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4. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale 4.1. Provvedimenti contro il vagabondaggio Nell’Ottocento molti vagabondi, «pitocchi», ambulanti percorrevano le contrade ticinesi alla ricerca di mezzi o espedienti per vivere. Giudicati in modo molto negativo, sia perché incarnavano una povertà legata all’ozio, sia perché li si accusava di perturbare l’ordine pubblico, ritenendoli responsabili di furti ed altri reati, il livello di tolleranza nei loro confronti diminuiva drasticamente in tempi di epidemia o di care- stia. Si diceva infatti che essi erano i portatori privilegiati del contagio e rappresenta- vano quindi una grande minaccia sociale. Regolari retate erano organizzate dalle forze di polizia: i vagabondi confederati e stranieri venivano condotti al confine e espulsi dal Cantone; quelli ticinesi consegnati alle autorità del loro villaggio di origine, che do- vevano provvedere alla loro assistenza. La circolare governativa del 1825 invitava pro- prio i municipi a una più rigorosa sorveglianza sui vagabondi stranieri che girovagava- no anche in bande, e rivela, nei duri toni, il disprezzo che si nutriva nei loro confronti. Dai rapporti de’ Commissarj e de’ Giudici di Pace siamo informati, che girano nel Cantone molti vagabondi e mendicanti esteri in forma di venditori d’esca, di canestri, d’ombrelle e simili, o come esercitanti altra meccanica industria, ma privi di carte che giustifichino le loro persone. Sotto il pretesto di tali arti s’introducono fran- camente nelle case, e s’appropriano con destrezza ciò che trovano di loro convenienza; senza parlare dei furti con rottura e violenza. Il minor male che fanno è il saccheggio dei frutti pendenti nelle campagne per pascere la numerosa bastarda prole che le loro donnaccie si traggono dietro, e accanto, e in grembo, e in dosso. La presenza di costoro, sempre gravosa e molesta e pericolosa ai cittadini, provoca le loro lagnanze, ma l’Au- torità Comunale vi provvede forse? Essa che vede davvicino il disordine, e che in virtù de’ suoi attributi dovrebbe rimediarvi, non se ne prende, in molti Comuni, il minimo pensiero. Alcuni per falsa idea di religione, credono di farsi un merito della facile carità colla quale alimentano tali vagabondi, e della tolleranza imprudente per la quale 115 III. Società

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4. Problemi sociali, lavoro,legislazione sociale

4.1. Provvedimenti contro il vagabondaggio

Nell’Ottocento molti vagabondi, «pitocchi», ambulanti percorrevano lecontrade ticinesi alla ricerca di mezzi o espedienti per vivere. Giudicati in modo moltonegativo, sia perché incarnavano una povertà legata all’ozio, sia perché li si accusavadi perturbare l’ordine pubblico, ritenendoli responsabili di furti ed altri reati, il livellodi tolleranza nei loro confronti diminuiva drasticamente in tempi di epidemia o di care-stia. Si diceva infatti che essi erano i portatori privilegiati del contagio e rappresenta-vano quindi una grande minaccia sociale. Regolari retate erano organizzate dalle forzedi polizia: i vagabondi confederati e stranieri venivano condotti al confine e espulsi dalCantone; quelli ticinesi consegnati alle autorità del loro villaggio di origine, che do-vevano provvedere alla loro assistenza. La circolare governativa del 1825 invitava pro-prio i municipi a una più rigorosa sorveglianza sui vagabondi stranieri che girovagava-no anche in bande, e rivela, nei duri toni, il disprezzo che si nutriva nei loro confronti.

Dai rapporti de’ Commissarj e de’ Giudici di Pace siamo informati, chegirano nel Cantone molti vagabondi e mendicanti esteri in forma di venditori d’esca, dicanestri, d’ombrelle e simili, o come esercitanti altra meccanica industria, ma privi dicarte che giustifichino le loro persone. Sotto il pretesto di tali arti s’introducono fran-camente nelle case, e s’appropriano con destrezza ciò che trovano di loro convenienza;senza parlare dei furti con rottura e violenza. Il minor male che fanno è il saccheggiodei frutti pendenti nelle campagne per pascere la numerosa bastarda prole che le lorodonnaccie si traggono dietro, e accanto, e in grembo, e in dosso. La presenza di costoro,sempre gravosa e molesta e pericolosa ai cittadini, provoca le loro lagnanze, ma l’Au-torità Comunale vi provvede forse? Essa che vede davvicino il disordine, e che in virtùde’ suoi attributi dovrebbe rimediarvi, non se ne prende, in molti Comuni, il minimopensiero.

Alcuni per falsa idea di religione, credono di farsi un merito della facilecarità colla quale alimentano tali vagabondi, e della tolleranza imprudente per la quale

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espongono sè stessi e gli altri alle più sinistre conseguenze d’un’ospitalità sconsigliata.Quelli che hanno mezzi per soccorrere il loro prossimo bisognoso, non trovano forsel’occasione di impiegarli nel proprio Comune, o in sollievo d’altri concittadini cono-sciuti degni di pietà, senza abusarne in odio delle leggi e delle regole di prudenza, a nu-drir l’ozio di forestieri pericolosi?

Che privati cittadini coltivando false idee di pietà, o piuttosto assecon-dando la loro infingardagine, sopiscano l’attività necessaria onde allontanare i pittocchiforestieri, nemici d’ogni ben regolata società, è cosa trista, è debolezza biasimevole. Malo è molto più quando se ne lascia dominare quel corpo di cittadini, che la confidenzapubblica ha sollevato sopra i loro eguali, affidando ad essi l’onorevole ed importanteministero di vegliare alla sicurezza e tranquillità comune. In essi non è più un errore,una debolezza, ma è un vero delitto la trascuranza d’un dovere imposto dalla evidenteintenzione dei loro committenti, e dal formale tenore delle leggi.

Col Decreto del 12 Luglio 1819 si spiegarono con sufficiente chiarezzae precisione le competenze e i doveri de’Sindaci, delle Municipalità, dei privati cittadi-ni, e di altre Autorità per assicurare la società contro il pericolo de’ vagabondi o mendi-canti forestieri. Ci duole che in molti Comuni, dopo il fervore dei primi mesi, siasi quelDecreto diggià dimenticato, e che gli individui in esso contemplati si veggano tuttaviaandar vagando e pitoccando impunemente nel Cantone. Noi dobbiamo dunque esigere,ed esigiamo assolutamente che questo disordine finisca una volta, e che scompajanodal Cantone queste schifose turbe, che offendono la vista, disturbano il riposo, scemanola proprietà, minacciano la sicurezza personale. Pur troppo consta da processi fatti nelnostro ed altri Cantoni, che tale genìa è ladra di professione, e capace per indole viziosad’ogni altro delitto. Per conseguenza ordiniamo:

1.° Sarà nuovamente rammentato al pubblico (facendosene anche nel primogiorno di festa la lettura secondo la pratica) il nostro Decreto contro li vagabondi in data12 Luglio 1819, affinchè ciascuno sappia regolarsi per la più diligente sua esecuzione.

2.° Si ponga mente che a tali vagabondi, quantunque muniti di passaporti,non può permettersi la dimora nel proprio territorio per più di ventiquattro ore; ma perrimanervi più oltre si deve ricorrere al Commissario di Governo, come è prescritto dal-l’art. 3.°; nè loro è permesso di mendicare, giusta l’art. 5.° del detto Decreto: altrimentidevono essere condotti alla frontiera donde sono venuti.

3.° Se non hanno carte sufficienti o se sono sospetti, devono essere condottial Commissario, a’ termini dell’art. 6.° del medesimo; ed a termini dell’art. 9.° tutti so-no obbligati a prestar mano forte per l’arresto e condotta di costoro, se fa bisogno, siaal Commissario, sia alla frontiera.

4.° Si ricorda finalmente che vi è la multa di cinquanta e di cento franchi,secondo i casi, di cui la metà tocca all’accusatore.

5.° Insomma il Decreto dovrà essere eseguito puntualmente in tutte le suedisposizioni, e se per supplire alla mancanza dei Sindaci e delle Municipalità, si trove-ranno gli Agenti del Governo nel caso di avere a fare arrestare e tradurre simili vagabon-di, la spesa ne sarà caricata personalmente Ai Sindaci e ai Municipali mancanti, comeuna conseguenza di quella responsabilità che loro è intimata coll’art. 10.° del Decreto.

Dopo questa nuova soprabbondante diffidazione, nessuno potrà lagnarsiche di sè stesso, allorchè negligentando il suo dovere, sarà colpito dal rigore del ridettoDecreto.

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62. Due musicanti girovaghi fotografati nel 1909.

Questa Circolare sarà stampata e pubblicata; e li Commissarj la farannoeseguire a carico delle Municipalità e de’ Sindaci trascurati.

Bullettino officiale della Repubblica e Cantone del Ticino, vol. XI, 1826, p. 216-219

4.2. Lo scandaloso traffico dei trovatelli

La secolare pratica di abbandonare alla pubblica carità gli infanti natida relazioni illegittime era frequente anche in Ticino. Nell’Ottocento il fenomeno co-nobbe un incremento che destò le preoccupazioni delle autorità cantonali, soprattuttoperché l’esposizione dei neonati in luoghi pubblici era oggetto di gravi abusi. Con l’in-tento di celare una colpa disonorevole per una donna o per i suoi familiari, o di evi-tare spese di assistenza per i comuni, si affidavano i trovatelli a dei corrieri che liabbandonavano a loro volta nel territorio di un altro villaggio o li trafugavano clan-destinamente, secondo i casi, nei brefotrofi di Como, Milano o Novara, dove l’ammis-sione per mezzo della «ruota» assicurava l’anonimato. Il dibattito intorno alla spinosaquestione si protrasse per diversi decenni, pungolato anche dalle reiterate lamenteledelle direzioni degli istituti d’accoglienza italiani. Solo l’abolizione delle «ruote» nel 1868 e misure legislative che prevedevano sorveglianze severe sulle gravidanze il-legittime e puntuali indagini sulla maternità (non invece sul padre) contribuirono adattenuare il fenomeno delle esportazioni. I risultati di un’inchiesta del 1845 commen-tati in Gran Consiglio dal dottor Carlo Lurati, sostenitore di un brefotrofio cantonale(doc. A), ben testimoniano le dimensioni del traffico e la complicità delle autorità co-munali nel mantenere il silenzio su una questione imbarazzante. Il secondo documento(doc. B) riporta il testo di un biglietto ritrovato su un esposto. Il messaggio rivela il do-lore e il senso di colpa di una madre, che vedeva nell’abbandono l’unico mezzo perfuggire la vergogna, il disonore, la riprovazione collettiva.

Documento AInvitati da voi ripetutamente a prendere in esame diversi messaggi del

Gran Consiglio intorno o per lo stabilimento di un asilo per gli infelici bambini che diquando in quando si trovano esposti in luoghi del Cantone, non abbiamo potuto dissi-mulare a noi stessi la difficoltà dell’argomento, nel quale non è punto agevole il com-binare ciò che suggeriscono i sensi dell’umanità con le cautele che sono imposte dallaprudenza dello Stato.

A metterci in grado di riferire con piena cognizione di causa abbiamotrovato non solo utile, ma necessario, di procacciarci da tutti i distretti un ragguagliointorno al numero degli esposti viventi o morti, ritrovati in ciascun comune negli ultimicinque anni (1840-44) come si sia provveduto sul conto dei detti esposti, quale spesaoccorrese e come fosse sostenuta.

