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29 Sistemi bibliotecari Biblioteche oggi settembre 2009 Per il dialogo dei servizi culturali del territorio Le possibili sinergie viste con l’occhio delle biblioteche di ente locale 1. Premessa Le considerazioni contenute in que- sto articolo nascono a margine di un convegno incentrato sul dialo- go tra i servizi culturali del territo- rio (in particolare biblioteche, ar- chivi e musei), che si è tenuto nel- l’ottobre scorso nell’ambito delle ini- ziative messe in atto per celebrare una ricorrenza: i trent’anni di costi- tuzione del Sistema bibliotecario Brescia Est che, inserito a sua volta nella Rete bibliotecaria bresciana, riunisce ventidue biblioteche di co- muni che si trovano nella parte orientale della provincia di Brescia, dall’hinterland cittadino al Lago di Garda. Nato con delibera del 4 dicembre 1978 per offrire ai cittadini un mi- gliore servizio in termini di patri- monio librario, accesso all’informa- zione e alla cultura, collaborazione tra enti dislocati su un territorio più ampio, il Sistema Brescia Est si è con il tempo sempre più ampliato, sia a livello territoriale sia a livello di servizi offerti, fino a raggiunge- re le dimensioni attuali. L’idea-gui- da è stata, dunque, sempre quella di ricercare il dialogo nell’ottica di una migliore offerta di servizi al cittadino. Ora, un anniversario può essere l’occasione per tracciare un bilan- cio di quanto si è fatto, rammen- tando cosa si era all’inizio e quali trasformazioni sono avvenute suc- cessivamente. Pertanto, con le bi- blioteche del Sistema che hanno alle spalle trent’anni di dialogo co- struttivo, che ha portato risultati concreti e una crescita collettiva, ci si deve chiedere: cosa resta da fa- re? La prima risposta potrebbe es- sere: continuare a dialogare. Riguardo a quali temi e con chi? Probabilmente su questo punto potrebbero divergere i pareri ed essere discordanti le priorità avver- tite. Di qui alcune considerazioni: 1. Riguardo ai temi da privilegiare nel dialogo è parso necessario pre- disporre uno strumento che fon- dasse su basi concrete la discus- sione relativa allo stato delle rac- colte per valutare la rispondenza del patrimonio e delle nuove ac- cessioni con la reale domanda del- l’utenza. Da questa ricerca è deri- vata la Carta delle collezioni del Sistema bibliotecario Brescia Est Alberto Bettinazzi * Sistema bibliotecario Brescia Est [email protected] Luca Rivali * Università degli studi di Udine [email protected]

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Biblioteche oggi – settembre 2009

Per il dialogo deiservizi culturali

del territorioLe possibili sinergie viste con l’occhio delle biblioteche di ente locale

1. Premessa

Le considerazioni contenute in que-sto articolo nascono a margine diun convegno incentrato sul dialo-go tra i servizi culturali del territo-rio (in particolare biblioteche, ar-chivi e musei), che si è tenuto nel-l’ottobre scorso nell’ambito delle ini-ziative messe in atto per celebrareuna ricorrenza: i trent’anni di costi-tuzione del Sistema bibliotecarioBrescia Est che, inserito a sua voltanella Rete bibliotecaria bresciana,riunisce ventidue biblioteche di co-muni che si trovano nella parteorientale della provincia di Brescia,dall’hinterland cittadino al Lago diGarda.Nato con delibera del 4 dicembre1978 per offrire ai cittadini un mi-gliore servizio in termini di patri-monio librario, accesso all’informa-zione e alla cultura, collaborazionetra enti dislocati su un territorio piùampio, il Sistema Brescia Est si ècon il tempo sempre più ampliato,sia a livello territoriale sia a livellodi servizi offerti, fino a raggiunge-re le dimensioni attuali. L’idea-gui-da è stata, dunque, sempre quelladi ricercare il dialogo nell’ottica diuna migliore offerta di servizi alcittadino.Ora, un anniversario può esserel’occasione per tracciare un bilan-cio di quanto si è fatto, rammen-tando cosa si era all’inizio e qualitrasformazioni sono avvenute suc-

cessivamente. Pertanto, con le bi-blioteche del Sistema che hannoalle spalle trent’anni di dialogo co-struttivo, che ha portato risultaticoncreti e una crescita collettiva, cisi deve chiedere: cosa resta da fa-re? La prima risposta potrebbe es-sere: continuare a dialogare.Riguardo a quali temi e con chi?Probabilmente su questo puntopotrebbero divergere i pareri edessere discordanti le priorità avver-

tite. Di qui alcune considerazioni:1. Riguardo ai temi da privilegiarenel dialogo è parso necessario pre-disporre uno strumento che fon-dasse su basi concrete la discus-sione relativa allo stato delle rac-colte per valutare la rispondenzadel patrimonio e delle nuove ac-cessioni con la reale domanda del-l’utenza. Da questa ricerca è deri-vata la Carta delle collezioni delSistema bibliotecario Brescia Est

