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Periodico della Federazione Impiegati Operai Metallurgici di Bologna 1 Notizie Bologna Anno XXI, Numero 1 gennaio/febbraio 2006 Supplemento al n. 1 di Fiom Notizie, della Federazione Impiegati Operai Metallurgici Periodico Bimestrale - Anno XX Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 5276 del 26 giugno 1985 Direttore Responsabile Remigio Barbieri Foto tratte da: Archivio storico Fiom Bologna Impaginazione e stampa LITOSEI s.r.l. OFFICINE GRAFICHE Via Rossini, 10 - Rastignano (BO) www .litosei.com Elaborazine dal progetto grafico di Giancarla Scotta www.fiom-bologna.org e-mail: [email protected] Chiuso in redazione il 24 ottobre 2005 FIOM Bologna - Amministrazione via Marconi 69, Bologna • tel. 051.24.82.19 Sedi decentrate: SANTA VIOLA Via del Giglio, 7 Tel. 051.314.52.11 ROVERI Via del Fresatore, 9 Tel. 051.53.20.53 CASALECCHIO Via Ronzani, 3/2 Tel. 051.57.42.92 BUDRIO • Via Martiri Antifascisti 52/54 Tel. 051.692.30.11 S.GIOVANNI IN PERSICETO • Via Marconi, 26 Tel. 051.82.11.55 FUNO • Via Galliera n. 62 Tel. 051.865.85.11 MONTAGNA • Via Borgolungo, 64 Porretta Terme (BO) Tel. 0534.23.000 I METALMECCANICI HANNO IL CONTRATTO Dopo oltre un anno dalla scadenza del rinnovo del biennio economico del CCNL è stato raggiunto l’accordo. Sono stati mesi difficili, di grande scontro, di grande attacco alla ca- tegoria da parte di Federmeccanica. Sono stati mesi di straordinaria mobilitazione e partecipazione, di cui gli articoli che seguono sono testimonianza consapevole ed orgogliosa. Rinnovato il contratto per il biennio economico Le impressioni e i commenti dai delegati Differenze da valorizzare, discriminazioni da eliminare… SPECIALE VIII Congresso Territoriale Fiom-Cgil di bologna Legge 194: anche noi a Milano Gli anni difficili Perché impegnarsi per il Referendum Costituzionale ... Ancora contro la direttiva Bolkestein, ancora manifestazioni per modificarla 7 7 6 6 3 2 1 SOMMARIO I GIOVANI, LE LOTTE: E FINALMENTE ... STEFANO RUGGENINI - DELEGATO FIOM-CGIL MAGNETI MARELLI P er dare un giudizio sulla conclusione del- la vertenza occorre equilibrio senza farsi tra- scinare da facili trionfali- smi che sono fuori luogo. Cedere ai trionfalismi è un errore perché i contenuti non sono esaltanti (l’ap- prendistato in primis) se considerati al di fuori del processo reale. Ma è solo in- quadrando la battaglia in un più ampio quadro politi- co che è possibile giudicarla. La chiave di lettura della vertenza è come essa si è sviluppata, come si è arrivati al risultato finale. Solo attraverso questo percorso si può dare un giudizio mi- surato e nel complesso soddisfacente sulla vertenza. Obiettivo dichiarato di Federmeccanica era di indebo- lire il contratto nazionale, utilizzando vari argomenti: il mancato recupero salariale, la flessibilità unilatera- le, cancellare ogni potere contrattuale delle RSU. L’attacco di Federmeccanica è stato respinto, il ten- tativo di umiliare i lavoratori è fallito e possiamo se- renamente affermare che i lavoratori metalmeccanici hanno ancora un contratto nazionale. Abbiamo ottenuto meno di quello che volevamo, ma è di più di quello che voleva darci Federmeccanica. È Segue in ultima pagina «… CI SCUSIAMO, MA DOVETE CAPIRE…» GERMANO PIANI - DELEGATO FIOM-CGIL CESAB CARRELLI ELEVATORI È vero! Le Tute Blu non sono una categoria di Lavoratori fra le tante, sono “gli Operai”, con un corpo e una mente, … sì una mente! All’inizio del secolo scorso un ingegnere americano, tale Frederich Taylor, teorizzò la divisione del lavoro in un principio che recita più o meno così: “chi usa le braccia per il lavoro non deve pensare a quello che fa”, definendo una netta divisione fra esecuzione e pro- gettazione, quest’ultimo compito riservato alle dire- zioni aziendali. Questa teoria, meglio conosciuta come “Taylorismo”, veniva applicata nel 1913 nelle officine automobilistiche fondate a Detroit da Henry Ford. Nasceva così la catena (o linea) di montaggio. Un bel film del 1936, “Tempi Moderni”, riassume in modo eccellente quel nuovo sistema produttivo in cui Charlot impazzisce a causa dei ritmi insostenibili im- posti alla catena. Nel tempo, i metalmeccanici hanno spesso provato a ridurre gli effetti negativi del lavoro a catena e dei la- vori insignificanti con la volontà di introdurre in fab- brica la possibilità di pensare, di coltivare la mente. Hanno respinto questo disegno rivendicando la possi- bilità di specializzarsi, di non accettare la logica della velocità con cui muovere le braccia per non perdere il “pezzo che avanza” sulla catena. Hanno scioperato. C’è chi pensa che il metalmeccanico sia una figura del passato, ma la sua conoscenza non può essere trasfe- rita ai robot; è allenato a distinguere ciò che non fun- Segue in ultima pagina Segue in ultima pagina GLI INFORMATICI INSIEME AGLI OPERAI SABATINO GALLOTTA - DELEGATO FIOM-CGIL N.C.H. C ontratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori. Metalmeccanici. Questo nome fa parte della nostra memoria storica. Chi non ricorda i tele- giornali a ora di cena (in bianco e nero per i più “grandi”, già a colori per i più “piccoli”) in cui si parlava del Contratto dei Metalmeccanici. Degli operai. Poi, non si sa bene come, dopo un po’ di anni, ma- gari da diplomato o laureato, trovi lavoro per esem- pio in un’azienda informatica e tra le cose che firmi al momento dell’assunzione forse non fai caso che nel tuo contratto di lavoro c’è una sigla, all’interno di una frase apparentemente asettica: “…il presen- te contratto fa riferimento al CCNL del settore me- talmeccanico” (l’ultima parola può essere sostituita da “industria”, ma il concetto non cambia). Chissà cosa vuol dire… “io ho contrattato il mio stipendio con chi mi sta assumendo, magari anche qualche benfit… mah, saranno formalismi di legge…”. Per molti di quelli che lavorano nell’informatica, è di questo tipo il primo approccio al proprio contratto nazionale. Per di più si tratta di impiegati con in- quadramenti alti…si entra di 5°, quindi la normali- tà è essere di 6° o di 7° livello. E per questi molti, le vicende dei metalmeccanici, le loro vertenze, le loro lotte sono qualcosa di distante, da guardare nel migliore dei casi con gli occhi di chi si interessa cul- turalmente a ciò che accade nel proprio paese.

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Pe r i o d i c o d e l l a F e d e r a z i o n e I m p i e g a t i O p e r a i M e t a l l u r g i c i d i B o l o g n a

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NotizieBologna

Anno XXI, Numero 1

gennaio/febbraio 2006

Supplemento al n. 1 di Fiom Notizie, dellaFederazione Impiegati Operai Metallurgici

Periodico Bimestrale - Anno XX Autorizzazione del Tribunale di Bologna

n. 5276 del 26 giugno 1985

Direttore Responsabile Remigio Barbieri

Foto tratte da: Archivio storico Fiom Bologna

Impaginazione e stampa LITOSEI s.r.l. OFFICINE GRAFICHE

Via Rossini, 10 - Rastignano (BO)www.litosei.com

Elaborazine dal progetto grafico di Giancarla Scotta

www.fiom-bologna.orge-mail:

[email protected]

Chiuso in redazione il 24 ottobre 2005

FIOM Bologna - Amministrazionevia Marconi 69, Bologna • tel. 051.24.82.19

Sedi decentrate:SANTA VIOLA • Via del Giglio, 7

Tel. 051.314.52.11ROVERI • Via del Fresatore, 9

Tel. 051.53.20.53CASALECCHIO • Via Ronzani, 3/2

Tel. 051.57.42.92

BUDRIO • Via Martiri Antifascisti 52/54Tel. 051.692.30.11

S.GIOVANNI IN PERSICETO • Via Marconi, 26Tel. 051.82.11.55

FUNO • Via Galliera n. 62Tel. 051.865.85.11

MONTAGNA • Via Borgolungo, 64Porretta Terme (BO)

Tel. 0534.23.000

I METALMECCANICI

HANNO IL CONTRATTODopo oltre un anno dalla scadenza del rinnovo del biennio economicodel CCNL è stato raggiunto l’accordo.Sono stati mesi difficili, di grande scontro, di grande attacco alla ca-tegoria da parte di Federmeccanica.Sono stati mesi di straordinaria mobilitazione e partecipazione, di cuigli articoli che seguono sono testimonianza consapevole ed orgogliosa.

Rinnovato il contratto per il biennio economicoLe impressioni e icommenti dai delegati

Differenze da valorizzare,discriminazioni daeliminare…

SPECIALE VIII CongressoTerritoriale Fiom-Cgil dibologna

Legge 194: anche noi a Milano

Gli anni difficili

Perché impegnarsi per il ReferendumCostituzionale ...

Ancora contro la direttiva Bolkestein,ancora manifestazioni per modificarla

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2

1

SOMMARIO

I GIOVANI, LE LOTTE:

E FINALMENTE ...

