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Carissimi amici, È stata davvero una grande gioia per me venire in Corea e visitare il vostro paese dal 24 al 30 aprile scorso. Era la prima volta e l’ho potuto fare grazie all’invito e alla generosità della Korea Foundation, tramite l’Ambasciatore della Corea presso la Santa Sede e la sua delicatezza. Grazie a tanti diversi incontri, ho vissuto un tempo intensivo che mi ha fatto scoprire tanto molti aspetti della storia e della cultura del vostro paese, quanto diverse dimensioni della Chiesa in Corea. Sono stato infatti colpito dalla vitalità e dal fervore della Chiesa cattolica, quasi due anni dopo l’indimenticabile visita di Papa Francesco nel 2014. Il sangue dei vostri martiri non è stato versato invano e mi sembra che il cristianesimo possa essere sempre di più il lievito che il Signore ci chiede di essere, personalmente e comunitariamente, nelle nostre società e nel mondo. Attraverso questo breve testo, desidero indirizzarmi a voi, ex-alunni della Gregoriana, quella Alma Mater che ha contribuito a permettervi di crescere nell’intelligenza della fede e di testimoniare nella vostra missione e nelle

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Carissimi amici,È stata davvero una grande gioia per me venire in Corea e visitare il

vostro paese dal 24 al 30 aprile scorso. Era la prima volta e l’ho potuto fare grazie all’invito e alla generosità della Korea Foundation, tramite l’Ambasciatore della Corea presso la Santa Sede e la sua delicatezza. Grazie a tanti diversi incontri, ho vissuto un tempo intensivo che mi ha fatto scoprire tanto molti aspetti della storia e della cultura del vostro paese, quanto diverse dimensioni della Chiesa in Corea. Sono stato infatti colpito dalla vitalità e dal fervore della Chiesa cattolica, quasi due anni dopo l’indimenticabile visita di Papa Francesco nel 2014. Il sangue dei vostri martiri non è stato versato invano e mi sembra che il cristianesimo possa essere sempre di più il lievito che il Signore ci chiede di essere, personalmente e comunitariamente, nelle nostre società e nel mondo.

Attraverso questo breve testo, desidero indirizzarmi a voi, ex-alunni della Gregoriana, quella Alma Mater che ha contribuito a permettervi di crescere nell’intelligenza della fede e di testimoniare nella vostra missione e nelle

vostre attività il desiderio di sentire, seguire e amare Cristo che ci dice: «io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,26).

Sto finendo il mio tempo in quanto Rettore della Pontificia Università Gregoriana dopo sei anni intensivi nei quali mi sono pienamente impegnato e dedicato a questa missione tanto bellissima quanto esigente, che richiede determinazione e speranza. Vorrei quindi:

. Portarvi alcune notizie della Gregoriana focalizzandomi sui Centri interdisciplinari

. Sottolineare alcuni punti che L'Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche (AVEPRO) ha messo in evidenza nel suo rapporto dopo la sua visita dell’Università dal 15 al 18 giugno 2014

. Condividere alcune convinzioni che mi hanno spinto nella mia missione e che mi portano anche a esprimervi un ardente auspicio.

La Gregoriana ha sei Facoltà: la Facoltà di Teologia, con cinque dipartimenti (Biblica, Dogmatica, Fondamentale, Morale e infine Patristica e Tradizione della Chiesa, aggiuntosi recentemente), la Facoltà di Diritto Canonico, la Facoltà di Filosofia, la Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa, la Facoltà di Missiologia e la Facoltà di Scienze Sociali, e due Istituti, Istituto di Spiritualità e Istituto di Psicologia.

La nostra Università ha anche sei Centri interdisciplinari che sono meno conosciuti e che vorrei presentare a causa dell’importanza dell’interdisciplinarietà in un percorso formativo e nella missione di una Università nel mondo di oggi.

Oltre al Centro “Cardinal Bea” per gli Studi Giudaici, che esiste dal 2001, alcuni centri hanno conosciuto importanti cambiamenti durante il mio tempo in quanto Rettore: il Centro Interdisciplinare per la formazione dei formatori al sacerdozio nel maggio 2012, in seguito alla nostra riflessione e al nostro discernimento, si è aperto alla formazione dei formatori maschili e femminili nella vita consacrata e, dal gennaio 2014, in seguito alla canonizzazione del Beato Pierre Favre, ha preso il titolo di Centro San Pietro Favre per i Formatori al Sacerdozio e alla Vita Consacrata.

