22 G SANTA B I G DI A - La Gazzetta del Medio Campidano · 22 15 giugno 2016 La Sardegna post...

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15 giugno 2016 22 L a Sardegna post bizantina era divisa in quattro piccoli Stati chiamati Giudicati, a capo dei quali stava un capo, chiamato Giudice, che aveva le stesse mansioni e la stessa dignità di un re. Era infatti il Re di piccolo Stato. Gonnosfanadiga apparteneva al giudicato di Arborea. Ogni Giudice doveva curare i beni del Rennu, cioè del suo Stato, cosa di cui doveva rispondere ai suoi sudditi, ma possedeva anche una cospicua quantità di beni personali, di cui poteva disporre liberamente. Di questi beni ne possedeva anche a Gonnos e ce lo dimostrano due toponimi ancora usati. Il pri- mo è Ottioniga (da ottu de donigaottu dy ‘oniga - ott’y oniga - Ottioniga). Significa orto del Signore, cioè del Giudice. Il secondo è Bingioniga (da Bingia de doniga - bingia dy ‘oniga - bing’y oniga -Bingioniga), che significa vigna del Signore, cioè del Giudice. È noto che i Giudici amavano se- guire personalmente le loro proprietà private e ciò autorizza a pensare alla sua presenza nel nostro paese. Ma non era il solo motivo, perché ce ne era un altro, forse ancora più importante, che era quello della salute. Gonnos era infatti forse l’unico dei villaggi del suo regno, con una temperatura estiva piacevole, acque fresche e pure, tutto il contrario della sua residenza nell’Oristanese, con Ie sue pe- stilenze, un clima insopportabile e la temutissima malaria che, già dal periodo romano, costituiva in Sardegna una ter- ribile piaga senza rimedi validi. Era infatti pestifero d’inver- no e insopportabile durante i forti calori estivi. Il toponimo Bingioniga non deve trarre in inganno facendo pensare ad un semplice vigneto, in quanto con “Bingia” si indicava qua- lunque zona coltivata, oltre che a vigneto, anche a qualsiasi coltura specializzata, in particolare di fruttiferi, tanto e vero che, fino ad una sessantina di anni fa, col termine “Binnen- nai” (vendemmiare ), si indicava sia la raccolta dell’uva, sia quella dei prodotti dell’orto, anche se oggi questo secondo significato è del tutto sconosciuto ai giovani. Nella “bingia” potevano essere comprese tutte le colture, eccettuate quelle granarie e cerealicole. Nel nostro paese consisteva in una zona molto vasta, tuttora chiamata Bingioniga, di grande im- portanza per il Giudice e per i suoi interessi personali in quan- to, ripetiamo, era tutta sua proprietà privata. Altri interessi del Giudice nel nostro paese, sono attestati dai toponimi Pranu Sirba ( Pianura delle cacce) e Terra Sirba (Terreno delle cac- ce) (Sirba o silva). Le Silvae erano cacce periodiche (silvas donnicas) a favore del Giudice, del Curatore. del Maiore de Scolca... della cui cacciagione ne era consegnata solo una parte. Ma, oltre a questi interessi, c’e un altro documento impor- tante che indica nel Giudice anche il realizzatore della chie- sa di Santa Barbara in Gonnosfanadiga : la chiesa di San Gavino nella vicina San Gavino Monreale, coeva di quella di Santa Barbara in Gonnosfanadiga. Nella prima, il Giudice volle lasciare la sua firma attraverso i busti degli Arborea, ancora presenti in quella chiesa. Più grande quella di San Gavino in quanto sede della Curatoria di Bonorzoli, dove si svolgevano cerimonie importanti riguardanti il Giudicato, più piccola quella di Santa Barbara perché riguardava il Giu- dice, i suoi familiari e la sua piccola corte, nel periodo estivo in cui risiedeva a Gonnos. (Pensiamo almeno i mesi di lu- glio e agosto ). Lo stile è uguale nelle due chiese. Va notato che le due cappelle laterali, con volta solida a costoloni in- crociati, richiedevano una spesa in denaro molto rilevante, che i nostri paesani di allora non potevano certo permetter- si. Se le nostre deduzioni sono esatte, tutto concorre ad indi- care nel Giudice l’unica persone in grado di sostenere tali spese. C’è un altro particolare molto importante, che aiuta a preci- sare la data di consacrazione di Santa Barbara : quello della data nella piccola campana, usata successivamente nella chie- sa campestre di Santa Severa e ancora intatta, che è del 1388, la stessa data a cui risale la chiesa di San Gavino Monreale. Le due chiese, quella di Gonnos e quella di San Gavino, possiamo considerarle sorelle gemelle, nate insieme, cre- sciute insieme, consacrate insieme nello stesso anno 1388. Riportiamo parte di quanto scritto dallo studioso Prof. Fran- cesco Cesare Casula sulla chiesa di Sangavino, convinti che vi sia un perfetto parallelismo con quella costruita a Gon- nos, parallelismo di date e di stili: “La chiesetta di San Ga- vino... fu finita di costruire e consacrata il lunedì 25 Sett. 1387 (1388 st. pis.)... La fabbrica della chiesa di S. Gavino - predisposta fin dal 1347 fu iniziata per volere del padre di Eleonora, il grande Mariano IV, verosimilmente dopo il 1353... e la costruzione della chiesa fu proseguita, evidente- mente, dal figlio Ugone III... fu portata a termine da Eleo- nora...” (Francesco Cesare Casula – Sardegna catalogo ca- talano - nota di copertina). La campana del 1388 doveva essere necessariamente quella della chiesa di Santa Barbara. Non poteva essere della pre- cedente chiesa di S. Antonio Abate, in quanto le chiese del periodo bizantino non erano dotate di campane. La stessa cosa si può dire per la chiesa di Santa Severa, anch’essa di periodo bizantino. Non resta che attribuirla alla primitiva chiesa di Santa Barbara, ribadendo che anche la campana presuppone un’unica persona facoltosa, in grado di pagarne l’acquisto. Ad avallare la nostra tesi sulla scelta del Giudice di elegge- re a propria zona di villeggiature il nostro paese, può con- tribuire anche la stessa scelta, documentata, fatta da altre personalità illustri, come il Vescovo della Diocesi di Ales - Terralba che la scelse come residenza abituale (Boll. Parr. Febb. 1929 ), la Marchesa di Neoneli (Boll. Parr. On. 1931 ), nonché quella di tutti i rettori che, nel lungo periodo in cui la Rettoria di Gonnos comprendeva anche il villaggio di Uras, scelsero Gonnos come residenza permanente, ignorando completamente quella di Uras. È opportuno ricordare che il periodo caldo era quello, oltre che il più ameno, anche il più impegnativo per lo stesso Giudice nella sua proprietà, in quanto nel periodo caldo si praticavano certe colture, di cui era necessario sorvegliare anche il raccolto. RIEPILOGANDO Vista la perfetta documentazione riguardante la chiesa di San Gavino in San Gavino Monreale, la corrispondenza dello stile di quella con quello di Santa Barbara, la corrisponden- za dei materiali usati nelle due chiese, necessariamente im- portati, la corrispondenza dell’anno di consacrazione delle due chiese, attestata a Gonnos dalla campana del 1388, la presen- za della cospicua proprietà privata dei Giudici di Arborea, at- testata a Gonnos, oltre che dai toponimi citati, anche da altri toponimi, la scelta di altri personaggi illustri che scelsero Gon- nos come luogo salubre di villeggiatura, che l’antica parroc- chiale intitolata a S. Antonio Abate non era certo degna del rango dei Giudici di Arborea,che solo la potenza del giudice poteva decretare la demolizione dell’antichissima chiesa di S. Antonio Abate, la parrocchiale del villaggio, caso restato uni- co, per far posto ad un’altra decisamente più moderna, bella, elegante, di dimensioni molto maggiori, che la nuova costru- zione comportava una spesa che solo una persona molto fa- coltosa poteva affrontare, tutto ciò dovrebbe essere più che sufficiente per escludere altri committenti che non fossero gli stessi Giudici di Arborea. LA BELLA CHIESA DEL GIUDICE - RE Nel ’600 questa chiesa fu oggetto di un primo grande amplia- mento, che comportò la demolizione dell’intero fabbricato. Si salvò solo una delle cappelle originarie, in stile gotico, quella che ancora possiamo ammirare. La facciata venne spostata avanti e ingrandita, però si utilizzò lo stesso ingresso della precedente sormontato da arco a sesto acuto e abbellito da mo- danature. Purtroppo la nuova facciata venne ricoperta con uno spesso strato di intonaco e per secoli nessuno ha potuto vede- re ciò che vi era nascosto sotto. Con la rimozione dell’intona- co avvenuto durante il restauro conclusosi nel 2016 e la ri- messa in luce della facciata della chiesa originaria, ci si è po- tuti rendere conto che questa venne costruita senza badare a spese, per essere degna di un Re. Perciò nacque questo perfet- to gioiello in stile gotico, di cui possiamo vedere, oltre alla citata cappella, anche quasi la bella facciata originaria. Un di- segnatore capace potrebbe oggi ricostruire il “ritratto” della chiesa primitiva, anche nei minimi particolari. Tra i molti par- ticolari interessanti che potremmo riportare, ne citiamo solo uno perché ci parla chiaramente dei Savoia e di come la pen- sassero. Si tratta dei quadri della Via Crucis, restati appesi alle pareti della chiesa per 290 anni (1726 - 2014 ). Per prendere possesso del loro Regno, i Savoia avevano do- vuto giurare che avrebbero lasciato tutto come i precedenti dominatori spagnoli avevano lasciato. Compresa la lingua spa- gnola, che doveva restare quella ufficiale. Perciò vennero pro- dotti questi quadri in cui la didascalia era scritta in spagnolo. Volevano però far capire che i nuovi padroni erano loro, per- ciò negli stessi quadri fecero stampare una seconda didascalia in francese, che era la lingua parlata inizialmente dai Savoia. Comunque lo spagnolo era penetrato così profondamente in Sardegna, che i notai, pur essendo pubblici ufficiali, continua- rono ad usarla fino ai primi anni dell’800. E noi sardi ne usia- mo ancora una grande quantità. G ONNOSFANADIGA : S ANTA B ARBARA E I G IUDICI DI A RBOREA La chiesa prima del restauro Dopo il restauro di Enrico Casti I l progetto “Impresa in Azione”, organizzato dalla Junior Achievement, in partnership con le associazioni Sardegna 2050, Scuola Impresa e Open Campus, ha coinvolto tutte le scuole della Sardegna. Finalità del progetto quello di istruire gli studenti a diventare mini-imprenditori con tutti gli obbli- ghi giuridico-amministrativi che un’impresa comporta e loro stessi essere autori di un proprio progetto e presentarlo agli altri, anche in concorrenza, in una vera e propria competi- zione aziendale con altri progetti. Tra le tante scuole che hanno partecipato tra cui il Colli Vi- gnarelli di Sanluri con la terza AFM. I 17 ragazzi, in colla- borazione con tutto il corpo docente, hanno presentato il- prototipo “Kori”, termine finlandese che significa cestino. È una scatola che può assolvere le funzioni di portaoggetti e di cestino porta rifiuti. Gli studenti inventori sostengono: «Perché se siamo in classe, durante la lezione, e la prof. spiega, col rischio che si arrabbi, ci dobbiamo alzare ogni dieci minuti per buttare qualcosa nel cestino o allo stesso tempo riempire il banco di tanti oggetti quando questo stru- mento li può contenere e risolverebbe tutti questi proble- mi?». La scatola può essere sia nuova che riciclata e ciò comporta non solo il rispetto delle regole civiche di pulizia dell’ambiente ma anche di riutilizzo di scatole che verrebbero buttate e si incrementerebbe la produzione di rifiuti. Il loro slogan è: “Ordine e pulizia per mantenere pulito e ordinato il tuo spazio di di lavoro” Secondo il progetto, da buoni manager i ragazzi hanno creato una loro impresa, una S.p.A (Società per Azioni) al fine di curare gli aspetti amministrativi, di produzione, di gestione, finanziari e circolazione del prodotto denominata: “Vignarelli in azione JA”. La terza del “Colli Vignarelli” non è tra i primi classificati, ma ha ricevuto un attestato di partecipazione. Claudio Castaldi Kori: un progetto dell’Istituto Colli Vignarelli di Sanluri PDF Compressor Pro

