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S A N V A L E N T I N O S A N V A L E N T I N O A cura di Martina Braganti (da www.girlpower.it) Mi è caduto l’occhio su un libro “leggero” ed ironico ma che può essere considerato come una guida utilissima per non soffrire di “mal d’amore”. E’ risaputo che durante una sto- ria possono sopraggiungere mille dubbi, ansie e perplessi- tà causati anche dal fatto che potremmo non conoscere poi così tanto bene il nostro part- ner; cosa fare? No panic! Facciamo un lungo respiro e prima di pensare ed agire d’impulso cerchiamo di razionalizzare. Questo non è sufficiente? Viene in nostro aiuto Federica Bosco con il suo libro dal titolo “101 modi per riconoscere il tuo principe azzurro (senza dover baciare tutti i rospi)”. Vediamo alcune delle situazioni analizzate nel libro. Per ciascu- na delle ipotesi ho fatto un mini sondaggio/inchiesta su Stu- denti.it e ne sono uscite delle belle risposte. 1. Se la vostra relazione è tenuta nascosta Anche le più sicure arriveranno a chiedersi “Ma stiamo insie- me?”; partiamo dal presuppo- sto che quando una è innamo- rata non riesce a “vedere oltre” ed in un certo senso, tenderà ad accontentarsi anche per paura di perdere ciò che in quel momento lui le può dare. D’altro canto è altresì vero che lui (anche per una questione di “comodo”) tenderà ad argi- nare il problema e ad agire come se andasse tutto bene. Cerchiamo invece di capire i motivi che lo spingono a non vivere la storia d’amore “alla luce del sole”; i motivi possono essere i più disparati: - lui potrebbe stare con un’altra ed essere in procinto di lasciarla; - lui potrebbe essere uscito da poco da una lunga storia e non sentirsi ancora pronto per un nuovo legame impegnati- vo. Non poter conoscere i suoi amici, la sua famiglia, non poter passeggiare mano nella mano quando lo desiderate: siete in grado di accettarlo? La vostra tolleranza fino a che punto può spingersi? Lui non vi deve nascondere, vi deve far vedere a tutti: deve essere orgoglioso di voi e non vergognarsi. In molti, in questo caso, sono concordi nell’affermare che se una relazione è segreta è solo perché c’è un’altra; questo tipo di rapporto viene accettato fino a che non arriva il coinvolgi- mento mentale. 2. Se sta con un’altra Il triangolo andrebbe sempre evitato perché inevitabilmente una persona che soffre c’è e se lui al momento è combattu- to sul da farsi, non lascerà mai la fidanzata storica e a soffrire sarà “l’altra”. Siete disponibili ad accontentarvi dei ritagli o di non potergli telefonare quando magari ne avreste bisogno? Sì? Attente però a non soffo- carlo con continue richieste la cui risposta è scontata: voi avete accettato la situazio- ne e quindi dovrete pazien- tare che i tempi siano maturi. Se la risposta è invece “No”, fermatevi un attimo e chiedete- vi quali sono i pro e quali i con- tro di una relazione di questo tipo. D’accordo con lui starete bene, vivrete anche dei bellissi- mi momenti ma sempre e solo a metà: provate invece a chie- dervi come sarebbe la vostra vita con una persona tutta per voi. In questo caso Caspick (utente dei forum di Studenti.it, n.d.r.) afferma che certe emo- zioni, essendo giovani, vanno vissute soprattutto se c’è coin- volgimento fisico e mentale e che bisogna quindi asseconda- re certi istinti anche se si tratta di un triangolo. Divertente l’opi- nione di chi concede un mas- simo di dieci giorni, al termine dei quali pone lui di fronte ad una scelta: “O me o lei”. 3. Se ti chiede di cambiare All’inizio si cerca di guarda- re oltre i difetti che una per- sona può avere; col passare del tempo però lui potrebbe accusare il colpo e dirti che ci sono cose che gli hanno sem- pre dato fastidio ma che non ha mai avuto il coraggio di dirti. L’autrice suggerisce di pro- seguire per la propria strada; bisogna valutare anche quali sono le cose che lui ci chie- de di cambiare. Fradylan (altra utente dei forum di Studenti.it) dice che si può arri- vare a compro- messi, evitare di fare certe piccole cose, ma non arri- vare a stravolgere tutto quello che si è per adattarsi ad un’altra persona, perché evidente- mente non è lei che vuole. 4. Se ti paragona sempre alla sua ex Situazione pesan- te da sostenere; dovreste fargli capire che il pre- sente è una cosa ed il passato è sepolto e non ha senso parlarne; soprattutto per- ché mancherebbe di rispetto a voi. Parlarne va bene ma non bisogna oltrepassare il limi- te della pazienza. Qualcuno in que- sto caso afferma che forse lui è ancora innamora- to della sua ex e che la soluzione migliore è rappre- sentata dal dialogo: ottimo. Parlare aiuta sempre. 5. Se guarda continuamente le altre/Se fa tira e molla La prima può tranquillamen- te definirsi come una man- canza di rispetto: ovvio fino a che ci si limita a guardare va bene ma quando si è mano nella mano a passeggiare. In questo caso però anche noi guardiamo… Come per tante altre cose bisogna imparare a dosare e pesare i nostri gesti. Forse è colpa della gelosia, forse di un po’ di insicurezza ma in questo caso le ragaz- ze sembrano non perdonare il proprio ragazzo che si mette a guardare un’altra ragazza (con- tiamo fino a 20 prima di partire con attacchi che potrebbero essere privi di fondamento). 6. Un doveroso cenno al sesso - Se vi chiede di fare sesso con la vostra migliore amica/se non fa sesso con voi/se fa un filmino di voi 2 a letto e poi lo ritrova- te su Internet/se fa sesso non protetto per principio: tenetelo obbligatoriamente alla larga! E' divertente e forse un po’ uto- pico il decalogo che una ragaz- za ha stilato e che dovrebbe corrispondere al profilo del principe azzurro ideale (che ovviamente il principe azzurro non esiste. Ho scritto questo per ridere un po’ su un argomento che invece fa veramente soffrire in molte): alto bel fisico mediterraneo colto istruito simpatico dolce ma forte nello stesso tempo forte generoso buono con te e che non ti fac- cia stare male se lo trovi nella vita, hai fatto bingo!(caspick) C’è poi chi dice che “occhio d’affetto, non vede difetto”: ad affermarlo è sempre una ragaz- za. Già ma proprio per non voler vedere, spesso si ingoia- no tanti, troppi rospi. Ci meritiamo il meglio. In bocca al lupo! |33 32|

