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Anno VIII - n. 29 - Marzo 2009 - Periodico Trimestrale - Spedizione in A.P. - 70% - Bergamo - c/c 16386245 29 29

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“Se vuoi un anno di prosperità, fai crescere il grano

Se vuoi dieci anni di prosperità, fai crescere gli alberi

Se vuoi cent’anni di prosperità,fai crescere le persone.”

Ringraziamo le aziendeche con il loro contributoci permettono di cresceregiorno per giorno e porta-re avanti iniziative comequesto giornale.

Stucchi

EDITORIALE 3“Prevenire ... quando?”Angelo Frigerio

SPAZIO SCIENTIFICO 4“sapere è prevenire”Mara Ghilardi

SPAZIO ASSOCIAZIONE 6“Dalla Vostra parte”

SPAZIO ASSOCIAZIONE 7“7^ Edizione delPremioLetterario”. La serata

Marco CremonesiLudovico BertulessiSPAZIO TECNICO 8“Guarite ma belle”Mario Giovilli

SPAZIO CULTURA 10“Il mio momdo”Maria Rosa Aloardi

SPAZIO PSICOLOGICO 12“Per un futuro sempre migliore”Luisa Bonetti

INTERVISTA A.. 14“Don Gino Rigoldi”Michela Colombo

SPAZIO ARTISTICO 16“I vincitori del Premio Letterario”Prima parte “Le Poesie”

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SOMMARIO

COMITATO SCIENTIFICOBarni Sandro Bonetti Luisa Cremonesi Marco Cabiddu Mary Petrelli Fausto

COMITATO Dl REDAZIONEBonetti Luisa Barni Sandro Ceriani VandaCabiddu MaryOlejnik Kristina

DIRETTORE RESPONSABILEFrigerio Angelo

VICEDIRETTORECremonesi Marco

SEGRETERIAFrigerio Enrico Tel. 0363-314151 Fax 0363-314121 [email protected]

PROGETTO GRAFICOStudio Origgi Via Mac Mahon, 78 - 20155 MILANO

STAMPATipocarto Via L. D a Vinci - 24043 Caravaggio (Bg)

EDITOREAssociazione “Amici di Gabry” ONLUSVia Matteotti, 125 - 24045 Fara G. d’Adda (Bg)

N. AUTORIZZAZIONE 34Del 06 Luglio 2001 Tribunale di Bergamo

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PREVENIRE…QUANDO ?

La promozione della diagnosi precoce figura tra gli obiettividella nostra associazione quale migliore arma a disposizionedelle donne per combattere il tumore al seno. Abbiamo profusograndi energie in questo progetto con tante iniziative che spes-so, anche nell’ultimo editoriale, abbiamo sottolineato e ricorda-to ai nostri lettori, però anche questo lavoro effettuato mi portaa riflettere ed a puntualizzare alcune considerazioni.In primis la sinergia oramai consolidata tra la nostra attività equella dei medici dell’oncologia del nostro ospedale. E’ come seoramai fosse una ricorrenza mensile ma le richieste da parte diassociazioni ed istituzioni del territorio per gli interventi delDott.Cremonesi e dalla Dott.ssa Ghilardi si intensificano e siste-maticamente essi rispondono con l’entusiasmo e la tenacia chesolo chi ci crede può mettere in campo, e noi al loro fianco per-ché in questa veste sono volontari come noi dell’AssociazioneAmici di Gabry.In questi dieci anni di attività ho visto poi crescere i risultati e lacultura scaturita dalla nostra presenza, sia con questo giornaleche con i continui messaggi sul tema prevenzione: attenzione,non penso che sia risolto il problema e che noi possiamo esse-re la soluzione allo stesso, però la sensazione palpabile di averinciso sullo zoccolo duro è oramai un dato di fatto e nella nostrazona (compreso quella di Romano) “Amici di Gabry” vuol direpensare che esiste una grave malattia ma anche che c’è chipotrebbe esserti vicino in tutte le sue fasi. Lo dico perché quo-tidianamente vengo avvicinato da qualcheduno che ha avuto unproblema oncologico in famiglia, che ha partecipato agli scree-ning, che ha letto la rivista prelevata in farmacia, che ha capitoche insabbiare la testa non è efficace ma ha conosciuto l’asso-ciazione nella sua attività semplice e concreta e ne parla comese fosse oramai una risorsa del territorio.Questo mi fa veramente pensare che il lavoro svolto sia statoesaustivo, ma mi sono anche chiesto se la qualità di questointervento sia stato effettivamente all’altezza di quanto richie-stoci. Penso proprio di sì perché in tema di prevenzione siamosempre stati trasparenti e corretti evidenziando che diagnosiprecoce non significa garanzia di non ammalarsi: significa esse-re responsabili della propria salute conoscendo quali sono i pro-blemi e le risorse per evitarli o tentare di risolverli.Siamo sicuri di aver partecipato concretamente a sostenerestrutture che tecnicamente sono all’avanguardia e che comun-que sono preparate nell’affrontare i vari momenti del problemaoncologico, sia in tema di indagine che di cura. Siamo altresìcerti di aver dato uniformità di messaggi sui comportamenti chebisogna tenere nei confronti della diagnosi precoce, basati suevidenza scientifica e non su opinioni.Concludo però anche evidenziando alcuni lati dove dovremoessere più stimolanti e critici verso il sistema: come incidereconcretamente, in tema di tumore al seno, nella fascia di età 40-49 anni? Non è forse tempo di abbassare a questa età il pro-gramma di screening?Scusate lo sfogo, ma mi sembra un grande obiettivo da perse-guire.

