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Comunicare Informare Interagire Sommario Speciale ISEE 3 Tabelle A N F 4 150 i n Gennaio 2012 Anche a mettersi di impegno, è difficile in questi tempi trovare argomenti che diano una ventata di ottimismo a chi lavora. Si è appena concluso l’iter della finanziaria di fine anno con l’appro- vazione delle nuove regole per andare in pensione, che già si parla del mercato del lavoro, impostare nuove regole che metta- no in pratica i dettami dell’Unione Europea in materia di derego- lamentazione del mercato del lavoro. Inutile girarci intorno, l’obiettivo delle nuove regole che si appre- stano a discutere e di conseguenza a varare (anche se camuffa- ti di parzialità e temporaneità), riguarderanno la flessibilità in u- scita dal lavoro, probabilmente, adottando o adattando quel meccanismo di tutela che prende il nome di Flexicurity, ovvero flessicurezza ( dare garanzie a chi verrà licenziato). Probabilmente, non sentiremo più parlare di cassa integrazione, mobilità, contratti di solidarietà etc etc, perché nuove forme di ammortizzatori sociali ne prenderanno il posto. In Olanda, Danimarca e paesi scandinavi, queste nuove regole hanno portato dei benefici a livello occupazionale, ma parliamo di paesi dove tutti pagano le tasse, e il senso civico è molto ele- vato, contrariamente all’Italia, dove evadere è una ragione di vita e il senso civico è sotto i tacchi. L’unione Europea visto i risultati positivi del sintema di flexicu- rezza, “consiglia” i paesi membri ad adottare riforme del merca- to del lavoro che abbiano come stella polare la Flexicurity. Flexicurity: flessibilità + sicurezza. Ovvero, dare libertà alle a- ziende di licenziare, in cambio, ti metto a disposizione nuovi ammortizzatori sociali ( sussidi alla disoccupazione e corsi di formazione continua) che permettano al licenziato di vivere per un periodo abbastanza lungo( si parla di 3 anni) in attesa di tro- vare una nuova occupazione. E da molto tempo che i governi in Italia tentano di applicare i dettami della UE con scarsi successi, adesso visti i primi approc- ci tra governo e parti sociali, tutto sembra più facile. La politica si è astutamente messa alla finestra lasciando fare al governi formato da tecnici, pronti a saltare sul carro dei vincitori appena il tutto si acquieterà. Ci hanno detto: i 40 anni non si toc- cano perché “40 è un numero magico” in riferimento alla riforma sulle pensioni; adesso ci dicono: “l’art. 18 non si tocca”. Vedre- mo fra qualche settimana se anche il 18 sarà un numero magico (capace di sparire). >>> segue Flessibilità + Sicurezza = Flessicurezza Periodico di inFormazione curato dal collettivo FIM-CISL bticino

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il numero di gennaio del giornalino InformaFim curato dal collettivo Fim-Cisl bticino

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Page 1: 2012 01 06   InformaFim Gennaio 2012

Comunicare Informare Interagire

Sommario

Speciale ISEE 3

Tabelle A N F 4

150 in

Gennaio 2012

Anche a mettersi di impegno, è difficile in questi tempi trovare argomenti che diano una ventata di ottimismo a chi lavora. Si è appena concluso l’iter della finanziaria di fine anno con l’appro-vazione delle nuove regole per andare in pensione, che già si parla del mercato del lavoro, impostare nuove regole che metta-no in pratica i dettami dell’Unione Europea in materia di derego-lamentazione del mercato del lavoro. Inutile girarci intorno, l’obiettivo delle nuove regole che si appre-stano a discutere e di conseguenza a varare (anche se camuffa-ti di parzialità e temporaneità), riguarderanno la flessibilità in u-scita dal lavoro, probabilmente, adottando o adattando quel meccanismo di tutela che prende il nome di Flexicurity, ovvero flessicurezza ( dare garanzie a chi verrà licenziato). Probabilmente, non sentiremo più parlare di cassa integrazione, mobilità, contratti di solidarietà etc etc, perché nuove forme di ammortizzatori sociali ne prenderanno il posto. In Olanda, Danimarca e paesi scandinavi, queste nuove regole hanno portato dei benefici a livello occupazionale, ma parliamo di paesi dove tutti pagano le tasse, e il senso civico è molto ele-vato, contrariamente all’Italia, dove evadere è una ragione di vita e il senso civico è sotto i tacchi. L’unione Europea visto i risultati positivi del sintema di flexicu-rezza, “consiglia” i paesi membri ad adottare riforme del merca-to del lavoro che abbiano come stella polare la Flexicurity. Flexicurity: flessibilità + sicurezza. Ovvero, dare libertà alle a-ziende di licenziare, in cambio, ti metto a disposizione nuovi ammortizzatori sociali ( sussidi alla disoccupazione e corsi di formazione continua) che permettano al licenziato di vivere per un periodo abbastanza lungo( si parla di 3 anni) in attesa di tro-vare una nuova occupazione. E da molto tempo che i governi in Italia tentano di applicare i dettami della UE con scarsi successi, adesso visti i primi approc-ci tra governo e parti sociali, tutto sembra più facile. La politica si è astutamente messa alla finestra lasciando fare al governi formato da tecnici, pronti a saltare sul carro dei vincitori appena il tutto si acquieterà. Ci hanno detto: i 40 anni non si toc-cano perché “40 è un numero magico” in riferimento alla riforma sulle pensioni; adesso ci dicono: “l’art. 18 non si tocca”. Vedre-mo fra qualche settimana se anche il 18 sarà un numero magico (capace di sparire). >>> segue