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SAN VALENTINO

SAN VALENTINO

A cura di Martina Braganti (da www.girlpower.it)

Mi è caduto l’occhio su un libro “leggero” ed ironico ma che può essere considerato come una guida utilissima per non soffrire di “mal d’amore”. E’ risaputo che durante una sto-ria possono sopraggiungere mille dubbi, ansie e perplessi-tà causati anche dal fatto che potremmo non conoscere poi così tanto bene il nostro part-ner; cosa fare?No panic! Facciamo un lungo respiro e prima di pensare ed agire d’impulso cerchiamo di razionalizzare. Questo non è sufficiente? Viene in nostro aiuto Federica Bosco con il suo libro dal titolo “101 modi per r iconoscere i l tuo principe azzurro (senza dover baciare tutti i rospi)”.Vediamo alcune delle situazioni analizzate nel libro. Per ciascu-

na delle ipotesi ho fatto un mini sondaggio/inchiesta su Stu-denti.it e ne sono uscite delle belle risposte.

1. Se la vostra relazione ètenuta nascostaAnche le più sicure arriveranno a chiedersi “Ma stiamo insie-me?”; partiamo dal presuppo-sto che quando una è innamo-rata non riesce a “vedere oltre” ed in un certo senso, tenderà ad accontentarsi anche per paura di perdere ciò che in quel momento lui le può dare. D’altro canto è altresì vero che lui (anche per una questione di “comodo”) tenderà ad argi-nare i l problema e ad agire come se andasse tutto bene. Cerchiamo invece di capire i motivi che lo spingono a non vivere la storia d’amore “alla luce del sole”; i motivi possono essere i più disparati:- lui potrebbe stare con un’altra

ed essere in procinto di lasciarla; - lui potrebbe essere uscito da poco da una lunga storia e non sentirsi ancora pronto per un nuovo legame impegnati-vo. Non poter conoscere i suoi amici, la sua famiglia, non poter passeggiare mano nella mano quando lo desiderate: siete in grado di accettarlo? La vostra tol leranza f ino a che punto può spingersi? Lui non vi deve nascondere, vi deve far vedere a tutti: deve essere orgoglioso di voi e non vergognarsi.In molti, in questo caso, sono concordi nell’affermare che se una relazione è segreta è solo perché c’è un’altra; questo tipo di rapporto viene accettato fino a che non arriva il coinvolgi-mento mentale.

2. Se sta con un’altra Il triangolo andrebbe sempre evitato perché inevitabilmente una persona che soffre c’è e

se lui al momento è combattu-to sul da farsi, non lascerà mai la fidanzata storica e a soffrire sarà “l’altra”. Siete disponibili ad accontentarvi dei ritagli o di non potergli telefonare quando magari ne avreste bisogno? Sì? Attente però a non soffo-carlo con continue richieste la cui risposta è scontata: voi avete accettato la situazio-ne e quindi dovrete pazien-tare che i tempi siano maturi. Se la risposta è invece “No”, fermatevi un attimo e chiedete-vi quali sono i pro e quali i con-tro di una relazione di questo tipo. D’accordo con lui starete bene, vivrete anche dei bellissi-mi momenti ma sempre e solo a metà: provate invece a chie-dervi come sarebbe la vostra vita con una persona tutta per voi. In questo caso Caspick (utente dei forum di Studenti.it, n.d.r.) afferma che certe emo-zioni, essendo giovani, vanno

vissute soprattutto se c’è coin-volgimento fisico e mentale e che bisogna quindi asseconda-re certi istinti anche se si tratta di un triangolo. Divertente l’opi-nione di chi concede un mas-simo di dieci giorni, al termine dei quali pone lui di fronte ad una scelta: “O me o lei”.

3. Se ti chiede di cambiare All’inizio si cerca di guarda-re oltre i difetti che una per-sona può avere; col passare del tempo però lui potrebbe accusare il colpo e dirti che ci sono cose che gli hanno sem-pre dato fastidio ma che non ha mai avuto il coraggio di dirti. L’autrice suggerisce di pro-seguire per la propria strada; bisogna valutare anche quali s o n o l e c o s e che lu i c i ch ie-de di cambiare. F r a d y l a n ( a l t r a utente dei forum di Studenti.it) dice che s i può arr i-vare a compro-messi, evitare di fare certe piccole cose, ma non arri-vare a stravolgere tutto quello che si è per adattarsi ad un’altra persona, perché evidente-mente non è le i che vuole.

4. Se ti paragona sempre alla sua exSituazione pesan-te da sostenere; d o v re s t e f a r g l i capire che il pre-sente è una cosa ed i l passato è sepolto e non ha senso par larne; soprattutto per-ché mancherebbe di rispetto a voi. Parlarne va bene ma non bisogna oltrepassare il limi-te della pazienza. Qualcuno in que-sto caso afferma che fo rse lu i è ancora innamora-to della sua ex e che la soluzione migliore è rappre-

sentata dal dialogo: ottimo. Parlare aiuta sempre.

5. Se guarda continuamente le altre/Se fa tira e mollaLa prima può tranquillamen-te definirsi come una man-canza di rispetto: ovvio fino a che ci si limita a guardare va bene ma quando si è mano nel la mano a passeggiare. In questo caso però anche noi guardiamo… Come per tante altre cose bisogna imparare a dosare e pesare i nostri gesti. Forse è colpa della gelosia, forse di un po’ di insicurezza ma in questo caso le ragaz-ze sembrano non perdonare il proprio ragazzo che si mette a guardare un’altra ragazza (con-tiamo fino a 20 prima di partire

con attacchi che potrebbero essere privi di fondamento).

6. Un doveroso cenno al sesso- Se vi chiede di fare sesso con la vostra migliore amica/se non fa sesso con voi/se fa un filmino di voi 2 a letto e poi lo ritrova-te su Internet/se fa sesso non protetto per principio: tenetelo obbligatoriamente alla larga!E' divertente e forse un po’ uto-pico il decalogo che una ragaz-za ha stilato e che dovrebbe corrispondere al profi lo del principe azzurro ideale (che ovviamente il principe azzurro non esiste. Ho scritto questo per ridere un po’ su un argomento che invece fa veramente soffrire in

molte): alto bel fisico mediterraneo colto istruito simpatico dolce ma forte nello stesso tempo forte generosobuono con te e che non ti fac-cia stare male se lo trovi nella vita, hai fatto bingo!(caspick)C’è poi chi dice che “occhio d’affetto, non vede difetto”: ad affermarlo è sempre una ragaz-za. Già ma proprio per non voler vedere, spesso si ingoia-no tanti, troppi rospi.Ci meritiamo il meglio. In bocca al lupo!