Il Centro Fede e Cultura “Alberto Hurtado” propone una formazione specifica ai giovani (coloro che hanno meno di 35 anni) che desiderano “vivere la loro specifica vocazione di impegno nelle realtà terrene e nella Chiesa”, andando alle frontiere della fede e delle culture, approfondendo la relazione fra fede e culture, e prendendo in conto le sfide dell’intelligenza cristiana nel mondo di oggi. Nel 2012 è stato eretto il Centro di Spiritualità Ignaziana, che intende non soltanto promuovere la Spiritualità Ignaziana attraverso percorsi formativi o cicli di conferenze, ma rendere visibile e accessibile ciò che sta al cuore di una Università affidata alla Compagnia di Gesù. Il quinto Centro interdisciplinare è stato istituito nel 2012, nella cornice dell’Istituto di Psicologia, per affrontare la triste realtà degli abusi sessuali all’interno della Chiesa. Questo Centro per la Protezione dei Minori offre un programma di apprendimento a distanza (e-learning) per la prevenzione degli abusi sessuali sui minori. Abbiamo iniziato, nel febbraio scorso, un percorso di formazione intensivo di un semestre per un gruppo di 20 persone, che sono state inviate dai loro Vescovi o Superiori Maggiori e che vengono da tutto il mondo. L’ultimo Centro interdisciplinare il Centro Studi Interreligiosi della Gregoriana è stato creato un anno fa e mira ad approfondire le questioni relative da un lato al rapporto tra Cristianesimo e Islam, e dall’altro lato tra Cristianesimo e Religioni e culture dell'Asia, in un

mondo sempre più globalizzato. Lo studio comparativo in quei 2 poli permette di acquisire le conoscenze che ci sembrano necessarie all'analisi delle relazioni interreligiose che toccano tutte le discipline.

Queste unità accademiche che mi sembrano rispondere ad alcune sfide cruciali del nostro tempo vogliono sviluppare una riflessione interdisciplinare che ha bisogno di programmi specifici e di un accompagnamento qualificato. Una tale prospettiva mi sembra tanto più necessaria a causa tanto della nostra missione quanto della composizione attuale del corpo studentesco: il 48% dei nostri circa 2.600 studenti sono seminaristi o sacerdoti, il 30,5% sono religiosi e il 21,5% sono laici e laiche; inoltre, se una metà di loro viene dall’Europa, l’internazionalità è sempre più forte con il 13,7% che provengono dall’America Centrale e Latina, l’11,5% dall’Africa , l’11%, dall’America del Nord e il 12,6% dall’Asia (con 45 studenti la Corea è ben rappresentata).

Sono cifre di una università con alunni che provengono da 115 nazioni e questa realtà quotidiana la rende molto più ampia delle mura che la contengono, perché apre le sue porte al mondo intero nella sua diversità e pluralità. Come sapete, la Gregoriana ha un ruolo centrale nella missione formatrice della Compagnia di Gesù, e uno dei principali elementi che la caratterizzano è proprio quello dell’internazionalità: è un luogo dove molte nazioni, molte lingue, molte culture si incontrano e si confrontano dando vita ad un’attività intellettuale non comune. Questa attività intellettuale viene assicurata anche dai numerosi simposi, cicli di conferenze, presentazioni di libri e forum. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo continuato e cercato sempre più di considerare e affrontare le sfide che un mondo globalizzato come quello di oggi pone alla nostra missione di formatori ed evangelizzatori.

Per essere sempre attenti ad una formazione che sia aggiornata ed attuale, sono state inoltre messe in pratica alcune riforme e incrementate alcune attività: la riforma del primo ciclo di teologia; la revisione del programma

della Facoltà di Scienze Sociali, che ha integrato la formazione in Comunicazione Sociale; l’istituzione di varie commissioni che potessero studiare e migliorare alcuni aspetti della vita universitaria, come gli esami e il sistema della votazione alla Gregoriana; la promozione del servizio tutoriale e di accompagnamento per gli studenti e lo sviluppo della pedagogia e della didattica con l’integrazione dei nuovi media nell’offerta formativa del corpo docente.

Ma la formazione e l’aggiornamento hanno anche bisogno di strutture adatte ad accogliere studenti e docenti nei vari momenti della vita accademica. Ecco quindi che abbiamo proceduto al rinnovamento e alla risistemazione di molti ambienti dell’Università. La venerabile Aula Magna, nell’estate del 2014, è stata completamente ristrutturata e offre ora uno spazio multifunzionale adatto ai nostri bisogni attuali. Sono state ristrutturate tutte le grandi aule del palazzo centrale tranne una che rimane come segno storico. Infine, anche gli ambienti a servizio della Biblioteca hanno subito una grande attività di manutenzione così da poter assicurare la perfetta conservazione del patrimonio librario, così importante per la vita dell’Università.

