2009 BONORA PREVIDI Mantova e Le Difese Imperiali 1707 1797

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    P O S T U M I A20/1-2 2009

    MANTOVA

    E LE DIFESE IMPERIALI(1707-1797)

    C la u d ia Bo n o r a P r e v id i

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    In copertinaPianta della citt e della fortezza di Mantova, 1799.KAW, Karten- und Plansammlung, H IV a 935

    Retro di copertinaPianta della citt e della fortezza di Mantova, 1797.KAW, Karten- und Plansammlung, G I f 231.

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    POSTUMIARivista quadrimestraledellAssociazione Postumiae del Museo dArte Moderna e Contemporaneadi Gazoldo degli IppolitiN. 20/1-2 - 2009

    Direttore scientificoRoberto Navarrini

    Presidente dellAssociazione Postumia e del MAMLucia Ferrari

    Presidente onorario dellAssociazione PostumiaSteno Marcegaglia

    Direttore ResponsabileAnnibale Vareschi

    RedazioneEttore Adalberto Albertoni, Paola Artoni, Carlo Marco Belfanti,Paolo Bertelli, Claudio Boroni Grazioli, Paola Cirani,Mario Gerola, Piero Gualtierotti, Anna Maria Lorenzoni,Renzo Margonari, Nanni Rossi (coordinatore editoriale),Rinaldo Salvadori, Gianna Suitner, Giovanni Vareschi

    Segretarie di redazioneAlessia Comunian e Carla Fontana

    Autorizzazione del Tribunale di Mantovan. 10/91 del 6/04/1991

    Sede del MAM e dellAssociazione PostumiaGazoldo degli Ippoliti (Mantova)via Marconi, 126tel. 0376.657952-657141 - fax [email protected] www.comune.gazoldo.mn.it

    ISBN 978-88-7943-057-9

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    SOMMARIO

    Premessa 11

    LANNESSIONE DELMANTOVANO ALLIMPERO ASBURGICO

    La decadenza e la fine della signoria gonzaghesca 17

    Il nuovo governo: Mantova da capitale di un ducatoa capoluogo di provincia 20

    Mantova citt-fortezza 25

    ILGENIO MILITARE ASBURGICO.LISTITUZIONE DELCORPO DEGLIINGEGNERI MILITARI

    Le origini 39

    Listituzione del Corpo degli Ingegneri elorganizzazione in Direzioni provinciali di Fortificazione 42

    La riorganizzazione degli anni Settanta 44

    Gli ingegneri militari in Lombardia 48

    I PROTAGONISTILufficiale ingegnere Nicol Baschiera 67

    MANTOVA CITT-FORTEZZA.GLI INTERVENTI DELGENIO MILITARE ASBURGICO

    Il potenziamento delle difese: piani, progetti e realizzazioni 83I primi interventi 86Il piano del 1735 91

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    Il piano generale del 1744 pag. 92Il progetto de Bohn (1749) 101Il piano generale del 1753 105Gli interventi degli anni Cinquanta 112I progetti per il sostegno e la chiusa di Governolo 120Il progetto Spalart 145Gli interventi degli anni Ottanta 149

    Strutture logistiche: rifunzionalizzazioni e nuove costruzioni 152Caserme 153Magazzini delle polveri, arsenali e depositidellImperiale Regia Artiglieria 160

    Magazzini e opifici 194Lospedale militare 201Il cimitero militare 214

    CONFRONTI E PARALLELISMI. ALCUNE CONSIDERAZIONI

    Larchitettura militare asburgica durante il XVIII secolo 255

    Materiali e tecniche costruttive 263

    Abbreviazioni 275

    Glossario 277

    Bibliografia 281

    Autorizzazioni alla pubblicazione- Accademia Nazionale Virgiliana: autorizzazione del 29.09.2009.- Archivio di Stato di Bologna: autorizzazione n. 866 prot. n. 4446 cl. 28.11.00.02

    del 13.10.2008.- Archivio di Stato di Mantova: autorizzazione n. 54/2009.- Archivio di Stato di Milano: autorizzazione n. 53/2009 prot. 5325/28.13.11 del 30.09.2009.- Archivio Storico del Comune di Mantova: autorizzazione n. 5/2008.- Fototeca della Biblioteca Mediateca Gino Baratta, Mantova: autorizzazione n. 8/2009.- Kriegsarchiv, Vienna: autorizzazione concessa.- Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, Milano: autorizzazione n. 966/08.

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    Ricorre questanno il 20 anniversario della nostra rivista, uniniziativaeditoriale che nel tempo si affermata in ambito non solo provinciale e cheha contribuito ad accrescere la conoscenza del nostro territorio e della no-stra storia, diventando anche veicolo di scambio tra situazioni e fenomeni

    di portata sempre meno locale.Nessun luogo pu, infatti, considerarsi separato dagli avvenimenti e dai

    fermenti che travagliano la societ contemporanea, almeno in Occidente, ePostumia ha saputo affrontare temi sempre pi di interesse generale nonsoltanto del passato, ma anche di attualit, proseguendo con decisione nellalinea programmatica, presente in nuce e dichiarata nei primi fascicoli, diuscire dallambito ristretto di un territorio per affrontare problemi di mag-gior respiro. In questi anni Postumia diventata un punto di riferimentoper le relazioni e la cultura allinterno della Padania e tra questa e i territo-

    ri della Mitteleuropa, verso i quali confluiva lantica strada romana da cuiha preso il proprio nome.

    Con la maggior disponibilit di spazi editoriali, acquisita con le trasfor-mazioni dei primi anni del nuovo millennio, Postumia ha avuto la possibi-lit di allargare lattenzione a lavori pi complessi, che superassero le ine-vitabili limitazioni legate al saggio breve che inevitabilmente sintetizza sto-rie e teorie, e quindi stata in grado di dare spazio e di valorizzare gli studidi giovani autori intento peraltro da sempre perseguito. In questottica laredazione ha voluto celebrare il ventennale proponendo, tra gli altri, il la-

    voro di Claudia Bonora Previdi a dimostrazione che molti sono ancora gliingegni che la nostra scuola e la nostra cultura continuano a produrre, no-nostante lindifferenza che riserva loro una societ insensibile e a voltesprezzante dei pi genuini valori etici.

    Il lavoro che viene pubblicato il prodotto finale di una pluriennale ecomplessa ricerca relativa agli interventi di architettura militare realizzati aMantova nel vasto panorama delle riforme asburgiche in et illuministica.Un periodo, il Settecento, che la storiografia mantovana ha trascurato pri-vilegiando lepoca della Mantova rinascimentale e delle sue vicende risor-

    gimentali; un lavoro che va a colmare, almeno in parte, una grave lacunanella storia locale, ma che importante anche per il pi ampio quadro dellastoria lombarda, in cui Mantova si inserisce non pi come capitale di uno

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    Stato autonomo, ma come pedina fondamentale nellapparato amministra-tivo e militare dellimpero asburgico.

    Il ruolo strategico conferito dalla politica militare di Vienna alla cittdallinizio del secolo XVIII ne ha indubbiamente condizionato lo svilupposocio-culturale, ma ugualmente va considerato come fattore determinantenellevoluzione dellambiente e della storia di un territorio, tanto che diquel periodo se ne risentono a tuttoggi le conseguenze.

    La questione militare del Mantovano nel XVIII secolo richiedeva lazio-ne consapevole del governo ed uno studio approfondito che tenesse contodella complessit e delle implicazioni che essa comportava, poich avrebbeinfluito profondamente sui diversi aspetti dellagire sociale, sulle motiva-zioni politiche ed economiche.

    Ricostruire i modi, i procedimenti e le finalit di questa azione politica stato il fine di Claudia Bonora Previdi che, indagando, con estrema pa-dronanza delle fonti, allinterno del sistema amministrativo imperiale,muovendosi su pi fronti: locale (Mantova), provinciale (Milano), centrale(Vienna), ha potuto delineare quello che si pu sicuramente definire unprimo quadro interpretativo di uno tra i pi importanti capitoli della sto-ria militare del territorio mantovano. Da questo studio emerge una Man-tova inedita, in cui, accanto agli interventi promossi, realizzati o soltantoprogettati per la difesa e il potenziamento del territorio e della citt, si muo-

    vono gli interpreti della politica militare viennese gli ingegneri militari nel tentativo, completato solo nellOttocento, di fare di Mantova una dellepi significative piazzeforti fluviali dEuropa.

    Postumia, dunque, non poteva iniziare a celebrare meglio di cos il suoventennale!

    Recentemente venuto a mancare Giuseppe Papagno, storico che haamato profondamente la sua Mantova e che sicuramente avrebbe apprez-zato la scelta della redazione di pubblicare un lavoro tanto congeniale aisuoi studi. Postumia, che lo ha annoverato tra i suoi pi insigni collabora-

    tori, a lui dedica questo volume.

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    Mantova e le difese imperialiArchitettura e ingegneri militari

    durante gli anni della prima amministrazione asburgica(1707-1797)

    Claudia Bonora Previdi

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    Ringraziamenti

    Desidero ringraziare Paolo Carpeggiani, Martin Kubelk e Manfred Wehdorn che nel corsodi questi anni mi hanno sostenuta e guidata nei miei studi e nella mia attivit di ricerca. Unringraziamento particolare spetta ad Annamaria Mortari, responsabile dellArchivio Stori-co del Comune di Mantova, per laiuto, il sostegno e i preziosi suggerimenti che sempre hasaputo offrirmi; al personale degli Archivi di Stato di Mantova, Milano e Bologna e ancoradel Kriegsarchiv di Vienna per aver spesso facilitato le mie ricerche e per le preziose indica-zioni che cortesemente hanno saputo mettere a mia disposizione. Un grazie ancora ad AnnaMaria Lorenzoni, Mario Vaini, Andrea Canova per la disponibilit concessami e a tutti co-

    loro che hanno contribuito alla pubblicazione di questo mio lavoro.Infine sono sinceramente grata a Roberto Navarrini e allAssociazione Postumia di Gazol-do degli Ippoliti per aver accolto e scelto di pubblicare questo mio studio.

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    Premessa

    Linizio di questo lavoro, esito in buona parte delle ricerche e degli studisvolti in occasione della mia tesi di dottorato, discussa nel maggio del20041, risale in realt agli anni in cui, assieme a Francesca Ballabeni e sottola guida di Paolo Carpeggiani, affrontai la ricerca per la mia tesi di laureain storia dellarchitettura orientata ad indagare gli interventi architettonicipromossi e realizzati a Mantova nel pi ampio panorama delle grandi ri-forme illuministe2. Mi resi presto conto di come il Settecento, nella suacomplessa articolazione, fosse un capitolo della storia mantovana relegatoai margini di una storiografia che per lungo tempo ha privilegiato lepocadella Mantova gonzaghesca e le vicende risorgimentali, determinando nelcomplesso una lacuna per la storia locale (solo recentemente in parte sana-ta) ma anche per il pi ampio quadro della storia lombarda3.

