2011. Vincenzo Cicero, Comunanza dell’essere e libertà del sapere

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    Francesco Di Benedetto

    LANIMA E LA MATEMATICAPrefazione di Vincenzo Cicero

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    www.vitaepensiero.it

    Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previstodallart. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633.Le riproduzioni effettuate per finalit di carattere professionale, economico ocommerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essereeffettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso diPorta Romana n. 108, 20122 Milano, e-mail: [email protected] e sito webwww.aidro.org

    2011 Vita e Pensiero - Largo A. Gemelli, 1 - 20123 MilanoISBN 978-88-343-2102-7

    Questo volume stato pubblicato con il contributodellIstituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli.

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    Prefazione diVincenzo CiceroComunanza dellessere e libert del sapere

    Se lessere, secondo lantico adagio aristotelico, viene detto in molti modi(Met., 1026 a 33-34), c per un unico senso principiale che scaturisce ine-sauribile da esso: quello di , comunanza. Molteplici sono quindi isignificati dellessere, ma ogni significanza e insignificanza, ogni essente e ines-sente, sono tali solo a partire dal loro venire riferiti alla (e proferiti dalla) - originaria di , dellessere, il quale infatti ;, ci che comune a tutto (ib., 1005 a 27-28). K e nella forma ionica arcaica, che ricorre pi volte nei frammenti eraclitei1 lessere perch cum-munus, dono e tributo insieme intrecciati nello , nel cum che lega ()tutto ci che e non . Nel legame di comunanza dellessere cos vincolatoanche lo stesso v di cui Eraclito afferma che a tutti gli uomini.

    Alla domanda: Was ist der Sinn von Sein? (Qual il senso di essere?) che Heidegger ha svolto invano in Sein und Zeit, per affidarne in seguitouna spregiudicata risoluzione alla meditazione efferente dallEreignis sem-bra perci potersi dare come risposta idonea: legame di comunanza. Il cuisbocco verbale puntualmente l, la copula, spesso pi efficace proprioquando inespressa.

    Aristotele stato il primo a passare in rassegna i vari tipi di significati onto-logici dell (per accidente; per essenza, cio secondo le categorie; vero; inatto e in potenza; ci che gi era); mentre lelenco heideggeriano dei nomiepocali dellessere (, , v, , , actualitas,perceptio,Mo-nade,Subjektivitt, Position, Wille) ha costituito uno degli ultimi autorevolicertificati della vocazione polisemantica della copula. In questi casi legittimoparlare di significati, in quanto si tratta di determinazioni capitali generaliche, ritenute matrici volta a volta di un ambito dellessente o di unepoca sto-rica, caratterizzano lorizzonte su cui si stagliano e a cui quindi rimandano gli usi impliciti o espliciti dell; ma sono altrettanto dei significanti, per-

    ch a loro volta fanno-segno, ciascuno a suo modo, verso lirriducibile strut-tura koinonica dell.

    1 Cfr. 22 B 2, 80, 103, 113, 114 DK. InAdversus Mathematicos , VII 133 [= 22 B 2 DK],SESTO EMPIRICO, nel riportare la enunciazione eraclitea della comunanza del logos, accostai due termini commentando: . Questa locuzione, sulla scorta di B 114(da cui si sa che nello ERACLITO ode distintamente , ossia il riferimento pri-mario al logos e al nous comuni a tutti gli uomini), pu tradursi: ci che comune infattida tutti afferrabile con la mente.

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    Qui dunque, nello -, se mai se ne possa indicare il locus, va indivi-duata lapertura originaria dellessente speciale cui pertengono libert, sa-pere, mortalit. Qui va scorta e fatta trasparire compiutamente, rivolgendo-

    le uno sguardo per quanto possibile inedito, quella che Severino ha chiamatola struttura anapodittica del sapere, l . E se per desi-gnare i suoi momenti ed elementi strutturali condizioni di possibilit delparlare e del pensare in generale pare opportuno conservare la parola tra-scendentale, allapertura dello - devessere allora riservato il titolo su-perlativo di trascendentale del trascendentale2: linoggettivabile condizionedi ogni condizione di possibilit, lirrappresentabile vertice ma verticalitultima di ogni rappresentare che, per essere guardato, va lasciato lasciar-accomunare.

