculturazione della fede cristiana, spero vivamente che il lavoro dell‟Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l‟Africa getterà nuova luce su questo compito difficile e delicato. Saggiamente avete fatto eco ai Padri del Concilio nel sottolineare che l‟origine e il modello di questa inculturazione è il mistero dell‟Incarnazione (cf. Ad gentes, 22). Nell‟unione di Dio e uomo in Cristo, nulla della verità divina è andata perduta, e ogni affermazione, ogni azione di Cristo non erano nient‟altro che manifestazioni del Figlio Unigenito (cf. Concilio di Efeso, Denz. 255; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 468). Tutti i tentativi odierni di esprimere questa Parola ineffabile nelle realtà culturali di un popolo o di una razza devono similmente garantire che nulla venga perduto o aggiunto alla rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Solo quanti veramente conoscono Cristo, e veramente conoscono il proprio retaggio culturale, possono discernere come la Parola Divina possa essere

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opportunamente presentata attraverso il mezzo di tale cultura. Ne consegue che non può esistere un‟autentica inculturazione se questa non proceda dalla contemplazione della Parola di Dio e dalla crescita nella somiglianza a lui attraverso la santità di vita. E alla fine spetta al Magistero della Chiesa giudicare quali nuove voci siano riuscite ad esprimere l‟eterno mistero di Dio Uno e Trino e del suo amore per noi. Poiché il Catechismo della Chiesa Cattolica, di recente pubblicazione, offre una presentazione completa e sistematica delle ricchezze della Buona Novella, mantenute “sempre integre e vive nella Chiesa” (Dei Verbum, 7), esso rappresenta un supporto provvidenziale nel compito dell‟inculturazione. Il Catechismo è “una norma sicura per l‟insegnamento della fede” (Fidei depositum, 4), e quindi confido che voi e tutti coloro che collaborano con voi troveranno una guida chiara e affidabile nel predicare che Gesù è il nostro solo e unico Mediatore col Padre, nell‟insegnare il ruolo della Chiesa quale segno e strumento di salvezza per tutta l‟umanità, nell‟esporre le esigenze morali della vita di grazia, e nello spiegare la relazione delle religioni non cristiane con la Rivelazione.

La necessità di rafforzare la vita familiare

Sono perfettamente d‟accordo con l‟enfasi che avete posto nella vostra Lettera Pastorale sulla necessità di rafforzare la vita familiare. In effetti, il rafforzamento della vita familiare è un passo essenziale per rinnovare la società, poiché è nella casa che la cultura di una società viene trasmessa, nutrita e il suo futuro viene determinato. Lo Stato, così come la Chiesa, deve fare della tutela e della promozione della famiglia una delle sue maggiori priorità. Le famiglie cristiane di questa nazione hanno un ruolo cruciale da svolgere nella società civile, eppure il loro compito è allo stesso modo essenzialmente ecclesiale. È opportuno ricordare che la famiglia cristiana è giustamente chiamata una “Chiesa in miniatura (Ecclesia Domestica)”, poiché è “inserita a tal punto nel mistero della Chiesa da diventare partecipe, a suo modo, della missione di salvezza propria di questa” (Familiaris consortio, 49). In questa comunione stabilita con il Sacramento del Matrimonio, i coniugi diventano, come la Chiesa – una comunità salvata, che è anche chiamata ad essere una comunità salvifica attraverso la condivisione dell‟amore di Cristo con gli altri, prima e innanzitutto con i figli e le figlie donati a loro da Dio (cf. Ivi). L‟azione pastorale della Chiesa deve essere specificamente volta ad aiutare i genitori cristiani ad adempiere a questa nobile

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vocazione.

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Il ruolo dei giovani nell’annuncio del Vangelo

La vostra Lettera Pastorale dà particolare importanza al ruolo che i giovani dell‟Uganda possono svolgere nel proclamare la Buona Novella della Salvezza. Troviamo qui un‟eco dei sentimenti dei Padri del Concilio Vaticano II: i giovani “debbono divenire i primi e immediati apostoli dei giovani...; anche i fanciulli hanno la loro attività apostolica” (Apostolicam actuositatem, 12). Poiché “prima ancora di essere azione, la missione è testimonianza e irradiazione” (Redemptoris missio, 26), quanti debbono ancora raggiungere la maturità sono tuttavia ben capaci di manifestare la bellezza di un genuino approccio cristiano alla vita. Finché verranno aiutati a rispondere alla grazia del Battesimo, l‟entusiasmo dei giovani per il futuro li renderà testimoni efficaci della verità che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28). Allo stesso modo, quella giovanile energia nell‟aiutare gli altri diventa un riflesso dell‟esempio dello stesso Signore di essere il servitore di tutti (cf. Mt 20, 28). Una tale testimonianza all‟amore di Cristo non può fare a meno di attrarre gli altri a lui. L‟apostolato missionario dei giovani cattolici ugandesi ha bisogno di essere incanalato attraverso gruppi parrocchiali e movimenti e associazioni giovanili. Qui dovrete discernere ciò che è sano e utile, e quale forma di associazione rifletta autenticamente il carattere del vostro popolo. Ho espresso altrove la mia convinzione che lo Spirito Santo stia preparando una “nuova primavera del Vangelo” (cf. Redemptoris missio, 86). Non dovremmo sorprenderci se Egli si servirà dei “piccoli” (cf. 1 Cor 1, 26-29), di quelli che sono nella primavera della loro vita, per raggiungere il suo obiettivo.