I cambiamenti della Gregoriana si sono visti anche grazie all’uso sempre maggiore dei social networks. Come sapete, abbiamo un canale youtube, dove è possibile anche assistere ad alcuni eventi in streaming, e siamo presenti su facebook e twitter.

In un secondo momento, desidero condividere alcuni commenti che ha fatto la Commissione di valutazione esterna della AVEPRO, dopo la sua visita dell’Università nel giugno 2014 e in seguito al Rapporto di Autovalutazione che fu consegnato prima e che aveva coinvolto tutta

l’Università. Mi sembra che la loro analisi possa caratterizzare la situazione della nostra Università in un modo più obiettivo di quanto potrei fare di persona. Vorrei quindi evidenziare alcuni aspetti che sono stati rilevanti:

1. “Da parte di tutti i soggetti che compongono l’Università c’è la consapevolezza di essere e voler sempre più essere una comunità universitaria C’è un profondo senso di appartenenza e di partecipazione alla vita universitaria come a una realtà di cui si fa parte a pieno titolo. A livello di studenti, di docenti e di personale si ha la percezione di rappresentare un “corpo” e questo favorisce la realizzazione della missione della Gregoriana.”

2. “Uno degli aspetti più significativi è il fatto che l’unità di intenti e di orizzonti dell’Università in quanto tale, appare invece in modo chiaro come addirittura uno dei punti di forza maggiori dell’Università. Ne sono una dimostrazione i colloqui e gli incontri con tutte le persone coinvolte nella PUG, dalle Autorità personali, Decani e Presidi, docenti, studenti dei vari cicli, il personale delle segreterie e dei servizi amministrativi fino al cappellano e l’addetta al servizio di portineria.”

3. “Tutte le Facoltà sono impegnate tanto nel rinnovamento dei programmi e dei contenuti nel contesto dell’adeguamento al Processo di Bologna con i nuovi ordinamenti, quanto nella continua necessità di aggiornare i modelli pedagogici e cercare nuovi docenti.”

4. “È molto sentita specie dagli studenti la vera dimensione di Universitas della Gregoriana per cui ciascuno può frequentare la sua Facoltà sapendo che essa è inserita in un orizzonte più ampio; questo si coniuga inoltre con una forte attenzione da parte dei docenti allo sviluppo integrale ed umano di ciascun allievo e al contempo alla sensazione che gli studenti danno di non sentirsi un numero ma di sentirsi accompagnati

personalmente. I professori s’impegnano ad avvicinarsi e ad andare incontro a ognuno di loro nella rispettiva cultura e livello.”

5. “È abbastanza netta la sensazione che la spiritualità ignaziana offra una chiara e proficua prospettiva pedagogica. L’attenzione da avere è quella di non perdere questa specificità. Occorre vigilare a che il processo di Bologna rappresenti uno stimolo a rafforzare questa dimensione e a non burocratizzarla ulteriormente. Le attività del nuovo Centro di Spiritualità ignaziana garantiscono e rafforzano questa prospettiva in un contesto extra-curriculare.”

6. “Un aspetto riscontrato, che sembra trasversale, è l’attenzione a riflettere il Cristianesimo entro le sfide della cultura in un modo dialogico: questo può essere mantenuto e anche rafforzato. Nel confronto della Gregoriana con la propria missione all’interno della cultura di oggi può essere strategico riflettere sul reclutamento e sulla formazione dei nuovi docenti: quanto al primo aspetto, pare importante che continuino a rappresentare l’internazionalità e ad aprirsi al mondo, con un’attenzione a che ci siano sempre più laici e laiche.”

7. “Notiamo che c’è una tendenza a promuovere l’interdisciplinarietà ma con una giusta preoccupazione che questo non svilisca la peculiarità e l’approfondimento offerto dalle singole discipline.”

8. “Si è apprezzato lo sforzo di creare occasioni di comunicazione, sia all’interno che all’esterno, attraverso i vari eventi che vanno però sempre meglio strutturati per evitarne un eccesso. L’uso del social network e dei diversi canali di comunicazione e informazione, coordinato dal Servizio di Comunicazione dell’Università, sono molto apprezzati: essi potrebbero ulteriormente consolidare e rafforzare la specificità della PUG nel mondo globalizzato dell’educazione e della formazione continua.”