    Gli approfondimenti e le ricerche archivistiche allora condotti mi svela-

    rono e confermarono come il caso mantovano, pur collocandosi in un am-bito apparentemente riconducibile ad esiti locali, consentisse comunque unimportante approfondimento dei caratteri storici della monarchia asburgi-ca. Al tempo stesso ebbi anche modo di verificare come tale periodo neces-sitasse di una analisi dinsieme che non considerasse Mantova nella sola ac-cezione di capoluogo di una provincia periferica dellImpero, ma che te-nesse complessivamente conto della posizione e delle differenti funzioniche, nel corso del secolo, il Mantovano assunse allinterno del complesso si-stema territoriale asburgico.

    Le vicende storiche che dallinizio del XVIII secolo investirono il duca-to gonzaghesco portarono di fatto ad un assetto del territorio che, fino atutto lOttocento, fu oggetto di continue mutazioni amministrative, giudi-ziarie, militari, territoriali e statuali. Nello specifico il mutare, alle diversesoglie storiche, della configurazione politica e le conseguenti trasformazio-ni amministrative portarono alla variazione dei limiti e dei confini del ter-ritorio stesso, alla trasformazione funzionale della citt, per lungo tempocapitale di un ducato, e ad una conseguente diversificazione qualitativa etipologica degli interventi architettonici, destinati di volta in volta ad ade-

    guarsi a necessit e requisiti differenti e che determinarono lintroduzionedi un inedito concetto e uso degli spazi urbani4.

    Fu il risultato di un complesso processo che inizialmente dovette misu-

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    rarsi con una situazione del tutto particolare: una societ civile certamenteimpreparata o comunque restia ad accettare i profondi cambiamenti impo-sti dal nuovo governo imperiale, e un nuovo ruolo strategico-militare asse-gnato alla citt gi allindomani della sua annessione allImpero. La collo-cazione del Mantovano allinterno della compagine dei territori della mo-narchia, la posizione naturalmente fortificata della citt stessa, congiuntaalle opere difensive di tradizione rinascimentale, come pure la sua funzionedi postazione avanzata nellaccerchiamento della Repubblica di Venezia,determinarono infatti per la citt virgiliana lattribuzione di un ruolo stra-tegico-militare di primaria e assoluta importanza. Se la situazione politico-amministrativa del Mantovano allinterno dellImpero rimase a lungo in-certa prima di assumere una connotazione precisa con la creazione di un

    unico governo per la Lombardia austriaca, come gi affermato da CesareMozzarelli, questo non avvenne dal punto di vista militare, () in questospecifico settore lintegrazione del territorio gi gonzaghesco nel sistemaimperiale [fu] infatti immediata e totale e lamministrazione asburgica si di-mostr[] tuttaltro che attendista o corriva verso le preferenze mantova-ne5. Dallinizio del XVIII secolo lambiente mantovano fu quindi caratte-rizzato dalla coesistenza di necessit, ruoli e funzioni differenti e in parti-colare la presenza militare fu immediata, massiccia e costante, con conse-guenze in tutti gli ambiti dattivit e governo.

    La questione militare costituisce pertanto un tassello fondamentale perla storia della citt stessa e componente in assoluto imprescindibile nel ten-tativo di tracciare un corretto e approfondito quadro del Settecento edellOttocento mantovano. Non bisogna infatti dimenticare che il ruolostrategico assunto dalla citt nel corso del Settecento fu fattore ampiamen-te caratterizzante la storia di questo territorio, pressoch definitivamentestabilito nellimpianto difensivo dal Genio militare francese e trasformatodal Genio imperiale, nel corso della prima met del XIX secolo, in uno deicardini del pi ampio sistema di difesa territoriale meglio noto come Qua-

    drilatero. Nonostante gli studi pi recenti valutino e definiscano la que-stione militare nei suoi contorni generali, inserita nella pi ampia prospet-tiva delle difese dellImpero, e la considerino elemento fondamentale tra ivari aspetti del Settecento mantovano si deve ancora oggi registrare la man-canza di studi tali da consentirne la reale analisi e le conseguenti necessarievalutazioni e considerazioni.

    Motivazioni che nel complesso mi hanno incoraggiata e stimolata a pro-seguire gli studi e le ricerche gi iniziate e ad affrontare la complessa que-stione militare del Mantovano nel corso del XVIII secolo. Questione che in

    generale richiede uno studio che tenga conto della complessit delle diver-se implicazioni e dellambito in cui essa stata posta e con cui ha interagi-to ed, entrando poi nel specifico campo dellinterpretazione critica dellar-

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    chitettura militare, della necessit di una lettura allinterno di un pi ampiocontesto che consideri i diversi aspetti dellagire sociale, delle motivazionipolitiche, economiche, nonch strategiche e funzionali che lhanno deter-minata e voluta, per giungere allo studio delle individualit che lhannoprodotta, della loro cultura, della loro formazione e non ultimo delle lorocognizioni tecniche.

    La ricerca condotta si pone pertanto come il tentativo di fornire, attra-verso lindagine e la rilettura delle fonti documentarie, un primo quadro ge-nerale degli interventi promossi, realizzati o anche solo progettati per la di-fesa e il potenziamento del territorio e della citt di Mantova, senza averela presunzione di giungere a proporre, considerata anche la complessitdellargomento, un bilancio definitivo.

    Tenuto conto del sistema statale centralizzato introdotto dallammini-strazione imperiale, caratterizzato da una gerarchizzazione delliter buro-cratico strutturato su direzioni di competenza locale (Mantova), provincia-le (Milano) e centrale (Vienna), questultima deputata alle decisioni finali, apparso fondamentale e indispensabile, accanto ad una indagine sistema-tica delle fonti conservate presso gli archivi italiani, estendere il raggio diindagine e di studio anche alle fonti dellamministrazione centrale asburgi-ca, di grande interesse per la storia dei territori italiani appartenuti allIm-pero e oggi conservate presso lsterreichisches Staatsarchiv6.

    Di estrema importanza e consistenza risultata la documentazione delKriegsarchiv, larchivio di guerra che nelle sue diverse sezioni conserva, conpoche eccezioni, la documentazione riferita allamministrazione militarefino al 1918, anno del dissolvimento della monarchia austro-ungarica. Laconsistenza delKriegsarchiv raggruppabile, a grandi linee, in cinque areetematiche che riguardano gli atti del personale (ufficiali, sottoufficiali, sol-dati e loro amministrazione), gli atti delle diverse campagne di guerra (conmateriali riguardanti le operazioni dellesercito austriaco dal XVI secolofino alla prima guerra mondiale), gli atti degli organi superiori dellammi-

    nistrazione centrale (questarea conserva gli atti delle istituzioni pi impor-tanti, riguardanti direttamente limperatore e gli uffici militari centrali), gliatti relativi a marina militare e truppe di aviazione, fino alle raccolte car-tografiche, fotografiche e manoscritti7. La ricerca si concentrata nello spe-cifico sullanalisi degli atti dellamministrazione e degli uffici centrali mili-tari della monarchia soffermandosi in particolare su quelli conservati nelfondoWiener Hofkriegsrat (1556-1848), archivio del Consiglio Aulico diGuerra, organo istituito nel 1556 e che con gli ordinamenti successivi di-venne il dicastero da cui dipendevano tutti gli affari di carattere militare,

    ordinati per dipartimenti di specifica competenza8

    . A questo si aggiuntolo studio della documentazione conservata presso la sezione archivisticaGeniewesen (Genie), e nello specifico del fondo Geniehauptamt (1756-

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    1849)che raccoglie materiale relativo agli anni successivi al 1747, anno diistituzione del Corpo degli Ingegneri militari, corpo tecnico al servizio del-lesercito e organo di supporto dellHofkriegsrat, che estendeva la propriacompetenza alle fortificazioni e responsabile, dal 1772, dellufficio delle co-struzioni militari dellintera monarchia. Sempre nellambito del Kriegsar-chivla ricerca ha preso poi in esame laKarten- und Plansammlung, una trale pi importanti raccolte cartografiche al mondo. Iniziata nel 1556 con lacostituzione del Consiglio Aulico di Guerra (Hofkriegsrat) fu fortementeincrementata da Giuseppe II che mise a disposizione molti pezzi di sua pro-priet richiedendo inoltre, attraverso i comandi generali, che gli ufficiali ele rispettive famiglie nelleventualit avessero posseduto pezzi interessanti liconsegnassero o ne fornissero copia per larchivio9. Oggi la consistenza

    della raccolta ordinata, secondo una classificazione tematica, in tre gran-di sezioni tutte analizzate. La sezioneGenie und Planarchivraccoglie pro-getti e descrizioni di fortificazioni e obiettivi militari appartenuti alla mo-narchia asburgica e considerati dagli uffici militari centrali di fondamenta-le valore strategico; piante di citt e loro dintorni; piante di postazioni for-tificate (piani di dettaglio); progetti di opere di difesa, piante e progetti diedifici militari che trovano riferimento negli atti conservati presso la sezio-ne Geniewesen. La sezione Landesbeschreibungen raccoglie invece cartegeografiche generali e militari, riguardanti in particolare confini, descrizio-

    ni delle reti di comunicazione, fiumi, citt, paesi e fortificazioni, mentre lasezione Kartensammlung, articolata in ulteriori sottosezioni, conservapiante di citt e loro dintorni (Stdtplne und Umgebungskarten, Italien),immagini di citt e materiale miscellaneo riguardante edifici specifici(Stdtansichten und Sammelwerke) e vedute di edifici, fabbricati, palazzi ecastelli (Ansichten von einzelnen Gebuden, Baulichkeiten, Burgen undSchlssern).

    Altrettanto interessante la copiosa documentazione conservata pressolArchivio di Stato di Milano. Di particolare rilevanza si dimostrato il

    fondoMilitare parte antica (1514-1799) che conserva atti e scritture dellecancellerie di stato (in particolare di guerra), dei commissari generali dellemunizioni, dei commissari generali delle tasse e degli eserciti come pure delcommissario generale di stato e di guerra. Sempre a Milano si presa inesame anche laCivica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli.

    Specifica attenzione stata posta al ricco Archivio Pallavicini (1451-1850)oggi conservato presso lArchivio di Stato di Bologna: le carte in essoconservate permettono infatti di definire meglio loperato di Gianluca Pal-lavicini nella carica di vice governatore del Mantovano e comandante della

    piazza oltre che delegato di tutto ci che direttamente e indirettamente ri-guarda leconomia militare e camerale della Lombardia10.Infine lindagine condotta ha riguardato i documenti dellArchivio di

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    Stato di Mantova; fra i diversi fondi presi in esame si ricordano la serie del-lArchivio Gonzaga (classe X Affari Militari, 1500-1797), gli archivi delMagistrato Ducale (1573-1736), del Magistrato Camerale Antico (1750-1786), del Magistrato Camerale Nuovo (1791-1797), i fondi della RegiaIntendenza Politica di Mantova (1786-1791) e della Regia Giunta di Go-verno (1791-1797)11.

    Una molteplicit di fonti la cui analisi ha permesso di inquadrare lacomplessit dellargomento e ulteriormente confermare la necessit di inse-rire la storia del Settecento mantovano in un pi ampio e articolato conte-sto, entro cui lantico ducato gonzaghesco ebbe, come testimoniato dalladocumentazione, un ruolo tuttaltro che marginale e privo di peculiari ca-ratterizzazioni. La citt confinata nel suo ruolo di capoluogo di una delle

    province dellImpero e principale fortezza per la difesa dei territori impe-riali dellItalia settentrionale, divenne anche campo di sperimentazionecon esiti successivamente messi a punto in centri maggiori.