Tutto ciò veniva chiesto ai comuni e Commissarj con circolare 22 aprile1845. Le notizie che ne ottenevamo di mano in mano riscontro, rimesse al segretarioarchivista G. Taddei per essere compendiate e riunite opportunamente in un sol quadro,fornivano materia del quaderno che si trasmette. Esse non comprendono invero tutti esingoli i comuni, ma sono più che sufficienti a far conoscere lo stato delle cose in tuttoil Cantone.

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a) Numero degli esposti. I comuni del Mendrisiotto in numero quasi com-pleto, indicano una quantità annua media di 90 creature trovate esposte; non più di 20a 30 il Luganese; circa 20 tra il Locarnese e la Vallemaggia; 4 o 5 soli i distretti supe-riori; ma è da por mente che parecchie Municipalità non si sono punto curate di dareun riscontro. In tutto sarebbe d’ammettere per adequato annuo una quantità approssi-mativa di 150 creature trovate esposte o raccolte. Il numero di quelle di esse che eranotrovate o morte o moribonde non è così facile di rilevarlo. Il Mendrisiotto ne indica unpaio, il comune di Lugano una decina, del resto pochi casi.

b) Come si è provveduto. Generalmente parlando ha provveduto il Comunee quanto alla natura del provvedimento, in generale consisteva apparentemente in fartrasportare il bambino o i bambini al alcun ricovero fuori del Cantone; diciamo appa-rentemente perché in più casi il trasporto non avviene se non da un comune all’altro;quindi il grandissimo e del tutto sproporzionato numero indicato dal Mendrisiotto; eparticolarmente Mendrisio circa 25 l’anno, Balerna 8, Novazzano 32.

Tre comuni del distretto presentano di per sé soli non quari meno dellametà del totale numero de’ trovatelli.

È notevole che da talune Municipalità non dissimula che qualche volta iltrasporto è ordinato da farsi ad altri comuni: di Balerna si legge esser compreso nel sala-rio dell’usciere Municipale il far pervenire i trovatelli a un vicino ricovero Lombardo.

Non altrimenti fanno i comuni di Lugano e Bellinzona, eccettoché in essila spesa occorrente è sopportata dall’Ospedale rispettivo. Nel Locarnese egli è unalunga serie di anni che provvede l’Ospedale non coll’invito ad altri Comuni o all’Este-ro, bensì coll’effettivo allevamento e mantenimento sino all’età d’anni 12 i maschi, di14 le femmine, ma la spesa eccede i mezzi del Pio Stabilimento.

Nella Riviera lo spendio che eventualmente occorre è sopportato come abantiquo dal distretto, del resto le spese per gli esposti si rivela essere generalmente sop-portate dal Comune in cui le infelici creature vengono raccolte. Nel quadro si trovano po-chissimi casi ne’quali la spesa venisse sopportata da particolari volontarj o costretti. [...]

Che lo Stato debba pensare a mantenere e tutelare quest’infelici creatu-re lo dice a chiare note il Codice Civile all’art. 22, ove stabilisce che la prole di geni-tore ignoto nata nel Cantone, se ha per madre una ticinese appartiene al Cantone; chel’esposizione di questi bambini sia delitto ve lo dice pure chiaramente il Codice Penaleagli articoli 265, 266, 267 e 268. Ora chi non vede che il destino e la miseranda sorteche ora tocca a queste infelici creature è tutt’altro che l’osservanza delle succitate leggi?

Dall’esame dei diversi atti da noi esaminati abbiamo rilevato che grandeè il numero di questi esposti e che è ben difficile il riconoscere a qual fine siano arriva-te tante creature. Le notizie statistiche forniteci ci hanno mostrato che in cinque anni(dal 1840 al 1845) furono esposti nel Cantone 676 bambini. Ora domandiamo come siè pensato alla vita di questi infelici che pure appartengono allo Stato? Quanti non sa-ranno periti, nel mentre che venivano rejetti del loro paese natale, coll’idea di allogarliin estranei ricoveri, e per fame e per freddo e per incuria e per pericoli dipendenti dal-l’esposizione, e quanti, raccapricciamo nel dirlo, saranno periti anche per delitto! Eppu-re in mezzo a tanta negligenza ed a tanto strazio di quegli infelici, le comuni ed i luoghipii avrebbero sopportata la spesa nei cinque anni suddetti di lire 18’157.

Ora facendo un ragguaglio di cinque anni con cinquant’anni, che sonoappresso a poco quelli della nostra politica esistenza, noi avremo lo sconsolante risul-

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63. L’usciere comunale di Balerna attesta di aver ricevuto in consegna per il trasporto al-l’ospedale di Como un bambino abbandonato (30 maggio 1844).

tato di aver lasciato andare senza cura, senza tutela, e quel che è peggio, esposti a tut-te le disavventure e pericoli della vita 6’700 bambini, per l’esposizione dei quali leComuni ed i luoghi pii avrebbero speso l’ingente somma di lire 181’570. Quanti uomi-ni, che avrebbero potuto essere utili alla patria nell’agricoltura, nelle arti, nei mestie-ri, nelle armi andarono perduti per mancanza d’un opportuno provvedimento e in mezzoa un tanto spendio! Questo pensiero è come una mano che serra il cuore, e fa rabbri-vidire.

Atti del Gran Consiglio, sessione ordinaria, 1846, p. 568-70, 580-81

Documento BSi averte che questo figliuollo a autto solamente l’aqua e vi invitto a fare

il vostro dovere di Cristiana fede e carità senza nessuno rossore che Dio velò renderànella eterna vitta la qualla Baglia che latterà questo figliuollo per intanto la pagarettevi sarà 4:1 vi conservarette quel segno che aveva al collo sinno all’Ospitollo.

Hinc infans baptizatus fuit juxta visum S. M. ecclesie cui impositum fuitnomen Cajetanus32.

Archivio Storico Lugano, Ospitale, scatola 396 A

4.3. Recludere e correggere: la nascita del penitenziario cantonale

Il primo penitenziario cantonale, denominato Ergastolo o Casa di forza,fu allogato nel 1804 nel Castelgrande a Bellinzona. Rimase in funzione fino al 1873,ma si rivelò da subito inadatto ad assolvere le funzioni carcerarie. Scriveva il Fransci-ni: «sono misti, nell’ergastolo, con gli attempati e adulti, i giovinetti: e buona parte deltempo, principalmente della cattiva stagione e della festa, si passa in ozio: pochissimoè fatto per il culto religioso: poco o nulla per il miglioramento delle condizioni intellet-tuali e morali dei poveri detenuti». Nel solco dei dibattiti in corso in Europa sulle ri-forme penali e carcerarie, anche in Ticino si distinsero delle personalità, come FilippoCiani, Carlo Battaglini, Giovan Battista Pioda e Ambrogio Bertoni, che posero il pro-blema di una struttura penitenziaria basata su moderni principi di espiazione, correzio-ne, riabilitazione. Filippo Ciani dispose un legato di 40’000 fr. per la costruzione diuna casa di pena a Lugano, che fu inaugurata nel 1873. L’istituto disponeva di 48 cellee si basava su un sistema di correzione detto «misto». Prevedeva, come emerge dalprimo rapporto del direttore Fulgenzio Chicherio, l’isolamento in cella alternato ad at-tività di lavoro collettivo, nella convinzione che un regime disciplinare fondato sullasolitudine e sul lavoro avrebbe favorito il ravvedimento del recluso e la sua riammis-sione nella società. Nel 1968, divenute ormai inadeguate la struttura e l’ubicazione delcarcere, fu inaugurato il penitenziario cantonale della Stampa, tuttora in funzione.

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32. L’attestazione del battesimo compare in calce al documento.

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Rapporto morale sul Penitenziario cantonale per l’anno 1873

Mobiliare[…] Il carcerato tiene, a propria disposizione, per i suoi bisogni: un letto

con fusto di ferro da alzarsi ed assicurarsi al muro durante la giornata, tavolo, seggioli-no, armadietto, portabiti, del paro assicurati al muro, vaso fecale, catino, bicchiere, ser-batoio di acqua, gamella, saliera, cucchiaio, lumiera, tavoletta d’ardesia con matita, spu-tacchiera, oggetti di pulizia e tabelle, più li effetti letterecci con coperte di lana innumero corrispondente al variare delle stagioni. Le celle di rigore contengono un pan-cone mobile.

La cucina è servita a forno economico; nella stessa e nell’infermeria,nella camera del bagno, nel guardaroba, nel quartiere di alloggio dei guardiani, nell’os-servatorio, negli uffici, fu provveduto ad ogni occorrenza del servizio.

DetenutiDalla cessata Casa di Forza il trasporto dei detenuti incominciava con

vetture, al 26 giugno e compievasi al 30 dello stesso mese. Sulla soglia del Penitenziereessi venivano liberati dalle catene. Il loro numero era di trenta, ma nel corso del suc-cessivo semestre si accrebbe fino a quarantadue, con giornate N° 6’626, delle quali ap-partengono, N° 4’305 alla reclusione e N° 2’321 alla detenzione.

Dati statistici. […]

Istruzione scolastica

Più che primaria N° 1Sufficiente “ 5Mediocre “ 10Nulla o quasi nulla “ 26

[…]Possidenza

Possiedono sostanza N° 2Hanno da ereditare “ 1Possiedono nulla “ 39

Professione prima dell’arresto

Senza professione N° 12Contadini, manuali, muratori “ 22Artigiani “ 6Con professione letteraria o commerciale “ 1In impieghi pubblici “ 1Di questi:Non appresero una professione determinata N° 19Furono apprendista per un anno “ 4“ due anni “ 5“ tre anni “ 2“ quattro anni e oltre “ 12Hanno poi cangiato professione “ 10

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64. In posa per il fotografo alla berlina di Sornico. Il Codice penale ticinese del 1816 prevedeva ancora l’esposizione alla berlina. L’artico-lo 11 disponeva: Il condannato alla berlina viene di pieno giorno esposto per 2 ore sopraun palco nella pubblica piazza in tempo di mercato o d’altro concorso di popolo: essoè legato ad una colonna, a cui si appende un cartello indicante a gran caratteri il suonome, cognome e patria, il delitto e la pena: un segretario legge la sentenza, previo suo-no di campana e di tromba. Le pene infamanti e pubbliche non compaiono più nel suc-cessivo Codice penale del 1873. La privazione della libertà diventa così la forma di pu-nizione più diffusa.

Condotta prima dell’arresto

Irreprensibile per N° 8Pregiudicata per “ 21Pessima per “ 13

[…] Qualità dei reati

Sono condannati per veneficio N° 1omicidio “ 10complicità in omicidio “ 1abbandono d’infante con morte “ 1ferimento “ 2furto violento “ 2furto “ 17complicità in furto “ 2furto mancato “ 3truffa “ 2eccitamento alla corrutela “ 1

[…]Regime disciplinareAll’entrare di un condannato, questo viene sottoposto a visita medica, a

bagni, ed altri espurghi se fa d’uopo, – indi esaminato dal Direttore sopra le vicendeche hanno segnato la sua esistenza, dal quale interrogatorio si rilevano i dati che regi-stransi sul libro di matricola […] – da ultimo, condotto alla cella ove il capo-guardianolo istruisce sopra i suoi doveri e sul maneggio degli utensili.

Ogni detenuto viene, coll’entrar nella Casa, posto alla prima classe, ossiaal periodo dell’isolamento assoluto, come pena in sè medesimo e come ausiliario dellariflessione e dell’emendamento. Gli acritti a questa classe sono esclusi dal passeggio, ameno che il medico non l’ordini per ragioni di salute; si ammettono però alla scuola ed alservizio religioso in comune, e possono, ad ogni mese, scriver lettere e ricevere visite.