STEFANO RUGGENINI- DELEGATO FIOM-CGIL MAGNETI MARELLI

Per dare un giudiziosulla conclusione del-la vertenza occorre

equilibrio senza farsi tra-scinare da facili trionfali-smi che sono fuori luogo.Cedere ai trionfalismi è unerrore perché i contenutinon sono esaltanti (l’ap-prendistato in primis) se

considerati al di fuori del processo reale. Ma è solo in-quadrando la battaglia in un più ampio quadro politi-co che è possibile giudicarla. La chiave di lettura della vertenza è come essa si èsviluppata, come si è arrivati al risultato finale. Soloattraverso questo percorso si può dare un giudizio mi-surato e nel complesso soddisfacente sulla vertenza.Obiettivo dichiarato di Federmeccanica era di indebo-lire il contratto nazionale, utilizzando vari argomenti:il mancato recupero salariale, la flessibilità unilatera-le, cancellare ogni potere contrattuale delle RSU. L’attacco di Federmeccanica è stato respinto, il ten-tativo di umiliare i lavoratori è fallito e possiamo se-renamente affermare che i lavoratori metalmeccanicihanno ancora un contratto nazionale.

Abbiamo ottenuto meno di quello che volevamo, maè di più di quello che voleva darci Federmeccanica. È

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«… CI SCUSIAMO,

MA DOVETE CAPIRE…»

GERMANO PIANI- DELEGATO FIOM-CGIL CESAB CARRELLIELEVATORI

Èvero! Le Tute Blu non sono una categoria diLavoratori fra le tante, sono “gli Operai”, con uncorpo e una mente, … sì una mente!

All’inizio del secolo scorso un ingegnere americano,tale Frederich Taylor, teorizzò la divisione del lavoro inun principio che recita più o meno così: “chi usa lebraccia per il lavoro non deve pensare a quello che fa”,definendo una netta divisione fra esecuzione e pro-gettazione, quest’ultimo compito riservato alle dire-zioni aziendali. Questa teoria, meglio conosciuta come“Taylorismo”, veniva applicata nel 1913 nelle officineautomobilistiche fondate a Detroit da Henry Ford.Nasceva così la catena (o linea) di montaggio.Un bel film del 1936, “Tempi Moderni”, riassume inmodo eccellente quel nuovo sistema produttivo in cuiCharlot impazzisce a causa dei ritmi insostenibili im-posti alla catena.Nel tempo, i metalmeccanici hanno spesso provato aridurre gli effetti negativi del lavoro a catena e dei la-vori insignificanti con la volontà di introdurre in fab-brica la possibilità di pensare, di coltivare la mente.Hanno respinto questo disegno rivendicando la possi-bilità di specializzarsi, di non accettare la logica dellavelocità con cui muovere le braccia per non perdere il“pezzo che avanza” sulla catena. Hanno scioperato.C’è chi pensa che il metalmeccanico sia una figura delpassato, ma la sua conoscenza non può essere trasfe-rita ai robot; è allenato a distinguere ciò che non fun-

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GLI INFORMATICI

INSIEME AGLI OPERAI

SABATINO GALLOTTA- DELEGATO FIOM-CGIL N.C.H.

Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori.Metalmeccanici. Questo nome fa parte dellanostra memoria storica. Chi non ricorda i tele-

giornali a ora di cena (in bianco e nero per i più“grandi”, già a colori per i più “piccoli”) in cui siparlava del Contratto dei Metalmeccanici. Deglioperai.Poi, non si sa bene come, dopo un po’ di anni, ma-gari da diplomato o laureato, trovi lavoro per esem-pio in un’azienda informatica e tra le cose che firmial momento dell’assunzione forse non fai caso chenel tuo contratto di lavoro c’è una sigla, all’internodi una frase apparentemente asettica: “…il presen-te contratto fa riferimento al CCNL del settore me-talmeccanico” (l’ultima parola può essere sostituitada “industria”, ma il concetto non cambia). Chissàcosa vuol dire… “io ho contrattato il mio stipendiocon chi mi sta assumendo, magari anche qualchebenfit… mah, saranno formalismi di legge…”.Per molti di quelli che lavorano nell’informatica, è diquesto tipo il primo approccio al proprio contrattonazionale. Per di più si tratta di impiegati con in-quadramenti alti…si entra di 5°, quindi la normali-tà è essere di 6° o di 7° livello. E per questi molti,le vicende dei metalmeccanici, le loro vertenze, leloro lotte sono qualcosa di distante, da guardare nelmigliore dei casi con gli occhi di chi si interessa cul-turalmente a ciò che accade nel proprio paese.

FIOMNOTIZIE 01/2006 16-02-2006 18:53 Pagina 1

NotizieBologna

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Dopo 13 mesi si èchiuso l’accordo sullaparte economica del

Contratto Nazionale diLavoro dei Metalmeccanici.I lavoratori esprimeranno illoro giudizio attraverso ilreferendum.Come lavoratore attento alle questioni sindacali avevogià partecipato ad altri duri momenti di lotta - il perio-do della contrattazione separata, i precontratti – maquesto per me è stato il primo rinnovo contrattuale dadelegato FIOM, quindi la prima volta in cui ho avuto oc-casione di vivere in prima persona e dall’interno, tuttele fasi del lungo periodo di conflittualità svoltosi nellepiazze e dentro la fabbrica.Partita forse con non troppa convinzione, per una se-rie di motivi non ultimo quello dei difficili equilibri ri-chiesti dalla ritrovata unità sindacale, l’azione di lottadei lavoratori ha raggiunto lo scopo che si era dato,quello cioè di riuscire, ancora una volta, ad avere uncontratto nazionale degno di questo nome.Personalmente ritengo che i segni del compromesso acui inevitabilmente una contrattazione porta, questocontratto li abbia e siano evidenti, ma altresì ritengoche in un periodo non particolarmente esaltante in ter-mini di rapporti di forza tra la classe lavoratrice e il pa-dronato, si sia fatto un buon lavoro e perciò dobbiamoessere soddisfatti e perché no, un po’ contenti. Poi di-ciamocelo chiaramente, dopo più di 60 ore di scioperocon picchetti, manifestazioni di ogni tipo, cortei, bloc-chi stradali e ferroviari, i lavoratori un contratto lo vo-levano, ed era non solo doveroso, ma necessario far-glielo avere.Confrontandomi con i colleghi impiegati (io sono quel-lo che si definisce un “delegato d’ufficio”), percepivonei lavoratori forte il desiderio di vedere finalmente ilrisultato dei propri sacrifici. Economici perché una set-timane e mezzo di mancato stipendio non è piacevoleper nessuno, ed anche fisici, visti i rigidi climi inver-

nali che hanno accompagnato l’ultimo periodo di lotte. Un fatto che in queste poche note mi piacerebbe evi-denziare è che, mentre il “nocciolo duro”dei lavoratoridella G.D - composto principalmente da operai, ma an-che da diversi impiegati – non ha mai fatto mancare lasua presenza sui cancelli e nella strade, in coincidenzadell’intensificarsi e del diversificarsi delle lotte, i lavo-ratori impiegati sono via via cresciuti come presenze eciò a fatto si che in Stazione a Bologna durante l’oc-cupazione, dei tanti lavoratori G.D presenti, un buonnumero, che potrebbe benissimo corrisponderne allemetà, fossero impiegati. Un avvenimento questo che ioritengo significativo, che può a tutti gli effetti dimo-strare quanto superata sia l’immagine del lavoratoreimpiegato individualista, refrattario allo sciopero, at-tento a non turbare la serenità del proprio capoufficioper non mettersi in cattiva luce o che, nella miglioredelle ipotesi è iscritto al sindacato perché sensibile so-lo al Premio di Risultato o alla possibilità di entrare inufficio alle nove. Essere insieme con tanti colleghi in un’occasione dilotta inedita (almeno per le ultime generazioni di la-voratori), è stato bello ed emozionante e tali senti-menti trasparivano dai volti più o meno noti e dai sor-risi che si potevano incontrare passeggiando infreddo-liti sui binari della Stazione Centrale. Si dimostra cosìche tanti impiegati ed operai giovani e meno giovani,colgono il significato e l’importanza di avere un con-tratto nazionale, percepiscono l’attacco padronale chevorrebbe limitare al massimo i diritti acquisiti, rendereinoffensiva, ubbidiente ed asservita alle sempre nuovee mutevoli necessità aziendali la classe lavoratrice e

ciò, anche se provengonoda una realtà industrialeche può, come di fatto av-viene in G.D, garantirglicon la contrattazione di se-condo livello sufficienti ga-ranzie economiche e occu-pazionali.

Succede anche però che nella azienda dove lavoro, do-ve nonostante si producano macchine automatiche i la-voratori impiegati sono la maggioranza, molti giovani,ed in tanti sono iscritti alla FIOM e credo che si possadire senza rischiare di scrivere grossolane inesattezzeche l’ufficio tecnico della G.D sia uno dei più sindaca-lizzati del Paese ebbene questo non impedisce il veri-ficarsi di palesi contraddizioni che si manifestano inuna curiosa dicotomia del concetto di partecipazione:la partecipazione vincolata alle proprie esigenze perso-nali o presunte tali: va bene lo sciopero ma in uscitaper poter andare via prima, meglio se di venerdì, no al-la manifestazione non ci sarò sai… abito lontano.Oppure, giusto rivendicare questo diritto, ma se questoimplica il fatto che devo espormi personalmente, pre-ferirei rinunciare.Tali affermazioni possono non stupire se provengonoda chi magari è giovane ed ha fresca memoria del gra-tuito sciopero scolastico, ma lasciano quantomeno per-plessi in chi ha più esperienza e sa il valore di una re-munerazione giornaliera.Ritengo quindi importante mantenere costante il con-tatto con i lavoratori ed in particolare con gli impie-gati, le pressioni aziendali spesso sono forti, le pro-spettive - almeno sulla carta - accattivanti, ed il sorri-so dei responsabili non mostra mai la sua natura ambi-gua. Perciò l’informazione sindacale deve essere pun-tuale, chiara, precisa e cercare possibilmente di fareudire la propria flebile voce tra i continui schiamazzidel mondo del consumo. Non è impresa facile, ma noi, che siamo giovani e conle spalle larghe, non ci faremo scoraggiare facilmente.

