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1 La contrattazione sociale territoriale in Lombardia nel 2013 Fotografia della contrattazione sociale nei territori della Lombardia A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale della contrattazione sociale territoriale

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La contrattazione sociale territoriale

in Lombardia nel 2013

Fotografia della contrattazione sociale nei territori della Lombardia

A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale

della contrattazione sociale territoriale

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Incontri del coordinamento regionale Cgil Lombardia con i singoli territori sulla

situazione della contrattazione sociale e territoriale

PREMESSA

In relazione alla costituzione del coordinamento regionale sulla contrattazione sociale territoriale si è deciso di fare un

giro di incontri con le varie realtà territoriali con l’obiettivo di fotografare la situazione della contrattazione sociale e

territoriale nelle CDL.

In particolare gli incontri con i territori sono utili per strutturare l’osservatorio sulla contrattazione sociale e

territoriale secondo le indicazioni dell’osservatorio nazionale della Cgil.

Si è richiesto nel dettaglio tutti i tipi di accordi (non solo quelli sociali) che devono essere inviati alla struttura regionale

per essere inseriti in un data base nazionale, gestito da Ires-Cgil.

Per meglio comprendere la tipologia degli accordi che le CdLT devono inviarci per essere inseriti nell’osservatorio nazionale, si è sinteticamente illustrato le funzionalità del data base nazionale e, nel contempo, la correlazione e le differenze, tra l’osservatorio nazionale e l’osservatorio Spi-Fnp-Uilp Regionale Lombardia; abbiamo inoltre evidenziando che dai report elaborati annualmente dell’Ires emerge che circa il 90% del materiale inserito nell’osservatorio è frutto della contrattazione con gli Enti Locali: contrattazione qualitativamente molto apprezzabile, ma non esaustiva dell’ampio raggio della stessa. La classificazione dei documenti della contrattazione sociale avviene secondo uno schema logico e pratico di analisi di impianto universalistico. Sono infatti presenti voci che delineano le principali aree di politica sociale e territoriale e, accanto a esse, aree che intendono evidenziare caratteristiche procedurali ed elementi di qualità del processo negoziale. Le aree tematiche sono, nel complesso, dei macro contenitori all’interno dei quali si sviluppa un numero di sotto-sezioni che varia a seconda dell’area di riferimento. Le aree della contrattazione sociale di seguito riportate sono state concepite a partire da un’analisi della documentazione negoziale, comprendente le piattaforme e gli accordi siglati dalle strutture nei diversi livelli territoriali.

Relazioni tra le parti e definizione del processo

Politiche e strumenti della partecipazione e cittadinanza attiva

Pubblica amministrazione

Politiche di bilancio

Politiche socio-sanitarie ed assistenziali

Politiche del lavoro e dello sviluppo

Politica locale dei redditi e delle entrate

Azioni di contrasto delle discriminazioni e pari opportunità

Politiche abitative e del territorio

Politiche dell’infanzia, giovani, educative e dell’istruzione

Politiche culturali, di socializzazione e sicurezza

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Inoltre lo scopo di questi incontri è quello di conoscere le specificità e le priorità che sussistono a livello territoriale

nell’ambito della contrattazione sociale con un doppio obbiettivo:

1. sviluppare un’analisi della contrattazione più dettagliata, seguendo l’esempio dei report che annualmente elabora l’Ires, ma con declinazione a livello regionale e possibilmente territoriale;

2. definire, con il contributo delle esperienze e specificità territoriali, linee guida da parte della struttura regionale che rispondano sempre più alle esigenze delle Camere del Lavoro.

Infine, l’importanza della conoscenza degli accordi sottoscritti nei vari livelli territoriale è utile non solo per concorrere

alla definizione delle politiche sulla contrattazione a livello Regionale ma serve anche per migliorare la conoscenza

orizzontale tra i vari livelli della CGIL e mettere a disposizioni le esperienze concrete e le buone pratiche contenute in

ogni accordo.

Gli incontri hanno lo scopo di produrre un documento specifico territoriale sulla contrattazione svolta nei singoli

comprensori della Cgil Lombarda con la fotografia quali-quantitativo della situazione delle politiche sociali territoriali

nei vari comprensori sindacali che dovrà essere aggiornato annualmente.

p. Segreteria regionale CGIL Lombardia

Melissa Oliviero

p. Coordinamento regionale p. Osservatorio regionale

Contrattazione sociale territoriale Contrattazione sociale territoriale

Maurizio Zanetti Fausto Ortelli

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La fotografia della situazione lombarda.

Nella tabella e nei grafici che seguono vengono evidenziati: numero di comuni e gli abitanti per territorio (fonte

“www.comuni-ialiani.it); gli iscritti Cgil a tutto 2013; gli accordi sottoscritti dal 2008 al 2013. Il dato relativo al numero

di accordi è fonte data base Spi Lombardia, tranne che per quelli riferiti alla Lombardia (riga evidenziata, fonte data

base Ires).

Primo dato che emerge è una leggera flessione nel numero totale degli accordi dovuta, così come è stato sottolineato

da tutti i comprensori, da incertezze e indeterminazione da parte dei Comuni, nel reperimento delle risorse e nei tempi

di approvazione dei bilanci di previsione.

Contrattazione Sociale Territoriale Lombardia 2008- -2013

Struttura N° comuni Abitanti Iscritti Cgil 2013 Accordi sottoscritti per anno (fonte Spi)

Totale 2013 2012 2011 2010 2009 2008

BG 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68

BS 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114 78 663

CO 160 592.504 52.844 32 40 42 41 29 47 231

CR 115 361.812 40.306 16 45 5 5 5 0 76

LC 90 338.425 43.990 32 44 17 7 0 0 100

LO 61 225.798 20.917 0 1 2 4 6 0 13

MN 70 411.335 52.563 36 32 42 46 25 28 209

MI 84 2.614.786 228.866 3 15 18 11 16 0 63

MB 55 850.684 69.616 19 29 26 19 29 0 122

PV 190 539.569 44.190 31 21 31 26 31 0 140

SO 78 181.101 21.843 13 3 3 0 4 38 61

VA 141 876.960 72.238 40 66 54 23 28 1 212

Tic. Ol. 50 460.297 35.552 10 10

Valc. 77 221.857 21.874 9 9

LOMB 28 28

Totale 1.544 9.794.525 914.362 386 434 380 321 292 192 2.005

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5

N° Comuni %

328

21,2

490

31,7

265

17,2

272

17,6121

7,868

4,4

1.544

100

Numero totale dei comuni in Lombardia e suddivisione degli stessi per dimensione comune

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

176.233 911.760 1.049.245

1.922.660

1.686.035

4.048.592

9.794.525

Numero totale abitanti in Lombardia e suddivisione per dimensione

comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

1,8

9,3

10,7

19,6

17,2

41,3

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a

3.000

da 3.001 a

5.000

da 5.001 a

10.000

da 10.001 a

20.000

Oltre 20.000

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6

0

20

40

60

80

100

120

140

BG BS CO CR LC LO MN MI MB PV SO VA Tic. Ol. Valc. LOMB

Nel grafico il numero accordi dal 2008 al 2013 per territorio

Anno 2013 Anno 2012 Anno 2011 Anno 2010 Anno 2009 Anno 2008

1.544

9.794.525

3582.760.701

28,19 23,19

Numero totale dei comuni e della popolazione lombarda; numero accordi sottoscritti nel 2013

(esclusi quelli da data base Ires); infine popolazione interessata da accordi in numero assoluto e

in percentuale e percentuale comuni con accordo

N° comuni Abitanti Accordi Cittadini % Cittadini % Comuni

BG BS CO CR LC MN MI MB PV SO VA T. O. Valc. LOMB

.

Numero Accordi 8 109 32 16 32 36 3 19 31 13 40 10 9 28

% 2,07 28,24 8,29 4,15 8,29 9,33 0,78 4,92 8,03 3,37 10,36 2,59 2,33 7,25

Accordi anno 2013 per territorio in numeri assoluti e in percentuale

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7

N° Comuni %

143,9

117

32,7

67

18,7

85

23,7

53

14,8226,1

358

100

Numero comuni con accordo, in termini assoluti e in percentuale

da 0 a 1.000

da 1.001 a

3.000

da 3.001 a

5.000

da 5.001 a

10.000

da 10.001 a

20.000

Oltre 20.000

Totale

7.415 235.360 269.284

616.185

711.871

920.586

2.760.701

Totale abitanti interessati da accordi e per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a

3.000

da 3.001 a

5.000

da 5.001 a

10.000

da 10.001 a

20.000

0,3

8,59,8

22,3

25,8

33,3

Percentuale abitanti con accordo per dimesione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a

20.000

Oltre 20.000

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8

BG BS CO CR LC LO MN MI MB PV SO VA Tic. Ol. VC

N° comuni 222 151 160 115 90 61 70 84 55 190 78 141 50 77

Accordi 8 109 32 16 32 0 36 3 19 31 13 40 10 9

% Comuni 3,60 72,19 20,00 13,91 35,56 0,00 51,43 3,57 34,55 16,32 16,67 28,37 20,00 11,69

In questo grafico sono riportati il numero totale di comuni per singolo territorio; il numero

di comuni con accordo e la percentuale per ogni territorio

1.031.592

1.087.805

592.504

361.812 338.425411.335

2.614.786

850.684

539.569

181.101

876.960

460.297

221.857

Totale abitanti per territorio

BG BS CO CR LC MN MI MB PV SO VA TIC.OL. VALC.

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9

177.205

684.376

151.798124.887

193.772223.784

71.218

471.463

193.124

55.695

225.193

129.665

58.521

Abitanti con accordo per territorio

BG BS CO CR LC MN MI MB PV SO VA Tic. Ol. Val.

17,18

62,91

25,62

34,52

57,2654,40

2,72

55,42

35,79

30,75

25,6828,17

26,3828,19

Percentuale abitanti per territorio interessati da accordi

BG BS CO CR LC MN MI MB PV SO VA Tic. Ol. Val. Totale

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Contrattazione sociale territoriale: contenuti degli accordi

REPORT CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE LOMBARDIA 2013

Comprensori

CGIL

Nu

me

ro A

cco

rdi

GRUPPO NORME

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 C

on

trib

uti

eco

no

mic

i-

ag

ev

ola

zio

ni

tari

ffe

Se

rviz

i d

om

icil

iari

Se

rviz

i a

ssis

ten

zia

li

Te

rrit

ori

ali

Se

rviz

i ri

cre

ati

vi

cult

ura

li-

tem

po

Lib

ero

Se

rviz

i

resi

de

nzi

ali

Sic

ure

zza

Re

lazi

on

i S

ind

aca

li

Pro

gra

mm

azi

on

e

Dir

itti

e i

nfo

rma

zio

ne

de

i ci

tta

din

i

Fis

cali

tà l

oca

le

Ta

riff

e

Mis

ure

an

ticr

isi

BERGAMO 8 12 7 8 1 1 0 6 2 1 8 0 2

BRESCIA 109 520 247 149 118 42 41 83 49 28 111 0 32

COMO 32 56 47 86 18 27 13 22 13 8 69 0 8

CREMONA 16 16 10 21 4 5 0 13 13 0 45 0 1

LECCO 32 69 21 21 5 19 2 30 13 1 101 1 10

LODI 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

MANTOVA 36 97 3 23 1 0 0 36 32 0 144 26 29

MILANO 3 0 2 3 1 0 0 3 1 0 10 0 0

MONZA

BRIANZA 19 14 2 8 0 3 0 18 1 0 38 0 9

PAVIA 31 95 32 52 12 12 2 29 33 1 85 17 19

SONDRIO 13 2 0 7 0 2 0 13 12 0 2 0 0

VARESE 40 32 35 72 10 9 0 38 14 17 129 1 4

TICINO OLONA 10 13 5 6 0 0 2 7 2 0 20 1 6

VALCAMONICA 9 21 12 21 0 3 1 9 10 3 24 0 3

LOMBARDIA 28

TOTALE 386 947 423 477 170 123 61 307 195 59 786 46 123

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11

Alcune note di chiarimento per una corretta lettura dei dati riportati nella tabella sopra e nei grafici che seguiranno:

• tutti i dati sono stati ripresi dall’Osservatorio sulla contrattazione sociale territoriale promosso,

gestito e alimentato da Spi-Fnp-Uilp Regionali;

• nel data base gli accordi sono classificati in prima istanza per GRUPPO di NORME (in totale 12 voci),

in seguito come NORME (57 voci).

• I 28 accordi riferiti alla Lombardia (evidenziati in azzurro nella tabella precedente) hanno seguito una

classificazione differente in quanto inseriti nel data base dell’Ires nazionale.

In sintesi, tabelle e grafici

Tab.1

Tab. 2

Le prime due tabelle dell’elaborato sono riferite alla contrattazione confederale, ossia agli accordi inseriti direttamente

nel data base dell’Ires Nazionale.

Nella prima tabella il numero di accordi sottoscritti sia a livello regionale che nei vari territori; nella seconda, il

contenuto degli accordi.

11

1

6

32

12

1 1

28

Accordi data base IresLombardia

Bergamo

Cremona

Lecco

Lodi

Mantova

Milano

Monza Brianza

Sondrio

Totale

22

8

19

1 1

Relazioni tra le

parti e definizione

del processo

Politiche socio-

sanitarie ed

assistenziali

Politiche del lavoro

e dello sviluppo

Politica locale dei

redditi e delle

entrate

Politiche culturali di

socializzazione e

sicurezza

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12

I dati di tutti i grafici che seguono sono tratti dal data base Spi Cgil Regionale.

Nel grafico sopra viene evidenziata la classificazione per GRUPPO di NORME dei 358 accordi inseriti nel data base Spi regionale.

===============================================================================================

Nei grafici che seguono si segnala quante volte un singolo GRUPPO di NORME è presente negli accordi per ogni

singolo territorio.

Come da esempio, in questa prima tabella, si vede quante volte il GRUPPO di NORME n°1 “Contributi economici-

Agevolazioni tarriffarie” è presente negli accordi per singolo territorio.

947

423477

170123

61

307

195

59

796

46

123

12

520

5616

6997

14

95

232 13 21

1 CONTRIBUTI ECONOMICI E AGEVOLAZIONI TARIFFARIE

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13

Di seguito gli altri GRUPPI.

7

247

47

10 213 2 2

32 35

5 12

2 SERVIZI DOMICILIARI

8

149

86

21 21 23

3 8

52

7

72

6

21

3 SERVIZI ASSISTENZIALI TERRITORIALI

BERGAMO BRESCIA COMO CREMONA LECCO MANTOVA MILANO PAVIA VARESE

1

118

18

4 51 1

12 10

4 SERVIZI RICREATIVI CULTURALI TEMPO LIBERO

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14

1

42

27

5

19

3

12

2

9

3

5 SERVIZI RESIDENZIALI

BRESCIA COMO LECCO PAVIA TICINO OLONA VALCAMONICA

41

13

2 2 2 1

6 SICUREZZA

2

49

13 13 13

32

1 1

33

1214

2

10

8 PROGRAMMAZIONE

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15

1

28

8

1 1

17

3

9 DIRITTI E INFORMAZIONE DEI CITTADINI

8

111

69

45

101

154

10

38

85

2

129

20 24

10 FISCALITA’ LOCALE

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16

Nei prossimi grafici si entra nel dettaglio di ogni singolo GRUPPO NORME e lo si scorpora per singola NORMA.

Esempio: GRUPPO di NORME n° 1 “Contributi economici- Agevolazioni tariffarie” è selezionato per singole voci; in

sostanza si evidenzia quante volte la voce “Riscaldamento” (di conseguenza le altre voci) è presente nei 358 accordi

inseriti nel data base Spi.

Interessante osservare come la voce principale risulta essere l’ISEE seguita da Contributi affitti e da Interventi contro

la povertà estrema.

Nel grafico n° 2 la voce più presente, negli accordi che affrontano il tema dei SERVIZI DOMICILARI, è il SAD (Servizi

Assistenziali Territoriali) seguita da Pasti a domicili e Telesoccorso.

Sostanzialmente una contrattazione legata alla popolazione anziana. Da rilevare come la voce ADI (Assistenza

domiciliare integrata) appaia poche volte.

7445

19

12494

15

87

21

120

63 63

204

19

1 CONTRIBUTI E AGEVOLAZIONI TARIFFARIE

Adi Altri servizi

domiciliari:

consegna

certificati e

analisi a

domicilio-Filo

d'argento

Pasti a domicilio Sad Telesoccorso Vaucher

11

28

110

176

92

6

2 Servizi domiciliari

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17

Il grafico n°3 “Servizi assistenziali territoriali” mette in luce come nella contrattazione sociale territoriale, oltre che ai

problemi legati alla popolazione anziana (per buona parte a questo si può collegare la NORMA “Trasporto individuale”)

si affrontano temi legati al mondo giovanile e dell’handicap.

Nel grafico n°4 sempre in tema di popolazione anziana. La contrattazione affronta, in particolare, le questioni legate

“Centro diurno-Sociale e alle “Cure termali- Soggiorni climatici”.

65

3241

22

113

11

57

136

3 SERVIZI ASSISTENZIALI TERRITORIALI

Centro diurno-Sociale Cultura-Università

della terza età

Cure termali-

Soggiorni climatici

Tempo libero- Attività

motorie-Orti

61

14

66

29

4 SERVIZI RICREATIVI CULTURALI TEMPO LIBERO

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18

Nel grafico n° 5 i temi più presenti riguardano RSA e Alloggi per anziani.

Grafico n° 6: nel GRUPPO “Sicurezza”, presente quasi esclusivamente a Brescia e Como, una voce importante è quella

relativa alle “Barriere architettoniche”.

37 5

53

3

52

5 SERVIZI RESIDENZIALI

22

39

6 SICUREZZA

Barriere

architettoniche

Vigili di quartiere-

Sicurezza stradale-

Consorzi fra comuni

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19

Nel grafico n°8, “PROGRAMMAZIONE” la voce “Piani di zona territoriali” emerge in diversi accordi.

Nel grafico n° 9 l’informazione ai cittadini è una questione poco presente nelle voci della negozizione territoriale.

23

108

18

46

8 PROGRAMMAZIONE

6

53

9 DIRITTI E INFORMAZIONE DEI CITTADINI

Carta dei

servizi

Informazione

ai cittadini

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20

Nel grafico n° 10 “FISCALITA’ LOCALE” le voci, Addizionale Irpef, Imu e Tarsu, sono presenti in modo significativo.

Da segnalare il dato riferito ai Patti antievasione a Brescia, Lecco, Mantova e Varese.

Grafico n° 7: questo GRUPPO sottende una sola NORMA che somma in se “Attuazione dell’accordo-Verifica-

Informazione”. Il dato generale evidenzia che nel 86% degli accordi la voce “RELAZIONI SINDACALI” è presente.

Addizionale

Irpef

IMU Patti

antievasione

Soglia

esenzione

addizionali

Tarsu

178

200

133

111

174

10 FISCALITA’ LOCALE

6

83

22

13

30

36

3

18

29

13

38

7 9

7 RELAZIONI SINDACALI. Attuazione dell’accordo-Verifica-Informazione

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21

Grafico n° 11: anche questo GRUPPO sottende solo una NORMA; in generale risulta essere poco significativa (voce

presente nel 13 % degli accordi).

Grafico n° 12: ultimo GRUPPO con solo una NORMA; data la permanente situazione di crisi questa tema assume una

particolare importanza; la norma è presente nel 34% circa degli accordi.

LECCO MANTOVA PAVIA VARESE TICINO OLONA

1

26

17

1 1

11 TARIFFE. Blocco tasse e tariffe

2

32

8

1

10

29

9

19

46

3

12 Misure anticrisi. Interventi di sostegno al reddito

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22

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23

CDLT di Bergamo

Il comprensorio di Bergamo è costituito da 222 comuni, il maggiore in assoluto in regione; di questi ben il 68% hanno

meno di 5.000 abitanti. E’ il terzo territorio per quanto riguarda gli abitanti e gli iscritti Cgil. Circa il 30% degli abitanti

è collocata nel 68% dei comuni sotto i 5.000.

N° Comuni

%

51

23,0

54

24,3

46

20,7

56

25,211

5,0

4

1,8

222

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

25.668 96.834

184.818

386.395

146.311

191.601

1.031.627

Abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

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24

2,5

9,4

17,9

37,5

14,2

18,6

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

N° Comuni %

2

25,0

1

12,5

2

25,0

2

25,0

1

12,58

100Comuni con accordo, in numero e percentuale, per dimensione

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

4.333

4.351

15.886

37.563

115.072

177.205

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

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25

Appunti emersi nell’incontro

La contrattazione nel comprensorio è stata strutturata dall’azione del sindacato unitario dei pensionati che ormai da

anni ha sviluppato una attività di confronto con le istituzioni locali (Comuni-Asl-Ambiti etc) per affrontare le tematiche

relative alla condizione degli anziani.

Da qualche anno per effetto della crisi i soggetti coinvolti nelle politiche sociali sono aumentati e si aggiungono agli

anziani.

L’impianto della contrattazione nel territorio Bergamasco si sviluppa attraverso l’iniziativa che parte prioritariamente

dall’azione unitaria del sindacato dei pensionati che definisce le proposte e le linee guide della contrattazione sociale

territoriale che vengono sottoposte ai direttivi unitari congiunti e poi all’assemblee degli iscritti dei pensionati.

Queste linee vengono portate alla discussione e al confronto nel dipartimento welfare confederale costituito dalla CDL

di Bergamo e insieme ad altre proposte e contributi concorrono alla definizione delle piattaforme sociali da presentare

al confronto confederale unitario che ne approva la stesura definitiva nell’ambito dei consigli generali unitari del

comprensorio.

Il dipartimento Welfare della Cdl è composto da: segreteria confederale Cgil-segreteria Spi, segreteria Funzione

pubblica e FLC, sportelli welfare confederali, ufficio politiche giovanili, Sunia territoriale

Il dipartimento ha il compito di elaborare linee e indirizzi e valutare accordi e rendicontare sull’attività delle politiche

sociali sul territorio.

Gli incontri con i comuni sono prioritariamente svolti dallo Spi provinciale e/o dalle leghe territoriali in rappresentanza

di tutta la confederazione.

2,42,5

9,0

21,2

64,9

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

8

177.205

17,18 3,60

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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26

La scelta dei soggetti istituzionali a cui presentare la piattaforma per la contrattazione sociale è fatta in base alla

titolarità degli interlocutori rispetto alle singole tematiche da affrontare.

Da qualche anno nel nostro territorio si fanno minori accordi e si realizzano tanti verbali d’incontro e molti incontri

non hanno prodotto neanche i verbali d’incontro (vedi elenco).

Contrattazione sociale 2013

Comune Incontro Delegazione Verbale o protocollo

d’intesa

Albino 17.9.13 Pensionati Verbale

Calusco Gennaio 13 Pensionati Verbale

Curno 16.5.13 Pensionati Verbale

Mozzo 3.12.13 Pensionati Verbale

Romano 21.10.13 Pensionati Verbale

Sovere 1.8.13 Pensionati Verbale

Costa Volpino 30.7.13 Pensionati Verbale

Castro 21.10.13 Pensionati Verbale

Villongo 30.7.13 Pensionati Verbale

Sotto il Monte 16.2.13 Pensionati Verbale

Solza 22.1.13 Pensionati Verbale

Medolago 25.1.13 Pensionati Verbale

Bergamo 3.6.13 Pensionati Verbale oo.ss

Bergamo 16.12.13 Pensionati Verbale oo.ss

Asl–Azienda ospedaliera Incontro Delegazione Verbale o protocollo

d’intesa

Asl Bergamo 31.5.13 Confederazione - pensionati

Asl Bergamo 4.11.13 Confederazione - pensionati

Asl Bergamo 28.11.13 Confederazione - pensionati

Asl Bergamo 21.1.14 Confederazione - pensionati

Asl Bergamo 05.2.14 Confederazione - pensionati

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27

R.S.A. Incontro Delegazione Verbale o protocollo

d’intesa

S. Maria ausiliatrice 23.10.13 Pensionati – categorie p.i.

Martino Zanchi Settembre 2013

Urgnano 22.11.13 – 25.11.13 Pensionati

Ponte S. Pietro 28.11.13 Pensionati

Ass. San Giuseppe 11.2.14 Pensionati

Rappresentanza sindaci Incontro Delegazione Verbale o protocollo

d’intesa

Assemblea sindaci 21.11.13 Confederazioni - pensionati

Consiglio di

rappresentanza c/o Asl

12.9.13 Confederazioni - pensionati Protocollo d’intesa

Ambito Incontro Delegazione Verbale o protocollo

d’intesa

Dalmine 2.10.13 Confederazioni - pensionati

Val Cavallina (Trescore) 17.10.13 Confederazioni - pensionati

Val Brembana (Zogno) 24.10.13 Confederazioni - pensionati

Alta Valle Seriana

(Clusone)

29.10.13 Confederazioni - pensionati

Valle Imagna 25.10.13 Confederazioni - pensionati

Bergamo 3.12.13 Confederazioni - pensionati

Grumello (Mornico) 10.12.13 Confederazioni - pensionati

Treviglio (Caravaggio) 12.12.13 Confederazioni - pensionati

Romano di Lombardia 11.11.13 Confederazioni - pensionati

Isola bergamasca (Suisio) 14.11.13 Confederazioni - pensionati

Basso Sebino (Sarnico) 30.7.13 Confederazioni - pensionati Verbale

Alto Sebino (Lovere) Confederazioni-pensionati Verbale

Seriate 21.1.14 Confederazioni-pensionati

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28

Per il 2014 sono state elaborate le linee guida unitarie non solo di Cgil-Cisl-Uil ma anche con il coinvolgimento del terzo

settore e la curia di Bergamo per la contrattazione nei 14 ambiti, relative ai fondi Famiglia, non autosufficienza e

politiche sociali frutto dagli ultimi accordi regionali sottoscritti con la regione Lombardia che hanno decentrato in

ambito locale le risorse assegnate.

Le linee guida sono state presentate al consiglio di rappresentanza dei sindaci con la partecipazione anche

dell’assessore regionale al welfare.

Si è sottoscritto un protocollo di relazioni con le amministrazioni pubbliche.

Si sono svolti 2 incontri con l’insieme dei sindaci nelle due zone o distretti sulle seguenti materie: politiche giovanili,

casa, abitazione.

Si sono avviati in 10 ambiti incontri di confronto la delegazione trattante è composta da segreteria confederale Cdl,

segreteria provinciale Spi e in alcuni casi rappresentanti delle leghe pensionati e o responsabili Zona. Comunque a

seconda delle situazioni e dei numerosi impegni chiunque partecipa ai confronto rappresenta tutta la CGIL.

Si sono aperti confronti con ASL su tematiche relativi agli ultimi accordi fatti con regione Lombardia sul welfare.

Si sta provando a costruire un accordo su questione degli sfratti la fase è di confronto con Cisl e Uil per stringere su

una piattaforma unitaria.

Sono in corso la costruzione di protocolli su Co/Working su spazi messi a disposizione dell’amministrazione per dare

avvio a nuove attività lavorative professionali.

Contenuti della contrattazione sociale (fonte data base Spi)

12

78

1 1

6

21

8

2

Contenuto accordi per GRUPPI

1 Contributi economici-agevolazioni tariffe

2 Servizi domiciliari

3 Servizi AssistenizaliTerritoriali

4 Servizi ricreativi culturali- tempo Libero

5 Serviziresidenziali

7 Relazioni Sindacali

8 Programmazione 9 Diritti e informazione dei cittadini

10 Fiscalità locale 12 Misure anticrisi

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29

Contributo affitto Rette RSA Interventi contro

la povertà

estrema

Buoni di servizio.

Assegni di cura.

Borse lavoro e di

studio. Prestiti

d'onore. Acquisto

1^ casa giovani

copie. Contributo

badanti

ISEE

2

4

1 1

4

1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie

3

3

1

2 Servizi domiciliari

Pasti a domicilio

Sad

Telesoccorso

1

1

2

1

3

3 Servizi assistenziali territoriali

Centro diurno integrato

Politiche giovanili: handicap

Politiche giovanili: nidi e

scuole

Segretario sociale-Patronati-

Servizio fiscale

Trasporto individuale

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30

Centro diurno-

Sociale

Cultura-Università

della terza età

Cure termali-

Soggiorni climatici

Tempo libero-

Attività motorie-

Orti

0 0

1

0

4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero

0 0 0

1

0 0

5 Servizi residenziali

1

0 0 0

1

8 Programmazione

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31

Carta dei servizi Informazione ai cittadini

0

1

9 Diritti e informazione dei cittadini

1

3

1

3

10 Fiscalità locale

Addizionale

Irpef

IMU

Soglia esenzione

addizionali

Tarsu

Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi

6

0

2

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

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32

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33

CDLT Brescia

Brescia è il secondo comprensorio della Lombardia per quanto concerne abitanti e numero iscritti Cgil. Per numero di

Comuni si colloca al terzo posto. Il 78,8 % dei comuni ha meno di 5.000 abitanti. Circa il 20% degli abitanti è collocato

in comuni con meno di 5.000 abitanti

14

9,3

43

28,5

30

19,9

32

21,2

28

18,54

2,6

151

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.0001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a

20.000

Oltre 20.000

7.48086.368 121.328

229.953

379.499

263.177

1.087.805

Abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.0001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

0,7

7,9

11,2

21,1

34,9

24,2

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.0001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

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34

N° Comuni %

2 1,8

34 31,226 23,922 20,223 21,1

2 1,8

109100,0

Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.0001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

1.388

69.069105.206

155.164

303.179

50.370

684.376

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.0001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

0,1

10,1

15,4

22,7

44,3

7,4

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.0001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

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35

Appunti emersi nell’incontro

A Brescia tutti gli accordi di contrattazione sociale territoriale sono stati sottoscritti esclusivamente dallo SPI,

unitariamente ai sindacati dei pensionati di Cisl e Uil.

Pertanto la Camera del lavoro di Brescia non ha firmato alcun accordo di contrattazione a valenza territoriale,

delegando di fatto lo SPI a rappresentare tutta la CGIL negli accordi di contrattazione sociale, esclusi gli accordi di

seguito elencati:

1. del protocollo di legalità siglato con la Prefettura; 2. del protocollo relativo agli anticipi su CIG, CIGS; Mobilità; Cassa in deroga sottoscritto con alcuni Istituti

Bancari; 3. degli accordi API, AIB, Confcoop ecc relativi alla detassazione del salario di produttività ecc; 4. di alcuni accordi relativi alle politiche di Conciliazione lavoro – famiglia.

C'è però una attività che ha impegnato direttamente la Camera del Lavoro di concerto con Fondazione Piccini e ASGI

(Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione) ed è stato un lavoro di contrasto alle discriminazioni istituzionali.

Questa attività è consistita da un lato con segnalazioni puntuali all'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali,

dall’altro, con diffide e ricorsi nei confronti di tutti quei provvedimenti (ordinanze, determine e delibere) adottati dalle

amministrazioni locali allo scopo di escludere alcuni soggetti da prestazioni e benefici vari, prevalentemente di

carattere sociale e assistenziale.

A margine pubblichiamo l'elenco delle azioni svolte.

Al di là del riscontro mediatico che alcune di queste impugnazioni, una volta giunte a sentenza, hanno giustamente

avuto (Bonus bebè del Comune di Brescia, Adro ecc) qui preme evidenziare che questa mole di attività, nei fatti, è

stata l'altra faccia della medaglia della contrattazione sociale territoriale; è stata questa iniziativa, politico-giudiziaria,

che ha permesso la sottoscrizione di accordi su “terreni sociali” bonificati dalle pratiche discriminatorie e/o in

alternativa proprio in mancanza di accordi, laddove le amministrazioni locali hanno rifiutato pregiudizialmente ed

ideologicamente il confronto sindacale, di garantire che le prestazioni deliberate fossero assicurate garantendo il

dettato costituzionale (a partire dall'art.3) e la normativa antidiscriminatoria italiana ed europea.

E' stato come prendere il mondo dal suo rovescio, proprio perché rovesciate erano le garanzie (mancate) di

uguaglianza, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politiche, di condizioni personali e

sociali, proprie del razzismo istituzionale in salsa padana.

I risultati di questo contrasto sono stati molto positivi.

Per questo è proposto alla CGIL regionale la costituzione di un “Osservatorio” che garantisca l'individuazione delle

pratiche discriminatorie istituzionali e di conseguenza la diffusione della pratica del contrasto, efficace nel ripristinare

la legalità.

Riflessioni estrapolate dalla relazione sulla contrattazione sociale territoriale (unitaria) 2013 dello SPI di Brescia

109

684.376

62,91 72,19

Totale accordi e cittadini interessati + percentuale cittadini e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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36

“Avevamo messo nel conto che il 2013 sarebbe stato per la contrattazione un anno difficile, vuoi per il cambio di colore

di alcune amministrazioni comunali chiamate al confronto elettorale, vuoi per le incertezze sulla formulazione dei

bilanci dovute al balletto dei trasferimenti delle risorse da parte dello Stato centrale e sull’applicazione della fiscalità

locale (Imu sì – Imu no), con il conseguente slittamento dei tempi.

Così è stato e per questo, giocando in anticipo, avevamo provveduto, per tempo, ad inviare ai Comuni le comunicazioni

per richiedere l’incontro.

Consapevoli delle difficoltà che le Amministrazioni Comunali avrebbero dovuto affrontare, con estrema concretezza, ci

eravamo posto 3 obiettivi essenziali:

− Confermare, ove possibile, quantitativamente lo standard dei servizi e degli interventi economici dello scorso anno.

− Verificare, pur di fronte alla contrazione delle risorse, il trend dei servizi e degli interventi economici a sostegno delle categorie più fragili, anziani “in primis” ma non solo.

− Puntare sull’attivazione dei servizi più che sugli interventi di ordine monetario, pur necessari in determinate situazioni.

Ad oggi possiamo affermare che, in generale, gli obiettivi sono stati raggiunti, anche se, obiettivamente, la

sottoscrizione tardiva dei protocolli d’intesa ha, di fatto, limitato il confronto.

Teniamo il passo numericamente (più di cento accordi attualmente registrati ufficialmente) e, salvo qualche eccezione,

anche qualitativamente.

La situazione in provincia appare comunque estremamente variegata: in particolare, sul fronte dei limiti ISEE, utilizzati

per l’accesso ai servizi e per la determinazione dei livelli di compartecipazione alla spesa per gli stessi, si va da cifre

estremamente contenute (in qualche caso coincidenti con le soglie minime di reddito) a valori più consistenti fino a

toccare la prima fascia IRPEF, creando, di fatto, anche in comuni limitrofi, situazioni di disparità di trattamento non

accettabili.

Su questo c’è ancora molto da lavorare.

Alcuni accordi, infine, più che protocolli declinanti i settori di intervento e i relativi impegni di spesa, appaiono mere

dichiarazioni d’intento.

Gli scenari futuri.

Con la legge di stabilità la nuova tassazione (Tasi sulla prima casa e Tasi-Imu sulle seconde case) dovrebbe garantire ai

Comuni maggiori certezze di bilancio, lasciando agli stessi margini di manovra sui criteri di applicazione della stessa e

sulla variazione delle aliquote.

Proprio su questo fronte dovremo porre la nostra attenzione al fine di “governare” i meccanismi di applicazione,

proponendo fasce di esenzione e sistemi di progressività che tengano conto della situazione reddituale in presenza di

condizioni precarie d’occupazione e limiti di reddito.

Lo stesso dicasi per l’applicazione dell’addizionale comunale. Anche qui le disparità fra comune e comune sono spesso

macroscopiche. In molti casi si è introdotta e si applica l’aliquota massima senza individuare criteri di esenzione o

progressività che tutelino le categorie più fragili.

Sulla questione del nuovo ISEE sarà necessario porre molta attenzione.

L’introduzione di criteri di calcolo che tengano conto di tutte le voci di entrata (anche quelle dei redditi attualmente

esclusi), nonché il patrimonio mobiliare e immobiliare, rischia, se non debitamente rivalutati i limiti, di escludere dai

servizi molti utenti o di farli pagare in misura maggiore. La nuova procedura di determinazione dell’ISEE non deve

diventare un sistema per fare cassa.

Proprio su questi temi, non appena sarà chiaro il quadro, le Segreterie di SPI, FNP e UILP si sono unitariamente

impegnate a promuovere incontri di approfondimento con i propri operatori sul territorio per fornire tutti gli strumenti

utili alla contrattazione.

Un’attenzione particolare merita l’accordo recentemente sottoscritto dalle OO.SS. confederali con l’Assessorato

Regionale alla famiglia sui criteri di riparto e utilizzo della quota assegnata alla Lombardia del Fondo nazionale per le

Politiche Sociali, che ammonta a 42 milioni di euro circa. L’attivazione del fondo rilancia il confronto e la contrattazione

dei Piani di Zona. Il giudizio espresso da SPI, FNP e UILP è positivo: si torna ad individuare nelle istituzioni pubbliche

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37

(ASL, Comuni, Ambiti), ciascuno per la propria competenza, i soggetti titolari e responsabili degli interventi, se ne

prevede il controllo e il monitoraggio, si riporta a livello territoriale la programmazione e la gestione degli interventi.

L’accordo, unitamente a quello sul finanziamento della non autosufficienza e patologie specifiche altamente

invalidanti, rilancia la necessità di un confronto fra le Confederazioni e gli enti territoriali preposti. E proprio per avviare

questo confronto le Confederazioni bresciane stanno incontrando i Presidenti delle Assemblee dei sindaci dei vari

distretti.

Il metodo seguito nella contrattazione sociale come è evidente dagli accordi fatti in questo comprensorio, parte dalla

definizione degli indirizzi, dalla gestione dei tavoli di confronto con i singoli comuni fino alla firma degli accordi o dei

verbali. La confederazione riconosce allo Spi Provinciale il primato nella azione negoziale sociale che deriva da una

storica azione che lo stesso svolge a partire dagli anni 1994 quando si sono aperti i confronti con i comuni sui bilanci e

sul rapporto con la spesa sociale in relazione alla condizione degli anziani.

Negli ultimi anni la situazione è cambiata a causa della crisi economica che ha allargato i soggetti coinvolti negli

interventi di sostegno sociale da parte dei comuni come disoccupati, giovani, famiglie in difficoltà economica etc. ecco

perché gli stessi accordi interessano anche altri soggetti oltre agli anziani.

Nei comuni di medie –grandi dimensioni le segreterie unitarie dei pensionati propongono linee guida da sottoporre ai

direttivi unitari che approvano le linee, le stesse vengono presentate alle assemblee degli iscritti dei comuni più grandi.

Successivamente si avvia la fase di confronto con i comuni partendo dalla ricerca di un protocollo con ANCI per poi

rivolgersi ai singoli comuni.

In presenza di accordi si svolgono assemblee degli iscritti di ritorno insieme a sindaci e o assessori protagonisti del

confronto per sottoporre l’accordo.

Nei comuni più piccoli capi lega e amministratori si incontrano e verificano le condizioni per eventuali intese e o verbali

di impegno.

Nel passato si facevano accordi ogni anno, ultimamente gli accordi vengono verificati più volte all’anno per il continuo

cambio delle norme e delle disponibilità economiche.

Da qualche anno la contrattazione è difensiva per carenza di risorse; di fronte alla scelta tra mantenimento dei servizi

e interventi di sostegno e o contributo economico ai meno abbienti si è scelto il mantenimento dei servizi anche a

costo di introdurre ritocchi o aumenti del contributo chiesto ai cittadini.

I comuni hanno il piano sociosanitario, materia di competenza del consiglio comunale, noi abbiamo scelto di

intervenire sulla programmazione del piano dando solo un contributo di merito riservandoci di giudicare le scelte di

competenza del consiglio comunale, senza nessuna disponibilità a firmare i piani sociosanitari.

E’ necessario affrontare insieme alla confederazione la partita delle entrate dei comuni (irpef-tasse varie-contrasto

all’evasione) che riguardano l’insieme dei cittadini.

Emerge un dato molto preoccupante nei nostri comuni, la possibilità di partecipare alla lotta all’evasione da parte dei

comuni così come definita nelle norme delle leggi finanziarie con possibilità di avere entrate, da parte delle

amministrazioni comunali viene esclusa dai sindaci con la motivazione che non sono delatori e comunque con il fatto

che tutto ciò fa perdere consensi elettorali.

Questo è un grave problema prima di tutto civile e poi politico, la lotta all’evasione è un atto di giustizia sociale

fondamentale in una comunità di persone che vogliono concorrere ad una società più giusta e equa

La CDL di Brescia ha sviluppato accordi con altri soggetti come il sistema bancario su credito imprese e lavoratori, con

prefettura su questioni come la casa, con associazioni imprenditoriali sulla produttività oltre a presidiare l’azione di

tutela contro le discriminazioni nell’uso dei servizi e sostegni sociali, da parte degli enti locali nei confronto di cittadini

extracomunitari producendo diverse vertenze legali come già riportato in allegato.

Rispetto alla contrattazione sociale sul territorio emergono alcune problematiche tra l’azione dello SPI e la

Confederazione, relative ai rapporti unitari.

Per quanto riguarda la categoria dei pensionati la costruzione degli indirizzi da presentare ai comuni sulle questioni

sociali e la relativa gestione del confronto e dell’eventuale accordo passa in modo vincolante dall’azione unitaria,

condizione questa imprescindibile se si vuole svolger un’azione incisiva nei confronto dei comuni.

In ambito confederale la difficoltà a avere rapporti unitari condiziona e limita l’azione della contrattazione confederale.

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38

L’esperienza fin qui svolta e la nuova situazione sociale derivante dagli effetti della crisi fa emergere con forza

l’esigenza di un coinvolgimento in prima persona della CDL comprensoriale nel coordinare e sviluppare l’azione di

contrattazione sociale e territoriale.

L’azione che la Cgil di Brescia ha avviato è quella di mettere insieme un gruppo di lavoro congiunto composto da SPI-

FP- guidato e coordinato dalla Cdl di Brescia per affrontare in modo sempre più integrato interventi su materie come

sanità, socio assistenziali, sociali che dovranno sempre più essere affrontate in ambiti di contrattazione sovra comunali

come gli ambiti o distretti, per esempio nei confronti dei piani di zona.

E’ in corso una iniziativa con Cisl e Uil confederali insieme alle categorie unitarie dei pensionati per confrontarsi con i

sindaci capo fila degli 11 ambiti o distretti del comprensorio di Brescia per capire le disponibilità rispetto alle risorse

decentrate dagli ultimi accordi regionali su fondo non autosufficienza, fondo famiglia e fondo politiche sociali.

Ritornando ad alcune caratteristiche della contrattazione sociale nel comprensorio Bresciano emerge che la

contrattazione non è riconducibile ad una vera e propria contrattazione ma è un semplice confronto con i comuni

disponibili.

Nel 2013 vi è stato un calo degli accordi dovuto principalmente al fatto che una parte significativa di comuni quelli

guidati da sindaci di centrodestra e o leghisti rifiutano qualsiasi confronto con le OO.SS., insieme alle continue difficoltà

economiche di bilancio molti dei quali hanno approvato bilancio preventivo del 2013 da pochi mesi .

Alcune raccomandazioni per il futuro è importante rafforzare la nostra autonoma progettualità regionale e territoriale

nel merito delle politiche sociali e territoriali

Le positive firme dei tre protocolli regionali sui fondi famiglia, non autosufficienza e politiche sociali hanno invertito la

tendenza rispetto alla Giunta Formigoni che non coinvolgeva le parti sociale in nessun ambito decisionale regionale.

Si suggerisce di costruire un percorso più organico e integrato tra la struttura regionale e i territori nella costruzione

delle linee di indirizzo e nello sviluppo delle problematiche gestionali.

Definire linee guida e di indirizzo delle eventuali piattaforme sociali e territoriali con uno stretto coinvolgimento dei

territori in aggiunta al lavoro dei coordinamenti regionali.

Costruire momenti di confronto territoriali promossi dalle rispettive Cdl con la confederazione regionali su tematiche

sociali, sociosanitarie, sanitarie che concorrono alla definizione delle linee regionali e alla definizione delle ricadute

territoriali in una gestione integrata dell’azione territoriale e regionale.

Le problematiche e specificità territoriali oltre a concorrere alla definizione delle linee d’indirizzo regionali devono

essere affrontate con un azione sinergica tra la struttura territoriale e quella regionale investendo la regione attraverso

confronti congiunti promossi nei vari Pirellini decentrati su tematiche di rilevanza territoriale realizzando così una più

forte coesione nella nostra azione sindacale.

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39

Azioni svolte dalla Fondazione Piccini, dall'ASGI e dalla Camera del Lavoro di Brescia per affermare parità di

trattamento contro ogni discriminazione (tabella aggiornata al 26.11.2013)

COMUNE/ENTE

PROVVEDIMENTO AZIONI

COMUNE DI

BRESCIA

BANDO PER L'EROGAZIONE BONUS BEBE' AI NATI

NEL 2008 PER SOLI ITALIANI: erogazione di un

contributo di 1.000,00 per i nati nel 2008 figli di

italiani e di coppie miste (con genitore italiano};

RICORSO PER DISCRIMINAZIONE CON ESITO POSITIVO (6

giudizi + giudizio favorevole cassazione regolamento di

giurisdizione

COMUNE DI

OSPITALETTO

ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE DISPOSIZIONI

PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI CITTADINI

STRANIERI: i cittadini stranieri per ottenere

l'iscrizione anagrafica dovevano dimostrare di

possedere di un reddito non inferiore a circa

5.000,00 e produrre il certificato penale rilasciato dal

paese di origine

RICORSO PER DISCRIMINAZIONE CON ESITO POSITIVO (2

giudizi) + RITIRO definitivo ordinanze adottate

sull'argomento

COMUNE DI

CASTLEMELLA

ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE DISPOSIZIONI

PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI CITTADINI

STRANIERI: i cittadini stranieri per ottenere

l'iscrizione anagrafica sono tenuti a dimostrare di

essere in possesso di una idonea sistemazione

alloggiativa e di un reddito annuo

LETTERA DI DIFFIDA AL COMUNE + SEGNALAZIONE UNAR e

PREFETTURA DI BRESCIA: intervento UNAR + valutazione in

corso; revoca del provvedimento e contestuale adozione

della Delibera riportato di seguito.

COMUNE DI

CASTELMELLA

Delibera G.C. N° 47 del 10.05.2010 ""Atto di indirizzo

agli uffici in merito ai procedimenti di dichiarazione

di ospitalità — verifica dei requisiti minimi igienico

sanitari degli alloggi in occasione della richiesta di

iscrizione anagrafica — rilascio del certificato di

idoneità alloggiativa".

LETTERA DIFFIDA INVITA AL COMUNE, ALL'UNAR, ALLA

PREFETTURA; intervento dell'UNAR e della Prefettura nei

confronti del Comune. Parziale rettifica da parte del

Comune della delibera che di fatto non elimina gli elementi

di discriminazione; Ulteriore segnalazione

Unar+Prefettura; richiesta di parere all'UNAR sulle

modifiche apportata alla Delibera; riscontro UNAR: la

nuova delibera non presenta elementi di discriminazione; il

Comune ha revocato la delibera che introduceva gli atti di

indirizzo sulla residenza.

COMUNE DI

TRENZANO

ORDINANZA SINDACALE "DISCIPLINA DELLE

RIUNIONI PUBBLICHE O IN LUOGHI APERTI AL

PUBBLICO”: obbligo di utilizzare la lingua italiana per

TUTTE le riunioni pubbliche o aperte al pubblico

RICORSO PER DISCRIMINAZIONI CON ESITO POSITIVO (2

giudizi)

COMUNE

MONTICHIARI

DISPOSIZIONI PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI

CITTADINI STRANIERI: per l'iscrizione anagrafica ai

cittadini stranieri venivano richiesti una serie di

documenti riguardanti la posizione lavorativa, il

reddito, il possesso di altri requisiti non previsti dalla

normativa

LETTERA DI DIFFIDA SENZA RISPOSTA + RICORSO PER

DISCRIMINAZIONE CON ESITO POSITIVO

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40

COMUNE DI

CALCINATO

ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE DISPOSIZIONI

PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI CITTADINI

STRANIERI: per l'iscrizione anagrafica i cittadini

stranieri devono dimostrare il possesso di un reddito

minimo

LETTERA DI DIFFIDA + segnalazione all'UNAR e alla

Prefettura di Brescia; intervento dell'Unar e della

Prefettura nei confronti del Comune; presentazione ricorso

per discriminazione; ricorso accolto in toto

COMUNE DI

COCCAGLIO

DISPOSIZIONI PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI

CITTADINI STRANIERI: per l'iscrizione anagrafica ai

cittadini stranieri viene richiesto di produrre

documentazione aggiuntiva rispetto a quella stabilita

dalla normativa

LETTERA DI DIFFIDA + LETTERA DI DIFFIDA AL COMUNE +

SEGNALAZIONE UNAR e PREFETTURA DI BRESCIA:

intervento UNAR + valutazione in corso; modifica da parte

del Comune delle prassi adottate;

COMUNE DI

GAVARDO

ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE DISPOSIZIONI

PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI CITTADINI

STRANIERI: obbligo dell'esibizione del certificato di

idoneità alloggiativa per tutti coloro che chiedono

l'iscrizione anagrafica in determinate zone del paese

+ introduzione di nuovi requisiti per l'ospitalità di

cittadini stranieri nel territorio comunale non previsti

dalla Testo Unico sull'immigrazione

LETTERA DI DIFFIDA AL COMUNE + SEGNALAZIONE UNAR e

PREFETTURA DI BRESCIA; 2 interventi dell'UNAR +

intervento della Prefettura; lettera del Sindaco di impegno

a non reiterare l'ordinanza (con scadenza novembre 2010)

con gli aspetti discriminanti in essa contenuta; adozione di

una nuova ordinanza senza gli aspetti discriminatori

individuati in precedenza anche se con criticità;

COMUNE DI

ROCCAFRANCA

ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE DISPOSIZIONI

PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI CITTADINI

STRANIERI: per l'iscrizione anagrafica i cittadini

stranieri sono obbligati a presentare il certificato di

idoneità dell'alloggio

LETTERA DI DIFFIDA AL COMUNE + SEGNALAZIONE UNAR e

PREFETTURA DI BRESCIA; risposta Comune con impegna a

rettificare l'ordinanza; lettera di sollecito ad adempiere;

REVOCA ORIDINANZA da parte del Comune;

COMUNE DI

RODENGO

SAIANO

REQUISITI NECESSARI PER PARTECIPARE

ALL'ASSEGNAZIONE DI ALLOGGI NEL NUOVO

PROGRAMMA EDILIZIO A RODENGO SAIANO: i

cittadini stranieri per partecipare al bando per

l'assegnazione degli alloggi ALER devono dimostrare

di essere residenti nel Comune da almeno 6 anni, in

contrasto con quanto stabilito dalle norme regionali

LETTERA DI DIFFIDA+SEGNALAZIONE UNAR, PREFETTURA e

QUESTURA; ulteriore segnalazione all'UNAR, Prefettura e

al Difensore Civico della Regione Lombardia; parere UNAR;

riscontro del Comune con impegno a modificare il

regolamento in occasione della prox assegnazione degli

alloggi; intervento del Difensore del Civico della

Lombardia; impegno del Comune a rettificare il

regolamento appena possibile; sollecitata l'opposizione

politica in Comune; intervento della Prefettura;

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41

COMUNE DI

ADRO REGOLAMENTO FONDO INTEGRATIVO COMUNALE

AFFITTO: erogazione di contributi per il sostegno

affitto dalla quale sono esclusi i cittadini Extra-Ue

LETTERA DIFFIDA + SEGNALAZIONE UNAR e PREFETURA di

BRESCIA + RICORSO con esito positivo ( 2 giudizi );

estensione e riapertura dei termini del bando; REVOCA del

regolamento per l'erogazione del bonus da parte del

Comune; mancata erogazione contributi; presentazione

decreti ingiuntivi per l'erogazione del contributo: 2 accolti

e 12 respinti; [per i 2 decreti accolti il comune ha

presentato ricorso che viene accolto solo parzialmente;

erogazione da parte del comune del risarcimento stabilito

dal giudice; ricorso in Corte d'Appello da parte degli

interessati contro quest'ultima decisione; accolto uno di

questi ricorsi con riconoscimento del pagamento integrale

del contributo]; [presentazione RICORSO-MERITO per

erogazione contributo da parte dei 12 soggetti a cui era

stato respinto il decreto ingiuntivo; ricorso accolto con

risarcimento danni parziale; ricorso in appello per

erogazione del contributo integrale;]

COMUNE DI

ADRO

REGOLAMENTO EROGAZIONE DI CONTRIBUTI PER I

NUOVI NATI: sono esclusi da questa misura i figli di

cittadini extra-Ue

LETTERA DIFFIDA + SEGNALAZIONE UNAR e PREFETTURA di

BRESCIA + RICORSO con esito positivo (2 giudizi);

proposizione del ricorso di merito; REVOCA del

regolamento per l'erogazione del bonus da parte del

Comune; presentazione RICORSO-MERITO per erogazione

contributi anni trascorsi; ricorso accolto con

riconoscimento del risarcimento danni; pignoramento;

erogazione del risarcimento danni da parte del Comune;

COMUNE DI

CHIARI

BANDO DI CONCORSO "PREMI ALL' ECCELLENZA

SCOLASTICA" A. S./A.A. 2008/2009 PER SOLI

ITALIANI: premi assegnati esclusivamente a cittadini

italiani

RICORSO PER DISCRIMINAZIONE CON ESITO POSITIVO (2

giudizi) + MODIFICA DEL BANDO CON CONSEGUENTE

RIAPERTURA DEI TERMINI

COMUNE DI

CASTELMELLA

BANDO DI CONCORSO ED ASSEGNI DI STUDIO PER

SOLI ITALIANI

MODIFICA DEL BANDO CON CONSEGUENTE RIAPERTURA

DEI TERMINI A SEGUITO DELLA NOTIFICA AL COMUNE DEL

RICORSO PER DISCRIMINAZIONE (1 giudizio)

COMUNE DI

OSPITALETTO

BANDI PER LA CONCESSIONE DI BORSE DI STUDIO

PER MERITO SCOLASTICO PER SOLI ITALIANI

LETTERA DI DIFFIDA + SEGNALAZIONE CASO ALL'UNAR E

ALLA PREFETTURA: modifica dei due bandi con estensione

degli stessi anche ai non cittadini italiani e riapertura dei

termini per la presentazione delle relative domande.

