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L’EDITORIALE DI DON RAFFAELE Pasqua 2013 La resurrezione di Gesù apre ed illumina la strada: la morte non è altro che passaggio e porta che si schiude sulla luce infinita di Dio Amore. In Gesù risorto la tua morte si rivela inizio di una vita di pienezza, inizio del compimento, non la fine di tutto, non l’abisso del nulla che spazza via ogni cosa. Se questo è il tuo destino, se questo è l’approdo del tuo viaggio terreno, la resurrezione ti permette di comprendere i tuoi giorni terreni in modo nuovo e liberato. In Gesù Risorto cambia aspetto non solo la morte, pure la vita terrena che stai vivendo assume una luce diversa. Puoi iniziare a vivere la risurrezione già qui ed ora se doni senza calcolo, senza interesse; se ti apri al soffio impetuoso dello Spirito santo che mette vitalità e fantasia negli schemi grigi e bloccati della tua presunzione di dominare ogni cosa, di essere sempre “vincitore”. Riflessioni simili le suggerisce questa lirica con cui porgo il mio augurio . Vivi da avventuroso come fanno i santi, le cicogne, vivi da prosciugato come fa l’erba nella siccità, s’accuccia sottoterra per risorgere sotto l’acquazzone. Vivi da polline sprecato un milione di volte ai marciapiedi, ai sassi e una sola volta per caso nell’ovario. Vivi da disertore di una guerra, proclama i vinti non il vincitore, brinda all’insurrezione dei bersagli. Prendi a braccetto sorellina morte che già t’avrà cercato qualche volta di’ che l’inviti al cinema, che danno la tua vita, seduta alla tua destra, dille di prepararsi che passerai tu a prenderla a quell’ora. Erri De Luca (da Solo Andata, 2005) Editoriale: Come fanno i santi Don Raffaele 1 EMERITO PAPA BENEDETTO: GRAZIE A. Filidoro 2 Un Papa che lascia… Don Demis 3 La nuova cappella della Resurrezione don Raffaele 4 Sostegno a Katmandu Gianni Angelini 5 Programma S. Pasqua Don Raffaele 5 Dedicato a Vanessa, Enza, Rosa, ... Anna, Enrica, Vania 6 Volo oltre l’oceano e nell’interiore don Luigi 7 Norme e libertà P. Campogalliani 8 LO SPORT SIA GIOCO! Nonno Nene 9 CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE G Moro 10 SOMMARIO Parrocchia di S. Bartolomeo Ap. in Tencarola via Padova, 2 • 35030 Selvazzano Dentro PD Tel. 049 72 00 08 [email protected] www.parrocchiatencarola.it Impaginazione di Mauro Bertasi

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L’EDITORIALE DI

DON RAFFAELE

Pasqua 2013

La resurrezione di Gesù apre ed illumina la strada: la morte non è altro che passaggio e porta che si schiude sulla luce infi nita di Dio Amore. In Gesù risorto la tua morte si rivela inizio di una vita di pienezza, inizio del compimento, non la fi ne di tutto, non l’abisso del nulla che spazza via ogni cosa.Se questo è il tuo destino, se questo è l’approdo del tuo viaggio terreno, la resurrezione ti permette di comprendere i tuoi giorni terreni in modo nuovo e liberato. In Gesù Risorto cambia aspetto non solo la morte, pure la vita terrena che stai vivendo assume una luce diversa.Puoi iniziare a vivere la risurrezione già qui ed ora se doni senza calcolo, senza interesse; se ti apri al soffi o impetuoso dello Spirito santo che mette vitalità e fantasia negli schemi grigi e bloccati della tua presunzione di dominare ogni cosa, di essere sempre “vincitore”.Rifl essioni simili le suggerisce questa lirica con cui porgo

il mio augurio.

Vivi da avventuroso come fanno i santi, le cicogne,vivi da prosciugato come fa l’erba nella siccità,s’accuccia sottoterra per risorgere sotto l’acquazzone.Vivi da polline sprecato un milione di volteai marciapiedi, ai sassi e una sola volta per caso nell’ovario.Vivi da disertore di una guerra,proclama i vinti non il vincitore,brinda all’insurrezione dei bersagli.Prendi a braccetto sorellina morteche già t’avrà cercato qualche voltadi’ che l’inviti al cinema, che danno la tua vita,seduta alla tua destra,dille di prepararsiche passerai tu a prenderla a quell’ora.

Erri De Luca (da Solo Andata, 2005)

Editoriale:Come fanno i santi

Don Raffaele 1

EMERITO PAPA BENEDETTO: GRAZIE

A. Filidoro 2

Un Papa che lascia… Don Demis 3

La nuova cappella della Resurrezione

don Raffaele 4

Sostegno a Katmandu Gianni Angelini 5

Programma S. Pasqua Don Raffaele 5

Dedicato a Vanessa, Enza, Rosa, ...

Anna, Enrica, Vania 6

Volo oltre l’oceano e nell’interiore

don Luigi 7

Norme e libertà P. Campogalliani 8

LO SPORT SIA GIOCO! Nonno Nene 9

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

G Moro 10

SOMMARIO

Parrocchia di S. Bartolomeo Ap. in Tencarola

via Padova, 2 • 35030 Selvazzano Dentro PD

Tel. 049 72 00 08

[email protected]

www.parrocchiatencarola.it

Impaginazione di Mauro Bertasi

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Pasqua 2013

Con nostra grande sorpresa e soprattutto con la sorpresa dei suoi più stretti collaboratori, il no-stro papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzin-