DAL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALLA CERIMONIA DI CONGEDO

Aeroporto internazionale di Entebbe 10 febbraio 1993

L’Uganda è chiamata a essere la prima artefice del suo futuro e può contare in questo sulla Chiesa cattolica

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Con le sue abbondanti risorse umane e naturali, l‟Uganda è chiamata a essere la prima artefice del suo futuro! Soprattutto, voi vi trovate a dover determinare il contesto fondamentale dello sviluppo dell‟Uganda come nazione. Questo è un momento decisivo per la vostra storia. Le generazioni presenti e future vivranno in armonia e prospereranno come popolo finché tutti i diritti fondamentali dell‟uomo e le libertà verranno custodite gelosamente nelle leggi del vostro Paese e difese nell‟esercizio della giustizia. In una società giusta e ben ordinata il bene comune sarà meglio servito dalla partecipazione responsabile dei cittadini alla vita pubblica (cf. Christifideles laici, 42) e la solidarietà fra tutti i settori della popolazione, che è un‟esigenza vitale diverrà una realtà dal momento in cui le vostre istituzioni sociali garantiranno a tutto il popolo il suo diritto a partecipare attivamente alla vita economica, politica e culturale dell‟Uganda! Sebbene la missione primaria della Chiesa, il suo dovere supremo, sia quello di annunziare a tutti i popoli la Morte e la Risurrezione salvifiche di Gesù Cristo (cf. Redemptoris missio, 3), allo stesso tempo la Chiesa è profondamente impegnata nella dimensione sociale della vita umana. Questa sollecitudine appartiene alla sua missione evangelizzatrice come “una parte essenziale del messaggio cristiano” (cf. Centesimus annus, 5).

Per questa ragione l‟Uganda può contare sulla Chiesa Cattolica per promuovere il progresso della società attraverso i numerosi servizi educativi e sociali che essa offre. Senza reclamare diritti speciali o privilegi, la Chiesa chiede soltanto la libertà necessaria per compiere la propria missione di predicare il Vangelo nella sua pienezza e di servire la famiglia umana secondo i suoi principi (cf. Gaudium et spes, 76).

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LE VISITE AD LIMINA

Di seguito alcuni estratti dai discorsi di Giovanni Paolo II in occasione delle precedenti viste ad limina

20 giugno 1988

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La Chiesa in Uganda è costantemente nutrita dalla memoria dei suoi martiri

La Chiesa in Uganda è costantemente nutrita dalla memoria dei suoi martiri. San Charles Lwanga e i suoi compagni sono la speciale testimonianza della chiamata del vostro popolo a condividere il mistero salvifico della croce e della risurrezione di Cristo. Essi riconoscono la priorità essenziale delle verità del Vangelo, prima di ogni altro interesse, nel determinare il loro comportamento cristiano. La memoria dei martiri serve ad assicurare a noi in ogni circostanza che "le sofferenze del tempo presente non siano assolutamente paragonabili alla gloria che Dio ci manifesterà" ( Rm 8, 18). Il messaggio cristiano ha il suo centro nella croce e nella risurrezione di Gesù Cristo. È, perciò, un messaggio di speranza e di coraggio. In unione con Cristo, con il sostegno dell'amore di Dio che lo Spirito riversa nei nostri cuori (cf. Rm 5, 5), voi non siete mai soli nell'affrontare le prove e i rischi del vostro pellegrinaggio terreno. Il Signore stesso protegge voi e il vostro popolo.

Una delle gravi conseguenze della guerra civile che ha turbato il vostro Paese è stata la distruzione di una formazione catechistica e spirituale

In quanto pastori voi comprendete che il vostro compito è quello di guidare il Popolo di Dio a scoprire ed accettare la sua degna vocazione cristiana e a cercare quella "santità senza della quale nessuno può vedere il Signore" ( Eb 12, 14). Voi siete consapevoli del vostro compito di "dare un esempio personale di santità, in carità, umiltà e semplicità di vita . . . (e) e di fare ogni sforzo per promuovere la fede cristiana secondo la vocazione propria di ciascuno" ( Codex Iuris Canonici, can 387 ). Io vi incoraggio e vi sostengo in questo lavoro e vi raccomando alla benedetta Vergine

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Maria, alla quale nell'anno mariano guarda l'intera Chiesa con rinnovata devozione e fiducia.

Nella vostra lettera pastorale "Con un cuore nuovo e uno spirito nuovo", avete richiamato l'attenzione del vostro popolo all'imperativo della santità e dell'apostolato al quale tutti sono chiamati, e per il quale lo Spirito Santo dispensa grazie speciali fra tutti i fedeli (cf. Lumen Gentium, 12). Una delle gravi conseguenze della guerra civile che ha turbato il vostro Paese è stata la distruzione di una formazione catechistica e spirituale. A causa di ciò avete registrato un decadimento morale in molti aspetti della vita privata e pubblica. La ricostruzione della nazione è dunque un bisogno non solo materiale, ma soprattutto spirituale e morale. Le coscienze necessitano di essere indirizzate verso quei valori etici che sono essenziali alla costruzione di una civiltà umana. In questo compito enorme i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi ed i laici di Uganda sono chiamati a dare il loro contributo e, soprattutto, quella visione di fede e quella forza carica di speranza che nascono da una vita autenticamente cristiana.

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Essere vicini ai giovani

I vostri sacerdoti hanno un unico compito da svolgere nell'evangelizzare e catechizzare la gioventù in Uganda. Essi possono essere particolarmente vicini ai giovani, da amici e da guide, insegnando la dottrina cattolica in parrocchia e a scuola, e stimolandoli a partecipare ad iniziative culturali, sociali e caritative. Dovete continuamente incoraggiare i vostri preti in questo compito, invitarli a dare il meglio di loro stessi, del loro tempo e delle loro energie, per la formazionemorale spirituale delle giovani generazioni. Questo è un grande contributo alla Chiesa e alla società.

