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17 GENNAIO 2 a Domenica del Tempo Ordinario «È Lui l’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo!» Questa Domenica è ancora caratterizzata dal tema della “manifestazione del Signore”, che dà inizio alla sua vita pubblica e viene indicato dal Battista come “l’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo, in continuità con le due feste precedenti dell’Epifania e del Battesimo di Gesù. La prima lettura e il Vangelo sono caratterizzati dal tema della chiamata: quella di Samuele e quella dei primi due discepoli di Gesù. Anche noi siamo chiamati a metterci in ascolto, a dire il nostro sì e a seguire Gesù per condividere il suo stile di vita e il suo servizio al Regno di Dio. «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi»: vogliamo essere anche noi, insieme, come Chiesa, strumenti nelle mani di Dio per “togliere il peccato dal mondo” e “glorificare Dio nella nostra vita” come ci raccomanda l’apostolo Paolo nella seconda lettura.

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17 GENNAIO

2a Domenica

del Tempo Ordinario

«È Lui l’agnello di Dio che toglie il

peccato dal mondo!»

Questa Domenica è ancora caratterizzata dal tema della “manifestazione del

Signore”, che dà inizio alla sua vita pubblica e viene indicato dal Battista

come “l’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo”, in continuità con le

due feste precedenti dell’Epifania e del Battesimo di Gesù.

La prima lettura e il Vangelo sono caratterizzati dal tema della chiamata:

quella di Samuele e quella dei primi due discepoli di Gesù.

Anche noi siamo chiamati a metterci in ascolto, a dire il nostro sì e a seguire

Gesù per condividere il suo stile di vita e il suo servizio al Regno di Dio.

«Come il Padre ha mandato me, così io mando voi»: vogliamo essere anche

noi, insieme, come Chiesa, strumenti nelle mani di Dio per “togliere il

peccato dal mondo” e “glorificare Dio nella nostra vita” come ci raccomanda

l’apostolo Paolo nella seconda lettura.

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PREGHIERA DEI FEDELI

C. Fratelli e sorelle, chiamati anche noi a seguire ed ascoltare Gesù, preghiamo

perchè il Signore ci doni la grazia di incontrarlo e accoglierne l’invito con lpo

stesso entusiasmo dei suoi primi discepoli.

Preghiamolo e invochiamolo insieme dicendo: Ascoltaci, o Signore.

1) Ti ringraziamo o Signore Gesù, per averci chiamato a seguirti e a stare con te. Ti affidiamo, in particolare, coloro che chiami alla vita sacerdotale e religiosa, perchè ti seguano con gioiosa libertà e coerenza di vita, noi ti preghiamo:

2) La Chiesa conduca tutta l’umanità a Cristo affinchè trovi in

lui la fonte della pace, della concordia, della giustizia, noi ti preghiamo:

3) Tutte le Chiese superino le divisioni della loro storia

proponendosi come famiglia unita in cui conoscere Cristo e rimanere nel suo amore, noi ti preghiamo:

4) Signore, tu ci hai detto: “Se uno rimane unito a me e io a

lui, egli produce molto frutto.” Per tutti noi cristiani, perché rimaniamo in ascolto del Tuo Vangelo e possiamo testimoniarlo vivendo in armonia tra di noi e con tutto il creato, noi ti preghiamo:

C. O Dio nostro Padre, iniziando la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,

salga a Te la nostra preghiera, in comunione con tutti i nostri fratelli cristiani, per

il bene di ogni uomo che vive sulla terra e per la salvezza del mondo. Te lo

chiediamo per Gesù Cristo tuo Figlio, che vive e regna con Te per i secoli dei secoli.

Amen

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II DOMENICA

PRIMA LETTURA Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.

Dal primo libro di Samuèle 3, 3b-10.19

In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si

trovava l’arca di Dio.

Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi

corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non

ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.

Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da

Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo:

«Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle

fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata

ancora rivelata la parola del Signore.

Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si

alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!».

Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a

Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore,

perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto.

Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte:

«Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo

servo ti ascolta».

Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una

sola delle sue parole.

Parola di Dio.

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SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 39 (40)

R/. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,

ed egli su di me si è chinato,

ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,

una lode al nostro Dio. R/.

Sacrificio e offerta non gradisci,

gli orecchi mi hai aperto,

non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.

Allora ho detto: «Ecco, io vengo». R/.