ger, dallo scadere delle ore venti di giovedì 28 febbraio 2013 non è più titolare della cattedra di Pietro. Infatti, si è dimesso con un suo libero, coraggioso atto di ri-nuncia, per la quale, certamente, l’età avanzata e le sue precarie condizioni di salute costituiscono la compo-nente motivazionale più comprensibile. Eletto al soglio pontificio nel conclave del 2005 come successore del defunto papa Giovanni Paolo II, quando già pregustava il suo pensionamento, a 78 anni compiuti si è ritrovato Capo della Chiesa Universale e dei suoi un miliardo e duecento milioni di fedeli. Si è presentato quindi alla folla di Piazza San Pietro con questo annuncio: “ Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, semplice ed umile lavoratore della vigna del Signore. Era il 19 aprile 2005. In seguito, nella messa di inizio del suo pontificato, la domenica del 24 di aprile, ha detto a tutti noi “pregate per me, perché io non fugga per paura davanti ai lupi.” Così, il nostro papa teologo, ha iniziato il suo difficile e travagliato pontificato avviando una essenziale ope-ra di pulizia e trasparenza che gli ha dato il conforto dell’unanime consenso di tutti i fedeli di Cristo. Poi, all’improvviso, sconvolgente, la grave crisi della pedo-filia che si è abbattuta sulla nostra Chiesa Cattolica “ come se il cratere di un vulcano avesse eruttato una grossa nube di sporcizia” facendo apparire il sacerdo-zio come il luogo della vergogna. Ebbene tutto ciò, vis-suto dal nostro papa con vivo tormento interiore ha in-cominciato a logorarlo fisicamente. Poi c’è stato altro…amarezze, tradimenti, lotte di potere, il dossier dei ve-leni della curia e tutto questo complesso di situazioni hanno determinato in papa Ratzinger la lucida consa-pevolezza di dimettersi per consentire al conclave di eleggere un suo successore che potesse con sano vigo-re continuare la sua opera riformatrice. Ora, in attesa dell’elezione del nuovo papa, dopo tutti gli avvenimenti successi a partire dal giorno 11 febbraio 2013, il giorno della “ declaratio” cioè della rinuncia al ministero petri-no, quando le scioccanti parole di papa Ratzinger “ Non ho più le forze, chiedo perdono. Lo faccio per il bene della Chiesa” hanno pervaso di una scossa emozionale tutte le coscienze della cristianità, ebbene ora, diceva-mo, nella temperie dei giudizi e dei consensi, degli ap-prezzamenti e delle valutazioni, ci inseriamo pure noi, emerito papa Benedetto, per esprimerle umilmente il nostro “ Grazie” di riconoscenza per quello che ci ha dato con la sua eloquente dottrina. Siamo noi, emerito papa, il popolo delle sue catechesi del mercoledì, la fol-la dei fedeli della Domeniche dell’Angelus, che amiamo il Cristianesimo come la dottrina della gioia scaturita dalla Rivelazione di Cristo l’Unigenito, la cui nascita è l’evento di gioia per eccellenza perché vince tutte le ideologie di questo mondo. Peraltro, emerito papa Be-nedetto, le esprimiamo i sensi della nostra gratitudine

perché dal complesso delle valutazioni degli otto anni del suo pontificato, emerge la sua edificante, straordi-naria levatura morale e culturale e, nel contempo, la sua autorevolezza nell’impegno di testimonianza a di-fesa della cattolicità della nostra Chiesa. Testimonianza che, inoltre, perché espressa anche attraverso la sua opera vastissima di scrittore, di acuto esegeta e di te-ologo insigne, si rivela anche di fondamentale valenza pedagogica per l’arricchimento della nostra formazio-ne religiosa e della nostra cultura biblica. A riguardo, il riferimento è alla sua preziosa trilogia ” Gesù di Na-zaret” e al libro inchiesta “ Luce del mondo” oltre che alle sue tre encicliche “ Deus caritas est – Spe salvi – e Caritas in veritate. Queste opere, emerito papa, magi-stralmente esplicitate nel metodico percorso delle sue catechesi, hanno nutrito la nostra fede avvincendola al Vangelo di Cristo, messaggio d’Amore che ” comprende la totalità dell’esistenza in ogni dimensione, anche in quella del tempo. Non potrebbe essere diversamente, perché la sua promessa mira al definitivo: l’Amore mira all’eternità” ( Deus caritas est- n.6). Questo concetto, che esprime l’assunzione teologica del tempo, ci fa vi-vere il tempo stesso nella sua biblica dimensione religio-sa che orienta la nostra quotidianità alla ricerca di Dio che è entrato nella nostra storia umana con la venuta dell’Unigenito, l’Uomo-Dio, l’Emmanuele della lontana profezia di Isaia, che significa “ Dio con noi” e che fa del Vangelo di Cristo cammino salvifico di speranza, itine-rario di redenzione. Emerito papa Benedetto, di questo brano conclusivo del presente articolo, si riscontrano corpose tracce nel terzo volume della sua trilogia su Gesù di Nazaret. In questo volume, peraltro, pubblicato lo scorso dicembre, il primo capitolo ci introduce nella scena del processo a Gesù davanti a Pilato che gli do-manda: “ sei tu il re dei giudei” ? – da dove vieni? Ma non capisce la risposta “ il mio regno non è di questo mondo”. Ed ecco il punto, dice il papa Ratzinger, “ ci può essere un potere che non risponda alla logica del dominio e della forza”, nell’occasione rappresentato da Pilato, emblema razionalista dell’incapacità contempo-ranea di andare oltre la mondanità? ( qui il riferimen-to ai veleni della curia e al dossier del caso Viteleaks è specifico). Gesù a questa domanda risponde che esse-re suoi discepoli significa proprio non farsi affascinare dalla logica mondana del potere e la Pasqua che stiamo per celebrare significa proprio questo. La Pasqua è un esodo, un andare oltre il nostro io, uscire da noi stessi, vincere il nostro amor proprio, la Pasqua è un “ con-vertirsi sempre e di nuovo per far emergere sempre la priorità di Dio e della sua volontà di fronte agli interessi del mondo e alle sue potenze.” Pertanto, emerito papa Benedetto, anche per questo le esprimiamo la nostra gratitudine, unendo alle sue preghiere anche le nostre preghiere per una beneaugurante elezione del nuovo papa e per una sempre più incisiva apostolica fecondità della nostra Chiesa di Pietro. Buona Pasqua a tutti.