Il numero crescente di vocazioni che registrate in alcune regioni un segno di speranza

Il numero crescente di vocazioni che registrate in alcune regioni costituisce un segno di speranza, ed una ulteriore responsabilità pastorale per voi. So che vi state impegnando per offrire a quei giovani che desiderano farsi preti o dedicarsi alla vita religiosa un'adeguata preparazione per la vita e le responsabilità che li attendono. Ogni sforzo e sacrificio fatto in questa direzione è

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importante per il futuro della Chiesa nel vostro Paese. La vostra preoccupazione di migliorare il livello culturale dei preti, dei religiosi e dei laici, attraverso programmi di formazione permanente, così da metterli nella condizione di affrontare le sfide crescenti portate alla dottrina cattolica e ai principi morali, mostra come abbiate chiara consapevolezza del fatto che ogni genuino progresso sociale dipende dal risvegliarsi nelle coscienze di un senso di responsabilità e di solidarietà in ogni aspetto della vita. La missione della Chiesa abbraccia l'intera persona umana - corpo e anima - che vive in questo modo ma è destinata alla vita eterna. I servizi sociali e gli interventi per lo sviluppo sono un aspetto molto importante della testimonianza di una comunità cristiana, ma essi non possono sostituirsi alla missione primaria della Chiesa di evangelizzare e diffondere il Regno di Dio. Questo è vero soprattutto per vescovi e preti, il cui compito principale è di agire "in persona Christi", così da trasmettere i frutti della redenzione conquistati dal Signore Gesù nella sua passione e risurrezione.

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Il vostro esempio di reciproca comprensione, aiuto e collaborazione nel quadro della Conferenza episcopale ugandese dà maggior vigore ai vostri appelli alla riconciliazione

Nelle vostre lettere pastorali avete offerto un insegnamento chiaro e dettagliato su molti importanti aspetti della vita. Avete rivolto numerosi appelli per la riconciliazione e il perdono tra tutti i settori della popolazione. (…) Il vostro esempio di reciproca comprensione, aiuto e collaborazione nel quadro della Conferenza episcopale ugandese dà maggior vigore al vostro appello. Nella ricostruzione di una unità è anche molto importante continuare ad integrare giovani provenienti da diverse zone del Paese in un ambiente di seminario pieno di unità ed armonia, specialmente nei vostri seminari maggiori, così che possano imparare ad accettarsi gli uni gli altri come fratelli in Cristo e come araldi di un solo Vangelo di grazia (cf. At 20, 24). La stessa cosa vale per le comunità religiose. Noto che avete già invitato molti cattolici provenienti diverse parti del Paese a ritornare a praticare la religione facendoli incontrare l'un con l'altro in fede e fraternità in occasione di pellegrinaggi e celebrazioni speciali. Possano queste ed altre iniziative, comprese quelle realizzate dal Segretario cattolico, portare frutti abbondanti per la Chiesa e per l'intera

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società civile. I passi intrapresi per incrementare le relazioni ecumeniche contribuiscono pure direttamente a superare antiche divisioni. Sono felice di apprendere che il Consiglio unitario cristiano ha ripreso le sue attività e che in molte aree la collaborazione con i cristiani non cattolici sta facendo molti progressi. L'iniziativa per l'unità da parte della Chiesa può essere ancor più rafforzata dall'incoraggiare, in ciascuna diocesi, rapporti fraterni tra Vescovo e preti, siano essi ugandesi o missionari, e tra preti, religiosi e laici tra loro e con il loro Vescovo. Analizzando i principi e le direttive contenute nei documenti del Concilio e nel Codice di diritto canonico concernenti la struttura della Chiesa locale, troviamo un appello a ciascuno di accettare una condivisione di responsabilità per la vita e la crescita della Chiesa. Senza alcuna diminuzione del ruolo specifico e dell'autorità dell'ordinario, è giusto che i membri della Chiesa locale, laici compresi, acquisiscano un proprio senso di responsabilità per l'evangelizzazione e l'apostolato. Attraverso il Battesimo e la Cresima ai laici è stato affidato un compito nella comunità ecclesiale per il quale è essenziale che essi siano sempre più aiutati e motivati.

(…)

11 maggio 1992

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Sono particolarmente consapevole delle prove e delle difficoltà che hanno ostacolato il vostro ministero episcopale

Nel considerare la vostra grave responsabilità nella cura del popolo di Dio, sono particolarmente consapevole delle prove e delle difficoltà che hanno ostacolato il vostro ministero episcopale. Il ristabilimento dell‟ordine civile in molte parti dell‟Uganda non ha ancora portato al lenimento definitivo dei dolorosi ricordi di conflitti e di violenze. E in alcune regioni le persone non sono ancora riuscite a superare il dolore e l‟insicurezza causati dall‟attività di forze ostili. So che voi e i vostri predecessori vi siete preoccupati di chieder conto a quanti violano la dignità umana dei loro concittadini. In tal modo la Chiesa manifesta la profondità della propria fedeltà evangelica a Cristo, il Principe della Pace, che