Alberto Bettinazzi*

Sistema bibliotecario Brescia [email protected]

Luca Rivali*

Università degli studi di [email protected]

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aggregare servizi di tipologia diffe-rente in maniera trasversale e si-nergica.Tale iniziativa ha trovato per altrouna partnership significativa nellasede di Brescia dell’Università Cat-tolica del Sacro Cuore, la cui presen-za non solo ha certificato la qualitàe il rigore scientifico e metodolo-gico della proposta, ma ha apertoanche un’ulteriore prospettiva disviluppo e di utilità di questi temianche a fini didattici e formativi,rivolgendosi agli studenti dei corsidi laurea in lettere e per operatoridei beni culturali.In virtù di queste e di altre consi-derazioni, sulle quali non ci si di-lungherà ora, abbiamo ritenuto didare una direzione ben precisa ailavori, ponendo come momento for-te un Convegno, quale sede di a-pertura di un confronto tra biblio-teche, archivi e musei, in cui pro-porre un’alternanza di interventi diampio respiro, intercalati da espe-rienze relative ad aspetti operativie da buone pratiche concretamen-te avviate. È nato così il convegno“Fare Sistema. Il dialogo dei servi-zi culturali del territorio a trent’an-ni dalla nascita del Sistema Biblio-tecario Brescia Est”, svoltosi il 24ottobre 2008, presso la prestigiosasede di Villa Fenaroli Palace Hotela Rezzato (BS), i cui atti sono statirecentemente pubblicati dalle Edi-zioni CUSL di Milano.2

Beninteso, si tratta di un primo masignificativo e importante passo ver-so una direzione, quella del con-fronto tra gli obiettivi e le modali-tà concrete di erogazione dei ser-vizi, che potrebbe costituire la ci-fra comune dell’impegno futuro.

2. Qualche riferimentonormativo

Gli “istituti della cultura” (cioè gliarchivi, le biblioteche e i musei)sono considerati come una catego-ria unitaria, almeno nella lettera del-

che ha consentito di aprire un mo-mento di confronto all’interno deltavolo tecnico che riunisce i bi-bliotecari delle biblioteche del Si-stema.1

2. Il dialogo, finalizzato al miglio-ramento dei servizi, deve però perforza aprirsi ad altri interlocutorioltre le biblioteche. In questo sen-so dobbiamo ritenere interlocutoritutti coloro che operano nel campodell’informazione, della formazio-ne e della diffusione della cono-scenza. Che poi perseguano i pro-pri obiettivi non solo attraverso illibro, ma anche ricorrendo ad altrisupporti su cui sono riprodotte in-formazioni è un problema secon-dario. Non si sta forse tutti andan-do alla ricerca di supporti diversidalla carta? Non si sta ormai sosti-tuendo al tema del possesso il te-ma dell’accesso alle risorse?In un quadro così connotato si è ri-cevuto un significativo input dallaPrima conferenza biblioteche, ar-chivi e musei, organizzata dalla Re-gione Lombardia il 15 novembre2007 con l’intento di valutare se fos-se il caso di far sedere attorno a unostesso tavolo i tre interlocutori isti-tuzionali più prossimi tra loro: lebiblioteche, gli archivi e i musei. Elo-quente in questo senso era anche iltitolo dell’iniziativa: “Integrare i ser-vizi: una sfida per le nuove profes-sioni della cultura”.Il dialogo dei servizi culturali è untema certo non nuovo ma proba-bilmente da riscoprire in quantonegli ultimi anni, complice un’ideadi distinzione e differenziazione deisaperi forse un po’ troppo rigida-mente intesa, non è stato affronta-to scandagliando criticamente tuttele sue potenzialità. Il trentennale di fondazione del Si-stema poteva essere un’occasionepropizia per gettare un ponte traquesta storia di biblioteche che han-no già fatto rete e gli altri serviziculturali che si stanno muovendonell’ottica della cooperazione, manon sempre con progetti capaci di

la norma, dal Codice dei beni cul-turali e del paesaggio (art. 101, D.Lgs.42/2004). Tuttavia la loro storia e laloro evoluzione sono contrassegna-ti da una sorta di allontanamentoreciproco, quasi di una separazio-ne volutamente progettata.3 Le ra-gioni derivanti da un metodo di la-voro specifico per ciascuno dei treservizi, le differenti caratteristichedei profili professionali degli ope-ratori, l’interazione con documentidi tipologia distinta e particolare(da un lato la documentazione pre-valentemente amministrativa, dal-l’altro i supporti dell’informazionee della lettura, dall’altro ancora i te-stimoni della cultura materiale) so-no certamente fattori che spieganole ragioni di una evoluzione per per-corsi separati, ma non ne giustifi-cano fino in fondo i presupposti.Peraltro i percorsi di allontanamen-to sono piuttosto recenti, se pen-siamo per esempio che la scelta didistinguere il materiale d’archivioda quello di biblioteca, in nomedella connotazione (presuntivamen-te) più scientifica e giuridica delprimo e letteraria del secondo, fuoperata nel 1867 nel corso del Con-gresso internazionale di statisticache ebbe luogo a Firenze.4