«Nel rotolo del libro su di me è scritto

di fare la tua volontà:

mio Dio, questo io desidero;

la tua legge è nel mio intimo». R/.

Ho annunciato la tua giustizia

nella grande assemblea;

vedi: non tengo chiuse le labbra,

Signore, tu lo sai. R/.

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SECONDA LETTURA I vostri corpi sono membra di Cristo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 6, 13c-15a.17-20

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è

per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con

la sua potenza.

Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al

Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità!

Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà

all’impurità, pecca contro il proprio corpo.

Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in

voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti

siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro

corpo!

Parola di Dio.

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CANTO AL VANGELO Gv 1, 41.17b

R/. Alleluia, alleluia.

«Abbiamo trovato il Messia»:

la grazia e la verità vennero per mezzo di lui.

R/. Alleluia.

VANGELO Videro dove dimorava e rimasero con lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni 1, 35-42

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo

sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi

due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro:

«Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa

maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono

dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui;

erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano

seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo

suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si

traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui,

Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa»

– che significa Pietro.

Parola del Signore.

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17 Gennaio 2021 II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

« Parla, perché il tuo servo ti ascolta » TEMPO ORDINARIO… - Tempo dell’ascolto e della testimonianza, il Tempo Ordinario o tempo durante l’anno (per annum), contrariamente a quanto si potrebbe credere, è un tempo di particolare importanza a cui forse non si dà la dovuta attenzione. Costretto tra i grandi eventi dei tempi forti, Avvento-Natale e Quaresima-Pasqua, potrebbe apparire un tempo meno “forte”, di secondaria importanza. Anche l’appellativo “ordinario” probabilmente trae in inganno, come se stesse a indicare una contrapposizione con la straordinarietà delle celebrazioni del mistero dell’incarnazione, morte e risurrezione del Signore. - In realtà, senza il Tempo Ordinario non si comprenderebbe appieno la celebrazione del Mistero di Cristo, ovvero l’Anno liturgico nella sua interezza, né avrebbe senso la vita dei credenti; che senso avrebbe se il Natale e la Pasqua fossero vissuti come momenti isolati dai giorni ordinari, senza coinvolgere e permeare l’intera esistenza dei singoli fedeli e di tutta la comunità ecclesiale. - Di fatto, ogni Domenica (la prima e più antica festa dei cristiani… non dimentichiamolo!!!) dell’anno, in quanto celebrazione settimanale della Pasqua del Signore, ha in sé il suo incommensurabile valore. Tuttavia, bisogna attendere la riforma del Concilio Vaticano II che ha restituito il carattere pasquale ad ogni Domenica, affinché le Domeniche del tempo che oggi chiamiamo “Ordinario” ricevessero una continuità che desse spessore al periodo più lungo dell’Anno liturgico. Il Tempo Ordinario, infatti, abbraccia 33 o 34 settimane, sulle complessive cinquantadue del ciclo liturgico: inizia il lunedì dopo la Domenica in cui si celebra il Battesimo del Signore e si protrae fino al martedì che precede il Mercoledì delle ceneri, quando si interrompe con l’inizio della Quaresima, per poi riprendere il lunedì dopo la Domenica di Pentecoste che chiude il tempo di Pasqua. - La peculiare fisionomia del Tempo Ordinario è data dalla lettura più o meno continua di un testo biblico interrotta dal ciclo pasquale che nulla toglie alla continuità degli eventi, ma anzi dà nuova luce a tutti i momenti della vita terrena del Signore, svelando il fine escatologico della sua missione che nella morte e risurrezione trova il suo culmine. - Il Tempo Ordinario è dunque anch’esso un tempo significativo che, evocando progressivamente la vita di Cristo in opere e parole, chiama la comunità dei fedeli all'ascolto e alla testimonianza quotidiana del proprio credo lungo il cammino che conduce alla celebrazione dei grandi misteri della redenzione. Infatti, se nei cosiddetti “tempi forti” celebriamo solo qualche aspetto del Mistero di Cristo, nel Tempo Ordinario contempliamo e celebriamo lo stesso Mistero di Cristo nella sua interezza, nella sua identità più genuina appartenente alle prime comunità cristiane.