    I provvedimenti, le disposizioni cos come gli interventi di fortificazionee difesa della citt, sempre in riferimento alla pi ampia politica e strategiaimperiale e in linea alle pi aggiornate direttive generali, spesso in via di de-finizione, portarono ad esiti sempre strettante connessi alla peculiare con-formazione di questo territorio. Una qualsiasi formulazione interpretativadellarchitettura militare del Mantovano deve infatti tenere conto della pe-

    culiarit di questo territorio, dello stretto e al tempo stesso fragile rappor-to tra acqua e terra che da sempre lo caratterizza e che nellambito degli in-terventi militari ne ha permesso la trasformazione in unefficace macchinadifensiva il cui funzionamento non dipese dal semplice controllo del terri-torio ma in larga parte da corrette modalit di governo delle acque.

    Architettura militare e architettura idraulica trovarono pertanto nel casomantovano uno stretto, inscindibile e complementare rapporto: lo studiodellarchitettura militare inevitabilmente connesso allo studio dellarchi-tettura delle acque. Le numerose soluzioni progettuali documentate in me-

    morie, relazioni e disegni furono infatti tradotte in piani generali il cui co-mune denominatore fu rappresentato da soluzioni per unottimizzazionedello sfruttamento ai fini difensivi delle acque del Mincio. Redatte da alcu-ni fra i pi qualificati ingegneri militari dellImpero consentono anche didefinire linedito profilo dellufficiale ingegnere Nicol Baschiera che nelruolo di direttore della fortezza, emerge come uno degli indiscussi prota-gonisti dellarchitettura mantovana del XVIII secolo.

    Se in definitiva per limitate furono le realizzazioni rispetto alla mole distudi ed elaborazioni progettuali redatti dagli ingegneri militari imperiali,

    risaltano il ruolo e il fondamentale valore di questa attivit progettuale.Essa consent lavvio di una puntuale indagine e conoscenza della comples-sit del territorio che, concretizzatesi in rilievi e mappature, determinarono

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    assieme alla sperimentazione dei progressi della tecnica bellica la riscoper-ta della vocazione e delle potenzialit strategiche del Mantovano e di tuttii territori della valle del Mincio e la conseguente progressiva trasformazio-ne, a partire dallinizio del XIX secolo, della citt di Mantova in una dellepi significative piazzeforti fluviali dEuropa.

    Il tentativo di delineare un primo quadro interpretativo di uno tra i piimportanti capitoli della storia militare di questo territorio suggerisce ine-vitabilmente anche alcune prime considerazioni di carattere generale relati-ve alla definizione quantitativa e qualitativa degli interventi militari man-tovani che, valutati nei loro molteplici aspetti, delineano nuovi elementi diricerca e di studio per la storia di questo territorio.

    Vienna, 27 luglio 2007

    NOTE

    *Claudia Bonora Previdi - Politecnico di Milano - DiAP.1 BONORA, 2004.2 BALLABENI-BONORA, 1993-94.3 Cfr. anche MOZZARELLI, 1983, p. 13; MORI, 1998, p. IX.4 Per un quadro complessivo degli interventi settecenteschi si rimanda a BONORAPREVIDI-RONCAI, 2008. Si rimanda inoltre a BELLUZZI, 1983; BALLABENI-BONORA, 1993-94; FRIGO,1994.5 MOZZARELLI, 1983, p. 14.6 Nel caso degli archivi italiani si proceduto ad un regesto puntuale delle fonti conservatenei fondi di specifico interesse, mentre per gli archivi viennesi a causa della mole della do-cumentazione conservata relativa a Mantova e le non sempre facili modalit di consulta-zione (dettate in molti casi dallassenza di indici ed inventari), si preferito compilare un re-gesto, secondo laccessibilit, sommario o puntuale, solo dei fondi pi copiosi e fondamen-tali per la definizione di un primo quadro della questione militare mantovana. Per un orien-

    tamento alla ricerca delle fonti dinteresse italiano negli archivi viennesi cfr. PANSINI, 1965;CREMONINI, 1993; BONORAPREVIDI, 2009.7 Fra i diversi contributi relativi allargomento si rimanda in particolare a WOLF, 1871,pp. 160-178; Das k. k. Kriegsarchiv, 1878; REINER, 1/1970, pp. 113-120; 2/1970,pp. 167-175; 1/1971, pp. 173-181; 1/1972 pp. 127-135; REINER, 1996, pp. 51-57.8 Sulla fondazione e organizzazione del Consiglio Aulico di Guerra si rimanda in particola-re a FIRNHABER, 1864, pp. 91-178; FELLNER-KRETSCHMAYR, 1938; REGELE, 1949; REINER,1993, pp. 74-93.9 Si rimanda per queste e altre notizie in particolare allesauriente saggio di HILLBRAND,1975, pp. 183-196.10 Un primo quadro relativo al suo operato, senza per una analisi specifica della questione

    militare, fornita da MORI, 1998, pp. 77-140. Nello specifico per larchivio Pallavicini cfr.OSTOJA, 1951.11 Cfr. anche BELL, 1982.

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    Lannessione del MantovanoallImpero asburgico

    La decadenza e la fine della signoria gonzaghesca

    La grandezza e lo splendore di casa Gonzaga, che nei secoli aveva tra-sformato Mantova in uno dei principali centri del Rinascimento italiano,

    furono bruscamente ridimensionati con il sacco del 1630: il 18 luglio letruppe imperiali facevano il loro ingresso in citt e seguirono giorni di sac-cheggi, distruzioni e devastazioni. Mantova non seppe riprendersi e ritro-vare la forza di rinnovare i passati fasti e i decenni successivi si trascinaro-no in un lento declino che condusse alla caduta del governo gonzaghesco eal definitivo disfacimento delle istituzioni ducali1.

    Con la morte di Vincenzo II2, il governo del ducato dalla linea primoge-nita pass a quella cadetta dei Gonzaga-Nevers con Carlo I. Dopo il saccoegli fece qualche encomiabile tentativo di ricostruzione e ripristino della ca-

    pitale e del suo territorio, inadeguato per rispetto alle difficolt che, du-rante gli anni del suo governo, si abbatterono sul Mantovano3. A lui suc-cedette il nipote Carlo II, ancora fanciullo, sotto la reggenza della madreprincipessa Maria. Raggiunta la maggiore et, egli assunse direttamente ilgoverno di uno stato ancora in pessime condizioni4; libertino e dissipatore,promotore di un certo risveglio culturale mor il 14 agosto 1665 a soli tren-tasei anni5 e gli succedette il figlio Ferdinando Carlo6, sotto tutela dellamadre Isabella Clara che si dimostr governante accorta ed opportunista,determinata a consolidare il trono del giovane figlio e a creare le miglioricondizioni per il suo futuro governo7.

    Lamministrazione di Ferdinando Carlo, indifferente alle responsabilitdi governo e ai doveri nei confronti dei sudditi, port per lo stato al tota-le dissesto economico. Prosciugate le casse ducali, egli pens bene di cede-re la cittadella di Casale al re di Francia, Luigi XIV, ottenendo in cambiouna pensione annua di 60.000 lire e la promessa del conferimento, in casodi guerra, del comando supremo degli eserciti francesi8, senza considerareil proprio vassallaggio allImpero e la conseguente prevedibile accusa di fel-lonia che lo avrebbe colpito. Egli parve non curarsi della pericolosa even-tualit forte della presenza presso la corte imperiale della sorella del padre,la zia Eleonora imperatrice dAustria, la quale per morendo improvvisa-

    mente nel 1686 lasciava Ferdinando Carlo privo dellimportante protezio-

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    ne. Incapace di valutare correttamente la mutata situazione politica nel1687, preso dallentusiasmo per lavanzata delle truppe imperiali contro i

    Turchi, egli decise di procurarsi facile gloria militare abbandonando Man-tova per farvi ritorno solo lanno successivo9.

    Intanto anni di politica dissennata avevano fatto precipitare il ducatonel disordine e avevano permesso il diffondersi di privilegi tra la nobilt eil clero, consentendo la progressiva affermazione di poteri locali legittimied illegittimi10. La situazione si aggrav ulteriormente con la rottura del-lequilibrio tra gli stati europei: la morte di Carlo II di Spagna e le sue vo-lont testamentarie che, per mancanza di eredi in linea retta, designavanocome successore al trono Filippo dAngi, nipote del re di Francia, miserofine alle trattative diplomatiche tra Francia e Impero per la spartizione pa-

    cifica della Spagna e lEuropa si prepar a sostenere una nuova guerra. Ine-vitabilmente lattenzione dei maggiori stati europei si rivolse allItalia dovea causa dellestinzione degli Asburgo di Spagna e delle famiglie regnanti neiducati si erano rese disponibili, con insperata prodigalit, ricche ed impor-tanti regioni.

    Il Mantovano in particolare, per la sua posizione di accesso alla Pianu-ra Padana, rientrava tra i territori appetiti dalle grandi potenze europee conmire di dominio sullItalia settentrionale11 e fu proprio la sua particolare eimportante posizione strategica a far s che le attenzioni degli ambasciato-ri di Francia e della Corte Cesarea si concentrassero sul duca FerdinandoCarlo che, nonostante il plurisecolare vassallaggio del ducato allImpero, simostrava assai benevolo e amichevole nei confronti della Francia12. Nelfebbraio 1701 Ferdinando Carlo sottoscrisse un trattato segreto con Fran-cia e Spagna, concedendo loro la militarizzazione del territorio mantova-no13. Le conseguenze di questa alleanza furono disastrose: lingresso in cittdelle truppe franco-ispaniche fu infatti considerato dalla corte imperiale unatto di alto tradimento e con decreto del 20 maggio 1701 Ferdinando Carlofu citato innanzi al tribunale supremo dellImpero per delitto di fellonia conil conseguente proscioglimento dei sudditi mantovani dallobbedienza nei

    confronti del Gonzaga14

    .Intanto larrivo degli eserciti costrinse la popolazione a riprendere bru-

    talmente contatto con la guerra. Le operazioni militari divamparono re-pentinamente: il 1 dicembre 1701 le truppe imperiali invasero il Manto-vano e attaccarono il castello di Canneto difeso da truppe mantovane; daqui il campo di battaglia si estese allintero territorio e allinizio del 1703lintero Mantovano poteva considerarsi teatro di guerra15. Nel frattempo lefinanze dello stato erano giunte al collasso, i viveri scarseggiavano sia perla popolazione sia per i soldati e i contadini terrorizzati abbandonavano lecampagne. A poco era valso lincremento delle rendite ottenuto con lan-

    nessione del ducato bozzolese, avvenuta dopo che lultimo nipote Gian

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    Francesco Gonzaga era deceduto senza eredi in linea retta16. FerdinandoCarlo aveva infatti contratto ingenti debiti che, con lintento di tenere as-

    soggettato ancor di pi il ducato, furono in buona parte liquidati da LuigiXIV; il duca che ormai risiedeva fuori dal suo stato fu quindi sostanzial-mente obbligato ad affidare di fatto le sorti del Mantovano ai francesi.

