Psicologia analitica delle dimissioni di Papa Ratzinger · 2017-12-19 · Psicologia analitica...
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Convegno Nazionale 50° CIPA
ATTRAVERSO I CONFINI: Inconscio, alterità, individuazione.
Roma, Residence Ripetta
sabato 3 dicembre 2016
h. 12:00 – 12:15 SALA GAUDI’
Pasquale Picone AIÓN, ANIMA D’EUROPA,
TEMPO DELLA CHIESA. Psicologia analitica delle dimissioni di Papa Ratzinger
Ratzinger.
2013: Dimissioni Papa, fulmini su San Pietro, la foto simbolo
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da: J. Ratzinger, la confessione: “Troppo stanco, così ho lasciato il ministero petrino, di Elio Guerriero – Repubblica, 24 Agosto 2016;
ora in http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/09/padre-livio-fanzaga-is-contro-papa-francesco-il-papa-emerito-benedetto-xvi-apre-il-suo-cuore/
- Non so se ha visto anche Lei una foto scattata da un inviato della Bbc che, nel giorno della sua rinuncia, ritraeva la cupola di San Pietro colpita da un fulmine (Benedetto fa cenno con la testa di averla vista). A molti quell’immagine suggerì l’idea della decadenza o addirittura della fine di un mondo. Ora, però, mi viene da dire: si aspettavano di compiangere un vinto, uno sconfitto della storia, ma io vedo qui un uomo sereno e fiducioso. “Sono pienamente d’accordo. Io avrei dovuto davvero preoccuparmi se non fossi stato convinto, come dissi all’inizio del mio pontificato, di essere un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Dall’inizio ero a conoscenza dei miei limiti e accettai, come ho sempre cercato di fare nella mia vita, in spirito di obbedienza. Poi vi sono state le difficoltà più o meno grandi del pontificato, ma vi sono state anche tante grazie. Mi rendevo conto che tutto quello che dovevo fare non potevo farlo da solo e così ero quasi costretto
a mettermi nelle mani di Dio, a fidarmi di Gesù al quale, man mano che scrivevo il mio volume su di lui, mi sentivo legato da un’amicizia antica e sempre più profonda. Poi vi era la Madre di Dio, la madre della speranza che era un sostegno sicuro nelle difficoltà e che sentivo sempre più vicina nella recita del santo Rosario e nelle visite ai santuari mariani. Infine vi erano i santi, i miei compagni di viaggio da una vita: sant’Agostino e san Bonaventura, i miei maestri dello spirito, ma anche san Benedetto il cui motto ‘nulla anteporre a Cristo’ mi diveniva sempre più familiare e san Francesco, il poverello di Assisi, il primo a intuire che il mondo è lo specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino”.
UN ALTRO OPERAIO NELLA VIGNA DEL
SIGNORE
L’ULTIMO SAPIENTE DELLA CHIESA DELLA PROFEZIA
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AIÓN, ANIMA D’EUROPA, TEMPO DELLA CHIESA. Psicologia analitica delle dimissioni di Papa Ratzinger.
1. Aión Questo contributo si occupa dei confini del tempo. Del passaggio delle Ere, dell’Aión.
Si osserva la storia lineare, la storia totale, cercando di vederla da un’ottica di psicologia analitica in generale, con accentuazioni di psicologia archetipica. La modernità porta a compimento planetario, soprattutto con la globalizzazione,
l’antico processo di permeabilità dei confini, in quanto delimitazioni dello spazio. All’attività di delimitazione netta, alla cristallizzazione dei confini territoriali, nel corso della storia, sono stati chiamati la lingua, la moneta, la religione. Che li hanno, al contempo, definiti e resi permeabili. Una permeabilità dei confini, innescata dall’attività culturale e conoscitiva, come bisogno intrinseco della psiche di produzione di senso. All’interno delle attività specifiche della psiche, i confini sono intrinsecamente
permeabili, plastici, aleatori. Basti pensare all’ontogenesi delle fasi della vita: la memoria a lungo termine della terza età riattinge all’infanzia eternamente presente, mai nettamente esaurita. Perché, in effetti, i confini della psiche riguardano il tempo: i tempi della vita, dell’esperienza, della conoscenza, dell’individuazione. Delimitare il tempo è molto più aleatorio della delimitazione dello spazio. Abbiamo bisogno di uno strumento al polso, atto a consentirci un’immediata e continua visualizzazione del trascorrere del tempo cronologico. La netta delimitazione dei cinquanta minuti della seduta, nello spazio dello studio dell’analista, è vanificata dal periodico ritornare, associare, amplificare, elaborare spontaneo, dopo la singola seduta, nello spazio della mente dell’analista. Il processo di individuazione non è solo un
percorso della psiche soggettiva. Esso si invera nella relazione dell’anima individuale con l’Anima del Mondo, la psiche collettiva. Nel patrimonio delle idee fondative della
psicologia analitica ricorre in molti testi di Jung la questione dell’Aión, oltre a dare il titolo al II tomo del vol. 9 delle Opere. Il termine proviene dalla cosmologia greca e indica l'eternità, il tempo infinito, nonché il susseguirsi delle ere1. Il passaggio delle ere, da quella dei Pesci a quella dell’Acquario, rivela retroazioni e
sommovimenti tra Aión, il grande anno -‐riconducibile al moto millenario della precessione degli equinozi di 26.000 anni-‐, l’Anima d’Europa, intesa come stratificazione dell’inconscio collettivo e della psiche occidentale, e l’istituzione che maggiormente ha ereditato, orientato, tale stratificazione: la Chiesa.
