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12015www.uilcom.it Anno XXIII (137) Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale 70% Roma – DCB Roma Uilcom Job act = disagio sociale? Settore Telecomunicazioni L’ora è fuggita? Produzione Culturale Figli di un dio minore Settore Grafico – Cartario Libertà di stampa Settore Emittenza – Radio – Tv La stagione dei contratti

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12015www.uilcom.itAnno XXIII (137)Poste Italiane SpASpedizione in abbonamento postale 70% Roma – DCB Roma

UilcomJob act = disagio sociale?

Settore TelecomunicazioniL’ora è fuggita?

Produzione CulturaleFigli di un dio minore

Settore Grafico – Cartario Libertà di stampa

Settore Emittenza – Radio – TvLa stagione dei contratti

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Direttore responsabile Marco TrozziDirettore Editoriale Bruno Di ColaVice direttore Elsa GnataE-mail [email protected]

Redazione Fabio Benigni, Roberto Di Francesco, Giuseppe Fabio Gozzo,Rossella Manfrini, Pierpaolo Mischi, Roberta Musu, Salvatore UgliaroloHanno collaboratoRomeo Ballarini, Ottavio Bulletti, Deborah Di Donna, Maurizio Lepri, Franco MarzialeRedazione e amministrazionec/o Comunicazione Lavoro SrlServizi - Ricerche - Promozioni00199 Roma, Via di Tor Fiorenza, 35Tel. 06 8622421 - Fax 06 86326875

Amministratore delegatoRossella ManfriniSito [email protected]

Progetto grafico e impaginazioneStudio Ruggieri Poggi, www.ruggieripoggi.it

StampaC.S.R. srl00158 Roma, Via di Pietralata, 157

3 EditorialeBruno Di ColaQui si fa l’Italia o si muore

4 Settore TelecomunicazioniSalvatore Ugliarolo Segretario Generale UilcomL’ora è fuggita?

6 Produzione CulturaleRomeo BallariniPirateria audiovisiva, un fattore endemico

9 Produzione CulturaleFabio BenigniFigli di un dio minore

11 Settore Sport e Tempo LiberoFranco MarzialePagare moneta vedere…cavallo!

12 Settore Grafico-Cartario-CartotecnicoRoberto Di FrancescoLibertà di stampa

14 Settore Emittenza – Radio – TelevisionePierpaolo MischiLa stagione dei contratti

16 Settore Emittenza – Radio – TelevisioneOttavio BullettiFuturo digitale

20 RAI radiotelevisione italianaMaurizio LepriIdee in movimento

22 UilcomGiuseppe Fabio GozzoJob act = disagio sociale?

24 Pari Opportunità e Politiche di GenereRoberta MusuL’importanza di fare la cosa giusta

26 DossierDeborah Di DonnaElementare Watson!

28 “Animula vagula blandula…”Elsa GnataCogito ergo sum

30 UIL ConfederaleIl trucco c’è e si vede…

sommario

Pubblicazione trimestrale dell’Unione Italiana Lavoratori e Lavoratrici della Comunicazionen. 1/2015, Anno XXIII (137)

Poste Italiane SpASpedizione in abbonamento postale 70% Roma – DCB Roma

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Proviamo per un istante a non pensare a quello che succede a Parigi,a Bruxelles, a Berlino, ad Atene o a Damasco.Proviamo a pensare a NOI, a questo nostro Paese che sempre, af-fannosamente, stenta a decollare.Pensiamo agli Italiani che, giorno dopo giorno, si ritrovano a doverfare i conti con i salari bassi, gli affitti o i mutui da pagare, le bollette,le tasse (per chi le paga) ed un lavoro che potrebbe domani non es-serci più, pensiamo soprattutto ai giovani Italiani alla ricerca di un la-voro, un lavoro che non c’è.L’Italia è una nazione nella quale le disuguaglianze sociali sono cosìforti che il 10% degli italiani ricchi guadagna il triplo del restante 90%,sembra l’ambientazione dei romanzi di Dickens, l’84% delle impreseha meno di 9 dipendenti, troppo piccole e fragili per poter competerecon la ferocia dell’economia globale affamata di innovazione e, diconseguenza, altamente e drammaticamente competitiva.Il restante 16%, è rappresentato da imprese di medio-grandi dimen-sioni, troppo impegnate ad accumulare liquidità e/o speculazioni fi-nanziarie, spesso miopi su temi quali investimenti, sviluppo tecnologico,ricerca, tutti fattori che rappresenterebbero anche da soli, il vero motoredella crescita.Ed il Governo che fa? Al di là dei soliti messaggi e proclami ad effettoed ai famosi 80 euro ad una manciata di cittadini (Silvio docet?!),tutto il resto non è noia, come cita la canzone, ma vuoto!Sono tutti bravissimi a farci credere che il vero scudo, il limite in-valicabile alla crescita economica di questo Paese sia imputabileall’eccessivo costo del lavoro. Follia!

Vogliamo parlare di calo di produttività delle imprese? Calo degli inve-stimenti pubblici e privati? Aumento ponderale di manovre finanziarepuramente speculative? Politiche fiscali repressive e indiscutibilmenteinefficaci? Lotta all’evasione portata avanti sotto un aspetto pura-mente teorico? Quando si lavorerà seriamente per ricongiungere fi-nanza ed economia reale? Quando i profitti delle imprese verrannoreinvestiti nella produzione e non in immobili? Perché spesso le impresesono “povere” ma gli imprenditori sono “ricchi”? Quando i difetti strut-turali di questa economia verranno corretti? Quando ci sarà il vero ri-lancio delle politiche industriali rinunciando ad affidarci esclusivamenteai mercati finanziari? Quando si deciderà di spostare il carico fiscaledal lavoro alle rendite, ai grandi patrimoni? Lamentarsi non basta e non serve, non serve più.Il nostro compito come cittadini e poi come sindacato è passareall’azione come moderni Carbonari armati di idee e di coerenza.È nostro dovere fare proposte, parlare di salari, parlare di obiettiviseri e programmati, rigettare la moderazione salariale a favore deimeccanismi di differenziazione che forniscano, nel tempo, una seriapropensione ad una maggiore produttività perché le politiche salarialisono un fattore rilevante e competitivo per la crescita e non un pro-blema!Ecco, noi dobbiamo recuperare questo ruolo, un ruolo che ci appar-tiene e che nel tempo abbiamo forse un po’ perso di vista, forse per-ché troppo, eccessivamente, impegnati a rimanere saldi sulle nostreposizioni, a difendere i posti di lavoro che, sicuramente sacrosanti,non risultano essere i soli obiettivi da raggiungere.Diamoci da fare, il lavoro è tanto (almeno in questo caso) e non pos-siamo farci trovare impreparati.“Qui si fa l’Italia o si muore”.

Bruno Di Cola

“Qui si fa l’Italia o si muore” Giuseppe Garibaldi

editoriale

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Settore Telecomunicazioni

L’ora è fuggita

Nel mondo della comunicazione, l’imperativoormai noto è ESSERCI. Esserci tra i lavoratori e le lavoratrici, essercinelle delicate fasi della contrattazione, essercinella formazione e nelle infinite variabili chegiorno dopo giorno questo complesso universocontempla.La tecnologia, le esigenze sempre più diversi-ficate dei mercati frutto della globalizzazione,le richieste della controparte, delle imprese,frutto di un sempre esponenziale diktat legatoai profitti, le esigenze dei lavorator* che,spesso con salari inadeguati debbono fare i

conti con il costo vita, sono tutti fattori che civedono in prima linea e verso i quali dobbiamosempre essere vigili, preparati, opportuni.Nello scorso mese di gennaio, i lavorator* diTelecom Italia sono stati chiamati a condivi-dere, attraverso un referendum, l’ipotesi di ac-cordo sul Caring proposta da UILCOM, SLC,FisTel e UGL, proposta che, purtroppo, è statarespinta con un 55.68% di NO.Come in ogni democrazia che si rispetti, accet-tiamo questo risultato anche se non lo condi-vidiamo; riteniamo che questo esito sia stato"influenzato" da una campagna mediatica,proposta dai sostenitori del NO che ha vistopiù una “guerra di correnti”, all'interno della Slcoltre che una guerra delle sigle "autonome", neiconfronti dei sindacati confederali e portateavanti con argomenti che potremmo definirediscutibili.Quale valore aggiunto, negli anni, certi sinda-cati hanno portato all'interno del confrontocon Telecom? Quale è l'ultimo accordo da lorosiglato negli ultimi 10 anni? Il compito delsindacato rimane quello della contrattazione,quello di sedersi al tavolo di confronto por-tando avanti le proprie idee e soprattutto,provando a trovare le giuste soluzioni persalvaguardare l'occupazione e, soprattutto,

Obiettivi, identità, coerenza: la nostra storia è fatta di questi elementi, fondamentale non perderli mai di vista.a cura di Salvatore Ugliarolo

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aiutare le imprese a superare il momentodi difficoltà!La bocciatura dell’accordo da parte dei la-vorator*, apre nuovi scenari e , soprattutto,nuove incognite. Nell'incontro con l'Ammi-nistratore Delegato di Telecom Italia, a se-guito del risultato del Referendum, è statocomunicato alle parti sociali l'avvio dellacostituzione di una nuova società doveconfluirà il Caring, una newco. In un colpo, abbiamo messo la parola“fine” a quanto avevamo raggiunto dopoquasi 8 mesi di trattativa: mantenimentodi 41 sedi territoriali su 52, per le qualiera già prevista la chiusura, la non socie-tarizzazione, il passaggio a full time di100 lavorator*PT, il riconoscimento di200 euro agli oltre 9.000 addetti della di-visione Caring, internalizzazioni delle at-tività di call center fatte dai territori extraeuropei, ora sono tutti fattori altamentea rischio.Lo spauracchio del “controllo individuale”, atorto o a ragione, ha travolto tutto comeuno tsunami ed il percorso tracciato fino adora risulta ormai un ricordo.L’esito negativo del referendum desta innoi non amarezza ma preoccupazione.

Prendiamo atto e riflettiamo.

Riflettiamo su cosa i lavorator* davverochiedono, su cosa considerano “bene” perloro, su cosa possiamo fare per ottempe-rare alle loro richieste. Iniziamo anche a va-lutare se il modello di relazioni industrialiconosciuto fino ad oggi è ancora valido onecessità di una rivisitazione. Molto c’è da discutere, da condividere, daconfrontare.

Limitarsi ad osservare ad occhio nudo ciò che vediamo è limitativo e limitante.

Si rende necessario analizzare tutto almicroscopio, uno strumento che, nelnostro caso, in senso metaforico, è rap-presentato dalle voci che si levano dailavorator* che noi dobbiamo e vogliamoincontrare perché questo NO così for-temente espresso non può e non devesimboleggiare una chiusura ma una ul-teriore proposta; dire NO non basta,non serve, occorre dire anche “perché epertanto”…

Noi siamo qui.

Le conseguenze di questa scelta, assolu-tamente democratica, ancora non le cono-sciamo.Si aprono, oltre che nuovi scenari di discus-sione con i lavorator*, anche nuove inco-gnite con Telecom Italia che non faràmancare la propria voce.

Noi siamo qui.

Pronti ad ascoltare facendo affidamento,oltre che sul nostro impegno, anche e so-prattutto sulla nostra storia, sulla nostraidentità, sulla nostra esperienza.

Noi siamo qui.