EMERITO PAPA BENEDETTO: GRAZIE

A. FILIDORO

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La Vela - anno XII n.013

Pasqua 2013

A volte poche parole possono fare ve-ramente la diff erenza. Sono bastate infatti pochissime parole a Benedetto

XVI per dare uno scossone al mondo intero, pochissime frasi con cui ha fatto sobbalza-re prima qualche cardinale a cui stava par-lando, poi tutti i media che nel giro di pochi minuti hanno fatto rimbalzare la notizia, e subito dopo tutto il mondo, che via televi-sioni, radio, internet o telefonini nel giro di un paio d’ore si stava chiedendo: sarà vero?Cosa aveva detto il Papa di così sconvolgente? Semplicemente che di lì a qualche settimana avrebbe lasciato il suo ministero di guida della Chiesa: Benedetto XVI smetteva di fare il Papa! La notizia ha lasciato tutti senza parole, per-ché nessuno si ricordava che un papa avesse mai fatto questo. Certo il Codice di Diritto Ca-nonico lo prevede, ma sinceramente anche i più esperti in storia sono andati a riguar-darsi i testi per vedere chi erano i precedenti. E anche questo lascia senza parole, perché se è vero che diversi pontefi ci hanno ab-bandonato il loro ruo-lo do papi è vero an-che che lo hanno fatto perché si sono visti costretti quasi dalle circostanze. Penso a papa Clemente, uno dei primi a incarnare il ministero petrino, an-cora in pieno periodo dell’impero romano che lascia perché condannato all’esilio e ai lavori forzati: si rende conto che dalle pri-gioni della Sardegna dove è stato confi nato, e dove morirà, non avrebbe potuto conti-nuare a guidare la Chiesa, che invece aveva bisogno di una presenza forte e sicura, così prima dell’esilio si dimette e lascia che qual-cun altro occupi la cattedra di Pietro. Oppure penso a Gregorio XII che nel 1415 non riesce a dirimere la questione con l’antipapa elet-to da chi avrebbe voluto che il papato con-tinuasse a risiedere ad Avignone e non fosse invece ritornato a Roma, così pensa bene di dimettersi e lasciare che i cardinali insieme in

libertà eleggessero un nuovo pontefi ce che trovasse l’accordo di entrambe le fazioni.Come si vede erano tutti casi dove cau-se esterne avrebbero impedito a que-sti uomini di esercitare le loro funzioni di papi. Il caso presente ci sembra molto diverso, perché niente dall’esterno è ve-nuto a interferire tra Benedetto e il suo ministero, almeno apparentemente…E allora lasciamoci interrogare da un esem-pio che ci sta provocando non poco. Un po’ perché tutti abbiamo bisogno di certezze, di sicurezze, specie in tempi non particolarmen-te brillanti come quelli che stiamo vivendo. Ma soprattutto ci provoca perché la scelta del nostro pontefi ce emerito è molto distan-te dalle logiche che di solito muovono le no-

stre scelte. Noi facciamo fatica a comprenderlo anche perché viviamo dentro una cultura che sovrastima l’effi cienza a tutti i costi e la poten-za. Attorno a noi siamo circondati da persone che sanno tutto, che possono tutto, che non hanno bisogno di chie-dere aiuto mai. Tutti, a sentirli parlare almeno, saprebbero fare meglio degli altri. In questo delirio di onnipotenza l’umiltà estrema di Be-nedetto XVI non può che spiazzare. Ci ricor-

da, quando ce lo siamo dimenticato quasi tutti, che non siamo onnipotenti. Arrivato a questo punto della sua vita è probabile che quest’uomo senta che il suo ruolo necessita di forze e capacità che lui non ha più. E lo lascia in mani più capaci. Per la maggior par-te di noi credo che una scelta del genere si-gnifi cherebbe una sconfi tta, in realtà se uno vive il servizio come tale è quasi un obbligo. Così facendo ci dà anche un’altra lezione: lo Spirito Santo può guidarci anche per vie nuove. Anzi forse abbiamo bisogno tutti di vie nuove da percorrere, e questo è un suggerimento molto forte che Benedet-to lascia in eredità al suo successore. La Chiesa ha davanti cambiamenti epocali.

UN PAPA CHE LASCIA…DON DEMIS

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Pasqua 2013

Subito dopo il S. Natale 2013 è stata inaugurata la nuova cappella della Resurrezione, per le celebrazioni feriali ed altri appuntamenti di preghiera.

Il cilindro di trachite che costituisce l’altare è stato recupera-to dall’altare maggiore della chiesa antica che fu abbattuta per la costruzione dell’attuale.Riportiamo qui sotto alcune note interpretative della meravi-gliosa opera pittorica di Giustina De Toni.

Il dipinto che abbraccia tutta la parete di fondo della nuova cappella presenta una immagine del Cristo Ri-sorto che si erge, libero da bende e legami, dal buio

del sepolcro.Il suo petto e le mani presentano ferite contrasse-gnate dall’oro: la ferita d’amore è feritoia che la-scia passare la gloria della Resurrezione, la potenza dell’Amore di Dio.Dal Risorto partono raggi di luce e fiamme di fuo-co, segno del dono dello Spirito santo che è il primo dono pasquale. Seduti al bordo del sepolcro rimasto vuoto, due an-geli biancovestiti, primi mediatori dell’annuncio del-la resurrezione, come attestano i racconti evangeli-

ci. Sulla destra (rispetto a chi vede) si trova S. Giovanni Evangelista, che la tradizione rappresenta come gio-vane imberbe dall’aspetto molto delicato: egli è chi-no a terra, con la mano che esamina le bende con cui era stato fasciato il cadavere di Gesù. Accanto a lui, S. Pietro, con una chiave in mano, dato il servizio af-fidatogli da Gesù stesso. Entrambi gli apostoli sono corsi al sepolcro, per constatare di persona quanto riferito dalle donne.Sopra gli apostoli sta una croce, che non è più legno secco ma ha radici e germogli: è albero che dà vita

per il dono d’amore di Gesù. Da essa fluiscono acqua e sangue, simboli dei sacramenti (Battesimo ed Eu-carestia) che edificano la comunità dei credenti, la chiesa.Le quali donne si trovano sulla sinistra di chi osser-va: portano in mano aromi e bende, espressione del loro intento di prendersi cura del corpo di Gesù, con delicatezza, con affetto tutto femminile. La donna vestita di rosso, con il velo nero del lutto, è la Mad-dalena: fortemente colpita dall’annuncio della Risur-rezione lascia cadere a terra il suo vasetto di olio che si spande.