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ci ha insegnato ad amare sia gli amici che gli avversari. Avete dimostrato amore per le vittime innocenti parlando in loro difesa. Avete richiamato quanti hanno peccato contro la giustizia al cammino che condurrà alla riconciliazione con Dio e il prossimo. L‟impegno nell‟insegnamento e nella tutela dell‟ordine morale stabilito dal Creatore è stato il fondamento di tutti i vostri sforzi per educare il vostro gregge sui diritti di tutte le persone, soprattutto le donne, i bambini, i rifugiati e i meno favoriti. Dato il vostro ruolo di autentici maestri della dottrina sociale della Chiesa, va menzionato in modo particolare il vostro contributo al processo di preparazione di una nuova Costituzione per il vostro paese. Nella vostra Lettera pastorale Collettiva e nel vostro lungo Memorandum su questo argomento, cercate giustamente di illuminare le realtà attuali della società ugandese con la saggezza di Dio, e fate appello ai fedeli affinché svolgano un ruolo attivo e responsabile nel portare a compimento questa importante impresa. In questo campo, come in tutte le fasi della vita civile, spetta specificamente ai laici dirigere il corso degli eventi nell‟ordine temporale attraverso l‟azione politica. I Vescovi e i sacerdoti sono sempre pronti ad assisterli in questo compito, soprattutto attraverso la formazione di coscienze cristiane, ma i Pastori non intendono mai usurpare il ruolo dei fedeli laici di operare per il bene comune in uno spirito di servizio (cf. Gaudium et spes, 76 e Christifideles laici, 42).

Il problema dei rifugiati del Nord e del Sud Uganda

3. Nell‟esaminare il vostro rapporto quinquennale, osservo che le iniziative per lo sviluppo sociale ed economico non sono state in grado di tenere il passo con i bisogni del popolo ugandese. Mentre la maggiore responsabilità del miglioramento di questa situazione tocca agli stessi ugandesi, mi sono spesso rivolto alla comunità internazionale perché offra un aiuto efficace. Continuerò a insistere sull‟appello alla solidarietà che i popoli dell‟Africa rivolgono ai loro fratelli e alle loro sorelle più fortunati, affinché ogni essere umano possa partecipare giustamente ai benefici della creazione. La Conferenza Episcopale dell‟Uganda ha indicato che una delle preoccupazioni sociali urgenti che esige una risposta concertata da parte della comunità cristiana è l‟assistenza ai rifugiati del Nord e del Sud del vostro paese. Vi sollecito a cercare modi di offrire cura pastorale a questi fratelli e sorelle che invocano solidarietà umana e spirituale. La generosità nei confronti di stranieri che si trovano senza patria in un paese

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estero rappresenta sempre una importante espressione di autentico amore cristiano, poiché la carità che esce dai confini della propria famiglia e della propria razza, tribù o nazione - fino ad abbracciare i propri nemici (cf. Mt 5, 44) - è la legge della Nuova Alleanza e il segno della nuova creazione.

L’emergenza AIDS

Una seconda e ancor più drammatica sfida che si presenta alla Chiesa dell‟Uganda è rappresentata dalla epidemia dell‟AIDS. I dati indicano chiaramente la gravità della crisi, una crisi che tocca non soltanto i portatori del virus, ma anche le comunità di cui fanno parte. Qui occorre pensare soprattutto ai bambini, ai coniugi e agli altri membri delle famiglie dei colpiti. Tutto ciò che la Chiesa in Uganda ha già fatto e che è impegnata a fare a questo riguardo, come avete sottolineato nella vostra Lettera pastorale sull‟argomento, è un mezzo attraverso il quale lo Spirito di Cristo rende presente nel mondo la vittoria sul peccato e la morte ottenuta per noi con la Croce. Nella lotta contro questa affezione è dovere speciale dei Vescovi della Chiesa sottolineare che ogni atto teso a prevenire e a curare deve fondarsi su una chiara comprensione dell‟autentica dignità e del destino trascendente dell‟uomo. Da una parte dovete incoraggiare uno stile di vita permeato dall‟amore che trascende l‟individuo e che è capace di un grande sacrificio personale. Dall‟altra, la cura da offrire a quanti soffrono di Aids e HIV rappresenta un‟espressione della solidarietà che unisce i membri della famiglia di Dio agli ammalati (cf. Discorso alla Conferenza Internazionale sull‟AIDS, 15 novembre 1989). Come Maria era ai piedi della Croce per partecipare all‟agonia di suo Figlio, così la Chiesa è accanto a quanti sono colpiti dall‟AIDS. Nell‟amorevole sollecitudine dei Pastori e dei fedeli laici che si occupano degli ammalati e fanno loro visita, la Chiesa spezza l‟isolamento che tanto spesso provano coloro che soffrono. Nel Vangelo della speranza e dell‟amore che i cristiani proclamano con le parole e ancor più eloquentemente con le azioni, gli ammalati sono in grado di scoprire il significato più profondo delle proprie sofferenze in unione col mistero del Calvario, e di riconoscere che nel Cristo Risorto essi non sono più “vittime”, bensì vincitori sulle forze del peccato e del male.

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L’impegno missionario della Chiesa ugandese e la cura pastorale delle famiglie