COMUNE DI

CASTELCOVATI

BANDI PER LA CONCESSIONE DI BORSE DI STUDIO

RISERVATE PER SOLI ITALIANI

LETTERA DIFFIDA + SEGNALAZIONE ALL'UNAR E ALLA

PREFETTURA; impegno pubblico del Sindaco a rivedere i

requisiti del bando; estensione dei bandi con riapertura dei

termini;

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42

COMUNE DI

BASSANO

BRESCIANO

- ORDINANZA SINDACALE CONTENENTE

DISPOSIZIONI PER L'ISCRIZIONE ANAGRAFICA DEI

CITTADINI STRANIERI: i cittadini stranieri per

ottenere l'iscrizione anagrafica sono tenuti a

dimostrare di essere in possesso di una idonea

sistemazione alloggiativa e di un reddito annuo;

- Bando assegnazione lotti per alloggi sociali che

prevede requisiti aggiuntivi per i cittadini stranieri;

LETTERA DIFFIDA + SEGNALAZIONE ALL'UNAR,

PREFETTURA, QUESTURA. Intervento dell'Unar e della

Prefettura nei confronti del Comune. Presentazione ricorso

contro l'ordinanza residenze e contro bando assegnazione

lotti per alloggi sociali che prevede requisiti aggiuntivi per i

cittadini stranieri; in sede di ricorso il Comune revoca

l'ordinanza e modifica il bando; il Comune viene

condannato comunque alle spese processuali;

COMUNE DI

RODENGO

SAIANO

BANDO PER LA CONCESSIONE DI BORSE STUDIO PER

SOLI ITALIANI

LETTERA DIFFIDA; revisione bando con estensione ai

cittadini dell'Ue ed ExtraUe;

DISTRETTO 12

di VALLE

SABBIA

BANDO PER L'EROGAZIONE DI BONUS PER ANZIANI

NON AUTOSUFFICIENTI E PER FAMIGLIE NUMEROSE:

richiesto il possesso della CARTA DI SOGGIORNO ai

cittadini stranieri

LETTERA UNAR, UFFICIO DI PIANO, COMUNITA'

MONTANA: diffida + richiesta parere Unar; intervento

Unar con parere; intervento da parte dell'UNAR con

parere; risposta della Comunità senza rettifica; Incontro

con la Comunità Montana;

COMUNE DI

VEROLANUOVA

Ordinanza per l’attuazione delle disposizioni

legislative generali in materia di iscrizione anagrafica

nel registro della popolazione residente e

disposizioni congiunte in materia igienico sanitaria e

di pubblica sicurezza

LETTERA DI DIFFIDA INVIATA AL COMUNE, ALL'UNAR, ALLA

PREFETTURA. Intervento dell'Unar e della Prefettura nei

confronti del Comune. Risposta Comune con impegno a

rettificare l'ordinanza; nuovo intervento UNAR;

presentazione ricorso; attesa esito ricorso; RICORSO

ACCOLTO.

COMUNE DI

OSPITALETTO

Deliberazione Consiglio Comunale n° 32 del

28.11.2005 "Piano socio-assistenziale e criteri

generali per l'erogazione dei servizi socio-

assistenziali": diritto di accesso ai servizi sociali del

comune solo per i cittadini stranieri con CARTA DI

SOGGIORNO

LETTERA DIFFIDA INVIATA AL COMUNE, ALL'UNAR, ALLA

PREFETTURA; intervento UNAR e Prefettura; richiesta al

Comune su eventuale rettifica o revoca della Delibera,

dopo intervento anche della Prefettura; ulteriore lettera di

diffida; lettera di sollecito; intervento della Prefettura;

lettera di sollecito; risconto comune con impegno ad agire;

riscontro della Prefettura; ulteriori sollecito; lettera della

Prefettura+impegno del comune ad un riscontro positivo

nel merito;

COMUNE DI

ROCCAFRANCA

Deliberazione C.C. N° 85 del 31.08.2009 (erogazione

di sostegno ai genitori di bambini che frequentano le

scuole materne parificate: per i cittadini stranieri è

richiesta la residenza in Italia di almeno 5 anni);

bando assegnazione alloggi per anziani, rivolto solo

ai cittadini italiani;

LETTERA DIFFIDA AL COMUNE + SEGNALAZIONE UNAR;

intervento UNAR; intervento da parte dell'UNAR con

relativo parere; presentazione ricorso; attesa esito ricorso;

ricorso accolto in toto; modificato il regolamento di

assegnazione degli alloggi per anziani, con eliminazione del

requisito della cittadinanza italiana e dei 10 anni di

residenza nel comune;

COMUNITA’

VALLE

CAMONICA

Bando per l'assegnazione di tre borse di studio per

attività di ricerca inerenti il patrimonio immateriale

della Valle Camonica, dal quale sono esclusi i

cittadini Extra-UE

LETTERA DI DIFFIDA; risposta da parte del Distretto

Culturale di Valle Camonica con sollecito ai Comuni

aderenti a modificare il bando;

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43

COMUNE DI

GHEDI

Regolamento comunale per la gestione degli alloggi

di via X Giornate e via Lapapasini, riservati ai soli

cittadini italiani

LETTERA DI DIFFIDA+ SEGNALAZIONE UNAR; risposta

UNAR con parere; segnalazione al Difensore Civico della

Regione Lombardia + risposta con parere; presentazione

ricorso; il Comune di Ghedi modifica il regolamento

eliminando il requisito della cittadinanza italiana, nelle

more dell'adozione della decisione da parte del tribunale

sede del ricorso; ulteriore intervento del Difensore Civico

della Lombardia; attesa esito ricorso; RICORSO ACCOLTO;

COMUNE DI

BRESCIA

- Bandi Bonus anziani 2010;

- Bandi Bonus anziani 2011 con gli stessi requisiti del

2010;

2010: Segnalazione Unar + Commissione Europea; attesa

pareri; parere UNAr; comunicazione da parte della

Commissione Europea dell'avvenuto avvio del

procedimento di verifica del contenuto del Bando Bonus

anziani; intervento Prefettura;

2011: nuova segnalazione all'UNAR+ Prefettura+

Commissione Europea;

Risposta del Comune di Brescia con impegno ad attenersi

alle osservazioni UNAR.

COMUNE DI

TRENZANO

BANDO ASSEGNAZIONE ALLOGGI SOCIALI con il

requisito dei 10 anni di residenza nel Comune, anche

non consecutivi

Segnalazione Difensore Civico della Regione Lombardia;

riscontro del Difensore Civico della Regione Lombardia;

POSTE

ITALIANE

Disciplinare vendita alloggi Lettera di diffida inviata alle POSTE + richiesta intervento

UNAR; presentazione ricorso per discriminazione; in

udienza retromarcia delle POSTE; proposizione di un nuovo

bando con i requisiti corretti;

COMUNE DI

PONTEVICO

Bando per l'erogazione del Fondo Comunale

straordinario per gli interventi di sostegno

economico a favore di persone in situazione di

disagio lavorativo; richiesta la Carta di Soggiorno e

periodo di residenza

LETTERA di DIFFIDA + segnalazione UNAR; parere UNAR;

richiesta di incontro dell'Amministrazione con il Presidente

della Fondazione; risposta del COMUNE con impegno a

rispettare la normativa in materia di assistenza sociale;

LEGA NORD-

ADRO

Esposizione di cartello con insulti indirizzati a

ROMANA GANDOSSI, esponente dello SPI-CGIL di

ADRO attiva nelle iniziative antidiscriminatorie

messe in campo dall'Amministrazione Comunale

Presentazione dei ricorso per discriminazione contro la

LEGA NORD in quanto il gesto si prefigura come atto

ritorsivo nei confronti della Sig.ra Gandossi quale

promotrice di attività a sostegno delle azioni

antidiscriminatorie agite ad ADRO. Ricorso accolto.

COMUNE DI

CASTELCOVATI

Bando per l'erogazione del contributo a favore degli

ultrasessantacinquenni residenti da 10 anni nel

comune

Segnalazione UNAR+Prefettura di Brescia; intervento

UNAR per l'eliminazione del requisito della residenza

decennale; riscontro della Prefettura di Brescia; sollecito

da parte dell'UNAR; secondo sollecito dell'UNAR; riscontro

del Comune di Castelcovati

PRESIDENZA

DEL CONSIGLIO

DEI MINISTRI

BANDO SELEZIONE VOLONTARI PER PROGETTI DI

SERVIZIO CIVILE per soli cittadini italiani

Segnalazione all’UNAR; ricorso; parere UNAR; ricorso

respinto; presentazione appello;

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44

COMUNE DI

BRESCIA

BANDO PER LA FORMAZIONE DI UNA GRADUATORIA

PER L'ASSEGNAZIONE A GIOVANI COPPIE

CONIUGATE DI 3 ALLOGGI UBICATI IN VIA PAITONE;

requisiti per l'ammissione al bando: 10 anni di

residenza in città per almeno uno dei componenti la

coppia e 10 anni di residenza di entrambi i

componenti in Lombardia;

Lettera di diffida + segnalazione UNAR+PREFETTURA;

segnalazione Difensore Civico della Regione Lombardia;

Risposta non favorevole dell'UNAR; riscontro positivo

Difensore Civico della Lombardia; richiesta chiarimenti

all'UNAR; riscontro Difensore Civico con allegata lettera

Comune di Brescia; invio all'UNAR della lettera del Comune

di Brescia per sollecitare un nuovo intervento; revisione

parziale dei requisiti di accesso al bando: da 10 a 5 anni di

residenza a Brescia da parte del Comune di Brescia con un

nuovo bando; riscontro dell'UNAR a sostegno delle

posizioni della Fondazione; mancata partecipazione ai

bandi e quindi mancata assegnazione degli alloggi; revoca

con delibera della Giunta Comunale del bando; riscontro

della Prefettura con lettera allegata del Comune di Brescia;

COMUNE DI

BAGNOLO

MELLA

DELIBERAZIONE G.C. N° 88 DEL 27.10.2011,

"Direttiva per l'attuazione delle disposizioni

legislative generali in materia di iscrizione nel

registro della popolazione residente con disposizioni

volte a tutelare le condizioni igienico sanitarie e la

pubblica sicurezza"

Lettera diffida+segnalazione UNAR+PREFETTURA; riscontro

del Comune con impegno a modificare la deliberazione;

modifica della delibera nella parte riguardante la

comunicazione di ospitalità;

COMUNE DI

ADRO

DETERMINAZIONE per la riassegnazione del

contributo affitti, prevista la ripetizione dei

contributi già erogati ai cittadini italiani e dell'Ue al

fine di erogare il contributo medesimo ai destinatari

del secondo bando

Ricorso al TAR con una diretta interessata; accoglimento

della richiesta di sospensiva; definitivo accoglimento del

ricorso;

COMUNE DI

CHIARI

Direttiva del Sindaco che non consente ai cittadini

extra-Ue senza pds le pubblicazioni per il matrimonio

e dispone l'obbligo della segnalazione degli stessi

all'autorità di pubblica sicurezza

Ricorso per discriminazione; ricorso accolto; riscontro post

della Prefettura; respinto dalla Corte di Appello il ricorso

presentato dal Comune di Chiari contro la prima decisione

del Tribunale.

UNIONE DEI

COMUNI della

VALLE del

GARZA

Avviso Pubblico per la formazione di una graduatoria

valevole ai fini dell'assegnazione in locazione presso

Villa Zanardelli di alloggi protetti destinati alle

persone anziane ultra 65nni

Lettera di diffida + segnlazione UNAR+Difensore

Civico+Prefettura; riscontro del Difensore Civico; riscontro

da parte dell'UNAR; revisione del bando con eliminazione

del requisito della cittadinanza italiana e dei 5 anni di

residenza per partecipare al bando, introduzione

dell'elemento premiale di 5 punti per periodi di residenza

superiore a 5 anni, riapertura dei termini per la

presentazione delle domande;

COMUNE DI

PUEGNAGO

Delibera G.C. n°23 del 15.03.2011 avente per

oggetto "Parere sulle procedure da seguire per

l'attuazione dell'iscrizione anagrafica nel registro

della popolazione residente e disposizioni congiunte

in materia igienico sanitaria e di pubblica sicurezza

Lettera di diffida + segnalazione UNAR e Prefettura;

richiesta della ordinanza da parte dell'UNAR al Comune;

seconda lettera UNAR; revoca degli effetti della delibera e

dell'ordinanza da parte del Sindaco;

COMUNE DI

ROCCAFRANCA

Bando assegnazione per la formazione della

graduatoria per l'assegnazione degli alloggi edilizia

convenzionata, che prevedeva come requisito

aggiuntivo per i cittadini stranieri la residenza in

Italia da almeno 5 anni

Lettera di diffida + segnalazione UNAR, DIFENORE CIVICO

REGIONALE, PREFETTURA; riscontro del Comune con ritiro

del provvedimento in autotutela

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45

COMUNE DI

BRESCIA + altri

Comuni della

Provincia di

Brescia

Richiesta di verifica su presunti abusi in materia di

gestione degli archivi anagrafici da parte del Comune

di Brescia e di altre amministrazioni locali della

provincia di Brescia

Esposto inviato alla PREFETTURA DI BRESCIA + per

conoscenza all'UNAR; riscontro della Prefettura su Comune

di Brescia (+ lettera Comune di Brescia); risposta alla

lettera della Prefettura e del Comune di Brescia;

ASL-BRESCIA ASL BRESCIA – Avviso pubblico per titoli e colloquio,

per il conferimento di incarichi libero professionali

ad Assistente Sanitario, dal 01.05.2012 fino al

31.12.2013, per lo svolgimento di attività legata al

"Progetto di riorganizzazione della rete degli

ambulatori MTS per l'ottimizzazione dell'offerta del

test HIV"

Lettera di diffida all’ASL + segnalazione UNAR; intervento

dell'UNAR per la modifica dell'avviso pubblico; riscontro

dell'ASL con la decisione di modificare il regolamento per il

conferimento di questo tipo di incarichi e a rettificare ed a

riaprire i termini dell'avviso; ASL modifica il regolamento

predetto e l'avviso con riapertura dei termini per la

presentazione delle domande

COMUNE DI

SIRMIONE

AVVISO PUBBLICO PER LA FORMAZIONE DI

GRA¬DUATORIA PER L'ACQUISIZIONE DI ALLOGGIO

DI EDILIZIA CONVENZIONATA DA REALIZZARSI

EN¬TRO P.R. —EX KURSAAL — Ambito n. 15 ANNO

2012, rivolto ai cittadini extra-Ue residenti in Italia da

almeno 5 anni e che hanno svolto una attività di

lavoro stabile per lo stesso periodo nel Comune di

Sirmione; 10 anni di residenza continuativa nel

Comune di Sirmione per tutti i partecipanti al bando;

Lettera di diffida + UNAR+Difensore Civico + Prefettura;

seconda lettera di diffida per il terzo bando dai contenuti

simili; riscontro dell'UNAR a sostegno della Fondazione;

adozione di un quarto bando nel quale vengono eliminati i

requisiti espressamente previsti per i cittadini extra-Ue ( 5

anni di residenza e di lavoro), rimane il requisito dei 10

anni di residenza continuativa per tutti; nuova

segnalazione all'UNAR; intervento della Prefettura;

riscontro UNAR; riscontro Comune con presa d’atto di

quanto segnalato con Ns segnalazione e con l’intervento

dell’UNAR;

COMUNE DI

CHIARI

Iscrizione anagrafica cittadini stranieri – Direttiva del

Sindaco

Lettera di diffida + segnalazione UNAR + Prefettura di

Brescia; intervento dell'UNAR a sostegno; 3 solleciti Unar;

nuova richiesta di accesso atti rivolta all'URP e al Difensore

Civico di Chiari + richiesta intervento Prefettura; intervento

Prefettura con sollecito

NAVE SERVIZI

srl

- "Bando di concorso pubblico per titoli ed esami per

l'assunzione di un 'farmacista collaboratore' a tempo

determinato in sostituzione di maternità", con

scadenza il 24.04.2012, con esclusione dei cittadini

extra-Ue;

- "Bando di concorso pubblico per titoli ed esami per

l'assunzione di un “commesso/a di farmacia", rivolto

solo a cittadini italiani;

Lettera diffida Nave Servizi + Sindaco di Nave +

segnalazione UNAR; intervento dell'UNAR a sostegno;

modifica dei bandi e riapertura dei termini per la

presentazione delle domande di partecipazione; riscontro

da parte della Nave Servizi srl;

COMUNE DI

BRESCIA

Delibera G.C. 733-2011 - Comunicazione in merito ai

matrimoni dei cittadini stranieri extracomunitari a

Brescia. Indirizzi operativi a seguito della sentenza

della Corte Costituzionale n. 245 del 20 luglio 2011.

Lettera diffida Sindaco Comune di Brescia+ UNAR +

Prefettura; riscontro positivo dell'UNAR; sollecito inviato al

Sindaco del Comune di Brescia per la revoca della Delibera;

riscontro del vicesindaco; nuova lettera di diffida; ulteriore

riscontro da parte del Vicesindaco

COMUNE DI

RONCADELLE

Quota di assunzione di lavoratori presso il Centro

Commerciale Mela 2000, riservata ai residenti nel

Comune di Roncadelle e limitrofi — Normativa

Regionale

Lettera di diffida al Sindaco del Comune di Roncadelle;

risposta del Comune; nuova lettera di diffida

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46

COMUNE DI

VEROLANUOVA

Direttiva idoneità alloggio: ospitalità subordinata agli

esiti dell'idoneità alloggio; possibilità che

quest'ultima possa incidere sul procedimento di

iscrizione anagrafica; parametri regionali anziché

nazionali per la determinazione dell'idoneità

dell'alloggio;

Lettera di diffida inviata al Sindaco di Verolanuova +

segnalazione all'UNAR e alla Prefettura; revoca della

Direttiva da parte del Comune di Verolanuova;

CAST ALIMENTI Corso di formazione riservati ai cittadini italiani Lettera diffida; risposta della Cast Alimenti con

eliminazione del requisito della cittadinanza italiana per

partecipare ai corsi di formazione;

CENTRO

LINGUISTICO

CULTURALE

“SAN

CLEMENTE”

Condizione differenziate tra cittadini e cittadini non

italiani per accedere al pagamento rateale dei costi

per l'iscrizione ai corsi

Lettera di diffida; intervento dell'Unar; riscontro del San

Clemente, con modifica delle condizioni per accedere al

pagamento rateale di costi per l'iscrizione ai corsi.

COMUNE DI

GAVARDO

Ordinanza n° 166/2010 con oggetto "disposizioni in

materia igienico-sanitaria, incuria e degrado degli

alloggi adibiti ad abitazione e disposizioni circa

l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana"

Lettera di diffida; riscontro del Comune nel quale si

afferma che l'ordinanza aveva validità di 18 mesi e che non

è stata reiterata; risposta UNAR con parere; intervento

della Prefettura con richiamo ad attenersi al contenuto

della circolare del Mininterno n° 1/2013, per le prossime

decisioni in materia.

COMUNE DI

ADRO

APPOSIZIONE DA PARTE DELL'AMMINISTRAZIONE

COMUNALE DI CIRCA 700 SIMBOLI DEL COSIDDETTO

"SOLE DELLE ALPI" NEL PLESSO SCOLASTICO DI ADRO

RICORSO PER DISCRIMINAZIONE A TUTELA DELLE

CONVINZIONI PERSONALI DEI LAVORATORI PRESENTATO

DALLA CAMERA DEL LAVORO-CGIL di BRESCIA e dalla FLC-

BRESCIA: due gradi di giudizio con esito positivo +

procedimento giudiziario per l'esecuzione della prima

ordinanza del giudice finalizzata alla rimozione dei simboli

"Sole delle Alpi" - rimozione dei simboli

COMUNE DI

BRESCIA

BANDO RILEVATORI CENSIMENTO + DELIBERA "LINEE

GUIDA CENSIMENTO", previsto esclusivamente per

cittadini italiani

Lettera di diffida di ASGI e FONDAZIONE PICCINI +

segnalazione UNAR; parere UNAR + ulteriore intervento;

presentazione ricorso per discriminazione da parte della

CGIL di Brescia; rettifica del bando rilevatori e della

delibera "Linee Guida" da parte del Comune il giorno prima

dell'udienza, con riapertura dei termini del bando;

comunicazione del Comune relativa al nuovo bando e alla

nuova delibera;

COMUNE DI

CHIARI

BANDO RILEVATORI CENSIMENTO previsto

esclusivamente per cittadini italiani

UNAR; parere UNAR; presentazione ricorso per

discriminazione da parte della CGIL di Brescia; intervento

della Prefettura; attesa conclusione procedimento in cui è

coinvolta la sola CGIL-BRESCIA; ricorso CGIL respinto;

presentazione nuovo ricorso da parte della FONDAZIONE

PICCINI+ASGI; ricorso FONDAZIONE + ASGI accolto

MINISTERO

INTERNO

REGOLARIZZAZIONE-EMERSIONE 2009 — circolare

Ministero dell'Interno

Ricorso per discriminazione presentato da

ASGI+FONDAZIONE PICCINI+CGIL-BRESCIA; ricorso

respinto.

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47

Contenuto contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

520

247

149118

42 4183

4928

111

32

Contenuto accordi per GRUPPI

Contributi eagevolazioni tariffe

Servizi Domiciliari Servizi AssistenzaliTerritoriali

Servizi Tempo LiberoCultura

Serviziresidenziali

Sicurezza Relazioni Sindacali Programmazione

Informazione Cittadini Fiscalità locale Misure anticrisi

71

44

16

41

91

9

25

13

4047

33

87

3

1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie

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48

Adi Altri servizi

domiciliari:

consegna

certificati e

analisi a

domicilio-Filo

d'argento

Pasti a

domicilio

Sad Telesoccorso Vaucher

920

65

7970

4

2 Servizi domiciliari

21

12

25 5

8

32

64

3 Servizi assistenziali territoriali

38

853

19

4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero

Centro diurno-Sociale

Cultura-Università della

terza età

Cure termali- Soggiorni

climatici

Tempo libero- Attività

motorie-Orti

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49

1

6

20

15

5 Servizi residenziali

Case protette- CSE

Comunità alloggio

Minialloggi-Residenze

anziani-Redidenze

RSA

21

20

6 Sicurezza

Barriere

architettoniche

Vigili di quartiere-

Sicurezza stradale-

Consorzi fra comuni

2

20

9

18

8 Programmazione

Osservatorio- Consulta-Analisi dei

bisogni-Prevenzione-626-Formazione

badanti

Piano di zona territoriale

Piano socio assistenziale comunale-Leggi

di settore-Politiche giovanili-Incidenza

spesa sociale sul bilancio

Sostegno associazionismo-Volontariato-

Servizio civile- lavoratori in mobilità

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50

Carta dei servizi Informazione ai cittadini

0

28

9 Diritti e informazione dei cittadini

29

27

6

18

31

10 Fiscalità locale

Addizionale Irpef

IMU

Patti antievasione

Soglia esenzione

addizionali

Tarsu

Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi

83

0

32

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

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51

CDLT di Como

Il comprensorio di Como con i suoi 160 comuni si colloca al terzo posto in regione per numero comuni, al sesto per

abitanti e al settimo per iscritti alla Cgil. Circa l’80% dei comuni, per l’esattezza, 129, hanno meno di 5.000 abitanti. In

quest’area si colloca il 39,5% degli abitanti della provincia (234.359).

N° Comuni %

45

28,1

58

36,326

16,326

16,3

2 1,33 1,9

160

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

23.374

107.968

103.017

183.823

27.961

146.361

592.504

Abitanti x dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

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52

3,9

18,2

17,4

31,0

4,7

24,7

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

N° Comuni %

13

40,6

10

31,3

8

25,0

1 3,1

32

100

Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Totale

29.673

41.146

64.433

16.546

151.798

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Totale

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53

Appunti emersi nell’incontro

Lo sviluppo della contrattazione sociale nel comprensorio risente, in particolare, di una forte frammentazione dei

comuni per la stragrande maggioranza di piccole dimensioni.

Non esiste sul territorio la presenza organizzata dell’Anci (associazione nazionale comuni Italia; inoltre da 4 anni la

provincia è commissariata e svolge solo funzioni burocratiche.

Tutto ciò mette in evidenza l’assenza di interlocutori istituzionali in grado di coordinare e razionalizzare l’azione

d’intervento sociale, rendendo difficile il confronto e la sottoscrizione di accordi.

La contrattazione sociale è gestita generalmente dallo SPI su delega della Cdl territoriale, tranne nei confronti del

comune di Como, e di alcuni comuni di medie dimensioni come Cantù, Erba etc. in cui interviene la confederazione in

prima persona.

Le linee guida per la contrattazione vengono predisposte dalle segreterie del sindacato pensionati di Cgil-Cisl-Uil; Si è

cercato, nel tempo, di coinvolgere anche le categorie dei lavoratori attivi con pochi riscontri positivi.

Le linee guida vengono presentate nelle assemblee di lega e successivamente inviate ai comuni e agli altri interlocutori

istituzionali con la richiesta di incontri.

Non sempre gli incontri con le Istituzioni ai vari livelli si concludono con la sottoscrizione di un accordo; la firma degli

accordi da parte dei sindacati pensionati è rappresentativa di tutta la confederazione.

40,6

31,3

25,0

3,1

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

32

151.798

25,62 20,00

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale cittadini e

comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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54

LINEE GUIDA CONTRATTAZIONE SOCIALE 2013

CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE

La presente scheda illustra, per aree tematiche di intervento, le proposte che intendiamo avanzare nei confronti delle istituzioni locali per tutelare e migliorare la condizione degli anziani e di tutti i cittadini, nella convinzione che ciò serva anche ad una più efficace e riconosciuta azione sociale delle stesse istituzioni.

CONDIZIONE

ANZIANI E NON

AUTOSUFFICIENZA

→ ASL → Dimissioni protette-Posti letto per cure intermedie-A.D.I.

→ Dotazioni risorse-Regole-Accreditamenti-Servizi territoriali

→ PIANI DI ZONA →

P.A.I.-Segretariato sociale-Voucher assistenza domiciliare-bonus sociali badanti

Integrazione sociosanitaria-Più servizi domiciliari e loro qualità-Criteri più uniformi per bonus e voucher

→ COMUNI →

S.A.D.-Trasporto-pasti a domicilio-Telesoccorso-Assistenza economica-Soggiorni vacanze-Ricoveri-Educazione adulti-Volontariato-Bilancio sociale

Estensione servizi-Tenuta e incremento spesa sociale-Percentuale di compartecipazione ai servizi a domanda individuale-Regolamenti Isee

→ RSA →

Rette-Servizi a disposizione e qualità assistenza-Ricoveri temporanei-Centri diurni

→ Congelamento rette-Funzionamento-Rapporti col territorio

→ PROVINCIA →

Osservatorio anziani-Appalti in campo sociale-Badanti-Omogeneità 328

Formazione e omogeneità diritti in relazione pdz-Albo e formazione badanti-Criteri verifica appalti sociali

FISCALITA' LOCALE

E TARIFFE → COMUNI

→ Addizionale IRPEF → Congelamento e ove possibile riduzione-Esenzione redditi inferiori a 12.000 €

→ T.A.R.S.U. →

Regolamenti e criteri di calcolo non solo su m2-Esenzione per famiglie con ISEE MENO 8.500 €

→ Acqua → Esenzione o tariffe minime su base ISEE

SICUREZZA

PREVENZIONE → COMUNI →

Vigilanza-Non solitudine-Mobilità-Prevenzione

Iniziative di sensibilizzazione chiarimento prevenzione-Volontariato-Vigile di quartiere-Luoghi di socialità

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55

ALTRI TEMI E OBBIETTIVI DELLA NEGOZIAZIONE DI INTERESSE GENERALE

CRISI

ECONOMICA E

DISAGIO SOCIALE

→ COMUNE →

Fondo comunale per sostegno al reddito-Accordi con banche per anticipi CIG e facilitazioni mutui

Riduzione o sospensione provvisoria pagamento tariffe servizi sociali-ISEE attualizzata

DIRITTO ALLO

STUDIO E SERVIZI

EDUCATIVI PER

L'INFANZIA

COMUNE

Estensione Asili nido Servizi mensa, trasporto, sussidi economici-Edilizia scolastica

Partecipazione al costo secondo indicatore ISEE- Buoni libri, borse di studio, ecc.-Manutenzione edifici, messa in sicurezza ecc.

PROVINCIA

DISABILITA' ED

EMARGINAZIONE →

PDZ

Servizi dedicati di natura educativa e socio ass.li Integrazione dei servizi socio/sanitari

Sostegno alle famiglie. Buoni sociali, Voucher sanitari. Eliminazione Barriere architettoniche, borse lavoro. Strumenti Consortili di gestione, tra Comuni

(ASL)

COMUNI

CASA E

GOVERNO DEL

TERRITORIO

→ COMUNE →

Piani di Edilizia Agevolata e sovvenzionata. Recupero aree e zone degradate. Fondo sostegno Affitti

Piani Edilizia popolare. Piani E.R.P.; F.S.A. Ruolo Aler. Gestione patrimonio residenziale Comunale

AMBIENTE E

RISPARMIO

ENERGETICO

→ COMUNE →

Predisposizione interventi e normative incentivanti il risparmio energetico

→ Raccordo con le normative regionali e provinciali

In tema di politica sociale posta in essere dalle diverse Istituzioni, è inoltre fondamentale verificare i nessi e le integrazioni tra i diversi soggetti e gli strumenti preposti alla organizzazione e gestione dei servizi sanitari e assistenziali, al fine di garantire sull'intero territorio una reale integrazione dell'assistenza alla persona.

Nel 2013 la contrattazione sociale nel territorio, a differenza del passato, ha subito una fase di rallentamento a cui è

necessario porre rimedio con una azione di rilancio per il futuro.

Nel 2013 si sono realizzati circa 32 accordi con i comuni; purtroppo l’azione è concentrata in una sola parte della

provincia di Como, quella ad ovest, nella zona ad est si è registrato una forte difficoltà della nostra azione e non si

registrano accordi significativi.

I comuni del lago da sempre non sono predisposti a fare protocolli d’intesa in materia sociale.

Tra le cause della difficoltà incontrate dobbiamo segnalare il difficile rapporto con la Cisl della provincia di Como che,

oltre a non rendersi disponibile al confronto, è organizzata sul territorio in modo differente rispetto alla Cgil, essendosi

unificata con la Cisl di Varese.

Per quanto riguarda il rapporto con ASL, si sviluppano incontri periodici che producono semplici verbali di riunione. In

particolare gli incontri si svolgono per discutere le ricadute sul territorio degli accordi fatti con la regione Lombardia,

gli ultimi riguardano i 3 accordi sul fondo non autosufficienza, fondo famiglia, fondo nazionale politiche sociali che

hanno decentrato a livello territoriale le risorse, nonché quelli aperti anche ad altri attori sociali su conciliazione e

welfare.

La provincia di Como è suddivisa in 8 piani di zona che hanno un effetto dispersivo e inconcludente nell’azione

coordinata sulle politiche sociale; infatti solo in 4 ambiti si aprono confronti periodici.

Esiste un potenziale scontro tra interessi della città e quella dei comuni più piccoli di riferimento dei piani di zona.

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56

Manca un forte ruolo di coordinamento e programmazione dei diversi piani di zona; in passato ha funzionato un tavolo

dedicato a questo scopo che oggi non riesce più ad attivarsi.

Nel Comune di Como è stata formalizzata una consulta dei servizi sociali che svolge attività propositiva per la

predisposizione di piani di zona per:

• adulti in difficoltà

• immigrati

• minori

• disabili Purtroppo l’azione di questa consulta produce più problemi di duplicazione dei confronti rendendo defatigante e

inconcludente l’azione negoziale sui diversi tavoli, in quanto, le stesse istituzioni, hanno figure diverse che si occupano

delle stesse materie nella Consulta, nelle Asl, nei Comuni, alimentando complicazioni e incomprensioni.

Si segnalano alcuni ricerche, convegni e accordi fatti ritenuti qualificanti nell’ultimo biennio come:

• accordo su welfare territoriale sottoscritto con Confindustria locale, in seguito ad una ricerca sui bisogni dei lavoratori

• accordo su costituzione portale per immigrati e formazione per operatori socio-sanitari sull’immigrazione

• convegno su non autosufficienza, RSA e servizi domiciliari

• accordo su sostegno psicologico ai lavoratori in seguito alla crisi con Confindustria, Confcooperative, Azienda Ospedaliera ecc. e apertura di uno sportello presso l’Azienda Ospedaliera Sant’Anna

• Seminario su Salute mentale ed OPG con Azienda Ospedaliera, ASL, Associazioni del Terzo settore e dei familiari, Magistrati ecc.

• Seminario per il rilancio della Città della Salute nell’area dismessa del vecchio ospedale

• convegno e ricerca su evasione fiscale nel territorio

Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

5647

86

1827

1322

138

69

8

Contenuto accordi per GRUPPI

Contributi economici-

Agevolazioni tariffarie

Servizi Domiciliari

Servizi Assistenzali

Territoriali

Servizi ricreativi culturali-Tempo Libero

Servizi

residenziali

Sicurezza

Relazioni Sindacali Programmazione

Informazione Cittadini Fiscalità locale

Misure anticrisi

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57

1

13

5

1

13

4

8

11

Acqua potabile Contributo affitto Rette RSA Reddito minimo

d'inserimento.

Minimo vitale

Interventi contro la

povertà estrema

Tarsu Buoni di servizio.

Assegni di cura.

Borse lavoro e di

studio. Prestiti

d'onore. Acquisto

1^ casa giovani

copie. Contributo

badanti

ISEE

1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie

4

1615

10

2

Altri servizi domiciliari:

consegna certificati e analisi

a domicilio-Filo d'argento

Pasti a domicilio Sad Telesoccorso Vaucher

2 Servizi domiciliari

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58

1210

13

6

18

1215

3 Servizi assistenziali territoriali

8

1

8

1

4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero

Centro diurno-

Sociale

Cultura-

Università della

terza età

Cure termali-

Soggiorni

climatici

Tempo libero-

Attività

motorie-Orti

21

4

2

18

Case protette- CSE Comunità alloggio Minialloggi-Residenze

anziani-Redidenze

Ricoveri di sollievo RSA

5 Servizi residenziali

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59

1

12

6 Sicurezza

Barriere

architettoniche

Vigili di quartiere-

Sicurezza stradale-

Consorzi fra comuni

Piano di zona territoriale Sostegno associazionismo-

Volontariato-Servizio civile- lavoratori

in mobilità

9

4

8 Programmazione

Carta dei servizi Informazione ai cittadini

1

7

9 Diritti e informazione dei cittadini

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60

20

21

4

9

15

10 Fiscalità locale

Addizionale Irpef

IMU

Patti antievasione

Soglia esenzione

addizionali

Tarsu

Relazioni

Sindacali

Tariffe Misure anticrisi

22

0

8

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

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61

CDLT di Cremona

La provincia di Cremona conta 115 comuni di cui circa il 90 % (103 su 115) con meno di 5.000 abitanti. Quasi il 48 %

della popolazione è residente in comuni di piccole dimensioni.

N° Comuni %

3328,7

54

47,0

16 13,99 7,8

1 0,92 1,7

115

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

20.087

92.904

59.409

68.454

15.265

105.693

361.812

Abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

5,6

25,7

16,418,9

4,2

29,2

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

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62

N° Comuni %

3

18,8

7

43,8

2

12,5

2

12,5

16,3

16,3

16

100

Numero e percentuale comuni con accordo per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

1.756 11.715 7.127

16.887

15.265

72.137

124.887

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

1,4

9,4

5,7

13,5

12,2

57,8

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

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63

Appunti emersi nell’incontro

Da qualche anno la contrattazione sociale e territoriale ha assunto una centralità confederale partendo dall’obiettivo

politico di integrare i diritti del lavoro con i diritti sociali per evitare la contrapposizione in materia di costi dei servizi

tra costi contrattuali e aumento tariffe dei servizi da scaricare sui cittadini, ma soprattutto per avviare, all’interno delle

strutture pubbliche e private che erogano funzioni pubbliche, un filo conduttore tra contrattazione aziendale

sull’organizzazione del lavoro e la modalità migliore dell’erogazione dei servizi ai cittadini.

Per fare questo si è costruito un rapporto positivo e costante tra la confederazione e le categorie interessate al welfare,

SPI, FP, FLC, insieme all’AUSER.

Il lavoro tra CDL con Spi-Fp-Flc e Auser si è strutturato ed è diventato costante all’interno di un “laboratorio”,

configuratosi come luogo di discussione, informazione/formazione comune.

Ultimamente si è allargata la partecipazione anche ai servizi Inca ed Immigrati.

Questo rapporto positivo ha prodotto un patto interno tra questi soggetti che individua le priorità della Cgil di Cremona

per la contrattazione sociale e territoriale.

Dal patto interno del ottobre 2009

----“La camera del lavoro, lo SPI, la FLC CGIL e la FP CGIL di Cremona, concordano quanto segue:

1. di costruire una piattaforma per la negoziazione e la concertazione sociale di territorio, confederale, che costituisca riferimento politico e nel contempo presupposto operativo per un’attività negoziale puntuale e ricorrente condividendo un comune protocollo di intenti, strumento indispensabile per il raggiungimento di obiettivi comuni.

2. proprio per le caratteristiche sopra individuate, si concorda che la Confederazione costituisca il luogo di coordinamento delle politiche sociali e della contrattazione sociale di territorio.

3. lo SPI, la FP CGIL, e la FLC CGIL in piena autonomia, continueranno nella loro attività di negoziazione sociale il primo, di contrattazione aziendale e di scuola le altre, in armonia con le linee di contrattazione territoriale proposte e condivise congiuntamente con la Confederazione;

4. qualora al tavolo della negoziazione sociale fossero poste dalle controparti contenuti e materie proprie di altri interlocutori, lo SPI si impegna ad informare e coinvolgere per le valutazioni di competenza i soggetti interessati.

5. di avviare percorsi di formazione comuni per gli attori della negoziazione, al fine di rendere realizzabile una crescita ed un approfondimento condiviso sugli argomenti e gli strumenti propri della negoziazione sociale.

6. di individuare interventi mirati nelle RSA tesi al contenimento delle rette e al costante perseguimento dell’innalzamento della qualità del servizio, nel rispetto delle attuali condizioni contrattuali dei dipendenti.

7. di continuare il percorso delineato dal documento sottoscritto con le centrali cooperative da CGIL; CISL e UIL al fine di pervenire ad un accordo che vincoli, nel nostro territorio, alla pubblicazione di appalti rispettosi dei C.C.N.L..

16

124.887

34,52 13,91

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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64

8. di rafforzare attraverso la contrattazione sociale, l’affermarsi di una cultura della prevenzione, che si concretizzi nei luoghi di lavoro, in azioni concrete per la salvaguardia della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori come degli utenti dei servizi.

9. di sostenere le politiche dell’istruzione, per la formazione permanente e l’educazione degli adulti, decisive per fornire ai cittadini i necessari saperi e quelle competenze utili per muoversi con più forza nella società e nel mercato del lavoro, per essere utili a sé e agli altri, per vivere con consapevolezza la propria cittadinanza.

10. di condividere unitariamente politiche attive del lavoro concretamente legate alle prospettive di sviluppo del territorio, superando, attraverso linee di indirizzo condivise con tutti gli interlocutori a partire dalle associazioni datoriali, la straordinaria criticità creata dal sistema delle doti ammortizzatori sociali, che rende impossibile collegare l’offerta alla domanda, creando altresì una incomprensibile concorrenza tra operatori senza produrre risultati funzionali allo sviluppo del territorio. Ma soprattutto si vanifica un importante investimento di denaro pubblico, che doveva invece essere messo al servizio delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti nella crisi e risultare funzionale alla ripresa economica delle imprese.

11. di implementare gli interventi sulla formazione (a partire dai temi legati alla sicurezza), quale strumento insostituibile sia per accrescere le competenze e le professionalità di tutto il quadro dirigente della CGIL, attivisti, delegati e funzionari, che come opportunità per scoprire nuove risorse su cui investire. Si conviene quindi di contribuire alla definizione di un piano formativo della Camera del Lavoro di Cremona in cui far confluire le singole iniziative delle categorie e dello SPI, al fine di ottimizzare e condividere contenuti e risorse.

12. di consolidare il metodo di lavoro del laboratorio, proseguendo l’esperienza avviata sulla contrattazione di qualità, nella convinzione che esso permette la socializzazione delle esperienze, la costruzione collettiva dei percorsi e la verifica delle loro ricadute sul territorio.

13. Infine si conviene di avviare, sulle relative tematiche, un percorso puntuale di confronto con il Terzo Settore ed in particolare con l’Auser Provinciale. “-----

Il primo obiettivo individuato dal Patto interno è stato quello della costruzione di una Piattaforma condivisa all’interno

della Camera del Lavoro.

Il percorso ha visto un impegno collettivo di confederazione e categorie, durato più di un anno, che ha visto

l’organizzazione di un seminario di approfondimento e di un direttivo della Camera del Lavoro che ha approvato la

piattaforma in data 21 marzo 2011.

La piattaforma confederale è omnicomprensiva di tutte le materie oggetto della contrattazione sociale e territoriale

(sono escluse per il momento solo quelle relativa alle politiche industriali in senso manifatturiero e politiche sulla

grandi infrastrutture materiali).

Successivamente la piattaforma CGIL è stata sottoposta a CISL e Uil diventando piattaforma unitaria.

La piattaforma diventa quindi strumento unitario di confronto con tutti gli stakeolders del territorio.

In base alle diverse dimensioni e competenze del interlocutore Istituzionale, le specifiche richieste inserite in

piattaforma possono essere più o meno articolate e dettagliate.

Estratto dalla piattaforma unitaria 2013:

---------Al centro dell’azione sindacale intendiamo mettere le persone, come soggetti protagonisti del proprio sviluppo,

come persone da accompagnare, orientare e tutelare con un approccio volto al rispetto della loro soggettività e alla

salvaguardia dei diritti di cittadinanza.

Ribadiamo i punti fermi:

Il sindacato, tra lo smantellamento del welfare in atto ed improbabili rigidità e legittime nostalgie; partendo dai problemi a cui vogliamo dare risposta, adotta la severità delle analisi e la rigorosità delle proposte, domandandosi quale assetto organizzativo è il migliore ed investendo nella risorsa delle reti sociali del territorio e sulla qualità della vita quotidiana. • Acquisisce una lettura dello sviluppo che consenta di valutare le azioni da intraprendere sul territorio, andando oltre i criteri dell’emergenza dettati dalla crisi o di utilità e di reddito

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65

Il sindacato sceglie di essere:

• promotore di connessioni tra i vari interlocutori, • attivatore di quotidiane negoziazioni, • sperimentatore di un nuovo ruolo di costruttore di contesti di dialogo tra diversi punti di vista e diversi saperi, • modificatore del proprio agire, nell’approccio ai problemi, negli stili relazionali ma soprattutto nelle prefigurazioni organizzative. Le linee che guideranno le azioni sindacali per la realizzazione degli obiettivi della contrattazione sociale saranno:

- la conciliazione come armonizzazione dei tempi della vita, del lavoro e del non lavoro, della persona e delle comunità;

- le pari opportunità come costruzione delle condizioni per lo sviluppo delle capacità di ognuno

- la lotta alla precarietà della vita perché ogni persona possa progettare il suo futuro a partire dal diritto al lavoro

- la legalità come cultura dell’agire nel rispetto della libertà degli altri

- la riaffermazione del ruolo dei Soggetti pubblici nella programmazione, nella pianificazione e nel controllo territoriale

dei servizi.

Le proposte del sindacato sono orientate principalmente al recupero di risorse da destinare alla concertazione sociale

territoriale per interventi a sostegno del reddito dei pensionati e delle categorie fragili.

Si ritiene quindi necessario confrontarci sui seguenti obiettivi e possibili azioni negoziate:

EQUITA’ E FISCO

OBIETTIVI AZIONI

Raggiungere equità e

solidarietà nella fiscalità

locale

• definire una soglia di esenzione relativa all’addizionale comunale

• prevedere progressività del prelievo fiscale prevedendo esenzioni e agevolazioni a favore dei redditi da lavoro dipendente e assimilato e da pensioni

• revisionare l’ISEE nei servizi a domanda individuale affinché ogni cittadino abbia una tariffa personalizzata e più equa che tenga conto del reddito reale e del patrimonio (ISEE LINEARE), ricercando anche soluzioni appropriate per coloro che subiscono riduzioni del reddito (CIG/mobilità/perdita di lavoro) facendo riferimento ai redditi effettivamente percepiti nell’anno di richiesta

• monitorare il sistema rette/tariffe per i servizi a domanda individuale al fine di migliorare l’accesso, la qualità e per contenere gli aumenti

• individuare le corrette modalità di applicazione delle tasse/tariffe (IMU, TARES) allo scopo di tutelare la popolazione socialmente più fragile

NUOVE ECONOMIE

OBIETTIVI AZIONI

Intervenire sulla spesa per

limitare gli sprechi e trovare

nuove economie

• favorire le gestioni associate e le unioni fra i comuni, in special modo quelli di minori dimensioni per raggiungere nuove economie di scala, migliorando responsabilità e trasparenza, sollecitando uno snellimento dell’amministrazione generale, ampliando e perfezionando servizi a

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66

tariffe più convenienti (mense scolastiche, servizi domiciliari, SAD anziani – disabili -minori, trasporti, rifiuti, sicurezza)

• sostenere investimenti sulla raccolta differenziata al fine di una applicazione tariffaria rispondente anche alla reale produzione di rifiuti

• mantenere il controllo delle tariffe dei servizi produttivi (aziende partecipate)

• promuovere un osservatorio sull’andamento dei prezzi

EVASIONE FISCALE

OBIETTIVI AZIONI

Recuperare l’evasione fiscale

e contributiva

• sottoscrivere protocolli anti-evasioni e protocolli sociali (L. 133/08 e successive modifiche ed integrazioni) vincolandone l’utilizzo per interventi sociali

QUALITA’ DELLA VITA

OBIETTIVI AZIONI

Migliorare la qualità della

vita dei cittadini attraverso

una nuova progettualità

locale

• realizzare la conciliazione di vita della persona con la realtà territoriale circostante (trasporti/ambiente/salute/lavoro)

• favorire la formazione permanente per dare dignità e protagonismo sociale ai cittadini di tutte le età

• Promuovere la cultura e il turismo sostenibile

• Sviluppare l’utilizzo di energie alternative nella logica di una razionalizzazione dei consumi ed un miglioramento delle condizioni ambientali e di salute

Migliorare qualità e

diffusione dei servizi socio-

assistenziali

• Dare informazione ai cittadini sui servizi e sulle procedure per accedervi

• Valutare la congruità e l’implementazione dei servizi esistenti (ADI – SAD – distribuzione pasti – telesoccorso…..) in raccordo con i soggetti territoriali preposti (ASL – Ufficio di Piano – no profit)

Diffondere la qualità negli

ambienti di lavoro e rispetto

della legalità nel sistema

degli appalti

• implementare la contrattazione aziendale del benessere lavorativo utilizzando lo strumento della conciliazione e delle pari opportunità

• inserire il protocollo etico CGIL CISL UIL nei capitolati di appalti

• inserire indicatori di qualità nei servizi forniti, negli appalti e negli accreditamenti

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67

POLITICHE ABITATIVE

OBIETTIVI AZIONI

Sviluppare politiche abitative

per migliorare

disponibilità, sicurezza e

agibilità

• provvedere all’analisi del bisogno abitativo

• prevedere aumento di abitazioni disponibili con interventi di restauro e manutenzione degli immobili ERP , abbattimento barriere architettoniche, creazione di alloggi protetti

• stipulare convenzioni con tecnici per verifica caldaie e impianti

• favorire azioni per famiglie sfrattate o in emergenza abitativa o in particolari difficoltà economiche

• individuare nei piani di servizio comunale, aree destinate all’EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA

SCUOLA E TERRITORIO

OBIETTIVI AZIONI

Raggiungere e mantenere la

sicurezza negli edifici

scolastici

• richiedere una puntuale rilevazione dello stato degli edifici scolastici da parte dell’Ente Locale con la verifica della cubatura delle aule in ragione del numero degli alunni

• impostare un piano di adeguata manutenzione degli edifici al fine di renderli sicuri per studenti ed operatori e garantirne la conservazione e la funzionalità

Potenziare i tempi di

apertura della scuola per

favorire il diritto allo studio,

facilitare il lavoro femminile

e migliorare il dialogo e la

convivenza civile

• prevedere l’apertura tutto l’anno delle strutture scolastiche almeno sino alle ore 18 per realizzare progetti finanziati per attività ludiche, culturali, ricreative, di recupero degli svantaggi scolastici.

• Attivare servizi di mensa scolastica e di pre/post scuola

• Potenziare l’offerta di asili nido e di scuole dell’infanzia

Sostenere il percorso

universitario

• Attivare politiche di sostegno economico degli studenti universitari residenti, considerando la situazione economica famigliare

• Prevedere contributi per l’acquisto di libri, per spese di viaggio e di alloggio

• Attivare azioni per ridurre il numero degli abbandoni anticipati

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68

SICUREZZA

OBIETTIVI AZIONI

Tutelare la sicurezza dei

cittadini e dell’ambiente in

cui vivono

• Organizzare azioni di vigilanza (con attenzione a particolari zone o quartieri periferici) attraverso l’aumento di illuminazione, la predisposizione di telecamere, presenza di polizia locale o vigili di quartiere

• Attivare campagne informative antitruffa

• Provvedere alla manutenzione di parchi e giardini e loro arredi, alla segnaletica orizzontale e verticale, alla sicurezza dei marciapiedi, all’allestimento di dissuasori della velocità

• Realizzare piste ciclabili e percorsi pedonali privilegiati

MOBILITA’

OBIETTIVI AZIONI

Migliorare la mobilità dei

cittadini sul territorio

• Verificare le esigenze e le possibilità di miglioramento del sistema di trasporto

• Razionalizzare l’utilizzo dei mezzi già in disponibilità degli EE.LL.

• Favorire accordi con società di trasporto pubbliche o private e/o convenzioni con associazioni di volontariato (trasporto sociale)

È necessario inoltre un apposito confronto sul sistema Socio Assistenziale e Socio Sanitario presente sul territorio

Provinciale:

DISTRETTO SOCIO ASSISTENZIALE CREMONESE

OBIETTIVI AZIONI

Trasformare il sistema dei

servizi socio sanitari e socio

assistenziali cremonesi in un

vero e proprio distretto ad

alta sistematicità,

integrazione e flessibilità

• Costruire convergenze politiche con ASL, Amministratori locali, PDZ, Aziende ospedaliere, Aziende sociali, ARSAC, Associazioni di categoria, terzo settore e mondo dell’impresa e del credito

• Individuare gli obiettivi comuni

• Programmare sul territorio i servizi individuando le priorità

• Pianificare le azioni conseguenti da parte dei vari soggetti rispetto alle proprie competenze e funzioni

• Diversificazione dell’offerta sul territorio provinciale

• Creare sinergie fra strutture residenziali

• Realizzare un adeguato sistema di “dimissioni protette” e continuità di cura

• Implementare il servizio Domiciliare (ADI)

• Eliminazione delle liste d’attesa

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69

Valorizzare il patrimonio

professionale degli operatori

del settore

• Attuare la contrattazione territoriale, aziendale e interaziendale per il mantenimento dei contratti in essere

• Mantenere lo stato giuridico pubblico delle aziende sociali e dei consorzi presenti sul territorio

• Implementare ed omogeneizzare le tutele nelle imprese cooperative anche attraverso un maggiore insediamento del sindacato confederale nei luoghi di lavoro

Le Organizzazioni sindacali, nel condividere l’impostazione assunta dai documenti di “Programmazione dei Piani di

zona 2012/14”, orientata alla costruzione di un sistema stabile di alleanze e di collaborazione, considerano l’ambito

distrettuale il luogo ottimale di confronto in merito alla programmazione degli interventi e dei servizi per il territorio di

riferimento.