Perché interlocutori privilegiati di rappre-sentare gli interessi di chi lavora.

Noi siamo qui.

Perché anche quando sconfitti e delusi nonabbassiamo mai la guardia sempre prontia ricominciare.Alla luce di queste considerazioni, quelloche conta per noi è sempre e comunquenon solo la salvaguardia dei posti di lavoroma anche la difesa ad oltranza della dignitàdel lavoro in tutte le sue forme perché die-tro al lavoro ci sono le PERSONE, solo que-sto conta.Mai verrà meno la nostra perseveranza ela nostra sempre ferma convinzione cheinsieme possiamo lavorare per un futuroall’insegna dello sviluppo, del progresso,del benessere per tutti i cittadin*.Non è mai troppo tardi per impegnarci inquesta direzione, il nostro obiettivo è es-sere un IO PLURALE.

E lucevan le stelle…

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Settore Produzione Culturale

Pirateria audiovisiva, un fattore endemico.

1) Cosa si intende per pirateria audiovisiva?

Per pirateria audiovisiva si intende qualsiasiattività di riproduzione, duplicazione e distri-buzione non autorizzata di contenuti audiovi-sivi tutelati dal Diritto d’Autore. Esistono varietipologie di pirateria audiovisiva ed oggi quellache desta la maggiore preoccupazione, nonchéla più diffusa, è quella che avviene tramite larete internet in varie modalità (peer2peer,streaming, download ecc.).

2) Quali sono le principali cause che determinano atti di pirateria?

Dal punto di vista sociale, i dati che emer-gono dall’indagine conoscitiva che abbiamocondotto con l’istituto di ricerca IPSOS, rive-lano come tra le motivazioni principali cisiano fattori economici (risparmio rispettoall’acquisto di un biglietto del cinema/dvd oBlu-ray) e di praticità (ossia la possibilità divedere un determinato film nel momento enel luogo desiderato). Proprio in merito aquest’ultimo aspetto, ritengo sia necessariopromuovere il più possibile la comunica-zione relativa le piattaforme legali esistenti,proprio per far sapere agli utenti che una al-ternativa legale alla pirateria esiste ed èsempre più ricca.

3) Quali sono i possibili Interventi da porre in essereper tutelare i contenuti audiovisivi?

La pirateria audiovisiva è un fenomeno par-ticolarmente ampio e complesso, sul qualeè necessario intervenire in varie modalità.La nostra Federazione pertanto si muove supiù livelli, a seconda dei casi. Oltre a fornire

Intervista a Federico Bagnoli Rossi,Segretario Generale di FAPAV –federazione per la tutela deicontenuti audiovisivi e multimediali.a cura di Romeo Ballarini

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ausilio e supporto tecnico alle Forzedell’Ordine su casi specifici, la FAPAV la-vora in sinergia con i propri Associati ri-muovendo i contenuti illeciti presenti sucyberlocker e piattaforme User Genera-ted Content. Siamo inoltre molto attivisulla questione del camcording, ossia laregistrazione illecita dell’audio o delvideo di un film nelle sale cinematogra-fiche. Sempre i sinergia con i nostri As-sociati e le Associazioni di categoriarealizziamo training formativi per i di-pendenti delle sale e forniamo supportotecnico e operativo su casi specifici.

4) E a livello legislativo e politico? Da pochi mesi è entrato in vigore il Re-golamento AgCom, che rappresenta unulteriore strumento utile per il contrastoal fenomeno e che va ad aggiungersi aquanto già egregiamente viene fatto sulfronte della pirateria audiovisiva daparte delle Forze dell’Ordine e delle Au-torità Competenti. Il RegolamentoAgCom rappresenta uno strumento utilesoprattutto per quei siti ospitati fuori

dall’Italia dove, a causa della residenzaestera di queste piattaforme, l’inter-vento a tutela dei contenuti può risultarepiù problematico.

5) Cosa si può fare per difendere sia le aziende che i lavoratori e l’identità culturale del nostro paese.

Ritengo che sia necessario accompa-gnare le varie attività di enforcement coniniziative di comunicazione di vario tipo,che vadano però a trattare il tema in ma-niera diversa rispetto al passato. Non piùcolpevolizzare l’utente finale ma bensìporre al centro lo spettatore, valoriz-zando anche le sue scelte e la sua pro-pensione all’acquisto di prodotti culturalitramite i canali legali. Spesso inoltre l’in-formazione sul tema della pirateria nonarriva in maniera corretta e in molti nonsono a conoscenza del fatto che dietro lapirateria si celano vere e proprie organiz-zazioni criminali che lucrano diffondendosenza autorizzazioni contenuti culturali,creando ovviamente ingenti danni su piùlivelli (perdita dell’erario, riduzione dei ri-

cavi per le aziende, perdite dal punto divista occupazionale ecc.). Ad esempio, inuna recente operazione condotta dal Nu-cleo di Polizia Tributaria di Cagliari in col-laborazione con il Nucleo Speciale FrodiTecnologiche dalla Guardia di Finanza, èstato quantificato il giro d’affari illecitogenerato dal cyberlocker DDLSTORAGE,che consentiva l’accesso a milioni diopere coperte da copyright, in oltre1.300.000 € in poco più di un anno.

6) Si ritiene utile lavorare di concerto con le parti sociali.

Assolutamente si. La pirateria è un pro-blema che interessa tutti gli aspetti dellafiliera ed ha delle importanti ricaduteanche dal punto di vista occupazionale.D’altra parte è evidente come il settoreproduttivo legato alla Proprietà Intellet-tuale sia fondamentale per l’economiadel nostro paese. Basti pensare che benil 26% dei posti di lavoro dell’Unione Eu-ropea è generato da aziende che basanola propria attività sulla Proprietà Intel-lettuale.

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Settore Produzione Culturale

Figli di un dio minore

Purtroppo, per i Lavoratori e le Lavoratrici delloSpettacolo, si sta concretizzando quella ulte-riore beffa sociale, che da tempo come UIL-COM/UIL, andiamo profetizzando.Nel merito, lo schema del Decreto Legislativorecante disposizioni per il riordino della Norma-tiva in materia di Ammortizzatori Sociali in casodi Disoccupazione Involontaria e di Ricolloca-zione dei Lavoratori Disoccupati, in attuazionedella Legge 10 Dicembre 2014, n. 183., nontiene conto assolutamente delle peculiarità delSettore, continuando a discriminare un interocomparto, dalle tutele sociali, pur concorrendoi Lavoratori dello Spettacolo in modo sostan-zioso a rimpinguare le casse dell’INPS, attra-verso i suoi surplus di contributi che finiscono

nel Fondo Residuale, senza averne il benchéminimo beneficio ne previdenziale che sociale.Difatti, mentre per la prima volta, vengono rico-nosciuti all’art. 3 “Requisiti” ai fini dei requisiti, lapossibilità di far valere trenta giornate di lavoroeffettivo, nei dodici mesi che precedono l’iniziodel periodo di disoccupazione divenendonequindi anche il Lavoratore dello Spettacolo, unpotenziale fruitore, all’art. 5 “Durata” vengonoinvece disciplinate le modalità di corresponsioneche reintroducono ai fini del computo del valoreda erogare, il concetto del numero delle SETTI-MANE infatti, il dispositivo recita che la NASPI ècorrisposta mensilmente, per un numero disettimane pari alla metà delle settimane dicontribuzione degli ultimi quattro anni.Con queste modalità di applicazione, e ovvioche per la maggior parte dei Lavoratori delloSpettacolo mentre da una parte si da la possi-bilità di accesso all’Istituto nei fatti con le mo-dalità applicative previste, il Lavoratore delloSpettacolo, ne viene assolutamente dimensio-nato se non escluso.Rimane pertanto sempre più attuale la nostraproposta di istituire un Fondo Bilaterale speci-fico del Settore Spettacolo così come previstodalla L.92/2012 finalizzato oltre che al go-verno dei processi di ristrutturazione del Set-tore, della Formazione anche quindi comepalesemente necessario, per il sostegno alreddito nei periodi di non occupazione.

Ammortizzatori Sociali: i lavoratori e le lavoratrici del settore spettacoloancora una volta discriminati sui temi delle tutele sociali.a cura di Fabio Benigni

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Settore Sport e Tempo Libero

Pagare moneta vedere…cavallo!

Parole, parole, parole…

Le garanzie date nelle sedi Istituzionali in me-rito ai corrispettivi dovuti per gli anni 2013 e2014 sono andate disattese.

La realtà è ben diversa da quanto“pronosticato”, ed utilizziamo questo termine in modo proprio in quanto, a questo punto, non ci resta che affidarci ai pronostici sperando nella fortuna.

Il ritardo nell’erogazione di quanto dovuto pergli anni passati, la riduzione del 16% dei corri-spettivi per gli ippodromi, il mancato varo dinuove convenzioni ancorate a parametri diqualità/servizi/occupazione e stabilità dellastessa, stanno mettendo pesantemente in di-scussione la sopravvivenza di importanti realtàdell’ippica nazionale con ricadute non più so-stenibili sul piano occupazionale e sociale.È stato richiesto un nuovo incontro con il Mi-nistro per una comune valutazione sulle ini-ziative istituzionali da mettere in campo ai finidi un consolidamento e rilancio di un settoreche, per il suo valore economico, occupazio-nale e sociale, merita maggiore attenzione esostegno.

Speriamo questa volta di aver puntato sul cavallo vincente.

Disattese le promesse fatte in sedeMinisteriale, occorre molto impegnoma, soprattutto, più serietà. Ilsettore è in ginocchio.a cura di Franco Marziale

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Settore Grafico•Cartario•Cartotecnico

Libertà di stampa

La strage di Parigi alla redazione di CharlieHebdo, dopo lo sgomento dei primi giorni, deveindurre a delle riflessioni.Dovremmo farne su molti temi:sul rapporto tra occidente e mondo arabo, sulfenomeno dell’immigrazione e sulla validitàdelle politiche di integrazione, sul ruolo delladonna e sul suo rispetto nei Paesi islamici, sullacomposizione demografica futura dell’Europa,sul rapporto tra la nostra matrice giudaico cri-stiana e le altre religioni soprattutto con quellaislamica, sulla libertà e sulla democrazia.Potrei continuare, ma come sindacalista dellaUil che segue il mondo della stampa e dell’edi-

toria voglio focalizzarmi su un aspetto speci-fico che, secondo me, è stato messo in lucedall’attacco terroristico, quello di un attaccopreciso alla libertà di stampa e di espressione.I redattori e i vignettisti di Charlie Hebdo sonostati condannati a morte dai fondamentalistiislamici per blasfemia, perché accusati di averefatto satira sulla religione islamica.Io personalmente, in genere, non gradisco lasatira sulla religione, ma non dobbiamo mai di-menticare che difendere la libertà di stampanon significa condividere tutto quello che pen-sano, scrivono o disegnano, gli addetti ai lavori.

Alcune cose scritte o disegnatepossiamo non condividerle, soprattuttoquelle rivolte alla religione, ma questonon significa contrastarle, censurarle emen che meno pensare che si possauccidere in nome di un Dio.

Qualcuno potrebbe obiettare se anche la satiranon debba avere un limite.

Io penso che la satira debba avere un sololimite, che debba essere unidirezionale,indirizzata dai deboli verso i potenti,altrimenti è altro, è macchina del fango, èprepotenza, violenza, fascismo.