    In quanto senso primario dell, la comunanza si convoglia immediata-

    mente solo in tre possibili direzioni: uguaglianza, identit, somiglianza. Ossia,il legame comune (la copula) tra due o pi entit pu essere di:

    1. equivalenza, tanto da rendere indistinguibili gli uguali, lasciando la di-suguaglianza del tutto fuori dal legame (luguale: );

    2. medesimezza, in cui le entit vengono identi-ficate nei loro tratti essen-ziali che spiccano rispetto alle divergenze, quindi la differenza comunqueimplicata dal legame (lidentico: );

    3. affinit, grazie a cui i simili vengono avvicinati pur nella loro fondamen-tale dissomiglianza (il simile: ).

    Larticolazione tridirezionale dellapertura originaria dello - prere-quisisce di conseguenza una tripartizione strutturale dell, del sape-re3. Ma riguardo innanzitutto al nucleo semantico dellepisteme in quantotale, risultano preziose le suggestioni, bench contestualmente allotrie, ad-dotte da Heidegger nel saggioDie Zeit des Weltbildes (1938) a proposito della

    6 PREFAZIONE DI V. CICERO

    2 La nozione si trova in V. VITIELLO,Il Dio possibile, Citt Nuova, Roma 2002, pp.140 ss., e nomina il luogo trascendentale di ogni orizzonte trascendentale, che per nonvenire travisato devessere pensato oltrepassando i confini dellattivit rappresentativa. Al

    riguardo cfr. anche V. CICERO,Detective del tempo, in G. BACHELARD,La dialettica delladurata, Bompiani, Milano 2010, p. 33.3 Contro tale esigenza strutturale, la filosofia (la metafisica) secondo la lettura seve-

    riniana avrebbe invece posto se stessa come unica , cio come sapere non ipo-tetico ( ) e incontrovertibile ( ) della totalit dellente (E.SEVERINO,Destino della necessit, Adelphi, Milano 1980, p. 45; cfr. ibid. tutto il paragrafo1 intitolato Episthvmh e scienza, pp. 45-53). Non naturalmente possibile discutere inquesta sede il fecondo gesto teoretico di Severino, ma non si pu tacere che esso appareviziato qui come altrove dallo stesso afflato messianico che fa della metafisica il caperemissarius delloccaso dellOccidente e che attraversa gi, talvolta stucchevolmente, la me-ditazione heideggeriana posteriore aSein und Zeit.

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    parola tedescaBild, che vuol dire sia immagine sia forma4. Lepisteme ingenerale va considerata propriamente come un im Bilde sein, un essere informa, locuzione che, in base alla preposizione di cui reggente (su, da-

    vanti o per) e in combinazione con le direzioni koinoniche dell, riesce adesignare tre interi ambiti dalla fisionomia epistemica ben definita:a. essere in forma su qualcosa, cio esserne informati, certi, sicuri, vederci

    chiaro (so nel senso di: scio, vedo, osservo);b. essere in forma davanti a s, cio guardare la propria forma, rifletterla,

    avvedersene, assaporarla (so nel senso di: sapio, sono [auto]cosciente, gusto);c. essere in forma per qualcosa, cio esserne pratici (esperti), muniti, pronti

    a prenderne visione e farvi fronte (so nel senso di: sagio da cui sagace epresago, ma non saggio, che deriva da sapius , sento acutamente).

    Questi tre significati di episteme si ritrovano tutti stratificati nel verbo

    , il quale tra le sue accezioni derivate contempla pure limporsi conautorit (), addirittura con violenza ()5, ma nel noccioloduro mantiene il senso primario di accortezza formale. Cos, laccoppiamentotra le tre direzioni della koinona dellessere, da un lato, e le corrispondentitre cerchie dellepisteme, dallaltro, marcano i territori dei tre regni dellana-logo come li ho chiamati altrove6, in forza della concezione generale del-lanalogia come legame di comunanza tra legami. Fornisco una rapida descri-zione inevitabilmente schematica delle loro caratteristiche dominanti(nonesclusive).