Scorso il tempo stabilito dal regolamento, se la condotta e il carattere deldetenuto lo consentono, egli passa alla seconda classe, colla segregazione alla notte eil lavoro in comune di giorno; esso gode il beneficio del passeggio, e parimenti quellodella corrispondenza epistolare e di essere visitato due volte al mese.

Quando non sia guari lontano il giorno della liberazione, si opera il pas-saggio alla terza classe ch’è si può dire, di tentazione e di prova; il rigore del silenziosi mitiga, e qualche altra larghezza si accorda.

Conto-reso del Consiglio di Stato, Dipartimento giustizia e culto, 1873, p. 21-31

4.4. La condizione di un disoccupato svizzero durante la crisi degli anni Trenta

La grande depressione economica mondiale, iniziata negli Stati Unitinell’ottobre 1929, colpì la Svizzera negli anni 1932-1937. Tutte le regioni del paese,tutte le produzioni industriali furono coinvolte in modo più o meno intenso e l’aspettopiù vistoso della crisi fu la perdita di lavoro e di reddito per ampi strati della popola-

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zione. Al culmine della crisi, nel 1936, si registrarono oltre 90’000 disoccupati, il 5%della popolazione attiva, ma in Ticino questa percentuale superò il 10%. Anche i salarisubirono un calo, quantificabile intorno al 6-10%. La seguente descrizione, redatta nel1934 da un disoccupato, mostra in modo immediato la difficile condizione di chi,avendo perso il lavoro, faticava a reinserirsi nel mondo della produzione e come ri-sultasse arduo vivere senza delle prospettive professionali.

La gente crede che un disoccupato è una persona che non ha nulla da fare,che non fa altro che far timbrare la sua tessera di controllo ogni due giorni. Se fossecosì semplice! In realtà non è così. […]

Accompagnamo un disoccupato. Alle 8.00 lascia la sua abitazione diHöngg per recarsi all’Ufficio del lavoro, ad Altstetten, dove fa timbrare la sua tessera.Potrebbe poi rientrare al suo domicilio. Ma così facendo non troverà mai un’occupa-zione. Meglio quindi passare all’Ufficio di informazione professionale. Una lavagnaindica i posti disponibili: «Un giovane fabbro ferrario. Età massima 20 anni. Vitto e al-loggio presso il padrone»; «Un lattoniere. Età 28-32 anni»; «Un meccanico di casse re-gistratrici. Giovani: se volete trovare lavoro, diventate meccanici di casse registratrici!»

Il disoccupato torna al suo domicilio di Höngg. Ha già percorso 12 km.Alle 14.30 si reca nella sala di lettura della casa parrocchiale di Wipkingen. Legge at-tentamente le offerte di lavoro pubblicate nei giornali: un rappresentante, un commessoviaggiatore. Ah, finalmente: un meccanico per un’autorimessa. Al diavolo!

Bisogna partecipare al capitale dell’azienda con un versamento di fr.10’000. Un meccanico a Ginevra. Prende nota dell’indirizzo. Poi si reca dal suo ultimodatore di lavoro a Seefeld: «Mi dispiace, ripassi fra 15 giorni».

Riciclaggio. Ho utilizzato recentemente questa parola in presenza di uncollega. Quasi mi è saltato al collo. Devo ammettere che non aveva tutti i torti. Ha lavo-rato 15 anni come meccanico, poi è rimasto disoccupato. Per tentare di sfuggire, almenoper un po’ di tempo, all’incessante ed infruttuosa ricerca di lavoro, si è iscritto ad uncorso di riciclaggio professionale. Ha saldato per due settimane, ha smontato e rimon-tato motori per altre due. Alla fine: nessuna traccia di lavoro. Evidentemente nessunovuole assumere un saldatore con 15 giorni di pratica quando vi sono migliaia di salda-tori disoccupati con anni di pratica. Ha lavorato per qualche mese come manovale inun cantiere. Poi di nuovo disoccupato.

In un’officina del luogo si cerca un meccanico. Si presenta. Ha 35 anni,è forte ed in buona salute. Gli si fa notare che è un po’ troppo vecchio. Risponde che sisente in piena forma. Il padrone gli domanda: «Sa costruire attrezzi? Sì. Sa ripararemacchine? Sì. Sa guidare l’autocarro? Sì». Il padrone è imbarazzato: «Vede, è veramen-te peccato che un operaio come lei non riesca a trovare lavoro. Ma nella mia officinafaccio tutto da solo. Il meccanico che intendo assumere non deve sapere molto. È suffi-ciente che mi dia una mano. Penso ad un giovane di 18 anni. Ne conosce uno per caso?».

AA. VV., Le mouvement ouvrier suisse, Ginevra 1975, p. 248-49

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4.5. La povertà nella società del benessere: i «working poors»

A partire dagli anni Novanta del Novecento anche in Svizzera e in Ticinoè comparsa una nuova categoria sociale: i «working poors» (lavoratori poveri). Sitratta di persone che, pur esercitando un’attività lucrativa, non percepiscono un red-dito sufficiente e continuo e si trovano quindi in una condizione di povertà. Il fenomenova ricondotto a nuove dinamiche assunte dal mercato del lavoro, sempre più caratte-rizzato da esigenze di flessibilità, contratti precari e a tempo, lavoro su chiamata. A li-vello svizzero si valuta che nel 1999 il 7.5% delle persone occupate tra i 20 e i 59 anniera da considerarsi povero. Una situazione di povertà che coinvolge 250’000 casi, aiquali bisogna aggiungere i membri delle loro famiglie (in totale 535’000 persone di cui232’000 bambini). Una testimonianza relativa alla Svizzera italiana alza un velo sulladura realtà di chi vive una condizione professionale precaria, incerta e senza garanzieper il futuro.

Sandra (43 anni): un nuovo inizioSandra è di origine italiana vive in Ticino da più di 30 anni. Nel nostro

cantone ha svolto un tirocinio di impiegata di commercio e ha lavorato per qualche annopresso il datore di lavoro dove ha svolto l’apprendistato. Ha deciso di smettere di lavora-re dopo la nascita della prima figlia, che oggi ha 12 anni, dopo la quale è arrivato il se-condo (oggi ha 10 anni). Dopo più di 10 anni di pausa ha però voglia e bisogno (il mari-to ha perso il lavoro e si trova attualmente disoccupato) di ricominciare a lavorare.

Ha cercato un lavoro da sola, scrivendo, come tanti, moltissime lettere adestra e sinistra senza comunque ottenere una risposta positiva «per una donna con duefigli non è certo facile reinserirsi nel mondo del lavoro, i datori di lavoro pensano sem-pre che puoi creare problemi perché magari il figlio si ammala o perché non hai unasoluzione sicura per piazzare i figli durante il lavoro, inoltre alla mia età rappresentogià un costo elevato per qualsiasi datore di lavoro».

Sandra si è quindi rivolta, su consiglio dell’ufficio di collocamento, alquale è iscritta pur non avendo diritto all’indennità di disoccupazione, ad un’agenzia dilavoro interinale.

«Nel giro di due giorni mi hanno trovato un posto di lavoro e ho comin-ciato a lavorare quasi subito. Sono contenta del tipo di lavoro e dell’ambiente, ma sonopreoccupata soprattutto per il salario, essendo pagata a ore non so mai bene quanto gua-dagno a fine mese, se un giorno mi ammalo e rimango a casa non ricevo lo stipendio equesto può chiaramente diventare un problema. Qualche settimana fa ho dovuto accom-pagnare il figlio più piccolo dal medico e così mi sono dovuta assentare dal lavoro perqualche ora, alla fine della settimana mi sono ritrovata con un salario inferiore. Se avessiun contratto di lavoro regolare questo non succederebbe».

Sandra spera di trovare prima o poi un posto di lavoro «fisso» con uncontratto regolare che garantisca tutte le coperture assicurative indispensabili, prima fratutte la cassa pensione, alla quale oggi non è assicurata.

«So che questo non sarà facile, nella mia situazione, chi mi vuole, ma co-munque io continuo a cercare, non intendo continuare con questo sistema per moltotempo oltre ai problemi contrattuali esiste anche un problema di sicurezza, è vero chele agenzie trovano velocemente un posto di lavoro e rimanere a casa è difficile, ma è

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vero anche che non sapere mai fino a quando lavori in un determinato posto non è certobello e rassicurante».

Per il momento il datore di lavoro presso il quale è impiegata le ha garan-tito, sulla parola, che potrà rimanere lì per altri tre mesi, poi si vedrà. «Comunque seun giorno gli gira o la ditta ha qualche problema può lasciarmi a casa senza grosse diffi-coltà e inoltre tre mesi sono sempre tre mesi e poi mi tocca ricominciare tutto daccapo».A lungo andare questo sistema è snervante e stancante «vedo questa soluzione cometransitoria, anche se ho paura che durerà un pezzo».

Ci confessa poi che questa situazione ha conseguenze importanti anchesul clima famigliare e in particolare sul suo rapporto con il marito. «Mio marito nonriesce ad accettare di essere rimasto senza lavoro, ma però non capisce la mia insistenzaa trovarmi un lavoro. È sempre scontroso e scontento, non fa più niente né in casa nécon i bambini. Io mi trovo costretta a lavorare a occuparmi di tutto il resto. È tutto molto,molto pesante e francamente quasi insopportabile, vado avanti per i miei figli ... se crol-lo anch’io...».

A. Lepori - C. Marazzi, Forme del lavoro e qualità della vita. Inchiesta sugli effetti so-ciali della flessibilità del mercato del lavoro in Ticino, Canobbio 2002, p. 99-100

4.6. Lo sfruttamento del lavoro minorile: gli spazzacamini

Nel XIX secolo, durante i mesi invernali diverse centinaia di bambini, so-prattutto del distretto di Locarno, venivano reclutati da «padroni» per svolgere nellecittà lombarde e piemontesi l’attività di spazzacamino. Ripulire camini e sgomberare la fuliggine era un lavoro molto duro e i piccoli spazzacamini, sovente maltrattati dai padroni, malnutriti, alloggiati in ricoveri di fortuna, erano anche costretti a mendicare.Le lamentele ufficiali delle autorità italiane sulla triste condizione di questi bambini ti-cinesi, valsero a far adottare nel 1873 delle misure legislative che proibivano l’emi-grazione a chi non aveva compiuto i 14 anni. La legislazione volta a frenare gli abusi dellavoro minorile rimase però inadeguata e mal applicata, anche quando le disposizionifederali imposero limiti ben precisi a questo sfruttamento. Si riproducono una lettera del1864 del commissario di governo di Locarno con la quale denuncia la sparizione a To-rino di uno spazzacamino di 11 anni (doc. A) e la risposta del questore che informa delsuo ritrovamento e dei maltrattamenti subiti dai piccoli spazzacamini (doc. B).

Documento ALocarno, il 3 settembre 1864Il Commissario di Governo del distretto di Locarnoal Lodevole Consiglio di StatoLugano

Onorevoli Signori,Certa Maria Angiola Pellanda d’Intragna presentandosi giorni or sono al

mio Officio reclamando contro Battista fu Giuseppe Madonna al quale aveva conse-gnato quale garzone spazzacamino il di lei figlio Giacomo, d’anni 11, perché egli rim-

4. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale 127

patriò senza condurle a termine dell’accordo il figlio allegando di averlo consegnato adun suo compagno, certo Donato fu Giuseppe Cavalli d’Intragna, degente a Torino, dalquale ultimo poi il figlio Pellanda sarebbe fuggito, e solo dopo molte ricerche il Cavalliavrebbe potuto sapere a mezzo della Polizia che detto ragazzo trovasi al servizio di unafamiglia in Torino stesso.