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Angelo FrigerioDirettore responsabile.Presidente della associazione “Amici di Gabry”

ASSOCIAZIONEAMICI DI GABRYTel. e Fax 0363 305153e-mail: [email protected]

CHI INCONTRATE?Donne disponibili all'ascoltoMedicoSpecialisti del settore: Oncologo,Senologo, Esperti di Medicina AlternativaPsicologo

DOVE SIAMO"Associazione Amici di Gabry"V.le Oriano, 2024047 Treviglio (BG)

ORARI APERTURA SEDELa segreteria dell’associazione é aperta dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 11.30

COLLABORAZIONESe diventi socio/a sostenitore, anchecon un piccolo contributo, potenzierai il progetto che coinvolge ognuno di noi.

ASSOCIAZIONE "AMICI DI GABRY"ONLUSSede legale:Via Matteotti 12524045 Fara d’AddaP.I.: 02645050168c/c bancario 210230/31c/o Credito Cooperativo di TreviglioABI 08899 - CAB 53643c/c postale 16386245

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fare, direte voi a trovare il tempo tra illavoro, la casa, i figli e tutto il resto..?per chi non può regolarmente segui-re un'attività sportiva bastano pochistratagemmi: evitate gli ascensori mausate le scale, passeggiate a passospedito (spedito vuol dire che viviene un po' di fiatone...) almenomezz'ora al giorno e il gioco è fatto..

2) stop al fumo: attivo o passivo chesia. Ragazzi, fate smettere i vostrigenitori, dopo aver smesso voi stes-si.

3) limitazione dell'abuso di alcol: unbicchiere di vino ai pasti è concesso,possibilmente buono.

4) alimentazione ricca di frutta e ver-dura: ormai non ci sono più dubbi, laricerca ha dimostrato che possiamoprevenire 3 casi di tumore su 10facendo attenzione agli alimenti chemettiamo nel piatto! La sapete tutti laregola del Cinque? ….dovremmomangiare cinque porzioni al giornotra frutta e verdura ...vi sembrerà dif-ficile ma se pensate che la giornatapuò iniziare con una spremuta, ametà mattina e a merenda si puòintrodurre un frutto, a pranzo e acena un contorno di verdura e ilnumero cinque verrà magicamenteraggiunto! Cosa mangiare vi chiede-rete… Frutta e verdura di stagione epossibilmente appena colta! Questoè in teoria il modo migliore di consu-mare la frutta e la verdura in quantogarantisce che il potenziale dinutrienti in essi contenuti sia massi-mo. Infatti, dal momento della raccol-ta, il contenuto di vitamine inizia ine-sorabilmente a diminuire: più giornitrascorrono e meno nutrienti saranno disponibili. E allora visto che abbia-

el corso del tempo si è assisti-to ad un cambiamento nellaconcezione della salute: se

fino a qualche anno fa' venivano con-siderate importanti le scoperte dellamedicina da una parte e i rischiambientali dall'altra, oggi si è capitoche anche lo stile di vita gioca unruolo chiave per la buona salute.Infatti la singola persona può attuarecomportamenti atti a controllare i fat-tori di rischio(il fumo e l'alcol peresempio) e a perseguire uno stile divita sano (il movimento, l'alimenta-zione, il controllo dello stress). Vediamo allora poche e facili regoleda seguire quotidianamente:

1) controllo del peso corporeo : ilsovrappeso risulta correlato non soload una maggiore incidenza di malat-tie cardiovascolari ma anche all'in-sorgenza di alcuni tipi di tumore. Eallora facciamo movimento!…come

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mo la fortuna di vivere in campagnaapprofittiamo dell'orto di casa o diquello dell'amico per riempirci latavola di verdura e frutta fresca!

Come fare a far si che queste indica-zioni si trasformino in realtà?Semplice, per prima cosa non segui-re l'esempio di noi dottori che spessomangiamo male e di fretta (lo cono-scete quel proverbio "fate quel chedico ma non quel che faccio") e insecondo luogo iniziare a parlare diquesti argomenti nelle scuole dovesi spera le abitudini alimentari e com-portamentali possano essere ancoramodellate.

Lo sapete a che età si stima che inostri figli fumino la prima sigaret-ta?..12 anni …e quale tasso di alcolcircoli nel sangue dei nostri ragazzinelle loro serate ludiche? ..meglionon dirlo!

