La Giuditta trionfante poema eroico, di Giacinto Branchi....

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Informazioni su questo libro Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo. Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico, culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire. Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te. Linee guide per l’utilizzo Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili. I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate. Inoltre ti chiediamo di: + Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali. + Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto. + Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla. + Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe. Informazioni su Google Ricerca Libri La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com

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Informazioni su questo libro

Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Googlenell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.

Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio èun libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblicodominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.

Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggiopercorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.

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GIVDITTA TRIONFANTE

Poema Eroico,

D I

G I A C I N T O B R A N C H I.

All' Illustriſs. Sig.

GASPARE GHERARDINO

Marcheſe di Scurano, Bazano, e Pianzo

Conte di S. Polo, di c.

- IN VERONA, Per Franceſco Roſſi, 1642.

Con Licenza del Superiori.

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-

ALr ri ºrsraiss. si G.

GASPARE GHERARDINO

Marcheſe di Scurano BaKano, º Pianº,

co: di S. Polo.

- - - -

zº CCO (Illuſtriſs. Sig.) la trionfante Giuditta,

º tipo del vero Caualier Chriſtiano; ecco vn'

º abbozzo della ſua non mai è baſtanza lodata

fa impreſa, partorito da miei otij del già poco

paſſato verio; non ſdegni, che queſta trion

fante compariſca, nel Campidoglio del Mondo con la

ſcorta di Padrino coſi valoroſo, qual è V.S.Illuſtriſs.Heroe

che ben sà ſotto manto mondano naſconder quell'armi,

che ſono così formidabili all'Oloferne infernale ; Cam

pion così valoroſo, che sà con la ſpada delle virtù na

ſcoſta ſotto la veſte laſcia di Callalier del mondo tron g>,

car la teſta al ſuperbo Oloferne del proprio ſenſo, e tri-, è

onfar di ſe ſteſſo: baſta, che trionfi ſotto la tutela di

tanto Caualiere, ch'eterni ſaranno i trofei, immanca- º

bili le glorie, 8 ſempre verdi le palme, 8 gli allori, 8 º

2

humilmente mi le inchino.

Di Caſali 14. Maggio 1642.

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-- --

Deuotiſ. Seruitore- e

Giacinto Branchi,

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-

BENE. FActvM:

TvTANVM. PoEMATIS. ,

GASPAREM. GHERARDINVM. MARCHIONEM:

HABEs. LEcroR. -

LAVDES. CV IVS. INNV M E RABILE S. l

TANTE vNDIQVE. EFFVLGENT. TAMQVE. INGENTES- -

vTMEMORABILISLATESITvNDIQ:ET MEMORANDvs. |

MAGNvM. vE RE. G PE RIS. OME N.

MALE. ABI. BoNE. A DI.

p RoPITIA. Av RE. PRO PITIo. oCvLo

svscipE. RESPIce. |

PER LE GE. ,

O Lo P H E R. N E S.

NATvRA FERox. CORPORE.vAsTvs vVLTv ATROx.

fiosrivM. TERROR ETTERRARVM PopvLATOR.

HEBRAICAM. GENTEM: RESCINDIT. AVERVNCAT.

- Quum . Impronio. Mulieris. Clandeſtino. Que. Ićta.

CAPv T. E I. DE TRv N CATvR.

CRVENTO. PROCVM BENTE. TRVN CO.

o FACTvM MVLIERIS INSIGNE NEC. IMMERITVM.

BO NE. A DI. MA L E. A B I.

- PER LE GE.

RE RVM. SvMMATvM. VIRTvTIS. CAvs A.

P o E TE. A DM 1 RA N D o.

opTAT. AV Gv RATvR. PRAEDICIT.

BÒNAVENTVRA. zoCCA. ME D. E T. PHIL.

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vivet Hoc o P vs i

Auctor alloquitur Olofernem.

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Ve tibi precidit fatalia ſtamina Hadith,

li Hac mihi iam veuit. non ſamas ergo pares.

vam, qua perpetaa èlauſit tua lamina notte,- -

-

-Perpetuo nobis viuere poſe dabit. .

Falor ? an eque tuum vinet poſt ſecula ferrum,« º e - - -

22od valuit forti femina ferre manu ?

Immortale genus teli, calamique. vigebit

2 e pereunte enſis; megue canente Aylus.

Sie igitur calamus gladys aquabituriſte;

Sic gladius calano. iam ſamus ergo pares.

Alexander Manfreda

I. V. D.

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Corteſe Lettore, i

Olti errori vedrai nella lettura di queſt'abbozzo,pri

mitia, & delle Stampe di Franceſco Roſſi, e del

la mia penna , quelli correggerai conforme la norma in

fraſcritta, 8 queſti condonerai all'imbecillità del mio intel

letto; leggi con l'occhio della gentilezza, non con quello

del rigore, e dammi animo di proſeguir il principiato ca

mino; aſpetta in breue la Pſiche Poema heroicò, la Su

ſanna Innocente, 8 la Dauidiade Poemi ſacri, 8 heroici,

ma non ancora ridotti a quella perfettione, che poſſono

hauere dal mio giudicio ſempre imperfetto. Stà ſano:

ERRORI CORRETTIONI.

. . . . . . . . -

Canto Primo. - - -

Stanza 9 verſo, 2 nome , nom . . . .Io 3 douoto , deuoto -

Canto Secondo. ,

23 4 morte ſorte e -

Canto Terzo. . . . . . . . -

17 2 humilmente humilemente. . . . .

59 I geſtti geſti

Cáinto Quinto. -. , .

I 3 6 iſtromento ſtromento. ... .

2; 8 cole - che ” “

27 5 atteneſti otteneſti.

i 55 - 6 Irate Irante.

è 88 4 ſole cole

9o 2.

carica il tempo non fallace il dorſo

Carco dal tempo non fallace ha l dorſo.

L A

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LA GIVDITTA

TR I O N FA NT E

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- Qi,- S Pinto dag" » gonfio di" , Sºggi

Mandal Signor del lagrimoſo chioſtro,

Per ampliar, per conſeruar il regno,

Sotto imagine pia perfido moſtro,

Di ſuperbo furor grauido, e pregno es eO

º, a

º

Cloferne drudel, cio, che dimoſtro º

Gli vien da quel, ne l'eſſequir, s'inganna,

Al nudo tronco Achia nudo condanna. -

2 e

-

Ch'aa empio capitan tolſe la teſta;Benche laſciuo ilſen, vana la gonna ,

Fè pura, e voglia caſta il cor le deſta;

Muſa del suo valor hoggi m'indonna, .

Più che corteſe il tuo finor mi preſta,

E graue meco a l'amoroſa tomba . e,

sacrà la cetra ſomai, ſi eglia la tromba.

s - A Gaſpa.

C Anto'l pietoſo ardir di bella penna,

º

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2. C A N T o

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a , i i i i vº i i . . . . .

caſare è A té ghe di gigaitta, hop l'orme s r - a

i cia, i ſº43: º i i

Porgi l'orecchio al mio rimbombo informe,

Aſcolta o ſº o , e rauco il canto: -. t , g - -

Ttt i 5 i ºbiºi A D

Con giuſto tradimento, e inganno ſanto

Vincendo, fai di te medeſimo acquiſto,

Campion del Aronitoº" ai Chriſto.

;

4

Là doue ſiedeohoolibile pºrſi seralolo2 rb o! I è

Il Giudoniailſzararrapitorando i biſ, º,Là doue ba triſte, e rugºſº mpero º -

Del nero abiſſo il poſſeſſar immonda, o 4

vn di precipitò moſtra chiattara od 24i i

osò venir à il Mona'a, birrº giri i

Di ribaldo Signor malua iolſerua, fioi iº

Di rio comando eſpºna protenuo, º i

5

Al cenno ſal del tenebroſo Dhee, SSº - èvago d'imposerò è amme º Carlosº º S e º r

volò già fempio è riueder la luce, º e

Armano leſinghierº dei, oprio telo : º -

Là ſi fermò done riſplende, e loce º

Raggia di vera fè di vero zele, e º º

Là doue ſol s'agorà, e yol ſi coles º - ,

che dà l'imbre à gli abiſsi, il lume al Sole- - -

º

-

-

-º e i- - e - Era ?

-

-

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e R 1M o º

l

6 :

Era in quell'hora è riueder le fammessº -

nè ingigihelli il crudo Rege intentosº e e

E come quei conſumi, è queſto infamme A

Lo ſtato vuol ſaper d'ogni tormento: a

che ſcoter l'ale, e chi ſonar le/guamme -

Facea per raniuarsil)focoſº ento, o

vair godeua i pianti, e le querele sºs\ -

De l'alme triife il Donatori crudele. si, e

7 i

Giunt'à l'horrido aſsetto il noſtro infaas, N .

A l'inique Signor empio s'inchina, A ss ,

Poi dice, pronto eſecutori, e faossa a s.

De la tua maeſtà più ch'è diuinas , º

ou'ha l'hebraica Religione il nido -

Preteſi d'alme far giuſta rapina, si s ... A

Ma in vano andai, in vano aprai, e inestano

Sciolſi lingua, piè moſsi, adaprai mano. -

8 .

Da la Fenicia al Libano traſcorſi e A si

cauto vagai ſin da l'Arabia al Perſo, .

La gran Giudea, come imponeſi , ſcorſº - A

Di mille frodi, e di menzogne aſperſo; .

senKa minima poſſa andai, e corſi .

Da quel, che ſon diſſimile, e diuerſi;

Hor don (ela mi fnſi, hor graue donna».

Ed hora in toga tramutai la gonna e va a

A 2 Per

-

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3 C A N T O

- - 9 ,

Per porre in ſcena la tragedia oralita, s. . .

A lui, c'hà il nome di Sommo, e di ſublime,

A lui ch'al Ciel con ſanta tromba inuita, a -

E'l carattere ſacro agli altri imprime. .

M'appreſentai, e fnſimi Leuita

Cangiate en ſacre pria le ſoglie prime;

A ſacri riti admeſſo fui tra loro

A cantar binni, è frequentar il coro

IO

corteſe connerſai trà sacerdoti e

I genj ſecondando di ciaſcuno, º

E douoto mi fnſi trà deuoti, , , , ,

IDel falſo, e mal oprar ſempre digiuno. - - º

Adorno mi moſtrai di mille doti, º

Nè'l vero diſsi mai ſcaltro ad alcuno,

col prezzo fol di luſinghieri effetti

Gli animi vinſi, e comperai gli affetti - e

I I

Hora col ſacro manto, hor con la toga -

Le catedre calcai, e i primi ſeggi; i

Dotto tentai nel Foro, e in Sinagoga -

Interpretar gli oracoli, e le leggi e i l

ciò, ch'ogni gran politico s'arroga s

M'attributi ne pablici maneggi, º

Penetrai di natura i gran ſegreti, i s

Feci la gloſa àſcritti do Profeti º º

- - Erà

r

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p, R 1 M o : : 5.

I 2 ” .-

Fra'l ſeme, che in quel campo agº horgermslia, -

Prodigo ſeminai zizania, e loglio » .

In quel felice Mar, che l'alme inuoglia ,

A le vele ſpiegar, erſi lo ſcoglio o

E per leuar te, mio Signor, di doglia, e

sirena fui trà l'humiltà, e l'orgoglio i

Ma pur ſe il tutto ben contempla e libre e

L'Vliſe vi trouai, la ſtella, e' criºre a

I3 è i

E ſal perche del tao gran fece accesſº .

voli eſtirpar del ciel l'alta radice, si

Del decalogo ſanto al puro ſenſo . . .

cangiai, e ciò, ch'ogn'indeuin predice i so

Hebbi l'applauſo, e'l publico conſenſº,

-2uanto ad vn poſſeſſor di virtù lice, ..

Mercede fu de l'oprarsmio la lode 3 , si s ... -

Mà l'inganno fà van, vana lasfrode.-

14 v : --

Finſ tal'hor di bella donna va volta, S, o

Fattomi ciuffo il cefa, e crin le cornei

ael lucido, e quel vago in me raccolto ,

ch'ogni bellezza vagamente adorna:

Andai, vidi, trattai, e feci molta .

con quell'ardor, che in vn fedel ſºggiorº º

Hora nei luoghi publici laſciata - . A

Hora neſacri chiostri, e cºſta, e diº: i

- . . A 3 Fin

è

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e cA Nt o i

I 5 : :

º": s . . . . .

Tempi lontani, i riuerir intenta,

caſo sì, ma ſi vago il bel ſembiante,

cheſtrali, e famme fulmina, ed auenta,

Di ſacre tombe, e di reliquie ſante -

Finſi l'ardori che denomiº fomenta, sº

Anaiºl volto pallido, èd affitto º

Mendicando per Pio la pace, et vitto. -

I6 º i - - -

-2uindi cagionm.". porte . . . . .

col nobile ºemary e Acoi plebeo a A2 e

Con le guancievermiglie, sed hora ſuoree .

con fnta ſantità vineer l'Hebreo; i

Tentai ben io gli imeendy altrui, la morte

E tirar i tuoi eulti il rio Giudeo, e

Ma troppo l'empio al tuo zemico crede,

Intatta in tuttifà ſempre“lafede.

17 -:

con gli ſtromenti fol d'ogni tuo meſtro

Machine volſi, e marhinai diſegni; e

co'i fedel aquilon del verno neſtro ,

vampe d'ire ſuegliai, fiamme di ſdegni:

Liuori ſeminai trà l'oro, e l'oſtro ,

Atti a diſtrugge le provincie, e i regºl,

E riſſe ſuſcitaitrà'lpadre, e' figlio

Per tutta la Giudea porre in ſcompiglio

- A l'ans

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P R 1 M o F o 73

18

- - o - v - -, -

A l'ampia vite, che piantò celui, A S. ss s. s... e

che la Reggia del Cieſ ti taſſe ingiusta so . \

Glipalmiti inneſtai degli horti tai, e s .

E caricar tentai di tralci il feſtosº e s .

ch'eſer doueſſe, in tal penſieriafici, ssoA tante piante il Mondoan, campo anguſto: s. A

Eſca il tutto credei al tua granfaca, svs Asº

Ma riuſy agricoltor da paca, . . . . . . . .

19 S. S

Il vaſto, eſſere Egeo, che Mºnde ha nomeLa naue di Giudea ſolcar via io, sè A s\ s.vA

Per le vele ſquarciar, le antenne dome, a

E ne l'onde ſommergerla d'oblio, , , , A

Il tempo atteſi, e ruminai il come * A so se

Eolo crudel de la cauerna vſio, V : ' s .

Ma Tifi Dio le fà, ſtella, e confiarta,s sesso

Che, vinti i ventisalacondaſſe in parte. º , A

-

2 O º S

Impera, manda pur, và per tu feſſo, sos. º ,

IA va/20 andrai, e manderai iº Aaaº:

F di già troppo il tuo poter oppreſſo, aTroppo s'inoltra la celeſte mano : " ,- - - - - -

Ma ſe mi foſſe, e voglio dir, conceſſº.

volar vesiorno al Donatori ſarana, , , , ,

Precipitare vorrei l'alne rubeſe , i s .

sconcertargli orbi, eſradicar le iele, , , , ,-

- A e Seº

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se cA N t o A 1 -,

2 I º

Sen (a mouer le labbra aa vnyol verbo: i t,

Di corna coronata al Kà la festa is º

Del regno nerovit bomator paperbo,

Vaita c'hebbe la ragion faneta;

Con ſguardi obliqui poi, con ſuono acerbo e º

La ſfanma vomitò , che lo moleſta, i sia e

Del mio nemico il ſin, diſſe preuesto, è

In terra il ciel, Dio ve l'inferno e vedo:

22 t. E

Ma che ſi penſa il nºs'hebbi purº dianzi sº .

Fra la plebe, degli Angeli vnyolfeggio, º -

Hor ricco d'ineredibili ciuanzi,

Di regno immenſo poſseſſor mi veggio: -

onde non fa, che baldanzoſo, danza, º

Se s'auedrà del vèr, com'to m'àueggio; - . .

Cambio mi parauantaggioſo, e degno, º º

Perder va ſeggio , ed acquiſtar vn regno. ,

-

23 C .

Al duro ſuon di ruginoſa tromba

Fece Pluto adunar conſiglio infame,

per l'aſpre rupi il gran rumor rimbomba

Eſecutor de l'infelici brame:

Altri corre, altri vola, ed altri piomba,

Pi ſaper vago perche il ſuon to thiame;

Del kè del pianto è l'horrido coſpetto

I primi fur reſfone, ed Aletto

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p R I M o g

- 24 v .

La Fame ſeguì poi gomfie le labbia, i

Tantalo, Licaone, Atreo, la Gola,

Con la Diſperation, l'ira, e la Rabbia,

E la Diſcordia ſi ompagnata, e ſala;

La Doglia, l'Empietà, l'Ardor, la scabbia,

E con lo Sdegno la vendetta vola;

Con la Bugia la Falſità, e l'inganno a

Co'l Rancor il Tormento, e con l'Affanno. -

-

25 -

L'Arpie rapaci, e deschimere erranti,

L'Eumenidi ſeguiro, e le ceraſte;

L'Hidre, e le sfingi è i Minotauri auanti,

L'empio Gorgon, con l'empie voglie, e vaſte:

Di crudi Antropofagi, e li Giganti,

Meduſa, che non vuol, ch'altri ſauraite,

Gli Ethiopi, gli Arimaſpi, e'l gran Ciclopo,

L'Erinni inanxi, e le trè Parche dopo.

26 -

e

Dietro la Crudelia vennero ardite º

Circe, e Medea, e poi Cariddi, e Scilla.

L'Ingiuſtitia, la Frode, e l'empia Lite

Venne superbia, e l'Ambition ſeguilla:

Le luſinghe comparuero infnete,

a sangue la Guerra con la ſtrage stilla,

Seguirono con borrido talento º v- .

La Morte, l'Homicidio, e'l Tradimento.

-

s è Empi al

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1c C A N r o I ſi a

- 27 e

Empia cagion di millemorti, e mille ss A vs,

Comparue poi la Ribellione inſidas A Nevs,

L'Idolatria, l'Hipocriſia aneide, vs , solo

La falſa Religion or ſcorta, e guida i ... A

La Tirannia, l'Adulation ſegnale, Assº sv

º la Luſſuria, ch'ogni core faa, N. ss a

AL Auariti a ſeguirona, 4 A Diſpetto, sº sºlo -

L'vna gli occhi ſi Batte, e l'altro il petto, so

s- 28 ss -

Bendato gli occhi, e di due ſpade armate svo .

Venne il Furor freeipitoſa anch'egli sºs :

Carico di liuari empia'l Peccato , . . .

Seguio di ſerpi, e vipere i capegli esossa. A

chiuſe l'orecchie Poe, il cor gelate, i so º

l'oſtination, ne fa, che mai ſºſtegli, Ass. A l

Frà lo confuſi alfa vennero fatti o -

I Moſtri ſeelerati, e i Vity ſtrutti. A .

º

29 è:

Giacea ſaperbo, e rigoroſa in viſta o - se -

Frà timido, e crudel il Rè de l'ombra, o

Volge l'obliqua ſgeardo onde s'attriſta si è

ºgº empio Moſtro, che la ſala ingombra º se i - -

Co'l pallido, e l'ombroſa fiamma miſta As , »

ºarge da gli occhi, e g4 altrui ſguardi, adombra;

ºgefi fulmini al fin aventa, aſoceao , a

P4 l'arco doppio de l'horribiſ bocca. A

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P R 1 M o i 5 r I

--

3o a

o fidi miei, in cui confalo, e ſpero, s',

Nè ſpera già, ne già confalo º in vano ; “, .

L'aſtrºator de mostri ſeggi, altero - .

opporſi tenta al mio avalorſourano; i

Per ampliar il mio famoſo impero

Il ſenno armatepury orti, e la mano ;

Perche perſempre il Ciel ſi chiuda, efarrà

Suegliete i certi, e ſi aginate i ferri. I

31 , .

Perche preteſi, e con ragion quel ſeggio, º

che gira i Cieli, e illumina le stelle,

Per mantenerſi ſolº nel gran maneggio v .

chiamò me con miei fai alme rubeless

Volle il meglio per lui, mi diede ilpeggio,

Ai ſuſcitò grauiſime procelle » , e

IRiuale ingiuſto, giudice indiſcreto A .

diemmi il regna dolente, e tenne il lieto.

32 -

Perche più degno aſſai di lui mi vide ... . .

-22ando ardir generoſa in me s'acceſe, A

Il precipitio ſuo ſcaltro, preuide,

E'l tempo, e l'agio auantagioſa atteſe,

Mi coſe inerme, e le ſue ſchiere fide

spinſe ſaperbo è traditrici impreſe, e-

Con l'armi, con la forza, e con l'inganno

Mi ſcacciò Rege, e ſi fece ei tiranno.

- Perdei

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33 -

Perdei la luce sì, ma pur la forza e ss èIn me più s'augumenta, eſempre viue; º. e

Congiura tanta il mio valor non ſmorza, a

Ne à le gran voglie mie confin preferiue: o

L'ardor del core hor ad vſeir mi sforza i

Per l'alme riueder al mondo viue, e A \.

Forſe non fa nel ſeggi ſuoi ſicuro i

Per la mia fe, per lo mio ſcettro il giura. ”

34 si

Per occupar ingiuſtamente iſeggi, a è

Che per l'abſenza mia rimaſe voti, s S

Per bauer chi mi ſuperi, e pareggi, e

Vſarpator de miei trofei ignoti - º

Formò l'huomo di polae, e dolci leggi

Gli impoſe, e l'adornò di mille doti ; AA. º

Lo poſe dove al piè di ſacro monte º

Correa nettare il rio, baſamo il fonte. -

35 : S

Per far de l'onta mia giuſta vendetta, ,

E ſconcertar del mio riual tantopra,

Per rendergli la fabrica imperfetta .

E l'empio ſuo penſier volgerſoſopra, -

Atteſi Adamo al varco, e la Diletta

Debile vinta le luſinghe adopra, º ,º

E i decreto diuin rotto, e diſtrutto -

Colſero arditi vietato il frutto, si ºs:

A - AVe

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P R 1 M o ,

36 . -

Ne l'attomofatal de l'aſpro morſo, .

cº’è lo ſdegno del ciel l'huomo condanna,

Arreſtaron confuſº il proprio corſo

i fumi che correan balſamo, e mamma,

Di gelide ſudor s'aſperſe il dorſo si

L'herboſo ſuolo, e ſfidò fel la canna,

le Driadi del Ciel languide, e mette

Cangiaroa gl'hinni in elegie funeſte.

37 la

Eanguide l'herbe, impalliditi i fori, - ---

L'Alba di ſangue in vn baleno aſperſe,

la membe tenebroſi i ſuoi ſplendori - -

I ſol naſcente in torbido conuerſe;

º argenti l'onde al ſin, le arene gli ori

Fecer materie ignobili, e peruerſe;

ºgni dolce liquor ſi fece toſco,

lº ºgià Adamo il Paradiſo in boſco.

38 ,

Lagrimò l'aria, pianſero le sfere,

Pianſe forſe la sù l'altera corte;

# ſe nebbie tenebroſe, e nere

Dal carcere Dateo ſciolſ, la Morte ; -

Piantai per mio trofeo le mie bandiereA viſta di ciaſcun sù le mie porte,

Pi Dio 'impicciolio l'alto gouerno,

º chiuſe il ciel, ſi ſpalancò l'inferno.

- Sapete

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sia c A Niro, -

sapete pur quant'hoſtre, incenſi, e fumisº º º

39 , i

Honorinº deuoti i noſtri altari, Aº i Nº

42eante prece pietoſe i noſtri Numi e

Chiedano immenſº i fauor giusti, e raris .

Ardono in noſtro prò faceſſe, e duni º i

Da le freddorſº è pretioſ Mari, ºIl nome innenſa mio adora, e cole , A . .

Ciò, che circonda il Mare, e ſcalda il sole,

4o s .

La Giudea ſol la perfida cervice e

Che verrà il Ciel in picciol nemho in terra,

Al dolce giogo mio toglie ſuperba; s i - .

E del culto primier l'empia radice e -

Contra ragion, & oſtinata herſerba:

E'n quella, s'è pur ver quel che ſi dice,

( Ceſa per me , ſe foſſe zera: acerba) , . . .

Verrà, vorrà l'Immenſo in human velo

Chiuder l'Inferno, e ſpalancar il cielo e

4I 2 è

Con poco inteſo ſaon la Fama ſºande; -

Che verrà mece à far, fattº buono, guerra,

Portento in ver miracoloſo, e grande !

Che, GAi l'Eternità chiude, e diſerra ,

guſtar vorrà mortifere viuande, -Che d'Infnito di vil manto onnſo se i

Minchiuderà ſe ſteſſo in nicchia angusto - si

--

Io

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P RCI M O. T i 5

Io no'l credo però, troppo eontraſta e

A frale ben anità néme immortale,

42 . .-

Chiuder male i faire, ſimmenſa, e vagassº,

In piacio(giro, ah, ch'è vn volakyenº ile:

e

-

E ſe periglio tanto è meſouraſia, e

Il regno de A fermo è regna fraſe, ess e

Pur odo cià da miſe trombe, emie º

-

- -

D'grarek, Profeti,e. desibite a - \ è

43 º

Ma ſia pur vero, è non i quel che mi voce, º

Chi non moſſe humiltà, la forza bar.moua;

Si dice, che l'Immenſo in Bettelemme ,

O nocer puote antiueder ai gioia, e

Troppa, e 4/ente kenie, treppo vi coce

Se non potei pietoſo, hor potrà attroce,

Ciò che

chi la Paee goo vuol habbia la guerra.

44 . -

:

L'ardor, che in queſte viſcere ſi cona;-

a -

le zcz valmi in Ciel, vagétami in terra,

A

Ne gran rigori, naſcerà del vernio; , i

Che gli arredi celeſti, e che le gemme

Haurà, fatt huomo, Dio è vile, e ſchermo: s .

Che al fin l'ucciderà Gieruſalemme, a

Che verrà vincitor què ne l'Inferno, s .

Trionfante vorrà la Chioſtra tetra s

D'alme priuar per arricchirne l'Etra.

E ſe

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1s C A N'T o i

- - -

45

E ſe ciò fa, l'aſſottigliargl'ingegni;

Per porre il giogo noſtro è l'uniuerſo,

E per d'alme ampliar i nostri regni, º º

Con l'opra il tempo è ne l'oblio ſommerſo:

Vani ſono i deſi, vani i diſegni,

E da noſtri penſieri il fin diuerſo,

E pur de frutti bomai deſador noſtri

Già ſon pregne le bolgie, e pieni i chioſtri i

46

sù donque, è fai miei, sà donque à l'armi,

A danni, è danni andiam de la Giudea; º

Prima, ch'egli dal Ceel venga è turbarmi

Scilla ſi ſa egli pur, Circe, e Medea: -

Il ferro , la virtù, la forka, e i carmiº -

Deſirnſi ad onta di Pietà, e d'Aſtrea;

Sù che ſi ſeni homai, sà che s'vecida,

Da fe vi forza, e la ragion vi faa. , . .

- 47

scoſe le faci, e ſºſtitò le ſerpi e

Teſfone crudel, poi riſº altera, svs -

Rigida diſſe al fn, ruuidi ſterpi

In bel prato non vuol la Primauera: -

Co'l tuo piede immortal tu ſtorri, e ſerpi

Da doue naſce il dì ſino è la ſera; a s

Il tuo regno e'l giardin, l'empio Giordano º

E ſterpe vil, che vi germoglia invano. -

Vanne- - - A

e

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-,

48

vanne à ſuoi danni pº;ſchiudi, eAalanca ea

radito altier de le Tartaree chioſtress e

ſeccoci pronte, in noi l'ardir non mancaE preie, e pronte haurai le voglie noſtre :

cºmanda pur, la forza mai feſtensi, a

paſta, che i buopo, e' come hor ci dimoſtre i

sº io, ſan le mie ſore cià, che denne

per i neri che trami, è troppo va cº;

-

º

sºligi",crohar farà le tombe, e tremar l'arche;

Ad onta del Monarca, è Rè tiranno

La più cruda mandiam de le trè parche:

sè ſtoter queſta face, ad onta, º dºDi lui, che ſe io tuo vuol, che ſi ſearche i

sè con l'ardor, che col mio faco in fºndº--

- -

-

Arder il cielo, e incenerir il Mondo.

-

-

se

Ma, che fa mai ? può chiuderti 4ºi dentro, ,- - - e sa e - a . -

E del tuo regno ſigillar le porte º

Ah non potrà non vomitarla il centrº .

se la facella mia s'accende forte:

E ſe è conſiderar tuo ſtato i entrº , º

pari hai con lui, è mio signor, laſortei- . * ; - - - r- » : . . . s . a sv -

Ti puoi gloriar ſe ſi vant ei d'eterno,

s'egli è Rege del ciel, tu de l'Infernº- -

-

- ---

– -

--- -.-

- - - - ---- - -

s - . E Pari-

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8 c A N r o

51

Pari di ſtato ſei, pari di forze,

se gli ſei donque vgual, di che pauenti ?

sì ſi l'ardir del tuo riual s'ammorze,

sueglinſ homai de le tue grotte i ventis

Se virtù hauran le viperine ſcorze,

º gli argini romperò degli elementi, i

stemprarò i cibi dei, luſsi,

E de le ſtelle mutarò gli infisſi.

52

Tacque la Fera, e l'empioRè, che crudo v

con l'eſercito ſuo già ſi ſommerſe, º

A l hor, che d'armi impoverito, e nudo

Mosè nel Mare ampio camin s'aperſe

Diſe, signor, non val elmo, ne ſcudo

contra le Aade in diuin'onda immerſe;

Non influiſe in vano, e non impera

L'Aſtro maggior de l'immutabil fera. -

53

Lo sò ben'io per proua, e chei"Per eſtirpar il peregrino Hebreo?

Io, che in Egitto ſoſtenei tue teci,

Oprai pur ciò, che il mio poter poteo;

Ma, porte al Ciel le riuerite preci,

In Lethe al fine il mio valor cadeo;

Perche à la ſcoſſa di famoſa verga

Aosè, diuiſo il Mar, volſe le terga.

-

- - - clo

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P R I M. O.

54

che ti penſi Teſfone ſcotendo -

per l'infida Giudea la gran facela º

influſſo inuiolabile, e tremende .

chiedi mutar de l'immancabil ſteſſa:

Lo statuto indelebile, ed horrendo

credile sire, a me, non ſi cancella i

Decreto ſcritto in Ciel da l'alta maº

penſa annullar penſier creato, iº vares

55

Ma ſe le profetie rumino, e penſo ,

ciò, che su temi con ragion non credo i

Come Vergine intatta va corpo denſo

partorir poſſa io non conoſce, è vede:

che l'Infinito Altiſsimo, ed immenſº

-

º

- -

-

s'impiccioliſca in terra, io non concede i

raticini impoſsibili, ed incerti,

Profeti falſi, oracoli ineſperti.

56

co'l crin canuto, è di flato argente

sorſero Tolomeo, e zoroaſtro,

E diſſero concordi, vn tal portentº,

Pianeta non dimoſtra, è promett'Aſtrº

E pur da vn polo è l'altro il firmamentºvedemmo, e i gran precetti d'ogni maitrei

ond'altro pur predica, altro promettº

D'oracolo infedel voce imperfetta.