1 P. F. Pieri, Dizionario Junghiano, Aion: «Per la corrente gnostica cristiana il Cristo è un eone che apre all'uomo la possibilità della gnosi (= conoscenza) di Dio. In senso derivato il termine è usato per indicare l'epoca storica o evo. Utilizzato da Jung nella deriva metaforica del suo significato più proprio, il termine indica il tempo del mondo, limitato da quelle direzioni che sono definite dalla creazione e dalla fine. Nel tentativo generale di costituire nella psicologia dei paralleli tra il simbolismo della vita collettiva e di quella individuale, Jung dedica una specifica ricerca alla storia di questa idea. Più in particolare, tenta di rintracciare le forme dominanti l'immaginazione dell'uomo occidentale attraversato dalla cultura cristiana (archetipo). "Basandomi sui simboli cristiani, gnostici e alchemici del Sé [vedi], mi sono sforzato di far luce sulla trasformazione della situazione psichica all'interno dell'"eone cristiano" (...) penetrato non solo dell'idea originariamente persiano-‐ebraica dell'inizio e della fine del tempo, ma (...) [anche] dal presentimento di un'inversione, in un certo senso enantiodromica [opposti], delle dominanti " (1951b, p. 1)».
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La psicologia analitica dispone, con il saggio di Jung su Presente e futuro, di riflessioni su categorie temporali dove, nella conclusione, si tratta del kairos e di un incalzare di domande sulla catastrofe e l’apocalisse: «Noi viviamo nel kairos, nell’attesa di una “metamorfosi degli dei”, ossia dei princìpi e
dei simboli fondamentali. Quest’esigenza del nostro tempo, che davvero non abbiamo scelto coscientemente, è l’espressione dell’uomo interioree inconscio che si trasforma. Di questo mutamento gravido di conseguenze dovranno rendersi conto le generazioni future, sempreché l’umanità voglia salvarsi dall’autodistruzione che la minaccia per la potenza della sua tecnica e della sua scienza. (….) Saprà egli difendersi dalla tentazione di fare uso del suo potere per mettere in
scena l’apocalisse? Si rende conto della strada su cui si trova e delle conseguenze finali che dovrebbe trarre dalla situazione del mondo e della propria anima? Sa che sta perdendo il mito, conservatore di vita, dell’uomo interiore, che il cristianesimo tenne in serbo per lui? E’ in grado di immaginare cosa accadrebbe se si producesse la catastrofe? Riesce poi semplicemente a immaginare che ciò sarebbe una catastrofe? E finalmente, l’individuo sa che è lui l’ago della bilancia?»2. Ma questo saggio di Jung, -‐da un punto di vista, diciamo, squisitamente storico-‐
critico-‐, deve essere letto, inanzitutto, in relazione a ciò che lo precede. Uno strano, e apparentemente poco significativo, appunto per l’UNESCO del 1948, Tecniche di trasformazione dell’atteggiamento mentale in vista della pace nel mondo. Ma poi anche con ciò che lo segue: Un mito moderno: le cose che si vedono in cielo del 1958. Accanto a questi, da un punto di vista sapienziale e sofiologico, va posta Risposta a Giobbe, soprattutto nella lettura che ne diede Henry Corbin3. Dal punto di vista della psicologia archetipica, J. Hillman riprende l’argomentazione
di Jung sul kairos, e la rilancia nel quadro del rapporto tra psicologia e storia profonda, come dinamiche del Senex et Puer: «Quest'ultimo terzo del nostro secolo è anche la trentesima parte che conclude
questo millennio, e perciò noi ci troviamo a vivere nella sessantesima frazione dell'eone calendario del segno dei Pesci, il segno dell'èra cristiana, il mito temporale da cui traiamo il nostro orientamento storico. In questo eone cinquantanove generazioni stanno dietro di noi, una ci sta davanti, l’ultima e conclusiva, la generazione di transizione che ci porta nel prossimo millennio e nell’età dell’Aquario. Questa transizione di millenni in una sola generazione riecheggia la metamorfosi degli dei che avvenne all’inizio di questa era per opera del suo fondatore, il quale non visse che una sola generazione»4. 2. Anima d’Europa Gli avvenimenti recenti della Grecia e di
Tsipras, e dell’uscita dell’Inghilterra dall’euro, naufragio ineludibile dell’unione solo monetaria, con l’attacco alle torri gemelle di New York nel 2001 e la crisi finanziaria del 2008, sono gli avvenimenti/sintomo cronologicamente più prossimi. Ma essi sono “provette” dove hanno fermentato germi riconducibili sino alle lotte interne delle Poleis greche. Passando dalle vicende storiche di Medioevo e Rinascimento sino alle catastrofi del Novecento. Alle quali C. G. Jung ha dato la sua lettura da testimone diretto, con i due voll.
2 C. G. Jung, Presente e futuro, 1957 in Opere. Civiltà in transizione. Dopo la catastrofe, vol. X, tomo II. Torino, Boringhieri, 1986, pp. 155-‐156. 3 H. Corbin, La Sophia eterna, Milano, Mimesis, 2014. 4 J. Hillman, Senex et Puer. Milano, Marsilio 1973, pp. 17-‐18.