    1a. Il regno delluguale lambito dellepisteme pi strettamente scienti-fica (la mathesis), con al suo interno le discipline tradizionali come la mate-matica, la logica, le scienze della natura, per giungere fino alla genomica ealle neuroscienze. Le attivit prevalenti sono la computazione e losservazione,che lavorano sulle evidenze eidetiche e fenomeniche, mentre lorizzonte finaleverso cui tendono costituito dallesattezza ( ).

    2b. Il regno dellidentico la localit per eccellenza dellaphilosophia, mapure il sito della teologia e delle scienze umane e sociali. Intuizione e specu-lazione sono le operazioni pi caratterizzanti e si esercitano sulle idee intese,secondo unascendenza comunque platonica, come paradigmi concettuali; la

    loro meta ultima non pu designarsi altrimenti che come la verit ( j).

    7COMUNANZA DELLESSERE E LIBERT DEL SAPERE

    4 Cfr. M. HEIDEGGER, Holzwege, GA5, Klostermann, Frankfurt a.M. 2003, p. 89.5 Perci Severino ha potuto affermare, effrangendo per le istanze etimologiche, che

    l [...] la forma iniziale della volont di potenza [...]. L il progettoche si impone () su () tutto (Destino della necessit, cit., p. 50). Cfr. inveceLIDDELL-SCOTT (1996), s.v. .

    6 Cfr. V. CICERO, Nota del traduttore, in M. HEIDEGGER, Introduzione alla filosofia,Bompiani, Milano 2009, pp. 6-7 e nota.

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    3c. Il regno del simile il cosmo delle arti, delle tecniche e dei mestieri(dal distico elegiaco al cinema, dal surf alloroscopo, dallaratura ai video-giochi ecc.), e pu anche fregiarsi del titolo unico dipoiesis. Soprattutto crea-

    zione e finzione si sforzano qui di dominare lindomabile e interminabile gio-stra delle immagini nellottica finale della verosimiglianza, o meglio della ico-ticit ( )7.

    Sono tre sfere paritetiche del sapere, tre grandi regioni dellepisteme trale quali non vanno stabilite gerarchie, perch ciascuna ha, di fronte alle altredue eppure in stretta interdipendenza con esse, piena legittimit, dignit esovranit; tutto ci tanto distante, per fare un esempio illustre, dai gradiascensionali delle tre sfere dello Spirito assoluto hegeliano: arte religione e fi-losofia, dove lultima (Episteme assoluta) destinata ad assorbire entro s leprecedenti. Questo dato autorizza peraltro a impiegare laggettivo episte-

    mico con riferimento alle discipline di tutti e tre i regni, e ad ampliare lusodi epistemologico (relativo alle condizioni dellepisteme in generale e in par-ticolare) ben oltre le scienze esatte e le scienze sociali, p.es. a un brano rap oa tecniche e tattiche del gioco del calcio. Si delinea quindi una epistemologiagenerale distinta da e comprensiva di quella classica (o speciale) che co-munemente denota la filosofia della scienza.

    Ciascuna sfera epistemica ha inoltre una sua peculiare modalit dominante(ma non esclusiva) di pensare. Infatti ponderare, soppesare e dispensare sonotratti comuni a tutti e tre i tipi di saperi, sicch nel regno delluguale vige ilpensare calcolante (e un correlativo logos come computo, conto), nellidenticoil pensare speculativo (e il logos come contezza), nel simile il pensare poietico(e il logos come racconto).