TECNICI IMPIEGATI: UNA VOCE SUL CONTRATTO

BRUNO MELOTTI - DELEGATO FIOM-CGIL G.D

…Cominciando dal rendere vi-sibile che le differenze esi-stono, in questo caso “in

negativo”. Ancora oggi dopo tante lotte,leggi che tutelano e promuovono le pariopportunità, vi sono, nella società e nellavoro, profonde differenze, che neganoalla donna la parità.Abbiamo fortemente voluto questa ricercaa Bologna ed in Emilia Romagna perché datroppi anni non si fa nel sindacato una ri-levazione dei salari e, più in generale, inItalia non esiste un controllo costantedelle retribuzioni, come invece esiste ne-gli altri Stati Europei.Siamo partite quindi su un terreno ine-splorato e diffidente, (anche se nella per-cezione di molti “tranquillo”, perché tute-lato da legge e contratti), con la consape-volezza che il problema esiste e va fattoemergere e affrontato.La maggioranza delle aziende coinvolte sono a Bologna enonostante questo non è stato così semplice il rapportocon le RSU e le proprietà.Sarà interessante andare successivamente ad un confron-to proprio con quelle RSU e aziende coinvolte, per veri-ficare se l’approfondimento effettuato ha prodotto muta-menti o almeno riflessioni e percorsi, sarebbe già un pas-so importante.In effetti, lo scopo della ricerca era di evidenziare cheanche e soprattutto attraverso segregazioni, opportunitànegate, orari di lavoro, professionalità/mansioni, forma-zione, carichi familiari, si producono le differenze retri-butive.In Emilia e a Bologna in particolare, la % delle donne chelavorano è alta, abbiamo già raggiunto e superato l’o-biettivo di Lisbona (Consiglio Europeo straordinario del2000, che ha fissato gli obiettivi sulle politiche di gene-re).Gli obiettivi da raggiungere per i 24 paesi membri erano

il 70% d’occupazione generale e il 60% d’occupazionefemminile.Ma non può e non deve essere sufficiente questo dato,almeno per il sindacato, in primo luogo perché nel 2004per la prima volta da diversi anni a Bologna, vi è stataun’inversione di tendenza sull’occupazione femminile e il2005 purtroppo lo confermerà: la stragrande maggioran-za di situazioni di crisi aperte, hanno visto l’uscita didonne dal mercato del lavoro. Voglio fare un inciso: questa favola della libertà indivi-duale e del fatto che le giovani generazioni preferisconocambiare lavoro per formarsi una professionalità adegua-ta, è ben altro che una favole, è una bugia: le donne noncambiano lavoro, lo perdono. Come sindacato quindi abbiamo il dovere di garantirel’occupazione, ma anche e soprattutto verificare qualeoccupazione, a quali condizioni d’equità e sicurezza, at-traverso la contrattazione.È proprio su quest’aspetto che ci siamo interrogate e che

vogliamo riflettere insieme con tutte lestrutture e categorie della CGIL, portandouna nostra analisi e proposta.L’osservatorio sulla contrattazione dellaCGIL di Bologna conferma le nostre anali-si, i punti ritenuti “deboli” nella contrat-tazione, sono quattro; politiche dell’immi-grazione, politiche della formazione, sicu-rezza e politiche delle pari opportunità.In conclusione, gli indicatori avvalorati daanalisi qualitative e quantitative eviden-ziano il permeare d’aree di criticità con si-tuazioni di svantaggio per le donne e didisparità di genere. Parliamo di sottoinquadramento del lavorofemminile, delle difficoltà d’accesso a seg-menti tradizionalmente maschili non-ostante le competenze, dei percorsi di car-riera, della disuguaglianza di trattamentiretributivi, della precarizzazione del lavo-ro, della difficoltà ad accedere a corsi di

formazione aziendali, della conciliazione fra responsabi-lità familiari e professionali.Quest’ultimo è un problema prioritario, ben noto a tuttenoi: come aumentare la presenza femminile al lavoro econsentire che ci “rimaniamo” senza essere penalizzate?Temi difficili, ma da affrontare, il tema della conciliazio-ne è decisivo, se le donne continueranno a caricarsi sul-le spalle il welfare del mondo, continuerà la segregazio-ne e la disparità, nei fatti l’identità di genitore e lavora-tore NON è ancora diventata una conquista dei giovaniuomini e della cultura nei luoghi di lavoro.Anche per queste ragioni, abbiamo voluto portare alCongresso la nostra proposta di un luogo delle donne d’e-laborazione e crescita dei gruppi dirigenti, non un luogoseparato ma riconosciuto, un luogo dove le donne pos-sano confrontarsi, proporre ed elaborare percorsi per in-cidere nella contrattazione.Questa è la fotografia della situazione, sta a noi modifi-carla, nessuno lo farà per noi.

Il 13 gennaio scorso si è svolta alla Camera del Lavoro di Bologna una importanteiniziativa nella quale è stata presentata l’indagine contenuta nel volume DiVa -Differenze da Valorizzare Discriminazioni da eliminare -, progetto finanziato dalFondo Sociale Europeo.Temi dell’incontro sono stati le pari opportunità nella contrattazione articolata inEmilia Romagna e i differenziali retributivi tra donne e uomini.L’articolo che segue è un ulteriore contributo per riflettere e agire questa realtà.Tutto il materiale relativo all’iniziativa è disponibile sul sito della CGIL di Bologna:www.cgilbo.it

DIFFERENZE DA VALORIZZARE,

DISCRIMINAZIONI DA ELIMINARE…

DI IVANA SANDONI – SEGRETERIA CGIL BOLOGNA

FIOMNOTIZIE 01/2006 16-02-2006 18:53 Pagina 2

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NEI GIORNI 20 E 21 DICEMBRE 2005SI È SVOLTO A BOLOGNAL’VIII CONGRESSO PROVINCIALE FIOM,NELL’AMBITO DEL 15° CONGRESSO CGIL.

ERANO PRESENTI 296 DELEGATIDALLE FABBRICHE METALMECCANICHEDEL TERRITORIO, DI CUI 13 LAVORATORIMIGRANTI E 95 DONNE.

DI SEGUITO VENGONO PROPOSTII DOCUMENTI VOTATI AL CONGRESSOE L’INTERVENTO DI UNA DELEGATASUL TEMA DEGLI ORARI, PER INFORMAREI LAVORATORI E LE LAVORATRICI SUI TEMIAFFRONTATI DURANTE I LAVORI.

ORDINE DEL GIORNO

SULLA LEGGE 194 E IL DIRITTO ALLAAUTODERMINAZIONE

Le delegate all’VIII Congresso dellaFIOM di Bologna evidenziano la ne-cessità di rispondere adeguatamente

alla crescita degli attacchi contro le don-ne in tutti gli ambiti privati e collettivi.

Questa impostazione sta dentro ad unalogica più generale, assunta dal Governodi centro destra, per ridisegnare il Paesesui precetti di Confindustria e ceto finan-ziario, sostenitori del mix precarietà/flessibilità/ iniziativa individuale, e dellaChiesa, garante di un modello patriarcalee paternalista, dove le regole che atten-gono alle vita privata delle persone (la fa-miglia, la natalità, i ruoli sociali….) sonoconsiderate statiche nonostante il mondosi trasformi incessantemente.

Su queste due direttrici, il ruolo delloStato viene orientato ad ostacolare da unlato ogni processo di sviluppo di rappre-sentanza sociale e partecipazione collet-tiva, e dall’altro, a depotenziare/smantel-lare quanto già esistente, sul piano di di-ritti individuali, di autodeterminazione,di libera scelta, che significa peggiorarequella legislazione che attiene in partico-lare a conquiste per le donne.

Il valore della legge 194 del 22 maggio1978 “per la tutela sociale della materni-tà e sull’interruzione volontaria della gra-vidanza” sta proprio nel fatto che è unalegge in cui lo Stato garantisce l’autode-terminazione e non ingerisce, stabilisceprocedure da seguire, ma affida alle don-ne la titolarità della decisione finale.

È questo il punto su cui il Governo (inbuona compagnia con esponenti dell’op-posizione) vuole intervenire.Lo ha fatto con la legge 40 del 2000 sul-la procreazione assistita, che attacca la194 non solo sancendo la personalità giu-ridica dell’embrione, ma anche stabilendo

che sulla maternità, sulla sofferenza psi-cologica e fisica, sulla speranza delledonne sa decidere la Legge.

Il mancato quorum per modificare questalegge “cattiva” è stato per noi non solouna sconfitta politica ma anche culturale,di mancata percezione di un problema chenon era lo schierarsi con la laicità o conla propria coscienza.