LA NUOVA CAPPELLA DELLA RESURREZIONE

DON RAFFAELE

Sabato 6 aprile alla S. Messa delle ore 19 la cappella sarà benedetta e con essa il grande dipinto dell’artista padovana Giustina De Toni (www.giustinadetoni.it), l’ambone e soprattutto l’altare, centro dello spazio liturgico.

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La Vela - anno XII n.015

Pasqua 2013

Caro Gianni,anche quest’anno abbiamo avuto l’opportunità di lavorare per un gruppo di persone in Nepal e abbiamo avuto l’opportunità di vedere e capire meglio la povertà e combatterla più effi cacemente, dove possibile. Il 2013 lo chiameremo «l’anno delle vedove» perchè ci rivolgeremo a loro e ai loro fi gli per farli studiare e portarli all’età legale per poter iniziare a lavorare e aiutare le loro madri.Ora le priorità sono per loro, senza però scordarsi degli orfani e dei poveri, cercando di aumentare le risorse per le vedove con i fi gli piccoli. I tempi sono duri in un mondo che è uscito di strada e non si sa se e quando voglia ritor-narvi. Ho, però, ancora fi ducia e speranza che se comincia-mo e procediamo con Dio nulla ci mancherà. Gianni, voglio ringraziarvi perchè con il vostro aiuto è possibile inserire un gruppo di bambini e le loro famiglie in progetti di vita e mi auguro di essere un buon amministratore di questi con-tributi. Ti chiedo di tramettere il nostro più vivo apprez-zamento agli amici del Gruppo Tencarola con la speranza che nel 2013 possiamo continuare ad aiutare ancora chi ha bisogno. Grazie Gianni a nome mio e di tutti loro.Toni Aguilar

PROGRAMMA S. PASQUA 2013

DOMENICA delle PALME 24 marzoSS. Messe: 8.30 – 10 – 11.30 - 189,45 Partenza dalla Scuola materna 10.00 Benedizione dell’ulivo nel piazzale della chiesa e S. Messa

LUNEDÌ e MARTEDÌ SANTO 25 e 26 marzoore 8.00 Preghiera delle Lodi - ore 8.30 S. Messa - Esposizione del SS.mo ed adorazione “ 12.00 Reposizione del SS.mo “ 15.00 Rosario ed esposizione del SS.mo; adorazione “ 19.00 Reposizione del SS.mo - S. Messa

GIOVEDì SANTO 28 marzoore 8.00 Preghiera delle Lodi. Non ci sarà la S. Messa delle 8.30 “ 16.00 S. Messa nella Cena del Signore “ 21.00 S. Messa vespertina della Cena del Signore con la lavanda dei piedi, reposizione del SS.mo, adorazione “ 22.45 ADORAZIONE fi no alle 24

VENERDÌ SANTO 29 marzoore 8.00 Preghiera dell’Uffi cio delle Letture e delle Lodi “ 16.00 Via Crucis itinerante per bambini e ragazzi presso la Casa di Riposo IRA in via Euganea. Con la parrocchia di S. Domenico “ 21.00 Solenne Azione Liturgica della passione e morte del Signore

SABATO SANTO 30 marzoore 8.00 Preghiera dell’Uffi cio delle Letture e delle Lodi “ 10.00 Al Battistero omaggio fl oreale dei battezzati nell’anno e riti pre-battesimale per Cherida Biselenge Kabeya “ 21.00 Solenne VEGLIA PASQUALE con Iniziazione Cristiana (Battesimo, Cresima, Prima Comunione) di Cherida Biselenge Kabeya

LUNEDÌ di PASQUA: 01 aprileSS. Messe: 8.30 – 10 – - 19

CONFESSIONISabato 23 marzo: ore 16-19

Lunedì Santo 25 marzo: durante l’adorazione un confessore dalle ore 9.30-12 e 15.30-19

Martedì Santo 26 marzo: durante l’adorazione un confessore ore 9.30-12 e 15.30-19

Giovedì Santo 28 marzo: ore 17-19

Venerdì Santo 29 marzo: ore8.30-12.30 e 15-19

Sabato Santo 30 marzo: ore 8.30-12.30 e 15-19.30

AMMALATI ed ANZIANIVisita per la Confessione e S. Comunione: lunedì-martedì-mercoledì mattina e pomeriggio.

SOSTEGNO A KATMANDU PROGRAMMA S. PASQUA 2013

G. ANGELINI

Questo è la foto «con dedica» del gruppo dei bambini

da noi sostenuti a Katmandu, in Nepal.

Alla foto aggiungo una breve lettera di Toni per tutta

la comunità di Tencarola.