PARLA, CHE IL TUO SERVO TI ASCOLTA! - In un mondo ingiusto e malato di egoismo seguire il Signore per compiere la volontà di Dio significa porsi in umile ascolto della sua Parola e operare il miracolo della compassione, della solidarietà, della giustizia che genera pace. Mai come in questo nostro tempo, in cui si tende ad accendere i riflettori su eventi straordinari per distogliere l'attenzione dai problemi reali di un’umanità sofferente e dal vuoto interiore che caratterizza le nuove generazioni, è quanto mai

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importante comprendere che non esiste un tempo per credere e uno per vivere, come se fosse possibile scindere il “mondo della fede” dal “mondo della vita reale”. Per seguire Cristo non è necessario fare cose straordinarie, ma bisogna rendere straordinario l’ordinario, con piccoli gesti di amore, nella quotidianità della vita, là dove il Signore ci chiama. - Se la Parola, come un seme che cade in terra buona, produce i suoi frutti, il nostro cammino alla sequela di Cristo prosegue però tra inciampi e cadute, ma a nostra insaputa, «di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce» (Mc 4,27). Chi, allora, davvero crede in Cristo, sa che il suo Regno non è di questo mondo e con questa certezza nel cuore affronta ogni difficoltà, ogni tristezza, ogni dolore perché sa che il “Cristo Re” è Signore del tempo e della storia, inizio e fine del “tempo di Dio”. - In tutti e tre i cicli (A-B-C) nella seconda Domenica troviamo un testo giovanneo, mentre poi si prosegue, nel ciclo “B” dell’Anno liturgico, con la lettura semi-continua del Vangelo secondo Marco. - Oggi la Liturgia ci presenta ancora la figura del Battista che indica Gesù come “l’Agnello di Dio, venuto a togliere il peccato del mondo”. Per compiere tale opera di salvezza, Egli chiama intorno a sé dei “collaboratori”, quelli che noi riconosciamo come apostoli. Tuttavia, la chiamata odierna di Gesù raggiunge ciascuno di noi. Infatti, l'esperienza della fede è per i cristiani legata indiscutibilmente alla persona di Gesù, il Cristo. Il cristianesimo non è una “religione del Libro”, ma l’incontro con la stessa persona di Gesù, riconosciuto come il Vivente ed il Presente nella storia dell'umanità. Segno e strumento, che permette l'incontro reale con Gesù vivente oggi, è la Comunità dei credenti che vive della presenza di Gesù. Per questo, l’ascolto della sua Parola e la disponibilità all'esperienza di comunione sono la condizione per seguirlo. La sua chiamata è personale, ma coinvolge con altri e, idealmente, con tutta la terra, nella reciproca responsabilità e nella lode riconoscente a Dio. - Le scene di chiamata (Es 3; Is 6; Ger 1...) sono tra le pagine più vive della Bibbia. Ci rivelano Dio nella sua maestà e nel suo mistero, e l’uomo in tutta la sua verità: nella sua paura e generosità, nei suoi atteggiamenti di resistenza e accettazione... Ogni uomo, per il fatto stesso di essere al mondo, è in stato di “vocazione”. Attraverso le vie misteriose degli eventi umani più ordinari e oscuri, Dio lo chiama all’esistenza per un suo particolare progetto di amore. La vocazione, infatti, come l’esistenza, è sempre una chiamata personale. Dio non costruisce gli uomini in serie; non usa lo stampo: parla a ciascuno personalmente. - La chiamata di Gesù ai primi due discepoli, Andrea e un anonimo compagno (Giovanni, che ne ricorda perfino l’ora?), è un invito ad “andare a vedere”, a verificare, a “fare esperienza”. Non si presenta come una meta raggiunta. Indica, piuttosto, la possibilità di proseguire insieme la strada: «Venite e vedrete». Invita a fare esperienza, a entrare nella stessa avventura in cui lui stesso è coinvolto in prima persona. - Avere fede significa seguire Gesù per condividerne l’atteggiamento di ricerca e di servizio. E di preghiera. Solo a queste condizioni si può sperare di essere “pietre” miliari come Simone, il fratello di Andrea, soprannominato “Cefa” (cioè “pietra”). - Scoprire la propria vocazione significa scoprire il progetto di vita che Dio ha su ciascuno di noi, perché l’iniziativa è sempre di Dio. «Parla, perché il tuo servo ti ascolta» (Prima Lettura); «Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà» (Salmo responsoriale). Approfondire l’iniziativa preveniente di Dio porta con sé tutto un processo di interiorizzazione e di scoperta progressiva delle esigenze spirituali e morali della propria vocazione (Seconda Lettura). Il binomio “chiamata-sequela” rappresenta, d’altronde, una delle categorie fondamentali della vita cristiana, la cui struttura è chiaramente dialogica, fatta cioè di domanda e di risposta, di appelli che passano attraverso le vicende della vita e di risposte che si esprimono non solo in professioni di fede o in preghiera, ma in scelte di vita e in continua disponibilità del cuore. - La categoria del dialogo esprime anche un’altra caratteristica fondamentale della vita cristiana: la dinamicità. Il cristiano non è colui che ha in tasca la soluzione di tutti i problemi, che