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di Civiltà in transizione. Ma anche con la sua autobiografia e con il Libro Rosso. Cioè, sin dalle sue prime visioni degli inizi del secolo XX, sulla I guerra mondiale incombente. Tra gli eventi-‐sintomo vanno annoverati lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel 1943, concordato con la mafia; la destabilizzazione continua dell’Italia con i delitti eccellenti, in tutto il secondo dopoguerra sino ad oggi; il martirio di Aldo Moro e la conseguente morte per crepacuore di Papa Paolo VI nel 1978. E la vicenda tuttora in corso del MUOS-‐Mobile User Objective System, sempre in Sicilia5. L’era dei Pesci ha il marchio del dualismo intrinseco al simbolo che la designa. Le
transizioni che precedettero l’avvento dell’era dei Pesci, il passaggio delle civiltà Egiziana, Greca ed Etrusca a quella Romana, avevano posto a fermento tutto il continuum che si estende tra le “polarità ittiche” archetipiche della Sapienza e dell’Avidità. Il Cristianesimo, soprattutto con il pensiero di Agostino, e del filone giovanneo e neo-‐platonico, raccolse la crisi del passaggio del’Era, inverata dal disfacimento dell’Impero Romano e dalla Donazione di Costantino. Ma la Chiesa si ritrovò ben presto a subire, nel suo stesso seno, il “dualismo ittico” dell’Era dei Pesci: la Chiesa Contantiniana, la Chiesa del potere, contro la Chiesa della Profezia, la Chiesa della Sapienza, dei mistici e della sofiologia. Un potere che la Chiesa ha inverato nella “signoria del tempo”, con la datazione
universale dell’ a. C. e del d. C., e con l’adozione, per la maggior parte delle Nazioni, del calendario gregoriano6, per la misura del tempo cronologico, adottato il 15 ottobre del 1582, con la cancellazione delle date dei dieci giorni precedenti (il 4 ottobre fu seguito dal 15). Come ci ha indicato G. de Santillana, attingendo alla civiltà cinese, «per diventare sovrani dello spazio occorre essere signori del tempo»7. Un assunto plasticamente ben rappresenatto dalla iconografia della stanza della Cosmographia del pentagonale palazzo Farnese di Caprarola (VT)8. Dal vertice di osservazione del kairos e della psicologia archetipica, con Hillman,
«consideriamo i problemi storici come sintomi psicologici per poterne contenere la velocità e la dispersione»9. In tale quadro si comprende nei termini della storia 5 P. Verre, “Lo scontro del Pacifico si gioca anche in Sicilia”, Limes, 6/2012, pp. 105-‐110. 6 «Il calendario gregoriano entrò subito in vigore il 15 ottobre 1582 (5 ottobre secondo il calendario giuliano) in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia–Lituania e Belgio–Paesi Bassi–Lussemburgo, e negli altri paesi cattolici in date diverse nell'arco dei cinque anni successivi (Austria a fine 1583, Boemia e Moravia e cantoni cattolici della Svizzera a inizio 1584). Gli altri paesi si uniformarono in epoche successive: gli stati luterani, calvinisti e anglicani durante il XVIII secolo, quelli ortodossi ancora più tardi. Le Chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme continuano a tutt'oggi a seguire il calendario giuliano: da ciò nasce l'attuale differenza di 13 giorni tra le festività religiose "fisse" ortodosse e quelle delle altre confessioni cristiane. Per quanto riguarda i paesi non cristiani, in Giappone fu adottato nel 1873; in Egitto nel 1875; in Cina nel 1912; in Turchia nel 1924», Wikipedia, Calendario gregoriano. 7 G. de Santiillana-‐ H von Dechend, Il mulino di Amleto. Saggio sul mito e la struttura del tempo. Milano, Adelphi, 1983, p. 317. 8 P. Picone, “Il mito di Fetonte nei palazzi Giustiniani a Bassano Romano e Farnese a Caprarola”, Biblioteca & Società, Rivista della Bibiloteca Consorziale di Viterbo, 1-‐4, 2011/2014, pp. 22-‐30. 9 J. Hillman, Senex et Puer, Padova, Marsilio, 1973, p. 26.
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3. La Cosmographia del Palazzo Farnese a Caprarola.
Il modello di pensiero, costituito dal precedente complesso di temi, funge da ulteriore
riferimento di sfondo per la “Stanza del Mappamondo” del palazzo Farnese di Caprarola. In
verità nella corrispondenza dei collaboratori con Alessandro Farnese e con gli stessi autori
degli affreschi su usa il termine di “stanza della Cosmographia”, il cui programma fu
definito sin dal marzo del 1573.14 Tale definizione risulta sicuramente più pertinente, non
solo per la fedeltà al lessico dei protagonisti dell’evento storico‐artistico, ma anche perché
il lessico riflette il modello teorico e il complesso dei temi dai quali scaturisce. E tale
modello, in effetti, è una cosmologia. Nella stanza omologa del Palazzo Farnese, infatti, la
sfera celeste (fig. 4), formata dallo zodiaco e dalle altre 36 costellazioni tolemaiche,
“sovrasta” dall’alto le diverse rappresentazioni della sfera terrestre, le carte geografiche
alle pareti. Non solo per una corrispondenza semplicisticamente fisica, ma anche per la
filosofia che vuole reggere l’auctoritas di cui i Farnese si sentono investiti: chi vuole
dominare la terra, lo spazio, deve “conoscere” il tempo, scandito dagli astri, trovare
l’investitura dal cielo: “per diventare sovrani dello spazio occorre essere signori del
tempo”.15
Figura 4 – Giovanni Antonio da Varese e altri, Cosmographia, Caprarola (VT), Palazzo Farnese, soffitto della Stanza del Mappamondo, 1575.
14 J. Recupero, Il palazzo Farnese di Caprarola, Firenze 1975, pp. 52 e segg. 15 G. De Santillana, H. von Dechend, Il mulino…, op. cit., p. 317.