Flessibilità + Sicurezza = Flessicurezza

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Sono in molti a sostenere che in Italia non si può importare un sistema come quello della flexicurity per evidenti ragioni stori-che politiche e culturali e in funzione a ciò non è da escludere un “papocchio” tutto Italiano. Dopo che questa fase sarà conclusa, potremmo dire senza om-bra di dubbio che l’eterna lotta tra capitale e lavoro si conclude-rà con la supremazia del primo, rilegando il secondo cioè il lavoro a mera merce. Sentiremo incensare il sistema olandese-danese in tutte le sal-se al fine di convincerci che è il miglior modo possibile per crea-re nuovi posti di lavoro e dare prospettive ai giovani, ma i dotti docenti si dimenticano una cosa non di poco conto, e cioè: il lavoro è già scappato dall’Italia, e rientrerà solo quando ci sa-ranno condizioni concorrenziali rispetto ai mercati emergenti, e con questo si intende quasi esclusivamente il costo del lavoro, 24 euro l’ora di un lavoratore italiano non possono assoluta-mente concorrere con i 2 euro l’ora del lavoratore cinese, india-no o est europeo etc.etc. L’ UE propone ai paesi membri di adottare politiche di flexicu-rity, queste, secondo i lungimiranti europeisti avrebbero effetti benefici alla creazione di nuovi i posti di lavoro. Il famoso art.8 della finanziaria settembre 2011 del governo Berlusconi incomincia a prendere corpo. Avevamo in Italia la supremazia riguardo ai lavori precari (oltre 40 tipologie), avremo, forse, la supremazia anche riguardo la facilità dei licenziamenti. Flessibilità in entrata e flessibilità in uscita, il cerchio finalmente si chiude a scapito dei lavoratori i quali oramai sono rassegnati ad ogni sorta di angheria. Vedremo che le aziende offriranno lavoro alle condizioni che vorranno avendo a disposizione una pletora di manodopera pronta ad offrirsi al miglior offerente. Propedeutico è il vecchio saggio di Carlo Cafiero che cerca di spiegare la differenza tra capitale e lavoro. Un giorno al mercato: “Succhiasangue (il capitalista): “Ehi bravuomo, siete disposto ad Impiegarvi”? Crepafame ( l’operaio): “Pronto al vostro servizio signore”. Succhiasangue: “Che prezzo volete per la vostra giornata”? Crepafame: Cinque franchi*, signore. Succhiasangue: “troppo, caro mio, ve ne offro tre”. Crepafame: “Ma, signore, come si fa a vivere con tre franchi al giorno”? Succhiasangue: “Potete vivere perfettamente. Il prezzo che vi offro è proprio quanto ci vuole per mantener voi e la vostra fa-miglia; questo è oggi l'esatto prezzo della forza di lavoro che voi mi vendete”. Scritto alla fine dell’800, ma di una disarmante attualità. L’importante è…….rimanere ottimisti. *basta sostituire i franchi in euro e ……..