Ritengono quindi fondamentale che i vari attori in gioco debbano condividere responsabilità collettive, nei rispettivi

livelli di competenza.

DISPOSIZIONI FINALI

A seguito del confronto tra le parti, si procederà alla stesura di un VERBALE D’INTESA, relativo a quanto sottoscritto e

agli interventi migliorativi concordati, definendo anche modalità e tempi per la verifica da attuare in corso d’anno.

In allegato scheda rilevazione negoziazione sociale e Verbale d’incontro tipo

Al fine di realizzare al meglio gli obiettivi relativi a informazione e partecipazione (richiamati anche nel presente

documento) si richiede la diffusione e la pubblicizzazione, a livello locale, delle intese convenute e degli accordi

sottoscritti.

Il Sindacato, per meglio orientare la propria contrattazione, utilizzerà momenti di confronto e strumenti idonei (quali

ad esempio lo strumento del questionario) per la rilevazione dei fenomeni sociali emergenti, il monitoraggio e la

valutazione degli interventi realizzati, delle strategie da adottare.-------------

Nel caso di Comuni piccoli la piattaforma si semplifica su un modello meno articolato più vicino alle esigenze.

Si è redatto un verbale tipo da sottoporre all’eventuale firma degli enti locali, inoltre si è predisposto un schema di

rilevazione della contrattazione territoriale.

Tutto questo lavoro ha permesso di sviluppare la contrattazione sociale e territoriale realizzando accordi a partire dal

2011, in aggiunta a quelli sottoscritti per fronteggiare la crisi.

La delegazione CGIL ai tavoli di trattativa prevede la presenza della Confederazione, dei Pensionati e, all’occorrenza

anche delle categorie sottoscrittrici del Patto interno.

Ma, grazie al lavoro comune di confronto che viene svolto coordinato dalla Confederazione, la presenza della

delegazione si articola all’occorrenza, con pieno mandato della Confederazione.

Nel 2013 si segnalano accordi con il comune di Cremona su:

• contenimento dell’aumento delle tariffe sui servizi educativi

• sullo sviluppo dei servizi sociali

• sul contrasto alla povertà Tra le caratteristiche del territorio, Cremona si segnala la presenza di un distretto sociale di notevole importanza

composto da 33 strutture per non autosufficienti con 5.000 dipendenti e circa duemila lavoratori nell’indotto della

cooperazione sociale. Se solo aggiungessimo i dipendenti dei due ospedali, raggiungeremmo un totale di circa

10.000dipendenti.

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70

Da qui l’importanza di costruire sinergie e unità tra i soggetti sindacali Cgil che intervengono sui diversi ambiti sociali,

che hanno come obiettivo principale il contrastare tentativi di mettere in contrapposizione le giuste richieste di qualità

efficienza, efficacia ed economicità dei servizi resi alla collettività, con i diritti dei lavoratori e i relativi costi contrattuali.

Tra le iniziative in campo si sta lavorando per costruire un ‘Alleanza territoriale per il contrasto alla povertà, tra Cgil-

Cisl-Uil, il terzo settore e tutti i sindaci dei comuni della provincia.

Di fronte alle innumerevoli problematiche che vive il cittadino e alle ricadute sociali ed occupazionali derivanti dalla

grave crisi economica, è riduttivo parlare solo di contrattazione sociale

È indispensabile allargare il raggio d’azione sindacale in interventi di contrattazione territoriale che si ponga l’obiettivo

dell’integrazione delle politiche sociali con le politiche del lavoro e quelle industriali. Se si vuole uscire dalla crisi

bisogna investire nella rigenerazione dei territori e questo può avvenire solo attraverso una progettazione di sistema

che veda tutti gli interlocutori politici e le forze sociali agire per lo stesso obiettivo.

Per questo le linee di indirizzo politico e le azioni della contrattazione sociale e territoriale, devono trovare sintesi nella

confederalità della nostra organizzazione, in un rapporto sinergico e integrato con tutte le categorie, il sindacato

pensionati ed i servizi, unendo le forze a disposizione.

Oggi ancor più di ieri sono necessarie risorse umane e competenze per affrontare la nostra attività politica nel

territorio, con la consapevolezza che non si può improvvisare, ma servono competenze e professionalità al nostro

interno per affrontare con forza i confronti nei tavoli istituzionali.

Serve investire di più in questo ambito su più risorse umane e più percorsi formativi per dirigenti sindacali apparati e

volontariato che sono impegnati in questo ruolo.

Contenuti della contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

16

10

21

4 5

13 13

45

1

Contenuto accordi per GRUPPI

Contributi economici-

Agevolazioni tariffarie

Servizi Domiciliari

Servizi Assistenzali

Territoriali

Servizi ricreativi culturali- Tempo libero

CulturaServizi

residenziali

Relazioni Sindacali

Programmazione Fiscalità locale

Misure anticrisi

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71

Interventi contro la

povertà estrema

Buoni di servizio. Assegni

di cura. Borse lavoro e di

studio. Prestiti d'onore.

Acquisto 1^ casa giovani

copie. Contributo

badanti

ISEE

9

1

6

1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie

Adi Pasti a

domicilio

Sad Telesoccorso

1

3

5

1

2 Servizi domiciliari

3

12

1

11

12

3 Servizi assistenziali territoriali

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72

3

1

4 Servizi ricreativi culturali- Tempo libero

Centro diurno-

Sociale

Tempo libero-

Attività

motorie-Orti

3

2

5 Servizi residenziali

Minialloggi-

Residenze

anziani-

Redidenze

RSA

3

10

Osservatorio- Consulta-Analisi dei bisogni-Prevenzione-

626-Formazione badanti

Piano di zona territoriale

8 Programmazione

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73

11

12

6

4

12

10 Fiscalità locale

Addizionale Irpef

IMU

Patti antievasione

Soglia esenzione

addizionali

Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi

13

0

1

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

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74

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75

CDLT Lecco

Circa l’83 % dei comuni del territorio hanno meno di 5.000 abitanti (75 enti locali su 90). In quest’area si colloca circa

il 48% degli abitanti, 163.693 su 338.425. Lecco è il territorio regionale con il più alto rapporto tra iscritti Cgil e

popolazione, 13,07%.

N° Comuni

%

19

21,1

3741,1

19

21,19

10,05

5,61

1,1

90100Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

8.243

80.550

74.900

63.596

63.896

47.240

338.425

Abitanti totale e per dimensione Comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

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76

2,4

23,8

22,1

18,8

18,9

14,0

Percentuale abitanti per dimensione Comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

N° Comuni %

1 3,1

13

40,6

9

28,1

4

12,5

4

12,5

1 3,1

32

100Numero e percentuale comuni con accordo per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

143

29.525

37.224

26.343

53.297

47.240

193.772

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

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77

Appunti emersi nell’incontro

La contrattazione sociale ricopre ambiti d’intervento non solo relativi alle politiche sociali dei comuni in corrispondenza

dei bilanci di previsione, ma investe e riguarda una vasta gamma di interlocutori e soggetti istituzionali ed affronta i

temi in inerenti al welfare territoriale e in particolare, soprattutto in questi ultimi anni, politiche a sostegno delle

persone colpite dalla crisi economica.

La contrattazione sociale è svolta dalla Cgil confederale territoriale, dallo Spi provinciale e cerca di coinvolgere anche

altre categorie territoriali.

Nel territorio di Lecco ci sono 90 comuni: non è possibile e pensabile interloquire con tutti. Nei comuni superiori di

5.000 abitanti la gestione della contrattazione sociale è direttamente gestita dalla segreteria della Cdl, in

collaborazione con la segreteria Spi provinciale e i capilega.

Nei comuni sotto i 5.000 abitanti la contrattazione la svolge lo Spi con piena delega a rappresentare tutta la Cgil

territoriale.

Negli incontri con gli ambiti o distretti di zona partecipano Cdl, Spi.

Per gli incontri con Asl e AO partecipano Cdl, Spi e Fp.

Il percorso di costruzione delle Linee guida si sviluppa attraverso un lavoro comune tra CdL e Spi provinciale e

successivamente il confronto unitario. Il documento viene quindi discusso e validato dai rispettivi direttivi.

0,1

15,0

20,5

13,4

27,1

24,0

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

32

193.772

57,26 35,56

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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78

Le Linee guida sono poi inviate in modo generalizzato ai Comuni, e sono quindi utilizzate come base per l'elaborazione

delle specifiche piattaforme di confronto per la contrattazione sociale. In qualche caso vengono svolte assemblee

territoriali soprattutto da parte dello Spi per arricchire la piattaforma di contenuti specifici dei singoli territori.

La contrattazione nel territorio è buona, nel 2013 si sono fatti circa 45 accordi.

Segue elenco verbali incontro.

Contrattazione Sociale Territoriale COMUNI 2013

1 Comune di Casatenovo Verbale archiviato 1

2 Comune di Sirtori Verbale archiviato 1

3 Comune di Dolzago Verbale archiviato 1

4 Comune di Bellano Verbale archiviato 1

5 Comune di Costa Masnaga Verbale archiviato 1

6 Comune di Lecco Verbale archiviato 1

7 Comune Unione La Valletta Verbale archiviato 4 Comuni 4

8 Comune di Viganò Verbale archiviato 1

9 Comune di Olgiate Molgora Verbale archiviato 1

10 Comune di Cassago Brianza Verbale archiviato 1

11 Comune Verderio inf. E Verd. Sup. Verbale archiviato 2 Comuni 2

12 Comune Monticello Brianza Verbale archiviato 1

13 Comune di Missaglia Verbale archiviato 1

14 Comune di Lomagna Verbale archiviato 1

15 Comune di Paderno D'Adda Verbale archiviato 1

16 Comune di Osnago Verbale archiviato 1

17 Comune di Calolziocorte Verbale archiviato 1

18 Comune di Cernusco L. Verbale archiviato 1

19 Comune di Colico In attesa sottoscrizione

Comune 1

20 Comune di Barzago Verbale archiviato 1

21 Comune di Merate Verbale archiviato 1

22 Comune di Valmadrera Verbale archiviato 1

23 Unione Comune di Valsassina In attesa sottoscrizione

Comune 5

24 Comune di Monte Marenzo In attesa sottoscrizione

Comune 1

25 Comune di Olginate In attesa sottoscrizione

Comune 1

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79

26 Comune di Robbiate Verbale archiviato 1

27Comune di Barzanò Verbale archiviato 1

28 Comune di Carenno In attesa sottoscrizione

Comune 1

29 Comune di Cremella Verbale archiviato 1

30 Comune di Garlate Verbale archiviato 1

Alcune criticità da affrontare per il futuro sono sul metodo in quanto le linee d’indirizzo e le piattaforme non sempre vengono vissute nei singoli territori comunali come sintesi delle proprie necessità peculiari e delle proprie specificità ma molto spesso vengono considerate una generica elencazione di titoli generali sul welfare. Manca il coinvolgimento dei cittadini nella definizione delle piattaforme e nella gestione delle varie fasi del confronto, tranne per quel che riguarda le leghe Spi che riescono a svolgere assemblee unitarie dei pensionati per quanto riguarda le tematiche relative alla popolazione anziana.

Per l’altra parte della popolazione, lavoratori etc, è ancora carente il coinvolgimento. I tentativi di coinvolgimento delle categorie degli attivi e RSU hanno dato scarsi risultati. Le motivazioni sono derivanti da scarse risorse umane da dedicare anche alla contrattazione sociale territoriale. Il massimo di impegno e di risorse è impegnata oggi nella gestione delle crisi aziendali dovute alla crisi che sta provocato espulsioni dei lavoratori dalle attività produttive. Sul versante delle pubbliche amministrazioni e in particolare dei comuni si registra la difficoltà delle stesse nel fare accordi per l’impossibilità a vincolarsi in impegni concreti proposti nelle piattaforme sindacali, quindi si limitano spesso alla sottoscrizione di verbali d’incontro. Accade talvolta che le stesse amministrazioni assumono impegni concreti nelle proprie deliberazioni prendendo spunto dalle proposte sindacali, ma senza il riconoscimento dell’azione del sindacato tramite sottoscrizione di accordi. Nel 2013 sono stati sottoscritti diciassette accordi sulle regole e relazioni sindacali Si sono svolti incontri nei 3 ambiti distrettuali e con l'Asl sulla definizione delle ricadute degli accordi regionali recenti in tema di fondi famiglia, non autosufficienza, politiche sociali.

Documento unitario inviato

Al Presidente Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci

ASL di Lecco Al Direttore Generale ASL di Lecco

Osservazioni sull'attuazione nella provincia di Lecco delle D.G.R. 740 del 27/09/2013 e DGR 856 del 25/10/2013

La Regione con la D.G.R. 740 del 27/09/2013 integra con risorse proprie il Fondo Nazionale per la non autosufficienza

(3,5 milioni di euro), definisce un budget di cura per persone disabili gravi e gravissimi e per anziani non autosufficienti,

con l’obiettivo di ricomporre ed integrare servizi, interventi sociali e socio sanitari anche nell’ottica di valorizzare la

domiciliarità del paziente in condizioni di fragilità sostenendo le famiglie.

La D.G.R. 856 del 25/10/2013 prevede un finanziamento iniziale di 50 milioni di euro, per sei mesi, a sostegno di

interventi sociosanitari rivolti a persone che presentano particolari condizioni di fragilità (minori con gravi disabilità,

persone affette da demenza/Alzheimer e patologie di natura psicogeriatrica, minori vittime di violenza, ludopatie).

CGIL CISL UIL hanno espresso una valutazione complessivamente positiva dei provvedimenti, (frutto anche di specifici

accordi sindacali regionali) che consentono di allargare il raggio d’ impegno e responsabilità del welfare pubblico a

fasce di popolazione finora considerate marginali nella programmazione.

Il finanziamento all’ ASL e agli Ambiti distrettuali dei Comuni richiede un approfondimento sui criteri di utilizzo delle

risorse deliberate, una valutazione dell'integrazione delle diverse forme di risposte ai bisogni considerando le risorse

economiche messe a disposizione, una valutazione del bisogno e della domanda rilevata da ASL e Comuni, un

monitoraggio periodico dell'utilizzo delle risorse e dell'efficacia degli interventi.

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80

Per questi motivi CGIL CISL UIL di Lecco ritengono che sia utile, e quindi chiedono di attivare un tavolo di confronto

sindacale con ASL e Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, per poter affrontare le analisi e le proposte di lavoro in

campo sul piano organizzativo, sulle modalità e criteri di utilizzo delle risorse, sull'attivazione dei servizi e sul

riconoscimento dei benefici. Il tavolo di confronto dovrà essere finalizzato alla condivisione degli obiettivi e delle prassi

con la definizione di protocolli e metodologie.

Nel merito e’ necessario predisporre una mappatura dei bisogni esistenti fatta da ASL e Ambiti distrettuali sui seguenti

punti:

− bisogno e risposta attuale in termini di prestazioni, buoni e voucher;

− analisi epidemiologica e rilevazione qualitativa e quantitativa dei soggetti destinatari degli interventi previsti

rispettivamente dalle diverse misure con la relativa stima circa la sufficienza delle risorse destinate a coprire il

reale fabbisogno del territorio;

− stato di attivazione con report dell'attività svolta a tutt'oggi dai CEAD del territorio;

− ulteriore rilevazione dei soggetti affetti da patologie di cui al punto B1 lettera C di età > di 65 anni;

Come pure è necessario le questioni indicate relative ad una corretta applicazione delle misure:

• Assoluta rilevanza rivestono la valutazione multidimensionale e il Piano di Assistenza Individuale. La prima

dovrà essere predisposta dall’Asl in collaborazione con i Comuni, il secondo, dovrà essere concordato con il

soggetto erogatore.

La valutazione del bisogno non potrà prescindere dalla presa in carico integrata e da un punto unico di accesso

al sistema riconoscibile nel territorio, che riteniamo essere il CEAD, che deve andare rapidamente a regime in

tutti gli ambiti distrettuali per essere efficace.

• Per la definizione dei soggetti, strumenti e luoghi della valutazione integrata, essenziale pare la formazione

dedicata agli operatori coinvolti per una competenza diffusa e omogenea utilizzando anche le risorse

destinate dalla DGR 856.

• Sia per la misura B1 che B2 della dgr 740, il riferimento alla condizione economica della persona (ISEE) richiede

una definizione più omogenea sul territorio dei livelli di partecipazione ai costi, che veda la massima

proporzionalità e progressività, adottando la formulazione del Distretto di Lecco.

• Gli strumenti previsti dalla misura B2 ci portano a privilegiare, rispetto ai voucher, il potenziamento del SAD e

la previsione nella valutazione multidimensionale del bisogno di periodi di sollievo e la presa in carico da parte

del distretto della gestione della risposta.

• La misura sulla residenzialità per minori con gravissima disabilità, prevede la presa in carico integrata del

minore non assistibile a domicilio con breve speranza di vita e della famiglia (la domanda è relativa a cosa

prevede la misura, ad esempio vitto e alloggio con il minore, supporto psicologico). La misura del voucher

giornaliero è consistente, va verificato il senso del progetto relativo, e quante famiglie nei sei mesi sarebbero

assistite (breve speranza di vita, aiuto alla relazione e elaborazione del lutto).

• Le prime azioni sui soggetti autistici non paiono declinate in termini di risorse sul territorio. L'autismo è una

patologia grave e tutta sanitaria e quindi va visto come il case management della famiglia, parte essenziale

del PDT (percorso diagnostico terapeutico) si integra con il sociale, aspetto relazionale del processo di cura.

E' importante, per il principio di uguaglianza, che vengano valutate tutte le erogazioni pubbliche ai cittadini destinatari

degli interventi sociali o socio sanitari come quelli previsti dalle dgr 740 e 856, perché l'obiettivo è quello di compensare

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81

Tutti gli incontri sono unitari come la gran parte delle piattaforme presentate.

E’ in corso una riflessione di metodo e merito da parte dello Spi provinciale sulle linee guida.

E’ stato creato un gruppo di lavoro provinciale per monitorare la situazione della contrattazione sociale i soggetti

coinvolti hanno fatto percorsi formativi, (es. su lettura dei bilanci comunali), nel gruppo di lavoro vi sono compagni

delle leghe per aumentare il coinvolgimento territoriale nella definizione delle linee guida della contrattazione sociale.

Contenuti della contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

69

21 21

5

19

2

30

13

1

101

1

10

Contenuto accordi per GRUPPI

Contributi e

agevolazioni tariffe

Servizi Domiciliari Servizi Assistenzali

TerritorialI

Servizi Tempo Libero

Cultura

Servizi

Residenziali

Sicurezza Relazioni Sindacali Programmazione

Informazione Cittadini Fiscalità locale Tariffe Misure anticrisi

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82

7

4

11

14

1

9

15

8

1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie

1

4

13

3

Altri servizi

domiciliari: consegna

certificati e analisi a

domicilio-Filo

d'argento

Pasti a domicilio Sad Telesoccorso

2 Servizi domiciliari

8

1

1

4

7

Altri servizi assistenziali territoriali-Sportello

lavoro-Servizi funerari-Carta d'argento-Cae acc.a

donne maltrattate-Immigrati

Centro diurno integrato

Politiche giovanili: disagio givanile

Politiche giovanili: nidi e scuole

Trasporto individuale

3 Servizi assistenziali territoriali

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83

2

3

4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero

Centro diurno-Sociale

Tempo libero- Attività

motorie-Orti

1

14

4

5 Servizi residenziali

Investimenti per

servizi

Minialloggi-Residenze

anziani-Redidenze

RSA

Barriere architettoniche Vigili di quartiere-

Sicurezza stradale-

Consorzi fra comuni

0

2

6 Sicurezza

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84

74

2

8 Programmazione

Piano di zona territoriale

Piano socio assistenziale comunale-Leggi di

settore-Politiche giovanili-Incidenza spesa

sociale sul bilancio

Sostegno associazionismo-Volontariato-

Servizio civile- lavoratori in mobilità

Carta dei servizi Informazione ai cittadini

0

1

9 Diritti e informazione dei cittadini

Addizionale

Irpef

IMU Patti

antievasione

Soglia

esenzione

addizionali

Tarsu

20

2625

9

21

10 Fiscalità locale

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85

Relazioni

Sindacali

Tariffe Misure

anticrisi

30

1

10

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

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86

CDLT Lodi

In provincia di Lodi i comuni con meno di 5.000 abitanti sono circa l’87%; in quest’ambito sono residenti circa il 50%

dei cittadini (112.637 su 225.798). Tra le strutture della Cgil, Lodi è una delle più piccole, sia in termini di numero dei

comuni, di abitanti e, di conseguenza, di iscritti alla Cgil.

N° Comuni %

711,5

36

59,0

1016,4

4 6,63 4,9

1 1,6

61

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

3.458

72.059

37.120

26.447

43.249

43.465

225.798

Abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

1,5

31,9

16,411,7

19,2

19,2

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

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87

Appunti emersi nell’incontro

Dopo l’importante accordo provinciale sottoscritto negli anni scorsi in tema di sostegno ai lavoratori disoccupati che

non avevano alcun ammortizzatore sociale, attraverso la costituzione di un fondo di solidarietà provinciale, finanziato

con contributi di provincia comuni banche etc., sul territorio, non si è sviluppata una politica relativa alla

contrattazione sociale, anche perché, oltre ai limiti organizzativi nostri, è stato costituito un tavolo provinciale

“anticrisi”, composto da tutte le forze sociali e da tutte le istituzioni locali dove ci si confronta sia sulle tematiche

sociali che sulle situazioni di crisi aziendale.

Poco significativa è pure la contrattazione con l’Asl e con le Rsa; l’unico ambito di confronto rimane quello all’interno

dell’ufficio di piano, deputato a programmare gli investimenti nell’unico piano di zona (dopo aver riorganizzato i tre

prima esistenti); qui, siamo presenti come Cgil confederale in rappresentanza di tutte e tre le OO.SS. In questo ambito

esprimiamo le nostre considerazioni e valutazioni oltre che illustrare nostre proposte ma non abbiamo la forza di

definire alcun accordo.

In sostanza, non esiste sul territorio una vera e propria politica in merito alla contrattazione sociale, da un lato per le

difficoltà dei Comuni ad aprire una stagione di confronto per mancanza di cultura sindacale e per carenze di risorse

economiche, dall’altro, e per quanto ci compete, non abbiamo risorse sindacali dedicate alla contrattazione sociale e

siamo in presenza di un rapporto poco fluido tra confederazione e categorie in particolare, Funzione Pubblica e lo

Spi; inoltre lo Spi concentra il suo sforzo prevalentemente nell’ambito dei servizi.

Tutto ciò ci interroga sulla necessità di investire nel futuro su questo terreno partendo dal rilancio di una cultura della

contrattazione sociale che in questo territorio manca sia ai Sindaci che al nostro interno.

Obbiettivo per il futuro è quello di creare un circolo virtuoso con comuni, Asl, Auser e strutture sindacali in cui ognuno

mette a disposizione degli altri le proprie competenze, potenzialità e disponibilità per traguardare azioni concrete di

sviluppo della contrattazione sociale.

L’unica contrattazione che si svolge nel territorio è fatta dalla confederazione nell’ufficio di piano e al tavolo provinciale

anticrisi.

Il lavoro che si sta svolgendo prioritariamente con le risorse umane disponibile è quello relativo al piano del lavoro

territoriale per far ripartire l’economia del territorio.

Abbiamo realizzato un accordo con le parti sociali e le Banche per anticipare le quote relative alle richieste di Cassa

Integrazione, accordo scaduto il 31/12/2013.

Ultimamente si fatto un accordo con la Prefettura e la Questura per facilitare l’iter delle pratiche relative alle nostre

richieste per gli stranieri.

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88

CDLT Mantova

Il 60% dei comuni della provincia mantovana ha meno di 5.000 abitanti e conta complessivamente di circa il 25% dei

cittadini residenti. Il comprensorio di Mantova ha un rapporto tra iscritti Cgil e popolazione pari al 12,91%, secondo in

regione dopo Lecco.

N° Comuni

%

2

2,9

29 41,4

11

15,7

1825,7

7

10,03

4,3

70

100Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

1.522

55.998

43.819

125.105

94.317

90.574

411.335

Abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

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89

0,4

13,6

10,7

30,4

22,9

22,0

Percentuale abitanti x dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a

20.000

N° Comuni %

1 2,811

30,6

38,3

16

44,4

411,1

1 2,8

36

100

Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

796

22.181

11.813

113.485

54.741

20.768

223.784

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

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90

Appunti emersi nell’incontro

Il percorso negoziale avviene attraverso fasi successive ma ben definite tra loro: la proposta di Piattaforma elaborata

dalla Cgil viene discussa e integrata in appositi incontri con lo Spi; di seguito viene approvata dal direttivo confederale

e da quelli di categoria, in particolare dal direttivo Spi. Infine è sottoposta alla discussione con Cisl e Uil per divenire

ad una Piattaforma finale unitaria.

0,4

9,9

5,3

50,7

24,5

9,3

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

36

223.784

54,40 51,43

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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91

“ Proposte per la negoziazione con i Comuni sul bilancio preventivo 2013

Le segreterie Cgil Cisl Uil ed i Sindacati dei Pensionati chiedono l’avvio del confronto con i Comuni sulla predisposizione

del bilancio preventivo 2013, anche in applicazione dell’accordo Anci Lombardia e Cgil, Cisl e Uil del 5 novembre 2010

che stabilisce “la formulazione dei bilanci preventivi degli EE.LL. veda il coinvolgimento del territorio” e “che vengano

aperti confronti territoriali specifici con le parti sociali”:

La drammatica crisi economica in atto ha conseguenze sociali rilevanti, che genera un processo di impoverimento

generale che colpisce e mette in forte difficoltà le famiglie, i giovani e chi non ha il lavoro.

Dinnanzi a questa emergenza è fondamentale avviare una discussione sulle risorse del bilancio che ponga forte

attenzione allo sviluppo socio economico, all'importanza e al valore del lavoro.

Il welfare locale deve rappresentare un elemento dello sviluppo del territorio e della nostra comunità, discussione a cui

devono partecipare tutti i soggetti istituzionali e le forze sociali.

La forte riduzione dei trasferimenti di risorse ai Comuni a causa delle pesanti manovre economiche non deve

automaticamente mettere a rischio i servizi e la tenuta del tessuto sociale; quello che, invece, si dovrebbe fare oggi è

rafforzare la coesione sociale con interventi equi e condivisi, recuperando il senso di aggregazione e di tutela del

welfare.

I dati statistici sulle nuove povertà, evidenziano in modo inequivocabile l’aggravarsi delle diseguaglianze sociali

determinate dalla crisi economica.

Per queste ragioni è fondamentale realizzare un confronto sul bilancio di previsione e chiediamo ai Comuni la

disponibilità al confronto, per esaminare le voci di entrata (tasse, tariffe, trasferimenti vari) e analizzare le previsioni di

spesa per i servizi.

Chiediamo di aprire una discussione sulle nostre proposte, per ricercare la condivisione degli interventi, in un momento

storico grave caratterizzato dai forti mutamenti in corso.

Le nostre proposte:

Lotta all’evasione

L'attuale contesto di difficoltà economica e occupazionale, rende ancor più dirimente la lotta all’evasione fiscale.

Le recenti disposizioni normative rispetto la lotta all’evasione possono trarre concreti e reali benefici per le casse

comunali. Chiediamo che le risorse recuperate siano destinate a favore degli interventi sociali e alla scuola.

Sugli interventi anti crisi:

• E' fondamentale in questo quadro di difficoltà economica proseguire con le misure anticrisi (borse lavoro, fondo anticrisi) per le famiglie in difficoltà (di cassaintegrati e disoccupati). Adottare uno specifico regolamento con i criteri per il calcolo dell’ISEE attualizzata.

• Aiutare le famiglie che non riescono a pagare l’affitto, anche per impedire l’aumento delle procedure celeri di sfratto.

• Favorire tutte quelle azioni coordinate di politiche attive e di indirizzo per il lavoro.

• Adottare politiche di sostegno al credito per le aziende, in particolare quelle di piccole dimensioni, aderendo al finanziamento del fondo Confidi o di altre forme di sostegno al credito.

La compartecipazione alla spesa per fare equità:

L’introduzione della compartecipazione alla spesa dei cittadini, in base alla loro effettiva condizione economica deve

essere uno strumento non solo di equità ma attraverso il quale si salvaguardano e si migliora la fruizione dei servizi, in

particolare per le persone i difficoltà al limite della soglia di povertà, ma anche per coloro i quali si sono venuti a trovare

in condizione di bisogno:

• chiediamo l’introduzione dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) al fine di tutelare i redditi medio bassi e le famiglie con persone non autosufficienti.

• Il riconoscimento della soglia di povertà a 7.500 € ISEE, con l’esenzione dal pagamento del costo dei servizi.

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92

• In tema di Irpef comunale riteniamo necessario attuare una progressività con l'introduzione di scaglioni. Inoltre, si deve prevedere l'individuazione di fasce di esenzione per i redditi da lavoro dipendente e pensione e per le persone con disabilità fino a 28.000€.

• Per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa, chiediamo di adottare regolamenti comunali che differenzino l'aliquota sulla base delle tipologie famigliari e delle loro condizioni economiche.

• Infine, l'introduzione della TARES dovrà essere applicata con equità favorendo le tariffe delle utenze domestiche.

Le Amministrazioni Locali e qualità dei servizi:

Il minore trasferimento complessivo di risorse ai Comuni non deve automaticamente mettere a rischio i servizi, né

scaricarsi in indiscriminati aumenti della fiscalità locale, bensì favorire economie di scala e di risparmio della spesa delle

amministrazioni locali attraverso forme di collaborazione, anche in forma aggregata della gestione delle principali

funzioni dei Comuni, partendo da quelle sociali. La messa in sinergia di competenze e capacità ad ambiti più ampi del

singolo Comune, è sempre più necessaria per far fronte alla riduzione dei finanziamenti senza andare a detrimento dei

servizi erogati e delle professionalità all'interno degli stessi Comuni.

Le politiche sociali e assistenziali per anziani e disabili:

� Nel rispetto dell’uguaglianza delle persone, così come è previsto dalla nostra Costituzione i regolamenti comunali non possono contenere criteri discriminatori.

� È opportuna una precisa analisi del bisogno delle persone per stabilire le priorità di intervento, oltre alla verifica della qualità e la quantità dei servizi offerti;

� Valorizzare il servizio ADI con particolare attenzione ai profili assistenziali e alle tariffe. � Per questo chiediamo:

� Di rafforzare il raccordo con il territorio attraverso il coinvolgimento del Piano di Zona. � Garantire i servizi essenziali per gli anziani (sad, trasporto protetto, pasti a domicilio, telesoccorso). � Di investire sul sistema della domiciliarietà, per ritardare il più possibile il ricovero in strutture delle

persone anziane e dei disabili. � Valorizzare e sostenere il ruolo delle residenze assistenziali per anziani e dei centri diurni, con

attenzione alle rette e la qualità dei servizi delle RSA e dei CDI.

Servizi per l’infanzia e diritto allo studio:

Chiediamo ai Comuni di garantire i servizi per l’infanzia, grazie ad un’adeguata offerta di asili nido e di contribuire a

migliorare la qualità della formazione scolastica. Riteniamo importante il ruolo delle Amministrazioni Comunali per la

conciliazione dei tempi lavorativi con i tempi della famiglia, attraverso l’attivazione dei servizi di pre e post scuola.

Inoltre si richiedono opportune risorse per l’assistenza e il sostegno nelle situazioni di disagio e handicap, nonché per

l’integrazione di disabili e stranieri.

Ai Piani di Zona:

E’ affidato un ruolo importante e strategico a livello territoriale. Devono sviluppare e favorire le condizioni di tutela e

di realizzazione dell’erogazione dei servizi sociali e sociosanitari, in modo omogeneo sul territorio, anche attraverso gli

sportelli dei Cead. La vera sfida da affrontare è che, nonostante i tagli dei fondi sociali e la cancellazione del fondo per

la non autosufficienza, si deve garantire un buon livello dei servizi con la presa in carico delle persone in difficoltà,

anziani, disabili e non autosufficienti.

La CASA:

La condizione abitativa sta sempre più divenendo, come dimostrato da recenti studi, un elemento di criticità, se non di

vera e propria emergenza sociale; per cui la politica della casa si inserisce a pieno titolo nelle politiche di welfare locale.

E' attraverso un'azione di pianificazione territoriale e di interventi sui temi urbanistici, che si realizzano processi di

qualità della vita e di integrazione e coesione sociale, oltre che di opportunità abitative per le persone in particolari

condizioni quali: anziani soli, giovani coppie, famiglie con difficoltà economica, che diversamente non troverebbero

alloggi.

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93

Per questo, è necessario addivenire ad un Tavolo sulla casa, comunale o distrettuale, per orientare e intervenire sui

progetti di pianificazione territoriale in modo da uscire dall'attuale difficoltà in cui si trova il settore.

Tuttavia la questione pianificazione territoriale non attiene solo agli aspetti abitativi, ma riguarda anche il tema delle

attività produttive e dei loro insediamenti; per questo chiediamo di realizzare un confronto fra e con i Comuni fra loro

adiacenti, al fine di realizzare aree produttive confinanti, dov'è possibile offrire servizi e spazi frutto di sinergie ed

economie di scale fra i Comuni coinvolti.

Ambiente, sviluppo ed infrastrutture:

C’è bisogno di riavviare una fase di sviluppo economico a partire dal riconoscimento del valore insostituibile del lavoro

manifatturiero da riqualificare, rivalutare e rilanciare. Una condizione indispensabile è quella di offrire al sistema

produttivo esistente ed ai potenziali investitori un’adeguata rete infrastrutturale e di servizi. I Comuni promuovano la

cura dell’ambiente attraverso il risparmio energetico e dell’acqua considerata bene pubblico, lo sviluppo delle energie

alternative, la mobilità sostenibile, il controllo delle fonti inquinanti e il consumo del suolo. In tema di lavoro è possibile

giocare un ruolo efficace di controllo del territorio, reprimere, prevenire forme di lavoro nero e affrontare seriamente i

rischi di inquinamento delle mafie che proliferano quando non viene rispettata la legalità. E’ necessario diffondere la

cultura della prevenzione e della sicurezza sui luoghi di lavoro, garantire la qualità della vita e la vivibilità degli spazi

urbani con una viabilità più sicura grazie alla presenza di piste ciclo-pedonali, di attraversamenti delle strade

adeguatamente segnalati e illuminati ed all’assenza di barriere architettoniche.”

Alla fine del percorso negoziale, la firma sull’ eventuale accordo è decisa dalla segreteria confederale e dalla segreteria

Spi che a volte si coinvolgono i direttivi di Lega.

La delegazione che partecipa agli incontri, che si svolgono in quasi tutti i comuni, è composta dalla confederazione e

dallo Spi; il lavoro di contrattazione è congiunto e fatto di reciprocità.

Il confronto si sviluppa su tutti i temi presenti in Piattaforma e che in ultima analisi sono gli stessi elaborati nelle linee

guida dell’osservatorio nazionale Cgil sulla contrattazione sociale territoriale. In ogni caso, gli eventuali accordi,

affrontano solo i temi di carattere sociale, non riportando gli altri temi affrontati.

Gli incontri con i comuni non sempre si chiudono con accordi, diverse volte si fanno verbali d’incontro, altre volte non

vengono formalizzati.

Si segnala che quasi mai i Comuni producono una delibera specifica di giunta che dichiara l’avvenuto accordo con le

OO.SS. anche se vengono assunti nelle diverse delibere le decisioni contenute negli accordi sottoscritti.

Alla fine della trattativa viene consegnato ad ogni Comune una maschera tipo sulla tipologia di accordo, che viene

compilata dai comuni.

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Sintetica scheda della negoziazione sociale territoriale del 2013

COMUNE: STATO DEL CONFRONTO

1 Acquanegra bilancio approvato senza accordo

2 Asola verbale di accordo

3 Bagnolo San Vito verbale di accordo

4 Bigarello verbale di accordo

5 Borgoforte verbale di accordo

6 Bozzolo verbale di accordo

7 Canneto sull'Oglio bilancio approvato senza incontro CITTADINI COINVOLTI:

8 Casalmoro verbale di accordo 321.759 su 415.461

9 Casaloldo Bilancio approvato senza accordo

10 Castel d'Ario bilancio approvato senza incontro

11 Castel Goffredo bilancio approvato senza incontro

12 Castelbelforte bilancio approvato senza incontro

13 Castellucchio verbale di accordo

14 Castiglione delle Stiviere bilancio approvato senza accordo

15 Cavriana bilancio approvato senza incontro n.comuni coinvolti:

16 Curtatone verbale di incontro 57 su 70

17 Dosolo verbale di accordo

18 Felonica bilancio approvato senza accordo n. incontri 136

19 Gazoldo degli Ippoliti Bilancio approvato senza incontro

20 Gazzuolo verbale di accordo

21 Goito bilancio approvato senza accordo

22 Gonzaga verbale di accordo

23 Guidizzolo verbale di incontro verbali di incontro 10

24 Magnacavallo bilancio approvato senza accordo verbali di accordo 22

25 Mantova bilancio approvato senza accordo

bilancio approvato senza

incontro 11

26 Marcaria verbale di accordo

bilancio approvato senza

accordo 13

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27 Marmirolo verbale di accordo commissario 1

28 Medole verbale di accordo

29 Moglia bilancio approvato senza incontro

30 Monzambano Bilancio approvato senza accordo

31 Motteggiana verbale di accordo

32 Ostiglia verbale di incontro

33 Pegognaga bilancio approvato senza incontro ACCORDI=

34 Piubega bilancio approvato senza accordo

verbali nei quali si

sottoscrivono

35 Poggio Rusco verbale di accordo

impegni agiuntivi rispetto al

passato

36 Porto Mantovano verbale di incontro

37 Quingentole bilancio approvato senza accordo

38 Quistello verbale di incontro

39 Revere verbale di accordo INCONTRI=

40 Rivarolo Mantovano verbale di accordo verbali che sanciscono

41 Rodigo bilancio approvato senza incontro

impegni da concretizzarsi in

futuro

42 Roncoferraro verbale di accordo

43 Roverbella verbale di accordo

44 Sabbioneta bilancio approvato senza accordo

45 San Benedetto Po verbale di accordo

46 San Giacomo delle Segnate verbale di incontro

47 San Giorgio verbale di incontro

48 San Giovanni del Dosso Bilancio approvato dal Commissario

49 San Martino dall'Argine Bilancio approvato senza accordo

50 Sermide bilancio approvato senza accordo

51 Sustinente bilancio approvato senza incontro

52 Suzzara verbale di incontro

53 Viadana verbale di incontro

54 Villa Poma verbale di accordo

55 Villimpenta Bilancio approvato senza incontro

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96

56 Virgilio verbale di accordo

57 Volta Mantovana verbale di incontro

Analisi della contrattazione sociale svolta con i Comuni nel 2013

Gli accordi sono stati 26 e 10 i verbali d’incontro. Gli incontri, oltre 100, sono avvenuti tra marzo e novembre 2013,

con una partenza abbastanza accelerata per quanto riguarda i 9 Comuni terremotati che per ragioni di

programmazione avevano bisogno di avviare gli interventi di ricostruzione, in particolare il recupero degli edifici

scolastici, e questo comportava per molti, quelli che non avevano fatto variazioni nel bilancio precedente, anticipare

il più possibile l’approvazione del bilancio.

L’ultimo accordo è stato firmato il 23 novembre, ma è stato il primo anno nella storia, credo, in cui i bilanci di

previsione si potevano approvare fino al 30 novembre. E questo non ha fatto che aumentare l’incertezza da parte delle

amministrazioni, sulle decisioni da prendere.

Sono stati fatti 10 verbali d’incontro che hanno riguardato i Comuni in cui non era possibile un accordo, quasi sempre

in situazioni che prevedevano l’aumento delle tariffe o delle tasse comunali e/o il ridimensionamento dei servizi.

Dal punto di vista generale in tutti gli incontri si è manifestata la denuncia del costante calo delle entrate, dovute ai

tagli del Governo, ma anche delle entrate dai servizi, ad esempio dalla mensa scolastica, al trasporto, dando l’idea di

un sistema amministrativo locale al collasso lasciato in grande precarietà per i tagli e l’incertezza normativa.

Il nostro obiettivo principale è stato quello di adoperarsi per il mantenimento dei servizi senza aumentare tasse e

tariffe, in modo incontrollato e a discapito delle famiglie meno abbienti e degli anziani.

Per mantenere i servizi aumentando le entrate la prima cosa da fare condivisa con i sindaci è la lotta all’evasione.

Nei 26 accordi fatti solo in un accordo non è prevista la convenzione con l’Agenzia delle entrate, in questo caso è un

Comune piccolo, di circa 2000 abitanti, essenzialmente agricolo, che si è programmato da solo interventi per il

recupero della evasione, sulle tariffe comunali.

In molti casi il recupero di risorse dal mancato pagamento dell’ex Ici oggi IMU, e la tariffa rifiuti, nel 2013 Tares oggi

Tari ha permesso di mantenere servizi sociali e scolastici.

La compartecipazione alla spesa è stato un altro capitolo fortemente dibattuto, con l’applicazione dell’Isee, con fasce

di compartecipazione in base al reddito ed esenzioni totali per i redditi sotto i 7500euro .

Non siamo riusciti a cogliere il risultato sull’esenzione come chiedevamo, è stata ottenuta solo in poche realtà, ma in

tutti c’è l’utilizzo dell’Isee, con fasce di compartecipazione e esenzioni ed in più il consolidamento dell’utilizzo dell’Isee

attualizzata.

L’esenzione è stato più facile ottenerla su alcuni servizi agli anziani.

Tutti i Comuni in cui abbiamo fatto l’accordo hanno stanziato risorse per sostenere l’attività dei Piani di zona.

Pressochè tutti hanno messo a bilancio dei fondi anti-crisi e per l’acquisto di voucher per il lavoro occasionale, buoni

lavoro in particolare per i giovani e disoccupati da lungo tempo.

In un Comune importante sono state decise iniziative per contrastare le situazioni dell’emergenza nuove povertà.

Dove si è fatto l’accordo non ci sono stati aumenti dell’imu prima casa e dell’irpef comunale, in un solo Comune è stata

aumentata l’esenzione al pagamento dell’Irpef (da 10000 a 13000€).

Per quanto riguarda il diritto allo studio a parte pochi adeguamenti istat delle tariffe scolastiche, le risorse destinate a

questa funzione sono state mantenute e non ridotte.

Il capitolo sull’emergenza abitativa è stato affrontato in incontri che hanno usato il metodo di mettere insieme Comuni

diversi, intercomunale, individuando comuni ad alta intensità abitativa intorno la città capoluogo.

Il prossimo passaggio sarà l’incontro con i sindaci di questi comuni e l’Ance, l’obiettivo è trovare una strategia condivisa

che tenga insieme la domanda abitativa, e le eventuali risposte da ricercare insieme con l’Associazione dei costruttori,

utilizzando appartamenti vuoti a canoni accessibili per le famiglie.

In sintesi le caratteristiche principali del confronto avuto nel 2013 sono:

• evasione-compartecipazione delle spese esenzioni (Isee)

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97

• sviluppo, crisi economica, disoccupazione politiche attive lavoro

Inoltre si è avviata una fase di confronto in qualche comune su:

• problema Badanti incontro domanda-offerta

• confronto su disabili e ingresso nel mondo del lavoro

• apertura confronto con provincia su conciliazioni tempi di vita e lavoro rivolto ad aziende con prevalenza occupazione femminile sui problemi relativi all’orario di lavoro, part-time e maternità

In questo comprensorio esiste la problematica legata ad atteggiamenti chiusi e logiche campanilistiche dei singoli

Comuni che di fatto impediscono interventi integrati e cooperativi tra più Comuni, allontanando possibili soluzioni al

bisogno di più servizi in favore dai loro cittadini, per carenza di risorse sia per la gravità della crisi economica e il

continuo taglio di fondi pubblici dal centro verso la periferia.

Per il 2014 non si sono presentate piattaforme per mancanza di certezze normative derivanti dall’approvazione della

legge di stabilità per l’anno prossimo.

Comunque per il 2014 è utile ricominciare a discutere e riattivare efficaci piani di zona che puntino a dare risposte

omogenee tra comuni, cogliendo tra l’altro l’opportunità che deriva dai tre accordi regionali appena sottoscritti come

quelli sul fondo famiglia –sul fondo nazionale per la non autosufficienza e quello sui criteri di utilizzo del fondo

nazionale politiche sociali, che destinano quasi per intero le risorse disponibili ai Comuni e alle Asl.

Sempre per il 2014, in considerazione della consistente tornata elettorale amministrativa, ad ogni candidato sindaco,

verranno presentate le nostre proposte relative alle politiche sociali.

Alcune considerazioni utili al lavoro futuro della nostra confederazione:

• superare la frammentazione al nostro interne in materia di negoziazioni sociale e territoriale;

• superare l’estemporaneità, della nostra azione,

• creare più sinergia tra livelli territoriali e regionali nella definizione delle linee d’indirizzo regionali Cgil e Spi.

Tali linee di indirizzo devono essere meno generali ed entrare più nel dettaglio della proposta e devono essere definite

e inviate ai territori entro ottobre di ogni anno per essere assunte nelle piattaforme territoriali da presentare in tempo

utile all’approvazione dei bilanci dei comuni.

Stralci da relazione SPI Provinciale su negoziazione sociale 2012

“…La negoziazione non può essere a carico esclusivo dello Spi, della Fnp, della Uilp e delle Segreterie delle

Confederazioni Cgil/Cisl e Uil, pena il soffocamento di tale materia. Le categorie dell’industria e dei servizi comprendano

che ottenere dei risultati sul versante socio economico è un fatto importante il quadro sintetico della negoziazione

svolta nel 2012. I comuni coinvolti sono stati 57 su 70 (tanti sono quelli mantovani), come vedete ne mancano 13, è

stata una scelta che abbiamo definito in anni precedenti e derivante da ragioni temporali e dal constatare che abbiamo

tralasciato i più piccoli. Ciò non significa che le comunità più piccole non siano meritevoli della nostra attenzione ma

davvero la ragione sta tutta nel tempo disponibile. Ricordiamo infatti, al quadro dirigente, che stiamo negoziando sui

bilanci di previsione che dovrebbero essere approvati entro il 31/12 di ogni anno, ma che poi per ragioni economiche e

di scelte politiche tale data viene disattesa; un esempio lampante è stato il 2012 laddove la data per l’approvazione

del bilancio di previsione 2012 da farsi entro la fine del 2011 è stata spostata al 31 agosto 2012. Gli incontri effettuati

con le amministrazioni sono stati 136, sovente per poter produrre un verbale si ha la necessità di più appuntamenti. I

cittadini coinvolti sono stati 321.759 su 415.461 (77% degli abitanti della provincia di Mantova). 22 i verbali di accordo

( per accordo si intende l’aver modificato le politiche di indirizzo comunali e l’aver sottoscritto impegni aggiuntivi

rispetto al passato); 10 i verbali di incontro ( per incontro si intende l’aver contribuito a modificare in modo non

esaustivo l’orientamento del comune e l’aver sancito degli impegni da concretizzarsi in futuro); 13 i bilanci approvati

senza accordo ( sono quei comuni dove abbiamo fatto incontri ma che non hanno spostato nulla delle loro politiche

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98

amministrative ); 11 i bilanci approvati senza incontro ( nonostante avessimo portato il documento iniziale delle

organizzazioni sindacali contenenti le nostre proposte sottointendenti al confronto sulle politiche sociali e nonostante

fossero stati sollecitati, hanno ritenuto di non incontrarci ). Il bilancio del comune di San Giovanni del Dosso è stato

approvato dal commissario. Interessante approfondire l’analisi e la lettura politica, i Sindaci che non hanno voluto

incontrarci 8 su 11 reggono giunte di centro destra 3 sono di centro sinistra. I sindaci che non hanno ritenuto utile

addivenire ad un accordo 10 su 13 sono di centro destra e 3 sono di centro sinistra. In merito ai verbali di incontro cioè

sindaci che non hanno voluto fare un accordo con noi 8 su 10 sono di centro sinistra (buona parte di questi verbali di

incontro risentono dell’impossibilità di fare gli accordi in quanto le modifiche introdotte e l’evento sismico hanno

modificato alle radici le prospettive) I sindaci che hanno condiviso le politiche del bilancio di previsione con le

organizzazioni sindacali sono stati 10 su 22 di centro sinistra e 12 su 22 di centro destra. Nella lettura politica dei dati

necessita avere la dovuta accortezza (iste civiche), spesso sono collocate nel centro destra. Abbiamo aggiunto questi

dati per fare emergere nelle valutazioni che non è uguale avere di fronte una politica di centro destra rispetto ad una

di centro sinistra. Possiamo altresì affermare che durante questa tornata negoziale ci siamo trovati di fronte ad

amministrazioni considerate “amiche “con le quali non ci è stato consentito fare l’incontro (Pegognaga e Villimpenta);

amministrazioni che negano scientemente e sistematicamente il ruolo di rappresentanza delle organizzazioni sindacali,

Moglia e Castelbelforte, in quest’ultimo abbiamo fatto volantinaggio alla cittadinanza, per inciso la sindaca è della

Lega Nord. Fin qui una lettura succinta della composizione politica delle amministrazioni, ora ci inoltriamo sui

contenuti. Nel documento condiviso dai tre direttivi unitari e che abbiamo consegnato ai Sindaci nel tardo autunno

2011 emergeva come dato prevalente l’analisi del perdurare della crisi e l’intendimento di introdurre e sviluppare le

politiche di contrasto e quindi di quali strumenti utilizzare per ricavare risorse da destinare, nel segno dell’equità, al

mantenimento dei servizi in particolare per le persone più fragili ed esposte agli effetti della crisi. Abbiamo proposto

altresì alle amministrazioni di alzare la soglia di contrasto alle povertà. Ci siamo trovati di fronte ad amministratori

impauriti, a volte impreparati, molto spesso con l’angoscia di non poter essere in grado di svolgere il proprio ruolo e di

non poter rispondere ai bisogni minimi dei propri cittadini. Tre le grandi ragioni di questo spaesamento, 1) la profondità

e la durata della crisi i cui effetti sono la richiesta in aumento esponenziale di aiuto da parte delle famiglie, tale richiesta

è indistinta e trasversale, colpisce molte fasce in particolare le giovani generazioni per le considerazioni che abbiamo

fatto in premessa e che sarebbero meritevoli di ulteriori approfondimenti ; 2) le risorse economiche continuamente in

calo per il taglio dei trasferimenti, per la crisi derivante dall’assenza di lavoro ( meno Irpef e calo dei consumi ) e per

l’assenza di investimenti nel settore immobiliare ( tracollo degli oneri di urbanizzazione ) che si riverbera sulle casse

esangui dei comuni; 3) per i continui interventi dell’esecutivo spesso non chiari ed esaustivi e che di volta in volta

subivano correzioni in corso d’opera, basta volgere lo sguardo alla confusione sull’Imu; 4)infine, il permanere ossessivo

dei patti di stabilità che bloccano sistematicamente la capacità di spesa dei Comuni. Questa la fotografia in itinere che

è emersa e con la quale abbiamo dovuto confrontarci. Quali sono stati i risultati? Li elenchiamo, 1) la consapevolezza

dei soggetti trattanti, laddove siamo addivenuti a verbali di accordo e di incontro, che la negoziazione è un elemento

di arricchimento complessivo che va consolidato, strutturato e allargato dentro e fuori i periodi di crisi, con la dovuta

accortezza che tutte le cose che si acquisiscono vanno temporalmente alimentate, nulla è per sempre; 2) L’aver

esplorato il territorio senza confini di sorta, andando oltre le politiche sociali, avendo nitida la consapevolezza che ogni

comune ha le proprie peculiarità e i propri tratti distintivi; 3) Il discutere con le amministrazioni e il cercare di trovare

le soluzioni adeguate alle problematiche inerenti il lavoro nelle sue articolazioni, quali le politiche di contrasto al

fenomeno del caporalato in particolare in edilizia, il volgere lo sguardo affinchè i lavoratori stranieri stagionali possano

avere le condizioni minime per l’integrazione, l’aver fatto diventare l’Isee attualizzato uno strumento corrente, l’essere

riusciti ad introdurre soglie di esenzione o di una diversa parametrazione dell’addizionale comunale che avesse il tratto

dell’equità, l’aver posto all’attenzione una diversa percentualizzazione dell’Imu spostando il peso della tassazione sulle

2° case o sui terreni cosidetti agricoli, riteniamo che tutto ciò sia un fatto positivo. Sul tema dell’evasione in generale

che va da quella fiscale al non pagamento dei servizi abbiamo riscontrato innumerevoli difficoltà, si risente

nell’atteggiamento di alcune amministrazioni di una arretratezza culturale interessata, possiamo però rivendicare uno

spostamento significativo delle sensibilità su questa decisiva materia. L’allineamento della soglia di esenzione per i

servizi scolatici e per i servizi agli anziani a 6500 € Isee è oramai un dato che è entrato in circolo sul territorio provinciale

(persiste qualche sacca di resistenza vergognosa) mentre l’innalzamento della soglia di esenzione a 7500 € Isee, è stato

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99

un obiettivo mancato se non in qualche caso. Nonostante ciò il mantenimento complessivo dei servizi a fronte della

grave crisi ci fa esprimere un giudizio positivo. Detto che siamo stati bravi dobbiamo, per onestà culturale, evidenziare

e superare talune criticità al fine di predisporci, con la necessaria consapevolezza, alla negoziazione sociale territoriale

2013. Sul metodo: le insensibilità categoriali sopra esposte che vanno rapidamente recuperate ; convincere le

amministrazioni che il coltivare le relazioni con i corpi intermedi è un arricchimento per tutta la comunità; consolidare,

con le dovute modifiche da introdursi, il percorso democratico che ci siamo dati negli anni precedenti ( la costruzione e

la raccolta delle proposte attraverso assemblee coinvolgendo le tante associazioni di volontariato che operano sul

territorio ); superare la problematicità delle verifiche dei contenuti degli accordi chiedendo alle amministrazioni le

delibere attuative; la formazione itinerante per coloro che seguono la negoziazione sociale per l’affinamento delle

competenze alfine di divenire soggetti di riferimento nei confronti delle amministrazioni ( a tale riguardo un

riconoscimento va rivolto sicuramente alle strutture regionali per la disponibilità alla formazione e alle strumentazioni

novative messe a disposizione ); infine organizzare confronti pubblici con gli amministratori per focalizzare l’attenzione

sul valore e sui contenuti della negoziazione sociale. Sul merito: va riaffermato che i servizi non vanno ridotti o

smantellati; che la situazione economica su base dell’indicatore oggi Isee ma domani Fattore Famiglia Lombardo sia lo

strumento per l’individuazione di fasce di esenzione e compartecipazione sia al costo dei servizi scolastici che al costo

dei servizi agli anziani. Che sia operante una soglia di esenzione ( povertà ) il cui ammontare perlomeno si attesti al

quanto contenuto nella piattaforma; che le fasce debbano essere proporzionali alla condizione economica degli utenti

determinata su base FFL fino a prevedere la copertura totale del costo del servizio per i redditi alti; che aumenti

l’attenzione verso il lavoro, vera emergenza nazionale; infine diviene centrale il presidio del territorio per contrastare i

fenomeni di illegalità diffusa, di infiltrazione di carattere malavitoso di stampo mafioso e camorristico e per contrastare

il fenomeno dell’evasione ed elusione fiscale e contributiva. Riconosciamo di non essere stati affatto esaustivi su di una

materia così complessa, ma riteniamo altresì che avremo molti altri appuntamenti per un ulteriore

approfondimento……”

Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

97

3

23

1

3632

144

26 29

Contenuto accordi per GRUPPI

Contributi e

agevolazioni tariffe

Servizi Domiciliari Servizi Assistenzali

Territoriale

Servizi Tempo Libero

Cultura

Relazioni Sindacali

Programmazione Fiscalità locale Tariffe Misure anticrisi

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100

13

25

1

18

3 2

35

Contributo affitto Rette RSA Reddito minimo

d'inserimento.