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profonda, la storia archetipica, il fenomeno évenémentiel della vendita delle indulgenze. La variabile principale -‐insieme alla speculazione dei tulipani in Olanda, ed altri fenomeni-‐, inquadrata dalla storia accademica come una delle cause del capitalismo finanziario moderno. Che cosa ha realizzato la dinamica profonda dell’Era dei Pesci? Oggi, ora, quest’anno,
come mai nella storia -‐nemmeno per i nostri fondatori, Freud, Jung, Hillman e i grandi Spiriti del Novecento i quali, pur intuendo con chiarezza tali sommovimenti10, hanno alluso e attenuato i loro messaggi, data la coercizione dello Spirito del Tempo-‐, ha definitivamente disvelato la sua trama: «Dal 2016 l'1% della popolazione più
ricca del pianeta gode di un patrimonio maggiore del restante 99%. Mai nella storia dell'uomo si è avuta una tale polarizzazione delle ricchezze perché mai nella storia dell'uomo si sono avuti simili grumi di potere che hanno interrotto il processo democratico. Poche famiglie controllano l'industria agroalimentare, i mass media, la moneta e la politica. Una politica che si limita a recitare il mantra del pensiero unico mercantilista invece di rappresentare i cittadini. Nell'inconsapevolezza generale siamo giunti ad un bivio storico di grande importanza. Il terrorismo, l'immigrazione, la crisi ambientale e la disoccupazione sono tutti fenomeni legati tra loro»11. E in tale quadro, si vuole che il gesto delle dimissioni da Papa dell’ultimo dei Sapienti,
un teologo agostinaino e bonaventuriano di primo livello internazionale, J. Ratzinger, non abbia un significato epocale? 3. Tempo della Chiesa. Psicologia analitica delle dimissioni di Papa Ratzinger. La svolta epocale, rivoluzionaria e profetica, delle dimissioni di Papa Ratzinger, l’11
febbraio 2013, costituisce evento cruciale, in grado di rilanciare la linea della elaborazione di C. G. Jung della Risposta a Giobbe, suscitata dalla proclamazione del dogma dell’assunzione in cielo di Maria del 1950. Le dimissioni di Ratzinger rappresentano, da un lato, l’esaurirsi del ciclo della chiesa
costantiniana e del potere temporale, affidato alla data, l’11/02/2103, dell’anniversario del Patti Lateranensi del 1929. Dall’altro, rivelano la proposta -‐disattesa ed ostracizzata proprio dai centri di potere della Chiesa, come la CEI-‐, del passaggio dal paradigma aristotelico-‐tomista, trionfante dalla controriforma del Concilio di Trento, a quello neoplatonico, agostiniano-‐bonaventuriano di una sostanziale restituzione di contenuto sacrale al femminile, alla natura, alla materia. Ratzinger è stato uno dei più competenti studiosi del pensiero di Agostino e di Bonaventura da Bagnoregio, figure che, come Ratizinger stesso afferma in una recentissima intervista, sono state per lui figure-‐guida e Maestri interiori12. Il ruolo storico di Agostino, per intenderne la portata di psicologia archetipica, bisogna inquadrarlo nell’ottica proposta da L. Canfora:
10 A. Einstein in S. Freud, “Perché la guerra?”, in Opere, vol, 11, Boringhieri, Torino, 1979, pp.290-‐291. 11 G. Ferrara, 99% Banche multinazionali, partiti VS cittadini. Viareggio, Dissensi, 2016, risvolto di copertina. 12 «Infine vi erano i santi, i miei compagni di viaggio da una vita: sant’Agostino e san Bonaventura, i miei maestri dello spirito, ma anche san Benedetto il cui motto ‘nulla anteporre a Cristo’ mi diveniva sempre più familiare e san Francesco, il poverello di Assisi, il primo a intuire che il mondo è lo specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino», J. Ratzinger, Troppo stanco, così ho lasciato il ministero petrino, intervista di Elio Guerriero – Repubblica, 24 Agosto 2016; ora in http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/09/padre-livio-fanzaga-is-contro-papa-francesco-il-papa-emerito-benedetto-xvi-apre-il-suo-cuore/
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«La distruzione del cuore finanziario mondiale, a New York, e di una parte del Pentagono a Washington (11 settembre 2001) può apparire come qualcosa di analogo all’arrivo, fino ad allora considerato impensabile, di un capo “barbaro” nel cuore dell’impero romano: l’incursione fin dentro Roma (14 agosto 410) di Alarico, capo dei Visigoti. Un genio, oltre che grandissimo scrittore, vescovo di Ippona, capì allora che crollava l’ordine preesistente. E scrisse il De civitate Dei. Libro che si apriva al futuro nell’unico modo costruttivo: ripercorrendo il passato. Cioè la terribile marcia trionfale della Roma imperiale. Un esercizio analogo sarebbe utile oggi»13. Occuparsi di Agostino e
di Bonaventura da Bagnoregio, assumendoli come Maestri interiori, significa collocare la propria psiche nello spazio e nelle dinamiche di filosofia e teologia della storia. Discipline accademiche che, in buona sostanza, si occupano del pensiero profetico. Designano, cioè, un’attività della mente umana che, sino al Rinascimento, fu nota con il termine di profezia. Una produzione della mente umana molto prossima al sogno e all’utopia. Attività, naturaliter intrinseche alla vita del soggetto come a quella del collettivo. Di Bonaventura da Bagnoregio, Ratzinger si è occupato, con competenze magistrali,
sin dagli anni Cinquanta del Novecento, quando si trattava di presentare “materiale esplosivo” sui rapporti, precedentemente negati dalla ricerca filosofica e teologica, tra Bonaventura e Gioacchino da Fiore14. Per una serie di circostanze, chi scrive ha potuto osservare alcuni sintomi del
