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Ghisi Grütter 25. Disegno e immagine Una Roma in bianco e nero. Città e cinema a Roma nei primi anni ’60 Fotogramma tratto dal film “Mamma Roma” di Pier Paolo Pasolini del 1963. 10 maggio 2016 Codice ISSN 2420-8442

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Ghisi Grütter

25. Disegno e immagine Una Roma in bianco e nero.

Città e cinema a Roma nei primi anni ’60

Fotogramma tratto dal film “Mamma Roma” di Pier Paolo Pasolini del 1963.

10 maggio 2016 Codice ISSN 2420-8442

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“Come eravamo”1

Roma tra gli anni ‘50 e ’60 presenta dei caratteri singolari e a volteanche contraddittori: una città, amata dai cineasti internazionali, chevi ambientano varie storie di amori improbabili (come “Vacanzeromane”, “Accadde in Settembre” o “Stazione Termini”) e una città“venduta” come palcoscenico dei capricci di star internazionali.Ancora in linea con il neo-realismo, il cinema degli anni ‘60 porta allaribalta anche realtà urbane relativamente nuove e sconosciute comele borgate sottoproletarie (“Accattone”, “Mamma Roma”, “Nellacittà l’inferno”), mentre la città si prepara ad accogliere le Olimpiadidel ‘60 con grossi interventi urbani e architetture di qualità comequelle di Pier Luigi Nervi, Luigi Moretti, Mario Fiorentino, AdalbertoLibera, Giuseppe Perugini, Eugenio Montuori e tanti altri. Tutti gliinterventi sono accompagnati da bonifiche di zone, costruzione diinteri quartieri e collegamenti viari tra parti urbane diverse come adesempio la via Olimpica, che congiungerà l’EUR con il Flaminio.Saranno costruite architetture (talvolta solo progettate) che cambia-no l’uso della città, facendole fare un balzo nella modernizzazione;basti pensare ai nomi degli architetti che partecipano a Concorsi diArchitettura come quello per la Stazione Termini, o per la Camera deiDeputati a Piazza del Parlamento (lasciato interrotto) o per laBiblioteca Nazionale a Castro Pretorio. Roma è anche la capitaleperennemente priva di trasporti pubblici, ma invasa da vespe e lam-brette e da piccole auto come l’utilitaria Fiat Abarth 500 del 1957.L’Italia stava uscendo dalla fase del Dopoguerra: daun’economia prevalentemente agricola si stava pas-sando a una industriale, da un’Italia bigotta e chiusasu stessa si stava andando verso una nazione che siapriva al mondo con il desiderio di recuperare cultu-ralmente gli anni del fascismo e della guerra.Architettura, pittura, letteratura e musica sono inpieno fermento pur presentando caratteri contrad-dittori. La democrazia cristiana incoraggia un tipo dicultura polare (populista?). Tanto per fare un esem-pio nel campo della musica leggera, da un lato ilFestival di Sanremo promuoveva canzoni melodiche

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UNA ROMA IN BIANCO E NEROCittà e cinema a Roma nei primi anni ’60Ghisi Grütter

Concorso per i nuoviUffici della Camera dei

Deputati del 1967, progetto di Maurizio

Sacripanti con F. Frigerio,G. Pellegrineschi,

G. Perucchini, F. Purini.

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con testi melensi tipo:“Aprite le finestre è primave-ra...festa dell’amor” cantatada Claudio Villa (1956) dall’al-tra, i nuovi cantanti favoritidal diffondersi dei primi juke-

box - come ad esempio Minae Adriano Celentano - veniva-no etichettati “urlatori”2 perla tecnica interpretativa cheera data da una voce ad altovolume, priva dei classiciabbellimenti e con i testidelle canzoni di natura“ribelle”. 3