    Gi cos si pu misurare la distanza che separa questo discorso dallaprovocatoria posizione heideggeriana secondo cui die Wissenschaft denktnicht, la scienza non pensa8. Ma c di pi, in quanto la configurazione epi-stemica globale (tripolare, verrebbe da dire), insieme allininterrotto dina-mismo interazionale tra i saperi, fanno s che le dominanti di ciascuna sfera

    8 PREFAZIONE DI V. CICERO

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    Preferisco introdurre questo ostico neologismo (astratto di *) per evitarelautomatica associazione verbale italiana tra verit e verosimiglianza, e la conseguenteillazione di dipendenza della seconda dalla prima. L non un mero simile-al-vero,n un apparentemente-vero (come p.es. lascia intendere il sostantivo tedesco das Wahr-scheinliche che lo traduce), bens strutturalmente altro e autonomo dal vero anzi, nonsono affatto rare le situazioni in cui piuttosto il vero a doversi adeguare all (bastipensare alle realizzazioni di progetti architettonici). Esiste un uso retorico dellaggettivoinglese eikoticnel senso di probabile (suscettibile di venire annullato; cfr. DouglasWALTON,Ad Hominem Arguments, The University of Alabama Press, Tuscaloosa (AL)1998, p. 201).

    8 M. HEIDEGGER, Was heisst Denken?, GA 8, Klostermann, Frankfurt a.M. 2002, p. 9.

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    siano sempre coadiuvate, in proporzioni minori, dalle corrispettive dominantidelle altre due sfere e ci vuol dire, p.es.: nel pensare speculativo sono es-senzialmente presenti in certa misura anche il calcolo e la poiesi, e viceversa,

    la speculazione inabita sia il pensiero calcolante sia il pensiero poietico. E seci vale per le discipline portatrici dellatteggiamento prevalente in ciascuntipo di episteme, a maggior ragione si verifica nel caso dei saperi di confine,come la tecnologia, lepistemologia classica in quanto filosofia della scienza,letica, la fantascienza, persino lautentica fede religiosa, alla quale neppure ipi accaniti detrattori potranno negare una legittimit epistemica corroboratadalla ricercata confluenza dei tre poli noetici. Sarebbe invece votato allastra-zione pi miope e sterile quel complesso di operazioni che dovesse isolarsi,tranciando in maniera unilaterale le interazioni epistemiche preludio a unarroccamento fiero e sdegnoso quanto stolido, nonch facile vittima del gioco

    infantilistico delle delegittimazioni incrociate.

    * * *La filosofia non mai stata e non sar mai una scienza. Tuttavia un sapere:[...] il sapere di s9. Lintero discorso precedente pu anche venire conside-rato come un tentativo di interloquire con queste frasi, che costituisconolesordio dellultima pubblicazione fatta da Imre Toth in vita10.

    9COMUNANZA DELLESSERE E LIBERT DEL SAPERE

    9 I. TOTH,La filosofia e il suo luogo nello spazio della spiritualit occidentale , Bollati Bo-

    ringhieri, Torino 2007, p. 23. Lo scritto stato edito originariamente in francese:La philoso-phie et son lieu dans lespace de la spiritualit occidentale, Diogne, 216 (2006), pp. 3-35.

    10 Toth venuto meno a Parigi l11 maggio 2010, sulla soglia dei novantanni, appenaqualche mese prima che uscisse per leditore De Gruyter di Berlino la sua ultima faticaFragmente und Spuren nichteuklidischer Geometrie bei Aristoteles. Lho conosciuto nelmaggio del 1997 a Milano, grazie a Giovanni Reale; era da poco uscito, nellottima tradu-zione di Elisabetta Cattanei,Aristotele e i fondamenti assiomatici della geometria, di cuiposseggo una copia siglata dallAutore con uno dei suoi proverbiali ghirigori: . Lultima volta che ho passato del tempo con lui stato a un delizioso pranzo di fineconvegno l1 dicembre 2007, allHotel Roma in Ortigia, Siracusa, nostri commensali Sal-vatore Cariati, Michael Erler e consorte, Giuseppe Girgenti, Domenica Mollica e line-