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possiede come una specie di assicurazione sulla vita di fronte agli interrogativi del presente e del futuro. Egli si sente, al contrario, come un uomo in ricerca, le cui certezze sono continuamente messe in questione dagli avvenimenti; tuttavia, il suo legame con Cristo fa di lui un ricercatore originale, perché il suo cammino in qualche modo è già stato tracciato e percorso, e la mèta è raggiungibile. - Anche se l’appello di Cristo si fa sentire come invito personale e si chiarisce nel cuore di una intimità sempre nuova e irripetibile, esso apre sempre la strada a una esperienza comunitaria. L’incontro personale con Gesù suscita l’incontro personale e comunitario con tutti coloro che hanno fatto l’esperienza di questo incontro e dà l’avvio alla costituzione di una comunità nella quale il “vivere insieme” e il “seguire insieme” Gesù diventa una caratteristica essenziale. Accanto alla vocazione personale c’è, quindi, la vocazione a far parte di un popolo che si chiama Chiesa: ekklesía, che vuol dire appunto, “convocata”, “eletta”, “chiamata”. - «Vieni e seguimi»: questo invito risuona oggi come venti secoli fa’. Chi “segue” rinuncia a vedere con i propri occhi, vende il cervello all’ammasso, considera un lusso avere opinioni? Ci chiama forse a queste cose l’invito di Gesù? A rinunciare alla libertà creatrice, ad ogni iniziativa personale, per camminare dietro a lui come servitori muti e docili, anche se guardano in alto e cantano con entusiasmo? Guardiamo a quello che ha fatto Lui. Egli ha seguito fedelmente la volontà del Padre suo, tanto che sul punto di morte ha gridato: «Tutto è compiuto!». Ma questa volontà faceva di lui un uomo libero. Egli ha proclamato al mondo una parola nuova, creatrice, quella appunto che aveva ascoltato dal Padre suo. Se egli chiama dei discepoli a seguirlo è soltanto per dire loro: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». Il seguire Gesù e l’essere mandato è uno stesso movimento. Proprio perché gli apostoli hanno seguito Gesù, sono stati inviati in tutto il mondo. Legati a lui, liberi da qualunque legame con le tradizioni e con qualunque potenza di questo mondo, essi hanno creato delle Comunità nuove, fatte di uomini liberi e fratelli. - “Seguire” vuol dire, dunque, andare avanti, creare, non da soli, ma insieme con Lui, e rimanendo in comunione con tutti coloro che lo seguono e sono legati a Lui da questo legame unico e molteplice che è stato creato dalla sua chiamata. Chi si siede o si adagia nelle proprie abitudini, chi si integra in un sistema perfetto, dove tutto è previsto e predeterminato..., questi non segue più, perché non ascolta più la voce di Gesù che lo precede nel cammino e lo invita a lasciare le false sicurezze per una ricerca sempre rinnovata. Il Signore ci chiama ogni giorno e la nostra risposta deve essere sempre nuova.

CHE CERCATE?

La prima lettura ci ha parlato di Samuele. Era figlio di Anna; essendo sterile, aveva chiesto

al Signore, di essere benedetta con il dono della maternità; viene esaudita e consacra il figlio a Dio, facendolo vivere col Sacerdote Eli. Mentre Samuele dorme di notte, sente una voce che lo chiama; l’autore sacro ci ricorda che pur vivendo a contatto con il Sacro, il giovinetto non aveva ancora “incontrato” il Signore, né Dio gli aveva parlato (1Sam 3,7). Non basta vivere la religione come abitudine, ognuno deve fare esperienza personale col Signore, che può rivelarsi in tanti modi: a Samuele di notte, a Saulo lo fa cadere dalle sue certezze sulla via di Damasco, ad alcuni profeti e discepoli mentre lavorano, senza dimenticare le storie di tanti Santi; esse dimostrano come il Signore, chiama tutti e, in vari modi.