A3 - 2- --

-

Don

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as cAN T o

57

Donque, Signor, la falſa temayeagcia, si s .

E col noſtro parer4or ti conſola, va a

Ne ti pauenti già ciò, che minaccia i

Ma ſºiegato penſier, tronca parola è

Ogn'indouino pur s'arqueti, e taecia, s .

Ad imparar pur vada ad altra ſcuola,

Se crediam'à le regole de l'arte e

Falſi i loryogli ſono falſe le carte. A

58

seguir volean gli Aſtrologiineſperti º - A sv.

Auanti il Rè de la région più tetra;

Ma questi replicò; ſon troppo aperti º 3

Gl'indicy del miracol, che m'impetra: -

Veridici mi ſon, mi ſono certi ,

I prodigi di Dio, del Rè de l'Etra; s .

Loco non v'hà pronoſtico, è pianeta ,

Auſpicio, aſtrologia, ſtella, è cometa. .

59

che naſcer dee di Verginella bebrea , , , è

Nel ſeme di Dauid narra l'hiſtoria; e

Di ciò la ſuperbiſsima Giudea, º a

Ne gl'hinni, e preciſe ſi vanta, e gloria:

E del penſier de la celeſte idea e

Dauid medemo ci laſciò memoria;

-24eſº è l'impreſa è fidi miei, non lione e

Choggi da noi antiueder ſi dene. -

- - - - - le----

l

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p R 1 M o.

6o

scotendo ſuperbiſsima, ed altera, a

crollò di ſerpi il tenebroſo crine

De le tre crude vergini Megera: , ,

Poi da le labbra horribili, e ferine ,

Il venen vomitò ruuida, e fera; º

con vn ſorriſo rimirando Aletto , e

spiegò con empg accenti empio concettº:

61 ,

Pan è il diſcorſo homai, vana è la riſſa, t . . . . .

Il tempo, e le parole in van ſiſpende e

nel mio penſier la ſtrada è già preſº a

Per lenar ciò, che torbidi ci rende

E, ſe ſarà qual fui, e qual ſon viſº e iº

Eſtinguerò l'ardor c'hoggi v'accende i sº o

spero Dite veder di ſoglie carca , º .

È Pluto di due mondi vn ſol Monarca: r.

62 ,

Ne termini di Giuda il gran Meſsia º,

Partorir dee fatt'huom vergine intatta i va

Le sferzeſue di vipere, e di ſpine v

s'è verace di ciò la profetia , ,

Ed ogni ſcritto, che ne canta, è tratta:

Ne la Giudea la propria Monarchia,

Egli vorrà fondar, la tua disfatta i ... -

La sù'l Giordano è le più pure genº ,

Moſtrarà leſe forze, e iſuoi portentº:

- - - a s Peri

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3 cA N 1 o

63 è

Perche naſcer non vuol dentro i roºyfri s .

Del Partho, de l'Egittio; è di babele e

Perche pregne di ſiriti diuini ,

Son l'aſme di Giudea. aime più belle!. . .

Le noſtre ortiche, ei tribolipiù fini, sa si

seminar dei nel bel giardim di quelle

Adulterar il culto lorº verare, º ,

Sparger la guerra, e ſoffocar la pace, e

64 è

A Pluto repplicò, l'intendo, anch'io a

Nel mar medeonofºn avete hor nuoto, sos v

Per proueder à l'huopo, & al deſio,

spedy, e non ha poco, vn mio deuoto:

Ma in vano lo mandai, in vano vſeio,

Ciaſcun diſegno ſuo rimaſe voto: 6 º

Mercè, che la Giudea la fede ſteſſa ,

Ha già nel cor, e me la mente impreſa.

65 è

zi, che in Babel ſºſtiene ogni mia vere,

E del diadema mio tinte ha le chiome;

( Lodarlo pur, e celebrarlo lece)

Tant'alme, e tante ha già faccate, e domes

che non eprò per me, e che non fece è

Tutta la gran soria cole il mio nome,E de lei eori accenſi

A la mia peità ſpargono incenſi.

s

º - . s -

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P R I M Q. C 13:

is

-- -

66 -

E vincitor per trionfar del mondo -

L'oſtinata Giudea reſta , che cada ; -

Hor c'ha il voler del mio deſtin ſecondo,

contra colei il Capitan pur vada -

pel ſangue iniquo, ſcelerato, e immonde, e

oloferne crudel tiega la Aada, -

E perche l'opra è mio gran prº riſºlti, e

Tiri ad onta dei cieli tutti è miei calci. -

67 -

pone la madre cesta, e ſºoſ para ,

se ſaran tutte delpeccato 4/ºerſe ? ,

E doue il Creator fa creatura, e

se ſaran già nelle laſcinie immerſe è

V”la diuina cangiarà natura, º

se ſara utie ma aime conceſsº aDoue la Benedetta trà le donne, . . .

se di tutte il mio mal fa, che siedºe è

68 -

D0tte la fonte ſigillata, e bella, ) s . sº . -

s'ogni chriſtala in Acheronte piomba ,

E ſe nottola fa ogni don (ela, ss . -

Doue la pura, e candida colomba

Doue la Rocca al fin, dove la cella, e

s il mio tambur fol svdirà, e la trº? -

pone la rorre, ei Giardin chieſa e nº',se ſarà vn boſco, e va a campagº : ilmondo? -

s . B 4 Mandar

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23 C A N T O .º

69 - ,

Mandar intendo ambaſciator fedeles A

Ne confn di Soria ad Oloferne;

Accioche moua il Capitan crudele

Le ſchiere ſue pria, che ſi geli, è verne:

Per porre il giogo al popolo infedele,

Ad onta ancor de le region ſaperne; . ,

Sotto imagine finta, e ſacra, e pia . A

Sala perſa mandar l'idolatria. se i c-

7o viº

ciòfà concluſo » e ſtabilito il modo, si ,

Ne fù interuala in eſeguir tant'opra ; s .

Per ſcioglier tolto il ben ordito nodo

ogn'arte falſa il falſo moſtro adopra:

Calcò il ſentier più facile, e più ſodo

Perche niun tant'artificio ſcopra,

E giunſe la doue trà tenda, e tenda

AL'Aſirio capitan empio s'attenda. -

71 -

-

p'Eliachim trà Sacerdoti il grande s ,-

Il moſtro traditor l'imago fnſi; -

Modeſtia, e maeſtà ſoaue ſpande, e

La grauità di cui ormoſsi, e tinſe;

E per meglio appaniar l'opre nefande

Il litao ſacro, la ſiniſtra ſtrinſe,

Lo ſtimi Eltachim, signor, jel.veai sa

Di ſacri aderno, e pretioſi arredi - ,

-, e - - - -

- - - Di

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p R 1 M o o a5

s-

º

72 :

IDi ricca mitra s'adornò la teſta,

E ſino al piè veſti candido lino, -

A gli homeri pendea graue vna veffa

Del color de l'Aurora in ſù'l mattino: . . .

E merauiglia, e riueren (a deſta e

IL'aſpetto, che parea quaſi diuino, si è

Carico d'anni in placid'atto, e grane º s .

Bauea del maestoſo, e del ſoaue.

º,

73 è

L'habito venerando, e la preſenza, , ,

Benche di religion molto diuerſa, º

Nel campo di Babele è riueren (a

Deſta la gente rigida, e peruerſa i

chiede (aicea ) non meritata audienza

Dal voſtro Capitan alma conteerſa, e

Con la fè, con la lingua iſcoprir deue

Di graue impreſa eſecution non lieue.

- --

º -

-

74

Là giunto doue rigido, e ſeuero e

diaceua armato il Capitan ſaperbo, sº o

Salutolo, adorallo, e l'empio, altera s, si

Non ſciolſe lingua, e non proferioverbo: .".

Ei, che del campo infalo hauea l'impero

Horrido moſtrò'l viſo, e'l guardo acerbo,

E parue a tal venuta, d tal ſaluto

Immobile, ſenz'alma, eſangue, e muto. -º

-s . - atirà

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262 C A N I 6 I -

75 : :

Mirò tre volte attorno, e grave il volto º so si

Di diuerſo color tinſe altretante, si s º A .

si ſtrinſe il moſtra al mento il baſso foli, e

Con l'empia deſtra debile, e tremante, i

Al rigido Campion al fin rinolta i vè.

sciolſe la lingua timida,ed errante » cº . A

B versò da la bocca, vrna crudele, e º

Va fonte di veneno, vn mar difeſe. . .

76 -

Diſe, Signor, ſe pentimento giova º è i

E da cor generoſa ottiene mercede, s , , , ,

spero, chil prege mio boggi ti moua -

A la pietà, ch'ogni pietate eeeeale: e

Hoggi, che l'alma mia pur ſi rinoua - ,

A la fucina d'infallibit fede, o ssºS : -

Hor, che l'anima mia, ch'errarpurfiole “sº, i

Scalda con vero raggio il vero sole. . . . .

77

Da miei verdi anni è riuerin )nel Dio; e s -

Che non è Dio, è s'è pur Dio, di nome, è

Con la ſemplicitade il creder mio . º

M inſegnò ſtolto, e non ſaprei dir come: e

Con la falſa opinion crebbe il deſio, -

Incanati ne l'imbiancare le ehiome, sº .

E conſeruai quell'ampie veglie in latte, º -

ch'imparai co'l vagir, belli col latte. -

« . - Verſai -

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P di I M 3. 27

-- 78 i g

verſai nel culto ſceleratº, ed empie,

Hebbi il grado primier di ſacerdote,

calcai il ſeggio altier del primo tempio,

oſſeruai ſacri riti, e ſacre mete

È percheſer doueua à gl'altri eſempiº,Hebbi, le voglie ſemplici, e deuate » . e

Al ministeria, indegnamente intente . . .

La barba fei di neue, e 4 cria d'argente -

-

379 .

Del Dio ch'adora, e indegnamente cole º

stolta Sion, la perfaa Giudea ,

segeg liefaesculto, e le rie ſcuole

Frequentai folle de la ſetta hebrea:

colto in me steſſo salfn, confuſa mole ,

D'alti penſier m'illuminò l'idea,

Io ſcorſº Dio del Mondo, e de le ſteſſe

L'alto signor d'Aſsiria, e di Babele.

8ocº º

-

se tralaſcio la fede, ecco depono : :

De la non vera religion gli arredi

Così ogni culto ſuo ſaggio poſſonoA quel ſignor in cui confedi, e credi, - -

Donque ſigner pietà chiedo, eperdono

Per me pietà, per me perdon, dhe chiedi

Il nome del tuo Rege, eſtinto il primo, è

stampa nel core, e ne la mente imprimº

t - Inuitto

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as c. A N T o

81

Anuitto vanne pur, moui le ſchiere;

stringa la deſtra riuerita il ferro;

Fiacca le corna è le ceruici aleere,

Ciò, ch'il vero mi detta i ti diſſerro:

sºnº ſºada fodrar, ſºiegar bandiere

7 rionfarai: nel corsò ciò, ch'io ſerros

Di ciò, ch'io ti predico bor t'aſsicura,----- : :

7 rionfarai de le ſuperbe mera.

82 : :

Verſo sion tremantel piè riuolgo aLà dentro in breue vincitori t'aſpetto; sº ?.

In tanto anch'io trà quella plebe, e'l volgo º

Scoprir procurarò tanto difetto:

Da quella fè, che già nel core accolgoIo tentarò ſpiegar ſenſoperfetto, e

Nuoua legge darò, nuouo costume A i

A gloria ſol del tuo viaente Nume. -

83 a 3

Reſta confuſo, 62 ne l'idea vagante sº i , - . l

Fumina'l Capitan l'alta richieſta ; º sº.

Ma ruuido nel volto, e nel ſembianteAchia dalproprio nicchio ecco ſi deſta i

Il piede ferma ad oloferne amante i

Fd ogni lingua mormorante arreſta, a

Con fune del ſilentio, e ſgnardi arditi

legò le lingue, esmprigionò gli vaiti

- - Are----

º

-

l

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P RTI MAO , 29

.

Arma di piombo il piede oggi, e la destra, e

Diſe, per eſſequir, l'alta propoſta; “.

Nel cor l'ardir, nel fodero ſequeſtra

Il ferro, e penſa pria graue riſºoſta,

Il più ſicuriſentier cauto calpeſtra,

L'eſito chiedi, è la ragion fascoſa,

Grand'opra, vuol graue conſiglio, e molto,

Che'l dir poi nel penſai detto, è di ſtalto. A

85 3

se la farfalla al vaneggiar del lume è o

Non foſſe coſi incanta, è ſemplicetta, º

A l'hor, che goder creaeſi, e preſº me, è

La fiamma micidial, che ſi l'aſſetta ;

Com'è ſuo ſtolto, e ſalito coſtume A º

Non volarebbe è conſumarſi in fretta; V

E de l'error s'auede, e del ſuo male e

A l'horaſol, che già ſtemprate ha l'afe -

86 -

ciò, ch'è fatto, signor, non ha conſiglio,

E ritraher non puoi lanciata pietra; º sº

a Non ſcorge pie corrente il ſuo periglia,

Dardo ſcoccato già più non s'arretra:

Più non imbianca, e non rinfreſca il giglio

se langue, è macchia'l ca" e l'e'tra ;

Dote è di Capitan ſaggio, ed eſperto A. 3 ,

Penſar il dubbio, e conſigliar l'incertº si

f - E pro

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so cAN it oi

87

A proprio º d'anima vile, e inſana -

Precipitardoue l'inuita il ſenſo, º

Ma nobil Airto, ſaggia mente, e ſana -

Prima da la ragion toglie il conſenſo: eIl precipitio fage; e s'allontana . s

Dal furor cieco, d'ardor cieco accenſo; º

la preſa frettoloſa, ed immatura s -

ARaro rieſce , ès'eſeepur non dura. s . - È

83

Coſtui, che t'ha propoſte in ſacre mano

l'eſecution di faticoſa impreſa, e

o che quella è coſi pregiato, e ſanto,

Che gouerna in sion laprima chieſa;

o ch'alcun'è, che d'acquistarſi il vanto

di traditor ſolenne ha l'aſma acceſa;

Sia l'uno, è ſia pur l'altro io credo in eſſo

Con fa o manto il tradimento ſteſſo.

89

4'Eliachim'è pur, il che non credo, so

Che gran cagion à tanta impreſa il moſſe º

Il principio de l'opra, e'l fa non vedo,Pate la mente mia dubbioſe ſcoſſe: i

c'habbia cangiata fè non ti concedo,- Non già ſe forſenato egli non foſſe; e

s'è ſfolto pur, perche ad vn ſfolto credit

se non è poi il tradimento vedi. -

s

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PR 1 M o o si

9o ts

sò, è benio quanto ſia ſaggio, e grato

Fideſeruo, e coſtante al proprio Dio,sò ben ciò c'hafafferto º e ciò c'ha oprato

eºgando contra sion fu il ferro mio;

Che in vn volger di ciglio habbia cangiatoDaſi di tanti laſtri, hor non credia, ,

- Se dºdº è il ſommo ſacerdote, e ſaggio, º• V - e - -- - - - -

| Egli è ſºia di sfon, falſo meſſaggio,

l . 91 e

Teme l'Hebreo, e con ragion la forza e

e Del tuo ſenno, signor, de la tua pada:

; onde ſaggio di vincerti ſi sforza

- - Per la più breue, e men creduta ſtrada:

7 attende forſi al varco, e ſi rinforza

1 Per far, che ne la pannia incauto cada;

- Pepe" il danno,

Già, che forza non ha, cerca l'inganno.

92

s'egli poſcia non è, chi fa coſtui,

i Che tal penſier t'ha ne l'idea preſcritto e

- Per vietar il ſuo mal forſe l'altrui

- Cerca con modo tale il Rè d'Egitto ?

o l'Arabo vicin i confin ſai

Per conſeruar commette vn tal delitto ?

Far, che il temuto mal l'amico opprima,

Prudenza, e non inganno hoggi ſi ſtima.

Pria

––

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32 cAONT o i

93 e

Pria, che contra sion nona la guerra, º

Se l'ambaſciata fntà, è ſe verace Asº

Conſiderar tu dei, perche non erra, sº sº

Chi per camin oſcuro erge la face: "

L'adito è la battaglia alcun diſſerra;

Che pentito tal'hor brama la pace, vº AChi'A deſir proprio ra ido non tempra º s'?,

Abuſa la ragion, ſe ſteſſo tempra; º

94 : º

Il mento raſo, se ſenza peli il riglio, º -,

schiacciato il naſo, e in già pendente il latrº

Ergeo, ceſſato alquanto il gran bisbiglio

Duſe con ſuono rigoroſo, ei" s

Aehia, forte di te mi mer uiglio, º

Che di viltà ti mostri hoggi eſſer fabro;

Se dianzi foſſi intrepido, 6 ardito,

Horti dimoſtri Cauallier fallito, è sº

95 :

Laſcia, che vada il capitano, e veda s .

agganto gli fa corteſe baggi laforte, º

Ciò, ch'acquistato ha già, è vn humil preda

Al ſourano valor del braccio forte:

Che vada pur, che trionfante rieda º

De la Fortuna ad onta, e de la Morte; º .

Eſca non vale è timido facile, a sè , a º

Il penſar, ei tardaropr è di vile. ss º

- - . Sia---

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p R 1 M o . 33

96 -

sia vero pur il Sacerdote, è fnto,

o tradimento ſia, che ciò ci cale i

S'è di Sion, teme Sion eſtinto -

Il regno ſuo, che non ha forza eguale:

S'è de l'Egitto poi, credeſ, vento, e

Perche il ſuo braccio è contrastar non vale;

Se d'ambi ancor foſſe la forza vnita,

ALa tema loro al toſto andar c'inuita. -

» - 97

Mentre Fortuna amica il crin ciporge, ,

che ci gioua il tardar º aura leggiera

Inaſpettata in vn balen riſorge,

E porta altroue l'occaſion primiera:

Del valor d'oloferne homai s'accorge

Ciaſcun, che in Aſia , e quì d'intorno impera i

E, ſe ſi tarda in eſſequir, temp'hanno

D'opporſi con la forza, è con l'inganno. -

i 98

Achia ſoggionſe; o come ben conſigli ,

A terminar non principiata l'opra;

A ciò, che vuole il mio Signor s'appigli,

Pur, che l'affetto mio corteſe ſcopra :

Dirò ben ſol, che li rapaci artigli -

Il ſagace falcon à l'hora adopra, e -

Che dopo i giri di volubil ruota

Picciolo angelo, e ſtanco, e vinto ei nota.

C Se

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º 34 C A N T o

- - i 99

Se vincer brami, è mio Signor oſſerva :

Come Sion col ſuo gran Dio ſi troue: .

S'amico l'ha ſoſtendi l'armi, e ſerua

A tempo più opportun l'inuitte proue: -

Se lo ſdegnº primierºpoſcia conſerua, a

; Và pria, ch'il Sol cadente ſi rimaue; .

Mel gran Dia di Sion, nè cià e attriste,-

La vittoria, e la perdita conſºe. -

Tee -

Leſsi de la Giudea anch'io l'hiſtorie,

Vidi quanto quel Dio ſºffimi, e vaglia,

E le impreſe oſſeruai, e le vittorie, -

eºganto agai forza il ſuo poter preuaglia;

- Aolti i trianffur, snolte le glorie, -

e Peter boman no A ſupera, è l'agguaglia, e

Dicalo pur Mosè, quanto in Egitta

Feſs'hara conſolato, ed hora affetto. -

ier

Volea ſeguire in racontar Achia -

Come giuſto tal volta, ed ha pietoſo, -

Del popolo fedel giamai oblia - -

L'eterna Rè di pace, e di ripoſo:

Ma l Capitan con l'empietà natia -

Dal rio letargo ſi leuò penſoſo : A

Crudo nel volta, e ne lo ſguardo fero.

Ho tanto ardiſti domae ( ei diſe) altero?

- . Donque

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P R I M O. 35 .

pongue del mio Signor, Signor, e Dio - -

i Maggior tu tanti, è ſeelerato, e ſtolto º º

Si, che'l maggior di tutti è l Rege mio,

Degno ſol d'ogni oſſequio, e d'ogni colto:

Preparateui à l'armi, è fai; anch'io -

Sarò ne l'alba è tanta impreſa imuoleo;

Farò veder con l'armi, e con la forza,

che in van coitui tal Dio lodarſi forza.

Io3

Per guideralon de la beſtemia horrenda )

Perder meriti, Achia, la lingua ardita,

Il douuto rigor pur ſi ſoſpenda, i

A ciò l'età tua debile m'inuita:

. Con queſta pena al folle ardir emenda,

E moderar la lingua ad altri addita ;

s Con ſentenza pietoſa i ti concludo,

Starai legato è nudo tronco ignudo.

- -

Ie4 .

Sarai condotto è la Città vicina,

Credo Bettulia ſia, iui m'aſetta;

Vanne, in mio nome è qual Signor t'inchina,

Diman verrò, che in ordine ſi metta;

Del mio Signor la poteſtà diuina

Gli moſtrarà quant'egli error commettas

E tu, Betulia vinta, haurai da noi

Il degno guiderdon degli error tuoi.

Il fine del Canto Primo. -

- C 2 CAN

- -

-

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Y

S E C O N D O- a º.

-

- 4 R G o M E N 7 o,

Iº o i

Rudo Oloferne a la Città s'inuia,

Il meſſo Betulienſe incontra, e prende;

L'impeto martial ſoſtiene Elia,

Quegli à le mura intorno il foco accende:

L'Eterno a pro de la ſua gente pia

Betulia da le fiamme empie difende, -

Due ſpirti manda, e da la pioggia, e vento

E dileguato il fumo, il foco è ſpento,

2. -

A notte, di viole il crine adorno

Co'l vago oſſequio di notturne ancelle,

Del Sol cadente al gran feretro intorno

Per accender, ſorgea, lumi di ſtelle:

2uand'vn fanciul, che già facea ritorno

A la Città nemica hor di Babele,

Del vicin monte è le vicine grotte

Vdio languidi homei, voci interrotte.

- - - - - - - - -

- il fre

º

-

ſ

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s E C o N D o! 55

3 -

Il fremito, e'l fragor, che per le rupi -

Formaua del buon vecchio il ſuon dolente,

Segue per quegli alpeſtri, borridi, e cupi

Da pietà moſſo il giouane, che ſente:

Di cinghiale credea cibo, è di lupi

D'incauto peregrin ſalma innocente,

E trouò al fin, ( trofeo del Perſo crudo ,

ALegato al duro tronco al vecchio ignudo.

4

Sciolſe le funi, e liberò pietoſo

Dal rio tormento l'infelice Achia, -

Per trouar poſcia il natural ripoſo

Verſo Betulia ſeco egli s'inuia: -

E lo conduſſe oue ſedea geloſo,

Del Rege in vece di Sion, Elia;

Diſſe introdotto, e ſconſolato il vecchio,

sire, fà d'armi pur toſto, apparecchio e

-

saper ben dei doue s'attendi, e ſieda º .

- Armato il Capitan de l'Hoſte infaa,

Ei, che vuol, che'l ſuo Rege vn Dio ſi creda,

E che per tal lo celebra, e lo grida;

Prima, ch'à noi il primo ſolſe'n rieda,

spera, che Marte è le ſue voglie arrida,

A l'armi già ſi deſta, empio s'arroga -

In Meſchita cangiar la sinagoga. . .

C 3 Lae

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a 38 CGIA NoT O ?

6

La vita ho ſol, ſe quella ſol t'aggrada

Eccomi pronto, chiedi pur, e impera i

Inerme ſon, die preſtami vna ſºada,

Perche ſia vinto il rio Campion, e pera: -

s'armi pur, venga pur, forſe, che cada ,

Pietoſo vorrà il Cielo, alma ſi altera; .

Taccio, Signor, che sò, che basta va cenno

A chi più, che di fer s'arma di ſenno. .

- 7.

Alquanto Elia pensò, poſcia ſereno - - - ."

L'occhio moſtrò ridente, e lieto diſſe : -

Venga'l ſaperbo pur, ſºero, che'l freno

Il Ciclo ponga a tanto altere raffe:

sia, che ſi vuol, ne l'immancabilſeno

Il fn del tutto il noſtro Dio ſi ſcriſſe;

Pur tocca a noi l'oprar, è Dio / diſporre,

E l'alma neghittoſa il Cielo aborre.

8.

2uanto grandi ſouraſtino i perigli,

Tanto più ne penſieri il cor s'immerge ;

. Tante graui eſſer deuono i conſigli,

22anto grande è l pericolo ch'emerge:

ond'è meglio, che ſabito conſigli

l'huopo, ch'in dubio mare hor mi ſommerge:

Armar le mura, ardito oppormi, io ſento

. Mà de satrapi ancor voglio'l conſenſo.

sº-

-- - Di

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s E c o N D o. sº

9 -

pi lieue ſquida, inuitator il ſuono ,

Conuocò graduati i Cittadini,

In ampia ſala ou'ha gran piede vn trono

Vennero i Fariſei tutti, e i Rabini,

Del sire al cenno, humil ciaſcuno, e prono

Girono per vair pronti, e vicini, i

Fecero del lor Prence al ſeggio intorno

Di me (a luna dupplicato vn corno.

- IO

Lo ſguardo altier trè volte intorno gira i

Graue nel volto il Prencipe, e corteſe;

Poi dice, è Fidi miei, in voi reſpira

Betulia, in voi ſae ſcorte, e ſae difeſe;

L'Aſsirio Capitan ſuperbo aſpira . .

Di queſte mura è le mortali offeſe, ,

Con la vicina Aurora i quì l'aſpetto

Di fer la deſtra armato, e d'ira il petto.

I I

Ma ſe quanto, e qual ſea ſaper bramate,

E del Campion la milantata gloria;

Chiedete il Caualier, che là mirate,

Ei vi dirà la non fallace hiſtoria :

Chi crede è quel di già ſon debellate

Le nostre mura, in pugno ha la vittoria s .

Tu narraci, signor, corteſe, e breue

Le brame di colui, ſe non t'è greue.

- - c . Per

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a3 CAN T o

1 2

Per ſodisfar al publico deſio

Stete nel me o è l'animata luna

Achia poi diſſe ſon, e'l cenno mio -

L'Ammonita region frena, e aduna:

Con oloferne strinſi il ferro anch'io . .

Per l'eſito veder di mia fortuna, o

Ne l'alte impreſe, e gran maneggi ſui, a

Aor col ſenno, hor col ferro è parte fui. -

13 -

Già l'Aſia tutta ha debellata, e doma, ,

onde ciaſcun di lui pauenta, e teme;

Già di mille trofei cinta ha la chioma,

onde d'orgoglio inſuperbiſce, e freme:

Fulmine di Babele il rio ſi noma,

Di vincer la Giudea certa ha la ſfeme;

De le glorie Signor ſtolto ſi canta, -

D'in Sion trionfar preſto ſi vanta. -

I4

E tanto più di debellar s'affretta

-2ueste regioni, e trionfar s'inuoglia,

Perchefalſa promeſſa hoggi l'alletta,

Che tutto il Regno timido l'accoglia:

Vno l'ha ſpinto i prepararſi in fretta,

sott'imaginefinta, e fnta ſoglia;

Fliachim, ſe ver, fù il sommo voſtro,

Ma fà di tradimento infame moſtro.

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s E c o N D o ai

I 5

Falſa la Religion, empia la fede,

Bugiardo predicògl’il voſtro Nume;

E che ſol nel ſito Rè confaa, e crede,

Vero Rè, ſolo Dio, verace lume:

E che Gieruſalem l'aſpetta, e chiede

Con l'armi è mitigar il rio coſtume)

E con tant'empietà empio l'ha ſºinto

A procurar il voſtro Regno eſtinto. -

16.

Tentai ben io con la ragion viuace

Di prima ruminar l'eſito, e l'opra,

Perch'è ſouente human penſier fallace,

B la Fortuna il crin volge ſoſopra:

Diſsi, ch'è il voſtro Nume vn Dio verace,

C'hor il rigor , hor, la pietate adopra;

E per mia gran mercede, io fui coſtretto

Nudo ad vn tronco far legato, e ſtretto

17

Sò, sò ben io, quanto, che poſſa, e vaglia

Auel Dio, che frena il mondo, e i Cieli regge;

Anch'io conobbi in più d'una battaglia,

Ch'egli non v'ha chi'l ſaperi, e paregge:

A la forza Giudea niun s'agguaglia,

s'oſſerua inuiolabile la legge, -

Ma, ſe le volge irato Dio le terga,

Fiomba forza non ha, maſcella, è verga.

- - - Formi

v

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42 . CA N T o i 2

18.

Formidabil eſercito, ed inuitto . . . .

Gouerna il rio di Cauallieri, efanti; -

Dimani è l dì, ſe diſſe il ver, preſcritto º

A le voſtre ruuine, è i voſtri pianti se

E forſe già l'inuitano al conflitto

strepitoſi tambur, trombeſonanti; º

Mouen, per corui forſe inermi, e primi,Per occultoſentiero ipièfurtiui - ,

19

Dopo lieue ſilentio, e lieue poſa e º - è

In piè leuoſsi il valoroſo sire; . . .

Molt'è, che viue in noi tema geloſa,

Che contra la Giudea l'empio s'aggire;

onde d'inuitta gente, e valoroſà f

Prouide il noſtro ſenno, e'l noſtro ardire,

Habbiam for a d opporſi ( ei diſſe ) e godo,

Reſtaci ſol lo ſtabilir il modo.

2o.

Non sò qual ſia più facile, è ſicura -

Per l'opra ſconcertar del rio tiranno;

Se l'attenderlo qui ſopra le mura,

o ſe tentargli al varco occulto danno:

Ci può ben fauorir la notte oſcura -

Per teſſer frodi, e concertar d'inganno,

È ſono è l'imboſcate abili, e deſiri -

Gli ſcoſceſi ſentieri, e i paſsi alpeſtri. -

- - - - Fre è

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s e c o N D o. 43

21 -

Fremendo d'ira, e vomitando ſalegno

Crudel Hidraſpe ſcatenò la lingua;

Diſe, ehe fondamento ha'l tuo diſegno,

INon sò nel tuo penſier come'l diſtingua;

Vincer vuoi tà, chi vinto ha più d'avn regno ?

Vuoi tu, che inerme augel l'aquila eſtengua º

Ah che tenti drixzar contra le tele

Togareſaperbaancor, noua Babele.

22

s'eſei in campagna ad incontrar il Perſo,

Le m ra à cuſtodir poſeia chi resta º

Se quì l'attendi veggioti ſommerſo - - -

Nel gran furor di martial tempeſta:

onde da quel, che dici il fn diuerſo

Il proprio fatto homai ci manifeſta;

Vanne, è rimanti pur, oprar che puoi º

Mille i nemici ſon, ſe dieci i tuoi.