Nell’editoria un prodotto di qualità si ottiene anche e soprattuttoesaltando e praticando la libertà di stampa.a cura di Roberto Di Francesco

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In genere, nel nostro Paese, siamo tuttid’accordo che la libertà di stampa e diespressione è un diritto garantito dalla co-stituzione e che va tutelata, ma occorreuna riflessione seria e oltre alle enuncia-zioni di principio occorre mettere in camporisorse per tutelarla concretamente.Se consideriamo le risorse disponibili, nelnostro Paese c’è sicuramente una sotto-valutazione dell’importanza del settoredella stampa come baluardo di libertà eproduttore di cultura. L’editoria, in Italia, sta subendo un crollosenza precedenti, schiacciata dalla crisieconomica che investe il paese da un latoe dalla diffusione dei nuovi media dall’altro.Tutte le aziende di questo settore sonocoinvolte in riorganizzazioni. Il profondo processo di trasformazione delmondo dell’editoria avrebbe bisogno di es-sere governato dalla politica che sembrainvece disinteressarsene.In questi ultimi anni abbiamo assistito soload un forte ridimensionamento delle ri-sorse pubbliche destinate al settore.Dal 2009 al 2013 sono passate da 185 a83,7 mln di euro – 54,7% e nel 2014 sisono attestate al minimo di 50 mln di euro.Si pensi, invece, che sempre nel periodo

2009-2013 il fatturato dei quotidiani èpassato da 3,121 mln di euro a 2,30 mln dieuro – 25,3%.La pubblicità è calata del 34,4 % sui quoti-diani e del 40% sui periodici.Le copie di quotidiani venduti sono scesedel 22,2% toccando il minimo storico a3,722 milioni.I lettori, sempre dei quotidiani, sono calatidel 14.6%.I lavoratori poligrafici, che noi rappresen-tiamo sono passati, negli anni, da 12.000e meno di 4000.

È evidente che occorre ricominciarea reinvestire nell’editoria su tutte lepiattaforme in cui viene distribuita.

Le istituzioni pubbliche debbono fare laloro parte non più con finanziamenti apioggia come in passato, ma stanziandofondi verso le attività di quelle testate cheoperano nel sociale, nelle realtà locali, chetutelano le minoranze linguistiche o chepromuovono la cultura italiana all’estero oquelle imprese editoriali di nuova costitu-zione che si orientano all’innovazione tec-nologica con l’immissione di giovani.Occorre inoltre modernizzare la filiera della

distribuzione e della vendita dei giornali.Anche gli editori debbono fare la loro partee uscire dal torpore in cui sembrano caduti,essi hanno una grande opportunità inquanto non sono solo produttori ma hannouna grande responsabilità sociale, nondebbono pensare di avere come utenti deisemplici consumatori ma dei cittadini let-tori.Gli editori hanno il compito di “fabbricare”un prodotto che sia remunerativo, comeper qualsiasi altra attività di impresa, manel contempo debbono tutelare la libertàdi stampa e la diffusione delle notizie, deb-bono offrire un prodotto che sia di qualità,vale a dire corretto, ben fatto e che sia di-sponibile su tutte le varie piattaforme di-gitali della new economy.Un prodotto di qualità si ottiene, anche esoprattutto, esaltando e praticando la li-bertà di stampa, sport in cui, purtroppo,viste le varie classifiche al riguardo, non ec-celliamo per storiche anomalie presenti nelnostro sistema editoriale come l’assenzaquasi totale di editori puri e una certa omo-logazione al potere costituito di molti deinostri giornalisti e opinion maker.Siamo fiduciosi in una rinascita del senso piùprofondo della libertà e della sua tutela.

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La stagione dei contratti

2015: si apre la stagione del rinnovo di alcuniContratti fondamentali per la nostra Federa-zione, il Contratto delle TLC, il Contratto RAI,il Contratto dell’Emittenza Radio-TelevisivaPrivata.Proprio su quest’ultimo vorrei focalizzare la miaattenzione e approfondire dei ragionamenti.L’intero scenario di settore continua purtroppoa non brillare, persevera una forte stagnazionenell’economia del Paese ITALIA, che si è tra-dotta in una crisi recessiva, ininterrotta da treanni, e di deflazione, cioè una inflazione pros-sima allo zero.

Qualcuno più ottimista, al pari del nostro Ministro dell’Economia ritiene che già dal primo trimestre del 2015 si uscirà definitivamente dalla fase recessiva, a cui seguirà inevitabilmente una fase di rilancio dei consumi dei prodotti, chissà tutto da verificare. Ci sentiamo ripetere simili teorie di semestre in semestre.

Il settore non riesce ad uscire da questa situa-zione stagnante, il mercato della pubblicità,fonte primaria dei fatturati delle “industrie” dellospettacolo televisivo e radiofonico da qualcheanno non inverte la rotta che vede segni nega-tivi con contrazioni e marginalità ridotte.Il fenomeno, da un lato lo si può ricondurrecome la conseguente fase di una economiastanca, in recessione che attanaglia il nostropaese, le nostre industrie che investono sem-pre meno in nuovi prodotti o servizi e quindiancor meno in pubblicità.L’altro aspetto possiamo attribuirlo verso unamaggiore diversificazione dell’intera tortapubblicitaria. Ogni anno infatti le cosiddette“nuove piattaforme”, la rete/internet drenanosempre più risorse pubblicitarie a scapito non

Il 2015 sarà protagonistadell’apertura della stagione di rinnovo contrattuale per molte realtà del settore. Una riflessione.a cura di Pierpaolo Mischi

Settore Emittenza•Radio•Televisione

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solo della “carta stampata”, ma anchedell’area televisiva.Fatte queste prime considerazioni di sce-nario vorrei anche ricordare, che lo scorsoAprile 2014 abbiamo raggiunto un accordodi transizione biennale, insieme a Confin-dustria TV, che ci ha consentito di rinno-vare, dopo 15 mesi, il Contratto scaduto aDicembre 2012. Si è cosi concretizzato un dignitoso recu-pero salariale per i lavoratori del settore,mantenendo invariata la decorrenza fu-tura e si è finalmente data definitiva at-tuazione di una assistenza sanitaria disettore. Abbiamo quindi esteso tale dirittoa tutti i lavoratori che non ne avevano maipotuto usufruire. Quest’ultimo aspetto, ri-tengo sia il vero valore aggiunto dell’ac-cordo ponte tale da inserire un elementodi parziale riequilibrio tra i lavoratori delcomparto televisivo.Siamo arrivati ad oggi. L’intero settore, rappresentato da circa340 società, che hanno generato, a fine2012 ricavi complessivi per circa 9,5 mlddi Euro, dando lavoro a più di 26500 di-pendenti (dati Osservatorio congiunto Sin-dacato/Imprese RadioTV private), per

arrivare considerando l’intera filiera a circa90000 addetti.

La strada che dobbiamo percorrereinsieme alla nuova associazionedatoriale, Confindustria TV, ed alle imprese è ancora molto lunga. Fino ad oggi è sempre il dogma caratterizzante è stato quello conciliatorio del dialogo prima di tutto e sono altresì convinto che ancora una volta questa è e sarà la formula vincente.

La Segreteria Uilcom per prima sta già la-vorando su come affrontare i nuovi scenari,come cogliere le nuove opportunità, comeaffrontare le nuove necessità.Il Settore da anni registra una vera epropria distorsione interna, che a mioavviso, solo attraverso una nuova logica,condivisa tra Organizzazioni Sindacali,Associazione Datoriale ed Imprese puòe deve provare a ricalibrare e porre inequilibrio. Non si può infatti più consen-tire l’esistenza di un contratto paralleloun vero e proprio contratto dumping,quale quello esercitato da AERANTI eCORALLO, che se parzialmente sottova-lutato nei momenti di espansione e pro-sperità economica, quali quelli trascorsiè sicuramente ingiustificabile nel conte-sto odierno.

Le piccole e piccolissime impresenon hanno oggi nessun alibi. La recente nascita ed oggi il consolidamento di Confindustria TV deve decretare l’unicità del soggetto associativo quale controparte. Aver condiviso insieme un nuovotessuto relazionale, a tutti i livelli quale il nuovo accordointerconfederale sulla rappresentanza, determina di fatto la fine di questopseudo dualismo contrattuale.

Credo che questo sarà il vero argomento“politico sindacale” su cui si dovremo ba-

sare la imminente apertura della nuovastagione contrattuale. È altresì chiaro che non sarà l’unico scoglioda superare.La nuova normativa che scaturisce dallenovità legislative, quali il Job ACT, le nuovedisposizioni sull’applicazione degli ammor-tizzatori sociali, mai fatte proprie nel set-tore, con conseguente utilizzo, negli ultimianni delle deroghe, la cui ultima legge distabilità ha drasticamente ridotto, deter-minano d’imperio la necessità di discus-sione e di eventuale applicazione.Ovviamente quale parte Sindacale, La Uil-com chiederà un giusto riconoscimentoeconomico, salariale, professionale. L’evo-luzione delle televisione il cosiddettonuovo modo di fare e di vedere tv ha difatto modificato o introdotto nuove figureprofessionali. La teoria della “moderazione salariale” neltempo rivendicata dalle imprese comevero “elemento di protezionismo inflattivoe aziendale” non si è rivelata affatto effi-cace ma ha altresì determinato in questiultimi anni ad ulteriore impoverimento digran parte della popolazione interna econseguente minor consumo in prodottie servizi. È palese che questi spunti, queste rifles-sioni non possiamo considerarle delle ri-vendicazioni sindacali. Credo peròdoveroso anzi necessario che la Uilcom,l’intera Segreteria Nazionale ponga deglispunti di riflessione da condividere in-sieme ai suoi quadri, ai suoi iscritti ed i la-voratori tutti. Come sempre ci confronteremo insiemealle altre Organizzazioni Sindacali, attra-verso i consueti percorsi tradizionali che sitradurranno in una vera piattaforma riven-dicativa, snella che porti e questo è un veroe proprio auspicio ad un rinnovo veloce masoprattutto efficace ad un settore che haestremo bisogno di un impulso forte versouna ripartenza ed una ripresa. Il Cliente/Spettatore rivendica la paternitàdi questo nuovo dinamismo; chiede nuoviprodotti, nuovi filoni, insomma una conti-nua innovazione di contenuti da rivedere eda ricondurre in tutte le piattaforme a luidisponibili, questa forse è la novità, questaè forse la vera opportunità da cogliere perle imprese del comparto.

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Futurodigitale

Nuove tecnologie: televisione-telecomunica-zione.In questo particolare momento caratterizzatoda una forte evoluzione tecnologica della tele-visione e dei mezzi di diffusione occorre defi-nire una nuova strategia in grado di affrontarei temi ad esso collegati nell’ottica di svilupparel’occupazione in funzione della creazione dinuove professioni che la tecnologica richiede.In particolare, la tecnologia 3D ha la potenzia-lità di modificare tutti i generi televisivi, dall’in-trattenimento, all’educazione, allo sport, e perutilizzarla al meglio è necessario un totale ri-

pensamento dei modelli produttivi in funzionedelle strutture tecnologiche e quindi dellenuove competenze sia dei tecnici che dei regi-sti e degli autori dei contenuti.I nuovi contenitori devono avere una logica euna struttura diversa in funzione della innova-zione nel mondo televisivo che potrebbe ve-dere il nostro Paese come punto di riferimentoper il futuro della televisione e dei sistemi didiffusione e distribuzione del segnale non soloradiotelevisivo.