    sauribile Elio Tocco, direttore dellIMSU (Istituto Mediterraneo Studi Universitari) e or-ganizzatore del I Simposio Internazionale di Studi Platonici; il pomeriggio prima, con lavibrante poesia dei numeri irrazionali, Toth aveva incantato un uditorio composto in largaparte di giovanissimi, strappando applausi gi durante lesposizione pronunciata a braccionel suo italiano esoticamente dolce e suadente. Il pranzo, apparecchiato quando ormaiquasi tutti i relatori erano ripartiti, si svolse in un clima informale, amabile e disteso, conritmi allentati, in sintonia con la blandizie del sole siculo che nei tre giorni del Simposioera stato decisamente primaverile. E tra i tanti intrecciati frammenti di conversazioni,ci fu un frangente che calamit in simultanea lattenzione di tutti: il suono della parola, emesso nel richiamo al discorso su Eros e utopia in Platone che avevo recitatola mattina in sala. Toth allora, quasi con pudore, mi raccomand di leggere un suo libello

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    Il leitmotiv dello scritto il medesimo che percorre lintera opera dellostraordinario filosofo ungherese, infatti lo troviamo espresso gi in un pas-saggio della sua opera del 1969 dedicata ai paradossi eleatici: Lo spirito sa

    di essere libero nella matematica quando sa di creare e di avere il diritto elobbligo di creare11. Il dispiegamento storico del sapere tipico della mathesisnon una mera strutturazione e accumulazione di formulari tautologici, comevorrebbe la filosofia analitica, n un processo di sempre rinnovate costruzionie dimostrazioni destinate per a rimanere esteriori ai loro oggetti, come vienedescritto da Hegel nella prefazione alla Fenomenologia: la storia della mate-matica piuttosto scandita da affermazioni epocali dellautocoscienza respon-sabilmente libera e liberamente creatrice posizione in cui lessenziale co-occorrenza di attivit caratteristiche di tutti e tre i regni epistemici pu solomeritare un plauso di eterna riconoscenza.

    Ognuna delle affermazioni del libero sapere matematico, dice Toth, rap-presenta un evento unico ed eccezionale, una rottura ontologica, un lampofolgorante, una improvvisa, istantanea discontinuit nellascesa del soggettoverso il sapere di s12, un inizio puro, imprevedibile e indivisivile, frutto del-lattimo creatore, transizione brutale, senza gradi, senza sfumature, un salto[... :] del quale parla Platone nel Parmenide (156 d-e)13. E aPlatone risale, non certo a caso, il primo gesto paradigmatico di tutte le futureconquiste del pensiero matematico: il salto dal non-essere allessere, cio nel caso del filosofo ateniese la scelta diretta, non preceduta da alcuna espe-rienza empirica o dimostrazione logica, di sapere come non-essere, macon ci stesso assegnandogli lessere, pi precisamente lessere-saputo! Com-menta Toth: Questo atto di presa di coscienza forse anche il contributopi essenziale, il pi decisivo, del sapere matematico allautocoscienza delsoggetto. [...] Ed precisamente quellatto di presa di coscienza che conferi-sce alla filosofia di Platone la sua posizione eccezionale e determinante nel-lespansione del pensiero occidentale14. (A mio avviso tale atto epocale ap-

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    10 PREFAZIONE DI V. CICERO

    da poco pubblicato in Italia dove aveva trattato appunto dell platonico in rela-

    zione allirrazionale matematico, mi sarebbe potuto tornare utile disse per la mia in-terpretazione dellattimo estatico creatore; il titolo del volumetto, che una volta tornato aRometta acquistai subito, eraLa filosofia e il suo luogo nello spazio della spiritualit occi-dentale. Sar dunque sempre grato a Roberto Radice per avermi offerto questa opportunitdi introdurre un libro che recepisce con originale finezza la lezione di Imre Toth.