E' basandosi su questo pressuppo-sto che l’Associazione Amici di Gabrypromuove incontri nelle scuole dove inostri medici si rendono disponibili atrattare questi importanti temi ...ed èper lo stesso motivo che l'Associa-zione organizzerà nei vari Paesi dellaBergamasca una serata in cui si par-lerà di stili di vita da applicare perprevenire l’insorgenza di tumori e diautopalpazione......

Il progetto ha già preso avvio a FaraGera d’Adda paese che ha dato inatali alla nostra associazione evuole essere esteso ai comuni limi-trofi…. quindi ponete attenzione allelocandine che via via affiggeremo neivostri paesi… vi aspettiamo numero-si perchè crediamo che informaresignifichi prevenire e prevenire èvivere!

Mara Ghilardi Specialistain Oncologia MedicaAzienda OspedalieraTreviglio-Caravaggio

STAGIONE TEATRALE 2009 a sostegno del

PROGETTO DI ASSISTENZAPSICO-SOCIALE

al paziente oncologico:

Sabato 14 Marzo ore 21.00coro “Calicantus”

con “Voce e Musica” presso

Chiesetta Madonna dei campi,Brignano.

Sabato 4 Aprile ore 21.00 compagnia “Atipica teatrale

brignanese” con “Risate improvvisate”cinema oratorio zona ovest

Treviglio.

Venerdì 24 Aprile ore 21.00compagnia “Arzaghesi” con

“Chel de la che ghera al vent”cinema oratorio Caravaggio.

Sabato 16 Maggio ore 21.00compagnia “Carlo Bonfanti”

con “Cuntela so giusta” presso

salone Ex-scuole medie piazza Patrioti

Fara Gera D’Adda.

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Riportiamo qui di seguito una lettera arrivata in redazione:

“AUGURI”1) Caro DottoreE' sicuramente difficile farel'Oncologo,ma sappia che è altrettanto difficilefare l'ammalata,Buon Natale e Felice anno nuovo.

Firmata

“I MIEI GIOVEDI’ SPECIALI”

Esprimere i sentimenti è difficile, farli capire a chi ti sta vicino è ancora più difficile.E difficile rimane anche se si è chiamati a farlo con le parole scritte.Forse solo attraverso le parole più semplici riuscirò a dire ciò che provo nel dare“poco” e nel ricevere “molto”.Sono una volontaria dell’ Associazione “Amici di Gabry” e mi diverto a dipingeresulla porcellana insieme a Virginia, Francesca, Amedea, Elena e Barbara. Ci troviamo ogni giovedì alle 16 nella sede di viale Oriano e dipingiamo parlando dicucina, mariti e figli.Trascorriamo allegramente alcune ore tra colori, pennelli ed oggetti di porcellana (a chi legge tutto questo potrebbe suonare tremendamente normale). Ma normalenon lo è perché alcune di queste donne hanno con forza e fiducia nelle cure sì vintola battaglia contro il tumore al seno ma continuano a vivere l’ansia dei controlli.Nonostante questo, ogni giovedì mi regalano gioia e sorrisi sinceri. Ad ogni appuntamento non dimenticano mai di ringraziarmi e di riempirmi di compli-menti: mi posso sentire profondamente serena. E’ una cosa grande, tanto semplicenella sua grandezza da farmi attendere il giovedì come se fosse un giorno speciale.Non manca neanche l’ironia in questo gruppo: per loro sono “ la maestra” .Spero di essere riuscita a farvi capire almeno un po’ quanto sono grata alle mie“allieve” ed all’associazione per questa opportunità.La mia speranza è quella di essere in grado di dare il mio “ poco” nel modo miglio-re, giovedì dopo giovedì.

GRAZIE C.

Il reparto di oncologia ci chiede di pubblicare queste testimonianze:

2)"Siamo come diamanti….Uniche e preziose…Il dono più bello che avessimo potuto rice-vere è quello di essere ciò che siamo…Donne !Le donne danno la vita, danno la speranza,danno il coraggio, danno il conforto,danno se stesse per amore.Per questo siamo importanti ed indispensabili."

Colgo l'occasione per ringraziarla di aver messo a disposizione della mia mammaquesti suoi doni. Ho sicuramente apprezzato la sua competenza in campo medico,ma ancor di più il suo modo di relazionarsi per farle superare un momento difficile.A lei e a tutto il personale del reparto, auguro un buon Natale ed un 2009 ricco digioie e soddisfazioni.