Questo può avvenire solo se un Governo attento alle nuove politiche di innovazione si farà promotore e assumerà un ruolo attivo in un contesto evolutivo di reale progresso.

È in questa funzione che occorre ridisegnare inparticolare la nuova televisione pubblica ita-liana in relazione dei grandi mutamenti tecno-logici in un quadro di sistema che deveaffrontare il tema dell’innovazione del prodottoa cui si collegano le problematiche del pro-cesso produttivo e delle specifiche compe-tenze.

Innovazione e nuove professioni: nuove strategie con un unico obiettivo, l’occupazione.a cura di Ottavio Bulletti

Settore Emittenza•Radio•Televisione

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Le evidenti problematiche strutturali in cuisi colloca l’attuale concessionaria del ser-vizio pubblico nel sistema radiotelevisivonazionale e più in generale delle telecomu-nicazioni non possono essere viste comeun alibi per ulteriori rinvii nell’affrontare leannose questioni, irrisolte, del finanzia-mento al servizio pubblico.Una scelta in tal senso, ovvero un ulteriorerinvio, impedirebbe l’inserimento del il no-stro Paese nelle sfide globali del nuovomondo dei media con un danno anche dalpunto di vista occupazionale ad alto con-tenuto tecnico.Non ci sono dubbi che il concetto di plura-lismo è cambiato ma proprio per questooccorre rivedere il ruolo della concessiona-ria che comunque deve restare al centrodel cambiamento ed essere il motore pro-pulsivo dell’industria audiovisiva e culturaledel Paese. Il tema delle risorse è fondamentale perampliare il sistema produttivo pubblico eprivato e creare i presupposti per affron-tare i problemi della globalizzazione dei si-stemi e dei mezzi.Il riferimento alle telecomunicazioni è d’ob-bligo in considerazione alla necessità di af-

frontare la problematica del digital divide econ esso la copertura del territorio con si-stemi a banda larga.In questo campo si aprono scenari di svi-luppo di ampia portata che offrono la pos-sibilità di intervento a investimenti infunzione di un nuovo sviluppo industrialecollegato a sistemi di accesso alla rete glo-bale di servizi e della commercializzazionedi prodotti.

Certamente occorre definire sinergie di sistema e di utilizzo dei mezzi di diffusione etrasporto del segnale dalla fonte primaria all’utenteovvero cavo, impianti terrestri,satellite.

È chiaro che occorre definire una nuovastrategia che deve coinvolgere tutti i ge-stori dei mezzi di trasmissione e in questaottica si deve registrare un pesante ritardonei confronti di altri Paesi della U.E.Per colmare il ritardo accumulato dal no-stro Paese sono necessari ingenti investi-menti e la definizione di un coordinamentocentralizzato in grado di evitare una di-

spersione di energie ed errori che, nel casospecifico dell’avvento del digitale nelcampo radiotelevisivo, hanno creato anchei presupposti per un pesante interventosanzionatorio nei confronti del nostroPaese in relazione alle interferenze che ri-guardano non solo il servizio pubblico maanche privato con i Paesi limitrofi.

Al danno economico occorre aggiungere il pericolo di un forte ridimensionamento della televisione locale con evidente negativa ripercussionesull’occupazione.

Su questo punto la concessionaria può edeve giocare un ruolo fondamentale met-tendo a disposizione risorse produttive acarattere regionale e in particolare un pre-zioso supporto nel campo della diffusionee trasporto del segnale. Non si può dimenticare che nel nostroPaese il passaggio al digitale terrestre hapermesso un riordino del sistema delle te-levisioni purtroppo non attuato in tutte lesue forme e potenzialità a causa di scelteda parte dei Ministeri nell’assegnazionedelle frequenze ai vari operatori ed al ser-vizio pubblico.Per entrare nello specifico dell’utilizzo dellefrequenze occorre rilevare che l’opportu-nità di ridefinire l’assegnazione collegata alpassaggio al digitale terrestre è stata par-zialmente vanificata da logiche che hannoprivilegiato la ricerca della compatibilitàcon l’esistente ricreando di fatto i presup-posti per difficoltà di copertura e ricezionedel segnale in termini omogenei su tutto ilterritorio, nonché gravi interferenze.

Nel parlare di frequenze viene istintivo pensare alla televisione dimenticando che esiste anche il mezzoradiofonico che evidenzia una serie di anomalie anche inquesto caso frutto di unaderegulation che ha creato e creatutt’ora problemi interferenziali.

La causa ha origine nell’acquisizione, daparte degli organismi statali, dei dati rela-tivi a frequenze e potenze utilizzate daglioperatori senza una verifica della realtàtecnica e, come per il mezzo televisivo, laricerca della compatibilità con l’esistenteha ricreato le situazioni interferenziali

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anche legate alle tecnologie c.d. a rimbalzoper la diffusione del segnale.Le problematiche di non poco conto legateall’uso della Banda III per garantire coper-tura del territorio da parte del segnale te-levisivo sono un esempio concreto delleconseguenze della citata deregulation edella mancata vigilanza da parte degli or-ganismi preposti. È altrettanto chiaro che le nuove tecnolo-gie in materia di trasmissione e trasportodel segnale non solo radiotelevisivo sonoun elemento che potrebbe significare svi-luppo per il Paese sia dal punto di vista in-dustriale, quindi non solo salvaguardiadell’attuale occupazione ma nuove oppor-tunità di lavoro in relazione alla possibilitàdi fornire nuovi servizi ai cittadini, sia in ter-mini di qualità e quantità.Parlare di nuove tecnologie porta inevita-bilmente ad affrontare il tema della diffu-sione della banda larga in riferimento allatrasmissione e ricezione di dati informativiinviati e ricevuti grazie all’uso di tecniche ditrasmissione che sfruttino un’ampiezza dibanda superiore ai precedenti sistemi ditelecomunicazione.

In assenza di una definizioneufficiale di banda larga il termineviene indicato come sinonimo diconnessione alla rete internet piùveloce di quella assicurata da unnormale sistema analogico.

In altri Paesi le nuove tecnologie hanno giàtrovato una diffusa applicazione con risul-tati ormai evidenti e purtroppo su questofronte in Italia si deve registrare, comedetto in precedenza, un forte ritardo nel-l’utilizzo di questi nuovi mezzi.I c.d. “digital divide” ovvero la differentepossibilità di utilizzo delle nuove tecnologiee quindi di rapido accesso a sistemi infor-mativi esistente in vaste aree nazionali difatto frena lo sviluppo economico e ponealle aziende nazionali difficoltà di accessoampio ai mercati internazionali e interni. Oggi in Italia il 16% delle principali aree in-dustriali riesce a raggiungere i 20 Megabite il 17% delle aziende italiane non è copertoda questo servizio a questo occorre ag-giungere che solo il 19% delle aziende è co-perto da banda ultra larga (oltre 30Megabit). È ovvio che un’azienda potendo scegliere,preferisce investire in aree dove accessoalla rete e ai servizi collegati è rapida sicura

ed efficiente e poco importa in qualePaese. Il digital divide è quindi un consistenteostacolo anche per il tessuto economicolocale e determina anche l’esclusione dimilioni di cittadini da servizi , non solo ra-diotelevisivi, ormai essenziali penalizzandoil rapporto con una Pubblica Amministra-zione che sempre più spesso si rivolge acittadini e imprese sfruttando le potenzia-lità on-line.

In tutto questo non si puòdimenticare che entro il 2020 imembri dell’Unione Europeadovranno garantire connessioni a 30Mbit a tutti i loro abitanti e a 100Mbit al 50% della popolazione.

Si tratta di velocità già disponibili in alcunezone del nostro Paese, ma anche in questocaso contare solamente sul libero mercatonon consentirebbe di conformarsi alle ri-chieste dell’Europa.Servirà comunque un intervento da partedello Stato per sostenere la copertura diquelle zone dove gli operatori privati nonavrebbero interesse a investire. Secondo i progetti annunciati dal Ministerodello Sviluppo Economico per questi inter-venti sono a disposizione 520 milioni dieuro provenienti da Fondi Comunitari e altrisono stati annunciati.Si tratta evidentemente di un primo passoin quanto il piano ammette investimentipubblici considerevoli, che ancora nonhanno copertura, e ovviamente toccheràanche alle altre regioni che intenderannoaderire avvalendosi delle risorse comuni-tarie relative alla nuova programmazione2014-2020.

A frenare gli operatori nel portare labanda larga e ultra larga ovunquesono però i costi elevati diinvestimento, spesso non giustificatida adeguati ritorni economici intermini di redditività, come accadead esempio in zone scarsamenteabitate.

Per dare corpo ad una più ampia diffusionein ogni caso occorre attuare sinergie inte-grando le varie tecnologie e sistemi di dif-fusione e per fare ciò occorrono comunqueconsistenti investimenti, temi già prece-dentemente evidenziati, che non possonoessere pesantemente condizionati solo da

interessi privati.In questo quadro complessivo la crisi indu-striale del settore delle TLC determina lanecessità, per le aziende private del com-parto, di dare seguito ad investimenti checomportino un rapido e sicuro rientro eco-nomico così come è altrettanto chiaro chegli operatori privati TLC allo stato attualenon hanno interesse a dare impulso alladiffusione della banda larga e ancora menoa risolvere il problema copertura di queiterritori che per la scarsa presenza indu-striale e di popolazione, quindi di potenzialiutenti, non costituiscono un mercato su cuiinvestire.

La conseguenza che deriva dalle conside-razioni esposte rende indispensabile lapartecipazione attiva dello Stato sia dalpunto di vista economico che tecnico inquanto proprietario della rete , ovvero degliimpianti e strutture ,di diffusione del ser-vizio pubblico radiotelevisivo.Allo stesso tempo, nell’ottica di evitare er-rori del recente passato, è indispensabilenella fase di programmazione un ruolocentrale che i rispettivi Ministeri (Tesoro,Sviluppo Economico) dovranno avere intermini di progettualità, economici e di at-tuazione di un piano a breve e lungo ter-mine in funzione dello sviluppo dei nuovisistemi di diffusione. In caso contrario il Governo si assumerà laresponsabilità di affidare a privati lo svi-luppo dei nuovi sistemi con le ovvie conse-guenze di un ulteriore diversificazione trala popolazione e creazione di aree e zonepiù o meno privilegiate.Di non secondaria importanza il tema dellasicurezza in quanto si tratta di controllaree gestire la rete di trasporto e diffusionesulla quale transitano le comunicazioni diEnti e strutture pubbliche ed è superfluo ri-cordare i casi in cui le informazioni estra-polate dalla rete hanno dato origine a casiche hanno creato sconcerto e imbarazzo aGoverni e istituzioni internazionali.Da queste considerazioni deriva la propo-sta di definire con chiarezza il controllodelle Istituzioni Governative, quindi delloStato, in particolare nella fase di indirizzo,programmazione e nel processo attuativodi un piano che deve prevedere il coinvol-gimento del sistema pubblico, quindi laConcessionaria, e privato nell’ottica dellosviluppo delle telecomunicazioni nelle suevarie articolazioni ovvero televisione, dati,telefonia, accesso a sistemi.