Minimo vitale

Interventi contro la

povertà estrema

Tarsu Buoni di servizio.

Assegni di cura.

Borse lavoro e di

studio. Prestiti

d'onore. Acquisto 1^

casa giovani copie.

Contributo badanti

ISEE

1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie

0 0 0

3

0 0

Adi Altri servizi

domiciliari:

consegna

certificati e analisi

a domicilio-Filo

d'argento

Pasti a domicilio Sad Telesoccorso Vaucher

2 Servizi domiciliari

3

3

16

1

Altri servizi assistenziali territoriali-Sportello lavoro-

Servizi funerari-Carta d'argento-Cae acc.a donne

maltrattate-Immigrati

Politiche giovanili: disagio givanile

Politiche giovanili: nidi e scuole

Trasporto individuale

3 Servizi assistenziali territoriali

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101

Centro diurno-Sociale Cultura-Università

della terza età

Cure termali-

Soggiorni climatici

Tempo libero- Attività

motorie-Orti

1

0 0 0

4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero

31

1

8 Programmazione

Piano di zona territoriale

Piano socio assistenziale

comunale-Leggi di

settore-Politiche

giovanili-Incidenza spesa

sociale sul bilancio

27

35

27

21

34

10 Fiscalità locale

Addizionale Irpef

IMU

Patti antievasione

Soglia esenzione addizionali

Tarsu

36

2629

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

Relazioni

Sindacali

Tariffe

Misure

anticrisi

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102

CDLT MILANO

Diversamente dalle altre province, quella di Milano è caratterizzata per la presenza di comuni mediamente grandi;

infatti non vi sono comuni con meno di 1.000 abitanti e solo due comuni con meno di 3.000 abitanti. Anche senza la

città di Milano risulta essere il territorio con il maggior numero di abitanti. Nei 43 comuni (escluso Milano) superiori a

10.000 abitanti risultano residenti 1.120819 persone; quindi nel 52% circa di comuni risiede circa 83% della

popolazione.

N° Comuni %

2 2,4

1619,021

25,021

25,02428,6

84

100Numero e percentuale comuni per dimensione

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

4.924 63.696 163.246

318.541

2.064.379

2.614.786

Abitanti per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

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103

0,2 2,4

6,2

12,2

79,0

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

N° Comuni %

2

66,7

1

33,3

3

100Numero e percentuale comuni con accordo per dimensioni

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

21.020

50.198

71.218

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

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104

Appunti emersi nell’incontro

L’attività sulla contrattazione sociale e territoriale nel comprensorio della Cdlm Milano si sviluppa all’interno del

coordinamento welfare della camera del lavoro .Nel coordinamento si definiscono le linee d’indirizzo sulla

contrattazione sociale che vengono discusse e confrontate tra la segreteria della Cdlm e le categorie che compongono

il coordinamento: SPI-FP –Zone sindacali e in alcune occasioni partecipano le categorie .Si costruisce una proposta di

piattaforma per i tavoli di confronto con comuni, livelli istituzionali di riferimento come ambiti e Asl. Successivamente

si portano le proposte in tavoli unitari di confronto sia confederali che di categoria per decidere la piattaforma unitaria

da inviare agli interlocutori istituzionali per aprire tavoli di contrattazione.

Successivamente si programmano gli incontri a cui partecipano delegazioni confederali e dei pensionati. Data la ampia

gamma dei soggetti a cui si chiede di costruire accordi in alcuni casi, come per i comuni più piccoli, al tavolo si presenta

la delegazione dei pensionati con ampia delega di rappresentare tutte le istanze confederali.

Il livello di decisione delle piattaforme e degli eventuali accordi sono le segreterie. Per quanta riguarda i pensionati c’è

il coinvolgimento delle leghe territoriali.

Solo raramente e in casi di messa in campo di iniziative di mobilitazione si passa attraverso il direttivo confederale.

Le principali piattaforme presentate nell’ultimo periodo sono:

• Piattaforma per la casa.

29,5

70,5

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

3

71.218

2,72 3,57

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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105

• Piattaforma sul degrado delle periferie

• Piattaforma Rom-casa, lavoro

• Piattaforma politiche attive per soggetti deboli. Recentemente è stato siglato un accordo con il comune di Milano

• Piattaforma sulla contrattazione sociale, all’interno si affrontano le ricadute degli accordi regionali: sul fondo famiglia -sul fondo nazionale non autosufficienza-sul fondo nazionale politiche sociali, che hanno decentrato ai territori la gestione delle risorse

Si sono svolti incontri con i comuni sui piani di zona per affrontare le misure a favore dei minori, disabili, vecchie e

nuove povertà.

Data la situazione esistente nel paese di crisi economica e sociale l’obbiettivo che si vuole raggiungere è la maggior

consapevolezza di tutte le categorie nel dare centralità alla contrattazione sociale e territoriale.

E’ fondamentale costruire un intreccio forte tra politiche del lavoro e politiche sociali per contrastare la marginalità e

le vecchie e nuove povertà derivanti dalla messa in cassa integrazione e perdita del posto di lavoro di migliaia di

persone.

Il bilancio dell'attività svolta dal Dipartimento Politiche Sociali: le azioni messe in atto, i successi, le difficoltà incontrate

e le possibili linee di sviluppo.

Il Dipartimento si occupa del disagio sociale nei luoghi si lavoro e sul territorio e opera per rimuovere le cause che

creano discriminazione ed emarginazione sociale, per tutelare i diritti dei soggetti in difficoltà, per favorire la creazione

di opportunità di inserimento lavorativo per i soggetti fragili, per evitare che chi ha già un lavoro venga espulso a causa

di una sua difficoltà o patologia.

Tra le tematiche affrontate dall'Ufficio rientrano: discriminazioni, mobbing, handicap, salute mentale,

tossicodipendenza, alcolismo e nuove forme di dipendenza, carcere, fragilità ed emarginazione sociale, povertà.

L'Ufficio ha saputo sviluppare su questi temi un grande dibattito sindacale, diventando punto di riferimento, oltre che

per migliaia di singoli utenti, per moltissimi delegati e funzionari e agendo in rapporto ad essi, per la trattazione di casi

singoli e collettivi, direttamente nella contrattazione aziendale.

L'attività del dipartimento si realizza mediante due linee di intervento fortemente interconnesse: quella realizzata

dallo Sportello Politiche Sociali, che rappresenta l'area dedicata alla tutela individuale, e l'area dell'azione collettiva.

Tutela individuale: lo Sportello Politiche Sociali è rivolto alla domanda di tutela individuale e rientra nel sistema servizi

della Camera del Lavoro. A seconda delle esigenze della persona presa in carico e della problematica da affrontare, si

garantisce orientamento, sostegno, consulenza normativa, assistenza sindacale, legale e psicologica. Opera in

collaborazione e a sostegno dei delegati e dei funzionari sindacali e in stretto raccordo con i servizi pubblici territoriali

e con le numerose esperienze di associazionismo e di privato sociale presenti sul territorio. Lo sportello svolge la sua

attività in collaborazione con avvocati giuslavoristi, esperti sulle tematiche riguardanti le discriminazioni e le

vessazioni, e con uno psicologo.

Nel corso del 2013 le persone che si sono rivolte allo sportello sono state circa 700, di cui 452 prese in carico. Il maggior

numero di interventi ha riguardato vertenze per comportamenti vessatori e discriminatori, azioni volte al

mantenimento del posto di lavoro per soggetti con particolare fragilità (disagio mentale, handicap fisico), consulenza

e informazioni sul tema della disabilità e non autosufficienza, con particolare riferimento alla disciplina dei permessi

per la cura e l'assistenza del portatore di handicap. Sono in aumento le richieste di intervento e aiuto di persone a

rischio povertà ed emarginazione sociale.

Progetti e azioni di natura politico-sindacale (azione collettiva).

Realizzata in stretta collaborazione con la segreteria confederale, quest'area di intervento ha, in primo luogo,

l'obiettivo di trasformare i bisogni espressi allo sportello e nel territorio in iniziative, azioni, progetti, nuove forme di

rappresentanza volti a rafforzare l'azione della CGIL diretta a combattere l'esclusione e l'emarginazione e costruire

azioni di inclusione sociale. In secondo luogo, rappresenta un importante strumento di sperimentazione di forme di

integrazione tra tutela individuale e rappresentanza collettiva.

Le azioni al momento attive sono le seguenti:

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106

Il delegato sociale.

Si tratta di un percorso volto a formare delegati sindacali che siano in grado di porsi come facilitatori per i processi di

espressione del disagio e come intermediari tra l'ambiente lavorativo e i servizi sul territorio, nell'ottica di un

intervento che non assume caratteristiche sostitutive ma semmai di supporto agli interventi istituzionali, restituendo

all'impresa la funzione di agente responsabile e attivo nella costruzione del tessuto sociale. In altri termini, il ruolo di

tale delegato si deve esprimere nella capacità di sviluppare relazioni, pratiche sindacali ed esperienze contrattuali, che

consentano l'attivazione e la messa in rete di tutte le risorse disponibili nel luogo di lavoro e nel territorio al fine di

contribuire al miglioramento delle condizioni di vita concreta e quotidiana dei lavoratori e al rafforzamento dei soggetti

più deboli e degli esclusi.

Nel periodo gennaio-maggio 2013 si è svolto il corso, organizzato insieme a CISL e UIL e finanziato dalla Provincia di

Milano, a cui hanno partecipato 15 delegati della nostra organizzazione. Al termine del corso sono inoltre stati

organizzati seminari per i delegati sociali CGIL (sia quelli che hanno partecipato al percorso formativo 2013, sia a quelli

che avevano partecipato nelle edizioni precedenti) che hanno avuto ad oggetto le seguenti tematiche: la prevenzione

delle dipendenze nei contesti lavorativi; le prestazioni agli invalidi civili e le assenze dal lavoro retribuite per l'assistenza

e la cura delle persone disabili; le discriminazioni legate all'orientamento sessuale. Si è quindi iniziato a mettere in atto

una strategia che vede nella formazione del delegato sociale un percorso continuo e dinamico che, dopo un periodo

iniziale di formazione su alcuni temi fondamentali (la gestione della relazione d'aiuto e l'ascolto attivo, la creazione

della mappa sociale aziendale), sia fatto di seminari, incontri, momenti continui di confronto.

Progetti sul clima aziendale nei luoghi di lavoro.

Si tratta di iniziative promosse nelle aziende, attivate e realizzate in collaborazione con i delegati sindacali, volte a

porre al centro dell'attenzione l'importanza di un clima aziendale positivo per il miglioramento delle condizioni di

lavoro e di vita delle persone. Con questo termine indichiamo la qualità delle relazioni interne al luogo di lavoro, sia

tra i colleghi che tra i diversi livelli di responsabilità. Queste iniziative sono fortemente connesse all'attività del delegato

sociale. Il percorso parte con la somministrazione ai lavoratori di questionari volti alla misurazione del clima all'interno

del luogo di lavoro e prosegue con una serie di assemblee sul tema. Tra le aziende in cui è stato realizzato questo

percorso: Italfarmaco, STMicroelectronics, Siram, Pomellato, IQ.

I gruppi di auto aiuto lavoro.

A partire dal gennaio 2012 abbiamo attivato l'esperienza dei gruppi di auto aiuto lavoro per persone disoccupate.

Dall'osservatorio del nostro ufficio in questi ultimi anni, abbiamo visto sempre più aumentare un disagio legato alla

perdita, all’assenza e alla precarietà del lavoro. I racconti e le storie di vita delle persone che incontriamo ce lo dicono

con chiarezza: trovarsi all'improvviso senza lavoro, magari, come per alcuni, dopo una vita di occupazione più o meno

stabile, determina un trauma, una rottura, un forte disorientamento.

Il lavoro rappresenta, nonostante gli attacchi a cui è sottoposto da anni, non solo un mezzo di sussistenza, ma è

elemento essenziale per la costruzione della propria identità, personale e collettiva, dei propri percorsi di vita e anche

delle proprie relazioni ed affetti. Il lavoro è dignità e la sua assenza produce, in molti casi, frustrazione, perdita di

autostima, senso di rabbia e di vergogna.

Sempre più spesso, inoltre, è isolamento e solitudine, è difficoltà nei rapporti con la famiglia, è allontanamento dagli

amici e dalla quotidianità. La crisi che viviamo è anche una crisi delle relazioni, una crisi del tessuto sociale che sembra

sgretolarsi, parcellizzarsi e disgregarsi.

Di fronte a questa situazione, l'idea maturata è stata quella di proporre alle persone disoccupate che lo avessero

voluto, di incontrarsi, di confrontarsi, di rompere il muro dell'isolamento.

L'obiettivo del gruppo è consentire alle persone di ripartire, recuperare le energie che hanno perso, ridando

protagonismo alle loro storie di vita in una dimensione collettiva.

Se il 2012 è stato l'anno di avvio del progetto, il 2013 è stato l'anno del consolidamento e della sua espansione. In

particolare, nel marzo 2013 è stata sottoscritta una convenzione tra la nostra organizzazione e il Comune di Milano

Assessorato alle Politiche del Lavoro attraverso la quale si è costituito un gruppo di auto aiuto lavoro all'interno degli

interventi di politica attiva del lavoro dell'amministrazione comunale.

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107

Nel novembre 2013 il Dipartimento ha organizzato insieme al Comune di Milano un convegno dal titolo “Ripartiamo

da noi: l'esperienza dei gruppi di auto aiuto lavoro”, che ha visto un'elevata partecipazione da parte della cittadinanza.

Contrattazione sociale e welfare territoriale.

Partendo dalla fondamentale considerazione di come la contrattazione territoriale sia una questione che investe tutta

la CGIL nel suo complesso (segreteria confederale, dipartimenti, sistema dei servizi e categorie), il ruolo giocato dal

dipartimento politiche sociali si è sviluppato nell'ultimo anno in una duplice direzione:

1. partecipazione, insieme alla segreteria confederale, al confronto con l'amministrazione comunale milanese su: bilancio Assessorato Politiche Sociali, riorganizzazione dei servizi sociali, delibera per l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate o disabili negli affidamenti alle cooperative sociali di tipo B;

2. partecipazione al Sottocomitato disabili istituito presso l'Assessorato al Lavoro della Provincia di Milano, luogo di confronto nel territorio in tema di collocamento disabili (legge 68/99); coordinamento, insieme alla segreteria confederale, del dipartimento welfare e politiche territoriali, al momento composto da coordinatori di zona, SPI e Funzione Pubblica. Il coordinamento si pone come spazio di analisi, confronto, elaborazione e proposta su welfare, piani di zona, contrattazione territoriale, città metropolitana, povertà ed emarginazione nel territorio.

Il Dipartimento Politiche Sociali partecipa inoltre alle attività del Coordinamento welfare e sanità della CGIL Lombardia.

E' inoltre da sottolineare l'uscita, nel dicembre 2013, del volume Programmare i territori del welfare attori, meccanismi

ed effetti (Polizzi, Tajani, Vitale, edito da Carocci), frutto di una collaborazione tra gli autori e la Camera del Lavoro e

in cui il Dipartimento Politiche Sociali ha partecipato ad ogni fase di elaborazione.

Sportello psicologico per l'età evolutiva.

A partire da gennaio 2014 è attivo, in via sperimentale, lo sportello psicologico per l'età evolutiva, frutto della

collaborazione tra il Dipartimento Politiche Sociali e il Corso di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica dell'Età

Evolutiva della SPP. Si tratta di uno sportello di orientamento e consulenza psicologica specialistica rivolto a lavoratrici

e lavoratori, e più in generale alla cittadinanza, per il disagio derivante da problemi relazionali nella sfera famigliare.

In particolare lo sportello offre consulenza per problemi concernenti la genitorialità, le relazioni genitori-figli, i

problemi dei figli in età evolutiva.

Per la Camera del Lavoro la sperimentazione ha la finalità di verificare qualità e quantità del disagio emergente in

questo ambito tra i propri iscritti e nella cittadinanza che allo sportello si rivolgerà, per farne oggetto di contrattazione

sia ambito territoriale che aziendale.

Osservatorio Carcere e Territorio.

Il Dipartimento è parte attiva dell'Osservatorio Carcere e Territorio, che, costituito nel 1993, riunisce gli attori del

territorio che si occupano delle persone ristrette nella libertà ed ex detenuti (Comune di Milano, realtà del privato

sociale e del volontariato). L'Osservatorio si propone, tra le altre cose, di informare la pubblica opinione riguardo ai

problemi legati alla detenzione e agli istituti di pena; aprire l'istituzione carcere al territorio e alla società civile di cui

fa parte, sia attraverso progetti interni di natura formativa, educativa e risocializzante, sia attraverso l'attuazione di

misure alternative alla detenzione previste dalla legge; favorire la circolazione delle informazioni rispetto ai diversi

progetti in essere; sollecitare la presenza attiva delle Istituzioni nei progetti relativi al carcere; formulare ipotesi e

progetti volti a favorire l'inserimento lavorativo.

La Camera del Lavoro di Milano, in forma autonoma e attraverso il progetto Ekotonos, di cui fa parte, è attiva nella

progettazione e realizzazione di diversi iniziative, prevalentemente di carattere culturale, presso la sezione femminile

della Casa Circondariale di San Vittore.

Tavolo Rom.

La Camera del Lavoro di Milano, attraverso il Dipartimento Politiche Sociali, fa parte di un cartello di associazioni

milanesi impegnate nell'intervento e nella riflessione sulle politiche a favore dei gruppi rom e sinti. Il Tavolo Rom si è

costituito nel 2007 con l'obiettivo di rispondere alle esigenze di affrontare le problematiche poste dalla gestione

attuale della presenza delle famiglie rom e sinte a Milano e delle condizioni di accesso ad una piena e riconosciuta

cittadinanza.

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108

Salute mentale e Stop OPG Milano

E' attiva una collaborazione con molti Centri Psico Sociali del territorio milanese che consente non solo uno scambio

continuo nelle prese in carico individuali, ma anche momenti di confronto sulle strategie da attivare al fine di favorire

l'inserimento lavorativo e il mantenimento del posto di lavoro dei lavoratori con disagio psichico o che vivono una fase

di forte fragilità, che li porta a rivolgersi ai servizi di salute mentale. In questo ambito il Dipartimento svolge anche

attività di formazione su orientamento al lavoro e diritto del lavoro in specifici progetti organizzati per gli utenti dei

CPS della Provincia.

Nel luglio 2013 la Camera del Lavoro di Milano ha dato vita, insieme a referenti del Comune, ASL, Istituti Penitenziari,

Università, magistratura, Camera Penale, Dipartimenti di Salute Mentale e associazionismo al Comitato Stop Opg

Milano, al fine di promuovere azioni volte al superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) e, più in generale,

costruire una nuova politica di salute mentale nella città, favorendo un maggiore coinvolgimento degli attori

istituzionali, dei servizi e delle associazioni, affinché si possa generare una opposizione propositiva al disegno regionale

e, nel contempo, realizzare quelle alleanze che rendano possibile un cambiamento radicale nella cultura della presa in

carico.

Nel settembre 2013 il Dipartimento ha organizzato il convegno 180 181? Le leggi per la salute mentale. Cittadini,

persone e soggetti, molto partecipato dagli attori del territorio che si occupano di salute mentale.

Il contesto in cui operiamo e le azioni per il futuro:

La quotidianità del lavoro dell'ufficio è attraversata dalla profonda crisi economica e sociale che anche nel territorio

milanese mostra quotidianamente i caratteri della sua drammaticità. La disoccupazione e la diffusa precarietà del

lavoro e della vita hanno ampliato notevolmente l'area della povertà, del disagio e dell'emarginazione sociale. Il

crescente numero di persone che si rivolgono al nostro sportello con la richiesta di informazioni, orientamento e aiuto

su inserimento lavorativo, reddito, casa ne sono una dimostrazione. La nostra attività ci dice che l'emarginazione

assume sempre di più un carattere che non ha solo una dimensione economica ma anche di carenza di relazioni,

esiguità di capitale sociale o fragilità delle condizioni di salute, ovvero una serie di fattori che unitamente a reddito e

patrimonio influenzano pesantemente la qualità della vita.

Stiamo assistendo a un peggioramento della qualità delle relazioni nei luoghi di lavoro, che producono maggiori episodi

vessatori, e una maggiore difficoltà (sia nell'inserimento lavorativo che nel mantenimento del posto di lavoro) per i

soggetti tradizionalmente più deboli come i disabili e i lavoratori con disagio psichico. Come troppo spesso è accaduto

nei momenti di crisi economica, sociale e cultuale nella storia, si assiste, in molti casi, ad un aumento del clima di odio

e di intolleranza nei confronti di persone ex detenute e rom, storicamente oggetto di una forte stigmatizzazione, e dei

loro tentativi di intraprendere percorsi di autonomia e inclusione.

All'incremento dei bisogni e delle fragilità delle persone si risponde con le politiche di austerità, di taglio alle politiche

sociali e di coesione e di smantellamento dei servizi del welfare del territorio.

In questo quadro, le nostre tracce di lavoro vanno in direzione di un proseguimento e ulteriore rafforzamento delle

azioni già in atto. La finalità della nostra attività è quella di promuovere un'azione della nostra organizzazione che vada

in direzione di:

• aumentare la nostra capacità di intervenire e contrattare nei luoghi di lavoro sui temi della salute, intesa come benessere psico-fisico, di lotta a tutte le forme di discriminazione e di emarginazione e dell'inserimento lavorativo come strumento di inclusione sociale;

• rafforzare la capacità di contrattazione sociale territoriale, promuovendo un welfare territoriale a carattere universale, riconnettendo diritti del lavoro e diritti di cittadinanza, dando voce e rappresentanza a quei bisogni e a quelle istanze sociali che giungono alla nostra organizzazione sempre più spesso in forma individuale e disarticolata.

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Le azioni previste a partire dal 2014 sono:

• proseguimento del progetto del delegato sociale. I prossimi seminari riguarderanno la dipendenza dal gioco di azzardo; AIDS e lavoro; salute mentale e luogo di lavoro;

• consolidamento del progetto sul clima aziendale all'interno dei luoghi di lavoro. In particolare, volontà di sperimentare all'interno delle assemblee la modalità dell'auto aiuto;

• rafforzamento della collaborazione con le categorie. In particolare, organizzazione di giornate di incontro con funzionari e delegati per spiegare l'attività del nostro dipartimento; progettazione di un lavoro di ricerca che analizzi due tematiche: le normative in tema di politiche sociali e il loro recepimento o meno nei CCNL; contrattazione integrativa e politiche sociali;

• organizzazione del convegno Programmare i territori del welfare: attori, meccanismi ed effetti sui temi del welfare territoriale e del ruolo del sindacato nella contrattazione territoriale;

• coinvolgimento nel coordinamento welfare di nuove categorie (oltre e SPI e Funzione Pubblica) e del sistema dei servizi, con la progettazione dell'Osservatorio Sociale Metropolitano;

• organizzazione, in collaborazione con l'Ufficio Formazione, di un percorso formativo per funzionari e delegati sulla contrattazione sociale territoriale;

• promozione di nuovi gruppi di auto aiuto lavoro, anche per i lavoratori delle aziende in crisi, ed estensione del protocollo sottoscritto con il Comune di Milano ad altri enti e realtà del territorio milanese;

• progettazione di un gruppo di auto mutuo aiuto per lavoratori vittime di vessazioni e mobbing;

• partecipazione, insieme ad istituzioni ed altre realtà associative italiane ed europee, a un progetto dell'Unione Europea della DG Justice sulle discriminazioni.

Dal libro :Programmare i territori del Welfare

Il sindacato e la contrattazione sociale territoriale

La contrattazione sociale territoriale e le nuove frontiere della rappresentanza sindacale.

Obiettivo del presente capitolo è illuminare il ruolo che il sindacato, come associazione di rappresentanza degli interessi

e coprotagonista della regolazione a livello locale, può giocare nei processi di programmazione e contrattazione sociale

territoriale, di cui i Piani di zona sono uno specifico out come. In particolare si cercherà di esplicitare la logica, in termini

di rappresentanza e modalità di azione, che muove il sindacato all’attività di contrattazione sociale a livello locale e di

analizzarne gli esiti e le problematiche connesse. Nella seconda parte del capitolo, poi, si guarderà nello specifico al

ruolo negoziale che il sindacato milanese (a livello di confederazione e a livello di categoria dei pensionati) è riuscito a

giocare nel ciclo di programmazione sociale relativo alla definizione dei Piani di zona 2009-11, nei tredici Distretti della

Provincia di Milano considerati nella ricerca.

In primo luogo è utile inscrivere, per meglio comprenderla, l’attività negoziale a livello territoriale (della quale la

partecipazione alla definizione dei Piani di zona è una delle espressioni possibili) dentro il solco di un processo più

generale che, a partire dagli anni Settanta, ridefinisce l’arena di azione del sindacato (soprattutto confederale) e la

logica della rappresentanza.

Com’è stato più volte notato (Schmitter, Streeck, 1981; Regini, 2000; Regalia, 2003), dopo i cosiddetti “trent’anni

gloriosi”, insieme al modello di organizzazione produttiva che per brevità definiamo fordista, cambiano anche le

problematiche che il sindacato si trova a fronteggiare. Non è questo il luogo per ripercorrere le direttrici del passaggio

da un modello di accumulazione rigido a un modello di accumulazione flessibile (Harvey, 1989; Regini, 2000) e la

conseguente crisi delle forme di regolazione che, fino agli anni Settanta, avevano consentito che la crescita economica

si accompagnasse a un grado accettabile di coesione sociale (Aglietta, Lunghini, 2001; Boyer, 2007). In questa sede

basti ricordare il ruolo giocato dalle organizzazioni sindacali di massa nel garantire, all’interno dello spazio nazionale,

la stabilità dei due nessi forti su cui si basava la crescita economica in epoca fordista: il primo nesso richiedeva che

all’aumento della produzione corrispondesse un adeguato aumento dell’offerta di lavoro (quindi dell’occupazione) e il

secondo nesso legava gli aumenti della produttività agli aumenti di salario. Il sindacato ha contribuito alla stabilità di

questi meccanismi di regolazione attraverso la contrattazione collettiva. Questa ha così assolto alla duplice funzione di

garantire un’offerta di lavoro stabile e mediamente “standardizzata” (il pagamento mensile posticipato è una delle

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110

forme di stabilizzazione della manodopera) e di contrattare aumenti salariali ad ogni movimento verso l’alto della

produttività in un mondo in cui i luoghi principali dell’azione sindacale erano, da un lato, la fabbrica verticalmente

integrata e, dall’altro, l’arena politica nazionale in cui si davano gli scambi di tipo concertativo (Pizzorno, 2001). In un

mondo siffatto, il sindacato svolgeva la propria funzione di rappresentanza (prevalentemente di lavoratori

dell’industria, solitamente concentrati in grandi stabilimenti produttivi) contrattando condizioni di lavoro e salari con

controparti datoriali pubbliche o private (si pensi alle grandi aziende pubbliche) o concertando il monte dei salari e

delle pensioni su tavoli politici nazionali. Ai partiti politici di massa, poi, spettava il compito di definire un patto sociale

di cui facevano parte il sistema educativo, il sistema sanitario e le diverse forme di assistenza sociale.

Con il declino di quel modello produttivo e di quel tipo di regolazione sociale, anche per il sindacato è stato necessario

modificare la propria strategia di azione non solo per quanto riguarda la logica della rappresentanza (chi si rappresenta

e in che modo) ma anche per quanto riguarda la logica dell’influenza (le forme e le modalità di azione) (Schmitter,

Streeck, 1981). È in questo duplice movimento che i sindacati confederali cominciano a cercare di rappresentare i

lavoratori anche fuori da un luogo di lavoro sempre meno concentrato e sempre più disperso sul territorio. Quando poi

i nessi che legavano l’aumento dell’occupazione all’aumento della produzione e l’aumento del salario a quello della

produttività si affievoliscono (in ragione delle crisi economiche, della saturazione e della globalizzazione dei mercati,

della moderazione salariale) i sindacati comprendono che la difesa delle condizioni economiche dei lavoratori non

passano esclusivamente dalla difesa del salario diretto, ma anche dalla qualità e dalla quantità di salario “indiretto”

cui questi possono accedere in termini di servizi e welfare1. Di pari passo a questi cambiamenti nella logica della

rappresentanza, cambia anche la logica dell’influenza: la difesa dei propri rappresentati comprende una sempre più

marcata «negoziazione dei diritti di cittadinanza» (Regalia, 2003) in termini di servizi sociali erogati a livello territoriale

e spesso da amministrazioni locali che, nel corso del tempo, sono andate acquisendo funzioni prima centralizzate a

livello nazionale. È poi negli anni Novanta che le pratiche di contrattazione sociale territoriale hanno cominciato a

diffondersi in maniera sensibile, soprattutto ad opera del sindacato dei pensionati.

L’espressione contrattazione sociale territoriale, che pure non è l’unica, come vedremo, utilizzata per indicare il tipo di

attività negoziale di cui qui trattiamo (Carrieri, 2004), indica la pratica, diffusasi soprattutto a partire dagli anni

Novanta, di contrattare, a livello territoriale e con controparti prevalentemente pubbliche (enti locali, aziende sanitarie

locali) servizi, prestazioni socio-sanitarie e livello di tariffe e tributi locali (comunali, di Distretto, provinciali o regionali

a seconda della competenza territoriale della controparte).

A ben guardare, tuttavia, tale pratica non è del tutto estranea all’orizzonte dei sindacati confederali italiani e di quelli

milanesi e lombardi in particolare. Può essere utile ricordare il coinvolgimento del sindacato nelle lotte per la casa a

cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta (Daolio, 1970; Della Pergola, 1974), sulla cui scorta sono nati poi i sindacati

degli inquilini legati alle maggiori confederazioni (SUNIA, SICET) e le cosiddette esperienze di contrattazione sociale

“dei grandi gruppi”. Come ricorda Regalia (2010), già alla metà degli anni Settanta, nel momento di massima

espansione della propria capacità rivendicativa diffusa, i sindacati avevano chiesto, e in molti casi ottenuto, che le

imprese maggiori versassero agli enti locali una contribuzione dell’1% del monte salari per la predisposizione di servizi

sociali sul territorio (per creare asili-nido, potenziare i trasporti pubblici e simili). Ancora Regalia: «L’obiettivo era molto

innovativo per la strategia sindacale tradizionale. Ma ancora più dirompente, e in grado di sconvolgere il calcolo costi-

benefici dell’azione collettiva di tipo rivendicativo, era il fatto che, in un’ottica universalistica, i sindacati richiedessero

che i contributi aziendali fossero utilizzati per predisporre servizi non per i soli dipendenti delle aziende coinvolte, ma

accessibili a tutta la popolazione locale, segnalando, così, una novità nella logica della rappresentanza, oltre che in

quella dell’influenza. Le resistenze che ne erano nate, oltre a difficoltà di attuazione da parte delle amministrazioni,

avevano ostacolato la realizzazione dei progetti, così che non tutti i fondi vennero poi utilizzati» (ivi, pp. 101-2).

Le risorse allora accantonate, e siamo alla cronaca, sono state messe a disposizione dai sindacati sul finire degli anni

Duemila per costituire, insieme a Comune di Milano, Provincia di Milano e Camera di commercio, una fondazione,

denominata Fondazione welfare ambrosiano, che riprendesse lo spirito di quella iniziativa sindacale adattandolo alle

esigenze della attuale fase di crisi economica (ibid.).

Anche l’attività negoziale che ha recentemente spinto CGIL, CISL e UIL milanesi a contrattare la nascita della

fondazione, così come diversi accordi sottoscritti a livello dei Comuni per far fronte alle emergenze della crisi

economica, può essere definita con il termine di contrattazione sociale territoriale.

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Inoltre, il ruolo del sindacato milanese nella regolazione del sistema di welfare locale, già prima degli anni Novanta, è

ben riassunto da Polizzi e Vitale (2010) i quali ricordano come nel quadro culturale e politico della Milano degli anni

Settanta e Ottanta, alcuni attori svolgevano un ruolo fondamentale di controllo del carattere universale del sistema di

welfare, in coerenza con la costruzione delle gran di riforme sociali che proprio a cavallo di quegli anni venivano

configurandosi a livello nazionale (l’introduzione del sistema sanitario nazionale, la riforma del diritto di famiglia,

l’introduzione dell’affido e dell’adozione speciale, la legge Basaglia con la territorializzazione dei servizi per la salute

mentale). Oltre agli stessi partiti di governo e di opposizione, furono i sindacati a giocare un ruolo importante di

antenna attenta a non lasciare che l’interlocuzione fra Terzo settore e amministrazione si trasformasse in uno scambio

eccessivamente clientelistico, mantenendo costanti le pressioni per l’estensione dei diritti degli utenti e il fuoco sui

servizi collettivi (il cosiddetto salario sociale). La presenza del sindacato si esplicava attraverso il suo protagonismo

nella concertazione territoriale e nella pressione finalizzata a calmierare le tariffe (Polizzi, Vitale, 2010, p. 25).

Alcuni autori (Regalia, 2003; Carrieri, 2004) hanno visto in questi episodi contrattuali l’emergere di un nuovo

orientamento del sindacato a negoziare beni pubblici piuttosto che risorse private (Carrieri 2004). Nel corso del tempo,

dall’esperienza della contrattazione dei grandi gruppi sopra citata alle esperienze più recenti di contrattazione sociale,

si è però assistito a un cambiamento della controparte negoziale dal privato al pubblico. Dopo aver verificato, durante

gli anni Settanta, la difficoltà di negoziare beni pubblici con controparti private, nel tentativo di cercare la controparte

adeguata, il sindacato ha privilegiato l’interlocuzione con le amministrazioni pubbliche locali. Anche questa scelta,

però, non è esente da rischi. Come dimostra la difficoltà incontrata nel far decollare la Fondazione welfare ambrosiano

(Regalia, 2010), il rischio maggiore è quello di incorrere in ciò che Hirschman (1991) ha definito «inconcludenza degli

sforzi», ovvero la difficoltà di raggiungere gli obiettivi prefissati con i mezzi scelti.

Questo spostamento del baricentro contrattuale verso il territorio, però, non ha riguardato, negli ultimi due decenni,

soltanto materie di carattere sociale. Nello stesso solco, infatti, si possono inscrivere le diverse esperienze di patti

territoriali che, seppur con esiti diversi, si sono dati negli anni Novanta. Nel caso dei patti territoriali si è solitamente

parlato di concertazione locale invece che contrattazione. Come ricorda Regini (2000) la concertazione degli anni

Novanta, tuttavia, si è sviluppata, in diverse aree del paese, sulla rinnovata importanza delle politiche pubbliche come

fattore di incremento della competitività, più che come fonte di benefici di welfare ed è stata principalmente orientata

a risolvere problemi occupazionali o a trovare nuove forme di regolazione del lavoro, specificatamente connesse a

iniziative di sviluppo locale. Con alcuni anni di ritardo si tratta di una dinamica per certi versi parallela a quanto

accaduto nell’ambito dell’assistenza, ambito nel quale il decentramento di competenze e poteri dal centro alla

periferia, come visto nel cap. 2, è stato più spinto e non solo in Italia. È stato infatti osservato che lo Stato sociale, nella

sua parabola di transizione e riforma, appare su scala europea come uno dei “luoghi” della ri-localizzazione, in senso

sempre più decentrato, delle politiche (Martelli, 2007, p. 97; Kazepov, 2009).

Tuttavia è utile osservare che, sebbene favorito dai processi di decentramento legislativo in materia, per esempio, di

sanità e assistenza, l’approccio contrattuale qui considerato si presenta come una forma negoziale ancora poco

“strutturata”, che non sempre trae origine da precise fonti normative o contrattuali di livello superiore, come invece

accade, ad esempio, per la contrattazione di secondo livello che si svolge tra impresa e sindacato (IRES Emilia-Romagna,

2006).

In ogni caso l’attenzione del sindacato verso la contrattazione territoriale, sia su temi sociali, sia su temi di sviluppo

locale, è fortemente aumentata negli ultimi anni, soprattutto da parte della CGIL (nella storia di questa organizzazione

la dimensione confederale ha facilitato il processo) che ha messo questo tema al centro della sua ultima conferenza di

organizzazione (2008) inaugurando anche uno specifico Osservatorio della contrattazione territoriale (CGIL, IRES, SPI,

2010, cfr. anche 2012). In realtà, se da un lato, l’enfasi sul territorio non è nuova per un’organizzazione come la CGIL,

portatrice dell’unicità dell’esperienza delle camere del lavoro, dall’altra, sembra essere il rovescio della perdita di

centralità dei luoghi di lavoro (come terreno concentrato di presenza operaia) nella strategia sindacale.

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L’azione del sindacato pensionati e l’azione confederale di fronte alle sfide della legge 328/2000.

Come anticipato, è stato il sindacato dei pensionati unitariamente che, a partire dagli anni Novanta, si è impegnato

per primo e con maggior convinzione in diverse esperienze di contrattazione sociale territoriale, documentate e

raccolte, per quanto riguarda lo SPI CGIL, in un apposito archivio attivo a livello nazionale (CGIL, IRES,SPI, 2010). Le

controparti di quest’attività negoziale sono state da subito i Comuni e le pubbliche amministrazioni, mentre tra le

materie di negoziazione spiccano temi come tasse e tariffe locali, sostegno al reddito dei singoli o delle famiglie, servizi

di assistenza alla persona, bilanci e scelte di programmazione sociale (Regalia, 2003). Non mancano però accordi il cui

scopo è definire la cornice di successivi negoziati, ovvero accordi-quadro dentro cui normare le negoziazioni.

Durante gli anni Novanta, e in particolare dopo le riforme pensionistiche di quel decennio, l’azione di rappresentanza

e tutela dei pensionati, da parte del sindacato, si sposta dalla tutela centralizzata dei redditi da pensione (la

contrattazione dei meccanismi di adeguamento delle pensioni era stata, fino a quel momento, una delle principali

funzioni del sindacato dei pensionati) alla tutela sul territorio con l’obiettivo di rappresentare non solo i pensionati

iscritti, ma la popolazione anziana in generale, cosa che fa del sindacato pensionati un «sindacato generale specifico»

(ibid.) con forte base territoriale. Non è un caso, infatti, che lo SPI-CGIL sia spesso nominato come la più grande

“associazione” d’Europa.

Come osservato da Regalia (ibid.), il sindacato pensionati sviluppa per primo l’attività di contrattazione sociale

territoriale principalmente in funzione di due ragioni soggettive e una di tipo istituzionale. Le prime sono una di

carattere organizzativo, e ha a che fare con la capillarità e la diffusione delle leghe SPI, e l’altra di rappresentanza,

ovvero il gran numero di iscritti (sul finire del secolo scorso il numero dei pensionati iscritti ai tre sindacati confederali

ha superato quello dei lavoratori attivi) e la buona relazione che le organizzazioni sindacali, e lo SPI-CGIL in particolare,

hanno saputo instaurare con i propri iscritti.

Ma c’è anche un aspetto istituzionale che risiede nel lungo processo di decentramento delle politiche sociali e di welfare

e che è culminato nella legge 328/2000 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi

sociali).

Come osservato in un rapporto sulla contrattazione sociale territoriale in Emilia-Romagna (IRES Emilia-Romagna,

2006), e come confermato dallo studio già citato di Regalia sull’attività del sindacato pensionati in Lombardia (ibid.),

l’attività contrattuale territoriale ha trovato un significativo impulso, per quanto concerne il sindacato, nella

partecipazione alla costruzione dei Piani di zona previsti dalla legge 328/2000 e adottati a livello distrettuale, come

strumenti di programmazione territoriale delle risorse sociali e realizzati, per la prima volta, in forma sperimentale, per

il biennio 2002-03.

Ai fini del presente capitolo è utile ricordare che, tra le novità introdotte dalla legge 328/2000, vi è la possibilità data

alle organizzazioni della società civile (e ai sindacati tra queste) di partecipare alla programmazione delle politiche

tramite i Piani di zona, superando così la tradizionale divisione di ruoli tra amministrazioni programmatrici, da una

parte, Terzo settore erogatore, dall’altra, e associazioni di rappresentanza degli interessi, dall’altra ancora (Polizzi,

2008).

Alle novità introdotte su scala nazionale dalla legge 328/2000 vanno a sommarsi, per quanto riguarda la Lombardia, e

per quanto è di interesse in questa sede, le norme contenute nella L.R. 3/2008, che sistema l’intera materia socio-

sanitaria, dando spazio all’azione sindacale e associativa (cfr. infra, il CAP. 2). In particolare la delibera regionale

7798/2008 dice che qualsiasi delibera promulgata sull’implementazione della L.R. 3/2008, così come qualsiasi

provvedimento a livello decentrato, necessita preventiva discussione con le organizzazioni sindacali (e, grazie alla

delibera 7797/2008, anche con quelle del Terzo settore). Questi, dal canto loro, hanno facoltà di chiedere la

convocazione congiunta Tavolo ASSI (con le ASL) e del Tavolo sui Piani di zona (con i Comuni).

In altre parole, con la legge 328/2000 le organizzazioni sindacali figurano tra le diverse tipologie di attori chiamati a

partecipare al processo di programmazione dei servizi socio-assistenziali a livello locale. In Lombardia, inoltre, con la

L.R. 3/2008 il loro ruolo è individuato all’interno del più vasto processo di coinvolgimento del Terzo settore, una

definizione che comprende la variegata platea di soggetti che partecipano alla gestione di interventi e servizi

(cooperative sociali, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni ecc.) (Villa, Clerici,

2007). In questa varietà le organizzazioni sindacali costituiscono un’ulteriore diversità, in quanto organizzazioni di

rappresentanza che non svolgono funzioni gestionali dirette. La loro partecipazione si gioca all’incrocio fra spinte

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diverse e contrastanti nei territori3, nella relazione con i partner istituzionali e con i propri rappresentati, e all’interno

dello stesso sindacato (ibid.).

In questo quadro normativo, quindi, la contrattazione sociale territoriale ha trovato impulso soprattutto, come già

ricordato, ad opera del sindacato pensionati il quale, per i primi due cicli di negoziazione dei Piani di zona (il biennio

2002-03 in forma sperimentale, estesi anche all’anno 2004, e poi il triennio 2005-07) è stato pressoché l’unico

interlocutore sindacale del processo. È solo a partire dalla fine del primo decennio del Duemila che, almeno per quanto

riguarda l’esperienza lombarda, come vedremo nei prossimi paragrafi, il sindacato a livello confederale ha cominciato

a partecipare al processo negoziale inerente i Piani di zona.

Tuttavia, come anticipato, quello delle materie socio-assistenziali non è l’unico terreno di contrattazione territoriale su

cui il sindacato (dei pensionati, confederale e, talora, anche quello dei settori pubblici) si è misurato nel corso degli

ultimi due decenni. Guardando agli anni più recenti, infatti, non si può far a meno di sottolineare il moltiplicarsi di

accordi cosiddetti “anti-crisi” (CGIL, IRES, SPI, 2010) sottoscritti a livello locale su tutto il territorio nazionale. Nel Primo

rapporto sulla contrattazione sociale territoriale, promosso congiuntamente da CGIL, IRES e SPI a livello nazionale, si

legge che gli accordi cosiddetti “anticrisi” (dove la dicitura “anticrisi” è sovente espressamente citata nel titolo

dell’accordo) sono stati una parte significativa della contrattazione sociale territoriale del 2009. La Provincia di Milano,

da questo punto di vista, non ha fatto eccezione con diversi accordi sottoscritti a livello di Comuni, con la Provincia e

con le associazioni datoriali territoriali. Inoltre, ampie sezioni anticrisi si trovano anche negli accordi sui bilanci

preventivi dei Comuni. Per quanto riguarda i contenuti di questi accordi, da una parte, si trovano misure tampone come

gli ammortizzatori sociali in deroga o fondi straordinari dei Comuni, dall’altra, si leggono i tentativi di rilancio o

incentivo dell’economia locale attraverso, per esempio, interventi per il sostegno di imprese in crisi, per la promozione

di reti tra imprese, per la formazione e il reinserimento lavorativo. Non sono mancati poi, anche nel territorio milanese,

specifici accordi con altri soggetti territoriali come istituti bancari – anche tramite fondazioni – per l’accesso a crediti

agevolati, confidi, anticipi cassa integrazione o finalizzati a interventi per una “nuova politica industriale locale”

attraverso la promozione della filiera corta o di produzioni verdi o ecocompatibili.

Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di accordi unitari, così come unitaria è generalmente l’azione sindacale

relativa ai Piani di zona.

TABELLA 6.1

Possibili classificazioni della contrattazione territoriale

Contrattazione territoriale

A seconda dei firmatari Categoria/confederale

A seconda della vigenza Aziendale/comprensoriale

A seconda dei temi Sociale/sviluppo

Temi e problemi della funzione sindacale nella contrattazione sociale territoriale.

Abbiamo visto come l’attività negoziale a livello territoriale possa abbracciare diversi temi e possa avere diverse

controparti, sebbene l’attività contrattuale inerente i Piani di zona abbia assunto, nel corso del decennio, una rilevanza

tale da coinvolgere diversi livelli dell’organizzazione sindacale (il sindacato pensionati, la confederazione e, in alcuni

casi, le categorie del pubblico impiego). Questa complessità di temi e interlocutori e la poca formalizzazione

dell’esperienza contrattuale pongono sicuramente un problema definitorio: in riferimento alla stessa attività si

utilizzano spesso termini diversi: contrattazione, negoziazione, concertazione.

Come notato anche in altri contesti (IRES Emilia-Romagna, 2006), si tratta di una esperienza poco formalizzata, che

utilizza spesso linguaggi diversi per definire se stessa e i propri esiti. Come osservato da Carrieri (2004, p. 144), si tratta

di un’esperienza a cavallo tra quelle di contrattazione vera e propria e quelle di concertazione pura, non ancora così

codificata e strutturata come, ad esempio, la contrattazione aziendale che si svolge tra impresa e sindacato. Sempre

Carrieri ci fa notare che, con l’esperienza della contrattazione vera e propria, abbia in comune almeno in parte il

metodo, consistente in una certa vertenzialità basata su pacchetti rivendicativi rivolti ad amministratori pubblici, che

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sono visti come interlocutori necessari, e in molti casi come controparti. Con le seconde invece condivide l’oggetto, che

si riferisce a beni pubblici, obiettivi di carattere sociale e che richiede l’impegno decisionale di attori pubblici, Regioni

ed enti locali, sebbene in una logica di confronto bilaterale (ibid.).

Sebbene nella differenza delle definizioni e delle esperienze, dagli studi e dalle analisi ormai esistenti, è possibile

tracciare una mappa di questioni e problemi aperti da questo tipo di contrattazione. Temi e problemi che, come

vedremo, ricorreranno anche nell’esperienza del comprensorio milanese analizzata nella seconda parte di questo

capitolo.

Le questioni che, a parere di chi scrive, vale la pena di approfondire sono schematicamente illustrate qui di seguito e

sollevano problemi di metodo e di merito.

A monte del processo negoziale c’è il nodo, non del tutto risolto, che attiene alla selezione dei bisogni e il monitoraggio

degli stessi. Come è emerso anche dall’indagine illustrata in questo volume, nella maggioranza dei casi non esiste una

fase di esplorazione dei bisogni che preceda la contrattazione. Più spesso si agisce per presunzione sia ex ante sia ex

post. Questo consegna la contrattazione alla lettura del contesto e alla valutazione arbitraria di chi la compie, il quale

si appoggerà agli strumenti culturali e analitici a sua disposizione. Non è un caso che nella ricerca condotta da Regalia

(2003) la variabile che spiega di più il contenuto degli accordi è il comprensorio sindacale di appartenenza, ovvero la

sensibilità e la tradizione del sindacato nella zona.

La seconda questione si pone, poi, a valle del processo contrattuale. Raramente, nella ricerca da noi condotta e in altre

disponibili, si osserva l’esistenza di una qualche forma di valutazione dei risultati prodotti dall’accordo. Questo non si

deve solo al disinteresse o all’incuria delle parti stipulanti, ma anche a una ragione più di fondo. La logica della

contrattazione sociale con controparti pubbliche è quella di modificare l’azione della controparte stessa. Ovvero

inserire nell’agenda e nella deliberazione della controparte temi e/o comportamenti altrimenti assenti. Tutto ciò è

difficile da valutare per l’assenza di un controfattuale: non sappiamo, infatti, se la controparte avrebbe agito

diversamente in assenza di contrattazione. Spesso forme di contrattazione sociale si danno con amministrazioni che

hanno già una sensibilità propria relativamente alle tematiche trattate e che hanno già postato, prima e

indipendentemente dalla contrattazione, risorse sui temi negoziati.

Questa considerazione, infatti, apre a un’altra questione: perché il pubblico dovrebbe avere interesse a contrattare su

dati temi? A spingere l’attore pubblico a contrattare, infatti, non è tanto una considerazione relativa al consenso sociale

(come spesso avviene nella concertazione a livello nazionale) ma può essere, e qui c’è la specificità di questo tipo di

contrattazione, la capacità del sindacato di attivare il cittadino a favore di precise scelte pubbliche, amplificandone gli

effetti, aumentandone il valore e l’efficacia (tariffe agevolate in cambio di comportamenti virtuosi ecc.) (ibid.). Inoltre

questo scambio può contare sulla rete dell’associazionismo vicino al sindacato: si pensi all’AUSER per quanto riguarda

la CGIL, e su basi di consenso e di capacità aggregativa sempre più ampia (Migliavacca, 2001; Vitale, 2009d). In altri

termini, la contrattazione territoriale si dà con successo e con reciproco profitto quando riesce a costituire un vincolo

benefico (Streeck, 1994) per l’ente pubblico.

Tanto più ciò avviene, quanto più il sindacato è in grado di apportare delle expertise, spesso anche molto tecniche e

specifiche, nella fase attuativa degli accordi4 e nel monitoraggio ex post. In alcuni casi la conoscenza dell’iniziativa

intrapresa è ancora troppo scarsa da parte del sindacato. Questo lo rende ininfluente rispetto al processo. Si pone così

un problema di adeguata formazione dei funzionari e anche dei delegati sul territorio rispetto a tematiche (per esempio

il funzionamento dei servizi territoriali) che esulano dalle competenze tradizionali del sindacalista.