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La Sardegna post bizantina era divisa in quattro piccoliStati chiamati Giudicati, a capo dei quali stava un capo, chiamato Giudice, che aveva le stesse mansioni e la

stessa dignità di un re. Era infatti il Re di piccolo Stato.Gonnosfanadiga apparteneva al giudicato di Arborea. OgniGiudice doveva curare i beni del Rennu, cioè del suo Stato,cosa di cui doveva rispondere ai suoi sudditi, ma possedevaanche una cospicua quantità di beni personali, di cui potevadisporre liberamente. Di questi beni ne possedeva anche aGonnos e ce lo dimostrano due toponimi ancora usati. Il pri-mo è Ottioniga (da ottu de donigaottu dy ‘oniga - ott’y oniga- Ottioniga). Significa orto del Signore, cioè del Giudice.Il secondo è Bingioniga (da Bingia de doniga - bingia dy‘oniga - bing’y oniga -Bingioniga), che significa vigna delSignore, cioè del Giudice. È noto che i Giudici amavano se-guire personalmente le loro proprietà private e ciò autorizzaa pensare alla sua presenza nel nostro paese.Ma non era il solo motivo, perché ce ne era un altro, forseancora più importante, che era quello della salute. Gonnosera infatti forse l’unico dei villaggi del suo regno, con unatemperatura estiva piacevole, acque fresche e pure, tutto ilcontrario della sua residenza nell’Oristanese, con Ie sue pe-stilenze, un clima insopportabile e la temutissima malariache, già dal periodo romano, costituiva in Sardegna una ter-ribile piaga senza rimedi validi. Era infatti pestifero d’inver-no e insopportabile durante i forti calori estivi. Il toponimoBingioniga non deve trarre in inganno facendo pensare adun semplice vigneto, in quanto con “Bingia” si indicava qua-lunque zona coltivata, oltre che a vigneto, anche a qualsiasicoltura specializzata, in particolare di fruttiferi, tanto e veroche, fino ad una sessantina di anni fa, col termine “Binnen-nai” (vendemmiare ), si indicava sia la raccolta dell’uva, siaquella dei prodotti dell’orto, anche se oggi questo secondosignificato è del tutto sconosciuto ai giovani. Nella “bingia”potevano essere comprese tutte le colture, eccettuate quellegranarie e cerealicole. Nel nostro paese consisteva in unazona molto vasta, tuttora chiamata Bingioniga, di grande im-portanza per il Giudice e per i suoi interessi personali in quan-to, ripetiamo, era tutta sua proprietà privata. Altri interessidel Giudice nel nostro paese, sono attestati dai toponimi PranuSirba ( Pianura delle cacce) e Terra Sirba (Terreno delle cac-ce) (Sirba o silva). Le Silvae erano cacce periodiche (silvasdonnicas) a favore del Giudice, del Curatore. del Maiore deScolca... della cui cacciagione ne era consegnata solo unaparte.Ma, oltre a questi interessi, c’e un altro documento impor-tante che indica nel Giudice anche il realizzatore della chie-sa di Santa Barbara in Gonnosfanadiga : la chiesa di SanGavino nella vicina San Gavino Monreale, coeva di quelladi Santa Barbara in Gonnosfanadiga. Nella prima, il Giudicevolle lasciare la sua firma attraverso i busti degli Arborea,ancora presenti in quella chiesa. Più grande quella di SanGavino in quanto sede della Curatoria di Bonorzoli, dove sisvolgevano cerimonie importanti riguardanti il Giudicato,più piccola quella di Santa Barbara perché riguardava il Giu-dice, i suoi familiari e la sua piccola corte, nel periodo estivo

in cui risiedeva a Gonnos. (Pensiamo almeno i mesi di lu-glio e agosto ). Lo stile è uguale nelle due chiese. Va notatoche le due cappelle laterali, con volta solida a costoloni in-crociati, richiedevano una spesa in denaro molto rilevante,che i nostri paesani di allora non potevano certo permetter-si. Se le nostre deduzioni sono esatte, tutto concorre ad indi-care nel Giudice l’unica persone in grado di sostenere talispese.C’è un altro particolare molto importante, che aiuta a preci-sare la data di consacrazione di Santa Barbara : quello delladata nella piccola campana, usata successivamente nella chie-sa campestre di Santa Severa e ancora intatta, che è del 1388,la stessa data a cui risale la chiesa di San Gavino Monreale.Le due chiese, quella di Gonnos e quella di San Gavino,possiamo considerarle sorelle gemelle, nate insieme, cre-sciute insieme, consacrate insieme nello stesso anno 1388.Riportiamo parte di quanto scritto dallo studioso Prof. Fran-cesco Cesare Casula sulla chiesa di Sangavino, convinti chevi sia un perfetto parallelismo con quella costruita a Gon-nos, parallelismo di date e di stili: “La chiesetta di San Ga-vino... fu finita di costruire e consacrata il lunedì 25 Sett.1387 (1388 st. pis.)... La fabbrica della chiesa di S. Gavino- predisposta fin dal 1347 fu iniziata per volere del padre diEleonora, il grande Mariano IV, verosimilmente dopo il1353... e la costruzione della chiesa fu proseguita, evidente-mente, dal figlio Ugone III... fu portata a termine da Eleo-nora...” (Francesco Cesare Casula – Sardegna catalogo ca-talano - nota di copertina).La campana del 1388 doveva essere necessariamente quelladella chiesa di Santa Barbara. Non poteva essere della pre-cedente chiesa di S. Antonio Abate, in quanto le chiese delperiodo bizantino non erano dotate di campane. La stessacosa si può dire per la chiesa di Santa Severa, anch’essa diperiodo bizantino. Non resta che attribuirla alla primitivachiesa di Santa Barbara, ribadendo che anche la campanapresuppone un’unica persona facoltosa, in grado di pagarnel’acquisto.Ad avallare la nostra tesi sulla scelta del Giudice di elegge-re a propria zona di villeggiature il nostro paese, può con-tribuire anche la stessa scelta, documentata, fatta da altrepersonalità illustri, come il Vescovo della Diocesi di Ales -Terralba che la scelse come residenza abituale (Boll. Parr.Febb. 1929 ), la Marchesa di Neoneli (Boll. Parr. On. 1931), nonché quella di tutti i rettori che, nel lungo periodo in cuila Rettoria di Gonnos comprendeva anche il villaggio di Uras,scelsero Gonnos come residenza permanente, ignorandocompletamente quella di Uras. È opportuno ricordare che ilperiodo caldo era quello, oltre che il più ameno, anche il piùimpegnativo per lo stesso Giudice nella sua proprietà, inquanto nel periodo caldo si praticavano certe colture, di cuiera necessario sorvegliare anche il raccolto.RIEPILOGANDO

Vista la perfetta documentazione riguardante la chiesa diSan Gavino in San Gavino Monreale, la corrispondenza dellostile di quella con quello di Santa Barbara, la corrisponden-za dei materiali usati nelle due chiese, necessariamente im-

portati, la corrispondenza dell’anno di consacrazione delle duechiese, attestata a Gonnos dalla campana del 1388, la presen-za della cospicua proprietà privata dei Giudici di Arborea, at-testata a Gonnos, oltre che dai toponimi citati, anche da altritoponimi, la scelta di altri personaggi illustri che scelsero Gon-nos come luogo salubre di villeggiatura, che l’antica parroc-chiale intitolata a S. Antonio Abate non era certo degna delrango dei Giudici di Arborea,che solo la potenza del giudicepoteva decretare la demolizione dell’antichissima chiesa di S.Antonio Abate, la parrocchiale del villaggio, caso restato uni-co, per far posto ad un’altra decisamente più moderna, bella,elegante, di dimensioni molto maggiori, che la nuova costru-zione comportava una spesa che solo una persona molto fa-coltosa poteva affrontare, tutto ciò dovrebbe essere più chesufficiente per escludere altri committenti che non fossero glistessi Giudici di Arborea.LA BELLA CHIESA DEL GIUDICE - RE

Nel ’600 questa chiesa fu oggetto di un primo grande amplia-mento, che comportò la demolizione dell’intero fabbricato. Sisalvò solo una delle cappelle originarie, in stile gotico, quellache ancora possiamo ammirare. La facciata venne spostataavanti e ingrandita, però si utilizzò lo stesso ingresso dellaprecedente sormontato da arco a sesto acuto e abbellito da mo-danature. Purtroppo la nuova facciata venne ricoperta con unospesso strato di intonaco e per secoli nessuno ha potuto vede-re ciò che vi era nascosto sotto. Con la rimozione dell’intona-co avvenuto durante il restauro conclusosi nel 2016 e la ri-messa in luce della facciata della chiesa originaria, ci si è po-tuti rendere conto che questa venne costruita senza badare aspese, per essere degna di un Re. Perciò nacque questo perfet-to gioiello in stile gotico, di cui possiamo vedere, oltre allacitata cappella, anche quasi la bella facciata originaria. Un di-segnatore capace potrebbe oggi ricostruire il “ritratto” dellachiesa primitiva, anche nei minimi particolari. Tra i molti par-ticolari interessanti che potremmo riportare, ne citiamo solouno perché ci parla chiaramente dei Savoia e di come la pen-sassero. Si tratta dei quadri della Via Crucis, restati appesi allepareti della chiesa per 290 anni (1726 - 2014 ).Per prendere possesso del loro Regno, i Savoia avevano do-vuto giurare che avrebbero lasciato tutto come i precedentidominatori spagnoli avevano lasciato. Compresa la lingua spa-gnola, che doveva restare quella ufficiale. Perciò vennero pro-dotti questi quadri in cui la didascalia era scritta in spagnolo.Volevano però far capire che i nuovi padroni erano loro, per-ciò negli stessi quadri fecero stampare una seconda didascaliain francese, che era la lingua parlata inizialmente dai Savoia.Comunque lo spagnolo era penetrato così profondamente inSardegna, che i notai, pur essendo pubblici ufficiali, continua-rono ad usarla fino ai primi anni dell’800. E noi sardi ne usia-mo ancora una grande quantità.

GONNOSFANADIGA:SANTA BARBARA

E I GIUDICI

DI ARBOREALa chiesa prima del restauro

Dopo il restauro

di Enrico Casti

Il progetto “Impresa in Azione”, organizzato dalla Junior Achievement, in partnership con le associazioni Sardegna

2050, Scuola Impresa e Open Campus, ha coinvolto tutte lescuole della Sardegna. Finalità del progetto quello di istruiregli studenti a diventare mini-imprenditori con tutti gli obbli-ghi giuridico-amministrativi che un’impresa comporta e lorostessi essere autori di un proprio progetto e presentarlo aglialtri, anche in concorrenza, in una vera e propria competi-zione aziendale con altri progetti.Tra le tante scuole che hanno partecipato tra cui il Colli Vi-gnarelli di Sanluri con la terza AFM. I 17 ragazzi, in colla-

borazione con tutto il corpo docente, hanno presentato il-prototipo “Kori”, termine finlandese che significa cestino.È una scatola che può assolvere le funzioni di portaoggettie di cestino porta rifiuti. Gli studenti inventori sostengono:«Perché se siamo in classe, durante la lezione, e la prof.spiega, col rischio che si arrabbi, ci dobbiamo alzare ognidieci minuti per buttare qualcosa nel cestino o allo stessotempo riempire il banco di tanti oggetti quando questo stru-mento li può contenere e risolverebbe tutti questi proble-mi?». La scatola può essere sia nuova che riciclata e ciòcomporta non solo il rispetto delle regole civiche di pulizia

dell’ambiente ma anche di riutilizzo di scatole che verrebberobuttate e si incrementerebbe la produzione di rifiuti. Il loroslogan è: “Ordine e pulizia per mantenere pulito e ordinato iltuo spazio di di lavoro”Secondo il progetto, da buoni manager i ragazzi hanno creatouna loro impresa, una S.p.A (Società per Azioni) al fine dicurare gli aspetti amministrativi, di produzione, di gestione,finanziari e circolazione del prodotto denominata: “Vignarelliin azione JA”. La terza del “Colli Vignarelli” non è tra i primiclassificati, ma ha ricevuto un attestato di partecipazione.