23

Fàpur ciò, che t'aggrada, io m'apparecchio,

Patria, per te è non fuggir la morte;

Ma felice è colui, che ſi fà ſpecchio

De le miſerie altrui, de l'altrui morte:

In chriſtallo veridico mi ſpecchio,

Il fatto è l'infallibile è conſorte,

Vedi come tu stai, come lor ſtanno,

Trauedrai de la perdita, e del danno.s - - --- - - - º - - - -

- - - - Auante

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c

24

ºre città, quante promincie, e regni ,E a già'l nemico ſuperati, e vinti ? - -3

l'eſempio altrui, è mio signor, rinſegni,

Che gli audaci da luifurono eſtinti:

Ma di quel ferfugirono gli ſalegni

-ºaei, ch'à chieder pietàfurono aceinti i

se contraſtar non puoi, ceder ti lice,

Virtute, e non vittate A oggi ſi dice. , ,

|

25

: e sº

Fulmini di furor, e famme d'ira e

Da gli occhi vomitando il forte Iſaardo,

Fidra/ºe obliquamente, e fero mira, º

Gli tronca il dir co'l cenno, e con to/guardo;

Gli diſſe il tuo penſier, è che delira,N o che taſſarti deggio bor di codardo; .

Aa l'vno, è l'altro ſia, dàe ti riſieglia

E nel bel non di cauagliertiAeglia.

-

26

Perche vuoi tu, che ceda, e che ſi renda º

ºgeia città già tante volte ardita eSe v'ha chi la governi, e la difenda,

4 ciò, che ti conſiglia, e che t'inuita º

sia pur pazzia, o ſiaviltà, temenda, s

A che prò qaella ſºada ? è che la vita ?

Iº non del Cauaglier d'honor è herede º

Per la patria morezdo, eper la fede. -

Ee-

-

----

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s E C o N D oi 45

27 è

Ma dimmi, e vaglia il vero, hor, che siAinge

A darti in preda ad honorar quell'empio,

Che contra la fè noſtra il ferro ſtringe,

E tenta far di noi vendetta, e ſcempio ?

Lo ſcellerato è demolir s'accinge

Le mura nò, ma riuerito il tempio,

Vorrai per te ſaluar, che vn nuouo Belo

La fede estingua, e vilipenda il cielo º

-

-

28 :

Vccidi la viltà, ſcaccia la tema,

T'armi la deſtra il fer, l'ardir il core,

Fà che ti ſºnga almen, fà che ti prema

Lo ſtron dife, lo ſtimolo d'honore;

Forſe auerrà, che s'auiliſca, e tema, .

Se le fiamme vedrà del nostro ardore; º

Chi sà, che tanto orgoglio ei non atterri -

Al temuto ſplendor de noſtri ferri ?

29 º

In apparen Ka molto ha fatto, e molto,

Tante Prouincie ha dome, e Regni vinti,

Aa qual co'l ferro, è con la forka ha tolto ?

-2aanti n'ha ſoggiogati, e quanti eſtinti º

Da tutti fà con riuerenza accolto, -

Da tema ſolo vilemente ſbanti,

Co'l nome ſol, l'empio deſtin ſecondo,

Aa vinti i regni, e 2perato il Mondo. -

M4

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46 C A N T o , e

3o -

Ma s'al venir del capitan Aperte .

Arditi ſuegliarem la noſtra tromba,

E mostrareme arditi il viſo acerbo ,

Spada è ſbada opponendo, e fomba è fomia,

Non haurà tanta foria, e tanto nerbo, i .

D'aquila ſarà forſe vna colomba; .

Spinto'l nocchier in non temuto ſcoglioº

Frena'l primier ardir, ſcema l'orgoglio. A

31 e

rilanel baldanzoſo impazia ſte,

Se notturno ladron ode, che picchia

E ſcherÃante bambin teme, e vagſee,

S'ombr'egli vede, è larua, e ſi ranicchia :

Serpe ſuperba è l'apparirſuaniſce,

Se vede maggior fera, e s'auitiechia;

Corre il leon nel più remoto chioſtra

S'ode il temuto ſuon di picciol raitro.

--

32

Argine lieue l'impeto ſoſtiene

Di fiume orgoglioſo, è di torrente;

Freno leggiero modera, e trattiene

Deſtriero velociſsimo, e corrente:

Legno volante à vele gonfie, e piene

E picciol peſce a ritener poſſente; - -

Fulmine lieue immenſa mole atterra,

E Aeſo in poca nube il sol ſi ſerra.

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S E C O N D O. i 47

ss

che il campo immenſo ſia, e che domato

Habbia ſuperbo in maggior parte il mondo,

che ciò ci cale º è franagante il fato,

Hoggi per te, diman per me è ſecondo e

Infelice diman, shoggi beato - --

E ſpeſſo, e ſi fà neue il crin, ch'è biondo;

Succede al vermo il dì di fori adorno,

Il ds à la notte, cea la morte it giorno.

34

Forſe ſeriº per neºra gloria il cieloA noi di tanta fare il fne, e'l verde;

Mentre che vn ciglio giri, è ſtorchi vn telo,

Ciò, che con gli anni s'acquiſtò, ſi perde:

Langue in vn dì di roſe vn vago ſtelo, -

Se con longa stagione pria ſi rinuerde,

Non peſono mirar occhi mortali

Ciò, ch'è preferito ne celeſti annali.

35

Che temi donque Hidraſe gº anzi, che tarda . .

A. quì venire il capitano inuitto ?

Temo, che ſia tant'opinion bugiarda,

º -

E che il valor non ſia qual vien deſcritto;

Ben babbiamo ancor noi gente gagliarda,

Per opporſi è colui, com'è pur dritto;

E ſe ben pochi ſiamo, ed egli immenſo,

Pugniam con da ragione, egli co'l ſenſo.

Hab- - )

/

(

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º 48 , C A N T O

- 46

Rabbiamº forti le mura, e forte il ſito

Atto co pochi è ſoſteneri molti; .

Non mancarà cagione, mente, e partito;

Se da neceſsità ſaremo accolti:

A4 al ſubito apparir di Campo araito ,

chieder pietate opra è da vili, e ſtolti;

Veziaº/eco vna volta è la battaglia,

Vedremº quant'egli poſſa, e quanto vaglia,

,

47

Soggiunſe irato Hidra/ºe; io maiyai vile,

Se ben per tal mi predichi, e mi canti, º

- Io ſempre oprai da Cauaglier gentile,

E dopo eſſer vorrò qual fui auanti:

Per farti il nome d'intrepido, e virile

Con danno, e ºi ſino altrui hora ti vanti;

Veggio l'obligo mio » .ſcorgo il tuo merto, -

Ma non ſoffrirò vh di, s'hoggi ho ſofferto,

48.

Ma perche, mercè alpondo a cui ſoggiaccio, a

Più del priuato il publico mi preme;

Con la ragione hor ti torrò,d'impaccio,

E ſe vano è l ºao dir, vana è la ſpeme:

Ho lena com'haz tu, 4o Aada, e braccio,

º /º teme il penſier, il cor non temes . -

7º tempio veder disfatto, ed arſo --

L'innocenteſenato, e'lſangue ſparſo. A

Dato,

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s E C o N D o! as

39 s

pato, che ſia, come tu dici, hor forte

Il ſito, e ineſpugnabili le mura,

chi vi ſarà, che agiuto alcun ti porte

se ti riſtringe, e duro aſſedio dura ?

Dimmi è l'hor da la fame, e da la morte

chi'l Cittadin difende, di aſsicura ? -

I diſagi tal'hor di lungo aſſedio -

Vengono al Cittadin è noia, e tedio

4o

La plebe è ſempre inſtabile, e leggiera,

È in ſimil caſi à ſuſſurar la prima, -

Le preme il mal preſente, e ſempre altera

Prence mutando di bearſi stima; - ,

se gode l'Alba, brama ela la ſera, º

se poteſſe, cangiar vorebbe clima i º » ,

La plebe aſſai più mobile del vento

Vorrebbe mutar ſtato ogni momento.

41.

2ganti n'habbiamo noi proue, ed eſempi

Di regni deſolati, e eſtinti regi º -

Hor è vano ridir i nomi, e i tempi,

E'l moſtrar quanto il Prence aborra, e ſpregi:

Fà quel, che vuoi; ciò, che ben ſtimi, adempi,

Sò che l'honor, e l'avtile tu pregi ;

Vtil ſarà ſe cedi, e ſe ti rendi,

Honor poi ſe t'opponi, e ti difendi.

D E verº

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A ver Signor, che il Prencipe non deue

Al propri bonor 'vtile altrui preporre,

Di due mali però ſempre il più lieue

Ne l'impreſe de ſaggi anco precorre.

Se Ragai, il danno il publico, riceue, o

Se cedi; l'honor tuo ſol riſchio corre;

Ma dishonor non è ceder inuito,

L'impoſsibil tentar opra è d'ardito.

43:

Pronta ſarà la ſcuſa, e ſe cedeſti

Senza moſtrar in tua difeſa il volto,

Per minor mal dirai, che ciò faciſti,

Che non poteui mantenerti molto: -- -

Dond'aita ſºerar, che non ſcorgeſti,

Frà l'hoste immenſa, imbelle quaſi, inuolto i

Vuoi tu morir per conſeruare il tempio,

S'al fne tutto ſtruggerà quell'empio ?

44,

Con volto antico, venerando, e graue, --

B nel ſembiante placido, e benigno,

Nè manegge importanti argine, e chiaue,

E trà le Muſe è l'hor Sirena, e Cigno

Ai zo/si Hireno, e con parlar ſoaue,

Infauſta ſtella, diſſe, affro maligno ,

Souraſta a noi, ma pur potrem', ſe'l penſo,

Fugar l'influſſo, e commutar il ſenſo. .

- L'op

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sE c o N D b. si

45

L'opporſi, che ci moce º e che ci giona -

Senza'l ferro sfodrar ceder l'impreſa ºFaciam de da Fortuna almen la proua,

Il cielo forſe 4aureninoſtra difeſa;

ºria, che ſuperbo capitan ſi noua

Piamo parte i sion di"ſ, º - e

Siº, che và'l meſo, e torna , con la ſpada, o

Terrenº il capitan ſoſpeſo, e, ad º -

46

iº º ai rudel, Aeneai s

Pronti ſaremo è l'una, e l'altra coſta,

E vietarem l'entrata, e la ſalita. A

º fºtº non è Gieruſalem diſtoia,Che deggia la ſºeranza eſer/narrita;

Non credo già, che tanta impreſa abborra,Ma ſero, che ci aiti, e ei ſoccorra - - -

Se, com'io Aero, hauren con la riſoſta,

S

A

47

Betulia ſarà al fn lucido ſpecchio è a

A tutta la Giudea, s'hoggi s'oppone;

da ciò con la ragione anch'io mi ſecchio,

º noi la Galilea la ſeme bor pone: -

Zºer egº occhio, vair brama ogn orecchio,

eºzal fa l'eſito, e'l ſim de /a queſtione;

Frà le Città Betulia è gran ſoſtegno,

Frontiera di Sion, chiaue del Aegno.

D 2 Forſe

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si cANT o

48r

Forſe pietà, forſe mercè ſperate ,

in quel felon e ha di macigno il coreº, º

Prometterui potrà, ma v'ingannate,

che non ha fede, è non conoſce honore:

Alme prometterà farui beate,

Chieſa nel ſeno il natural furore;

fede è colui, che è tal promeſſi crede,

e/e/edente può darci non ha fide:

e

49, i -

S'elega pur il meſe, e testo corra s

con l'ali al piede è darne al Rè la nuouar

che ſubito ci aiti, e ci ſaccarra,

L'honor l'aſtringe, e' grado in cui ſi troua:

Toſio s'elega pur, e che precorra , -

Il Sol, che in oriente il ds rinuouas

2aeſi è donque il mio ſenſo, e ciò ti dico

come tao ſeruo» ſaddito, ed amica:

5o

soggiunſe Elias d'ti anch'io penſai si

A gl'impeti con l'armi, e con la forza;

Non ſapete ancor avoi, ch'è tempo aſſai,

che il mondo debellar l'empio ſi sforza º

E de la vera fede i puri rai a

Douunque gira il piede il crudo ammºrza º

De l'armi Perſe à i primi lampi, e feri

sorſera i Regni, e ſi deſtargli imperiº

- Anciºpe

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s E C o N D oi 53

5r

Anco Sion per conſeruar la fede, º

E mantenir ſe può lo ſtato illeſo, -

A tutte le Cittadi ordine dicale, - ,

che foſſe ciaſcun angolo difeſo; ,

Molti furo aſſoldati, e per mercede

Altri hebbe il ſoldo, altri d'honor fu acceſo i

D'ordine regio anch'io feci raccolta, -

Per oppormi, di gente, e forte, e molta, -

52 -

Per abbaſſar di quel crudel l'orgoglio,

E per eſecution del regio cenno -

Moſtrar la fronte ardita, e deggio, e voglia

E porre in opra i ferri noſtri, e'l ſenno;

vada donque Maleeh con falo foglio

Ad auiſar che fanno, e ciò, che fenno;

com'oloferne è quì venir s'affretta, e

E qui d'intorno al primo ſol s'aſpetta.

53

Al gran rumor di ſtrepitoſe cuoia

Furono in breue i Cittadini è l'armi;

Per ſe ſaluarda l'aſpettata noia

Fur à le preci i Sacerdoti, è carmi: -

E pria, che lo ſplendor di Cintia moia ,

Elia vuol, che ciaſcun ſi deſti, e s'armi;

onde ciaſcun di ſanto ardor acceſo

A pugnarfù per la ſua patria inteſo.

D 3 sor:

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54 CiA N 'r o

34

sorgeua l'Alba, e giàºrgº d'intornoNembº di Perle, e di arricchiua i fiori

latenta è riueri il nuauo giorno,

-

º Piº verº, e più pregiati alberi, ,eºgando ai Marte riſanatº il conna

º ºoº de '4e4a Berſa i crua e cori, N,Vaghi a ſeguir a ci Gºitano,enorme ,

ALi ºſsi erranti, e malformate l'arne

Il rumor di termini, e ſyao º se pronube S o

lauità à l'annº i canaglieri, e i finti,

ºriae archi s'vdiana, e ſtaccar fombe,

Peº vedranſ, e le bandiere erranti:Ed Ecoºſsia de le visive ambe :

le ºrgº Arpiti ſonanti,Furo è l'aſcir de la diurna ſtella

I fareti fa Khiera, e i Cauaglieri inſe4a.

56

Splender vsbergº, e ſcintiaar cinieri

Vedeanſ è mille in queſta parte, en queſa s

Aitrir gli impattentiſsime deſtrieri

Miranea chi gli Arona, e chi gli in ſella ; a

Peſacane con ſpiriti guerrieri

A prender l'arma ºgni anima rubekai,

Al gran ranor de l'armi in oriente , N -

S'aſcoſe trà le nati il Sol nyſeeete. 2. --

o E per

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s E c o N o o.

- - 57

E per oprar, che più ſicur ſe'n vada,

Il Capitan /'eſercito comparte;

Chi ſegue questa, e chi quell'altra ſtrada,

Ma ſempre con le regole di Martès

, Maleº, ch'à sion gia l'empia maſnada

Trouò in ocealta, e non penſata parte;

- A le forze de feri, ed i l'orgoglio, i

Inuito il tutto diſſe, e mostrò il figlio.

58

Per tant'ardir il Capitan s'adira,

E d'eſſer più crudel promette, e giura,

Scorta Malerb, precipitoſo gira as Zorto ſentier per circondar le mura, o

Il crudo di Betulia il ſito mira -

Per far l'impreſa facile, e ſicura,

ſi ferma con penſer prudente, e ſavo

Il fante al colle, e'l cauaglier al piano. -

59 è -

Al ſubito apparir de l'hoſte infaa -

Il forte Elia il proprio ferro ſtringe,è Lieto in ſembiante à l'armi, è l'armi grida,

9ade ciaſcuno al guerreggiar s'accinge :

2ual eſercito d'api, ſe lo sfaſa

Furtiua man, ſi ſerra, e ſi riſtringe,

- Armato il Cittadin veloce corre,

E le parti più debili ſoccorre. . .

MD Pru*----- -

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56 -

-

c AN T o e

6o. s

Prudente Elia li carichi distingue,

Comanda bora ſeuero, ed hora dolce;

L'altrui viltà, ſe ſe ne troua, eſtingue,

E la tema de cori, e tempra, e molce :

Scioglier i ferri, e ſequeſtrar le lingue

Conſiglia tutti, e l'altrui doglie addolce,

onde fur tutti i Cittadini accinti ,

a vincer l'empio, è pria morir che vinti.

61

Superbo il Capitan, che ſtima ardito

E'hoſte Giudeo, anº(i l'ardir tropp'altos

E perche troppo ſcorgeſ ſchernito,

ordina la battaglia, anzi l'aſſalto:

onde l'Aſsirio eſercito forito

Penſa in abbandonar l'herboſo ſmalto,

Si che le mura infuriato aſſale -

Con argini, con machine, e con ſcale.

62

Altri la ſcala è le gran mura appoggia, -

Ardito altri ſalir tenta, e ritenta ;

Per ſe ſchermir da la nemica pioggia, -

Co'l proprio ſcudo in capo s'appreſenta:

E con l'ardir, che il cor ſuperbo alloggia

Altri ſalendo, e dardi, e ſaſsi auentas

Altri per farſi l'adito ſicuro,

Vrta, e percote co'l monton il muro.

- - come

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S E C o N D o. 57

|

| - Come tal'hor per la campagna aprica

Vaga di frutti cogliere ſi tende

A mille a mille prouida formica, - -

E à ſchiere il tronco poi ſale, e diſcende;

-2ai và, quì corre, torna, e s'affatica

Con varie, e incredibili vicende ;

Altra coglie, altra ſtraſcina, altra porta,

E à chi la mira confuſione apporta.

64

aral l'hoſte ria, quindi eſce, e li ſi caccia,

Appende per ſalir argine, è fune;

E la propria vittoria ſi procaccia

Per trinciere, baſtioni, e meze lune :

Altri viene, altri parte, altri s'allaccia

Per tentar di ſalir le mura, immune:

- Altri, che à la ſalita è troppo ardito,

- Precipita -priamorto, cheſalito e

65

Da l'alte mura fulmina, e tempeſta

Nembi di ſaſsi anch'ei, nubi di dardi

Il Cittadino, e i ſalitori arreſta,

º E i penſieri ſi rei rende più tardi:

º Con pece, e legni preuido moleſta

I più forti nemici, e i più gagliardi;

Ed opra sì con l'haſta, e con la fomba,

º che i fero aſſalitor giù cade, e piomba.\

Ne le

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s8 cA N r o 2

66

- a - - -

Ne la furia maggior de la battaglia

- AVacque accidente dagripoſo, e cºde:

- Che mentre va fero%"ſi

ºrfºmer sè le mura il pie, e ignudo;Vn difenſor coºlgraueferro ſmaglia l

IL vsbergo è lui, nè gioua elmo, nè ſcudo;

º º la capo da mortal ferita- - - - - - e e P- 1, è º è . . . . .

ºſſe l'ardir, e ſerigio»è da vità.

67 º

- - -

,

E nel cader per diſºerato ſcampo

ºſpiglia pur el Arior al piede:

º º moglie di queſti il duro inciampo :

(che v'era à e fo) e,precipitio vede

ºde preſta gaal fulmine, e qual lampo

(Pe4 nodo marital vera merce eANel braccio il coglie, è voglie care, e fale!

Penſa dar vita è lui,7 vecide.

68

Crede ſaluar lo ſpoſo, e non ſi penſa º

Ch'è troppo grave2 leſºfi ilPondoi,Da troppo amor, da troppo affetto accenſa e

Cade come /oro de le mura alfondo ; a

E giunti al fa de da rumina immenſa,

Iº queſto almen ilfato bebéer /èeòndo;

ºe mentre l'eno, e io, fetta pianta,- v- -

v

º ºrre parifà, pari a roba

-

- -

i - 3 -

Corre

a

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-

corre d'intorno il valoroſa Elia

Sºgliando hor con la voce, bora con l'opre;

º per temprar la ferità natia .

ººº rudel, ogn'arte adopra, o

º º giÃrada, e ſol perche deſi, - -

che ſera Per entrar modo ºa ſcopra, , -

ºfº e ſada dove l'huopo e vede,

4 ºi Vºoner rammenta, a bila, e

Da l'altra Parte il capitano infao, º

º; º º º redea, per vede, e ſorge,ſºº gran valor, come già a belle il&rido,

º"ºgº il perſida saceorge,Apre de º asſenze al shiaſo nido,

ºi, leggi impatiente fare, s .

ºi il mondo par, al nulla vada,

º º ºcculta in ſuo poter borcada.

7:

ººº ºº º la forza, e manca il ſonno,

ºgº ſºr, a quantità ſappiſta,Vuole , che de la tromba al puro cenno

L'eſercito crudel taſto 'vaiſta, -

ſºrteº è l'hor di ciò, che danno, e -

Perchè la Città Aabile periſca »

º doue l’alte mura il piano eſiste,

s'vnire tutti atéandonate il colle.

Comes º--

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6d C A N T O

72

Come farſi Signor poſſa oloferne

De la picciol Città ripenſa, in breue;

Ma tolto non conoſce, e non diſcerne, -

Chopra non è ſi facile, e ſi lieue:

Come per ſtrada incognita s'interne ,

Rumina, e'l danno, che ne ſuoi riceue;

Perche, colti, cadeano ogni momento "

E da ſaſsi, e da dardi, è cento, è cente:

73

Le mura impenetrabili egli mira

Di marmi fabricate, e di macigni,

onde freme crudel, onde s'adira,

E voige ſguardi horribili, e maligni: -

Toſco vomita, efel, s'egli ſoſpira, ºº

orſo ſembra, è Zeon, chvrſi, e digrigni;

E dal carcere rio de l'ampie labbia

Scatenò questi ſalegni, e queſta rabbia.

74

Dunque città ſi lieue, e quaſi inerme,

S'oppone al gran valor de la mia ſpada ?

Hor dunque vile, e neghittoſo vn verme , º

valoroſo leon trattiene a bada ? -

o che le forze mie /on hoggi inferme,

o che d'uſcir",ſtrada;

venga a fetalia pur chi veder vuoleAbtetta ſtella hor pareggiarſi al sole.

- i 2 - . ----- ogni

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se c o N D o e,

75

ºgni ſpada, ogni ſcettro, ogni corona

Solo al mio nome, al mio valor s'inchina,

Douunque ſol l'Aſsiria tromba ſuona

Di precipitio temeſi, e ruina:

Se ſol l'Aſsirio nom fulmina, e tuona,

onde la fama, homai fatta è diuina,

Lieue Città moſtrami il volto immondo,

se coſe al fine è la mia 4ada il mondo èa- - -- - - - - - - - - - a -

A

76- -

Nò nò; non fa mai ver, del Cielo ad onta,

che, chi non perdè mai hoggi ſia vinto;

E qual fà la mia ſºada, è ſempre pronta,

A veder l'hoſte incatenate, è eſtinto: -

Perche troppo è ſuperba, e non le è conta

La forza mia, ne'l mio valor diſtinto;

Io voglio, che pietà Betulia chieda,

º chi non ceſſe mai s'humily, e ceda -

77

se donque per ſalir fune non vale

Immitate, miei fai, hoggi Babele;

Fatte voi ſteſsi ſalitori, e ſcale,

Se doueſte poggiar ſino è le stelle: -

Già, che non vuole il bene, habbiaſi il male,

sì ſi troncate pur l'alme rubele;

Il diuin nom del noſtro Rege inuoce, -

Già, che non giona il ferro, oprate il foco- -

Spinti

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62 e cA N f o è

78 -

Spinti dal ſion de la fatal propoſ a

Tratti dal ſon de l'imperial comando,

Ciaſcuno è la città toſto s'accoſta,

º

,

Con l'ali al piè; co'i vanni al cor, volando ?

i là del piano è la più debit coſta ºVà di ſalir, venga, che vuol, penſando,

Per l'adito tentar a la ſalita, ,

Chiedon la morte, e Arezzano la vita. -

79 .

Stendonſ à terramille, emia e ſopra, º

Ciaſcuno è gara ad opra tal concorre;

ºnde concordi fan, volti ſoſopra, e

Va viuo monte, è vn'animata torre

Arte ſfera il crudo stuolo adopra,

Ma ſfolto in tal periglio vrta, e incorre,Che ilſuperior dal fer nemico è colto, -

- - a º v .

Prima che morto è /'inferior ſepolto.

8o

Teſte infºnite, infinità di braccia

cºnfºndono tal hor la viua mole,

Chi ſi ſtringe in ſe ſteſſo, e che,allaccia;Chi vorrebbe ſottraerſi, nè puole:

Altrº tenta fugir, altri ſi slaccia, -

Del peſo troppo graue altri ſi duole; ;

Altri grida mºvccidi, altri mafogo,

º/eco cattedra formanº un rigo.

L'ho- -

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S E C o N D o.

--

81

Pºeſie reſtante è le gran mura intorno,Con pece, con bitume acceſe ilfoco;

fºgiº il sole, e s'adombraua il giorno,

ºfiºre, che naſcia per ciaſcun loco;Pluto parea, che dal Tartareo cerno

L'ombre ſºe vomitaſſe è poco, èpoco;

ºi ºſarità ſembranº ſciolta,ºi con le ſue caligini raccolta.

82 ,

Lº ſfºma, e' fumo, ch'aſcendea volante

Al forte difenſor era molesta,

Mercè, che è gl'occhi homai giragli attazate,

lº º reſºiro vital crudo gli arreſti,

ºade per forza mostraſi incoſtante »

Le forº e lor gia ſi faceano inferme,

lº la difeſa abbandonata, e inerme.

83

Da la sfera immortale il Rege immenſo,

Sicuro difenſor de l'alme ide, s.

ºperiglio, e'l crudo foco, e denſo,Ineſtinguibilmente acceſſo viale :

ºide d'Amor, e di pietate accenſo

Al grand'huopo deſioi giusto prouide;

Co'l cenno, al dolce ſuon di questi accenti,

Aprio le catarate, eſciolſe i venti.

Gite

- - -

º

ºceſſº de le mura la tempeſta, -a

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ea - C A N T o

- 84

Gite volando, voi, del baſſo mondo

Fidi cuſtodi, e difenſori inuitti,

sciogliete là dal carcere profondo

il vento, e rompa i termini preſcritti;

Humido laſci pur Nettuno il fondo

Per conſolari Betulienſi affitti,

corrano là dou'ardono le mura,Illeſa la città reſti, e ſicura. - -

285

Due cigni è l'hor, anxi guerrier celeſti

Sciolſero è l'aura in vaghe rote i vanni ;

I crini d'oro, e candide le veſti,

Laſciano voti i lor beati ſcanni: -

E più de l'aura aſſai agili, e presti

Girono per ſtemprar gli Aſsiry inganni,

L'vno le caue penetrò de venti,

L'altro al centro piombò de l'onde algenti.

36

º

La giunto queſti diſſe al Rè de l'onde,

Il Dio, che tº die legge hor quì mi manda,

Che ſolleui la sì l'acque profonde,

A prò de Betulienſi, hor ti comanda:

Fà, che volino là nubi feconde,

E l'acqua in mille nembi hora ſi ſbanda,

Non temer già del Rè ſourano il telo,

Traſporta il Mare in vn baleno al Cielo. -

- E diſe

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37

E diſſe l'altro al Rè de venti : hor vela, i ,

suſcita l'orion, ſaeglia l'Arturo;

Và, Bethlia ſoccorri, e la conſola, or. r . t r . - - º - - '. vai ,

Arde di foco ſcelerate, e impuro: -

r. - a º r» . a , ' ' -

Và, l'Euro, l'Auſtro, e l'Aquilone inuale- º et e A - . . . . . . . .

Al centro tuo caliginoſo, e ſcuro, è

"sºNon ne siae ſiatias è reſti drare

88

Al cenno ſol del Nonciator celeſte

De le cauerne alpe tre vſeiro i venti, a

Deſtaronſ le furie, e le tempeſte 9

Gli ordini homai confuſi, e gli elementi;

onde di nembi, e nubi il Ciel ſi veſte,

E piombano dal Cielfumi, e torrenti,

Precipitano mari è mille al fondo, a

Vn'altro Abiſſo, vn'altro Chaos il Monda-

-

-

-º - -

- -

- -

89a -

E parea già per quei celeſti campi s. A

Sparſa l'horror de' più profondi abiſsi; -

sol lo ſºlendor de folgori, e de lampi, s.

Stemprar parean la tenebroſa Eccliſsi; .

c'hor ardino le sfere, e'l Cielo auampi, a

Cadan le ſtelle erranti, e gli afri fiſsi,

s'adombra nube, è ſe baleno infiamma ,

sembra il cielo va a Dite, vnaſal fanna,

, -E Tur

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66e ocA Nºir b º

Turbini erranti, e ſtrepitoſi tuoni

Faceano riſonar l'aria, e la terra;

Gli Auſtri rà ſor, trà loro, e gli Agniloni,

Facean concorde sì, mia crudaguerra:

- e

cºemºgean gli abiſsi, e che rifoni

già ſceſo al centro il grave ſuoi ſotterra.

Sºnºra, è che il Ciel da gran timor appreſo

Voglia fºrgir, ne ſappia doue, anch'effo.

- gr. º

L'infame Iſtuol del Capitan crudele º

Fagir valere l'impeto de l'acque,

Ne sà doue fagir, doue ſi cele,

onde gran confuſion nel campo nacque:

A l'horride bestemmie, è le querele -

Mostrò ciaſcun, che tal furor gli ſpiacque;

Chi per dritto fugia, chi per irauerſo,

Frà l'armi innolio, è ne la pioggia immerſo.

92

I fumi, che correuano confuſº

Per quelle balze, e per le rupi è cento,

Argini non haueano oppoſti, e chiuſi,

Ma'l freno era per loro, e ſiiolto, e lento,

B ſparſi per ogn'angolo, e difeſi

A gli empi partoriuano ſpauento,

Vrtando per que ſcogli, e per le rupi

formianatº rimbombi ſorride, e cupi.

Pam

-

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S E C o N D o. 6gº,

93,

Pampaua il foco a quelle mura interna,Vn'Etnai": e va Mongibeles a

e r - . - e - è

Ma, de feri bitumi ardenti i ſierna,

La pioggia gli facce grame dee(a.

s'alzauano le vampe, ma ritorno

i"Pareano l ºnde, acceſo in".ſolfa.

con le argenti città fºreste il gelº. .

94

Portatta ad quegli ſpetide, A onde, i

Cadaueri, e feriti, e ſparſo il ſangue;

Chi chiede aita ancor, nè gli riſponde

Alcun, ma abbandonato, e more, e langue i

Altri ſpirante i gemiti confonde,

Nè può la voce articolar eſangue;

s'alcun non può morir per la ferita,

Perde, le rupi vrtando al fin, la vita.

95

Al piè del gran Tabor ima vna vale

De l'acque in giù cadenti era ricetto,

Nè troua per vſeir aperto cale,

Ma ſe ne forma vn lago in ſe riſtretto:

Iui ſi ferma l'acqua, el ſangue dalle

Il color de la porpora imperfetto:

Pareua eſtinto per quell'onde il Perſo

Vn'altro Egitto in altro mar ſommerſo.

- - e, E 2 Da

S - È i-2 -

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ºgº CA N fºor

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y a - -- - «o

« 4 a - -e e - sºs » --

- º, es. - -- - - - - s i , º . , s - -Da tanta pioggia, e tanto foco illeſo º s .

- Fà vi direi r, - a ?