DOMENICA di PASQUA: 31 marzo 2013(Attenzione! Inizia l’ora legale)

SS. Messe solenni: 8.30 – 10 – 11.30 –19

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Pasqua 2013

F emminicidio: uccisione di una donna. Non lo trovi nei vocabolari, almeno in quelli meno aggiornati. E’ una parola nuova. Ma non esi-

ste già “omicidio”? Perché questa distinzione di genere?Si potrebbe rispondere con un’altra domanda, che tra l’altro molti si fanno: perché l’otto mar-zo? Perché dedicare un giorno del calendario alle donne?Domanda che può essere giudicata legittima in una società, quella del mondo occidentale o nord del mondo o, per farla breve, dei paesi più sviluppati, in cui le donne hanno conquistato po-sizioni che nulla hanno da invidiare a quelle degli uomini per livello culturale, autonomia economi-ca, possibilità di far carriera nell’ambito profes-sionale (forse sotto questo aspetto, almeno in Italia, qualche miglioramento è ancora possibile) o nel mondo politico (anche qui le cose potreb-bero migliorare, ma si sa, non si può pretende-re di avere tutto e subito!). Insomma: che cosa avranno ancora da rivendicare, le donne!Eppure questa parola sinistra e nuova, femmi-nicidio, non riguarda solo i cosiddetti paesi in via di sviluppo, il terzo, quarto mondo, le zone desolate e arretrate della terra: è un fenomeno che sta assumendo proporzioni sempre più pre-occupanti in paesi civili e progrediti come l’Italia: 360 donne uccise dal 2008 al 2011; andando nel dettaglio: 137 donne uccise nel 2011, 124 nel 2012. Inoltre, sono 7.000.000 le donne che sono state vittime di violenza almeno una volta: il dato risa-le al lontano 2007, non ha conosciuto aggiorna-menti perché non esiste, in Italia, un osservato-rio di questa realtà. Nella maggior parte dei casi queste donne sono state uccise dai loro mariti o compagni, all’inter-no delle protettive mura domestiche. Così sono morte Vanessa, uccisa da Francesco per gelosia, Enza, uccisa da Salvatore (a sua volta suicidatosi) perché non voleva essere la sua schiava, si era ri-bellata alla sua sudditanza, Rosa, uccisa dal mari-to perché aveva deciso di lasciarlo, a causa della sua violenza; così è morta Sabrina, uccisa dall’uo-mo che aveva lasciato e che aveva denunciato ai carabinieri; come Sandra, che per ben due volte aveva chiesto aiuto alle forze dell’ordine.Non si pensi che si tratti di casi eccezionali, di raptus improvvisi, di situazioni di emarginazione e di miseria economica e culturale: Stefania, ad esempio, è stata uccisa dall’ex marito, primario di oculistica. L’aveva denunciato per stolking, denuncia che non aveva avuto seguito.Quella sullo stolking è una buona legge ma pre-

vede una serie di supporti istituzionali e sociali che in molti casi non esistono: come spesso av-viene in Italia, è una buona legge solo sulla carta. Paradossalmente, quindi, il momento in cui una donna sporge denuncia contro chi la perseguita o la molesta è proprio quello più pericoloso per-ché si trova, spesso, sola. La violenza contro le donne c’è sempre stata ma qui siamo di fronte ad un fenomeno nuovo, che va contestualizzato, analizzato e capito all’inter-no delle dinamiche sociali del mondo contempo-raneo. Da analisi e studi approfonditi viene mes-so in relazione proprio con l’emancipazione delle donne. “Forse il tramonto delle vecchie relazioni tra i sessi basate su un’indiscussa supremazia ma-schile (patriarcato) provoca una crisi e uno spae-samento negli uomini che richiedono una nuova capacità di riflessione, di autocoscienza, una ri-cerca approfondita sulle dinamiche della nostra sessualità e sulla natura delle relazioni con le donne e gli altri uomini.” ( estratto da “Manife-sto dell’Associazione “Maschile plurale).La conquista di un’autonomia lavorativa, econo-mica, sociale da parte delle donne e quindi di una maggiore libertà nella sfera affettiva e sessuale (conquista, ribadiamolo, ancora parziale e messa fortemente in discussione in questo periodo di crisi) avrebbe fatto vacillare degli equilibri, delle certezze riguardo ai ruoli di genere nelle fami-glie, creando spaesamento e insicurezza, gene-rando una crisi di identità nel mondo maschile: le crisi sono salutari se si traducono in un ripensa-mento sulla propria identità, sulle relazioni con gli altri, ma possono anche esplodere in manife-stazioni di violenza in chi è più fragile psicologi-camente: la via più facile, più immediata, quella che dà l’illusione di essere comunque e sempre il più forte.Si è parlato spesso, durante la recente campagna elettorale, di” agende” dei vari partiti e schie-ramenti politici ma non ci sembra che la parola femminicidio fosse presente come emergenza (qual è) da affrontare tempestivamente. Esisto-no già delle iniziative, delle strutture come spor-telli, centri di ascolto, c’è un numero antiviolen-za donna, il 1522. Ma bisogna intervenire in modo ben più capillare, con programmi di ampio respi-ro, che considerino la questione in una prospet-tiva prima di tutto culturale, quella dei rapporti di genere. Ed è prima di tutto la politica che può affrontarla nella sua complessità. Speriamo che i futuri governanti siano all’altezza. 360, 137, 124, Vanessa, Enza, Rosa, Sabrina, San-dra, Stefania… : perché femminicidio?

Dedicato a Vanessa, Enza, Rosa, Sabrina,

Sandra, Stefania... e a tutte le altre

ANNA, ENRICA, VANIA

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Pasqua 2013

Volo oltre l’oceano e nell’interioreDON LUIGI

7 La Vela - anno XII n.01

È passato ormai un mese da quando per la prima volta ho visto la terra brasiliana e quel giorno certamente rimane come uno dei ricordi che fanno la storia personale. Le im-

magini che porto nel cuore sono molte e proverò a raccontar-vene qualcuna. L’atterraggio è stato molto buono, non solo per la presenza del vescovo Antonio e di don Valentino (direttore del Centro Missionario), ma anche per l’accoglienza dei missio-nari e del popolo brasiliano.