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SAN VALENTINO

PER LEI1. Per il 2008 Lindt fa del cuore il denominatore comune. Eleganti confezioni, piccoli oggetti come simboli dell’amore. Lattina crystal lindor, lattine cuore, orsi lindor, rosa lindor.2. Tutto il carattere C&B. Grintoso e sbarazzino ma dolce al tempo stesso. La cintura nella più nuova vernice illuminata da fibbia in sfavillante smalto rosso ovviamente a forma di cuore3. Mai come nel giorno degli innamorati è importante sentirsi belle e sensuali. Ecco che la lingerie si fa dolce e seducente con l’im-palpabile by MM Kitty.

PER LUI1. Per non farlo perdere e soprattutto farlo tornare sempre da te. Il primo e unico navigatore in grado di accompagnarlo nei percorsi a piedi sui sentieri di montagna. Ha anche un programma tutta dedicato agli Outlet, per non farsi scappare le offerte più vantag-giose…2. Per accantonare la gelosia almeno sulle piste regala al tuo lui un paio di bionde mozzafiato. E’ la nuova grafica degli sci propo-sti da Head perfetti per le acrobazie da freestyler. Un modo per allietare performance e sguardo.3. Uno zaino pensato per la vita di ogni giorno con tante tasche per contenere un po’ di tutto. Pratico e caldo il cappellino sportivo in maglia a coste con visiera rigida e para orecchi. Look sportivo e alla moda per il bomber in grado di affrontare le più rigide giornate invernali anche in città.

Amore. Potrei scriverci un libro. Per le innumerevoli forme che prende, per le miriadi di espressioni che si hanno, per quello che ci dà. Amore, la forza più grande che c’è. Di amore si vive e si muore, ci rende invincibili e felici, magari il giorno dopo cadiamo in depressione, ci passa la voglia di vivere. Incredibile che una cosa così intoccabile, così astratta, sia così incidente, così maledettamente padrona. A volte mi viene da pensare che amore sia solo un’egoistica necessità, un qualcosa che vogliamo dare per sentirci in qualche modo utili a qualcuno, e che se ricambiato può renderci davvero felice, una ragione per stare al mondo. A volte mi viene invece da pensare che amore sia solo illusione, la proiezione di quello che vorremmo nel corpo di qualcuno che ci piace. È così intoccabile l’amore che difficilmente se ne può parlare

con certezza, delineando cosa sia. Io per l’amore ci vivo, i periodi in cui non ne do e non ne ricevo, sono intrallazzi insipidi della mia vita, in cui resto in sospeso aspettando che tutto quel che ho dentro possa esprimersi. E poi quando l’amore c’è, mi sento davvero di volare, di poter spaccare le montagne, d’avere dentro una forza imbattibile. Vado in giro a testa alta, guardo tutti negli occhi, sono orgogliosa. Orgogliosa di me stessa e mi piace tenere forte la mia ragazza per mano, non per esibizionismo, ma perchè quell’unione mi dà la sicurezza di poter affrontare qualsiasi difficoltà. Ogni tanto ci penso alla formula che ti propongono al matrimonio “prometto di amarti e rispettarti in salute e in malattia”, ed è proprio con questa concezione che io vivo le mie storie d’amore, pronta a dare tutto, ad esserci in prima fila, sia nei periodi felici che in quelli tristi. A me si vede negli occhi quando sono innamorata, riesco a sorridere all’improvviso, e riesco a dare un senso a qualsiasi cosa mi accada attorno. L’amore è la scusa più bella per esser felice. Ed è anche la scusa più amara per esser tristi. Perchè ogni medaglia ha le due facce, e bisogna considerarle entrambi. Quante volte ammalata d’amore ho passato giorni grigi, specularmente contrari a quelli felici. Che ogni cosa perde senso, che ti sembra di non avere niente e non essere nessuno. Che non basta nessun amico, nessun sole, niente di niente. Hai solo la nostalgia di qualcuno, magari anche solo del rapporto che c’era, magari anche solo di quello che immaginavi. Eppure tutto questo si chiama amore. Amore, quello che sento la notte quando ti tengo la mano mentre dormi, e ti guardo negli spiragli di luce che entrano dalla serranda, perchè quando noi ci ritiriamo fuori è già giorno, e il tuo viso è poesia, e io ti accarezzo il sorriso e ti lascio un bacio sulle labbra, anche se non stiamo insieme, anche se la nostra storia è finita, l’affetto che provo per te lo posso ancora chiamare amore e la voglia di farti felice è sempre la stessa, ma mi sono resa conto che non ho bisogno di un’etichetta con su scritto che siamo una coppia, mi basta poterti proteggere, vivere e sape-re, senza urlarlo a nessuno, che c’è amore ad unirci e amore a salvarci. Devo ammettere che questa forma d’amore non l’avevo mai provata prima, non mi ci ero mai trovata, neanche immaginata. Fuori dall’ordinario, un po’ strano, ma comunque bello quest’amore in cui navighiamo senza pretese, quasi come sfruttandone la parte più pura, senza le gelosie, i litigi, senza il contorno che spesso rovina il contenuto. E quando S. Valentino si avvicina, io riesco a pensare che non ho bisogno di questo giorno per guardarti negli occhi e dirti in silenzio che ti amo, perchè lo faccio ogni giorno, perchè lo sai, non c’è necessità di spiegare, lo senti nella mia voce.

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SAN VALENTINO

di mosse su internet e ha parlato con qualche ragazzo che si esibiva per strada. Non so se io ci riuscirei mai

Kya

io sono una giocoliera ..... giocolo con palline, con diablo, con flower stick ( quando mi viene pure con il devil stick anche se con questo non sono molto brava !!) io adoro giocolare è troppo divertente e inolte fa divertire anche le persone che ti stanno guardando .... poi è

fantastico vedere lo stupure quando fai dei numeri un pò strani ...... i love juggle ....

shanelalle

Me la cavo discretamente col diablo, anche se non lo uso da una vita.Con le palline ne uso tre ma niente di speciale, solo la modalità classica, non ho mai ambito ad approfondire la cosa. Mi piacerebbe invece approfondire l’uniciclo.

Phobia

Io sono troppo imbranata per queste cose, però quando incontro un giocoliere osservo i suoi movimenti affascinata... Adoro gli artisti di strada, mettono un pò di colore al grigiore delle città!