Il periodo trascorso dalla vostra ultima visita “ad limina” ha visto la pubblicazione della mia Lettera Enciclica Redemptoris missio, in cui invito la Chiesa a rinnovare il suo impegno missionario. (cf. n. 2). Spero che voi e i vostri collaboratori abbiano trovato in questa riflessione sulla missione “ad gentes” della Chiesa una conferma ai vostri numerosi sforzi di rispondere all‟appello del Concilio Vaticano II di diffondere “ovunque il regno di Cristo” e di preparare “le strade a lui che viene” (Ad gentes, 1). Il fatto che una larga parte della popolazione dell‟Uganda non abbia ancora ascoltato il Vangelo, e il rapido aumento del numero dei giovani, indicano che la consegna del Signore di andare e predicare (cf. Mc 16, 15) non ha perso nulla della sua urgenza nel vostro paese. Sei anni fa, nella vostra Lettera pastorale dal titolo Con un Nuovo Cuore e un Nuovo Spirito, avete notato l‟urgenza di un‟attività missionaria rivolta ai giovani e della formazione religiosa dei bambini e dei giovani adulti. Prego sinceramente affinché il Signore vi dia forza in questo importante servizio. L‟istruzione religiosa dei bambini e dei giovani nelle scuole e nelle parrocchie rappresenta un elemento cruciale della cura pastorale che essi ricevono dalla Chiesa, e quindi va incoraggiato ogni sforzo che fate per garantire la completezza e l‟efficacia della catechesi migliorando la qualità dell‟istruzione e la formazione degli insegnanti. Vi chiedo di portare l‟assicurazione della mia gratitudine ai religiosi e ai catechisti impegnati in questo compito vitale. Un altro importante settore di preoccupazione per la Chiesa in Uganda è la cura pastorale delle famiglie. Condivido la vostra apprensione quando vedete quanti membri del vostro gregge non possono partecipare pienamente all‟Eucaristia perché la loro situazione coniugale non corrisponde alle aspettative di Cristo per i suoi seguaci, e quando osservate come un‟inadeguata vita familiare nuoccia sia alla Chiesa che alla società. Confido che continuiate a fare tutto quanto è in vostro potere per promuovere iniziative che sostengano i mariti e le mogli cristiane nella loro vocazione e che appoggino il matrimonio monogamo, fedele e indissolubile, quale fondamento della vita familiare.

Garantire che vi sia un numero sufficiente di sacerdoti esemplari e ben preparati

Dio vi ha dato i membri del vostro presbiterio perché siano i vostri

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principali collaboratori nell‟assolvimento dei vostro doveri di Pastori. Il forte impegno della Conferenza Episcopale dell‟Uganda nella formazione permanente dei sacerdoti è un chiaro riconoscimento di questo fatto. Istituzioni quali Il Centro Diocesano Nazionale di Rinnovamento del Clero intendono aiutare i sacerdoti a “ravvivare il dono di Dio che è in loro” (cf. 2 Tm 1, 6) e sostenerli in un processo di conversione permanente. In questo approfondimento dell‟identificazione del sacerdote con Cristo Sommo Sacerdote, nulla potrà mai sostituire il vostro ruolo personale. Che possiate sempre trasmettere ai vostri sacerdoti il vostro zelo di portare cuori a Cristo. Sostenete i vostri sacerdoti nella loro decisione di essere fedeli. Legateli sempre più strettamente a voi con la sollecitudine paterna e fraterna che manifestate loro, soprattutto nei primi anni dopo l‟ordinazione. Siete stati particolarmente benedetti da Dio con un‟abbondanza di candidati al sacerdozio e alla vita religiosa. Di conseguenza, il rapido aumento del numero di seminaristi sta esigendo troppo dalle risorse dei seminari attualmente disponibili. In qualsiasi progetto di espansione delle risorse, la maggiore sollecitudine deve essere quella di garantire che vi sia un numero sufficiente di sacerdoti esemplari, ben preparati alle loro responsabilità nella formazione sacerdotale, al servizio di tali istituzioni. Il fatto che la Conferenza Episcopale dell‟Uganda tenga ogni anno una seconda Assemblea Plenaria proprio allo scopo di esaminare lo stato dei seminari, parla in modo eloquente della vostra grave preoccupazione di migliorare questi programmi di formazione sacerdotale. Affido a voi l‟ultima Esortazione postsinodale, Pastores dabo vobis. Spero che, insieme alle “Direttive sulla Formazione nei Seminari Maggiori” della Congregazione per l‟Evangelizzazione e a tutti gli altri importanti documenti conciliari e postconciliari, vi aiuti a raggiungere questo obiettivo. Anche i religiosi e le religiose, la cui testimonianza e le cui attività sono tanto importanti nelle vostre Diocesi, hanno uno speciale diritto alla vostra sollecitudine pastorale. La voce del pastore deve incoraggiarli a condurre vite esemplari di castità, povertà e obbedienza, tutti segni della carità soprannaturale che li unisce in comunità che debbono trascendere ogni frazionalismo ed essere caratterizzate dall‟integrità di vita. I Superiori di queste Comunità Religiose hanno particolarmente bisogno del sostegno del Vescovo per mettere a punto validi programmi di formazione e per fornire ai propri membri l‟assistenza - sia morale che spirituale - di cui hanno bisogno al fine di restare fedeli alla

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vocazione ricevuta da Cristo.

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13 ottobre 1997

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La necessità della riconciliazione in Uganda

Nelle vostre relazioni quinquennali dimostrate di essere profondamente consapevoli della necessità della riconciliazione. Mentre sottolineate giustamente che si sono fatti molti progressi nella promozione della pace e della sicurezza della vostra nazione nella sua interezza, non trascurate però il fatto tragico che la violenza continua a colpire alcune aree del vostro Paese, con frequenti atti di aggressività. Questo è un chiaro segno che, sebbene l'Uganda stia emergendo dalle ombre di un passato deturpato dalla lotta, dalla tensione e dello spargimento di sangue, non tutte le minacce contro la pace sono state eliminate ed è ancora forte la tentazione di tenere in vita e alimentare i vecchi rancori. Per tale motivo la Chiesa in questo momento della storia dell'Uganda deve rispondere con maggiore enfasi al pressante appello di Dio a essere una comunità riconciliante.

Il ruolo dei laici e l’importanza della catechesi

Un ruolo particolare in questo campo viene svolto dai laici poiché sono affidate loro le questioni di ordine temporale: la politica, l'economia, la guida della società (cfr Lumen gentium, n. 31; Christifideles laici, n. 15). In tali settori sono chiamati a «impegnarsi direttamente nel dialogo o in favore del dialogo per la riconciliazione» (Reconciliatio et Poenitentia, n. 25). Per questo, è particolarmente importante che voi, in quanto Pastori di anime e guide del popolo di Dio, garantiate l'esistenza di programmi diocesani e parrocchiali che offrano un'adeguata formazione ai laici. Ora che il Direttorio Generale per la Catechesi rivisto è stato pubblicato, un Direttorio Nazionale potrebbe essere molto utile per garantire una maggiore assimilazione della dottrina della Chiesa da parte del vostro popolo.