Firmata

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“ La magia dell’Auditorium”

“ Il silenzio con il cuore pieno di emozioni”

“ Il gruppo dei premiati”

“ Il sempre presente in tutte le edizioni”

“ 12 anni, la più giovane partecipante”

“ Gli attori della zanovello”

“ La splendida interpretazione”

el campo della chirurgia onco-logica sono pochi gli ambitiche hanno richiesto ai medici

che se ne occupano la capacità difornire una risposta sia in termini dicure efficaci sia di rispetto per l’im-magine che la donna ha di se stessa.Oltre ai successi della oncologiamedica come gli anticorpi monoclo-nali e le altre terapie “intelligenti”, imiglioramenti della radioterapiacome l’ipofrazionamento o la radiote-rapia intraoperatoria, la chirurgia havisto svilupparsi concetti come la chi-rurgia conservativa, la chirurgia rico-struttiva e la chirurgia oncoplastica.La chirurgia conservativa della mam-mella trova il suo pilastro fondamen-tale nella QUADRANTECTOMIA.Tale intervento consiste nell’asporta-zione della sola parte di mammella(quadrante) dove si trova il tumore.Questo intervento ha dei limiti intrin-seci nella valutazione dei margini chi-rurgici del quadrante asportato chedevono risultare liberi da qualsiasi

interessamento da parte delle celluleneoplastiche. Qualora non ci si troviin condizioni di garantire tale risultatopuò imporsi la necessità di un secon-do intervento chirurgico di “recupero”del margine interessato. Se in ragio-ne delle ridotte dimensioni dellamammella tale reintervento non èpossibile in quanto non garantisce unesito estetico adeguato allora il chi-rurgo si trova a dover proporre l’inter-vento di MASTECTOMIA (che consi-ste nell’asportazione di tutta la mam-mella). In questo caso la chirurgiaoncologica si avvale dell'aiuto dellachirurgia plastica e propone allapaziente la possibilità di ricorrere avarie tecniche di ricostruzione. Latecnica di ricostruzione più utilizzataè costituita da un intervento in duetempi. Il primo si realizza durante lostesso intervento di mastectomia econsiste nel POSIZIONAMENTO DIUN ESPANSORE che viene inserito,in una tasca realizzata allo scopo,sotto il muscolo grande pettorale. L'espansore viene poi gradualmenteriempito di un liquido (soluzione fisio-logica) fino al raggiungimento delvolume desiderato (che viene pianifi-cato dal chirurgo prima dell’interven-to stesso) . In seguito la pazienteviene indirizzata al chirurgo speciali-sta in Chirurgia Plastica eRicostruttiva che collabora con ilnostro reparto per il secondo inter-vento che consite nella rimozionedell’espansore e nel POSIONAMEN-TO DI UNA PROTESI DEFINITIVA.Nella stessa sede si procede, senecessario, al rimodellamento dellamammella controlaterale al fine direndere le mammelle simmetriche. Ilcomplesso areola e capezzolo ven-gono riprodotti, se necessario,mediante un tatuaggio permanente.

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L’uso delle protesi può , in casi sele-zionati, anche non prevedere il lavo-ro preparatorio degli espansori ma lastessa protesi può essere posiziona-ta immediatamente (MASTECTOMIASKIN SPARRING - MASTECTOMIANIPPLE SPARRING). Qualora ne esistano le condizioni, o

sia desiderio della paziente che nonle vanga posizionata una protesi, èanche possibile utilizzare del tessutoproveniente dalla paziente stessasecondo la tecnica chirurgica chesfrutta i cosiddetti lembi liberi opeduncolati.In tali casi viene eseguito prima l’in-tervento di mastectomia ed in unsecondo tempo si indirizza la pazien-te alla ricostruzione con lembo.Si parla sempre con maggiore fre-quenza del T.R.A.M. acronimo ingle-se che prevede la mobilizzazione delmuscolo retto addominale omolate-rale alla mastectomia. Tale muscolocon il tessuto sottocutaneo e la cuteche lo sovrasta viene ruotato e posi-zionato nella sede occupata prece-dentemente dalla mammella aspor-tata.Anche la dissezione del cavo ascel-lare, la tecnica con cui si rimuovono ilinfonodi del cavo ascellare duranteuna quadrantectomia o mastectomia,è oggi riservata alle sole pazientiche, un volta eseguita la biopsia dellinfonodo sentinella (B.L.S.), a fronte

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di un interessamento di tale linfono-do, devono essere sottoposte a taleprocedura. Se la B.L.S. ha dato esitonegativo non si asporteranno i linfo-nodi con evidente vantaggio ancheestetico per la paziente.L’ultima novità nel campo della chi-rurgia mammaria è costituita dallaCHIRURGIA ONCOPLASTICA. Contale termine si definiscono quelle tec-niche mutuate dalla ChirurgiaPlastica che consentono di eseguirel’asportazione del quadrante conte-nente il tumore e la successiva rico-struzione della ghiandola mobilizzan-do il parenchima e riducendo lamammella controlaterale al fine direnderle equiparabili.Quanto fin qui sopra esposto, nonavendo assolutamente l’ambizione diessere esaustivo vista la vastità degliargomenti, ha solo la modesta pre-tesa di mettere in evidenza come lachirurgia oncologica della mammellanon deve più essere vista dalledonne come una chirurgia mutilantee deturpante presentando in tutti icasi svariate possibilità di conserva-zione o, nel caso di una mastectomiadi necessità, altrettale possibilitàricostrittive. L’obiettivo del chirurgo,questo deve essere chiaro, è colla-borare con i colleghi oncologi e radio-terapisti nel raggiungimento dellaguarigione dalla malattia ma, altresìpermettere alla paziente il ritorno aduna vita la più normale possibile edal mantenimento di una correttaimmagine ed accettazione del pro-prio corpo.