Erano inoltre gli anni in cui,in alcuni ambienti romani, siascoltava il jazz. Molti intel-lettuali dell’epoca erano di

sinistra e vedevano ancora nell’America la liberazione dal ventenniofascista e un’apertura alla democrazia.4 Non erano ancora gli annidello storico locale Music Inn di Pepito e Picchi Pignatelli che aprì nel1971, ma Chet Baker già veniva spesso a suonare in Italia, e frequen-temente a Roma, dopo il declino del gruppo di Gerry Mulligan. Nelcorso delle sue tournée del 1959 e 1960, Chet Baker incise alcuni dischicon musicisti italiani quali Franco Cerri, Gianni Basso, Renato Sellani,Glauco Masetti, Franco Mondini e Fausto Papetti. Ha suonato anchecon il pianista Luca Flores che morì suicida, una trentina di anni dopo. In letteratura la Neoavanguardia maturò agli inizi degli anni '60 esbocciò nel Gruppo 63 - un insieme di artisti, critici, poeti e studiosi

animati dal desiderio di speri-mentare nuove forme diespressione, rompendo congli schemi tradizionali, e chesi formalizzò a Palermo, suinvito del festival di musicacontemporanea “SettimanaInternazionale di NuovaMusica”. Questo connubio traletteratura e musica preludeall’intensa interculturalità checaratterizzerà il movimentofino alla fine. C’erano statidei precedenti come gli espe-rimenti radiofonici diUmberto Eco e Luciano Berio,tra il 1958 e il ’59, sul testo

Sopra gli “urlatori”Mina e AdrianoCelentano nel 1958.Sotto Chet Bakersuona in Italia neglianni ‘60.

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dell’Ulisse di James Joyce,che avevano dato il via allastesura di alcuni saggi checostituirono testi fonda-mentali dellaNeoavanguardia. Ne feceroparte anche tanti altri arti-sti tra cui cito solo NanniBalestrini, GermanoLombardi e EdoardoSanguineti. In Italia c’era un bassotasso di scolarizzazione inquanto più del 70% dellapopolazione negli anni ‘60aveva conseguito al massi-mo il diploma di scuola ele-mentare; poiché la lettera-tura era considerata un’attività d’élite si è messa al riparo dal-l’interessamento della censura che invece era ricaduta pesan-temente sul cinema (L’ape regina di Ferreri e La ricotta diPasolini, 1963) e sul teatro (l’Arialda, 1964, di Testori).Attorno al gruppo di letterati si incontravano anche pittori earchitetti con lo stesso obiettivo: Achille Perilli fonda Gruppo

Forma 1, fa parte di Gruppo Arte Sociale con Renzo Vespignanie Piero D’Orazio, mentre con Gastone Novelli - dal 1955 stabil-mente a Roma e con il quale costituirà un sodalizio che duròtutto il resto del tempo - si avvicina alla Neoavanguardia efonda la rivista "L’esperienza moderna” nel 1957. Dobbiamopensare che all’epoca anche Maurizio Sacripanti, architetto edocente presso la Facoltà di Architettura, aveva come studiouna soffitta a Piazza del Popolo e all’ora dell’aperitivo, insie-me ai più giovani collaboratori, si incontravano da Rosati conmolti di questi personaggi tra cui c’era anche Federico Fellini.In quegli stessi anni Fernanda Pivano spaziava tra New York eSan Francisco per definire il fenomeno della Beat Generation,Allen Ginsberg, pubblicava Reality Sandwiches mentre l’annoprima, nel 1962, Jack Kerouac aveva pubblicato Big Sur, il suoultimo romanzo “serio”. Sulla scena musicale pop, Bob Dylanlanciava Freewheeling, ispirato alle ballate di contenuto socia-le del cantore popolare Woody Guthrie, i Beatles registravanoil loro secondo singolo a 45 giri Please please me/Ask me why

e i Rolling Stones debutteranno l’anno dopo con l’albumEngland’s newest hitmakers.Erano anni di fermento in vari settori in Italia, e non solo arti-stici. Pensiamo, ad esempio, alle scoperte nel campo chimico.