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RAI radiotelevisione italiana

Idee in movimento

lo sciopero del 12 dicembre, ad esempio, hannomesso in evidenza come, a prescindere dai so-liti luoghi comuni, la percezione del sindacato- di quello fatto per i lavoratori e per la collet-tività - sia ancora importante tra vastissimefasce della popolazione italiana.Nessuno si nasconde dietro un dito e proprionoi della UilCom siamo fermi sostenitori dellanecessità di un restyling che renda la perce-zione del sindacato meno “politica” e più “so-ciale”, ma è altrettanto vero che il dato regi-strato proprio per la manifestazione contro ilJobs Act ha messo in evidenza come sui temiche contano la massa consapevole della so-cietà sia assolutamente con noi.

Quello che serve è la forza di saperproporre un pensiero, un’idea, una linea.

Proprio sul finire dell’anno, a ridosso del Natale- precisamente il 23 dicembre - noi della Uil-Com Rai abbiamo messo in atto questa filo-sofia e, premiando un lavoro durato mesi checi ha visti in prima linea per spingere quel pro-cesso di rilancio troppe volte proclamato mamai veramente attuato, firmato un accordoche per certi versi può definirsi storico per larealtà della nostra azienda.

Competitività ed innovazionerappresentano il vero futuro del Servizio Pubblico. L’orologio del tempo si era fermato,sta a noi farlo ripartire.a cura di Maurizio Lepri

Quello appena trascorso è stato per il Sindacatoin generale un anno faticoso. Tra gli strali lanciatidalla politica e gli avvicendamenti al vertice didue Segretari Confederali, non si può dire che levicende delle tre maggiori sigle siano state tra-scurate dalla stampa. Non sono mancati, poi,quanti hanno sentenziato come il nostro sia unmondo in declino, insinuando l’idea che il sin-dacato non venga più percepito come essenzialedalla gente. A questo tipo di affermazioni, però,si risponde con azioni concrete e numeri chiari. A confortare quanti impegnati in prima linea,difatti, ci sono i dati sul campo, quelli che per

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Insieme alla CISL e all’UGL, è stato siglatoun verbale sulla competitività e l’innova-zione che lascia intravedere nuovi sbocchie apre prospettive più ampie perun’azienda ferma a modelli lavorativi ob-soleti e anacronistici.Il documento in questione sblocca carriereferme da molti anni, risolve contenziosi at-torno a figure impiegate impropriamentenelle sedi regionali, riconosce e codificamansioni ricoperte ma mai ufficializzate e,più in generale, permette di affacciarsi allenuove prospettive che il digitale offer, ro-sicchiando fette di lavorazioni al settoreGiornalistico e invertendo così un trend cheaveva visto negli ultimi anni un depaupe-ramento costante del mansionario dei no-stri Rappresentati a totale vantaggio diquesti ultimi.

La questione più rilevante all’interno di questo Accordo, però, è un’altra e risiede nella risposta politica che la Uilcom è riuscita a dare al Governoaffrontando e risolvendo un dilemma che la stessalegislazione – che di certo

non è competenza del sindacatoquanto della politica – aveva creato,lasciando una larga fetta di lavoratori c.d. “atipici”colpevolmente senza tutele.

La UILCOM, già dal luglio 2013, aveva ini-ziato a ragionare su come dare risposte aquesti colleghi che finalmente trovano al-l'interno di questo Accordo un riconosci-mento oltre alla conferma che molto primache il Presidnete Renzi ne facesse il suocavallo di battaglia per delegittimare il Sin-dacato, scardinare lo Statuto dei Lavoratorie trarne i relative vantaggi politici,, chi didovere aveva già cominciato ad affrontarefattivamente il problema.Questo aspetto va sottolineato con forzaperché conferma come ci sia bisongo diabbassare I toni e concentrarsi sui realiproblemi di un mondo – quello del lavoro– che di certo non necessita di oppostefazioni armate quanto piuttosto di pro-poste serie e concrete. Il Sindacato può edeve diventare un laboratorio di idee dalquale anche chi guida il paese abbia lapossibilità e la voglia di attingere. Il con-fronto parte e cresce se alla base c’è ri-spetto e fiducia.Ma gli aspetti più “alti” non devono oscu-rare altri traguardi che riguardano stret-tamente la realtà aziendale nella qualel’accordo in questione è stato firmato eche segnano altri spunti importanti di ri-flessione. Per prima cosa abbiamo affermato conforza che il sindacato non tutela i lavoratoriin totale sprezzo dell’Azienda ma piuttostoinsieme alla stessa cerca di valorizzare leforze per renderle maggiorante fruibili esoddisfatte (tantissimi sono stati gli atte-stati di gradimento dopo che il verbale èstato diffuse tra I colleghi); in secondoluogo abbiamo ribadito con chiarezza e de-cisione che non esistono più dogmi indi-scutibili o rendite di posizione dovute allastoria e al blasone. In particolare per quest’ ultimo punto, ci ri-feriamo al passaggio “storico” che ha vistola UilCom, insieme alle altre due sigle na-zionali, firmare un verbale di tale impor-tanza - una rivoluzione copernicana che ri-disegna il mansionario e lega al merito unriconoscimento tanto professionale quanto

economico - senza la presenza della CGIL,la quale non ha ritenuto utile unirsi al tavoloma ha preferito restare a guardare glieventi in compagnia delle sigle autonome. Nessuno è obbligato a condividere idee chenon ritiene giuste, ma scegliere delibera-tamente di astenersi dalla discussione perspirito ecumenistico verso soggetti che perloro stessa natura non hanno esigenze edoveri tipici dei confederali, lascia perplessiriguardo cosa aspettarsi dai prossimi in-contri (la discussion del CCNL è alle porte)che inevitabilmente riproporranno il pro-blema. Fermo restando che ogni singola posi-zione è legittima e rispettabile, rimane ilfatto che le conseguenti e scontate criti-che piovute addosso ai tre firmatari,hanno avuto il solo risultato di convincerciancor di più che la strada intrapresa èquella giusta.

Nessuno si gongola nella convinzione di aver chiuso il miglior accordo della storia sindacale ma di certo c’è la percezione di aver sbloccato l’orologio delle relazioni, arrestato da anniattorno a degli assunti per cui senza determinati attorinessun accordo poteva dirsiabbastanza buono da essere chiuso e applicato.

Dubbi ce ne sono riguardo il futuro, è ovvio.Non si può dire se riusciremo sempre adimporre un determinato tragitto o a dirot-tare tutti verso l’obiettivo che riterremomigliore, ma di certo c’è che questo nuovocorso appena intrapreso - e di cui lo ripe-tiamo con un pizzico di orgoglio siamo iprimi fautori - non sarà privo di conse-guenze. Il sindacato è fatto di concertazione, di di-scussioni, di vittorie e di sconfitte, ma l’im-portante è cheal centro di tutto questomondo resti intatta la consapevolezza cheprima di tutto quella che abbiamo è unagrandissima responsabilità da onorare neiconfronti dei Lavoratori tutti. Il modo migliore per farlo è dire quelloche pensiamo in modo chiaro e traspa-rente.

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Job act = disagio sociale?

negativamente, come si sia scelto di partire coni provvedimenti sulla uscita dal lavoro (licenzia-menti) anziché affrontare con coraggio la stradamaestra delle politiche per la crescita e, perquanto riguarda il lavoro, dalla costruzione diforti impalcature che sostengano le persone,espulse dal ciclo produttivo, attraverso vere eprofonde politiche Attive del lavoro. In sostanzasi affida alla flex e non alla security il bisogno diinnovazione”. Mentre il dibattito aperto in merito ai citati de-creti attuativi è assai vivo, a partire dalle stesseconsiderazioni di costituzionalità che traggonoragion d’essere dal profilo giuridico degli inden-nizzi in essi previsti, la UIL ha focalizzato edesposto le proprie considerazioni e richieste dimodifica sui due decreti alla Commissione La-voro del Senato con il fine che queste possanoessere fatte proprie dal Governo prima dellapromulgazione degli stessi.

Decreto legislativo recante disposizioni in mate-ria di contratto a tempo indeterminato a tutelecrescenti.

Licenziamenti collettivi. È prematuro e nonsocialmente sostenibile, l’allargamento ai li-cenziamenti collettivi delle nuove norme sui li-

La Nuova ASPI: quando il bisogno di innovazione si affida alla flessibilità e non alla sicurezza.a cura di Giuseppe Fabio Gozzo

Commissioni Lavoro di Camera e Senato per iprevisti pareri i primi 2 decreti attuativi del JobsAct relativi al “Contratto a tempo indeterminatoa tutele crescenti” e agli “Ammortizzatori socialiin caso di disoccupazione - Nuova ASPI”.Innanzitutto è d’obbligo ricordare che durantel’intero percorso della legge delega come UILabbiamo costantemente espresso i nostri giu-dizi, negativi su diversi punti, che sono stati allabase, tra gli altri, delle motivazioni dello scio-pero generale dello scorso 12 dicembre.Volendo sintetizzare il merito politico, perdirla con le parole di Guglielmo Loy, “colpisce,

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cenziamenti illegittimi di natura econo-mica. Un cambiamento sul governo dellecrisi aziendali dovrebbe essere accompa-gnato da un significativo investimento nonsolo sulle politiche attive ma anche su si-stemi di protezione sociale. In un quadro incui ci si avvia ad una significativa riduzionedella funzione della indennità di mobilità,affidare esclusivamente all’impresa la mo-dalità di individuare le persone da licen-ziare, con una sanzione minima in caso diviolazione, aprirebbe una fase di grande di-sagio e timore tra i lavoratori. Il rischio è, insostanza, che si allarghino occasioni di li-cenziamenti immotivati e, nella sostanza,discriminatori.

Licenziamenti individuali. A nostro parereva innalzato l’indennizzo per quelli eco-nomici per evitare il rischio, da noi denun-ciato che le imprese non corrette utilizzinogli incentivi molto generosi previsti dallaLegge di Stabilità per garantirsi risorse dadestinare all’indennizzo da pagare in pre-senza di sanzione stabilita dal giudice. C’è indubbiamente un incrocio pericolosotra licenziamento facile e sconti alle im-prese. Secondo le elaborazioni Uil gli sgravi

alle aziende sono superiori agli indennizzi:gli eventuali vantaggi per le imprese va-riano dai 763 euro ai 5 mila euro se si li-cenzia entro il primo anno; dai 12 ai 15mila euro se si licenzia dopo 3 anni.Proprio per questo, per evitare “paradossi”e rendere meno conveniente licenziare, laUIL propone che un’azienda che licenziasseillegittimamente dovrebbe dare a titolo dirisarcimento anche l’ammontare deglisgravi di cui ha usufruito.In questo modo ad un lavoratore assuntoe licenziato senza giustificato motivo dopoun anno andrebbero tra i 10.500 euro e i15 mila euro; dopo tre anni tra 31.600 e i34 mila euro; dopo 5 anni tra 39 mila euroe i 43 mila euro.Come Uilcom abbiamo anche segnalato alMISE, nel tavolo aperto con il Ministro suiCall Center, il rischio che le decontribuzioniper i nuovi assunti possano creare nel set-tore una dinamica opposta aglio obiettividel Governo, in quanto chi potrà contaresugli incentivi governativi può fare offerteal ribasso innescando un pesante dumpingsociale. Per questo è stato chiesto di ricer-care dei correttivi che salvaguardino l'occu-pazione esistente contro le logiche della

licenziabilità per creare nuova occupazione.Per i licenziamenti disciplinari è fonda-mentale rinviare alle tipizzazioni di con-dotte riconducibili alle sanzioni di tipoconservativo definite dalla contrattazionecollettiva ovvero dai codici disciplinari. Ègiuridicamente e socialmente inaccettabilel’evidente sproporzione tra il fatto mate-riale contestato (soprattutto se si riferiscead una lieve inadempienza) e la sanzionedel licenziamento.Per i lavoratori che, comunque, accette-ranno di definire il contenzioso sul licenzia-mento tramite la Nuova Conciliazionefacoltativa è opportuno chiarire che spettial lavoratore il diritto alla Naspi (cosicome avviene in caso di accordo con la pro-cedura di conciliazione obbligatoria previ-sta dalla legge 92).