Infatti, se riportiamo le origini deiservizi culturali alla loro storia piùantica, molte delle distinzioni chea noi oggi paiono così chiare losono in realtà molto meno: bastivalutare il fatto che numerosi do-cumenti dell’antichità, scritti su va-ri supporti e oggi custoditi nei mu-sei in qualità di reperti archeologi-ci, sono in realtà afferenti, per lo-gica e per materia, alla sfera deidocumenti d’archivio, dato che sisono formati in contesti contabilied amministrativi, o addirittura al-la sfera dei documenti di bibliote-ca, qualora riportino testi non con-notati dalla mera strumentalità.A maggior ragione, dalla prospetti-va di un potenziale fruitore, si co-glie con facilità il paradosso delmoderno spirito catalografico e si-

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stematizzatore: può essere il fatto-re “pubblicazione” a determinare seun carteggio sia da collocare in ar-chivio o in biblioteca? E che diredel materiale di interesse locale?È lapalissiano che le culture chehanno prodotto i testimoni oggicustoditi, tutelati, promossi, valo-rizzati da questi istituti non lo han-no fatto con la finalità di una tri-partizione stagna o della settoriali-tà. La scelta di istruire percorsi dif-ferenti si pone come una questio-ne di libera volontà, soggetta dun-que a poter essere modificata e in-vertita (certo non stralciata!), a cer-te condizioni.Il compito che ci si pone di fronteoggi è primariamente quello di pen-sare ai punti di contatto tra gli isti-tuti della cultura, nello spirito delservizio pubblico, e di comprende-re quale minimo comune denomi-natore possa collegare gli archivi, lebiblioteche e i musei. In secondoluogo, occorre valutare quale per-corso, anche da un punto di vistaeconomico e amministrativo, sia piùvantaggioso per arrivare a un’offer-ta integrata di servizi. Infine, è ne-cessario delineare il quadro delleprofessionalità oggi disponibili neiservizi culturali del territorio percomprendere quali siano i settorida potenziare, anche con l’introdu-zione di figure di alta specializza-zione, in modo che la nostra offer-ta sia qualitativamente elevata, con-correnziale rispetto a un panoramache, come si avrà modo di vedere,si sta sempre più connotando comedinamico ed espansivo.Il D.P.R. 1409/63 promuoveva lacreazione di consorzi archivistici dicarattere territoriale con l’obiettivodi fronteggiare le innegabili diffi-coltà logistiche ed economiche con-nesse alla gestione degli archivi sto-rici mediante forme associate am-pie, finalizzate alla produzione dieconomie di scala.5 Tuttavia, comedimostra un’indagine effettuata inLombardia, “l’esperienza consorti-le […] è apparsa, sul medio perio-

do, di difficile attuazione per ra-gioni diverse: conflitti di campani-le, difficoltà di ordine burocraticoinsite nella figura giuridica del con-sorzio, scarso interesse da parte de-gli amministratori ecc.”.6

In effetti, è sotto gli occhi di tuttil’evidenza che “in aree caratterizza-te dalla presenza di comunità pic-cole e medio piccole, cioè nellamaggior parte del territorio nazio-nale, le amministrazioni locali nonsono in grado di affrontare in pro-prio gli interventi di ordinamento einventariazione, né di gestire diret-tamente il servizio archivistico conun minimo di continuità”.7

Forse per queste ragioni, che sonoprimariamente di ordine economi-co, molti Comuni, all’indomani del-l’approvazione del DPR 1409/63,hanno preferito depositare il pro-prio archivio storico presso il loca-le Archivio di Stato.8

È significativo citare un dato pro-dotto dall’Ufficio centrale per i be-ni archivistici, secondo il quale “neltrentennio 1963-1992 sono stati ben215 gli archivi di enti locali depo-sitati presso gli Archivi di Stato,mentre quelli restituiti sono statiappena 16 (pari a meno del 10 percento di quelli depositati)”.9

Con una battuta si potrebbe sinte-tizzare che per gli enti locali gli ar-chivi storici sono un problema enon una risorsa. Eppure è di tuttaevidenza che nell’archivio storicosono contenuti i documenti che so-li consentono una qualche fedede-gna ricostruzione della storia e del-l’identità di una comunità, ne com-provano diritti e privilegi assunti inantico, permettono di dirimere que-stioni di lungo corso e foriere digravi implicazioni fra cittadini, co-stituendo un fattore produttivo euna fonte del diritto.Un aspetto da non sottovalutare èdeterminato dal fatto che l’affida-mento dell’archivio alla bibliotecaè considerato troppo spesso un me-ro deposito e non un’occasioneper realizzare un’offerta integrata