ART.18 Bonanni: "No a modifi-che. Il Paese ha bisogno di coe-sione sociale" "L'articolo 18 dello Statuto dei Lavora-tori non va modificato. Come abbiamo detto in più occasioni non è stato oggetto di trattativa con il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero. E' davvero singolare ritrovare ora questo tema in una bozza di provvedimento sulle liberalizzazioni che non è stato oggetto di confronto con le parti socia-li". “ Non si capisce proprio che cosa c'entra la modifica dell'articolo 18 con le liberalizzazioni. Insistere poi che rimuo-vendo l'articolo 18 si avrà più occupa-zione è davvero incomprensibile. “ “ L'unica cosa che si verifica, insistendo su questo argomento è creare sbanda-mento ed incomprensione tra la gente. Significa distrarre l'attenzione dell'opi-nione pubblica dai veri problemi dell'oc-cupazione e della competitività. “ “ Vorremmo occuparci più di energia, di infrastrutture, di tasse, di come riorga-nizzare la pubblica amministrazione , di come tagliare le unghie alle lobbies ed ai poteri forti in Italia. “ “ Abbiamo biso-gno di coesione sociale e non di ulte-riori lacerazioni in un momento così difficile per il Paese. Ci auguriamo che il Governo se ne renda conto “. “ Abbiamo bisogno di coesione sociale e non di ulteriori lacerazioni in un mo-mento così difficile per il Paese. Ci au-guriamo che il Governo se ne renda con-to “. Roma, 12 gennaio 2012

P. La Rocca

La flexicurity (o flessicurezza) intende assicurare che i cittadini dell'U-nione europea possano beneficiare di un livello elevato di sicurezza occupaziona-le, vale a dire poter trovare agevolmente un lavoro in ogni fase della loro vita attiva e di avere buone prospettive di sviluppo della carriera in un contesto economico in rapido cambiamento. La flexicurity vuole inoltre sostenere sia i lavoratori che i datori di retribuzione a cogliere appieno le opportunità che la globalizzazione presenta loro. Essa crea quindi una situazione in cui la sicurezza e la flessibilità possono rafforzarsi reci-procamente. Il termine flessicurezza risale a un di-battito politico nei Paesi Bassi, nei primi anni ’90. In questa area la deregolamen-tazione del mercato del lavoro coincide con il miracolo olandese della piena occupazione

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Agevolazioni sociali con l'Isee I costi dei servizi forniti dagli enti pubblici variano in base al documento Isee, che mette in rapporto il reddito e il patrimonio con il numero dei componen-ti del nucleo familiare. Di seguito tutte le indicazioni su come compilarlo.

L’Isee (indicatore della situazione economica equivalente) è uno strumento che permette di misu-rare la condizione economica delle famiglie italiane. È un indicatore richiesto dagli enti pubblici per differenziare a seconda del reddito il costo dei ser-vizi e valutare se concedere (o meno) agevolazioni sociali. In pratica, serve allo Stato per decide-re quanto far pagare alle famiglie i servizi, venendo incontro a chi ha redditi più bassi. In base al-l’Isee familiare, per esempio, la scuola deciderà di applicare una tariffa agevolata per la mensa. Si ricorre all’Isee, anche per prestazioni legate ad asili nido e altri servizi educativi per l’infanzia, servizi scolastici e universitari (libri, borse di studio, tasse scolastiche…), servizi sociosanitari (assistenza domiciliare), utenze (idriche, elettriche, telefoniche…) e altro. Reddito e patrimonio Il parametro di base per assegnare un valore alla ricchezza di una famiglia è l’Ise (con una “e” sola), cioè l’indicatore della situazione economica. Questo indice è il risultato del-la somma dei redditi di tutti i familiari e del 20% del patrimonio mobiliare e immobilia-re della famiglia. E fin qui, cioè attraverso l’Ise, la ricchezza viene considerata nel suo complesso. C’è però una certa differenza se lo stesso red-dito è quello di una famiglia di tre persone oppure di una di sette, di cui magari cinque sono minori. Attraverso l’Isee (questa volta con due “e”), si fa questo passo in più: reddi-to e patrimonio vengono messi in rapporto con il numero dei compo-nenti del nucleo familiare. In pratica, partendo dal valore dell’Ise, la ricchezza viene divisa tra i componenti della famiglia, in base a parametri stabiliti dalla legge. Famiglia e ricchezza Ai fini dell’Isee, chi fa parte del nucleo familiare? Oltre naturalmente a chi chiede la certificazione, ci sono il coniuge, i figli, i conviventi e le altre persone a carico Irpef, anche se non presenti nello stato di famiglia. Il reddito considerato dall’indicatore è rap-presentato dal reddito complessivo di tutti i componenti della famiglia assoggettabile all’Irpef, riferito all’ultimo anno fiscale (cioè al 31 dicembre dell’anno precedente). Per quanto riguarda il calcolo del patrimonio, che, ricordiamolo, viene considerato nell’Isee sola-mente per il 20%, rientrano i fabbricati e i terreni edificabili o agricoli intestati a persone fisiche, come definiti ai fini Ici (Imposta comunale sugli immobili). Al valore della casa dove abita il nucleo familiare si può applicare una detrazione pari all’importo dell’eventuale mutuo residuo da pagare (oppure, se più favorevole, al valore della casa stessa, con un massimo di 51.645,69 euro). Rientrano poi ai fini Isee (sempre limitatamente al 20% del loro valore), i titoli posseduti dal nucle-o familiare (soldi depositati nei conti correnti e in conti deposito, buoni postali, azioni… tutto ag-giornato al 31 dicembre dell’anno precedente). >>> segue