Dio non ama il “chiasso”, Egli ama il silenzio, “luogo” di incontro con l’uomo. Samuele più volte sente la “voce” senza comprendere di chi sia; si reca da Eli, invece di

cercare Dio. Il Sacerdote, inizialmente pensa ad un sogno del ragazzo; dopo la terza volta, comprese che chiamare il ragazzo fosse il Signore e, gli “suggerisce” la risposta: “Eli disse a Samuele: Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. Samuele andò a coricarsi al suo posto.” (1Sam 3,9). Il brano si conclude con il “Si” di Samuele al Signore che lo chiamava e, da quel giorno crebbe sempre in ascolto della Parola di Dio. Sarà

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l’ultimo giudice di Israele, darà l’unzione ai primi due Re (Saul e Davide), diventando un punto di riferimento per la monarchia.

Quante volte viviamo le nostri “notti” e avremmo bisogno di qualcuno che ci “suggerisca” come rispondere, che ci aiuti a capire qual è il progetto di Dio su di noi. Non illudiamoci di poter sempre capire da soli! Facendo a meno di coloro che Egli ha posto come “Pastori” del Suo gregge, difficilmente potremmo capire cosa veramente Egli desidera. La “Voce” di Dio chiama l’uomo nella “notte del mondo”, attraverso il Papa, i Vescovi, i sacerdoti e di tutti quelli che vogliono il “nostro bene”. Ognuno ha il proprio “ELI”, lasciamoci ”suggerire” la risposta da dare al Signore, che è sempre quella di porsi all’ascolto della Sua Parola, e di proclamare: “Ecco, Signore, io vengo per fare la Tua volontà (Salmo); sicuri che ci sarà sempre accanto nella vita, soprattutto nelle difficoltà e quando le “tenebre” oscureranno il nostro cammino.

La stessa esperienza, l’hanno fatta i discepoli del Vangelo appena proclamato. Siamo

nell’anno B, ma oggi, siamo chiamati a riflettere su un brano di Giovanni, che testimonia il primo incontro avuto, da Lui e Andrea, col Maestro.

Si sono fidati del loro primo Maestro, il Battista, che il giorno dopo averlo battezzato, vede e fissa Gesù, indicandolo come l’Agnello di Dio (Gv1,36).

Giovanni sa che il “Suo tempo” è finito, ora è Gesù che deve iniziare la Sua Missione; Egli vive la gioia di poter indicare a due suoi “figli”, Giovanni e Andrea, l’Agnello che è venuto per dare la vita. Inizia un dialogo bellissimo tra il Maestro e i due, che si sono messi a seguirlo: “Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: Che cosa cercate? Gli risposero: Rabbi - che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?. Disse loro: Venite e vedrete. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio”.(Gv1,38-39). Colpisce la domanda del Maestro, non chiede “CHI CERCATE” ma “CHE CERCATE”. È la domanda che Gesù pone all’uomo di tutti i tempi, come se guardasse ciascuno negli occhi e chiedesse: “Cosa cerchi veramente dalla tua vita? Cosa credi possa soddisfarti e darti la vera gioia?”

La risposta dei due discepoli, svela il loro desiderio, hanno lasciato “un Maestro per il

MAESTRO”. Vogliono stabilire un rapporto profondo e intenso, conoscere le sue abitudini, la sua vita quotidiana e dove abita; solo così potranno dare un senso alla loro vita e dissetare quella “sete” che ogni uomo ha.

Gesù legge nei loro cuori il desiderio e li invita ad andare con Lui e a “Vedere”;; è un verbo molto caro all’Apostolo, anche nel racconto della Pasqua, lo userà, quando con Pietro si reca al sepolcro vuoto e “Vide e credette” (Giov.20,8).

Quell’ora (“erano le quattro del pomeriggio”) resterà indelebile nel suo cuore, ricordandola dopo tantissimi anni. COME MAI? Perché è l’incontro con l’Amore fatto carne! Quale coppia, che veramente si è donata reciprocamente con Amore vero, non ricorda anche a distanza di anni, il loro primo incontro? Quando si incontra il Vero Amore, non lo si dimentica mai, lo si fissa nella mente per sempre e non lo si può “contenere” per sé stessi, si ha il desiderio di gridarlo a tutti, soprattutto a chi amiamo; vogliamo condividerlo con le persone a noi care, come ha fatto Andrea, sentendo la necessità di coinvolgere il fratello e di “guidarlo” dal Maestro: “Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo) e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro). (Gv1,40-42).