Vi è poi un problema che riguarda il mandato a contrattare. Sia nell’analisi da noi condotta, sia in altri casi (CGIL, IRES,

SPI, 2010), la fase contrattuale non è sempre preceduta dalla costruzione di una specifica piattaforma. Questa

considerazione non pone solo un problema relativo ai contenuti degli accordi (abbiamo visto che la contrattazione è

raramente preceduta da un monitoraggio dei bisogni) ma pone anche il tema delle modalità con cui effettuare la

“validazione” delle piattaforme sindacali e degli accordi sottoscritti con le amministrazioni comunali da parte degli

organismi dirigenti e delle strutture di base.

Non si tratta, infatti, solo di una questione squisitamente metodologica e di democrazia, ma di un modo per prevenire

possibili contraddizioni e conflitti d’interesse all’interno dello stesso sindacato. È stato infatti notato (Villa, Clerici, 2007)

come fra i temi e problemi relativi a questo tipo di contrattazione vi sia senz’altro la questione della compatibilità di

interessi da tutelare, in quanto quelli – ad esempio – degli anziani utenti dei servizi domiciliari e quelli dei lavoratori

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delle imprese che si occupano degli interventi a domicilio, in un contesto di scarsità di risorse, possono entrare in

conflitto, incrociando il tema dei diritti di esigibilità degli uni con quelli di tutela delle condizioni degli altri (es. cure

domiciliari in diverse fasce orarie e in diversi giorni della settimana e problema della flessibilità, ma anche problemi di

scrematura degli utenti più problematici, e ovviamente di costo del lavoro).

Il ruolo del sindacato nella costruzione dei Piani di zona 2009-11 in provincia di Milano

Scopo di questa seconda parte del capitolo è quello di indagare il ruolo che il sindacato, confederale e di categoria, è

riuscito a giocare nella fase di programmazione relativa ai Piani di zona 2009-10 in provincia di Milano. Come vedremo,

nell’esperienza milanese analizzata, ritornano molte delle criticità osservate nel paragrafo precedente, a partire

dall’attività di monitoraggio e valutazione del precedente ciclo di programmazione sociale che non è stata effettuata

in nessuno dei casi studiati in modo sistematico, né a livello istituzionale, né a livello associativo. Anche la valutazione

dei sindacati si è avvalsa solo in parte di strumenti rigorosi, affidandosi soprattutto all’osservazione e alla sensibilità

delle strutture sul territorio (Camere del lavoro territoriali, leghe del sindacato pensionati). Parimenti, in vista del nuovo

ciclo contrattuale, è mancato un monitoraggio sistematico dei bisogni sebbene, anche grazie a una sollecitazione da

parte della confederazione, si sia giunti a ridosso della programmazione 2009-11 avendo svolto numerosi incontri tra

le strutture interessate (per quanto riguarda la CGiL: Camera del lavoro metropolitana, Camere del lavoro territoriali,

SPi e Funzione pubblica) con il fine di individuare le maggiori criticità emerse nel ciclo precedente di programmazione

sociale e le linee guida da seguire nella successiva fase contrattuale. Tra i temi oggetto di discussione critica, insieme

a una valutazione complessivamente positiva da parte del sindacato pensionati unitariamente, sullo specifico tema

dello spazio aperto dalla L.R. 3/2008 al ruolo sindacale, in particolare grazie alla delibera 7798 del 30 luglio 2008, ve

ne sono almeno due che meritano particolare attenzione nell’ottica di questo capitolo. Il primo riguarda il già citato

potenziale (e a volte reale) conflitto di interessi nella rappresentanza, da una parte, dei cittadini (in particolare gli

anziani) beneficiari di taluni servizi e, dall’altra, dei lavoratori che, spesso attraverso cooperative sociali, erogano il

servizio per conto delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di una contraddizione non facilmente componibile nel

quadro normativo dato e a causa delle risorse (scarse) a disposizione della programmazione sociale. Il secondo tema

riguarda ancora un potenziale conflitto nella distribuzione delle risorse tra la popolazione anziana (rappresentata dal

sindacato pensionati) e le restanti categorie di potenziali beneficiari delle prestazioni (bambini, immigrati, portatori di

handicap, aree del disagio sociale). Abbiamo visto come il sindacato dei pensionati, unitariamente, sia stato il primo a

muoversi nell’orizzonte della contrattazione sociale territoriale. Questo ha portato a una sostanziale identificazione tra

l’azione sindacale e quella a favore della popolazione anziana. In un quadro di risorse scarse (e in costante diminuzione)

ciò conduce ancora a un potenziale conflitto nella rappresentanza di un sindacato confederale. È proprio alla luce di

queste considerazioni che, nella contrattazione dei Piani di zona 2009-11, il livello confederale ha giocato, rispetto al

passato, un ruolo di maggior presenza e supervisione su tutto il processo con l’obiettivo di equilibrare gli interessi in

gioco, garantire equità nella distribuzione delle risorse sui vari terreni d’intervento, evitare conflitti nella stessa

rappresentanza sindacale, garantire una visione confederale dell’intervento del sindacato. La presenza di luoghi di

interlocuzione istituzionale a livello regionale ha permesso, inoltre, ai livelli regionali del sindacato di risalire in

generalità e aprire un canale di discussione interna sulla posta in gioco universalista della concertazione territoriale.

Già nei primi mesi del 2009 il sindacato confederale, unitariamente, ha provveduto a inviare delle lettere ai vari

responsabili dell’Ufficio di Piano al fine di avviare un confronto su temi e priorità della programmazione sociale.

L’obiettivo confederale, in questa fase, è stato quello di costruire una cornice in cui regolare l’apporto del sindacato

alla costruzione dei Piani di zona, possibilmente attraverso la firma di un accordo o di un’intesa a livello confederale.

Come vedremo, solo in tre Distretti su tredici si giungerà alla formalizzazione di un accordo. È importante sottolineare

che l’azione confederale non è stata preceduta dalla costruzione di una piattaforma, ma solo da un’intesa di massima

fra le tre confederazioni su temi e priorità.

Differentemente si sono mosse le organizzazioni sindacali dei pensionati le quali, nel corso del tempo, hanno elaborato

diversi documenti e piattaforme comuni sulla base delle quali approcciare il nuovo ciclo contrattuale.

Va però segnalato che il coordinamento tra azione confederale e azione di categoria è sempre stato cercato da

entrambe le parti tanto che, il 16 marzo 2009, si è giunti alla sottoscrizione di un’intesa tra ANCI (Associazione nazionale

comuni italiani) Lombardia e CGIL-CISL-UIL e le rispettive organizzazioni dei pensionati (SPI-FNP-UILP) in cui si

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individuano priorità di intervento per la contrattazione sociale territoriale. I titoli dell’intesa riguardano la fiscalità

locale, la casa e il governo del territorio, i servizi pubblici locali, i servizi educativi per l’infanzia, il diritto allo studio, i

Piani di zona, la non autosufficienza e la condizione degli anziani, il lavoro di cura, l’accesso ai servizi, il segretariato

sociale, la sussidiarietà, la sicurezza. Si tratta di temi che ritornano anche in una ricerca sulla contrattazione territoriale

per gli anziani recentemente svolta per conto dei sindacati pensionati di CGIL CISL e UIL Lombardia (Colombo, Regalia,

2011). Nel rapporto di ricerca i temi maggiormente trattati nella contrattazione del sindacato pensionati in Lombardia

risultano essere, nell’ordine: buono socio-sanitario, buono handicap, amministratore di sostegno, telesoccorso, area

infanzia/giovani, piano socio-assistenziale, servizi di assistenza domiciliare, consultori, voucher, accompagnamento per

badanti, emergenza caldo.

Il processo negoziale e i suoi esiti nei diversi Distretti

L’azione intrapresa dal sindacato nei confronti dei responsabili degli Uffici di Piano ha avuto esiti sensibilmente

differenti da Distretto a Distretto, esiti che abbiamo misurato sulla base di tre parametri di riferimento:

1. il raggiungimento o meno di un accordo (o intesa o protocollo) a livello confederale tra i sindacati e le assemblee dei sindaci che formalizzi le prerogative del sindacato in tutto il processo;

2. la presenza del sindacato (confederale o di categoria) in uno o più tavoli tematici; 3. la presenza del sindacato (confederale o di categoria) al Tavolo (o Assemblea) del Terzo settore.

La nostra rilevazione è stata effettuata nel 2010, e sicuramente da quel momento la realtà degli accordi è evoluta

(CGIL-IRES-SPI 2012). Pur essendo impossibile dare conto di tutti i cambiamenti che si susseguono nelle interazioni fra

le parti sociali, l’interesse a riflettere sulla presenza sindacale a dieci anni dalla legge 328/2000 rimane immutato.

Vogliamo, infatti, attirare l’attenzione su come è avvenuto il processo di programmazione e il ruolo che vi hanno

assunto le organizzazioni sociali. Come è possibile osservare dalla TAB. 6.2, quello che emerge, nel complesso, è una

grande eterogeneità di orientamento per quanto riguarda l’esistenza o meno di un accordo a livello confederale. Nel

2010, solo in tre Distretti su tredici si è raggiunto un accordo tra i sindacati e i decisori politici (Assemblea dei sindaci).

Va però notato che tra l’esistenza di un accordo formale che regoli le prerogative sindacali e il suo mancato

raggiungimento esiste una gamma di forme di coinvolgimento del sindacato nelle discussioni programmatiche sancite

in maniera più o meno formale. Anche per quanto riguarda il coinvolgimento del sindacato al Tavolo del Terzo settore,

l’orientamento varia da Distretto a Distretto. Solo in due casi il sindacato fa stabilmente parte del Tavolo del Terzo

settore. In altri quattro Distretti può parteciparvi e/o vi è invitato, nei restanti casi non vi partecipa o il Tavolo ancora

non esiste. Maggiore omogeneità, invece, si riscontra alla luce del terzo parametro considerato: in tutti i Distretti il

sindacato è coinvolto in almeno un Tavolo tematico (specificatamente è il sindacato pensionati che siede, ovunque, al

Tavolo anziani).

Più nel dettaglio, i Distretti in cui si è giunti alla sottoscrizione di un accordo formale sono il Distretto 1 (con capofila

Garbagnate), afferente alla ASL 1 e i Distretti 6 e 7 (Sesto e Cinisello) afferenti entrambi alla ASL di Milano.

Nel caso di Garbagnate il protocollo di intesa è stato sottoscritto tra il Comitato intercomunale per le politiche sociali

(CIPS) e CGIL, CISL e UIL «al fine di individuare modalità per la consultazione relativa all’attuazione del Piano di zona

2009-2011». La sottoscrizione del protocollo è frutto di una esplicita iniziativa delle organizzazioni sindacali. Le finalità

dell’intesa sono quelle di assicurare momenti di consultazione e raccordo in materia di programmazione della rete delle

unità di offerta, assicurare un percorso comune di confronto, riflessione e valorizzazione delle esperienze di solidarietà

e partecipazione, elaborare proposte e garantire che le politiche sociali siano definite per mezzo anche di un confronto

con i soggetti che, direttamente e indirettamente, concorrono alla rete delle unità di offerta. È stato inoltre previsto

che il Comitato intercomunale per le politiche sociali convochi le organizzazioni sindacali almeno una volta l’anno per

l’aggiornamento annuale circa l’attuazione del Piano. Gli incontri potranno essere programmati anche su richiesta delle

organizzazioni sindacali.

Per quanto riguarda il Distretto di Sesto (Distretto 6, ASL di Milano), l’accordo prevede l’esistenza di un Tavolo di

confronto tra le stesse organizzazioni sindacali e l’Assemblea dei sindaci. È espressamente previsto dal Piano di zona

che l’Assemblea dei sindaci si confronti in tre momenti annuali indicativi (programmazione, monitoraggio intermedio

e monitoraggio finale) con un rappresentante di ogni organizzazione sindacale confederale.

Un Tavolo di confronto analogo tra Assemblea dei sindaci e sindacati esiste anche per il Distretto di Cinisello Balsamo

(Distretto 7, ASL di Milano). In questo caso l’Assemblea dei sindaci si riserva di convocare nel corso del triennio i

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rappresentanti delle organizzazioni sindacali e altri soggetti pubblici che operano in campo sociale e socio-sanitario, su

oggetti specifici, almeno due volte l’anno, al fine di assicurare un confronto e un’effettiva integrazione tra le diverse

politiche locali.

Nei casi in cui non si è giunti alla formalizzazione di un accordo a livello confederale, fatta eccezione per il caso del

Distretto 2 con capofila Corsico6, esiste sempre una consuetudine o un accordo informale al confronto. In molti casi

(Paullo, San Donato, Pioltello, Cernusco sul Naviglio, Melzo) sono previsti incontri con cadenza almeno annuale tra i

sindacati e i decisori politici. In altri casi (Rho, Pieve, Rozzano, Trezzo sull’Adda) esistono rapporti informali o altre

modalità di confronto tra sindacati e componenti del Tavolo politico del Distretto.

Per quanto riguarda la presenza sindacale ai tavoli tematici, è indicativo della maggior consuetudine del sindacato

pensionati alla contrattazione sociale territoriale il fatto che in tutti i Distretti questo sieda almeno a un tavolo,

specificatamente quello anziani. In due casi (Paullo e Melzo), poi, il sindacato pensionati è coinvolto anche su altri tavoli

(inclusione sociale e progetto badanti), mentre la confederazione è coinvolta nel Tavolo adulti e disagio sociale nel

Distretto di Trezzo sull’Adda e a quello della disabilità a Cinisello.

In ultimo, in quasi tutti i casi in cui il Tavolo del Terzo settore esiste ed è funzionante, il sindacato, pensionati o

confederale, vi fa parte o è invitato a parteciparvi. Rispetto a quest’ultimo parametro di osservazione, l’impressione è

che alle istituzioni interessi poco se l’interlocutore al Tavolo sia la confederazione o il sindacato pensionati. Quello che

paga è piuttosto la relazione sedimentatasi sul territorio, la consuetudine, il rapporto fiduciario. Infatti la forte

variabilità degli esiti formali della contrattazione si spiega molto con le relazioni preesistenti sul territorio, con il livello

di radicamento delle organizzazioni sindacali, con la sensibilità dei singoli funzionari o dirigenti sindacali (e questo vale

soprattutto per il livello confederale) e dei funzionari e amministratori pubblici verso i temi della contrattazione sociale.

Non è forse un caso che, nel complesso, il sindacato riesca a intrattenere rapporti migliori con le amministrazioni

comunali piuttosto che con i dirigenti delle ASL nei confronti dei quali esiste minor consuetudine di relazione e un

linguaggio diverso (la relazione tra politica e sindacato è da tempo sperimentata e rodata, quella tra sindacato e

apparati tecnici della pubblica amministrazione, almeno a livello locale, lo è un po’ meno). Stesso problema comunque

incontra anche il Terzo settore.

Come abbiamo già evidenziato, non esistendo obblighi formali nella consultazione e partecipazione del sindacato alla

fase programmatoria, è possibile che i decisori politici e i dirigenti dell’Ufficio di Piano si scelgano altri interlocutori. La

sfida che il sindacato ha di fronte è quindi quella di rendere la negoziazione “conveniente”, farla diventare un “vincolo

benefico” (Streeck, 1994) per le amministrazioni, utile non solo in termini di consenso ma in termini procedurali e

operativi, un gioco in cui tutti vincono. Le organizzazioni sindacali, per esempio, potrebbero essere quel necessario

elemento di collega-mento tra l’offerta di servizi e una domanda (sia da parte della popolazione anziana, sia da parte

di cittadini ancora attivi sul mercato del lavoro) non sempre informata e consapevole non solo dei propri diritti, ma

anche di quanto il territorio offre. Questo presuppone però, da parte del sindacato, una consapevolezza esatta della

materia che si sta trattando e specifiche expertise che, solo negli ultimi anni, vanno maturando dentro le organizzazioni

sindacali.

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118

TABELLA 6.2

Riepilogo degli accordi e della presenza sindacale ai tavoli per ogni Distretto (2010)

ASL e Distretto Raggiungimento accordo formale con

sindacati confederali

Presenza sindacati

(confederali o di

categoria) nei tavoli

tematici

Presenza sindacati al

Tavolo del Terzo

settore

ASL MI 1

Distretto 1

(Garbagnate

Milanese)

Protocollo di intesa tra il Comitato

intercomunale per le politiche sociali

(CIPS) e CGiL, CISL e UIL. In

applicazione di tale accordo il

sindacato pensionati in cotitolarità con

CGIL, CISL e UIL partecipa al confronto

con responsabile dell’Ufficio di Piano e

presidente dell’Assemblea dei sindaci.

Sindacato pensionati al

Tavolo anziani

Le organizzazioni

sindacali sono state

invitate a partecipare al

Tavolo (in particolare è

invitato il sindacato

pensionati).

ASL M1

Distretto 2

(Rho)

Non esiste un accordo ma è stata

contrattata la presenza di un

rappresentante unitario del sindacato

pensionati alle riunioni del Tavolo

politico.

Sindacato pensionati al

Tavolo anziani

Le organizzazioni

sindacali fanno parte

dell’Assemblea del

Terzo settore.

ASL M1

Distretto 3

(Corsico)

Non esiste un accordo. Sindacato pensionati al

Tavolo anziani

Non esiste un Tavolo

del Terzo settore

formalizzato.

ASL M2

Distretto 1

(Paullo)

Non esiste un accordo. C’è però la

disponibilità da parte della Assemblea

dei sindaci a fare incontri con i

sindacati solo se espressamente

richiesti.

Sindacato pensionati al

Tavolo anziani e a quello

dell’inclusione sociale

Non esiste un Tavolo

del Terzo settore

formalizzato.

ASL M2

Distretto 2

(San Donato)

Non esiste accordo ma i sindacati dei

pensionati hanno aderito all’accordo di

programma. Inoltre su loro richiesta si

svolgono incontri (quasi annualmente)

con il responsabile dell’Ufficio di Piano

e i sindaci dei Comuni del Distretto.

Sindacato pensionati al

Tavolo anziani

Non esiste un Tavolo

del Terzo settore

formalizzato.

ASL M2

Distretto 3

(Pioltello)

Non esiste un accordo anche se

informalmente i rapporti e le relazioni

sussistono ma solo se espressamente

richieste dal sindacato.

Sindacato pensionati al

Tavolo anziani

Possono parteciparvi e

sono comunque

ufficialmente convocati.

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ASL M2

Distretto 4

(Cernusco)

Non esiste accordo ma è previsto un

confronto periodico tra organizzazioni

sindacali e Assemblea dei sindaci.

Il sindacato pensionati

siede al Tavolo anziani.

In fase di costituzione.

ASL MI

2 Distretto 5

(Melzo)

Non esiste accordo ma è previsto un

confronto periodico tra le

organizzazioni sindacali e Assemblea

dei sindaci.

Il sindacato pensionati

siede al Tavolo anziani e

alla cabina di regia del

progetto badanti.

Tavolo costituito ma, al

momento in cui

scriviamo, non ancora

con-vocato. È prevista

una presenza del

sindacato dei

pensionati.

ASL MI 2

Distretto 6

(Pieve)

Non esiste un accordo ma rapporti

informali con l’Assemblea dei sindaci.

Il sindacato pensionati

siede al Tavolo anziani.

ASL MI 2

Distretto 7

(Rozzano)

Non esiste un accordo. È prevista la

presenza di un rappresentante unitario

del sindacato pensionati al Tavolo

politico.

Il sindacato pensionati

siede al Tavolo anziani.

Il sindacato pensionati

siede al Tavolo del Terzo

settore.

ASL MI 2

Distretto 8

(Trezzo sull’Adda)

Non esiste un accordo ma è comunque

prevista la presenza delle

organizzazioni sindacali al Tavolo di

Sistema.

Il sindacato pensionati

siede al Tavolo anziani e

a quello sul disagio. La

confederazione

partecipa ai Tavoli sul

disagio degli adulti e

sull’inclusione sociale.

ASL Milano

Distretto 6

(Sesto San Giovanni)

È previsto (da un accordo) un Tavolo di

consultazione tra organizzazioni

sindacali e l’Assemblea dei sindaci.

Il sindacato pensionati

siede al Tavolo anziani.

Le ooss partecipano se

invitate o se da loro

richiesto al Tavolo del

Terzo settore.

ASL Milano

Distretto 7

(Cinisello)

È previsto (da un accordo) un Tavolo di

consultazione tra le organizzazioni

sindacali e l’Assemblea dei sindaci.

Il sindacato pensionati

siede al Tavolo anziani.

La confederazione al

Tavolo disabilità.

Le organizzazioni

sindacali partecipano al

Tavolo del Terzo

settore.

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120

Le sfide della contrattazione sociale e il rapporto con i lavoratori attivi: il delegato sociale.

L’analisi svolta in questo capitolo ci permette di fare delle riflessioni solo sugli aspetti formali della contrattazione

sociale (raggiungimento o meno di un accordo, presenza o meno del sindacato ai tavoli del Piano di zona) e sulle

problematiche emerse in fase di contrattazione. È infatti molto difficile poter valutare gli esiti dell’azione sindacale in

riferimento ai contenuti dei Piani stessi. Come anticipato, la logica della contrattazione sociale territoriale è quella di

modificare gli orientamenti e le decisioni pubbliche su taluni temi di interesse per il sindacato. Per valutare se la

contrattazione abbia raggiunto i suoi obiettivi bisognerebbe poter misurare lo scarto tra ciò che è stato deciso in

presenza di contrattazione e ciò che sarebbe stato deciso in sua assenza. Cosa che è possibile fare solo con una certa

approssimazione e solo relativamente ad alcuni temi e situazioni specifiche. Non vale nemmeno la considerazione, che

a prima vista parrebbe di buon senso, che l’azione sindacale raggiunge più facilmente gli obiettivi prefissati in presenza

di giunte di centro-sinistra. Nei casi analizzati, infatti, il raggiungimento di un accordo confederale è avvenuto in due

casi in presenza di Comuni capofila di centro-sinistra (Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo) e in un caso in presenza

di un Distretto a prevalenza di centro-destra/leghista (Cernusco sul Naviglio). In alcuni casi, nel corso del processo

contrattuale studiato in questo volume, i funzionari sindacali hanno riscontrato maggiore disponibilità, almeno in fase

di confronto, nelle giunte di centro-destra piuttosto che in quelle di centro-sinistra. Emblematico è il caso del Distretto

di Corsico, il cui Comune capofila è governato da una giunta saldamente di sinistra, così come la maggioranza dei

Comuni del Distretto, e dove l’indisponibilità verso un accordo con i sindacati è stata più netta che altrove. La non

significatività del colore della giunta rispetto all’esito formale della contrattazione (raggiungimento o meno di un

accordo) è stata, per altro, rilevata già in altri studi (Regalia, 2003). È possibile che le giunte di centro-sinistra, il cui

personale politico proviene sovente dal mondo sindacale o ritiene di esservi limitrofo, ritengano superfluo il confronto

proprio nella presunzione di poter, esse stesse, interpretare la sensibilità del mondo del lavoro. Al contrario le giunte di

centro-destra possono ritener utile il confronto e il coinvolgimento del sindacato nelle decisioni non solo per ragioni di

consenso, ma anche perché scorgono l’utilità di quel “vincolo benefico” che l’attivazione sindacale può offrire loro,

specie in presenza di specifiche expertise da parte del sindacato.

Questi temi della valutazione e della formazione di expertise sono senz’altro quelli che, a parere di chi scrive, emergono

come maggiormente problematici alla luce del processo negoziale analizzato, confermando, per altro, delle

considerazioni già svolte sulla base di altre indagini effettuate in Lombardia (ibid.). Vi è poi un altro tema meritevole di

riflessione e riguarda lo scarso coinvolgimento – in tutte le fasi del processo – delle categorie dei lavoratori attivi (IRES

Emilia-Romagna, 2006). Questa considerazione è anche alla base di quel possibile conflitto nella rappresentanza su cui

ci siamo soffermati più sopra.

Questo nodo problematico è presente al sindacato, il quale, sia a livello nazionale che a livello locale ha provato a

investire sul riconoscimento e sulla formazione di una figura di raccordo tra le aziende (o il luoghi di lavoro), i lavoratori

e le lavoratrici e i servizi sul territorio: il delegato sociale.

Si tratta di una figura in grado di ricomporre il potenziale conflitto nella rappresentanza degli utilizzatori dei servizi e

dei lavoratori, riconoscendo che spesso sono la stessa persona o che è comune a molti lavoratori il farsi carico di

problematiche sociali riguardanti congiunti anziani o minori. A questo sforzo di ricomposizione la CGIL milanese ha

molto lavorato in questi anni, raggiungendo anche un’intesa formale tra CGIL, CISL e UIL e l’amministrazione

provinciale al fine di promuovere un percorso di formazione specificatamente dedicato a questa figura particolare di

delegato. Così viene definito nel progetto formativo: «Il delegato sociale si pone come facilitatore per i processi di

espressione del disagio e come intermediario tra l’ambiente lavorativo e i servizi sul territorio, nell’ottica di un

intervento che non assuma caratteristiche sostitutive ma di supporto agli interventi istituzionali, restituendo anche

all’impresa la funzione di agente responsabile e attivo nella costruzione del tessuto sociale».

Nello stesso progetto, tuttavia, si riconosce che questa figura deve avere la formazione e le competenze per individuare

percorsi funzionali all’interno della rete dei servizi sul territorio (torna quindi la questione delle expertise) e per fare da

tramite tra i servizi e il luogo di lavoro (inteso, quindi, come luogo dell’inserimento sociale). A tal fine nel percorso

formativo è prevista anche la visita ai servizi territoriali per capirne meglio il funzionamento e le potenzialità.

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121

L’esperienza del delegato sociale, quindi, testimonia della consapevolezza delle organizzazioni sindacali milanesi, e

della CGIL in particolare che ha fatto da capofila del progetto, delle sfide aperte dalla contrattazione sociale territoriale

nei termini di ricomposizione della rappresentanza e di acquisizione di nuove expertise.

PIANI DI ZONA 2012 – 2014 nel territorio Milanese

ASL MILANO

Comune di Milano: Il giorno 17 luglio 2012 c’è stata la presentazione da parte del Comune a CGIL CISL UIL e alle

rispettive categorie dei pensionati, dell’indice per “la costruzione del piano di sviluppo del welfare della città di Milano”

cioè delle linee guida su cui sviluppare il Piano di Zona 2012/14. Questo incontro è avvenuto dopo due incontri che si

sono succeduti nei mesi precedenti e che ci avevano consentito come Sindacati Pensionati di presentare unitariamente

un documento, nel quale avevamo avanzato proposte di metodo e di merito sui temi che riguardano in particolare le

persone anziane. Ci sono stati anche comunicati le fasi successive di confronto che prevedono entro il 27 luglio la

presentazione di una prima bozza del Piano di Zona in modo che nei successivi confronti ci sia la possibilità a noi e a

tutti i soggetti interessati del terzo settore e del volontariato di avanzare proposte e/o integrazioni a quanto contenuto

nel documento.

Nel mese di settembre i contenuti del Piano di Zona diverranno parte integrante nella discussione che avverrà al tavolo

del piano di sviluppo con tutte le parti sociali, per arrivare successivamente all’approvazione nel consiglio comunale

entro il 30 settembre 2012.

Per la complessità dei temi trattati, per la necessità di procedere a fasi successive nell’implementazione dei progetti,

per una verifica dei risultati prodotti ci è stata prospettata la necessità di mantenere anche dopo l’approvazione del

PdZ momenti di confronto con il Sindacato e con tutti i soggetti sociali interessati.

Di fronte ad un contesto di drastica riduzione delle risorse pubbliche, secondo l’impostazione assunta dall’assessorato

politiche sociali, il PdZ può essere l’occasione per costruire politiche di sviluppo del welfare nella città, modificando il

piano di interventi in modo tale che possa essere più rispondente alle diverse esigenze che si evidenzieranno nella città.

In un processo così complesso è determinante, però, il coinvolgimento di tutta la città: dell’Amministrazione comunale

che dovrà coordinare il lavoro tra i diversi assessorati interessati ai progetti, del terzo settore e del volontariato, delle

organizzazioni sindacali ed imprenditoriali; quindi un vero e proprio piano di sviluppo che deve saper coinvolgere la

città nel suo complesso e non il singolo individuo che si avvicina ai servizi del Comune perché spinto dalla necessità di

risolvere il proprio problema.

Pur condividendo l’impostazione generale, come Sindacato dei Pensionati abbiamo chiesto che la data del 27 luglio

per la presentazione della bozza venga rispettata per avere i tempi necessari per verificare i contenuti sui temi che

abbiamo posto all’ attenzione dell’assessorato nella riunione del 22 novembre 2011 e sui quali abbiamo avanzato

proposte: politiche socio-assistenziali (punti unici di accesso/segretariato, misurazione della qualità delle prestazioni

sociali e sanitarie a partire dalle RSA, fondo comunale sulla non autosufficienza, albo badanti, povertà/ISEE, ecc) e

politiche di prevenzione (centri anziani, custodi sociali, ecc.). Inoltre abbiamo chiesto all’assessorato di sostenere la

richiesta avanzata da CGIL CISL UIL e dalle rispettive categorie dei pensionati e dei dipendenti pubblici, nella

piattaforma presentata ad ASL città di Milano di avere un tavolo triangolare ASL/Comune/Organizzazioni Sindacali per

avere un ulteriore strumento per la costruzione di politiche integrate del sanitario e del socio-sanitario nel territorio di

competenza.

Distretto di Sesto San Giovanni (Sesto San Giovanni, Cologno Monzese): il 16 febbraio 2012 SPI, FNP e UILP, in base

alla loro rappresentatività con oltre 15.000 associate/i tra la popolazione anziana residente nel territorio di questo

distretto, hanno inviato una lettera ai Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano e al Direttore del Distretto Sanitario

n. 6 ASL Milano contenente proposte di metodo e di merito per il rinnovo del Piano di Zona con la richiesta di aprire

confronti oltre al tavolo tematico sugli anziani e ai tavoli plenari, di cui ne facciamo parte, anche con un incontro con i

diversi rappresentanti delle istituzioni locali e territoriali. Il 1 marzo 2012 si è tenuto un incontro con gli assessori

politiche sociali di Sesto e di Cologno, i responsabili dell’Ufficio di Piano e il Direttore del Distretto Sanitario in cui si è

avviato un serrato confronto nel merito delle nostre proposte e si è condivisa l’esigenza, di fronte alla diminuzione delle

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122

risorse e a delle politiche regionali non pienamente condivise, di cimentarsi in una programmazione dei servizi sociali e

socio-sanitari che ne evitino il loro arretramento, la possibilità di rispondere ad una domanda crescente in modo

esponenziale soprattutto a fronte del crescere delle tante e diverse fragilità indotte anche dalle ricadute dell’attuale

grave crisi economica e finanziaria. Il tutto in un’ottica di ripresa e di rilancio della gestione associata dei servizi

attraverso l’avvio di un percorso teso alla definizione di un unico regolamento distrettuale rispetto ai criteri di accesso

e di compartecipazione alla spesa dei servizi. Questa era ed è la premessa per poter poi affrontare il tema di quali

politiche e di quali servizi affrontare per rendere più efficace ed appropriato la risposta ai bisogni assistenziali, sociali

e socio-sanitari delle diverse fragilità ed in particolare quella degli anziani e delle persone non autosufficienti. In questo

quadro lo sviluppo della domiciliarità e l’assegnare alla residenzialità compiti e funzioni maggiormente collegata alla

rete dei servizi territoriali. Compito questo facilitato dalla presenza in questo territorio di esperienze non nuove in

questa direzione.

Temi e problemi che sono stati poi ripetutamente discussi e affrontati anche nel tavolo tematico di area anziani e al

tavolo del terzo settore.

A fine maggio, ai primi di giugno, viene sottoscritto l’accordo di programma con l’ASL Milano e approvato

dall’assemblea dei Sindaci e dai loro rispettivi Consigli Comunali il nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.

Si tratta di un buon documento rispetto al quale è percepibile il contributo da noi dato, in quanto molte delle nostre

proposte sono state raccolte ed inserite. Segnaliamo che in questo documento si parla, oltre che di politiche e di servizi

rivolti alle fragilità e agli anziani, anche di politiche rivolte ai giovani e alla definizione di un protocollo sulla rete di

conciliazione che coinvolge anche il Distretto di Cinisello.

Nell’immediato futuro si tratterà di capire come il nuovo Piano di Zona interfaccierà con un quadro economico, sociale

e politico di maggiori difficoltà ad iniziare dal nuovo patto territoriale per approdare alla definizione di un nuovo

Welfare in Lombardia.

Inoltre occorrerà verificare i percorsi per giungere ad un nuovo impulso sulla gestione associata e sulla dimensione

territoriale di ambito distrettuale.

In questo distretto tre anni fa era stato raggiunto un protocollo d’intesa sulle relazioni e il monitoraggio dell’andamento

del Piano di Zona con CGIL CISL UIL di Milano.

Distretto di Cinisello (Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Cinisello Balsamo): il 2 marzo 2012 le scriventi Organizzazioni

sindacali dei Pensionati in rappresentanza di oltre 10.000 associate/i fra la popolazione anziana residente in questo

Distretto ha fatto pervenire una lettera in cui si sono evidenziate le loro osservazioni e proposte di metodo e di merito

sulle quali attivare un confronto sia nell’ambito del tavolo tematico area anziani sia attraverso un confronto con

l’assemblea dei Sindaci, i responsabili dell’Ufficio di Piano e il Direttore del Distretto Sanitario n. 7 dell’ASL Milano. Il 20

marzo si è tenuto l’incontro con il Presidente dell’Assemblea dei Sindaci, i responsabili Ufficio di Piano e il Direttore del

Distretto sanitario in cui si è avviata una discussione sul merito della nostra lettera e si è convenuto di condividere una

buona parte delle nostre osservazioni e proposte pur permanendo alcune differenze in merito alla recente definizione

della nuova società speciale consortile “insieme sociale” e ai compiti che ad essa si vogliono attribuire e alla maggiore

determinazione a realizzare una reale dimensione di ambito territoriale distrettuale propedeutica alla realizzazione di

una maggiore gestione associata dei servizi e delle politiche.

A fine maggio, dopo la sottoscrizione dell’accordo di programma con l’ASL, si giunge alla definitiva approvazione del

nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.

Si tratta di un documento in cui molte delle nostre proposte sono state recepite ma permangono ambiguità e reticenze

sulle reali volontà di realizzare una gestione associata dei servizi e delle politiche in ambito distrettuale anche se sono

da apprezzare alcuni sforzi che però andranno approfonditi e verificati nell’immediato futuro ad iniziare dalla

costituenda Azienda Speciale Consortile “insieme sociale”.

Inoltre andrà anche chiarito, con il coinvolgimento delle confederazioni CGIL CISL UIL, il nostro ruolo e la funzione e il

ruolo del terzo settore in questo distretto.

In questo distretto tre anni fa era stato sottoscritto un accordo di monitoraggio e di verifica sull’attuazione del Piano

di Zona con CGIL CISL UIL di Milano.

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ASL MILANO: Siamo in attesa di riprendere un confronto che si è nuovamente interrotto per il perdurare di un

atteggiamento da parte della Direzione Generale che considera il confronto con il sindacato più un obbligo che una

opportunità. Recentemente si è definita una piattaforma unitaria CGIL CISL UIL e le rispettive categorie della funzione

pubblica e dei pensionati. Piattaforma che è stata puntualmente inviata e sulla quale si sta avviando un confronto che

speriamo sia costruttivo.

In questa piattaforma è inserita anche l’esigenza di comprendere meglio il ruolo e la funzione dell’ASL in rapporto alla

funzione e ruolo dei suoi distretti sanitari anche in rapporto ai nuovi Piani di Zona.

ASL MILANO 1

Distretto di Garbagnate (Baranzate, Paderno Dugnano, Senago, Bollate, Cesate, Novate Milanese, Garbagnate

Milanese): il 15 marzo 2012 lo SPI, FNP e UILP operanti da anni nei comuni di questo distretto e in rappresentanza di

oltre 15.000 associate/i fra la popolazione anziana residente in questo territorio ha inviato una lettera per evidenziare

alcune loro osservazioni e proposte di metodo e di merito sulle quali attivare un confronto sia nell’ambito del tavolo

tematico area anziani sia attraverso uno specifico incontro con l’Assemblea dei Sindaci, i responsabili dell’Ufficio di

piano e il Direttore del Distretto sanitario n. 1 dell’ASL Milano. Il 10 aprile si tiene al comune di Cesate un incontro con

il Presidente Assemblea dei Sindaci, i responsabili Ufficio di Piano e il Direttore del Distretto sanitario in cui si è

convenuto sul merito delle nostre osservazioni e proposte pur permanendo alcune difformità sulle modalità con cui, al

di là del merito delle proposte fatte, attivare un reale e credibile percorso di democrazia partecipata così come è

previsto dalla Legge 328 e dalla Legge Regionale 3 del 2008.

Verso la metà del mese di maggio, dopo la stipula dell’accordo di programma con l’ASL, si procede alla definitiva

approvazione del nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.

Si tratta di un documento apprezzabile e condivisibile in cui le nostre proposte sono state in linea di massima recepite.

Permangono problemi ed interrogativi rispetto alla reale volontà di realizzare nei fatti una gestione associata dei

servizi. E’ evidente l’intreccio e il collegamento con il distretto di Rho soprattutto sotto il profilo progettuale. C’è e

permane qualche difficoltà ad avere un riconoscimento effettivo del ruolo e funzione nostra e delle nostre

confederazioni e questo nonostante tre anni fa fu sottoscritto un accordo sulla “governance” del Piano di Zona con

CGIL, CISL e UIL di Milano. Con l’uscita dal commissariamento e con il recentissimo voto politico amministrativo del

comune di Garbagnate (comune capofila del distretto) può determinare, forse e auspicabilmente, una stagione

maggiormente proficua e positiva.

Distretto di Rho (Arese, Cornaredo, Lainate, Pero, Pogliano Milanese, Pregnana, Settimo Milanese, Vanzago, Rho):

tenuto conto della significativa rappresentatività che lo SPI, FNP e UILP hanno fra la popolazione anziana in questo

territorio distrettuale (oltre i 14 mila associate/i), al solo fine di dare un contributo nei lavori del tavolo d’area anziani

e nei diversi tavoli plenari, il 10 gennaio 2012 hanno inviato una lettera ai Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano,

al direttore dell’Azienda Speciale Consortile SERCOP e al Direttore del Distretto Sanitario n. 2 ASL Milano 2. Il …………. si

è tenuto un incontro con il Presidente Assemblea dei Sindaci, i responsabili Ufficio di Piano, il direttore di SERCOP e il

Direttore del Distretto Sanitario in cui si è convenuto che molte delle nostre proposte erano condivise e che erano state

riprese all’interno del testo del nuovo Piano di Zona. Verso la fine del mese di maggio, dopo la sottoscrizione

dell’accordo di programma con l’ASL, si è approvato definitivamente il nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.

Si tratta di un buon documento in cui effettivamente le nostre proposte sono state puntualmente recepite, recepita

anche la volontà di procedere meglio e in modo più efficace sul terreno della gestione associata sperimentando forme

di programmazione sovra distrettuali con il Distretto di Garbagnate. Positivi ed apprezzabili gli sforzi per dare

continuità di risposte ai bisogni vecchi e nuovi derivati dall’accrescere dei fenomeni di fragilità e a quello della non

autosufficienza. Percorsi e progetti che andranno comunque accompagnati e verificati nel loro divenire. Permane un

po di timidezza, non sempre giustificata, nel riconoscere appieno il nostro ruolo e funzione ed in particolare di quello

delle confederazioni, nonostante tre anni fa fosse stato a proposito di questo sottoscritto un protocollo con CGI, CISL e

UIL di Milano. Eppure nel nuovo PdZ si parla di progetti sulla casa, sulla promozione giovanile, sulla coesione sociale e

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lo sviluppo della comunità locale, sul sostegno e formazione del lavoro privato di cura (conciliazione tempo di lavoro e

di cura…), sull’integrazione con gli stranieri e sull’EXPO 2015.

Questi progetti si aggiungono a quelli delle “aree tradizionali” (minori e famiglie, anziani, disabili, salute mentale).

Positivo, fino ad ora, è stato il ruolo assunto e svolto dalla nuova Amministrazione comunale di Rho, vedremo se questo

proseguirà anche nel proseguo e nel divenire del nuovo Piano di Zona.

Distretto di Corsico (Assago, Buccinasco, Cesano Boscone, Cusago, Trezzano sul Naviglio, Corsico): il 16 marzo 2012

SPI, FNP e UILP in funzione di oltre 10.000 associate/i fra la popolazione anziana residente in questo Distretto ha inviato

una lettera contenente proposte di metodo e di merito ai Sindaci dei comuni interessati, ai responsabili dell’Ufficio di

Piano e al Direttore del Distretto sanitario n.3 dell’ASL Milano 1. Tale lettera partiva dalla constatazione della fase

caratterizzata da una drastica riduzione di risorse, dall’azzeramento del fondo nazionale sulla non autosufficienza e da

politiche regionali non sempre e pienamente condivisibili per delineare nostre osservazioni e proposte sulle quali

incentrare il nuovo Piano di Zona. Ed è proprio per raggiungere tale obiettivo che si poneva che oltre ai tavoli di area

anziani e di tipo plenario si potesse avere un incontro con i responsabili delle istituzioni locali e territoriali. Tale incontro

ufficiale non si è mai svolto anche se non sono mancati momenti di approfondimento ai diversi tavoli convocati per

avviare quel percorso di democrazia partecipata finalizzata alla ricerca di contenuti e proposte condivisibili da tutti o

quasi tutti i soggetti del terzo settore e dei rappresentanti di interessi come il nostro sindacato.

Verso il 20 maggio, dopo la sottoscrizione dell’accordo di programma con l’ASL, si arriva alla approvazione definitiva

del Piano di zona 2012 – 2014.

Nel merito di tale documento segnaliamo che nonostante i limiti e le carenze registrate molte delle cose da noi proposte

sono state recepite permangono però grossi problemi e difficoltà. Non si registrano passi in avanti rispetto ad una

maggiore e reale gestione associata delle politiche e dei servizi, si riscontrano difficoltà ad avviare percorsi possibili di

programmazione sovra distrettuale. Nessun contatto con gli altri due Distretti Milanesi del territorio di competenza di

ASL Milano 1.

Si registra il permanere di difficoltà, spesso incomprensibili, a riconoscere il nostro ruolo e funzione così come è previsto

sia dalla Legge 328 sia dalla stessa Legge regionale n.3 del 2008.

Si tratterà di seguire con attenzione l’applicazione del nuovo PdZ verificando nell’immediato futuro quali saranno le

scelte che i Sindaci, in particolare quello di Corsico (comune capofila) realizzerà nell’individuazione del nuovo

responsabile dell’Ufficio di Piano.

ASL MILANO 1: Le relazioni con la Direzione Generale e i responsabili del Dipartimento Sociale ed ASSI sono altalenanti

e non prive di qualche futura perplessità. Infatti, in occasione del confronto all’inizio dell’anno sul DPCS 2012 si era

partiti con l’assunzione, anche in prossimità del rinnovo dei Piani di Zona, di impegni e di compartimenti che lasciavano

sperare ad un ruolo più incisivo dell’ASL sui capitoli dell’integrazione, della gestione associata, della possibile

programmazione sovra distrettuale che erano e rimangano comunque centrali per la definizione dei suddetti Piani di

Zona. Purtroppo a queste premesse non vi è stata continuità così come non vi è stata continuità sul resto. Non è un

caso che il 17 luglio si è ripreso quel confronto per riavviare i tavoli che a gennaio si erano previsti e definiti e per

riprendere quei confronti con noi, con il sindacato confederale e con le categorie del pubblico impiego che si è interrotto

anche a causa di problemi e difficoltà oggettive della DG di questa ASL.

Quello che possiamo affermare che nei Distretti coinvolti da questa ASL il loro ruolo e funzione è apparsa saltuaria e

poco incisiva speriamo di recuperarla in futuro anche alla luce delle nuove e impegnative sfide.

ASL MILANO 2

Distretto di Peschiera (Paullo, Mediglia, Pantigliate, Tribiano, Peschiera Borromeo): il 29 febbraio 2012 SPI, FNP e UILP

in rappresentanza di oltre 12 mila associate/i fra la popolazione anziana residente in questo territorio hanno ritenuto

opportuno evidenziare, con l’invio di una lettera ai Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano e al Direttore del Distretto

sanitario n. 1 dell’ASL Milano 2, le nostre osservazioni e proposte di metodo e di merito. Proposte e osservazioni sulle

quali attivare confronti sia nell’ambito del tavolo tematico d’area anziani sia attraverso un incontro con i livelli

istituzionali locali destinatari di tale lettera. Si sono i tavoli d’area anziani e quelli plenari previsti dal Piano di Zona non

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c’è stata però nessun incontro con l’Assemblea dei Sindaci, l’Ufficio di Piano e il Distretto sanitario. Nonostante questo

però è stato possibile illustrare le nostre proposte e abbiamo riscontrato alcune significative condivisioni anche da parte

dei rappresentanti istituzionali. Sottolineiamo però che durante tutto il percorso di confronto e di attivazione del

percorso di democrazia partecipata abbiamo subito registrato il permanere di alcune difficoltà e contraddizioni.

Infatti, dopo l’approvazione dell’accordo di programma e la definitiva approvazione del nuovo Piano di Zona 2012 –

2014 si sono chiaramente evidenziate molte lacune e alcune contraddizioni.

Non siamo nemmeno citati né nel capitolo della “governance” né tanto meno in tutti gli altri passaggi a partire da ciò

che rappresenta il sindacato dei pensionati nelle politiche destinate agli anziani e alla non autosufficienza per non

parlare del ruolo e funzione del sindacato confederale ad iniziare da dove si parla di inclusione e di conciliazione dei

tempi di lavoro e di cura. Scarsa e poco credibile tutta la parte inerente alla progettualità in quanto non è chiaro quali

progetti si intende realizzare e con chi li si vuole costruire. Nessun impegno, nemmeno formale, per arrivare alla

definizione di un unico regolamento distrettuale sui criteri di accesso e di compartecipazione alla spesa dei servizi sociali

e socio-sanitari per non parlare del possibile e auspicabile impegno per realizzare la carta dei servizi di ambito

territoriale.

In una parola sembra essere presenti ad un documento che pur avendo compiuto alcuni passi in avanti rispetto al

recente passato appare ancora meritevole di una nostra particolare attenzione e di un nostro lavoro continuativo per

superare le lacune, i limiti e le contraddizioni.

Infine, ma non è cosa secondaria, hanno allegato al documento una convenzione sui servizi che non è stata mai discussa

né tanto meno illustrata eppure non è cosa ininfluente rispetto allo sviluppo della gestione associata dei servizi e delle

politiche sociali e al suo rapporto con l’Ufficio di Piano e alla stessa Assemblea dei Sindaci. Si tratterà anche su questo

di verificarne il merito e le sue inevitabili ricadute.

Non si tratta di negare i passi in avanti comunque fatti ma al contrario partire da questi per proseguire nel nostro

lavoro e nella nostra azione di negoziazione sociale territoriale.

Distretto di San Donato (Carpiano, Cerro al Lambro, Colturano, Dresano, Melegnano, San Giuliano Milanese, San

Zenone, Vizzolo Predabissi, San Donato): il 16 febbraio 2012 SPI, FNP e UILP in rappresentanza degli oltre 15 mila

associate/i fra la popolazione anziana residente in questo Distretto hanno inviato una lettera ai Sindaci, ai responsabili

dell’Ufficio di Piano, alla Azienda Consortile ASSEMI e al Direttore del Distretto sanitario n. 2 dell’ASL Milano 2

contenente proposte di metodo e di merito sul rinnovo del Piano di Zona. Si chiedeva, inoltre, sulla base di tali proposte

l’apertura e l’avvio di confronti sia nei tavoli plenari e di area tematica anziani sia nei confronti dei destinatari

istituzionali di questo distretto. Mentre come è consuetudine in questo Distretto si è avviato con continuità un confronto

serrato nei tavoli d’area e plenari sul rinnovo del PdZ non siamo riusciti ad avere un incontro di tipo istituzionale anche

se abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche opinione con i Sindaci di alcuni dei comuni interessati. Dopo tale

percorso di democrazia partecipati e immediatamente dopo la stipula dell’accordo di programma con l’ASL si è giunti

verso gli ultimi giorni di maggio all’approvazione definitiva in tutti i Consigli comunali del nuovo Piano di Zona 2012 –

2014. Un corposo e abbondante documento dove però al di là delle sue dimensioni ha raccolto molte delle nostre

sollecitazioni e proposte e delinea un quadro ed una cornice condivisibile e positiva. Anche qui ci sono alcune importanti

novità sia rispetto allo sviluppo della programmazione sia rispetto ad una maggiore gestione associata dei servizi.

Appare chiara, per esempio in merito alla non autosufficienza e agli anziani, la scelta volta a favorire la scelta della

domiciliarità rispetto a quella di tipo residenziale. Ancora più importante è quello di aver previsto la costituzione di un

gruppo di lavoro, in grado di coinvolgere i soggetti del terzo settore, sulle risorse per poter meglio intercettare le risorse

pubbliche originate dai bandi delle Leggi Nazionali di settore (per esempio la Legge 23) o dei bandi comunitari Europei

(Equal e non solo).

Permangono alcuni nostri dubbi e interrogativi rispetto al ruolo dell’Assemblea dei Sindaci, di ASSEMI e dell’Ufficio di

Piano che andranno in futuro chiariti e verificati.

Un nuovo PdZ che andrà seguito e monitorato anche alla luce del recente risultato politico elettorale che ha portato

l’Amministrazione comunale di San Donato dal centrodestra al centrosinistra.

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Distretto di Pioltello (Rodano, Segrate, Vimodrone, Pioltello): Il 24 febbraio 2012 SPI FNP e UILP in rappresentanza di

oltre 15 mila associate/i fra la popolazione anziana di questo territorio hanno inviato una lettera contenente

osservazioni e proposte di metodo e di merito ai Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano e al Direttore del Distretto

sanitario n. 3 dell’ASL Milano 2 con l’obiettivo di aprire e avviare confronti sia nell’ambito del tavolo tematico dell’area

anziani sia attraverso un vero e proprio confronto con i destinatari della lettera in oggetto. Puntualmente si sono avviati

i tavoli plenari e di area anziani in cui è stato possibile illustrare le nostre proposte ed osservazioni. Nel mese di aprile

si è tenuto anche un confronto con il Presidente dell’Assemblea dei Sindaci, i responsabili dell’Ufficio di Piano e il

Direttore del Distretto sanitario. In tutti questi confronti abbiamo registrato molte condivisioni che si sono tradotte in

un loro recepimento all’interno del nuovo PdZ.

Si è però evidenziato qualche limite e qualche difficoltà, per la precisione non nuova, rispetto al potenziamento della

gestione associata e di una reale visione di ambito territoriale in modo da far divenire il Piano di Zona uno strumento

di programmazione e di gestione sovra comunale.

Dopo l’accordo di programma stipulato con l’ASL si è proceduto alla definitiva approvazione del nuovo Piano di Zona

2012 – 2014.

Un buon documento con molte cose e progetti positivi in cui, come già detto in precedenza, sono state recuperate

molte delle nostre proposte ma che andrà verificato e monitorato nel suo divenire.

Distretto di Cernusco sul Naviglio (Bellinzago, Bussero, Cambiago, Carugate, Gessate, Cassina de Pecchi, Gorgonzola,

Pessano con Bornago, Cernusco sul Naviglio): il 20 febbraio 2012 SPI, FNP e UILP hanno inviato una lettera ai Sindaci,

ai responsabili Ufficio di Piano e al Direttore del Distretto sanitario n. 4 di ASL Milano 2 contenente le nostre osservazioni

e proposte di metodo e di merito. Si evidenziava i passi in avanti realizzati nella precedente triennalità e si evidenziava

che occorreva partire da questi per progettare e definire un nuovo Piano di Zona capace di proseguire il cammino

intrapreso ed introdurre quelle innovazioni necessarie per rispondere positivamente ad un quadro nazionale e regionale

caratterizzato da una drastica riduzione di risorse e da politiche non sempre condivisibili. La lettera si concludeva con

la richiesta dell’apertura e dell’avvio di un percorso di confronto sia al tavolo d’area anziani sia attraverso un confronto

con i destinatari istituzionali coinvolti. Tali confronti vengono puntualmente tenuti nei mesi di marzo e aprile. In tali

confronti si registra un certo consenso, anche da parte dei soggetti del terzo settore, alle nostre osservazioni e proposte

anche quando evidenziano la necessità di procedere meglio e con maggiore incisività sul terreno della programmazione

e della gestione associata delle politiche e dei servizi.

Attorno alla metà del mese di maggio, dopo la sottoscrizione dell’accordo di programma con l’ASL, si procede alla

definitiva approvazione in tutti i Consigli comunali del nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.