Claudio Castaldi

Kori: un progetto dell’Istituto Colli Vignarelli di Sanluri

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15 giugno 2016 23

MI SONO ROTTO

Peste e cornadi Edmunduburdu IL PUNTO DELLA SITUAZIONEdi Maurizio Onidi

A CHI

APPARTENGONO

LE NOSTRE

RISERVE IN ORO?

Questo dilemma oggi potrebbe diventare di importanza notevole, alla luce della crisi economica che ancora at-

tanaglia il nostro paese e con il pericolo di manovre finan-ziarie che aleggiano sempre sulle nostre teste come la spadadi Damocle. Come è nel mio stile, bisogna fare un po’ diordine e ripercorrere le fasi storiche delle riserve auree. Perbrevità partiamo dal 1867 anno in cui le economie occiden-tali adottano il sistema aureo. Le banche centrali della mag-gior parte degli Stati adottano la regola secondo cui l’autori-tà monetaria del singolo stato può emettere moneta fino adun massimo pari al valore detenuto in riserva aurea. Perchéle riserve sono in oro e non in altro materiale? La risposta èsemplice: perché ha un alto valore nel tempo, è poco ingom-brante, non è deperibile e cosa ancora più importante è uni-versalmente accettato. Anche l’Italia quindi si allinea, affi-dando alla Banca d’Italia le riserve auree. Senza annoiarvitroppo con i tecnicismi, arriviamo al 1971 anno in cui vienedecretata la fine della convertibilità oro/moneta, per passareal sistema di cambi flessibili. È opportuno ricordare che, nelcorso di oltre un secolo, le nostre riserve in oro accumulatealtro non sono che la tesorizzazione dei risparmi sul redditonazionale, più semplicemente soldi dei cittadini non spesi.Ma di quanto stiamo parlando? Ebbene a settembre 2015,l’Italia con 2.451,8 tonnellate d’oro (pari a oltre 100 Miliar-di euro di controvalore) è la quarta nazione al mondo (StatiUniti, Germania, Fondo Monetario Internazionale) per quan-titativo posseduto. Adesso però arriviamo al nocciolo dellaquestione. Il 1° giugno 1998, nasce la Banca Centrale Euro-pea (BCE) con sede a Francoforte, istituita con il trattato diMaastricht (1992). Dal 1° gennaio 1999 gli stati membri del-l’U.E. trasferiscono la sovranità monetaria alla B.C.E. Cheha tra gli altri compiti quello esclusivo di emettere monetaall’interno dell’area euro. Il 1° gennaio 2002 l’euro diventala moneta degli Stati dell’Unione Europea. Altra precisazio-ne importante: se fino al 1998 Bankitalia era un istituto didiritto pubblico, da quel momento nel proprio capitale entra-no anche le banche private e le assicurazioni. Volutamenteevito di entrare nello specifico se possa o no esserci un con-flitto d’interessi visto che Bankitalia è l’organo di vigilanzabancaria. La riflessione che vorrei condividere con voi letto-ri è però questa: se io sono socio di una società, a termini dilegge, sono proprietario di una parte del capitale di questasocietà e proporzionalmente anche di una quota del suo pa-trimonio (beni mobili, immobili e via discorrendo). Tornia-mo alle riserve auree di Bankitalia, se è vero quanto enun-ciato prima, allora vuol dire che i soci di Bankitalia sonoanche proprietari delle riserve in oro? Teniamo sempre pre-sente che Bankitalia, nel suo bilancio, indica quel valore al-l’attivo del suo stato patrimoniale. Nonostante i goffi tentati-vi di volerne chiarire in modo definitivo la proprietà, a tut-t’oggi ci troviamo in questa situazione paradossale e di tota-le confusione.Credo che sia più facile e semplice capire la teoria della rela-tività secondo Einstein che dissipare i dubbi sull’apparte-nenza a questo o a quello dell’immenso tesoro che come hodetto apparteneva e appartiene al popolo italiano. Sarebbeauspicabile, una volta per tutte, che l’argomento venisse af-frontato e definito ma tenendo sempre presente che quel te-soro originariamente era del popolo italiano (mi scuso per lacontinua ripetizione), affidato ad ente pubblico per la gestio-ne. Banca d’Italia lo posta nel suo bilancio, all’attivo dellostato patrimoniale, a seguito di un susseguirsi di leggi, a par-tire da un regio decreto del 1910 che non meritano certa-mente la candidatura all’oscar per la trasparenza e la chia-rezza. Ho concluso e spero tanto che non vi abbia tediatotroppo ma lasciatemi fare un’ultima considerazione: l’art.1176 del codice civile parla della diligenza del buon padre difamiglia. Ebbene, se qualche nostro governante illuminato,invece di inventarsi il gioco delle tre tavolette in materia fi-scale, decidesse di utilizzare parte di quella ricchezza sin quiampiamente trattata, farebbe un buon servizio all’articolo1176 oltre che al cittadino contribuente.

Alla Banca d’Italia, allo Stato

Italiano o a terzi?

Lo Stato è come la mamma, ti educa, ti cura, ti assiste e ti prepara i piatti che ti vanno più a genio e la ma- cedonia e i dolci e, se sei cresciuto a sufficienza,

anche il caffé e il digestivo. E dopo pranzo tu ti alzi eti dedichi alle tue cose senza curarti di sparecchiare elavare i piatti. A queste cose bada lo Stato, gestito daquanti abbiamo eletto, che si occupa non solo della tuavita, dell’alloggio e delle pulizie, ma pure delle stra-de, delle scuole e della tua salute utilizzando collabo-ratori alle volte responsabili e corretti, altre volte in-capaci, lavativi o disonesti. Però molti figli, cioè mol-ti di noi, non si è mai soddisfatti, perché le soluzioniproposte non sempre ci piacciono.Attraverso la televisione allarghiamo i nostri quadripanoramici con l’ascolto della solita dozzina di politi-canti che urlano le loro convinzioni o le loro pretese edegli altri che si sovrappongono ugualmente urlanti, eci chiediamo perché accidente il conduttore non im-ponga un briciolo di rispetto o non li cacci a calci nelsedere che, anche se non più alla moda, sarebbero co-munque più educativi. I panorami variano a secondadei gusti: l’economia è ferma, le tasse sono troppo alte,la disoccupazione non cala, i debiti dello stato aumen-tano, le strade sono un inferno di buche, i ladri assal-tano le ville, la sanità è allo sbando, la scuola il cieloci protegga, gli stipendi sono fermi da cent’anni, nonsi campa con le retribuzioni o le pensioni che si rice-vono, i nonni devono mantenere figli e nipoti, che perfortuna almeno loro hanno una pensione, l’invasionebarbarica dall’Asia e dall’Africa di migranti, i campidove tenerli, gli scafisti assassini, le barriere di filospinato o i suggerimenti per tenerli lontani magari af-fondando le loro barche o mandando miliardi ai loropaesi d’origine per dargli una sussistenza, i fanaticipazzi che rapiscono, violentano, usano scudi umani efanno stragi in nome delle loro folli visioni con l’ap-poggio di dittatori paranoici che nessuno ha interessea fermare, la nostra Costituzione e certi regolamentieuropei guai a toccarli, i pericoli del calo demografi-co, l’Italicum, le unioni civili e la stepchid adoption, isoliti vescovi che se credono dovrebbero stare zitti epregare, e il premier pure segretario del partito che colpatto del Nazareno era riverito e adorato da tutti quelliche ora lo accusano di volersi impadronire dell’Italia,

e i traditori cambiacasacca che prima erano chiamaticollaboratori responsabili, e il sistema bicamerale per-fetto e i futuri senatori da attingere tra gli eletti delleregioni, e... e, porco cane, io mi sono rotto!Ma mica basta, c’è il progetto, su cui si discute a varilivelli europei, del mostro transcontinentale Ttip dovele aziende con interessi globali pretendono di imporrele loro condizioni e dove l’Europa tenta di mostrareuna qualche precauzione sull’utilità dell’accordo e sullaqualità dei prodotti da commerciare. Liberi scambi eliberi prezzi di carni, latti e formaggi, cereali, e impa-sti di farina congelati ma pronti per essere infornatiper ottenere autentico pane con grano di chissà qualeprovenienza ma marchiato e rigorosamente infornatomade in Italy, e agricoltori e allevatori che chiedonoun po’ di rispetto per il loro lavoro e i propri prodotti,e quegli altri che licenziano per trasferire altrove laproduzione senza che nessuno decida che nel paese chehanno lasciato non potranno mai più vendere le lorocose. E i lamenti gioiosi di tanti pensionati che se nevanno all’estero, dove i costi sono magari un terzo diquelli in Italia e se la spassano senza pagare tasse e làspendono quei soldi che, se rimanessero in Italia, cre-erebbero comunque lavoro e crescita. E la burocraziache impiega mesi o anni per dare una risposta perchéogni settore ha un compitino preciso e non guarda alproblema nella sua interezza, e i sudditi che subisco-no. Politici urlanti che pretendono la perfezione e siabbaiano contro, e altri con un passato non lucidissi-mo che predicano da fuori le loro verità. Caos che bloc-ca cambiamenti e riforme, inconcludenza, tempo but-tato e crescita mancata, stupidità, arrogante presunzio-ne.I politici che eleggiamo sono il nostro specchio, vo-gliamo tutto senza dare niente, anziché partecipare, im-pegnarsi, lavorare, sudare, crescere, collaborare, discu-tere sui principi per trovare un accordo anziché acca-nirsi nel contestare. Pensare a soluzioni praticabili, unpasso al giorno, anziché accanirci mirando a soluzio-ni impossibili anche fra cent’anni. Collaborare? A que-ste amministrative in molti comuni si sono presentatepiù di una dozzina di liste, ma più di un elettore su trenon è andato a votare. Dobbiamo tutti smetterla di caz-zeggiare, perché molti, oltre me, si sono rotti.