    Allinizio del 1704 le operazioni militari si spostarono in Piemonte e neimantovani torn la speranza di poter convincere il duca a tornare a risie-dere nella capitale; Ferdinando Carlo era invece in attesa del permesso dipartire per la Francia, dove avrebbe dovuto incontrare Luigi XIV e riceve-re personalmente direttive riguardanti il proprio imminente matrimoniocon la principessa Susanna Enrichetta di Lorena, celebrato nel novembredello stesso anno. Egli rientr in citt solo alla fine del 1705, quando voci

    sempre pi insistenti riguardanti la volont delle grandi potenze europee diaccordarsi per il trattato di pace lo spinsero ad elaborare una strategia di-plomatica per la difesa degli interessi del suo stato17.

    Dopo la battaglia di Torino il duca, il 6 gennaio 1707, decise di lasciarenuovamente la capitale e di passare le consegne del governo ducale, perconto della Francia, al principe Vaudemont, gi a Mantova dalla fine del1706 e incaricato di designare, di settimana in settimana, il ministro presi-dente del Consiglio di Reggenza. Intanto la situazione degli eserciti franco-ispanici appariva disperata e il sopraggiungere di una grave crisi economi-ca spinse la Francia ad intraprendere trattative segrete con lImpero; lafirma della resa ebbe conseguenze devastanti per il Mantovano. LImpero,che gi considerava il duca colpevole di fellonia, respinse la richiesta fran-cese di confermare Ferdinando Carlo nei suoi possedimenti e il 27 marzo1707 giunsero in citt gli ufficiali imperiali inviati a predisporre il piano diintegrazione del ducato allImpero18. Ferdinando Carlo continu a speraredi poter tornare in possesso del proprio stato confidando sullappoggiodella Repubblica di Venezia che, nel tentativo di rompere laccerchiamentodei territori imperiali, propose di assegnare il Mantovano a Vincenzo Gon-zaga, nemico giurato di Ferdinando Carlo. LImpero non accett nemmeno

    questa soluzione: lassoluta importanza strategica del Mantovano suggeri-va infatti di esercitare un controllo diretto. A Vincenzo fu restituita soloGuastalla e nel 1708 la dieta di Ratisbona, ratificando il bando imperialeemanato il 20 maggio 1701, dichiarava, con sentenza emessa il 30 giugno,il duca decaduto da tutti i suoi diritti e i suoi stati e sanzionava giuridica-mente lannessione del Mantovano allImpero19. Ferdinando Carlo mor al-cuni giorni dopo a Padova20.

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    Il nuovo governo: Mantova da capitale di un ducato a capoluogo di provincia

    Quando pervenne agli Asburgo il Mantovano, gi afflitto dalla grave si-tuazione generatasi con il sacco del 1630, era alle prese con le pi recenticonseguenze della guerra di Successione spagnola. Dopo essere stato teatrodi scontro di grandi eserciti, ripetute inondazioni e carestie avevano deter-minato al suo interno ulteriori condizioni di grave disordine e desolazione:questa citt non sa mostrare, et in tutto il suo Stato che fabbriche atterra-te, campagne deserte, villaggi distrutti, terreni incolti, abitazioni in abban-dono, () commerci interrotti ()21.

    Condizioni di estrema difficolt che non ostacolarono tuttavia le im-portanti e inevitabili trasformazioni che il piccolo stato dovette affrontare.

    Dopo lannessione alla monarchia asburgica il quadro strategico di riferi-mento dellantico ducato mut infatti in modo sostanziale: il paese da pic-colo ducato fu trasformato in una delle province dellImpero e il governodellex possedimento gonzaghesco fu, nel corso di tutto il secolo, varia-mente interpretato nel quadro pi generale dei territori asburgici. Il muta-re della configurazione politica e la variazione dei limiti e dei confini inclu-sero di fatto il Mantovano in un orizzonte istituzionale vasto quanto i do-mini imperiali, rendendolo progressivamente protagonista di un processodi rapida trasformazione e le innovazioni amministrative, sociali e cultura-li che lo investirono dovettero tener conto anche del nuovo ruolo strategi-co-militare attribuito alla citt nellambito della difesa dei possedimenti im-periali dellItalia settentrionale.(Fig.1)

    Fin da principio il governo del Mantovano fu affidato al doppio con-trollo del generale Lotario di Knigsegg, comandante militare e del conteGiambattista Castelbarco, amministratore cesareo22. Al Castelbarco, mortonel 1713, subentr Filippo langravio dAssia-Darmstadt23, figura di note-vole prestigio che sembr impersonare la volont, almeno iniziale, di Vien-na di non intervenire sullassetto istituzionale e costituzionale del possedi-mento acquisito, lasciando in particolare alla nobilt locale lillusione che

    lepoca ducale non fosse ancora conclusa. Per i primi trentanni di ammini-strazione asburgica fu infatti formalmente mantenuto il ducato, conservatalautonomia amministrativa e confermato lassetto complessivo dello statogonzaghesco24. Questo consent tra laltro la permanenza di una classe di-rigente gi al servizio degli ultimi duchi, indispensabile garanzia di conti-nuit per il sistema statale esistente, considerato sufficiente rispetto agli in-teressi militari prioritari per Vienna. Particolarmente caro ai mantovani, illangravio dAssia rimase in carica fino al 1735, anno in cui dovette lascia-re lincarico sostituto, non pi come governatore ma come semplice ammi-nistratore cesareo, dal conte milanese Carlo Stampa, affiancato ancora, per

    il comando militare, dal generale Lotario di Knigsegg25.

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    Dopo la firma del trattato di pace con la Francia, che aveva posto finealla guerra di Successione polacca, per ragioni di sicurezza militare, di ra-zionalizzazione e di economia nellamministrazione fu stabilita lunificazio-ne dei domini dellItalia settentrionale in una unica entit amministrativa.Fu per un passaggio graduale: una prima trasformazione fu apportata alvertice politico-amministrativo con lunificazione della direzione dei domi-ni lombardi sotto una stessa istituzione, sottraendo quindi il Mantovano al

    controllo della Cancelleria di Corte austriaca. Con la soppressione del Con-siglio di Spagna e la creazione del Supremo Consiglio dItalia, avvenuta nel1736, furono create le premesse necessarie a un radicale cambiamento: na-sceva un organismo direttivo legittimato ad occuparsi di tutti i territori del-lItalia settentrionale che, nonostante leredit di strutture e personale delvecchio organico, avrebbe meglio corrisposto alla realt amministrata26.

    A livello locale lunit della Lombardia austriaca fu realizzata estenden-do lautorit del conte Abensberg und Traum27, governatoread interim diMilano, anche ai ducati di Parma, Piacenza e Mantova28, anche se per que-stultimo fu assicurato il mantenimento degli (...) antichi privilegi desen-

    zioni e dindipendenza (...)29.Promessa onorata per solo in parte. Lunio-

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    Fig. 1- Ducato di Mantova, suoi confini, Doriciglio Moscatelli Battaglia, 1714 (KAW, Kar-ten- und Plansammlung, B VII a 99-3).

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    ne del Mantovano al Milanese ebbe come effetto (attraverso labolizionedella Segreteria di Stato, della Cancelleria e del Magistrato Camerale) un ri-

    dimensionamento dei poteri del vicegovernatore, incarico assegnato fin dal1738 al conte Luigi Cocastelli30. Lamministrazione mantovana divennequindi mero anello di una catena gerarchica, competente solamente in am-biti di governo civile, la cui gestione doveva per altro essere condivisa conil comandante della piazza, cui spettava il controllo delle questioni di ca-rattere militare. Le aspirazioni cortigiane delllite mantovana furono cosprogressivamente scoraggiate e il ducato definitivamente inquadrato comeprovincia dellImpero.

    La morte di Carlo VI avvenuta il 20 ottobre 1740 e la successione altrono della figlia Maria Teresa furono la premessa di un nuovo conflitto eu-

    ropeo e si imponeva pi che mai anche per la Lombardia austriaca una uni-formit di direttive e duffici31. In particolare il timore che il Mantovano,territorio di estrema importanza militare, si riappropriasse dellautonomiache gli fu propria nei decenni precedenti, determin una graduale trasfor-mazione degli organici degli uffici e tribunali attraverso la nomina, accan-to a funzionari della aristocrazia mantovana, di funzionari austriaci32. Ladecisione che maggiormente connot il destino di questo territorio fu la ri-soluzione della corte imperiale di affidare la prima carica mantovana aGianluca Pallavicini, personaggio di provenienza militare33.(Tav. 1)

    Nel 1744, in seguito alla perdita dei territori lombardi oltre il Ticino eoltre il Po e di gran parte del Piacentino, la questione dellaggregazione deiducati padani, rimasta in sospeso fin dal 1736, torn nuovamente attuale.Per Mantova fu disposto un piano che avrebbe consentito la graduale sop-pressione dei vice governi locali34. La guerra in corso imped per la decre-tata unificazione: i lavori della giunta incaricata furono interrotti e riprese-ro solo alla fine di novembre per concludersi nel marzo dellanno successi-vo. Il risultato fu la pubblicazione delleditto di aggregazione del 29 marzo1745 che prevedeva la soppressione delle pi importanti magistrature locali(il Senato di Giustizia e il Magistrato Camerale); rimanevano in funzione il

    Magistrato di Sanit, il Collegio degli Avvocati e il Consolato Mercantile,a cui fu concesso di conservare norme e consuetudini particolari non con-trastanti con lordinamento dello stato. Si tratt per soltanto di una si-tuazione transitoria.

    Nellestate del 1745 laggravarsi della situazione militare e loccupazio-ne nemica del Milanese fecero temporaneamente accantonare la definizio-ne degli aspetti pi delicati dellaggregazione; si crearono anzi le condizio-ni per un radicale mutamento degli orientamenti viennesi riguardo lammi-nistrazione della Lombardia austriaca e quindi, pur con motivazioni diver-se, di Milano e di Mantova35. Ribadita limportanza militare dellex duca-

    to gonzaghesco, a pi riprese e secondo varie modalit evidenziata da Gian-

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    luca Pallavicini, che privato della carica di vicegovernatore del Mantovanoera tornato ad occuparsene con la nomina, avvenuta nellaprile del 1745, a

    ministro plenipotenziario per la direzione del Governo generale degli Statidella Lombardia36, il 4 gennaio 1749 furono ufficializzati labrogazionedella riforma del 1744 e il ripristino per il Mantovano di unamministra-zione separata, pur sempre subordinata al governo generale della Lombar-dia. Il dispaccio del 15 marzo 1750 stabil il nuovo assetto istituzionale econsent a Mantova di recuperare la propria autonomia amministrativa econ essa un ordinamento istituzionale in gran parte modellato su quelloante 174437. Furono ristabilite le antiche magistrature sia pure con deno-minazioni ed organizzazione differenti, informate a criteri di razionalit edefficienza: il Senato di Giustizia prese il nome di Consiglio di Giustizia, al

    Magistrato Camerale fu invece restituito il nome tradizionale e lincaricodella amministrazione () di tutte le rendite regali e patrimoniali, si ordi-narie che straordinarie, del Ducato di Mantova, e insieme la privativa co-gnizione di tutte le cause camerali38. Conclusa lesperienza Pallavicini ilgoverno della Lombardia e del Mantovano pass prima al conte BeltrameCristiani39 e successivamente, dal 1758 fino ai primi anni Ottanta del seco-lo, al conte Carlo di Firmian40.