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di servizi. In questa visione preva-le la primigenia idea, statica e pas-satista, di archivio quale edificio,quale deposito, non certo una vi-sione dinamica legata alla possibi-lità di investire nella valorizzazio-ne della documentazione di cuil’archivio è custode. Non sono man-cate e tuttora non mancano le po-lemiche riguardo al deposito dellecarte d’autore: è preferibile depo-sitarle presso la biblioteca che ma-gari già accoglie la biblioteca pri-vata (facilitando la ricerca agli stu-diosi!), oppure depositarle in ar-chivio come la tipologia del mate-riale documentario consiglierebbe?Su questo punto si aprono impli-cazioni riguardo ad alcune que-stioni logistiche ed organizzative,ma anche per quanto attiene le ca-ratteristiche professionali del per-sonale chiamato a gestire i servizi.Prendendo a esempio il caso dellaRegione Lombardia, si può consta-tare che da quasi un quarto di se-colo esiste una legge che reca “Nor-me in materia di biblioteche e ar-chivi storici di enti locali o di inte-resse locale”. Ci si riferisce natural-mente alla LR n. 81 del 14 dicem-bre 1985, che dedica però di fattoagli archivi solo l’articolo 20,10 cheprevede:

1. Gli enti locali provvedono, in con-formità alla normativa vigente, allaistituzione, all’ordinamento ed al fun-zionamento degli archivi storici adessi affidati, ai fini della loro con-servazione, conoscenza e pubblicouso.2. Gli enti locali provvedono a isti-tuire sezioni separate d’archivio e atrasferirvi i documenti prodotti unavolta che siano scaduti i termini perla loro conservazione negli uffici.3. Gli archivi storici possono trova-re collocazione nei locali della bi-blioteca per assicurare la conserva-zione e la consultazione degli stessi.4. Presso la biblioteca del Comunesono comunque depositati, per laconsultazione, gli inventari dell’ar-chivio storico del Comune mentrenella biblioteca centro sistema so-

no depositati per la consultazionegli inventari di tutti gli archivi stori-ci dei Comuni aderenti al sistemabibliotecario locale.5. La responsabilità degli archivi sto-rici è affidata ad archivisti in pos-sesso del titolo di studio specifico.

Non esiste, quindi, una reale pro-spettiva di sinergia. Esiste piuttostouna opzione prevista dalla leggeche è quella di depositare l’archi-vio in biblioteca, affidandone peròla responsabilità a chi abbia un ti-tolo di studio specifico che, stantela forma apodittica del testo di leg-ge, diventa una autentica condiciosine qua non.Ma allora: quali sono le possibiliforme di integrazione tra i serviziculturali che si possono prospetta-re nel nostro territorio? Quali le dif-ficoltà da superare? Quali le strate-gie e le sinergie da porre in cam-po per intraprendere un percorsoverso l’integrazione?Innanzitutto conviene sottolineareche per costruire una logica di dia-logo è indispensabile focalizzarel’attenzione non tanto sul possessodei documenti, quanto sull’accessoa essi. Infatti, le tipologie di docu-mentazione che gli istituti dellacultura conservano e tutelano so-no troppo differenti per costituireil presupposto alla cooperazione.Se però si imposta il problema intermini di accesso, allora la pro-spettiva assume connotazioni nuo-ve. Con riferimento anche alla pos-sibilità di ricorrere alle tecnologieinformatiche, l’accesso ai documen-ti, la loro promozione, la loro di-vulgazione sono tutte questioni chepossono essere affrontate in co-operazione anche tra servizi diffe-renti. Certamente questo presup-pone che archivi, biblioteche e mu-sei ospitino patrimoni inventariati,catalogati, collocati e che vi sianorisorse umane sufficienti, per nu-mero e per professionalità peculia-ri, per ragionare sullo sviluppo diservizi che comunque sono già co-

stituiti in tutti i loro aspetti fonda-mentali e già avviati al funziona-mento.Bisogna infatti dire che non si puòparlare di cooperazione tra istitutiche presentano carenze organizza-tive e gestionali o inefficienze gra-vi. Pertanto, è fondamentale che gliarchivi siano a posto esattamentecome lo debbono essere le biblio-teche e i musei, se si vuole che ildialogo possa incominciare ed es-sere portato avanti con buone pro-babilità di successo.Alla luce delle premesse sin qui de-lineate si è ritenuto di far sedereattorno allo stesso tavolo alcuni rap-presentanti dei tre servizi culturali,con una domanda lasciata sullo sfon-do, ma da non dimenticare: non haqualcosa di paradossale il fatto che,oggi, vi siano le condizioni (lingui-stiche, tecnologiche, logistiche) perunire ciò che fino a ora è stato di-viso, mentre non si riesce a riuni-re (in un dialogo comune) ciò chenella specializzazione dei saperi èstato considerato unitario?