Mario GiovilliDirigente 1° livelloOncologia ChirurgicaAzienda OspedalieraTreviglio-Caravaggio

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i chiamo Mariarosa Aloardi,sono nata a Treviglio nel1955 dove vivo e lavoro,

oggi come pittrice, ma la mia storiaha inizio molti anni fa.Fin da giovanissima ho sempre sen-tito una forte attrazione per tutti queilavori dove la creatività personalepoteva dare sfogo ad una mia inter-

pretazione come ricamo, pittura,decorazione ecc…Purtroppo le scelte della vita concre-ta non sono sempre semplici, per cuistudio Ragioneria anziché orientarmiverso il liceo Artistico (allora sceltaazzardata per un futuro lavoro) e cosìfinisco dietro ad una scrivania, consoddisfazione, ma con un sogno nelcassetto.Intanto gli anni passano, mi creo unafamiglia, due figlie, tanto amore,tante gioie, tanti impegni, l’orologiosempre sottocchio, e senza trovareun momento solo mio.E’ stato durante la gravidanza che hopotuto assaporare, nell’attesa, cosavoleva dire pensare anche a mecome donna e sono venute a galla lemie aspirazioni che avevo chiuso nelcassetto, ed ho incominciato a dipin-gere quadri raffiguranti scene di fiabeper arredare la cameretta delle miebimbe. La cosa mi rilassava tantissi-mo e la soddisfazione era grande.Nel corso degli anni successivi senti-vo sempre di più il bisogno di ritaglia-re un po’ di tempo per me e dipinge-vo….dipingevo per amici, parenti,colleghi d’ufficio, grazie anche alsostegno di tutta la mia famiglia e dimio marito, che condivideva con meil mio entusiasmo: mi ero finalmentecreata il “mio mondo”.Nelle mie tele cercavo e cerco di tra-sformare sentimenti e sensazioni chemi vengono da dentro, messaggi d’a-more ed anche sogni ad occhi aperti,sensazioni di quiete e avolte anche diangoscia, il tutto in un contesto quasisurreale che mi permette un grandesfogo di fantasia.Prima mostra nel 1988 presso ilPalazzo SILVA a Treviglio, tantaemozione, la prima volta a confrontocon il pubblico, inaspettata acco-

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Aloardi MariarosaPittrice

glienza, critica favorevole e tantissi-ma carica per me.Sono trascorsi 20 anni, un lungo iterartistico dove ho ricevuto tante con-ferme in concorsi e mostre non soloin Italia, ma anche in Francia,Germania e Spagna, con pubblica-zioni su riviste e volumi che parlano

di arte contemporanea ed oggi le mietele fanno parte anche di collezionipubbliche.Ovviamente ho lasciato la scrivania enonostante il grande impegno dellapittura, non ho mai trascurato la miafamiglia e questo a completamento diessere donna, mamma e da 4 mesinonna, gioia immensa!Per me la pittura è stata una continuaricerca interiore alla scoperta di emo-zioni da trasmettere ed è come nellarealtà di tanti giorni dove ritmi e tempicambiano in continuazione: ognitanto, però, fermatevi ad ascoltare ea guardare, come faccio io “nel miomondo”.

LO SAI............

che in base alla legge finan-ziaria del 23 dicembre 2005n. 26 - art. 1 - comma 337

puoi devolvere il 5 per milledell’imposta sul redditodelle persone fisiche a

sostegno del volontariato?

VUOI aiutare gli “AMICI DIGABRY” onlus ? COME ?

Basta apporre la propriafirma in uno dei riquadri

predisposti sui modelli delladichiarazione dei redditi:

- cud 2009oppure

- 730/1 - bis redditi 2009oppure

- UNICO persone fisiche2009

indicando il codice fiscaledella nostra Associazioneche è: C.F.: 02645050168

SE vuoi conoscerci megliovisita il sito:

www.amicidigabry.insiemeperservire.it

urante l'esecuzione di un pro-gramma di screening diversesono le difficoltà che si incon-

trano ripetto alla comunicazione e

all'instaurarsi di una buona relazioned'aiuto nell'arco delle varie fasi delprogramma di prevenzione.Purtroppo ancora poco studiati sonoi risvolti psicologici a breve e a lungotermine di chi si sottopone agli esamidi screening.In particolare la maggior parte dellericerche si focalizzano sugli screen-ing per il tumore della mammella,poco o niente si è studiato riguardoagli altri programmi che riguardano ilpap-test, e il più recente esame perla ricerca del sangue occulto.Le ricerche fatte hanno analizzato lereazioni psicologiche nelle donneche si sottopongono all'esame mam-mografico. Da questi studi si eviden-zia che l'alto livello di ansia è lareazione emotiva che caratterizzamaggiormente questo esame e cheporta ancora molte donne ad evitarlo.Certamente dobbiamo sempre tenerconto che ogni persona reagisce aglieventi in base alla propria storia per-sonale e sociale, al suo coinvolgi-mento in situazioni riguardanti lamalattia.Vero è che però ancora molte per-sone non aderiscono ai programmi diprevenzione perchè temono il risulta-to.Riteniamo perciò di fondamentalecontinuare con le campagne diinformazione e sensibilizzazione allapopolazione tutta.A questo proposito la nostra associ-azione in questi anni molto ha fatto eintende continuare a fare in questadirezione, organizzando incontri pub-blici nei paesi dove parlare di pre-venzione e di cura.