    Il sistema amministrativo definito alla fine degli anni Quaranta del seco-lo rimase in vigore fino al 1771, anno di svolta per tutta la Lombardia au-striaca41. Larrivo a Milano dellarciduca Ferdinando, incaricato del governodella Lombardia in nome dellimperatrice, ebbe come conseguenza per ilMantovano la soppressione della Giunta vice governativa (1775) che sancla piena subordinazione del vicegovernatore allarciduca stesso.

    Con lascesa al trono di Giuseppe II, la condizione amministrativa diMantova fu oggetto di ulteriori modifiche secondo criteri rigidamente ac-centratori ed antiautonomistici, orientati a uniformare uffici e metodi am-ministrativi in tutto il dominio asburgico in Italia. Per volont imperiale ilMantovano divenne una delle otto province in cui fu suddivisa la Lombar-dia e la soppressione dellordinamento amministrativo parzialmente auto-

    nomo di cui il ducato aveva goduto fino a quel momento, dai tempi del-lannessione allImpero, divenne ineluttabile. Nel 1786 ogni vestigia del-lantica autonomia ducale scomparve: il Magistrato Camerale fu abolito ele sue funzioni trasferite al Consiglio di Governo con sede a Milano chemanteneva a Mantova, come nelle altre citt, un intendente politico; ilConsiglio di Giustizia cess di esistere insieme al Senato di Milano; fu isti-tuito nella citt ambrosiana un supremo tribunale, da cui dipendevano, aMilano e a Mantova, due tribunali dappello42.(Fig. 2)

    Passata la corona a Leopoldo II, gi granduca di Toscana, fu ripristina-ta la situazione antecedente le riforme giuseppine. Con dispaccio del 24

    gennaio 1791 Leopoldo restitu infatti formalmente allantico ducato la

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    propria autonomia; sostanzialmente per permaneva una forma di subor-

    dinazione al governo centrale lombardo. Furono fissate nuove regole e fuelaborato un piano amministrativo dai caratteri innovativi: non si trattavadi un semplice intervento restauratore ma di una nuova struttura organiz-zativa. Lamministrazione politico-economica della provincia fu suddivisafra quattro uffici principali: le imposte dirette ed indirette divenivano dicompetenza di un regio direttore delle finanze; un redivivo Magistrato Ca-merale era investito di tutte le incombenze concernenti la custodia e leser-cizio dei tradizionali diritti regali; importanti funzioni amministrativeerano proprie della Congregazione Delegata, organo esecutivo della rap-presentanza dei ceti della provincia ed infine al vertice dellintero sistema,

    una Giunta di Governo con sede a Mantova, autonoma nellordinaria am-

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    Fig. 2- Carta generale dello stato di Mantova ricavata dalle rispettive carte topografiche deiterritori che attualmente la compongono, Antonio Colonna, (1774-1777) (KAW, Karten-und Plansammlung, B VII a 99-5).

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    ministrazione, ma soggetta al Governo della Lombardia per deroghe o va-riazioni agli ordini vigenti, dubbi dinterpretazione, controversie giurisdi-

    zionali. Il Mantovano cessava quindi di essere una provincia della Lom-bardia austriaca amministrata da un semplice subordinato del governo cen-trale e riacquisiva dignit di stato amministrativamente autonomo43.

    Mantova citt-fortezza

    Se nel corso di tutto il XVIII secolo la collocazione istituzionale del du-cato mantovano oscill fra una gestione sostanzialmente autonoma e unaamministrazione integrata con il resto della Lombardia austriaca44, in am-

    bito militare lintegrazione dellex territorio gonzaghesco nel sistema impe-riale fu invece immediata e totale e tale si mantenne anche quando la pacedi Aquisgrana avrebbe permesso allEuropa un lungo periodo di pace. Unatteggiamento tuttaltro che attendista verso le esigenze mantovane che sitradusse inevitabilmente anche in una tangibile trasformazione funzionaledella citt che, convertita da capitale di un pur piccolo stato a capoluogodi una delle province imperiali, dovette altres confrontarsi col nuovo ruolodi principale piazza degli stati italiani di casa dAustria.

    Allinizio del secolo la conclusione della guerra di Successione spagnolaaveva determinato mutamenti territoriali e assestamenti confinari che ridi-segnarono una carta politica europea che nei suoi contorni pi generali simantenne pressoch immutata almeno fino alla rivoluzione francese. Sispartirono i domini spagnoli: a Filippo dAngi toccarono la Spagna e lecolonie oltre Atlantico, in cambio di una definitiva rinuncia ad ogni futurarivendicazione sulla corona francese; a Carlo dAsburgo, divenuto nel frat-tempo imperatore con il titolo di Carlo VI, furono assegnati i Paesi Bassi, iducati di Mantova e di Milano, il regno di Napoli e la Sardegna; al ducasabaudo Vittorio Amedeo II andarono il Monferrato, i territori dellAles-sandrino, della Valsesia, della Lomellina e la Sicilia; lInghilterra ritenuta, a

    ragione, la principale beneficiaria degli esiti della guerra si accaparr Gi-bilterra e Maiorca nel Mediterraneo, lAcadia francese e la baia di Hudsonnel Nord America. Con la collocazione politica sancita definitivamentedalla dieta di Ratisbona il Mantovano, da sempre oggetto di contesa tra lepotenze con mire di dominio sullItalia settentrionale per la sua posizionedaccesso alla Pianura Padana, fu quindi inserito entro la pi vasta compa-gine territoriale dellImpero asburgico con il conseguente riconoscimentoper la citt di Mantova di un fondamentale ruolo nevralgico allinterno diun sistema difensivo che veniva ad investire interessi ed ambiti territorialiben pi vasti di quelli di un semplice ducato; era, infatti, rispetto allImpe-

    ro che Mantova doveva essere rafforzata e potenziata in quanto naturale

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    punto darrivo delle truppe che scendevano dai territori ereditari attraver-so la valle dellAdige e sorta di cardine attorno cui organizzare le opera-

    zioni militari asburgiche per i territori dellItalia settentrionale45

    . La sua po-sizione chiave sulla linea di comunicazione con il Trentino e la sua funzio-ne di postazione avanzata nellaccerchiamento della Repubblica di Veneziane determinarono infatti, gi allindomani dellannessione allImpero, lat-tribuzione del nuovo e fondamentale ruolo strategico-militare e la sua pe-culiare conformazione geografica, congiunta alle opere difensive di tradi-zione rinascimentale e al suo impianto urbanistico, furono elementi decisi-vi per la scelta strategica di trasformare lantica capitale in una piazza dideposito.

    Durante tutta la prima met del XVIII secolo gli Asburgo furono co-

    stretti ad un forte impegno militare in Europa e per il Mantovano, consi-derato il ruolo strategico riconosciuto alla citt, signific immediata opera-tivit, ulteriormente confermata nellambito di un pi ampio disegno poli-tico e militare conseguenza dei trattati di Rastatt e di Baden (1714), quan-do i Paesi Bassi austriaci (Fiandre) e la Lombardia furono disposti a pro-pugnacolo dellImpero asburgico contro la Francia e in entrambi i territorisintrapresero impegnativi lavori e provvedimenti per migliorarne la difesa.

    Il 17 dicembre 1707, il conte Castelbarco, pochi giorni dopo linizio delsuo soggiorno a Mantova nella carica di amministratore cesareo, scrivevaallimperatore: () subito che fui in citt mi furono ricercate le paghe dellisoldati che si ritrovavano in essa, consistendo in cinque regimenti effettivi(). Prosegue: usciti li Francesi dItalia ha dovuto soccombere al gravepeso delle armi di V.M. e delli presidi dellImperio non solo per il rimanen-te quartiere dinverno, ma per pi di un mese di campagna (). Dopo untal peso, et agravio, quando sperava di poter incominciare a respirare ()s ritrovato in necessit di cominciare () a sojacere alle estorsioni che lesono state fatte dalle truppe Hassiane e Palatine (). Oltre il soggiornodelle truppe Hassiane, parte delle quali ancora ve ne sono, e Palatine, chein tutto sono statti 20 regimenti, vi resta quello di otto altri regimenti delle

    truppe di V.M. quartierate in altra parte dello stato, dove non ostante ildetto regolamento del commissariato di guerra, alcuni regimenti, la mag-gior parte de quali ha preteso, e voluto, e vuole essere mantenuta di tuttoponto. Dal che, e dallesser stato domandato in nome del commissario diguerra in questo stato in tempo, in cui io ancora mancavo, il fieno, la legna,carne e vino per li 13 regimenti di S.M., che in la citt e stato si trovavanoacquartierati con il treno dellarteleria, oltre li detti 20 regimenti hassiani epalatini chhanno cominciato la lor marchia ()46. Una presenza certa-mente non trascurabile per un territorio gi duramente provato da calami-t naturali e dalla guerra appena conclusa e destinato a finanziare di tasca

    propria la difficile conversione della sua capitale in una citt-fortezza47.

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    Al momento dellavvicendamento dinastico la cassa camerale dellex du-cato gonzaghesco si presentava vuota e totalmente impegnata dal commis-

    sariato di guerra48

    . La dispendiosa politica estera europea a cui furono co-stretti gli Asburgo aveva determinato, fin dal primo anno del nuovo gover-no, un notevole aumento della pressione fiscale con lintroduzione di unaelevata imposta fondiaria (tassazione diretta)49; il provvedimento, a frontedegli ingenti esborsi, si rivel comunque insufficiente. Come ampiamente il-lustrato da Marzio Romani lanalisi dei bilanci statali per gli anni compre-si fra il 1707 e linizio della guerra di Successione austriaca dimostra comele spese superassero mediamente le entrate, evidenziando una situazionecronicamente deficitaria, in cui tra i debiti che tendevano ad assommarsiluscita relativa preponderante era rappresentata dalla provvisione al fondo

    militare50. Sulla comunit, soggetta ad un continuo aumento dei tributi,gravavano gli oneri per lacquartieramento51 e il vettovagliamento dellin-gente numero di truppe di presidio, destinato nel tempo ad accrescere e acui si dovevano sommare le compagnie di passaggio52 e le continue richie-ste di carreggi53 e braccianti per i lavori di riparazione alle fortificazioni54.Gravose erano le richieste degli ufficiali, che esigevano, per diritto o perforza, una lunga serie di rendite e vantaggi in natura esorbitanti rispetto aquanto gi percepito dal fondo militare55, e le esenzioni daziarie da essi go-dute56. In confronto lapparato governativo ed amministrativo comportavain totale un costo nettamente inferiore a conferma dellinteresse prevalen-temente militare di Vienna per il Mantovano57.

    Nel 1716 anche in seguito alle misure promulgate dal principe Eugeniodi Savoia nel Nuovo regolamento militare della Lombardia58, fu definitauna prima riorganizzazione del sistema di contribuzione, attraverso listi-tuzione di un fondo militare59 entro cui doveva affluire il denaro destinatosia al mantenimento delle truppe poste a difesa della piazzaforte, sia allespese per i lavori di fortificazione60. Il gettito fiscale risult comunque in-sufficiente a coprire le spese crescenti e limpossibilit di un ulteriore au-mento del prelievo, gi enormemente accresciuto, sugger una revisione ca-

    tastale e una politica di maggiore rigore nei confronti dei regi amministra-tori. Considerazioni che nascevano dalla constatazione di come il modellodi gestione delle finanze ereditato dai Gonzaga, essendo conforme alle ne-cessit di un piccolo stato, in ogni caso non gravato da continue spese mi-litari, fosse poco compatibile con le imponenti necessit imperiali61.