3. Il Convegno

Il convegno, a cui si è fatto riferi-mento all’inizio, si è tenuto il 24ottobre 2008 ed è stato fondamen-talmente diviso in due parti. Nellamattinata si sono susseguiti unaserie di interventi di carattere teo-rico volti a inquadrare il problema;nel pomeriggio sono state presen-tate alcune esperienze, bresciane enon, in cui è stata sperimentata inconcreto una qualche integrazionetra i servizi culturali del territorio.Dopo una breve introduzione diLuigi Bonometti, responsabile delSettore cultura del Comune di Rez-zato, Paolo Traniello, dell’Univer-sità degli studi Roma Tre, ha pro-posto una sintetica ma efficace pa-noramica della parabola individua-bile nell’esercizio dell’autonomialocale in campo bibliotecario dal det-tato costituzionale del 1948 a oggi,

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vero, in quanto le biblioteche vo-lentieri servono tutte le fasce dipubblico e cercano di soddisfare levariegate richieste provenienti dalterritorio. Tuttavia le biblioteche nondebbono dimenticare, e quindi nondebbono far dimenticare, di essereanche, se non prima di tutto, illuogo dell’informazione e della co-noscenza. Diversamente esse nondifferirebbero da una qualsiasi ban-carella del libro o da un esposito-re di novità di un centro commer-ciale o dallo scaffale virtuale di unqualsiasi motore di ricerca (comenon pensare all’attualissimo feno-meno di Google Book Search?).Il dialogo dei servizi culturali po-trebbe accreditare, tra le mille sfac-cettature che il servizio di bibliote-ca pubblica può e deve assumere,quella della biblioteca che fa ricer-ca e che si apre senza paura allacollaborazione con un altro servi-zio culturale del territorio. Già, per-ché se la biblioteca è il luogo del-la conoscenza, essa lo è in parti-colar modo per la conoscenza le-gata alla realtà locale, visto che inastratto il concetto di “conoscen-za” riuscirebbe troppo ampio per-ché qualcuno possa anche solo so-gnare di poterlo avvicinare o peg-gio possedere. Quindi la bibliote-ca comunale, luogo della pubblicalettura per eccellenza, dimostra disaper dialogare con i luoghi dellaconservazione, della tutela ma an-che della valorizzazione e della frui-zione aperta a tutti di quanto si co-nosce e si possiede delle vicendeoccorse al nostro territorio e più ingenerale del patrimonio umano diconoscenze e di abilità celato dallaespressione “cultura materiale”. È certamente ancora utile richia-mare i dati dell’indagine I cittadinie il tempo libero svolta dall’ISTATnel 2006 che, rispetto alla prece-dente del 2000, mostra come “il60,5% della popolazione italiana di6 anni e più dichiara di aver lettoalmeno un libro negli ultimi 12mesi, una percentuale in crescita

costante dal 1993. Una quota con-sistente di essi – 12,8% – legge e-sclusivamente alcuni generi di li-bri, come, ad esempio, guide turi-stiche, libri per la casa, libri di cu-cina: se si prescinde da questa ca-tegoria di “lettori morbidi”, i tassidi lettura calano al 47,7%”.15 Nelcommentare i dati ISTAT, StefanoParise inserisce una interessante pre-cisazione relativa alle biblioteche:

Per quanto riguarda l’utilizzo dellebiblioteche, pur con una serie di li-miti di impostazione dovuti all’as-senza di una distinzione fra tipolo-gie bibliotecarie, l’indagine ha evi-denziato:– una diminuzione dei frequentan-

ti: l’11,7 [%] della popolazione di11 anni e più è stata in bibliotecaalmeno una volta negli ultimi 12mesi (nel 2000 era il 13%);

– una diminuzione della percentua-le di lettori che sono venuti inpossesso dell’ultimo libro letto at-traverso il prestito bibliotecario(5,4%, era il 6% nel 2000);

– una forte fidelizzazione dell’uten-za;

– il permanere di una fortissima di-somogeneità fra le varie zone delPaese […].