Sono sceso a Rio de Janeiro, in Brasile, e subito sono stato ac-colto nella casa dei padri a Vilar dos Teles, nella diocesi di Duque de Caxias, a 40 chilometri dal centro della grande città, lungo la sua (caotica) periferia. Spesso nei primi giorni le persone che mi incontravano mi dava-no il “Bem-vindo!” (benvenuto) in Brasile, augurandomi tutto il bene possibile e chiedendomi la benedizione. Mi ha stupito che anche più di qualche giovane mi facesse questa richiesta. Sono inviato dal vescovo e dalla chiesa di Padova come missionario fi dei donum, che signifi ca dono della fede: ho come l’impressio-ne che sia un dono che mi ritornerà abbondantemente.La celebrazione della messa domenicale è un momento di gran-de festa: la gente si prepara e off re il proprio contributo nella messa secondo i vari servizi di lettore, cantore, accolito (la per-sona che distribuisce l’eucaristia). Una delle prime domeniche ho potuto sentire con i miei orecchi che al canto del “Santo” il volume di voce dell’assemblea era così alto da superare quello del prete, che con il microfono cantava pure lui con tono soste-nuto.Nella prima settimana siamo stati con i missionari all’Ilha Gran-de: un’isoletta che si trova di fronte a Rio e dove abbiamo tra-scorso qualche giorno di rifl essione e relax. Mi ha impressio-nato la rigogliosità della natura: il mare con i suoi colori che cambiano nelle varie ore del giorno rispetto la luce che riceve, ma anche le tonalità del verde della vegetazione così rigogliosa. Non è raro incontrare alberi, manga soprattutto, che accolgano su di sé altre piante.

Dopo solo tre settimane ho lasciato pe Massimo, pe Matteo, pe Orazio e pe Lucio (i preti padovani con i quali vivo in par-

rocchia) per spostarmi a Brasilia, la capitale e iniziare qui una immersione nello studio della lingua portoghese e delle cultu-ra brasiliana, che durerà tre mesi. Qui sono in compagnia di un gruppo internazionale di altri missionari che stanno iniziando la loro esperienza in Brasile: preti e suore dall’India, Indonesia, Equador, Haiti, Colombia, e una famiglia dagli Stati Uniti. Non ci capiamo ancora molto bene, ma con segni e misturando por-toghese, inglese e italiano riusciamo a intenderci per gli aspetti essenziali e a fare anche qualche battuta, soprattutto molte ri-sate, tipiche di chi non capisce quello che ha detto l’altro…

Il tempo qui trascorre veloce e in questi giorni di preparazione alla Pasqua, ascolto volentieri le pagine dell’Esodo che parlano di stranieri, di passaggio, di lontananze e vicinanza…

Vi lascio questo proverbio che dice bene la virtù della pazien-za:Água mole em pedra dura,tanto bate até que fura!Grossolanamente tradotto: L’acqua molle sulla pietra dura,tanto batte, fi nché la fora.

Até logo!d Luigi

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D a tempo, in occasione della grave crisi che affligge l’economia europea in particolare, accade di incontrare frequentemente la

parola rigore. Secondo diversi orientamenti, che non di rado esprimono insofferenza critica nei confronti del rigore.Lasciando a parte problematiche così attuali, e senza indulgere a facili fuorvianti analogie, è utile qualche riflessione di natura generale. Sul termine rigore, e su di uno che da questo si discosta senza contraddirlo, il termine flessibilità.Rigore proviene dall’etimo rigido, quindi rimanda a qualcosa di strutturato secondo regole, secondo norme precise, a qualcosa di cristallizzato.Il rigore si è ritenuto presente in modo esemplare nella scienza, almeno fino a circa un secolo fa. E ancora oggi in una concezione volgare non del tutto superata. Sarebbe il rigore infatti a permettere di raggiungere, seguendo le norme precise del metodo scientifico, verità definitive, in un sistema di conoscenze che si apre solo per incrementarsi. Il continuo progresso della scienza starebbe a dimostrarlo.A modificare questa concezione dogmatica della scienza, ci ha pensato il Novecento. Con una ricca riflessione critica per cui è sembrato, addirittura, che la scienza potesse essere coinvolta in quella visione svalutativa che si andava diffondendo in altri campi della conoscenza.Al di là di simili estremismi, è nel secolo scorso che si è compreso che la scienza, proprio nel non lasciarsi abbracciare dal solo rigore, nel disporre di regole flessibili, possiede la sua forza e vitalità creativa. Il nuovo emerge non solo tramite norme formali, deduzioni logiche infallibili, ma anche per costruzioni, in parte rischiate, anche errate, articolate in una relativa libertà inventiva, che cercano di afferrare in modo approssimato la realtà. Rigore e flessibilità si danno una mano in un processo di approssimazione ad una realtà mai afferrata fedelmente.Il grande fisico tedesco M.Planck, che in uno famoso scritto del 1900 ha aperto al mondo sconfinato della fisica quantistica, è ricorso a calcoli che si sono rivelati in parte errati. Quello scritto, che lui stesso ha poi definito frutto di “un atto di disperazione”, era infatti un atto di coraggio “disperato” con cui tentava di gettare un fragile ponte verso il nuovo.Allora, termini che si è soliti collocare in

contrapposizione, come rigore e flessibilità, norme e libertà, si rivelano piuttosto complementari. Nel loro intreccio sta il segreto di una ragione che, coniugandoli, fa avanzare la conoscenza.Ragionevole pensare che, anche nella nostra quotidianità, norme e libertà si richiamino positivamente. Ma nelle difficili scelte che la vita ci chiede, nella soluzione di problemi che ci assillano, nelle relazioni personali, siamo tentati piuttosto ad una loro separazione. Preferiamo la sicurezza di muoversi nel giusto, affidandoci a principi chiari e definiti, difendendoci da una libertà che ci spaventa, e rischiando un recinto che ci preclude uno sguardo aperto al nuovo. Oppure quello spazio sconfinato di una libertà incurante di ogni norma, in cui l’anima inebriata si smarrisce in un procedere senza alcuna direzione.Ogni relazione con l’altro ci apre a un mondo profondamente nuovo, e ci interroga sulla sua verità. Nel ricercarla appassionatamente, consapevoli di non raggiungerla mai definitiva, sta la nostra crescita umana. In un percorso affidato soprattutto alle norme, o ad una libertà sprovvista di ogni mappa orientativa, evitando di spenderci nel coniugare norme e libertà, si rischia il vicolo cieco di relazioni illusorie, senza verità. Il volto di un incontro ci stimola, a volte ci affascina, ma va perseguito con fatica, in un percorso di approssimazione senza fine. Per cercare davvero di farsi prossimo all’altro.