Decreto legislativo recante disposizioni per ilriordino della normativa in materia di ammor-tizzatori sociali in caso di disoccupazione in-volontaria e di ricollocazione dei lavoratoridisoccupati.

Sul decreto legislativo riguardante laNASPI la UIL propone di rivedere il tetto re-lativo previsto per la contribuzione figura-tiva e, soprattutto, rimediare al graveerrore di fissare a 18 mesi la durata mas-sima, già a partire dal 2017, anno in cuiverrà definitivamente cancellata l’inden-nità di mobilità.Va inoltre modificata la previsione conte-nuta all’art.3, comma 1 lettera c, che intro-duce tra i requisiti necessari per accederealla prestazione in NASPI, un periodo pari a30 giornate di “lavoro effettivo”. Tale previ-sione rischia di escludere i lavoratori prove-nienti da un periodo di cassa Integrazionee che al termine del quale sono destinataridi un provvedimento di licenziamento. Infine, molti aspetti critici sul tema degliammortizzatori sono dovuti anche dallescelte compiute con la Legge di stabilità. Lascelta di ridurre le risorse per i contratti disolidarietà (sia espansivi che difensivi), l’eli-minazione delle risorse per integrare gli in-terventi di fondi ed enti bilaterali inpresenza di una sospensione temporaneadel lavoro, sono tra le prime misure di cuirivendichiamo una revisione.

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Pari Opportunità e Politiche di Genere

L’importanza difare la cosa giusta

Ci sono momenti della vita in cui ti fermi e riper-corri il percorso fatto, pensi alle scelte che hannocondizionato - nel bene e nel male - la tua stradae rifletti su ciò che ti aspetti dal futuro.Si chiude in qualche modo un bilancio e si vaavanti, ognuno cercando di realizzare ambi-zioni, aspirazioni e desideri.Con quanta facilità ci arrabbiamo e siamoscontent* quando non otteniamo i risultati chesperavamo?E quanto sono veramente importanti le coseche ci rendono “scontent*” e che diventano

spesso oggetto di lamentele e frustrazioni?Mi capita sempre più frequentemente di riflet-tere su ciò che è veramente importante e, ine-vitabilmente, guardare con attenzione ciò checi circonda diventa parte integrante della rifles-sione.Non si tratta di banalizzare pensando che infondo c’è chi sta peggio. Si tratta di fare qual-cosa di più profondo, di più intimo, che ha a chefare con la coscienza. E il primo pensiero che mi attraversa mentre cipenso, è che siamo circondati da tanta rabbiae che la violenza sembra sia diventata parte in-tegrante del nostro quotidiano.

Una violenza assurda, che si declina ogni giorno in situazioni che partono da piccoli abusi e prepotenze sino ad arrivare alla privazione della vita anche per motivi futili.

Una situazione assurda, una spirale che apparesenza via di uscita, e che talvolta mi lascia stri-tolata dal senso di impotenza.Nel corso degli anni ho imparato che deciderecosa sia veramente importante nella propriavita, cercare di creare un equilibrio tra le coseche si vuole fare e quelle che si devono fare

Perché scegliere di fare sindacato è il modo per non limitarsi a dire ciò che non va ma il tentativo di agire per cambiare le cose.a cura di Roberta Musu

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aiuta molto. È un esercizio nel quale mi di-letto spesso, a volte riesco, altre volte no,ma questo è normale. Ciò che non sono mai riuscita a gestire -fortunatamente - è quel disturbo chenasce dalla pancia, mi fa dolere il cuore e sitrasforma in pensiero. Il pensiero chequando si assiste a qualcosa di sbagliato edi profondamente ingiusto, non puoi ta-cere o far finta che non sia successo nulla. E non serve a nulla e a nessuno strillarlosui social network, comodamente sedut*sul divano di casa propria.Dopo la strage di Parigi non ho potuto fare ameno di notare a quante giuste e sacrosantemanifestazioni di solidarietà sono stateespresse nei confronti delle vittime. In unattimo la rete era invasa da “Je Suis Charlie”,bello ho pensato, ci sono veramente tantepersone che vogliono difendere la libertà diespressione, che condannano la violenza,che vorrebbero questo mondo diverso.

Ma poi fra i tanti Charlie che si sonoeletti paladini di Liberté, Égalité,Fraternité sento tante, troppe notestonate, sento puzza di razzismo, diqualunquismo di ipocrisia.

Sento anche i soliti “politicanti” berciare teo-rie, allarmismi e miracolose soluzioni, se nonvivessi in Italia potrei anche illudermi chequalcuno tra loro abbia veramente a cuore ilnostro paese e si preoccupi delle persone.Penso rifletto, e decido che oltre a cercareequilibro tra ciò che voglio e ciò che devofare, fra le cose che possono contribuire almio benessere - e forse anche a quello dialtri - aggiungerò ciò che non sono dispo-nibile a tollerare e che ho sempre cercato,cerco e cercherò in ogni modo di contra-stare, perché non è sufficiente dire cosanon va se non si agisce per cambiare, omeglio si può decidere di voltarsi e far fintache non succeda nulla, ma in questo casoche almeno si abbia la dignità di tacere.Scegliere di fare sindacato è stato il miomodo di non limitarmi a dire ciò che non va,ma il tentativo di agire per cambiare le cose,e ogni volta che ho risolto un problema apersone che erano in difficoltà mi sono sen-tita ripagata di tutte le fatiche, le ansie e lenotti insonni, perché specialmente negli ul-timi anni, chi fa sindacato con coscienza, dinotti insonni ne passa parecchie. Ciò che ognuno di noi fa per contrastare laviolenza, le cose ingiuste, le prepotenze

rendono questo mondo migliore, e anchese sembrano cose piccole sono cose im-portanti che possono cambiare la vita dellepersone che incontriamo.L’odio alimenta odio che sfocia in violenza,ma è pur vero che un gesto gentile ali-menta altri gesti gentili, perché se il climache viviamo nel nostro paese non ci piacela colpa è anche nostra, e dobbiamo fare ditutto perché ci sia un cambiamento, mache sia vero, non da slogan, non da comi-zio, non da “cattura applausi”.

Non serve fare grandi cose, basta avere più attenzione.

Iniziamo dal linguaggio, facciamo più at-tenzione a ciò che diciamo talvolta con leg-gerezza, perché le parole possono fare unmale incredibile, soprattutto quando ven-gono usate nei confronti di persone più de-boli di altre. Alle parole facciamo seguire anche uncambiamento nei comportamenti, un sor-riso può cambiare la giornata a una per-sona, la gentilezza combatte la solitudine,e un gesto buono riaccende la speranza.Mentre scrivo queste parole ho terminatomentalmente la lista delle cose che - in-sieme a ciò che voglio e a ciò che devo fare- fanno parte di quello che credo debba es-sere il patrimonio di ognuno di noi.È una lista molto semplice, composta daun solo punto, che in realtà è una do-manda: credi di aver fatto la cosa giusta?

Si potrebbe obiettare che ognuno ha una sua idea di cos’è la cosagiusta, ma se ognuno di noi ci pensacon attenzione sa perfettamentecos’è la cosa giusta, e sicuramentenon è voltare le spalle a chi è vittimadi un’ingiustizia.

Penso alle migliaia di volontari e volontarieche sono impegnate ovunque, penso a chiha scelto di mettersi dalla parte dei più de-boli, a chi difende un suo compagno diclasse vittima di bullismo, a coloro che di-vidono il poco che hanno con chi non haniente, a chi aiuta una donna vittima di vio-lenza.Penso che queste persone sono tutteCharlie, e che non hanno bisogno di esibirsiper chiedere facili consensi, ma fanno ciòche è giusto fare perché ci credono, nonper sentirsi dire grazie, ma perché è la cosagiusta.

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Dossier

Elementare Watson!

La realtà investigativa è ben diversa dai film o dalle serie Tv, soprattutto in Italia. Ci può spiegare il perché?“In Italia gli istituti investigativi operano grazie a una licenza cheviene rilasciata dalle Prefetture competenti a soggetti in possessodei requisiti soggettivi ed oggettivi e della capacità tecnica previstidal Tulps e dalle nuove norme introdotte dal DM 269/2010.L’investigatore privato oggi, ancor più di prima, è un professionistache deve, per decreto, seguire percorsi formativi obbligatori di ag-giornamento professionale fondamentali per poter operare in unmercato che richiede sempre di più capacità tecniche specifichee conoscenze trasversali in ambito giuridico, criminologico, psi-cologico ed informatico”.

Che caratteristiche deve possedere un buon investigatore privato?Un buon investigatore deve essere prima di tutto preparato e conquesto intendo deve conoscere le basi del diritto civile e penale ole normative specifiche per le attività trattate ma deve essereanche un buon comunicatore, capace di ascoltare ed entrare inempatia con chi si relaziona. Deve sapere gestire lo stress edavere un elevato autocontrollo per affrontare le difficoltà propriedell’attività.Un professionista che si rispetti deve instaurare un rapporto di fi-ducia con il committente proponendo soluzioni anche a volte sco-mode ma legali ed utili per raggiungere il fine prefissato. Moltospesso le aziende hanno paura di utilizzare la tecnologia a tutela

del patrimonio aziendale ma se il tutto viene fatto nel rispettodella privacy e del lavoratore questa può essere uno strumento afavore del lavoratore stesso.

Quali servizi offre la sua società?A chi si rivolge a noi offriamo consulenze investigative in ambitocivile e penale arricchite da importati consulenze offerte da pro-fessionisti dei quali ci avvaliamo quali ad esempio, avvocati civilistie penalisti, criminologi, psicologi, periti e fonici forensi, grafologie Mental Coach.Forniamo consulenze preventive in materia di security ed inve-stigazioni e consulenze a supporto delle vittime di violenza per laraccolta delle prove da portare in giudizio. La collaborazione congli studi legali diventa in questo caso fondamentale.Ci avvaliamo per gli aspetti tecnologici di laboratori e consulentiche collaborano con le Procure e che investono tantissimo peraver a disposizione la migliore tecnologia presente sul mercato.

Quanto conta la prevenzione nella tutela dei patrimoni aziendali o privati?Come security manager prima ancora che come investigatoreprivato posso dire che la prevenzione nella sicurezza è fonda-mentale. Investire nella pianificazione di protocolli di sicurezza,nella formazione del personale addetto alla tutela del patrimo-nio aziendale e, per inciso, i primi ad esserlo sono i dipendentiporta una riduzioni delle differenze inventariali nel Retail tra il15 e il 25 % annuo.

Investigazioni Private: quando la giurisprudenza incontra la psicologia, l’informatica e la criminologia.a cura di Deborah Di Donna, laurea in giurisprudenza con specializzazionein criminologia, formatrice e titolare di licenza investigativa in ambito civilee penale

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Senza poi contare che qualsiasi risorsa se sente di far parte di unprogetto aziendale come attore non come semplice spettatoreparificato ad un numero qualsiasi migliora sensibilmente la pro-pria produttività e presta maggiore attenzione a ciò che accade.Ed i risultati nel breve si vedono.