Le biblioteche si confermano inol-tre luogo dell’apprendimento: oltrela metà dei frequentanti (51,7%) lofa per motivi di studio e lavoro (erail 52,3% nel 2000), il 36,4% solo peril tempo libero (era il 43,6% nel2000), il 10,5% per entrambi i moti-vi (era l’1,5% nel 2000).16

Se confrontiamo questi dati con l’in-dice di impatto delle bibliotechedel Sistema o meglio ancora con lapercentuale di utenti attivi emergeche l’attrattività è ancora troppobassa anche rispetto a quel nume-ro di persone che si dichiarano let-tori abituali. Questi dati, inoltre, con-fermano che c’è una netta propen-sione nel pubblico a servirsi dellabiblioteca per motivi di studio e la-voro prima ancora che per il tem-po libero. Naturalmente questo do-vrebbe interrogarci molto sia ri-spetto alle scelte negli acquisti sia

rispetto ai programmi e ai progettidi promozione.Possiamo e forse dobbiamo usciredall’ambito della biblioteca che siaccredita forse eccessivamente co-me luogo di evasione e di intratte-nimento, per entrare invece nel-l’ambito della biblioteca che richia-ma tutti a una riflessione: l’impor-tanza della lettura, forse più in ge-nerale dell’informazione e della co-noscenza, quale forma di respon-sabilità sociale.D’altronde è di comune intuizioneche all’aumento del livello cultura-le di un popolo, che si misura disolito tramite l’assiduità della lettu-ra oltre che tramite il livello dei ti-toli di studio mediamente conse-guiti dai cittadini, corrisponde unaumento della ricchezza disponibi-le.17 Banalizzando si potrebbe direche un popolo che legge è un po-polo più ricco (vale però anche ilcontrario). A livello di singoli, unapersona che legge ha più possibi-lità di incrementare e migliorare lapropria condizione non solo cultu-rale in senso lato, ma anche eco-nomica. La biblioteca pubblica og-gi più che mai desidera sottolinea-re la sua vocazione a essere il luo-go della conoscenza e della infor-mazione e quindi il luogo di rea-lizzazione della cittadinanza attivae democratica, del benessere so-ciale ed economico della popola-zione. Con possibilità di successo,probabilmente, direttamente pro-porzionali alla capacità di aprirsi aun dialogo franco, sereno e senzapreclusioni con gli altri servizi cul-turali del territorio.Nella storia delle biblioteche, nonsolo in Italia, il capitolo del dialo-go con gli altri servizi culturali haun ruolo molto importante per quan-to riguarda lo sviluppo e il miglio-ramento del servizio all’utente.Questo lungo, quasi secolare, svi-luppo non può che rappresentareuno stimolo a ulteriori e più utilicollaborazioni, facendo assumerealle biblioteche e ai sistemi biblio-

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tecari, allo stesso tempo, un ruologuida in questo processo. Non per-ché le biblioteche siano migliori ri-spetto ad altri servizi, ma proprioin virtù di questa più lunga espe-rienza nel campo della coopera-zione.18 A questo si aggiunga poiche la biblioteca è, come ha giu-stamente osservato Giovanni Soli-mine, tra le istituzioni culturali delterritorio probabilmente la più ra-dicata.19

Proprio di questa lunga storia dicooperazione, che ha costruito si-stemi, reti, contatti e collaborazio-ni anche a livello internazionale, èpossibile far tesoro nella costruzio-ne di reti territoriali di servizi cul-turali.

5. Per concludere (ma non troppo)

Essendo di fronte a scenari che siaprono, non è possibile ovviamen-te trarre conclusioni definitive. Sivuole nondimeno porre due inter-rogativi, che rilanciano quanto e-merso nel Convegno e possono,anche alla luce della pubblicazio-ne degli atti, stimolare il dibattito.

Un’integrazione impossibile?

Il convegno, corredato da una ri-flessione pregressa, concomitantee successiva, ha fatto anche emer-gere alcune critiche a questa op-zione di sviluppo che si potrebbe-ro sintetizzare, semplificando mol-to, in due tipologie:1. il pericolo che questo processoporti a uno svilimento complessi-vo delle singole realtà coinvolte,senza che ci sia un effettivo mi-glioramento di servizio;2. il rischio che aumentino le in-combenze (e le competenze) per ilbibliotecario che già faticosamentesegue i servizi di biblioteca e che sitroverebbe così costretto a gestireanche altre realtà che non gli com-petono.

In un periodo di evidente contra-zione economica, e lo si vede a li-vello internazionale, è facile cede-re alla tentazione dell’arroccamen-to, che presenta indubbiamente pro-spettive a prima vista più stabili. Inquesto settore, invece, non è forsepiù opportuno cercare di ottimiz-zare le risorse a disposizione? Intale ottica, unire gli sforzi puntan-do al servizio può essere una so-luzione da tenere bene in conside-razione.

Perché l’integrazione?