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La persona che viene correttamenteinformata e accompagnata puòaccostarsi ai programmi di screeningcon maggior consapevolezza e forseanche meno ansia.Un atteggiamento che ancora spes-so si incontra è legato a una errataidea che fare prevenzione voglia direevitare di ammalarsi. In generale sot-toporsi ad esami nell'ambito di unprogramma di prevenzione puòessere vissuto emotivamente inmodo protettivo, come se gli accerta-menti regolari mettessero al riparo dabrutte sorprese.Non è infrequente ascoltare lo sfogodi chi si trova con una malattia e sisente ingannato, tradito..“ E pensare che mi sono sempretenuto sotto controllo.....come è potu-to accadere.....”Questo ci dice che forse non è statofatto abbastanza per far passareinformazioni corrette e complete eforse ancor di più per accompagnarele persone nelle varie tappe a partiredal momento della diagnosi.Anche nella nostra aziendaospedaliera, all'interno del servizio dipsicooncologia, da maggio a ottobre2007, si è realizzato uno studio peranalizzare lo stato emotivo delledonne che si sottoponevano all'e-same mammografico. Lo studio è stato condotto presso icentri di senologia di Romano e diCaravaggio.Abbiamo incontrato 339 donne a cuiabbiamo chiesto di compilare duequestionari e di rispondere ad alcunedomande.

Dai questionari sono emersi i datiche ci confermano l'alto livello diansia e di preoccupazione in partico-lare nelle persone più giovani.Abbiamo però anche osservatoalcune variabili nelle situazioni chemodificavano l'atteggiamento dellepersone e che forse richiederebberouna ulteriore analisi.Dallo studio osservazionele si evinceche spesso la tensione era legata aitempi di attesa per effettuare l'e-

same, o ancora alla scarsaconoscenza dell'iter di screening equindi al bisogno di avere chiarimen-ti e informazioni. Altre volte l'ansiafaceva emergere un bisogno di dialo-go e di ascolto che solo la presenzadello psicologo poteva soddisfare.

Queste osservazioni ci riportano aitemi che abbiamo delineato sopra,da una parte l'impegno per l'infor-mazione e la sensibilizzazione madall'altra parte anche a creare con-dizioni sempre più adeguate erispondenti ai bisogni delle persone. Certo è che poter avere a dispo-sizione personale solo dedicatoall'accoglienza potrebbe renderemeno disagevoli questi momenti. Masiamo realisti e capiamo che questiinterventi richiederebbero risorse edinvestimenti onerosi che non abbi-amo a disposizione.Il nostro compito però rimane quellodi sensibilizzare e di continuare aparlarne per un futuro sempremigliore.

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Luisa BonettiPsico-Oncologadell’AssociazionePsicologa dell’U.O. di Oncologia MedicaAzienda OspedalieraTreviglio-Caravaggio

Domenica 7 giugno 2009

8°AMICI DI GABRY

GREEN DAYnel Verde del Roccolo

di Treviglio

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bbiamo contattato, per la paginadelle interviste del nostro giornale,una persona conosciuta, nota e

cara a tutti noi, don Gino Rigoldi.

Virginio, detto Gino, Rigoldi, è nato nel 1939nel quartiere di milanese di Crescenzago,dove è cresciuto e rimasto fino ai diciassetteanni. A diciotto anni, è entrato nel seminarioarcivescovile di Venegono e, al termine deglistudi, ha collaborato come vicedirettore alcollegio “De Filippi” di Varese. In questoluogo si è avvicinato ai giovani, e nel rappor-to con i più bisognosi ha ritrovato la ragionedel suo voler essere prete. Nel 1967 è statoordinato sacerdote e, dopo varie esperienze,nel 1971 è diventato Cappellano dell’Istitutopenale per minorenni “Beccaria”, carica chericopre tuttora. Don Gino ha ospitato varigiovani che, fuori dal carcere, non avevanonessun sostegno, questa attività si è allarga-

ta col tempo con la nascita di altre piccolecomunità alloggio e, nel 1973, è stato fonda-to il “Gruppo Amici del Beccaria”, rinominatonel 1975 come “Comunità Nuova”: l’associa-zione, di cui don Gino Rigodi è presidente,ha lo scopo di inserire nel sociale i ragazziche, usciti dal carcere, hanno difficoltà nelritrovare il proprio posto nella società.