    Quando i trattati, gli accordi e le intese raggiunte fra le potenze europeedimostrarono la loro fragilit nel tentativo di trovare soluzione alla que-stione polacca62, il Mantovano fu nuovamente conteso e trasformato nelteatro di nuove operazioni militari. Allinizio degli anni Trenta ci si prepa-rava a sostenere () lacquartieramento pesante, e fuori proporzione con

    lintiero Stato di Milano delle Truppe assegnateli a carico, consistente in 34

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    Compagnie di Cavalleria, otto Battaglioni dInfanteria, e 530 cavalli di Ar-tiglieria oltre ai Canonieri, e Bombisti dellArsenale che oltrepassano a 400

    uomini63

    . Operazione che rientrava nel piano di potenziamento delleser-cito ma successivamente limitato per ragioni finanziarie64 tanto che al mo-mento dello scoppio della guerra di Successione polacca Vienna aveva ap-pena ritirato dalla Lombardia tre reggimenti e a difesa di questa restavanosolo 14.000 uomini, per lesattezza un reggimento di corazzieri (PrincipeFederico di Wrttemberg), uno di dragoni (Sachsen-Gotha) e sette reggi-menti da tre battaglioni di fanteria (ONeillan, Wachtendonk, Livingstein,Brandenburg-Culmbach, Lunville, Bayreuth, e Francesco Pallfy)65.(Tav. 2)Nel 1734 le forze di fanteria destinate allItalia erano composte da () 66bataglioni, 36 compagnie di granatieri () a cui si aggiungevano sei reg-

    gimenti di corazzieri e dragoni e due reggimenti di Ussari66. La resa di Piz-zighettone e la resa del castello di Milano spostarono le operazioni nelMantovano, dove larmata austriaca forte di 60.000 uomini si attest nelSerraglio agli ordini del generale Mercy. Nel 1735 la citt fu posta dasse-dio67 e le risorse finanziarie del Mantovano, per ammissione delle stesse au-torit milanesi e mantovane, furono totalmente prosciugate lasciando segniduraturi, addirittura fino alla fine degli anni Sessanta del secolo68.(Tav. 3)

    Nel 1740 la morte di Carlo VI fu la causa di una nuova crisi interna-zionale sfociata in un nuovo conflitto europeo. La citt fu saldamente pre-sidiata dagli imperiali e in previsione di attacchi nemici furono inviati su-bito rinforzi nel Milanese e per il mantenimento delle truppe dislocate a di-fesa della Lombardia il governo impose nuove pesanti contribuzioni69.Morto il vice governatore Cocastelli70, nella primavera del 1742, il gover-no del Mantovano fu temporaneamente affidato al controllo delle sole au-torit militari. In attesa della nomina del suo successore fu infatti istituitauna giunta interinale presieduta dal comandante della piazza il generaledartiglieria conte Otto von Walsegg71. Disposizione impartita () perabilitarvi con maggior fondamento a poter dare tutte quelle disposizioni, eda fare in Mantova que provvedimenti che per la vostra Militar perizia cre-

    derete, che convenghino alla ragione della Guerra, con premunirvi per ladifesa della Piazza contro ogni eventualit, o dassedio, o di blocco72. Unascelta giustificata dalla crisi internazionale in atto che confermava ancorauna volta limportanza strategico-militare attribuita alla piazza di Manto-va, () antemurale della () Lombardia, e chiave dItalia ()73.

    Pur trattandosi di una situazione temporanea, tale scelta ispir eviden-temente anche la successiva nomina alla prestigiosa carica di vice governa-tore del Mantovano e comandante generale della piazza di Gianluca Palla-vicini. Nelle sue mani furono infatti riunite la suprema carica civile e quel-la militare, anche se si dovette ben presto ricorrere ad un incarico interina-

    le visto il richiamo di Pallavicini a Milano dove fu contemporaneamente

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    nominato ministro delegato in tutto quello che riguarda direttamente o in-direttamente leconomia militare e camerale della Lombardia. A Mantova

    fu perci ripristinata la Giunta interina sotto la presidenza di un vicario cheavrebbe contemporaneamente svolto le funzioni di comandante della piaz-za, il generale napoletano Carlo de Cavalieri74. La presenza di Pallaviciniagevol comunque lintroduzione di un nuovo piano di riforme delle strut-ture amministrativa, finanziaria e militare della Lombardia che per Manto-va avrebbe significato tra laltro un rimedio alla disastrosa situazione fi-nanziaria e per Vienna un aumento del fondo per la gestione militare diquesto territorio75

    Ancora nel 1745 larmata asburgica in ritirata dallItalia si spostavaverso il Mantovano preparandosi a nuovi attacchi nemici76. Solo alla fine

    del 1746 i fatti darme si svolsero lontano da Mantova anche se ancora nel1747 la comunit fu assoggettata a nuovi inasprimenti fiscali per conti-nuare le indispensabili assistenze allarmata, essendo esausto lErarioregio ed estenuate le forze dello Stato77. Le esigenze e le necessit militarierano preminenti e come afferma correttamente Simona Mori, la piazza diMantova fu ripetutamente in balia della violenza militare e delle prepo-tenze del commissariato di guerra, dove i fondi militari, di cui gli ufficiali ei fornitori approfittavano senza ritegno, non erano nemmeno sufficienti alsostentamento delle truppe stanziali78.

    Imposto dallo sfinimento dei belligeranti, il trattato di Aquisgrana assi-cur finalmente allEuropa una lunga tregua, piuttosto che una vera pace,aprendo la strada allelaborazione e allattuazione di organici piani di rior-ganizzazione e riforma amministrativi statali e militari. Le riforme di ca-rattere militare erano state fino ad allora tracciate ed applicate in stretta eorganica connessione con le esigenze dellesercito e le urgenti necessit fi-nanziarie che le guerre comportavano. Inizialmente per il mantenimentodella Lombardia in tempo di pace Pallavicini aveva previsto 12 reggimentidi fanteria e 4 di dragoni e per ampliare lo Stato maggiore e provvedere allamanutenzione delle fortificazioni una spesa annua di 4 milioni di fiorini,

    cui il Mantovano avrebbe dovuto contribuire con quasi il 50% in pi dellaquota che gi sosteneva79.

    Nel 1749 con il ripristino dellautonomia amministrativa al Mantovanofu riconosciuto lo sforzo sostenuto nel corso dellultimo conflitto e conso-lidato il ruolo di piazza fortificata della citt per la difesa della Lombardia;in compenso fu confermato lulteriore impegno di risorse che, negli annisuccessivi, sarebbe stato richiesto a questo territorio per affrontare le ope-razioni di conversione anche formale della citt in piazza fortificata. Il vicedirettore del genio militare asburgico Paul Ferdinand de Bohn nella sua re-lazione del settembre 1749 del resto a proposito del valore strategico di

    Mantova scriveva: Mantoue est () la porte dItalie pour lauguste Mai-

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    son dAutriche; (...) est la seul Place darmes que Sa Majest en Italie, etque dans la situation prsente on ne sauroit gures choisir ni mme trouver

    une autre; servant non seulement ouvrir les portes a ses armes qui vien-nent en Italie, mais encore les fournir dArtillerie, de munitions et dau-tres choses dont elles ont besoin, les protger, a en assurer la retraite encas de besoin, et mme couvrir le Tyrol, et ses autre etats en Allemagne,il semble quil ne sagit plus de demontrer, combien il est important et n-cessaire de la mettre en etat de faire une, longue et vigoureuse dfense, maisde chercher les moyens les plus propres, les plus aises, et les moins dispen-dieux pour le faire80.

    Allinizio degli anni Cinquanta, conclusa lesperienza Pallavicini, il su-premo comando militare della citt fu definitivamente separato da quello

    politico. Per la gestione della spesa militare non potendo incrementare ul-teriormente il prelievo il vice governatore, conte Beltrame Cristiani, pre-sent un nuovo piano che mirava essenzialmente al contenimento dellaspesa81. Approvato integralmente il piano ottenne alcuni buoni risultatimentre nello stesso periodo fu avviata e portata a termine anche la revisio-ne catastale a cui si aggiunse il tentativo di affidare ad un solo impresariolesazione dei dazi82.

    Contemporaneamente il consolidamento dellassetto difensivo imperialeconferm il ruolo strategico-militare di piazza di deposito della citt diMantova. Nel 1753 nuove disposizioni riguardanti lArtiglieria e gli Arse-nali decretarono infatti per i territori italiani che () lArsenale generaledellArtiglieria, e Munizioni da Guerra, rester stabilito fissamente in Man-tova, che dovr riguardarsi in avvenire come la Piazza dArme per i NostriStati dItalia, e da questo Arsenale dovranno diramarsi li Fondi necessariper le Fortezze della Lombardia (). Dovr distaccarsi in primo luogo dadetto grande Arsenale la Dotazione della Piazza di Mantova () successi-vamente la Dotazione del Castello di Milano e di Pizzighettone ()83. Alcontempo Cristiani si adoper nel sostenere piani, progetti e interventi, nonpi ispirati a contingenti e immediate necessit di guerra ma da una logica

    di programmazione finalizzata ad un complessivo ed organico potenzia-mento delle fortificazioni della citt e al perfezionamento del regime delleacque, aspetti cruciali per questa provincia nella prospettiva di trasforma-re Mantova in una moderna fortezza fluviale allinterno di un complesso si-stema idraulico. Nel 1761 il maggiore Robert Spalart scriveva: la ville deMantoue situe au milieu des Lacs, et Marais est deja asss forte par la na-ture pour passer pour une place trs respectable, il ne manque que daiderencore un peu sa situation, et lui menager la maneuvre de ses eaux pour larendre una forteresse du premier ordre ()84. E ancora nel 1763: (...)toutes les observations prises, et consideres sur les Lieux mont determin

    pour le sisteme de ceux, qui preferent une simple fortification aide par la

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    nature, a cette moltitude douvrages compliqus, dont lart ne laissera ja-mais les jngenieurs en deffaut (...)85.