Chiamati al mio Ufficio tanto il Madonna Battista che il Cavalli Donato,il primo espose di aver condotto esso infatti il ragazzo Pellanda a Torino, che dalla finedello scorso maggio, dovendo recarsi a casa, ne faceva consegna al secondo, perché lotrattenesse presso di sè fino al cessar della stagione.

Il Cavalli poi espose che il ragazzo fuggì da lui, desso non sa dove si ri-trovi e così si giustifica:

nel poco tempo che il ragazzo Pellanda stette con lui, fuggì sei volte eduna volta anzi lo si rinvenne appena in tempo, perché all’indomani sarebbe partito perNizza, in compagnia di Federico di Pietro Borella da Vicenza, ragazzetto pure lui daisetti agli otto anni; l’ultima sua fuga data dalla fine del giugno scorso.

Esso ne fece ricerca per quindici o venti giorni e finalmente, non trovan-done le tracce si decise di notificare lo smarrimento di esso alla Questura, Sezione delBorgo di Po.

Alcuni giorni dopo l’avvenuta notifica la questura istessa (sezione diBorgo Dora) lo avrebbe chiamato e previa domanda fattagli sulla vericità o meno dellosmarrimento del ragazzo lo avrebbe del pari informato che il ragazzo era stato ritrovatoe che non stesse in pena per lui, perché era bene appoggiato e presso persona che siprendeva cura di farlo istruire.

Alla domanda da esso fatta dove il ragazzo trovavasi si sarebbe (sentito)rispondere che non occorreva lo sapesse.

Presentandosi altra volta alla Questura, sezione di Borgo Dora con lette-ra del fratello maggiore del ragazzo Pellanda, per sapere positivamente dove fosse il ra-gazzo gli sarebbe stato di nuovo risposto che né esso Cavalli, né il fratello del PellandaGiacomo, avevano diritto di sapere ove fosse.

In tale stato di cose si rende indispensabile che le Signorie Loro abbianoa prendere le debite informazioni presso le Autorità italiane per vedere fino a qual puntosia vero l’esposto del Cavalli, che quando la cosa fosse altrimenti ed il ragazzo smarri-to, tanto esso che il Madonna possono essere passibili di tutte le conseguenze dellosmarrimento di un fanciullo loro affidato.

Colla massima stima e considerazioneIl Commissario, Rusca

Documento BTorino, 19 settembre 1864Oggetto: Giacomo Pellanda, spazzacaminoSignor Direttore Centrale di Polizia nel Canton TicinoLugano

Sussiste che, sul finire del mese di Luglio (e non di Giugno) p.p. un in-dividuo che si qualifica per Donato Cavalli, spazzacamino ebbe a presentarsi alla Se-zione di Questura di Borgo Po per denunciare che un suo garzonetto di anni 12, di nome

III. Società

4. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale 129

65. Gruppo di giovani spazzacamini fotografati nel 1906.

Giacomo Pellanda si era clandestinamente evaso dalla comune abitazione. Dello smar-rimento di questo ragazzo furono tantosto informati tutti gli Uffici o sezioni della scri-vente Questura per le pratiche d’Istituto.

Sussiste inoltre che la Sezione di Dora (e non quella di Borgo Dora)avendo rinvenuto quel povero ragazzo, gli procurò l’ingresso nello spedale di S. Gio-vanni per essere curato delle contusioni prodotte da percosse irrogategli dal suo padroneCavalli. Risultò altresì opera conforme a verità che quando il Pellanda uscì dall’ospe-dale fu dal Signor Ispettore di Dora consegnato ad una famiglia agiata di Torino, la qualepromise di tenerlo in luogo di figlio e di educarlo onestamente.

Il sottoscritto per ora (trovandosi il titolare per mentovato, in momenta-nea assenza) non può fornir più particolari indicazioni: si riserva però, quanto prima dicomunicare il nome delle persone caritatevoli che assumono la custodia del piccolo Pel-landa per sottrarlo ai maltrattamenti del suo brutale padrone.

Alla seconda parte della pregiatissima nota del Signor Direttore Centraledi Polizia, citata a margine, il sottoscritto risponde essere purtroppo vero che il tratta-mento in generale usato dai padroni spazzacamini verso i piccoli ragazzi loro affidati, ècrudele. Si lasciano privi di ricovero, di vesti, di alimenti; e morirebbero forse d’inedia sela carità dei privati, cui fanno ricorso non li sollevasse, e come ciò fosse poco, succedetroppo di frequente che li battano a sangue o li assoggettino a fatiche intollerabili.

In una parola, Signor Direttore la vita di quei poveri giovanetti infelici,venduti per poca moneta da genitori disumani, non è dissimile da quella degli schiaviantichi o moderni.

L’Ufficio scrivente, per ben molte volte, ha punito del carcere questi pa-droni spazzacamini ed ha loro tolto di mano i giovanetti maltrattati, inviandoli ancora,d’intesa colla delegazione svizzera, al loro paese: ma i provvedimenti parziali non ri-spondevano alla quasi generale bisogna, e sono impotenti contro un vizio organizzatoe sistematico.

Farà pertanto santissima cosa il Governo Federale se, dando in atto il no-bile suo progetto, metterà mano efficace a quei mezzi che siano valevoli ad impedire lacontinuazione di abusi che alla civiltà dei tempi che corrono sembrerebbero in con-traddizione.

Il Questore

L. Lafranchi-Branca, L’emigrazione degli spazzacamini ticinesi 1850-1920, Bellinzona1981, p. 17-21

4.7. Donne e bambini nelle manifatture

Dalla seconda metà del XIX secolo si svilupparono in Ticino i primi sta-bilimenti industriali. Nelle filande del Sottoceneri si impiegava soprattutto manodo-pera femminile, in larga percentuale fanciulle, che già dai sette, otto anni di età diser-tavano la scuola per lavorare. In assenza di controlli, fino all’emanazione della leggefederale sul lavoro nelle fabbriche del 1877, le giovani operaie lavoravano in condi-zioni disumane, come testimonia la lettera del dr. Moni di Stabio del 1873 (doc. A). La giornata poteva durare anche 14 ore in ambienti malsani e con retribuzioni molto

III. Società

4. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale 131

66. Sigaraie al lavoro nella manifattura di tabacchi a Brissago negli anni Quaranta del Nove-cento.

modeste. La normativa federale non produsse in Ticino effetti immediati; per lemanifatture seriche i fabbricanti, invocando la concorrenza degli opifici comaschi, ot-tennero che l’età di accesso alle filande fosse abbassata da 14 a 12 anni e questa mi-sura «provvisoria» fu revocata solo nel 1897. Anche le condizioni di lavoro delle ope-raie erano estremamente dure. La testimonianza di una sigaraia impiegata in unamanifattura di tabacchi di Brissago (doc. B) dimostra come verso il 1930 non esistessealcuna garanzia per le gestanti e le puerpere. Le leggi imponevano alle donne un con-gedo non pagato di otto settimane, ma le necessità economiche spingevano molte diloro a ridurne la durata.

Documento ALe predette povere ragazze sono costrette nei filatoi a certe posizioni e

piegature del tronco molto incomode e a lungo protratte, ad inspirare un’aria poco os-sigenata e impregnata fuori misura di pulviscoli serici, ed a vivere sempre d’un vittoasciutto e per se stesso malsano (pane di granoturco). Quelle delle filande poi stannotutto il dì sedute, colle mani che macerano nell’acqua e cogli abiti imbevuti di umidità,e respirano un’aria piena di vapore acqueo e di conseguenza non abbastanza ossigenatain proporzione del volume.

In causa del cattivo vitto, delle posizioni stantate o prolungate, dell’ariaviziata, nell’individuo a poco a poco si guasta la funzione della digestione e non si com-pie a sufficienza l’ossigenazione del sangue nei polmoni e da queste due ragioni (catti-va digestione ed ossigenazione) ne deriva una sanguinificazione pessima ... germinando(quel che è peggio) la tubercolosi e le discresie scrofolosa e rachitica.

Le famiglie poi ne soffrono da ciò che non di rado queste fanciullemuoiono innanzi tempo ed ordinariamente di malattie lunghissime, gettando così nellutto le famiglie schiacciate dal peso di quella miseria che stoltamente avevano cercatodi scongiurare coll’applicare la loro prole prima del tempo a lavori piuttosto nocivi.

La società poi ne patisce perché, se le predette ragazze sfuggendo per av-ventura agli artigli della morte a un tempo si maritano, viene ad essere popolata da es-seri infermi e buoni né per sé né per gli altri.

G. Rossi - P. Genasci, Il movimento operaio nella Svizzera e in Ticino. Note storiche edocumenti, Lugano 1988, p. 13

Documento BSicché mi sono maritata e ho avuto un bambino e dopo 45 giorni sono

andata alla fabbrica. Allora per un po’ di tempo l’ho preso... c’era una donna che stavasopra la fabbrica, a Ponte. Pensi che alla mattina, pioggia o bel tempo prendevo su ilbambino […], lo facevo dentro uno scialle, e lo portavo su a una donna con un biberondi camomilla e dieci o dodici pannolini. Lo portavo su fino a Ponte. Lasciavo le scarpegiù alla cappella del cimitero per paura di scivolare e lo portavo da curare. A Mezzo-giorno venivo a casa di corsa. Invece di andare a casa correvo su a dare il latte […], poiandavo a casa a mangiare un po’ di pane e qualche cosa, una scodella di caffelatte e poialla una e mezza tornavo alla fabbrica fino alle sei. Quando ha avuto sei mesi l’ho datoalla mia mamma, me l’ha curato circa un anno. Me lo curava lei e io andavo a lavorare.Poi sono rimasta incinta di quell’altro.

Ma fino a quando ha lavorato prima del parto?

III. Società

Giovedì sono andata a lavorare in bicicletta e venerdì mattina l’ho par-torito. […]

Quando stava a casa, perché aveva partorito le davano qualche cosa?Niente, non davano niente a nessuno, non c’era niente […] è per quello

che dopo 45 giorni ero alla fabbrica. Naturalmente la vita era dura. Venire a casa a la-vare tutti i pannolini, fare la pappa, il mangiare per noi... (E. C. Brissago).

L. Bordoni, La donna operaia all’inizio del Novecento, Locarno 1993, p. 111-112

4.8. Inchiesta sulle condizioni dei lavoratori del Gottardo:un rapporto spaventoso

Nel 1872 furono aperti i cantieri per la realizzazione della linea ferro-viaria del Gottardo. Circa 5’000 operai italiani furono impiegati sui due versanti deltraforo. Ad Airolo la popolazione raddoppiò, a Göschenen quintuplicò. La ditta Favre,che vinse l’appalto, poteva garantire l’alloggio in baracche a poche centinaia di lavo-ratori e la maggior parte fu costretta a vivere in dimore improvvisate, molto costose,sovraffollate e incredibilmente sporche. Spesso nello stesso letto si alternavano più ope-rai a turni di otto ore ciascuno. Il lavoro nel tunnel era molto duro e pericoloso: tem-perature elevate, fango e umidità, rifiuti e escrementi favorirono la diffusione di un pa-rassita intestinale, l’anchilostoma duodenale, che fiaccava gli organismi e in molti casirisultò letale. La malattia colpì diverse centinaia di persone e divenne famosa come«anemia del Gottardo». Le disagevoli condizioni di vita e di lavoro, il costo elevato de-gli alloggi e dei viveri smerciati negli spacci della ditta, i salari versati in valuta ita-liana e in buoni per gli acquisti causarono alcuni scioperi. Particolarmente tragico fuquello scoppiato a Göschenen nel 1875, represso con l’intervento delle truppe e conun bilancio di quattro morti e parecchi feriti tra gli scioperanti. Per incarico del Go-verno federale il dr. Jakob Laurenz Sonderegger stilò un rapporto all’indomani dellosciopero, in cui confermò gli spaventosi disagi denunciati dai lavoratori.