Seguire le evoluzioni di chi gestisce l’acqua in Sar-degna è compito arduo. Ogni giorno Abbanoa e

l’Autorità d’Ambito se ne inventano una. Non basta-vano tutte le inefficienze e gli oneri che sono piovu-ti, nel corso degli anni, nei confronti degli utenti,adesso se n’è aggiunto un altro: il “Conguaglio Re-golatorio”. Quando si tratta di chiedere soldi si ab-bandona la prolissità e la farraginosità dei regolamen-ti per operare, con due parole, una sintesi efficace:“Conguaglio Regolatorio”. Soldi, soldi, si chiedonofinanziamenti alla Regione, ai Comuni, agli utenti;Abbanoa è una voragine, un pozzo senza fine ma an-che senza acqua. Soldi per fare un allaccio, i prezzisono lievitati a dismisura e il servizio non viene piùfornito. È subentrato il fai da te, giorni di perdita dilavoro per permessi e autorizzazioni e alla ricerca diuna impresa per eseguire i lavori d’allaccio. Non sipuò fare un reclamo perché ti sospendono la fattura-zione, ci sono utenti che non ricevono bollette da circacinque anni. Il personale, spesso, non ti è né di aiutoné di supporto, quando non è arrogante e maleduca-to. Sembra che questo atteggiamento sia voluto permettere in cattiva luce l’azienda nella quale lavora-no. Forse qualcuno sogna il tempo che fu, il tempodella miriadi di Enti, il tempo dei tanti Consigli diAmministrazione, il tempo dei bilanci in rosso cheAbbanoa ha ereditato.È nato un gestore unico ma la filosofia che lo anima

è sempre la stessa: sevizio inefficiente, mungeremamma Regione e i suoi cittadini. Oggi, con l’avval-lo dell’AEEGSI, fa la voce grossa, perfino, fra le ri-ghe, minacciosa, con espressioni del genere: “ Abba-noa, … invita tutti i clienti a NON seguire i pro-

clami a non pagare, né da parte di esponenti politi-

ci e né da parte di Associazioni che dovrebbero tute-lare i consumatori ma che, al contrario, li espongonoal rischio morosità”. Per l’Autorità per l’Energia Elet-trica, il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI), il respon-sabile del dissesto economico, se deve pagare con ilfamoso “Conguaglio Regolatorio”, è l’utente, quelloche non ha gestito e diretto niente. Chi ha diretto egestito Abbanoa e l’ATO avrà qualche responsabilitào per l’AEEGSI questi non esistono? Ci sono e si fan-no sentire quando si tratta di aumentare le loro remu-nerazioni, come si evince dai bilanci.La cosa fastidiosa, in questo paese, è che tutto, dopoun paio di anni, cade in prescrizione, compresi i reatifinanziari, l’unica che non cade in prescrizione è latariffa di Abbanoa. L’AEEGSI è una autorità poco au-torevole se con il recupero di somme, risalenti a moltianni fa, colpisce i bilanci famigliari ma soprattuttola programmazione delle piccole aziende che aveva-no elaborato i prezzi in base alle tariffe esistenti.Non voglio fare dell’antipolitica ma il silenzio deipartiti su questo ennesimo assalto al portafoglio deicittadini è assordante.

di Rinaldo RuggeriIL COMMENTO

ABBANOA E IL CONGUAGLIO

“REGALATORIO”

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15 giugno 201624

FORSE NON TUTTI SANNO CHE...di Antonio LoruIL MIO PUNTO DI VISTA

LEGGENDO QUA E LÀ...S’incontrano certe spigolature, che provocano risate a dentistretti, certo non immediatamente collocabili nelle nostre per-sonali antologie del buonumore, tra quelle che spolveriamoin occasione delle riunioni famigliari, da una vita paziente-mente sopportate a turno, da amici e parenti, che all’incipitdel barzellettiere di turno: la sapete questa, mentendo confinta ma indistinguibile dalla genuina naturalezza, (abilitàacquisita per ripetizione, anno dopo anno, ritrovo dopo ri-trovo), rispondono in perfetto sincrono: no! dando la stura aaneddoti, pinzillacchere, contìxeddus de forredda, quisqui-lie! Così, dunque, se per il semplice piacere di saperlo, (seancora siete resistenti, non completamente immunizzati alvirus della filosofia del sospetto, oggi peraltro prossimo aessere completamente debellato dagli antibiotici della con-divisione, sicché il pensiero antidivisivista scoppi di salute),vi siete, chissà percome, chissà perché chiesti: ma chi è chenomina gli insegnanti di religione cattolica, per brevità RC,(da non confondersi con il miserabile tentativo di rifonda-zione di un partito per fortuna scomparso dalla faccia dellaTerra), in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado? Senon la trovate …, la risposta, … ve la dà l’Unione Sarda del

5 maggio, non 1821, 2016! A pensarci bene qualche con-nessione, di causa-effetto, (molto ritardato), tra gli avveni-menti di quei giorni e quelli di oggi, si potrebbe azzardare.Sia come sia. Nelle pagine di cronaca della provincia di Ca-gliari, in forma totalmente anonima, (neanche, in piccolissi-mo, all’interno di una parentesi tonda, le iniziali del redatto-re, come d’uso in questi casi, … perché?), un articoletto rac-conta di un giovane vice parroco, nonché insegnante di li-ceo, che getta la tonaca alle ortiche, per l’amore, ricambiato,si suppone, di una giovane catechista conosciuta all’orato-rio, … chissà che ne direbbe Dante, parafrasando(si) Paolo eFrancesca, il loro imbarazzante, ma meraviglioso amore, e ilmodo in cui nacque, si nutrì e crebbe! Così! come un roman-tico d’altri tempi il don lascia gli uffici divini per amore tuttoumano. Siamo, sinceramente e assolutamente, convinti, co-stretto a una scelta non facile, bensì drammatica, che nonson cose che si fanno alla leggera.Ma non basta, si dimette pure dal suo incarico di insegnantedi religione, in una scuola pubblica, un prestigiosissimo li-ceo ginnasio di Cagliari! Ora, uno pensa al Dirigente di que-sta scuola che, come tutti i dirigenti scolastici, durante tuttol’anno scolastico, ma in questo periodo in particolare, obera-to del lavoro ordinario, deve anche risolvere la grana dellasua sostituzione, trovare, dalle varie graduatorie, una/un sup-plente, perché gli studenti possano regolarmente concludereil programma di questa disciplina, essere valutati e quant’al-tro.E invece no! Al Dirigente della scuola Statale pubblica, èrisparmiata questa fatica: ci pensa il «responsabile per i rap-

porti con le scuole e delle nomine dei docenti», un altro sa-cerdote, all’uopo delegato dalla Curia, perché «le nomine

dei docenti [di religione] sono gestite interamente dalla Cu-

ria in base al Concordato, sia per quanto riguarda precaria-

to e immissione in ruolo, sia per l’assegnazione delle catte-

dre». Non è dato sapere se anche eventuali revoche d’incari-co siano competenza della Curia. D’altronde l’articoletto èmolto contenuto.Ma credo di sì! Dunque, anche le indicazioni programmati-che non verranno dal Ministero dell’Istruzione, Università eRicerca, (MIUR) come per i colleghi delle altre discipline madalla Curia, per gli insegnanti di religione? Ma è accettabileche in uno Stato moderno, se non laico almeno aconfessiona-le, docenti inquadrati ormai per tutti gli aspetti della regola-mentazione contrattuale, giuridica, di progressione di carrie-ra, come tutti gli altri delle diverse discipline, dipendenti del-lo Stato Italiano Sovrano, da questo, cosi come gli altri, paga-ti con risorse dell’Eràrio Italiano, (se è vero quanto scritto inquesto articolo), siano «gestiti interamente dalla Curia in base

al Concordato, sia per quanto riguarda precariato e immis-

sione in ruolo, sia per l’assegnazione delle cattedre»? E leindicazioni curiali di programma, (se, nel loro caso, sostituis-sero, o corrispondessero, alle ministeriali di Stato), cosa sug-geriscono? E con quale titolo insegnano gli insegnanti di reli-gione? Laurea magistrale, specialistica, vecchio o nuovo or-dinamento? Breve? Diploma, attestato, altro? Conseguito inquanti anni di studio? Sostenendo quali esami e quanti? Se-condo quali piani di studio? Con titoli rilasciati da chi? Uni-versità? Accademia, scuola pubblica? O da istituti privati, ri-conosciuti, parificati, …? L’articolo conclude: «Non è dato

di sapere, quindi, per ora, se la rinuncia alla tonaca compor-

ti per l’ex vice parroco […] anche la perdita del posto di

lavoro nella scuola pubblica italiana:si tratta di scelte che

spettano appunto all’organizzazione ecclesiastica». Ah!Ecco!!Ma le parole integralismo, confessionale, religione di Stato, ealtre, che usiamo, giustamente, per condannare l’intollerabi-le ingerenza religiosa delle gerarchie islamiche nella vita ci-vile dei cittadini di quegli Stati, spesso ridotti a semplici sud-diti, nolenti o volenti fedeli, cosa significano in Italia? Hannolo stesso significato o un altro. In tal caso saremmo al mono-linguismo bi-semantico, ovvero aree geografico politiche perle quali le stesse parole acquistano significati diversi se nonpienamente antitetici. Roba di fantasia, di ingegno tutto ita-liano, divergenze parallele di significato, che le convergenzeparallele della Prima Repubblica al confronto erano cose dadilettanti cattocomunisti.Ah! A proposito dell’ultima di Francesco, il diaconato fem-minile: hanno pensato, gli atei devoti che oggi pullulano inItalia, pronti a gridare alla rivoluzione ogni volta che Bergo-glio intasa il traffico di Roma per andare a comprare un paiodi occhiali, cosa potrebbe significare mettere insieme, peresempio, insegnamento della religione nelle scuole e diaco-nato femminile? Meditiamo, meditiamo, meditiamo.

Tradizionale appuntamento annuale è quello relativo al pa-gamento delle imposte. Esiste un calendario già programma-to con le relative scadenze. Attualmente, se non dovesseroesserci le consuete variazioni dell’ultimo momento, occorre-rà tener delle date seguenti.GIUGNO 2016: IMU E TASI

La prima scadenza per l’anno in corso è quella del 16 giugno eriguarda il pagamento dell’acconto per Imu e Tasi. È importantericordare che da quest’anno, la Tasi (Tassa sui Servizi Indivisi-bili) non dovrà essere pagata per la prima casa, a meno che nonsi parli di abitazione di lusso. Lo stesso vale anche per gli inqui-lini e per coloro che hanno lasciato la propria casa all’ex coniu-ge. Anche l’Imu (Imposta Municipale Unica o Imposta Munici-pale Propria) non deve essere versata per la prima casa, se non sitratta di abitazione di lusso. Esenti dal pagamento dell’Imu sonoanche tutti i terreni agricoli, all’interno dei comuni montani etutti quelli che risultano essere coltivatori diretti.LUGLIO 2016: COMPILAZIONE MODELLO 730

Entro il prossimo 7 luglio occorre procedere alla presenta-zione del modello 730 ordinario o precompilato, ovvero ilmodello di dichiarazione dei redditi destinato ai lavoratoridipendenti e ai pensionati. Si ricorda che dallo scorso 15 apri-le, l’Agenzia delle Entrate permette di accedere al propriosito internet, in una specifica sezione, e scaricare il modello730 precompilato, il quale dovrà essere inviato entro la datadi scadenza di luglio. Mentre quello in forma ordinaria potràessere presentato al proprio commercialista o al Caf.SETTEMBRE: MODELLO UNICO PERSONE FISICHE

Il modello Unico persone fisiche ha la caratteristica di poter per-mettere di presentare più dichiarazioni fiscali (Redditi, Iva) eviene utilizzato da coloro che hanno conseguito nel 2015 redditiche non beneficiano e non rientrano nei casi di esonero, dai tito-lari di partita Iva, da chi ha conseguito plusvalenze e redditi dicapitale da assoggettare ad imposta sostitutiva, da chi ha conse-guito redditi soggetti a tassazione separata, dai lavoratori dipen-denti che hanno cambiato datore di lavoro nel corso del 2015 eda altre tipologie di lavoratori obbligati alla loro compilazione.NOVEMBRE 2016: SECONDA RATA ACCONTO IRPEF

Per chi ha scelto il pagamento rateale, il prossimo 30 novem-bre 2016 scade il versamento della seconda rata Irpef. Se in-vece l’acconto non supera i 257,52 euro occorre versare quan-to dovuto in un’unica rata entro quella data.DICEMBRE 2016: SECONDA RATA IMU E TASI

Il 16 dicembre 2016 i contribuenti dovranno ricordarsi poi,di procedere al versamento della seconda rata dell’Imu e del-la Tasi per le seconde abitazioni o per le prime case, se rien-tranti nelle categorie catastali di lusso.