Desidero, dopo aver citato senza commenti questi estratti, esporre alcune

convinzioni che mi hanno stimolato e spinto nella mia missione in quanto Rettore durante gli ultimi 6 anni:

1. Le sfide intellettuali mi sembrano cruciali e decisive nelle nostre società e nella nostra Chiesa. Dobbiamo “rendere ragione della speranza che è in noi”: questo è il cammino per evangelizzare l’intelligenza moderna. C’è un ardente dovere dell’intelligenza [ ] e questo era già la ragione della creazione del Collegio Romano da Sant’Ignazio nel 1551. Penso che ciascun di noi, qualunque sia la sua missione attuale, deve affrontare queste sfide con vigore e rigore. La consapevolezza di queste sfide ci porta a queste frontiere che non sono geografiche, ma piuttosto culturali e intellettuali, religiose e spirituali. Se siamo consapevoli di queste sfide che non sono esterne a noi ma che ci attraversano, dobbiamo mirare alla profondità della nostra riflessione e all’approfondimento della nostra formazione attraverso una formazione che si prolunga.

2. Un senso della Chiesa è al fondamento di questo discernimento delle sfide attuali - un senso della Chiesa particolare e nazionale e un senso della Chiesa universale. Si tratta di “sentire in Ecclesia et cum Ecclesia”, cioè di non sviluppare una autorevolezza nella quale si perde il senso del servizio. Si tratta di congiungere il suo inradicamento nella realtà particolare di un luogo, e una visione con orizzonti ampi, cuori generosi, intelligenze aperte. I più grandi rischi sono la ristrettezza del pensiero, la resa alla cultura della superficialità, dell’immediatezza e del relativismo.

3. Un senso della comunità. Una delle più grandi sfide è l’individualismo che porta all’autoreferenzialità e alla dimenticanza che “il nostro essere con gli altri”, “il nostro camminare con gli altri” sono basilari in una antropologia cristiana. Formare una comunità è un impegno perché una comunità non nasce spontaneamente, è anche un impegno nella vita socio-politica ed è ancora un impegno nella vita ecclesiale. Mi sembra che le tre parole che usa il Santo Padre nella Sua ultima Esortazione apostolica “Amoris Laetitia” “accompagnare, discernere, integrare” siano tre parole chiave che, aldilà della situazione della famiglia, hanno una ampia portata. Quando parliamo della Chiesa come “una famiglia”, non parliamo di una grande azienda internazionale con clienti, utenti, progetti e prodotti: parliamo di una comunità di fratelli e sorelle che camminano insieme e con il Signore Risorto [ ] una comunità di fede che va avanti con audacia, umiltà e creatività [ ] una comunità nella quale “accompagnare, discernere, integrare” sono un modo basilare del vivere con gli altri e per gli altri.

4. Una prospettiva interdisciplinare. Molte questioni di oggi e penso alle riflessioni che si sono svolte durante il cammino sinodale sulle sfide, la vocazione e la missione della famiglia richiedono un approccio interdisciplinare [ ] e quindi richiedono da noi una apertura, una curiosità intellettuale, una capacità di ascolto [ ] per andare al fondo della riflessione. Durante il suo tempo a Roma nel 1848-49, Newman era stato molto colpito da insegnanti rinchiusi nel loro mondo e proteggendosi dalle sfide del loro tempo. Questo rischio non si è dissipato, perché è una tentazione persistente [ ] Penso che il nostro gusto di Dio e la nostra ricerca del Signore dovrebbero darci l’audacia serena e il coraggio dell’incontro spirituale, intellettuale, umano del dialogo [ ] questa parola chiave del Concilio Vaticano II affinché

possiamo andare avanti verso nuovi orizzonti per essere sempre di più il Collegio Romano del terzo millennio.

In conclusione, vorrei fare un suggerimento: mi sembrerebbe utile creare un’associazione degli ex alunni della Gregoriana in Corea. Perché? per 3 ragioni:

una tale associazione permetterebbe di mantenere, coltivare e rafforzare i legami che esistono tra coloro che hanno frequentato la stessa “Alma Master”una tale associazione non si rivolgerebbe solo verso il passato: sarebbe il modo di vivere una solidarietà intellettuale e spirituale nella missione attuale e a partire dalla radici comuniuna tale associazione aprirebbe la possibilità di rimanere collettivamente in relazione con la Gregoriana per poter chiedere talvolta la venuta di un Professore per una sessione di formazione continua o per sfruttare insieme le possibilità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione.

Vi auspico di poter andare su questa via una via che porta dalla memoria di un passato da ricordare al desiderio che questo passato sia fecondo e generi un futuro all’altezza delle aspettative del vostro paese e del vostro popolo, della Chiesa in Corea e della Chiesa universale.

Vi auguro tanto bene e vi assicuro della mia vicinanza fraterna.

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