Nel cantiere di Göschenen, lavorano 1’500-1’600 operai, dei quali 1’200-1’300 abitano nel villaggio. La maggior parte fa buona impressione: ha l’aspetto pia-cevole e sembra in buona condizione. Alcuni sono molto giovani, quasi dei bambini, ecolpiscono per il loro pallore. Tutti hanno il viso e le mani macchiate dal sudiciume deltunnel, che ricopre la pelle di uno strato denso fatto di olio d’illuminazione, limatura diferro, polvere di granito e di ordinario fango. Questa sporcizia impregna i vestiti edesala un odore caratteristico. Questo diviene più penetrante quanto più ci si inoltra ne-gli alloggi, dove si mescola con il tanfo delle fogne. Le entrate sono sporche come sen-tieri fangosi. I rifiuti si accumulano vicino alle porte, e si vedono escrementi fin suicontorni e i davanzali delle finestre. Ve ne sono pure sui pavimenti, che servono spessoda latrina. Per quanto riguarda i gabinetti, la loro sporcizia sfida ogni descrizione, e an-che con buone scarpe si esita ad entrarvi.

In un corridoio, al terzo piano di una casa occupata da 240 persone, si èsimilmente trovato un gran mucchio di escrementi, di cui una parte era stata evacuatacon la pala. In un’altra casa, dove alloggiano 200 persone, non ci sono gabinetti. Altro-

4. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale 133

III. Società

67. Minatori della galleria ferroviaria del Gottardo posano attorno alla perforatrice ad ariacompressa verso il 1880.

135

ve, in case che danno ricovero da 50 a 100 persone, ci sono dei gabinetti non utilizzabi-li, perché le porte sono state inchiodate. In altri alloggi sono accessibili, ma ciò noncambia nulla perché i corridoi sono insozzati e gli escrementi si accumulano intornoalle case e sotto le finestre.

Le porte che danno sul corridoio si aprono su piccole camere, ciascunadelle quali costituisce un alloggio propriamente detto, con due o quattro letti, un fornel-lo in ferro, bauli, casse, recipienti pieni di viveri o di rifiuti, mensole cariche di bottigliee bicchieri, fili piegati sotto il peso della biancheria. Il pavimento non solo è nero perla sporcizia unta e metallica depositata dagli stivali dei lavoratori, ma è anche macchiatoda tutte le possibili lordure. Lungo le pareti sono appesi vestiti e salsicce ammuffite.Quanto alle finestre, sono imbrattate e ostinatamente chiuse. Quasi ovunque ci sonoimposte, ma molte sono assai pesanti, o non possono aprirsi, e nella maggior parte deicasi nessuno le apre.

I cosiddetti letti si compongono di assi, raramente di un vero pagliericcio,di un sacco riempito di paglia di mais, talvolta di un lenzuolo di lino, di una o di duecoperte, di un cuscino, il tutto nero e sudicio. È lì che dormono i lavoratori del tunnel,in due e sovente in tre nello stesso letto, completamente vestiti e con gli stivali ai piedi;come escono dal tunnel, mangiano e dormono in attesa di tornarvi. Lavorano otto oreal giorno e dispongono di un tempo di riposo di sedici ore, dandosi il cambio giorno enotte, compresi i giorni festivi. Nel tunnel come nella camera da letto, si alternano senzainterruzione: quello che arriva rimpiazza quello che parte.

Per quasi tutte le case del villaggio c’è che una sola fontana. Questa tra-gica situazione è dovuta all’eccessiva concentrazione di uomini in uno spazio ristretto.Ogni abitante dispone, compreso il mobilio, di 2.5-3 metri cubi d’aria, di 4 metri cubinel migliore dei casi.

K. Lüönd - K. Iten, Le Saint Gothard, Zofingen 1980, p. 96

4.9. Associazionismo in Ticino: il mutuo soccorso

Il mutuo soccorso era una forma di previdenza spontanea e volontaria, ilcui scopo era di rimediare alle insufficienze dell’assistenza pubblica e della legislazio-ne sociale. Grazie a un capitale accumulato con il versamento delle quote sociali, ognimembro aveva diritto a qualche forma di soccorso in caso di infortunio, malattia, licen-ziamento, funerale e aiuto a vedove e orfani. La prima società ticinese di mutuo soccor-so nacque nel 1845. La Società tipografica-libraria di Lugano aveva carattere religiosoed era aperta anche ai proprietari delle stamperie e delle librerie. Il culmine del mutua-lismo in Ticino si ebbe verso la fine degli anni Ottanta dell’Ottocento: nel 1888 si conta-vano 14 società con più di 2’300 membri. Alcune erano di mestiere, altre si definivanopiù genericamente «operaie» (come la Società generale di mutuo soccorso fra gli operaidi Lugano, fondata nel 1871, di cui sono riportati nel primo documento alcuni articolidello statuto), indicando con tale termine sia dipendenti che artigiani, piccoli proprie-tari e commercianti. Tra le finalità statutarie si contemplava spesso l’elevazione intel-lettuale e morale dei soci, attraverso l’organizzazione di corsi scolastici serali o dome-nicali, come risulta dal programma del 1872 (doc. B). In generale questi sodalizi non

4. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale

nacquero con un indirizzo politico e i loro scopi di reciproca solidarietà risultavano li-mitati sia per mancanza di fondi sia perché si basavano sul volontariato. Persero pro-gressivamente importanza verso l’inizio del Novecento con la nascita dei sindacati dicategoria di ispirazione socialista.

Documento AStatuto organico

Art. 1 Lo scopo della Società è il Mutuo Soccorso materiale, intellettuale e mo-rale; la fratellanza, l’ordine, l’economia ne sono le basi.

Art. 2 La Società è composta essenzialmente di operai, i quali sono Soci effet-tivi, e di quante oneste persone vogliono appartenervi come Soci contribuenti.Si considerano operai tutti quelli che sostengono la vita col lavoro delle proprie braccia.

Art. 3 A chi vuol diventare Socio effettivo è necessario:a) Avere dai 15 ai 45 anni di età;b) Essere noto per buona condotta morale;c) Presentare un attestato, colle firme di due Medici della Società, com-

provante la sana costituzione fisica. Le domande di ammissione vengono dirette alla Presidenza, la quale,

d’accordo col Comitato, se non manca nessuno dei summentovati requisiti; verifical’età del richiedente sui registri municipali o sopra documento analogo, gli invia la lette-ra di accettazione, dandone poi annuncio alla Società nella prossima Radunanza.

Art. 4 Per essere ammessi come Soci contribuenti basta annunciarsi alla Presi-denza.

A loro spettano i diritti e doveri seguenti:a) Possono intervenire alle Radunanze e prendere parte alle discussioni, ma

senza voto deliberativo.b) Pagano un’annua tassa non minore di franchi 12 o in una volta sola, o in

rate.c) Non partecipano ai sussidj.

Ogni socio contribuente, purché si uniformi ai dispositivi dell’art. 3, puòdiventare Socio effettivo. […]

Art. 10 I Soci effettivi devono pagare una tassa mensile di fr. 1, ed una tassa d’in-gresso proporzionata come segue:

Dai 15 ai 20 anni fr. 1.50.Dai 21 ai 25 anni fr. 2.Dai 26 ai 30 anni fr. 2.50.Dai 31 ai 35 anni fr. 3.Dai 36 ai 40 anni fr. 3.50.Dai 41 ai 45 anni fr. 4.Il contributo d’ingresso viene ogni anno modificato secondo lo stato eco-

nomico della Società e può essere pagato ratealmente nel primo semestre, che decorredal giorno dell’ammissione.

Art. 11 I contributi mensili servono al soccorso dei Soci effettivi ed alle spese diamministrazione; i contributi di ingresso costituiscono un fondo di riserva, il quale nonha mai scopo diverso dalla beneficenza, ma può in casi urgenti erogarsi a vantaggio delMutuo Soccorso ordinario. […]

III. Società

Art. 15 Ogni Socio effettivo, sei mesi dopo che appartiene alla Società, in casodi malattia che gl’impedisca assolutamente di lavorare e che oltrepassi tre giorni, ha di-ritto ad un quotidiano soccorso di fr. 1 a cominciare dal giorno della domanda.

Questo sussidio rimane invariabile per i primi tre mesi, dopo i quali vieneridotto a 50 centesimi.

Prolungandosi la malattia oltre un semestre il soccorso cessa.La malattia esonera dal pagamento della tassa mensile.

Art. 16 La malattia viene constatata da un membro del Comitato e dall’Aggiuntoassistito dal medico.

Trovandosi assente da Lugano il Socio malato deve mandare alla Presi-denza un certificato medico legalizzato dall’autorità politica del paese ove risiede.

Non viene accordato sussidio né al Socio in mora coi suoi contributi, sal-vo il disposto dell’Art. 13, né a quello ammalato per conseguenze di viziosa condotta.[…]

Art. 18 Il Comitato, al quale incombe l’obbligo di esercitare la filantropia collamaggiore estensione possibile, deve sorvegliare e promuovere l’istruzione dei Soci edei loro figli, procurare il buon accordo fra tutti, conciliare le divergenze, proporre votidi lode ai buoni, di biasimo ai cattivi.

Società generale di mutuo soccorso fra gli operai di Lugano, Lugano 1871, p. 3-10

Documento B

Società generale di mutuo soccorso fra gli operai di LuganoOrario per le scuole

Calligrafia Dalle 8 alle 9 pom. Lunedì e Giovedì Prof. Nizzola coll’assistenzae registrazione (nella sala Sociale) dei Soci maestri

Laghi, Bianchi, Tarabola.Aritmetica “ “ “ “ “ Martedì e Venerdì Prof. Ferri e Bernardazzi,

coll’assistenza come sopra.Lingua italiana “ “ “ “ “ Mercoledì e Sabato Prof. Buzzi, coll’assistenza

come sopraFisica e chimica Dalle 7 alle 8 pom. Lunedì, Mercoledì e Venerdì Prof. Biraghi

(nei locali del Liceo)Disegno Dalle 8 alle 10 antim. Domenica (nella sala Sociale) Prof. Ferri, coll’assistenza

del Socio signor Pellegrini(Al corso di disegno si iscrissero 16 persone)

ASB, Diversi, scatola 1325

4.10. La festa del primo maggio

Giornata di lotta e propaganda, la festa del primo maggio fu istituitadalla Seconda Internazionale nel 1890. Il movimento operaio rivendicava un propriospazio che non fosse religioso, da gestire con un cerimoniale laico composto di canti,vessilli e simboli in cui riconoscersi. In Ticino la prima festa del lavoro si tenne a Luga-no nel 1891 e fu promossa dal circolo dei socialisti italiani Humanitas, che organizzòuna serata di conferenze. Negli anni seguenti la ricorrenza fu celebrata con manifesta-

1374. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale

zioni pubbliche, cortei, discorsi e proclami inneggianti all’unione e alla solidarietà esi svolse in diverse località del Cantone sotto la direzione delle nascenti organizzazionisindacali. Il manifesto per la celebrazione del primo maggio 1898 organizzato dallaSezione socialista di Giornico, mostra come la festa del lavoro fosse occasione di lottasociale, ma anche di incontro tra i lavoratori, di scampagnata e pranzi in comune.