rapporto tra Ratzinger e il patrimonio spirituale di Bonaventura, anche in relazione al Genius Loci della Civitas Viterbiensis, erede dello spirito etrusco. Osservazione che ha consentito, sin dal 2009, qualche allusione ai possibili esiti della missione personale di Ratzinger, in occasione della sua visita pastorale a Viterbo e Bagnoregio15. Non si può comprendere appieno il senso di questo passaggio se non si parte dal fatto che l’impianto dottrinario della Chiesa Cattolica è tuttora imperniato sul tomismo aristotelico che trionfò al Concilio di Trento e alimentò la Controriforma. Nel Cinquecento, le correnti del Riformismo cattolico confluirono nell’Ecclesia Viterbiensis capeggiata da Reginal Pole, amico stimato del viterbese Papa Paolo III Farnese. Questi incarica come legato papale all’indizione del Concilio di Trento proprio Reginald Pole. Membri di tale gruppo furono insigni intellettuali e pensatori, tra cui Vittoria Colonna, la massima poetessa dell’epoca, e lo stesso Michelangelo suo amico. L’Ecclesia Viterbiensis si nutrì e dibattè con notevole trasporto spirituale il pensiero di un grande teologo napoletano di origine spagnola, Juan de Valdés. Dobbiamo alla ricerca trentennale di un autorevole accademico dei Lincei, Massimo
Firpo, la ricostruzione di una vicenda tanto affascinante quanto tuttora rimossa dalla
13 L. Canfora, Critica della retorica democratica. Roma-‐Bari, Laterza, 2002, p. 101. 14 J. Ratzinger, San Bonaventura. La teologia della storia. Assisi, Porziuncola, 2008. 15 P. Picone, Un discorso illuminante nel nome di Bonaventura”. Il Nuovo Corriere Viterbese, 06/09/2009, pp. 1 e 8. Idem, “Viaggio nel tempo della Chiesa e nell’Anima d’Europa. La visita di Papa Ratzinger a Viterbo e Bagnoregio nel 2009”, in A. Boccolini (a cura di), Viaggi e viaggiatori nella Tuscia Viterbese. Viterbo, Sette Città, 2015, pp.269-‐274.
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storiografia di parte cattolica 16 . Risalendo a ritroso le correnti riformiste, prima dell’Ecclesia Viterbiens troviamo il cardinale Egidio da Viterbo, generale dell’Ordine Agostiniano nel periodo di Lutero e massimo rappresentante della filosofia ermetica cristiana17. Le orazioni di Egidio al Concilio Lateranense V agli inizi del Cinquecento, come già per i padri conciliari, lasciano ancora oggi stupefatti per dottrina ed orizzonte profetico. Per non pochi storici dell’arte, Egidio da Viterbo, fu il vero ispiratore della Scuola di Atene di Raffaello e dei suoi affreschi in Vaticano, tra i quali c’è anche il miracolo di Bolsena. Egidio interpretava anche il Genius Loci dell’Etruria che, con la presenza dell’unica effige di Ermete Trismegisto nelle tarsie del duomo di Siena, giungeva sino al colle Vaticano, l’antico luogo dei Vaticinii. Ancora prima di Egidio, ci fu Annio da Viterbo, inventore sublime di miti, tra i quali quello di Ercole Etrusco, e fonte del rilancio del Mito Etrusco in generale. Mito, utilizzato dagli stessi Medici per rivendicare il primato etrusco di Firenze rispetto all’eredità romana18 . In simile quadro, con l’aggiunta di molti altri documenti, quali l’Hermathena di Caprarola e la lettura alchemica del Bosco Sacro di Bomarzo 19 , diviene legittimo guardare all’Etruria come la terra della filosofia ermetica. Un filone spirituale dell’Anima d’Europa di cui C. G. Jung, dopo Goethe, è stato il massimo esito contemporaneo. Nelle indicazioni che diede a Raffaello, sulle
differenze tra Platone ed Aristotele, Egidio si ispirò alla dottrina di Bonaventura da Bagnoregio 20 . E Bonaventura si occupò dell’utopia francescana, Maddonna Povertà, ossia l’estirpazione dell’Avidità dal cuore dell’uomo. Utopia, che si nutrì delle visioni di Gioacchino da Fiore sui confini del tempo. Letta attraverso la recensione che ne fece H. Corbin21, Risposta a Giobbe appare come
utopia e duplice dramma -‐ambedue disattesi-‐, ed ultimo appello di una delle grandi voci della Civiltà Europea del Novecento, C. G. Jung, al cristianesimo quale “custode del mito”. Il primo dramma è il vanificarsi, nella recente attualità, dell’utopistica dialettica tra incoscienza divina e consapevolezza dell’uomo, focalizzata dal Giobbe di Jung. Il secondo è il vanificarsi dell’appello che Jung lanciò, con Risposta a Giobbe alla Civiltà Europea. Il dramma delle dimissioni di Ratzinger, perché di dramma si tratta, inverano e
ratificano la tragedia innescata già dallo scontrarsi di forze spirituali ed archetipiche avvenuto nella Riforma e Controriforma e di cui l’appello di Jung in Risposta a Giobbe è uno dei sintomi recenti. La sconfitta delle forze riformiste, nutrite dai filoni di pensiero agostiniano e
bonaventuriano, al Concilio di Trento, rappresentate da Reginald Pole, capo dell’Ecclesia Viterbiensis, è la stessa sconfitta, oggi, di Ratzinger, che veicola gli stessi contenuti delle correnti agostiniane e bonaventuriane. Si tratta, in buona sostanza, della sconfita di quell’utopia che, a far data dalla
Repubblica di Platone, voleva estirpare dal cuore dell’uomo quell’avidità che è il vero
16 M. Firpo, “Valdesianesimo ed evangelismo alle origini dell’Ecclesia Viterbiensis (1541)” in AA. VV., Libri, idee e sentimenti religiosi nel Cinquecento italiano. Modena, Panini, 1987; Idem, La presa di potere dell’Inquisizione romana 1550-‐1553. Roma-‐Bari, Laterza, 2014. 17 V. Di Caprio-‐C. Ranieri, Presenze eterodosse nel Viterbese tra Quattro e Cinquecento. Roma, Archivio Guido Izzi, 2000. 18 G. Cipriani, Il mito etrusco nel rinascimento fiorentino. Firenze, Olschki, 1980. 19 M. Calvesi, Gli incantesimi di Bomarzo. Il sacro bosco tra arte e letteratura. Milano, Bompiani, 2000. 20 R. Brandt, Filosofia nella pittura. Milano, BrunoMondadori, 2003, p. 47. 21 H. Corbin, op. cit.