Parlare di dialogo o integrazionedei servizi culturali del territoriosarebbe evidentemente inutile sequesto processo non presentassealcuni vantaggi. Alcuni di questi,in particolar modo quelli relativi auna maggiore e migliore articola-zione del servizio al cittadino, so-no già stati evidenziati, o comun-que traspaiono da quanto detto fi-nora. In primo luogo, dunque, sipuò dire che il primo a guada-gnarci è proprio il cittadino e giàquesto, per una pubblica ammini-strazione di qualunque livello, do-vrebbe essere un motivo sufficien-te per muoversi in tale direzione.C’è, però, un’ulteriore questioneche si può prendere in considera-zione. Ci si riferisce al fatto che giàil titolo del convegno milanese del2007 parlava di “nuove professionidella cultura”. Non si tratta cioèsolo o tanto di individuare dellediverse strategie per la gestionedei beni culturali, ma di pensarealla creazione e alla formazione dinuove figure di operatori dei beniculturali (che, oltre che conservati,vanno anche gestiti, incrementati,valorizzati ecc.). Occorrono cioè fi-gure professionali capaci di inte-grare in sé competenze relative almondo del libro, del documento,del bene museale o ambientale nel-le sue diverse sfaccettature. Per que-sto si è cercato, per questa iniziati-va, di coinvolgere anche studenti

Sistemi bibliotecari

Biblioteche oggi – settembre 2009

Basti per ora cercare di spiegaremeglio cosa si vuole intendere condialogo dei servizi culturali del ter-ritorio. Si vorrebbe fosse chiaro chenon si intende operare in modo damescolare le varie realtà ignoran-do le specificità di ognuna, ma pro-cedere sulla linea del completa-mento reciproco e del compimen-to della missione che i servizi cul-turali oggi sono chiamati ad assol-vere (quella di rivolgersi a tutti).L’obiettivo non è ragionare attornoa un “super-servizio” in cui sta den-tro tutto, ma piuttosto a un “meta-servizio”, che andando oltre le sin-gole peculiarità fornisca all’utenteun quadro complessivo del mate-riale documentario (archivistico, li-brario, museale) a sua disposizione.Ciò porterebbe all’apertura di piùampi orizzonti non solo nella di-sponibilità delle informazioni e delconseguente accesso, ma anche nel-la promozione della lettura e deiservizi (magari capace di coinvol-gere gli adulti, categoria che tradi-zionalmente diserta le biblioteche)e nel supporto alla didattica. Doveè stato avviato un dialogo tra i ser-vizi, si è visto che l’operazione dàalcuni risultati in termini non solodi servizio, ma anche di immaginee visibilità che sono la base per ar-rivare a essere capillarmente pre-senti all’interno della collettività. Èil caso, per rimanere nel brescia-no, della Valle Trompia, dove la Co-munità montana ha avviato da tem-po un apposito Servizio biblioteche,archivi e musei, che avendo ancheun’unica sede operativa, riesce agestire tutti i servizi (che rimango-no comunque realtà connotate insenso ben specifico e autonomo) ele attività culturali del territoriovaltriumplino. Pur nella specificità,anche di tipo economico, di unacomunità montana, non si può ne-gare l’interesse di questo esperi-mento, che ha anche ricevuto, pro-prio per la sua peculiarità, un co-spicuo finanziamento da parte del-lo Stato.

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Page 8: 29-36Sist.biblio-Bettinazzi.qxd 17-09-2009 14:19 Pagina 29 … · 2012. 2. 15. · recentemente pubblicati dalle Edi-zioni CUSL di Milano.2 Beninteso, si tratta di un primo ma significativo

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universitari dei corsi di beni cultu-rali: si tratta di una sfida che riguar-da tanto chi insegna, quanto chi de-ve programmare il futuro delle no-stre istituzioni della memoria. Nonmancano, infatti, corsi universitariche mirano alla preparazione dioperatori nel settore dei beni cul-turali che poi, per una ragione oper l’altra, non riescono a trovareun naturale sbocco lavorativo ailoro corsi di studi. Si tratta di unapreoccupazione che le universitàdevono porsi e che il mercato dellavoro deve tenere in considera-zione. Non è infrequente, infatti,che sia più facile entrare nel mon-do delle biblioteche, soprattuttoquelle di pubblica lettura, attraver-so le cooperative che non attraver-so il mondo della formazione uni-versitaria. È evidente in questo sen-so la disparità, almeno sulla carta,di preparazione culturale che puòforse rappresentare un limite allosviluppo delle biblioteche. Il bi-bliotecario, infatti (ma lo stesso va-le in qualche modo anche per ilconservatore o l’archivista), non èun “normale” impiegato comuna-le, è molto di più.Ora, l’integrazione offre forse del-le possibilità anche a livello pro-fessionale.20 Avere figure che, an-che con piglio manageriale, sap-piano progettare e gestire il lavorosinergico di biblioteche, archivi emusei, a livello più o meno locale,può essere un elemento di qualitàper la promozione della cultura edel servizio al cittadino. Senza con-tare poi che, in tempi di ristrettez-za economica, l’affermazione dellapiena professionalità di chi dimo-stra di saper interpretare le neces-sità e le potenzialità di una offertaampia e completa potrebbe costi-tuire un buon argomento per farpropendere l’amministrazione a pro-cedere con assunzioni di ruolo, piut-tosto che investire risorse per si-stemi di automazione che possanoassorbire alcune standardizzate pro-cedure un tempo manuali.