Dal referendum fallito, è partito infatti unorganico assalto al principio di autode-terrminazione sancito dalla 194 e alle po-litiche esistenti ed in atto per garantire lalibertà delle donne sulla loro salute e laloro sessualità

Per questo sosteniamo che:- La legge 194 (che ha significato anche

lotta sull’aborto clandestino) sia piena-mente attuata su tutto il territorio na-zionale, con personale qualificato edadeguato per garantire la sua applica-zione

- il Governo sia impegnato sul piano fi-nanziario affinché i consultori in Italia

siano garantiti come definisce la legge34/96, siano adeguati sul piano dellecompetenze socio-sanitarie per rispon-dere alle richieste delle donne e del-le/degli adolescenti

- sia resa immediatamente disponibile lapillola RU486 (pillola abortiva) nel ri-spetto della legge 194 che nel testoprevede “l’uso di tecniche più rispetto-se dell’integrità fisica e psichica delladonna e meno rischiose per l’interruzio-ne di gravidanza”

- sia reso possibile l’acquisto della pilloladel giorno dopo senza ricetta medica

Per queste ragioni, aderiamo e partecipe-remo alla manifestazione del 14 gennaiopromossa dalla rete delle donne a Milanoe che proprio in questi giorni ha tenutouna partecipatissima iniziativa anche aBologna, auspicando un coinvolgimentodell’intera organizzazione.

Delegate VIII Congresso FIOM Bologna

Bologna, 20-21 dicembre 2005

ORDINE DEL GIORNO

CONTRO LA VIOLENZASESSUALE

Era il 1988 quando al CongressoTerritoriale della FIOM di Bologna ledelegate presentarono un Odg con-

tro la violenza sessuale, affermando che“gli uomini stuprano e sono loro a doverragionare sul perché lo fanno..” Oggi, a distanza di 16 anni, le delegateall’VIII Congresso ripropongono questotema, consapevoli di quanto sia ancoraquestiona aperta e drammatica.

Bologna e tutto il Paese sono stati allaribalta per violenze alle donne, in luoghianche frequentati della città, a riprova diuna indifferenza sempre più dilagante

che dimostra quanto siano sempre piùdisumanizzati i rapporti e le relazioni so-ciali.

Si sono sollevate indignazione, prese diposizioni da parte di molti uomini, ma,ancora una volta, con il tentativo di ri-condurre il problema della violenza ses-suale ad una “devianza”, o ad un “dis-agio”, o comunque ad una “diversità”.

Si omette così un punto fondamentale,vera spia di un problema che emerge daun’indagine ISTAT sulla sicurezza dei cit-tadini.Da questa ricerca, risulta che 1/4 deglistupri avviene per strada e il 18% dei ca-si il violentatore è sconosciuto alla vitti-ma, ma in 3 casi su 4 l’abuso sessuale,tentato o realizzato, ha per protagonistaun famigliare, un amico, un parente.

I ricatti sessuali sul luogo di lavoro(altroaspetto della violenza verso le donne) ri-sultano essere estesi e diffusi: oltre il50% delle donne che li hanno subiti halasciato il lavoro volontariamente, solo il4,4% ha continuato a lavorare, il 3,5% èstata licenziata.

Famiglia e lavoro, dunque, come luoghidove le donne misurano ancora troppopotere e oppressione maschile.Luoghi pubblici, dove la violenza ad unadonna può essere consumata senza chenessuno veda o senta.Difficoltà economiche e carenza di servi-zi sociali espongono le donne a situazio-ni sempre più a rischio.

È in questo contesto che sosteniamo, in-sieme alle donne di Bologna, la richiestadi un impegno concreto rivolto alSindaco Cofferati e all’Amministrazione

Comunale di Bologna perché la Casa del-le donne per non subire violenza continuiad avere le risorse necessarie per conti-nuare a svolgere la sua attività e la suafunzione di luogo politico e di serviziounico ed insostituibile.

Ma vorremmo per tutto questo che anchegli uomini si sentissero chiamati ad unaassunzione di responsabilità, ad avviaredavvero una riflessione sulle categorie divirilità, potenza, possesso, conquista,violazione su cui affonda le sue ragioni lostupro alle donne.

Questo è necessario e possibile e anchequesto nostro VIII Congresso è un’occa-sione per tutte e per tutti.

Delegate VIII Congresso FIOM Bologna

Bologna, 20-21 dicembre 2005

SPECIALEI

VVIIIIII CCOONNGGRREESSSSOO PPRROOVVIINNCCIIAALLEE FFIIOOMM

NEI GIORNI 20 E 21 DICEMBRE 2005SI È SVOLTO A BOLOGNAL’VIII CONGRESSO PROVINCIALE FIOM,NELL’AMBITO DEL 15° CONGRESSO CGIL.

ERANO PRESENTI 296 DELEGATIDALLE FABBRICHE METALMECCANICHEDEL TERRITORIO, DI CUI 13 LAVORATORIMIGRANTI E 95 DONNE.

DI SEGUITO VENGONO PROPOSTII DOCUMENTI VOTATI AL CONGRESSOE L’INTERVENTO DI UNA DELEGATASUL TEMA DEGLI ORARI, PER INFORMAREI LAVORATORI E LE LAVORATRICI SUI TEMIAFFRONTATI DURANTE I LAVORI.

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Lavoro alla SELETTRA,un’azienda di 100 di-pendenti circa, dove

l’85% del personale è femmi-nile. L’Azienda fa parte di unamultinazionale con sede aReggio Emilia.

Attualmente siamo in fase dicontrattazione per quanto ri-guarda l’orario dei turni.Al momento facciamo 7 orepagate 8 in base ad un accor-do aziendale stipulato nelmarzo 2000. Ora l’aziendavuole proporci di tornare all’o-rario previsto dal C.C.N.L.,7,30 pagate 8 alla medesimaretribuzione.La tesi sostenuta dalla Dire-zione è che per essere compe-titivi bisogna aumentare l’ora-rio di lavoro a parità di sala-rio.

In verità il gruppo cerca diprodurre un risultato politico,infatti al primo incontro erapresente il responsabile delpersonale della multinaziona-le che ci ha detto che indi-pendentemente da tutto, noisiamo l’unica azienda delgruppo che ha un orario suiturni di 7 ore e che quindi bi-sogna, che anche noi, ci alli-neiamo alla direttiva e allaprassi del gruppo.

Venendo ai fatti, la richiesta

della Direzione è che per man-tenere una commessa bisognaridurre i costi per unità diprodotto e questo lo si realiz-za solo attraverso l’allunga-mento dell’orario di lavoro.Noi abbiamo dimostrato allaDirezione - e quindi non sia-mo sfuggiti al confronto - cheintervenendo sull’organizza-zione del lavoro e sulle tecno-logie di processo (macchinespesso ferme, mancanza dipunti di riferimento nel mo-mento in cui si verificano cri-ticità durante il ciclo, assenzadi manutenzioni dopo le 5 delpomeriggio, ecc….) si riusci-va a cogliere l’obiettivo senzabisogno di aumentare l’orariodi lavoro.Ci troviamo quindi di frontead un teorema che, al di làdel merito, punta a determi-nare un peggioramento dellecondizioni del lavoro scari-cando sulle spalle delle lavo-ratrici e dei lavoratori il costodella non volontà della

Azienda di mettersi in discus-sione. Pertanto, le lavoratrici e i la-voratori della SELETTRA hannovotato all’unanimità unOrdine del Giorno che nel di-chiarare la piena disponibilitàal confronto di merito, invitala Direzione a sgomberare iltavolo da pregiudiziali e solu-zioni preconfezionate che nonaiutano ad affrontare e risol-vere il problema.Contestualmente abbiano ini-ziato lo sciopero degli straor-dinari e un pacchetto di ore disciopero a sostegno della no-stra posizione.

Vorrei infine evidenziare chel’orario di lavoro è un tema cheesce dai confini della fabbricain quanto impatta con l’orga-nizzazione di vita sociale.In SELETTRA dove siamo quasitutte donne, questo impattodirompente lo viviamo sullanostra pelle, perché oltre adessere lavoratrici, siamo con-testualmente madri, mogli, fi-danzate, donne e abbiamo ilpeso- ma anche il piacere! -delle nostre famiglie e dei no-stri affetti e l’aumento dell’o-rario di lavoro per noi signifi-ca rubare tempo ai nostri carie noi questo non vogliamo,non dobbiamo e non possiamoaccettarlo…!!!

ORARI DI LAVORO E COMPETITIVITÀ:

non un automatismo tra causa ed effetto

INTERVENTO ALL’VIII CONGRESSO DI SERENA ARBIZZANI – DELEGATA SELETTRA

DOCUMENTOPOLITICO CONCLUSIVO

L’8° Congresso della Fiom di Bologna, assume la rela-zione del Segretario Generale della Fiom di Bologna ele conclusioni del Segretario Nazionale GiorgioCremaschi.

Nel dibattito sono stati affrontati temi che attengono alle que-stioni generali e temi inerenti al rinnovo del biennio economicodel CCNL.

La posizione di chiusura di Federmeccanica sulle quantità eco-nomiche avanzate nella piattaforma, cercando di forzare su te-mi di carattere normativo, sono la conferma della volontà poli-tica di Federmeccanica stessa e Confindustria di indebolire ilSindacato nei luoghi di lavoro, peggiorando le condizioni deiLavoratori e delle Lavoratrici. In questo contesto risultano al-tresì inaccettabili le posizioni espresse dall’API al tavolo nego-ziale.

Occorre quindi mantenere ferma la posizione del Sindacato, uni-tariamente assunta, nel rispetto del mandato dei Lavoratori tra-mite referendum, affinché sia respinto ogni scambio improprio e,qualora permanessero queste posizioni, occorre dar corso a formedi lotta più determinate ed incisive.