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vaso di Pandora dei mali del mondo, e che oggi ha portato ai rischi planetari che sono sotto i nostri occhi. L’assurgere a categoria storico-‐religiosa dell’economia turbo-‐capitalistica e
finanziaria – di cui la vendita delle indulgenze è una delle variabili di sviluppo storico-‐, in quanto scaturigine diretta dell’avidità e del possesso, è intrinsecamente correlata con lo scempio inquinante dell’ecosistema, che rischia di alterare equilibri planetari, ed evocare scenari di rischio per la sopravvivenza della stessa vita sul pianeta. La trama sottesa, a simili apocalissi culturali (E. De Martino)22 e transizioni di civiltà,
si configura come distorsione dello stesso nucleo salvifico e sapienziale del cristianesimo. Riconducibile alla “redenzione della materia”, rappresentata dalla Resurrezione. Archetipo oscurato dalla centralità simbolica ricevuta dal Crocefisso. 4. Conclusioni L’UNESCO nel 1948 prima chiese a Jung un contributo sulla necessità di cambiamento
degli atteggiamenti mentali, e dopo, nella seduta dell’ottobre a Royaumount, presso Parigi, non lo mise neppure all’ordine del giorno23. Questo breve saggio, che a molti di noi fa storcere il naso, lo colgo come sintomo
oggettivo, nel quadro del patrimonio del pensiero di C. G. Jung, di quel periodico e millenario ripresentarsi di proposte utopistiche per estirpare l’avidità dal cuore dell’uomo. Jung parla della necessità di avere dei Maestri. E, ad onta di tutte le fumosità tossiche dello pseudo-‐pensiero anti-‐elitario dal
dopoguerra ad oggi, bisognerebbe leggere quel contributo di Jung all’UNESCO, incrociandolo con la Critica della retorica democratica di L. Canfora24. E con quella compatibilità tra platonismo e democrazia che fu il cruccio di J. Hillman per anni, e che egli sciolse in Il codice dell’anima25. Le competenze del grecista L. Canfora
documentano che la “crisi dell’utopia” inizia già con Aristotele, il discepolo dissenziente dell’utopista Platone, e di Aristofane, il famoso denigratore di Socrate26. Ma quello che noi oggi intravediamo non è
solo la sconfitta di un’utopia per il governo e per la politica come Paideia. Bensì è anche la sconfitta della coniuctio. L’utopia della Repubblica è riflessa da quella del Simposio, dove la Sophia, la sapienza del femminile, incarnata dalla figura di Diotima, si rivela come fonte di ammaestramento per lo stesso Socrate. Utopia adombrata dal sogno di Euripide espresso nell’Alcesti. Figura femminile che sconfigge la morte con l’atto di estrema agàpe del dono della vita. Una delle prefigurazioni della resurrezione nel mondo politeista precristiano e, insieme alla IV ecogla di Virgilio, profezia dell’avvento del Cristo, secondo il grecista C. Diano27. E’ dunque questo l’atroce dramma del Cristianesimo e la profonda alienazione
distorsiva dei suoi stessi simboli. L’estrema agàpe del Cristo, che si dona a riscatto dei peccati del mondo, trovando redenzione nel Risorto, redime la materia e il mondo, ma
22 P. Picone, “Mito di Fetonte e apocalisse culturale”, Biblioteca & Società. Rivista della Biblioteca Consorziale di Viterbo, 1-‐4/2016, pp.38-‐45. 23 C. G. Jung, “Tecniche di trasformazione dell’atteggiamento mentale in vista della pace nel mondo”, in Ciiviltà in Transizione. Dopo la catastrofe. Opere, vol, X, tomo II. Torino, Boringhieri, 1986, p. 92. 24 Op. cit. 25 J. Hillman, Il codice dell’anima. Milano, Adelphi, 1997, pp. 335-‐338. 26 L. Canfora, La crisi dell’utopia. Roma-‐Bari, Laterza, 2014. 27 C. Diano, “Senso dell’Alcesti”, in Euripide, Alcesti, Vicenza, Neri Pozza, 1968, p. XIX
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viene circoscritta nel tempo. E, in quanto estrema utopia, disinnescata e vanificata dalla successiva storia del mondo. Dalla stessa Chiesa che ne assume in apparenza la dottrina, come del resto aveva prefigurato un altro grande Spirito, F. Dostoevskij, nel capitolo sul “Il grande Inquisitore” de I fratelli Karamazov. Una storia della Chiesa e del mondo, tessuta in profondità da ostilità verso l’utopia e dalle sue periodiche sconfitte. E’ in tal senso che si possono cogliere le ragioni di Maria Caterina Jacobelli, Il Risus paschalis e il fondamento teologico del piacere sessuale28. Vorrei con tutto me stesso che la storia recente avesse dato a Jung ragione in