è il diſor, e voglia fà celeſte,

Ed ei diſanio, e pero foco acceſo ,v ve se º . - - -, º - -

Conobbe è ſuo

--

s - -tº ,, r S. - - - -

favor quelle tempeſte,Onde al combatter maooor, -

ºmbatter maggiormente inteſo -

- : - - -

a 2 . -

- N.uomo dieſio, e nuoud ardor riueſte,

reſe le gratie , e rinomati i carmi, -

- A in n. :: º e - 8. ... , º , º va . - . -

A la core del Ciel tempraron l'armi.

-

a +º

-

- e - - - -

- - - - e f - ºv. e\ - - - - - S. - -- -, -, - -- - e

Il Fine del Secondo Canto.- -

Il Fillc del SgCOndo Canto.- i , - , - , - - s : º -3 a s - e - . - º - . . -

-

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a S . - - - 3 . . . . º a . - - - - - - -

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t e º º . . . s . vs

A R G o M E N 7 o.

Rato il Capitan de l'hoſte infida o

Per far diſprezzo tanto alta vendetta, sº ,

A la Cittade intorno il Campo annida, .

Ond'è già l'acqua ai Cittadin diſdetta:

S'ofre Giuditta, ſcorta il Cielo, e guida, a

A ciò da Dio, e' vede in ſogno, eletta, . - -

Dvccider Oloferne, e ſi prepara

Di dar la morte a quel Superbo amara,

2

Ileguate le nubi al fine, e i nembi, . . .

D I turbini ſmarriti, e le tempeſte, si

Tranquilla Iride eſoſe i puri lembi, , ,

E reſe chiara la magion celeſte:

Sparſer da vaghi, e coloriti grembi , c

Zefiro, e Flora i fori, onde ſi veſte . .

Di manto il ſuol di mille gemme aſperſo, e

Fa vel ripiglia il sol lucido, e terſo.

º E 3 Ceſſata

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ze, e ANT o

3

Ceſſata la prºceda horrida, e folta, a

Placato al fine il Ciel, l'aria traigulla, ,Irato il Capitan chiama a raccolta “ e

Le ſchiere al ſuon de la guerriera ſquilla:

V"i º incar la gente, e molta i

Au, ſpa di fieror, ci odio ſtella; è

Tai lampi d'ira, e fulmini de ſalegno

Scoccò ſuperbo, il Capitano indegno.

4 .

Com'eſſer può, che contre her di Babete o i

cui cede i Mondo, ºragni kè inchina, i ºS'armino i Dei, congiurino le stelle, io i

A minaccino a noi aſtra ruina ? ,

E tempri i dardi è l'anime rubelle , , ,

Ad incudo ſuperba, è ria fucina º , , , , ,

Eſſer può mai, che troppo oſino altere, o

opporſi al noſtro ſcettro heggi le sfere º

s e

Ah, che non fa del giel opra ſi audace, e

Ma impreſa fa di ſtrega, è fà di mago,

che col pallido ardor d'impura face

Co'l culto rio di ſcelerata imago , ,

Traſſe ſuperba l'Angelo fallace , . . .

Da la profonda, di infernal vorago, s

Diede co'l ſuon di ſcelerati carmi

A cadauerà l'alma, e Airto è marmi. -

s . 5. - - Ah non

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T E R zo: 7r

- - -

-

6 . -

Ah non fanò, che audaceſempre, e aliero -

. Mostri la fronte il Galileo ſuperbo; - º

Cedarà vinto va giorno al nostro impero,v v - - - - - -

Nè vorrò poi d'accordo intender verbo: -

2gella pietà diſtruggerò ſenero,

che da la culla in queſto corriſerbo,

Sarà quel dì, ſe ben pietoſo borſono,

Estinta la pietà, morto il perdono: - -

7

Tornate pur, e riſtringete i ferri, -Voglio, che cada la Città nemica; - s - - -

s'auedrà ben vn diſtolto quant'erri, - -

Eſtinto il vecchio ardir, la fede antica: - -

ogn'angolo, ogni paſſo boggi ſi ſerri, - -

Facil più ſarà l'opra, e la fatica; - -

Preuenuto l'ingegno, e ogn'inganno,

Più facile l'impreſa, e meno il danno.

8 , -

Dou'ha il Tabor le ſue radici il campo e

Formò il Campion, iui fermò le tende;

Perche Betulia hauer non poſſa ſcampo,

Ad ogni varco diligente attende:

Al ſoccorſo, è la fuga adito, e campo -

Con tale aſſedio vietar intende; -

Con argini, e trinciere i paſsi ſerra

A le vele per mare, al piè per terra. --

s . - Ai 4 iPer- - -- – . --

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a C A N r o,

- 9 è

Per ha frenate voi gli Airti erranti,

º º ſº, º o Aargo in queſti inchioſtri,- Voi, ched'ogettov4 vi fatte amanti»

º º è vile affette i ſenſi vostriVoi, le cui º ſono, e ſono i vanti - -

Adorar loi" sº e ,

Voi, cui, di vera fide eſtinto il lume, -

º coſa qui creata idolo, e nume. -

1o -

Al Capitan, c4'è l'hoste infaſaimpera , -

ſºttº così vi l'anima accieca, èChe l'aita fedel de la fè vera º ,

Attribuiſce è la magia ſi cieca,

Nè vede già che l'immancabil, sfera e

4 ſei più fai ogni ſºlendor arreca,

º,ſe l'opra del ciel, ſia de l'inferno,A'ha maggior Dio di quel ſuo Rè'l gouerno,

v 11

Se’l Ciel, com'è pur ver, baggi conceſe - ,

4º Gaſilee l'opporſi, e vince, l'hoſie,

2/º l'inferno arditamente oppreſſe

Forze ſi fere à lieui mura oppoſte, i

ºgementarne può ch'egli impreſe

Nel cor, e ne l'idea falſe propoſte;

Adorar il ſuo Rege in van ſi sferta,

Se vinto fà daMourhumana fora. -

- “ . . . - - 3 e fa- -

-

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9

TER zo: - - 73

12

se fà de l'ombre ilperfao tiranno,

che ſpara humana coſa hoggi seſteſe,

che iº va baleno ordio ſi forte danno,

È tanta gente, e fiera inutil reſe:

Ei può dir, che nelſºno 44'4 proprio inganno,

È di fare fallace il car sacceſi,

44/ºe Pio, al ſuo Rè, che dirgli lece,

se del Mondo, e del ciel vinſel da fece i

I3):

E cieco pur di nube tal s'appanna i 4 .

Gli occhi del ſenſo, e de la mente i lumi,

Che ſtolto i propria creator condanna e

Giudice ſtolto à perder voti, e fumi:

cºi vei, e con la ſºada empio s'affanna

Tirar il mondo è ſuoi empi costumi,

Par che il ſuo Rè, s'adori, nulla teme,

Nº gli acce già mai, è peggio preme.v (

14

Aefaua in tanto il Betulienſe oppreſſo

senza ferro fodrar, è ſtringer ſpada,

Mercè che il proprio fonte, e'l fiume ſteſſo

Cangiato corſo ha già, mutata ſtrada;

onde non era al Cittadin conceſſo ,

Pa la ſuperba, e rigida maſnada

º al piano, è in sù poggiar al monte, ,

Per éere al fume, è toglier acqua al fonte

e Aſet

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74 - c"A NT IO

15 -

A/ettato languia, patia, ligiuno, i

4 l'huopo proueder nè ſºpea come, º

Mercè, ch'aſtir già non poteua alcuno, se

che ſonº tantº le lorforze hor dameL'aer riſºlenda pur , è ſia pur bruno, i

Soggiacer deue à le peſanti, me; -

satiº non potea le crude brameDi ſfera ſete, è di noioſa fame. - ,º,

I 6

Era però fuor de le mura alquanto -

Peatrº rupe ſecreta al pié del monteL'adito occulto, occultamente è canto

prºnte a più zampiMi va viuofonte:

lui andaua ſegreto il popol ſanto º

Ad eſtinguer l'ardor, inger la fronte;

iº º ardua ſeir, perche ſiaFra di quel fellon preda furtiua. -

17 -

De la Cittate in ritirato chiostro º - º

Vedoaa eaſta humilmente, iace;

Giuditta era coſtei, che d'oro, e l'oſtro

Aborre ſaggia, epouertà le piace:

Pitrè nemici è l'huom più crudo il moſtro

Al ſuo Aoſo gentil ſenſº ſi',º, nel più bel fiorir del prºprio telo,

Vedea reſtò al mondo, e ſi ſa in cielo. -

i º - - - Spoſa

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TCE R Z O o 7;

:

a

º

º 18 - -

Spoſa gentil, cui ſon gli arredi, e gli ori e ,

- Ruuidiſsime faſcie, e veli vili; º

Son ricchi a - dobbi, e pretioſi odori -

Le ceneri, i ſilici, e i panni bamilis

Del dig iuno,celeſte i gran rigori sº è A

Son cibi ſoauiſsimi, e gentili,Gode"4miltà girſiène è volo, si º

La faglia, è piana,e dolee-letto il ſaclo.

I9:5:

Penſa coſtei de la ſua patria, è l'hudpo, si è o si- pºcon l'i e i s .

Peſtinguer inimice è ſol ſuo ſcopo, è

In queſto ſolo il ſuo penſier aſſa:

Ciò, che conclude pria non piace dopo,

ondeggia con la mente in ſtrana guiſa; A

La migliorparte alfn s'elegge à l'opra,

IL armi del ciel guerriera accorta adopra.

2o

o ( dice) th, che, de le ſtelle il trono

Calchi de Regi Rè, del ciel Monarca;

Tà, che di trombe angeliche al gran ſono

Del mondo alto nochier guidi la barca;

Tù poſſeſſor del fulmine, e del tuono,

Il cui piede immortal le sfere varca,

Volgi l'occhio pietoſo al fiao oppreſo,

A tu ſteſſo pietà, volgi te ſteſſo. -

i .

e : - Il fe

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76 C ANT or

- 21

il lºrº piani credo otoirne ºPer opprimer Betulia ſºgn'arte adopra,

Adonta ſol de le tue ſeggi eterne - - -

Per farci al giogo infine eiventa ogn'opra 5Perche ſtolto il ſuo Règuidi,le gouerne

Il mondo, volge il mondo i rio ſopra, o

Il tuº nome immortal beſtemmial'empio,

ºſº riservno, irrage, il

22

Il Galileo inabile, eineſperto , sº sº i º sv

Non sà del aberinto ſei mortales è

Gli è'l cale occulto, ogn'adito gl'è incertoè

Preſtagli per vſcirpietoſol'ale º , ºi s

"aiº ſi pºrto,

#Accendi in tal tempeſta ora la eMa, º s

º º rºsso ſerra, e se ne prigo antena. -

- 23 º - -

-

-, - -

. . . . .

Il ſommo invitto Rè de ſommi chioſtrº o o

ºº iº e l'empie ſchiere ide, e

º del fere moſtra i ferire gri, -

La morte minacciana è l'alme fale:

ºſti gli occhi potenti è i lidi noſtri

ºerato il penſier del rio preuidei ,Venner, chiamati da sgli araldi alati,

º guerrierſanti eſerciti beati. s --

v- - - -

- . . . -Sti

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T E Rz o 77

2 ri

stà ſoura ſoglio receſſo, e nu/a ingombri oi , - - - - - - - - - - - I : Arro -vs i

L'Eterno Rege, anzi egli ſteſſo è i ſoglio, è

-2ael, che l'inferno eternamente adombra,Degli huomini, edel mar frena l'orº oglio: zo

La Triade immortal, shel Cielo ſgombra

Del moſtro altier, cºi Dite è Campidoglio,

L'Eternità, l'Inſivitate, il sempre,

.2gel, che fù, quel ch'è ancor, ſe ſarà ſempre.

25 e

Volſe lo ſguardo onnipotente intorno º A ,

2gelo, che i Paradiſo imparaaiſa, º

L' Eterzo ſol,- che c'apre eterno'' &iorno,

E bea ciaſcun, ehe in Vui le luci f/a;

- Sfauillò tre baleni, e vntuono adorno s ,

Di fiamma non compreſa, e non diui/a, è

Ciò, che ab eterno, diſſe, eterno ſeriſsi, si

Vaite è cieli, è Mondo, vaite abiſsi.,

- º

26-

,s - - -

Al ſucceſſor dei peſi, e infa, -

che l'alta torrefabricò in Babele,

E, per lenarſi ſal dal mortal nido,

E, per far guerra è noi, l'erſe à le ſtelle:

se pur è ver di vera fama il grido

Ha ſciolta infinità d'alme rubele,

Di quelle al gran Tabor carica il der/o

Per porre è fai miei il giogo, e'l morſo.

e - s - -, E Ain

. A

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78 CA N r o e -

º

27 :

E ſºinto è ſol da l'Angelo ſuperbo, e

Che la ruuina ſua 2 forſe preuede, º , A

Che naſcer veglio, c humanarſi il Verbas,

Da mille profetie ben ſcorge, e vede

Ciò, che determinai, ciò, che riſerbo sa.

Nei miei decreti ſconcertarſi crede:

Vorria per non mutar impero, o ſorte, e

vietar l'humanità, toglier la morte, vo .

28 - -

Vede, che naſcer, veglio, e che morire, s', sº i

Per ricrear, per ragiuar il mondo; º, 9 ,

che, ceſſati i furor plecate l'ire, a

Prtuarò de miei cari il cieco fondo: è

Di debellare ha i fai miei eraire, ... .

E la Giudea di ſottoporre al pendos ,

Pondo leggier al primo entrarsi dentro,

Ma graue sì, chefà piombar al ceatrº » . A

-

29 :

suindi è che moſſe eſiſtitº con armi aIl ſuperbo Campion del Sirio altero, o

E là ne la Giudea crede turbarmi,

E ſoggiogar de fai miei l'inoperos , ,E penſa º guiſa ta(feſte primarmi, A º ,

Pcl modo d'eſſequiº mio penſiero. A .Tenta tatti, maccſhian,d'idelairlas º è ºt,

3,

Che per me Saneta, è Vergine ºn ſa “t, a

- A - Da do

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TE.R. z o 79

3o

Da dou e naſtero, co a ſcelte , ,

Pe

Per l'empia eſegueion empiº accampa;Perche s'è a l'armi il mio fºde obioto,

D'ira crudel, e di furor amiampa: è v º

Omale"i, e fiero è già diſposto,

D'eſtinguer di mia fè la vera lampa,Betulia aſiaia, sì, che inon fà come s .

rſer, ei rete Aerº ave,

3x

r dimoſtrar il mio poter in parre, . .

E"Betuliai" s . .

Io voglio arte ſi ria vincer con l'arte,

Vince con l'homiltà tal fregio, e vanto:

Vedouetta fedel giace in diſparte, se

Sotto volto laſciao, e ricco manto,

Voglio mandarla è l'empie tende interne,

che forte tronchi il capo ad oloferne.

32

Vannetà Gabriel, vanne volando -

Doue caſta ſe'n ſtà bella Giuditta; -

Dille tà, che l'eleſsi , e'l ccme, e'l quando,

Per conſolar la Galilea ſi affitta

Vada laſciua ad Oloferne, e'l brando

Proprio l'occida pur, l'haite ſconfitta

Sarà e i fai miei grauidi, e gonfi

Di glorie, di trofei, palme, e trionf.

Lo

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8a CA N Tor

33.

Lo ſpirto puro impenna l'ali, e l'aura , si

con iterato vol percuote, efende

L'aria, ehe il Sol già rinaſcente inaura,

E ſcotendo le piume al mondo ſcende,

Doue ella da le noie ſi ristaura,

Il volo velociſsimo ſoſpende, a

-

Da ruuido coperta, e duro lembo

z roua Giuditta al dolce ſonno in grembo.. s, , ,

S 34:

N

Le diſe; hor vanne intrepida, e felice - .

Doue il nemico è Dio s'attenda, e s'arma,

Il mio Signor, il tuo Signor t'il dice,

Vanne, l'ucciderai con la propriarmas,Lafº, la tradigion ti lice,

Vanne l'A/Sirio pur empio diſarma, - .

con vana, veſta, e con beltà laſeina e

Fà, che la festa caſtità ſe'n viua,

35.

Hogg t'eleſe à la felice impreſa o s

Il Creator del Mondo, e de le Sfere; i

e ge4'haurai teco à la total difeſa, si

Le tende ſtrugerai, e le bandiere: a

Panne pur, d'empietà quell'alma acceſa

Familiarai, e le ſue genti altere,

Con voglia più che ſanta, e detti infali ,

Vanne pur, vedi pur, vinci, di vecidi. .- - . . . . . . . . . .”

si

Si

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-–-–

- -

T E R zo: si

- 36

si ſueglia al fin la bella Donna, e penſa

A cio, che in ſogno, ſe pur ſogno, ha viſto;

E come è donna di viltate accenſa

Serbi il Dio di Sion ſi graue acquiſto;

Con tanta impreſa il ſuo poter compenſa

E, fra i creder, e'l non fà vn dubbio miſto;

onde vagante in penſier mille inuolta

IDice à ſe steſſa, ed ella ſteſſa aſcolta.

37

com'eſſer può, che d'una deſtra imbelle

Vagliaſi Dio frà le nemiche ſchiere

A ſoggiogar, è debellar Babele, e

A contraſtar à mille alme guerriere ? e

Il nemico de l'huomo, e delle stelle e

Per me precipitar, prede ſi fere s

Hor mi propone, e tentator dipinta

Vittoria mi promette, e vuolmi vinta. -

ss

Può, eonºvn cenno Dio, con vnyol voglie AFaydel Mondo, e del Ciel, com'era, vn nullai

E vorrà, che è colui ſcemi l'orgoglio

Giouane imbelle, e debite fanciulla ? A

Ah, che fù fogno, e'l ſogno è lieue foglio, i

Vna larua, vn fantaſma, vn iota, è bulla ;

Il ſogno è profetia falſa, e fallace,

Di ſotterchio deſto ombra fugace. -

i - F Pur

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82 , - C A N T o

39 : -

-

Per io ron erro, inteſi di ſaeense, si

cºe º ſe inage a promette vera;

che ſoº, beecke vagante, anea la neve

Del fatara calcar dritto di ſeatiera: º

Che antica il Cie dei voſtra esce ardente,

iottº ſogna veridico e leggiero, º sº. A

Per dir ar, per conferuar ci moſtra ,

ll come, il quando, e' che, l'opera noſtra,

4c -

º ſe vegas aº e sarete º

Voglio conſiderar l'ºpera è greedes

Indi ben poſſo argomentar anch'io

Ei, che vanne, che ſia, e chi lo mande:

Celeſte meſſaggier, noncia di Pia , , ,

Ben lo paleſe e ſºlender, che ſpande,

Lucido il viſo, e candida, la veſte,

Ha tutta del diuino, e del celeſte -

4 r.

2ſer non può del Giel, Aesche i mia messo a

A Non èi".Yale, e non fa, degnºs

Di ciaſcun fal, n'è, ciaſcun caºs aperta, si

E giunta ſon di peccatrice a ſegno 5 ,

Pur, decreto diuino è l'huama è incerto, è

A gli tal volta vn peccator indegnes ,

Se vn'altra ne caſtiga, è ſe lº frenaa e

A la vendetta 4fon, ferºa è la pena - .

(

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Toe Rz o ss

42

Se precetto è dimin donque, eh'io vada

a debellare il Capitano altero; -

se decreto di Dio donque è, che eada è

Ei, che tanta atterrar il noſtro impero:

gual mi ſarà d'aſcir breue la ſtrada ?

Come mi ſarà facile il penſiero º

Vincerà fera hireana, è martial germe -

Guerriera imbelle, e cacciatrice inerme i

43

r Andrò, vedrò frà tante ſchiere, e tanta e º i

- Per vbbidie è Pie, peſtie, chefar sè o

Ma doue la mìa y è traſcorre errante? 'sº

Forſe del Gielº la sran potenza oblia º5 . .

A comandi del Ciet donque incoſtante s .

si mostra ad hºopo tal l'anima mia ? e A

vincerà queſto Marte, Aireanasfera ss Ass.

44è

Mentre frà ſe si diſcorrèa la donna, º ſi

- E penſava eſeguirsopra sì bella, S. A

- I panni rozi, e pouera la gonna,

Di lei cara nutrice, e fala ancella, o

De le ſperanze ſae baſi, e colonna, º A.

Ne ſa di“mai fragi èalamàa, eſteMa, si s .

vaine Rebecca, e sa lei diſſè rivolta, º

Miraccº o di fur, porventisaſſafra - r e

2

- F 2 Mezg

Guerriera ardita, e cacciatrice ateera, Asſ.

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84 CAN T o i

45

Mentre dal ricce Mar, che areae ha d'oro .

Cinto di roſe il crin ſorgea l'Aurora, s.

Sù i calami Paluſtri ou'io dimora ss ,

La notte à ripoſargiaceua ancora; .

Dormiua, e non dormia, ſºirto canoro

Vſcio di nube traſºarente fiera, e

È quanto è vecchia annoſa egra conuienſe,

Mi legà l'alma,e impregionammi i ſenſie - e

46,

Vſcio di Lenno il grouane gentile, º .

Che prodigata berſagai. diſpenſa,

Com'è coſtume ſuo, com'è ſuo ſtile, si

scioglie di larue confuſion immenſa: .

Vn tal fantaſma al fin, è almen ſimile

Eſce di nube tenebroſa, e denſa; si o

Di ſeme tal è prì de la Giudea - -

V

Meimpregnò il ſenſo, e ingrauidò l'idea.

47

vezzoſa il volto tu, laſciua il petto

L'alme ſtrugendo, e incatenando i cori,

D'oloferne crudel al graue aſpetto -

Gisti cinta di perle, e carca d'ori

Egli tolto d'Amorpreſo, al diletto

Intento ſol vuol, che ciaſcun t'honori i

Gli narri quel, che vuoi, ſtolto ti crede,Lo ſtar, l'aadar, e 4 ritornar concede. a

- i

-

- - - E meºse A

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48

E mentre tolto ſi credea daſcino

Teco fatiar le luſſurioſe voglie i è

Teco non ha ſeder è menſa a ſchiua,

Ma qual ſpoſa fedel ſeco t'accoglie; -

Dal troppo cibo al fine i ſenſi primo º

Profondo ſonno da viuenti il toglie, º -

Tà col ſuo brando coragioſa il fedi, ºE co'l ſuo teſebio và la tua patria riedi. º

49

Parmi veder ancor dal tronco infame º

ºrfeir à fumi, anzi è torrenti il ſangue; º º

Parmi veder le mal concette brame, º è

Parmi veder il capitano eſangue: º º

Sembrami vair la tromba ancor, che chiame

Il Betulienſe, che s'afflige, elangue ,

per eſtirpar, per ſºddicar quei crudi,

Stringer le ſpade, e imbracciar li ſendi.

-

5o

Penſa tu s'ero lieta, e penſa quanto º

Il ſogno luſinghier poſeia in affiſſe, º

In bugiardo veder, e falſo tanto

Ciò, che colui già ne l'idea mi ſcriſſe;

Mel cor la" ancor, negli occhi il pianto

Si riſaegliò qual pria fà deſto, e viſe; º

M'aceeſe ancor nel cors ( ſogno fallace !) º

Il ſuo lame il tormento, il duol la face. “ º

- , - F e e2ain

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se cA N r o

5 r ,

-2uindi Giuditta ilprºprio ſogno ſcorge

Voglia del Ciel, e a argomenta al vero;

Del Aletarga.del duéééa ond'e/aſorge

Vbbiaiente al non errante nevero:

Rebecca il manto vedouil,a porge

A caſca verſº Elia causa il ſentiero,

sembra celeſte Amarena, che porte

4 chi.ºeata via è ai la morte.

-

52

IAe A2ero mante hamilmente, accolta - ts.

P'ore i rie, hasca il ſer vermiglio il viſo,

Parea l'Aurara in nere nubi innolea

Tinta di roſe colte in Paradiſo:

Negletta la beltà, da chioma ſciolta,

Con la veſte del duol pareua il Riſo; .

Frà'l lieta, e'l meſto era vermiglia, eſcialba

Per la morte del Sol vedoua l'alba.-

v º

53 , -

In guiſa tal la bella donna arriua , , , - ,

Doue giacea cºl gran Senato Elia;

Perche ( diſe/a) il noſtroDio ſe'n viua,

T offro, ſaggio Signor, hor l'opra mia: -

e Me n'andrò là donde il tuo mal deriua,

Ou'ha nida crudel l'Idolatria; -

Vaglia, ſe co’Afelton ſcaltra mi meſibio,

º reſtar morta, è riportarne il teſchio.

Graui l

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T E R Z O. 87

---

54

Grauido di furor, e d'ira pregno

Tacito pria, da gli occhi, e da la bocca

Vn riſo hora di ſorexzo, hora di ſalegno

Spreºzante vibra Elia, irato ſcocca:

Poi dice ; hor sì, ch'è peruenuto al ſegno

Lo ſcettro di Giudea, cade, e trabocca;

Hor, che pretende ſradicar Babele -

Fanciulla inerme, e giovanetta imbelle.

55

vanne fanciulla è la cannocchia, è l'ago

A teſer lini, è iè riccamar li ſtami;

sò ben, che ſcherzi, e ſol diſpoſo vago

L'arme, l'agone, e le disfa e hor brami:

Vanne à condir la tua negletta imago

Teſsi à i cori le reti, è l'alme gli hami,

o ſe pur di pugnar deſ? per noi

Szano preci deuote i ferri tuoi. -

56 V

-

La vaga Hebrea pur patiente, e ſalda

Ze ſue promeſſe replica, e l'offerta,

Può da dorſo Rifeo, neuo/a falda

Farmi la ſtrada in vn baleno aperta, -

e Può Dio di quella gente empia, e ribalda

Struger con arma inaſpettata, e incerta;

Veſte car generoſo anco vil gonna,

Può virilmente oprar anco la donna -

/-

i F 4 Laſcia

---- -- - -

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88 C A N T O

57.

Laſciami andar, che ſara mai ? s'io moro,

o à l'empio Capitan taglio la testa,

Hai vinto tu, ſe ne port’io l'alloro,

A l tuo nemico debellato resta . .

S'io vinta, e morta poi reſo tra loro,

Che danno ciò tapporta ? e che t'appreſta a

Se perdo c'é ai ? ſe vinco ti rinuerdi,

Puoi ta molto acquiſtar, e nulla perdi.

58

Fors'eſſer può, ch'amico il cield horſerbi

La morte d'Oloferne a destra imbelle;

Souente l'humil cor vince e ſuperbi,

Vil nube adombra il Sol, ſtempra le Stelle:

Signor, il chieder neio non t'amacerbi,

Non chiedo per mio prò vincer Babele;

I precetti del Ciel eſequir cerco,

Con l'avbbiaienza le tue glorie hor merco.

59

Graue ne geſti, e venerando in volto.

Il Sacerdote Elia languido ſorſe, -

Si preparò al parlar, tacque non molto,

Trè volte intorno al gran Senato ſcorſº,

Diſe, Signor, quel ch'odo, e quel ch'aſcolto

La dubbia mente mia trattiene in forſe ;

Se ſogno alcuno eſſer non può fallace,

E del mio ſogno eſecution verace.

s . Fra'l.

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T E R o zo: 89

6a

Frà'l mio dormir, e'l non, via i Giuditta

Troncar il teſchio ad oloferne infao,

E liberar la Galilea sì afflitta

Dal Capitan, c'ha formidabil grido:

Impreſa tal forſe nel Ciel fà ſcritta

Dal gran Dio di Sion, e no'l difalo;

Laſcia, ehe vada pºr, ſpero che veda

Vizca'Aſaperbo, e trionfante rieda.

6, è

Nato Emirene incredulo lignaggio -

Venuto grande à la Giudaica fede;

Diſe, Signor, di rigido ſeruaggio

Prouedi in guiſa tale è queſta ſede:

Fà, come poco dianzi diſsi, hor ſaggio

Come l'huopo ricerca, e' giuſto chiede :

Pria, che è ſuegli la primiera Aurora

Cerca il perdon, la libertate implora.

62

com'effer può, che frà le ſchiere vccida

Fanciulla imbelle vn Capitan / forte ?

sempre falle è colui, che in buone confa'a,

Che tà, ſe fai in donna boggi la ſorte ?

Chi ſarà l Conſiglier, e chi la guida

A queſta, ond'habbia il fer da lei la morte ?

E ver, che Dio in opra ſanta è ſcorta,

Ma ſaegno il troppa ardir ſouente apporta.

- - - che

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92 C A N T O

63

che ſarà poi ſe l Capitan comprende, i

Che donna per tradirlo hoggi ſe'n vada ?

E che l'inganno è la ſua vita attende,

Ch'è ciò di tuo conſenſo, e che t'aggrada ?

L'ira ſcoperto tradimento accende, si

Fodro per noi non trouerà la ſpada, .

Fin, che pugnifedel, ſperi la vita, -

Ma'l tradimento al non perdon t'inuita.

64 è

Mancano i cibi già, mancano l'acque .

Per ſouenir al natural incarco,

Come ſi cibi più, come s'adacque

Il Cittadin non ha benche ſia parco: A

Mercè, che il Capitan , che in Perſia nacque

Iia di corrente rio chiuſo ogni varco;

omaſe ci veggio quì morir deppreſsi -

i cc ſi ſez (a fer noi da noi steſsi. >

65 ,

Se i rami pur queſta tua gente eſtinta -

l'erche qui ſtiamo è conſumarſi ancora ?

e inta ho la ſbada, e la mia voglia accinta

Girmene ardito è la battaglia fuora; -

Vincitrice Betulia, à, ſarà, vinta, e

Che neghittoſi più facciam'dimora

Se moriremo, è che beata morte! s .

Se vinceremo, è che trofeo! che ſorte! -

, . Maz

:-

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T E Rzo. 9 I

-

66,

Manda, Sigmar, al Capitano araldo,

Ciò, che nel cor contra noi chiude, intendi,

Se moſtra da pietate indicia caldo, si

Chiedi mercede, al ſuo voler ti rendi;

Ma s'oſtinato egli ſi moſtra, e ſaldo,

Tenta la tua fortuna, il ferro prendi,

Megl'è tremear col ferrº il vital Aame,- -

che neghittoſi quì morir di fame.

67e -

Roaldo ſorſe, e tra 44enigno, e'l crudo,

sciolſe la lingº è queſta accenti, e diſe;

Inteſi ſempre è dire, ehelno, nè ſcudo ,

Non val, ſe con la fame habbiam'noi riſe;

E che de la pazzia batte l'incudo

chi ad impreſa ſouerchia ha voglie Aſe;

E di man temeraria , ed ineſperta

Tentar opra impoſsibile, ed incerta.

68 -

ch'oſtinati perſiam ſempre rinchiuſi

Frà queſte mura neghittoſi, e vili ?

D'imbelli, e puſillanimi ci accuſi

Sol atti ad opre ignobili, e ſerutli:

Le noſtre vaglie indegnamente abuſ,

Habbianº pur forze intrepide, e virili;

Andiam pur là doue il Campion s'aduna

A tentar diſperati her la fortuna.

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92 º C A N T O «a

69 ,

Ma cheſarà ? ſouerchio ardir dimostra s .