Sezione socialista di Giornico1° Maggio 1898

Lavoratori!Il Primo Maggio è il nostro giorno o compagni di fatica!È il giorno del gran patto, in cui l’animo dell’operaio si innalza dal mar-

tirio del servaggio quotidiano per vivificarsi nell’entusiasmo della fede nuova. In que-sto giorno solenne la macchina-operaio, arresta il suo faticoso movimento sui campi,nelle officine, dentro le miniere, sugli impalcati di costruzioni e leva la testa nella fieradignità di uomo.

Su, su, o fratelli di sventura – dice – stendiamoci la mano e giuriamo diredimere queste braccia dalle catene della tirannide capitalista!

In ogni città, in ogni paese, sfilano in questo giorno, eserciti di lavorato-ri, sventolano al sole migliaia di bandiere rosse; squillano all’aperto gli inni dell’eman-cipazione, e milioni di cuori di derelitti si letificano nella speranza di un avvenire mentriste.

È la famiglia immensa dei lavoratori che colla voce profetica di un dio,ammonisce le turbe inconsapevoli dei gaudenti e annuncia ai miseri il regno della giu-stizia in terra.

Sono gli sfruttati, i creatori d’ogni ricchezza, le vittime dell’inganno bor-ghese che si scambiano attraverso i mari e le frontiere, nella visione della grande pa-tria, la parola della solidarietà internazionale contro il parassitismo imperante.

Lavoratori!Giuriamo di sollevare questa nostra famiglia che soffre in fondo alla notte

della schiavitù, portandola nella luce della libertà assoluta e della completa emancipa-zione economica-morale. Non più sfruttati né sfruttatori; non più salariati, ma uominiuguali nei diritti e nei doveri.

Avanti dunque, o fratelli sotto le bandiere del lavoro; serriamo le file, edall’imponenza della manifestazione del Primo Maggio traggano coraggio le falangidegli schiavi moderni per raddoppiare di lena nella lotta quotidiana.

Avanti, o lavoratori italiani; uniamoci ai compagni degli altri paesi, e ri-spondiamo all’appello collo slancio delle coscienze libere.

Evviva il Primo Maggio! Evviva l’internazionale dei lavoratori!La Commissione organizzatrice del 1° Maggio

ProgrammaOre 9 ant. – Riunione di compagni nella sala sociale di Giornico.Ore 10 ant. – Partenza per Lavorgo.Ore 11 ant. – Bicchierata e brindisi al Primo Maggio.Dalle ore 111/2 alle 121/2 – Passeggiata per il paese di Lavorgo.

III. Società

Ore 1 pom. – Banchetto, indi conferenza e discorsi sociali.Ore 6 pom. – Ritorno a Giornico e scioglimento della riunione.Lunedì 2 maggio nella sala sociale di Giornico, conferenza del Compa-gno Avv. Claudio Treves.

ASB, Polizia politica, scatola 1

4.11. La nascita della Camera del lavoro

Verso la fine del XIX secolo molti sostenevano che in Ticino, per il suocarattere agricolo, era «ridicolo parlare di lotta tra capitale e lavoro, di sfruttamentodel proletariato». In realtà però le cose stavano cambiando e ciò era dimostrato daifrequenti scioperi e dagli episodi di tensione sociale. Gli emigranti stagionali in Svizze-ra interna, che entravano in contatto con organizzazioni sindacali, e l’arrivo dall’Ita-lia di fuoriusciti socialisti e anarchici favorirono anche in Ticino lo sviluppo di organiz-zazioni operaie che esprimevano strategie rivendicative nuove e maggior coscienzapolitica. Nel 1902 venne fondata a Lugano la Camera del Lavoro, attraverso l’unionedi nove sezioni sindacali di categoria, e benché si dichiarasse indipendente da ogni par-tito, fu subito chiaro il suo orientamento socialista. In breve tempo la nuova centralesindacale assunse un respiro cantonale, ma fu in grado di svolgere un’attività vera-mente incisiva solo dal 1904, quando l’autorità cantonale cominciò a sussidiare con1.500 franchi annui un segretariato del lavoro col compito di vigilare sul rispetto delleleggi e denunciare abusi e irregolarità. La carica di segretario fu ricoperta da Leo Mac-chi, poi da Luigi Gobbi e dal 1907 da Guglielmo Canevascini. L’influenza degli emi-granti italiani sul movimento operaio ticinese fu molto importante e gli statuti del 1902,di cui si riproducono alcuni articoli, riprendono quasi integralmente quelli della Ca-mera del Lavoro di Milano.

Scopi e mezziArt. 6: La Camera del Lavoro ha per iscopo di servire d’intermediario tra l’offer-

ta e la domanda di lavoro; di patrocinare gli interessi dei lavoratori in tutte le contin-genze della vita; di illuminare e di presidiare il movimento generale della classe lavora-trice pel miglioramento progressivo delle sue condizioni materiali e morali; tutto ciòcoi seguenti mezzi:

a) mettendo a contatto ed in permanente rapporto fra di loro tutti i lavoratorisalariati, per educarli praticamente alla fratellanza, alla solidarietà ed al mutuo appoggio;

b) organizzando per ogni Sezione d’arte e mestiere – ricorrendo all’uopo aiComuni, alle Camere di Commercio ed alle Camere di Lavoro tanto estere che nazio-nali – un servizio d’informazioni sulle condizioni del mercato di lavoro, fornendo spie-gazioni ai lavoratori intorno ai rapporti dell’offerta e della domanda nei principali cen-tri industriali, e segnalando i paesi ove la mano d’opera sia più richiesta o più retribuita;

c) facilitando, per mezzo di pubblicità e di incaricati, ai lavoratori salariatid’ambo i sessi un conveniente collocamento, intervenendo, richiesta, nella stipulazionedei contratti di lavoro ed a tutela dell’osservanza dei medesimi;

d) promovendo lo sviluppo della legislazione sociale, sia prendendo inizia-tive per l’introduzione di nuove leggi e di nuovi istituti atti a tutelare le condizioni del la-

1394. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale

voro ed a svolgere il nuovo diritto operaio, sia sollecitando le opportune riforme delleleggi e degli istituti esistenti che risultassero deficienti nella pratica e curando di quellela stretta applicazione, cercando che il lavoro sia contemperato alle esigenze dell’igiene;stabilendo le condizioni pel lavoro degli apprendisti e difendendo il lavoro della donna inguisa che, a parità di produzione, sia retribuito in eguale misura di quello dell’uomo;

e) agevolando la riammissione dei liberati dal carcere negli opifici, invigi-lando a che si compia la loro riabilitazione;

f) promovendo la costituzione di Comitati sindacali per tutte le arti e me-stieri allo scopo di coadiuvare la Camera del Lavoro nella compilazione ed applicazionedelle tariffe di mano d’opera;

g) rappresentando presso i Comuni e lo Stato i bisogni e gli interessi dei la-voratori salariati;

h) costituendo i Collegi arbitramentali permanenti, i cui membri in pari nu-mero siano scelti o eletti nelle classi degli operai e degli industriali e imprenditori conun presidente eletto di comune accordo fra i membri suddetti;

i) curando inoltre, qualora ne nasca il bisogno, la formazione di Commis-sioni speciali o professionali fra proprietari e lavoratori;

j) aiutando lo sviluppo del sistema cooperativo di consumo, di produzione,di credito, dando opera perché i pubblici lavori siano affidati preferibilmente alle So-cietà operaie cooperative;

l) organizzando possibilmente l’insegnamento professionale per ogni artee mestiere;

m) in casi ove sia possibile l’intervento della Camera del Lavoro, questa siassumerà la tutela legale e tecnica;

n) studiando infine ed attuando tutti quei mezzi che valgano ad elevare ilcarattere intellettuale, morale e tecnico dei lavoratori salariati, istituendo biblioteche, ecorsi di conferenze.

Obblighi e dirittiArt. 7: La Camera del Lavoro trae i mezzi pel proprio funzionamento da sussidi

dei Comuni, del Cantone e da altri Enti e da una quota annua di Fr. 1.20 per gli uominie Cent. 60 per le donne che ogni Associazione verserà per ogni singolo socio iscritto.

Art. 8: Tutti i lavoratori, senza distinzione di nazionalità, purché iscritti alla Ca-mera del Lavoro, potranno approfittare dei vantaggi che questa apporterà.

Camera del Lavoro di Lugano e del Canton Ticino, Statuto e regolamento, Lugano 1902

4.12. Le origini del sindacalismo cristiano sociale

La questione sociale indusse gli ambienti liberali e conservatori, preoc-cupati di sottrarre le classi popolari all’influenza dei socialisti, a farsi promotori di unaprudente politica sociale. La nascita di un sindacalismo cristiano fu l’effetto della pub-blicazione dell’enciclica Rerum Novarum da parte di Leone XIII nel 1891. In Ticino ilvescovo Vincenzo Molo (1833-1904) indirizzò nel febbraio del 1902 una lettera pasto-rale al clero e ai fedeli, di cui si riproducono alcuni stralci (doc. A). L’autore condanna-

III. Società

va aspramente i pericoli del socialismo ateo e invitava a promuovere una «Democraziacristiana» attraverso l’organizzazione di leghe operaie, società mutualistiche, coopera-tive e federazioni di mestiere cattoliche. Dopo alcuni tentativi di costituire delle legheoperaie fra gli scalpellini della Riviera nel 1902 e a Brione Verzasca nel 1903, si creò unostabile polo operaio cattolico a Locarno a partire dal 1904. Ma il movimento cristianosociale conobbe un forte sviluppo, grazie all’assidua attività del sacerdote Luigi DelPietro, soprattutto negli anni Trenta, durante la grave crisi economica. Questa evoluzio-ne è testimoniata dalla tabella degli affiliati tra il 1929 e il 1937 (doc. B), cui si è ag-giunto, per un confronto, il numero dei sindacalizzati della Camera del Lavoro.

Documento ALa parola del papa nel secolo passato e nel presenteNello scorcio del secolo passato, e nel principio del nuovo secolo, nel qua-

le siamo entrati, più volte il Padre comune di tutti i fedeli, ossia il Romano Pontefice, hafatto sentire la potente sua voce per iscuotere il mondo, e scongiurare i danni, che peropera dei tristi si preparano alle anime, alla Chiesa ed alla società. Ha parlato di ciò, chesi va perpetrando contro la fede e contro la morale cristiana; e chiamando gli erranti allaluce della verità, e i traviati alla pratica della virtù, esortò i fedeli a non lasciarsi allucina-re la mente dagli svariatissimi errori moltiplicantisi ogni giorno più, né contaminare ilcuore, e i costumi dalla spaventosamente dilatatasi corruzione. Ha parlato degli assalti,che incessantemente muovonsi contro la Chiesa, il suo capo, i suoi ministri, le sue istitu-zioni; e rivendicando i diritti suoi e quelli di Dio ne intimò a tutti l’osservanza, e a chi liebbe violati il risarcimento. Ha parlato del deplorevole stato, in cui trovasi la societàodierna; e, mossone a compassione, mostrò i mezzi per ricondurla a salvamento ed a pro-sperità mediante la restaurazione del regno sociale di Gesù Cristo. [...]