Il nostro Paese è completamente omologato alla condizione del-l’intera Europa, attraversata da ricette neoliberiste peggiorativedella condizione di lavoro (Direttiva sugli orari, Bolkenstein,etc.), le quali sono in netta contrapposizione ad un disegno ba-sato su diritti sociali che necessita di essere rilanciato con de-terminazione dalla CES, utilizzando anche strumenti importanti dipartecipazione di base come i CAE, la cui esperienza va rilancia-ta e potenziata.

Non si può rinunciare a contrastare questo modello che sacrificasull’altare del profitto i diritti delle persone, lo sviluppo compa-tibile con l’ambiente, la valorizzazione delle capacità e delle spe-ranze dei singoli.

Il Governo di centro-destra ha assunto questo modello in modointegrale, agendo sul piano legislativo, attraverso la Legge 30, laLegge Bossi-Fini, la riforma della scuola, quella fiscale e con l’at-tacco ai diritti delle donne e lo smantellamento di parti impor-tanti della Costituzione.

In questo contesto l’elaborazione e l’azione della Fiom e della Cgilhanno costituito un punto di riferimento ed indicato la strada delcambiamento rispetto alle politiche neoliberiste del GovernoBerlusconi.

Il Congresso della Fiom di Bologna ritiene pertanto che:• vada rafforzato l’impegno a difesa della Costituzione, a difesa

della pace e del rispetto dell’ambiente;• vadano sostenute le battaglie sui nuovi diritti sull’integrazione

sociale;• vadano sostenute politiche tese al miglioramento dell’ambien-

te di lavoro;• vadano messe in atto azioni concrete a difesa della scuola pub-

blica e per l’affermazione del diritto alla formazione continuanell’intero ciclo della vita lavorativa.

Il Congresso della Fiom di Bologna, assume il documento deno-minato “Obiettivo Contrattazione 2” proposto al Congresso dalConsiglio Generale uscente.

Il Congresso della Fiom di Bologna ritiene che l’accordo rag-giunto da CGIL-CISL-UIL Territoriali con i Comuni dell’area me-tropolitana, in tema di servizi sociali e welfare, favorisca un con-testo utile ai temi individuati per la prossima contrattazione ter-ritoriale.

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ODG DI SOLIDARIETÀALLA LOTTA DEILAVORATORI DELLAFINI COMPRESSORI

L’8° Congresso della Fiom-Cgil di Bologna esprimetutta la sua solidarietà ailavoratori della Fini impe-gnati in una dura vertenzaper respingere l’intenzionedell’azienda di espellere 57lavoratori attraverso la mo-bilità. Un processo iniziatolo scorso anno e che se nonsarà fermato porterà allachiusura graduale dello sta-bilimento di Zola Predosadelocalizzando ulteriori pro-duzioni in Cina.

Non vi è traccia di un futu-ro concreto per l’aziendanel piano industriale che èstato presentato alleOrganizzazioni Sindacali ealle RSU, non si è operatoper lo sviluppo di nuoviprodotti.

Una situazione grave che siaggiunge alle tante sul ter-ritorio, scaturite da una im-prenditoria che ha smessoda tempo di occuparsi delleproprie aziende, prediligen-do investimenti in settorifinanziari e immobiliari, de-localizzando le produzioninei paesi a basso costo,tutte azioni che danno altiprofitti ma impoverisconoirrimediabilmente il territo-rio.

I lavoratori della Fini sonodeterminati a difendere iloro posti di lavoro e il fu-turo dell’azienda e chiedonoun gesto concreto alle isti-tuzioni perché intervenganoal loro fianco per scrivereun nuovo capitolo nella ge-stione delle crisi industriali,che dia prospettive nondisoccupazione.

Il Congresso della FIOM di Bologna nel sostenere la lotta di que-sti giorni degli studenti e dei professori dell’Istituto Aldini-Valeriani-Sirani si esprime contro i tagli paventatidall’Amministrazione Comunale che mettono a rischio il funziona-mento dell’Istituto e la qualità della cultura e della formazioneverso i giovani.

Il Congresso sostiene allo stesso modo la richiesta della “rete del-le donne di Bologna” affinché il Comune di Bologna non operi al-cun taglio sui finanziamenti alla “Casa delle Donne per non sub-ire violenza”, luogo fondamentale sul piano personale e politicoper tante donne che vivono abusi e soprusi.

L’Istituto Aldini-Valeriani-Sirani e la “Casa delle Donne per nonsubire violenza” sono simboli qualificanti della scuola, della cul-tura industriale, della cultura dei diritti nella nostra città e unchiaro segno di controtendenza con le politiche e le leggi delGoverno Berlusconi.

La concretezza del dibattito congressuale, unitamente a quellaper definire i contenuti del documento sulla contrattazione azien-dale, dimostra la determinazione della Fiom ad agire con chiarez-za negli obiettivi così come dimostra coerenza nell’azione attra-verso un patrimonio condiviso di analisi e riflessioni.

La Fiom di Bologna continuerà a contrastare i processi di crisicome ha fatto nel corso degli ultimi anni, con l’obiettivo dellasalvaguardia dei posti di lavoro e della difesa dei diritti fonda-mentali dei Lavoratori.

Tuttavia, la presenza sempre più accentuata di capitali di matri-ce finanziaria con tendenze speculative, ha reso difficile - in uncontesto Bolognese di Aziende medio piccole - la salvaguardia delpatrimonio industriale.

La nostra iniziativa di contrasto deve prevedere la centralità delprocesso produttivo come differenziale strategico di azione ancheattraverso l’identificazione di nuovi mix di prodotto e della suainnovazione, come linee guida per la valorizzazione delle cono-scenze. In questo contesto la Fiom continuerà la strategia di mas-simo coinvolgimento delle Istituzioni locali su questi obiettivi edi primi interventi nella contrattazione.

Il Congresso della Fiom di Bologna ri-conferma quanto contenuto nel documentoconclusivo del precedente Congresso della Fiom di Bologna tenu-tosi nel maggio 2004 su temi quali: gli Artigiani, i Migranti e gliImpiegati, nonché quanto previsto per l’attività delle donnenell’Organizzazione.

Sul piano della salute e della sicurezza sul lavoro sono state in-traprese azioni da parte degli RLS ed effettuati corsi di formazio-ne.Il tema della salute e della sicurezza sul lavoro ha bisogno di co-stante attenzione da parte della Fiom e di una crescita di consa-pevolezza da parte dei Lavoratori, condizione necessaria per re-spingere l’attacco del Governo alla Legge 626, unicamente teso adiminuire i controlli alle imprese.

Questo modo di operare ha consentito una crescita collettiva del-le Compagne e dei Compagni, siano esse delegate o delegati difabbrica o componenti della struttura a tempo pieno.

Il Congresso della Fiom di Bologna conferma l’obiettivo dei20.000 iscritti, già oggi più vicino.

Il Congresso della Fiom ritiene che vada proseguita un’attività diinformazione attraverso il sito Web e del periodico “FiomNotizie”, nella consapevolezza che ogni strumento è utile al raf-forzamento del rapporto tra il singolo e la struttura sindacale del-la Fiom.

Il Congresso della Fiom ritiene importante il processo di rinnova-mento avviato dal precedente Congresso, i cui risultati sono evi-denti nel documento dell’ufficio di presidenza del ConsiglioGenerale uscente. Tali criteri sono confermati per la composizio-ne dei gruppi dirigenti a tutti i livelli dell’organizzazione .

Per qualificare ulteriormente questa composizione occorre inve-stire ancora di più nella formazione, quale elemento fondante perla motivazione e lo stimolo dei singoli e più complessivamenteper la crescita di un’organizzazione all’altezza delle sfide che haed avrà di fronte.

L’8° congresso della Fiom di Bologna auspica che il Congressodella Cgil di Bologna operi per favorire una convergenza di tuttala Cgil sui temi della contrattazione e delle democrazia.

APPROVATO CON 5 VOTI CONTRARI E 2 ASTENSIONI

Bologna, 21 Dicembre 2005

Le foto a corredo di questoSPECIALE sono di GiancarloDonatini.

Nell’apertura: l’assemblea deidelegati impegnata in una fasedi voto.

Nella pagina accanto a sinistraBruno Papignani durantel’intervento conclusivo.

Qui sopra, a sinistra, studentidell’Istituto Aldini-Valeriani-Sirani portano il loro saluto.

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IL 14 GENNAIO SCORSO SI È SVOLTA A MILANO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE PROMOSSA DALLE DONNE A DIFESA DELLA LEGGE 194 PER UNAMATERNITÀ LIBERA E CONSAPEVOLE, MANIFESTAZIONE CHE SI È SVOLTA IN CONCOMITANZA CON QUELLA DI ROMA A FAVORE DEI PACS.SLOGAN DELLA MANIFESTAZIONE DELLE DONNE ERA “USCIAMO DAL SILENZIO”, PER DIRE CHE OGGI È PIÙ CHE MAI URGENTE CHE LE VOCI DELLEDONNE SI FACCIANO SENTIRE PER DIFENDERE DIRITTI CIVILI E SOCIALI DALL’ATTACCO DI STATO E CHIESA.DOMENICA 12 FEBBRAIO ANCHE A NAPOLI LE DONNE SONO SCESE IN PIAZZA PER GRIDARE “194 PAROLEPERLALIBERTÀ”, NECESSARIE PERCAPIRE E SPIEGARNE DUE IMPORTANTISSIME: AUTODETERMINAZIONE E LAICITÀ.LE DONNE FIOM DI BOLOGNA HANNO PARTECIPATO ALLA MANIFESTAZIONE DI MILANO E UNA DI NOI HA RACCONTATO LE SUE EMOZIONI.