Jasmine

sì io so fare con i pesciolini..i tiguido..le catene.. fico!e so far roteare 3 arance!ma ci tengo a precisare,sono hippy-chic non frik...! va beh sono un pò contorta ma mi conoscete... Beh, i

pesciolini,(chiamati qui da noi anche tiguido,che si utilizzano più o meno come le catene)sono 2 lacci lunghi che si tengono in mano e all’estremità hanno un contrappeso con attaccati dei nastri lunghi e colorati (sostiuiscono il fuoco quando utilizzi e accendi le catene) e poi facendoli roteare puoi fare delle evoluzioni molto carine!è davvero divertente e sono anche molto brava!e poi dicevo,che sono in grado di far roteare in aria anche 3 arance(palle da tennis quello

mi è capitato di vederli mentre si esibiscono ai semafori, sono fichissimi li avevo già visti a Barcellona

e mi piace che siano arrivati anche qui

kyara

tanta ammirazione x chi è capace, io non ci riuscirei mai

giro

Anche a me piace molto vedere gli artisti di strada mentre si esibiscono. Un mio caro amico, che ora è diventato molto bravo, ha cominciato da solo. Ha scelto il suo strumento e ha iniziato ad allenarsi per ore tutti i giorni e devo dire che i risultati si vedono

giar

io ho giocolato molto in passato: pallette, cerchi, clave, kiwido, devil stick, un pò di bastoni, palloncini...

...e qualcosina di equilibrismo e acrobatica... ...sempre da autodidatta... consigli? continuare a giocolare... ...ma se ti piace davvero, è un consiglio inutile perché quando inizi non smetti più :P

teo

mi sembra che a ferrara ci sia un mega raduno annuale

damxx

si, il busker festival...però bisogna

riuscire a farsi prendere, non possono andare lì tutti i giocolieri a pretendere di fare cappello sennò quelli che realmente ci vivono sopra non mangiano più nulla e il festival diventa brutto perché c’è troppa gente

teostudio

A me piacciono molto, soprattutto quando si esibiscono col fuoco Una mia amica ha iniziato da sola a giocare con le catene. Se le è costruite da sola e ha visto un po’

Siamo abituati a vederli agli angoli delle strade e delle piazze, allietano le nostre uscite serali e ci stupiscono con le loro performance. Sono professionisti provenienti da ogni parte del globo, si esibiscono montando i numeri più diversi e vivono di quel che raccolgono a fine spettacolo: sono i giovani artisti di stra-da. Toss Jungling, bouncing, con-tact juggling, kiwido, clave, torce, yo-yo, il diablo e le bolas sono solo alcuni degli strumenti che utilizza-no, mentre noi siamo lì, testa in su, stregati dalle loro kermesse. Dietro a tutto questo però, si nascondo-no una grande costanza e sacrifi-ci, fatti di ore e ore di esercizi, da autodidatta o appresi in scuole apposite, necessari per riuscire un giorno ad essere un vero arti-sta. Noi della Tribù siamo entrati in questo mondo indagandone le due anime: quella del giocoliere giramondo e autodidatta e quella dell’artista che lavora a ingaggio attraverso associazioni costitui-

te ad hoc. Rusbert è un ragazzo partito dal Sud Ameri-ca per girare il mondo con le sue clavette e la sua arte. L’abbiamo incontrato a Roma, mentre si esibisce davanti agli automobilisti bloccati dal semaforo. Sta lì, con la sua

aria serena e sorridente, e gioca quando è il suo turno. Aspetta all’an-golo dell’incrocio che scatti il rosso per le

macchine, prende i suoi attrez-zi e si esibisce finché non scatta di nuovo il verde. Così per tutto il pomeriggio, sempre col sorriso sulle labbra. Perché? Glielo abbia-mo chiesto: “la giocoleria è un’ar-te. È come vedere una bella ragaz-za alla televisione o un quadro che ti piace, è una cosa che ti fa star bene”. Rusbert viene dal Venezue-la e da cinque mesi vive in Italia. Sta girando il mondo e ci dice: “sono finito a Roma perché sono un artista di strada, un ‘trotamundos’. Vivo di questo perché mi piace. Mi esibisco ai semafori perché è un’alternativa, una cosa nuova. In Sud America si

usa molto farlo ai semafori, è normale, qui un po’ meno”. É sempre stato un giocoliere, è il suo modo di vivere e relazionarsi con gli altri: “è un tipo di arte che mi permette di comuni-care con le persone per la strada. Ti fa incon-trare la gente più diversa, ti puoi trovare a un semaforo, in una piazza, in qualunque luogo e lì conoscere qualcuno, parlarci, avere uno scambio”. Quello che caratterizza Rusbert e tutti gli artisti trotamundos è la volontà di conoscere e trasformare un tipo di arte sceni-ca in una parte fondante del proprio modo di vivere. Il suo approccio al mestiere può esse-re accomunato alla parte di artisti che discen-dono direttamente dagli anni ‘70 e dalle idee di quel periodo. “Io penso di essere un artista di strada fin da bambino, ho iniziato così per gioco, da solo. Uso le clavette, le pinze, un po’ di tutto. Niente è difficile se si vuole vera-mente. Però serve la costanza.” In questo mondo però non esistono solo i ragazzi come Rusbert, ovvero gli artisti a cap-pello, chiamati così per il copricapo rivoltato

in terra dove raccolgono i soldi degli spettato-ri, ma esiste una realtà ben organizzata che si avvale di associazioni e centri in cui imparare ed esibirsi come giocoliere. Alessio Michelot-ti della FNAS, Federazione Nazionale Arte di Strada, questa realtà la conosce molto bene. Infatti, da diversi

anni ormai, l’arte di strada si è data un’orga-nizzazione sempre più strutturata. Si orga-nizzano convention e manifestazioni in tutti i Paesi del mondo e nascono sempre più scuo-le ad hoc per chi vuole far sua questo tipo di espressione. Alessio ci dice: “il fenomeno del libero esercizio è uno degli aspetti dell’arte di strada, anche perché molti degli artisti che si esibiscono a cappello appartengono spesso a un circuito di appuntamenti in giro per l’Italia. Per cui, la figura bohemien dell’artista di stra-da è spuria di questo tipo di attività che inve-ce è molto regolare: quella a ingaggio. Que-sta idea non ha molto seguito perché piace di più l’idea dell’artista boehmien, ma in realtà una figura integra l’altra”. Anche quando si lavora regolarmente tramite associazioni, si continua, in genere, esibirsi in strada perché è un modo per conservare le proprie origini e mantenersi in allenamento. È una palestra per i nuovi spettacoli da preparare ed è anche una fonte di reddito, perché chi è bravo col cappello riesce quasi a eguagliare un ingag-

ti piace lA giocoleria?