Andrea diventa per il fratello, ciò che era stato Eli per Samuele, quello che il Battista era stato per lui e come avverrà tante volte nella storia della salvezza, quando chi incontra Cristo, ha la gioia nel cuore e lo vuole donare agli altri. Anche Simone non sarà più quello di prima, da semplice pescatore diverrà la ROCCIA su cui Gesù fonderà la Chiesa. Cambiandogli il nome, lo trasforma e gli muta il destino, cambiando “direzione” alla sua esistenza.

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Grazie al “passaparola”, di tanti fratelli e sorelle, che hanno cercato e incontrato nella loro

vita il Signore, la Chiesa va avanti e continuerà ad essere così sino al termine della storia! È il PASSAPAROLA DELL’AMORE DI DIO.

A casa del Maestro incontriamo Sua Madre, la Vergine del silenzio, come è stata l’esperienza di Andrea e Giovanni. Chiediamo a Maria di essere sempre disponibili all’ascolto della Parola di Dio, uscendo dai rumori assordanti del mondo e di cercare il Figlio, partendo dal nostro cuore. Solo il Signore è la risposta ai nostri perché; Egli è l’Amore vero, che può inondare la nostra vita!

È stata questa l’esperienza di tanti Santi e Sante della Chiesa! Come dimenticare, Agostino di Ippona; dopo tante esperienze umane, terrene e materiali, pur conoscendo il cristianesimo, grazie alla Madre Monica, solo quando incontra “personalmente” il Signore, trasformerà la sua vita ed esclamerà:” Tardi ti amai, Bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai! Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori.” (Confessioni 10, 27, 38).

Al momento della “Comunione eucaristica” il sacerdote ci indica l’Agnello immolato, presente sull’Altare, come il Battista fece coi suoi discepoli; dall’Ostia consacrata, volge il Suo sguardo d’Amore verso noi, chiedendo a ciascuno, nel silenzio del proprio cuore: “Che cosa cerchi?”

Rispondiamogli allora con fede vera: “Signore cerco Te per vivere con Te. Solo tu puoi dare un senso alla mia vita. Tu sei il mio Maestro; dammi la gioia di incontrarti ogni domenica nella Eucarestia e nei fratelli che incontro sulle strade del mondo. Illumina le mie notti, rischiarandole con la luce del Tuo Amore, e concedimi la Santità di vita, per vivere al termine di questa vita, eternamente accanto a Te. Amen.

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L.go Mori, 3 – 26049 Stagno Lombardo (CR) – Email: [email protected]

PARROCCHIA STAGNO LOMBARDO con BRANCERE

SS. Nazario e Celso – Ascensione di N. Signore

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DOMENICA 17 GENNAIO 2021

avvisi parrocchiali SETTIMANA DI PREGHIERE PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI – Dal 18 al 25 gennaio tutti i cristiani, nelle loro varie denominazioni, si ritrovano accomunati nella preghiera per ricomporre quell’unità che varie ragioni storiche hanno rotto. La conclusione coincide con la festa liturgica della “Conversione di S. Paolo” che, cadendo quest’anno di lunedì, noi anticiperemo alla domenica, per unirci, nell’assemblea domenicale, a questa grande catena di preghiere. CONSIGLIO PASTORALE – Venerdì 22 gennaio, si riunisce il Consiglio Pastorale per valutare insieme al Parroco, in questi tempi di incertezza, quali linee pastorali adottare e con quali proposte caratterizzare la Quaresima che anche quest’anno sarà pesantemente limitata dalle misure anti-Covid. Mentre ringraziamo gli organizzatori della tradizionale “Maialata” di fine gennaio, il cui ricavato verrà quest’anno devoluto all’Oratorio Parrocchiale e ci aiuterà a sostituire le due caldaie per il riscaldamento dei locali, ricordiamo che le prenotazioni dovranno essere comunicate entro venerdì 22 gennaio agli Uffici Comunali e che l’asporto sarà in distribuzione a partire da mezzogiorno di domenica 31 gennaio nella cucina dell’Oratorio.