Animo poco ſaggio, e core indegno, s\

onde vana ſarà d'impreſa nostra, e Ao sº,

Eſtinti noi, e ſuperato il regnosº sa a V )

Se quì reſtiamo volontaria gioſtra -

Noſco la morte, e ci conduce al ſogno, è

Onde con mia grandoglia, e georgo, ºggi,3

s'andiamo il male, eye resº il peggio º

7ovº

Dou'è trina il ſentier, il mediofagni, è sº.

se dubbioſo camin einforya il piede, è S vºt,

Se in gaifa 2ale il dubbio tito ai leggi, \ a

Mediocre la fatica ºnestàrà a e, sov.

le brame adempi, il tuo deſio conſegui º a

E de la tua fatica hai la mercedes è

La diſperata attion l'opra sti ſemprà, s\ A

E la mediocrità l'adorna, e tempra. sº , .

- 71 º

-.

Habbiam per ſoſtener per pochi giorni

dºcor l'impeto hoſtil, e cibi, e forze, a A

S in tanto ai Sion Maleeh ritorni, º si

E ſe ſit&ita aita ci rinforke, . . . . \ .

Pugnarema, ma ſe non, s'hora ſoggiorni 3 .

Pietà nel cor del rio, è ſe l'ammorze;

Cedarem'ſe pietà, ſe non, armati

Le voglie tentarem de noſtri gati, si è

... - « A

º º. Ciò

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T E R o zo: 93.

ciòſi tutti, & approbò il diſcorſo

Fors'è coſtui il di cui,mom'rimbomba

72.º .

-

Ciaſcun di quei Rabini , e fù concluſo;

Giuditta repplicò; dou'è traſcorſo

L'ardir º de la ragione hor don è l'uſo º

Al vostro Dio donque volgete il dorſo,

E l'immenſo poter date è l'abuſo ? ,

Dal cielo il principiar à l'huom's'aſpetta,

m

v

so : “ . . . sºrv , , , -

º i tata principio da ſopra perfetta.- e - - -

73

Per noſtra tema a queſte mura intorno

Il ſuperbo Golia, che vſcio di tomba

Gonfo d'orgoglio ancor, di ſpada adorno ?

Non mancarà la valoroſa fomba

Per fargli riueder l'avltimo giorno;

Dauia vi ſarà ancor co'l duro ſaſſo

Per frontar l'empio, e rimandarlo al baſſo.

74

s'el Rè d'Egitto, ch'ostinato, e duro,

Hor v'incatena il piè con l'armi, e l'onde

Vi ſarà ancora il Capitan ſicuro,

che v'aprirà nel Mare Argini, e Sponde:

S'è l'empio Rè, ch'erge ſuperbo il muro,

Per arriuar à le region più monde,

Confondarà la confuſion li detta,

Strugerà l'opra , e temprarà gli effetti.

,

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si cA N i o r

75

- - - - - - - I ,

se v'aſtringe la fame, e ſe º fannº so

iſ º il dºpº ſete allegaCadrà aal cielo il nettare, ei ,Dura la pietra ammolirà la verga:

E s'il ſentier d'uſcir boggi sa anna

-

fia; hº la colonna e erga;-. . . - - - - - » . - , r , è - --

ºaditarà per uſcir quindi il loro

Dio con le ſtelle, con le nubi, e'l foco. *

7s

º"i,Ch'oltraggiate ſuperbi hor l'opre fie, º

Ergete i ſerpi idoli voſtri aurati, º º

E dirº:ate abominando il bue: º

Nè vauedete d'ignoranza armati,

che è fuorirui Dio prodiga fue;

Verſo / prodigo voſtro auari ſete,- « - 7 - a e - - - ” , e , :

E gli occhi a chi vi mira boggi chiudete.

e è - , . s . . . . , - è è

Ei, che ſcorta vi A, cibo, e viaanda, º so

onde giungeſſe al ſaolo a voi promeſſi, -

Per trarui fuor d'impaccio hor qui mi manda,

M'ha virtù tal, m'ha dopo tal conceſſo;

Ch'io vada, e l'empio vinca hor mi comanda,

Per liberarti, è mio sigzor, oppreſſo i

Andrò, vedrò, e a incerònon vinta,º -

A cconi pronta homai, eccomi accinta. -

/ - Como/

!

$

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, 78

gonobbe il proprio error, vide'l ſuo ſtato

i E fù'l dir di Giudita il vero lune

º il Prence Galileo, cieco il senato,

E contemplò il valor del ſuo gran Nume:

Di vera fè, di vere ſeme armate

In vn balea cangià voglia, e coſtume i

Pensò mandar di voglia tanta acceſa

La bella Danna è l'henorata impreſa.

-

-

2

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1

95.

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96 - i- . . e i -

Q - - - - - - , -

A R G o M E N r o.

- - 1

En và Giuditta in campo, e s'appreſentaCon la beltà laſciua ad Oloferne;

La luſſuria crudello ſtrale auenta,

Ond'il mal, che ſouraſta ei non diſcerne:

A preghi di Miſeno ella contenta

Finge ſatiar di lui le voglie interne;

Se'n và à la menſa, appar il ſonno, e ſcempio

Ardita fà col ferro altrui de l'Empio.

22

El bel giardin de l'oriente aſcia,

D Cinto di roſe il crin, di gigli il ſeno,

La mattutina ſtella, e al giorno apria

Il più perfetto, e lucido baleno;

-2uando la bella vſeio Vedoua pia

Per porre ad oloferne il mortalfreno,

ºè) Parea di roſe adorna, e di viole,

Emular l'Alba, e pareggiarſi al Sole,

-

- -

Di

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Q v A R T o 97

3

Di lucid'oſtro ha pretioſa veſta

D'oro, e d'argento tempeſtata è famme;

Là doue aperta vn botton d'er l'ineſta

Modeſtamente ſcopre ambe le mamme:

cintola d'or la stringe al fanco, e questa

s'affibbia ce'l frontal d'argentee ſquamme;

Bacian del vago ſeno il bel teſoro -

Merli ſuperbi d'incarnato, e d'oro. .

4

D'vn'incarnata liſtra i lembri eſtremi - ,

Fregiato intorno traſpariua vn manto -

Di cendado turchin, gli orli ſupremi

s'abbraccian de le ſpalle al deſtro canto:

Par, che coprir la bella ſalma temi, - -

onde s'estende rileuato alquanto, -

con l'aura errante ſaolazzandoſcherza,

Hor l'aria bacia, e l'altra veſta hor sfere.

5.

Pendean d'ambe l'orecchie in bella moſtra -

Di ſcolpito zaffir due ſirenette; , i .

Faceua di ſe ſteſſo altera moſtra

Vn cerchio intorno al collo di lunette;

Le bionde chiome vn vago naſtro inoltra - - -

D'aghi appuntati è foggia di ſaette; S. -

Pendon le cioche è l'avna, e l'altra guancia º - :

-2aal'hor adornarſiol dama di Francia. “

- . G Vmp

-

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- 98, - C A N T O

- e º

Vno vi fà, che temerario, e stolto,

A l'hor, che in guiſa tale elapareiua;

A l'hor, che vide se leggiadro il volto ,

Anzi la beltà steſſa eſºreſſa, e viua, i

Ad empio ſenſo al penſier rio riuolio,

si diede è lo ſchernir, è l'inuettina,

Aernerator, maledico, e bugiardo -.

Diſe, volto ad Elia, ridendo, ilguarda

7 i

Prepara pur per trionfar le palme, ,

signor è queſt'intrepida guerriera,Trionfante verrà da cori, e d'alme

Arma lo ſguardo, e'l vago crin bandiera;

Che le belle (ze ſae deggiadre, o alme

Pccidano Oloferne incauta ſpera ;

Spera, ch'à lo ſºlendor del vago vi/a,

º fulmine a 'Amar, rimanga veciſo.

8

Forſe costei già d'oloferne amante

Come sfogar hor nonſapea le brame,

onde pensò con la ſagace fante, -

Gir per veder, ſe quel Campion più l'ame:

Fini e da vaglie pie, promeſſe ſante

Satiar penſoſi l'amoroſa fame;

che giouaran così leggiadre forme

Per torre il capo al Capitano enorme º

--

.Sia

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c V A R T o! 99

9

sia cauto tu, che non prometta, e fnga

E ſe Apada eſſer può feminil ſguardo,

Vccider lui, e che ſe ſteſſa vecida;

Credilo è me, ti ſcher Ka, e ti luſinga,

Raro donna effer ſaol verace, e fala:

Puoi, che la ſpada hor deſtra imbelle ſtringa e

E ſia de l'amator cruda homicida º - -

Altro vi vuol per atterrar quel moſtro,

che del volto, e del crine, e l'oro, e l'eſtre:

yo

se piaga pur, piaghe non fà mortali;

s'vn laccio è l erin, e le parole vn dardo,

Catene ſon, ferite ſon vitali; º

Andrà in duel, ma in vn duel bugiardo,

saran pari le forſe, e l'arme vguale,

In cui morendo, e rinaſcendo il care,

Per non morir, ſenza morir ſe'n more.

a -

º II

com'eſſer può, che ſia l'opra perfetta,

se con l'imperfettion ſi tenta, e chiede i

opinion falſa, e ſeme ha mal concetta,

Chi ſol co'l male al bene acquiſtar crede:

Non vedi pù, che è le laſciuie alletta º

Peccato in ver di graue pena herede!

che acquiſtar può chi falſo prezzo adoprº º

Se falſo è lo ſtromento, è falſa l'opra.

G 2 Volee

- --- ---

a

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se c A NT o

I 2

ºſguir per dimoſtrar, che,fine -

Aira di lei di trionfar d'Amore, - --- --

º on va guardo ſol Elia'l confine

º 9/ºri/º ſaggio al temerario errore :

º º/e ſol germogliano le /pine,

AVaſte daſquilla vil /oaue il fore,

( Il Prence diſſe) e lecito è /'inganno,

Per ingannar l'ingannator tiranno,

I3

ºindi imparate voi maluagie lingue,

4 refrenar ſi temerario volo,

º ºra già non ſi giudica, è diſtingue

º apparenza, è da l'eſternoſolo:

ºe 'alma dife, nè non s estingue,

º º ſalma ſommerge Indo, è paiolo,

4 ºao voſtro interpretar volete -

ciò, eb'vdite, toccate, e che vedete,

-

I 4 º

º comperar l'infamia altrui ſouente

Prºdighi non curate infame preº(zo;

ºſa veder in giouane innocente -

Va ſguardo, va riſo, vna parola, vn veXzo;

Può donna per oprar corteſemente,

E non hauer la gentile (za à /prezzo,

Rider, guardar, parlar, eferir cori,

º conſeruar intatti i ſuoi candori.

• n.

Ciò---

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15

Ciò, che mal giudicate, è ſeſſo bene, º

Souente bene giudicate il male; -

Non ſempre amor dal bacio al core viene,

Nè ſempre il tetto per rubbar ſi ſale, -

Non ſempre per vecider l'huomo tiene

Il ferro ignudo, è per ſcoccar lo ſtrale; -

Mira la donna l'huom', l'huomo la donna .

Per veder qual il manto, e qual la gonna: -

16

Ponete homai è l'empia lingua il freno - ,

Per mal non giudicar l'opere altrui,

Souengaui, che vn'attomo, vn baleno -

Toglie la fama, è voi mercè, è colui, e s º

E per reſtituirla poi vien meno º

La forza, il tempo, e la potenza in vui i N.

S'vnir non puoi le piume Aarſe al vento,-

Restituir non puoi l'honor 3ià ſºente.

º

17

L'orme ſeguia con piè iremante, e fao,

Ma nel cor ſempre intrepida Rebecca,

Per giunger là dou'ha ſuperbo il nido e

Chi idolatrando ogni momento pecca:

Là dove giace il temerario infalo, . . . .

Che'l bel ſentier del ciel taglia, e riſecca,Là done impera il Capitano astuto, r . .

Cattaglier di Babel, Campion di Pluto.

. - F Men

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io2 C A N T o –

18

ºmenea leggiadramente il piedeALa bella donna, e º aricchiua il ſuolo 5

Frà la plebe de fori ºgni for chiede,

Fºrſe ſºa (iera al ſuo venir, lui ſolo: -

Ciaſcua l'honora igara, e per mercede

VA2 bario ºro4 dal piè l'amico ſtuolo,

Fideano i fori, è alcun pur piangea

ſi grime nò, ma perle egli ſºargea.

I ) : -

zaprima fà con ſua vergogna, e ſarno

4 tramortir, è impallidir, la roſa,

º º begli eſtri, e più begli ori adornoVide il bel crin, la guancia e più veKzoſa s

la crede alba nouela, e nuouo giorno

la Pura mammeletta, onde ritroſa

ºi quei bei lumi al lucido baleno

Cada e di paſtor tinta è l'herbe in ſeno.

2».

Piºorato giglio humido il crine

Alzò ridente è l'apparir di quella,

º rifiutò le rugiadoſe brineºgando la vide è l'apparir ſi bella:

º ºei ligustri, tele anzi dimine

Non ſoffrir lo ſplendor di quella ſtella,

che riſalende nel ciel del vago viſo

º ſere fatal del paradiſo.

- zeffiro

-

-

l

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o v A R T o e3

- ---

-

2 I

zeffiro anch'ei noncio fedel d'Aprile s

Araldo luſinghier di Primauera,

Volando intorno è l'aureo crin gentile

Lo fà gui(zar ve(zoſo è ſchiera, è ſchiera:

Par dica, mai beltà vidi ſimile - -

In Xanto, in Iala, è ne la terza sfera,

chi ſei º ſei l'Alba tà ? ſei tà l'Aurora ?

Tal beltà in terra, è in ciel non vidi ancora.

22

Se'n và Giuditta, e'n poco d'hora anariua

Doue s'attenda di Babele il campo;

Resta di ſenſo ciaſcun'alma prima

Al vago balenar del primo lampo:

Se ſia donna colei, è ſe ſia Diua

Penſa ciaſcun, mentr'ella giunge in campo:

Chi per idolatrar prepara i carmi,

Chi tratto fuor di ſe ſi ſcorda l'armi. –

23

Non corſer là così veloci, è gara

Gli ingrati Abebrei onde confuſº foro,

2gando nel boſco rio sù perfd'ara

Erſer ſerpe di bronzo, è toro d'oro;

Come a l'hor di mirar la gente auara

Correndo ſi confondono trà loro; .

La beltà in lor, che nel bel ſen riſºlende

Genera meraviglia, e famme accende. -

- . G 4 vi fà

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iei. c AN T o

47 -

”iſº però chi la conobbe helrea,

Beac4e la ſua beltà foſſe celeſte,

Perche à 'v/o veſtia di Galilea

a º a

Il maxto altier, la ciºtola, e la veſe:

E ardito qaaſºPrenderla volea, -

Ma, far e Gratie in lei agili, e preſe,

º º di tanto ardir gli accenſi,

ffºº.ºne, e imprigionar i ſenſi. .

36 -

Per Vimpeto frenar de'troppo arditi i .

º/erne nomo for Capo, e Duce, ,

AeA/6/car de l'Azferno oſcuri i lati

ºio barlume, anzi imperfetta luce,

Pi/e a Be4a; alcun di voi m'additi

ººº e feda colui, che vi conduce,

se' Ciel bramate è voſtre voglie arrida,

Corteſe alcun di voi, dºve mi ſia guida.

s

37

Non coſi preſa è la ſºlendor del lume,

La ſemplice farfa a ardita vola; -

d'on tant'impeto nò non corre il fiume,

s'al letto, rotto l'argine, s'anuola; -

Non laſcia l Paſtorel l'aride piume º

S'ode il ſºon di ſampogna, è di viuole,

ſcome la gente infaa è gara corre,

Et à ſeruir tanta beltà concorre.

s . . - Scot -

-

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e V A R T O, 1o5

Scorta il Ciel, guida il campo andò la donna

Sotto la tenda al ria campion auante,

A lui de l'empietà ferma colonna ,

s'inchina ſempre intrepida, e coſtante e

A la beltà del viſo, e de la gonna

Ferzo a ſtupidi i lumi il Sire errante;

Colui , che mai, mentre a ègli vicina,

s'inchino, ſi piegò, ſi piega, e inchina.

e8

Inuitto Sire il cui gran nom giocondo,

Vola dal caldo clima è le fredd'orſe;

Onde'l tuo graue piè ſin'hor del Mondo

Vittorioſo le contrade ha ſcorſe:

E ſol la Galilea ſi dolce pondo

Per ſtolta non portar à l'armi corſe;

1l mio Dio de le ſtelle bor mi ti manda,

Aſcolta, poi cenſia'era, e comanda.

29

E ver, che del ſuo popolo il mio Dio

Hebbe, vagliami il ver, perpetua cura,

Onde in Egitto già pietoſo, e pio

Lo liberò da ſeruitù ſi dura:

Ma ben'è ver, che pone anco in oblio,

Se lo diſprezza, e'l ſuo voler non cura;

Onde la manna in fel, in fer la verga

Cangia ſouente, e la pietà pºſterga.

Hoggi

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I o6 C A N T o o

3o

Hoggi ſiamo nel caſo, ed altro eſempio - e

Non gioua addur, ſe lo conferma ilfatto; -

Tanto è traſcorſo nel peccato bor lºempio,

Che l'alta deſtra è la vendetta ha tratto,

Per far di lui vn rigoroſo ſcempio,

E che ſeme ſi rio reſti disfatto, -

T'ha qui, ſº yºrka, è mio signor condotto,

Inuitto, formidabile, incorrotto,

3 I

Benche di colpe io pur grauida, e carea, -

Al Ciel mercè, di caſo tal m’auidi;

Rendermene tentai purgata, e ſearca

Per ben varcar de la mia vita i lidi, a

A te Campion del Sirio alto Monarca, -

A te, che gente trionfante guidi,

Perche la Galilea, io venni, cada,

senza Aarger tuo ſangue, e ſnudar ſpada. -

32 -

º-

- --

-

Io ſola, e'l vuole il Ciel, eſerti deggio

In otra ſipietoſa, eſcorta, e guida; -

signor del tuo fauor prepara ilPeggio, e

Èſtingui la pietà s'in te s'annida - -

Io deggioti condurſino a quel ſeggio

da onta pur di quella gente infa, . .

la mano io ti darò Betulia altera

Forte di Galilea chianc, e frontiera. -

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33.

A perche meglio a tuo gran pro, e del cielo

Z'alto comando, e'l mio penſier adempia,

Sin che del ſentier dritto ali;Ai leui Dio, e'l mio deſtin riempia è

E ſin, che per ſcoccar il fatal telo

Il cane, el quando ne l'idea m'eſempia;

Laſcia, che qui mi reſti, e quì d'intorno

Giri è mia voglia, ſia pur notte, è giorno.

34

così diſſe Giuditta, e'l fero moſtro

In forſe ſtette, e dubbioſo alquanto,

Per caſtigarla fà, perche dimoſtra

Gli ha Dio maggior di quel, ch'aalora ei tanto,

Picea trà ſe, chi è, che al poter noſtro

Di ſole enir ſi dia ſuperbo il vanto ?

Solo il mio Rè conſeguir puote, e ſuole

ciò, ºe tenta, che brama, e ciò, che vuole.-

4 I

Ma foſſe il cielo, è la beltà laſciua

che con dardo d'Amor giungeſſe al core,

Aiſºonder non poteua, è non ardiua,

Calpeſtrato l'ardir, ſpento'l furore ;

Poi diſſe vinto al fin, perche deriua,

Da vn'eſca pia il tuo pietoſo ardore

Ave la tenda vicina hor ti trattieni,

Neſta al mio cenno, al mio comando vieni.

Che

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Io3 C A N T C º

36

che creder deggia, efar rumina, e penſa è .

Rimaſo ſolo il Capitan confuſo, º

Ma dei ſuoi cibi prepara la menſa

La luſſuria crudel per porli in ſo:

Ben ſapea, che Giuditta ha l'alima accenſa

Di ſanta fiamma, e vn cºſto cor rinchiuſo,

Far, co'l tentar pensò quel fero, e triſto

Con brutto prezzo di bell'alma -acquiſto º

27

- s -,

ciò che di noſtro batte ſoglia repente;E finge di Giudit la bella imago,

occulta pria la ſua gran face ardente, -

sotto il ſembiante luſinghiero, e vago, º

La vede me l'idea, nel cor la ſente,

Del veder, del ſentir mostrarſi pago,

Con queſti falſi detti empia ſi lagna,

E con ſguardi laſciui il dir compagna.

38 -

Credei ben'io, che nel tuo.ſen d'ardore

DeStar doueſſe almen picciola dramma,

Di queſta mia beltà quel bel ſºlendore, -

che in altri destar ſaole immenſa famma;

Di marmo il ſeno hai tà, di ſelce il core, º

Gia, ch'vn mio raggio ſolo hor non t'infiamma,

Ma vi fà pur chi traſe, e non ha poco,

L'acqua dal marmo, e da la ſelce il foco. “

se

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e V A R T o. io9 -

-

39

Se non ardi d'amor, almen lo ſalegno

Non far che mi ti vieti, e mi ti toglia;

Per amar te, per te ſeruir quì vegno

spinta ſolo d'Amor, e da mia doglia:

Con la mia ſcorta acquiſtarai vn regno,

Per principio fatal mi ti dò ſpoglia; . .

Sprezzami quanto vuoi, tua pur mi chiamo,

22anto mi ſprezzi più, tanto più famo.

4o

forſe dirai, e con ragion, che lice “ .

Amar al core effeminato, e molle; -

Ma ch'ad vn cor guerriero amar diſdice,

A colui, che con l'armi al Ciel s'eſtole:

sciolto l'usbergo da lo ſtral felice

Il Dio più forte eſſer piagato vole;

Era Dio, hoſtia fù ( tranne l'eſempio )

Idolo gli fà Amor, e vn ſeno il tempio.

4I

In ſimil guiſa le ſue fiamme deſta

Nel cor del Capitano il moſtro fero;

Scote la face rigida, e funeſta

E inceneriſce il cor crudo, e ſeuero:

Il ſuo rigor, il ſuo furor arreſta

E inteneriſce il cor, che pria fù altero;

Nacque la fiamma, e crebbe in ſen di quello

si fece di ſcintilla vn Mongibello.

º ---

i

Fatto

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11o C A N r o

42

Fatto oloferne a gli empi detti amante,

Il volto fiero pria ei fece eſangue;

Poſcia diſſe trà /e; chi vide errante

Sparger il pianto chi pria ſparſe il ſangue ?

Credei pria, che farm'eſia à famme tante

Manna, e non teſco vomitaſſe l'angue :Credei pria ch'eſer eſea a foco tanto e

Piangeſſe il Riſo, e che rideſſe il pianto.

43

Che dirà'l mio Signor, ſe ſaprà poi

Ch'vna famma ſi vil m'accenda il petto ?

che chi dal fero Mauro è i lidi Eoi -

Già vinſe, hor vinto ſia da vile affetto ?

La ſpada in dardi, e'n ſpada i dardi ſuoi

Cangiar Amor, e Marte hebber diletto;

E che ſcherzò, vaito hauer pur parmi,

Già Marte trà gli Amori, Amor trà l'armi.

44

Mentre in tal guiſa il rio Campion ſi lagna

Giunge à la tenda il fauorito Ergeo;

Ergirio forte, e fero l'accompagna,

Babelle adora ſtolto, e pria fù hebreo,

Accetta il Capitan la gente magna,

E riſtringe nel ſeno il foco reo,

E ſi rinchiude a far con queſti Sani

Com'è lor vſo ampy diſcorſº, e graui.

Afra º

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Q V A R T C. in

45 -

Era già morto il giorno, e già la notte -

Acceſº da uea del Ciel lucidi i lumi ; i -

Herimante crudel, fiero Hidraotte

Vari di patria, regole, e coſtumi:

Ambe gli vsberghi, e l'arme proprie indotte

(Nè sà di chef caraa, e ſi conſumi)

Fur di Giuditta alpadiglione auanti

Noe riamati, e ſconoſciuti amanti. A

46

( Nè l'avn ſapea ae l'altro) eran riuali,

De la bella Giuditta amanti ſtolti,

A l'apparir di lei da primi ſtrali

Furo feriti, e ne la rete accolti: :

Eran le famme, eran gli araori eguali

lui ad vn fine, ad vna preda volti,

Aſpettaua ciaſcun adito, e ſcampo,

Che, Partendo il riual, gli daſe campo. -

47.

Ma l'aſpettar, e'l non partir ciaſcuno -

Hauea (che non può Amor!) à ſpreºzo, e noia;

B ſpinto dal furor, diſſe pur vno - v.

h Dio, che è costui, c'hora m'annoia ?

Perche ti fermi qui così importuno ? -

Voglio, che tolto parta, è pur che moia; -

Chi ſei tà ? che quì aſpetti? e che qui chiedi?

Partiti bor hor, d'onde veniſti Aor riedi.

L'al

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112 G A N T o

- - 48

L'altro, che amante anch'egli era, e geloſo,Nulla riſpoſe, ma fodrò la ſpada i

E come più ſaperbo, e ambitioſo

Per duellar con lui preſe la ſtrada;

Poi diſſe, hai tanto ardiri tanto ſei oſo p

Forz'è c'hor hora, è l'avno, è l'altro cada,

Se tu non vuoi partir, reſtar io voglio,

Di ciò che puoi dolerti, anch'io mi doglio.

49'

INell'attomo medemo, che giungeſti - - -

A deſtra là, di qui'l mio piede vſeio,

onde non v'è, che antianità ti appreſti

Tempº e vietarmi poſſa il reſtarmio: -

Ma ſia com'eſſer vuoi; dond'apprendeſti,Che deggia tu restar, e partir io ? -

Doue il loco è commun, commune addita,

La venuta, il reſtar, e la partita. -

5e v - -

Riſpoſe Ergeo; sò che qui intorno giri,

Per far gli ſfeg tuoi ſagace ſºia;

onde ſaper, e penetrar deſiri -

Il mio venir, e'l fin de l'opra mia;

Adempi pur altroue i tuoi deſiri,

Per altroue aſpiar toſto e'inuia;

Perche ſe badi più ti farò aperto - - - -

eºgal ſia l'obligo mio, qual il tuo merto.

L'altro,

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-- -

-

º v A tre: try

5i:

L'altro, c'ha già la fera ſbada ignuda,

senza più dir vn graue colpoſearca, A

E dà principio è la battaglia cruda

La forte deſtra in tempeſtar non parca;

Brgeo anch'egli la ſua ſpada ſnuda e

F per difeſa la ſiniſtra inarca, e

Perche di tardo alcun poi non l'incolpi,

Per l'altro ſuperar replica i colpi. e

52

Ciaſcun dentro lo ſcudo ſi rannicchia, a

Per reſtar vincitor ritenta ogn'arte; e

Ciaſcuna Aada horribilmente picchia ,

con regole# di Marte; \

Ergeo ſena'hor le braccia, bor le incrocicchia,

E lo ſchernir col tempo egli comparte,

gli ſtrepiti degli Elmi, e de li ſtudi e

D'Etna parean le riſonanti incudi. ,

53

Hidraotte crudeli che ben ſapea ,

Del ferir, e ſchermir l'arte perfetta, i

Vn groppo di ſe ſteſſo bora facea,

Per de l'ingiuria ſia far la vendetta;

Hor con impeto tal poi ſi ſtendea a

Prgeo colpiua à l'improuiſo in fretta, aScintillano liſcudi, e lampi ſono, se e

Ch'eſcon da le percoſſe al graue ſuono. -

-

- H Giu

º

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ris G A N T, c o

54?

giurato hauean, è di morir, è diora ,

L'inimico veder in quella zuffa; a s.

Ciaſcun poco prudente, e poco accorto º a

crude, freme di ſaegno, e d'ira sbuffa:

Ciaſcun contra ragion ciaſcun al torto a

Con ſconoſciuto, Casaglier, s'a zuffa; a .

Ciaſº gauip«rito, e fero rugge, . . . . vs .

l'ira' rinugorºſee, Amor lo ſtrugge.º a A

55:

Benche foſſe la nºtte, è laº". . .. ss è

Sopraintende a cal ſuo ſplendor la luna, v, i

-2uanda l'on ſi ritiri, e quando aſſaglia ,

L'altro vedeua, e i colpi di fortuna :

. E'vn fende l'elmo, e la cora a ſmaglia ,

L'altro, nè v'è Aur, deferenza, alcuna; -

Ciaſcun tenta ſhermir l'arte con l'arte e

Dubbioſa ond'è (a.pugna, incerto Marte.

56 , \

Ma'l gran rumor de riſonanti ſcudi, -

Fà ribonhar in ogni canto il campo si

L'horribil ſuon defere colpi, e crudi

Riſueglia toſto ſonnacchioſo il campo: s..

Di ſpoglie sº, ma non già d'armi ignudi

Pſeiro queſti qual baleno, è lampos e

Furono preſi i due riuali amanti,

Ambi condotti ad oloferne auanti ,

a - E diſº-

--

--- -

-

-

-

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– --- ----

- -

º v A R r o fº

57)

E diſſe loro; è tenerari, come so . . .

contro le ſeggi mie veniſte è l'armi ? s A

Caſi ſprezzate me donque, e'l mio nome, a

che venite ſin quì hora è turbarmi º

Si ſi ſaran le voglie ardite dome, . .

Sù 2. che ciaſcun ſi ſbagli, e ſi diſarmis si

Ma ſciolti gli elmi, di conobbe, e deſſe sa, e

Ditemi, la cagion di tante riſſe. .

58 .

4

d'ambi il Campion le diſcenſioni inteſe, As A a

De l'ire lor le ſtaroſciate famme , is è -

E come Amor, e Geloſia le acceſe è sv

Due feri veltri à nen fugaci damme:

Onde d'arait4, e ſtolti liripreſe , sºs, A.

A gonfi ſiaſi ad anneszar (e drense e sadel primo ſcintillar, ch'è Pece è vera 3

Poi non ſi faccia. vr Mangike (a tifose s .

59 ,

Perche cingete, ei diſſe, al fanca il ferro, i

E de la tromba guerreggiate al ſono i

Solo per acquiſtar, s'io pur non erro,

L'homor, de la virtù premio, e del buono:

Loſetro anch'io, che in queſta deſtra ferrº

Siringo, e tentai eſer, anch'io qual ſonº iPer arriuar di Marte altino Atleta e

pºrta via 4a ſuperba meta: i s .- - -

-

- A 2 E s è

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a -- ---

6o

P s'è così, eom'effer pur io ſtimo, , .

Non v'accorgete voi boggi del vero?

Errate, errate sì, lo ſcopo primo

Voi non vedete, è 'l più ſicurſentiero:

Ponete il piede ſtolti hora nel limo,

Solcate il falſo mar fenºa nocchiero; º

Con la virtù l'hnneſto ſol ſi cerca,

l'hoge il prezzo de l'honeſto merca. -

6i :

Ma ſe gli errori voſtri baggi rimiro, º ºE vanaZ" il prezzo;

Poiche l'affetto vile, il van deſiro

c'hora metrate, a la vergogna è aneº e

Profano amor è 'vltimo ſoſpiro

De l'homor vostro, e ſi dimoſtra vn ve (e:

E ponete l'honor ſfolti in duello

De'beni Aerni il pretioſo, el bello

(i 6 E A N T e

6z

z'empio duello, il ſingolar certame,

Politica diabolicº, e peruerſa,

D'vna falſa opinion perpetua fame, . -

che nel retto fontier l'huomo aterauerſa;

ºvula rinchiude in ſe, che buon ſi chiame.