Gastone Novelli dipinge,foto degli anni ‘60.

Sotto copertina di RealitySandwiches di Allen

Ginsberg del 1963.

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Nel 1954 Giulio Natta e isuoi collaboratori scopro-no il polipropilene isotat-tico: il primo e più impor-tante polimero stereore-golare di sintesi, che poilo condussero al Nobel del1963. La “cosiddetta “pla-stica moderna”, che hacambiato così tanto lenostre abitudini, ebbe ilsuo sviluppo industriale: ilprimo impianto produtti-vo fu realizzato a Ferrarae le prime tonnellate diMoplen sfornate nel 1957.

La città rappresentata nel cinema

Si può affermare che nel 1960 nasce la Nouvelle Vague in Francia e ilNeorealismo non è più l’unico modo di fare cinema in Italia. I fondamenti dellacinematografia vengono completamente riformulati da un'opera che allosguardo stretto e ravvicinato del Dopoguerra sostituisce la visione allargatadel boom economico, soppiantando l'attenzione per miserie e indigenza (temi

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Fotogrammi trat-ti dal film “LaDolce Vita” diFederico Fellinidel 1960, sopra i“paparazzi” esotto via Veneto.

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cari al neo-realismo) conuna panoramica cheattraversa trasversalmen-te più classi sociali: La

dolce vita di FedericoFellini impone un nuovomodo di guardare allarealtà. Nella Roma rap-presentata sulle paginedei rotocalchi, tra l’in-quietudine del divismo eil razionalismo dell'urba-nizzazione, Fellini famuovere su e giù il per-sonaggio di MarcelloRubini (interpretatomagistralmente daMarcello Mastroianni),un giornalista bello eseduttivo ma privo di carattere. Lo spettacolo delle serate narrate sulle rivi-ste scandalistiche s’insinua nella mente di Fellini conquistando anche i suoicollaboratori alla sceneggiatura: Ennio Flaiano, che frequenta da tempo viaVeneto, Tullio Pinelli e Pier Paolo Pasolini (non accreditato). L’idea s’inne-sta su Moraldo in città, un copione mai realizzato. Scrive Flaiano nel 1958che, sull’idea base, Fellini sovrappone l’intenzione di “dare un ritratto diquesta società dei caffè che folleggia tra l’erotismo, l’alienazione, la noia el’improvviso benessere.” L’esplosione della vita notturna romana, inoltre,coincide con la morte di Papa Pacelli, avvenuta nel 1958, che, si dice, aves-se sempre osteggiatoquesto tipo di manifesta-zioni. Nel film La dolce vita del1960, compare nel cieloin pieno giorno a Romauna statua di Gesù Cristotrasportata da un elicot-tero. La visione suscital'interesse di gran partedella popolazione, dairagazzi delle periferiealle ricche signore degliattici in centro storico e ilcronista Marcello neapprofitta per far immor-talare le scene dal fedelefotoreporter d'assaltoPaparazzo. Marcello è un

Fotogrammi trattidal film “La DolceVita” di Federico

Fellini del 1960.

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aspirante scrittore che lavora per un giornale scandalistico, bighellonandotutte le sere davanti ai locali di via Veneto in cerca di qualche gossip oscoop sui personaggi del mondo dello spettacolo, di nobili o di ricchi bor-ghesi in cerca di sensazioni. Nonostante abbia una compagna molto gelo-sa, Marcello ha frequentazioni con donne di vario genere e ambiente.L’arrivo a Roma di un'importante attrice svedese regala al cinema unadelle scene più intense e più citate del cinema di quegli anni: “Marcello