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SìNoL'ho scopertA

da pocO

Non so chE sia

A cura di Flavia Grossi

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TROTAMUNDOS

Viaggio nelle due anime della Giocoleria: quella degli autodidatta e quella delle associazioni. C’è chi sceglie di fare

dell’arte di strada un vero e proprio stile di vita, i cosidetti “artisti da cappello” e c’è chi si organizza e lavora ad ingaggio.

Il guadagno a sorpresa è lo stesso

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Alessio Michelotti della FNAS Federazione Nazionale Artisti di Strada

50 artisti singoli e oltre 50 compa-gnie sono associate con la FNAS. Ma gli artisti operanti in italia pos-sono essere diverse migliaia. 2000 contandoli singolarmente

fuori e dentro le compagnie.I festival censiti da kermesse sono quasi 200. Potrebbero essere 300 le manifestazioni dedicate e 5 volte tanto le occasioni più varie nelle quali, all’interno di un evento di altra natura, è presente anche il teatro di strada.Il Festival che attrae il maggior numero di pubblico è il “Ferrara busker festival” con 800.000 visitatori nei 5 giorni di ago-sto in cui si svolge.Un altro primato è quello di “Mercantia” di Certaldo (FI): è il primo festival del cir-cuito in termini di spettatori paganti, con

45.000 biglietti venduti ogni anno (da 8 a 15 €).

Nel database sono censite 63 scuole e altri momenti formativi, ma si tratta più che altro

di insegnanti privati che offrono stages e pic-coli appuntamenti periodici offerti da enti vari.

Le scuole organizzate e “stabili” sono in tutto una dozzina e riguardano soprattutto le discipline cir-

censi e il teatro di figura. La prima regione per la for-mazione del settore è il Piemonte

Fonte: FNAS – Federazione Nazionale Artisti di Strada

dati

gio. Nono-stante il nostro immaginario sia col-pito maggiormente dall’incon-tro con gli artisti nelle piazze, esiste appunto una realtà molto variegata fatta di kermesse, oltre duecento in tutta Italia, dedicate al tea-tro di strada che sono organizzate per lo più dai Comuni e dalle Pro Loco. Continua Ales-sio: “per esempio a Ferrara si organizza un grande festival con più di 800.000 visitatori in cinque giorni e più di duecento compagnie che si esibiscono”. Questo mondo è talmen-te sfaccettato che le compagnie di artisti ne costituiscono una realtà ancora diversa: rara-mente si esibiscono a cappello e, alle spalle,

hanno un grande lavoro di organizzazio-

ne. Si concentrano soprat-tutto sulle esibizioni a ingaggio nei

festival dedicati o nelle feste cittadine. Tutto questo ci dimostra che dietro alle esibizioni che ammiriamo si nasconde un lavoro molto serio, fatto di disciplina e costanza e che, come ci spiega ancora Alessio, può iniziare nei modi più disparati. “Si comincia per moti-vi diversissimi, magari attraverso un incon-tro casuale con questo tipo di espressione artistica, che porta a non avere una grande formazione alle spalle e che generalmente si esprime con forme di giocoleria di base, come la statua o il mimo. C’è invece chi ini-

zia a frequentare le scuole e questo fa sì che si riesca a ottenere un’ottima preparazione”. Già, perché le scuole di questo tipo stanno aumentando notevolmente negli ultimi anni. Generalmente fioriscono nell’ambiente del nuovo “circo teatro” dove vengono insegnate le tecniche necessarie per arrivare a essere in grado di montare il proprio spettacolo. Per chi ha voglia di mettersi alla prova arriva una ras-sicurazione da Alessio: “se si è bravi è molto facile avere dei riscontri positivi, anche in un solo anno, se si riesce a farsi conoscere, è possibile ricevere molti consensi e diventare parte fondante del ‘giro’ di ingaggi”.

che ve pare).All’università impari a fare di tutto..ed è bello per questo!ma non mi metterei mai al semaforo!qualche festa di paese in compagnia perchè no..ma al semaforo è pietoso..no no.

claumoon

in mezzo al traffico mi rompono solo le p*** (oltre a farle girare con maestria)

oce dani

giovani artisti di strada che non fanno un c*** dalla mattina alla sera...

trevisorules

dal 20esimo al 30esimo anno d’età l’essere umano prova un profondo senso di vuoto dentro se stesso

punto

se io avessi la patente,probabilmente li investirei. Quellache

essere frik per molti è uno stile di vita...con le sue regole!siccome io me ne frego dei frik e non mi piace che devono per forza fare i trucidi per strada..mi dissocio dal loro stile di vita per molti motivi! ma non per questo non mi devono piacere alcune cose del loro mondo,tra queste mi piace

la giocoleria che trovo molto divertente!essere hippy chic significa..essere hippi chic!c’e poco da fare!in genere è uno stile contemporaneo con contaminazioni 60’-70’ che riprendono vagamente lo stile hippy londinese!dal momento che a me non piacciono gli eccessi,mi piace conoscere,lasciarmi contaminare da quello che mi piace senza pregiudizi,selezionare e metterci del mio.

clau

Qual è la formazione di un artista di strada?La formazione artistica comprende un mondo molto variegato perché si va dall’autodidatta a chi studia nelle scuole. Si è registrato un aumento di persone che si iscrivono nelle scuole anche se questa è una realtà un po’ particolare. Infatti, non esiste in Italia,

a parte il progetto di formazione nazionale della FNAS, una scuola appositamente strutturata per l’arte di strada, ma ce ne sono molte nell’ambiente del nuovo circo e del circo teatro, come la Flick e la scuola di circo di Torino, la piccola scuola di circo di Milano o il circo a vapore a Roma. Questi sono tutti momenti grazie ai quali, chi vuole fare un’attività come questa, riesce attraverso lo studio a montare i suoi spettacoli. Si può arrivare all’arte di strada anche attraverso corsi di teatro che privilegino l’espressione corporea e che ora stan-no diventando i nuovi standard della preparazione dell’attore.Gli artisti di strada lavorano da soli o attraverso organizzazioni?Il fenomeno del libero esercizio, come noi lo definiamo, è solo uno degli aspetti dell’arte di strada, perché anche chi ha molto “giro” si esibisce a ingaggio. L’attività libera, quella che vediamo per le stra-de, coincide con quella organizzata, nel senso che chi si esibisce a cappello partecipa anche alle kermesse organizzate. Anzi, in gene-re accade il contrario: artisti appartenenti a compagnie o in giro per delle manifestazioni, ne approfittano per esibirsi anche nelle strade. Inoltre, va ricordato che alle spalle delle esibizioni a ingaggio c’è die-tro una macchina organizzativa che, spesso, riunisce più artisti in una compagnia per sopperire a diversi problemi. L’attività di una compa-