Anche le delegate della FIOMCGIL di Bologna hanno volutoessere in tante alla manifesta-zione di Milano del 14 gennaio

scorso.Appuntamento ore 10 stazione centra-le. Non mi succedeva da tempo di pro-vare emozioni cosi forti come nel vede-re le tante donne che con tanta deter-minazione partecipavano ad una mani-festazione. Le guardavo, cercavo di ca-pire le ragioni di tanta emozione, forseerano i visi, le loro espressioni, i ricor-di improvvisamente ritornati chiari co-me a riflettere immagini di ieri ma so-vrapposte a quelle di oggi. Noi, le ragazze di ieri, non avevamo piùi simboli delle donne disegnati sul viso,non indossavamo zoccoletti, non ave-vamo i nostri vestiti a fiore o i nastricolorati tra i capelli o sulla fronte. Noneravamo rumorose e strafottenti, con larabbia in cuore e nella mente. Ci guar-davamo, cercavamo nei nostri sguardi lavoglia di ripeterci perchè eravamo li, inattesa di un treno che ci portava ad unamanifestazione, che ci portava indietronel tempo, quando gridavamo il corpo è

nuovo a ricondurci indietro sul dirittodi essere persone, di essere diverse pergenere e per sensibilità, per intelligen-za e sapere. Finalmente Milano, finalmente il cor-teo. Ci studiamo, abbiamo voglia di ur-lare, di ridere, tanta gente tante perso-ne tante giovani donne, tante donne diieri che tenevano per mani nipotine efiglie, ragazze che stringevano i lorocompagni. Ecco la diversità: noi ieri manifestava-mo da sole, nei primi tempi per sceltanei secondi perchè era difficile far pas-sare i nostri slogan attraverso mentali-tà e culture non ancora pronte per met-tersi in discussione così come le Donneavevano saputo fare. Che bella comunque la nostra manife-stazione, quanto importante trasmette-re il messaggio: Riprendiamoci la vo-glia di parlare, di esserci per contare,per rispondere a chi ci vuole semplicicontenitore nella sfera del riprodurcimentre noi vogliamo scegliere la nostramaternità. Difendere la maternità per ribadire l'iopersona io donna.

Una legge vera contro lo stupro la vio-lenza sessuale, sempre con l'io donnache riempiva i nostri cuori e le nostreidee. Lo slogan della manifestazione aMilano era” usciamo dal silenzio”. In molte ci siamo guardate, a b b i a -mo letto più volte il cartoncino, abbia-mo pensato: sì, forse abbiamo abbassa-to la voce, ma chiamarlo silenzio forseé eccessivo. Poi il viaggio, divertente, pieno di vo-glia di conoscere e parlare con questebelle ragazze di oggi con noi sul treno,colorate, vivaci, più sveglie di quantolo fossimo noi.Le spiavo con orgoglio, queste nostrefiglie frutto dei mancati silenzi e di at-ti di tanto coraggio. Ma loro sono piùforti, sanno essere più attente, sapran-no farsi valere quando proveranno di

mio e lo gestisco io. Quando dire io so-no prima mia poi discutiamo di altro eraquasi rivoluzionario. Colori e parole che hanno riempito dicontenuti leggi che non ci ha regalatonessuno, che abbiamo conquistatomettendoci tutto ciò che di forte c'erada dire, su come volevamo gestire lanostra sessualità, la nostra persona,non essere oggetti per nessuno ma noi,prima noi persone. Donne che correvano con i lupi, donneche volevano parità e indipendenza,donne in cerca di guai per come sape-vamo metterci in discussione, a voltebuttando via anche sentimenti e vogliadi amare. Il femminismo, le lotte per l'emancipa-zione, le battaglie per conquistarci unanuova famiglia, un nuovo diritto di fa-miglia.

ANCHE NOI A MILANODI RENATA BORTOLOTTI – SEGRETERIA FIOM BO

GLI ANNI DIFFICILI

DI ODOARDO MENOTTI- ASS. LICENZIATI POLITICI

Il 3 dicembre 2005, il Centro Sociale Barca ha ospi-tato un incontro pubblico organizzato dallaSezione D.S. “Fratelli Cervi” e dalla FIOM-CGIL pro-

vinciale per la presentazione del libro “Gli anni diffi-cili”, di Anna Zucchini e Linceo Graziosi, curato dalProf.Giovanni Mottura e pubblicato dalla FIOM-CGIL.Il libro contiene i ricordi di 2 operai metalmeccanicidella DUCATI, appunto Anna e Linceo, luminose figu-re impegnate nella CGIL nel mezzo di una politica cheminacciava la classe operaia di Bologna negli anni buidel decennio 1950/1960.

Davanti ad oltre 50 persone, si sono succeduti gli in-terventi e negli intervalli sono stati letti passi salien-ti del libro da Debora Pometti con sottofondo musica-le di Romano Romani.

L’apertura dell’incontro ai cittadini presenti è statasvolta da Meris Melotti il quale ha tracciato breve-mente la storia dei lavoratori della DUCATI, nata nel1936, che fabbricava condensatori, apparecchi radio,macchine di precisione e fotografiche ed era l’unicafabbrica dell’Europa che esportava questi prodotto diprecisione richiesti prevalentemente dagli Stati Unitid’America.

Il Segretario generale della FIOM, Bruno Papignani, havalorizzato l’importanza della presenza all’incontrodella figlia dei coniugi Graziosi, Katia, l’importanza in-trinseca dei quanto viene descritto delle lotte dei la-voratori e delle sofferenze in quegli “anni difficili”, maanche i risultati ottenuti dalle intelligenze dei lavora-

tori, forgiatesi in quelle esperienze e che, attraversola pratica della democrazia e della solidarietà, hannocreato le condizioni per l’ulteriore avanzamento dellaclasse operaia in termini culturali, sindacali e politici.

Papignani, per l’oggi, afferma che la globalizzazione eil mercato creano spesso situazioni di crisi nelle fab-briche italiane, costrette a chiudere, a trasferirsi o adessere acquistate all’estero; crisi, però, di cui porta laresponsabilità il padronato italiano e che sempre van-no a scapito di lavoratori.Infatti, il “padronato globale” punta sulla rendita piùche sulla qualità e serietà del prodotto e i danni pro-vocati portano il Sindacato a dover oggi difenderequanto conquistato più che rivendicare.

Il Prof.Mottura, curatore del libro che ha raccolto gliappunti e anche la viva voce dei due lavoratori su epi-sodi sindacali e politici del tutto originali, ha spiega-to che la classe operaia dell’Emilia Romagna ha pecu-liarità diverse dalle altre regioni, in quanto i lavorato-ri emiliani e bolognesi curavano non solo l’importan-za delle lotte sindacali e le trattative con la contro-parte, ma creavano e creano ancora oggi rapporti po-litici (non partitici!) ed umani, dando valore alla com-prensione e al consenso delle persone.

Katia Graziosi ha raccontato che il papà Linceo avevaforti momenti di scontro dialettico con i suoi compa-gni di lavoro durante le discussioni, ma ricercava sem-pre la condivisione dei problemi, da sottoporre poi alvaglio dei lavoratori della fabbrica, con i quali si tro-vava ogni volta una via d’uscita positiva.

Linceo Grazioni diceva che “la politica fa parte dellavita di ciascuno” e che “non può essere disgiunta daiproblemi del lavoro, del sindacato e del contesto del-la società”.

Katia ha impresso nella memoria due episodi, quando

sono state le donne della DUCATI a risolvere il proble-ma dalla assistenza ai loro bimbi, ottenendo dal pa-dronato e dal Comune nel 1946 il primo asilo nido infabbrica; quando i lavoratori sono riusciti a valorizza-re il rapporto fabbrica-territorio, ospitando decine dibambini di Napoli negli asili nido, attuando così unastraordinaria solidarietà concreta.

Virginio Merola, Assessore all’Urbanistica del Comunedi Bologna, ha osservato che questo libro dovrebbeessere letto e commentato nelle scuole, affinché i gio-vani e le nuove generazioni di lavoratori possano at-tingere da esperienze sindacali e politiche positive ne-gli anni difficili del dopoguerra.

Il Presidente del Quartiere, Remo Naldi, ha espressogrande soddisfazione per questo incontro, da appro-fondire e meditare, e si è impegnato a dare un contri-buto qualora la FIOM-CGIL volesse proseguire a divul-gare fatti e storie come queste.

Cevenini, Presidente dell’Associazione Licenziati perrappresaglia politico-sindacale di Bologna, ha ringra-ziato i promotori dell’iniziativa, ricordando alcuneesperienze, le sofferenze e le privazioni di 3800 lavo-ratori licenziati nella sola provincia di Bologna neglianni ’50/’60, affermando che le lotte e i sacrifici fattida questi lavoratori hanno spianato la strada alloStatuto dei Lavoratori, che oggi questo Governo vor-rebbe cancellare.

Mario Anderlini, partigiani e dirigente dell’ANPI pro-vinciale, classe 1916, ha raccontato di aver conosciu-to personalmente Anna e Linceo Graziosi, ha lavoratocon loro e da Lince ha avuto l’esempio di un uomosaggio, coerente, combattivo, a volte ostico ma sem-pre equilibrato.Insieme ad Anna, ha rivolto lo sguardo in avanti, tra-scinando compagni e lavoratori a migliori e più impe-gnativi traguardi

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QUESTE LE PAROLE DI PIERO CALAMANDREI, UNO DEI PADRIFONDATORI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA, TRATTO DA UN DISCOR-SO ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE -1947

La riforma voluta dalla Destra, compro-mette fortemente il potere legislativodel Parlamento e la sua sovranità suiGoverni: sarà il Presidente del Con-siglio, eletto direttamente, ad avere vo-ce in capitolo sui disegni di legge cheritenga più importanti, e potrà anchesciogliere le Camere, le quali avrannomodi di elezione e competenze diverse,cosicché il potere legislativo sarà sud-

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tire dall’art. 1, che recita anche: “La so-vranità appartiene al popolo che la eser-cita nelle forme e nei limiti dellaCostituzione”. Questa sovranità è rap-presentata dal Parlamento, nel qualesiedono le rappresentanze di tutte leespressioni politiche democratiche, edesso per questo è l’organo in cui siesprime il potere legislativo (popolo so-vrano).