where are you?............Marcello come here” sembra ancora di udire lavoce di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi. Fellini attraverso MarcelloRubino crea la figura di un viveur insoddisfatto: un intellettuale frustratoche vive sulle spalle della mondanità. Attraverso il suo sguardo, il registacerca di fornire uno spaccato delle varie realtà socio-economiche di Roma.In queste successioni sconnesse e indefinite Mastroianni attraversa variambienti sociali - dalle ballerine dei night club alle prostitute di periferiasull'Appia Nuova, dai salotti intellettuali ai ricevimenti dei nobili nel viter-bese - per narrare il grande spettacolo della decadenza contemporanea.Le sequenze appaiono sempre in bilico tra vitalità e senso di morte, trasacro e profano, tra moralismo e trasgressione. Una rappresentazionemetafisica e neo-decadente allestita tanto negli orizzonti degli scenari

quanto negli occhi dei personaggi. Nel 1961, per contro, esce Accattone di Pier Paolo Pasoliniinterpretato dall’esordiente Franco Citti. Il film porta sulgrande schermo per la prima volta quella parte d’Italiacostituita dal sottoproletariato che vive nelle periferiedelle grandi città senza alcuna speranza per un migliora-mento della propria condizione, e cui sembrerebbe nonresti che la morte come via di uscita da una condizionedisperata. Accattone è un film molto duro per questatotale assenza di alternative dei protagonisti, per lesquallide baracche in cui vivono, per la condizione

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Fotogramma dal film“Accattone” di PierPaolo Pasolini del1961.

Anita Ekberg eMarcello Mastroianninella Fontana di Treviin “La Dolce Vita” diFederico Fellini del1960.

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d’ignoranza, per la rassegnazione alla miseria con la sensazione di trovar-si al di fuori e del tempo e dello spazio: tutto questo contribuisce a creareun'atmosfera angosciosa e opprimente per tutto il film. Accattone è statogirato al Pigneto, all’epoca un borghetto parte del settore Prenestino-Labicano, in una baracca di due locali e verandina con tettoia in lamierino(a volte le tettoie erano realizzate a pergolato) per la “pennica” pomeri-

Sopra una baracca alPigneto dove PierPaolo Pasolini ha

girato il film“Accattone”.

Sotto fotogrammatratto dallo stesso

film.

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diana nelle afose giornate estive e un capanno per gli attrezzi. Le barac-che erano state realizzate ed abitate negli anni del dopoguerra dallapopolazione emigrata più povera in questa ed altre periferie romane. Ilfilm può essere considerata la trasposizione visiva dei primi romanzi diPasolini - Ragazzi di vita e Una vita violenta - con coloro che vivono al difuori della società borghese conservatrice del dopoguerra e ai marginidelle città in cui tale società opera. In realtà, nonostante uno stile ancora

non pienamentematuro, il film possie-de una sua forzadiventando una delleopere più rappresen-tative degli anniSessanta. Il secondo film diPasolini è di due annidopo e parla di unaprostituta dettaMamma Roma (unastrepitosa AnnaMagnani) che, decisa

Sopra, fotogrammatratto da“Accattone” di PierPaolo Pasolini del1961.Sotto fotogrammatratto dal film“Mamma Roma” del1963.

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a cambiare vita, abbandona il marciapiede dopo il matrimonio del suoprotettore e cerca di iniziare un’attività onesta. Ha un figlio, Ettore – il cuipersonaggio sottolinea una passività ricolma di disinteresse - ignaro dellaprofessione della madre, cresciuto a Guidonia e per il quale la Magnanisembra disposta ai più grandi sacrifici. Smessa dunque "la vita" allestisceun carretto di verdura in un mercato di piazza e va a vivere con Ettore inun piccolo appartamento dell’edilizia economico-popolare al quartieredel Tuscolano,5 nuova periferia urbana romana. Qui, Ettore invece diriscattare la propria condizione sottoproletaria trovandosi un lavoro one-

Sopra “MammaRoma” davanti alle

nuove case delTiburtino nel 1963.

Sotto Anna Magnanitrattenuta dagli amicinella scena finale del

film.