La battaglia più importante è stata quellacontro la droga. Nel 2007 don Gino ha pub-blicato “Il male minore. Devianza giovanile,un problema per tutti”, un libro che affronta iltema del disagio giovanile, in merito all’e-sperienza personale vissuta in tutti questianni dal sacerdote.

I giovani sono nuovi alla vita: guardano icomportamenti degli adulti, si comunicanotra di loro delle esperienze e delle possibili-tà, imitano i modelli promossi dai media,reagiscono ai sentimenti ed alle pulsioni chesentono dentro di sé e agiscono.E' fuori dubbio che i giovani sono la fetta piùappetibile del mercato dell'abbigliamentocome del consumo di apparecchi elettronicie simili e perciò sono l'oggetto privilegiatodelle campagne di marketing.

Nella confusione di modi di vestirsi maanche di modi di comportarsi , di vivere lerelazioni e la sessualità, di immagini di suc-cesso, è assolutamente necessario che gliadulti ci siano a fare da indicatori di senso, diopportunità, di scelta. I maestri ascoltati sono sempre quelle per-sone che con i giovani stabiliscono dei rap-porti importanti. A maggior ragione i genitoriche sono le radice degli affetti posto chenon siano anche loro confusi come e più deiloro figli. Dopo di loro tutti quegli adulti chesiano gli insegnanti,gli educatori, degli adultiche abbiano un rapporto adulto ed un lega-me affettivo.Non si diventa grandi da soli perchè allora lesuggestioni dei modelli che al momento piùaffascinano il giovane possono diventareprevalenti e portare talvolta a comportamen-ti violenti e devianti.Un educatore, i genitori in particolare devo-no sapere che sono educatori quando “sonoin mutande” nel senso dell'informale, a tavo-la, nelle scelte di come spendere i soldi, neigiudizi sulle persone e su fatti della vita,attraverso le relazioni che si vivono. Anchenei discorsi seriosi e di senso ma soprattuttonel quotidiano. Perciò è necessario che gliadulti per primi sappiano bene dove è giustoporre le scelte.

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Quando si parla di giovani si ha talvolta l'im-pressione che si stia parlando di extraterre-stri. In realtà i bisogni dei giovani sono similiai bisogni di ognuno di noi e cioè di avereuna idea, una immagine di sé abbastanzabuona e rassicurante, dei rapporti affettivi,amicali caldi e sicuri, un progetto di futuro edelle idealità,dei principi di senso che sianoimportanti, attraenti.

Quando parlo con i ragazzi o le ragazze delBeccaria e cerco di capire intanto la loro sto-ria familiare, scolastica, eventualmente lavo-rativa, e nazionale ma soprattutto perchéhanno commesso un reato le risposte sonoin successione di importanza così :

Se si tratta di italiani il furto è talora legatoalla voglia di avere un qualche apparecchioelettronico sia esso un telefonino ultimomodello o un I.Pode o altro simile, oppure, ilfurto o la rapina ha un altro scopo, purtroppoin aumento e cioè quello di ricavare soldi percomprarsi la cocaina.Ma per gli italiani è più frequente un altro epiù importante motivo. Si tratta di fare unaimpresa importante per dimostrare a sestessi ed eventualmente agli altri ragazzi oragazze del gruppo, di valere, di esserecapaci di imprese, di furberie efficaci. Diessere, come si dice in gergo : “fighi”.Non è una semplificazione dire che questicomportamenti, quello consumista del voleregli oggetti “alla moda” e quello più psicologi-co dell'essere apprezzati sta dentro una cul-tura giovanile spesso depressa, con pochesperanze di successo, che si sente in ade-guata e invisibile. Va da sé che questa soffe-renza giovanile è soprattutto quelle di giova-ni delle periferie che spesso hanno ancheuna buona famiglia molto impegnata nellavoro e con capacità di relazione e di capi-re i figli molto modesta.Dal punto di vista di un educatore mi pare dipoter affermare che troppi giovani, devonodiventare grandi da soli, sollecitati da millesuggestioni, senza e i necessari aiuti e pre-senza di adulti capaci di orientare di dire tuttii sì ed i no necessari.E' necessario che i cattivi comportamenticome i reati vengano chiamati con il loronome cattivo e vengano puniti ma è altret-tanto necessario voler capire ed intervenireperché si creino spazi di riconosci,mento e diaccompagnamento educativo dei giovanioggi destinati troppo spesso a diventaregrandi da soli.

Se si parla dei giovani stranieri che a onda-te diventano la maggioranza degli ospiti delBeccaria, occorre aggiungere ai comporta-menti ed alle motivazioni della devianzadescritta per gli italiani certamente il disagiodello sradicamento dal loro paese e anchequando sono nati in Italia la diffidenza, talo-ra l'ostilità che respirano fin da bambini senon sempre rivolta a loro certamente rivoltaalle loro famiglie.