La legge di revisione costituzio-nale, che sarà sottoposta a refe-rendum, deve essere fermata;per farlo bisogna che tutto il

mondo del lavoro si mobiliti ed oppon-ga un NO netto ad un’operazione che,toccando la seconda parte dellaCostituzione, nei fatti scardina la pri-ma, quella dei principi e dei valori ispi-rati dalle grandi lotte contro il nazifa-scismo.

Perché difendere questa Costitu-zione?Prima di tutto per il posto che essa as-segna al lavoro nel sistema dei valori edegli indirizzi fondanti la Repubblica eper quanto ne è derivato in tema di di-ritto del lavoro ed al lavoro.Il testo costituzionale si apre così:(art.1) “L’Italia è una Repubblica demo-cratica, fondata sul lavoro”; questo cidice che la nostra democrazia ha le sueradici nella cittadinanza sociale rappre-sentata dal lavoro umano. Da questoassunto derivano tutti gli articoli chetrattano del lavoro: l’art.4 sul diritto allavoro (“La Repubblica riconosce a tuttii cittadini il diritto al lavoro e promuo-ve le condizioni che renda-no effettivo questo dirit-to), che imporrebbe alParlamento di orientare lepolitiche pubbliche versola realizzazione del dirittoal lavoro, cioè verso l’o-biettivo della piena occu-pazione; gli articoli dal 35al 40 (i diritti del lavoro;libertà sindacale, dirittodi sciopero ecc). L’art. 41 poi è esplicito:l’impresa è per il lavoro,non il lavoro per l’impre-sa. (“L’iniziativa economi-ca privata è libera, manon senza principi; nonpuò svolgersi in contrastocon l’utilità sociale o inmodo da recare danno allasicurezza, alla libertà, alladignità umana; e neppuresenza regole: la legge de-termina i programmi ed icontrolli opportuni perchél’attività economica pub-blica e privata possa esse-re indirizzata e coordinata ai fini socia-li.)Senza questo dettato difficilmente legrandi lotte del dopoguerra avrebberopotuto approdare alla Legge 300/70.

Perché bisogna fermare la riformaproposta da questo Governo?Questa riforma corona un percorso disistematico smantellamento dei valoricostituzionali. Un esempio per tutti,che dimostra come si può vanificare laCostituzione senza toccarne gli articoliriguardanti i valori. L’art. 53 recita:“Tutti sono tenuti a concorrere alle spe-se pubbliche in ragione della loro capa-cità contributiva”, mentre “Il sistematributario è informato a criteri di pro-gressività.” Ebbene, la riforma fiscaleintrodotta dal governo Berlusconi hagià stravolto questo articolo.

La riforma, dunque, manomette partifondamentali della Costituzione, a par-

PERCHÉ IMPEGNARSI PER ILREFERENDUM COSTITUZIONALE

PERCHÉ DIRE NO ALLA REVISIONEDELLA COSTITUZIONE

DI ELISABETTA PERAZZO – CGIL BOLOGNA

ANCORA CONTRO LADIRETTIVA BOLKESTEIN,ANCORA MANIFESTAZIONIPERCHÈ SIA MODIFICATA.Il 14 febbraio è un giorno simbolico, di ricorrenza mercificata,di eventi storici e anche sindacali che molti ricordano.

Quest’anno va ricordato perché, ancora una volta, tante perso-ne, lavoratrici e lavoratori anche dalla nostra città hanno parte-cipato alla manifestazione contro la Direttiva Bolkestein aStrasburgo.Non è la prima iniziativa di protesta e non ci fermeremo.

La dirompenza di questa Direttiva, la sua palese iniquità, la suaviolenta filosofia di competizione al ribasso tra lavoratori, dispazio per l’applicazione di minori tutele e diritti non va giù achi vuole un Europa solidale, avanzata, dove la coesione socialesi fondi concretamente con lo sviluppo e il miglioramento dellecondizioni di lavoro e di vita per giovani e lavoratori di ogniPaese.

Il principio del Paese d’origine bolla senza speranza persone chesi muovono in Europa in cerca di un futuro diverso, volendo usa-re le proprie competenze e la propria volontà per crescere e noncertamente per essere ancora più sfruttate e diverse rispetto al-le norme e regole esistenti nel Paese in cui vanno a lavorare.

Il principio del Paese d’origine camuffa la scelta precisa di at-taccare le Costituzioni, le leggi più avanzate in tema di dirittidel lavoro nel nome di una presunta libertà di movimento deicittadini europei.

A quale Europa serve che i lavoratori importino regole e condi-zioni peggiori in un Paese?A quella del padronato incapace di assumersi le sue responsabi-lità per investire e produrre, a quella dei Governi incapaci di fa-re politiche vere di sviluppo.La competizione al ribasso, semplificata nel tormentone sul peri-colo Cina, è invisa da tutti, ma tutti alla fine la vogliono praticarsulla pelle dei lavoratori, extracomunitari e comunitari.

È nelle nostre mani, nelle nostre lotte di lavoratori e lavoratricidel mondo, a partire dal nostro quotidiano, controvertire questafallimentare e devastante deriva.

diviso, e quindi frammentato, fraCamera, Senato Federale e Regioni.

Mentre la Costituzione istituisce leRegioni, a cui dà autonomia ammini-strativa e delega poteri che non sonoesclusivi dello Stato, la Devolution èuna sorta di federalismo capovolto. Ipaesi federati sono nati per volontà diunire ciò era diviso. Ciascuno di essi harinunciato ad alcune prerogative perdarsi leggi unitarie. Per noi, al contra-rio, si divide ciò che era unito: la sani-tà, l’istruzione, la polizia amministrati-va locale, potranno essere disciplinatediversamente da regione a regione, congrave danno per i cittadini, che si ve-dranno diritti diversamente declinati, ecol rischio che le regioni più povere di-ventino sempre più povere.

Infine cosa accadrà degli istituti digaranzia, che sono costituzional-mente creati per bilanciare i tre po-teri, quello legislativo (Parlamento),quello esecutivo (Governo) e quellogiudiziario (magistratura)?Il presidente della Repubblica è vinco-lato, nella scelta del Primo Ministro, dairisultati elettorali e perde il potere disciogliere le Camere: da garante degliequilibri istituzionali diventa notaiodei dettati del Primo Ministro.La Corte Costituzionale non sarà piùparitetica (stesso numero di membrinominati dal Parlamento, dal Capo del-lo Stato e dalla Magistratura), mentreaumenta l’influenza politica sulle suedecisioni. Perde di fatto la sua qualitàdi organo indipendente. Perde anche ilpotere di decidere sui conflitti di com-petenze fra i vari organi che legiferano,in quanto viene istituita una nuovaCommissione ad hoc, formata dallamaggioranza che governa.Il Consiglio Superiore dellaMagistratura, che è presieduto dal Capodello Stato, perde il potere di eleggereil proprio Vicepresidente, che lo presie-de di fatto. Questo è il coronamentodella riforma dell’ordinamento giudizia-rio, che ha già intaccato profondamen-te l’autonomia e l’indipendenza dellaMagistratura.

«fra un secolo si immaginerà che in questa no-stra Assemblea, mentre si discuteva sulla nuo-va costituzione repubblicana, seduti su questiscranni non siamo stati noi, uomini effimeri, dicui i nomi saranno cancellati e dimenticati, masia stato un popolo di morti, di quei morti chenoi conosciamo ad uno ad uno, caduti nelle no-stre file nelle prigioni e sui patiboli, sui montie nelle pianure, nelle steppe russe e nelle sab-bie africane, nei mari e nei deserti, daMatteotti a Rosselli, da Amendola a Gramsci,fino ai giovanetti partigiani. (...) Essi sonomorti senza retorica, senza grandi frasi, consemplicità, come se si trattasse di un lavoroquotidiano da compiere: il grande lavoro cheoccorreva per restituire all’Italia libertà e di-gnità. Di questo lavoro si sono riservata laparte più dura e più difficile: quella di mori-re, di testimoniare con la fede e la morte la fe-de nella giustizia. A noi è rimasto un compitocento volte più agevole: quello di tradurre inleggi chiare, stabili ed oneste il loro sogno diuna società più giusta e più umana, di una so-lidarietà di tutti gli uomini alleati a debellareil dolore. Assai poco, in verità, chiedono a noii nostri morti. Non dobbiamo tradirli”

FIOMNOTIZIE 01/2006 16-02-2006 18:54 Pagina 7

to nazionale/aziendale e proiettarsiverso una dimensione europea.È comunque una categoria in difficoltànei rapporti con larga parte degli ad-detti. Mi riferisco principalmente allacomponente impiegatizia, poco sensibi-le e molto assente in questa fase riven-dicativa.Inoltre è insufficiente il continuo con-fronto dialettico/ideologico perseguitodalle RSU o dai funzionari sindacali perconvincere i lavoratori “disattenti” chenon aderiscono alle lotte o che non par-tecipano ai referendum di approvazionedelle piattaforme e degli accordi. Servequalcosa di più, soprattutto un ricono-scimento a chi sceglie di partecipare, distare dalla parte giusta. Ai sindacalistiincaricati di fare assemblee sui posti dilavoro non saranno sfuggiti i malumoridi Lavoratori che considerano un’ingiu-stizia parificare chi lotta con chi nem-meno ritiene di apporre una croce suuna scheda. Prima o poi si dovrà dareuna risposta.