    11 I. TOTH,Ahile: paradoxele eleate in fenomenologia spiritului, ed. Stiintifica, Bucaresti1969, p. 557.

    12 TOTH,La filosofia, cit., p. 92.13Ibid., p. 74. Su come lattimo estatico e poietico improvviso cfr. CICERO,

    Detective del tempo, cit., 4-5.14 TOTH,La filosofia, cit., pp. 66-67. notevole che qui latto del libero sapere mate-

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    partiene al medesimo circuito di illuminazioni poietiche che Platone ha inau-gurato dallattimo in cui ha scorto nell, nella proporzionalit mate-matica, anche la possibilit di un suo fecondo uso qualitativo in prospettiva

    filosofico-sistematica)15

    .Ora, nel presente volume dal suggestivo titoloLanima e la matematica, Fran-cesco Di Benedetto, allievo e discepolo di Imre Toth, offre una ricognizionerigorosa, originale e stilisticamente spigliata del gesto con cui Platone ha con-ferito lessere allirrazionale. Lautore propone esattamente uninterpretazionegenerale dei dialoghi platonici in chiave matematica, incentrata sul concettodigenerazione della misura irrazionale mediante passaggio al limite. Il tema difondo appunto limpossibile numero non pitagorico ( ), ,croce dello schiavo di Menone. Dialogo dopo dialogo, Di Benedetto rintraccia

    in mezzo ai temi pi svariati il filo rosso che porta la misura della diagonaledal non essere allessere, sviluppando uninterpretazione parallela della teoriadelle idee volutamente aporetica e al servizio di quello chegli definisce il sen-timento matematico naturale.

    Spedito in soffitta il cosiddetto platonismo matematico tra i vecchiumidelle varie filosofie fondazionaliste, la matematica viene restituita completa-mente allo spirito autocosciente: Le regole della matematica sono certe euniversali perch luomo le sceglie come certe e universali; questa frase smettedi apparire incredibile, non appena si pensi al fatto che vi sono altre e pi im-portanti scelte in cui la libert si sposa con la necessit (cap. 2, p. 38).

    Lingresso degli irrazionali nellaritmetica preparato dal mito della caver-na, che svela il legame necessario tra verit e libert; uscita indenne e raffor-zata da quel parricidio che la generazione della misura irrazionale, laritme-tica plasma a sua immagine la politica, trasformandola nellarte dellimpossi-bile: la politica pu infatti dirsi tale solo in quanto introduce la giustizia e lu-guaglianza contro uno stato di natura che vede la lotta perenne degli opposti.

    Lautore affida le sue tesi alle manovre matematiche, talvolta scritte, mapi spesso non scritte, di Platone: tra queste ultime particolarmente stimo-lante linterpretazione degli scherzi geometrici del Politico e del terzo genere

    di enti del Filebo, che gi Georg Cantor aveva riconosciuto come il proprioriferimento filosofico: con una spettacolare anticipazione del moderno con-

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    11COMUNANZA DELLESSERE E LIBERT DEL SAPERE

    matico sia presentato con i caratteri dellinizio e della scelta, che per Luigi Pareyson sonoi due significati fondamentali della libert (cfr. L. PAREYSON, Ontologia della libert, Ei-naudi, Torino 2000, pp. 28 ss.)

    15 In proposito cfr. V. CICERO, Filosofia, matematica e storia in Platone, in K. GAISER,Il discorso delle Muse sul fondamento dellordine e del disordine, Vita e Pensiero, Milano1998, pp. 15-30.

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    cetto di limite, Platone propone la coraggiosa impresa dei matematici pita-gorici come modello per la ricerca del bene e infine della stessa natura del-luomo: Che cosa sia un uomo, e che cosa spetti a tale natura fare o subire

    di differente dalle altre nature, [il filosofo] lo ricerca e affronta ogni difficoltper investigarlo (Teeteto, 174 b): cos Socrate nel dialogo dedicato a Teeteto,il giovane matematico che per primo ha trascinato le misure irrazionali dalnon essere allessere.

    I numeri irrazionali hanno insomma determinato un mutamento struttu-rale nel rapporto tra lanima e la matematica. Nellillustrare le mosse decisivecon cui Platone ha metabolizzato questo cambiamento non solo sul pianodella mathesis, ma anche dellaphilosophia e dellapoiesis dunque in pienaconformit al senso della comunanza originaria dellessere , Di Benedettoci ha donato unalta celebrazione della libert responsabile quale essenza della

    natura umana.

    Rometta Marea, 8 marzo 2011

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