La catechesi è un elemento talmente importante della missione della Chiesa da richiedere la costante e sollecita azione della

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vostra Conferenza Episcopale nel soddisfare le esigenze di formazione dei fedeli, rivolgendo un'attenzione particolare ai giovani e ai bambini che non ricevono un'educazione formale. I catechisti dovrebbero essere l'oggetto della vostra particolare sollecitudine pastorale. Grazie alla loro fede e alla loro devozione profonde hanno svolto un ruolo preminente fin dagli inizi della Chiesa in Uganda e sono ancora oggi chiamati a offrire un contributo generoso ed esemplare all'istruzione religiosa delle proprie comunità. I vari Centri di Formazione Catechetica dovrebbero essere aiutati ad ampliare e ad arricchire i propri programmi affinché i catechisti possano acquisire sempre più le abilità di cui hanno bisogno per rispondere efficacemente a ciò che viene chiesto loro.

In generale, i laici ugandesi stanno assumendo un ruolo sempre più attivo e responsabile nella vita della loro Chiesa locale. Nelle piccole comunità cristiane, nelle associazioni e nei movimenti, essi stanno crescendo in fede e in santità cristiana. Attraverso i consigli pastorali diocesani e parrocchiali e altri organismi nell'ambito della comunità, essi contribuiscono a edificare la Chiesa come comunione di tutti i suoi membri. Quest'abbondanza di impegno e di entusiasmo è affidata alla vostra guida pastorale come una grazia e al contempo un dovere. Essa è la base sui cui potete preparare tutto il Popolo di Dio in Uganda a celebrare il prossimo Grande Giubileo dell'anno 2000, come un gioioso rinnovamento di fede, che rechi una trasformazione in Gesù Cristo «lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb 13, 8).

La Chiesa in Uganda svolge un ruolo molto attivo

Grazie ai vostri sforzi, sia individuali sia collettivi, la Chiesa in Uganda svolge un ruolo molto attivo nella creazione e nella promozione di strutture e istituzioni che permettono alla società di far fronte alle necessità e alle aspirazioni del popolo. Nei campi dell'educazione, della sanità e dei servizi sociali la presenza cattolica è particolarmente forte e la vostra guida rafforza i fedeli nell'affrontare alcuni problemi molto difficili. Fra questi ricordo il flagello dell'AIDS che ha colpito il vostro Paese in modo particolarmente grave. Nella vostra Lettera Pastorale Let your light shine (Fate brillare la vostra luce), avete osservato che questa tragica situazione «deve essere affrontata con solidarietà, con molto amore e con sollecitudine verso le vittime, con molta generosità verso gli orfani e con molto impegno per una rinnovata

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condotta di vita morale cristiana» (n. 28). In tal modo avete lanciato un appello a riflettere sulle più profonde questioni morali e sociali connesse a questa malattia e avete esortato tutti ad assumere una ferma posizione contro una pericolosa crisi dei valori, che in molte persone è già causa d'indebolimento dello spirito e d'indifferenza verso la virtù e verso ciò che costituisce il progresso autentico della società.

L’inculturazione del Vangelo

Una risposta adeguata a questa sfida richiede un'inculturazione efficace del messaggio cristiano, un compito difficile e delicato «poiché pone in questione la fedeltà della Chiesa al Vangelo e alla Tradizione apostolica nell'evoluzione costante delle culture» (Ecclesia in Africa, n. 62). In Uganda, questa inculturazione si trova a dover affrontare alcune sfide specifiche, in particolare negli ambiti del matrimonio e della vita familiare. I vostri sforzi indefessi per guidare le coppie alla scoperta della verità e della bellezza delle esigenze implicite nella loro nuova vita insieme in Cristo sono un aspetto indispensabile del ministero che esercitate. L'unità di vita ecclesiale nota come «Chiesa domestica » deve sempre occupare un posto particolare nella sollecitudine pastorale della Chiesa. L'Esortazione Apostolica Familiaris consortio offre un valido punto di riferimento per una catechesi efficace, in particolare nell'area vitale della preparazione matrimoniale. Bisogna aiutare i fedeli a comprendere il significato e la dignità sacramentale del matrimonio, e tutta la comunità cristiana dovrebbe sostenerli vigorosamente affinché vivano pienamente il proprio impegno.

La famiglia

Nel processo di conversione della vita familiare attraverso la grazia e la luce del Vangelo il concetto di paternità e di maternità responsabili esige un'attenzione particolare (cfr loc. cit., 28 e seg). Essere genitore significa condividere l'opera di Dio in quanto Autore di vita. Il contesto adeguato per portare nel mondo una nuova vita umana è l'unione permanente ed esclusiva che i coniugi stabiliscono attraverso il reciproco dono di sé completo e duraturo. L'insistenza della Chiesa sul matrimonio monogamico non è l'imposizione di un ideale estraneo che va ad alterare le tradizioni locali. La Chiesa, in fedeltà al suo Signore, proclama piuttosto che «Cristo rinnova il primitivo disegno che il Creatore

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ha iscritto nel cuore dell'uomo e della donna... I coniugi cristiani sono chiamati a partecipare realmente all'indissolubilità irrevocabile, che lega Cristo alla Chiesa sua sposa, da lui amata sino alla fine (Ibidem, n. 20). Il medesimo documento esorta ogni Vescovo a «far sì che la propria diocesi sia sempre più una vera “famiglia diocesana”, modello e sorgente di speranza per tante famiglie che vi appartengono» (Ibidem, n. 73).