Un buon documento in cui molte delle nostre proposte e indicazioni sono stati puntualmente raccolti anche se risulta

un po in ombra l’avvio di una programmazione fondata maggiormente sul terreno dell’innovazione e su quella

dell’inevitabile cambiamento. Ci pare a riguardo maggiore lo sforzo che si era prodotto tre anni fa quando si era passati

da Gorgonzola a Cernusco come comuni capofila di questo Distretto.

Comunque al di là di questi limiti i presupposti per un buon lavoro sussistono e il documento è ben articolato si tratterà

nel suo divenire di prestare una nostra presenza e azione negoziale tesa al superamento dei limiti registrati e ad una

gestione del PdZ che possa produrre quelle risposte ai bisogni crescenti in quel territorio.

Distretto di Melzo (Cassano d’Adda, Inzago, Liscate, Pozzuolo Martesana, Settala, Trucazzano, Vignate, Melzo): il 14

marzo 2012 SPI, FNP e UILP hanno inviato una lettera ai Sindaci, ai responsabili Ufficio di Piano e al Direttore del

Distretto sanitario n. 5 di ASL Milano 2 contenente le nostre proposte di metodo e di merito con l’obiettivo di aprire

confronti con noi sia nei tavoli tematici d’area anziani sia con un confronto con i destinatari di tale lettera. Si partiva

da un giudizio e da una valutazione della triennalità appena conclusa e si indicava come e in che modo tentare di

realizzare un nuovo Piano di Zona capace di rispondere ad una sfida impegnativa come quella indotta dall’attuale fase

economica, sociale e politica sia a livello nazionale sia a livello regionale. Evidenziavamo i limiti che avevamo colto

rispetto ad una non sempre lineare gestione politica da parte dell’Assemblea dei Sindaci, emergevano lacune,

contraddizioni e scarsa linearità nelle decisioni e nei comportamenti, così come era accaduto quando unilateralmente

si è deciso di sospendere e cancellare il progetto di lavoro sulle “badanti” nonostante questo Distretto fosse stato uno

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dei primi ad occuparsene in tutto il territorio Milanese. Sia pure a fatica ed in ritardo si è avviato un percorso di

democrazia partecipata con la convocazione di tavoli tematici e plenari. Non c’è stato invece nessun confronto con le

istituzioni locali coinvolte nel processo di definizione del nuovo PdZ.

Dopo la stipula dell’accordo di programma con l’ASL si è proceduto alla definitiva approvazione in tutti i Consigli

comunali del nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.

È un documento che raccoglie parte delle nostre sollecitazioni e proposte, pare essere in continuità con il precedente

anche se permangano limiti e difficoltà ad iniziare dal fatto che si avverte una mancanza rispetto alla direzione politica

in parte probabilmente dovuta al ruolo del comune capofila, in parte dal permanere di una certa conflittualità fra i

comuni di questo ambito territoriale.

Consapevoli che questo Distretto è confinante e attiguo al Distretto di Trezzo Sull’Adda e che potrebbe essere coinvolto

in una diversa soluzione per questo Distretto diviene da parte nostra un maggior impegno affinchè sia possibile con la

nostra presenza ed azione negoziale superare tali limiti e rilanciare l’attività e i servizi di questo Piano di Zona.

Distretto di Pieve Emanuele (Binasco, Casarile, Lacchiarella, Noviglio, Vernate, Zibido San Giacomo, Pieve Emanuele):

il 2 febbraio 2012 i sindacati unitari dei pensionati in rappresentanza dei loro 13 mila associate/i fra la popolazione

anziana residente in questo territorio ha inviato una lettera ai Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano e al Direttore

del Distretto sanitario n. 6 di ASL Milano 2. In tale lettera, partendo da un nostro giudizio sulla triennnalità appena

conclusa, si indicavano osservazioni e proposte di metodo e di merito per avviare un percorso di confronti con noi sia

all’interno dei tavoli d’area previsti dal PdZ sia attraverso l’apertura di uno specifico confronto con le istituzioni locali

coinvolti in questo percorso. Si evidenziavano limiti, lacune e difficoltà non più tollerabili e che si erano però

puntualmente registrati negli ultimi tre anni, si evidenziavano proposte e indicazioni sulle quali avviare la nuova

triennalità. Dobbiamo registrare che molti e diversi sono stati i momenti di confronto e di vera e propria discussione

che si è avviata in questo Distretto con il coinvolgimento, oltre dei diversi livelli istituzionali, anche dei soggetti del terzo

settore. Molte sono state alla fine le cose che hanno visto una comune e convinta condivisione e già in questa fase è

emerso con chiarezza e linearità il tentativo e la volontà di superare i limiti passati ed avviare una nuova stagione

capace di rispondere, almeno sulla carta, alle sfide che ci attendono e che ci attenderanno già a partire dal prossimo e

immediato futuro.

Infine, dopo la sottoscrizione dell’accordo di programma, si è proceduto all’approvazione definitiva in tutti i Consigli

comunali del nuovo Piano di Zona 2012 – 2014.

Si tratta di un buono e positivo documento che rappresenta un salto di qualità rispetto al recente passato e che può

lasciar presupporre una nuova e più avanzata programmazione e attuazione degli obiettivi e dei progetti indicati nel

documento del nuovo PdZ.

C’è ancora qualche timidezza a parlare di noi e del nostro ruolo, cosa questa che contrasta con il fatto che quasi tutte

le nostre proposte sono state non solo condivise ma assunte.

Occorrerà lavorarci sopra tenendo presente che accanto ai tradizionali tavoli d’area tematici (anziani, disabili, minori

e famiglie, ecc) vengono costituiti cinque gruppi di lavoro che dovranno vedere anche il coinvolgimento del sindacato

confederale: giovani, volontariato, risorse, minori e genitorialità.

Distretto di Rozzano (Basiglio, Locate Triulzi, Opera, Rozzano): il 12 marzo 2012 i sindacati unitari dei pensionati in

funzione dei 14 mila associate/i fra la popolazione anziana residente in questo territorio hanno inviato una lettera ai

Sindaci, ai responsabili dell’Ufficio di Piano e al Direttore del Distretto sanitario n. 7 di ASL Milano 2 in cui erano indicate

le nostre osservazioni e proposte di metodo e di merito. In tale lettera si partiva dall’esprimere un nostro giudizio sulla

triennalità appena conclusa e si indicava la necessità che si aprissero con noi confronti sia a livello dei diversi tavoli

previsti dal PdZ (tavolo d’area anziani, tavoli plenari, tavolo di consultazione del terzo settore) sia di un tavolo di

confronto istituzionale specifico con le organizzazioni sindacali dei pensionati. Diversi e articolati sono stati i confronti

realizzati sia all’interno dei tavoli previsti dal PdZ sia quelli di tipo istituzionale e politico l’ultimo in ordine di tempo è

stato quello tenuto a conclusione di tutto il percorso di definizione del nuovo PdZ il 26 giugno a Rozzano.

Infatti, dopo l’approvazione dell’accordo di programma con l’ASL si è proceduto alla definitiva approvazione del nuovo

Piano di Zona 2012 – 2014 avvenuta attorno al 20 maggio.

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È un buono e positivo documento, probabilmente uno dei migliori, anche perché oltre ad aver recepito tutte le nostre

osservazioni e proposte ha tentato di raccogliere in positivo le sfide poste dalla mancanza di risorse e da politiche

regionali non sempre condivisibili e in alcuni casi foriere di ulteriori preoccupazioni.

Buono e costruttivo è anche il rapporto con il sindacato compreso quello che dovrà essere consolidato con le nostre

confederazioni.

Anche qui occorrerà seguirne l’evoluzione e la sua futura applicazione.

Distretto di Trezzo sull’Adda (Basiano, Grezzago, Masate, Pozzo d’Adda, Trezzano Rosa, Vaprio d’Adda, Trezzo

sull’Adda): il 15 marzo 2012 SPI, FNP e UILP di Milano e della Brianza e le sue Leghe di quel territorio hanno scritto e

inviato una lettera ai Sindaci, all’Ufficio di piano e al Direttore del Distretto sanitario n. 8 di ASL Milano 2. Una lettera

che partiva dall’esprimere giudizi e valutazioni sulla triennalità appena conclusa e partendo da questo indicava percorsi

e contenuti sui quali avviare quei necessari e utili confronti sia all’interno del tavolo d’area anziani sia di tipo

istituzionale ad iniziare da quello della “cabina di regia” Distrettuale. Eravamo e siamo consapevoli delle enormi

problematiche che tale Distretto solleva: la sua piccola dimensione ulteriormente ridotta con il recente passaggio di

altri quattro comuni dalla Provincia di Milano a quella di Monza e Brianza; la sua elevata dipendenza dal Distretto di

Vimercate e dall’Azienda Speciale Consortile OFFERTA SOCIALE; da una scarsa e insufficiente presenza di soggetti del

terzo settore e del volontariato. Tutto questo, accanto ai noti problemi che investono tutti i Distretti (mancanza di

risorse, politiche regionali poco condivisibili, aumento dei bisogni e delle aspettative), delineano un ulteriore

preoccupazione in merito al suo futuro e alla sua prospettiva. Ecco perché diviene per noi importante ed esiziale riuscire

a delineare e a realizzare un Piano di Zona capace di evidenziare le sue autonome specificità.

Sia pure con qualche colpevole ritardo si sono avviati quei confronti da noi richiesti e si è riusciti, almeno sulla carta, ad

ottenere un nuovo Piano di Zona (approvato definitivamente il 22 maggio) che tenta di gettare le basi per l’avvio di

questo percorso. La stessa nomina di una nuova responsabile dell’Ufficio di Piano sembra andare, per competenze e

precedenti suoi incarichi, in questa direzione.

Molto è il lavoro da fare ma ci sembra di poter affermare che le premesse per poter tentare di realizzarlo sembrano

esserci spetterà a noi verificarlo nel prossimo futuro.

ASL MILANO 2: Le relazioni sindacali con l’attuale DG dell’ASL sono recentemente improntate ad un giudizio positivo

sia rispetto ad una sua continuità sia rispetto al merito dei problemi affrontati. In particolare sulle questioni sociali e

socio-sanitarie inerenti all’attività e alla nuova programmazione dei Piani di Zona ha registrato negli ultimi mesi

ulteriori e positivi passi avanti. Infatti, al di là delle linee indicate dalla Regione Lombardia si è sviluppata una presenza

ed un sostegno all’attività dei diversi Piani di Zona e indirettamente anche alle diverse Assemblee dei Sindaci che non

solo è evidente ma palpabile. Tutti gli otto Piani di Zona hanno ripreso al loro interno i programmi indicati dall’ASL

rispetto alla possibile e auspicabile programmazione sovra distrettuale e a come e in che modo potenziare

l’integrazione fra sociale e sanitario in un’ottica tesa a privilegiare la prevenzione di alcuni fenomeni degenerativi e

legati alla crescita e allo sviluppo della non autosufficienza. Lo stesso sviluppo dei progetti individuali di assistenza e

delle cure a domicilio vanno in questa direzione. Tutto questo non significa e non può significare che allora tutto va

bene e che non ci siano appunti da muovere anche nei confronti di questa ASL però è corretto, in questa fase,

sottolineare gli sforzi e i passi in avanti compiuti per lo meno in occasione del rinnovo dei Piani di Zona 2012 – 2014.

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Alcune considerazioni

La fase di negoziazione sociale territoriale che si era aperta all’inizio del 2012 era tutt’altro che incoraggiante anche

alla luce delle crescenti difficoltà dei Bilanci dei Comuni.

In particolare sui Piani di Zona:

a) Per effetto delle finanziarie del Governo Berlusconi, non modificate da Monti, le risorse del fondo nazionale per le politiche sociali è stato ridotto del 76% (dagli 929 milioni di euro nel 2009 ai 273 per il 2012), ridotti ancora di più i fondi nazionali da quella per la famiglia a quello per le politiche giovanili. Azzerato del tutto il fondo nazionale per la non autosufficienza. Lo stesso finanziamento delle risorse per i servizi e le politiche sociali stanziato dalla Regione Lombardia veniva inizialmente ridotto passando dai 70 milioni di euro per il 2011 ai 40 per il 2012, solo recentemente, si stia procedendo da parte della Giunta regionale a rimpinguare tale fondo superando, sia pure di poco, le risorse messe a disposizione per il 2011.

b) La Giunta regionale della Lombardia a novembre 2011 ha deliberato le linee di indirizzo per il rinnovo dei Piani di Zona 2012 – 2014 per realizzare un welfare della sostenibilità e della conoscenza. Da una attenta analisi di questo testo emergeva già allora che accanto a scelte condivisibili e positive come quelle tese a valorizzare la gestione associata, la definizione di possibili sperimentazioni di programmazione sovra distrettuale, la scelta di favorire interventi tesi a favorire la prevenzione anche in ambito sociale e socio-sanitario (domiciliarità, integrazione, territorialità) si evidenziavano vere e proprie criticità. Rispetto alla successiva erogazioni di risorse tese a superare quel mix, per noi importante, fra quote capitarie (sulla base del numero dei cittadini residenti in ciascun Distretto) e quote storiche fondate invece sui reali problemi e bisogni di ogni Distretto. Rispetto a politiche tese ad evidenziare una sempre maggiore accertamento regionale a scapito della autonomia progettuale e di gestione di ogni singola specificità territoriale. Tutto questo può determinare il pericolo di un superamento in Lombardia dei principi ispiratori e di fondo della Legge 328/00 e della stessa Legge regionale n.3 del 2008. Tale impostazione da parte di Regione Lombardia trova alimento da ciò che era stato già scritto nel Piano Socio Sanitario 2010 – 2014 e recentemente anche nella Delibera sul Patto Territoriale per un nuovo Welfare in Lombardia.

c) La crescita, anche per le pesanti ricadute sociali ed economiche dell’attuale crisi, dei bisogni e delle aspettative della popolazione. In particolare l’aumento delle aspettative di vita ha determinato una crescita esponenziale dei bisogni legati al fenomeno delle malattie cronico degenerative e a quello della non autosufficienza.

Rispondere a tali problemi e a queste evidenti contraddizioni, da una parte la drastica riduzioni di risorse accanto a

politiche non sempre condivisibili e dall’altra ad una crescita dei bisogni e delle aspettative fra la popolazione non era

e non è tuttora semplice o scontato.

Infatti, inizialmente l’atteggiamento di alcune Amministrazioni comunali, anche di quelle di centrosinistra, era per

considerare chiusa l’esperienza dei Piani di Zona.

Per nostra fortuna, grazie anche alla nostra iniziativa unitaria, questo atteggiamento è stato superato e dovunque sia

pure con delle inevitabili differenze si è realizzata una definizione dei nuovi Piani di Zona 2012 – 2014 che ha al suo

interno elementi di indubbia positività.

Nel merito ci pare di sottolineare che quasi dovunque si è ripreso il tema dello sviluppo della gestione associata e della

definizione di regolamenti sui criteri di accesso e di compartecipazione di ambito territoriale distrettuale.

Si è sviluppata la tendenza ad intervenire sul terreno della prevenzione che per gli anziani e le persone non

autosufficienti significa riconsiderare e sviluppare il tema della domiciliarità e della sua integrazione.

A fronte di questo si è riconsiderata la residenzialità tentandola di riportare all’interno della rete dei servizi territoriali.

Sia pure in mezzo a tante difficoltà si è quasi ovunque ragionato sulla possibilità di intrecciare di più le risorse umane e

quelle materiale attingendo anche dal privato sociale rappresentato dal terzo settore e cercando di attivarsi per

presentare progetti e partecipare ai bandi pubblici delle Leggi nazionali di settore e dei bandi comunitari.

Quindi non solo si è, per il momento, evitato un ripiegamento su se stessi degli Uffici di Piano e delle diverse Assemblee

dei Sindaci ma si sono determinate, almeno sulla carta, le condizioni per un proseguo di una esperienza, quella dei Piani

di Zona, difficilmente oggi cancellabile e capace anche per l’immediato futuro di dare delle risposte ai bisogni vecchi e

nuovi che si manifestano nei diversi territori.

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130

Sul ruolo e funzione delle ASL registriamo significative differenze. L’ASL Milano 2 ha realizzato e sostenuto la

costituzione di un coordinamento dei suoi otto Distretti rispetto a politiche che per loro natura vanno ben oltre la sola

dimensione distrettuale (amministratori di sostegno, regolamenti sui criteri di compartecipazione fra Fattore Famiglia

Lombardia e riforma nazionale dell’ISEE, protocolli di conciliazione). Inoltre, sempre ASL Milano 2 ha definito un

documento su come e su dove sviluppare l’integrazione fra sociale e sanitario, documento che tutti i nuovi Piani di Zona

hanno, non a caso, ripreso e allegato. Tali comportamenti non sono stati verificati nelle due altre ASL (ASL Milano e

ASL Milano 1). Questo lascia aperto delle perplessità e delle valutazioni che andranno riprese con forza anche nei

confronti delle rispettive Direzioni Generali in contitolarità con CGIL CISL UIL e con le categorie confederali del pubblico

impiego.

Ci pare di poter comunque affermare che complessivamente, come prima abbiamo scritto, abbiamo ottenuto e

registrato importanti e positivi risultati pur con la consapevolezza che la strada che ci aspetta non sarà tutta in discesa.

Dovremo vigilare affinché, superando anche alcuni contraddizioni, il percorso non si interrompa ed invece prosegua

con maggior forza e determinazione.

Fondamentale a riguardo sarà la nostra presenza ai tavoli d’area anziani e ai tavoli plenari dei Piani di Zona così come

occorrerà proseguire la nostra azione negoziale consapevoli che su questi aspetti diviene importante anche il rapporto

e il coinvolgimento delle nostre confederazioni.

Occorrerà poi rilanciare e riprendere con forza il tema della non autosufficienza che pur non essendo solo un fenomeno

che riguarda gli anziani è per loro certamente uno dei più importanti.

Si segnalano gli accordi sulla contrattazione sociale territoriale fatti a partire dal 2012.

- 2 marzo 2012 Protocollo di relazioni tra CGIL CISL e UIL e Comune di San Giuliano Milanese

Le parti, riconoscendo il valore sociale di relazioni sindacali fondate sul reciproco riconoscimento e rispetto,

convengono un piano di sviluppo locale che abbia ad oggetto o seguenti contenuti: politiche di sviluppo economico e

politiche attive del lavoro, welfare municipale, vivibilità e ambiente, bilancio annuale e sue variazioni.

- 7 giugno 2012: Protocollo di intesa di relazioni tra Comune di Rho CGIL CISL UIL

Con l'obiettivo di definire un Patto di Sviluppo Locale attraverso la realizzazione di politiche del welfare e di politiche

sociali territoriali partecipate ed innovative finalizzate al perseguimento di un'efficace politica anti crisi.

Ad essere oggetto dell'accordo sempre politiche di sviluppo economico e politiche attive del lavoro, welfare

municipale, vivibilità e ambiente, bilancio annuale e le sue variazioni.

- 5 luglio 2012: Protocollo di intesa sull'istituzione del cd "Isee Istantaneo" per le prestazioni sociali erogate dal

Comune di Sesto San Giovanni.

- 13 febbraio 2012: Protocollo di legalità per Expo 2015 tra Prefettura di Milano e Società Expo 2015 Spa. Per

adesione Assolombarda e Assimprendil, per gli impegni di cui all'art 11 del protocollo CGIL CISL UIL Milano

- 18 dicembre 2012: Accordo tra ASL Milano e CGIL CISL UIL Milano in merito alla rete consultoriale della ASL Milano

- 11 marzo 2013 Protocollo di intesa tra Assessorato alle Politiche per il Lavoro del Comune di Milano e Camera del

Lavoro di Milano per la realizzazione di percorsi di Auto Mutuo Aiuto denominati Auto Aiuto Lavoro per persone

disoccupate, inoccupate o in cassa integrazione.

- 17 gennaio 2013 Protocollo d'Intesa tra L'amministrazione comunale di Inzago e CGIL CISL UIL di Milano. Il

protocollo ha ad oggetto il sistema di politiche attive del lavoro, politiche fiscali e politiche sociali.

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131

Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

23

1

3

1

10

Contenuto accordi per GRUPPI

Servizi Domiciliari Servizi Assistenzali

Territoriale

Servizi Tempo Libero

Cultura

Relazioni Sindacali Programmazione Fiscalità locale

Adi Altri servizi

domiciliari:

consegna

certificati e

analisi a

domicilio-Filo

d'argento

Pasti a domicilio Sad Telesoccorso Vaucher

0 0

1 1

0 0

2 Servizi domiciliari

Altri servizi assistenziali

territoriali-Sportello

lavoro-Servizi funerari-

Carta d'argento-Cae acc.a

donne maltrattate-

Immigrati

Politiche giovanili: nidi e

scuole

Segretario sociale-

Patronati-Servizio fiscale

1 1 1

3 Servizi assistenziali territoriali

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132

Centro diurno-

Sociale

Cultura-Università

della terza età

Cure termali-

Soggiorni climatici

Tempo libero-

Attività motorie-

Orti

1

0 0 0

4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero

0 0 0

1

0

8 Programmazione

2

2

2

2

2

10 Fiscalità locale

Addizionale Irpef

IMU

Patti antievasione

Soglia esenzione

addizionaliTarsu

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133

3

0 0

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

Relazioni Sindacali

Tariffe

Misure anticrisi

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134

Monza-Brianza

Dopo il Ticino Olona (50), Monza-Brianza è il comprensorio con meno comuni, 55. Non vi sono comuni con meno di

1.000 abitanti e circa l’80% degli stessi (44) si colloca nella fascia con oltre 5.000 abitanti, interessando quindi il 95%

circa dei residenti.

N° Comuni

%

3

5,5

8

14,5

18 32,713

23,613

23,6

55

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

6.937

33.672

129.676

183.292

497.107

850.684

Abitanti per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

0,8 4,0

15,2

21,558,4

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

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135

N° Comuni %

15,34

21,1

4

21,1

10

52,6

19

100

Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

4.861

33.544

51.263

381.795

471.463

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

1,0

7,110,9

81,0

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 3.001 a

5.000

da 5.001 a

10.000

da 10.001 a

20.000

Oltre 20.000

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136

Appunti emersi nell’incontro

In questo comprensorio la contrattazione sociale territoriale si sviluppa attraverso una struttura unitaria che si chiama

GUT (gruppo unitario territoriale) composto dalle strutture sindacali confederali provinciali di Cgil-Cisl-Uil, delle

categorie unitarie dei pensionati, dalle categorie unitarie del pubblico impiego e occasionalmente in riferimento ad

argomenti specifici da altre categorie unitarie dei servizi e manifatturiere del territorio

Questa struttura è nata da circa 15 anni e si confronta sulle materie sociali e sanitarie con i livelli istituzionali di

riferimento (Provincia, Comuni, Asl, etc).

Il GUT definisce una piattaforma unitaria generale omnicomprensiva raccogliendo le proposte dei vari ambiti sindacali

confederali e di categoria confrontandosi anche con assemblee dei delegati e con le leghe dei pensionati per arrivare

alla definizione della piattaforma annuale da presentare nei tempi giusti prima delle definizione dei bilanci annuali ai

vari livelli istituzionali di riferimento.

Una volta definita la piattaforma unitaria generale si estrapola la parte specifica che riguarda le competenze del singolo

livello istituzionale e la si invia con richiesta d’incontro per avviare il confronto negoziale.

I rapporti ufficiali con le singole Istituzioni sono di competenza della direzione del GUT. Agli incontri con le Istituzioni

chiunque partecipi per la Cgil rappresenta l’intera confederazione ed è tenuto ad osservare le linee e le indicazioni

delle piattaforme unitarie elaborate dal GUT.

Il confronto negoziale con Enti Locali di piccole e medie dimensioni spesso è demandato alle strutture dei Pensionati

che sono titolati a firmare protocolli d’intesa in rappresentanza di tutte le OO.SS. territoriali.

Periodicamente nel GUT si svolgono confronti sui nodi politici e sindacali incontrati nei vari tavoli di confronto, e si

sviluppa un analisi complessiva con l’elaborazione di una relazione annuale sulla contrattazione sociale territoriale.

Il lavoro nel GUT è positivo e si struttura su un rapporto di reciproca fiducia nei rapporti unitari tra le confederazioni e

le federazioni di categoria, nella consapevolezza che per svolgere un diffusa contrattazione sociale sul territorio serve

una ampia e oculata gestione delle risorse umane a disposizione.

La contrattazione sociale del 2013.

Nel 2013 si sono registrate delle difficoltà per quanto attiene al numero di accordi e di verbali d’incontro sottoscritti

con gli enti locali, in rapporto con gli anni precedenti; la ragione principale, anche se non esaustiva, è stata

l’indeterminatezza delle risorse a disposizione dei Comuni (risorse scarse e incerte) e l’incertezza dei tempi nella

definizione dei bilanci amministrativi.

La causa principali di questa situazione è da collegare alla crisi economica e alle ricadute sociali conseguenti, prima fra

tutte l’aumento della disoccupazione e della cassa integrazione con le chiusure o ristrutturazioni aziendali. Ecco perché

nelle piattaforme presentate sono comparse nuove voci d’intervento sociale prima non esistenti.

19

471.463

55,42 34,55

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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137

Si segnala la grande assenza della Provincia di Monza-Brianza che non ha risposto né per iscritto né aprendo un

confronto formale con il GUT dopo l’invio della Piattaforma e la richiesta di incontro.

- Si segnala l’accordo quadro con Confindustria sui migranti del 2012 /2014 e un accordo sottoscritto con il forum del

3 settore “patto x welfare territoriale” di notevole rilevanza che definisce linee di comportamento virtuoso da

sottoporre alle aziende locali propedeutico per un accordo con le amministrazioni comunali soprattutto di fronte al

fenomeno di appalti al massimo ribasso. Alla fine del documento c’è allegato il patto per il welfare territoriale

Sul versante sanitario

Si è sviluppato un importante progetto nato nel territorio denominato “Salute in piazza” che ha prodotto una ricerca

“UNA SANITA' PER I CITTADINI” del territorio della Brianza che troverete su: www.lasaluteinpiazza.it

Stralcio dal documento “Una salute per i cittadini”

“……Per cercare di comprendere quali sono realmente le risposte del sistema sanitario e socio sanitario locale ai bisogni

ed alle richieste espresse dai cittadini e quali possono essere le proposte di miglioramento, CGIL CISL UIL della Brianza,

unitamente a operatori sanitari, associazioni e terzo settore hanno costituito un gruppo di lavoro.

La complessità della situazione ha richiesto un approccio nuovo, che coinvolgesse direttamente operatori e utenza,

indagasse punti di vista ed esigenze della popolazione locale su alcuni temi di particolare rilievo.

Dalla progettazione del percorso è passato un anno. E' ora possibile tirare le fila delle attività intraprese attraverso

questo documento di sintesi che contiamo possa essere d'aiuto a chi si occupa di sanità e non solo.

Il gruppo di lavoro, costituito su iniziativa delle Organizzazioni Sindacali, ha coinvolto i diversi soggetti che in Brianza si

occupano e/o si interessano di servizi sanitari e socio-sanitari (professionisti del settore pubblico, del terzo settore,

associazioni di volontariato, medici e pediatri di famiglia).

Il campo di indagine è stato circoscritto a quattro settori ritenuti strategici e di rilevanza nel quadro complessivo del

sistema sanitario e socio-sanitario brianteo:

• Cure Primarie (medici di medicina generale, pediatri di famiglia, distretti sanitari).

• Fragilità (anziani, dipendenze, salute mentale, disabilità, immigrazione).

• Salute delle donne

Indicazioni e proposte

Ripensare all'organizzazione delle cure primarie significa rileggere il ruolo della medicina generale e della pediatria di

famiglia nell'ambito della rete di offerta sanitaria, salvaguardando e valorizzando la relazione di fiducia

medico/cittadino, fondata sul rapporto di libera scelta, quale punto di riferimento per i percorsi di diagnosi e cura.

Sul piano culturale e organizzativo si tratta di superare una sanità frammentata in servizi orientati a specifiche

patologie, e riconoscere nella medicina di famiglia la base su cui costruire percorsi di presa in carico e di continuità

assistenziale delle persone, in particolare di quelle portatrici di situazioni di fragilità.

I medici di famiglia (di medicina generale e pediatri) devono essere messi nelle condizioni organizzative per affrontare

la complessità dei bisogni di salute dei cittadini, impostando i percorsi di diagnosi e cura e assicurando ai propri assistiti

la continuità della presa in carico, in collaborazione con i servizi specialistici e socio-assistenziali. Disponibilità di figure

amministrative e infermieristiche, piena integrazione del servizio di continuità assistenziale nella medicina di famiglia,

riconoscimento della responsabilità clinica nelle cure domiciliari integrate, potenziamento della diagnostica e

specialistica di primo livello gestita direttamente dai medici, percorsi condivisi con gli specialisti di riferimento per le

principali patologie e condizioni di fragilità, procedure condivise di collaborazione con i servizi socio assistenziali sono

gli ingredienti di una medicina di famiglia al passo con i bisogni di salute degli assistiti.

Per realizzare tali condizioni l'impegno deve essere quello di sostenere lo sviluppo delle forme associative della medicina

di famiglia e portare a sistema le esperienze positive realizzate, in diversi contesti, sullo sviluppo organizzativo e il

governo clinico dei percorsi di diagnosi e cura (PDT condivisi, Audit clinico...), ripensando anche all'organizzazione della

diagnostica e specialistica di primo livello.

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138

Investire sulle politiche di sostegno alle fragilità

Le politiche di sostegno alla fragilità devono puntare alla qualificazione di servizi specifici, nella consapevolezza

dell'importanza, da una parte, di un ruolo di collaborazione/consulenza con i medici di famiglia, dall'altra, di un ruolo

di presa in carico dei casi più impegnativi, assicurando un'unicità di risposta ai bisogni dell'assistito, mantenendo uno

sguardo sulla complessità della persona e ricomponendo le diverse tipologie di intervento.

Per tali pazienti l'intervento sanitario non è separabile da quello sociale; occorre quindi potenziare tutti i fattori

integrativi che riguardano la composizione della rete di cura, l'offerta dei percorsi terapeutico/riabilitativi, le diverse

competenze professionali, l'attenzione alle reti di relazione e lo sviluppo delle opportunità di inclusione sociale.

I modelli clinico organizzativi e i percorsi di cura devono essere differenziati in funzione della gravita e intensità dei

bisogni degli assistiti.

La cura specialistica non può e non deve esaurire la più generale cura della salute della persona affidata al medico di

famiglia. Assicurare una continuità di cura è possibile laddove si consolidano i rapporti tra medico di fiducia e servizio

specialistico, a partire dalla collaborazione/consulenza per gli assistiti che non necessitano di cure specialistiche

continuative. Se da una parte la presa in carico specialistica resta un'opzione per i casi più impegnativi, dall'altra il

rapporto tra la persona e il suo medico di fiducia si inscrive in una relazione che diventa storia, "biografia" della sua

salute, nella quale sono inclusi gli eventi di criticità e i tempi della cronicità. Complessivamente dovrebbe esserci uno

spostamento di risorse dal ricovero/residenzialità al territorio prevedendo forme di finanziamento per i percorsi di cura

e assistenza a livello territoriale.

Per la salute mentale

alcune indicazioni specifiche sono:

• l'aumento dell'offerta di residenzialità a bassa protezione;

• riqualificare e ridistribuire le risorse tra residenzialità ad alta e media protezione a favore degli interventi territoriali,

Potenziare strumenti di lavoro specifici per la tutela della salute nei luoghi di lavoro (A)

Per la tutela della salute dei lavoratori, al fine di orientare sforzi e sinergie in atto nella direzione della diminuzione del

disagio lavorativo, emergono le seguenti proposte:

1. Istituzione di un Osservatorio Epidemiologico sulle patologie da stress lavoro-correlato, con la finalità di monitorare un fenomeno che si prevede in costante aumento.

2. Consolidamento e validazione istituzionale delle attuali esperienze di presidio nel territorio (Ambulatorio Stress AO San Gerardo e Medicina del lavoro di Desio).

3. Costituzione di flussi e reti collaborative tra tutti gli attori che incidono su queste tematiche (Ospedali, Psichiatria, Sindacato, SERT, ASL, medici di base, medici competenti, etc.).

4. Formazione, qualificazione ed aggiornamento dei medici del lavoro sulle tematiche del disagio lavorativo al fine di assicurare il turn-over professionale con le future generazioni di medici.

Potenziare strumenti di lavoro specifici per la salute delle donne (B)

Per una migliore presa in carico dei bisogni delle donne le indicazioni sono:

• Monitorare in itinere l'attività dei Consultori e verificarne la rispondenza alle necessità della popolazione.

• Evitare che la sperimentazione sposti il piano dell'intervento dal socio sanitario al sociale psicologico, diminuendo le risorse per la tutela e la cura della salute femminile.

• Modulare gli orari di apertura dei servizi alle possibili esigenze delle donne lavoratrici, estendendo l'apertura nel tardo pomeriggio o in altra fascia (politiche temporali urbane).

• Aumentare la presa in carico dell'assistenza alla gravidanza a livello territoriale (attualmente il 30%).

• Adottare modelli e interventi che dalla cura del paziente si occupino della cura delle sue reti di relazione.

Per le dipendenze

l'indicazione è di investire nella rete di offerta territoriale prevedendo:

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139

• la ridefinizione della rete di trattamento-cura e riabilitazione in ragione dei mutamenti nelle dipendenze, con centri diurni, inserimenti lavorativi, housing;

• lo svecchiamento delle sedi SERT/NOA rendendole meno periferiche e ambulatoriali, adeguandole con spazi destinati alla socializzazione, con caratteristiche differenziate rispetto all'utenza;

• un progetto di riqualificazione di uno spazio urbano per creare un luogo multifunzionale dove ospitare servizi ambulatoriali, servizi per attività diurne, sale ricreative, spazi festa, palestre, ecc.

Per gli anziani non autosufficienti

L'obiettivo è di disporre di una rete di servizi che facilitino la loro permanenza al domicilio e di assicurare la qualità

dell'assistenza nelle RSA, contenendo i costi a carico delle famiglie.

Le indicazioni specifiche sono:

• una migliore gestione delle dimissioni protette con attenzione agli aspetti sociali;

• il potenziamento di posti letto per ricoveri temporanei e di strutture intermedie;

• l'accompagnamento per le prestazioni sanitarie territoriali;

• le iniziative di supporto ai care giver;

• un'offerta formativa per le assistenti familiari;

• l'attenzione alla qualità e ai costi delle RSA.

Per le persone con disabilità

Le indicazioni specifiche sono:

• promuovere piani attuativi locali sulla disabilità che garantiscano alle persone disabili l'accesso ai servizi rivolti a tutta la cittadinanza e di godere, nei limiti concessi, tutte le situazioni della vita;

• promuovere servizi di formazione, orientamento, assistenza ed accompagnamento verso una vita il più possibile autonoma o quantomeno dignitosa, superando la monetizzazione del bisogno;

• promuovere il ruolo del case-manager, indispensabile non solo per garantire l'appropriatezza della scelta di servizi e prestazioni, ma anche per accompagnare la definizione di un progetto ed un percorso di vita quanto più autonomo ed autodeterminato possibile;

• promuovere collaborazione tra i medici operanti nelle strutture residenziali e semi-residenziali e i medici di famiglia, che dovrebbero assistere i loro pazienti disabili anche presso le strutture che li ospitano, al pari di quanto avviene nelle strutture residenziali per gli anziani.

Per i cittadini immigrati non europei

Le indicazioni specifiche sono:

• armonizzare l'applicazione della normativa sul rilascio dei codici STP;

• promuovere lo sviluppo di un progetto sanitario territoriale rivolto a tutti i cittadini che, trovandosi in situazione di grave marginalità, con difficoltà accedono alle cure (es.: senza tetto, senza fissa dimora, stranieri irregolari, etc.)……….”

Ogni anno il GUT prende visione del documento di programmazione in bozza predisposto dall’Asl e, anche in

considerazione del lavoro di ricerca ha prodotto una propria elaborazione rivendicativa, con proposte in tema di

servizi sanitari e sociosanitari.

Successivamente il GUT, in base a quanto della propria elaborazione è stato recepito nel documento dell’Asl, esprime

un suo giudizio definitivo attraverso un documento politico, consegnato all’Asl e predisposto unitariamente.

Ultimamente il lavoro di ricerca ha portato alla realizzazione di una serie di confronti con ASL Monza Brianza e alla

sottoscrizione del documento di programmazione per l’anno 2014.

Nel documento sono state inoltre recepite la gran parte delle proposte emerse dall’indagine territoriale “Salute in

piazza”.

Per quanto riguarda le aziende ospedaliere vengono richiesti incontri su argomenti specifici e sull’impianto

complessivo dell’attività dell’azienda ospedaliera.

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140

Sintesi analisi negoziazione 2012

Gruppo Unitario Territoriale

Contrattazione sociale anno 2012. Sintesi conclusiva degli esiti degli incontri

Obiettivo di partenza In una situazione di crisi perdurante e con gli Enti locali assillati dai tagli ai trasferimenti, il compito che il sindacato si

è assegnato è stato quello di preservare la spesa sociale, salvaguardando servizi e agevolazioni verso le famiglie. Gli

obiettivi sono stati anche quelli di verificare com’è applicata l’imposizione fiscale, il costo dei servizi pubblici, e la

compartecipazione a carico del cittadino per assicurare condizioni di vita a lavoratori e pensionati in un momento non

facile.

Dati statistici

IMU Prima casa:

• n. 27 comuni -– aliquota 0,40% (nazionale)

• n. 16 comuni (aliquota maggiorata: da 0,40% a 0,55%)

• n.1 comune (aliquota inferiore: 0,38% Cogliate)

Seconda casa:

• n. 9 comuni aliquota 0,76 % (nazionale)

• n. 10 comuni – aliquota 1,00%

• tutti gli altri oltre 0,76% fino 1,6%

Detrazione: Monza e Limbiate 300 euro; gli altri comuni 200 euro

RSA: solo Besana la considera 2°casa (per i dati conosciuti)

TARSU I valori oscillano da un minimo di 1,05 euro al mq. (Besana B.) ad un massimo di 1,89 euro al mq. (Monza)

ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF Soglia di esenzione: attuata in 32 comuni, oscilla tra 8.000 euro (2 comuni) e 15.000 euro (8 comuni).

Progressività: sono 13 i comuni che applicano la tassa sul reddito imponibile con aliquote differenziate per scaglioni di

reddito.

Il 2012, ha visto un confronto sui bilanci di 29 amministrazioni su 55 comuni della provincia Monza e Brianza. La

consistenza della popolazione che è stata in qualche modo interessata alla contrattazione sociale ammonta a 535.000

persone in rapporto ai circa 850.000 abitanti della Brianza (63%).

Occorre ricordare che in alcuni comuni il mancato confronto è stato causato, in parte, per le incertezze nell’applicazione

dei nuovi ordinamenti, vedi IMU, ma anche per le elezioni amministrative del maggio scorso che hanno comportato un

ritardo nell'insediamento delle nuove Giunte (vedi in particolare Cesano

Maderno). Altre sono state commissariate a causa della crisi intervenuta nei rapporti politici (Brugherio) o hanno

vissuto in uno stato di pre-crisi (Seveso, giunta al commissariamento in questi giorni). Mancano all'appello, come gli

altri anni, gran parte dei comuni governati dalla Lega (molti di piccole dimensioni, ma anche Seregno). Fra quelli sopra

i 20.000 abitanti non hanno risposto Muggiò e Giussano ai quali, per dimensione, si avvicina Besana Brianza. Non sono

stati raggiunti alcuni comuni con i quali negli anni precedenti c'era sempre stato un costante rapporto come Briosco,

Burago M., Macherio, Mezzago, Ronco Briantino, Vedano al Lambro.

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L'introduzione anticipata dell'IMU ha lasciato i comuni nell'incertezza circa la reale quantificazione delle entrate che,

assieme alla necessità di rispettare il patto di stabilità, ha condizionato la redazione dei bilanci di previsione tanto che

si è spesso giunti all'approvazione degli stessi in autunno.

Argomenti trattati negli incontri con i Comuni.

L'analisi di accordi e verbali sottoscritti nell'anno in corso dimostra l'impegno dei comuni a non ridurre i servizi in essere,

razionalizzando la spesa ed anche intervenendo sui possibili sprechi. Tredici comuni hanno modificato l’Addizionale

Irpef, introducendo la progressività per scaglioni di reddito, come accade per l’Irpef statale, mentre in 32 enti è prevista

una fascia esente, da 8.000 euro a 15.000 euro.

L’applicazione di questa tassa per scaglioni di reddito cosi come la soglia di esenzione per redditi modesti è uno dei

punti di forza della piattaforma sindacale, perché tutela i lavoratori a basso reddito ed i pensionati.

Riguardo all'IMU, il sindacato nel confronto con gli amministratori ha puntato l'attenzione sulla prima casa: il 51% delle

Amministrazioni ha mantenuto l’aliquota allo 0,4%, cosi come prevista dal decreto Monti.

Mentre è stata recepita da oltre il 65% dei comuni la normativa, facoltativa, che salvaguarda gli anziani o i disabili che

posseggono unità immobiliari a titolo di proprietà o di usufrutto, che acquisiscono la residenza in istituti di ricovero o

sanitari e hanno spostato la residenza anagrafica nella struttura questa viene assimilata come prima casa.

Da segnalare inoltre regolamenti che agevolano proprietari di alloggi assegnati con affitto concordato o a canone

sociale.

In merito alle seconde case solo il 15% ha mantenuto l’aliquota nazionale, per gli altri sono state introdotte aliquote

maggiorate.

Problemi

Certamente la necessità di rispettare il patto di stabilità è ciò che blocca maggiormente la capacità di azione degli Enti

locali. Tra l'altro, un riflesso ormai noto ma alquanto deleterio è il fatto che risulta spesso impossibile erogare i

pagamenti di opere realizzate, mettendo in gravi difficoltà finanziarie le imprese.

Un'altra questione che si prospetta piuttosto pesantemente è il fatto che, quando i servizi vengono demandati a

cooperative o altri soggetti del terzo settore, i comuni esercitano autonomamente riduzioni dei costi, mantenendo

inalterati i servizi, così da mettere in condizione gli erogatori di tagliare gli emolumenti degli operatori.

Quando non succede questo, è accaduto, e in prospettiva accadrà ancora, che interi servizi con il relativo personale si

sia cercato di dismetterli integralmente a favore di imprese private.

Per quanto riguarda la tassa rifiuti, rimasta invariata, sono tutti in attesa della normativa che scatterà dal 1 gennaio

2013 che vedrà il calcolo non solo sulla quantità e qualità dei rifiuti prodotti, ma anche sui servizi indivisibili dei comuni

(es. pulizia delle strade, illuminazione pubblica e altri). Anche qui aspettiamoci altri aumenti.

Prospettive

Nel momento in cui ci si appresta a rilanciare la discussione per i bilanci del prossimo anno, diventa sempre più

indispensabile affinare gli strumenti necessari ad interpretare come verranno utilizzate le risorse rispetto alla capacità

di spesa delle amministrazioni comunali.

Certamente si dovrà tenere sotto osservazione l'applicazione dell'Isee, tenendo conto anche del fatto che il comune

capoluogo è impegnato nella sperimentazione del Fattore famiglia lombardo.

Considerato il fatto che difficilmente nel 2013 migliorerà la situazione occupazionale, continuano ad essere essenziali

tutte le iniziative dirette a sostenere il reddito.

Nel nostro territorio non ci sono molti comuni al di sotto dei 5000 abitanti, ma quei pochi dovranno attivare consistenti

gestioni associate dei servizi. Occorrerà prestare attenzione a ciò che accade.

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Estratto dal documento del GRUPPO UNITARIO TERRITORIALE

LINEE PER LA CONTRATTAZIONE CON GLI ENTI LOCALI 2013

Tre punti per iniziare

1. Salvaguardare e riqualificare i servizi sul territorio: a tal fine occorre poter avere elementi di comparazione, all'interno di ogni singolo ente, circa la spesa sociale nel corso degli ultimi anni. Questo serve per conoscere l'effettivo mantenimento, all'interno dei bilanci, della misura di spesa in tale direzione e quale quota parte è indirizzata ai Piani di Zona. Qualora poi si dovesse riscontrare una tendenza in diminuzione, poter analizzare le ragioni e gli eventuali correttivi da porre in atto. A tale scopo si dovrà verificare il grado di attuazione dell'Osservatorio delle politiche sociali gestito dalla Provincia.

2. Implementare interventi di contrasto alla povertà: devono essere individuate risorse per intervenire nelle situazioni di emergenza realizzando servizi (es. distribuzione pasti) o trasferimenti in denaro (contributi economici a integrazione del reddito familiare) facendo così fronte alle nuove domande che si manifestano. Sarà opportuno, a tale scopo, l'avvio di coordinamenti fra le principali realtà che operano in tale direzione.

3. Favorire la partecipazione dei cittadini alla vita delle comunità: il modello partecipativo, democratico e di solidarietà collettiva, è l’elemento peculiare e caratterizzante la storia e il senso più profondo del movimento sindacale. Oggi, le pesanti conseguenze sociali delle crisi economiche e finanziarie insieme ad una visione pessimistica sul futuro, stanno rimettendo in movimento bisogni di una diversa socialità e di forme partecipative magari confuse, ma importanti, che vanno raccolte e valorizzate, anche attraverso momenti assembleari di confronto con le amministrazioni locali.

La crescita della non autosufficienza e il sostegno alla domiciliarità

Di fronte alla forte e crescente presenza della popolazione anziana e all’incidenza delle disabilità collegate all’età, la

realizzazione e lo sviluppo delle politiche di prevenzione e cura in favore dei cittadini anziani diventa una necessità. E’

utile individuare alcune linee d’intervento:

a) favorire il più a lungo possibile una idonea permanenza della persona anziana fragile o non autosufficiente presso il proprio domicilio, fornendo i mezzi integrativi alle perdite funzionali e intervenendo a sostegno delle famiglie;

b) garantire un’assistenza domiciliare SAD che si deve integrare sempre più con altri interventi, dell’ASL, per una

completa e più opportuna risposta al domicilio dell’anziano superando le difformità di accesso presenti nei rispettivi

comuni. Il servizio pasti a domicilio, è infatti un valido sostegno per quelle persone anziane o disabili, che non sono

in grado di provvedere autonomamente alla preparazione dei pasti;

c) il telesoccorso è uno strumento indispensabile per le persone che vivono sole e che temono per la sicurezza della

propria salute. Per i comuni dove il servizio non è presente è interessante considerare il progetto già in uso e gestito

dalla Provincia M B;

d) i CeAD, dove sono operativi, si dimostrano funzionali. Bisogna pertanto garantire la piena attivazione sui cinque

distretti della Provincia. Devono comunque essere migliorati i livelli di integrazione tra la nuova ADI e i comuni, che

con l’apporto professionale delle assistenti sociali provvedono alla definizione del PAI, tenendo conto anche del

fattore assistenziale oltre a quello sanitario;

e) occorre inoltre incrementare i Centri Diurni Integrati, sostenendo le famiglie al pagamento delle rette, cosi come

la realizzazione dei centri ricreativi per anziani: è una prima risposta al grave problema della solitudine. Quello

della solitudine dell’anziano è a volte la principale causa di depressione favorita da un’urbanizzazione che

impedisce l’aggregazione sociale, ma anche da un tendenziale comportamento all’isolamento in atto;

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f) Si devono promuovere azioni rivolte ad ottimizzare tutte le risorse territoriali, con particolare attenzione

all’inserimento nella rete dei servizi del Terzo Settore;

g) La programmazione dei servizi per la popolazione anziana in condizione di maggior disagio sanitario ma anche

economico, dovrà essere potenziata e finalizzata, come già detto, a sostenere la permanenza a domicilio di questi

anziani ma anche a riconoscere l’impegno diretto delle reti familiari o di solidarietà nell’assistenza continua. Si

potrebbe anche ipotizzare la realizzazione di un'anagrafe dei circa 5000 anziani fragili rilevati sul territorio. Quanto

alle RSA, il comune dovrebbe essere punto di riferimento ai familiari per l’indicazione dei tempi e dei modi di

accesso, segnalando anche percorsi alternativi, sia pure temporanei. Si segnala il fatto che stanno sorgendo in

provincia Case Famiglie, o strutture analoghe, che possono essere più leggere e più economiche. Esse svolgono

trattamenti socio assistenziali e sanitari di base a persone anziane parzialmente o totalmente non autosufficienti,

non assistibili nel proprio ambito familiare. Simili iniziative vanno promosse e sostenute per affermare soluzioni di

cura più leggere, sia nell'aspetto gestionale che per economicità.

Ampliare le esperienze dei coordinamenti femminili (anche per il contrasto alla violenza contro le donne)

Si rende sempre più necessario realizzare nelle città:

� piani ed azioni di contrasto alla violenza sulle donne � politiche di integrazione per le donne immigrate � politiche di tutela per donne capofamiglia a basso reddito e/o con problemi di solitudine.

Le azioni previste devono essere basate su un monitoraggio delle situazioni potenzialmente a rischio, con particolare

riferimento alle donne anziane e alle famiglie monoparentali. La crisi economica penalizza soprattutto le donne. Per

consentire l’occupazione femminile si deve tener conto delle necessità di conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi

della famiglia nella programmazione dei servizi pubblici. Potrebbe essere utile una verifica dei tempi della città

(apertura uffici pubblici, orari trasporti, scuole e asili nido etc.) e una valutazione di interventi sociali ad hoc per

facilitare l’inserimento o il rientro nel circuito produttivo.

Definire linee guida per l’accesso ai servizi sanitari e socio-sanitari

Alla luce dell’accordo stato regione riguardante le “indicazioni per la corretta applicazione della normativa per

l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e delle Province Autonome” e in attesa delle

eventuali disposizioni regionali, è opportuno definire linee guida per l’accesso ai servizi sanitari e socio sanitari in

accordo con gli ambiti dei piani di zona.

Mantenere le funzioni e i servizi alla cittadinanza

Al fine di consentire una riforma organica della rappresentanza delle province ed in attesa del loro riordino, viene

garantita la certezza delle funzioni provinciali sino al 31.12. 2013. In questa fase di incertezza istituzionale, appare di

straordinaria importanza che i Comuni di MB tendano alla costruzione di un sistema di integrazione, in particolare per

quanto riguarda i servizi pubblici alla cittadinanza, permettendone il mantenimento o la migliore fruizione, con

particolare riguardo per l’utenza fragile o svantaggiata.

Estendere e potenziare i fondi crisi

Il protrarsi e l’inasprimento della crisi economica rende indispensabile mantenere (e, se possibile, potenziare) i

provvedimenti attuati con i “fondi crisi” a sostegno dei cittadini in difficoltà.

Nell’auspicare che la loro costituzione e gestione risponda a criteri omogenei sul territorio provinciale, in modo da

ridurre le diversità di accesso e di trattamento tra i comuni, evidenziamo sinteticamente le casistiche più utili:

� agevolazioni su servizi pubblici a domanda individuale nel settore educativo (asili nido, refezione ,pre-scuola, trasporto pubblico);

� agevolazioni su tariffe comunali e aliquote di tributi e tasse; � intese con istituti di credito a sostegno dell’accesso al credito e dei mutui per lavoratori e famiglie;

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� costituzione di fondi per progetti di micro credito; Mettere in atto politiche anti crisi, peraltro già adottate negli scorsi anni in molti Comuni del territorio, contribuisce

alla sicurezza e alla coesione sociale. Parallelamente a queste misure è necessario incrementare il raccordo con

politiche attive per la riqualificazione e il reinserimento nelle attività produttive.

Politica abitativa

Di fronte al consistente incremento dell'emergenza sfratti, in assenza d'interventi strutturali dello Stato e della Regione,

occorre individuare azioni in grado di prevenire situazioni di grave disagio.

La questione abitativa in Brianza ha assunto le caratteristiche tipiche di altre grandi aree urbane: la presenza di

un’offerta abitativa rilevante non elimina le situazioni emergenziali e di disagio.

La disponibilità di locazioni a canoni sopportabili è il tema che sta emergendo negli ultimi anni.

Alla delicata situazione dell’edilizia popolare, oggi si somma la diffusa precarietà nel lavoro. I numerosi casi di famiglie

che non sono in grado di sostenere i canoni di locazione o di pagare la rata del mutuo diventano sempre più numerosi.

Fra queste ricordiamo in particolare la situazione delle famiglie immigrate che con la perdita dell’abitazione vedono a

rischio non solo l’integrità del proprio nucleo familiare ma anche il mantenimento dei diritti di permanenza sul

territorio.

Si impongono pertanto diverse soluzioni nell’ambito di una nuova politica abitativa: innanzi tutto investire in modo

significativo sulla disponibilità di locazioni a canone sopportabile ed inoltre rifinanziare forme di supporto concreto alle

famiglie di pensionati e lavoratori (quali ad esempio il Fondo Sostegno Affitti.) Andranno inoltre sperimentate soluzioni

nell’ambito dell’housing sociale.