IL PUNTO

SULL’ECONOMIA

di Antonio Begliutticommercialista revisore contabile

TASSE SULLA CASAE NON SOLO: LE DATE

PER LE SCADENZE 2016

Un folto gruppo di appassionati ha partecipato all’iniziati- va dell’associazione Biodiversità Gonnese dedicata alla

semina dell’anguria “Call’e Boi” e all’estrazione del sughe-ro. La manifestazione si è svolta a Sibiri, nell’azienda agrico-la della famiglia eredi Foddi, custodi delle antiche tradizionidi cui mantengono gelosamente il segreto. Per i partecipantiè stata un’occasione unica per rivivere le emozioni del passa-to in un contesto ambientale straordinario. Nella comunitàgonnese la cultura identitaria sopravvive nel tempo e non puòessere dimenticato lo sviluppo economico del territorio gra-zie anche all’anguria ancora oggi ricercata per il suo gusto.La lavorazione del terreno con l’utilizzo del cavallo Fiorello

Gonnosfanadiga: Semina dell’anguria “Srindia Call’e Boi”

guidato da “ziu” Giovanni, un autentico uomo d’altri tempi,“s’accoradura” la preparazione delle postarelle di semina ,”safromma” la semina con il seme pregerminato “su pisu in-zeurrau”, la sistemazione dei canali di irrigazione “sa cora”e degli arginelli “su nasrasciu”, il tutto raccontato da orticol-tori veri che ancora hanno nei ricordi e nelle mani l’espe-rienza contadina. I partecipanti bambini compresi hanno col-laborato con entusiasmo alla semina dell’anguria. La gior-nata è proseguita con la visita al suggestivo nuraghe in pros-simità del campo, per poi assistere all’estrazione del sughe-ro eseguita secondo l’antico sistema con colpi rapidi e sicuriutilizzando l’accetta, sia per le piante a inizio produzione

“sa dommadura”, sianella fase produttiva“sa bogadura”. L’esper-to nell’estrazione delsughero ha realizzatofra lo stupore dei pre-senti la rosa dei venti.La comitiva dopo avergustato i caratteristiciprodotti che hanno resofamosa Gonnosfanadi-ga in un agriturismodella zona ha prosegui-to visitando i siti nura-gici della Zona di S.Cosimo dalla notaTomba dei Giganti di“Santu Giuanni” a” SaDommu de s’Orku” e“Sa Grutta de s’Orku”.L’Associazione propo-ne un’altra giornata inoccasione della raccolta dell’anguria con relativa degusta-zione, puntualizzano in coro gli organizzatori.

Francesco Zurru

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EMOZIONI E AUTOCONTROLLO

EMOTIVAMENTE di Alice Bandinopsicologa

[email protected]

Ingredienti Preparazione

di Roberto Loddide Santu ’Engiu MurriabiL’ISOLA IN CUCINA

MACCARONADA DE IS MESSADORIS

Con l’arrivo dell’estate le cronache dei delitti aumen-tano in modo esponenziale. Secondo lo studioso bel-

ga Adolphe Quetelet, che teorizzò la legge termica del

delitto (1831), “i delitti contro le persone sono più fre-

quenti nei climi caldi e durante le stagioni più calde,

mentre i reati contro la proprietà prevalgono maggior-

mente durante l’inverno e nei climi freddi in genere”.Si è osservato che emozioni quali rabbia, paura e disgu-sto aumentano con l’aumentare dello stress, quindi neimesi più caldi saremmo portati a una maggiore insoffe-renza, che potrebbe portare alcuni individui a compiereatti guidati più dall’istinto che dalla ragione.Ma come si possono prevenire questi comportamentiviolenti? La psicologia delle emozioni ci insegna che laviolenza ha una grossa quota sociale, oltre che familia-re e individuale. In una società sempre più nevrotica ecompetitiva sin dagli anni dell’infanzia, non ci siamopreoccupati, come società in generale, di insegnare aogni ragazzo i modi essenziali per controllare la collerae risolvere positivamente i conflitti, né ci siamo curatidi insegnare l’empatia, il controllo degli impulsi o altriaspetti fondamentali della competenza emozionale. In-serire programmi di Intelligenza Emotiva a tappeto nel-le scuole americane negli anni novanta, è servito perprevenire i sempre maggiori casi di violenza tra gli stu-denti che (a differenza dei nostri), hanno spesso facileaccesso alle armi da fuoco. L’Autocontrollo associato

a un buon livello di autostima e empatia permette allepersone di affrontare i conflitti in maniera alternativaall’aggressività o alla passività (nel caso delle vittime).Apprendere tecniche di autocontrollo fa sì che si impa-ri a difendere le proprie ragioni senza ricorrere alla vio-lenza, che nei confronti non si arrivi agli scontri (fisi-ci o verbali), che si impari ad accettare le decisioni al-trui pur non condividendone le motivazioni. Si imparaa convivere con gli altri nel rispetto e nei limiti dellapropria libertà e della libertà altrui.La maggior parte degli adolescenti violenti risultavanotrascurati emotivamente e la loro automedicazione (ogniessere vivente tende per natura alla sopravvivenza), era-no alcol, droghe e il sesso promiscuo. La serenità è lacondizione necessaria per star bene al mondo e l’auto-controllo serve per gestire in modo positivo gli ostacoliche possono turbarla (conflitti di varia natura, disoccu-pazione, separazioni, incidenti, lutti).Gli studenti che hanno partecipato negli anni ’90 a que-sti programmi scolastici americani son stati ricontattatinei decenni successivi per osservarne l’andamento psi-co emotivo durante i successivi stadi di sviluppo: di-ventati adulti gli studenti hanno saputo gestire gli osta-coli della vita in maniera più matura, lavorando corret-tamente su se stessi e sulle proprie aspirazioni ed ac-cettando eventuali sconfitte in maniera sana e social-mente consona.

In Sardegna la festa della mietitura e della trebbiatura del granoè una tradizione che dura da sempre. Il sabato, dopo il lavoromassacrante della mietitura e la spigolatura, operata dai con-tadini messadoris (mietitori), che per evitare escoriazioni dallespighe del grano, si proteggono con un grembiule di tela, supann’ i ananti - su pannu de ananti o grembiali, la stessa chei sarti utilizzavano per confezionare i pantaloni da lavoro aicontadini, poi si proteggevano le braccia con delle bende ditela rinforzata, is manaxabis – manopola dallo spagnolo “ma-nopla”, dal latino “manupla” e sotto al cappello si mettevanoun grande fazzoletto su mucadori, sempre di tela per difen-dersi dagli sciami dei mosquittus (moscerini) presenti sul cam-po già in primissima mattina chizzi e, per attenuare il sole intesta durante la giornata. Anche le spigolatrici, spigadrixis, siproteggevano le gambe indossando dei grembiuli molto lun-ghi e per le braccia anch’esse indossavano is manaxiabis,mentre sul grembo si legavano una capiente sacca di juta o dilino, sacchitta, per raccogliere le spighe prive di fusto cadutedurante la mietitura. Verso le nove del mattino, si faceva una sosta per un veloce spuntino, su murzu, dallo spagnolo“muerzo” - colazione del mattino dei sardi, a base di pane, che a seconda della zona poteva essere del tipo civraxiu, coccoi,spianata o pane carasau, in abbinamento a olive, cipolle, patate lesse, salsicce, formaggi (oltre al pecorino, c’era anche ilformaggio marcio casu martzu) e vino. A mezzogiorno e mezzo arrivava su carru ‘e su prangiu, il carro che trasportava ilpranzo destinato ai mietitori ed alle spigolatrici. Il pasto generalmente consisteva in una sorta di minestrone di pasta e legumi,malloreddus (gnocchetti), o in una minestra di fregola fregula e pane, sa suppa’e stula (la zuppa del campo). Il vino e l’acquache di solito venivano tenuti al fresco dentro alle zucche croccorigas o a delle brocche di terracotta cungiobeddus nondovevano mai mancare. Mentre la domenica veniva dedicata alla trebbiatura con i buoi e la trebbia; al termine tutti si raduna-vano attorno alla tavola imbandita con ogni ben di Dio, ma il pezzo forte era sa maccaroconada o marraconada (la macchero-nata al sugo di pomodori con zafferano e pecorino sardo grattugiato). Il tutto veniva accompagnato da serenate e balli alchiaro di luna con fisarmonica, chitarra e vino a fiumi… che bei tempi!

g 600 di maccheroni o gnocchetti digrano duro,g 500 di polpa di pomodori freschibattuta a coltello, una cipolla rossa, 2 spicchi d’aglio,g 100 di pecorino sardo grattugiato,un mazzetto di basilico,zafferano di San Gavino,vino bianco secco,zucchero comune,olio extravergine di oliva,sale e pepe. di mulinello q.b.

Prepara il soffritto facendo rosolare in un recipiente la cipolla finemente affettata,insieme ad un bel giro di olio e l’aglio, quindi bagna il battuto con mezzo bicchieredi vino e lascialo sfumare. Fatto ciò, unisci la poltiglia di pomodori, un cucchiainodi zucchero e prosegui la cottura per un’ora circa a fuoco moderato. Un quartod’ora prima del termine di cottura, aggiungi il basilico spezzettato, lo zafferanostemperato in poco sugo, poi regola il sapore di sale ed impreziosiscilo con unagenerosa macinata di pepe.Arrivati a questo punto, lessa la pasta in abbondante acqua salata a bollore e appe-na risulterà cotta al dente, scolala direttamente nel recipiente del sugo. Cospargiladunque con il formaggio e padella il tutto velocemente, quel tanto che basta peramalgamare perfettamente tutti gli ingredienti. Vino consigliato: Monica di Sarde-gna fermo, dal sapore gradevole, morbido, vellutato e asciutto.

Il 1° maggio, organizzato dalla locale società “Icnos”, haavuto luogo a Tramatza (OR), un torneo per la selezione deigiocatori che dovranno partecipare ai Campionati italiani. Ecosì, anche svariati atleti di “Sa Forresa” hanno rinunciato atrascorrere una giornata di festa in famiglia nella speranza divenir selezionati a detti campionati, che, come ogni anno, sidisputeranno in Liguria o Piemonte. Purtroppo per noi isola-ni, però, le trasferte non sono più tanto accessibili quanto inpassato, soprattutto da quando, diversi anni fa, sono statiannullati i rimborsi spese corrisposti dalla FIB (FederazioneItaliana Bocce).Di fatto, proprio quattro dei nostri atleti si sono aggiudicati idue gradini più alti del podio: 1° posto per i senior GabrieleTuveri in coppia con Mario Congera ; 2° posto per Giusep-pe Porcedda e Ferruccio Spada. Ironia della sorte, gli atletivincitori si dovranno però accontentare del modesto gruzzo-lo del montepremi (appena sufficiente per raggiungere PortoTorres da dove si sarebbero poi imbarcati per la destinazionefinale), e rinunciare, volenti o nolenti, ad attraversare l’osta-colo-mare.“Isola” sì, questo è la nostra terra, la Sardegna appunto; “iso-lati” no, non vorremo proprio esserlo.. eppur in effetti lo sia-mo. Purtroppo sono queste le condizioni in cui versano oggile società bocciofile (e non solo) in Sardegna, e non si saproprio con chi prendersela e a chi dar le colpe. Ci resta peròla “fierezza” di aver scalato il primo e secondo gradino delpodio e… chi si accontenta gode.Ma non finisce qui! Continua infatti la serie positiva di vitto-rie portate a casa da “Sa Forresa”. E così domenica 22 mag-gio, ancora a Tramatza, stavolta in un torneo provinciale, laterna composta dagli atleti Francesco Pilloni, Mario Conge-ra e Gabriele Tuveri conquista il secondo gradino del podio.La società “Sa Forresa” orgogliosamente ringrazia questi at-leti, e augura a tutti, anche in avvenire, di avvicinare il piùpossibile le loro bocce al pallino. Grazie veramente di cuore.

Ino Matta

vice pres. “Sa Forresa”

COLLINAS. BOCCE

Ancora sul podiole bocce collinesi

della società “Sa Forresa”

Testo................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Cognome e nome........................................................Indirizzo.............................................................Cap..................Città............................................Prov..................... Tel.........................................

Dichiaro sotto la mia responsabilità di non rilasciare false dichiarazioni, dinon operare come professionista nel campo dell’oggetto del presente annun-cio. Acconsento al trattamento dei dati, d. lgs 196/2003.