Da le promeſſe ſue l'opra è diverſa ;

Toglie da l'alto germe è la radice -

ciò che l'huame di tasse, e di felice -

se e - - - -

- -

-

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-

---

º

sv A r ro: at,

63

La ſingular battaglia, e'l duell'emipio

co'l manto de l'honer s'ammanta, e copre,

Di geſto heroico adulatore eſempio,

che di ſuperbo ſenno il petto ſcopre:

sadora ſol de la pa (zia nel tempio

A2a al Dio di ſtolti gesti, e debil opre,

Di frenato deſio ſotterchio affetto,

Null'ha d'honor, è ſe pur n'ha è imperfetto è

64

il perfido duel la ria battaglia

Ad honorato Cauallier non lece, -

o ſe pur lece, par che è l'hor ſol vaglia

Ch'vn morir vuol del ſuo Signor in vece r

Se di danno maggior fa, che ti caglia

Puoi duellar, vn può morir per dieces -

Eſſer lecito può ſe ſi concede,

Pe'l Prence, per la patria, e per la fede,

-

65 ,

E voi guerrieri forſennati, e ſtolti

Tentate con l'honor perder la vita;

E ciò da la ragion liberi, e ſciolti

e Ira ſouerchia, empio furor vada ita:

Sù poco accorti, in voi voi ſteſsi accolte

Al ſenno, è la ragion chiedete aita, -

Per tema ſol del temerario orgoglio

Pace trà voi, tra voi quiete hor voglio. -

eR 3 Vgleavo

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118. - cA NT o o - - -

- 66 , -

Voleano replicar ambi i riuali a 5

Per dimoſtrar, che il lor non fà duello, º

Perche le condition non v'eran quali , l

chiede lo ſtato, e l'eſſere di queſto s.Il loco, il tempo, il come, e l'arme eguali -

Valeanei, e di disfaa anco il cartello, ,

Fù puro caſo, e non duello iniquo,

º tacquero del fere al guardo obliquo. A

6r, - -

E frettoloſi è l'hor girovo teſto, º v -

Non sò ſe per vergogna, è ſeper doglia , -

In loco più remoto, e più repoſto

– Soi per deporre homai laferrea ſoglia: .

- Ma ſe diſpoſe altrui, non è diſpoſto

- Il Capitan, ma più s'incende, e inuaglia,

In veder, in valir, che quella famma -

che ripreſa in altrui, ſe ſteſſo infamma. a.

- - 68 -

Come colui, che non conobbe honore i

con tant'ardor altrui l'honor rammenta: -

B biaſima tanto in queſti hoggi il furore

ciò, che per ſe non tiene in orfomenta:

iMercè è ſouerchia famma, è cieco amore, -

Così naſconder vuol ciò, che i tormenta,

7 al'è chi in alcun vitio immenſo giace,

Biaſma in altrui ciò, che in ſe feſſo piace.

srl;--- v

- Va- - - i - - - . -

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Q V A R To: rr,

--

- - -

–- – -– -–

69

và penſando trà ſe, trà ſe diſcorre - -

Il modo d'eſſequir il penſier rio;

Come la bella Hebrea poſſa diſporre

A render pago in breue il ſuo deſio;

2ual premio, è pena debbiale preporre

S'al ſuo trouaſſe in lei voler restio; - - - --

Conclude al fin perche l'ardor ammorze

Vaglian, ſe non i preghi, almen le forze.

7o - - - -

Tre volte il Sol dal Mar c'hà d'oro i lidi

Partio per riueder il Mauro algente, -

Dal dì, che abbandonò paterni i nidi, -

E dimorò Giudit frà quella gente:

e22and'oloferne vno de ſuoi più fidi - -

Mandò per riſtorare il core ardente;

Che le minaccie adoperi, è la froda, -

Pur, ch'il ben deſtato il ferogeda. -

-71

-

D'amor araldo il perfao Miſeno .

Di rio precetto eſecutor aſtuto

Andò con volto placido, e ſereno.

Falſo orator, e dicitor arguto: - - - - -

Giunto è la Bºlla, è la ſua lingua il freno.

sciolſe ſuperbo, e diſſe io ſon venuto

Moncio felice à te bear, è Bella

De a sfera d'Amor lucida Stella. -

- – H 4 Polea

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iss c A Nr o

v

e

Stringi le labbra pur, torci le ciglia,

Chi non conobbe Amore, bor fattè amante,

Io ſono apportato ai meraniglia,

Amor fatt è di mano on gran gigante:

chi pria di ſangue hebbe la man vermiglia

Di lagrime le guancie hor bagna errante,

S'amor in petto generoſo è colpa,

Ze/feſa grºſa, il tuo bel volto incolpa.- V

73

Dopo, eh è riſchiarar l'ombre, e gli horrori

Peniſtico tuoi lumi al campo noſtro; -

Da dure ſelci naequero gli amori;

Mercè del tuo bel volto al lucid'oſiro;

L'alme piagaſti tà, feriſfi i cori

Di celeſte beltà terreno moſtro;

Ma più d'ogn'altro grane hebbe ferita

ll mio, e tuo Signor, dhe tu l'aita.

74 -

-

L'aita tu ; nel padiglion t'aſpetta

Ad honorar la maeſtoſa menſa;

Se vuoi, che viua per pietà t'affretta,

Corri è temprar almen l'arſura immenſa,

Di ſerua ti fà donna; hor fa?gia a ſteff º

La gratia, ch'egli prodige diſpenſa,

Non ti fidar in tua beltà, ch'è vana,

Se chi ſcaltra ferie, ſaggia non ſana.

ira-- º

l

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-

sv A a 7 e as

f - ,–-– - – - – - – -– - –

75

reſto, ch'il ſol è la ſua Teti in grembo

Naſconderà del ſuo bel volto il lume,

E de le prime ſtelle il primo nembo

Partorirà co'l ſolito barlume:

Del ricco padiglione al deſtro lembo

T'attende lieto ad honorar le piume,

Temprò ciò c'ha di crudo, e di ſemero,

2 i cede la ſua ſpada, e' proprio imperº.SA

76

l zi porpora le guancie, e d'oltre il viſo

Tinſe à dimanda tal la bella Dama,

- . . Con vn lecito ſguardo, honeſto vn riſo

Die ſegno d'eſſequir ciò, ch'egli brama;

. E deſe, al tuo Signor porta l'auiſo,

Che deuota l'adoro, s'egli mi ama,

Del ſuo voler il mio poter inuoglio, -

E ciò ſal, ch'egli vuol, io "i, e voglio. .

77

Lieto Miſeno è la fatal riſºeſta

Partia coi vani è i piè, con l'ali al core,

E diſſe al ſuo Signor come diſpoſta -

Trouò Giuditta è riſtorargli il core

Ed ella in tanto al gran periglio eſetta

Per riſerbar intatto il proprio honore,

E perche il capitan empio pur ada

A la cote del ciel temprò la Aada.

- º Morì

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122. c A N r o 2

78

Morì del Ciel la luce, e cintia in tanto

I bei colli là sù ſuperbaſceſe,E per pompa maggior lucido il manto i

Tempeſtato di ſtelle araita ſteſe,

Giuditta anch'eſta il ſuo ve (zoſo ammanto

E ciò, c'hauea di bel cauta ripreſe: -

cºn la ſua Fiaa andò laſcina, e bella

4 le Aleador de la notturna ſieſta.

79

con ſcherzi, e ve: i rigidi l'accolſe

Laſciuo amante il capitan crudele -

È doue Bacco, e Cerere già ſciolſe

Gli errari ſuoi, ei l'inuitò fedele, -

lui ſperºo, e prodigo raccolſe

Gli arcºvati d'Arabia, e d'Hibla il mele,

ciò c'ha il mar, ciò, c'ha l'aria, e c'hanno i rini

Di Venere, e d'Amor laidi incentiui. -

s

8o'

Ficca fu l'empia menſa, e'l sirio Duce

L'ardor del core in rimirar rinfreſca,

La ſoaerehia dolce Kra onde l'induce

Stolte al bere /ouerchio, è la tropp'eſea,

4 le ſºlendor, che in quel bel volto luce

Ogn'hor l'appania più, vie più l'inueſca,

È da lo ſtral de la Luſſuria oppreſſo

º ſcorda del ſuo grado, obliafe teſo.

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Q V A R T C. I 23: -

8, -

La Luffaria erudel perche pur araa

De l'empio foco ſuo hoggi la Coppia,

schiera vex (oſa sì, ma anco bugiarda e

Con inganno laſciuo induſtre accoppia:

Falange ardita, intrepida, e gagliarda

In bella guiſa luſinghiera adoppia, -

E ſcaltra la mandò doue ſedea --

-

Stolto Oloferne, e la prudente Hebrea, -

82.

-

Eran due volte ſei, che al vago intità -

Di dolce piua, e ſfero ſonoro - -

Seguian de le Baccanti antico il rito, -

Saltando guerreggiauano trà loro,

Vago stuol, vagamente era veſtito \

Di manto a (zur d'oſtro fregiato, e d'oro,

A due , è due con ordine procede ..

Sciolto il crin, nudo il ſen, e ſcalzo il piede. -

83

Finſero al ſuon del muſico ſtromento

Ballando arditamente vna battaglia,

Fecer due ſquadre al primo ſuon più lento,

Per moſtrar chi più poſa, e chi più vaglia ;

Imitando co'l piè dolce il concento -

Fora và lenta, bor torna, bora ſiſcaglia,

Vna tenta ferir, e ſi ritira,

Vn'altra vna ne fere, e l'altra mira.

Feri- -

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--- --

- ---

- se -

sPºeriuano, vccideuano vezzoſe,

Ed eran l'armi loro, e baci, e braccia, e

A l'improuiſ vſciuano naſcoſe -

Intente ſcaltre à la furtiua traccia:

Vna tenta rapir prede amoroſe,

Se la nemica prende al ſen l'allaccia,

Le ſtringe il mento con la destra, e ſcocca

sguardi dagli occhi, e baci da la tocca. -

85 ; -

E mentre guerreggianano laſcine -

L'aura ſcherzaua licentioſa anch'ella, -

che doue l'occhio non arrina arrive, -

Gonfa la veſte traſparente, e bella;

onde ben vagheggiar le membra viue

Poteuanſi al ballar d'ogni donzella,

Sempre laſciua intenta a laſcia opre

Ella ſcopria ciò, che vergogna cepre.

86

Ma perche par, che il Capitano aſſonne,

Mercè, che il cibo feruido bolliua,

A vanni balli de le ignude donne

Fù meta, e tacque la moreſca piua ;

E riueſtite le laſciue gonne,

Ciaſcuna a peza reſpirar ardiua,

Finſero gir per aſpettar il giorno -

A le lor piume, al proprio lor ſoggiorno. -

- - Giu

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º v A a T.

giuditta è l'har" e coſtante

Del momento fatal, cauta s'auide, - -

onde vezzoſa al poco accorto amante

Dice con ſaggi detti, e vaga ride:

o mio Signori, che le mie preciſante ,

le porga al ciel, che è le mie voglie arrideGoxeºediper poc'hora , io quì poi vegno ---

4 le tue veglie ſcopo, è la fà pegne.

83

Per implorar la ſourahumana aita

se'n và la bella Ama (ona celeſte,

Solinga in parte incognita, e romita, -

Di ſpoglie inofenſibili il cor veste i

E perche cauta teme eſſer valita

Parla con voci poco inteſe, e meſte,

L'occaſo à la Cometa empia, e maligna

chiede è la steſſa immobile, e benigna.------

89

Tu, che guidi del cielo il giro eterno

sol Nºme, vnico Sol, lume indiuiſo,

De l'immancabil sfera alto gouerno,

Ciel in Ciel, Paradiſo in Paradiſo:

Intelligenza prima, Astro ſaperno,

Pianeta apportator di gioia, e riſo, i

Scaccia con vn ſol raggio empia procella,

Inſiºſo rio di minacciante ſteſſa. “

( ,-

mi--

ciante ſteſſa:- - -- -

Dela-----

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126; ſopA N A 6 9

grº

pel centro eterrà la profanaagira" i savº

Hoggi fece apparir empii comears Vsci

Con la malignità, che regge, e impera, sº

Il tenebrºſa Cael, la gente inquieta, o s .Tenta adombrar, tentaAemprar altera sv, 3

d'alta benignità del tuo Pianepa, vi

Con la pietà, che i tao gran Gione accoglie

Tempra 4 saranno ria de le ſue voglie. A s

a

91 2

Auſtro felon da i barrida camera a s..

Soffa ſaperbo, e far di gelo hor tenta : « . .

Celeste il rio, la Primauera eterna, si s .

L'Arturo inuita, e l'Orionfaventa i

l'amica ſi eſa, che non cade, è verna s .

Iº e º trasºgliare kon 4ppreſenta, si

2effrasile, di ſoffo tel ci ſºgnara, S\ Sv) A

Pterza ſe steſſe finique adombra i 3 e

928

Phef Sigear, che esſa deſtra inteſa, e

Aſiagua, e vieta ehi già eſtinſe, e aieſe,,,

Chi A lume toglier, tenta è le tue ſteſſe ,

sadonchipur, estinto ſia s'eſtinſe,Ancella mé de (e tee éde ancelle aº ss.

giuſto deſo ad ºra,444 già ºſe, si sa, i

feceri ad horaſ ea terrai acciata e si

ria ſarà ſempre, è incitrice, è in

Mav,

3.-

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o v A R r o se,

-

93

Ma 'hor ortengo in pagna tal vittoria, e

zº tu pºgnata haurei, haarai tu vinto, aTui ſaranno, i trofei, e tua 4a gloria » . it. -

Da te ſarà, ſe pur l'eſtinguo 2 eſtinto i , º .

Fà che ſºggetto è non fallace hiſtoria ss ,-

-

--

-

-

. -

º 4ºgº braccio è tanta impreſa accinto, .

Pº 'alcº mi dimanda, ou'è i tº eterno, i

Dir poſſasia Ciel, nel Mondo, e e l'inferno.

94

Pe la be/a,oratrice vaia (a precessº essa si

Pºi gli alti ºggi i pomator ſoarana,Che venne Aà da 4'Etiopia fece è , Nº. -

Zoffo i riſtora hor delce, i kora vano; ,

4 º è ſe Aiaceri occulto lece, a

- º Reggia peeezran, del ſenſo humano, ev,

º, ºmega di notte, in viſta ſembra, se

º pare i caſi, e regia è delle membra

95. t.

.2gesti partio di Lenno, e venne èzoſa e ess,

Poueſato/a il gapitan ſºnº giacei ,

E de ministri ſiai (o Amato ſtudéa, , . ss,

Conduſſe ſeco la notturna pace; Ass.

ſintorno al ria gampion, che giacea ſºle e

º aliſcotendo, e la finante face, , , ,

Aggrauatagli il car, vinta la ſalva S 3

cl’inuolo il core, imprigionagli l'alea

Fa

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ri: ; C A N T o o

96

raceano l'aure; e i taciturni horrori º º

Faceuano ammutir l'aria d'intorno, º

Mutola Flora, e ſenza moto clori, º

scorer non facean fronda in quel ſoggiorno;

Languide l'herbe, e ſcoloriti i fori

reſe fumante il ſonnacchioſo corno,

Se fronda ſcote pur, mormora rio -

lauita al ſonno il ſuono, e'l mormorio. -

27 ,

Già l cupo sonno, e la volante ſetiera,

Vagando intorno taciti a le tende ,

Eſtinta hauean l'hoſte ſaperba, e fera

Con l'arma che ſol l'alme, e i ſenſi offende i

E neghittoſa homai tutta, e guerrieraInerme con la Morte vrta, e contende, º

onde tutto giaceua il campo Yperſo sº

sepolto in Lethe, e ne l'oblio ſommerſo: º

- e -

98 è

peuoto ozia ne la cittade intento

Ad implorar dal cielpietoſa a ta; -

Pur, che rimanga il Capitano ſpento s

Le falangi celeſti è guerra inuita: º

E' popolo ſommeſſo anch'ei non lento

Chiede del Ciel la forza alta, e infinita,

chiedono d'humiliar voglie ſi altereCon ceneri, di ginni, hinni, e preghiere, A '

Di

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o V A R T o? 129

99

Di tutto ciò, ch'in Galilea ſeguia

Al Rè de la Giudea portò la fama i

o forſe il prego de la gente pia

Eè, che ſeopri la ſi ſaperba brama:

ond'egli toſto è ſouenir s'inuia

Per ſconcertarſi periglioſa trama,

Et vn'inuitto eſercito guerriero

conduce anch'ei per liberar l'impero.

roo

Giunto, che fu è Nazarette intorno

Per dar al Galileo forza, e ſperanka,

Tentò auiſar de l'aſſediante a ſcorno,

Ch'è già pronto è l'aita, e che s'auan Xa;

Onde già eſtinto il ſol, caduto il giorno

Là doue Elia ha la ſua vece, e ſtanza

Per penetrar quell'aſſediato muro º

Manda con foglio tal noncio ſicuro. - -

IO I

De l'empio Capitan le voglie inteſi,

E la tua forza nel ſuperbo aſſalto,

Di deuuto valor, onde m'acceſi

Di ſouenirti in buopo hora tant'alto:

2aando vedrai sù l'alta torre acceſi

Due lumi, eſci pur forte; e mentre aſſalto

A la coda il nemico, e tu l'aſſali

A faccia con tuoi fulmini mortali,

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13p.: coA N T e e

Ioz

12/ o letto Eſia lieto reſeriſe, , , , ,

Aedi toſſe il portator medemo,

E con breui Aarole coſa diſſe

Altrº ae: Signor eletto havezzo,

Vedoua ardita, ſcom il Cie/ prediſſe,

º gº º ar à l'empio il giorno eſtremo,

L'attendo in breve guì col teſchio indegno, 4

Sarà vaafaee di vittoria il ſegno.º zººy tee di vittoria il ſegno.

Io 3 .

Fù in guiſa tal tra Mosca uffo Z modo, -

Se reſta da da donna eſtinto il fiero ,Per ſcioglier, pur yº/celerato noa o,

4/alir, vinto il capo, il campo altero;

onde il diſegno non fallace, e ſodo

Fà ſtabilito, e non errò il penſiero;

Stettero ad aſſºettar concordi, e ſaggi

Del primo amico ſol i primi raggi.

- - -

- i

Il Fine del Canto Quarto

CAN

S

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Q V I N T O

a a o o a a sz o

Ol capo altier à la Città ritorna

Giuditta, e và ad Elia tutta modeſta;

Solo d'horror, e ſol di ſangue adorna,

Al Prence dona la ſuperba teſta: -

Laſcia le mura Elia doue ſoggiorna a

E grande ardir ne ſuoi prudente deſta;

Giunt'anco il Rè de l'Alba al primo lampo

Diſtrugge, e sfà de l'inimico il campo.

-

-

A l'empio rogo, è perfao letargo -

Deſtateui dhe homai alme laſciae;

Il capo almen dal luſſurioſo margo

Lettate ſonnacchioſe, è ſemia ine; -

Forſe, che il ſion, che roº amente ſº argo,

E che la penna mia mal cauta ſcriueDeſ/arà in voi vn'honorato ardore e l

Ond'haurà'l vitio ſia vita l'honore.

I 2 Di

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132 c AN T o

3

Di Cerere ſouerebia, e di Libero

Madre peruerſa è la Pigritia, e amica;

Egli padre proteruo l'otio fero,

Che ſol del tempo paſceſsi, e nutrica;

Indi colei, a le cui leggi, e impero

Non ſoggiace mortal, che s'affatica

Germoglia, germe rio, figlia imperfetta

Miniſtra di Satan, Laſciuia detta.

4

Hidra crudel ond'ogni vitio naſce, -

Fucina ond'ogni mal ſi forma, e tempra,

Cibo mortal, che l'anima ci paſce,

Stromento rio, ch'ogni buon'opra ſtempra;

Lupo naſcoſo in puerili faſce,

Spada mortal di luſinghiera tempra,

Nemiea à la virtù, tomba è l'honore,

PeAe de l'alma, e rio venen del core.

5

Fuomini eſtinti ogn'hor, Città disfatte,

Fegni diſtrutti, inceneriti imperi,

Saranno ſoldi mie parole intatte

Teſtimoni infallibili, e ſineeri;

Diſperato Sanſon, le non più atte

Mura di Troia ad accettar guerrieri,

Sardanapalo dicalo, e lo dica

co' laſciuo Latin l'Egittia amica.

PH 62°

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Q V IN T 6: 133

6 -

e

Hor là mirate in empio rogo il Campo, -

Le forze anneghittir, ſtemprate l'armi -

Di deſtra imbelle al formidabil lampo

Resta, come è ſcalpel ſenz'alma i marmi,

scudo non ha per ſua difeſa, è ſcampo,

Preci non giouan già, non vaglion carni;

Ecco Colui, che ſaperato ha'l mondo -

pi donna imbelle homai trofeo immondo. -

7 : - -

Armata ſol di non fallace ſeme -

Al fatal padiglion ſe'n và la Donna, aNulla pauenta più, nò nulla teme, e

ode, che il tutto dorme, il tutto aſſonna:

Lenta co'l lento piede il terren preme,

Fuge il rumor de la volante gonna, -

Non ode aura ſoffiar, è ſcherzarfoglia,

onde vie più d'entrar cauta s'inueglia. -

º

8

Chi à l'adito primier era custode so - si

Per penetrar il padiglion ſuperbo

Sepolto ne l'oblio ſoffiar non l'ode -

Priuo di ſenſo, forze, e ſenKa nerbo:

Per eſeguir la valoroſa frode -

Entra, nè ſpiega pur ſemplice vn verbo,

E in angolo ſecreto in ſè riſtretta ,

Se dorma, è non, il Capitano, aſpetta.

R 3 Vede

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134 c AN T o

Vede il fero Campion, che nudo giace -

gaſiſea Calma in grembo è l'empie piume,

Vede la ſpada appeſº, ond'ella tace,

la prende, e inuoca l'immancabil nume:

S Conſol due colpi al Capitano audace

Tronca la teſta, e fa diſangue vn fume;

A quei due colpi quel, che fù ſi forte

Diuenne il ſonno dolce amara morte.

De le mal nate genti al crudo regno e

Piomba l'anima altera, e adora Pluto; -

Aeſta è le piume infami, infame pegno -

Il fero tronco, e al natural tributo, -

Giuditta ( è tanta man trofeo ben degno)

De la nutrice co'l fedel agiuto,

In picciolo paniere il teſchio chiude, -

Depon laAada, e di partir conchiude. - -

Parte con l'ali al piè la donna araita,

Per occulto ſentier ſe n'eſce occulta;

Il Campo neghittoſo è la partita

Non osta, l'hoſte è ne l'oblio ſepulta;

Vola del monte è la fatal ſalita

Offenſitrice non offeſa, e inulta;

Giunta a le mura al più fedel cuſtode, -

Apri, Giuditta ſon, dicella, ei l'ode. -

Io

º, a -

11

r

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Q V I N T o. 135.

12 ,

Giunge Giuditta al graue Prence auante,

E gli fà don de la ſuperba teſta,

E dice, è mio Signor, che non fà errante

L'offerta mia tant'opra hor manifeſtas

Non fa, che più s'inſuperbi/ca, e vante

D'eſer de la Giudea falce, e tempeſta;

Reciſo ecco già il fil da nuoua Parca, º

Di chi volea del Mondo eſſer Aonarca. -

I3

Lieto nel volto, e nel ſembiante Elia º º è

L'horrido sì, ma caro dono accetta;

Mentr'egli vede estinta in ſua balia

La ſpeme de la gente maledetta:

Loda l'ardir de la Guerriera pia

Iſtromento principal di tal vendetta,

E per non abuſar tanta fortuna

Il modo penſa, e'l gran Conſiglio aduna..

- -

E mentre in vn balen ne l'ampio loco

Il Senato primier vede concorſo,

Acceſo il petto, e'l cor di lieto foco

A queſte famme diede adito, e corſo:

A l'huopo noſtro homai graue, e non pocº

Ha l'aita del Ciel hoggi ſoccorſo;

7l bel candor d'vn core, e vana veſta

Vinſe il ſuperbo, e ne portò la teſta.

-

A

- - - - - - - I º L4

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136 C A N T O

I 5

La bella, e caſta vedova Giuditta

Al campo ando, (come ſapete J e vide;

Can la zerma del Cielo a lei preſeritta

A4etto ſcaltra l'infernal Alcide:

Mentrefaſtati i ſenſi, e l'aſma affitta

Dal treppo cibo hauea,forte l'acciale,

Teſtimento fedel di ciò vi rende,

Ecco de l'empio Duce il teſchio borrez - .

H5

Sosra baci d'argento il teſchio infame

Fè comparir il Prencipe gentile; -

Poi diſſe, la cagion di tanta fame -

Impotente è già reſa, eccola vile:

Fracia e il fl de le ſuperbe brame,

Eccea i trence al fa da ferro bamiles'

Bcceui hamai qual nebbia, e fame è vele

La Primiera cagion del vetro daele.

17

3sindi imparate a non tentar è fai,

Mentre cara mortal v'ange, e martire

co'l trapaſſar de la Aeranza i lidi

Concitando del ciel le voglie e l'ira:

Ben vede Die là da celesti nidi - -

L'huopo de l'huem , che piange, e le ſºſpira i

L'hamiltà voira al preseder l'inaita, -

Egli sà il come, e' quando de l'aita. - -

º

- E mersas –

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Q v I N T o - 137

R

18

E morto homai queſt'empio, e che ci reſta

Per acquiſtar la libertà primiera ?

E che più ci trattien ? che ci moleſta ?

che più ſi teme homai º che più ſi ſpera ?

La Aeme hoſtile è morta, è la foreſta

E il Rè con gente intrepida, e guerriera,

Vſciamo hor hor per la ſecreta porta,

ogni tardanº alcun periglie apparta. -

I9.

Folle è colui, che neghittoſo tarda

A ſeguir ciò, che l'eſperienza inſegna,

Par che di mano ſta vile, e codarda,

s'à dar il fine è bel principio ſalegna:

Ma generoſo cor, voglia gagliarda

ºuanto più può di proſeguir s'ingegna,

L'opera ſanita ha l'eſito felice -

Mentre col bel principio il ciel l'indice.

2 o

La forza de l'eſercito conſiſte

Del capo nel valor; ben lo ſapete;

Eccoui il capo de le genti triſte,

Eccolo eſtinto, quì voſeo l'hauete;

Che in lui l'Aſsirio confaaua valiſte,

Onde la ſeme hor colta è ne la rete,

S'il capo è'l più, ſperate il reſto almeno,

Chi ottenne il più, ben puòAperar il mene.

Per

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138, C A N T o

-- --- --

2 I

Perche giacea dal troppo cibo colto

Ne le piume otioſe il fero Duce,

In grembo de la morte anziſepolto,

Priuo de propri ſenſi, e de la luce:

Caduto è ne la pania il folle, e ſtolto,

A Stato tal ſouerchio ardir conduce ;

Tal ſarà l'hoſte ancor s'andiamo presto,

cole qual il capo fà, ſarà ance il reſto.

22

Habbiam'la notte à l'huopo neſtra amica,

E ſtarà molto a ritornar il giorno,

co'l ſonno ſarà ancor l'hoste nemica,

Nè sà di tante danno, e tanto ſcorno:

A l'improuiſo colta, elmo, e lorica

Riueſir non potrà, ne'l martial corno

Le darà norma, e legge, onde deluſa

Senza Duce, e comando andrà confuſa. -

23

con vn ghigno crudel di ſcherzo, e ſaegne -

Sorſe del ſeggio ſuo fero Emireno

Diſe è di core effeminato, e indegno

a creder opra ſi grave in vn baleno:

Dimmi qual è di ſicure(za il ſegno,

Che quello il capo ſia, che morto almeno

Sotto volto laſciuo, e vano manto

--

Habbia donna ſi vile vn Duce tanto ?

Ma

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o v I N T o 39

---- - ------ ------- - - - - - -

- . --- -

- -

24.

Ma dato pur, che ſia, l'opra tu canti -

Leggiera, e molto facile, ma veggio,

che quel, ch'eſer non può tu pregi, e vanti,

Il meglio ſcopri, ma naſcondi il peggio:

che danno vn ſolo apporta è guerrier tanti è

Chi riempir potrà, vi ſarà, il ſeggio;

Comprender ben ſi può, creder ben lece -

Che d'oloferne alcun'haurà là vece - si -

v

25 c

se dormia queſti, argomentar tu vuoi, -

che’l Campo tutto anneghitiſca, e adorna,

Far conſeguenº a tal certo non puoi, - ,

E fallace la regola, e la norma:

Son ſenº a fondamento i detti tuoi,

Nèſtampi co'l tuo piè verace l'orma, -

che, perche dorme vn ſol, dormano cento

- Fals'è la concluſion, van l'argomento.

s /

26

Penſar ben puoi, che alcun de ſuoi già viſto

Haurà'l ſao Duce, e'l capitano eſtinto, -

onde d'un altro Capo haurà prouiſto,

Ed è già forſe ad aſpettarci accinto i -

Chi sà che bomai al sì bramato acfuiſto .

Non habbia, intento, il campo ſao diſtintº º

Sai ben , che chi prudente il ferro ſtrinſe

Andò pria, vide poi, º al fa vinſe.

N S'aſi - -

-

- '.

-

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145 - C A N T o

-

27

S'aſpetti ancor veder potrai, cheſenti

Per ſcampo è tanto mal l'hoſte ſaperba,

Forſe i primi deſg ſaranno ſpenti

Da nuoua così cruda, e così accerba,

S'attenneſti ſin hor, di che pauenti º

Il generoſo ardir nel cor riſerba

Sin, che ſai, che pericolo t'emerga,

Se ſegue, è pur ſe volga hoggi le terga.

28 -

E ver, che prima andò, poi vide, e vinſe

Superbo eſecutor di grave impreſa

Chi ſaggio con prudenza il ferro ſtrinſe

E d'heroico valor l'alm'hebbe acceſa;

Molte ne debellò, molti n'eſtinſe,

Sempre la deſtra ad alti geſti inteſa,

Se ciò negaſsi ſarei troppo altero

Negando il certo, e confutando il vero,

7

-

29

E ſe ciò (diſe Elia ) rumino, e penſo

Erraſti in ver, t'affaticaſti in vano,

E ſolo ſcopro è mio fauor il ſenſo,

Ciò dico ſol per non parer inſano:

Vide, e vinſe s'andò, di gloria accenſo,

Onde ſolo imperò al gran Giordano,

Come vincer potea, ſe non vedeua ?

Se non andau a poi, come vincena ?

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Q V IN T 6. 141

27

Vincer vorrei anch'io, ma non sò come,

Se pria non vedo, e veder ſe non vado;

onde s'io voglio l'empie genti dome

Mi comuerrà calcar il primo grado:

S'andrò vedrò ben anco, hor, che le chiome

La Fortuna ci da mi perſuado

Di vincer anco; e come eſtinta face

Lume non dà, vincar non può che giace.

28

Per vomitar il ben concetto ſalegno,

Si fece in campo il valoroſo Hidraſe

Grauido di furor, e d'ira pregno

-2ual da non cauto piè calcato l'aſſe:

Forſe vogliam'de la Giudea il regno

Vincer noi, è ſolcar l'onde Arimaſe ?