Donde è nata la questione socialeEsiste una questione sociale? [...] Ma chi osserva, chi considera lo stato

odierno del mondo, non può a meno di confessarlo: una questione sociale esiste. C’ènelle masse specialmente operaie un marcato malcontento del loro stato; un’agitazionenon più sorda, ma che in mille guise si estrinseca; una tendenza a distruggere gli anti-chi ordinamenti, e le attuali basi dell’umano consorzio, per tutto rimaneggiare in lorofavore, senza badare a liceità di mezzi o a dettami di retta coscienza, lasciando per unicanorma ispiratrice il proprio interesse, e per limite dei proprii moti la possibilità del suc-cesso. C’è poi spesse volte in chi possiede anche oltre il proprio bisogno una sfrenatatenacità e cupidigia, che gli impedisce di assorgere alla considerazione dei fini, per cuiIddio di più largo censo lo fornì, e ristretto egoisticamente in se stesso, senza cuore,senza carità, senza alcun nobile senso, lede per maggiormente arricchire le stesse leggidella più stretta giustizia. Le fortune colossali assorbono le piccole, verificando in sensoodioso ed ingiusto le parole dette in ben altro senso dall’Evangelo, che a chi più ha piùvien dato, e a chi non ha vien tolto anche quel poco che aveva. [...]

Il socialismo nel TicinoNé crediate, che noi nulla abbiamo a temere. Io mi ricordo, che già varj

anni or sono in una pubblica radunanza richiamai l’attenzione dei convenuti sulla ne-cessità di pensare alla questione sociale. Ma con mia grande meraviglia mi udii rispon-

1414. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale

III. Società

dere: – qui da noi la questione sociale non c’è. – Eppure io non m’era ingannato: purtroppo siffatta questione c’è anche fra noi. Il socialismo si agita anche nel nostro Tici-no, si agita coi gruppi socialisti formatisi nelle località più importanti; si agita colle con-ferenze che specialmente nei paesi di confine colla vicina Italia, e nella stessa Lugano,si tengono per parte di esotici mestatori; si agita con rappresentanze officiali perfino inpubbliche amministrazione; si agita cogli scioperi; si agita con apposito empio giorna-le, e colla larghissima diffusione di opuscoli incendiarj, in cui fa sacrileghe parodie dellepreci della Chiesa, e blasfeme invettive contro i ministri di Dio e chi possiede, si va im-precando vendetta e maledizione. Non aspettiamo adunque, che il male vadi all’estre-mo; e per il bene di tutti ognuno si adoperi, finché ne è in tempo, a provvedervi. Dico:ognuno; il povero, il ricco, il laicato, il clero; i poteri costituiti; tutti quanti, perché sitratta di una causa comune. [...]

All’azionesocialistasicontrappongadatutti laveraDemocraziaCristianaTutti all’azione socialistica, dalla quale non si sarebbe mai dovuto la-

sciarsi prevenire, contrapponete la vera azione cattolica. Il socialismo dissemina errori,e voi proclamate alta e diffondete la verità; sparge ovunque i suoi scritti empj e corrotti,e voi introducete ovunque fogli e stampe salubri. In luogo della Democrazia morbosadei socialisti fate sorgere la vera Democrazia Cristiana. Recentemente si è fondata inLugano un giornale specialmente dedicato a tale scopo, la Patria.

Esso è sorto colla mia benedizione e caldamente lo raccomando. Vorreiche esso entrasse in ogni casa, e fosse letto da tutti. Alle leghe settarie contrapponeteleghe cattoliche, società di mutuo soccorso cattoliche, casse rurali cattoliche, cooperati-ve di consumo, unioni professionali, assicurazioni, segretariato del popolo, e tutto quan-to si attiene alle diverse forme ed applicazioni della vita pratica.

Intorno a queste cose v’è molto a dire, e molto a fare; ma la buona vo-lontà animata dalla carità cristiana sa operare anche miracoli. Persone rispettabilissimedel laicato e del clero, memori di quanto io già inculcai, si sono accinte all’opera; ebbe-ne, molti altri le imitino. Desidero, che specialmente il Comitato dei Cattolici Svizze-ri se ne occupi di pieno proposito. Lavoriamo tutti secondo le nostre circostanze, e Dioci assisterà. Noi non avremo lavorato invano, e tutti ne coglieremo buon frutto.

In tale fiducia imparto a Voi, miei Venerabili Fratelli e figli dilettissimi,con vero cuore paterno la mia pastorale benedizione.

Lugano, 6 febbrajo 1902.Vincenzo Vescovo Amm. Apost.

Lettera Pastorale di S. E. Mons. Vincenzo Molo al Venerabile suo Clero e al Dilettissimosuo Popolo del Cantone Ticino sulla Questione Sociale, Lugano 1902, p. 3-4, 5-7, 15-16, 23-24.

Documento BLavoratori sindacalizzati tra il 1929 e il 1937

Anni Cristiano-sociale Camera del Lavoro1929 63 soci 1’500 soci1930 125 ” 2’915 ”1931 320 ” 3’353 ”1932 720 ” 3’918 ”1933 1’030 ” 3’830 ”1934 1’409 ” 2’887 ”1935 1’678 ” 3’128 ”1936 2’154 ” 3’993 ”1937 3’026 ” manca

G. Rossi - P. Genasci, Il movimento operaio nella Svizzera e in Ticino. Note storiche edocumenti, Lugano 1988, p. 32

4.13. Un regolamento di fabbrica

La legge federale sulle fabbriche del 1877 introdusse per la prima voltauna regolamentazione del lavoro industriale in Svizzera. Sancì la giornata di 11 ore la-vorative, vietò il lavoro notturno e domenicale, prescrisse un congedo non retribuitoper maternità di otto settimane, proibì l’assunzione in fabbrica di bambini minori di 14anni e istituì un organo di sorveglianza, l’ispettorato federale, indipendente dai potericantonali. La legge definiva fabbriche le imprese con almeno cinque operai che lavora-vano all’interno di un fabbricato; escludeva quindi i cantieri edili, le cave e il settoreagricolo, che in Ticino occupavano la maggioranza dei lavoratori. L’articolo 7 ingiun-geva ai proprietari di redigere un regolamento rispettoso della legge e che stabilisse«l’organizzazione del lavoro, la polizia della fabbrica, le condizioni dell’ammissione edel licenziamento e il pagamento delle mercedi». Il regolamento (si riproduce quellodella Nitrum S.A. di Bodio del 1912) era esaminato anche dagli operai e doveva essereapprovato dal Consiglio di Stato. Andava quindi stampato «in caratteri piuttosto gran-di» e affisso nella fabbrica «in sito ben in vista».

Regolamento di servizio della S.A. Nitrum BodioArt. 1. Ogni operaio che desidera essere impiegato nella fabbrica, deve dappri-

ma sottomettersi alla visita medica, del Dottore scelto dalla Direzione della Società. Lespese relative vanno a carico della Società, la cui Direzione è libera, in seguito alla peri-zia medica, di rifiutare l’impiego all’operaio. Il risultato della visita medica sarà comu-nicato a ciascun operaio il quale attesterà – coll’apposizione della sua propria firma –di averne preso personalmente conoscenza.

Art. 2. L’esercizio della Fabbrica dura giornalmente, di regola, 24 ore, senza in-terruzione. La durata del lavoro è di 10 ore al giorno escluso il tempo di riposo. Gli ope-rai hanno ogni settimana una giornata libera e questa deve, ogni due settimane coincide-re colla domenica. La suddivisione più precisa del servizio è visibile nella «Tabella disuddivisione del servizio», affissa nella Fabbrica, e che regola anticipatamente le oredi lavoro di ciascun operaio. In caso di necessità, gli operai sono obbligati, dietro di-sposizione della Direzione della Fabbrica, a prestare servizio anche oltre il tempo re-

1434. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale

golare previsto di lavoro. Per i lavori all’infuori delle ore previste, la retribuzione si fain ragione di ore supplementari. Prima di introdurre delle ore supplementari di lavorosi deve – in via generale – domandare il permesso alla Autorità competente. Questo per-messo deve venire affisso durante le ore supplementari in un punto ben visibile entrol’area della fabbrica. È concessa – in via eccezionale – la facoltà alla Direzione di pre-scrivere delle ore supplementari, senza il permesso dell’Autorità competente, quandocasi di estrema urgenza avessero ad addimostrarne l’assoluta necessità. L’orario del sa-bato e vigilia dei giorni festivi legali sarà ridotto a non più di 9 ore.

Art. 3. Gli operai della Fabbrica vengono impiegati con stipendio ad ora. Lo sti-pendio ordinario viene aumentato del 25% per le ore supplementari di lavoro. In casodi malattia d’un operaio se lo stesso è stato al servizio della Fabbrica durante un annoalmeno, la Direzione può accordargli, dietro domanda fondata, l’importo di tutto o diparte del mancato salario.

Art. 4. La paga del salario ha luogo il 22 ed il 7 di ogni mese. Il salario degli ul-timi 6 giorni viene ritenuto come garanzia.

Art. 5. Il contratto di servizio può venire sciolto da ambo le parti, dietro preav-viso di 14 giorni, epperò, in ogni caso in un giorno di paga, od, in un giorno di sabato.La società si riserva il diritto di stabilire coi singoli operai, per iscritto, dei preavvisimensili, e uno speciale termine di preavviso.

Colui il quale lascia l’impiego senza un preavviso, perde la propria ga-ranzia.

La Direzione della Società assume il diritto di licenziare immediatamen-te l’operaio in caso di gravi mancanze all’ordine di servizio, in caso di ubriachezza edi disobbedienza ai superiori.

I primi 14 giorni di servizio di un nuovo operaio, vengono fissati qualeperiodo di prova: durante il medesimo, il contratto di servizio può venir rotto da ambole parti, in qualunque tempo, senza risarcimento alcuno.

Art. 6. A ciascun operaio incombe l’uso giusto ed accurato dei materiali ed uten-sili che gli sono affidati. L’operaio è obbligato al risarcimento dei danni, causati da mal-volenza o negligenza. In tali casi serve di cauzione la somma di garanzia.

Art. 7. Durante il tempo di lavoro nessun operaio può allontanarsi dal lavorosenza un permesso speciale del proprio superiore. Ciascun operaio deve rimanere nellocale nel quale è occupato.

È proibito accedere ad altri locali anche durante le ore di riposo, comepure l’introdurre persone estranee nei locali della fabbrica. Gli operai hanno l’obbligodi tenere il segreto circa la procedura delle macchine e degli apparati in esercizio nellaFabbrica, come pure circa l’esercizio della Fabbrica, in generale.

È proibito fumare, nei locali della fabbrica.Art. 8. Nel caso che un operaio, vuoi per ragioni di malattia, vuoi per altro mo-

tivo importante, non può rendersi al lavoro, deve subito farne evasa la Direzione dellaFabbrica, od il proprio capo-operaio. Gli operai cui spetta il servizio notturno devonoportare a conoscenza della Direzione della Fabbrica, o del capo-operaio la propria as-senza, prima delle ore 3 pomeriggio, in modo da permetterne la sostituzione.

È però ammessa eccezione in quei casi in cui venga fornita la prova del-l’operaio di non aver potuto informare per tempo i suoi superiori.

Art. 9. La muta degli abiti, deve aver luogo prima e dopo il tempo di lavoro. Gli

III. Società

operai, non possono abbandonare il lavoro, prima d’essere stati rilevati da una nuovasciolta. I lavatoi ed i bagni che si trovano nella fabbrica sono a disposizione degli ope-rai gratuitamente. Ogni operaio deve prendere il bagno almeno una volta per settimana.È severamente proibito di scrivere o lordare le pareti ed i muri. La Direzione della fab-brica ha il diritto di infliggere una multa all’operaio che per la prima volta è riconosciutocolpevole in si fatto caso. In caso di ripetizione l’operaio in questione può venir licen-ziato immediatamente.

Art. 10. Tutto il personale deve abbandonare i locali da lavoro durante le ore deipasti e dopo trascorso il termine di lavoro. Un refettorio speciale è destinato a queglioperai che prendono i loro pasti nella fabbrica. I cibi devono venir consegnati al porti-naio dal quale gli operai possono ritirarli. Il refettorio è a disposizione degli operai du-rante tutto il tempo dei pasti.