Firma..................................................................

BONUS ANNUNCIOGRATUITOLa azzett ffari@G

E-mail: [email protected] Fax 0709785036via Matteotti, 28 09036 - Guspini

Scrivere in stampatello. Max 15 parole

Documento n°. .......................... del..................

Cod. Fiscaleèèèèèèèèèèèèèèèè

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Buon ComBuon ComBuon ComBuon ComBuon Compleannopleannopleannopleannopleanno

i più cari auguri di

Antonietta Tomasi taglia il traguardo delle cento primavere

È Antonietta Tomasi lanuova centenaria di Ar-bus che domenica 22maggio ha spento le 100candeline. A vederlanon si direbbe propriocon un viso per nientesegnato dalle rughe o da altri segni del tempo. Donna ancoraattiva nonostante l’età che cura i fiori di casa sua che amatanto. Figlia maggiore di 6 femmine e un maschio con padreminatore e madre che ha lavorato in casa e fuori. Racconta diavere vissuto l’era del Fascismo e di aver frequentato la scuolafino alla quarta elementare. La sua famiglia era povera e quindiaiutava anche in casa, non solo nelle faccende domestiche,ma anche a controllare i fratelli più piccoli, a lavare i pannial fiume, a fare lavori di cucito e a fare legna. Sposata a 22anni, ebbe tre figli, ma dopo 6 anni rimase vedova, perché ilmarito morì in un incidente sul lavoro durante la costruzionedella diga del Flumendosa. Per farsi aiutare dalla famiglia diorigine tornò a vivere da Arbus, dove si era trasferita con suomarito, a Ingurtosu. Si sposò di nuovo ed ebbe altri 4 figli. Afesteggiare con lei anche gli 8 nipoti e i tanti pronipoti, maanche un intero paese. Infatti il sindaco Antonello Ecca,portando l’abbraccio e gli auguri di tutta la comunità arbure-se alla signora Antonietta, le ha augurato tanti giorni comequesto. Ha affermato inoltre che il suo centenario è un moti-vo di orgoglio. Anche don Tarcisio Ortu, parroco della Chie-sa di San Sebastiano, ha voluto farle gli auguri, affermandoche è veramente un grande e importante traguardo. Quandole chiediamo il segreto di come arrivare a 100 anni, sorride e

Il 14 e 15 maggio si è svolta a Guspini la seconda edizione di Monumenti Aperti.L’idea di far entrare Guspini nel cir-

cuito di Monumenti Aperti è nata nel 2015 dall’iniziativa didue membri del Laboratorio di Didattica e Comunicazione

dei Beni Culturali dell’Università di Cagliari – Vestigia, Ste-fania Fanari e Marilisa Garau, che, in precedenza, avevanopartecipato a Monumenti Aperti a Cagliari e Villacidro.Dopoaver ricevuto l’approvazione dell’Amministrazione Comu-nale, l’appoggio dell’Università degli Studi di Cagliari, edin seguito al coinvolgimento di giovani professionisti dalbackground umanistico e tecnico-scientifico, Laura Atzori,Emanuele Fois, Miriam Napolitano e Daiana Podda, interes-sati a partecipare alla realizzazione di questo evento, si ècostituita la sezione locale Vestigia Guspini del Laboratoriodell’Università di Cagliari.Forti del successo riscosso nel 2015, il team di volontari Ve-stigia e l’Amministrazione Comunale hanno riproposto l’ini-ziativa anche quest’anno con alcune novità. La squadra si èampliata grazie alla partecipazione di nuove professionalitàe giovani laureandi: Barbara Caria, Laura Garau, ChristianaOppo, Andrea Pilo, Rossella Saponi, Eleonora Sciannamè eMariangela Usai. Questo ha permesso di arricchire l’offertadell’edizione 2016, che oltre a Casa Murgia, il Monte Gra-natico (Monte Tempo), il Municipio, la chiesa di Santa Ma-ria, il Molino Garau, ha permesso di puntare su due grandi

Monumenti Aperti: un successo grazieanche all’apporto delle giovani guide

Guspini

sfide: Neapolis e i Basalti Colonnari. La progettazione del-l’evento è iniziata lo scorso dicembre con la selezione deimonumenti visitabili, a cui è seguito un certosino lavoro diricerca, studio ed elaborazione delle schede descrittive di ognimonumento, la presentazione della manifestazione ai parte-cipanti all’evento (giovani studenti e membri di alcune asso-ciazioni culturali guspinesi), i sopralluoghi, la formazionedei giovani ciceroni e le simulazioni delle visite guidate.Un’attenzione particolare è stata riposta nella promozione ecomunicazione via social media (Facebook: MonumentiAperti Guspini; Twitter: mapertiGuspini; Instagram: maper-tiguspini), strumenti fondamentali per ampliare la visibilitàe stimolare la curiosità dei visitatori che hanno risposto mol-to bene alla manifestazione: i monumenti hanno registrato2930 firme, +20% rispetto all’edizione 2015. La cittadinan-za, aiutata dalle giovanissime guide, ha riscoperto i luoghidella cultura e della memoria con entusiasmo e interesse, havoluto porgere un orecchio e ascoltare il passato del nostropaese, partecipare al racconto contribuendo con ricordi per-sonali, segno che l’identità della comunità non è muta, ma

necessita di essere stimolata e trovare occasioni fertili peremergere. Restituire alla comunità le tracce del tempo tra-scorso, declinarle con nuovi significati e tentare di ricostrui-re il mondo che non vediamo più, al fine di tutelarlo e valo-rizzarlo, è uno degli obbiettivi per i quali Vestigia UNICA

sezione Guspini svolge la sua attività, credendo fortementeche Monumenti Aperti rappresenti una straordinaria occasio-ne di riscoperta del paesaggio antropico e naturale e una pos-sibilità di crescita e sviluppo sostenibile.L’impegno profuso nell’organizzazione è stato ripagato dallasoddisfazione dei visitatori nel poter essere guidati, con grandeprofessionalità, da giovani e associazioni, ma ancor più dal-l’entusiasmo delle giovani guide che hanno preso coscienza,divertendosi, dell’importante ruolo di portavoce della memo-ria storica e culturale comune, radici imprescindibili per guar-dare al futuro con maggiore consapevolezza delle propriecapacità e opportunità insite nella comunità.Le idee non mancano e la speranza è che si possa fare sempremeglio. Atrus Annus!

Vestigia Guspini

In questa rubrica ospitiamo foto e messaggi di auguri per compleanni,anniversari di matrimonio, riunioni conviviali, nozze, nascite, battesimi,cresime, prime comunioni, lauree e ricorrenze varie da festeggiare.Le foto a colori, accompagnate da un testo, possono essere inviateall’indirizzo e-mail [email protected]

ARBUS - 22 MAGGIO 2016

risponde che probabilmente è il fatto che sin da piccola hasempre mangiato molta frutta e verdura e poco carne, ancheperché il padre curava sempre un grande orto. Dice di tro-varsi molto bene in compagnia dei giovani e dei bambini,perché sono più allegri e hanno voglia di divertirsi, mentrele persone più grandi a volte tendono a lamentarsi. Nono-stante le difficoltà e i dolori, come l’intervento chirurgicosubito a 91 anni e la prematura scomparsa di alcuni dei figli,che considera comunque un dolore forte che non si riescemai a dimenticare, afferma che bisogna andare avanti e af-frontare la vita con coraggio e che ci si deve saper acconten-tare anche quando non si può avere tutto. Considera il valo-re più importante quello dell’onestà che le è stato insegnatodal padre e che ha cercato di trasmettere a figli, nipoti e ami-ci. E ricordando il passato, fatto di fame, sacrificio, ma an-che di gioia, unione e collaborazione in famiglia, con parentie amici, dice di amare anche il presente perché si fanno menosacrifici e perché ritrovarsi ancora a 100 anni con i proprifigli, nipoti, parenti e conoscenti stando tutto sommato beneè una gioia e un grande traguardo.

Adele Frau

TantissimiAugur i

da Tomasina, Gian Luigi, Lorella,Michele, Lorenzo, Andrea,Arianna, Daniele, Gaetano,

Antonella e Veronica

SAN GAVINO - VILLACIDRO 31 MAGGIO

Al caro marito, babbo e nonno

Gianni Pitt Gianni Pitt Gianni Pitt Gianni Pitt Gianni Pittauauauauau

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15 giugno 2016 27

SportSAN GAVINO

GUSPINI

Una giornata in allegria all’aria aperta in sella ad unabici. Così è stata un successo la tradizionale pedalataecologica (nelle foto di Renato Sechi) partita da piazza

Resistenza e organizzata dall’associazione “Anno Zero” egiunta alla decima edizione.Un variopinto corteo di 350 persone si è snodato per le stra-de del paese per raggiungere le fontane di San Michele aSanluri Stato. Poi il pranzo per 320 persone a San Gavinonella pineta della zona di Nuraci con l’intrattenimento dellospeaker e dj sangavinese Gianni Angei, del giocoliere Jongoe di Gianni Dettori del gruppo “La Pola”.Una bella giornata per le famiglie e per quanti hanno ritrova-

Aria di festa tra sport e musicaper la decima pedalata ecologica

Ben 350 persone alla manifestazione organizzata da “Anno Zero”

to il piacere di riscoprire la natura grazie alla bicicletta che aSan Gavino viene utilizzata da tantissime persone per spo-starsi da una parte all’altra del paese.Felicissimi gli organizzatori dello staff di “Anno Zero”: “Sietestati un gruppo fantastico e come ogni anno speriamo di es-sere stati all’altezza delle aspettative. In primis un ringrazia-mento va fatto a tutte le attività che ogni anno ci supportanonella realizzazione della pedalata ecologica. Ringraziamo lesignore della pasta che sono un’istituzione della nostra ma-nifestazione, i ragazzi degli arrosti come sempre, GianniDettori che non delude mai, Jongo il giocoliere che ha intrat-tenuto i più piccoli, Gianni Angei (uno di noi),il ristorante

Santa Lucia.Ci sono le new entry “Staff Biker” Fabrizio Lot-ta, Giuseppe Mamusa,Maurizio Sanna, Guido Pistis che ca-pitanati da Simone Atzori hanno guidato la carovana! I vo-lontari dell’associazione Euro 2001. Ed inoltre a tutte lepersone che a fine serata ci hanno aiutato nel liberare la pi-neta. Un grande ringraziamento va fatto alle nostre mogli eai nostri figli per averci sopportato in queste settimane e scu-sate se vi abbiamo tolto tanto tempo! Speriamo di non esser-ci dimenticati nessuno e se l’abbiamo fatto scusateci! Con lasperanza di avervi regalato un bella giornata Vi ringraziamoancora e vi rinnoviamo l’appuntamento al prossimo!