    Linizio della guerra dei Sette anni, nonostante il conflitto per la primavolta nel secolo non avesse coinvolto direttamente i domini italiani, com-port comunque una massiccia mobilitazione di truppe che messe sul piededi guerra furono mantenute a carico della Lombardia austriaca86. Alla finedegli anni Sessanta, in una situazione che vedeva la Lombardia momenta-neamente tranquilla e comunque senza imminenti minacce di invasione, fuvalutata concretamente una riduzione delle spese per lesercito in un ambi-to di importanti riforme statali, prima fra tutte quella finanziaria, che fu-rono pi in generale un tentativo quanto mai necessario per una corretta edadeguata gestione delle effettive spese camerali e militari dellintera Lom-

    bardia austriaca. In ci erano concordi il cancelliere Kaunitz87 e il presi-dente del Consiglio Aulico di Guerra il feldmaresciallo Daun88; simbolo diquesto nuovo orientamento fu lufficiale che dal 1762 resse la carica di co-mandante generale dellarmata dItalia il maresciallo Giambattista Serbel-loni89. Per il Mantovano signific un progressivo risanamento dei bilanci,anche se la Camera restava gravata dai debiti residui della guerra di Suc-cessione austriaca. Non vi era ancora spazio per un eventuale incrementodella spesa; nel bilancio, infatti, rimanevano ancora preminenti le uscite peril militare. Mantova rimaneva la principale fortezza della Lombardia, come possibile cogliere persino nelle disposizioni emanate alla fine degli anniSettanta dalle autorit competenti per le rappresentazioni di spettacoli am-bulanti, giochi per strada o danze: () Mantova [] una Fortezza, ondenon [pu] concedere la dimora a simili persone, tanto pi che le loro rap-presentazioni [importano] unione di gente, il che [] assolutamente vietato()90.

    A partire dagli anni Ottanta gli investimenti di carattere militare diven-nero nuovamente prioritari e la societ civile fu chiamata ancora una voltaa convivere e sostenere quella militare. Con lentrata in vigore del regimeamministrativo voluto da Leopoldo la provincia di Mantova si ritrov con

    una situazione debitoria pregressa, risalente al decennio giuseppino91

    . Allanegligenza degli amministratori si dovevano aggiungere nuove spese mili-tari dovute a rinnovate mire espansionistiche degli stati europei che impo-sero ulteriori sforzi per finanziare, predisporre e organizzare la difesa mili-tare dei territori lombardi. Le note contingenze politiche portarono infattiad un nuovo stanziamento di truppe in tutta la Lombardia austriaca, piche raddoppiate nella fortezza di Mantova. La citt si preparava cos a di-venire, ancora una volta, pedina e teatro di nuove operazioni di guerra.

    Nella primavera del 1796 Napoleone entrava in Italia. Il comandante au-striaco barone di Beaulieu, dopo larmistizio concluso dai francesi con il re

    di Sardegna fu costretto a ritirarsi precipitosamente e a radunare intorno a

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    Mantova il grosso delle truppe. La citt avrebbe costituito il centro della re-sistenza austriaca contro lormai imminente ripresa dellavanzata francese.

    Si impartirono disposizioni urgenti per gli alloggi militari, per le provviste digeneri alimentari e di fieno. La caduta di Milano accrebbe i timori di un as-sedio e sugger a Beaulieu misure atte a rafforzare le difese cittadine e di tu-tela dellordine pubblico: il taglio di alberi fino alla distanza di mezzo migliodalle fortificazioni, lingiunzione ai forestieri di allontanarsi entro il terminedi quattro giorni, lobbligo agli abitanti di consegnare ogni arma da taglio eda fuoco e laumento della guarnigione di presidio. Nel maggio del 1796 lacitt si preparava a vivere uno degli episodi pi duri e difficili della sua sto-ria. Il 18 luglio iniziarono i bombardamenti e dopo un lungo assedio Man-tova si arrese ai francesi il 2 febbraio 179792.(Tav. 4)

    NOTE

    1 Per una bibliografia completa relativa al periodo gonzaghesco si rimanda in particolare alrepertorio bibliografico di TAMALIO, 1999. Sul sacco della citt del 1630 cfr. in particolareFORTI, 1669; CARONNO, 1788; INTRA, 1951.2 Cfr. in particolare MOZZARELLI(II), 1979, p. 445 e seguenti.3 Si rimanda in particolare a MAZZOLDI, 1963, pp. 139-150.4 Cfr. il recente saggio di ROMANI, 2005, pp. 313-314.5

    Cfr. in particolare MAZZOLDI, 1963, pp. 150-159.6 Cfr. in particolare MAZZOLDI, 1963, pp. 159-172.7 Ella seppe abilmente chiudere le controversie con il ramo dei Gonzaga di Guastalla, por-tando a compimento un importante disegno dinastico culminato nel matrimonio del figliocon la primogenita del duca Ferdinando III, Anna Isabella, ottenendo cos che le conteseterre di Luzzara e Reggiolo fossero cedute al ramo dei Gonzaga di Mantova. Sulla figura diIsabella Clara si rimanda in particolare a CIRANI, 2007.8 Cfr. MAZZOLDI, 1963, p. 158.9 Cfr. MAZZOLDI, 1963, p. 162.10 QUAZZA, 1966, pp. 222-223; ROMANI, 1983, p. 25.11 NAVARRINI, 1968, p. 264; WOOLF, 1973, pp. 7-13.12

    Del resto il Consiglio Aulico di Guerra di Vienna il 13 aprile 1699 gli aveva definitiva-mente tolto il ducato di Guastalla affidandolo al cognato Vincenzo Gonzaga. A MADEI, 1957,vol. IV, pp. 141-149.13 Per il testo del trattato segreto si rimanda a PARRI, 1888, pp. 59-74; HORRICDEBEAUCAI-RE, 1899, vol. II, pp. 344-348.14 Cfr. FANTINI DONOFRIO, 1988, p. 431.15 Per un resoconto dettagliato delle operazioni militari cfr. FANTINI DONOFRIO, 1988, pp.433-443. Il saggio fornisce unattenta ricostruzione delle fasi del conflitto e delle ripercus-sioni sul territorio.16 Lannessione avvenne il 30 aprile con linvio a Bozzolo di due rappresentanti del duca: imarchesi Ardizzoni e Sordi, cfr. FANTINI DONOFRIO, 1988, p. 440.17 Cfr. FANTINI DONOFRIO, 1988, pp. 445-447.18 Cfr. FOCHESSATI, 1912, pp. 229-230; FANTINI DONOFRIO, 1988, p. 451.

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    19 MAZZOLDI, 1963, pp. 192-193; QUAZZA, 1966, pp. 223-224; NAVARRINI, 1968, p. 264.20 Sulla malattia e la morte di Ferdinando Carlo cfr. in particolare M ALACARNE, 2000, pp.107-115; MALACARNE, 2008, pp. 281-325.21 Documento datato 1708, ASMn, AG, b. 3616; prosegue fornendo una dettagliata descri-zione delle condizioni del Mantovano.22 Per tali notizie cfr. AMADEI, 1957, vol. IV, p. 160 e seguenti.23 MAZZOLDI, 1963, pp. 194, 239.24 MOZZARELLI, 1983, p. 14. Supremi tribunali erano il Senato e il Maestrato Camerale, en-trambi istituiti dal duca Guglielmo II negli anni Settanta del Cinquecento nel contesto di unagenerale riforma dellapparato amministrativo, ereditato dallantico comune e gradualmen-te corretto in senso signorile, cfr. MOZZARELLI, 1987, cap. V. Sul Senato in particolare cfr.MOZZARELLI, 1977, mentre per il Magistrato Camerale cfr. NAVARRINI, 1977. Cfr. ancheCARRA, 1974; MOZZARELLI(I), 1979. Il Senato esercitava la massima potest giudiziaria: eracomposto da un presidente, un vicario e da cinque senatori, e investito della giurisdizione

    dappello e suprema su tutti i tipi di cause, e di quella di prima istanza sulle cause in cuierano coinvolte figure sottoposte alla sua diretta tutela. Il Magistrato Camerale aveva ilcompito di amministrare e giudicare in merito a tutto quanto era di diretta pertinenza delprincipe: la cassa camerale, le regalie, beni allodiali, la zecca, le strade e i ponti, licenze, pro-mozione di arti e mercatura, la naturalizzazione. Per mezzo di un apposito commissario sioccupava pure delle questioni relative ai confini, e fra le diverse competenze rientravanoanche ispezioni come lannona, gli alloggi militari, le contribuzioni militari e la gestione didetto fondo. Per approfondimenti e conoscenza degli ordinamenti politici, amministratividantico regime e dei processi di riforma si fa riferimento qui e in seguito a MORI, 1998.25 Cfr. MORI, 1998, pp. 5-7.26 Cfr. MORI, 1998, pp. 23-24. Sul Consiglio di Spagna si rimanda nello specifico a REITTER,1963; sul passaggio dal Consiglio di Spagna al Consiglio dItalia cfr. CAPRA, 1987, p. 102.

    Il Supremo Consiglio dItalia fu soppresso nel 1757 e sostituito dal Dipartimento, cfr.CAPRA, 1984, pp. 331-333.27 Sulloperato del conte Abensberg und Traum in Lombardia cfr. CAPRA, 1984, pp. 253-256; CAPRA, 1987, p. 103 e seguenti.28 AMADEI, 1957, vol. IV, pp. 599-601; MAZZOLDI, 1963, p. 209; MORI, 1998, pp. 22-32.29 AMADEI, 1957, vol. IV, pp. 599-600.30 Cocastelli di Montiglio, conte Luigi (1666-1742) - nacque a Mantova da una famiglia no-bile di origine monferrina, intraprese gli studi di giurisprudenza a Roma. Nel 1690 fu no-minato pretore di Mantova, nel 1734 senatore e nel 1738 vicegovernatore. Mor nel giugno1742. Cfr. VOLTA-ARRIVABENE, 1807-1838, p. 142 e per ulteriori approfondimenti MORI,1998, p. 27.

    31 Sulla guerra di successione austriaca e le sue ripercussioni sul territorio mantovano cfr. inparticolare MAZZOLDI, 1963, pp. 210-221.32 Per le nomine delle nuove cariche allinterno degli organi mantovani si rimanda a M ORI,1998, pp. 44-48.33 Gianluca Pallavicini (1697-1773) - di origine genovese dopo unesperienza diplomaticaper conto della Repubblica che lo port a soggiornare anche a Vienna, pass al servizio degliAsburgo con lincarico, proprio alla vigilia della guerra di successione polacca, del coman-do della flotta da guerra creata da Carlo VI. Trasferito successivamente allesercito, nel 1742fu incaricato di alcune questioni riguardanti la difesa della Lombardia ed eletto vicegover-natore del Mantovano. Nel 1745 fu nominato ministro plenipotenziario per la direzione delgoverno generale degli stati della Lombardia. Per ulteriori approfondimenti si rimanda aLITTA, 1838, fasc. 65; OSTOJA, 1956; OSTOJA, 1959, pp. 110-115;VENTURI, 1969, cap. VI;

    ROMANI, 1977; CAPRA, 1984, pp. 268-272; CAPRA, 1987, p. 118 e seguenti. Sulle motiva-

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    zioni che giustificarono tale scelta cfr. MORI, 1998, pp. 48-5, 78. Cfr. inoltre PETRACCO,1997, pp. 260-261.34 Relativamente a Mantova, il dispaccio del 13 giugno 1744 decret labolizione del ViceGoverno e della Giunta interina, la sostituzione del Senato con una Curia senatoria dipen-dente dal Senato milanese e la soppressione della Direzione delle Finanze che trasferiva leproprie competenze ad un unico direttore camerale responsabile del Regio Erario a Manto-va e facente capo ai magistrati milanesi MORI, 1998, pp. 58-59.35 MORI, 1998, pp. 77-102.36 MORI, 1998, p. 78.37 Sulle riforme del 1750 e sulla riorganizzazione dei diversi uffici si rimanda in particolarea CUCCIA, 1977, pp. 35-38; MORI, 1998, pp. 91-102.38 Piano de Tribunali ed Uffici della citt e del Ducato di Mantova ASMi, Uffici e TribunaliRegi, parte antica, b. 29.