quell’apppello di Presente e futuro citato sopra, quando attribuisce al cristianesimo la funzione vitale di custode del mito: «Sa che sta perdendo il mito, conservatore di vita, dell’uomo interiore, che il cristianesimo tenne in serbo per lui?». Ma so bene che ne era poco convinto prima lui che, ermeticamente, non faceva altro, con simile appello, e con tutta la Risposta a Giobbe –ma anche con il simbolismo della messa e con la proposta di Cristo simbolo del Sé-‐, che richiamare l’attenzione, delle residue componenti sapienziali della Chiesa e della Civiltà Europea, sugli interrogativi della civiltà in transizione. E -‐proprio a proposito di esilio, di esodo e di immigrazioni-‐ aver esiliato, a partire da
Aristotele e Aristofane, in un non-‐luogo, nell’utopia, la visione della Repubblica di Platone, rafforzandone sempre di più, nel corso di tutta l’Era dei Pesci, il confinamento e la cattività svalutativa, ha prodotto come esito finale nel tempo il trionfo dell’Avidità di quell’1%29. E non si può non trovare illuminanti le convergenze –con rispettivi chiaro/scuri che
danno pregnanza e spessore alle diverse figure in relazione allo sfondo-‐, tra J. Hillman e L. Canfora rispetto alle riflessioni sui rapporti tra platonismo e democrazia. In definitiva, alla luce della specifica concezione di Jung del metodo clinico in
psicologia analitica –così intensamente connesso col metodo storico e la terapia della cultura-‐, insieme alla concezione di J. Hillman per il quale la clinica, la therapeìa dell’Anima individuale va condotta dalla prospettiva dell’Anima del Mondo, e viceversa, formulo l’appello ai Responsabili della formazione negli Istituti del CIPA, come di tutte le Società Junghiane, ad istituire nei corsi ufficiali di formazione l’insegnamento di “Civiltà in transizione”.
28 Brescia, Queriniana, 1991. 29 «Platone, il quale non propugna affatto un governo di casta o di una nobiltà del “sangue”. Il suo ideale è il più difficile anche se, forse, il più lucido. Il suo “comunismo” infatti presuppone distinzioni etiche di ruoli tra dirigenti e diretti. Ed i filosofi che egli pone al vertice dell’assetto sociale che ha in animo non hanno nulla a che fare con le antiche caste nobiliari: sono i più selezionati e disinteressati cultori del “sommo bene”», L. Canfora, Critica della retorica democratica, cit., p. 36.
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Pasquale Picone è laureato in Filosofia, con lode, alla “Federico II” di Napoli e in
Psicologia a “La Sapienza” di Roma; specializzato in Psicoterapia ad Indirizzo Junghiano a Roma. E’ membro dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, registro degli Psicoterapeuti.
Ha lavorato per dieci anni nell'Ospedale Psichiatrico "S. Maria Maddalena" di Aversa (CE) e, in seguito, alla 2a. rete radiofonica della RAI a Roma.
Ha svolto attività didattica e di ricerca presso la 2a. cattedra di Teorie della Personalità del corso di laurea in Psicologia dell'Università “La Sapienza” di Roma e
presso le cattedre di Storia della filosofia, Filosofia morale e Pedagogia dell’Università degli Studi di Viterbo. Ha collaborato, pubblicandovi ricerche, saggi e recensioni alla Rivista di Psicologia Analitica, Roma,
Astrolabio; al Giornale Storico di Psicologia Dinamica, Napoli, Liguori; a Studi Junghiani, Milano, Franco Angeli. E’ autore di n. 50 titoli tra ricerche e saggi e di n. 91 tra articoli e recensioni. Ha pubblicato, tra l’altro:
-‐ il saggio: «L'inconscio prima di Jung», in Trattato di Psicologia Analitica, 2 voll., diretto da A. Carotenuto. Torino, UTET, 1992;
-‐ il saggio: «Storia personale, metamorfosi, formazione analitica», in G. Antonelli (a cura di), Forme del sapere in psicologia. Milano, Bompiani, 1993;
-‐ il libro: O Capitano! mio Capitano! La mission del docente nella scuola del duemila. Viterbo, Gescom, 2000; -‐ il saggio: «Epistemologia della formazione permanente», in Studi Junghiani, n. 16. Milano, Franco Angeli,
2002; -‐ il libro: Supervisione e Formazione Permanente. Per il futuro della Professionalità Docente. Viterbo, Sette
Città, 2004. Ha condotto attività di formazione, di consulenza e di ricerca presso scuole di diverso ordine e grado. E’
tuttora impegnato nell’area dei processi formativi delle differenti fasce di età e nei diversi setting organizzativi, ispirandosi ad una visione integrata dei processi formativi. Visione, comprensiva delle fasi di formazione –dal corsista al didatta-‐ in psicologia analitica, fondata sul fenomeno della “ricorsività dei processi primari della formazione”.