Gian Luigi Pittau

Si è svolto a Cagliari il campionato regionale didanza, l’appuntamento più atteso dai 1.200 balle-rini delle 70 società sarde. L’associazione di Gu-spini New Happy Dance dell’insegnante France-sca Confetti ha partecipato presentando cinquegruppi, tutti andati a podio, con l’obiettivo di con-fermarsi campioni per il quindicesimo anno con-secutivo. Obiettivo raggiunto anche se negli ultimigiorni di preparazione due atlete hanno dato for-fait, sostituite da altrettante danzatrici, che hannodimostrato di essere all’altezza delle titolari.Sabato alle 21.50 i verdetti di fine gara, l’ansia tra-spariva sulle facce di tutti i partecipanti, una stagione inten-sa che assegnava i titoli in due minuti di coreografia, senzaaltre prove d’appello, un unico ingresso in pista, un’unicapossibilità di dimostrare il proprio valore. Il silenzio a bordopista veniva coperto solo dallo bisbigliare del pubblico suglispalti fino a quando il presentatore annuncia: «Sono prontele classifiche finali, chiamiamo i gruppi finalisti e assegnia-mo i titoli regionali». Tante le urla di gioia da parte dellesocietà chiamate al ritiro della coppa, forte e commoventel’abbraccio fra le giovani under 11 e under 15 della NewHappy dance alla chiamata del terzo posto nella synchro dan-ce, un risultato ottenuto al cospetto di società veterane. «Ar-rivare terzi alla prima gara è stata una gioia indescrivibile»,questo il commento dell’insegnante. Ma senza avere il tem-po di soffermarsi ad altre dichiarazioni, ecco che giunge ilverdetto più atteso: « Primo posto e quindi campioni regio-nali 2016 categoria over 16 …. Squadra n° 107 società NewHappy Dance con il brano “Pura vida”». Lacrime di felicità,abbracci fra genitori ed atleti, una corsa veloce dalla pistaagli spalti per festeggiare con amici, familiari e compagni disquadra, momenti bellissimi di condivisione di emozioni.«Sono felice di far parte di questo gruppo danza perché non

La New Happy Dance conquista il titolo regionaledi danza over 16

siamo solo atleti ma amici fra di noi», è il commento di Am-bra Ortu a bordo pista. Obiettivo ambizioso e ottenuto per ilquindicesimo anno consecutivo. Il 2016 rappresenta un annoimportante in quanto è l’anniversario di 20 anni di attivitàdell’associazione nei quali Francesca Confetti festeggia il suodecimo anno da insegnate, quale miglior regalo si poteva de-siderare se non quello di festeggiare da Campioni regionali.Prossimo appuntamento il saggio di fine anno durante il qualegli allievi si esibiranno nelle discipline “Hip hop, modern,latin, synchro, musical” «Quest’anno al saggio non abbiamola possibilità di invitare altre società in quanto l’elevato nu-mero di iscritti avuti necessitano di almeno tre ore di spetta-colo. Stiamo organizzando un grande evento con la parteci-pazione di altre 15 società con le quali festeggeremo i nostri20 anni di attività». Le atlete partecipanti al campionato re-gionale sono state Flavia Atzori, Vanessa Carta, Aurora Cher-chi, Ilaria Demontis, Sara Floris, Michela Liscia, Ambra Ortu,Francesca Peis, Giulia Peis, Rachele Piria, Sara Pusceddu,Sara Ruggeri, Sara Ugas, Rebecca Mallocci, Valentina Selis,Aurora Usai, Clara Usai. Un anno fantastico per la New Hap-py Dance che da anni si conferma ai vertici delle danze core-ografiche, una specialità che piace ai giovani. (r.m.c.)

Una divertente ed intensa mattinata di sport per oltre 220bambini della scuola primaria di via Farina dell’istituto com-prensivo numero 1 “Loru” di Villacidro si è svolta venerdì 3giugno nel campo sportivo comunale. Coordinati dall’inse-gnante di attività motoria Silvia Bonadies, gli alunni hannopartecipato ad una serie di giochi suddivisi in 5 diversi cam-pi (uno per ogni anno scolastico).Dopo l’inno nazionale ed il saluto della dirigente Maria Ga-briella Picci, i bambini delle 11 classi hanno giocato con tan-to impegno e divertimento sotto la guida attenta dei volonta-ri della Pallavolo Villacidro, dall’associazione sportiva EosSport e dell’associazione sportiva Olympia Villacidro.Al termine una grande festa con un diplomino di partecipa-zione per tutti e una merenda offerta dalla ditta Crocchias.«Ringraziamo i volontari dell’Auser e dell’Avsav - conclu-dono gli organizzatori - per l’assistenza durante la manife-stazione e le 3 società sportive citate, per la direzione deigiochi». (g. l. p.)

VILLACIDRO. ISTITUTO COMPRENSIVO LORU

Giornata sportivaper 220 bambini

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15 giugno 201628

CICLISMO. 15ESIMA EDIZIONE DELLA IGLESIAS - ARBUS

Uno scrittore del paese,Andrea Porcedda, nei pri-mi anni 2000 pubblicò unlibro di successo sullo sporta Villamar. Nella parte fi-nale di quello scritto ven-ne messa in risalto, in unaspeciale classifica di meri-to, la figura di GianfrancoVargiu considerato come ilmiglior calciatore villama-rese di sempre. D’accordoo meno su quel giudizio, lacarriera calcistica di coluiche un tempo veniva so-prannominato “Lo Squalo”parla da sola: attaccantedalle grandi doti e una car-riera nei palcoscenici piùimportanti del calcio sardocondita da tanti gol. Gioca-tore dalle grandi potenzia-lità che tuttavia, un po’ persfortuna e un po’ per colpeproprie, avrebbe avuto tut-ti i numeri per poter sfon-dare a livelli ancora piùalti.Chi è stato Gianfranco

Vargiu calciatore?

«Ho iniziato a giocare sinda piccolo, da autodidatta.Ero un attaccante di razzacon un fisico possente eagile allo stesso tempo, am-bidestro, abile di testa. Hoiniziato la mia carriera aPauli Arbarei a 15 anni, hopoi proseguito a Villamar e,durante il servizio militare,ho giocato nella rappresen-tativa militare. Un bruttoincidente in moto mi ha fat-to perdere qualche anno.Ho poi ripreso alla grandecon il Villamar, poi il Ba-rumini in Promozione, ilLunamatrona e quindi la

Gianfranco Vargiu:bombercroce e deliziadegli anni ’80 e ’90

Tharros, all’epoca grandesquadra nel palcoscenicocalcistico sardo. Poi tantealtre squadre nel finale dicarriera. Ho appeso le scar-pe al chiodo a 40 anni suo-nati».Quanti gol e riconoscimen-

ti nella sua carriera?

«I gol non li so quantifica-re. Sicuramente tanti, avevoun minimo sindacale” di al-meno 17/18 gol a stagione.Per quel che riguarda i rico-noscimenti posso dire che,senza presunzione, me lagiocavo alla pari se non dipiù con altri calciatori chehanno fatto poi carriere a piùalto livello della mia».La Tharros, grande squa-

dra sarda negli anni ’80,

oggi nobile decaduta, è sta-

ta sicuramente la sua

grande occasione. Cosa ri-

corda di quell’epoca?

«In quel momento ho capi-to come il calcio avesse unadoppia faccia: una bella eun’altra meno bella. Fra lecose belle ricordo per esem-pio il fatto di aver giocatocontro un certo GianfrancoZola e aver stretto amicizieimportanti. Della Tharrosnon ho però dei grandi ricor-di: non trovai lì un ambien-te a me congeniale. In que-gli anni ricevetti proposte ditesseramento da parte disquadre più blasonate qualila Torres e il Novara, al-l’epoca in Serie C. Un po’per aver ascoltato consiglinon buoni e un po’ per col-pe mie, non riuscì a fare ilsalto nel calcio che conta».Se potesse tornare a que-

VILLAMAR

Emanuele Murtas dello Speed Bike Uta si aggudica perdistacco la 15^ edizione della Iglesias-Arbus, bravo aprecedere sul traguardo posto in Via Repubblica ad Ar-bus Andrea Pisanu classificatosi secondo e Enrico Pi-stidda giunto terzo. La gara ormai una classica nel pa-norama ciclistico isolano valevole anche quale secondatappa Sulcis Iglesiente è stata organizzata dall’UnioneCiclistica Arbus col patrocino del comune di Arbus e lacollaborazione della Lasa alla quale Roberto Frau, pre-sidente dell’Unione Ciclistica rivolge un particolare rin-graziamento. Oltre una cinquantina in rappresentanza di ben 32 so-cietà isolane i corridori che hanno preso parte alla ma-nifestazione suddivisi in diverse categorie, da quella“debuttanti” dove rientravano gli atleti dai 1 ai 18 anni,fino alla categoria “Gentlemen” riservata agli atleti frai 55 e 59 anni. Due le classifiche stilate, qualla di cate-goria e quella assoluta appannaggio come già detto di

Emanuele Murtas primo al traguardoEmanuele Murtas. Particolarmente interessante il per-corso. Archeologia mineraria, stupende località di maredella costa sulcitana attraversate e grandi difficoltà tec-niche per i continui saliscendi presenti hanno imprezio-sito la manifestazione. 54 chilometri ricavati in un ha-bit mozzafiato: dopo la partenza di Iglesias avvenutanella prima mattinata la gara è stata indirizzata primaverso Nebida poi verso Masua, Buggerru ed infine iltratto più difficile per le discrete pendenze presenti lascalata del passo Bidderdi, ultima fatica prima dell’ar-rivo ad Arbus dove una discreta cornice di pubblico haatteso l’arrivo dei corridori nel traguardo fissato in ViaRepubblica.Classifica assoluta: 1) Emanuele Murtas (Speed BikeUta), 2) Andrea Pisanu (Antonio Manca), 3)Enrico Pi-stidda (Pedale Quartese). Nelle classifiche per catego-rie vittorie per Alex Atzeni (Moros Bike), Dante Littera(Pedale Ussanese), Andrea Lovicu (Demurtas), Pistid-

da Enrico (PedaleQuartese), Pierpaolo Porcu (TechnoBike), Roberto Ruggeri (Speed Bike Uta) e Cappai Lui-gi (Runner Cagliari). Prossimo appuntamento col cicli-smo ad Arbus, ad agosto la Coppa San Lussorio.

Gianni Vacca

La Polisportiva Atletica Ser-ramanna ha organizzato, conl’approvazione della Fidal.ed il patrocinio del Comunedi Serramanna, il terzo “Tro-feo Città di Serramanna”,manifestazione regionale diatletica leggera di corsa sustrada. Il ritrovo dei concor-renti è stato nella piazza

Martiri, dove sono stati al-lestiti la linea di partenza edil traguardo. Hanno parteci-pato alla manifestazione gliatleti di tutte le categorie fe-derali regolarmente tessera-ti alla Fidal per il 2016.Le gare hanno avuto inizioalle 16.30, dopo l’esibizio-ne dei piccoli atleti del CasCentro Olimpia. Il percorsosi è snodato lungo un circui-

gli anni e rincontrarsi da

giovane, cosa direbbe a

quel ragazzo dalle grandi

doti calcistiche?

«Gli direi di riflettere mag-giormente, di capire cheavevo delle potenzialità cheavrei potuto sfruttarle me-glio. Forse se avessi avutoal mio fianco una personacapace di darmi dei buoniconsigli e spronarmi mag-giormente, le cose sarebbe-ro andate diversamente. Ma,si sa, col senno di poi siamotutti bravi a parlare».Com’è cambiato il calcio

rispetto ai suoi tempi?

«Credo che oggi in giro cisia meno “classe” rispetto aimiei anni. La mia generazio-ne non imparava a giocarenelle scuole calcio, eppure,nonostante fossimo presso-ché tutti autodidatti, nasce-vano fior di giocatori. È pos-sibile ci sia qualche inse-gnante di calcio che sbagliaqualcosa, ma il problemapiù serio è che vedo tanti ra-gazzi uscire la sera e rien-trare anche alle sei del mat-tino per poi scendere incampo il pomeriggio suc-cessivo. Ai miei tempi sisentiva la partita sin dal ve-nerdì, da questo punto divista c’era più disciplina eserietà. E se a dirglielo è unoche se avesse avuto più ma-turità si sarebbe forse potu-to togliere qualche soddisfa-zione in più, mi creda che ècosì».