gnia ovviamente è diversa da quella dell’artista che lavoro da solo, perché anche amministrativamente le condizioni sono diverse e più complesse.Chi sono gli artisti che vediamo per strada?In strada c’è un po’ di tutto, è molto facile incontrare l’autodidat-ta perché magari chi si è formato per bene lavora principalmente a ingaggio. Ma non mancano anche tanti professionisti che si esibi-scono liberamente e, devo dire, che quando alle spalle di un’esibizio-ne c’è una buona formazione, la differenza si vede e la gente riesce a coglierlo. Poi, ci sono i giovani che iniziano e le ossa se le fanno in strada, anche perché la reazione del pubblico è un ottimo test. Inol-tre, se un autodidatta ha voglia di colorare il pomeriggio di una città, non vedo perché non debba farlo.Quali sono le caratteristiche delle manifestazioni organizzate?Noi censiamo oltre 200 manifestazioni che sono dedicate al teatro di strada. Gli eventi specifici sono organizzati in genere da enti locali, anche se non mancano i soggetti privati che diventano organizza-tori e che lavorano in sintonia con le città. Nella maggior parte dei casi, questi eventi avvengono nelle città medio-piccole o in alcuni capoluoghi. A Mercanzie di Certaldo registriamo 5000 spettatori che pagano un biglietto che costa come quello del cinema; ci sono 50 compagnie ogni sera. Sono eventi che si sono evoluti nel tempo per-ché sono iniziati 20 anni fa e presentavano uno spaccato molto più artigianale del settore mentre ora puntano a presentare interventi di qualità, ovvero di un teatro di strada professionale.

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Carta CantaSe la vita è arte e tutto ciò che ci circonda è design ogni momento è buono per dare vita ad un’opera d’arte. I block notes, le Moleskine, i fogli per gli appunti diventano allora strumenti indispensabili.Un’artista che si definisca tale non può non averne uno sempre dietro, per fermare un’immagine e creare un’istantanea, per fissare per sempre il pensiero artistico nell’atto della creazioni

Ora si chiamano Sketchbook

Avete presente i disegni che si fanno mentre si parla al telefono, si gioca ad un più o meno noioso gioco da tavola, si ascoltano i genito-ri che urlano e la testa vola altrove?Tutti prima o poi lo abbiamo fatto. Da piccina mi dilettavo a disegna-re paesaggi campestri, montagne innevate, spiagge e mari aperti. I risultati che ve lo dico a fare son sempre stati orribili, così ultimamen-te ho ripiegato in più semplici cuoricini e fiorellini, stelline e al massi-mo un aquilone. Sempre meglio di niente.Ma se c’è chi non può (io), c’è sempre chi può (loro). L’artista è tale non solo nell’atto di creare la sua opera d’arte ma anche nella vita di tutti i giorni. Sia quando alza gli occhi ad osservare il mondo cercando di trarne ispirazione sia quando li tiene bassi sulla sua Moleskine, block notes o più semplicemente quaderno degli appunti. Gli schizzi di questa gente “illuminata” che ve lo ridico a fare sono tanta roba. Picco-li capolavori in miniatura (perchè iscritti massimo in un A4) e spen-nellate di sapienza grafica in bianco e nero che spesso rimangono imprigionati sul foglio di carta ma tante volte sono la base per future opere artistiche.Da qualche tempo gli artisti hanno deciso di nobilitare i loro quaderni di schizzi, che si chiamano Sketchbook, pubblicandoli nei loro por-tfoli on line.Ora c’è addirittura chi ne ha raccolto una selezione in un volume da urlo. "Street Sketchbook", edito da Ippocampo e curato da Tristan Manco

contiene una miriade di immagini proventienti da centinaia di Sketch-book di 60 artisti contemporanei provenienti dal design, l’illustrazione pura, il writing. Per molti di essi viene mostrata anche la realizzazione “su strada” dei disegni creati in prima istanza sui loro Sketchbook, a dimostrazione di quanto questi fogli siano laboratorio e luogo di cre-azione di veri e propri capolavori.Abbiamo sentito uno dei protagonisti del volume, artista scelto quasi per caso dall’autore di "Street Sketchbook": “Non so come e cosa abbia portato Tristan Manko a contattarmi. Ero all’estero e mi è arri-vata un e-mail. Il progetto del libro "Street Sketchbook" mi è sem-brato subito molto interessante e molto aderente a quello che faccio. Così ho inviato gli sketch più recenti, più freschi di penna proprio durante la preparazione del libro”. A parlare è Hitnes (www.hitnes.org), artista romano diplomato all’Isti-tuto Europeo di Design. Dopo anni di intensa attività, di mostre personali e collettive in tutto il mondo, la pubblicazione su "Street Sketchbook" insieme alla par-tecipazione alla recente mostra Pop Invadertz (Tribù 43) lo portano alla ribalta ma la sua carriera come ci racconta lui stesso è un susse-guirsi di riconoscimenti: “Sono stato invitato a conventions e perfor-mance, Meeting of Styles 01\02\03\04\05\06 in Germania, Belgio, Fillandia e Italia. I miei lavori sono in diverse pubblicazioni in Germa-nia (“Fadeings” by Sigmund Shlee), Francia (“Languages de rue ”by graffit), Spagna (“allergia”), Belgio (“Gros Mots” by Gregorio Decock), nel libro “Graffiti world” di Nicolas Ganz”. La più recente è ovviamen-

te “Street Sketchbook” di Tristan Manco”. “Il volume caratterizzato dagli angoli smus-sati di Street Sketchbook offre un ottimo panorama del disegno europeo e interna-zionale, portando il “guardator-lettore” in un particolare angolo della grande stanza della nuova grafica, forse una dei più impolverati! Aver mantenuto le pagine del libro realmen-te usate, permette la reale visione di ciò che è stato pubblicato”, dice Hitnes del lavoro di Manco.Uno sguardo privilegiato dunque sul materiale grezzo che costituisce la base per futuri capolavori ma anche semplicemente l’opportunità di conoscere i pensieri, le ispirazione, le fantasie (illustra-te) di menti creative. “Per me Il book è un rifugio per studi e annotazioni, per le idee “più veloci” e incomplete, per quelle più precise e maniacali, è un diario e un antistress. E’ una raccolta di ricordi”, ci dice Hitnes. Che quindi dichiara, a differenza di altri artisti rac-colti nel volume, di fare dello Sketchbook un