Un aiuto inestimabile per i laici che lottano per vivere l'amore coniugale secondo la volontà di Dio è la fedeltà dei sacerdoti e dei religiosi al proprio impegno di celibato e di verginità: «Il matrimonio e la verginità sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico mistero dell'alleanza di Dio con il suo popolo» (Ibidem, n. 16). Ciò che ogni alleanza richiede è la fedeltà. Nella nostra epoca, che ha così tanto bisogno di una profonda conversione dei cuori circa la morale sessuale e l'amore coniugale, dobbiamo avere fiducia nel fatto che il Signore chiama ancora molti dei suoi seguaci al celibato per la salvezza del Regno dei Cieli (cfr Mt 19, 22). Dobbiamo anche convincerci che Egli è ancor più generoso nel rafforzare coloro che ha scelto mentre cercano di rispondere a questa chiamata, con tutti i sacrifici che una risposta sentita alla vocazione al celibato o alla verginità implica. L'esempio di sacerdoti e di religiosi che tengono autenticamente fede alla loro chiamata aiuterà i laici a sopportare l'abnegazione che l'obbedienza al disegno di Dio sulla sessualità umana implica. In tal modo, tutto il santo popolo di Dio condurrà una vita veramente feconda e troverà la felicità duratura (cfr Familiaris consortio, n. 16).

L’importanza della formazione sacerdotale

La formazione sacerdotale deve rimanere sempre una delle vostre priorità. Vi incoraggio a far sì che i vostri seminari continuino a pretendere dai vostri seminaristi ottimi risultati accademici e una formazione pastorale e spirituale altrettanto qualitativamente elevata. È essenziale che la formazione sacerdotale consolidi saldamente i candidati in un rapporto di profonda comunione e amicizia con Gesù il Buon Pastore (cfr Pastores dabo vobis, n. 42). I sacerdoti e i religiosi richiedono la vostra guida e il vostro sostegno fraterni e possono beneficiare grandemente di programmi di formazione permanente che ravvivino efficacemente il dono di Dio che è in loro (cfr 2 Tm 1, 6). È particolarmente importante che le religiose abbiano a

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disposizione direttori spirituali e confessori competenti e validi, sacerdoti che abbiano familiarità con la vita consacrata e siano in grado di rafforzarle nel loro impegno.

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20 settembre 2003 (…) I conflitti in Uganda Tristemente, alcune parti del vostro Paese attualmente sono coinvolte in situazioni di conflitto armato e anarchia. Soprattutto nel nord, la sventura della guerra sta portando una miseria incalcolabile, sofferenza e morte, colpendo perfino la Chiesa e prendendo di mira i suoi ministri e i suoi figli. Anche nell'ovest e nel nord-est, episodi di violenza e di ostilità affliggono il Paese, consumando la vita e le energie della vostra gente. Assicurando voi e il vostro popolo della mia vicinanza spirituale in queste terribili circostanze, mi unisco a voi nel condannare ogni atto di spargimento di sangue e di distruzione. Rivolgo un pressante appello alle parti coinvolte, affinché rinuncino all'aggressione e si impegnino a lavorare insieme ai loro concittadini, con coraggio e nella verità, per costruire un futuro di speranza, di giustizia e di pace per tutti gli ugandesi. Il clima politico e sociale attuale è un chiaro appello a offrire espressioni concrete e di vasta portata della responsabilità collegiale e della comunione che vi uniscono nel servizio dell'unica "famiglia di Dio" (cfr Ef 2, 19). Vi esorto a fare tutto quanto vi è possibile per promuovere tra voi un autentico spirito di solidarietà e di sollecitudine fraterna, specialmente attraverso la condivisione delle risorse, sia materiali sia spirituali, con le altre Chiese che sono nel bisogno. Desidero incoraggiare gli sforzi della vostra Conferenza negli ambiti dell'assistenza sanitaria, dell'educazione e dello sviluppo Come Vescovi avete il gravoso compito di affrontare questioni di particolare importanza per la vita sociale, economica, politica e culturale del vostro Paese, al fine di rendere la Chiesa presente in modo sempre più efficace in tali ambiti. Elaborare le implicazioni del Vangelo per la vita cristiana nel mondo e

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applicarle alle nuove situazioni è fondamentale per la vostra guida ecclesiale: è questo il tempo in cui i cattolici, insieme agli altri cristiani, devono portare la freschezza del Vangelo nella lotta per difendere e promuovere i valori fondamentali sui quali è costruita una società veramente degna dell'uomo. A questo riguardo, desidero incoraggiare gli sforzi della vostra Conferenza negli ambiti dell'assistenza sanitaria, dell'educazione e dello sviluppo; essi servono a dimostrare chiaramente l'impegno della Chiesa per il benessere integrale dei suoi figli e delle sue figlie e di tutti gli ugandesi, a prescindere dalla fede religiosa. Meritevoli di una particolare menzione sono le diverse iniziative relative al HIV/AIDS che, in perfetta armonia con l'insegnamento della Chiesa, cercano di assistere quanti sono affetti da questa malattia e di tenere il pubblico debitamente informato su di essa. La formazione dei laici deve essere una priorità Se la Chiesa vuole assumere il posto che le compete nella società ugandese, l'adeguata formazione dei laici deve essere una priorità nella vostra missione di predicatori e insegnanti. Questa formazione spirituale e dottrinale deve essere volta ad aiutare i laici, uomini e donne, a svolgere il loro ruolo profetico in una società che non sempre riconosce o accetta la verità e i valori del Vangelo. I laici devono essere anche efficacemente coinvolti nella vita della parrocchia e della Diocesi, nelle strutture pastorali e amministrative (cfr Ecclesia in Africa, n. 90). I vostri sacerdoti, in particolare, devono essere preparati ad accettare volentieri questo ruolo più attivo dei laici e ad assisterli nello svolgerlo. Molto importanti, in questo stesso contesto, sono gli sforzi volti a superare i conflitti tribali e le tensioni etniche; infatti, queste rivalità non hanno posto nella Chiesa di Cristo e servono solo a indebolire il tessuto generale della società. In effetti, sono le Chiese locali che consentono di "incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura". È questa la "rivitalizzazione pastorale" di cui ho scritto nella mia Lettera Apostolica Novo Millennio ineunte (cfr n. 29), e comporta un rinnovamento della comunità cristiana e della società che passi attraverso la famiglia. Il rafforzamento della comunione di persone nella famiglia è il grande antidoto all'egocentrismo e al senso di isolamento oggi tanto prevalenti. È quindi ancor più necessario accogliere l'espresso invito che il mio predecessore Papa Paolo VI ha rivolto