Dal 2000 al 2007 è stato supervisore e docente a contratto di Laboratorio di Psicologia presso l’indirizzo di Scienze Umane della SSIS-‐Scuola di Specializzazione all’Insegnamento Secondario del Lazio-‐Università Roma Tre.
Dal 2007 al 2016 ha svolto il ruolo di dirigente scolastico M.I.U.R.-‐Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio, per concorso ordinario in G.U. n. 94 del 26.XI.2004. Ha diretto il Liceo Classico Statale “Guglielmotti” di Civitavecchia (RM); il Liceo Scientifico Statale “A. Meucci” di Ronciglione (VT), con Liceo Linguistico e Liceo Statale delle Scienze Umane di Bassano Romano (VT); l’Istituto Statale di Istruzione Superiore “F. Orioli” di VT, con Liceo Artistico ed Istituto Professionale.
Dal 2004 è presidente della SFI/VT-‐Società Filosofica Italiana Sezione di Viterbo; con tale ruolo ha ideato, promosso e relazionato, tra l’altro, il 2° Festival del Filosofi di Tuscia (15-‐30 settembre 2006) dove, per l’annuale celebrazione di Musonio Rufo da Bolsena (VT), Bonaventura da Bagnoregio (VT) ed Egidio da Viterbo, ha posto la questione storico-‐filosofica, epistemologica ed ermeneutica della Filosofia Ermetica.
E' specialista in psicoanalisi junghiana, ordinario del CIPA-‐Centro Italiano di Psicologia Analitica, Istituto per l’italia Meridionale e la Sicilia, e della IAAP-‐Zurigo.
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Il problema dell’Aión è oggettivamente legato alla precessione degli equinozi e ai moti millenari del pianeta, infinitesima parte del sistema che abitiamo.
La scoperta della precessione degli equinozi si deve ad Ipparco di Nicea (190 a.C.–120 a.C.). La precessione è legata all’inclinazione dell’asse terrestre di 23,27° che G. De Santillana, sulla scorta di Platone (Timeo, 22 c-‐e) Nonno, Ovidio e Aristotele, tende a leggere nel mito di Fetonte, come conseguenza di un probabile cataclisma di collisioni siderali30.
Platone aveva parlato dell’Aión, il grande anno o “anno perfetto” nel Timeo (XI 38b-‐39e) come periodi delle orbite dei pianeti. Il concetto dell’Aión nel Timeo è formulato in relazione anche alla trattazione dell’anima del mondo e all’origine del tempo, “immagine dell’eternità”. Macrobio precisò che l’anno platonico corrispondeva a 15.000 anni solari. Cicerone propose il calcolo di 12.95431.
Quest’ultimo è la metà di quello che l’astronomia moderna conferma per il calcolo del ciclo di quello che viene classificato come il 1° dei moti millenari, che è di 26.000 anni: quello della precessione luni-‐solare o precessione degli equinozi. E’ il periodo di tempo necessario affinché l’asse terrestre -‐a causa della combinazione tra il suo moto di rotazione e l’attrazione gravitazionale esercitata dal sole e dalla luna-‐, compia un “doppio cono completo”.
Il 2° dei moti millenari è la variazione dell’eccentricità dell’orbita terrestre. L’orbita ellittica, che la terra traccia intorno al sole, segna l’afelio, la posizione più distante dal sole e il perielio, quella più vicina al sole. In un ciclo di 92.000 anni la distanza tra le due posizioni, che traccia l’asse maggiore dell’ellisse, subisce una variazione che va da 1 milione di km a 16 volte tanto. Attualmente è 5 milioni di km.
Il 3° moto millenario è la variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’orbita che attualmente è di 23°27’. In un ciclo di 40.000 anni tale angolo varia da circa 21°55' a 24°20'.
Il 4° consiste in un fenomeno che sembra essere un derivato dalla combinazione dei tre precedenti, cioè le glaciazioni. «Negli ultimi 2,6 milioni di anni si sono verificate 5 glaciazioni, durante le quali i ghiacci sono giunti a coprire metà del Nordamerica, l’Europa settentrionale, le intere Alpi (e lingue di ghiaccio sono scese fino alla Pianura Padana)»32. Esiste poi il moto galattico di traslazione che il Sistema Solare compie, in ca. 225-‐250 milioni di anni, per completare un'orbita attorno alla Galassia.
Nonostante lo straordinario progresso dell’astronomia recente e le sue possibilità di calcolo, come ad esempio i calcoli sul cambiamento della stella polare, dalla ricerca astronomica è difficile stabilire un anno zero, a partire dal quale può essere possibile calcolare a che stadio, a che anno, ci troviamo del lungo periodo della precessione degli equinozi. Che, a sua volta, dovrebbe essere il ciclo recente dell’Aión, rispetto ai milioni di anni di età del pianeta. La nostra storia è nata cinque o seimila anni prima di Cristo, con l’invenzione della scrittura: poco più di un terzo del periodo in questione.
P. Picone, Mnemosyne, Mater Musarum. Mito personale e Anima del Mondo come enigma cosmico, intervento al convegno internazionale di Arte & Psiche, Siracusa, 2-‐6 sett. 2015.
30 G. De Santillana – H. von Dechend, op. cit. , p. 299. 31 C. Giarratano in Platone, Opere, vol. 6. Bari, Laterza, 1971, p. 388. 32 Lupia Palmieri – Parotto – Saraceni – Strumia, Scienze naturali. Bologna, Zanichelli, 2011.
L’anima contiene non meno enigmi di quanti ne abbia
l’universo con le sue galassie, di fronte al cui sublime aspetto
soltanto uno spirito privo di fantasia può non riconoscere la
propria insufficienza. C. G. Jung