Norme e libertà P. CAMPOGALLIANI

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LO SPORT SIA GIOCO!NONNO NENE

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Oggi è il sei gennaio, giorno dell’Epifania; si chiude così il periodo natalizio. Sto scorrendo la pagina sportiva di un giornale. Leggo: “Oggi nel pomeriggio a Legnano

(in Lombardia), si correrà il Campaccio, classica corsa campe-stre dell’atletica”. Mi scivola il giornale dalle mani e miei occhi si off uscano. Rivivo una delle tante domeniche di circa qua-rant’anni fa, quando con il C.S.I. seguivo l’atletica in seno alla Polisportiva di Tencarola. Là, cari bambini, correvano i vostri genitori e, perché no, anche alcuni dei... vostri nonni! Era una mattina fredda. Il sole appena alto, pallido, non ce la faceva proprio a riscaldare un po’ l’aria, anzi sembrava che quel legge-ro calore non facesse che sollevare della sottile nebbia dal suo-lo brinato. Era, come si suol dire, la classica giornata invernale; eravamo arrivati con cinque o sei auto cariche di una ventina di atleti. Parcheggiammo alla meglio e, freddolosi, percorremmo a piedi i trecento metri che ci separavano dal campo di gara situato presso un vecchio casolare. Vi erano due tavoli per le iscrizioni (nelle gare di corsa campestre l’organizzazione è spesso piuttosto approssimativa); la linea di partenza si trova-va ad oltre venti metri. Il campo di gara era un rettangolo i cui lati misuravano circa trenta e centosettanta metri: pertanto, un giro si aggirava sui quattrocento metri. I primi centosettan-ta metri erano molto duri, perché da percorrersi in un campo con vecchie stoppie di granoturco, attraversato da solchi che rendevano la corsa molto disagevole. Il lato poi dei trenta me-tri era discreto perché si percorreva una carrareccia, indi si ri-saliva per l’altro lato di centosettanta metri tra due fi lari di viti dai tralci penduli e scheletrici, per portarsi poi agli ultimi trenta metri che conducevano all’arrivo. Intanto gli atleti in tuta pro-vavano, senza forzare, il percorso e non tardavano a defi nirlo molto duro. Nonostante tutto (il percorso duro, il freddo), gli atleti erano di buon umore e ridevano e scherzavano tra loro. Era strano vedere così tanti ragazzi e così pochi genitori! Pecca-to davvero, perché sui campi di gara i ragazzi sono, come dire, diff erenti, meno nervosi e tesi e, oserei dire, meno contestatori che a casa: in altre parole, sono più se stessi. Perbacco, genito-ri, non perdete l’occasione e... andateli a vedere! Intanto io mi avvicinai alla ragazza che allora era una delle nostre promesse e le chiesi come si sentiva. Lei mi disse di non stare molto bene (di solito quando un atleta risponde così è perché “sente” un po’ troppo la corsa). Mi accostai pure ad Ivano, l’allenatore, che pesticchiava più del solito e gli chiesi un pronostico per la prima gara. “Ecco – esordì – c’è quella famosa, che già conosci e che tutti sappiamo essere la più forte: è campione provin-ciale. Poi ce ne sono quattro o cinque sullo stesso piano della nostra Mary.” Io dissi: “Ho parlato adesso con la Mary e mi ha detto di non sentirsi molto bene.” Rispose: “Non crederci, l’ho seguita particolarmente in questi giorni: sta bene, anzi, ti dirò

di più, è molto in forma. Non mi stupirei se arrivasse terza o magari seconda.” Io, che mi ero un po’ esaltato nel sentirlo dire ciò e, partigiano come sono per i nostri colori, mi lasciai sfuggire: “Che peccato che ci sia quella fuoriclasse!” Il barone de Coubertin si sarà rivoltato nella tomba per il disgusto, ma tant’è: ormai l’avevo detto! Intanto i giudici di gara annuncia-rono: “Ragazze B, alla partenza!” Si eseguì l’appello: Babo-lin Loretta... Cecchinato Fiorella... Peruzzo Mary... Il giudice scandì oltre quaranta nomi, poi pronti... via! La Mary venne un po’ chiusa alla partenza, ma già dopo cento metri si trova-va tra le prime dieci concorrenti; queste percorsero assieme i primi centosettanta metri e poi sulla carrareccia che condu-ceva ai fi lari di viti un paio di ragazze persero contatto. Lungo i fi lari la campionessa forzò ancora l’andatura e solo la Mary ed un’altra concorrente riuscirono a tenere quel passo; alla fi ne del primo giro anche l’altra si staccò, quindi rimase solo la Mary, con la forte atleta, che spingeva come una dannata. Quando passarono tra due ali di folla per iniziare il secondo ed ultimo giro la gente impazzì e noi incitammo a gran voce Mary, le urlammo di non mollare; lei probabilmente non ci vide, forse neppure ci sentì, tanto era concentrata nella gara. Il suo passo era ancora leggero e sicuro, l’occhio vivo: anche se il suo non era proprio il corpo dell’atleta, nell’insieme però era armoniosa. L’altra invece sembrava proprio un’atleta, di quelle dell’ex Germania Orientale, per intenderci! Cercava di forzare vieppiù il passo per stroncare la nostra Mary. Ma non fu così. Anzi, ai seicento metri Mary tentò di passare, sembrò che ce la facesse... sì, sì, ora era in testa lei! Un metro, due metri, tre metri... Eravamo a cento metri dall’arrivo e forse Mary avrebbe vinto, il pubblico era in delirio, ancora cinquan-ta metri... Ma qui successe un giallo: la nostra concorrente mise un piede su un piccolo avvallamento del terreno, una sciocchezza per un atleta fresco; lei però adesso aveva speso tutto, le ginocchia non la ressero, le gambe si affl osciarono, incespicò e cadde. Ci fu un oooh di disappunto da parte della folla... Ma anche la campionessa che seguiva passo passo la nostra atleta trovò la stessa cunetta ed era stanca pure lei (o fu destino?) ed anche lei cadde! La nostra ragazza, essendo caduta per prima, fu anche la prima a rialzarsi; si aggrappò persino ai fi li d’erba tanta era la sua volontà di vittoria e, quasi carponi, tagliò per prima la linea del traguardo, superata la quale stramazzò al suolo per la fatica e l’emozione. Accad-dero scene commoventi: vincitrice e sconfi tta si strinsero la mano e piansero entrambe; probabilmente le loro emozioni erano diverse ma era bello vederle così abbracciate! Allenato-ri, accompagnatori e atleti erano colmi di gioia e perché no? Anche il nostro caro barone penso sia stato felice, visto che la gara ha rispettato tutti quei canoni a lui tanto cari.