uso molto personale, pri-vato e intimo: “Il caso ha voluto che il book sia una parte integrante del mio “lavoro d’ar-tista” ma come creatura a sé. Generalmente è raro che lo utilizzi come base per la pro-get- tazione dei

miei lavori”, continua.Solo Diario personale dunque. Ma se noi comuni mortali usiamo la

penna o matita e il foglio di carta per scrivere, in maniera molto terra terra e

diciamocelo un po’ squallida le nostre emozioni, Hitness e gli altri questi stessi

modi di sentire li rendono con disegni bellis-

simi, perchè si sa spesso un’immagine è più significativa di mille parole.Un lavoro comunque certosino quello di Hit-ness che porta avanti la raccolta dei suoi pensieri disegnati da sempre, tanto da ren-dere i fogli di carta testimoni di vita: “Da pic-colo ero appassionato di mostri e animali, ho iniziato a riempire i fogli bianchi di casa, poi sono passato ai fogli sui banchi di scuola fra versioni, esercizi e tutto il resto. Poi i fogli si sono spostati sui banchi dell’Università per rimanerci pochissimo. Dunque sono fuggito con i fogli e li ho portati in giro per il mondo. Continuando a girare ho però deciso di “uti-lizzarli”, e mi sono iscritto, insieme ai miei fogli, ad un corso di illustrazione per pren-dere un “foglio” più importante. Ottenuto il “foglio” ho continuato a riempire fogli per me e per gli altri, come sto facendo anche oggi. Dal 2000 ho smesso di conservare i fogli volanti e sono passato ai volumi rilegati. L’importante è non smettere mai di “riempire fogli”. E a questo è servito lo Sketchbook.

ci dice Hitness: “Sto portando avanti diversi progetti, tante cose con una sola testa

possono forse essere considerate come un unico grande “lavoro”!

La JELLYFISHproductionz: un laboratorio serigrafico

specializzato in stampa d’autore su diversi supporti dalla carta

alla stoffa, dal pvc alla tela.

www.jellyfish-art.comE diverse idee per l’editoria e nuovi

progetti di muralismo

L’artista secondo Hitnes..…ogni cervello ha limiti e valori. L’artista è chi riesce a strizzare dal proprio cervello delle idee bagnando qualsiasi superficie. Nel nostro tempo la fruizione di superfici bagnate e intrise è sempre più controllata dalle leggi del mercato, e non da i nostri stessi cervelli

flash

rumors

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A cura di Giulia Serventi Longhi

ESpriMi uNA LAMpAdA! QuEStA LAMpAdA NON hA dESiGN. LA SuA FOrMA è CONtENutA NELLO SpAziO iNtOrNO Ad ESSA. StA A tE trOvArLA, COStruirLA, diSEGNArLA, COLOrArLA. QuEStA LAMpAdA NON hA idEA, è idEA ESSA StESSA. tu puOi iNvENtArLA E rEiNvENtArLA. QuEStA LAMpAdA NON ESiStE

A cura di Gianluca Vitiello

Di sicuro è l’oggetto di design più cool e innovativo del momento, si chiama Kreaton ed è la lampada che piace a tutti, progettata da un giovane designer italiano Sergio Nava e supportata da tutto il team NTT. L’idea dei quattro ragazzi di NTT è di creare uno spazio dove i giovani possano concretizzare in maniera creativa le proprie idee, per tendere ad un unico scopo comune : “essere unici ed originali”.Kreaton sta facendo impazzire appassionati di design, cool hunter, semplici curiosi e creativi di tutto il Mondo.KREATON è una lampada che cambia il modo di vedere la luce

e permette ad ognuno di dar forma e colore all’illuminazione dei propri desideri, per ritornare a giocare con la fantasia.

Centinaia di pezzi da assemblare e incastrare, con colori diversi che propagano luce, energia, creatività.Kreaton fa tornare bambini, ci proietta dentro un mondo

luminoso e felice, un mondo costruito con la nostra immaginazione.

Per capire meglio di che stiamo parlando vi linkiamo il

sito di Kreaton, dove potete vedere cosa Kreaton è e

soprattutto cosa Kreaton può diventare. Chiudete gli occhi, e

accendete la luce di Kreaton.www.kreaton.it

KrEAtON

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SONDAGGIO

SI

NO

51%

49%

SI

NO

52%

48%

MArCO 25 anni

pESArO (EX) LiCEO ArtiStiCO di urBiNOHo uno stile semplice, non troppo impegnativo, comunque sempre un po’ fighettino. Non saprei darmi un’etichetta e non me ne hanno mai affibiate. Sono abbastanza comune anche se un po’ trendy (sarà che le due cose si sovrappon-gono n.d.r.). Per eleganza jeans e camicia aperta, in generale casual, per la sera cerco di essere un po’ più decente jeans e maglietta attillata, che arrivi pari pari con la cinta in modo che resti in mostra. Non ho uno standard di magliette, possono essere di molti generi, con le stampe, collo a v, più strette, con scritte, qualsiasi genere. Colori predominanti il bianco e il nero (vi giuro che non si sono messi d’ac-cordo gli intervistati n.d.r.) e il celeste, off-limits invece colori come il verde,

il giallo, il rosa. Curo gli accessori, metto cinture, ne ho varie, mi metto degli anelli... sto attento anche agli abbinamenti, significa che se la scarpa è nera devo avere indosso anche qualcos’altro dello stesso colore. In relazione alle mode non è che le seguo, affatto, però è ovvio che tirando uno sguardo in giro si viene sempre condizionati nel vestire, da ogni moda poi uno può cogliere qualcosa, che si tratti di abbigliamento o anche il taglio di capelli, si attinge sempre da quello che uno ha attorno. Teoricamente sono dell’idea che bisogna stare comodi più che belli, però spesso mi ritrovo a “sacrificar-mi” stando un po’ meno comodo per stare meglio esteticamente.Non uso assolutamente nè borse nè zaini, va tutto dentro le tasche, anche d’estate. D’inverno sono un po’ differente che d’estate, coprirsi vuol dire anche stare più comodo e potermi mettere felpe un po’ larghe, d’estate stando con meno cose indosso sono un poco più trendy.Scarpe sono sempre da ginnastica che siano Nike, Puma.. mi piacciono di più, sono più comode. Un accessorio a cui non posso fare a meno è il pier-cing al labbro, che mi unisce a una mia amica, ce lo siamo fatti insieme; un indumento invece, direi jeans, non vado mai in giro senza.