Si dovrebbero costruire progetti per facilitare:

• la risoluzione del problema abitativo per chi è in situazione di svantaggio economico e sociale;

• il miglioramento della propria condizione attraverso l’inserimento in un contesto abitativo dignitoso;

• le occasioni e condizioni di incontro e di comunicazione tra persone di culture e provenienze diverse;

• Le opportunità abitative per agevolare l’accesso alla prima casa (bandi di edilizia convenzionata, ad es.) per giovani under 35.

Politiche di sostegno all’occupazione giovanile

� Potenziare i servizi pubblici per l’impiego. I Centri per l’impiego sono sempre meno efficaci, anche a causa dell’indebolimento subito negli ultimi anni (i dati nazionali dicono che solo il 3% dei disoccupati trova un nuovo lavoro attraverso il servizio pubblico di collocamento), ma, nonostante ciò, restano il primo punto di riferimento per chi ha appena perso il posto di lavoro. Pur essendo di competenza provinciale, suggeriamo che i Comuni possano dare un contributo al potenziamento di questi servizi, per esempio, attraverso l’attività di orientamento già svolta dai CAG (Centro di aggregazione giovanile), in sinergia con i servizi di orientamento lavoro presenti sul territorio

� Favorire il potenziamento dei servizi di orientamento nelle scuole pubbliche (secondaria inferiore e superiore). Attualmente l’attività di orientamento rivolta agli studenti di terza media e di quinta superiore è lasciata alla buona volontà degli insegnanti o degli studenti stessi (attività di orientamento durante le autogestioni). I Comuni potrebbero mettere a disposizione risorse interne (settore scuola e servizi sociali) per potenziare il servizio o comunque favorire questa attività con convenzioni ad hoc.

� Sostenere lo stanziamento di fondi per incentivare le imprese ad assumere giovani under 35 (con contratti di lavoro subordinato di almeno 6 mesi)

Facilitazioni per il rinnovo dei titoli di soggiorno

• Con l'adozione dei PDZ 2012-14, preceduti da scelte di riduzione delle risorse dedicate alla popolazione immigrata, i comuni hanno notevolmente ridotto gli sportelli informativi. Si chiede il ripristino delle risorse

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(comunali o di ambito) per il rafforzamento di una rete di punti informativi per sostenere e orientare la popolazione straniera negli adempimenti per il rilascio e il mantenimento dei titoli di soggiorno soggetti alle nuove condizioni indicate dall'Accordo di Integrazione.

• Adozione da parte dei comuni di procedure agevolate nei confronti dei minori di anni 14 attraverso la legalizzazione della foto presso le anagrafi.

• Stipula di accordi tra comuni e questura per l'accesso ai dati anagrafici ai fini della convalida delle autocertificazioni presentate dai cittadini immigrati per il rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno.

Servizi di mediazione culturale e linguistica nelle scuole dell'obbligo

� Il loro mantenimento è fondamentale per favorire l'inserimento dei minori migranti che giungono nel territorio, spesso con un'esperienza migratoria molto difficile. Pur in presenza di difficoltà economiche i comuni devono assicurare questi servizi, in accordo con il sistema scolastico.

Mobilità e ambiente

Vi sono ancora comuni che non si sono dotati del PGT, divenendo così inadempienti nei confronti della legge regionale. Resta comunque da capire quanto sia consolidata la volontà di non procedere a un ulteriore sfruttamento (cementificazione) del territorio.

Per incentivare l’uso del trasporto pubblico e per sostenere le famiglie in difficoltà, è necessario istituire dei contributi alle spese di trasporto di studenti e lavoratori disoccupati, in mobilità o cassa integrazione.

E' in atto una lenta e progressiva riduzione delle quantità chilometriche assegnate alle diverse linee di autotrasporto che collegano i comuni della Brianza. Coi sindaci si dovranno trovare forme di collaborazione per verificare quanto ciò incida sulla mobilità delle persone.

I disagi che sono quotidianamente affrontati dai pedoni, dalle persone con disabilità, dalle mamme con i figli in carrozzina sono moltissimi. Marciapiedi rovinati, scivoli inesistenti o non transitabili, confusione tra piste ciclabili e marciapiedi, rappresentano solo alcune delle difficoltà più consuete, cui si aggiunge il pericolo crescente per il traffico automobilistico. Vi sono transiti pedonali che sono un vero e proprio attentato all’incolumità di pedoni e ciclisti. Serve quindi un piano per la rimozione delle barriere architettoniche, con particolare riguardo alla città di Monza.

Monza e la Brianza sono un territorio di elezione per lo spostamento urbano, ma non solo, tramite le biciclette. A penalizzare il territorio sono l’assenza di una pianificazione per la mobilità sostenibile, la scarsità della rete di piste ciclabili e una manutenzione insufficiente, l’insicurezza collegata al traffico e l’assenza di bike sharing. Il piano provinciale per le piste ciclabili può essere una risposta a queste criticità.

Il trasporto sociale

Il trasporto sociale è un importante sostegno alla mobilità (molto sentito anche da chi non deambula), necessario per

cure e altri interventi d’assistenza. Le numerose segnalazioni di carenze del trasporto sociale, unitamente all’aumento

delle condizioni di bisogno di parte della popolazione rendono questo tema prioritario e non differibile. Vi è nella nostra

provincia una polverizzazione di associazioni con tariffe diverse, esito di una grave assenza di coordinamento, fondata

spesso su singoli rapporti delle associazioni stesse con l’ente locale. Riaffermiamo, quindi, le nostre sollecitazioni a

Provincia e Comuni affinché venga perseguito l’obiettivo di realizzare una integrazione delle attività già esistenti

coordinandole centralmente. A tal fine può essere utile il tavolo Inter -Ambiti che è stato ipotizzato dal nuovo modello

di governance del sistema dei PdZ 2012 - 14

Il reperimento delle risorse

Il patto di stabilità interno dispone annualmente gli obiettivi e le procedure con le quali i comuni devono mantenere il

loro equilibrio di bilancio. Molte delle risorse disponibili per gli investimenti, a causa del patto di stabilità, non possono

essere utilizzate e rimangono congelate nelle casse comunali. Per alleviare questo problema serve una migliore e

razionale politica finanziaria comunale che richiede un continuo monitoraggio.

E' un dato di fatto che, nel corso dell'ultimo anno, la tassazione locale, con l'introduzione anticipata dell'IMU e con il

parziale sblocco delle aliquote IRPEF si è ulteriormente appesantita.

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L'impegno del sindacato è valso ad attenuare parzialmente l'impatto di tali misure. Positivo è stato il risultato

nell’introduzione di modalità di applicazione progressiva nell'imposizione alle persone fisiche oltre che nella

realizzazione di fasce di esenzione che si avvicinano all'obiettivo dei 15.000 euro. Anche per quanto riguarda l'IMU sono

stati molto incisivi gli interventi volti a impedire che l'abitazione di coloro che sono ospitati nelle RSA fosse considerata

alla stregua della seconda casa.

Il 2013 vedrà l'esordio della Tares che ricomprenderà gli attuali prelievi sui rifiuti (TIA o TARSU), ma oltre a coprire

integralmente la raccolta e smaltimento dei rifiuti, dovrà anche pagare altri servizi comunali “indivisibili” come

l'illuminazione pubblica e la manutenzione delle strade. E' dunque prevedibile un incremento dell'esborso complessivo

che, per una famiglia, si calcola possa aggirarsi tra i 30 e gli 80 €, che si aggiungono ai circa 380 precedenti. Con

apposito regolamento, le Amministrazioni potranno concedere benefici fiscali non solo sulla tassa stessa ma anche in

relazione alla maggiorazione dovuta dai contribuenti sui servizi indivisibili. Tali benefici potranno essere motivati anche

da “ragioni meritevoli di considerazione, anche non collegate alle capacità di produzione dei rifiuti”. Chiederemo

pertanto che per lavoratori e pensionati non vi siano aggravi rispetto alle tariffe degli anni precedenti. Da tenere sotto

controllo anche le scadenze per i versamenti di questo tributo (in un primo momento era prevista una rata già dal mese

di gennaio).

Ma non basta: a modificare il panorama provvederanno alcuni interventi ancora in via di perfezionamento come il fatto

che l'IMU, perdendo il carattere “emergenziale”, diventerà il pilastro portante della tassazione locale.

Appare quindi necessario valutare l’applicazione di alcune differenziazioni delle aliquote IMU in ragione di variabili

quali:

� la classificazione catastale (applicazione di maggiorazioni per alcune categorie catastali–abitazioni signorili A/1,villle A/8 etc. .e diminuzione per altre (abitazioni di tipo popolare A/4 o ultrapopolare A/5 );

� l’assimilazione a prima casa degli alloggi inutilizzati degli anziani e disabili ricoverati in strutture di assistenza; � gli scaglioni di reddito; � particolari condizioni legate al nucleo familiare (disabili, invalidi civili, disoccupati/cassaintegrati etc).

L’agevolazione per alcune condizioni potrà essere compensata da una maggiorazione di aliquota per chi possiede altri

immobili oltre la prima casa.

Appare quindi necessario che nel rapporto con i comuni si cerchi di costruire una visione globale dei vari tributi,

salvaguardando quanto finora sostenuto sulla necessità di introdurre una progressività nell’applicazione della

addizionale IRPEF comunale, partendo da una soglia di esenzione. Come negli scorsi anni ,si propone che si attesti

almeno a 15.000 euro.

Rimane indispensabile estendere l'applicazione dell'Isee che è strumento essenziale per la compartecipazione alla spesa

e per l'equità. Ciò a maggior ragione qualora diventasse operativa la nuova versione attualmente in discussione. Non

va dimenticato, fra l'altro, che il Comune capoluogo è coinvolto nella sperimentazione del Fattore Famiglia Lombardo,

su cui deve essere mantenuto un alto livello di attenzione e vigilanza.

Rimane ovviamente fermo tutto quanto sin qui proposto in merito alla lotta all'evasione fiscale e alla necessità che si

costruisca un Patto Territoriale contro l’evasione fiscale e contributiva, calibrando strategie di controllo condivise in

funzione delle diverse specificità dei singoli Comuni, partendo dalla creazione e condivisione di banche dati ad hoc.

Le risorse recuperate debbono essere destinate in via prioritaria alla spesa sociale.

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Gruppo Unitario Territoriale

Report contrattazione territoriale 2013

COMUNI

Comuni dove si

paga l'IMU

(> 4.00)

VARIAZIONE ADD. Comun. Irpef

Somme

recup x

contrasto

evas. Fisc.

DATA

INCONTRO Note

Agrate Brianza INVARIATA 18-apr Verbale d'incontro

Aicurzio INVARIATA

Albiate 5,20 INVARIATA

Arcore da progressiva a aliquota unica

0,8%

Barlassina INVARIATA

Bellusco scaglione da 15.000 a 28.000

aliquota da 0,4 a 0,5

Bernareggio scaglione da 55.000 a 75.000

aliquota da 0,6 a 0,7 28-lug Protoc. Intesa

Besana in Brianza aliquota unica da 0,5 a 0,7

Biassono 4,60 da progressiva a aliquota unica

0,8%

Bovisio Masciago N.P.

Briosco 4,75 da progressiva a aliquota unica

0,8%

Brugherio 5,50 INVARIATA €50 24-apr Protoc. Intesa

Burago di Molgora 4,80 INVARIATA

Busnago INVARIATA

Camparada INVARIATA

Caponago INVARIATA

Carate Brianza INVARIATA

Carnate 4,80 INVARIATA 13-feb Verbale d'incontro

Cavenago Brianza 4,50 INVARIATA €300

Ceriano Laghetto INVARIATA

Cesano Maderno 5,30 INVARIATA

Cogliate aliquota unica da 0,4 a 0,6

Concorezzo INVARIATA €32.745 08-feb Verbale d'incontro

Cornate d'Adda INVARIATA 28-mar Verbale d'incontro

Correzzana 4,50 aliquota unica da 0,55 a 0,75

Desio INVARIATA 22-feb Verbale d'incontro

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148

COMUNI

Comuni dove si

paga l'IMU

(> 4.00)

VARIAZIONE ADD. Comun. Irpef

Somme

recup x

contrasto

evas. Fisc.

DATA

INCONTRO Note

Giussano 6,00 aliquota unica da 0,2 a 0,33 24-giu Protoc. Intesa

Lazzate 5,00 INVARIATA

Lentate sul Seveso INVARIATA 25-lug Verbale d'incontro

Lesmo INVARIATA

Limbiate 4,50

da aliquota unica 0,6% x tutti a progressiva da 0,55 a 0,8%

Lissone INVARIATA 25-giu Protoc. Intesa

Macherio 4,80 aliquota unica da 0,1 a 0,2 €1.376

Meda aliquote progressive aument.

tutte dello 0,05% 09-set Protoc. Intesa

Mezzago 5,00 INVARIATA

Misinto INVARIATA

Monza INVARIATA €52.598 03-lug Protoc. Intesa

Muggio' INVARIATA 28-gen Verbale d'incontro

Nova Milanese da progressiva a aliquota unica

0,75% 25-set Verbale d'incontro

Ornago aliq.unica 0,4 a progressiva da

0,4 a 0,75 10-lug Verbale d'incontro

Renate 5,00 INVARIATA

Roncello INVARIATA

Ronco Briantino aliquota unica da 0,4 a 0,5

Seregno aliquota unica da 0,6 a 0,8

Seveso 5,00 aliq. unica da 0,64 a 0,8 soglia

inv. 06-set Protoc. Intesa

Sovico 4,50 da aliquota unica a progressiva 13-giu Verbale d'incontro

Sulbiate aliquota unica da 0,3 a 0,45 02-lug Verbale d'incontro

Triuggio 5,70 INVARIATA 09-set Protoc. Intesa

Usmate Velate INVARIATA 03-ago Protoc. Intesa

Varedo INVARIATA

Vedano al Lambro 4,80 aliq.unica 0,55 a progressiva da

0,5 a 0,8

Veduggio con Colzano 5,50 INVARIATA

Verano Brianza 5,30 aliq.unica 0,2 a progressiva da

0,42 a 0,8 02-lug Protoc. Intesa

Villasanta INVARIATA

Vimercate 5,00 INVARIATA 07-mar Verbale d'incontro

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149

Alcune idee guida per il 2014.

In relazione all’indeterminatezza della Provincia e di fronte al superamento della stessa, si è aperto un ragionamento

di interlocuzione sovra comunale mettendo in comune tematiche di politica sociale da affrontare in un ambito di

coordinamento tra più comuni a tale proposito è stata inviata una lettera unitaria ai sindaci con alcune proposte.

Estratto dalla lettera inviata ai sindaci.

……Riteniamo, sia venuto il momento, anche considerati i tempi che stiamo attraversando, di mettere meglio a fuoco,

sulla base delle esperienze maturate, quanto fin qui realizzato. Ci siamo posti, in particolare, alcune domande che, ci

sembra, meritino una riflessione per comprendere se vi siano le condizioni per tracciare delle linee comuni di azione.

Proviamo qui a sintetizzarle:

• Di fronte all'imperversare della crisi, le amministrazioni hanno posto in atto una notevole gamma di misure per rispondere alle situazioni di bisogno più urgenti. Non sarebbe possibile fare tesoro delle esperienze più positive per una maggiore efficacia di intervento?

• Anche per quanto riguarda la lotta all'evasione fiscale abbiamo assistito a comportamenti molto diversificati. Riteniamo che questo tema, sul nostro territorio, abbia bisogno di essere affrontato con maggiore decisione di quanto si sia fatto finora.

• Le politiche dell'abitare stanno diventando sempre più una emergenza ed affrontarle comune per comune rischia di essere insufficiente. Potrebbe essere necessario un più ampio raggio di intervento.

Da ultimo, ma non per importanza, c'è la questione del rapporto col terzo settore. Noi abbiamo sempre ritenuto che

un più ampio coinvolgimento dell'associazionismo e del volontariato sociale sia un valore. Abbiamo cercato di

rappresentare tale assunto con una proposta di "patto" che è stata recepita in tutti i piani di zona. Crediamo sia venuto

il momento di concretizzare le proposte in esso contenute.

Come si vede da questi brevi cenni, la nostra proposta vorrebbe mettere in campo un tentativo di maggiore

coordinamento in una fase in cui la Provincia sembra perdere prospettive per la sua esistenza……

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150

Patto per il welfare territoriale tra

CGIL CISL UIL Monza e Brianza

e

Forum Terzo Settore Monza e Brianza

e

gli Enti Locali sottoscrittori (Comuni, Provincia MB, ASL MB)

Visto:

� Il dispositivo della Regione Lombardia "Linee guida per la semplificazione amministrativa e la valorizzazione degli enti del terzo settore nell'ambito dei servizi alla persona e alla comunità" (DGR n. 1353 del 25/02/2011)

� Il Decreto Dirigenziale RL n. 12884, del 3/1/2012, recante "indicazioni in ordine alla procedura di co-progettazione fra comune e soggetti del terzo settore per attivita' e interventi innovativi e sperimentali nel settore dei servizi sociali".

� Il documento "Analisi e valutazione dei mutamenti del welfare locale" stilato nel Novembre 2011 dalle OO.SS. e dal Forum del Terzo Settore della Brianza, che hanno sentito l'esigenza di confrontarsi sui mutamenti del welfare locale originati da spinte normative nazionali e regionali che hanno definito i nuovi capisaldi del sistema di protezione sociale;

Preso atto:

� delle minori risorse destinate agli enti locali gestori dei servizi e dell'aumento dei trasferimenti diretti all'utenza da parte delle pubbliche amministrazioni;

� che la crisi economica in atto, non solo produce un aumento della domanda di aiuto e di sostegno, ma colpisce il sistema di protezione sociale impoverendolo di risorse, con rischi di chiusura di parte dei servizi e trasferimento dei suoi costi sul Terzo Settore e sull'utenza

Considerato:

� che si avvertono segnali di chiusura dei progetti/interventi finanziariamente legati ai Fondi nazionali e regionali;

� che i primi segnali di trasferimento dei costi della crisi verso la cooperazione sociale sono già evidenti con il ricorso agli ammortizzatori sociali da parte di quest'ultima;

� che i rapporti di lavoro nelle realtà cosiddette "spurie" di cooperazione sociale sono sottopagati e precari e perciò generano una cattiva competizione e comportamenti illegali sotto il profilo dei diritti contrattuali, inficiando cosi il rapporto tra Enti Locàli e Terzo Settore;

� che vi sono segnali di risposte inadeguate alla crescente domanda di aiuto, da parte di servizi pubblici e privati si ritiene strategico

1. provare, pur nelle difficoltà evidenziate, ad affrontare la crisi anche come un'opportunità, verso un sistema migliore di welfare, anche con una revisione e riorganizzazione della spesa pubblica e con un impegno comune alla innovazione nelle prestazioni e nei servizi;

2. promuovere l'Interesse pubblico a tutela dei diritti universali, attraverso la collaborazione tra i settori del pubblico e del privato sociale;

3. favorire 11 Tifando economico e produttivo del territorio, investendo nel sistema sociale.

Occorre quindi definire tra le parti il presente Patto per il Welfare Territoriale, finalizzato ai seguenti obblettivi:

� potenziare la PROGRAMMAZIONE PARTECIPATA, investendo nel miglioramento della rappresentanza per gli Enti del Terzo Settore e dei Sindacati, nel quadro dì una SUSSIDIARIETA' e di una convergente funzione pubblica che si è cercato di realizzare In questi anni nei diversi ambiti: sanitario, socio-sanitario, socio-assistenziale, educativo, formativo, del mercato del lavoro;

� valorizzare l'apporto del VOLONTARIATO, nelle sue diverse articolazioni, quale attore complementare nel sistema di protezione sociale;

� promuovere BENESSERE NELLA COMUNITA, favorendo legami solidali tra le persone, rapporti di vicinato, di prossimità e di scambio, per ravvivare una matrice solidale verso le condizioni di fragilità sociale e bisogno, tipiche dell'area urbana e metropolitana;

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151

� investire sulle NUOVE SOGGETTIVITA con interventi, azioni e progetti indirizzati a famiglie, giovani, migranti, soggetti deboli;

� innovare PRATICHE E MODELLI di intervento e di lavoro nel sociale.

Considerato e riconosciuto quanto riportato nelle premesse richiamate, le parti

CONCORDANO

quanto segue:

1. procedure di affidamento al Terzo Settore che escludano gare al massimo ribasso, ma al contrario che tutelino la qualità dei servizi affidati e i diritti dei lavoratori nel rispetto dei Contratti Nazionali di Lavoro, sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi;

2. impegno ad attenersi ai rispettivi termini di pagamento concordati; 3. il mantenimento dei livelli di assistenza fino ad ora assicurati, con risorse economiche sufficienti; 4. gestione pubblica dei servizi nell'area delle alte fragilità e dei servizi di base (Segretariato Sodale e

Professionale, Tutele); il concorso e l'apporto del Terzo Settore, sia attuato precisando le deleghe e le rispettive responsabilità, attraverso il riconoscimento delle competenze tecnico-gestionali apportate;

5. investimento nella sperimentazione/innovazione nell'ambito dei servizi alla persona, senza le quali il welfare non si rinnova;

6. l'individuazione condivisa e partecipata dei Livelli Essenziali di Assistenza su scala territoriale; 7. impegno comune nell'individuazione di risorse aggiuntive, finalizzate a innovazioni, sperimentazioni e ricerca

nel sistema di protezione sociale e di elaborazione di adeguate politiche sociali; 8. impegno comune alla cura della crescita professionale dei lavoratori e della motivazione a! lavoro sociale, a

sostegno della qualità del lavoro e della sua sicurezza; 9. disponibilità a sviluppare relazioni e azioni di rete all'interno della comunità locale per la crescita di una cultura

solidale e per il miglioramento della qualità della vita e dei percorsi di accesso al welfare; 10. apporto al sistema di protezione sociale attraverso la messa a disposizione gratuita di servizi e tutele.

Piano di Zona 2012-2014 dell'Ambito Territoriale di Desio

Si tratta, tuttavia, di un percorso che va continuamente implementato e monitorato: le alleanze ed i gruppi di lavoro

devono essere sempre più dinamici e flessibili, i network vanno continuamente rivalutati ed adattati agli obiettivi.

Anche tale obiettivo è coerente con le indicazioni regionali che auspicano che l'ufficio di piano diventi "imprenditore di

rete".

7.2 .11 Patto territoriale per il welfare

A seguito di quanto detto sopra ed a partire dalle analisi delle risultanze della ricerca effettuata dal Forum del Terzo Settore, questo organismo con le organizzazioni sindacali ha proposto alle Pubbliche Amministrazioni del Territorio di Monza e Brianza un "Patto per il welfare territoriale" nel quale, in 10 punti sintetici, si sono declinati i "desiderata" che il Terzo Settore e le organizzazioni sindacali esplicitavano alle Pubbliche Amministrazioni per il rilancio di una partecipazione condivisa.

Questo sforzo può essere valorizzato nell'ottica di migliorare le alleanze, strategiche per il settore sociale, tra Terzo

Settore e Comuni.

I 10 punti che caratterizzano e sintetizzano il patto sono i seguenti:

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152

1) procedure di affidamento al Terzo Settore che escludano gare al massimo ribasso, ma al contrario che tutelino la qualità dei servizi affidati e i diritti dei lavoratori nel rispetto dei Contratti Nazionali di Lavoro, sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi;

2) impegno ad attenersi ai rispettivi termini di pagamento concordati (intesi Pubblica Amministrazione verso Terzo Settore e Terzo Settore verso propri dipendenti). Il Tavolo di Sistema (quale strumento operativo del Tavolo di consultazione) potrà svolgere azione di osservatorio sulle tematiche dei punti 1 e 2 nel prossimo triennio.

3) il mantenimento dei livelli di assistenza fino ad ora assicurati, con risorse economiche sufficienti; Come visto nell'analisi di contesto è indubbio che i Comuni si trovino in una situazione di riduzione di risorse a disposizione. Pur con questa avvertenza, potranno essere intraprese azioni per verificare l'appropriatezza delle spese rispetto ai bisogni rilevati e all'individuazione di strumenti per mantenere una base adeguata dell'utenza servita.

4) gestione pubblica dei servizi nell'area delle alte fragilità e dei servizi di base (Segretariato Sociale e Professionale, Tutele); il concorso e l'apporto del Terzo Settore siano attuati precisando le deleghe e le

rispettive responsabilità, attraverso il riconoscimento delle competenze tecnico-gesti on ali apportate. Anche in questo aspetto si ribadisce il ruolo di monitoraggio che potrà essere svolto dal Tavolo di Sistema.

5) investimento nella sperimentazione/innovazione nell'ambito dei servizi alla persona, senza le quali il welfare non si rinnova. L'Ufficio di Piano è stato specificamente investito dalla Regione affinché operi in questa direzione. Occorre anche ricordare che i finanziamenti nei prossimi anni sembrano concentrarsi su quei territori che più degli altri sapranno produrre sperimentazioni ed innovazioni nel welfare locale;

6) l'individuazione condivisa e partecipata dei Livelli Essenziali di Assistenza su scala territoriale; L'individuazione dei Livelli sociali di Ambito garantiti nel 2012 (sul modello dei Liveas nazionali) potrà essere un buon punto di partenza per questo complesso lavoro.

7) impegno comune nell'individuazione di risorse aggiuntive, finalizzate a innovazioni, sperimentazioni e

ricerca nel sistema di protezione sociale e di elaborazione di adeguate politiche sociali; E' interesse condiviso quello di cercare di percorrere tutte le altre possibili soluzioni che possano essere condivise e che possano essere ideate nei prossimi anni;

8) impegno comune alla cura della crescita professionale dei lavoratori e della motivazione al lavoro sociale, a sostegno della qualità del lavoro e della sua sicurezza;

9) disponibilità a sviluppare relazioni e azioni di rete all'interno della comunità locale per la crescita di una cultura solidale e per il miglioramento della qualità della vita e dei percorsi dí accesso al welfare; Si ritiene importante continuare ad interrogarsi sui modi migliori per conseguire questo risultato,

10) apporto al sistema di protezione sociale attraverso la messa a disposizione gratuita di servizi e tutele.

Gli Ambiti territoriali, condividendo le finalità generali del Patto, declineranno le modalità di collaborazione e di

partecipazione degli organismi del terzo settore e delle organizzazioni sindacali.

7.3 Le "Linee guida per la semplificazione amministrativa e la valorizzazione degli Enti del III settore nell'ambito dei

servizi alla persona ed alla comunità" (DGR 1353 del 25.2.2011)

La Regione Lombardia, all'interno del percorso già iniziato con la Legge 328/00 in Italia e con alcuni accordi che

riconoscono la specificità del lavoro in campo sociale a livello Europeo, ha elaborato la DGR di cui all'oggetto per

delineare alcune buone prassi di collaborazione tra settore pubblico e privato sociale che servano per declinare in

concreto le potenzialità insite al principio di sussidiarietà orizzontale e alla costituzione delle reti territoriali.

Le Linee Guida dopo aver collocato all'interno del contesto normativo comunitario, nazionale e regionale il proprio

apporto entrano nel merito delle possibili modalità di rapporto nei rapporti di collaborazione tra pubblica

Amministrazione e Terzo Settore sottraendolo, in alcuni aspetti, dalla rigida osservanza del codice dei contratti.

In particolare, rispetto alle modalità di esercizio dei rapporti di collaborazione tra Pubblica Amministrazione e Terzo

Settore vengono ipotizzate strade percorribili relative a:

− le procedure di selezione pubblica; − le procedure di accreditamento;

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153

− le procedure per addivenire a convenzioni o ad accordi procedimentali; − le procedure per attivare specifiche attività di collaborazione all'interno dei Piani di Zona.

A seguito della DGR sono stati emanati singoli atti attuativi:

� Decreto 6459 del 13.7.2011 "Indirizzi in materia di affidamento e convenzioni tra Enti Pubblici e Cooperative Sociali in attuazione della DGR 1353"

� Decreto 5591 del 20.6.2011 "Determinazioni in ordine agli schemi di convenzione tra Pubblica Amministrazione e soggetti del III settore in attuazione della DGR 1353"

E' anche stato creato un organismo tecnico di monitoraggio e valutazione delle collaborazioni a livello regionale per

monitorare l'applicazione delle linee guida.

Nei mesi scorsi gli Uffici di Piano, l'ASL ed il Terzo Settore hanno promosso dei seminari per diffondere le indicazioni

della Regione.

Gli Ambiti stanno iniziando a sperimentarsi nell'utilizzo di quanto proposto in materia di co-progettazione.

7.4 L'implementazione di strumenti organizzativi per favorire la partecipazione alla realizzazione degli obiettivi

programmati

Un sistema di programmazione e realizzazione di azioni e interventi in forma partecipata e condivisa tra una pluralità di soggetti, per raggiungere risultati significativi, presuppone l'implementazione di strumenti organizzativi che, in una fase manna del processo, non possono essere lasciati alla spontaneità e all'improvvisazione.

Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

14

2

8

3

18

1

38

9

Contenuto accordi per GRUPPI

Contributi economici-

Agevolazioni tariffarrie

Servizi Domiciliari Servizi Assistenzali

Territoriali

Servizi

residenziali

Relazioni Sindacali Programmazione Fiscalità locale Misure anticrisi

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154

Contributo affitto Interventi contro la

povertà estrema

Tarsu ISEE

5

3

1

5

1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie

0 0 0

2

0 0

2 Servizi domiciliari

Altri servizi

assistenziali

territoriali-Sportello

lavoro-Servizi

funerari-Carta

d'argento-Cae acc.a

donne maltrattate-

Immigrati

Centro diurno

integrato

Politiche giovanili:

nidi e scuole

Trasporto individuale

1 1

4

2

3 Servizi assistenziali territoriali

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155

0 0

2

0 0

1

5 Servizi residenziali

Osservatorio- Consulta-Analisi dei bisogni-Prevenzione-626-…

Piano di zona territoriale

Piano di zona unione comunali

Piano socio assistenziale comunale-Leggi di settore-Politiche…

Sostegno associazionismo-Volontariato-Servizio civile-…

0

1

0

0

0

8 Programmazione

7

8

9

7

7

10 Fiscalità locale

Addizionale Irpef

IMU

Patti antievasione

Soglia esenzione

addizionali

Tarsu

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156

Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi

18

0

9

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

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157

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158

CDLT di Pavia

La provincia di Pavia è composta per circa 87% di comuni con meno di 5.000 abitanti (166 su 190); inoltre quasi il 44%

di questi hanno meno di 1.000 abitanti (83). Risiedono nei 166 comuni il 40% del totale della popolazione della

provincia (217.069).

N° Comuni %

83

43,7

67

35,3

168,4

1910,0

2 1,13 1,6

190

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

44.149 112.451

60.469

127.497

27.174

167.829

539.569

Abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

8,2

20,8

11,2

23,6

5,0

31,1

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

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159

N° Comuni %

14

45,2

6

19,4

9

29,0

1 3,21 3,2

31

100

Numero e percentuale comuni con accordo per dimensione

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

27.08222.825

63.225

11.679

68.313

193.124

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a

20.000Oltre 20.000

Totale

14,0

11,8

32,76,0

35,4

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a

20.000Oltre 20.000

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160

Appunti emersi nell’incontro

Le linee guide per la contrattazione sociale territoriale vengono definite ogni anno attraverso un percorso di confronto

tra la confederazione, lo Spi e le categorie territoriali, successivamente le linee vengono portate al confronto unitario

con Cisl e Uil comprensoriali, per la definitiva stesura.

A tutti i comuni viene richiesto un incontro per aprire un tavolo di confronto.

Agli incontri di norma partecipa sia la confederazione che lo Spi, comunque chiunque partecipa rappresenta la Cgil

comprensoriale.

Il comprensorio di Pavia è suddiviso in tre zone:

1. Pavese: 2. Lomellina - Vigevano 3. Oltrepò- Voghera

Nella zona pavese sono presenti i comuni più grandi, ed esprimono maggior sensibilità sulle questioni sociali, come il

comune di Pavia in cui si sono fatti accordi in tema di esenzione dalle imposte per chi guadagna meno di 16.000 euro

anno; accordi in merito alla partecipazione dei comuni contro l’evasione fiscale e relativi contributi a favore dei

comuni; si sono aperti tavoli specifici sulla crisi, in particolare per quanto riguarda il lavoro.

Nella zona della Lomellina e Oltrepò non si sono sottoscritti accordi per indisponibilità dei Comuni: indisponibilità

motivata, in parte con ragione ma a volte strumentale, con le difficoltà recepimento delle risorse: Inoltre, in questa

zona continuano a perseguire politiche discriminatorie nei confronti dei cittadini stranieri extracomunitari.

Nel 2013 si sono sottoscritti più accordi con i comuni rispetto al 2012 grazie soprattutto alla capacità e costanza dello

Spi di intervenire e incalzare tutti i comuni indicando, al proprio quadro attivo, la priorità verso la contrattazione

sociale.

Lo Spi ha sperimentato nella contrattazione interventi in materie nuove come quelle della regolarizzazione delle

badanti anche se ad oggi non si vedono significativi risultati sul fronte delle regolarizzazioni.

Si segnala una persistente difficoltà ad aprire confronti con la provincia di Pavia per una forte carenza nella giunta

provinciale di una cultura del confronto con le OOSS, anche se ultimamente con la stessa si è firmato un accordo sulla

vendemmia con l’obbiettivo di contrastare il lavoro nero e irregolare nell’utilizzo della manodopera. Purtroppo le

associazioni imprenditoriali non hanno applicato l’accordo ed i risultati nel contrasto al lavoro nero e irregolare è stato

pessimo.

Con quasi tutti i comuni si è aperto un tavolo in tema di lavoro e appalti, per provare a sensibilizzarli e di conseguenza

favorire interventi di rilancio dell’occupazione.

Abbiamo incontrato forte difficoltà nella contrattazione con ASL e Distretti.

Non abbiamo fatto accordi su piani di zona ma solo incontri formali senza alcuna disponibilità a sottoscrivere intese, a

differenza del triennio precedente quando avevamo stipulato diversi accordi. Non siamo ancora riusciti ad aprire tavoli

di confronto sull’applicazione dei 3 accordi regionali appena sottoscritti sulle risorse per fondo Famiglia, fondo non

autosufficienza, fondo politiche sociali che sono stati decentrati ai comuni e alle Asl. La responsabilità è anche

31

193.124

35,79 16,32

Totale accordi e abitanti + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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161

riconducibile alla mancata apertura di questi tavoli di confronto di fronte all’azione della Cisl che sembra avere una

corsia preferenziali con le istituzioni preposte.

Abbiamo forti difficoltà ad avere un confronto con il Polo Sanitario di Pavia, polo di eccellenza come numero di addetti

tra i più alti nelle imprese della provincia Pavese.

Nel 2011 è stata fatta una analisi sulla contrattazione sociale nella nostra provincia a cura dell’università di Milano e

dell’Ires.

In conseguenza dei risultati della ricerca abbiamo tra l’altro indicato i limiti che la contrattazione con i singoli comuni

stava incontrando e abbiamo proposte idee nuove di sperimentazione di tavoli integrati di contrattazione sociale con

le unione comuni, le risposte avuto fino ad oggi sono state deboli e scarse.

Estratto dal documento conclusivo unitario dei pensionati sulla ricerca del 2011 elaborata dall’università degli

studi di Milano

Una provincia di 190 Comuni e suddivisa in tre macro aree strutturalmente diverse: Il Pavese, la Lomellina e l’Oltrepò.

La disaggregazione, nella popolazione, la vede composta da: tre Comuni da 40.000 a 70.000 abitanti; cinque Comuni

da 10.000 a 20.000 abitanti; trentadue Comuni da 3.000 a 10.000 abitanti; 66 Comuni da 1.000 a 3.000 abitanti; 84

Comuni sotto i 1.000 abitanti.

La popolazione anziana rappresenta il 30% della popolazione totale e la percentuale è superiore rispetto alle altre

province della nostra Regione. Nei comuni ove in questi anni si è svolta la negoziazione, la popolazione anziana

rappresenta il 60% del totale della Provincia di Pavia.

Già questo dato, di per sé, dimostra l’importanza e l’efficacia dell’attività svolta e, pur non nascondendo la criticità per

quanto riguarda il risultato quantitativo dei Comuni con i quali si è negoziato, riteniamo che la scelta fatta nel 1999

debba assolutamente continuare con modalità e scelte in alcuni casi diverse dal passato.

L’analisi evidenza che le tematiche affrontate, frutto di accordi e che per necessità di sintesi abbiamo inserito in dieci

gruppi (relazioni sindacali, contributi economici, agevolazioni tariffarie, fiscalità locale, servizi domiciliari, servizi

assistenziali sul territorio, cultura e tempo libero, sicurezza, programmazione, diritti e informazione) hanno contribuito

al miglioramento delle condizioni sociali e al miglioramento del potere d’acquisto di pensioni e retribuzioni.

Abbiamo voluto confrontare questi risultati con le Amministrazioni Locali e le Istituzioni della nostra Provincia per

cercare di ragionare e proporre soluzioni innovative per il futuro in un contesto legislativo in movimento (ad esempio

tutta la partita del federalismo municipale) e ad una ulteriore decisione già presa a livello governativo, circa la pesante

riduzione dei trasferimenti di risorse agli Enti locali. Vicenda che dovremo affrontare subito a partire dal prossimo

anno.

Pertanto riteniamo che:

• il nostro impegno nella negoziazione, assieme alle Confederazioni, deve assolutamente continuare,

indipendentemente dagli assetti della politica locale, nella convinzione che si debba estendere ad un maggior

numero di Comuni per una maggiore estensione dei benefici;

• la negoziazione deve assumere caratteristiche innovative supportata, se necessario anche da momenti

sindacali di rivendicazione del confronto;

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162

• pur ribadendo la necessità e l’importanza del confronto con il singolo Comune, si dovrà, per alcune tematiche,

indicare la strategia con la quale avere la possibilità di ottenere migliori risultati negoziali. Inoltre dove i

Comuni affrontino in forma consortile, di unione, di ambito, concordare risposte adeguate soprattutto per

quanto riguarda, ad esempio la partita in senso generale dei servizi ai cittadini e quella fiscale;

• la necessita di un rinnovato ruolo della Amministrazione Provinciale, dal nostro punto di vista, si dovrà

concretizzare in un non più rinviabile confronto sulle materie di sua competenza quali: la scuola, il trasporto,

la politica abitativa e, per quanto ci riguarda, una particolare attenzione alla popolazione anziana. La

necessita che la Provincia stessa, assuma un ruolo di coordinamento e di indirizzo su materie per la soluzione

di problematiche di interesse comune, indipendentemente dal luogo di residenza delle persone e delle famiglie

della nostra Provincia. Per far questo occorre costruire una rete provinciale dialogante; un luogo nel quale

tutti i soggetti interessati a partire dalla Provincia stessa, ai Comuni, alla Comunità Montana, all’ASL, ai

Distretti, agli Ambiti, alle Organizzazione Sindacali, possano attingere informazioni per la conoscenza

dell’intero territorio;

• la necessità di definire un progetto condiviso di “Welfare sociale provinciale” per costruire una risposta

omogenea per l’intera popolazione provinciale;

• infine, momenti di confronto come questi vanno ripetuti, tentando di calendarizzare incontri sistematici nei

quali si approfondiscano e si possano decidere assieme aggiustamenti ed eventuali modifiche tese ad

attualizzare, nell’interesse del risultato, una politica negoziale sempre più rispondente ai bisogni di chi

rappresentiamo, fermo restando la piena e reciproca autonomia dei ruoli.

Il rapporto di collaborazione tra confederazione e Spi è positivo ma per rafforzare l’azione della contrattazione nel

nostro comprensorio abbiamo anche bisogno di avere strumenti che rafforzino la nostra capacità di analizzare i bilanci

dei comuni e dati di conoscenza dettagliati dei singoli comuni (es parametri irpef, isee dei cittadini dei comuni etc.).

Avere una nostra banca dati per ogni singolo comune costantemente aggiornata, potrebbe essere un fattore decisivo

all’azione negoziale, come territorio non abbiamo competenze e risorse per poterlo fare.

Chiediamo di valutare a livello regionale la possibilità di costruire tale strumentazione, insieme al supporto formativo

necessario per chi si occupa di contrattazione.

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163

Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

95

32

52

12 12

2

2933

1

85

17 19

Contenuto accordi per GRUPPI

Contributi economici-

Agevolazioni tariffarie

Servizi Domiciliari

Servizi assistenzali

territoriali

Servizi ricreativi culturali-Tempo Libero

Servizi

residenziali

Sicurezza

Relazioni Sindacali Programmazione

Diritti e informazione dei cittadini Fiscalità locale

Tariffe Misure anticrisi

1

28

2

96

12

3 3

25

1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie

Pasti a

domicilio

Sad Telesoccorso

1019

3

2 Servizi domiciliari

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164

3 3

75

20

2

12

3 Servizi assistenziali territoriali

3

1

4

4

4 Servizi ricreativi culturali-Tempo libero

Centro diurno-Sociale

Cultura-Università della

terza età

Cure termali- Soggiorni

climatici

Tempo libero- Attività

motorie-Orti

1

7

4

5 Servizi residenziali

Investimenti per

servizi

Minialloggi-

Residenze anziani-

RedidenzeRSA

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165

Barriere architettoniche Vigili di quartiere-Sicurezza

stradale-Consorzi fra comuni

0

2

6 Sicurezza

16

5

1

11

8 Programmazione

Osservatorio- Consulta-Analisi dei

bisogni-Prevenzione-626-Formazione

badanti

Piano di zona territoriale

Piano socio assistenziale comunale-

Leggi di settore-Politiche giovanili-

Incidenza spesa sociale sul bilancio

Sostegno associazionismo-

Volontariato-Servizio civile-

lavoratori in mobilità

Carta dei servizi Informazione ai

cittadini

0

1

9 Diritti e informazione dei cittadini

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166

25

205

20

15

10 Fiscalità locale

Addizionale Irpef

IMU

Patti antievasione

Soglia esenzione addizionali

Tarsu

Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi

29

17

19

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

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167

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168

CDLT di Sondrio

Territorio caratterizzato dalla presenza di piccoli comuni, 59 su 78 (circa il 76%) hanno meno di 3.000 abitanti; in questo

contesto si colloca circa il 38% della popolazione. Un solo comune ha più di 20.000 abitanti, il capoluogo Sondrio.

N° Comuni%

3038,5

2937,2

13 16,7

45,11

1,31

1,3

78

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

15.099

54.160

50.471

27.853

11.982

21.536

181.101

Abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

8,3

29,9

27,9

15,4

6,6

11,9

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Page 169: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

169

4

30,8

5

38,5

1

7,71

7,71

7,71

7,7

13

100Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

1.562

9.231

4.042

7.342

11.982

21.536

55.695

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

2,8

16,6

7,3

13,2

21,5

38,7

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

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170

Appunti emersi nell’incontro

Mettere a sistema il lavoro svolto dai vari territori sulla contrattazione sociale e territoriale è molto importante serve

a valorizzare le buone pratiche e a far conoscere a tutta la Cgil, oltre che agli addetti ai lavori, l’azione sindacale e

sociale che si realizza, facendo emergere quegli accordi qualificanti che implementano e sviluppano il sistema dei

servizi di welfare territoriale.

Nel nostro comprensorio il traino rispetto alla contrattazione sociale è dello Spi, all’interno di un azione e ottica di

coinvolgimento confederale.

Le linee d’indirizzo sono definite in armonia con la confederazione; si definisce una piattaforma unitaria CGIL-CISL-UIL

sulla base di proposte unitarie dei sindacati pensionati territoriali. Ai tavoli del confronto con i comuni chiunque vada

rappresenta tutta la Cgil.

L’azione del sindacato pensionati oltre che ad essere frutto di una tradizione storica iniziata, in particolare, dalla

contrattazione con le amministrazioni pubbliche, in merito alle condizioni della persona anziana, alla quale, i seguito,

si è aggiunto un più efficace e strutturato rapporto unitario che ha permesso di allargare il campo di intervento

contrattuale, affrontando il tema delle condizioni sociali di tutta la popolazione più debole ed esposta ai venti della

crisi.

Di fronte agli effetti della crisi e alle negative ricadute sui cittadini, emerge la necessità che la confederazione assuma

la contrattazione sociale nei territori come una nuova priorità e centralità, impegnando tutte le proprie strutture e

non solo lo Spi in quanto, negli accordi sottoscritti con le Amministrazioni pubbliche, la popolazione coinvolta dagli

interventi sociali di sostegno non più solo quella anziana, ma spesso anche lavoratori e lavoratrici.

Gli ultimi accordi fatti sul territorio attengono alle problematiche relative alle Rsa; accordi sottoscritti, tra le

organizzazioni unitarie dei pensionati e le associazioni che in Provincia di Sondrio rappresentano le Case di Riposo.

Con i Comuni si sono riscontrate delle notevoli difficoltà relative alla assoluta incertezza delle risorse disponibili, il

continuo cambio delle normative di riferimento, in particolare per quanto attiene alla definizione dei bilanci: quelli del

2013 sono stai approvati da poco tempo. Tutto ciò produce forti difficoltà dei comuni ad aprire tavoli di confronto ed

assumersi impegni concreti.

Lotta all’evasione fiscale: 22 comuni hanno sottoscritto accordi con l’Agenzia delle Entrate ma ad oggi i risultati sono

pessimi.

Si è svolto a Sondrio un convegno, organizzato da noi, per fare il punto sulla situazione relativa alla lotta all’evasione,

cercando di introdurre miglioramenti nell’azione di contrasto a questo fenomeno, considerando che, secondo dati

dell’Agenzia dell’Entrate la provincia di Sondrio, con quella di Brescia, ha il più alto tasso di evasione fiscale.

Importante è l’azione svolta a livello intercomunale. Si è sottoscritto accordi per la riorganizzazione dei servizi in forma

associata con l’obbiettivo dell’accorpamento tra comuni piccoli; si sono fatti due accordi confederali insieme al

sindacato dei pensionati con i sindaci dell’area della Valchiavenna e per la zona dell’alto Tiranese. Gli accordi

prevedono il mantenimento e lo sviluppo dei servizi, la riduzione del peso della tassazione locale, la valorizzazione e

qualificazione del personale pubblico. Ogni accordo ha coinvolto 5 comuni ma purtroppo non ha avuto risultati positivi

nell’azioni di accorpamento dei comuni

13

44.051

24,32 16,67

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

Page 171: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

171

Abbiamo inoltrato la richiesta d’incontro con Asl e 5 sindaci capoluogo mandamento su applicazione dei 3 accordi

sottoscritti con la regione sui fondi famiglia, non autosufficienza, politiche sociali, siamo in attesa di riscontri;

Sono stati fatti incontri con i sindaci sui piani di zona e si sono prodotti verbali d'incontri relativi alle risorse derivanti

dagli ultimi accordi fatti con la Regione Lombardia sui fondi, famiglia, non autosufficienza, politiche sociali che sono

stati decentrati a livello locale.

Si è svolto un incontro con comune di Sondrio sulla Tares individuando esenzioni a categorie di cittadini più deboli.

Infine, si aperto un confronto con l’Asl in merito alla campagna “Prevenzione salute, alimentazione salubre e stili di

vita”, investendo nel progetto anche le nostre associazioni di volontariato come l’Auser etc, contribuendo con

proposte concrete a cercare una soluzione al problema della solitudine degli anziani.

Su questi temi entro fino gennaio firmeremo un accordo.

Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

2

7

2

1312

2

Contenuto accordi per GRUPPI

Contributi e

agevolazioni tariffe

Servizi Assistenzali

Territoriale

Servizi Soc.Sanit.

Residenziali

Relazioni Sindacali Programmazione Fiscalità locale

Contributo affitto Tarsu

1 1

1 Contributi economici-Agevolazioni tariffarie

Page 172: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

172

Altri servizi

assistenziali

territoriali-Sportello

lavoro-Servizi

funerari-Carta

d'argento-Cae acc.a

donne maltrattate-

Immigrati

Politiche giovanili:

disagio givanile

Politiche giovanili:

handicap

Presa in carico

soggetti deboli

Trasporto

individuale

1

2

1

2

1

3 Servizi assistenziali territoriali

Investimenti per

servizi

RSA

1 1

5 Servizi residenziali

Osservatorio- Consulta-Analisi dei bisogni-

Prevenzione-626-Formazione badanti

Piano di zona territoriale Sostegno associazionismo-Volontariato-

Servizio civile- lavoratori in mobilità

1

10

1

8 Programmazione

Page 173: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

173

Patti antievasione Tarsu

1 1

10 Fiscalità locale

Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi

13

0 0

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

Page 174: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

174

CDLT Varese

E’ uno dei territori con più di 100 comuni, distribuito in maniera abbastanza omogenea (in comparazione

con gli altri comprensori) per tutte le classi dimensionali: da 1.000 a 3.000 abitanti sono 64 pari al 45,4%

(interessano 88.008 abitanti, circa il 10%); da 3.001 a 10.000 sono 56 pari al 39,8% (per 301.656 abitanti,

circa il 35% ); oltre 10.000 sono 21 pari al 14,8% (487.296 abitanti, circa il 55%).

N° Comuni %

2316,3

4129,128

19,928

19,916 11,35 3,5

141

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

13.506 74.502

111.146

190.510

216.972

270.324

876.960

Abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

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175

1,5

8,5

12,7

21,7

24,7

30,8

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

N° Comuni %

37,5

17

42,5

6

15,0

6

15,0

7

17,5

1 2,5

40

100

Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

1.770

31.151

23.440

39.096

90.834

38.902

225.193

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

Page 176: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

176

Appunti emersi nell’incontro

La contrattazione sociale e territoriale si è sviluppata su due binari distinti e separati: uno sociale, che si è caratterizzata

con la contrattazione sociale prioritariamente nei confronti dei comuni; l’altra nel rapporto e confronto con gli altri

interlocutori istituzionali e le associazioni imprenditoriali del territorio.

Uno degli obbiettivi futuri è quello di unire questi ambiti d’intervento sindacale in una azione integrata e coordinata

di tutta la CGIL Confederale coinvolgendo, oltre allo SPI alla FP, tutte le altre categorie.

Nel 2013 la contrattazione sociale è stata fatta in 141 comuni del territorio, per 129 i tavoli di confronto e gli accordi

fatti sono stati delegati allo SPI dalla confederazione in rappresentanza di tutta la CGIL.

Nei 12 Comuni più grandi e nella discussione sui piani di zona la contrattazione è stata affrontata congiuntamente da

CDLT e SPI.