Si parla sempre di pari opportunità ma in questo settore le donne come si collocano?Sarebbe troppo semplice dire che le donne hanno sempre unamarcia in più ma preferisco affermare che la donna forse ha unamaggiore sensibilità e attenzione ai particolari e nel nostro mondole piccole cose fanno la differenza. Ci sono molte donne che ope-rano nel nostro settore ed il loro lavoro da sicuramente lustro, perprofessionalità e competenza, alla nostra categoria.Come donna, a capo di una società di prestigio e che opera a livellonazionale nell’ambito delle investigazioni e della security, sonomolto attenta al tema della violenza di genere e con il team ab-biamo dato vita ad uno Sportello Antiviolenza per donne e minoried organizzo percorsi formativi ed informativi su tematiche qualiStalking, mobbing, manipolazione relazionale e seminari di difesapersonale antistupro.

In conclusione, che consiglio si sente di dare a chi decide di affidarsi ad un investigatore privato?Il mio invito è quello di rivolgersi sempre a professionisti perfugare tutti i dubbi che ci attanagliano e pretendere dagli inve-

stigatori di vedere autorizzazioni e certificazioni della profes-sionalità. Purtroppo ancora oggi esistono persone poco prepa-rare che rovinano la reputazione di una categoria che peroperare in Italia per privati, aziende e avvocati difensori, so-stiene forti investimenti economici in termini di depositi cau-zionali e percorsi formativi in ambito universitario”.

Per maggiori info consultare i siti web www.bsinvestigazioni.come www.ebesse.com

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Cogito ergo sumIl XXI secolo si sta caratterizzando per alcuni versi come il secolo della “comunicazione”.Abbiamo assistito alla nascita dei social network come gli ormai famosi facebook e twitter, dellenotizie che si rincorrono sulle agenzie in una gara a chi “pubblica per primo”, dall’informazioneche, per nostra fortuna, è alla portata di tutti ma che non proprio tutti dovrebbero ritenersi capacidi offrire, di fornire.L’interessante fenomeno al quale stiamo assistendo non riguarda tanto la “quantità” di notiziedalla quale veniamo letteralmente invasi ma, soprattutto la “qualità e veridicità” delle stesseche, a mio parere, non sempre vengono ritenute caratteristiche essenziali dell’informazione. Che cos’è una notizia senza l’attendibilità della fonte da cui proviene? Che cos’è la notizia senzala verità?La risposta dovrebbe essere abbastanza banale, essa è una favola, un racconto che potremmoquasi definire onirico, una storiella…Nulla di male a raccontare favole, il problema, molto grave, si riscontra quando queste storie sifanno passare per FATTI.Ed ecco l’invasione della stampa spazzatura, TV spazzatura etc. che possono anche essereaccettabili ma solo ed esclusivamente se riconoscibili come tali.Il vero dramma consiste nel “mancato riconoscimento” di questa caratteristica che senzadubbio ci porta, erroneamente, ad attribuire a ciò che sentiamo o vediamo un significatoplausibile, reale, veritiero.In questo noi italiani abbiamo grande esperienza.Le redazioni, anche delle grandi testate, spesso riempiono le pagine dei giornali, o iformat/programmi televisivi di titoloni ad effetto con il solo scopo di “vendere il prodotto” e, diconseguenza, i lettori/telespettatori spesso si riempiono la mente di informazioni poco attendibilio addirittura false o, come si dice in gergo, “farlocche”, sarà perché, tranne per qualche eccezione,gli editori italiani sono rappresentati dai grossi gruppi industriali il cui comprensibile obiettivo èquello di fare business?Ma allora si fa business o informazione? Non si potrebbe fare entrambe le cose ma con una sorta di “codice etico” rispettando le regole?Un esempio lampante riguarda la situazione dell’immigrazione in Italia; tutti a fare proclami, dallastampa a certi personaggi politici, sui “pericoli” che tale fenomeno scatena o potrebbe scatenarenel nostro Paese.Si passa da “via gli stranieri perché portano malattie strane e sconosciute…” a “via gli stranieriperché ci rubano il lavoro” (ma quale lavoro?! Badanti, colf, raccoglitori di pomodori nellecampagne?!) a “siamo invasi dai mussulmani”… insomma tutti colpiti da quella che in gergo sichiama “Sindrome di Salgari” (lo scrittore, che mai aveva intrapreso un viaggio in vita sua, siserviva delle esperienze altrui per poter descrivere paesaggi esotici ed avventurerocambolesche)…

Quando

l’informazione

si trasforma

in un’arma

di distrazione

di massa

Animula vagula blandula…a cura di Elsa Gnata

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Qualche dato*.In Italia nel 2013 i rifugiati e richiedenti asilo sono stati 91.714 contro i 323.148 della Germaniae i 284.219 della Francia; in Italia l’incidenza % degli stranieri sulla popolazione residente è del7.2% (di cui il 52.7% sono donne) contro l’11.9% dell’Irlanda, il 11.3% del Belgio e il 9.4% dellaGermania mentre la % degli italiani sulla popolazione residente nei Pesi U.E. è del 14.8% inGermania, del 12.7% della Svizzera, 8.5% della Francia e 5.1% della Gran Bretagna…Appartenenza religiosa degli stranieri in Italia: 52.8% cristiani, 33% mussulmani, 14.2% altrereligioni/atei.

Ma di cosa stiamo parlando?!Il problema sono “loro” o chi ha tutto l’interesse per fomentare odio, razzismo, intolleranza incambio di cosa? Quali interessi celano queste politiche? Pensiamoci.Siamo un pò tutti “sognatori”, spesso ci facciamo influenzare da ciò che ci viene propinato da chiha grandi interessi politici, economici, di potere e perdiamo lucidità, oggettività persino la nostraindividualità. Quando questo accade, valutiamo, come in questo caso, fenomeni o meglio le PERSONE chevengono da mondi lontani, culture lontane dalla nostra, usi e costumi differenti, a noi poco o pernulla conosciuti basandoci essenzialmente sulla PAURA dell’ignoto, ignorando ciò che invecerisulta davvero concreto, vero.Basterebbe avere voglia di farsi venire qualche dubbio, di porre qualche domanda in più, di voleranche guardare oltre, gli strumenti non ci mancano.Basterebbe abbandonare per un istante la frenesia delle nostre vite fermandoci a riflettere,potrebbe essere utile e magari anche bello…Dovremmo evitare di cadere nella trappola della strumentalizzazione che al giorno d’oggi nonriguarda più solo le azioni ma le persone stesse.Se ci accontentiamo, se ci accomodiamo su quelle che noi riconosciamo come delle CERTEZZE,solo perché magari qualcuno di molto abile è riuscito a farcelo credere, non potremmo avere spaziper i dubbi, per le domande e la nostra mente smetterà di nutrirsi…Questo non significa rifiutare a priori qualsiasi cosa ci viene sottoposta perché presumibilmentein odore di inganno ma ricorrere al ragionevole dubbio può essere preventivo ed in alcuni casiterapeutico, questo processo potrebbe far aprire i nostri orizzonti, liberarci dalle catene delpregiudizio o destarci da uno stato soporoso causato da chi ha tutto l’interesse a renderloirreversibile.L’informazione è potere.Lo hanno dimostrato ampiamente tanti personaggi (il più delle volte tristemente noti per la loroefferatezza) che hanno riempito non solo i libri di storia ma, ed è la vera sconfitta per gli esseriumani, hanno segnato la vita ed il destino dei popoli, o delle singole persone; si pensi allapropaganda utilizzata da Hitler o Stalin grazie alla quale milioni di uomini, donne e bambini hannosofferto e perso non solo la libertà ma la vita…L’informazione è anche speranza.E lo dimostrano le immagini dei cittadini afro-americani in marcia su Washington DC nel 1963per rivendicare i diritti civili o gli attivisti di Greenpeace sui motoscafi contro le baleniere o i monacibuddisti in Tibet che pacificamente rivendicano la libertà per il loro paese e che vengonobrutalmente caricati dall’esercito cinese… *Fonte Centro Sudi Ricerche IDOS e Caritas

Impegnamoci

affinché

l’informazione

sia soprattutto

LIBERTÀ

perché “non c’è

nessun cancello,

nessuna serratura,

nessun bullone

che potete regolare

sulla libertà

della mia mente”.

Virginia Woolf

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Confederale

Il trucco c’è e si vede…

Dalla lettura coordinata del Jobs Act (nuove regole per il lavoro) edella Legge di Stabilità (decontribuzione e taglio IRAP), si evincecome le norme siano tutte concentrate sulle imprese con inter-venti “quasi a pioggia”, le quali possono sommare, senza vincoli,sia il taglio IRAP (strutturale), sia la decontribuzione per nuove as-sunzioni. Quest’ultima agevolazione, secondo le dichiarazioni del Governo,potrebbe essere confermata strutturalmente.

Nel contempo, con la Legge Delega approvata, si amplia la casi-stica dei licenziamenti “indennizzati” al posto della reintegra, conil contratto a tutele crescenti.

Questo pone e porrà sempre più le lavoratrici ed i lavoratori in unacondizione di maggiore “sudditanza” nei confronti dei datori di lavoro.

Abbiamo fatto 4 simulazioni - spiega Guglielmo Loy, SegretarioConfederale UIL - secondo le varie ipotesi relative all’ammontaredell’indennizzo. Da queste, si evince che le imprese potrebberoavere dei benefici ad assumere per poi licenziare, soprattutto se ilbonus assunzione diventa strutturale.

Questi benefici potrebbero variano dai 763 euro ai 5 mila euro sesi licenzia entro il primo anno (a seconda dei mesi di indennizzo);mentre se si licenzia alla fine dei 3 anni i benefici variano dai 12 ai15 mila euro.

Ciò emerge dalle simulazioni della UIL che ha calcolato i beneficiper l’azienda facendo il saldo tra somme a credito e a debito incaso di assunzione e licenziamento con il nuovo contratto agevo-lato dalla decontribuzione. Si è considerato il costo dell’indennizzo

Jobs Act e Legge di Stabilità: incrocio pericoloso tra licenziamenti facili e generosi sconti alle imprese.

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pari, a seconda delle simulazioni, ad 1 ½ mensilità o a 2 mensilitàper anno lavorato, calcolando anche l’ipotesi, che sta emergendonel dibattito, di fissare un’indennità minima (c.d. scalino) di 3 o 4mensilità se il licenziamento avviene entro il 1° anno.

In particolare, se l’indennizzo fosse fissato in 1 ½ mensilità e se il li-cenziamento avvenisse entro il primo anno, per un reddito di 22mila euro il saldo per l’azienda sarebbe positivo di 5 mila euro, chepasserebbero a 15 mila euro se il licenziamento avvenisse dopo 3anni. Prevedendo, invece, l’introduzione di un’indennità minima(scalino) di 3 mensilità, il saldo, per un licenziamento dopo il primoanno per un reddito di 22 mila euro, scenderebbe a 2.450 euro. Conquesto stesso meccanismo, il licenziamento divnterebbe “sconve-niente” per l’azienda nell’ipotesi di redditi superiori ai 40 mila euro.