    La novit forse pi rilevante del piano del 1750, si registr nellamministrazione urbana,

    con listituzione di un Corpo Civico della comunit di Mantova, composto da un ConsiglioGenerale di sessanta decurioni rappresentanti in parti uguali nobili, giuristi, cittadini e mer-canti con incarico vitalizio e di nomina governativa. Allinterno del Consiglio il governo do-veva scegliere nove individui chiamati a far parte della Congregazione di Reggenza, conil compito di amministrare lannona civica, le vettovaglie per la citt e lo stato, gli alloggia-menti militari e le strade urbane. Cfr. CUCCIA, 1977, p. 38.39 Per la figura e loperato di Beltrame Cristiani cfr. in particolare OSTOJA, 1956; ZANINEL-LI, 1985; CAPRA, 1987, pp. 123, 125, 150.40 Carlo Firmian vicegovernatore del Mantovano e ministro plenipotenziario della Lombar-dia austriaca nacque a Mezzocorona di Trento nel 1718 e mor a Milano il 20 giugno 1782.Per approfondimenti si rimanda in particolare a DARCO, 1783; GARMS-CORDINES, 1970;GARMS-CORDINES, 1977; GARMS-CORDINES, 1982; SCOTTI, 1982; SCOTTI, 1984, pp. 283-309;GARMS-CORDINES, 1985; SCOTTI, 1985; KLINGENSTEIN, 1993; GARMS-CORDINES (I), 1997;GARMS-CORDINES(II), 1997; BONAZZA, 2002.41 Per le riforme del 1771 cfr. CUCCIA, 1977, pp. 39-41; MORI, 1998, pp. 193-232.42 VIVANTI, 1959, p. 75 e seguenti; NAVARRINI, 1968, p. 267; CUCCIA, 1977, pp. 40-41; MORI,1998, pp. 303-310.43 Per una dettagliata analisi del Mantovano in epoca leopoldina si rimanda allesaurientestudio di MORI, 1989-90. Tesi di laurea in cui gli aspetti amministrativi, istituzionali e fi-nanziari sono esaurientemente e brillantemente analizzati e studiati. Cfr. inoltre MORI,2000.44 Per le riforme politiche e amministrative che investirono il Mantovano nel periodo consi-derato si rimanda in particolare agli studi di GIUSTI, 1958; VIVANTI, 1959; NAVARRINI, 1968;

    VAINI, 1971; VAINI, 1973; GIUSTI, 1982; MOZZARELLI, 1983; ROMANI, 1983; VAINI, 1983;CAPRA, 1987; VAINI, 1992; MORI, 1998; MOZZARELLI, 1998; BELFANTI, 1999; MOZZARELLI,1999; LAZZARINI, 2005; ROMANI M., 2005; ROMANI M.A., 2005.45 Cfr. MOZZARELLI, 1983, pp. 13-20; MOZZARELLI, 1984. Gli studi sul Settecento Manto-vano delineano solo marginalmente i mutamenti che investirono questo territorio in segui-to allannessione allImpero con particolare riferimento al ruolo strategico e militare assun-to. Si rimanda in particolare a MAZZOLDI, 1963; MORTARI-VERGANI-ZUCCOLI, 1988, pp.475-476. Pi in generale cfr. RILL, 2005.46 Giambattista Castelbarco,Relatio ad Cesaream Maiestatem modernum civitatis Mantuaeet Ducatum statum, tam quo ad politica, quam ad ecclesiastica et oeconomica, represen-tantes sub die 17 decembris 1707, ASMn, AG, b. 2087, integralmente pubblicata in appen-dice al testo ROMANI, 1982, pp. 308-318.

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    47 () doppo lesser statto theatro di due eserciti in tutto il tempo di guerra, tanto neltempo di campagna, che del quartiere e lhaver patito in due anni le replicate innondationidel Po, per le quali oltre lesservi perduti tutti li frutti di essi due anni, li capitali rurali e gran

    parte delle fabbriche, li poveri abbitanti sono stati necessitati a fare molti debiti e fare ognisforzo nelle replicate reparationi delli argini, che ancora non hanno il contento di vederequelli perfetionati, e le lor campagne sicure per riportarne col tempo qualche frutto (),Giambattista Castelbarco,Relatio ad Cesaream Maiestatem modernum civitatis Mantuae etDucatum statum, tam quo ad politica, quam ad ecclesiastica et oeconomica, representantessub die 17 decembris 1707, ASMn, AG, b. 2087, pubblicata in appendice al testo di RO-MANI, 1982, p. 309.48 () il paese desolato, la citt esausta di denaro, labitanti sul Stato fugono, et tutto in confusione (), cfr. Giambattista Castelbarco, Relatio ad Cesaream Maiestatem mo-dernum civitatis Mantuae et Ducatum statum, tam quo ad politica, quam ad ecclesiastica etoeconomica, representantes sub die 17 decembris 1707, ASMn, AG, b. 2087, pubblicata inappendice al testo di ROMANI, 1982, pp. 311-312.49 Nel primo anno di governo asburgico (aprile 1707-dicembre 1708) le imposizioni straor-dinarie per le spese di guerra ammontarono a lire 1.501.061, senza contare i danni che letruppe avevano causato alle attivit economiche del ducato. Cfr. ROMANI, 1982, p. 296;SARZI, 1995, p. 16.50 ROMANI, 1982. Nellesauriente studio vengono riportate in dettaglio le spese militari so-stenute nei primi anni del nuovo governo.51 Per le norme che regolavano lacquartieramento si rimanda alla ricca documentazione ar-chivistica, e in particolare aiCapitoli dellimpresa generale per gli alloggiamenti militari ,13 agosto 1707, ASMn, AG, b. 3615; Capitoli dellimpresa generale per gli alloggiamentimilitari per la durata di cinque anni approvati dal conte Girolamo Colloredo, 27 agosto1722, ASMn, AG, b. 3633.

    52 Per le norme, gli appalti e i contratti per il vettovagliamento e le forniture militari si ri-manda in particolare alla documentazione conservata in ASMn, AG, bb. 3639, 3640, 3641;ASMn, MD, 0.III; 0. III-VII.53 Relativamente ai carreggi cfr. la documentazione conservata in ASMn, AG, bb. 3642-3645.54 Ricca la documentazione in merito, cfr. ASMn, AG, b. 3613 dove sono conservate lenote per gli anni 1711-1712 dei braccianti e dei badili impiegati per i lavori di palizzate allafortezza.55 Si vedano in proposito ad esempio le disposizioni del 2 settembre 1746, ASMn, AG, b.3585, circa le paghe e gli emolumenti spettanti alle truppe della Lombardia austriaca; ta-bella degli emolumenti goduti dalle truppe austriache stabilite in Mantova, 1748, ASMn,AG, b. 3585; disposizioni per le esenzioni e privilegi dei soldati nella Lombardia austriaca,4 aprile 1767, ASMn, AG, b. 3585. Si rimanda anche alla documentazione conservata inASMn, MD, 0.II-VII.56 Circa le esenzioni daziarie si veda ad esempio la documentazione conservata in ASMn,AG, b. 3648 fra cui si segnala ad esempio una lettera datata 24 luglio 1711 del comandan-te Knigsegg riguardante le pratiche illecite con cui i militari sfruttavano lesenzione deldazio di macellazione e un fascicolo relativo a una controversia insorta tra il 1738 e il 1742sullesenzione dalla tassa sul sale.57 Per ulteriori approfondimenti si rimanda al quadro fornito da MORI, 1998, p. 16.58 Per le misure emanate dal principe Eugenio di Savoia nella carica di presidente del Con-siglio Aulico di Guerra (1703-1736) si rimanda in particolare alla documentazione conser-vata in ASMi, M pa, b. 3. Unesauriente bibliografia relativa alloperato del principe Euge-

    nio come presidente del Consiglio Aulico di Guerra fornita da DONATI(II), 1982, p. 243.

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    59 Lannua disponibilit del fondo, fissata inizialmente in 132.000 fiorini e portata nel 1722a 200.000, era prodotta dallimposta prediale, dalla tassa dassenza corrisposta dai pro-prietari non residenti e dalle tasse gravanti sulle Arti, e sulle Universit dei Mercanti e degli

    Ebrei, MORI, 1998, pp. 19-20; cfr. anche SARZI, 1995, pp. 17-18.60 Circa la ripartizione degli oneri per il mantenimento delle truppe, e delle strutture e in-frastrutture militari cfr. SARZI, 1995, pp. 16-19.61 I soli quartieri dinverno degli ultimi tre mesi del 1712 costarono 1.447.402 lire; le som-ministrazioni fatte alle truppe dal 18 ottobre 1733 al 19 novembre 1735 - periodo moltodifficile per lImpero - gravarono sui contribuenti del ducato per 1.912.297 fiorini; negli ul-timi anni della guerra di successione polacca il Mantovano pag, di soli contributi straordi-nari 20.790.680 lire, ROMANI, 1982, p. 297.62 Cfr. in proposito ILARI-BOERI-PAOLETTI, 1997, pp. 11-44. Interessante studio con ampiabibliografia di riferimento anche se privo di riferimenti nel testo. Per un dettagliato reso-conto delle operazioni di guerra sul territorio mantovano si rimanda a M AZZOLDI, 1963, pp.

    198-208.63 Relazione di S.A. alla Corte toccante le prevenzioni, e misure da prendersi per il sosten-tamento delle truppe acquartierate nello Stato, 22 giugno 1730, ASMn, AG, b. 3640. Perun calcolo delle truppe presenti nel Mantovano si veda il prospetto delle occorrenze di fienoe biada relative allanno 1730, ASMn, AG, 3640. Circa i lavori per predisporre lacquartie-ramento delle truppe si rimanda in particolare al documento 2 giugno 1730 in cui viene or-dinato che siano quanto prima terminate le caserme per le compagnie di cavalleria che de-vono stanziarsi in citt, (...) tutto in lodabil forma, sicch non abbiano Le Truppe a La-mentarsi (...), ASMn, AG, b. 3634.64 In proposito cfr. ILARI-BOERI-PAOLETTI, 1997, pp. 11-12.65 Specificazione delli Regimenti parte gi esistenti e parte destinati per lItalia, 1734, ASMn,AG, b. 3600. Si veda inoltre ILARI-BOERI-PAOLETTI, 1997, pp. 18-19.66 Si rimanda in particolare alla Specificazione delli Regimenti parte gi esistenti e parte de-stinati per lItalia, 1734, ASMn, AG, b. 3600.67 La ricca documentazione archivistica documenta puntualmente le operazioni di guerra, ledisposizioni e i provvedimenti presi per fronteggiare la situazione. In particolare per le di-sposizioni emanate per lo stato dassedio cfr. ASMn, AG, bb. 3596-3601; circa le sommini-strazioni effettuate alle truppe, cfr. ASMn, AG, bb. 3604-3608. Inoltre per i danni sofferti acausa del conflitto cfr. ASMn, AG, bb. 3602, 3603.68 Per finanziare le cospicue uscite,