Note

* Pur nascendo da un lavoro comunesi intende che i paragrafi 1, 2 e 4 sonodi Alberto Bettinazzi, 3 e 5 di LucaRivali.1 Si veda ora il volume LUCA RIVALI – AL-BERTO BETTINAZZI, Carta delle collezionidel Sistema bibliotecario Brescia Est,Milano, CUSL, 2008.2 Fare Sistema. Il dialogo dei serviziculturali del territorio a trent’anni dal-la nascita del Sistema Bibliotecario Bre-scia Est. Atti del Convegno Rezzato (BS),Villa Fenaroli Palace Hotel, 24 ottobre2008, a cura di Luca Rivali, Milano,CUSL, 2009.3 Per una trattazione delle norme rela-tive al servizio di biblioteca è sempreutilissimo DARIO D’ALESSANDRO, Il codi-ce delle biblioteche, Milano, Editrice Bi-bliografica, 20072.4 Per una panoramica su alcune que-stioni legate a questo evento si riman-da a ELIO LODOLINI, Storia dell’archivi-stica italiana. Dal mondo antico allametà del secolo XX, Milano, Franco An-geli, 2001, p. 185-188. Per quanto ri-guarda il tema che qui interessa si ve-da anche ID., Archivistica. Principi eproblemi, Milano, Franco Angeli, 2000,p. 285-298.5 Art. 30, c. 2 del D.P.R. 1409/63, suc-cessivamente abrogato dall’articolo 166,D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 490.6 ROBERTO GRASSI, Archivi storici e la-voro per progetti, San Miniato, Archi-lab, 2000, p. 16.7 Ivi, p. 14.8 In virtù del prescritto normativo del-l’art. 34, c. 1 del D.P.R. 1409/63, oraabrogato dall’articolo 166 del D.Lgs. 29ottobre 1999, n. 490.9 I dati sono presi da ROBERTO CERRI,L’archivio storico dell’ente locale comeservizio pubblico, San Miniato, Archi-lab, 1999, p. 17, nota 10.10 A stretto rigore di termini è dovero-so menzionare anche l’articolo 17 ru-bricato “Formazione del personale perle biblioteche, gli archivi storici e i re-lativi servizi”, che è però meno perti-nente al tema che si sta trattando.11 Qualche notizia alla pagina webhttp://www.valletrompia.it/or4/or?uid=esy.main.index&oid=17982 (ultimaconsultazione 13 febbraio 2009).12 Si veda la pagina web del progettoall’indirizzo http://www.archividelcre-

masco.it (ultima consultazione 13 feb-braio 2009).13 Se ne veda la pagina web <http://www.museiarcheologici.net/index.php> (ultima consultazione 13 febbraio2009).14 Si veda, per esempio, GIOVANNI SO-LIMINE, Leggere dentro i dati sulla lettu-ra in Italia, “Bollettino AIB”, 48 (set-tembre 2008), n. 2/3, p. 233-248.15 STEFANO PARISE, La formazione delleraccolte nelle biblioteche pubbliche, Mi-lano, Editrice Bibliografica, 2008, p. 65.16 Ibidem, nota 21.17 Questa considerazione vale un po’per tutte le epoche storiche: si vedaper esempio il bel libro di ARMANDO

PETRUCCI, Prima lezione di paleografia,Roma-Bari, Laterza, 20074.18 Si veda per approfondire l’interven-to di Giorgio Lotto, della Biblioteca Ci-vica Bertoliana di Vicenza al convegno,organizzato dalla sezione Veneto del-l’AIB, Musei, biblioteche, archivi: unaconvergenza possibile (Padova, 18 gen-naio 2007), disponibile online all’indi-rizzo <http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/s070118/lotto.htm> (ultima con-sultazione 11 febbraio 2009).19 GIOVANNI SOLIMINE, La biblioteca. Sce-nari, culture, pratiche di servizio, Ro-ma-Bari, Laterza, 20052.20 A tal proposito si veda anche la ri-flessione proposta all’interno del pro-getto “Professioni e mestieri per il pa-trimonio culturale” promosso dalla Re-gione Lombardia al sito web <http://www.mestiericultura.it/> (ultima con-sultazione 22 febbraio 2009).

Sistemi bibliotecari

Biblioteche oggi – settembre 2009

Some theoretical and practical con-siderations about how to establishstrict relations between public libra-ries, archives and museums (a “dia-logue of cultural services”, in au-thors’ words), in order to offer a bet-ter service to citizens. In the authors’ vision, it is the waynot only to supply a larger amountof information, but even to streng-then culture and public knowledgein modern societies.

Abstract

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