0,8

13,8

10,4

17,4

40,3

17,3

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

40

225.193

25,68 28,37

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

Page 177: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

177

ELENCO DETTAGLIATO COMUNI

COMUNE Lettere

inviate

Incontri

sollecitati

Incontri

fatti

Protocolli

firmati In data Distretto

Agra 1 1 1 1 07/10/2013 Luino

Albizzate 1 1 Gallarate

Angera 1 1 Sesto Calende

Arcisate 1 1 1 Valceresio

Arsago Seprio 1 1 1 Somma Lombardo

Azzate 1 1 Azzate

Azzio 1 Besozzo

Barasso 1 1 1 Varese

Bardello 1 1 Besozzo

Bedero Valcuvia 1 Luino

Besano 1 1 Valceresio

Besnate 1 1 Gallarate

Besozzo 1 1 1 Besozzo

Biandronno 1 1 Besozzo

Bisuschio 1 1 1 1 26/10/2013 Valceresio

Bodio Lomnago 1 1 1 1 08/05/2013 Varese

Brebbia 1 1 Besozzo

Bregano 1 Besozzo

Brenta 1 1 Besozzo

Brezzo di Bedero 1 1 1 1 10/10/2013 Luino

Brinzio 1 Varese

Brissago Valtravaglia 1 1 1 1 01/10/2013 Luino

Brunello 1 1 Azzate

Brusimpiano 1 1 Valceresio

Buguggiate 1 1 Azzate

Busto Arsizio 1 1 Busto Arsizio

Cadegliano Vicon. 1 1 1 1 12/07/2013 Luino

Cadrezzate 1 Sesto Calende

Cairate 1 1 Gallarate

Cantello 1 1 Valceresio

Caravate 1 1 1 Besozzo

Cardano al Campo 1 1 1 Somma Lombardo

Carnago 1 1 Azzate

Caronno Pertusella 1 1 1 1 04/06/2013 Saronno

Caronno Varesino 1 1 1 1 22/10/2013 Azzate

Casale Litta 1 1 Azzate

Casalzuigno 1 Besozzo

Casciago 1 1 1 1 09/09/2013 Varese

Casorate Sempione 1 1 1 1 16/03/2013 Somma Lombardo

Cassano Magnago 1 1 Gallarate

Cassano Valcuvia 1 Besozzo

Page 178: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

178

COMUNE Lettere

inviate

Incontri

sollecitati

Incontri

fatti

Protocolli

firmati In data Distretto

Castel Cabiaglio 1 Besozzo

Castellanza 1 1 1 Castellanza

Castelseprio 1 1 Tradate

Castelveccana 1 1 1 1 08/10/2013 Luino

Castiglione Olona 1 1 Tradate

Castronno 1 1 1 1 24/10/2013 Azzate

Cavaria 1 1 Gallarate

Cazzago Brabbia 1 Varese

Cislago 1 1 1 1 10/07/2013 Saronno

Cittiglio 1 1 Besozzo

Clivio 1 1 Valceresio

Cocquio Trevisago 1 Besozzo

Comabbio 1 Sesto Calende

Comerio 1 1 2 1 16/07/2013 Varese

Cremenaga 1 1 1 1 21/11/2013 Luino

Crosio della Valle 1 1 1 1 21/10/2013 Azzate

Cuasso al Monte 1 1 Valceresio

Cugliate Fabiasco 1 Luino

Cunardo 1 1 1 1 16/07/2013 Luino

Curiglia 1 Luino

Cuveglio 1 Besozzo

Cuvio 1 Besozzo

Daverio 1 1 1 Azzate

Dumenza 1 1 1 1 02/05/2013 Luino

Duno 1 Besozzo

Fagnano Olona 1 1 Castellanza

Ferno 1 1 Somma Lombardo

Ferrera di Varese 1 Besozzo

Gallarate 1 1 Gallarate

Galliate Lombardo 1 1 1 Varese

Gavirate 1 1 Besozzo

Gazzada Schianno 1 1 Azzate

Gemonio 1 Besozzo

Gerenzano 1 1 1 1 02/12/2013 Saronno

Germignaga 1 1 1 1 28/10/2013 Luino

Golasecca 1 Somma Lombardo

Gorla Maggiore 1 Castellanza

Gorla Minore 1 1 2 1 15/10/2013 Castellanza

Gornate Olona 1 Tradate

Grantola 1 1 1 1 19/11/2013 Luino

Inarzo 1 Varese

Induno Olona 1 1 1 Valceresio

Ispra 1 1 1 1 24/05/2013 Sesto Calende

Jerago con Orago 1 Gallarate

Lavena Ponte Tresa 1 1 1 1 21/05/2013 Luino

Laveno Mombello 1 1 Besozzo

Leggiuno 1 1 Besozzo

Lonate Ceppino 1 Tradate

Lonate Pozzolo 1 1 1 1 16/10/2013 Somma Lombardo

Page 179: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

179

COMUNE Lettere

inviate

Incontri

sollecitati

Incontri

fatti

Protocolli

firmati In data Distretto

Lozza 1 1 1 Varese

Luino 1 1 1 1 19/11/2013 Luino

Luvinate 1 1 1 1 02/08/2013 Varese

Maccagno 1 1 1 1 15/11/2013 Luino

Malgesso 1 Besozzo

Malnate 1 1 1 1 25/09/2013 Varese

Marchirolo 1 1 1 1 26/10/2013 Luino

Marnate 1 1 Castellanza

Marzio 1 Luino

Masciago Primo 1 Besozzo

Mercallo 1 1 1 1 31/07/2013 Sesto Calende

Mesenzana 1 1 1 1 24/10/2013 Luino

Montegrino Valtrav. 1 Luino

Monvalle 1 Besozzo

Morazzone 1 1 Azzate

Mornago 1 1 Azzate

Oggiona S. Stefano 1 Gallarate

Olgiate Olona 1 1 1 Castellanza

Origgio 1 1 1 Saronno

Orino 1 Besozzo

Osmate 1 Sesto Calende

Pino Lago Maggiore 1 Luino

Porto Ceresio 1 1 1 1 16/11/2013 Valceresio

Portovaltravaglia 1 1 1 1 14/06/2013 Luino

Rancio Valcuvia 1 Besozzo

Ranco 1 1 1 1 24/06/2013 Sesto Calende

Saltrio 1 1 Valceresio

Samarate 1 1 Gallarate

Sangiano 1 Besozzo

Saronno 1 1 1 1 20/06/2013 Saronno

Sesto Calende 1 1 Sesto Calende

Solbiate Arno 1 Gallarate

Solbiate Olona 1 Castellanza

Somma Lombardo 1 1 Somma Lombardo

Sumirago 1 1 1 Azzate

Taino 1 Sesto Calende

Ternate 1 Sesto Calende

Tradate 1 1 Tradate

Travedona Monate 1 Sesto Calende

Tronzano Lago Mag. 1 Luino

Uboldo 1 1 1 1 15/04/2013 Saronno

Valganna 1 1 1 1 26/112013 Luino

Varano Borghi 1 1 1 1 31/07/2013 Sesto Calende

Varese 1 1 Varese

Vedano Olona 1 1 Tradate

Veddasca 1 Luino

Venegono Inferiore 1 Tradate

Venegono Superiore 1 Tradate

Vergiate 1 1 1 1 25/06/2013 Sesto Calende

Viggiù 1 1 Valceresio

Vizzola Ticino 1 1 1 Somma Lombardo

Page 180: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

180

Nell’ultimo anno abbiamo consolidato e migliorato la contrattazione sociale anche in presenza di difficoltà dei comuni

derivanti da mancanza di risorse.

Un limite della nostra azione è quello di non aver fatto vivere compiutamente e consapevolmente all’intera

confederazione e tantomeno ai lavoratori il valore della contrattazione sociale, non riuscendo a trasmettere e

valorizzare i risultati ottenuti sul versante del sostegno sociale verso i lavoratori e cittadini. Gli unici che hanno

coinvolto i loro rappresentati sono stati i pensionati attraverso gli attivi di lega dove sono state presentate le

piattaforme e i risultati degli accordi sottoscritti.

A livello territoriale opera un dipartimento confederale per la contrattazione sociale composto prioritariamente da

CDLT e SPI.

Esiste un dipartimento unitario territoriale sulla contrattazione sociale dove si costruisce una piattaforma unitaria da

presentare ai livelli istituzionali di riferimento per aprire i tavoli di confronto.

La piattaforma contiene le richieste delle OO.SS.; è flessibile ed elastica per permettere di presentare ai vari livelli

istituzionali richieste adeguate alle loro dimensioni e competenze.

Questa piattaforma è uno strumento essenziale nel confronto sui piani di zona ed ha contribuito ad evitare scelte

differenti di servizi ed interventi sociali tra distretti.

Estratto da documento unitario CGIL-CISL-UIL e SPI-FNP-UILP

VALUTAZIONI SULLA NEGOZIAZIONE SOCIALE 2012

La negoziazione sociale in provincia di Varese ha avuto nel 2012 un forte incremento, sia per quanto riguarda i dati

numerici (86 incontri e 64 verbali di incontro/accordo sottoscritti), sia per il quadro complesso e articolato che emerge

dalla verifica dei contenuti dell’attività negoziale. La diminuzione dei trasferimenti, la consistente riduzione dei vari

fondi sociali e, più in generale, la minore assegnazione di risorse da parte dello Stato, sono stati elementi di forte

criticità dei bilanci comunali e di conseguente difficoltà di negoziazione delle proposte sindacali in tema di welfare

locale.

Le priorità nei servizi sociali, evidenziate nella quasi totalità dei Comuni contattati, sono individuate nei servizi educativi

per l’infanzia, negli interventi per il diritto allo studio e per i servizi nell’area anziani, pur gestiti con soluzioni diverse.

Positive le risposte degli Amministratori locali alle proposte di ricerca di soluzioni per il sostegno al reddito delle famiglie

colpite dalla crisi occupazionale. Registrate soluzioni differenziate: fondi di solidarietà per l’erogazione di contributi

economici, progetti per il sostegno al reddito con convenzioni con cooperative sociali, progetti di micro credito, borse

lavoro attraverso il SIL.

Condivisa, dalla maggioranza degli Amministratori contattati, la proposta di interventi di recupero dell’evasione fiscale

e contributiva. Differenti i progetti attivati, con supporti informatici e gestiti con personale interno. L’incertezza degli

introiti e i tempi lunghi per la definizione dei benefici per i bilanci comunali, hanno determinato una scarsa adesione

alla proposta di vincolo di utilizzo per il settore sociale delle risorse recuperate.

Articolata la risposta degli Amministratori alle proposte relative agli interventi sulla fiscalità locale: l’incertezza delle

entrate tributarie ha determinato prudenza nell’introduzione della progressività, nella definizione della soglia di

esenzione comunale e nell’introduzione di tariffe differenziate per i servizi. Il timore di disequilibri di bilancio e i vincoli

del patto di stabilità hanno penalizzato anche gli Amministratori che, in linea di principio, hanno espresso condivisione

per le proposte sindacali.

Affermative la maggioranza delle risposte relative all’applicazione della normativa regionale sull’emergenza abitativa.

In una buona percentuale dei Comuni è stato approvato lo stanziamento di fondi integrativi comunali per compensare

il pesante abbassamento della soglia di accesso al fondo sostegno affitti, effettuato dalla Regione per il 2012, rispetto

agli anni precedenti.

Differenziate le forme di sostegno alle associazioni di volontariato operanti sul territorio a favore delle categorie fragili,

ma condivisa da un’alta percentuale di Amministratori la valutazione di un ritorno positivo per la comunità.

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181

Scarsa l’adesione alla proposta di realizzazione della carta dei servizi. La giustificazione legata ai costi di stampa e

distribuzione, in alcuni casi è stata superata con la pubblicazione sul sito del Comune di informazioni sui servizi erogati.

ORIENTAMENTI PER LA NEGOZIAZIONE SOCIALE 2013

Negoziazione per una fiscalità locale equa e sostenibile.

Le proposte del Sindacato sono orientate al sostegno alla legalità e alla lotta all’evasione fiscale per il recupero di

risorse da destinare alla promozione del welfare territoriale:

� adesione al protocollo regionale ANCI/Agenzia delle Entrate per il contrasto all’evasione fiscale; � richiesta di verifica procedure e di esito per i Comuni che hanno confermato l’adesione all’attività di

accertamento dei tributi erariali; � sollecita riscossione dei tributi locali; � progressività nella fiscalità locale (esenzione e agevolazioni a favore dei redditi da lavoro dipendente e

assimilato e da pensioni); � progressività nell’imposizione tariffaria, con particolare attenzione all’applicazione della Tares; il nuovo tributo

comunale richiederà una regolamentazione che preveda forme di agevolazione, basate sull’indicatore ISEE, per redditi bassi e situazioni sociali fragili, ma anche contenimento dei costi, correttivi e incentivi alla raccolta differenziata;

� monitoraggio sulla pressione fiscale e tariffaria a livello locale, gestione di agevolazioni e differenziazione delle aliquote IMU in ragione di classificazione catastale dell’immobile, regime d’uso e delle eventuali destinazioni contrattuali in locazione; agevolazioni per persone ricoverate in strutture residenziali;

� lotta a sprechi attraverso gestioni associate dei servizi ( mense scolastiche, servizi domiciliari, SAD, trasporti, rifiuti, ecc.) e economie di scala, responsabilità, trasparenza e snellimento dell’amministrazione generale;

� programmazione di interventi a livello comunale per emergenza abitativa, in mancanza di rifinanziamento del Fondo Sostegno Affitto nazionale e regionale;

� razionalizzazione della spesa pubblica impostata attraverso una politica finanziaria comunale che, pur tenendo conto dei vincoli del patto di stabilità, non penalizzi i servizi territoriali con ricadute negative sui cittadini, in un quadro socio economico non favorevole.

Negoziazione per prevenzione e sviluppo sostenibile.

Nell’ottica dell’integrazione delle politiche socio sanitarie, è auspicabile che si utilizzino le risorse straordinarie (UE,

altre) per migliorare la qualità della vita dei cittadini attraverso:

• iniziative di medicina attiva finalizzate alla promozione di corretti stili di vita e alla prevenzione della cronicità (educazione alla corretta alimentazione e corsi di ginnastica di mantenimento) con il coinvolgimento di medici di base e ASL;

• rafforzamento della coesione sociale, anche attraverso il sostegno di centri di aggregazione e di associazioni indirizzate a questo scopo; valorizzazione di politiche di integrazione dei nuovi cittadini;

• governo del territorio: abbattimento di barriere architettoniche (adeguamento alle norme vigenti in materia), creazione di aree e percorsi pedonali/ciclabili, luoghi di sosta e panchine; tutela ambientale e paesaggistica; recuperi edilizi dei centri storici degradati e interventi di recupero delle aree industriali dismesse, con progetti anche a carattere intercomunale;

• promozione della cultura, anche attraverso il sostegno di associazioni territoriali indirizzate a questo scopo; promozione del turismo sostenibile;

• valorizzazione dell’uso di fonti energetiche alternative e promozione della razionalizzazione dei consumi.

Negoziazione sociale partecipata

Uno strumento volto alla promozione dei diritti di cittadinanza, quale la negoziazione sociale, deve necessariamente

essere utilizzato con il coinvolgimento dei beneficiari, individuati nella generalità di cittadini e famiglie.

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182

La costruzione del bilancio sociale dovrebbe realizzarsi attraverso un percorso nell’ambito di politiche della

partecipazione con:

• rendicontazione sociale e bilancio partecipativo;

• governance allargata e coinvolgimento dei cittadini;

• applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale attraverso la partecipazione di organizzazioni con finalità sociale;

• sviluppo degli interventi di domiciliarità (nei confronti di anziani, disabili e minori) attraverso il potenziamento dei servizi alla persona che veda coinvolti tutti gli attori istituzionali (ASL, PdZ, medici di base, ospedali) producendo protocolli condivisi per il governo del sistema ( monitoraggio regolamenti RSA, controllo delle rette e qualità dell'assistenza, formazione assistenti familiari a livello distrettuale e servizi di sollievo per il lavoro informale dei familiari);

• creazione di una rete di trasporto sociale, in associazione tra più comuni e con la collaborazione di associazioni no profit, per favorire l'accesso ai servizi da parte di anziani e disabili;

• verifica della qualità dei servizi erogati attraverso la somministrazione sistematica di questionari di gradimento all’utente.

Al fine di rendere concreto il diritto di cittadinanza si evidenzia la necessità di un riorientamento verso politiche

integrate che associano obiettivi sociali e culturali con argomenti economici a favore dell’istruzione e della formazione

permanente:

progettare interventi per favorire la formazione permanente per dare dignità e protagonismo sociale ai cittadini di

tutte le età, influendo anche sulle possibilità di migliorare la qualità della vita e della coesione sociale.

<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<

VERBALE D’INTESA

• A seguito del confronto tra le parti, si procederà alla stesura di un verbale d’intesa, relativo agli accordi sottoscritti e agli interventi migliorativi concordati, definendo anche modalità e tempi per la verifica da attuare in corso d’anno.

• Al fine di realizzare al meglio gli obiettivi relativi a informazione e partecipazione richiamati nel presente documento, si richiede la diffusione e la pubblicizzazione a livello locale delle intese convenute e degli accordi e/o verbali sottoscritti.

E’ stato predisposto un modello tipo di verbale d’intesa e o verbale d’incontro

Il lavoro in prospettiva è quello di ragionare politicamente su come implementare la contrattazione sociale e

territoriale a partire dai contenuti. Analizzare la situazione esistente allo scopo di rafforzare l’azione sindacale su

questo versante allargando il confronto e il coinvolgimento diretto delle categorie a partire dalla FP. La grave crisi

economico sociale fa emergere con forza la necessità e l’utilità della contrattazione sociale e territoriale come

strumento per rispondere alle condizioni economiche e sociali che vivono i cittadini e i lavoratori.

E’ fondamentale consolidare la direzione in capo alla confederazione che deve assumere sempre più centralità nella

contrattazione sociale e territoriale vivendo questo ambito d’intervento sindacale come una priorità della sua azione.

Spetta alla confederazione guidare il confronto di merito su questi temi portando a sintesi ed ad unità d’azione i vari

ambiti d’intervento in merito a ragionamenti specifici sviluppati dalle categorie.

Ad esempio l’azione della contrattazione aziendale di welfare integrativo potrebbe essere portata all’interno di una

quadro d’interventi sul welfare territoriale a beneficio allargato dei cittadini etc..

L’azione che si vuole sviluppare in questa CDLT è quella del consolidamento e ampliamento del dipartimento sulla

contrattazione sociale e territoriale allargando la partecipazione alle categorie tutte, all’AUSER, e al sistema dei servizi

sindacali.

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183

Obbiettivo è rafforzare l’azione e la centralità del dipartimento contrattazione sociale, sviluppando analisi di merito

sul lavoro svolto e arricchendo di contenuti nuovi, adeguando alla nuova situazione sociale, la nostra azione

rivendicativa.

Fondamentale è il raccordo con la struttura regionale per un azione integrata e più sinergica soprattutto in relazione

alle ricadute territoriali degli accordi con la regione Lombardia che devono trovare i territori preparati a gestire.

Importante sviluppare corsi di formazione unitari rivolti agli operatori che svolgono contrattazione sociale così come

è avvenuto con i pensionati negli ultimi tempi. La platea dei soggetti da coinvolgere per l’azione di contrattazione deve

essere allargate a risorse umane provenienti dalla confederazione e dalle categorie.

Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

32 35

72

10 9

38

14 17

129

1 4

Contento accordi per GRUPPI

Contributi economici-

Agevolazioni tariffarie

Servizi domiciliari

Servizi assistenzali

territoriali

Servizi ricreativi culturali- Tempo libero

Servizi

residenziali

Relazioni Sindacali

Programmazione Diritti e informazione dei cittadini

Fiscalità locale Tariffe

Misure anticrisi

1

9

4

6

2

3

7

Acqua potabile Contributo affitto Rette RSA Interventi contro la

povertà estrema

Tarsu Buoni di servizio.

Assegni di cura. Borse

lavoro e di studio.

Prestiti d'onore.

Acquisto 1^ casa

giovani copie.

Contributo badanti

ISEE

1 Contributi economici- Agevolazioni tariffarie

Page 184: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

184

Adi Pasti a domicilio Sad

14

30

2 Servizi domiciliari

8

1

8

1

25

4

25

Altri servizi assistenziali territoriali-Sportello lavoro-Servizi

funerari-Carta d'argento-Cae acc.a donne maltrattate-…

Centro diurno integrato

Politiche giovanili: disagio givanile

Politiche giovanili: handicap

Politiche giovanili: nidi e scuole

Segretario sociale-Patronati-Servizio fiscale

Trasporto individuale

3 Servizi assistenziali territoriali

5

4

1

4 Servizi ricreativi culturali- Tempo libero

Centro diurno-

Sociale

Cultura-

Università della

terza età

Tempo libero-

Attività

motorie-Orti

Page 185: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

185

2

1

6

5 Servizi residenziali

Minialloggi-

Residenze

anziani-

RedidenzeRicoveri di

sollievo

RSA

8

2

4

8 Programmazione

Piano di zona territoriale

Piano socio assistenziale comunale-

Leggi di settore-Politiche giovanili-

Incidenza spesa sociale sul bilancio

Sostegno associazionismo-

Volontariato-Servizio civile-

lavoratori in mobilità

Carta dei servizi Informazione ai cittadini

5

12

9 Diritti e informazione dei cittadini

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186

25

33

29

12

30

10 Fiscalità locale

Addizionale Irpef

IMU

Patti antievasione

Soglia esenzione

addizionali

Tarsu

Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi

38

14

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

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187

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188

CDLT Ticino–Olona

E’ il territorio con il minor numero di comuni (50) distribuiti nella fascia media, da 3.000 a 20.0000 abitanti; in

quest’ambito si collocano 37 comuni sui 50 (74%), interessando circa il 66% della popolazione del comprensorio.

N° Comuni %

1 2,08

16,010

20,017

34,0

10

20,0

48,0

50

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

703

13.465

43.062

121.788

141.973

139.306

460.297

Abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

0,2 2,9

9,4

26,5

30,8

30,3

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

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189

N° Comuni %

2

20,0

3

30,0

3

30,0

2

20,0

10

100

Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

7.249

23.659

44.502

54.255

129.665

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

Totale

5,6

18,2

34,3

41,8

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Oltre 20.000

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190

Appunti emersi nell’incontro

La contrattazione sociale nel territorio della Camera della Lavoro del Ticino Olona risente prima di tutto della mancanza

di propri riferimenti istituzionali territoriali, essendo questo territorio nell’ambito della provincia di Milano, soggetto

all’influenza delle associazioni datoriali e/o istituzionali milanesi e della centralità e priorità dell’area Metropolitana

Milanese.

A ciò si aggiunge un comportamento frammentario e individuale dei singoli comuni della zona dove prevale un

atteggiamento di chiusura, anziché di collaborazione tra comuni come una crisi economica e finanziaria strutturale

avrebbe bisogno.

E’ necessario creare una nuova sinergia e collaborazione tra enti locali soprattutto nella gestione dei servizi; condizione

questa per realizzare efficienti e integrati interventi sociali, in un territorio, che in questi ultimi anni ha vissuto una

fase di trasformato dal manifatturiero-industriale a prevalenza servizi.

Per il 2014 è utile ricominciare a discutere e riattivare efficaci piani di zona che puntino a dare risposte omogenee tra

comuni, cogliendo tra l’altro l’opportunità che deriva dai tre accordi regionali appena sottoscritti come quelli sul fondo

famiglia –sul fondo nazionale per la non autosufficienza e quello sui criteri di utilizzo del fondo nazionale politiche

sociali, che destinano le intere risorse disponibili ai Comuni e alle Asl.

Per noi e fondamentale attivare momenti di confronto sia con l’ASL, che con l’Azienda Ospedaliera, con l’obbiettivo di

realizzare il decentramento territoriale dei servizi contribuendo a superare la centralità ospedaliera, dando così

maggiori risposte, più puntuali ed efficaci, all’esigenza di interventi socio-sanitari con servizi di assistenza e sostegno

anche post ospedaliero.

Tra i diversi interventi sociali necessari al territorio è importante inserire nella discussione la centralità dei servizi di

trasporto pubblico locale orizzontale tra comuni oggi inesistente se non per qualche estemporaneo servizio di un

singolo comune. Migliorando i collegamenti dei cittadini con servizi essenziali quali quelli verso ospedali, Asl, istituzioni

varie, scuole etc.

E' sempre più necessario aprire una riflessione dentro la confederazione per provare a costruire sinergie e ambiti

d’intervento tra CDLT e SPI e F.P. Comprensoriale attraverso la costituzione di un coordinamento.

La contrattazione sociale, nata dall’azione prioritaria dello Spi, attraverso l’esperienza della costituzione dei fondi si

solidarietà dei singoli comuni, per garantire, prioritariamente gli anziani, fondi autonomi delle singole amministrazioni

comunali rispetto ai fondi regionali e/o nazionali. I ruoli che vede oggi ampliato il suo campo d’azione, in quanto la

crisi, i fondi si sono prosciugati, la scarsità di risorse e le incertezze normative, sta assumendo sempre più una valenza

generale, divenendo, giustamente, l’asse politico strategico prioritario dell’intera CGIL.

10

129.665

28,17 20,00

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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191

Ovviamente queste politiche trovano riscontro e ottengono risultati concreti nei confronti con i comuni se si

sviluppano in un rapporto unitario con Cisl e Uil inviando a tutti i comuni piattaforme unitarie.

Per il valore che la Cgil dà alla contrattazione territoriale l'impegno risulta essere prevalente.

La presenza del confederale nella contrattazione sul territorio ha ampliato la visione del ruolo della contrattazione

territoriale, inserendo e coinvolgendo i comuni su argomenti non solo di servizi alla persona ma la generalità dei

problemi, (trasporti-sociali-sanitari-giovani-lavoro-pari opportunità-tempi lavoro tempi vita familiare-etc.) decisa dalla

confederazione insieme alle categorie, lo Spi risulta essere importante per la presenza e conoscenza del territorio.

Gli incontri si svolgono in quasi tutti i comuni, il nostro territorio ne comprende 50, nel 2013 ne abbiamo incontrati 30

con delegazioni composte da Cgil e Spi. E ovviamente anche Cisl Uil.

Il rapporto nel comprensorio tra CGIL E SPI è positivo e in questi ultimi anni è migliorato al fine che possiamo anche

essere interscambiabili sia negli incontri che per la firma.

L’anno in corso, la crisi ci ha messo nelle condizioni di svolgere incontri ma non in tutti ci sono state le condizioni per

fare accordi, in molti casi si sono fatti solo verbali d’incontro.

Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

13

56

2

7

2

20

1

6

Contenuto accordi per GRUPPI

Contributi economici-

Agevolazioni tariffarie

Servizi domiciliari Servizi Assistenzali

territoriali

Sicurezza Relazioni Sindacali Programmazione

Fiscalità locale Tariffe Misure anticrisi

Contributo affitto Rette RSA Tarsu Buoni di servizio.

Assegni di cura.

Borse lavoro e di

studio. Prestiti

d'onore. Acquisto 1^

casa giovani copie.

Contributo badanti

ISEE

3 3

1 1

5

1 Contributi economici- Agevolazioni tariffarie

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192

Pasti a domicilio Sad

2

3

2 Servizi domiciliari

Centro diurno

integrato

Politiche

giovanili: disagio

givanile

Politiche

giovanili:

handicap

Politiche

giovanili: nidi e

scuole

Trasporto

individuale

1 1 1

2

1

3 Servizi assistenziali territoriali

Barriere architettoniche Vigili di quartiere-Sicurezza

stradale-Consorzi fra comuni

0

2

6 Sicurezza

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193

0

2

0 0 0

8 Programmazione

Osservatorio- Consulta-Analisi dei

bisogni-Prevenzione-626-Formazione

badantiPiano di zona territoriale

Piano di zona unione comunali

Piano socio assistenziale comunale-

Leggi di settore-Politiche giovanili-

Incidenza spesa sociale sul bilancioSostegno associazionismo-

Volontariato-Servizio civile-

lavoratori in mobilità

5

7

4

410 Fiscalità locale

Addizionale Irpef

IMU

Patti antievasione

Soglia esenzione addizionali

Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi

7

1

6

7 Relazioni sindacali- 11 Tariffe- 12 Misure anticrisi

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194

CDLT Vallecamonica

Il comprensorio si colloca sul territorio di due province, Bergamo (22 comuni), Brescia (55 comuni); dei 77 comuni ben

65 hanno meno di 5.000 abitanti (circa 84,4%); non ha comuni superiori ai 20.000 abitanti. Circa il 57,6% della

popolazione è residente nei 65 comuni di cui sopra.

N° Comuni %

2026,0

29

37,7

1620,8

1114,3

1 1,3

77

100

Numero e percentuale comuni per dimensione

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Totale

12.944

52.685

62.318

78.307

15.603

221.857

Abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

Totale

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195

5,8

23,7

28,1

35,3

7,0

Percentuale abitanti per dimensione comuni

da 0 a 1.000

da 1.001 a 3.000

da 3.001 a 5.000

da 5.001 a 10.000

da 10.001 a 20.000

N° Comuni %

1

11,18

88,9

9

100

Comuni con accordo in numero e percentuale per dimensione

da 1.001 a 3.000

da 5.001 a 10.000

Totale

1.400

57.121

58.521

Abitanti con accordo per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 5.001 a

10.000

Totale

Page 196: A cura del coordinamento e dell’osservatorio regionale ... · 2013 2012 2011 2010 2009 2008 bg 222 1.031.592 96.168 8 22 16 17 5 0 68 bs 151 1.087.805 113.395 109 116 124 122 114

196

Appunti emersi nell’incontro

Il comprensorio Vallecamonica Sebino è dislocato su un territorio così suddiviso:

• Vallecamonica � Prov. Di BS; ASL di Vallecamonica; C.M. di Vallecamonica: unico distretto

• Sebino Bresciano � Prov. BS; ASL di BS; distretto sanitario 5: C.M. Sebino Bresciano che comprende solo alcuni

comuni della zona

• Sebino Bergamasco � Prov. Di BG; ASL di BG; distretto alto Sebino; distretto Basso sebino; C.M. dei laghi

bergamaschi comprende alto e basso sebino e la val Cavallina

Questa situazione mette in evidenza la necessità di coordinamento tra i diversi interlocutori istituzionali che

determinano le scelte e la disponibilità di risorse per i comuni, gli ambiti e i distretti sociosanitari, del

comprensorio del Sebino.

Una necessità di coordinamento è utile anche tra le diverse organizzazioni sindacali che operano nei

confronti delle due provincie di riferimento Bergamo e Brescia.

Per la Cgil sarebbe utile e opportuno sviluppare al massimo le sinergie tra le tre Camere del Lavoro (Brescia,

Bergamo e Valcamonica) sul terreno della contrattazione sociale per costruire linee di indirizzo non in

contrasto tra aree confinanti e con interlocutori istituzionali comuni.

La contrattazione sociale nel territorio si svolge da oltre 11 anni; lo SPI è uno dei principali protagonisti

insieme alla Cgil.

La condizione imprescindibile nello sviluppo della contrattazione è l’azione unitaria con Cisl e Uil.

2,4

97,6

Percentuale abitanti con accordo per dimensione comuni

da 1.001 a 3.000

da 5.001 a 10.000

9

58.521

26,38 11,69

Totale accordi e abitanti interessati + percentuale abitanti e comuni

Accordi

Cittadini

% Cittadini

% Comuni

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197

In Cgil è da tempo costituita una commissione sulla contrattazione sociale che ha il compito di coordinare e

sviluppare il confronto tra confederazione, Spi, Fp, categorie degli attivi e Servizi Cgil, in particolare, il servizio

migranti.

Si ritiene di rafforzare e rilanciare per il futuro il lavoro della commissione camerale ricercando una più attiva

partecipazione delle categorie dei lavoratori attivi per dare al lavoro della commissione maggiore incisività

e centralità nell’azione di contrattazione sociale sul territorio.

La commissione elabora un documento in merito alle linee di indirizzo della contrattazione sociale da

sottoporre al confronto con Cisl e Uil territoriale, per divenire ad una piattaforma unitaria da presentare ai

comuni, alle Asl, ai distretti e alle Comunità montane.

Linee indirizzo decise da Cgil-Cisl-Uil della Valcamonica per gli anni 2012 e 2013

A causa della grave crisi economica e sociale in atto, è sempre più diffusa la impossibilità di far fronte

singolarmente anche a necessità di vita fondamentali per se stessi e per la famiglia, e che pertanto sempre

più frequentemente i cittadini sono costretti a rivolgersi al Comune quale livello istituzionale più prossimo e

adeguato per ottenere aiuto a risolvere concretamente problemi individuali e collettivi.

A tutela ed a sostegno di queste situazione si rende quindi necessaria da parte del sindacato una azione che

generi una coerente ed il più possibile efficace attività di negoziazione-collaborazione con gli enti locali a

tutela delle condizioni di vita delle fasce più deboli ed esposte alla gravità della crisi.

L’azione sindacale deve quindi orientarsi a contrastare decisioni volte a ridimensionare il già insufficiente

livello di servizi dedicati alla protezione socio assistenziale in essere e a tutela dei diritti e della dignità delle

persone.

In particolare ci dobbiamo impegnare:

• al mantenimento delle risorse destinate dagli Enti locali al settore socio assistenziale;

• alla razionalizzazione e al miglioramento della qualità dei servizi;

• all’allargamento della possibilità di accesso ai servizi;

• al contenimento e omogeneizzazione della partecipazione alla spesa.

È quindi indispensabile ricercare un coerente ed costruttivo rapporto negoziale e di partecipazione con tutti

gli enti, a cominciare di Comuni, ai quali, ai sensi della legge 328/2000, è assegnata la competenza per la

programmazione e la erogazione dei servizi.

A questo proposito la nostra azione negoziale è indirizzata a:

1. mantenere e continuare le attività di negoziazione in essere; 2. estendere la negoziazione a tutti gli enti titolari della programmazione e erogazione dei servizi; 3. mantenere, migliorare, razionalizzare il livello e la qualità dei servizi e la destinazione finanziaria per

attuarli.

Al fine di uniformare l‘azione negoziale sul territorio si definiscono i seguenti orientamenti per la

contrattazione 2012:

A) Le priorità di interventi sociali sulla base dei seguenti criteri

• analisi delle situazioni di maggiore fragilità (reddito, non autosufficienza ... ) e collegamento degli interventi ai bisogni concreti;

• mantenimento di prestazioni e servizi sociali in termini di quantità e qualità, con particolare attenzione ai servizi alla persona, valutazione di spazi per l'adeguamento a nuovi o maggiori bisogni;

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198

• contenimento dei costi di compartecipazione, con particolare attenzione alle condizioni di reddito di anziani e famiglie di lavoratori colpiti dalla crisi;

• prevenzione delle situazioni di disagio estremo (es. sfratti) con la costituzione di fondi (distretto) e programmi di sostegno per i casi di perdita improvvisa di reddito;

B) le iniziative utili al reperimento di risorse per la spesa sociale

• interventi all'interno del bilancio con recupero di eventuali sprechi, riduzione/rinvio spese non necessarie, sollecita riscossione tributi locali;

• adesione al protocollo regionale ANCI/Agenzia delle Entrate per il contrasto all'evasione fiscale con l'impegno di finalizzare alla spesa sociale parte degli introiti derivanti dalla partecipazione all'attività di accertamento dei tributi erariali (33% delle maggiori somme riscosse al termine dell'accertamento tributario) stipulazione accordo con Agenzia delle Entrate;

• realizzazione di economie di scala con la programmazione di servizi in forma associata tra comuni - impegno a rafforzare l'iniziativa nei distretti anche con la destinazione di fondi.

Argomenti di merito del confronto con le Amministrazioni

� servizi socio assistenziali - integrazione socio sanitaria

assistenza domiciliare: rafforzamento domiciliarità - salvaguardia di tempi e qualità delle prestazioni - sostenibilità ed equità della spesa a carico degli utenti;

assistenza residenziale (RSA): controllo delle rette e monitoraggio dei regolamenti per la copertura delle rette;

assistenti familiari: servizi di sollievo per il lavoro informale dei familiari – formazione e albi "badanti" a livello distrettuale, sostegno alla regolarizzazione del rapporto di lavoro;

anagrafe delle persone fragili sole, promozione di relazioni di buon vicinato, coinvolgimento dell'associazionismo locale, spesa a domicilio;

integrazione servizi sociali e sanitari: il distretto socio-sanitario è il soggetto dell'accordo ASL/Comuni per l'integrazione, peraltro penalizzata dai tagli di risorse a tutti i livelli - la coesione e l'impegno dei Comuni nell'ambito distrettuale sono il presupposto indispensabile per il funzionamento dei servizi.

� sostegno al reddito

contributi per spese sanitarie ed utenze domestiche: caratterizzano la maggior parte degli accordi vigenti - la funzione di tali interventi, nel contrasto all'esclusione da diritti e beni fondamentali, è tuttora di attualità compatibilmente con la tenuta dei servizi socio-assistenziali più necessari;

fondo di solidarietà anti-crisi; politiche di controllo e contenimento dei prezzi per i generi di prima necessità (convenzioni,

promozione di vendite dirette dei produttori ... ) equità e sostenibilità di tributi, tariffe, rette e compartecipazione al costo dei servizi - sospensione

e/o adeguamenti per famiglie colpite da crisi occupazionale e di reddito; addizionale Irpef: è da considerare una misura iniqua perché colpisce quasi esclusivamente

lavoratori dipendenti e pensionati; ove istituita, è necessario puntare ad una soglia di esenzione almeno fino a 15.000 € e ad una progressività con aliquote minime per gli scaglioni di reddito nei quali ricadono maggiormente lavoratori e pensionati - utile valutare le conseguenze sui redditi, l'effettiva utilità dell'impatto sulle entrate e relativa destinazione.

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199

� politiche abitative

valorizzazione del "Fondo Sostegno Affitto": informazione, assistenza, incremento della quota di contributo comunale (il fondo nazionale è stato pesantemente tagliato, importante condividere richiesta di reintegro) - iniziative specifiche verso i Comuni che non aderiscono al bando regionale, in collaborazione con sindacati inquilini;

soluzioni per l'emergenza sfratti in caso di "morosità incolpevole": alloggi di emergenza, fondi intercomunali di distretto, mediazione con la proprietà immobiliare;

edilizia residenziale: vincolo di quote per edilizia sociale/convenzionata e per alloggi da destinare alla locazione sociale/sostenibile.

� socializzazione, condizioni di vivibilità ambientale

valorizzazione dei centri sociali, attività culturali, di informazione, attività di mantenimento fisico, orti;

politiche di integrazione nuovi cittadini; trasporti sociali verso luoghi di cura e di socializzazione-reti sovracomunali; aree e percorsi pedonali/ciclabili, luoghi di sosta, panchine; abbattimento barriere architettoniche; tutela ambientale, paesaggistica-no alla cementificazione e lottizzazione aree di pregio per fare

cassa.

� sostegno allo sviluppo

politiche di sostegno allo sviluppo con particolare attenzione alla occupazione, al superamento del lavoro precario al lavoro femminile.

METODOLOGIA E PERCORSI

• l'analisi dei bilanci e dei piani socio assistenziali comunali è propedeutica alla fase di negoziazione;

• i tempi di definizione degli accordi devono essere compatibili con quelli dei bilanci comunali per incidere sulle decisioni di spesa;

• la titolarità della negoziazione è dei capi lega e dei referenti comunali in accordo con le confederazioni e li responsabili comprensoriali dello SPI, soprattutto nelle situazioni di difficoltà;

• obiettivi e piattaforme – sono definiti assieme ai referenti territoriali in collaborazione con responsabili di lega e confederali prodotti in forma scritta e illustrati in assemblee pubbliche o almeno nei direttivi di lega unitari;

• non possono essere accettati criteri discriminatori fondati sulla cittadinanza e/o sull'anzianità di residenza per l'accesso a benefici, agevolazioni, prestazioni socio-assistenziali;

• l'ISEE, quale strumento generale per la misurazione della condizione economica del nucleo familiare, deve avere modalità di applicazione omogenee, almeno a livello di distretto, con adeguamento al rialzo delle soglie più basse e livelli minimi non inferiori a 11-12 mila euro;

• attivazione di un collegamento dell'iniziativa sindacale tra negoziazione comunale e tavolo Anziani del Piano di Zona (rinnovo nel 2012);

• l'atto di sottoscrizione degli accordi richiede l'attenta verifica dei testi in merito alla chiarezza dei criteri di accesso e alla conseguente esigibilità delle prestazioni con particolare riguardo alla coerenza del contrasto alle discriminazioni;

• assemblee di presentazione pubblica degli accordi, valutazione di iniziative in caso di esito negativo del confronto o negazione del confronto.

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200

La contrattazione non finisce con la definizione dell'accordo, bisogna monitorare l'effettivo utilizzo degli

interventi e raccogliere i dati di consuntivo per conoscere il valore economico e sociale di ogni accordo.

Linee indirizzo unitarie per la NEGOZIAZIONE SOCIALE ANNO 2013

Richiamandoci all’accordo stipulato per gli anni 2011-2012 riteniamo opportuna la riconferma degli argomenti concordati e una puntuale verifica e valutazione relativamente all’accesso agli stessi da parte dei cittadini, procedendo se necessario ad appropriati adeguamenti.

� SUPPORTO SPESE FARMACEUTICHE E RIABILITATIVE � SUPPORTO SPESE PER UTENZE DOMESTICHE � TELEFONO D’ARGENTO � SERVIZI A DOMICILIO (ASSISTENZA DOMICILIARE, PASTI A DOMICILIO, TELESOCCORSO) � CONVENZIONI SOCIALI CON COMMERCIANTI ED ARTIGIANI � SUPPORTO ALLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’ ECONOMICHE CON VAUCHER O PICCOLI PRESTITI � METODO DI CALCOLO ISEEE E RISPETTIVE TABELLE � COORDINAMENTO DEL VOLONTARIATO SOCIALE � POLITICHE ABITATIVE PER FAMIGLIE BISOGNOSE

Oltre a quanto esposto vorremmo poter discutere in merito ad altri argomenti che, in base al principio della perequazione, potrebbero dare più respiro a chi è in difficoltà: APPLICAZIONE ADDIZIONALE COMUNALE IRPEF Si chiede di stabilire un’esenzione totale per redditi inferiori a 12.000 euro lordi Per il resto si ritiene opportuno praticare aliquote progressive in base al reddito partendo da un minimo di aliquota da comprendere fra il 2% ed il 4% raggiungendo l’aliquota massima consentita per redditi molto alti i modo da mantenere invariato il gettito complessivo. CONTRASTO ALL’EVASIONE FISCALE Siamo convinti che il mezzo più efficace per far fronte e mantenere gli impegni sociali sia un efficace contrasto all’evasione fiscale nel rispetto delle normative vigenti. PIANO DI ZONA COMPRENSORIALE Le leggi di stabilità impongono alle regioni tagli sostanziali sui trasferimenti ai comuni in materia di spese socio-assistenziali. E’ pertanto opportuno che tutti i comuni componenti il piano di zona condividano convintamente progetti comuni per accedere a finanziamenti specifici e per rendere omogenei i servizi in tutti i comuni e migliorare la fruizione e l’accessibilità. APPLICAZIONE ALIQUOTE IMU Verifica della possibilità, con invarianza del gettito per il comune, di diversa modulazione delle aliquote e detrazioni IMU in maniera da:

1. Favorire a. La residenza stabile (case di abitazione, comodato gratuito) b. Alloggi concessi in affitto ad equo canone o concordato c. Alloggi appartenenti da persone ricoverate

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201

2. Contrastare: a. Fenomeno degli alloggi sfitti (ad eccezione di quelli appartenenti a cittadini domiciliati o residenti

altrove per motivi di lavoro e proprietari del solo alloggio ubicato nel comune. b. Fenomeno delle seconde case c. Aree fabbricabili (a fini meramente speculativi)

Ai tavoli di confronto la delegazione è confederale e dello Spi.

La firma degli accordo e o verbali d’incontro è sia della cdl che dello Spi.

L’accordo più rilevante è quello che si e realizzato in Valcamonica che ha visto la sottoscrizione di un

Protocollo di Animazione Sociale tra L’A- la Comunità Montana – la Conferenza dei sindaci-L’ATSP le OOSS e

il terzo settore per sviluppare i servizi di domiciliarità in favore delle persone fragili e anziane facendo leva

sull’apertura delle RSA al Territorio con il coinvolgimento attivo del volontariato. Questo accordo ha

coinvolto le 14 case di riposo attraverso un azione capillare d’incontri con le singole case di riposo,

successivamente, abbiamo incontrato L’ASL, la Comunità Montana i sindaci dei comuni, l’ATSP e la

rappresentanza del Terzo settore.

L’accordo agisce nel tentativo di sviluppare i servizi di domiciliarità e nel contempo puntare a fare assumere

alle RSA una maggiore competenza e appropriatezza su alcune competenze di ordine socio-sanitario che se

remunerate maggiormente, rispetto a quanto percepiscono sulla residenzialità, possono permettere di

sostenere in termini strutturali i servizi di domiciliarità che si realizzano con la loro disponibilità ad aprirsi al

territorio. Siamo anche in presenza di una crisi che fa emergere il fenomeno del ritiro degli anziani dalle Rsa;

l’eccessivo costo delle rette e la pesante crisi economica, con la conseguente perdita di lavoro, impone alle

famiglie coinvolte, di riportare l’anziano sotto le proprie cure. L’obbiettivo a cui si sta lavorando è la

costruzione di un unico organismo che raccoglie le 14 case di riposo per ridare efficienza e efficacia a questo

servizio producendo economie di scale che permettano di non fare lievitare le rette senza abbassare la

qualità del servizio offerto.

Con Asl e comunità montana è maturata la consapevolezza che gli interventi economici nei piani di zona non

sono da considerare un semplice costo dei servizi ma bensì un investimento sociale di crescita del territorio.

Questa nostra attività è stata sottoposta all’attenzione della Regione Lombardia per chiedere un diretto

coinvolgimento. Abbiamo avuto un accoglienza favorevole da parte della regione che prevede interventi di

sostegno finanziario propri su progetti specifici dedicati nel nostro territorio. (RSA/CDI APERTI ) In particolare

lo sforzo di elaborazione è finalizzato a potenziare la domiciliarità e l’assistenza domiciliare per gli anziani e

le persone fragili per limitare il fenomeno dei ricoveri impropri preso le strutture ospedaliere e per

scongiurare l’istituzionalizzazzione del ricovero presso le RSA .inoltre si punta a realizzare una forte

integrazione tra gli interventi sociali e assistenziali con le attività di ordine socio sanitarie al fine di meglio

definire una azione di sistema che veda operare in modo sinergico tutte le strutture e seppure nelle diverse

competenze gli operatori e le strutture ( Assistenti Sociali –ASL e ATSP) si stanno impegnando

comunemente a realizzare e rafforzare l’integrazione e l’azione a livello territoriale

Nel Sebino bresciano, la contrattazione iniziata 11 anni fa si è estesa su tutto il territorio. Gli incontri si

tengono con tutti gli undici comuni della zona anche se non tutti si concretizzano con accordi e si svolgono

unitariamente con CISL e UIL.

Gli accordi contengono l’esplicito riconoscimento delle OO.SS. quali interlocutori attendibili e come soggetti

fondamentali per le attività grande interesse sociale e di volontariato che svolgono.

Gli argomenti preventivamente concordati con CISL e UIL, vengono nei confronti con gli enti e tendono a

mantenere o migliorare servizi sociali in essere, a conseguire omogeneità di erogazione, di accesso ai servizi

e di partecipazione alla spesa, nonché a favorire sinergie e razionalizzazione. Tra gli argomenti affrontati

sono presenti anche temi di carattere generale come tributi locali, lotta all’evasione fiscale, aiuti ai più

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202

disagiati, gestione del territorio. Agli incontri è sempre presente un attivista CGIL del comune che sottoscrive

l’accordo.

In questi ultimi tempi si sta cercando a livello unitario di realizzare un maggiore coinvolgimento dei cittadini

sia nella definizione delle piattaforme che sugli accordi che si vanno a sottoscrivere.

Nelle delegazioni trattanti con i singoli comuni c’è sempre un rappresentante dei pensionati del comune.

Un risultato ottenuto nei nostri comuni è stato quello di non avere riduzioni di risorse a bilancio sui servizi

sociali nonostante i tagli centrali.

Non c’è periodicità temporale fissa nel sviluppare l’azione di contrattazione ma a seconda della disponibilità

dei comuni si aprono tavoli e si fanno accordo finalizzati a conseguire risultai concreti in sostegno ai cittadini,

alle famiglie di pensionati e dei lavoratori.

Diversi comuni firmano gli accordi ma non danno seguito alla loro realizzazione, altri producono delibere

applicative concrete.

In questi anni con il costante sviluppo della contrattazione sociale si è ottenuto il riconoscimento pieno della

nostra azione di rappresentanza sociale territoriale.

In attuazione agli accordi regionali sulle risorse decentrate agli ambiti territoriali, del fondo non

autosufficienza, fondo famiglie e fondo politiche sociali, si è inviata una lettera all’ assemblea dei sindaci con

le nostre proposte da recepire in un accordo applicativo sull’utilizzo dei fondi decentrati con l’obbiettivo di

predisporre interventi integrati mirati.

Nell’azione della contrattazione rileviamo la necessità di costruire una maggior integrazione e

coordinamento tra i vari livelli istituzionali a partire dai comuni per riuscire a sviluppare un azione di indirizzo

e di razionalizzazione degli interventi meno dispersiva e poco incisiva rispetto alle problematiche sociali che

si vivono nel nostro territorio.

Alcuni spunti e idee per la definizione delle linee di indirizzo regionali sulla contrattazione sociale.

Prioritariamente sarebbe utile avere un vademecum di merito per contribuire alla costruzione delle

piattaforme territoriali.

Le linee devono essere definite entro il mese di giugno di ogni anno per dare modo ai territori di integrarle

con le specificità proprie.

Per quanto riguarda la non autosufficienza, perché non dare vita ad un fondo aggiuntivo di solidarietà in cui

i cittadini versano i loro contributi oltre agli enti morali e alle aziende con gli accordi di welfare integrativo?

Servo uno strumento di sostegno per l’esigibilità degli accordi a partire da quelli regionali che vengono

disattesi a livello territoriale dalle istituzioni locali.

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203

Contenuti contrattazione sociale territoriale (fonte data base Spi)

21

12

21

31

9 10

3

24

3

Contenuto accordi per GRUPPI

Contributi economici-

Agevolazioni tariffarie

Servizi domiciliari Servizi assistenzali

territorialiServizi residenziali Sicurezza Relazioni sindacali

Programmazione Diritti e informazione dei cittadini Fiscalità locale

Misure anticrisi

2

1 1

2

3

1

4

2

4

1

1 Contributi economici- Agevolazioni tariffarie

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204

3

2

3

4

2 Servizi domiciliari

Altri servizi domiciliari:

consegna certificati e analisi

a domicilio-Filo d'argentoPasti a domicilio

Sad

Telesoccorso

4

1

2

1

5

1

4

3

3 Servizi assistenziali territoriali

0 0 0

2

0

1

5 Servizi residenziali

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Barriere

architettoniche

Vigili di quartiere-

Sicurezza stradale-

Consorzi fra comuni

0

1

6 Sicurezza

0

5

0 0

5

8 Programmazione

Carta dei servizi Informazione ai cittadini

0

3

9 Diritti e informazione dei cittadini

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206

6

65

4

3

10 Fiscalità locale

Addizionale Irpef

IMU

Patti antievasione

Soglia esenzione

addizionali

Tarsu

Relazioni Sindacali Tariffe Misure anticrisi

9

0

3

7 Relazioni sindacali-11 Tariffe-12 Misure anticrisi

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207

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208

Indice e note

Struttura da pagina a pagina

LOMBARDIA 1 21

BERGAMO 23 31

BRESCIA 33 50

COMO 51 60

CREMONA 61 73

LECCO 75 84

LODI 85 86

MANTOVA 87 100

MILANO 101 132

MONZA BRIANZA 133 155

PAVIA 157 165

SONDRIO 167 172

VARESE 173 185

TICINO OLONA 187 192

VALLECAMONICA 193 205

INDICE E NOTE 207 210

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Alcune brevi note per semplificare la lettura del documento:

1. Per quanto attiene alla parte scritta, quella con carattere normale è il resoconto degli incontri con i responsabili territoriali; mentre la parte in corsivo è presa direttamente da documenti elaborati nei singoli comprensori.

2. Le fonti dei dati utilizzati per l’elaborazione dei grafici sono: � i dati relativi alla composizione numerica (comuni e abitanti) sono tratti dal sito

www.comuniitaliani.it

� i dati relativi ai due grafici di pagina 11 (tab. 1 e tab. 2) sono tratti dal sito dell’Osservatorio Nazionale Contrattazione Sociale (Ires-Cgil)

� il resto dei dati relativi alla contrattazione territoriale sono tratti dal data base SPI-FNP-UILP Lombardia

Per aiutare la lettura dei grafici di seguito riportiamo lo schema di classificazione degli accordi, tratti dal data base

Spi-Fnp-Uilp, in quanto i titoli molto lunghi a volte vengono tagliati.

1. Contributi economici – Agevolazioni tariffarie

• Acqua potabile

• Buoni servizio-Assegni di cura-Borse lavoro e di studio-Prestiti d’onore-Acquisto 1^ casa per giovani

copie-Contributo badanti

• Contributo sull’affitto

• Energia elettrica

• Interventi contro la povertà estrema

• Isee

• Reddito minimo d’inserimento-Minimo vitale

• Rette Rsa

• Rimborso ticket sanitari e farmaceutici

• Riscaldamento

• Sostegno al reddito

• Tariffe servizi alla persona-Minori-Scuola-Mense

• Tarsu

• Trasporti

2. Servizi domiciliari

• Adi

• Altri servizi domiciliari-Consegna certificati e analisi a domicilio-Filo d’argento

• Pasti a domicilio

• Sad

• Telesoccorso

• Voucher

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3. Servizi assistenziali territoriali

• Altri servizi assistenziali territoriali-Sportello lavoro-Servizi funerari-Carta d’argento-Case accoglienza

donne maltrattate-Immigrati

• Centro diurno integrato

• Politiche giovanili: disagio giovanile

• Politiche giovanili: handicap

• Politiche giovanili: nidi e scuola

• Presa in carico soggetti deboli

• Segretario sociale-Patronati-Servizio fiscale

• Trasporto individuale

4. Servizi ricreativi culturali tempo libero

• Centro diurno/sociale

• Cultura-Università della terza età

• Cure termali-Soggiorni climatici

• Tempo libero-Attività motorie-Orti

5. Servizi residenziali

• Case protette-CSE

• Comunità alloggio

• Investimenti per servizi

• Minialloggi-Residenze anziani-Residenza

• Ricoveri di sollievo

• Rsa

6. Sicurezza

• Barriere architettoniche

• Vigili di quartiere-Sicurezza stradale-Consorzi fra comuni

7. Relazioni sindacali

• Attuazione dell’accordo-Verifica-Informazione

8. Programmazione

• Osservatorio, consulta-Analisi dei bisogni-Prevenzione-626-Formazione badanti

• Piani di zona territoriali

• Piani di zona unione comunali

• Piano socio assistenziale locale-Leggi di settore-Politiche giovanili-Incidenza spesa sociale sul bilancio

• Sostegno associazionismo-Volontariato-Servizio civile-Lavoratori in mobilità

9. Diritti e informazione dei cittadini

• Carta dei servizi

• Informazione ai cittadini

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10. Fiscalità locale

• Addizionale Irpef

• Ici aliquote

• Ici detrazioni

• Imu

• Patti anti evasione

• Soglia esenzione addizionali

• Tarsu

11. Tariffe

• Blocco tasse e tariffe

12. Misure anticrisi

• Interventi di sostegno al reddito