Simone Muscas

Gianfranco Vargiu

Terzo Trofeo Città di Serramanna

ATLETICA LEGGERA. CORSA SU STRADA

to per le vie centrali del pa-ese, chiuse al traffico perl’occasione, con partenzadalla piazza Martiri, prose-guendo lungo la via GiulioCesare e via Serra per poisvoltare in via Roma in di-rezione piazza Martiri. Untrionfo di colori, tra i qualinon poteva mancare il co-lore rosso dell’Atletica diSerramanna, che negli ulti-mi anni ha visto crescere ilnumero degli atleti sia tra ipiù giovani che fra i seniore le donne atlete che stannoregistrando risultati soddi-sfacenti. La manifestazionesi è svolta nella prima verae propria giornata di caldaprimavera dell’anno conuna calorosa cornice di pub-

blico. Per la prima voltasono stati esposti dei prodot-ti locali nel vicino sagratodella parrocchia di San Le-onardo, un’iniziativa che«merita di essere incremen-tata con maggiore coinvol-gimento delle aziende loca-li», dichiarano diversi orga-nizzatori. Al termine delle gare, i di-rigenti dell’associazionesportiva organizzatrice han-no premiato gli atleti vinci-tori nelle varie categorie conriconoscimenti parzialmen-te in denaro e con dei pro-dotti locali, offerti da diver-se aziende agricole serra-mannesi.

Elena Fadda

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Arbus Piazza Mercato................................sabato 2 luglio

Furtei Piazza Municipio.............................sabato 23 luglio

Gonnosfanadiga Via Mameli 1................sabato 25 giugno

Guspini Via Don Minzoni 107...................sabato 18 giugno

Samassi Piazza Italia............................domenica 19 giugno

Sanluri Piazza Porta Nuova........................sabato 23 luglio

San Gavino Ospedale ................martedì - giovedì - sabato

Sardara Via Oristano...............................sabato 27 agosto

Serramanna Poliamb. C.so Europa.......domenica 10 luglio

Serrenti Via A. Gramsci............................sabato 18 giugno

Siddi- Pauli Arbarei P.zza Europa........sabato 3 settembre

Tuili Locali ex scuola media.................sabato 12 novembre

Villacidro Via Guido Rossa .........................sabato 2 luglio

Villamar Via Roma 207.................................sabato 9 luglio

Villanovafranca Piazza Martiri..........sabato 10 settembre

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SIDDI. A TU PER TU CON DIEGO GHIANI, L’ALLENATORE DEL SIDDI CALCIO

La Karate Do Funakoshi di Quartucciu, daanni molto attiva sia in campo regionale chenazionale, è riuscita a portare in Sardegnaun ricco bottino di 20 medaglie tricolorivinte al campionato italiano WKA che si èsvolto recentemente a Palestrina (Roma).Alla prestigiosa competizione hanno par-tecipato atleti di grande spessore tecnico eatletico tra cui gli atleti della nazionale ita-liana WKA. Le medaglie tricolori, tra cuianche 4 ori, sono state conquistate grazieal valore degli atleti della società di Quar-tucciu nelle specialità Kata, Kata a squa-dre e Kumite.Gli atleti della Funakoshi Quartucciu sonoallenati dai maestri Gino Emanuele Meliscintura nera IV Dan e dal padre Giancarlocintura nera V Dan e docente regionaleWka. Gino Emanuele, noto anche fuoriSardegna per le sue eccellenti prestazioniagonistiche e per aver incrociato i guantinicon i migliori karateka d’Italia della suacategoria, oltre ad essere un insegnante tec-nico è anche un atleta di ottimo spessorecon un palmares invidiabile di 16 titoli re-gionali, 9 medaglie tricolori, un bronzo alCampionato Europeo e un podio sfioratoal Campionato Mondiale a Venezia.Il trentenne atleta sardo è stato anche capi-tano della rappresentativa sarda di Kumitecon cui ha conquistato nel 2013 la meda-glia d’argento nel trofeo delle regioni dovela squadra isolana è stata seconda solo allarappresentativa della regione Toscana.Melis al campionato italiano Wka oltre adaver vinto la medaglia d’argento nel Ku-mite individuale ha portato in Sardegna al-

La Karate Do Funakoshi di Quartucciuvola ai campionati europei wukf 2016

Si chiama Diego Ghiani ed è il tecnico che ha portato que-st’anno il Siddi alla sua prima storica promozione in PrimaCategoria. Lunga la sua esperienza nel mondo del calcio:appese le scarpe al chiodo a 34 anni, da sette anni è allenato-re dopo aver conseguito il patentino. Per lui si tratta del suoprimo grande successo da tecnico.Innanzittutto complimenti; per un paese di poco più di

seicento anime mettersi alle spalle squadre ben più blaso-

nate non è certo cosa da poco.

Sì è vero, la squadra rappresenta un paese molto piccolo, marispetto ad altre squadre abbiamo potuto contare su una ri-sorsa che altre realtà calcistiche con maggiore tradizione nonhanno: qui, infatti, c’è una società impeccabile. Ci sono diri-genti che per pura passione lavorano da anni con dedizione esono stati capaci di creare un gruppo compatto. Non ho maitrovato, nelle mie esperienze precedenti, un ambiente tantoserio, unito e cordiale come questo.Ci sintetizzi i segreti di questo successo.

I segreti sono tanti: dalla già citata società alla disciplina ealla serietà dei giocatori, dall’ambiente che ci ha caricato in-stancabilmente sino a quel pizzico di fortuna che non guastamai avere.

Eppure alla fine del girone d’andata eravate addirittura

quarti a meno cinque dalla capolista. Poi cos’è successo?

Abbiamo fatto un girone d’andata perdendo qualche colpo.Dopo il girone d’andata però ci siamo guardati negli occhi eabbiamo fatto quadrato. Da lì sono arrivate una serie di vit-torie interrotte da una sola sconfitta con il Sanluri. Al rushfinale siamo arrivati in condizioni mentali ed atletiche eccel-lenti, nonostante le ultime partite rappresentassero delle veree proprie finali e trovare un equilibrio psicologico non fossecerto cosa semplice.Quando ha capito che ce l’avreste potuta fare?

Troppo scontato dire dopo la vittoria per 5 a 0 contro la ca-polista Samassi. In realtà, anche quando le vetta sembravalontana, in cuor mio ho sempre creduto che saremmo arrivatiin Prima Categoria. Avevamo i mezzi per potercela giocare evincere contro chiunque e così è stato.Ha qualche menzione speciale da fare?

Tutti sono stati protagonisti, nessuno escluso, anche chi hagiocato pochissimo merita rispetto ed onore. La squadra avevaalcuni calciatori di buon talento, ma se dietro a questi non cifosse stata un’intera squadra ben organizzata e coesa nellospirito, non saremmo riusciti ad arrivare sino in fondo. Le

ultime partite testimoniano come siamo arrivati nelle condi-zioni migliori di testa per giocarci la vittoria finale. Se nonhai questi ingredienti un campionato difficile come questo èpiù facile perderlo che vincerlo.Ci dia un’anticipazione: sarà ancora lei a sedere sulla pan-

china del Siddi il prossimo anno?

Circa il futuro, qualsiasi decisione è rimandata agli accordiche prenderemo di comune accordo con la società. Intantosono felice di quanto fatto. Ad un mese dal termine del cam-pionato a Siddi ancora si continua a festeggiare. Sono dav-vero soddisfatto di aver dato il mio piccolo contributo che hapermesso a questa società di raccogliere i frutti di anni disacrificio.

Simone Muscas

“Sono felice di aver potuto contribuirealla promozione di questa squadra”

tre due medaglie tricolori con la rappre-sentativa sarda di Kumite.Il campione sardo, dotato di una tecnicafuori dal normale, è stato anche premiatorecentemente per la carriera agonistica dalsindaco di Quartucciu Lalla Pulga e dallagiunta comunale e per meriti sportivi dalpresidente regionale Csen dopo le due me-daglie tricolori vinte ai campionati nazio-nali Csen nel 2014 a Foligno e nel 2015 aDesio. I maestri Gino Emanuele e Gian-carlo Melis sono coadiuvati nell’attività diinsegnamento e preparazione degli atletialle gare dalla cintura nera Luciano Faddae dalla cintura nera II Dan Gesuina Fad-da.La Karate Do Funakoshi Quartucciu sep-pur “giovane” ha già vinto importanti tro-fei quali quarta società classificata Kumi-te Coppa Italia Fesik 2012, terza classifi-cata Kata al campionato regionale Fesik2013, prima classificata al Trofeo Regio-nale Fesik – Endas 2013, terza classifica-ta al campionato regionale Csen 2013, se-conda classificata al campionato regiona-le Csen 2014, prima classificata al cam-pionato regionale Fekam 2015, terza clas-sificata Kata Coppa Sardegna Csen 2015e prima classificata al campionato regio-nale Wka 2016. Gli atleti della società diQuartucciu dopo il successo al campiona-to nazionale WKA si preparano alla diffi-cile trasferta al PalaGeorge di Montichia-ri (BS) dove si svolgerà il prestigioso Cam-pionato Europeo Wukf dall’11 al 16 otto-bre 2016.

Gian Luigi Pittau

Pabillonis. Prime Comunioni

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15 giugno 2016 31GGGGGazzett@ffari

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a via Amendola vendesi ter-reno agricolo di mq 4.510 a6.500,00 euro. Tel ore pasti349 7683211. (09/16)

Ci ha lasciato il nonnino

delle bocce collinesi

Vino rosso amabile di anna-ta vendesi prezzo euro 1,80al litro. Tel. 339 5916019.(11/16)

Collezionista compra mani-festi cinema, fumetti anni40-50-60, banconote anti-che, cartoline periodo dal1900 al 1940, giornali e ri-viste antiche. Tel. 3402434178. (11/16)

San Gavino M.le vendesiterreno di mq 2.662 di cui mq1.033 area edificabile nonurbanizzata e mq 1629 giar-dino zona di rispetto cimite-riale in via Trento. Tel.3661739518. (11/16)

Collinas

Vendo strumenti musicali.Violino 1/4 + altro 2/4 am-bedue con custodia cad. 50euro nuovi + trombone a cou-lisse con ritorta con custodianuovo euro 220 + fisarmoni-ca Moreschi 120 bassi concustodia usato euro 400. Tel.370 1107036. (11/16)

Vendesi girarrosto funzio-namento elettrico e a batte-ria. 30 euro, servizio piatticon animali dipinti RichardGinori 50 euro. Tel 3472658136. (12/16)

Vendesi uliveto in localitàSalaponi con 75 alberi di oli-vo. Il terreno è completa-mente pianeggiante e recin-tato ed è di 3.234 mq. Il prez-zo è di euro 10.000. Per in-formazioni telefonare al3408006756 possibilmentedalle 12 alle 15. (12/16)

Vendesi terreno edificabile aSardara in via Tevere 13mq. 550 euro 48.000 telefo-nare a: 348 7291982. (12/

16)

Poco più di un mese dopo aver scritto l’articolo del “non-nino delle bocce collinesi”, membro della nostra societàbocciofila Sa Forresa dal lontano 1996 (anno di fondazio-ne della società), Lodovico Pau, ottantacinque anni sullespalle, grande amante di questo speciale gioco, colpito daun male incurabile, ha lasciato la vita terrena per quellaindissolubile, dalla quale mai più nessuno potrà più sradi-carlo e dove potrà seguitare, instancabilmente, a edificaremoltissime cose, così come piaceva a lui.La tua scomparsa ha lasciato un vuoto in tutta la società“Sa Forresa”e non solo. Grazie Lodovico, per la tua sem-pre pronta ed efficace disponibilità, per essere stato, tena-cemente, sempre in prima linea, per qualsiasi cosa si do-vesse fare, per qualsiasi decisione si dovesse prendere.Grazie ancora per averci accompagnato in questo viaggio,e per averci creduto fino alla fine.Grazie di tutto “Ludi”.

Ino Matta

vice presidente Sa Forresa

Testo.....................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Cognome e nome........................................................Indirizzo.............................................................Cap..................Città............................................Prov..................... Tel.........................................

Dichiaro sotto la mia responsabilità di non rilasciare false dichiarazioni, dinon operare come professionista nel campo dell’oggetto del presente annun-cio. Acconsento al trattamento dei dati, d. lgs 196/2003.

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E-mail: [email protected] Fax 0709785036via Matteotti, 28 09036 - Guspini

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Cod. Fiscaleèèèèèèèèèèèèèèèè

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