aumenti  Nuovi minimi tabellari 

€ 26,25  € 1.206,23 

€ 30,71  € 1.327,19 

€ 36,23  € 1.466,17 

€ 38,33  € 1.528,77 

Livello 

5  € 42,00  € 1.634,56 

5s  € 46,46  € 1.748,28 

6  € 49,88  € 1.876,27 

7  € 55,13  € 2.038,21 

Gennaio 2012 Ultima trance aumento contratto

Firmato da Fim e Uilm L’alternativa avrebbe potuto essere: Nessun contratto e nessun aumento.

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FIM-CISL 150

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Fornire i dati via web Per ottenere il proprio Isee si deve per prima cosa compilare e presentare la dichiarazione sosti-tutiva unica, un’autocertificazione, tecnicamente denominata “Dsu”. Alcuni (pochi) enti erogatori delle prestazioni accettano di ricevere direttamente la Dsu e poi provvedono loro a ricavarne l’Isee. In alternativa, la Dsu può essere presentata al Comune, a un Centro di assistenza fiscale (Caf) oppure a una sede Inps. Chi riceve il documento (che sia l’ente ero-gatore, il Comune oppure il Caf) trasmette online al-l’Inps le informazioni ricevute. L’Inps calcola poi sia l’Indicatore della situa-zione economica (Ise) sia quello della situa-zione economica equivalente (Isee). Questi dati sono a disposizione sia della famiglia sia degli enti erogatori delle prestazioni sociali. Una volta ricevuto l’Isee, la domanda per ottenere le prestazioni sociali agevolate o le tariffe commisurate al proprio reddito deve essere presentata solo all’ente erogatore.

Tratto dalla rivista ALTROCONSUMO

Reddito familiare annuo ( euro)

Nucleo familiare 3

Nucleo familiare 4

Nucleo familiare 5

fino a 13.422,52 137,50 258,33 375,00

Da 13.422,53 A 20.080,08

Da 136,73 A 89,45

Da 257,25 A 191,17

Da 374,04 A 315,58

Da 20.080,09 A 30.066,43

Da 88,68 A 46,71

Da 190,08 A 90,42

Da 314,63 A 226,46

Da 30.066,44 A 40.052,78

Da 46,67 A 42,83

Da 89,33 A 73,36

Da 225,50 A 159,22

Da 40.052,79 A 50.039,13

Da 42,79 A 29,06

Da 73,28 A 54,28

Da 159,10 A 129,67

Da 50.039,14 A 60.025,48

Da 28,87 A 11,23

Da 54,03 A 30,26

Da 129,27 A 92,47

Da 60.025,49 A 70.011,83

Da 11,04 A 0

Da 30,00 A 6,23

Da 92,07 A 55,27

NUCLEI FAMILIARI CON ENTRAMBI I GENITORI E ALMENO UN FIGLIO MINORE IN CUI NON SIANO PRESENTI COMPONENTI INABILI

Importo complessivo mensile dell'assegno per livello di reddito e numero componenti il nucleo familiare

Reddito familiare annuo di riferimento valido dal 1° luglio 2011 La tabella non è esaustiva, se pensate di aver diritto all’ANF, controllate le tabelle complete in rete oppure passate dagli uffici del patronato per verificare.

per un minor impatto ambientale chiedi copia del giornalino in formato pdf. Per ulteriori informazioni tel: int 3515 - est. 0332-279515 e-mail [email protected]

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 Definizione Reddito Familia-re: con reddito familiare si fa riferimen-to alla somma dei redditi del nucle-o familiare, ciò che entra in casa, alla determinazione del reddito con-corrono anche i redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti da im-poste e quelli soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta o a imposta sostitutiva se superiori a 1.032,91 euro per nucleo familiare. 

definizione di nucleo familiare: Il Richiedente, il Coniuge, i figli, i fratelli, le sorelle, i nipoti non coniugati di età inferiore a 18 anni. (il limite di età non si applica in caso di infermità permanente). Il termine nucleo familiare fa riferimento ad una più ’ampia tipologia di casi qui non menzionati, ad ogni modo è bene informarsi se si rientra nel diritto.

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