CAGLiAri LiCEO LiNGuiStiCO ELEONOrA d'ArBOrEAParlare del mio stile.. mmm.. tendenzialmente è sportivo, magari si può definire casual: mi metto di regola jeans, t-shirt, canottiere o camicie, tutto comunque dipende

dalla situazione. Non seguo particolarmente le mode.. e neanche le grandi firme, salvo che non sia qualcosa che

mi piaccia a priori, mi metto sempre comunque cose che fac-ciano stare bene a me a prescindere che siano firmate o no,

devo trovarmici a mio agio. Non sono scettica nei confronti di chi si veste griffato, posso al massimo giudicarla una scemenza se poi gli indumenti che hanno non gli stanno bene e li tengono solo per la marca; se invece lo fa

per una questione di estetica poichè gli stanno effettivamente bene e si adat-tano alla loro persona va benissimo.Colori predominanti non è che ci siano, forse il nero e il bianco, certo è che d’estate mi vesto più colorata, magari d’inverno sono più scura. Non metto mai il rosa. Di giorno per una qualsiasi giornata indosso jeans, maglietta e fel-pa o maglioncino, la sera per andare a ballare sempre jeans ma non per forza, può essere anche un altro pantalone però cerco di trovare una maglietta che sia particolare, tagliata in modo diverso dal solito. Per un occasione particolare magari sono sempre casual leggermente più elegante, cerco di abbinare le cose con più eleganza. Prima indossavo accessori tipo cinture, bracciali, ora no.. ma non li disprezzo affatto, mi capita ancora di metterli ogni tanto. Non uso borse, a parte per andare all’università che uso una borsa a tracolla. Non metto gioielli. Curo molto gli abbinamenti dei colori, se mi metto delle scarpe blu non metto del marrone altrove però non a livelli di fissazione di mutande, reggiseno, calzini, come fanno in molti. Non esco mai senza la mia collanina perchè ha un significato particolare e se c’è una cosa a cui rinuncio difficilmen-te sono i jeans. Come scarpe? Addicted to Converse.

ALESSANdrA

21 anni

COOL FACES

Semplice e pratico dev'essere l'abbigliamento per Alessandra

che sceglie il bianco e il nero, non usa + bracciali, gioielli (esclusa una collanina) e cinture e mai le

borse. Non rinuncia ai jeans e alle converse. Marco è invece (un po') + trendy. Decente con magliette

di tanti colori (eslcusi il verde, il giallo, il rosa). Non può fare a meno

di jeans e il piercing al labbro /simbolo di amicizia)

FASHION

TI PIACEIL LOOK DI,

ALESSANDRA?

TI PIACEIL LOOK DI

MARTINA?

CONVERSEADDICTED

TRENDY(UN PO')

SONDAGGIO

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LO STILE SECONDO...Alessandra e MarcoA cura di Valentina Grispo

SMSIndubbiamente i collari e le borchie ai polsi, non tralasciando le cuffie Dolce & Gabbana e

i pastrani color marrone scuro, trovo che siano sempre di moda. Tra gli accessori trovo che gli mp3 e gli ipod siano ormai entrati nel quotidiano uso di noi giovini,

anche se devo ammettere che io personalmente non ne faccio uso in quanto io sono più per il caldo e rustico suono degli LP, il vinile che sta tornando sempre più di moda fra i giovini

mrUrgando

anni 80 e mods rulezzanoredemption81

Ecco cosa fa tendenza:pensare con la propria testa fregandosene delle cose che la societa’ ci impone di seguire per essere alla moda

sdoing

Quindi tornano di moda i paninari, col Moncler, le Timberland, il cinto El Charro e le calze a rombi? Trooooppo giustoooo!

rondinella2006

Cuiè, guarda, qui da me le maglie a righe tirano una cifra..cioè vanno tantissimo!! Invece i quadri e i rombi sono talmente Oouuuut! Per niente fescion...

lorenzo2787

a me piace seguire la moda e vestirmi bene!

Bambola6787

L’inversione dei ruoli piace ai protagonisti della nostra rubri-ca, così come la moda maschile piace ed intriga paradossalmen-te come arma di seduzione tutta femminile. Non è raro infatti che sex symbol posino per l’obiettivo di fotografi in maniche di camicia e blazer e che fashion designer includano nelle loro collezioni pezzi del guardaroba di Lui, ria-dattati per le esaltare le forme femminili. Non è infatti un caso che anche l’ex enfant prodige della moda John Galliano, abbia ceduto al fascino dello smoking declinato al femminile che ha spopolato sulle passerelle pri-

maverili della maison parigina Dior. La verità è che nel gioco degli opposti, il look men inspired è un esca-motage, un diversivo che spezza la routine dei look, vivacizza lo stile e diverte. Non c’era migliore presen-tazione di questa per introdurre lo stile di Alessandra che posa davanti al nostro obiettivo indos-sando una camicia blu notte portata fuori dai jeans e giubbot-to in pelle da biker che rievoca lo stile alla James Dean. Anche nei dettagli Alessandra sceglie di assecondare una tendenza tutta al maschile, quella dell’under-wear a vista con boxer in coto-ne che fa capolino dal denim che fa riaffiorare alla memoria quello preferito del personaggio di Carrie, alias Sarah Jessica Parker, in diverse puntate del serial tv Sex and the City. Dopo questa digressione è sull’ hai-rstyle di Alessandra che è d’ob-bligo soffermarsi: corto, sfilato, moderno ed essenziale, la scel-ta di un taglio di capelli denota il carattere e la personalità di chi lo sfoggia e Alessandra optan-do per questo stile alla garçon-ne simile a quello della nota top model Agyness Deyn, dimostra

di saper osare senza piegarsi ai clichè che vogliono la femminilità dettata da chiome fluenti. Per lei unico monile la collana corta con ciondola in acciaio ed il piercing. Non è facile reggere il confronto con Alessandra, ma Marco nella sua semplicità ha le idee chia-re: cappellino modello baseball,

t-shirt manica lunga stile rugby e tutto, dalla scarpe alla cintura perfettamente in tinta, nei toni del bianco e del nero. Anche per lui sono i capelli a fare la diffe-renza, con il ciuffo extralong che accenna vagamente ad uno stile Emo, senza dimenticare i pier-cing: ben tre!

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