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a tutti i Vescovi: "lavorate con ardore e senza sosta alla salvaguardia e alla santità del matrimonio, perché sia sempre più vissuto in tutta la sua pienezza umana e cristiana" (Humanae vitae, n. 30). L'attenzione verso i giovani rimane di fondamentale importanza. Nel cercare di far fronte alle sfide del futuro, l'attenzione verso i giovani rimane di fondamentale importanza. "Il futuro del mondo e della Chiesa appartiene alle giovani generazioni (...). Cristo attende i giovani" (Tertio Millennio adveniente, n. 58). Come confermano chiaramente le celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù, i giovani hanno la forte capacità di dedicare le loro energie e il loro zelo alle esigenze della solidarietà con gli altri e alla ricerca della santità cristiana. L'intera comunità cattolica deve adoperarsi per assicurare che le giovani generazioni siano ben formate e adeguatamente preparate per adempiere alle responsabilità che competeranno loro, e che in qualche modo già competono loro. L’impegno nell’educazione Un forte impegno verso le scuole cattoliche è un modo particolarmente efficace per assicurare un'adeguata formazione dei giovani ugandesi. Queste scuole devono cercare di offrire un ambiente educativo adatto perché i bambini e gli adolescenti possano maturare permeati dall'amore di Cristo e della Chiesa. La specifica identità delle scuole cattoliche deve riflettersi in tutto il programma di studi e in ogni ambito della vita scolastica, affinché esse possano essere comunità in cui la fede viene alimentata e gli alunni sono preparati per la loro missione nella Chiesa e nella società. È inoltre importante continuare a cercare dei modi per portare un solido insegnamento morale e religioso anche nelle scuole pubbliche, e per promuovere, presso l'opinione pubblica, un consenso circa l'importanza di questo genere di formazione. Questo servizio, che può risultare da una più stretta collaborazione con il Governo, è una forma importante di partecipazione cattolica attiva nella vita sociale del vostro Paese, soprattutto perché viene offerto senza discriminazioni religiose o etniche e nel rispetto per i diritti di tutti.

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La fioritura delle vocazioni Mentre le vostre Chiese locali cercano di adempiere al mandato missionario ricevuto dal Signore stesso (cfr Mt 28, 19), non possiamo non rendere grazie per le vocazioni con le quali siete benedetti. Vi esorto ad assicurare che i vostri programmi vocazionali promuovano e proteggano con zelo questo dono di Dio. I giovani candidati devono ricevere un'adeguata formazione pastorale e teologica, che li radichi saldamente in una solida tradizione spirituale e li prepari a far fronte ai complessi problemi che la modernizzazione della società presenta. Vi incoraggio a proseguire i vostri sforzi per dare un personale qualificato ai vostri centri di formazione, specialmente ai vostri cinque Seminari Maggiori. Volgendomi ora verso coloro che sono i vostri più stretti collaboratori nella vigna del Signore, vi ricordo di aiutare i vostri sacerdoti a crescere sempre nell'apprezzamento del privilegio unico di agire in persona Christi. Mentre si dedicheranno in modo sempre più completo alla loro missione nella castità e semplicità di vita, la loro opera diventerà sempre più una fonte di gioia incommensurabile e di pace. Per quanto riguarda la solitudine che può talvolta accompagnare il ministero pastorale, i vostri sacerdoti devono essere incoraggiati, nella misura in cui la situazione locale lo consente, a fare vita in comune e a orientare i loro sforzi interamente verso il sacro ministero. Devono riunirsi il più spesso possibile, sia tra di loro sia con voi, i loro padri spirituali, per un fraterno scambio di idee, di consigli e di fraternità (cfr Pastores dabo vobis, n. 74). Parimenti, le comunità dei religiosi e delle religiose in Uganda guardano a voi per ricevere un sostegno e una guida: anche loro devono essere oggetto della vostra cura pastorale e della vostra sollecitudine di Pastori del gregge che Cristo vi ha affidato (cfr Lumen gentium, n. 45; Christus Dominus, n. 15 e 35). Non possiamo, inoltre, non menzionare i catechisti, i quali svolgono un ruolo essenziale nel far fronte alle esigenze spirituali delle vostre comunità, specialmente in quelle aree in cui non vi sono sacerdoti sufficienti per predicare il Vangelo ed esercitare il ministero pastorale. Pertanto, essi devono possedere una profonda consapevolezza del loro ruolo ed essere aiutati in ogni modo possibile ad affrontare le loro responsabilità e i loro obblighi verso le loro famiglie. (…)