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sto, si lega a un gruppo di borgatari balordi che organizzano piccoli furti.Mamma Roma gli regala una moto e gli procura un lavoro in un ristorantemediante un raggiro al proprietario. A un certo punto però ricompare il suoprotettore che la obbliga a prostituirsi di nuovo. Così inizia una doppia vita,di giorno al mercato e di notte sulla strada e per lei, che ha sempre nascostoil proprio passato al figlio, è un incubo che si materializza. Quando Ettoreviene a sapere del mestiere della madre rientra nel brutto giro della bandalocale e riprende a rubare. Una volta arrestato, morirà tra i deliri della febbrein carcere, legato a un letto di contenzione e invocando la madre. MammaRoma disperata tenta il suicidio cercando di gettarsi dalla finestra ma vienefermata dai colleghi del mercato e il film si chiude con l’inquadratura dellacupola della chiesa di San Giovanni Bosco, imponente parrocchia delQuadraro.6

Pasolini ha voluto raccontare una Roma meschina e falsamente perbenista,scoperchiare le verità chiuse in gabbia offuscate da un moralismo vuoto ediscutibile, mai riscontrato nel vivere collettivo della gente che vive in questacittà. Lo ha fatto così bene ed è stato talmente scomodo che lui, alla fine, ciha rimesso la vita.

NOTE

1 È il titolo italiano di The way we were, famoso film di Sydney Pollack del 1973 con RobertRedford e Barbra Streisand, che ha segnato una generazione.

2 Il termine urlatori era mutuato dal vocabolo di lingua inglese shouter che "etichettava"star del Rhythm & blues statunitense come Howlin' Wolf e Big Joe Turner, due dei prota-gonisti del nuovo sound, nato dalla fusione del boogie-woogie bianco con la durezza rit-

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La Chiesa di SanGiovanni Bosco alQuadraro proget-tata da GaetanoRapisardi nel 1958.

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mica del blues di matrice nera, così come veniva praticato a Memphis o a Kansas City.

3 Così cantava Celentano in Ballando il rock: «Io son ribelle / non mi piace / questo mondo/ che non vuol / la fantasia… »

4 Sarà solo nella seconda metà degli anni ’60 che si comincerà a guardare criticamente gliStati Uniti, specialmente per la loro politica estera di incremento delle forze militari inaiuto al governo del Vietnam del Sud, nel 1965.

5 in Via Treviri 47. Il quartiere Tuscolano II è costruito negli anni 1952-1957 su un'area moltovasta. L'impianto urbanistico è curato da Mario De Renzi e Saverio Muratori, entrambichiamati fin dai primi anni di attività dell'INA Casa a progettare i nuovi quartieri. IlTuscolano II si distingue nella trama compatta della città per l'impostazione unitaria e perla chiarezza degli allineamenti principali su cui si attestano i diversi tipi edilizi. Nel proget-to originario il complesso doveva oltrepassare viale Spartaco, estendendosi sino alla viaTuscolana e includendo, quindi, un altro lotto trapezoidale, sul quale dovevano sorgere lachiesa con ampi porticati, il centro sociale, i negozi e altre residenze. L'articolazione deldisegno urbano si svincola dalle rigide impostazioni razionaliste, manifestando interesseverso i contemporanei quartieri progettati "secondo la poetica del Nuovo Empirismo ela-borata in Europa, segnatamente nei paesi scandinavi" (INA-Casa, 1952) e fondata su rap-porti più naturalistici tra architettura e ambiente, e nel contempo rimane incontaminatada concessioni alle inflessioni neorealiste. La quasi totalità degli alloggi è stata riscattatadagli assegnatari, a partire dagli anni Sessanta.

6 Il Quadraro è disposto a cuneo fra via Casilina a nord, fino a via Orazio Pierozzi, e via delMandrione a sud-ovest, fino a Porta Furba. La chiesa di S. Giovanni Bosco al Quadraro èstata progettata da Gaetano Rapisardi nel 1958.

Vista aerea delquartiere

Tuscolano aRoma.

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