Parmi, che indicio ſia di poco accorto

L'hoſte non aſſalir, ſe il Duce è morto.

29

Se queſti d'oloferne il teſchio ſia

Dubitar non ſi può, conſiſte in fatto;

Il ver ſi può ſaper, chiedanne Achia,

D'ogni altro a ciò ſaper forſe più atto;

Mercè, che guerreggiò ſeco in Soria,

E ſeco ancor più d'avn'impreſa ha fatto;

Se'l Duce è poi de l'hoſte empia, e bugiarda,

Ad armarſi, ad aſcir, che più ſi tarda º

Andia

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n.42.. O 1 y: i 3 o

s - c a e º º -- -

Andiamo, andiana, a ciò 2'iguita il cielo, ,

S'è donque il Cielo, il cielo babbiamo amico, ,

rg

Teſtimonio fedel l'opra è di queſto ;

Giuditta fu di Dio vindice telo, . . ,

Ciò l'eſito ci fà yoé manifeſto, e e -

Come potea lieue ſcintilla il gelo s ,

Intenerir del Caucaſo ſi preſto?

Come potea di donna vil la deſtra,

Struger, precipitar cima ſi alpeſtra? . .

34

Co'l principio felice il ſin ci addita; è

Diſtrutto vuol il nostro e ſuo nemico,

Gente troppo ſuperba, e troppa ardita:

Andiamo in non del Cielo, io vi predico,

Benche i ſegno di ciò di Dio l'aita, i

Intezazan pria, s'il miopenſierº vi moue, a

Con il campo zemico hora ſi troue. . .

/

35 .

Giadita lo ſaprà, è tanti giorni - si ..

a

Agio di rimirar hebbe à ſta vaglia; -

Dove s'attende ogn'va, dotte ſoggiorni, -

E dentro quanti termini s'accaglia; -

E pria, ch'il ſol a riſchiarar ritorni -

De / Indo altier la luminoſa ſoglia, e

7 ſtiamo forti ad aſſaler, le tende . -

Di lui, ch'z ſeir di qai vieta, e contende. -

Cozza -

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Q V rºyº I. O, 143

36 .

com'eſſer può, ch'in tempo par sì corto.

Agedata ſi ſia la gente in ſala

Del fero Dee fiº veciſo, e morto, 3 s .

Se vò a Sol, ch'à (eſa è voglie arrida? ,

o ſe pur è, non può tempo ſi corto s . "

Concedergli elettio2 di nota Guidas'è

Abbondanza zon è d'huomini tali,-

o ſe parz'è emularan gli eguali.

37ci.

Dato, ch'eletto ſia, che ciò ci mace?

Non habbiamo ancor noi ardire, e forza?

Eſtinto.è l più crudele, e'l Più feroce, i

La lena principale in lors'ammorºſa: è

E tanto più che intrepido, e veloce

Già aceinto il Rè c'inuita, e ci rinforza,

onde ſarebbe lì non vſcir volando

vana veſtir lorica, e ſtringer brando,

38

-

Fù concluſo l'aſcir, ma pria la Bella,

Che tolſe il capo al Capitano altero,

Fù richiamata per ſaper da quella

Lo ſtato de l'eſercito ſi fero: -

Eſſa ritorna, e in guiſa tal ſia eſſa -

Del Prence Elia è l'honorato impero;

s'il ver per negligenza io non oblio

Ciò che veder potei dirti poſi io.

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144 C A N T O

39

z'eſercito primier del Capitano,

Ch'à lui era cuſtode empio s'attenda

A la radice del Tabor, al piano,

che vede per poc'hore il ciel ſe ſplenda;

E'l colle alpeſtro a lui poco lontano

Vuol ch'argine gle ſia, e lo difenda,

42uesti aſſalir ſi può da aoue sbocca

Il fonte principale, e in giº trabocca:

4o

Vn'altro corpo principal s'accampa

Là doue al paſſeggiar s'apre la rupes

Aè veſtigio s'imprime, orma ſi ſtampa,

Che di macigno ſon le ſtrade cupe:

In queſto il Peregrin per forº a inciampa

Se viene di Na (areth, ma quanto occupe

Di quel terren non ti sò dir ancora,

Tanto non vidi, ad altro atteſi all'hora.

4.I

Il resto de l'Eſercito ſi ſerra,

Doue colle non è, ma quaſi è valle;

Si chiude con vn'argine di terra

Perche chi aſſalir vuol non habbia cale;

Aſce de le trinciere il giorno, ed erra,

Et al proprio quartier volge le ſpalle;

se'n và non sò ſe errante, è fugitiuo

A ferir crudo, è depredar furtiuo.

9ean

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o v I N To: far

42 -

2aando party, e pur è poco, e venni

vincitrice per Dio col teſchio horrendo,

Nulla difficoltà vidi, è ſoſtenni,

22i giunſi illeſa il mio camin ſeguendo i

Ma co'l ſonno facean feſte ſolenni --

Sepolti già dentro vn'oblio tremendo,

Me ſuegliarli poteam di quelle rupi

Strepitoſi rimbombi, e ſuoni api,

43

Teſto rozo il tambur, rauca la tromba

Fè riſuegliar il valoroſo Duce;

onde ſtrepito, e ſaon muto rimbomba,

L'hebreo ſi coglie inſieme, e ſi rialuce,

Chi ſi prepara l'arco, e chi lafomba,

Chi veſte vsbergo, che riſalende, e luce,Altri ſtringe la ſpada, altri la lancia

chi con l'elmo d'aciar arma la guancia.

44

De la morte de l'Empio in tanto corſe

Con mormorante ſuon lieta la fama,

onde ciaſcun de Cittadini accorſe -,

Doge la voce publica li chiama, -

Frà gli altri il forte Achia anch'ei concorſe

Per rimirar ciò, che molt'è, che bramas

IEd in loco eminente ei viale eſpoſto

Il capo horrido, e fero, e diffe toſto.

X Sei

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146 C A N r o ,

45

Sei pur gionto crudel, nè lo credefi, -

Ne lo penſºſti, al meritato ſegno,

oloferne crudel, popolo è questi,

che diſtrugger voleua il voſtro regno,

Eccol, empie le voglie, e feri i geſto

Dimoſtra ancor nel ſuo ſembiante indegno,

Inhorridiſce i cor, l'alme ſpauenta

Furor dagli occhi, e da le labbra auenta.

46

Ruuido il viſo, e ſcolorito il volta,

Hiſpiao il pelo, e ruginoſo il crine,

Frà ſete aſpre, e pungenti il mento auolto,

Anzi rigido ſierpo frà le ſpine:

M'accertan, che ſia tu ſaperbo, e ſfolto

Ti temo ancor, benche ſia giunto al ſine;

Son le fauci cauerne, antro la bocca

Da cui lo ſteſſº horror eſce, e trabocca.

47

Acceſe Elia la già promeſſa face -

Per ſegno principal de la battaglia,

ende il gran Rè, che in Naxareth ſe'nagiace

Si ſceglia ſol perche il nemico aſſaglia:

E'l cuoio, che nemico è de la Pace

Inuita à poner elmo, a veſtir maglia,

Deſtano i bronzi concaui, e ſonori

Ne la deſtra l'acciar, l'ardir ne' cori,

roletta

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o V I N ro: - far -

48

volena vſeir de l'aſſediate murº

Elia per aſſalir l'hoste nemica,

Benche ſia l'aria ancor torbida, e ſcura, -

D'ageuolar l'impreſa ei s'affatica e

Per la ſtrada più facile, e ſicura

se'n và per minor danno, e men fatica,

E giunge al piè del monte vi rio si annida

Duce il ſilentio, e la prudenza guida -

49

Bra però là vigilante, e detto

Egli, che i guado cultodia primiero,

onde publico il ſegno diede preſto

ch'il nemico vicin era già altero:

si che 'l campo infedel agile, e leſte

veſtì l'aſbergo, di abbaſſo il cimiero,

E fà allestito in vn girar di lampa

Armato in ſchiere, e coraggioſo il campo.

5o

De la fatal battaglia anco l'Aurora

Eſſer ſuperba ſpettatrice volle,

onde de l'indo ſeno el'uſcio fuora

Di porpora tingeua il monte, e'l coles

Co'l lucido pennel fregia, e colora

Il monte, ch'à le ſtelle il capo eſtole,

E gli ſberghi ſplendenti, e gli elmi fni

Pareuan d'oſtri tinti, e di rubini.

- - Rº - 2 AL'aura

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isº cA N T o

51

l'aura gentile, e i 3(effri ſani

ºce le penne, e con bandieres

f con nitriti ſpauentoſi, e grani

Spre (ºaue i cauali il caualliere,

Forſe perche non cºraggioſi, e braui

Tardamage aſſalir le genti altere,

S'vdiane ſolo i riſonanti inuiti -

Pi trente, di tamburi, e di nitriti, a -- -- - - --- -

sa

- -Il Rè da l'altra parte armato venne ,

De l'alta face à l'accordato inuito, i

Vago di celebrar il dì ſolenne

Con graue ſtrage de l'aſsirio ardito i

Al varco principal quando peruenne

Armato via e ogn'angolo, ogni ſito;

Pria, che'l ſoccorri alcuno, e che'l rinforze

Fè l'adito con l'armi, e con le forze.

- 53

-2uì die principio è la fatal conteſa

Autdo pur di ſangue vn Marte interto, -

Paloreſo colui, che è la difeſa -

Era del velo, era campion eſperto; - -

Bra diuerſo il fin di quell'impreſa, a

Se chiuſa l'un, l'altro il voleua aperto,

Ben dieci mila erano cuſtodi al varco,

Altri di lancia armati, ed altri d'arco,

º

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o v 1 N T oi 14o

-

-

54 -

2gal ſuol orſo, è cinghial, ſe d'altraAte

Z'arſura nelle viſcere il moleſta sº

se giunge al fume pur, ne l'onde liete

si ſcaglia, e teme alcuna non l'arreſta;

ral l'intrepido Rè ver le indiſcrete

schiereſe'n corre, e con furor tempeſta i

Pria con la lancia, e con la ſpada poi,

spegne col ſangue altrui gli ardori ſuoi

55

pe l'impeto crudel al colpo primo - , º

(Braccio fatal) de la ſuperba antenna

cadde Oſmida crudel di ſella al limo,

Ne valſe opponer ſcudo, è ſcoccar penna :

Irmen precipitò da l'alto è l'imo, -

Fere nel petto 1rate, ad Erge accenna;

Piomba graue la ſalma, e l'alma vola

Ferito Irante fer trà petto, e gola.

56

- . . . . .

Rotta la lancia il valoroſo braccio

Strinſe, non sò ſe fulmine, è ſe ſpada;

s

i

- .

º

Molti ne traſſe è l'hor forte d'impaccio,

Pareua in prato falce, e foco in biada;

Si faceua per forza adito, e ſºaccio,

“ Perche nel campo a guerreggiarſe'n vada,

La morte egli parea di ſoglie carca,

Fila troncando diſperata parca.

- i -

R ?

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se, c A Niro e

57,

Da l'altra parte il valoroſo oronte - ,- A it - d l'h 7 a .

superbo Capitan a e l'hoſte Per/a, .- º . . . . . . . º - ; º ; e s . º , i

ID i ſaline, fale#.giaſi va monte, l

AE di# el la terra a erſa : s2 a 7 , s º º,... . sº,

Ma ſe gli fece coraggioſo a fronte- ; Sº 4, “ . T , , , , ,

Brmina e il Cai glier, che ta diſperſa e , ºº º º , a º . . . .

T.º,

, .

i" ha, e con la gi, . . A

Troncò l'ardir, attrauersò la ſtrada,- , 3 , ,

sº,

- v - V -

Gli meno vn colpo di forte » e radoe , s .

Che'l fero capo li hicca dal buito;v s . . . . . . . . . . . . . - º - v. A - v

Nè valſe per ſchernir. elmo, nè ſcudo,

Tanto lo ſtrinſe il Capitan robusto:

Non giono per offeſa il ferro nudo

Nè poteua fugir dal loco anguſto,

ond egli, estinta la vital facella,, . . . . . . . v ” r . A -

spento lºarair precipite di Aſe4a. -

52; -

Egiſto il fer, che vede il Rè Giudeo,

Romper guai fiume altier argini, e ſponde,s'è che curò l'eſercito Giudeo , v

Tanto cuſtode, e rupi ſi profonde: -

Tanto fece crudel, quanto poteo.

con quell'ardir, ch'ardito il corgiinfonde,

E ritentò con la virtù natia ,

Chiuder ilpaſſo, e riuietarla via.

E nozera- a

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E mentre ch'egli intrepida s'affaccia

co'l valoroſò Rè del popol pio, ,

- , º

stringe il ferro guerrier, lo ſcudo imbraccia,

E dice de l'ardir hor paga il fo: º

con l'importuno ſpron il deſtrier caccia

spronato anch'ei dal ſuo fatal defo,

È grauido d'ardir, gonfo d'orgoglio

vrtò nel Rè qual ſuperb'onda in ſcoglio. º

61

a -

Con la ſpada fatal vn colpo ardito 7.

Fulmina fiero il Capitano Egiſto, º

Ma come prudenza fù dal Rèſchermito, º

-

schernito di quell'empio il penſier triſto èº2ueſti riſpoſe º. al martial inuito

E fà cºlpo ſi fero, e così crudo , º

Cora colpo non penſato, e a pena viſto, a

Che cade i l'empio capitan lo ſcudo. i

62

Per colpi replicar agio non daua

E l'avno, e l'altro canaglier feroce, -

s

ciaſcun con fronte ardita, e forza brana ºA -

-Al ſuo nemico più che puote voce;

M2'l capitano de la gente praua -

Ciò, che non può colferfà con la voce, e

stolto ſi vede, onde il nemico ſgrida,

E'n guiſa tal non parla nò, ma grida... -

º ,

-

K 4. O che

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iR c A Nr o

- 63.

o, che forze non bà qual hauer ſaglio,

o, ch'opera per te boggi l'inferno,

Ma ſe ſarà qual ſempre fui, l'orgoglio

Ti ſcemarò d'ogn'arte a vaga è ſcherno,

Aſpetta pur crudel, fin, che ritoglialo ſcudo, ch'eſer ſaol ſchermo e gouerne, . m

Non ti alterar ſe mi cadeo di braccio, e, , -

Che colpa il cuoio fà con cui l'allaccio.

64,

E voi , i miei ſeguaci, è che badate. A

Dou'è l'antico ardir di quelle ſºade?

con le mani è la cintola voi ſiate, -

La voſtra ſpeme, il voſtro Duce hor cade:

Ma con vn colpo ſol la feritate --

Prudente il Duce pio cancella, e rade,

Lo fere, trahe di ſella, oltre trapaſſa,

E con la morte è duellar il laſſa.

65

A l'inuito fatal del loro Duce -

ALa gente pria diſperſa era già ſcorſa,

E forſe il mertoſao c'hor lo conduce

Al ſuo caſtigo onde tant'oltre è ſcorſa: -

Ma l capitan, che'l forte hebreo conduce

La vede ſtolta in tant'ardir incorſa,

Gira il deſtrier per doue adito troua

repplica i colpi, e'l ſuo furor rincua.

Stra

.

l

-

t

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o v A RT o Iss

strage facea di quella gente ſtoltº ,come grandine, è falce in prate verde,

A la ſiniſtra vecide, e poi ſi volta,

In guiſa tal l'hoſte ſi ria diſperdei, -

Dome quella è maggior, dou'è più foltº

si caccia forte, e vn attimo non perde»,

sembra fiero leon, chegenº legge,

ſaglia ſenza guida º mandrº, è gregge:

67. -

rronche braccia cader, sdrucciolar teſte,

- - reſtar vcciſi canalieri, e fanti

- vedonſi dal furor de le tempeſte.

s. del forte capitan de Duci ſanti,

Le ſchiere infale già confuſe, e meſte- Per quelle rupi, e per quei colli erranti ,

Correano per fugir l'aſpra procella

o l'infuſo fatal de la lor ſtella.

68

-

s

abbandonati i poſti, e le trinceres Fur da l'Aſſirio altier, e ſol per tema:

l Volanti i confaloni, e le bandiere

- Laſciano al colle, è la pendice eſtrema;

che diſperate le nemiche ſi hiere,

oue non vedon, che il lor campo tema

Fugiro, onde per forza è lor mal grado

Reſtò libero il paſſo, aperto il vade

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isi e A N T o

pa l'altro canto il valoroſo Elia vi

Per battagliar più cauto il campo forma,

E ſeco bauena armato il forte Achia,

che di Marte ſapea ſaggio ogni norma, º

Roardo vn capitan toſto s'inuia -

Ad oloferne, e crede ancor, che dorma,

Per forza entrò, benche il primier custode

Aol concedena, e nonyºpea tayrode.

7so

vede la il troncopatiao, ed eſangue e

Già falce degli imperi ardor Xel mondo i

sepolto vede là nel proprio ſangue ºLui, che di morte ſoggiaceua a pondo; a Y

Reſtò ſºapido vn tempo qual ſuol l'angue º

chiuſº a fraſi carmi in giro immondo, º

Poſcia cercò doue giaceſſe il capo

pal Dece lor, del lor campione, e Capo,

Vº/cio del padiglion folto gridando -

o ſchiere, è Duci, il noſtro Duce è morto;

Horſi, ch'è gita ad vn perpetuo bando

Speme di gir al ſi bramato porto:

Giungi è l'occaſo è mio Signor ſol quando,

Al sol del tuo valor credeua l'orto;

Ah certo fà la traditrice donna,

Che d'Aſsiria crollò l'alta colonni.

º v -

º . . . . .

a -

Per

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o v I N.T.o.

2

72.

rer non deſtar nel campº"ſ", v

Il dagna agiº e rintuzzò la lingua,- , a ne s . . . . . a

Ma nonò le forze, e l'ardimentoe º

per i farà bar dell'hebreo eſtinguai,º i . , º - - è – a –

E de le trombe, e de tamburi a centº

Guerriero iliſionº «

commanda, che ſi moaa, e che s'affaglia --

ta crudel battaglia,per dar principio a- - - - -

-

73

Fur leggi irreuocabili, e fatali ,

I cui ſtrepitoſi, e trombe tante,

onde le prime è mouerſifur l'ali

l

s

D e la battaglia, il cauaglier co'l fante;

saſsi precipitar, e volar ºFecero i mille è mille in vn iſtante

corragioſo il deſtrier nitriſce, e sbuffa

E gode de la pugna, e de la zuffa.

74

chi morto cade, e chi ſanguigne ſtile

sparge, mercè, che lieue è la feritaGiù per le ſelle ſarucciolando à mille

redonſi abbandonar l'aura, e la vita ;

- . . . .

l'aria volante impiegaa,

.-

-

I 5.5

- . -

- .

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s .

º

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- .

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sa -

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-

ch'immitator d'Alcide, e chi di Achille

stringe la lancia, o impugna claſº ardita,

chi con la feure fà cruda battaglia,

cimierfrange, elmi poſta, aſberghiſmaglia.

.Si mo

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156 c A N T o º

7s

si moſtrò vn tempo valoroſa, e forte -

L'hoſte di Siria, e mostrò ardir, eforza, º

Ma ſºarſa d'oloferne hauea la morte

Fama volante, onde l'ardir s'ammorta:

Per confermarſi tragica la ſorte

A chi non la credea la Dea ſi sforza,

Ne la calca maggior di quella gioitra -

Fù fatta del gran teſchio borrida moſtra. -

- -

76

se campion vede in ſingolar certame

Tronca la ſpada, ol ſuo cauallo eſtinte, -

Perche non ha da chi ſoccorſo chiame

Si ſgomenta, ſi perde, e ſi dà vinto; -

Tal l'eſercito Perſo il teſchio infame

Toſto, che vede nel ſuoſangue tinto, -

Vien pazzo di furor, d'ira ſiſtrugge

Impallidiſce, s'auiliſce, e fugge. -

77

- -

- - -

Vi fà'l perfido Ergeo, che ben volea

La fuga ritirar di tanta gente, -

Ma ardita l'incalzò l'hoste Giudea,

Onde non fù ad opra tal poſſente;

Chi per di qui fugia, chi la correa

Per l'impetofagir di quel torrente,

s

Perfugir non valea galoppo, è trotto, º

Perche ſtanco il canal gli cadea ſotto. ”

“ “ . . . . a Ca

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Q V 1 N T o. 157

i

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-- - --- - –- -

-

- - - - -- - - - - - - - - -

78

cadaueri, bandiere, il ſangue, e l'armi

Eran del piede vineiter il ſolo,

Più per chieder pietà non valean carmi, –

E più del ferro trafigeua il duela:

De le rupi vicine i razi marmi

Eran rifugio al fagitiuo ſtuolo,

Ma ſouerchio furor, ſouerchia fretta

Precipitar faceanli per vendetta,

79

Ma, che non fece il valoroſo, e fero- l Achia campion de la Fortuna antico º sa

Molt'egli oprò per lo Giudaico impero,

A lui prina contrario, ed hora amico :

Ben ſaggio ſi moſtrò forte, e ſeuero

Contra'l fugace ſtuol d'ardir mendico,

Con l'impeto primier de la lungh'haſta

Mette ſtuoli in ſcompiglio, e ſchiere guaſta:

8o

E mentre egli era intento è ſtrage tanta

Vide fugace il già ſi ardito Ergeo,

Che mentre il Dio di quella gente ſanta

Maggior cantò, gli fà nemico, e reo ;

Lo conobbe è la ſpoglia onde s'ammanta,

ch'era vna giubba è l'aſo Filisteo,

E'n mezo de lo ſcudo hauea dipinta -

Da fulmine fatal Gigante eſtinto. - - -

E diſe,

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158 C A N T o -

Ǽ

E diſe, è là doue ten'fugi in fretta

-

31

Tu, che profeſſi il Caualier gentile?

Arreſta il piè, ritorna, è pur m'aſpetta,

Io ſon il Cauaglier fallito, e vile:

Horfei ben vile tu, s'à la vendetta

Hor non ritorni, hai tu l'honor è vile,

Fuori di tempo il milantar non gioua,

422ando v'è l'occaſion vale la proia.

82

2 ratto dal ſuou del generoſo inuite

Si fermò alquanto il Capitan fellone,

Diſe, da te hor parmi hauer vaito,

che di vil'è l'abbandonar l'agones

I fago è ver, ma che potrei ardito

Stolto prouar di tanti hor la tenzone?

Non dici il vero, e la disfaa accetta

Se vuoi da ſol à ſol trarne l'effetto.

83

Voleuano pugnar, ma ſouragiunſe

Carco di ſangue il valoroſo Elia,

Col ferro micidiale li diſgiunſe,

Tempo, diſſe, non è d'opra ſi ria,

Con vino cui d'honor ſtimol non punge

L'alma giàmai, vuoi tu pugnar Achia ?

In van qui t'affatichi, e ſpendi in vano

Le potenº e del core; e de la mano. -

Non

-

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Non ti curar di ſi vilpreda, andiamo

Doue Marte maggior feruido bolle i

i Repplicò irato Ergeo, hoggi preuiº,

» che più del tuo hor l honor mio seſtole:

se ſiini honor è duellar ti chiamo

ILà doue adito dà vicino il colle ,

Mentre cosa dicea venne vn fendente,

- A è sò da chi, onde mario repente -

85

e chi veder poteſſe il vino effetto

De la tragedia languida, e funeſta,

De l'opra formidabile l'ogetto,

ch'à le celeſti sfere il giro arreſta,

se di lagrime piè pietoſo il petto

Già non bagnaſſe, il core al marmo ineſta,

Merauiglia non è donque al viuº

Anch'io, come deurei, non canto, è ſeriº:

l

86

Anco il Rè di Giudea irato, e credo

Strage facea del fugitiuo campo i

l non valena à ſui colpi elmo, nè ſudº»

Ne più per fugir v'era adito, è caºººº

Qual Fronte ſuole al fauoloſo incudº,

Hidraſpe contra cui non è già ſcampo,

opra e la bipenne, e con la mº»

E ſifà per la calca adito, e piaº -

ºs» - ------ - – - – - ,

A chi

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iss-,

r

C A N T o

87.

A chi ſchiaccia la testa, è braccia rompe,

A chi fà vomitar ſanguigni fiumi, -

Vago di crudi fregi, e mette pompe,Sacra tant'alme, e tante a meri Numi:

Ma l'opra infea ſchiera hor gl'interrompe,

Chiudergli fà per ſempre al mondo i lumi º

Che da la calca ſopraffatto, e vinto º

Cadde ferito, onde rimaſe eſtinto.

88

In breue tempo in guiſa tal diſperſa

22al piuma al vento, è nera nebbia al Sole

Fà l'hoſte Siria, fà la gente perſa

Pa l'arme di quel tè, che i gran Dio ſales

onde l'opera fà molto diuerſa -

Da quel , che diſegnò, perche la mole

Fabricò sù la baſe, che ſempr'erra

E fu ſtatua d'or, co'piè di terra.

89 -

A22indi imparate voi dunque è mortali,

È l'opra d'oloferne hor vi ſia ſpecchio;

che non ſono è diſegni i fini eguali, -

Ciò veggio in quel folle anch'io mi ſpecchio;

Stolto è colui, che vuol volar ſenz'ali,

Porgete à detti miei, ſaggi l'orecchio,

º s'alcun le ha, ſi fà la cera, e piomba,

Il mar del proprio error è gli la tomba.

Ea cotti

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Q v I N T O. - 16 I

89

Eccoui là quel perfido, quel moſtro,

o boggi in Betulia trionfar credea,

Ecco l'eſempio ver del ſecol noſtro,

scherzo crudel de la fallace Dea ; -

La sferza ecco del mondo in picciol chioſtro,si chiude preda vil di donna hebrea,

L'eſercito crudel, che vinſe il mondo, .

sepoli è già nel proprio ſangue immondo.

9o i

E non ſprezzate, voi chi di molti anni ,

carica il tempo non fallace il dorſo,

voi, che credete à luſinghieri inganni,

Al ſouerchio deſio ponete il morſo;se vi conſiglia alcun, i vostri vanni

non date al volo, è i piè del ſenſo al corſo,

chiuſe ſtolto oloferne il crudo orecchio i

Al conſiglio fedel di fao vecchio -

-

-

Il Fine del Canto Quinto .

-

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I62 - - - -

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S E S T O

a R g o M e N 7 o.l

re

E" homai l'ardor de la battaglia, e

Il Prence vincitor chiama a raccolta;

Al fuoco dà l'Vcciſa empia canaglia,

E la ſua gente morta ei vuol ſepolta:

La bella Donna a cui nulla s'agguaglia,

Più, chà le pompe, al Ciel ſaggia riuolta

Và in Sion trionfante, e gratie rende

A Dio, el teſchio, e'l brando al tempio appende.

2

Gli ceſſato il furor de l'armi, i ſuoi

Al ſuon di trombe il Rè Giudeo raccoglies

E co'l rumor deſtrepitoſi cuoi

Fà che ciaſcun di militarſi ſu oglie:

E ſe ſia morto alcun de propri heroi

Ei vuol veder, e l'acquiſtate ſpoglie,

Il campo tutto al fn vede, e riuede,

2ual la vittoria ſia, e quai le prede.

Bagni

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s E S T o 163

3

Bagni ſanguigni, e tepidi torrenti e

Vede girar per quelle rupi a mille, --

Sol rampolli vermigli è corpi ſenti

Par, che la Morte horridamente ſtille:

E diluuy di ſangue, e di lamenti

Par, che l Terror, par, che l'Horror diſtille,

Perche s'innondi il ſaol, perche s'allaghe

Tepidi fumi vomitar le piaghe. a -

s

4

Ne'mari, che correuano di ſangue

I monti de'cadaneri eran ſcogli,

Chi ſpira ancor, chi ancor ſi duole, e langue,

Semmerſ homai gli arair, ſºenti gli orgogli:

Altri reſpira è pena, ed altri eſangue - -

Chiede, ch'alcun per minor mal lo Zºagli,

Già che tal deue bauer empia la ſorte,

Del manto de la vita, e de la morte.

a

5

Di dardi rotti, e diſpezzate antenne

Era nel ſangue infinità diſperſa,

Elmi ſchiacciati, e calpeſtate penne,

Memoria de l'ardir da l'hoſte Perſa;

Da la ſpada fatal de la bipenne

Ferito, il ſangue, anzi la vita verſa,

Di fera crudeltà frutto, ea image,

Tutt'horror, tutt'è morte, e tutto è strage.º

L 2 Frante

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ºs

s64 - CA N To

- i –----

Frante le fronti, e ſºalancati ipetti

6 :

- a ſ

ri

Le ſpoglie lacerate, e i fanche aperti, l

Vsberghi ſºarſi, ſpade, aſte, ed elmetti

son di pugna mortal ſegnº più. certi : . -

Caualla eſtinti, ſparſi corpi, effetti, i

E frutti ſon di mal concetti merti,e

Day era morte inſoliti ciuanzi.

Di naufragio fatal horride auanº.

7 è

pietoſo ſcieglier/ece i corpi eſtinti,

che pugnauamo già per la Giudea, AL'horride ſalme dei nemici vinti

Perche chi opera ben, non opra in vano,

Fè porre in rogo, ch'à tal fine ardeas -

E con le ſpoglie à ristorarſi acrinti

Girorno tutti doue Elia ſedea;

A riſtorar co'cubº homai le ſalme, - –

E con preci, e con binni à cibar l'aloe.

8

-

E giuſtamente il guiderdon n'aſpetta,

Perche da ingratitudine lontano

Deu'eſſer chi poſſede alma perfetta;

Perch'è proprio d'ingrato, e di villanº,

chi può, s'à l'altrui premio non s'affretta,

Pensò'l Rè de Giudei come potea

Premiar anch'ei la valoroſa Hebrea.

S'al

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S E S T OE , iss,

9 -

S'altro non può, con glorie, e con trofei

Vuol honorar la bella Donna, almeno, -

Parte ne due in Senato, onde gli Hebrei

Dieder principio è l'opra in va baleno »

Di ciò furono lieti i Galilei» . -

Mercè, che parto loro era il bel ſeno,

iAnzi il gran ſenno, anzi il valor di queſa,

che fa prima ragion d'opra i teº:

- Io

-

º--

-

venne prefiſſa l'hora, e ſi bel giornº

Non aprì mai la mattutina Aralda: -

ifa quel che il gran rif, aderni,Mirò di quella Donna ardita, e balda;

ori più puri, aure più dolci intorno

( Ad onta della gente empia, e rubalda) .- , a e v - s a

prodiga ſparſe e ſparſº il telºPiù ricche perle, e più ſoaui odori. -

- - sº

-

11 , º

Al lucido apparir del primo lampº -

che ſparſi il primo raggio in oriente,Furo le ſchiere, trionfanti in campo - -

Sol di Giuditta è grand'honori intente:

Il Rè per vietar alcun inciampo

opra ſi bella intorbidar peſtatºschiera mandò ai finti, è di caº. ...- - e º - eºa p . - “ º “r ,,,

che difenda gli agguati, e ivadiº

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sce, c A N r e e

- I 2 º

A quattro, è quattro cento trombe yeiro a , , ,

lauitatrici del trionfo auguſto, . . . . .

Aiſonauano ogn'Aiorſenº a reſpiro ,

Ampio l'adito ſia , ſia pur anguſto,

Il manto di ciaſcunſembra Kaffiro, . .