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Consiglio Pastorale Parrocchiale

Ciclostilato in proprio

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE5 Marzo 2013 – Ultimo incontro del CPP

G. MORO

Sì. Sono passati 5 anni ed il nostro Consiglio è giunto alla scadenza del proprio mandato.Per questo il 5 corrente abbiamo vissuto un incontro particolare. Alle 19 S.Messa nella nuova cappellina, alle 20 “buff et leggero”, infi ne riunione per “rivivere” tutti insieme i più signifi cativi eventi di questo nostro periodo di attività. Ne accenniamo brevemente alcuni.VISITA PASTORALE DEL NOSTRO VESCOVO ANTONIO.Si è svolta nel marzo 2010 ed è durata più di una settimana. Il Vescovo ha avuto così modo di conoscere a fondo la realtà parrocchiale, incontrando la nostra Comunità sia per gruppi che nella sua totalità. Alla fi ne ci ha comunicato la sua soddisfazione per la vitalità della parrocchia, naturalmente raccomandandoci di star sempre vicini ai nostri sacerdoti e di continuare ad impegnarci per la crescita nella fede.DA DON FRANCESCO A DON RAFFAELE. Dopo 23 anni di presenza a Tencarola, nell’agosto del 2011 Don Francesco è stato trasferito alla parrocchia di Salcedo, provincia di Vicenza. Inutile negare che il legame della Comunità con questo Sacerdote era divenuto profondo ed aff ettuoso; di qui la soff erenza per il distacco.

Nel successivo settembre è arrivato in “bici” (proprio così) ed accompagnato da un gruppo di ragazzi padovani di Azione Cattolica il nuovo parroco. Cordiale l’accoglienza. Ci è voluto qualche mese per consentire a don Raff aele di conoscerci e alla comunità di poter apprezzare il nuovo pastore, che si è fatto generosamente carico di guidare una parrocchia molto impegnativa.

Tra le attività portate avanti dal CPPGli incontri delle “10 Parole” ai quali hanno partecipato •

anche fedeli di altre parrocchieGli anniversari per i 50 anni della costruzione della nuova •

chiesa ed i 25 anni della sua consacrazioneL’attenzione per i giovani della comunità, con la costi-•

tuzione di una commissione per studiare la realtà territoriale e l’impegno per far crescere la loro partecipazione alla fede

Rifl essioni sulla catechesi e sulla necessità di coinvolgere • anche i genitori nell’iniziazione cristiana dei propri fi gli

Messa a punto di una pastorale delle famiglie che chie-• dono il Battesimo

Incontro – ripetuto 2 volte nei 5 anni - con i gruppi attivi • nella parrocchia, per far loro sentire che – pur nelle loro proprie individualità – sono un tutt’uno nella comunità

Il progetto diocesano di rinnovamento dell’Iniziazione • cristiana

Verifi ca sui bilanci economici annuali della parrocchia. • Le iniziative per alcuni lavori – rinnovo della “cappella in-•

vernale”, tinteggiatura dell’interno della chiesa, raff orzamento e ricopertura del campanile, ecc. - sono state aff rontate senza fare alcun debito. Da sottolineare anche la grande generosità dei parrocchiani – malgrado i tempi non facili – nelle opere di carità

Istituzione dei Ministri straordinari della Comunione• Importante: l’arrivo a Tencarola di don Demis come cap-•

pellano; è un “dono” della diocesi, atteso che molte parrocchie hanno un solo prete

E poi la conferma dei percorsi di preparazione al matri-• monio cristiano

la costituzione di un fondo di solidarietà per aiutare le • famiglie in diffi coltà, ecc.

ConclusioneA guardare indietro, sono molte le tematiche aff rontate, gli impegni assunti e le soluzioni portate a buona fi ne. A volte, però, si è raccolto poco, forse anche per nostre manchevolezze; ma ci sarà sempre la Provvidenza che alla fi ne farà maturare i buoni “frutti”.

IL CONSIGLIO PASTORALE USCENTE RINGRAZIA LA COMUNITA’ PER NON AVER MAI FATTO MANCARE IL PROPRIO SOTEGNO CON LA PREGHIERA E LA VICINANZA

ELEZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

Si è svolta domenica 17 marzo. Ogni parrocchiano pote-va dare 2 preferenze ai nominativi che hanno accettato di mettersi a disposizione per questo servizio. Per facilitare la scelta, i nomi e la foto dei candidati sono stati esposti in un cartellone in fondo alla chiesa. Domenica 14 aprile alla S. Messa delle 10 il NUOVO CON-SIGLIO PASTORALE sarà presentato alla Comunità.