Se si prendesse in considerazione un indennizzo di 2mensilità/anno, il beneficio per le aziende ad assumere e licenziaredopo un anno una lavoratrice o lavoratore con uno stipendio di 22mila euro, sarebbe di 4 mila euro, che salirebbero a 12 mila euroin caso di licenziamento dopo 3 anni.

Se la soglia minima dell’indennizzo fosse di 4 mensilità, il beneficioper le aziende scenderebbe a 763 euro. La convenienza scompa-rirebbe solo in presenza di redditi superiori ai 30 mila euro.

Fermo restando che riteniamo inaccettabile il licenziamento ille-gittimo, sarebbe comunque opportuno che l’azienda non otte-nesse alcun vantaggio nel licenziare.

Per questo la UIL, al posto di tanti “bizantinismi”,ritiene che i Decreti Legislativi dovrebbero prevedere, in caso di licenziamento illegittimo, che al lavoratore, oltre l’indennizzo, debba essere riconosciuto anche l’ammontare degli sgravi contributivi e fiscali goduti dall’azienda nel corso degli anni per quel lavoratore.

In questo modo si renderebbe “meno conveniente” licenziare:dopo un anno di lavoro ad un dipendente licenziato andrebberoa titolo di “risarcimento” tra i 10.500 euro ed i 15 mila euro, asecondo delle ipotesi dell’indennizzo; dopo 3 anni tra i 31.600euro ed i 34 mila euro; dopo 5 anni tra i 39 mila euro ed i 43mila euro.

Come si vede, commenta Loy, la proposta della UIL è mirata adevitare che al danno (licenziamento ingiusto), si aggiunga anche labeffa (benefici da parte delle azienda ad assumere e licenziare).E si premierebbero quelle imprese che, utilizzando i generosibenefici, contribuiscano, concretamente, all’aumento del lavorodi qualità.

D’altronde, è bene ricordare, che licenziare in Italia è possibile (oltre900.000 lavoratori nel 2013) come certificano i dati del Ministerodel Lavoro: oggetto della discussione di questi giorni sono solo icasi nei quali un Giudice ha stabilito la illegittimità di tale sceltaaziendale.

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1^ simulazione

indennizzo 1 ½ mensilità

Lavoratore assunto e licenziato dopo 1 anno Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 1 ½ mensilità per ogni anno lavorativo

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 4.250 1.385 490 1.875 2.37515.000 1.153 4.725 656 5.381 1.730 490 2.220 3.16118.000 1.385 5.670 843 6.513 2.078 490 2.568 3.94522.000 1.692 6.930 1.091 8.021 2.538 490 3.028 4.99325.000 1.923 7.875 1.278 9.153 2.885 490 3.375 5.77835.000 2.692 8.060 1.781 9.841 4.038 490 4.528 5.31345.000 3.461 8.060 2.276 10.336 5.192 490 5.682 4.654

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

Lavoratore assunto e licenziato dopo 3 anni Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 1 ½ mensilità per ogni anno lavorativo

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 12.750 4.154 1.470 5.624 7.12615.000 1.153 4.725 656 16.143 5.189 1.470 6.659 9.48418.000 1.385 5.670 843 19.539 6.233 1.470 7.703 11.83622.000 1.692 6.930 1.091 24.063 7.614 1.470 9.084 14.97925.000 1.923 7.875 1.278 27.459 8.654 1.470 10.124 17.33535.000 2.692 8.060 1.781 29.523 12.114 1.470 13.584 15.93945.000 3.461 8.060 2.276 31.008 15.575 1.470 17.045 13.963

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

Lavoratore assunto e licenziato dopo 5 anni Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 1 ½ mensilità per ogni anno lavorativo

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 13.690 6.923 1.470 8.393 5.29715.000 1.153 4.725 656 17.455 8.654 1.470 10.124 7.33118.000 1.385 5.670 843 21.225 10.385 1.470 11.855 9.37022.000 1.692 6.930 1.091 26.245 12.692 1.470 14.162 12.08325.000 1.923 7.875 1.278 30.015 14.423 1.470 15.893 14.12235.000 2.692 8.060 1.781 33.085 20.192 1.470 21.662 11.42345.000 3.461 8.060 2.276 35.560 25.962 1.470 27.432 8.128

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

Confederale

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2^ simulazione

indennizzo 1 ½ mensilità con scalino di 3 mesi per il primo annoLavoratore assunto e licenziato dopo 1 anno Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 1 ½ mensilità per ogni anno lavorativo con scalino 3 mesi

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 4.250 2.769 490 3.259 99115.000 1.153 4.725 656 5.381 3.459 490 3.949 1.43218.000 1.385 5.670 843 6.513 4.155 490 4.645 1.86822.000 1.692 6.930 1.091 8.021 5.076 490 5.566 2.45525.000 1.923 7.875 1.278 9.153 5.769 490 6.259 2.89435.000 2.692 8.060 1.781 9.841 8.076 490 8.566 1.27545.000 3.461 8.060 2.276 10.336 10.383 490 10.873 -537

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

Lavoratore assunto e licenziato dopo 3 anni Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 1 ½ mensilità per ogni anno lavorativo

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 12.750 4.154 1.470 5.624 7.12615.000 1.153 4.725 656 16.143 5.189 1.470 6.659 9.48418.000 1.385 5.670 843 19.539 6.233 1.470 7.703 11.83622.000 1.692 6.930 1.091 24.063 7.614 1.470 9.084 14.97925.000 1.923 7.875 1.278 27.459 8.654 1.470 10.124 17.33535.000 2.692 8.060 1.781 29.523 12.114 1.470 13.584 15.93945.000 3.461 8.060 2.276 31.008 15.575 1.470 17.045 13.963

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

Lavoratore assunto e licenziato dopo 5 anni Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 1 ½ mensilità per ogni anno lavorativo

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 13.690 6.923 1.470 8.393 5.29715.000 1.153 4.725 656 17.455 8.654 1.470 10.124 7.33118.000 1.385 5.670 843 21.225 10.385 1.470 11.855 9.37022.000 1.692 6.930 1.091 26.245 12.692 1.470 14.162 12.08325.000 1.923 7.875 1.278 30.015 14.423 1.470 15.893 14.12235.000 2.692 8.060 1.781 33.085 20.192 1.470 21.662 11.42345.000 3.461 8.060 2.276 35.560 25.962 1.470 27.432 8.128

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

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12015www.uilcom.it

34

Confederale

3^ simulazione

indennizzo 2 mensilità

Lavoratore assunto e licenziato dopo 1 anno Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 2 mensilità per ogni anno lavorativo.

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 4.250 1.846 490 2.336 1.91415.000 1.153 4.725 656 5.381 2.306 490 2.796 2.58518.000 1.385 5.670 843 6.513 2.770 490 3.260 3.25322.000 1.692 6.930 1.091 8.021 3.384 490 3.874 4.14725.000 1.923 7.875 1.278 9.153 3.846 490 4.336 4.81735.000 2.692 8.060 1.781 9.841 5.384 490 5.874 3.96745.000 3.461 8.060 2.276 10.336 6.922 490 7.412 2.924

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

Lavoratore assunto e licenziato dopo 3 anni Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 2 mensilità per ogni anno lavorativo.

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 12.750 5.538 1.470 7.008 5.74215.000 1.153 4.725 656 16.143 6.918 1.470 8.388 7.75518.000 1.385 5.670 843 19.539 8.310 1.470 9.780 9.75922.000 1.692 6.930 1.091 24.063 10.152 1.470 11.622 12.44125.000 1.923 7.875 1.278 27.459 11.538 1.470 13.008 14.45135.000 2.692 8.060 1.781 29.523 16.152 1.470 17.622 11.90145.000 3.461 8.060 2.276 31.008 20.766 1.470 22.236 8.772

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

Lavoratore assunto e licenziato dopo 5 anni Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 2 mensilità per ogni anno lavorativo.

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 13.690 9.230 1.470 10.700 2.99015.000 1.153 4.725 656 17.455 11.530 1.470 13.000 4.45518.000 1.385 5.670 843 21.225 13.850 1.470 15.320 5.90522.000 1.692 6.930 1.091 26.245 16.920 1.470 18.390 7.85525.000 1.923 7.875 1.278 30.015 19.230 1.470 20.700 9.31535.000 2.692 8.060 1.781 33.085 26.920 1.470 28.390 4.69545.000 3.461 8.060 2.276 35.560 34.610 1.470 36.080 -520

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

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4^ simulazione

indennizzo 2 mensilità con scalino di 4 mesi per il primo annoLavoratore assunto e licenziato dopo 1 anno Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 2 mensilità per ogni anno lavorativo con scalino minimo di 4 mensilità

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 4.250 3.692 490 4.182 6815.000 1.153 4.725 656 5.381 4.612 490 5.102 27918.000 1.385 5.670 843 6.513 5.540 490 6.030 48322.000 1.692 6.930 1.091 8.021 6.768 490 7.258 76325.000 1.923 7.875 1.278 9.153 7.692 490 8.182 97135.000 2.692 8.060 1.781 9.841 10.768 490 11.258 -1.41745.000 3.461 8.060 2.276 10.336 13.844 490 14.334 -3.998

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

Lavoratore assunto e licenziato dopo 3 anni Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 2 mensilità per ogni anno lavorativo.

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 12.750 5.538 1.470 7.008 5.74215.000 1.153 4.725 656 16.143 6.918 1.470 8.388 7.75518.000 1.385 5.670 843 19.539 8.310 1.470 9.780 9.75922.000 1.692 6.930 1.091 24.063 10.152 1.470 11.622 12.44125.000 1.923 7.875 1.278 27.459 11.538 1.470 13.008 14.45135.000 2.692 8.060 1.781 29.523 16.152 1.470 17.622 11.90145.000 3.461 8.060 2.276 31.008 20.766 1.470 22.236 8.772

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

Lavoratore assunto e licenziato dopo 5 anni Nella simulazione per il calcolo dei benefici del taglio dell’IRAP, si tiene conto della media delle esclusioni dalla base imponibili attuali e la media delle aliquote nazionale. Perquanto riguarda l’indennizzo di licenziamento si tiene conto di un indennizzo di 2 mensilità per ogni anno lavorativo.

Reddito annuoimponibilefiscale

Sgravi contributivi per le aziende Costi per l’azienda Differenzabenefici e costi per l’azienda

Reddito mensile

Benefici sgravi contributivi annui

Benefici taglio IRAPannui

Totale benefici dell’anno

Indennizzolicenziamento

Ticketlicenziamento

Totale aggravi per l’azienda

12.000 923 3.780 470 13.690 9.230 1.470 10.700 2.99015.000 1.153 4.725 656 17.455 11.530 1.470 13.000 4.45518.000 1.385 5.670 843 21.225 13.850 1.470 15.320 5.90522.000 1.692 6.930 1.091 26.245 16.920 1.470 18.390 7.85525.000 1.923 7.875 1.278 30.015 19.230 1.470 20.700 9.31535.000 2.692 8.060 1.781 33.085 26.920 1.470 28.390 4.69545.000 3.461 8.060 2.276 35.560 34.610 1.470 36.080 -520

Elaborazione UIL Servizio Politiche Territoriali e del lavoro

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IV Congresso Nazionale UilcomRoma 8-9-10 Ottobre 2014

La Segreteria NazionaleSalvatore Ugliarolo Segretario GeneraleRossella Manfrini TesoriereFabio Benigni Segretario NazionaleRoberto Di Francesco Segretario NazionaleGiuseppe Fabio Gozzo Segretario NazionalePierpaolo Mischi Segretario Nazionale

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