Di li/ºra porporina il lembo onuſto,

a manti de deſtrieri eran di focoº

Gitano grani al paſſo è poco, è poco. .

13

ZAlto mirando, e contemplando il cielo , i

con vaga maeſtà ſeguio la ſeme, º

Verde di cui è de l'ammanto il velo,

A ſuperbo Elefante il dorſo preme,

De la diſperation l'horrido telo, - -

Scocchi pur quanto vuol, ſalda non teme ;

In auguſta tabella hauea ciò ſcritto

In hebraiti caratteri, e d'Egitto. ,

14

Dhe quindi apprendi tu, c'hoggi rimirì

opra ſi bella ammira cauto, e nota, ,

Venga ciò, che ſi vuol confuſi i giri

Non temer già de la fallace ruota;

E vicina l'aita à tuoi deſtri

a2aando la ſtimi tu, tolto remota,

V'è vn Prence ſol, vn Nameſol, ch'impera,

Ciò t'imprimi nel cor, confida, e Aera.

i

;

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s E.STO., aer

f5.

2uaſi di ſpeme fuor la Galilea, è

che tanto Duce, e che tant'hoſte vide,

Il precipitio ſito giunto credea,

Perdon volea da l'infernal Alcide: .

In pugno ſtolta pur l'aita hauea º

Mercè, cheſempre il cielo è giuſti arride;

Giuditta non mancò, che moſtrò ardita

22al ſia del Ciel la non creduta aita- si

16

con due gemelli in braccio, e due nel grembo

Ignudo il ſen ſeguio donna felice; º,

g

Chi ſtringe il ſeno, e chi del manto il lembo

Di lei, non sò ſe madre, è ſe nutrice:

Chi ride, e chi di lagrimette vn nembo

Sparge s'il cibo corre e la diſdices

Così dicea di questa donna il breue,

Così come faccio ciaſcun far deue.

17

Saper douete voi, che gli ori, e gli oſtri

Vi ſon pompe, trofei, trionf, e faſti,

Per mia fè v'ingannate, e non ſon voſtri e

e r

a

Grandi gli imperi nò, nò i regni vaiti:

Chi de la pouertà ſoggiace à i roſtri

onde tanto non han, che al cibo baſti,

Ciò, ch'è in voſtro poter, ciò che godete

Di queſte è ſol, diſpenſator voi ſete.

I 4 De

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rée C A N To

re -

s: a ,t.

18.

pe la bella Giuditta ecco l'eſempio, º , º

azzeſia vi ſia ne la memoria impreſa,

Per ſaluar altri da ſanguigno ſcempio, i

A periglio fatal eſon ſè ſteſſa: si a

A li rapaci artigli di queſt'empio e,

si diº, tanto m'hauea nel ceré impreſa, si

Segn è d'anior, di caritate eſpreſſo visº

Per conſeruar altrui, donaryè ſieſo.

r9

Bianca la gonna, ma più bianca il core a

segue, mirando il Ciel, vergine vaga, .

stringe nudo vaſello, e nel difuore ,

Di vagheggiarlo degnamente è vaga; i

Crede che chiuda il ſuo celeſte ardore, e

senza dentro mirar causa s'appaga, e ,

Venga pur eiò, che vuol, tant'ella crede,

Quanto in faſeie imparò s detta è la Fedes

zo

con caratteri d'or queſti gran detti,

o voi, ch'empio deſia ſouerchio appella ,

chieder à Dio non meritati effetti, e

saggi frenate bemai voglia ſi fella, º

E ſimmergete A mal nati fetti, ,

E felice colui, che nulla vede, . . . . .

( Mentre parli di Dio) e'l tutto crede

In campo bianco ſcritto porta anch'ella

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21:

specchiateui in Giuditta in lei vedrete .. , º

- guanto gioui la fede, e quante vºglia

Priua d'oltre ſaper, diſtolta ſete ,

Forte s'accinſe à la fatal battaglia i

credè del Cielo è la promeſſe liete, .

dio vuole, che la Fè ſempre preºaglia s

sapea, credea , che chi nei ciel confda e

Ha Dio per protettori, e Dia Pergº:

2?

succinta quanto può, ricca la gonna » s -

Sù ſtabil baſe il piè, graue nel volte a --

Ricalca l'orne poi vergine, è donna , i

con vago naſtro il vaga,erin, ragcolta s .

Abbraccia con la deſtra una colº, sassi,

- Al ciel lo ſguardo humilmente volto,

i E dimoſtra con quel, chappar defºre »

che del marmo vicin più ſalda k4' care - ,

23e

sopra la ſommità di quel macignº - .

scritt'ha con auree zifre in bianco foglie;

Influſſo non temer d'aſtro maligne,

Nè di nemici altier perfd'orgoglios ,

Ti moſtri il viſa pur fero, e caprigna ,

L'infiabil pea, ſarai qual rupe, e ſceglie,

s'armi l'inferno pur, non ti turbare» e

Stella in ciel, monte in terra, e ſcoglio in mare.- -

--- - - ,

-

«. -

-

- , L in g

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ino C A N TIC

e - - 24e

L'impreſa di Giuditta boggi t'inſegna

A tant'oprar quant'io tiſcopro, e dico; 2.

Ad onta di relui, che in Dite regna, ,

Debellar volle ilperfao nemico, sv, o

Spiegò ſuperbo º infernal inſegna, o

Ma ſaggia non temè ſi grane intrico, e si

coitantefà, fà immobile, fa forte e

Ad onta de l'inferno, e de la Mºrte: º

252

Auguſta nelſembiante, e regia in viſo, i , º,

Seguio di Aada armata, e graue Aſtrea, a

Vaga graue lo ſguardo, e graue il riſo è

Tutta hauea del diuia, tutta di Dea;

ASanto ºtto immortal del Paradiſo, e

Partoyede de la celeste Idea,

pe 'opre hamane riserito ponde,Dolce freno de l'Auom', baſe del Mondo. º

26

iNel lembo anch'ella de La regia veſta i

32eſti ſenſi fedeli haueua ſcritti,

º voi, cui regia ſcettro il cielo presa è

sianui i precetti miei ſaggi deſcritti:

Prima de la ragion la lancia in resta .

Habbiate, e iſº º i termini preſcritti,Giuſto non è chi vano affetto piega, a -

chi regger vuol altrui ſe Aeffe rega -

º -

-

a - -

Vedete

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S E 5 I A. , 17r ,

27 .

vedete voi Giuditta, i propri ſenſi,

Pria, che vinceſſe altrui, accorta vinſe,

onde con queſti ſantamente accenſi,

Se steſſa, pria, poi Oloferne eſtinſe,

De la giuſta ragion come conuiea ſi

Indefenſibilmente il ferro ſtrinſe i

Con la perdita ſol de propri affetti

vinſe a ſaperba, e ne mairà gli effetti. -

23 -

Altra ſeguio, che in lacido chriftato

Per l'opre ſue mirar cauta ſi ſpecchia;

chi in quel ſi mira, emenda ogni gran falſe,

l Non inciampa, mou more, e non inuecchia: i

-2ueſt'è lo ſtron, che ſpinge il gran cauallo

l

º

- De ſenſi, e la ragion meta apparecchia;

- Ch'in lei ſi mira, in fal non pone il piede,

con gli occhi de la mente il tutto vede. . .

29 -

Valite tutte voi alme create,

Parti immortali, imagini di Dio, si

voi, che quà già per queſto mondo errate,

Dhe quì caute ſecchiate ogni deſio:

A regger ſaggie qui hoggi imparate,

A non precipitar nel fero oblio; -

Vedete qui come ſi rega, e guide

Errante il piè nel biuio là d'Alcide.

L'vlti

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r72 C a N T oz

3o e

z'ottimafù leggiadra donna, è bella,

Di nero, e bianco ſcaccheggiato il manto, .

IDel Ciel del ben oprar lucida ſtella, º

Nel viaggio de l'huom ſentier più fanto; . .

caualca grande vn'Elefante anch'ella

Vaga temprato vair co'l ſuono il canto s .

Ha vaſi in cui, e'l vino, e l'acqua abbonda,

Tempra con l'acqua il vinº, col vino l'onda,

31 :

guest'è colei, che tempra ogni noſtr'opra; . . .

E lege il meſo trà'l ſouerchie, e'l poco; .

adice il breue coſi, Voi che foſopra e sº,

Volge, è geloſouerchio, è troppo foeo, e

Felice che 'l ſentier mediocre adopra,

Per l'opre ſù e temprar sà dou'è il loco, .

Beato è quel, c'ha ne l'oprar la tempra,

E, come faccio anch'io, ſe ſteſſo tempra,

32 . a

Mortali, è voi, ſpecchiateui in Giuditta, e º

P e m'accert'io non ſecchiarete in vano; .

Hà la ſuperbia eſtinta hoggi, e traftia ,

Con tempratiarma trà'l laſciuo, e'l vano s i

Calcò lavia, ſaggia, da me preſcritta, e

ond'atterrò, e ſuperò l'inſano; s .

Ma pria con l'onda, che l mio vaſo accoglie i

Temprò vagò il ruhin de le ſue voglie. A

. . . Segui

e

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S E S T O. 173

33

seguirono altre trombe, il cui gran ſono -

ſfaceua rabombar l'alpi victae,

Honeſta ſegui poi sà graue trono -

Donna di maestà graui, e diuinei l

E quella, che dal ciel hebbe gia in dono

Di verdi allori coranarſi il crine;

De trofei, de trionfi, e de la gloria

znica genitrice, è la Vittoria. -

34

guattro con bianco piede, e manto nero

gaal è ſpento carbon, vaghi deſtrieri

D'vna rigida sferza al duro impero

L'aurea quadriga conduceano alteri : -

Di briglie d'oro argenteo fren ſeuero -

Guidaua i ſuperbiſſimi corſieri, º

Spargean come i Pirhoi del maggior lume

Da le bocche anhelanti argentee ſchiume.

35

utt'era d'oro, e pretioſo il carro,

Di gemme adorno, e di ſuperbo intaglio,

Mè forſe è coſi ricco, e ſi bizarrº -

ºgeº del sole in Cielo, à cui l'agguaglio;

Perch'era più di quel, ch'io canto, eº

Mercè, che ad opra tanta hor io nº vaglio,

Ricch'era la materia, alto al lattarº

D'argento era il timon, gli ſcº d'oro.

DA

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174 c A N T o

36

Da prudente ſcalpello adorne, e ſcolte

Di ſuperbi trofei eran le ſponde;

Fran di Aarſi allori, e palme ſciolte

Fami fecondi, e pullulanti fronde, -

Di Regi vinti molte ſchiere, e molte

Moſtra l'intaglio altier, nè ſi confonde,

Anzi ſi ben l'artefice gli ha impreſsi,

che moſtran del lor duol gli affetti eſºre/si.

37

Sopra trono real ſiede la Donna

2Tutto di gemme tempeſtato il ſoglio,

Cui ſon baſe, ſon piede, e /oa colonna

e gattro Regi legati è duro ſcoglio:

Di ſaperbo lauor ricca è la gonna,

È di Pºrpºra, e d'oro hauea lo ſpoglio,Due ali d'indo, perſo, a (zurro, e d'auro,

La palma è la ſiniſtra, è deſtra il lauro,

38

Vaga giacea de la vittoria al piede

Cinto di lauro il crine vna sirena,

ºra va fato oloferne altiera ſiede,

Cººreo fren lo ſtringe, e l'incatena:

L'arte del maſtro ogn'altro preº o eccede,

º ºenche vinto orgogli ancor balena,

ºrano gli occhi ancor, moſtran le labbia

14 vano orgoglio, e laſuperba rabbia.

La

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s E sT e, 175

39

La Sirena gentil dolce la cetra

Stringea de l'harmonia madre ſonora,

E con quel ſaon, che fin le fere impetra

A gl'inuiti di zeffiro, e di Flora

Emulò ſaggia Pina o, emulò l'Etra

Vnendo il canto alſuon muſa canora,

-22al ſuole Apollo è le caſtalie ſpende

Muſico Orfeo del Mar, Anffon de l'Onde.

4o -

cedi ( cantò J tu che campion ſaperbo

Credeſti ſoggiogar anco le ſtelle; :

De le tue forſe inuitte innitto il nerbo

Eſtinto giace da vna destra imbelle;

S'amaro proui, e ſe conoſci accerbo

Il premio di tue veglie ingiuſte, e felle,

Sapi, che questo è'l guideralon condegno

Di rio guerrier, di Capitano indegno.

41

Sorgi dal rio letargo, e ti riſueglia

Tu, che contra le stelle ergi la fronte :

Nel caſo d'oloferne bora ti ſeglia,

-2aanto è la forza humana il Ciel ſormonte:

Chi è colei, c'hor non conoſca, e ſceglia,

Che qui farza non è, ch'al Cielo monte?

Può far l'immenſo a pro de l'alme fae

Gigante vn nano, ci vn coniglio alleide.

º

f

– l

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176. CA N T o

42

Nè gioua il milantar palme, ci allori

Per Prouincie disfatte, è eſtinti regni,

Son glorie falſe, anzi caduchi fore, e , .

Trofei di vento ſol grauidi, e pregni,

Di ſtolte pompe maſcherati honori,

De l'humana ambutton vani diſegni, , ,

E lampa ciò, ch'è qui, ch'arde per forza,

E d'aura lieue ſºffo vil l'ammorza. » -

43 -

Sù ſoglio d'or, che vagamente poſa

Sù l'ala di due candide colombe e

seguio del Ciel non sò ſe figlia, è ſºoſa .

Donzella al cui bel piè tamburi, e trombe .

Giacciono, e vagha ſchiera neghittoſa -

D'haſte, di ſpade, vsberghi, elmi, e di fombe,

E tiene incatenati, e li calpeſtra-

Bellona è la ſiniſtra, e Marte è deſtra.

N

44.

Candido ha 'l manto, e le circonda il crine

D'vliue vna ghirlanda, vna di ſpiche,

De' triboli nemica, e de le ſpine - - -

De Sterpi ſtrugitrice, e de le ortiche ,

-2aiete de le voglie Cittadine, -

Riſtoro, e ben de le campagne apriche,

Ra/è fedel de mobili penſieri, -

De le città colonna, e degli imperi.

sa

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S E ST o 177

45

Era d'argento il carro, e quattro ruote

Di puro argento pur lucidi ſoli; -

sguattro i deſtrieri ſon, ch'eſſa percote

A i corſi atti non già, ma pronti a i voli.

con lo sbuffar, e co'l nitrir la dote

Moſtran del cor, nè fa, che’l fren l'inuoli.

Eran tutti di neue, e non sò come, -

Hauean le ſtelle in fronte, e d'or le chiome.

46

Di ſuono, e canto harmonioſo vn Coro

Segue con maestà la bella Dea,

Non già di roſe cinto, e non d'alloro

Ciaſcuna de le Ninfe il crine hauea ;

Ma d'avliue fruttifere vn lauoro

A guiſa di ghirlanda lo cingea,

A trè, è trè altra canta, ed altra ſucha

Parean le noue ſuore d'Elicona. -

- - 47

- Altra la cetra, ed altra il flauto auiua,

Chi'l cembalo percote, e chi la giga,

Chi gonfia la ſampogna, e che la piua

t saltando intorno è la fatal quadriga s

Aaurebbe il canto, che dal ſuon deriaa

Atto à cura ſcacciar, che'l core affºga,

Se foſſe trà gli Hircani, e i colli Caſºi,

Suegliati i taſsi, e reſi i ſenſi è gli Aſºi

M Voi

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178 - C A N T O .

– - –

48

Voi che la deſtra paxxamente armate

ºi ferro micidial, tolti, venite,Dhe qui la mercè voſtra A oggi mirate,

- aa4ſia / Premio di voi attenti valite

la voſtra liberta Aoco pregiate .

Pe la diſcordia amici, e de la zite » -

Perche chi ſegue bellicoſa Marte

Si dona altrui, e da ſe ſteſſo parte.

49. -

le diſcordie, le riſſe, e le rapine,

A le ſtragi, e le morti, empi i furori,

I feri precipity, e le ruuine, -

le tirannie, le crudeltà, gli horrori, a

º incendy; le vendette, e le rie ſpine

Di rabbie, e inganni, e triboli a errori,

Le ºrºgi, gli omicidy, e i tradimenti

Sono di Marte ogni bor frutti nocenti.

;- 5o

E chi ſi van deſe tormenta, e ſpinge,

ºde la vita, onde l'horror non Aima,

Che fatto cieco il crudo ferro stringe

Perche' ſuo nome al mondo eterno imprima;

4h, che diſtolta ſoglia il corſº cinge,

Per eader, e morir ſol ſi ſublima; - -

º è l'hor, che di ſalir Aolto s'affretta . -

l'atterra il proprio ferro, è altrui ſaetta.

A'è

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S E S T o. 179

–,

!

5 I . -

Nè gioua il dir, che per difeſa, e ſchermo,

Ciò fù, de la ſua patria, e di ſe ſteſſo,

Baſta la fede, e la bontà, che fermo

Argine è'A Ciel per ſostentar l'oppreſſo :

Con questº eſempio il mio voler confermo,

Giuditta hoggi mirate, ch'è què preſſo;

Il fulmine del Mondo ( e'l ciel le arriſe)

con la fè ſol, con la bontate vcciſe.

52

La Pace ſola è l'anima del mondo,

Scorta feael de Cieli, e de le sfere,

Saggio colui, che de la Pace al pondo

Soggiace, non precipita, e non pere:

La Pace è queſta, che il terrenº fecondo

Mantiene ad onta de le genti fiere,

De le ricche (ze altrui madre felice,

De ſecoli de l'oro senitrice,

53

Liete così cantauano le donne

Al vago ſaon de muſici tromenti,

Cinto di lauro il crin poſcia, e le gonne

Succinte, altre ſeguirono prudenti;

Brano dieci, e picciole colonne

Portauano ſimile, e faci ardenti,

Sourà la ſommità eran di quelle

Con caratteri a Kazurri auree tabelle.

M 2 Indici

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I 8o C A N T O

54

Indicy, e geroglifci perfetti e

V'eran, che dimostrauano le lodi e

De la bella Giuditta, e i graui effetti

De le virtù di lei, e l'opre, e i modi -

Parti di profondiſsimi in te/etti 5

V'eran hinni, canzon, ſonetti, o odi,

Spiegauan d'oloferne la baldanza, e -

E di Lei la prudenza, e da cotanta. - º

55.

, e , « ci - “

Poi venne al fin sù graue tronvº a/aiſa -, e

La bella Hebrea più forte aſſai diAlcide,

Veſte modeſto, e nero manto in guiſa,

Che l'Ambition, e la ſuperbia vccide:

Reſta vinto ciaſcun, che in lei ſi fiſſa,

E ſcorge, ch'à ſue voglie il Cielo arride;

Ben vede in lei, da penſer baſsi tolta,

Chi'l volto mira ogni virtù raccolta.-

56

Ma precorrea belliſsima Moretta

c'hà d'hebano le guancie , e'l crin d'inchioſtro,

Di Venere, e d'Amor figlia imperfetta,

Di ſouerchia beltà ſuperbo moſtro;

Da Ciprigna, e Vulcan forſe coneetta º

D'Etna la giù nel ruginoſo chioſtro,

Se foſſe me l'inferno, va bel Narciſo,

AS e in Ciel, ſarebbe Faria in Paradiſo.

. - Vieni

i

º

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s E sT o 18 i -

la

a

57,

succinto ha'l manto d'inearnate, e d'oro,

2gal ricca ſuol veſtir Vergine Trace, -

coſtei di roſe il ſeno, e'i crin d'alloro ,

s'adorna in guiſa tal, ch'alletta, e piace e

Porta con maeſtate, e con decora -

Il teſchio altier del capitano audace,

Hà ſpirante il terror (pompa funeſta !)

sà bacil d'oro la ſuperba teſta -

58

-

-

-

saggio ceſehin, ſe il tuo pennel dipinſei trè Ciclopi è la ſonante incudo,

ol fiero volto, che già Perſeo vinſe,

E à la guerriera Dea ſerue per ſcudo

Dimmi, qual moſtra il teſchio, induſtre fnſo

si fiero ceffo horribile, e ſi crudo º -

Non già, benche ſia 'n te la minor parte

Emular la Natura, e vincer l'Arte.

-

59 - -

Il trouo altier in cui ſedeua humile

La donna vincitrice era d'argento º a

Ma è paragon di queſti è l'oro vile ,

Mercè al lauoro ogni gran pregio è ſpento;

Portan ( chi vide mai coſa ſimile .

Il ſoglio con vaghiſsimo talento

Caſitate, Humiltà ( virtù ſupreme ! ) .

La Vigilan (a, e Pezitenza inſieme.

e . - M 3 Co' i

A

i

f

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182 C A N?T o

- 6o?

-

Co'i canaglier più forti il Rè ſegnio sa ,

Carico d'armi raſºlendente, e belle, º,

Haueua per cimeen la bella Clio, o

E me lo ſcudo il lume delle stelle: º

L'vsbergo piùſaperbo heggi a eſtio,

Di cori tempeſtata, e di fiammelle;

Ed era è fºcebi il manto di vetuto “

ARicco d'oltramarino, e d'or teſſuto.

6r -

Pago pare careo di roſe in parato

Forte il deſtrier à cne premena il dorſo,

Anzi careo di Stelle vn Ciel; leardo ,

Leggiadro al ſalto, e più veloce al corſo;

Ben moſtrauaſi indomito, e gagliardo -

Scotendo il ſitol col piè, rodendo il morſo ;

Comete gli occhi, è gemino OriºConte ,

Moſtraua il sol, che gli ſplendeua in fronte.

- 62

Blia anch'egli moderando il freno

Segue, ad vu bel deſtrier, che l'ali ha d'oro,

Preſto qual lampo, folgore, è baleno,

iPar c'habbi l'ali al piè, dett'è Alidoro:

Di drago il colo, e di don Kela il ſena,

Ha di volpe l'orecchie, occhi di toro,

Chioma d'or, coda d'or, hauea ſol bella

D'argento un fronte vaa lucente ſtella.

A roſe

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scE sir o 183 i

A roſe oltramarine riceamato

Hauea gli ammanti

La ſella di veluto ara tacarnato, -

superba ſteccheghiata à roſe, e gigli

63 ,

a --

-

-

- - -

candidi, e vermigli

-

Cerber latrante al caucaſo legato

Hauea lo ſcuda; e corapaci artigli -

Facea ſtringendo vn paſcere nel ciºfº

sù l'elma d'oro, horrida moſtra, vn gºffº

Di

64,

varie vesti, e vari manti adorni s º

seguirono infiniti è ſchiere, è ſchiere:

Altri ſonando i gnacberi, altri i Corni, -

Stendardi ſtraſcinando altri, e bandiere : .

Loro trofei, e di nemici ſcorni, s a

Hauean le ſpoglie de le genti altere ,

E

Chi ricco vsbergo, e chiſuperba maglia a

Tolto al nemico ſuo forſe in battaglia

65,

giunti là, dou'adito è le mura , , ,Porta fuperba al peregrin concede, .

La Città tutta d'honorar procura

La donna, altri a cauallo, ed altri è piede:

Pria di donzelle vaga ſchiera, e Pº

con ricchi adobbi harmonica precº

con queſto canto al trionfar inuitº,

La bella Donna, e la città le addiº

M 4 Vieni

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134, C A N T O

66

vieni pur trionfante, oue s'appreſta o ss

tA tuoi trionfi meritato il ſoglio, e

L'acquiſto altier de la ſuperba teſta ,

Ti prepara il trionfo, e'l campidoglio,

A te mercede, il fiero A/Sirio arreſta

Il primo ardir, il mal concetto orgoglio,

Inuitta hor vieni pur, hor vieni auguſta -

Tu ſola, e ſol de le tue glorie onuſia.

67,

Vieni pur trionfante hor, che l'arride

Caſta, beata, e ſanta, il Cielo, e Dio;

Emula di Sanſon, e di Dauide,

Vint'Aai Golia, e'l Filiſteo ſi rio:

Immitatrice del celeſte Alcide

Scacciaſti il mostro al ſempiterno oblio,

Lucifero vecideſi, eſtinto hai Belo

Ne gode il mondo, e ne trionfa il Ciela.

68

vieni, l'empio venen qui più non ſerpe,

De l'alme noſtre à l'herba hor più non noce;

D'Apollo emulatrice il crudo ſerpe

Feristi araita, intrepida, e feroce:

Tronco crudel, mal ineſtato ſterpe

Con la falce atteraſti, e con la voce,

Per te de l'empie foglie empio ſi ſaeſe,

Boria di Dio, ed Aquilon celeſte.

- . - Vieni

;

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e V IN T oi sº;

69

Vieni è goder le già acquiſtate ſpoglie,

Guerriera tu del Capitan ſourano;

T'accetta trionfante, ecco t'accoglie,

SferXa fatal del rio Campion inſano; –

cangiaſti in riſa ardita her le ſae doglie,

Col ſenno opraſti più, che con la mano; - ,

di ſtelle è la corona il cale aperto

T'hà di tanti epra inaſpettato il merto.

7e

Vieni a goder la meritata gloria

Fà, ch'al Campion di Dite hai poſto il giogo;

Il ſuperbo non più vantaſi, è gloria -

Arde crudel.ne l'immancabil raga:

Trionfo ſanto, e ſanta anzi vittoria, .

che trà quella del Ciel merita il luogo;

L'empio, forte atterraſti; hai vinto il ria

Parca del Cielo, Amazona di Dio,

-71

Humile, glorioſa, e trionfante s .

Al ſuon di trombe, timpani, e di ſquilie,

Entrò in Sion l'intrepida, e coſtante,

IDa mille ſchiere accompagnata, e mille:

Dir non potrei le tante pompe, e tante

E quanta gioia il Cittadin fauille,

Tanto, cantarò ſol, tranne Dauide,

Non hebbe Febe nò, Roma non vide.

Da ip

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186s c AN T o o

73 ,

Da inuiadia puntò il ſol mirar non volle s .

Tanti trofeº, ond allentando il“morſo o

A gli Eti, ed à Pirhoi, al mondo tolle

Lucido ſi, ma più veloce il corſo, e

- E, vaga di mirar, il capo estotle s ... )

Diana, pompa tanta, e tal concorſo, º

E ad onta di quel Dio, che'l giorno ſplende

S'vn ei n'eſtinſe, mille ella n accende. i

73

Ardean per la città facelle, e lumi i

. Per diſcacciar le tenebre notturne;

Splendean lampadi ſacre, e puri fumi ,

Di grati incenſ vſeian da le ſaer'vrne:

Conforme i propri torriti, e coſtumiCantauan hinni, 6 selegie diurne, i

Hor del valor di tanta forza in lode, .

Hor de l'inganno ſanto, e ſanta frode.

74

De più ſuperbi, e pretioſi arredi

Per maggior pompa i nobili veſtiti,

Altri in ſella, in caroccia, ed altri è piedi

Intente a tanti honori, è tanti inuiti: .

Tutti laſciato il coro, e le loryedi -

Vennero i Saterdoti, ed i Leuiti;

Di ſacro manto adorna, e ſacra toga,

Co i Scribi, e Fariſei la Sinagoga.

La

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s E sro: 187

75, - ,

Là doue ha fahil piè mole ſuperba,

opra del Rè, crhe'l nome ha di ſapiente

Là doue à riti ſacri agio riſerba º

Al maggior Numeſao l'hebraica gente:

Al piè di cento gradi il ſuol s'innerba,

Là doue batte il ſol da l'Oriente ,

s'erge ad onta di lui, c'hoggi cadeo,

Horrido sì, ma vago ancovn trofeo

76

sà grane pedeſtallo ha graue il piede

Di ſtucco meſſo ad or statua perfetta, ,

La bella Hehrea, ch' arditamonte fede e

Il rio Campion, e nel ferir alletta:

Rebecca v'è tacitamente chiede

Nel drappo l'emptortefehio in cui l'aſpetta ;

Dimostra l'opra nel Campion l'horrore,

L'vna ſpira l'ardir l'altra l'ardore- -

77

sù la facciata del gran piede ſcritto

Con caratteri d'or eran tai verſi ;

Di crudeltà commetterai delitto

Se lagrime di gioia hora non verſº,

o su, che miri, l'hebraiſmo afflitto

Da fera sarº, e da ſuperbi Perſi,

Liberò forte, ond'adorar la dei

Giuditta di Bettulia, ed è coſtei,

Ne l'amº

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188 . C A N T o

78

Ne l'ampio tempio auidamente attende

La plebe di veder la bella Donna i

chi qualche ſommità curioſo ſcende,

Chi à legno s'arrandella, e chi è colonna ,

Infinità di faci, e lumi ſplende,

E de la notte lo ſplendor s'indonna;

Sù palco adorno di tapedi d'oro

Eraui è deſtra harmonioſo vn coro.

79 ,

-

E mentre entraua à poco a poco in chieſa

Il popol trionfante in queſti accenti

Spiegaua il Coro la ſuperba impreſa -

Iui rialotte à le curioſe genti :

o di celeſte foco anima acceſa,

che ristoraſti à noi le afflitte menti,

D'vn affetto immortal anguſto pegno -

Accetta al tuo valor premio condegno. -

8o

Antidoto fatal di quel veneno -

Che credeua infeſtar hor la Giudea,

Del deſtrier infernal celeſte freno,

Hor trà l'inferno, e'l ciel verace Aſtrea:

Di proceſ/a Ditea nembo ſereno,

De figli di Pluton giuſta Medea, -

De' piè del giuſto oprar pedata, ed orma,

De i preretti di Dio regola, e norma.

V

- Ti ,

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s E st o, 18s

!

81

7 è, che prudente il Capitan ſi ſtolto

vinceſti, e humile il rio Campion ſaperbo;

Tà, ch'alma casta, ſe laſciuo il volto,Foſti à l'empio Guerrier ſtage/o accerbo :

rù, che ſembraſai nulla, opreſº molto,

D'opre celeſti vn argomento, va verſo

ggano può dar Giudea, non quanto dete

Accetta al tuo valor premio, ma lieue.

º ,Il tempio, che di legni era coſtrutto

Colti là dou'il rogo ha la fenice,

Era di ricche ſoglie adorno tutto,

ogn'angolo, ogni ſpigolo, e cornice

Simbolo ver del Capitan deſtrutto,

E de l'opra mirabile, e felice,

Pendeua là doue s'ergeua à l'Etra

A l'aia grande cuppola di pietra

83

In campo nero vn picciol lune acceſo

soura piè d'or mirabile ſºlendea,

IDa ria procella vn foſco velo ſteſo

Sparir ardente, e dileguar facea:

Il motto v'era da ciaſcuno inteſo

In caratteri d'oro in lingua hebreº ;se picciol lume ſcaccia immenſa vn'ombra,

Le tenebre Ditee Giuditta hor ſgombrº

Entrò

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84 - A.

Entrò tutta la gente, ed entrò buonile

Carca di glorie, e di trionfi onuſia,

Benche la veſta è tanto ſtato hor vile,

Graue nel volto, e nel ſembiante auguſta;

Doue ſuperba /oglio era, e gentile

s'ingenocchiò la Vedoua robusta,

Dio lodò; l'empio teſchio, e'l brande fiero

Al Ciel ſacro, del capitano altero.

I L FI N E.

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