Non m’interessa ripercorrere le tappe chedopo 13 mesi dalla sua scadenza hannocondotto al rinnovo. Mi preme capire sequesto sarà uno dei tanti contratti “dif-ficili” dei metalmeccanici oppure se dav-vero si supererà il modello del ’93.Definire un nuovo modello unitario dicontrattazione è una priorità assoluta. Isei mesi di slittamento concessi agli in-dustriali metalmeccanici se non servi-ranno a ridefinire una nuova strutturacontrattuale sarà un tempo inutilmenteregalato. La Fiom ha consegnato alla CGIL un ac-cordo che ha evidentemente una valen-za più generale dove una sconfitta deimetalmeccanici avrebbe condizionato ildibattito interno. A marzo c’è il con-gresso della CGIL, mi aspetto novità.

È con queste premesse che siamo arri-vati anche a quest’ultimo rinnovo delcontratto… ma qualcosa stavolta hagirato diversamente. In un paese chesoffre dopo 4 o 5 anni di stallo eco-nomico, è proprio nelle imprese priva-te informatiche che si sente la diffe-renza: le condizioni di lavoro sonopeggiori, le retribuzioni sono “dipin-te” e immobili sulle buste paga, c’èsempre in giro una voce che parla di“mobilità”, di “crisi”. Molti lavoratoridi queste imprese si sono avvicinati alsindacato negli ultimi anni. Sono im-piegati, sono laureati, sono “collettibianchi”, eppure sono della FIOM. Ecosì quando dopo l’estate del 2005 lavertenza per il rinnovo del contrattosi è fatta più difficile, è accadutoquello che forse neanche il più utopi-sta dei teorici della vecchia lotta diclasse avrebbe osato immaginare: im-piegati e operai dalla stessa parte,nelle stesse piazze, dietro gli stessistriscioni, sotto le stesse bandiere asfilare per manifestare insieme il pro-prio disappunto, il proprio “piccolourlo di dolore”, la propria rabbia nelvedere chi il proprio livello sociale,chi la propria dignità offesa da unacontrattazione spinosa, piena di insi-die, piena di ingiustizie.Ed in quelle strade, in quelle piazze,operai delle fabbriche più storiche sitrovano accanto ragazzi e ragazze in-formatici (chissà perché quelli infor-matici non sono mai descritti comeadulti), di imprese sconosciute, maleader assolute del proprio settore; e achi lamenta le diversità di paga gior-naliera viene risposto che varia anche

la trattenuta per sciopero, quasi a cer-care una legittimazione a sfilare insie-me. Le RSU hanno lavorato bene, di-cono i vertici sindacali e anche nel-l’impresa informatica d’elite si susse-guono assemblee in cui risuonano pa-role datate che, purtroppo, hanno as-sunto una veridicità inaspettata: lot-ta, sciopero, volantinaggio, occupa-zione. E si riscopre la partecipazione,la sensazione di “forza” che dà l’esse-re in tanti, gli uni accanto agli altri,con storie differenti, vite differenti,retribuzioni e condizioni di lavoro dif-ferenti, eppure tutti uniti nel chiede-re rispetto per una categoria che in-carna la forza produttiva di questopaese.

Alla fine l’accordo si firma, dopoun’ultima settimana di scioperi e dioccupazioni, quasi a dimostrare chel’impegno di tutti è servito; forse po-teva andare meglio, forse no …forsele cose si erano messe male… . Oranell’arco di due anni tutti percepiran-no un aumento, per molti l’unico daun bel po’, siano essi operai o impie-gati. E questo dopo tutto, è una noti-zia positiva, soprattutto perché perarrivarci molti hanno capito cosa siala contrattazione collettiva, cosa sia-no le responsabilità di categoria, cosasia l’impegno per migliorare le condi-zioni di tutti e non solo le proprie.Molti anni fa, una vecchia maestra ve-dendo sfilare un corteo di operai diuna grande industria disse ai suoialunni: “finche ci saranno loro, questosarà un paese sicuro, perché sarà unpaese democratico”. Oggi i cortei sfi-lano ancora, ma oltre agli operai cisono anche gli informatici. Insieme.

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ripreso inoltre un rapporto unitario conFim e Uilm e i lavoratori in un periododifficile hanno reagito con grande com-pattezza.La trattativa contrattuale dei metalmec-canici si è sviluppata per tredici mesifin quasi alle vicende conclusive in unisolamento mediatico e un disinteressepolitico generale senza precedenti inItalia. Le mediazioni del governo, chespesso hanno chiuso la vertenza in pas-sato, non sono state nemmeno azzarda-te ed ogni dichiarazione dei responsabi-li del Ministero del Lavoro erano dichia-ratamente contro le posizioni sindacali.L’isolamento dei lavoratori durante losvolgimento della trattativa ha contri-buito a spingere i dirigenti delle orga-nizzazioni sindacali a una dose di prag-matismo sul modello della IG Metall, ilsindacato tedesco dei meccanici.Blocchi stradali e ferroviari accompa-gnati da un forte crescita nella adesio-ne alle manifestazioni sindacali ed agliscioperi in tutto il paese in un periododi tempo concentrato sono stati decisi-vi nel chiudere la vertenza.

È importante sottolineare nei momenti

più intensi della lotta la rilevante par-tecipazione giovanile. Gruppi di giova-ni lavoratori in un clima apparentemen-te da “stadio”, ma consapevoli delloscontro in atto hanno caratterizzato icortei, le manifestazioni, i blocchi stra-dali e ferroviari, notati dai lavoratoripiù anziani e dagli organizzatori sinda-cali, ma notati anche attraverso i “me-dia” finalmente accesi sulla vertenzaanche dalla controparte. L’entusiasmo e le energie delle giovanigenerazioni sono sempre stati corteg-giati da tutte le orga-nizzazioni, ma riuscirea saldare tale entusia-smo giovanile con l’e-

sperienza dei lavoratori più anziani nel-l’organizzazione sindacale ed in parti-colare sotto le bandiere ben visibili del-la Fiom non era un risultato scontato,ed è un risultato di cui si può andarefieri.L’elevata partecipazione alle manifesta-zioni più importanti ha avuto risultatiperfino sorprendenti e sottolineano lacapacità di mobilitazione dell’organizza-zione, attraverso un lavoro intenso deidelegati, dei funzionari sindacali, degliiscritti, dei simpatizzanti che hanno sa-

puto coinvolgere unnumero consistente dilavoratori nei momentidecisivi.

La lezione più importante della vicendacontrattuale è il ruolo che hanno avutole lotte. Molti in questi ultimi anni nonhanno perso occasione per sottolinearel’inutilità delle lotte e degli scioperi.Venivano giudicati vecchi strumenti ap-partenenti al museo della lotta di clas-se, inadatti a rappresentare i lavoratorinella società attuale. Con soddisfazionepossiamo affermare che i fatti hanno latesta dura ed hanno smentito le sirenedel superamento dello scontro sociale. È nelle fasi più intense della lotta che ilavoratori hanno ritrovato unità, solida-rietà, compreso di avere gli stessi inte-ressi: di essere un'unica classe. È attra-verso la lotta, intensa anche se di bre-ve durata, che sono state superate l’a-patia, l’individualismo, la passività so-ciale che invece dividono i lavoratori.Non siamo amanti dello scontro ad ognicosto e riteniamo vergognoso che perben tredici mesi Federmeccanica abbianegato ai lavoratori ciò che li spettavadi diritto semplicemente per il fattoche essi sono i produttori di questa so-cietà. Ma a volte lo scontro è inevitabi-le: ridare un contratto nazionale ai me-talmeccanici, ridare dignità al lavoroproduttivo anche per mezzo delle lotteera un obiettivo irrinunciabile.

ziona bene, alla capacità di capire edintervenire in tempo, ad inventare solu-zioni risolutive, a dispetto di chi vor-rebbe che la sua mente fosse richiesta ilmeno possibile.

Molto tempo è trascorso da quel lonta-no festival di Sanremo del 1984, bloc-cato dai lavoratori dell’Italsider diConegliano che, ricevuti sul palco delTeatro Ariston da Pippo Baudo, si rivol-sero agli spettatori “… ci scusiamo, madovete capire…”. Eh capire!! Ventidueanni dopo, i metalmeccanici, per otte-nere un contratto scaduto e dovuto,hanno nuovamente provocato disagioccupando strade, autostrade, stazio-ni… e ancora a rivolgersi agli italiani…“ci scusiamo, ci dovete capire”…Questo contratto ha “riscoperto” unacategoria combattiva, capace di rein-ventarsi, di riappropriarsi di quei valoriche negli anni settanta/ottanta furonola linfa delle lotte contro la logica tay-lorista/fordista che li voleva “senza te-sta”. Nessun trionfalismo, ma deve es-sere rimessa in campo l’esperienza uni-taria che i metalmeccanici hanno sapu-to immagazzinare con questa lotta, persuperare l’attuale situazione di sindaca-

GERMANO PIANI➦ Segue da pagina 1

STEFANO RUGGERINI➦ Segue da pagina 1

UNIPOLASSICURAZIONI

SABATINO GALLOTTA➦ Segue da pagina 1

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