Non è ancora nata una politica della acco-glienza mentre si moltiplicano per gli stranie-ri tutti, non solo per i clandestini, provvedi-menti carichi di cattiveria e di prepotenza.Molti sono gli italiani che sanno guardareagli stranieri con accoglienza disponibile,troppi li vivono come una dolorosa necessitàche vorrebbero potesse sparire dopo l'uso.Ogni persona di buon senso sa che in Italiagli stranieri sono e saranno necessari, moltiragazzi e ragazze di altre nazionalità sononate in Italia ma non sembra arrestarsi ilquasi necessario riflusso dei gruppi di nazio-nalità e di religione, modalità che accentua-no negli italiani la diffidenza e negli stranierila distanza.Emblematico è l'esempio dei gruppi giovani-li dei Latin King che ab biamo accompagna-to per qualche anno fino alla cancellazioneda parte del comune di Milano della educati-va di strada.Questi ragazzi nel loro paese erano i più belliper via dei soldi inviati dai loro genitori.Arrivati in Italia si sono trovati all'ultimoposto, a vedere i loro genitori nei lavori piùumili. E' stato un movimento automaticoaggregarsi in gruppo tendenzialmente vio-lento anche se, una volta raggiunto da adul-ti competenti abbiamo visto dei ragazzi edelle ragazze cambiare e desiderare le cosebelle e anche positive che desiderano moltigiovani italiani.

Per dare una indicazione che sia possibile,praticabile nel territorio io direi che occorreche si tengano d'occhio soprattutto i postidove i giovani ci sono, quelli italiani e quellistranieri.Parlo delle società sportive, dell'oratorio,degli eventuali luoghi di aggregazione giova-nile, della scuola del paese, delle famiglie edei supporti educativi da offrire alle famiglie.Bisogna che si guardi a queste realtà, anchepiccole, realtà nelle quali è possibile interve-nire per verificare le presenze di adulti capa-ci di educare, i progetti educativi di attivitàche si dà come scontato che debbano edu-care senza che nessuno abbia mai ragiona-to, sperimentato, verificatola reale capacitàdi relazione con i giovani e le potenzialitàeducative.Si va avanti, quando in tanti luoghi anchepiccoli cresce la competenza relazionale ela cura educativa. Si parte sotto casa, neiluoghi destinati ai giovani che vedo e possoraggiungere. Il tanto si costruisce con il pic-colo possibile. Ci vuole cuore, passione ecompetenza.

Michela ColomboGiornalista volontariadell’ Associazione“Amici di Gabry”

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DAI TRAMONTI LACERATI DI QUEI TEMPI

“Non riuscire a distinguertidai tramonti lacerati di quei tempiquando il sanguesi sconvolgeva per l’urgenza di vederti.Quando il silenzio era così chiaro che attraverso il canto degli uccelli e le sillabe dell’acquasulla pietra potevo cogliereIl respiro del tuo mare”

30 settembre 2008Mereghetti Baccolo Ornella

SÖ LA LAVAGNA DEL TÉP

Nò, fiöi, mé rèste ché‘mpermé !Mé rèste ché, söi mucc, sö la mé tèrache la me t’é ligàt ‘mè ‘na cadénache la se spaca mai, perchè l’è ‘n filde rèf ligér che l’nas in del mé cör,sö la lavagna del tépche mai nò l’mör!Mé rèste, ché in de la nòsta valdó che l’mé nòm l’è scréccsöi rùer, söi pighére;ché, dó che fina l’éco de la mé ussa sènt de val in val.E quando che l’vé sira,ói respóndega al vèntai sò lamèncc, ch’ì sa fà sèntde tép in tép.Söl tarde, öle sentì se gh’ala amò de dìche l’aqua cicerina del torèntcol sò spetegolàsaldo, de sa e de là.Lassém ché, per piassér.Fin che l’me lassa, e fórse e tép,ol nòst Signùr,öle èd la mé èrba ògne matina(chel’èrba virdisina!)quando che spónta l’alba là, söi mucc.E come l’balca ‘l sul al tramontà,de déme par che i grèste i vaghe a sgrafignàsö, fina al cél, che l’vède sanguanà,man mà che ‘l dé l’se smórsae ‘l tép per nu l’gh’à méno fórsaTèra de la mé zét, crapuna, fórse, sémüsuna ma urgugliusa…come mé!Nassìt in chèsta val e ché ‘mpastàt,car i mé fiöi, mé rèste ché!Ché, quando che l’rìa la nòcc,mé ‘nsogneró de növ la rundinèla:ghe salteró söi ale e me faró portàsö la montagna pössé ólta,fina là, e turneró a nas ön’ótra ólta:Ma, sèmper ché, söi mucc,dó che, là, sóta ‘l fìch, in fónd al pràt,de òsta màder, fiöi,in del mé tép urmài passàt,ü dé m’só inamuràt

Conti Salvatore

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Promuoviamo incontri formativi rivolti alla popolazione e/o a piccoli gruppi su tematiche legate alla malat-tia tumorale.