Art. 11. Ogni operaio è obbligato in via eccezionale ad eseguire altri lavori, oltrequelli pei quali fu impiegato. Per questo però il salario non subirà variazioni.

Art. 12. Il personale ha l’obbligo di comportarsi in modo decente, e d’eseguire co-scienziosamente tutti i lavori che gli vengono affidati. Le contravvenzioni, in special mo-do l’arrivare in ritardo al lavoro, il mancare dallo stesso non giustificato, l’abbandonareil lavoro senza una necessità, il dormire durante il tempo di lavoro, vengono punite conrelative ritenute sullo stipendio, ovverosia con multa, da fs 0.50 sino a metà della pagagiornaliera, ed in caso di ripetizione, col licenziamento. Così possono venire licenziatiimmediatamente, e senz’alcun risarcimento, quegli operai che all’atto dell’impiego han-no comunicato scientemente falsi dati circa la propria età, il loro stato di salute ecc.

Art. 13. L’inflizione di una multa deve essere partecipata alla persona punita, periscritto, comunicandone i motivi. Le multe vengono adibite al soccorso di operai am-malati ecc. L’importo, la motivazione, o l’uso di tutte le multe verranno elencate in ap-posito registro.

Art. 14. Ogni operaio che lascia l’impiego, ha diritto al certificato del lavoro pre-stato.

Art. 15. Il presente «Regolamento di servizio» entra in vigore, subito dopo l’ap-provazione da parte della Autorità competente. Di questo Regolamento ne verrà distri-buito ad ogni operaio un esemplare per il quale sulla paga verrà trattenuto la quota difs. 0.50 che verrà restituita qualora l’operaio lascerà il lavoro ed all’atto del suo paga-mento a saldo restituirà detto Regolamento.

Società Anonima Nitrum Bodio. Bodio, 30 gennaio 1912

ASB, Dipartimento del lavoro, scatola 13

4.14. Infrazioni alla legge federale sulle fabbriche:il caso della Compagnie Suisse

In Ticino l’applicazione della legge federale sulle fabbriche del 1877procedette in modo lento e, nonostante le sorveglianze, numerose furono le irregolaritàdenunciate. Nel 1902 fu condotta un’inchiesta, su istanza dell’ispettore federale, nellafabbrica di cioccolata Compagnie Suisse a Lugano, dalla quale risultò che dei bam-

1454. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale

bini dopo la scuola venivano impiegati a incartare cioccolatini con un compenso di 5centesimi all’ora; che si praticava il lavoro festivo e notturno e che venivano effettuatedelle trattenute illegali sugli stipendi degli operai. Il segretario della Direzione canto-nale d’Igiene (da cui dipendeva anche il ramo Lavoro) Achille Pedretti interrogò bam-bini e operai, il sindacalista Leo Macchi e il gerente della fabbrica Luigi Bianchi.

Lugano, 7 marzo 1902In ossequio all’officio 27 febbrajo n. 1 dell’On. Ispettore federale delle

Fabbriche, col quale pregava la Direzione d’Igiene a praticare una severissima inchie-sta nella Fabbrica Compagnie Suisse, in Lugano, per constatare:

Se durante il mese di novembre e dicembre detta Compagnia impiegava,in locali nascosti, dei bambini di una età tra i 6 e i 10 anni;

Se durante detto periodo nello stabilimento suddetto si lavorò tutti, im-piegando pure donne;

Se la Compagnie Suisse, ad alcuni dei suoi operai, oltre alla ritenuta di unasettimana di lavoro, ritiene altresì altri Fr. 30.- i quali sempre non vengono restituiti;

Sì oggi il Segretario della Direzione Cantonale d’Igiene Achille Pedretti,recato in Lugano per iniziare detta inchiesta e

Compare: Sig. Leo Macchi di Stabio in Lugano; ad analoghe domandeRisponde:Io posso assicurare che si lavora tuttora nella Fabbrica di cioccolatto

Compagnie Suisse durante la notte, impiegando uomini. Nei mesi di novembre e di di-cembre si faceva lavorare fino alle ore 10 pom. circa un certo numero di donne.

Quasi sempre si faceva lavorare sia uomini che donne fino a mezzo-giorno durante la domenica.

Da quanto io sappia al momento non lavorano operai minori di 14 anni;ma so positivamente che si faceva lavorare nei mesi di novembre e dicembre dei fan-ciulli minori dei 14 anni, in un locale separato. Il nome dei minorenni che lavoravanoin detta fabbrica e non aventi l’età legale sono quelli comunicati dall’Ispettore federalealla Direzione d’Igiene.

Interpellato se sappia, che oltre agli otto giorni di paga, la CompagnieSuisse facesse altre ritenute e quali?

Risponde:Dopo le prime due settimane di prova la Ditta e gli operai si accordano

nella giornata; però la ditta gli avvisa che devono rilasciare almeno un franco per set-timana fino alla occorrenza di Fr. 30.-; oppure questa somma veniva compensata colguadagno del lavoro straordinario, facendo firmare agli operai una carta in bianco. Ilmotivo della ritenuta non posso saperlo.

Al momento non fanno più la ritenuta di cui sopra; ad una cinquantinadi operai non venne restituita.

Non avendo altro ad aggiungere, letto lo approva e si firma.Leo Macchi

Successivamente compare: Aprile Marta di Giuseppe, di Carona, domi-ciliata a Soldino, d’anni 14 compiti. Rina Aprile, come sopra d’anni 12 e Virginio Aprile

III. Società

come sopra d’anni 11, accompagnati dalla loro madre Signora Lucia Aprile Bosia(?)essi hanno dichiarato quanto segue.

Sempre dopo ultimata la scuola e fatti i doveri i tre figli di cui sopra vannonella fabbrica e nel giardino, per giocare con i figli del direttore. Nel mese di dicembrei tre figli volontariamente, e specialmente per la golosità di mangiare un poco di cioc-colatte, si riunivano nella sala del Sig. Direttore assieme a varie altre ragazze per legarecon un nastro i cioccolattini per guarnire l’albero di Natale. Questo lavoro ha duratosolo il mese di dicembre e la durata di circa un’ora e mezzo.

Dichiarano di aver ricevuto ciascuno 30 centesimi alla settimana qualeregalo e non mai come paga; qualche altra volta un pacco di cioccolatte.

Altri figli della stessa età erano pure con noi, ma dopo l’ora della scuolae solo per un’ora e mezzo circa e non mai dopo sette.

Aprile Marta, Aprile Virginio, Aprile Rina […]

Compare: Isola Ines fu Sebastiano da Vezia, d’anni 10.Io andavo alla Fabbrica Compagnie Suisse, assieme a mia mamma, alla

mattina e restavo fino alla sera alle 7, e ciò solo nel mese di dicembre.Lavoravo involgendo ciocolattini nella carta e qualche volta a legarli.Ricevevo per paga 5 cent. all’ora, i quali centesimi mi venivano conse-

gnati al sabato e li davo alla mamma.Isola Ines […]

Compare:BonettiRobertodiDomenico,diImola,domiciliatoaMassagno.Dichiaro di avere io pure lavorato di notte e cioè dalle 7 di sera alle 7 del

mattino, nel mese di luglio e successivamente nel mese di novembre la prima e secondasettimana.

Ho visto pure dei bambini a lavorare involgendo dei cioccolattini nellacarta. Una buona parte restavano tutta la giornata specialmente al giovedì, altri invece,dopo la scuola, e lavoravano perfino alle 10 di sera.

Ad analoga interpellanza risponde:Io escludo nel modo più assoluto che i ragazzi minori dei 14 anni venisse-

ro collo scopo di giuocare, ma bensì venivano in fabbrica per lavorare ed anche cercatidal Direttore. Anche a me venne domandata una mia bambina.

Io sono stato licenziato dalla fabbrica il 22 febbrajo u. s.; io credo per ilmotivo di aver portato in pubblico, a mezzo della stampa (Aurora e Lavoratore) gli abusiche si commettevano in fabbrica di fronte alla legge (lavoro notturno, festivo e mino-renni e lavoro delle donne fino alle 10).

Anche a me mi furono trattenuti in diverse rate la somma di Fr. 30.-, ciòche non è previsto dal regolamento interno della fabbrica e non mi furono restituiti.

Nel mese di settembre ho lavorato consecutivamente 3 domeniche. Nelmese di dicembre pure lavorai una festa tutto il giorno.

Faccio osservare che l’operaio Bocca Francesco ed altri due, lavorano at-tualmente di notte.

Letto lo approva e si firma.Bonetti Roberto […]

1474. Problemi sociali, lavoro, legislazione sociale

Lugano, 13 marzo 1902 Il Signor Direttore tecnico essendo assente a Ginevra, per ragione d’of-

ficio, si presenta il Signor Luigi Bianchi gerente della Compagnie Suisse.Ad analoghe interpellanze risponde:La Compagnie Suisse non impiegava ragazzi in locali nascosti. Si am-

mette invece che alla sera dopo scuola alcune ragazze inferiori a 14 anni fratelli osorelle degli operai impiegati, ed alcuni ragazzi che venivano a giuocare coi figli delDirettore, occupavansi, durante il mese di dicembre, per alcune ore a preparare cioc-colattini per l’albero di Natale. In compenso di questo lavoro si distribuiva un po’ diciocolatte e qualche centesimo al sabato. Si afferma che il lavoro non durava oltre leore 9 di sera.

Interpellato se Isola Ines abbia lavorato anche durante tutte le giornatedel mese di dicembre.

Risponde: Che realmente la Ines Isola ha lavorato per alcuni giorni consua madre in fabbrica nel mese di dicembre; tempo in cui si costruiva la casa scolasticaa Vezia e ciò si è fatto dietro istanza della madre per non lasciare la figlia abbandonatatutto il giorno a Vezia. Ultimato il locale scolastico la Figlia cessò di venire durante lagiornata. Veniva invece alla sera verso le 4 ore per ripartire colla madre.

Il lavoro notturno venne autorizzato dal Consiglio di Stato con Risol. 19nov. 1901 N° ..., e questa autorizzazione venne eseguita sotto tutte le condizioni, e cioèil lavoro notturno venne ripartito per squadra di soli uomini e la durata del lavoro vennemantenuta alle ore regolamentari. Nelle altre epoche fuori di quelle del permesso, comeattualmente, e come da notifica alla Municipalità, viene mantenuto in fabbrica, durantela notte, un fuochista, un assistente e una guardia notturna, per il riscaldamento dei fornie macchine e relativa illuminazione.

Durante il mese di dicembre alcune donne, di loro spontanea volontà,considerata la necessità e l’urgenza del lavoro, si prestarono ad un lavoro straordinariofino alle 9 di sera. Questo lavoro era retribuito con altro onorario. Dopo al mese di di-cembre non si lavorò più durante la notte.

In alcune domeniche del mese di dicembre si tennero in fabbrica due o treuomini per la pulizia delle macchine, come pure alcune donne per la pulizia dei locali eper prontare il lavoro per il lunedì. Questo lavoro era ristretto ad alcune ore del mattino.

Relativamente all’asserta (?) trattenuta illegale di Fr. 30.- si dichiara nelmodo il più formale essere inveritiera salvo un mal inteso sulla questione dei 15 giorni,questione già risolta favorevolmente alla fabbrica dalla Lod. autorità giudiziaria, trat-tandosi di un contratto stipulato di comune accordo fra padrone ed operajo prima di es-sere ammesso al lavoro. A richiesta si produrranno le sentenze.

Luigi Bianchi

Achille Pedretti Segretario della Direzione d’Igiene

ASB, Diversi, scatola 1590

III. Società